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"Io sono una storia. Io sono una storia di qualcuno. Qualcuno di cui sono una storia è la storia che sono io. Io sono qualcuno che è una storia". (Peter Handke) I m p r e s s i o n e a r t e f o t o g r a f i a è l i e t a d i p r o p o r v i i l t e s t o c r i t i c o d i A n t o n i o A r é v a l o s u " L a b b r a d e l T e m p o " , i l l a v o r o d i A l e s s a n d r a D i C o n s o l i c h e p r e s e n t e r e m o a M I A F a i r 2 0 1 5 In questo progetto, intitolato “Labbra del Tempo” come in un palinsesto, Alessandra Di Consoli cerca di riaccendere l’anima che nascondono le persone, per combinarne e sovrapporne la loro vera essenza, quasi fosse la traccia pittorica che l’artista aggiunge modificando quel carattere fondamentalmente introspettivo di cui è intriso tutto il suo processo plastico. Quei ritratti che rappresentano frammenti di vite ormai dimenticate, rappresentano il punto focale della sua convinzione, il cui dinamismo poetico riesce a descrivere un mondo diviso tra un tempo collettivo e uno del tutto femminile, capace di farsi carico di ambedue le dimensioni che fondano l’esistenza del suo sguardo per trasformarlo poi in un’utopia desiderata. Ci accorgiamo - nella trasmutazione che coinvolge ogni elemento costitutivo di queste foto – di un qualcosa che investe la persistenza del suo essere, perché compone il suo immaginario di memorie per farne un’immagine affascinante. Ecco allora emergere tutta la sua melanconica pregnanza, tutte le sue nostalgie, rivelandosi così in tutta la sua smisurata ampiezza. Perche l’oggetto che un tempo era amato e integro, poi si è trovato a essere perduto e rovinato in un mondo frantumato. Lei lo rintraccia riflettendo il deterioramento urbano rispetto all’ambiente naturale, le contraddizioni e i paradossi del comportamento umano, gli aspetti oscuri della trama sociale e la manipolazione dell’identità. Così s’idolatra il gioco dei tratti e il loro stereotipo si converte in un archivio della retorica visiva, che l’artista perlustra, sfoglia, e che mentalmente elabora, ed idealizza per poi cominciare a ingranare e a “mettere in ordine” questa iconografia, questa visione poligenetica delle cose, e nel farlo detta una sua grammatica, la inventa,

Impressione artefotografia è lieta di proporvi il testo ... · PDF filesuccedono le cose". I suoi riferimenti stilistici sono David LaChapelle e Adrian Sommeling, della computer guru

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"Io sono una storia. Io sono una storia di qualcuno.

Qualcuno di cui sono una storia è la storia che sono io. Io sono qualcuno che è una storia".

(Peter Handke)

Impressione artefotografia è lieta di proporvi il testo critico di Antonio Arévalo su "Labbra del Tempo",

il lavoro di Alessandra Di Consoli che presenteremo a MIA Fair 2015

In questo progetto, intitolato “Labbra del Tempo” come in un palinsesto, Alessandra Di Consoli cerca di riaccendere l’anima che nascondono le persone, per combinarne e sovrapporne la loro vera essenza, quasi fosse la traccia pittorica che l’artista aggiunge modificando quel carattere fondamentalmente introspettivo di cui è intriso tutto il suo processo plastico. Quei ritratti che rappresentano frammenti di vite ormai dimenticate, rappresentano il punto focale della sua convinzione, il cui dinamismo poetico riesce a descrivere un mondo diviso tra un tempo collettivo e uno del tutto femminile, capace di farsi carico di ambedue le dimensioni che fondano l’esistenza del suo sguardo per trasformarlo poi in un’utopia desiderata. Ci accorgiamo - nella trasmutazione che coinvolge ogni elemento costitutivo di queste foto – di un qualcosa che investe la persistenza del suo essere, perché compone il suo immaginario di memorie per farne un’immagine affascinante. Ecco allora emergere tutta la sua melanconica pregnanza, tutte le sue nostalgie, rivelandosi così in tutta la sua smisurata ampiezza. Perche l’oggetto che un tempo era amato e integro, poi si è trovato a essere perduto e rovinato in un mondo frantumato. Lei lo rintraccia riflettendo il deterioramento urbano rispetto all’ambiente naturale, le contraddizioni e i paradossi del comportamento umano, gli aspetti oscuri della trama sociale e la manipolazione dell’identità. Così s’idolatra il gioco dei tratti e il loro stereotipo si converte in un archivio della retorica visiva, che l’artista perlustra, sfoglia, e che mentalmente elabora, ed idealizza per poi cominciare a ingranare e a “mettere in ordine” questa iconografia, questa visione poligenetica delle cose, e nel farlo detta una sua grammatica, la inventa,

soprattutto con la prerogativa di chi sente la necessità di ri/dare memoria all’uomo: la trama imperfetta, gli automatismi gestuali che non sono né macchie né tracce bensì differenza, attualità, immediatezza. E poi c'è l’alchimia che fa sì che tutte le zone ineffabili del sogno non diventino cromatismo prevedibile: e anche se non propone i suoi progetti come argomento politico, tutta la sua opera è fortemente impegnata. Perche lo è il voler conoscere l’altro da se. Ma questo apparire visivo allora che cos’è? 1) L’invito a confrontarsi con le contraddizioni della società contemporanea, che le ideologie culturali s’incaricano di far diventare invisibili. 2) Il voler potenziare gli effetti destabilizzanti, la ragione che emerge nel desolato silenzio della città: è una nuova soggettività sociale e culturale, è ribellione dei linguaggi. 3) L’itinerario mediante il quale il discorso dell’arte questiona il ruolo che gli viene dato, l’ordine con cui lo s’integra. Ci s'immerge interamente nudi nel mondo, nella sua asperità variegata e immensa. Il ritratto ci si presenta allora come un viaggio escursionistico dell'anima dell’altro, perche: "Io sono una storia. Io sono una storia di qualcuno. Qualcuno di cui sono una storia è la storia che sono io. Io sono qualcuno che è una storia". (Peter Handke)

Antonio Arévalo

Chi è Antonio Arévalo - Chi lo conosca, anche solo superficialmente - e sono tanti, fra gli addetti del mondo dell’arte, e non solo -, sa bene quanta passione, impegno e partecipazione lo leghino alla natia terra del Cile,

inalterate, anche da quando ha scelto l’Italia come sua residenza. Un vigoroso ambasciatore dello spirito e delle proiezioni culturali del paese sudamericano, ruolo che gli viene riconosciuto anche sul piano ufficiale: nel maggio

2014 il presidente Michelle Bachelet ha designato Antonio Arévalo come Addetto Culturale del Cile in Italia. Poeta, critico e curatore d’arte contemporanea, Arévalo (Santiago del Cile, 1958) è da tempo considerato uno

dei più attivi sostenitori e promotori della creatività latinomericana in Europa. Istanze espressive molto vitali e identitarie, delle quali si è fatto anticipatore fin dalla grande mostra dedicata

all’Arte Latinoamericana in Italia, per la prima edizione del FotoGrafia Festival di Roma. Dal 2003 al 2009 ha collaborato con l’Istituto Italo-Latinoamericano di Roma, organizzando nel contempo

esposizioni, festival e eventi culturali internazionali per importanti istituzioni, fondazioni, musei e gallerie d’arte. Fautore e creatore del primo Padiglione del Cile alla Biennale di Venezia, è stato curatore e commissario della

49ª edizione della Biennale (2001), presentando l’artista Juan Downey, premiato con la Menzione d’Onore dalla Giuria Internazionale.

Curatore della III edizione della Biennale Adriatica Arti Nuove, è tornato al ruolo di curatore del padiglione del Cile alla 53° Biennale di Venezia, con l’artista Iván Navarro.

Alessandra Di Consoli “Le labbra del tempo” Mia Milan Image Art Fair, Milano 11-13 aprile 2015 Stand 50 corridoio B - Galleria: Impressione artefotografia Testo critico a cura di Antonio Arévalo Sagredo Per informazioni: Riccardo Melzi, Impressione artefotografia - 328 6884088 - [email protected] Anna Gomarasca, ufficio stampa 347 2570779 [email protected]

Impressione artefotografia presenta

Fabio Anelli

"King of Olgetta"

Fabio Anelli nasce a Milano il 20 marzo 1989. Artista interdisciplinare,vive e lavora a Milano.

Esordisce giovanissimo come writer nella scena hip hop milanese, che rappresenterà la principale influenza culturale per tutto il suo percorso artistico, e si avvicina alla fotografia all'età di 19 anni, motivato all'intento di documentare i propri graffiti. Nel corso del tempo affina la propria tecnica fotografica, affascinato dagli automatismi e dalle componenti meccaniche degli strumenti utilizzati.

La frequentazione del cosiddetto muretto, il luogo d'incontro degli esponenti della cultura hip hop meneghina, nel quale si sviluppa un vero e proprio scontro artistico interdisciplinare tra rappers, writers, freestylers e breakers, lo porterà a costruirsi una robusta reputazione in termini di street credibility, ovvero la credibilità che un esponente del genere acquista dimostrando la propria provenienza dalla strada, da realtà dure e difficili, come ad esempio le periferie milanesi di Baggio, Bonola, Barona, Lambrate.

Prosegue con l'attività di writing, continuando per gioco a fotografare la street life che si svolge intorno a lui: jam sessions, concerti rap, eventi di sport estremo quali skating o bmx e in generale la vita quotidiana della comunità hip hop. E' affascinato dai ritratti carichi di dinamismo e movimento e preferisce scattare in esterni, "dove succedono le cose". I suoi riferimenti stilistici sono David LaChapelle e Adrian Sommeling, guru della computer graphic.

Dice di sé: "cerco le mie fonti di ispirazione non molto lontano da casa, non ho bisogno di viaggiare, qui c'è tutto quello che mi serve per crescere artisticamente" ; "gli strumenti fotografici sono diventati i miei più importanti compagni di vita"; "il mio più grande rammarico è quello di non aver potuto compiere un vero percorso accademico, che mi guidasse nello sviluppo del mio lavoro di artista".

Nel tempo il suo talento viene riconosciuto nell'ambiente e ciò gli offre l'opportunità di intraprendere alcune proficue collaborazioni con artisti del mondo del rap underground milanese in qualità di art director e artista interdisciplinare, spaziando dal writing alla grafica fino alla fotografia e alla realizzazione di videoclip.

In questo momento il suo percorso artistico, nel quale la fotografia rimane comunque centrale, lo sta portando nella direzione del tattooing, una disciplina difficile ed affascinante, molto apprezzata nel mondo hip hop, della quale dice: "ciò che mi affascina di più è l'irreversibilità del tatuaggio, la sua natura definitiva"; "farsi tatuare è un atto di fede: in questo senso il tatuaggio rappresenta per chi lo pratica il conseguimento del gradino più alto nella scala della credibilità".

Il lavoro di Fabio è permeato da questa ricerca di credibilità e riflette totalmente i valori della cultura cui appartiene, che l'ha formato umanamente ed artisticamente: un mondo chiuso, impenetrabile ed incomprensibile per i non addetti ai lavori, del quale il suo sguardo ci permette di osservare la realtà quotidiana.

Un mondo fatto certamente di eccessi e pratiche al limite della legalità, ma fatto anche e soprattutto di ricerca artistica e creativa, di costante evoluzione e di sfida con se stessi volta a superare i limiti propri ed altrui: questo è il senso più profondo del muretto, terreno di scontri in rima tra i freestylers o di creatività spray tra writers, sempre pronti alla fuga, lasciando dietro di sé una sorprendente testimonianza della propria arte, della propria esistenza.

L'affermazione rabbiosa del proprio io, l'arte come forma di sublimazione dell'aggressività, una scala di valori complessa e difficilmente comprensibile, fatta di ferree gerarchie e di reputazioni da difendere ad ogni costo: questo è il mondo di Anelli, che ci si disvela attraverso i suoi scatti e che possiamo osservare dal suo punto di vista totalmente acritico, scevro da ogni implicazione etica, al contrario connotato da una purezza che è propria solo di chi ha combattuto e combatte quotidianamente per condurre uno stile di vita che ritiene profondamente e radicalmente the right way.

Fabio Anelli sarà presente a MIA Fair con la sua opera "Diablo" Mia Milan Image Art Fair, Milano 11-13 aprile 2015 Stand 50 corridoio B - Galleria: Impressione artefotografia Per informazioni: Riccardo Melzi, Impressione artefotografia - 328 6884088 - [email protected] Anna Gomarasca, ufficio stampa 347 2570779 [email protected]