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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - € 3,00 2 /13 Stephan WINKELMANN, Oscar FARINETTI, Gino ANGELINI, Gabriele ROMAGNOLI, Andar per CASTELLI. IMPRONTE DI STILI. SPECIAL DOME. architettura e interior design CESENA: Nel cuore del Novecento, RIMINI: Vivere a colori, RAVENNA: Attico vintage, PESARO: Recuperi creativi.

IN Magazine Premium 02/2013

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Stephan WINKELMANN, Oscar FARINETTI, Gino ANGELINI,

Gabriele ROMAGNOLI,Andar per cASTELLI.

IMPRONTE DI STILI.

SPECIAL DOME.architettura e interior design

cESENA: Nel cuore del Novecento,RIMINI: Vivere a colori, RAVENNA: Attico vintage,

PESARO: Recuperi creativi.

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Editoriale

Editoriale / 3

EDITORIALEdi Andrea Masotti

Energia creativa sulla strada e sulla tavola: il cuore della rivista ci porta dentro alle eccellenze che il territorio esprime da sempre nel campo dei motori e della gastronomia. A cominciare dal marchio Lamborghini guidato dall’Ad Stephan Winkelmann, forte di un rigore mitteleuropeo che ha fatto crescere negli ultimi anni la casa automobilistica emiliana, presente oggi in 45 paesi con più di 125 punti vendita. Da Bologna arriva anche la gustosa ricetta di Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, che con le sue idee sulla grande distribuzione gastronomica punta a risollevare l’economia e non solo, al motto di “pensare locale per agire globale”. Dall’Italia ci spostiamo negli States con Gino Angelini, celeberrimo chef made in Romagna che a Los Angeles gestisce la sua altrettanto celebre Osteria, frequentata dai vip che quotidianamente transitano lungo Beverly Boulevard. Tra Roma e New York, Parigi e Beirut, si muove invece l’attività di Gabriele Romagnoli, raffinata firma del giornalismo italiano nonché scrittore di racconti e testi teatrali, intervistato dal collega e amico Franco Cicognani. Dopo un viaggio nella cultura gastronomica, giornalistica e sociale torniamo alle origini del territorio tra torri e muri merlati, alla scoperta dei più suggestivi castelli dissemi-nati tra la Romagna e il Montefeltro, da Sant’Agata Feltria a Pennabilli, da San Leo a Verucchio, da Montebello a Bertinoro. Ritorniamo on the road con la carrellata di rubriche che, come di con-sueto, aprono la rivista: si parte dal golf, che porta all’attenzione il giovane talento di Domenico Geminiani, per proseguire con la nautica e Fulvio Dodich, Ad e partner della Sanlorenzo Spa. La moda accende i riflettori sul giovane blogger Lorenzo Liverani, mentre la pagina dell’arte ci porta

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Stephan WINKELMANN, Oscar FARINETTI, Gino ANGELINI,

Gabriele ROMAGNOLI,Andar per cASTELLI.

IMPRONTE DI STILI.

SPECIAL DOME.architettura e interior design

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Baldinini_Rimini-IN_Premium_AW14.pdf 1 23/09/13 16:30

cESENA: Nel cuore del Novecento,RIMINI: Vivere a colori, RAVENNA: Attico vintage,

PESARO: Recuperi creativi.

all’eleganza del Liberty, presto in mostra ai musei civici di Forlì. Sempre di arte, questa vol-ta musicale, si parla con Paolo Magnani, re-sponsabile nazionale per la parte musica delle Librerie Feltrinelli, mentre con l’evento iSKO™ su denim ed economia approfondiamo il tema dell’innovazione made in Italy. Divertimento e avventura per chiudere la parte dedicata alle rubriche, con le esperienze di viaggi su misura messe in campo a Cortina per questa sta-gione invernale. Last but not least, chiudiamo come al solito la rivista con lo Special Dome, spazio dedicato ad architettura e design che in questo numero approfondisce il tema delle contaminazioni tra stili, epoche e linguaggi. In un villino a Cesena le tinte calde consegna-no un’atmosfera avvolgente e retrò; uno stile eclettico e contemporaneo caratterizza invece

un appartamento di Rimini in cui linguaggi diversi dialogano tra loro in un originale melting pot, mentre un attico vintage a Ravenna ri-crea ambientazioni fuori dal tempo grazie al co-stante connubio tra elementi classici e moderni, collezioni di ceramiche e antichi bauli. L’antico rivisitato in chiave contemporanea è anche alla base delle farm e delle factory del nuovo millen-nio di cui parliamo in questo numero di Dome, come l’originale sede in campagna scelta dall’a-genzia Acanto di Pesaro e il Fab Lab di Reggio Emilia, fucina di idee innovative realizzate sotto la guida dell’architetto Francesco Bombardi. Infine uno sguardo al design e all’innovazione con l’intervista a Francesco Trabucco, ar-chitetto e designer del Politecnico di Milano che ci parla del passaggio dal progetto al prodotto finito, nella nuova era del design globale.

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Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUMimpronte di stili

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64

24 44

Editoriale 3

Accenti 12

Ever Green 22

Blue Notes 24

Fashionable 26

Creative Papers 28

Accordi 30

Happening 32

Dolomite 34

Stephan Winkelmann 38 l’anima mitteleuropea della Lamborghini.

Oscar Farinetti 44 “la mia formula per cambiare l’Italia”.

Gino Angelini 48 la Romagna nel cuore di Los Angeles.

Gabriele Romagnoli 58 l’osservatore di anime.

Andar per castelli 64 storia e fascinazione fra torri e mura merlate.

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Sommario Premium

Sommario Premium / 5

SOMMARIO - PREMIUMimpronte di stili

“IN MAGAZINE PREMIUM” anno VII - n° 2 dicembre 2013

Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. - Menabò Group Redazione e amministrazione:

47122 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044

www.inmagazinepremium.it www.inmagazine.it www.menabo.com

[email protected]

Stampa: Grafiche MDM Forlì

Direttore Responsabile: Andrea Masotti.

Redazione centrale: Roberta Brunazzi, Serena Focaccia.

Segreteria di redazione: Liza Vallicelli.

Progetto grafico e impaginazione: Lisa Tagliaferri.

Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso, Laura De Paoli.

Fotografi:

Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Maki Galimberti, Studio Paritani, Giorgio Sabatini.

Collaboratori: Linda Antonellini, Annalisa Balzoni, Roberta Bezzi,

Stefano Bonini, Andrea Casadio, Lucia Lombardi, Francesca Miccoli, Rosa Maltoni, Sabrina Marin,

Aldo Savini, Margherita Verlicchi.

Controllo produzione: Isabella Fazioli, Maria Teresa Di Paola.

Chiuso per la stampa il 4/12/2013

Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

74

90

86

SPECIAL DOMEarchitettura e interior design

Accenti 72

Nel cuore del Novecento 74 il contemporaneo retrò.

Vivere a colori 80 stile eclettico contemporaneo.

Attico vintage 86 la casa senza tempo.

Recuperi creativi 90 le farm del nuovo millennio.

Francesco Bombardi 96 pensare con le mani.

Francesco Trabucco 98 dal design al prodotto.

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un luogo sospeso tra cielo e terra, un’altra dimensione di Rimini, dove prende forma un progetto di qualità e passione...

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Santarcangelo di Romagna - La proiezione del film “Zoran, il mio nipote scemo” presentato dal regista Matteo Oleotto, e un concerto dal vivo della band “Sacri cuori”, autori della colonna sonora del film. È stato questo l’avvio, il 1° dicembre, della nuova stagione cinematografica del Teatro Supercinema di Santarcangelo di Romagna (piazza Marconi 1), affidata dalla Fondazione Fo.Cu.S. al Circolo Cinematografico Dogville.Una nuova gestione e un nuovo progetto culturale, pensato per i prossimi tre anni all’associazione nata a Santarcangelo per iniziativa di alcuni operatori culturali del territorio. In dicembre verranno proiettati

Forlì - Da un viaggio durato due anni in giro per il mondo, il forlivese Enrico Maltoni e il livornese Mauro Carli, collezionisti di macchine da caffè, hanno creato una vera e propria “enciclopedia della caffettiera” editata dalla Collezione Enrico Maltoni, ovvero la più grande collezione al mondo di macchine da caffè espresso made in Italy. Ben 2.700 immagini, 2.080 descrizioni tecniche e numerosi testi divisi nei vari periodi storici, il tutto corredato da documenti originali (brevetti, cataloghi, manuali, cartoline pubblicitarie, schemi di funzionamento)

Ravenna 2019, primo passo verso l’obiettivo.

Ravenna - La giuria europea di selezione incaricata di valutare le candidature delle città italiane per l’attribuzione del titolo di Capitale europea della cultura 2019 ha scelto Ravenna, insieme a altre cinque città italiane (Cagliari, Lecce, Matera, Perugia e Siena), come candidata ufficiale fra venti che si erano proposte in Italia. Androulla Vassiliou, Commissaria per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù della Commissione Europea, ha dichiarato: “Desidero congratularmi con le città per la loro nomination dopo la prima fase della competizione. Più di venti città - un numero record - sono in corsa per il titolo. Questa è la prova della popolarità dell’evento ‘Capitale europea della cultura’. Il solo fatto di essere iscritte nell’elenco ristretto per l’attribuzione del titolo può arrecare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale. Le Capitali sono l’occasione per i cittadini europei per imparare a conoscersi meglio, condividendo patrimonio storico e valori, in altre parole, per provare un sentimento di appartenenza ad un’unica comunità di cittadini europei. Incoraggio tutte le città preselezionate a sfruttare al meglio tale opportunità”.

Teatro Supercinema con Dogville.dieci dei migliori titoli usciti di recente nelle sale con un vantaggiosissimo abbonamento: dieci film a dieci euro. A partire da gennaio, con la digitalizzazione della Sala Antonioni, prenderà più compiutamente forma la stagione del Teatro Supercinema, che prevede sei giorni di programmazione settimanale serale e una doppia proiezione pomeridiana domenicale rivolta alle famiglie. La Sala Wenders sarà invece dedicata al documentario, grazie alla collaborazione con il Bellaria Film Festival e con l’Associazione D.E-R. (Documentaristi Emilia-Romagna). www.supercinemasantarcangelo.com

e dettagliate didascalie tecniche. Il libro documenta 400 anni di storia, dalle origini della nera bevanda con i suoi complicati cerimoniali e i semplici utensili fino ad arrivare alle macchine espresso elettriche di oggi. Nel 2014 Coffee Makers diventa anche una mostra itinerante, con una panoramica di caffettiere storiche illustrate nel volume. Coffee Makers è una ricerca sempre in corso che si aggiorna costantemente, presentando tutte le sue novità on line. (S.M.) www.coffeemakers.it

COFFEE MAkERS, la storia della caffettiera.

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Accenti / 13

Cesenatico - La Cesenatico dei primi del Novecento è protagonista della mostra “Fissare il tempo” al Museo della Marineria, esposta dal 1° dicembre 2013 al 12 gennaio 2014. In mostra gli scatti inediti del fotografo amatoriale cesenate Agostino Lelli-Mami (1867-1957) recuperati di recente dagli eredi, quasi tutti fatti a Cesenatico e raffiguranti scene di lavoro marinaro e vita balneare. Agostino Lelli-Mami era un fotografo amatoriale di grande sensibilità visiva e competenza: aggiornato sui progressi della tecnica fotografica, preferiva scattare con la macchina “a mano”, realizzando dunque immagini che per freschezza di ripresa e scelta

FISSARE IL TEMPO, il mare d’inizio secolo.del soggetto si avvicinano a quelle dei moderni reportage. Curatore dell’esposizione è Riccardo Vlahov, insieme a Guia Lelli-Mami, nipote del fotografo, la quale ha personalmente ritrovato altre lastre fotografiche in vetro, in gran parte nel formato 9x12, che sono state poi oggetto di scansione e di un accurato restauro digitale. Le immagini sono accompagnate da testi illustrativi tratti in gran parte da giornali dei primi del Novecento. A corredo della mostra sono esposti oggetti e documenti del fotografo e alcune macchine fotografiche d’epoca della collezione di Bruno Evangelisti. www.museomarineria.eu

Ravenna - L’attrice ravennate Ermanna Montanari si è aggiudicata per il 2013 il Premio “Eleonora Duse”. Il riconoscimento, nato nel 1986 e organizzato dalla Banca Popolare Commercio e Industria, viene attribuito all’attrice di teatro che si è distinta particolarmente nel corso della stagione di prosa. Grandi nomi del teatro italiano al femminile hanno ricevuto il premio, da Pamela Villoresi a Mariangela Melato, Franca Valeri, Piera Degli Esposti. Ermanna Montanari ha sviluppato la sua

ERMAnnA MOnTAnARI premiata con il Duse. Alessandro Dalla nave, pittore Imolensis.

Imola - È una mostra inedita quella dal titolo “Alessandro Dalla Nave, Imolensis - Pittore di molto merito”, curata da Giovanni Asioli Martini e frutto dell’impegno della Fondazione Cassa dei Risparmi di Imola. Allestita al Centro Polivalente Gianni Isola (piazza Giacomo Matteotti 4) fino al 19 gennaio 2014, propone per la prima volta un percorso dedicato al talento e alla raffinata tecnica del pittore e decoratore Alessandro Dalla Nave (morto a Imola nel 1821 e nato a Budrio, tra il 1732 e il 1736). In mostra un copioso compendio di disegni e un importante documento, in versione originale, relativo al Diploma di Accademico D’Onore dell’Accademia Clementina di Bologna, datato 1790. Ad arricchire la mostra sono anche opere di artisti coevi come Angelo Gottarelli, figurista delle pitture del “collega” paesaggista nei più importanti palazzi imolesi. Gli ornamenti di edifici privati e pubblici sono al centro della parte di mostra caratterizzata da un moderno allestimento multimediale, che propone i luoghi in cui il pittore si espresse dilatando pareti e prospettive di scaloni, stanze e soffitti verso spazi agresti e rovine. www.fondazionecrimola.it

attività in particolare all’interno del teatro delle Albe, da lei fondato nel 1983 insieme a Marco Martinelli, Luigi Dadina e Marcella Nonni, impegnandosi nella compagnia come autrice, attrice e scenografa, contribuendo all’originale percorso del gruppo che unisce ricerca e tradizione, nell’invenzione di un linguaggio scenico contemporaneo. Per tre anni - nel 2007, 2009 e 2010 - Ermanna Montanari ha anche ricevuto il prestigioso Premio Ubu come miglior attrice.

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Accenti

Faenza - Opere a tema sacro realizzate dal più anticonformista degli artisti che la storia della ceramica faentina possa vantare: è davvero un omaggio inaspettatoe inedito al grande Alfonso Leoni la mostra d’arte che la Banca di Credito Cooperativo Ravennate e Imolese propone a Faenza fino al 15 gennaio 2014. Si trovano esposti lavori vicini all’opera del suo principale maestro, Angelo Biancini, ma anche invenzioni trasgressive e originali. I temi a carattere religioso non sono certo tra i soggetti più ricorrenti nell’opera di Leoni, che però non ha mai disdegnato di confrontarsi sul terreno del sacro. Ricerca di perfezione, di smalti esclusivi,

Bologna - La Ducati 1199 Panigale ha conquistato il prestigioso titolo di “Best of the best” nel concorso internazionale “Red dot award: product design 2013”, uno dei più prestigiosi premi di design al mondo. Ben 4.662 i prodotti presentati per l’edizione 2013 sottoposti ad una selezione impegnativa, che ha visto la “rossa di Borgo Panigale” emergere ed affermarsi. La 1199 Panigale è stata prima ospitata per quattro settimane nel Red dot design museum in Germania e poi, per un anno, rimarrà visibile nell’esposizione presso la bellissima struttura di Singapore,

Ceramiche sacre di ALFOnSO LEOnI.

DESIgn DUCATI: best of the best.

di forme essenziali, di legami con la natura lo portavano ad usare materiali di tutti i tipi, da ritagliare, strappare, assemblare e distruggere, fino a mettere in gioco il proprio corpo: l’attività di Leoni, nato nel 1941 a Faenza e docente all’Istituto d’Arte Ballardini, fu un continuo ricercare nuovi stimoli e sperimentare linguaggi diversi. La mostra indaga l’approccio inedito dell’artista al tema del sacro, attraverso il confronto con altre sue opere più conosciute del medesimo periodo, evidenziandone la continuità di ricerca e sperimentazione. www.alfonsoleoni.it

la più grande esposizione mondiale sul design contemporaneo di cui dispone il premio per dare ulteriore visibilità e lustro a quelle che, ogni anno, la giuria del concorso valuta essere le proposte più originali e meritevoli. “Il premio Red dot award: best of the best è il riconoscimento per un lavoro che ha impegnato duramente tutta l’R&D Ducati per oltre tre anni - ha commentato Andrea Ferraresi, Ducati Design Center Director. Inoltre, l’essere inseriti nell’albo d’oro del premio, consegna questo prodotto e Ducati alla storia del Product Design”.

Varo ufficiale per Legacoop Romagna.

Rimini - Varata ufficialmente a Rimini il 5 dicembre scorso Legacoop Romagna, la nuova associazione nata dalla volontà dei territori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, per fornire una dimensione di Area vasta alla rappresentanza delle cooperative. Sono 478 le imprese aderenti, 380mila i soci e più di 28mila i lavoratori: numeri imponenti per il nuovo sindacato di imprese, le cui associate realizzano un valore della produzione superiore ai 6 miliardi di euro e hanno un patrimonio netto di circa 2,8 miliardi. Una struttura snella - con un unico presidente, un unico direttore generale e un team di giovani dall’età media sotto i 40 anni - è l’elemento caratterizzante di Legacoop Romagna, che manterrà i presidi territoriali nelle aree di Ravenna (sede legale), Forlì, Cesena e Rimini. “Un progetto che mai come in questo periodo diventa significativo per attestarsi dalla parte di quelli che non si arrendono ma continuano a puntare alto”, affermano i presidenti di Legacoop Forlì-Cesena, Legacoop Rimini e Legacoop Ravenna, Mauro Pasolini, Giancarlo Ciaroni ed Elio Gasperoni. “Il progetto è stato pensato prima di tutto per andare incontro a quello che chiedono i soci e le cooperative”.

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Cesena - Taglio genuino e ritmo fresco per il video che in pochi minuti racconta l’articolato mondo del Gruppo Amadori, tra le più importanti aziende alimentari della penisola italiana. Destinato ai maggiori stakeholder dell’azienda, il film realizzato e prodotto da Menabò riassume gli aspetti più importanti di una realtà in cui la persona è sempre al centro: dai momenti salienti del passato ai successi del presente, passando per

Romagna - L’aggregazione delle eccellenze delle Strade dei Vini e dei Sapori della Romagna organizza un ciclo di cene a tema itineranti, in cui il filo conduttore delle serate sarà, oltre all’esaltazione della qualità dei prodotti e della loro preparazione culinaria, la presentazione di personaggi protagonisti della storia del Novecento romagnolo. Nelle nove cene, che si tengono tra dicembre 2013 e aprile 2014, saranno protagonisti in tavola i prodotti di eccellenza della Romagna e i personaggi romagnoli novecenteschi saranno presentati da ospiti ed esperti testimonial. Dopo la partenza del 5 dicembre a Predappio Alta, con una serata dedicata a “Il giovane Mussolini: Benito in camicia rossa” in cui è intervenuto il sindaco di Predappio Giorgio Frassineti, si prosegue con una serie di cene ospitate in vari ristoranti romagnoli,

La storia di AMADORI in immagini.

gUSTARE IL nOVECEnTO.

le diverse fasi della filiera integrata, l’ampia offerta di prodotti e l’impegno dell’azienda per il rispetto di ambiente, animali, dipendenti, consumatori e comunità tutta. A supporto della narrazione sono state create diverse icone che, mediante animazioni grafiche, evidenziano i concetti più importanti e accompagnano lo spettatore alla scoperta della “passione di famiglia” che da sempre caratterizza il Gruppo Amadori.

tracciando il profilo di molti personaggi indimenticabili. Il 20 febbraio, ad esempio, al ristorante Casa Zanni di Villa Verucchio si parlerà della coppia di artisti formata da Tonino Guerra e Federico Fellini, il 27 febbraio invece sarà il sindaco di Forlì Roberto Balzani a tracciare un profilo di Aldo Spallicci. E così via: i convitati ogni sera incontreranno Tito Balestra, Giovanni Pascoli, Alfredo Oriani, o anche Grazia Deledda, scrittrice non romagnola ma ospite storica delle Terme di Fratta. La rassegna si concluderà giovedì 17 aprile presso l’Agriturismo Ca’ Monti di Sassoleone (Imola) con una serata dedicata a Pellegrino Artusi, in cui la figura del gastronomo forlimpopolese sarà rievocata da Laila Tentoni, vice presidente di Casa Artusi.www.stradavinisaporifc.it

Andrea Canevaro riminese ad honorem.

Rimini - In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il 20 novembre scorso il Comune di Rimini ha conferito ad Andrea Canevaro la cittadinanza onoraria della città. “Per aver dato impulso, con i suoi studi e le sue ricerche, allo sviluppo del pensiero sui temi della disabilità, delle differenze e dei sistemi educativi a livello nazionale ed europeo”, così si legge nelle motivazioni stilate dall’amministrazione comunale, che ha conferito il riconoscimento al professore ordinario di Pedagogia Speciale all’Università degli Studi di Bologna. Durante la cerimonia solenne ospitata nel salone comunale sono intervenuti la presidente del Consiglio comunale Donatella Turci, il sindaco Andrea Gnassi e la vice sindaco Gloria Lisi. La tradizionale laudatio è stata affidata a Patrizio Bianchi, assessore alla Scuola e all’Università della Regione Emilia-Romagna.

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Ritrovare nell’innovazione dei trattamenti tessili e dei finissaggi tutta la creatività italiana, fatta di idee e di soluzioni. Questo è possibile se scegli Martelli Lavorazioni Tessili che, dagli anni Sessanta, collabora con i più grandi artisti della moda per valorizzare tessuti e capi d’abbigliamento con speciali lavorazioni. Negli anni, particolare attenzione è stata rivolta al bello, dalla cura dei dettagli al rispetto delle risorse che la natura ci offre, per approdare a trattamenti eco-friendly, che oggi costituiscono la piattaforma D.eco.r. D.eco.r, infatti, è dedicata esclusivamente alla ricerca di soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale – come ozono, laser e ghiaccio – e consente di ottenere interventi mirati, controllabili e puliti.

Martelli, quando emerge la maniera italiana.

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Accenti

Rimini - Bilune studio Rimini ha progettato e realizzato il secondo store dell’anno per Ottica Centrale. Dopo l’apertura avvenuta a Pasqua del terzo punto vendita in via Gambalunga, è stato infatti recentemente inaugurato in centro anche lo store di Ottica Centrale, in corso d’Augusto 87/89. Per questo nuovo ambiente, l’interior designer Silvana Tombini è riuscita a rendere al meglio un’immagine inedita di ottica, utilizzando

Bologna - Si è tenuto all’Auditorium Manzoni di Bologna, il 2 dicembre, un evento memorabile: due artisti di fama mondiale come Claudio Abbado e Maurizio Pollini, legati da uno storico sodalizio, hanno suonato insieme all’Orchestra Mozart. Il programma comprendeva il celeberrimo Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra op. 73 “Imperatore” di Beethoven, a oltre un decennio dall’ultima interpretazione dal vivo di questa pagina da parte dei due artisti. Nella seconda parte della serata la Sinfonia n. 3 op. 97 “Renana” di Robert Schumann. L’Orchestra Mozart è una realtà unica nel panorama italiano, conosciuta in Europa per l’eccellenza degli artisti coinvolti, che ha preso vita a Bologna nel 2004 grazie ad un’idea di Carlo Maria Badini e di Fabio Roversi-Monaco. La Mozart si è poi plasmata intorno al pensiero musicale di Claudio

Seul - Dopo Hiroshima e Tokyo, Gruppo Cevico punta su Seul. Nella capitale coreana sarà inaugurato nei primi mesi del 2014, quasi certamente ad aprile, il terzo wine bar a marchio Tot i de’, nome tratto dal dialetto romagnolo (‘tutti i giorni’), che propone cucina romagnola e vini prodotti dalla società cooperativa con base a Lugo (Ravenna). Il Gruppo Cevico conferma dunque il suo dinamismo, come testimoniano le stime a fine 2013 che indicano una crescita di fatturato dai 125,4 milioni del 2012 a circa 150 di oggi. “Il successo ottenuto in Giappone - commenta la presidente Ruenza Santandrea - attraverso una formula originale fatta di location curate e informali, accoglienza calorosa ed eccellente rapporto qualità/prezzo, con una media scontrino equivalente a 25 euro per persona, ci spinge a potenziare gli investimenti nei wine bar”. Le etichette proposte da Tot i de’ costituiscono il top di gamma del gruppo romagnolo: Tenuta Masselina, Romandiola, Rocche Malatestiane e il vino delle Anfore, quest’ultimo ottenuto con un invecchiamento in speciali anfore di terracotta.

Abbado, suo direttore artistico, coinvolgendo grandi solisti e prime parti di prestigiose orchestre, affiancando loro talenti provenienti da ogni parte del mondo.

Ottica Centrale, nuovo store progettato da bilune.

ABBADO e POLLInI insieme in concerto.

Tot i de’ anche a Seul.

per questo lavoro materiali innovativi ed anticonvenzionali. Studio bilune propone ai suoi clienti progetti personalizzati e completi che partono dal concept di interior design fino all’esecuzione, dedicando in ogni suo progetto la massima cura nella ricerca e nell’impiego di materiali di alta qualità. Lo staff bilune è composto da professionisti competenti nel campo dell’interior decoration, dell’architettura, dell’arte e dell’artigianato.

natale a cinque stelle all’Hotel Excelsior.

Pesaro - Trascorrere il Natale tra le bellezze e i sapori delle Marche: è la proposta a cinque stelle dell’Hotel Excelsior di Pesaro (Lungomare Nazario Sauro). Alla romantica Spa vista mare con piscina d’acqua calda si aggiunge un candle massage con oli profumati. Al ‘59 Restaurant sarà possibile degustare le specialità marchigiane nella cena della Vigilia e nel pranzo di Natale. Il pacchetto Natale all’Excelsior comprende un soggiorno di tre notti in camera doppia Superior vista mare, gift natalizio di benvenuto, colazione a buffet con prodotti artigianali, accesso alla Spa, candle massage, cena della Vigilia e pranzo di Natale al ‘59 Restaurant. www.excelsiorpesaro.it

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Accenti

Cesenatico - Occhi puntati sulla “Guida Michelin 2014” che assegna le sue stelle ai ristoranti italiani con una bella sorpresa per La Buca di Stefano Bartolini, che porta una nuova stella in Romagna. Il riconoscimento al ristorante di cesenaticense si affianca agli altri stellati romagnoli: La Magnolia sempre di Cesenatico, Paolo Teverini di Bagno di Romagna, La Frasca di Milano Marittima, Guido di Rimini e Il Povero Diavolo di Torriana. In Emilia-Romagna si segnalano altre

Fossombrone - Arcadia di Fossombrone, la famosa maison del prêt-à-porter, ha aperto al pubblico l’Archivio Dondup. Si tratta di uno spazio adiacente alla ditta, studiato direttamente dall’azienda per rappresentare in modo elegante e coinvolgente il mondo della moda Dondup a 360 gradi, in uno spazio poliedrico in cui, attraverso i capi esposti, si può vivere tutta la storia dell’azienda. Questo spazio non è solo il classico contenitore dell’archivio dei prodotti e della storia aziendale, ma è anche un luogo polifunzionale, aperto per le attività più varie grazie alla sua ampia metratura, di circa 400 metri quadrati, nella quale è possibile realizzare anche eventi e presentazioni aziendali.www.dondup.it

due new entry fra i prestigiosi stellati: La Zanzara di Codigoro e Inkiostro di Parma. L’ambito riconoscimento raggiunto dalla Buca non cambierà però lo stile che il patron Stefano Bartolini ha scelto per il locale: “La Buca sulle tavole e nei piatti rimarrà quella di sempre. Per tutto il resto abbiamo deciso di impostare ora un lavoro diverso: vogliamo una Buca per tutti, non solo per gourmet, aspiriamo ad un ristorante informale e frizzante”.

Una nuova stella Michelin a CESEnATICO.

Lo spazio poliedrico dell’ARCHIVIO DOnDUP.

nuovi disegni per la Pinacoteca.

Bologna - La Società di Santa Cecilia, Amici della Pinacoteca Nazionale di Bologna, tra il 2011 e il 2013 ha donato al Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca di Bologna tre disegni che vanno ad arricchire la ricca collezione di grafica del museo: un foglio a tempera di Felice Giani con l’“Allegoria della guerra”, memoria del cammeo realizzato nella volta della Sala della Pace e della Guerra a palazzo Milzetti a Faenza; un disegno a matita rossa di Giuseppe Maria Mitelli preparatorio per l’acquaforte datata 1710 intitolata “Li cinque sentimenti alla moda” e infine un disegno sempre a matita rossa di Angela Teresa Muratori. L’esposizione dei disegni si tiene nella Pinacoteca fino al 23 marzo 2014. In parallelo alla mostra sono in programma conferenze volte a presentare ognuno dei disegni donati, oltre che a mettere in luce l’attività della Società di Santa Cecilia anche in relazione alla donazione di dipinti. www.pinacotecabologna.beniculturali.it

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Per la donna: collezioni Brioni, affiancate dall’opera dei migliori sarti del territorio.

savile row: la cultura dello stile.

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22 / Ever Green

Ever Green

E pensare che era nato con la racchetta in mano. Abile a tal punto da entrare all’Academy di Nick Bollettieri, guru del tennis e papà putativo di campioni del calibro di Andre Agassi e Monica Seles. Evidentemente Domenico Geminiani, nuova stellina del circuito golfistico internazionale, era un predestinato. Diciassette anni pieni di talento e sogni, nato in Martinica da mamma ca-raibica e papà lughese, Domenico ama definirsi “romagnolissimo”. Molto legato alla terra dove vivono il fratello maggiore Sergio e i nonni, il giovane si divide tra Europa e Florida, dove risiede quando non è in giro per il mondo. “Proprio negli Stati Uniti ha cominciato a seguirmi sui campi da golf - racconta il papà Roberto -. Nel 2004 i miei figli, abituati a misurarsi tra loro, giocavano a weekend alterni tornei di tennis e gare sul green”. L’anno successivo il più piccolo dei Geminiani decide di abbandonare la terra rossa per dedicarsi completamente a ferri, legni e putter. In ambito giovanile le vittorie non tardano a susseguirsi. Nel 2011 il grande salto nell’universo professionistico. “Gli ultimi due anni Domenico ha giocato nel Challenge Tour Europeo e nei mini-tour americani per accumulare esperienza e per crescere sia mentalmente che fisicamente. Nel 2013 per la prima volta ha viaggiato da solo”. A dispetto del palmares, l’emulo di Tiger Woods è pur sempre un ragazzo. Che non vive di soli birdie. Nei coriandoli di tempo libero si cimenta al pianoforte e presto si iscriverà all’università on line, per continuare a studiare “anche quando è on the road”. Determinato e pronto al sacrificio, il baby trascorrerà i prossimi mesi a preparare la nuova stagione. Magari con qualche puntatina nel Belpaese, a farsi vezzeggiare dalla famiglia d’origine. “A Faenza Domenico si allena al Golf Club le Cicogne e qui risiede il suo fisioterapista di fiducia” - racconta il padre -. Il prossimo obiettivo è giocare con continuità nei tour principali”. Il sogno è ormai a portata di mano.

DOmENICO GEmINIANItalento on the road.A cura di Francesca Miccoli

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24 / Blue Notes

Blue Notes

investimento -. In questi ultimi cinque anni la crisi ha compiuto una naturale selezione e la Sanlorenzo si è dimostrata la migliore in termini di qualità per il suo elevato stile di eleganza. Ci sono una buona squadra da far crescere e un potenziale non sfruttato soprattutto in termini di posizionamento della rete distributiva sul mercato globale per produrre fatturati crescenti”. La ricetta di Dodich è ag-gressiva e consiste nella creazione di nuovi prodotti e nel consolidamento e incremento del network verso i mercati esteri. In soli undici mesi l’azienda ha inglobato undici nuovi dealer e ha firmato - lo scorso ottobre - un importante accordo con la cinese Sundiro Holding, società quotata alla borsa di Shenzen che produce motocicli su licenza Honda. Con questa joint venture, che prevede anche un aumento di capitale di 30 milioni di euro senza intaccare la maggioranza italiana, la Sanlorenzo entrerà nel mercato delle imbarcazioni da 10 a 20 metri grazie a una nuova linea disegnata e progettata in Italia ma prodotta in Cina e, inoltre, commercializzerà in Cina i tradizionali motoryacht prodotti in Italia dai 22 ai 62 metri. “Per aggredire la Cina è indispensabile affiancare agli yacht tradi-zionali Sanlorenzo anche una gamma di barche piccole - commenta Dodich -. Il potenziale stimato del mercato cinese si prevede raggiungerà le 100 mila barche vendute entro il 2020, ed è stato firmato un contratto che prevede un totale di vendite di yacht italiani nel decennio che ammonta a oltre 450 milioni di euro”. Per Dodich, l’Italia è ben lungi dall’essere fuori dalla crisi, finché non risolverà il suo ‘problema etico’ di fondo, ma le aziende che dimostrano una visione globale e la capacità di investire su personale di qualità avranno di certo una marcia in più.

La nuova avventura professionale del ravenna-te Fulvio Dodich si chiama Sanlonrenzo Spa, terzo cantiere al mondo per la produzio-ne di yacht di lusso oltre i 24 metri. Dal 14 febbraio 2013, ne è diventato amministratore delegato e partner, forte della fama conquista-tasi negli anni di manager affidabile che non ha mai sbagliato un budget. Il ‘corteggiamento’ da parte del presidente e proprietario Massi-mo Perotti - di cui per lungo tempo è stato il principale stimato concorrente ai tempi della sua esperienza nel gruppo Ferretti, come am-ministratore delegato di 3 dei 9 brand e quindi direttore generale - è durato un po’ di mesi e si è concretizzato a gennaio 2013. “Mi sono reso conto del potenziale enorme dell’azienda e così ho deciso di accettare - spiega Dodich che si la-scia alle spalle l’attività di consulenza in fondi di

FuLVIO DODICHyacht di lusso nel mondo con la Sanlorenzo Spa.A cura di Roberta Bezzi

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26 / Fashionable

Fashionable

Fashion Blogger Uomo. Oggi sembra facile puntarci. Solo un anno fa erano pochi, inve-ce, ad avere avuto l’idea di aprire un blog de-dicato esclusivamente alla moda maschile. Tra questi Lorenzo Liverani, 25 anni, partito

A cura di Roberta Brunazzi

Oltre 130mila visite in un anno per Your-Mirror, il blog creato dal giovane faentino e dedicato esclusivamente alla moda maschile. Con abiti classici dal tipico italian style, rivisitati in chiave contemporanea.

LORENZO LIVERANIlo stile del blogger.

da Faenza alla volta di Firenze, dove stu-dia fashion design all’Accademia Italiana.“È un genere che sta esplodendo adesso. Ho cre-ato ‘Your-Mirror’ nell’ottobre 2012 e da allora il mio blog ha ricevuto 130mila visite, l’80% delle quali dall’estero. Fino a luglio l’ho gestito tutto da solo, ma ora siamo in tre a seguirlo, ed io mi occupo della parte editoriale e creativa”.Qual è la caratteristica distintiva di Your-Mirror?“Sono io ad indossare gli abiti che propongo, con un’apparente normalità nel vestire che mancava sul web. Amo la classicità e gli abiti proposti sono semplici ma personalizzati, capaci di raggiungere una fascia di pubblico ampia. All’Accademia sto studiano e sperimentando anche forme più all’a-vanguardia, ma qui mi piace mantenermi su forme classiche, rivisitate in chiave contemporanea”.

Il tuo stile si ispira a qualche stilista in par-ticolare?“Non ho uno stilista preferito, non voglio emulare nessuno. Ho però un genere preferito e in ogni stagione prediligo questa o quella maison, a se-conda di cosa propongono. Della stagione Uomo 2013-2014, ad esempio, amo tra tutti Ferragamo, che ha svecchiato molto la sua collezione se-guendo uno stile più minimale, contemporaneo e cittadino, utilizzando tessuti, tagli e colori nuovi”.Cosa sogni per il tuo blog?“Ci credo molto, e vedo tanto potenziale in que-sto settore. Ho avuto varie richieste da agenzie internazionali che mi chiedevano di appoggiarmi a loro. Io però ho preferito portare avanti il lavoro da solo, affidandomi al mio team di cui mi fido. In futuro mi piacerebbe creare una mia linea, da presentare in anteprima su Your-Mirror”.

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28 / Creative Papers

Creative Papers

A cura di Sabrina Marin

L’ITALIA IN STILE LIBERTYl’eleganza della linea nella grande mostra di Forlì.

Per molti il Liberty è semplicemente un insieme di decorazioni in stile floreale che, all’inizio dello scorso secolo, ha abbellito facciate di case e mobili, oggetti e, naturalmente, quadri e sculture. Che sia stato questo ma anche molto, molto di più, lo metterà in evidenza la grande esposizione ai Musei di San Domenico di Forlì, dal 1° febbraio al 15 giugno 2014. La mostra, dal titolo “Liberty, uno stile per l’Italia Moderna”, persegue un progetto ambizioso: la “magnifica rivoluzione floreale” sarà indagata in modo ampio e senza restrizione di schemi, dalla ricerca dei modelli lontani, nel Rinascimento e in Botticelli in primis, ma anche inserendo il Liberty nei grandi movimenti europei del momento, in particolare la Secessione viennese. Nelle suggestive e ampie sale del San Domenico si potrà ammirare il “racconto” di ciò che il Liberty abbia significato in pittura, in scultura e nelle arti decorative, dalle vetrate ai ferri

battuti, ai mobili, agli oggetti d’arredo, ai tessuti e ai gioielli. Evidenziando certi temi e alcune soluzioni formali, sarà possibile tracciare una linea comune tra i dipinti di Previati, Kienerk, Segantini, Pellizza da Volpedo, Chini, Casorati, Balla, Bucci, Boccioni, e le sculture di Bistol-fi, Wildt, Martini, le vetrate e i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto, le ceramiche di Galileo Chini, i manifesti di Dudovich, Terzi, Hohenstein, sottolineando, attraverso un apposito appara-to grafico, i rapporti con la letteratura, tra D’Annunzio, Pascoli e Gozzano. Ma anche con la musica di Puccini, Mascagni e Ponchielli. Sarà dunque possibile sottolineare i molti punti di incontro, come nella ricorrente metamorfosi tra la figura umana, il mondo animale e quello vegetale, tra Liberty e Simbolismo. I confron-ti europei non potranno prescindere da autori

come Klimt, Tiffany, Klinger, Boecklin e Morris. Tutti presenti in mostra con opere attentamente selezionate. La mostra, com’è cifra conso-lidata delle esposizioni promosse dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, è “glocal”, nel senso che racconta il Liberty in Italia e nelle sue connessioni internazionali e contemporaneamente collega abilmente questo movimento al territorio. Durante il percorso si potrà scoprire ed indagare come il Liberty ha avuto in terra forlivese ed in Emilia-Romagna una feconda via di espansione. La mostra è, infatti, il punto di partenza per un affascinante itinerario che non si limita a Forlì e Faenza, ma si estende all’intera regione.La mostra nasce da un’idea dell’ormai col-laudato Comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci.

La ragazza con l’orecchino di perla.

Solo per poche settimane, esattamente dall’8 febbraio al 25 maggio 2014, il capolavoro di Vermeer “La ragazza con l’orecchino di perla” sarà in Italia, a Palazzo Fava di Bologna. L’opera sarà la star indiscussa di una raffinatissima mostra sulla Golden Age della pittura olandese. Il suo arrivo in Italia è frutto di una trattativa durata un paio di anni, a partire dal momento in cui il Mauritshuis - scrigno di opere somme da Vermeer fino a Rembrandt - è stato chiuso per importanti lavori di restauro, con riapertura prevista per il 2014. Presenti in mostra, insieme al capolavoro, anche una quarantina di altre opere dello stesso museo, sempre di qualità eccelsa, scelte appositamente per la sede bolognese. www.lineadombra.it

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30 / Accordi

Accordi

di diverse zone d’Italia. Dal 1976 la sua vita è al servizio della musica, senza dimenticare le altre passioni - come lo sport, è tra i soci fondatori dell’ultimo Bologna FC - e, ultima ma non meno importante, la famiglia.Occuparsi di musica ha risposto anche a una passione personale o è stato un incontro fortuito?“Iniziando in Ricordi come venditore di appa-recchi Hi-Fi ho dovuto capire quali generi musi-cali esaltassero meglio le caratteristiche degli apparecchi. Far diventare una vera passione la musica e il lavoro è stato un passo natura-le, principalmente grazie all’aiuto dei clienti e delle continue disquisizioni che nascevano spontanee. La curiosità ha fatto il resto”.Che cosa significa occuparsi di musica in un grande store?

Magnani è nato a Santa Sofia nel 1953. Oggi è il responsabile nazionale per la parte musica, divisone retail, delle Librerie Feltrinelli. Ha iniziato la sua carriera a Milano, alla Ricordi di Via Montenapoleone, come venditore di apparecchi Hi-Fi, per poi trasferirsi a Bologna dove ha ricoperto diversi ruoli, da direttore di punto vendita dello storico RicordiMediaStore a capo area

A cura di Serena Focaccia - foto Giorgio Sabatini

Paolo Magnani vive in mezzo alla musica da sempre, all’interno della realtà delle Librerie Feltrinelli e con un occhio attento alle esigenze dei clienti, alle novità di ogni genere musicale, ma anche con proposte capaci di intercettare e anticipare i gusti degli amanti delle sette note.

PAOLO mAGNANIuna vita al servizio della musica.

“Significa avere la consapevolezza delle esigenze della clientela. Sapere andare al di là dei propri gusti per capire quali generi e artisti sono più congeniali a chi ci visita. Non parlo solo del best del momento o della classifica, ma della capacità di individuare quali proposte possano determinare un dialogo continuo con chi ci viene a trovare”.Che prospettive di mercato ha oggi la vendita di musica su CD o vinile? “Fino a quando l’industria deciderà di non abbandonare il supporto fisico ritengo che chi avrà la voglia e la forza di proporsi su quel mercato non avrà problemi. Le sfide e le opportunità a mio avviso coincidono: se la musica rappresenta davvero una delle principali fonti di emozioni dell’e-sistenza di ciascuno, sono convinto che debba essere fatta al meglio. Una delle disgrazie peggiori che colpiranno le nuove e future generazioni sarà la totale ignoranza del vero ascolto. Quella purezza, precisione, dinamica, respiro che neanche un concerto live, se non si è posizionati in un certo modo, può dare, figuriamoci se può comunicarle un file compresso, espanso con componenti grandi meno di un’unghia”. Lei abita a Bologna dal 1977, qual è il suo legame con la Romagna?“È un legame fortissimo. Sottolineo la mia provenienza ogni volta che posso, non solo perché lì ho gran parte dei parenti e degli amici. Le recenti aperture degli store di Cesena, Rimini e Forlì mi hanno coinvolto non poco emotivamente. L’orgoglio di aver comunque contribuito alla nostra presenza sul territorio è grande per ciascuno dei negozi”.

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32 / Happening

Happening

scena a San Benedetto del Tronto il 15 novembre, con 90 imprenditori del denim che operano sul panorama italiano, dalle lavanderie ai garment makers passando per produttori di macchine industriali e aziende di accessori.“Quella di invitare solo partner di filiera e non brand clienti è stata una scelta ben precisa”, ha affermato Agostino Parati, Amministratore Delegato iSKO™ Italia, che festeggiava in questa occasione anche i suoi dieci anni in azienda. “Il nostro intento era proprio quello di organizzare una serata di riflessione da condividere con voi che ogni giorno fate la forza del made in Italy, lottando contro le avversità della crisi”.“iSKO™ è un’azienda con sede in Turchia ma cuore e testa in Italia”, ha affermato Marco Lucietti, Marketing Director SANKO/iSKO™ division. “La regione Marche, e nello specifico la zona di San Benedetto del Tronto, è davvero importante per il nostro approccio made in Italy, poiché proprio qui abbiamo scelto di posizionare il nostro centro italiano per la ricerca sui finissaggi e i trattamenti per i tessuti, iSKOTECA™, dove Moreno De Angelis e il suo team realizzano tutte le collezioni iSKO™ e dove hanno archiviato tutte le innovazioni iSKO™ di questi anni, più di 25mila concept che racchiu-dono tutta la ricerca messa in campo dall’azienda”. Enrique Silla di Jeanologia, azienda spagnola specializzata nella ricerca per i trattamenti sui tessuti, è intervenuto per dare il proprio personale contributo: “L’Italia deve reggersi su quattro gambe, che possono renderla forte: ricerca&sviluppo, sostenibilità, marketing e tecnologia. Questa è la ricetta per fare grande il made in Italy”.

“I jeans sono l’unico indumento davvero since-ro e leale: rimangono loro stessi sia con una scarpa sportiva che con una giacca elegante e sono in grado, attraverso le loro mille pie-ghe e sfumature plasmate sulla nostra vita, di raccontare una storia sempre unica”. Parola di Gianluigi Paragone, giornalista e con-duttore di “La gabbia” su La 7, divenuto famoso oltre che per le sue argute analisi politiche anche per una curiosa particolari-tà: quella di condurre proprio in jeans, “con l’orecchino e i braccialetti”, come lui stesso ci tiene a sottolineare, per mediare tra il pub-blico e il Palazzo. “Conduco in jeans perché il mio obiettivo primario non è essere credibile, bensì essere creduto”. Ed era una platea dav-vero disposta a prenderlo sul serio quella che iSKO™ ha radunato per l’incontro andato in

A cura di Margherita Verlicchi

Un incontro per approfondire il tema dell’innovazione made in Italy. Al cen-tro la filiera del denim, per parlare di rilancio, crescita e opportunità, insieme al giornalista di La 7 Gianluigi Paragone.

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Nella foto in alto, Agostino Parati (Amministratore Delegato ISKO™ Italia) riceve una targa celebrativa per i suoi 10 anni in azienda.Sopra, Enrique Silla di Jeanologia durante il suo intervento.

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34 / Dolomite

Dolomite

di Cortina, e si torna a valle con emozionanti fuori pista tra distese e cime innevate. Gli amanti delle ferrate possono invece avventurarsi sulle strade di ghiaccio, i torrenti o i percorsi in verticale lungo le cascate. Trekking e arrampicata si vestono di bianco per la stagione invernale e grazie alle Guide Alpine anche le vie ferrate, frequentatissime in estate, sono praticabili anche in inverno (ma solo ai veri alpinisti...). E anche la mountain bike si reinventa: un particolare kit è in grado di trasformare qualsiasi MTB in una snow bike, per scendere e salire tra pendii innevati senza rinunciare alle due ruote. A Cortina tanti percorsi sono disponibili e c’è una scuola ad hoc, la Cortina Snowkite School. Per provare invece il brivido della sbandata controllata su quattro ruote e l’adrenalina della velocità in curva su ghiaccio c’è anche la pista on-ice, in località Fiames, che ospita i corsi del progetto Snow Ice, nato dall’esperienza e dalla passione di Franco Munari, istruttore di Guida Sicura e Sportiva, pilota di rally, collaudatore di auto super sportive e istruttore a disposizione di chi vuole apprendere tutti e segreti di una guida emozionante ma sicura su ghiaccio e non solo. Super esclusive sono infine le discese mozzafiato su chilometri di neve vergine, raggiunte con un elicottero. La meta: il massiccio del Sorapiss, il grandioso anfiteatro di roccia che si specchia nelle acque turchesi dell’omonimo lago. Il gruppo arriva a quota 3.205 metri con Punta Sorapiss, la Croda Marcora tocca i 3.154 metri e le Tre Sorelle i 3.005 metri: un paradiso terrestre per gli appassionati del fuoripista e del freeride, un’escursione da veri temerari, accompagnati da personale qualificato.

Coraggio dell’avventura e brivido della sperimentazione: su questi binari il braveheart si muove alla costante ricerca di emozioni forti, energia e attività spesso alternative che, ovviamente, non mancano tra i sali-e-scendi delle Dolomiti. Le occasioni per lanciarsi in esperienze indimen-ticabili non mancano: per gli amanti del volo c’è il baloon ski, la mongolfiera che può portare gli intrepidi dove nessuna funivia o seggiovia potrebbe accompagnarli. La destinazione del volo in balloon è a sorpresa: si scende dove stabilito in gran segreto - e sicurezza - dalle Guide Alpine

a cura di Rosa Maltoni

Emozioni forti per gli amanti del brivido. Discese mozzafiato su chilometri di neve vergine, dalla mongolfiera all’elicottero, dal trekking alla mountain bike, le occa-sioni sono tante – ed esclusive – per vivere la montagna in modo indimenticabile.

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testo Serena Focaccia - foto Lamborghini

Presidente e AD della Lamborghini dal 2005, Winkelmann ha saputo coniugare il meglio dell’Italia e della Germania nell’innovativo progetto di sviluppo della casa automobilistica.

STEPHAN WINKELmANNl’anima mitteleuropea della Lamborghini.

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Dal suo insediamento come amministratore delegato in Lamborghini, nel gennaio 2005, è triplicato il numero dei concessionari nel mondo con una presenza in quarantacinque paesi e con più di centoventicinque punti vendita, è stato lanciato almeno un nuovo prodotto ogni anno nelle due linee di modelli, Gallardo e Aventa-dor, ed è stata sviluppata in modo consisten-te la brand extension, dall’abbigliamento agli accessori al trofeo monomarca Lamborghini Blancpain Super Trofeo, dalle attività del museo e dello stabilimento produttivo alle driving ex-perience. Su questi tre grandi pilastri - prodotto, rete commerciale e valorizzazione del marchio - Stephan Winkelmann ha puntato la sua stra-tegia di business con l’obiettivo di fare di Lam-borghini l’azienda più desiderabile e produttrice di supersportive tra le più ambite al mondo.

Nato a Berlino nel 1964, Winkelmann è cresciuto a Roma, dove ha seguito il corso di studi in Scienze Politiche, laureandosi poi a Monaco di Baviera. Ha prestato servizio per due anni nel corpo dei paracadutisti in Germania, congedandosi con il grado di Tenente e, nel 1991, ha intrapreso la sua carriera presso un istituto finanziario tedesco. L’industria automotive è divenuta poi il perno su cui ha focalizzato tutta la successiva vita professionale, lavorando prima in Mercedes-Benz, poi in Fiat Auto dal 1994 a fine 2004. Per l’azienda torinese ha ricoperto varie posizioni nell’area del marketing e del commerciale sia in Italia che all’estero, fino ad assumere la carica di am-ministratore delegato di Fiat Auto Austria e Svizzera e da ultimo di Fiat Auto Germania. Dal 1° gennaio 2005, Stephan Winkelmann ricopre la carica di presidente e amministratore delegato di Automobili Lamborghini S.p.A. a Sant’Agata Bolognese.È giunto in Lamborghini dopo esperienze professionali di altissimo livello, prima con Mercedes e poi in Fiat. Come descriverebbe il suo percorso professionale?“L’esperienza in Mercedes è stata breve, sono rimasto per circa un anno, un periodo che comun-que mi è stato molto utile per apprendere le basi del commerciale. Il mio percorso professionale successivo in Fiat Auto è stato invece decisamente più lungo, vi ho lavorato per undici anni vivendo l’esperienza di una casa automobilistica che negli anni ha mano a mano abbandonato la sua dimensione locale per diventare internazionale. E di questo ne ho potuto approfittare molto. Il mio ingresso in Lamborghini è avvenuto invece con una strana incoscienza, non sapevo cosa mi

38 / Stephan Winkelmann

Stephan Winkelmann

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aspettasse, e oggi dopo nove anni di gestione dell’azienda non ho nessun tipo di pentimento. Io e la mia squadra siamo riusciti a raddoppiare il fatturato, a triplicare la rete di vendita, a decuplicare le vendite. Un risultato frutto di tanto impegno ma anche di sincera passione.”In questi nove anni come Presidente e AD di Lamborghini quali sfide ha dovuto affron-tare e quali progetti e obiettivi vede nel futuro?“Al mio arrivo è stato necessario un approccio freddo e una maniacale attenzione al conto economico. Sul lato del prodotto, abbiamo fortemente investito in innovazione tecnologica con l’obiettivo di ridurre il peso e abbassare le emissioni; abbiamo dato avvio alla derivatizzazione dei due modelli esistenti e abbiamo lavorato per rendere la rete commerciale molto più capillare in maniera da stabilizzare i volumi anche nei periodi di volatilità della domanda. La costante sfida nel campo delle supersportive è quella del peso. Più la vettura è leggera, più ne beneficiano le prestazioni e le emissioni. Lamborghini ha fatto molto per accrescere la propria esperienza nell’u-tilizzo della fibra di carbonio e raggiungere l’attuale posizione di leadership nel panorama della concorrenza. I nostri investimenti negli ultimi anni in innovazione tecnologica sono stati del 20% contro una media del settore del 5%. Uno sforzo immenso per un’impresa piccola come la nostra.”Lamborghini è un’azienda che negli ultimi anni si è distinta per una gestione “alla te-desca” dei rapporti con i sindacati e con i dipendenti. Quali frutti positivi ha raccolto questa politica aziendale?

Stephan Winkelmann

Stephan Winkelmann / 39

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40 / Nome Rubrica

Stephan Winkelmann

Di corsa nella storia.

La terra d’origine della Lamborghini è Sant’Agata Bolognese, situata a circa 25 chilometri da Bologna. Ferruccio Lamborghini (1916-1993), meccanico per l’esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale e poi costruttore in proprio di trattori, acquistò qui un grande appezzamento di terreno e nel 1963, anno di fondazione dell’azienda, vi costruì una fabbrica modernissima di auto sportive, con il sogno di eguagliare e superare la Ferrari. Nello stesso anno venne presentata la 350 GTV, la prima automobile che portava il suo nome, e tre anni più tardi la Miura, una due posti che poteva superare i 298 Km/h. Da allora le auto sportive di Sant’Agata Bolognese sono entrate a far parte dello stile di vita di appassionati di tutto il mondo. Amate dai divi del cinema e della musica, immortalate in film e videogame, sono entrate nell’immaginario collettivo come simbolo di auto potente, elegante e di qualità.

“Per noi il capitale umano è la cosa più importante e l’adozione di un modello di gestione delle rela-zioni sindacali improntato alla cooperazione, anziché al conflitto, ha un sicuro e immediato impatto positivo sia in termini di clima aziendale sia in termini di performance produttive. Abbiamo siglato lo scorso anno un accordo integrativo al contratto collettivo, a garanzia del pieno coinvolgimento delle rappresentanze dei lavoratori nelle fasi decisionali su temi di importanza primaria. Questo accordo dimostra come in Lamborghini teniamo a mantenere un clima di fiducia e collaborazione, un vantaggio per tutti.”Da tanti anni in Italia, qual è il suo rapporto con il nostro paese e in particolare con l’Emilia?“Ho vissuto a Roma fin da bambino, dove mio padre lavorava alle Nazioni Unite per la FAO. I miei primi ricordi sono quindi legati all’Italia, dove alla fine ho vissuto la maggior parte della mia vita. Mi sento più italiano che tedesco e l’Italia è il luogo dove al momento desidero rimanere. Abito a Bo-logna, in Emilia, una regione che apprezzo molto per la sua storia, per il suo patrimonio culturale e motoristico, e perché no, per la sua tradizione culinaria. Se non fosse per il clima, sarebbe perfetta.”Con una vita professionale sempre a contatto con i motori l’amore per le quattro ruote sarà inevitabile. Ma nel tempo libero quali sono le sue passioni e attività preferite?“I miei interessi preferiti sono leggere e fare sport. Generalmente leggo durante i numerosi viaggi che mi portano all’estero. Amo in particolare Hemingway, Malraux e Jűnger e leggere saggi storici. Quanto all’attività fisica, ho fatto sport fin da bambino ed è una cosa che cerco di mantenere pra-ticandola il più spesso possibile. È un elemento di equilibrio e una valvola di sfogo importante.”

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Oscar Farinetti / 43

Oscar Farinetti

testo Serena Focaccia - foto Giorgio Sabatini

Il fondatore di Eataly si propone a tutto campo, con le sue idee per risollevare l’economia (e non solo) e un filo conduttore ben chiaro: il coraggio di scelte etiche e coerenti.

OSCAR FARINETTI“la mia formula per cambiare l’Italia”.

Oscar Farinetti è il volto di Eataly, e già non è poco, ma è anche il volto di un’energia, un en-tusiasmo, una schiettezza che ne fanno una delle icone oggi più significative di un’Italia che vuole cambiare e che si propone nel mondo con un’immagine che intende essere nuova, senza dubbio diversa. Arriva a Bologna per presentare il suo ultimo libro, Storie di coraggio, nella sede di Eataly all’interno della libreria Coop Ambasciatori, con il consueto understatement e subito il pubblico è tutto suo. A Farinetti piacciono i pensieri chiari, diretti, e ama gli elenchi. Già nel 2011 infatti aveva pubblicato 7 mosse per l’Italia, un pamphlet in cui proponeva la sua formula in sette punti per salvare l’Italia dal declino, elaborata in un viaggio in barca tra Genova e New York insieme a Giovanni Soldini e confrontandosi con tanti personaggi italiani di successo. Gli elenchi di Farinetti continuano e si coniugano sempre con la sua passione verso un’Italia di cui promuove ogni giorno l’eccellenza nel mondo, ma verso la quale nutre una certa insoddi-sfazione, una voglia di novità che si esprime con parole energiche: “Il metodo per cambiare il nostro Paese e renderlo più competitivo e più ricco esiste e si può applicare semplicemente in tre mosse: la prima è cambiare la coscienza civica, recuperando il concetto – che è proprio di tutti i paesi più ricchi – che l’onestà dà lustro e rispetto; la seconda è una riforma costituzionale della politica che porti una maggiore uguaglianza e trasparenza; la terza mossa, infine, è seguire le vocazioni italiane. Quali sono queste vocazioni? Fondamental-mente cinque: il settore agroalimentare, il turismo, la manifattura di precisione, la moda e il

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Oscar Farinetti

design.” Un semplice elenco, appunto, e l’agenda politica dei prossimi anni Farinetti l’ha tracciata. Ma il fondatore di Eataly continua e dà la sua ricetta anche per gli imprenditori, in campo eno-gastronomico e non solo, ispirandosi all’esperienza dei produttori di vino che ha incontrato nel suo libro: “Produrre vino è un mestiere a 360° che coinvolge tutti gli aspetti professionali di una persona, dal lavoro manuale, al marketing, alle relazioni internazionali. I produttori appaiono come persone umili, ma hanno una visione internazionale fortissima. La loro formula vincente è ‘pensare locale per agire globale’ (e non il contrario).” Una formula che Eataly mette in pratica dalla nascita, nel 2004, riunendo sotto il suo marchio un gruppo di piccole aziende che operano nel settore dell’enogastronomia per proporre prodotti artigianali a prezzi accessibili, riducendo la catena distributiva e sviluppando una cultura del cibo di qualità. In meno di dieci anni Eataly ha aperto sedi in grandi città italiane - a Bologna nel 2008 -, ma anche in Giappone, a New York e poi a Istanbul, Dubai, Chicago. Questo “pensiero locale” lega sempre Farinetti all’Italia e in particolare il rapporto con l’Emilia-Romagna è intenso e creativo, come ammette: “Mi piace molto venire a Bologna: c’è sempre gente in giro e in centro i negozietti vendono la verdura nelle strade.” Senza dubbio le occasioni per tornare a Bologna e in Romagna ci saranno nei prossimi mesi, per due progetti che coinvolgono Eataly e l’economia regionale in maniera significativa. In primo luogo la faraonica impresa di “Fico”, la Fabbrica Italiana Contadina che si vuole far

Chi è Oscar Farinetti

Nato ad Alba, in Piemonte, nel 1954, Oscar - ma il suo vero nome è Natale - è figlio di Paolo Farinetti, partigiano e poi imprenditore e uomo politico. Dalla fine degli anni Settanta si occupa di sviluppare la catena di grandi magazzini elettronici UniEuro fondata dal padre. Nel 2003 cede l’azienda a una società inglese e nel 2004 fonda Eataly, una grande catena distributiva gastronomica attualmente partecipata al 70% dal Gruppo Farinetti e al 30% da Coop Italia. Nel 2007 Eataly apre il suo primo punto vendita a Torino. Oscar Farinetti è autore di alcune pubblicazioni: Coccodè. Il marketing pensiero di Oscar Farinetti nel 2008 e Sette mosse per l’Italia: un viaggio in barca a vela da Genova a New York con Giovanni Soldini e un po’ di amici nel 2011. Nel 2013 ha ricevuto il Premio America, assegnato dalla Fondazione Italia USA ai personaggi che si distinguono per aver raggiunto importanti risultati a favore dell’amicizia fra Stati Uniti e Italia.

Sopra, scaffali allestiti all’interno di Eataly a Bologna.

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Oscar Farinetti

sorgere nell’area del Caab, il Centro agroalimentare bolognese, e che dovrebbe avere in “cabina di regia” proprio Eataly. Con 80.000 metri quadrati dedicati alla gastronomia italiana, Fico si propone come un enorme “parco a tema” capace di diventare un forte polo attrattivo turistico e un centro fondamentale per lo sviluppo economico della regione e non solo. Il progetto, svi-luppato con Andrea Segrè - presidente del Caab e preside della facoltà di Agraria di Bologna -, sta raccogliendo il sostegno degli operatori economici e l’interesse dell’amministrazione locale. L’obiettivo è inaugurare nell’autunno 2015, intercettando l’impatto di promozione internazionale dell’Expo di Milano. Ma la Romagna aspetta Eataly anche prima: è in programma per la fine del 2014 l’apertura a Forlì del nuovo “Eataly Romagna”, per il quale è già stato siglato l’accordo con la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, proprietaria di Palazzo Talenti Framonti che ospiterà i tre piani di quello che si propone non solo come ristorante e negozio in cui trovare le eccellenze gastrono-miche del territorio e italiane, ma anche come centro di cultura del cibo e di diffusione dell’ec-cellenza. “Eataly Romagna” esprimerà in maniera evidente la filosofia che permea le scelte del gruppo, ispirate alle parole chiave “sostenibilità”, “responsabilità” e “condivisione”: nascerà non in una struttura nuova, ma in un palazzo che necessita di essere rivitalizzato e rivissuto dai cittadini, secondo una scelta consapevole applicata da Farinetti che intende sempre valorizzare l’esistente, puntando sullo sviluppo e non sulla crescita e sul consumo sconsiderati. Una sorta di

“Storie di coraggio”

Uscito in libreria e subito campione delle vendite, l’ultimo libro dal patron di Eataly racconta dei suoi incontri con “i grandi italiani del vino”: le storie di dodici produttori dell’eccellenza enologica italiana nel mondo. Così Farinetti racconta le ragioni che lo hanno spinto a scrivere: “Ci sono tre motivi alla base del libro: avevo voglia di parlare di coraggio, probabilmente perché mio padre era un partigiano ed è un tema che ho sempre sentito in maniera molto forte. La seconda ragione è che avevo voglia di parlare di vino, di tutto quello che c’è dietro e fuori un bicchiere di vino; la terza infine è che avevo voglia di parlare di ‘vignaioli’, di persone che hanno vissuto esperienze di coraggio nelle loro vite e che possono essere un esempio per tutti.”

terza via, quella indicata dall’imprenditore, che si pone oltre i paradigmi di “decrescita felice” - oggi particolarmente in voga- e di “crescita senza regole”. La formula dello “sviluppo” è quella su cui Farinetti ritorna sempre, quando parla di cibo come quando si lancia in visio-ni future, così come torna sulla bellezza e sul coraggio, due elementi fondanti per Eataly e che fanno parte del “contagio positivo” che è indispensabile per far rinascere l’Italia, come afferma ripetutamente Farinetti stesso: “È il buon esempio del coraggio e della coscienza ci-vica che può cambiare in fretta il nostro Paese, che può dare inizio a un percorso di rinascita. La base c’è, dobbiamo solo reagire tirando fuori il carattere e cominciare a comportarci bene”. Oscar - al secolo Natale - sembra proprio aver già cominciato.

Sopra, Farinetti con Andrea Segrè presidente del Caab di Bologna.

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quartopianod

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0721 1651804via Baldassini 2 • Pesaro •www.ristorantescudiero.it

Situato in quelle che un tempo erano state le scuderie di Palazzo Baldassini, storico palazzo pesarese della seconda metà del XVI secolo, il ristorante Lo Scudiero è un locale che si a�accia nelle vie San Francesco e Baldassini, a pochi passi da Piazza del Popolo, la piazza più importante della città.

Ambiente prestigioso e accogliente nel rigoroso rispetto dell’architettura restaurativa, dove grandi arcate a vista si raccordano con le strombature delle finestre e le sottovolte dei portali. Superfici murarie con volte a botte e a crociera in mattoni rendono questo storico ristorante pesarese uno dei ristoranti più rinomati del centro città.

Un perfetto luogo d’incontro curato in ogni minimodettaglio e completo di eleganti e ra�nati arredi, valido per manifestazioni pubbliche come banchetti, meeting, riunioni di lavoro, cene d’a�ari, ma anche uno spazio privato per feste in famiglia, ricorrenze matrimoniali, cene romantiche e altro ancora.

Gestito da Daniele e Matteo, due giovani ma intraprendenti chef pesaresi che hanno deciso di far rivivere questo storico ristorante, è il locale giusto per assaporare una cucina tradizionale ma allo stesso tempo creativa, con piatti unici e particolari che accompagnano con gusto e innovazionelo svolgersi degli eventi rendendoli unici e inimitabili.

RISTORANTE LO SCUDIERO

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Gino Angelini

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Classe 1953, Gino Angelini è oggi uno dei più importanti e rinomati chef italiani d’ol-treoceano. “Le sue mani non cucinano: traman-dano tradizioni, poesia del passato e fascino della terra e del nostro Tricolore”, ebbe a scri-vere qualche anno fa Edoardo Raspelli dopo una “mangiata” all’Angelini Osteria di Los Angeles. Davanti ai fornelli già a quattordici anni con un apprendistato all’Hotel Imperiale di Rimini, dopo alcune gloriose esperienze in giro per l’Italia, entra appena ventenne nella brigata di cucina dell’Hotel Ambasciatori di Rimini, un avamposto gastronomico della ristorazione alberghiera ita-liana. L’albergo di proprietà della famiglia Amati era diretto da Aureliano Bonini, “un direttore diverso agli altri - ricorda Gino - illuminato potrei definirlo. Dopo varie esperienze in Inghilterra e Francia, Bonini portò a Rimini gli insegnamenti

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Gino Angelini

testo Stefano Bonini - foto Studio Paritani

La sua Osteria su Beverly Boulevard è solo la punta di diamante di un grande successo in cucina. Qui le lasagne di Nonna Elvira fanno impazzire i clienti e i vip si ritrovano, sentendosi a casa. Tra gli arancini di Andy Garcia, le fughe di Lady Gaga e i tagliolini al limone di Justin Timberlake.

GINO ANGELINIla Romagna nel cuore di Los Angeles.

di Paul Bocuse, allora sconosciuto chef, e un format italiano di nouvelle cuisine. C’era un clima incredibile in quella cucina, facevamo innovazione, andavamo al mercato tutti i giorni, lavoravamo con prodotti freschissimi. Era una cucina fuori dai canoni della ristorazione alberghiera classica”.All’Ambasciatori Gino si ferma per oltre un decennio, finché la famiglia Amati cede l’albergo. Una breve sosta al ristorante Brini di Ravenna (un lampo ristorativo nel cielo della Romagna: un locale elegante, quasi troppo, che proponeva materie prime inarrivabili e piatti della tradizione rivisitati), e poi l’arrivo al fiammante 5 stelle Grand Hotel Des Bains di Riccione, guidato dalla signora Olga Salciccia con una generosità e una passione che Angelini trasferì anche in cucina, riportando l’albergo agli onori delle cronache nazionali.Gino, che esperienza fu quella del Des Bains di Riccione?“Fu incredibile. Era il 1989 e in pochi mesi il Des Bains diventò l’albergo di riferimento di tutta la Riviera Romagnola. La generosità della signora Olga mi consentì di lavorare con i migliori prodotti disponibili e le tecnologie più innovative. Già da qualche anno ero Vice Commissario per l’Italia degli EuroToques insieme a Gualtiero Marchesi, ma la visibilità che raggiunsi al Des Bains mi per-mise di allargare le mie conoscenze e i miei contatti, tanto da arrivare a cucinare per personaggi come Giovanni Paolo II e François Mitterand”.Nonostante questo successo, decidi di andare negli Stati Uniti. Cosa ti ha portato Oltreoceano?

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“Lavorando al Des Bains conobbi Gianfranco Vissani che mi fece incontrare Mauro Vincenti, il proprietario del Rex, il più famoso ristorante italiano di Los Angeles. Vissani come suo consulente mi propose a Vincenti per un lavoro da chef al Rex. Era il 1995 e appena giunsi nella fantastica L.A. capii immediatamente che il mio futuro sarebbe stato lì. Vincenti e la moglie mi coinvolsero subito nel progetto di un altro ristorante, più casual del Rex. Aprimmo il ristorante ‘Vincenti’ due anni più tardi, nel 1997. Il successo fu immediato e per me fu l’inizio della mia nuova vita negli Stati Uniti”.Vincenti è però solo una tappa del tuo percorso professionale. Cosa succede dopo?“Durante i miei anni al Vincenti conobbi Elizabeth, la donna che poi sarebbe diventata mia moglie. Insieme iniziammo ad immaginare un ristorante tutto nostro, ma per partire servivano finanziamenti, sondaggi, ricerche, consulenti legali… oltre a mezzo milione di dollari per la ristrutturazione. Riuscimmo con grandi sacrifici a fare tutto e nel 2001 abbiamo aperto la nostra Angelini Osteria”.Che locale è l’Osteria?“A quei tempi su Beverly Boulevard, il chilometrico viale che da Hollywood porta a Beverly Hills, non c’erano locali di cucina italiana tradizionale sul modello della trattoria. Ambiente, atmosfera e menù sono stati pensati per offrire qualcosa di diverso, di genuino, di autentica-mente italiano. L’Osteria è ancora oggi un locale unico per offerta gastronomica e atmosfera. È un angolo di Italia sulla West Coast, un luogo vero, nel quale non si mangia solo italiano

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ma si respira anche l’atmosfera del Bel Paese. Ho puntato sulla cucina di casa, quella di mia madre e di mia nonna: piatti semplici, grandi materie prime, ingredienti eccellenti. Lasagne, trippa, bollito, animelle, fegato alla veneziana, ossobuco, rognone e il sabato porchetta. Nel solco della grande tradizione italiana abbiamo creato un locale ‘alternativo’, perché fino ad allora i ristoranti italiani a Los Angeles facevano una cucina creativa e rivisitata. Il pubblico e la critica ci hanno premiato, e dopo dodici anni i quaranta posti che abbiamo ruotano ancora tre o quattro volte a servizio”.Quali sono i piatti più richiesti dell’Osteria?“Qui li chiamano signature dishes. E senza dubbio sono le lasagne di Nonna Elvira, dedicate a mia nonna, le classiche lasagne verdi che personalizzo mettendo sopra degli spinaci fritti. Poi i tortelloni di zucca con salvia e asparagi, l’insalata di polpo caldo, la coda alla vaccinara, il rombo alla mediterranea cotto nel forno della pizza. Gli americani poi impazziscono per il tartufo che, a loro, ricorda molto l’Italia”.Dove fai la spesa per l’Osteria?“Le paste fresche le facciamo tutte in casa, mentre la pasta di grano duro e il riso li acquisto da fornitori locali. La carne da alcuni produttori californiani selezionati e stesso discorso per il pesce, al quale aggiungo però anche quello che arriva dall’Europa due volte alla settimana. Mi manca molto il pesce dell’Adriatico, ma qua è dura proporre i pesci di piccola pezzatura. Ho un

solo cruccio: non sono ancora riuscito a far apprezzare la piadina romagnola. Qui spa-droneggia la cucina messicana con tortillas e tacos. Grande successo hanno invece i vini italiani, compresi i sangiovese romagnoli”.Che idea avevano gli americani della cucina italiana quando sei arrivato negli Stati Uniti? È cambiata in questi anni?“Il gusto degli americani abbienti è cresciu-to. Ai miei clienti ho insegnato a mangiare italiano, li ho ‘educati’ a mangiare la pasta di grano duro ‘undercooked’, come dicono loro, cotta ‘al dente’. Nella normale percezione statunitense la cucina italiana è tutta aglio, pomodoro e ‘spaghetti alla bolognese con le polpette’. Me li chiedevano e io perdevo tempo a spiegare che in Italia non esistono”.Pensi mai di tornare in Italia?

Quali progetti hai per il futuro?“La mia terra, la Romagna e Rimini, mi man-cano molto. Mi manca in particolare il modo di vivere italiano, la possibilità di socializza-re, di andare al bar a prendere un caffè con gli amici e fare due chiacchiere. Negli Stati Uniti si pensa quasi esclusivamente a lavo-rare, non c’è molta vita sociale. Il pensiero di tornare in Italia c’è, ma è a medio-lungo termine. Al momento mi sto occupando anche di un’impegnativa consulenza con il gruppo Innovative Dining Group (IDG) per la ‘Trattoria Rivabella’, al 9201 di Sunset Blvd. L’abbiamo inaugurata lo scorso gennaio ed è una ristorante dall’atmosfera fantastica, di ispirazione toscana. È un progetto stimo-lante in un ambiente stupendo. Nello stesso tempo sto lavorando ad un libro sulla storia

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Argine Destro Lamone, 1 - Santerno 48100 (RA) - Tel. 0544 417496

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Gino Angelini

Massimo Bottura, l’eccellenza che primeggia.

Tre anni per tre stelle: anche per il 2013 lo chef Massimo Bottura ottiene il massimo punteggio sulla Guida Michelin con la sua Osteria Francescana di Modena che si conferma il miglior ristorante italiano. E non solo. Sempre quest’anno la Francescana ha conquistato un brillante terzo posto nella classifica dei “The World’s 50 Best Restaurants”, assicurandosi un piazzamento tra i cinque migliori ristoranti del mondo per il terzo anno consecutivo e occupando la posizione più alta in classifica che un ristorante italiano abbia ottenuto negli ultimi cinque anni. Riconoscimenti internazionali non sono mai mancati nel palmares di Massimo Bottura da quando, nel 1995, ha inaugurato il suo locale: nel gennaio del 2011 è stato insignito del Grand Prix de l’Art de la Cuisine, mentre a fine 2012 la prestigiosa rivista americana “Daily Meal” lo ha incoronato “International Chef of the Year” e ha collocato l’Osteria Francescana al primo posto della lista dei 101 migliori ristoranti in Europa. (S.F.)

dell’Osteria e siamo ormai pronti per uscire sul mercato con una linea di salse e condimenti a marchio ‘Angelini Osteria’. Torno in Italia due o tre volte l’anno per vedere i miei figli, ritrovare i vecchi amici e aggiornarmi su Summertrade, la società di banqueting e catering di Rimini che ho contribuito a fondare e di cui sono ancora socio”.Per concludere, ci puoi raccontare qualche aneddoto legato ai vip che frequentano l’Osteria?“Uno è recentissimo, riguarda Andy Garcia nostro cliente abituale. Un giorno è venuto all’O-steria perché voleva imparare a fare gli arancini. Sta infatti girando un film sulla mafia italiana dove c’è una scena in cui insegna al nipote a cucinare gli arancini. Poi Lady Gaga che, per evitare i paparazzi, è entrata nel locale passando dalla cucina. Era mezza nuda, il personale è giovane, e mi ha bloccato il servizio di cucina per quasi dieci minuti! Un altro aneddoto curioso riguarda Justin Timberlake: è talmente innamorato dei nostri tagliolini al limone che ogni volta vuole che i suoi commensali li assaggino. La cosa bella dell’Osteria è che a causa degli spazi ridotti e dei tavoli ravvicinati c’è poca intimità e dunque è facilissimo fare amicizia con i vicini, anche vip. Si vedono vicini di tavolo socializzare a tal punto da scambiarsi il cibo. È come se all’Osteria si sentissero a casa… a casa di Gino. Il sogno che diventa realtà!”.

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Questione di gusto! ECCELLENZA RIMINESE IN CUCINA. La Marianna, Ristorante dallo Zio, Osteria de Borg, Nud e Crud: quattro indirizzi a Rimini dove gustare il meglio della gastronomia del territorio.

Nel Borgo San Giuliano, dove da secoli la via Emilia si innesta nel ponte di Tiberio per poi cambiare identità e diventare la Flaminia, si trova uno dei più antichi locali di Rimini, la “trattoria La Marianna”, così denominata dal 1908, e che quest’anno festeggia cento anni di attività. Già nel Medioevo, questo suggestivo luogo era sede della posta dei cavalli, con sovrastante servizio locanda. Così, per mantenere viva la tradizione del melting pot tipico di questi antichi esercizi, chi ha rilevato l’attività, giuliano Canzian ed enrica Mancini, ha voluto mantenere l’identità borghigia-na di questo luogo, radicandosi sempre più sul territorio, vivificando la tradizione. Infatti, oggigiorno la vera forza sta nel recuperare regionalismi e saperi perduti, per proiettarli nel futuro, declinandoli in chiave attuale, in sintonia con le esigenze del fruitore contemporaneo. Lo chef Canzian (ora anche executive chef di Palato), pie-montese di origine, con porzioni di sangue friulano e lombardo, ha sempre avuto una passione smodata per la Romagna e la sua tradizione culinaria, sia di terra sia di mare, che ha trasposto, dieci anni fa, nella sua prima attività, il Ristorante dallo zio, nei pressi dell’Arco D’Augusto, proponendo raffinati piatti della tradizione se-condo una sua personalissima rilettura. Ora ha oltre 50 dipendenti spalmati su tutte le quattro attività cittadine: La Marianna, un locale conviviale, semplice e raffinato

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Le foto sono state realizzate da Giorgio Salvatori.

al tempo stesso, con un poetico tocco retrò che rispetta la filologia del luogo. La Trattoria fa del pesce di stagione il proprio vessillo, così come del recupero di prodotti dall’alta qualità che la zona offre. Per Giuliano il rapporto diretto coi produt-tori è alla base delle scelte quotidiane, fatto di richieste precise e propositive che rivolge ai fornitori in base alle “sue” esigenze gastronomiche. “Km e miglio 0” non sono gli unici criteri con cui lo chef sceglie le materie prime, bensì l’eccellenza, anche appartenente ad altre tradizioni. Una lungimirante visionarietà infarcita di forte imprenditorialità ha dato vita ad un format geniale, in cui si innesta lo street food del “nud e Crud”, aperto con il giovane imprenditore Sergio Gnassi, dove da pranzo fino a sera è possibile trovare sfiziosità e piadine ottenute con farine speciali a “km 0”, farcite con chianina dell’Appennino, come il must del menu: Il PidBurger. Per non dimenticare le prelibate pizze cotte nel forno a legna che vanno ad am-pliare l’offerta dell’osteria de’ Borg. Minimo comun denominatore di questi locali è quello di aver puntato su una cucina classica ma con brio, ripensandola in base ai venti di cambiamento, percependo quanto le persone, attraverso il pasto, sia esso fugace o slow, di lavoro o di piacere, abbiano necessità di vivere un’e-sperienza sensoriale totale, per acquisire un bagaglio da portar con sé nel mondo.

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testo Franco Cicognani - foto Maki Galimberti

Da colleghi a “La Stampa” di Torino a grandi amici. Nonostante le strade pro-fessionali di Gabriele Romagnoli e Franco Cicognani si siano divise quando quest’ultimo ha deciso di lasciare la redazione del quotidiano per curare la comunicazione di grandi aziende internazionali (Technogym e Gruppo Trevi), non sono mancate le occasioni per continuare la loro frequentazione. Dalle Olimpiadi di Sydney 2000 ad Atene 2004, ai week end a Bologna o in Riviera, le loro strade si sono spesso e volentieri rincorse e intrecciate. Come anche nei libri scritti da Gabriele, dove Franco compare spesso. E questa volta tocca all’intervistato intervistare l’intervistatore.

GABRIELE ROmAGNOLIl’osservatore di anime.

Cominciamo dalla fine. Nell’ultimo lavoro letterario, hai chiesto la grazia al Presi-dente della Repubblica… non per Berlusconi, distinguiamo subito, ma per un vecchio amico del Liceo. Ci dici come mai e perché? ‘Domanda di grazia’ è un titolo. Io non sono legittimato a chiederla, per legge. Però ho mandato una copia al Capo dello Stato, al quale è dedicato il libro perché prenda in esame il caso. E ho ricevuto una risposta dal Quirinale: attendono un’istanza formale dagli aventi diritto. È un primo passo. A me interessava raccontare una storia. Quella di un ragazzo che mai mi sarei aspettato potesse divenire un omicida. Dico omicida perché così lo qualifica una sentenza passata in cassazione e le sentenze vanno rispettate. Dopodichè credo che quel verdetto fosse già stato scritto e il processo sia stato iniquo. Ero in una posizione privilegiata per raccontarlo: conosco l’imputato, Bologna, gli avvocati, ho seguito le udienze. Era un dovere di scrittore”.Bologna, Torino, New York, Roma, Il Cairo, Beirut, Parigi, Milano, ancora Roma…. Fuga continua o desiderio di vedere le cose da angolazioni diverse?“Una volta ho letto uno slogan pubblicitario che diceva: ‘Non importa tu sappia da che cosa scappi per diventare un fuggitivo’. Quale che sia la ragione che m’induce non solo a viaggiare ma a vivere in luoghi diversi, sia benedetta: mi ha aperto la mente, reso più tollerante e consapevole. Di me e degli altri”.

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e aver riflettuto. Sulla carta stampata ci sarà posto solo per questi ultimi, ultimi in tutti i sensi”.Emiliano di nascita, ma giramondo per professione. Quando torni dalle nostre parti, cosa ti piace rivedere e cosa non vorresti riaffrontare?“Quando torno a Bologna o a Rimini, i miei due punti di riferimento, cerco di evitare la trappola della nostalgia, di rivedere le care vecchie cose: il liceo, il bagno, gli amici del liceo e del bagno. Cerco la novità, il cambiamento. Sarò sincero: per lo più è avvenuto in peggio”.Una definizione secca per gli emiliano-romagnoli. “Emiliani E romagnoli. Non li confonderei mai. È un derby che finisce in pareggio 3 a 3. Con papere, gol in rovesciata, finale al cardiopalmo. Spettacolari, direi. Ma un po’ sfatti”. Per concludere un po’ di amarcord… Raccontaci una situazione professionale che ti ha visto privilegiato osservatore e che non dimenticherai mai. “Non so davvero. Ci sono state tante vicende all’estero: sono stato sul cratere di Beirut poco dopo l’esplosione che uccise hariri, ho soggiornato nella comunità interreligiosa di Maaloula gestita da Padre Paolo, disperso in Siria, cercato e forse trovato in Cile un’altra verità sulla morte di Pablo Neruda, intervistato madre Teresa di Calcutta al capezzale, ma sembro già un vecchio cronista rimbambito. Preferisco accorciare la mira e dirti che ho visto l’Italia vincere i mondiali nello stadio di Berlino ed ero alla questura di Bologna quando venne fuori la storia più incredibile, quella della Uno bianca, poliziotti che sparavano ai carabinieri”.

Nella rubrica che tieni regolarmente su Vanity Fair hai scelto di chiamarti con il nickname di “Capitan Solo”. È un omaggio al personaggio di Guerre Stellari o una condizione dell’anima? “Il Capitano Solo era il protagonista del primo racconto che ho scritto, trenta righe pubblicate nel mio primo libro intitolato ‘Navi in bottiglia’. Il protagonista era il Solo a sapere che la nave su cui viaggiava, nonostante gli entusiasmi e le disperazioni dell’equipaggio, non avrebbe mai toc-cato terra né fatto naufragio perché era contenuta dentro una bottiglia. Il nome viene da quella condizione esistenziale. Ma poi, sì, anche: Han Solo è il mio personaggio preferito nella saga di Guerre Stellari”.Una comune amica ti definisce un “osservatore”… di anime, prima che di persone. Ti ci ritrovi in questa definizione? “Una canzone di Neil Young, al quale io e te siamo affezionati, parla di un uomo solo che sta in fondo alla metropolitana, osserva e quando tu scendi saprà chi sei. A volte penso di essere quell’uomo. Le persone rivelano l’anima, qualunque cosa sia, negli sguardi e nei gesti. Più le os-servi e più le capisci. Quando l’avrai fatto, sarà la volta in cui ti spiazzeranno”.Giornalista, peraltro uno dei pochi che ha avuto la coerenza di presentare le dimissioni per disaccordi con il direttore, poi scrittore, sceneggiatore e infine direttore. E adesso? Si ricomincia o si cambia registro?

“La verità è che le svolte della mia vita sono state più casuali che pensate. Figlie dell’istin-to, di un innamoramento o di un disgusto. Tutte situazioni impossibili da prevedere. Ma non sapere che cosa sarò (più ancora che farò) do-mani è un privilegio”.A tuo modo di vedere, quanto e come è cambiato la professione del giornalista della carta stampata (si diceva così, una volta) in questi ultimi vent’anni?“Si dice ancora carta stampata, ma sempre meno. Perché è destinata a scomparire o quasi. Resteranno secondo me solo due categorie di giornalisti. La prima: istantanei e solubili, capaci di rendere conto dei fatti in tempo reale con nuovi mezzi e canali. La seconda a lunga conservazione: in grado di raccontare e far riflettere, dopo essersi fatti raccontare

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Gabriele Romagnoli

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Gabriele Romagnoli

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Il racconto di una vita.

Giornalista e scrittore, Gabriele Romagnoli è nato a Bologna nel 1960. Il suo esordio è nel 1987 con il racconto “Unidici Calciatori”, all’interno della raccolta “Giovani Blues” della casa editrice Transeuropa. Il suo primo libro è del 1993, “Navi in bottiglia, 101 racconti”, a cui segue l’anno successivo “Oggetti da smarrire”, nel ’95 “In tempo per il cielo”, nel ’97 il libro per ragazzi “Videocronache” e “Passeggeri - Catalogo di ragioni per vivere e volare”, nel 1998. Dopo una breve pausa pubblica nel 2001 “Louisiana blues”, a metà tra il diario di viaggio e la galleria di ritratti, nel 2004 “L’artista”, vincitore del premio Garda, e nel 2006 “Non ci sono santi (Viaggio in Italia di un alieno)”. Nel 2007 pubblica una raccolta di monologhi, “Il vizio dell’amore”, trasformati poi in brevi cortometraggi interpretati da famose attrici di cinema e teatro, tra cui Amanda Sandrelli, Paola Pitagora, Isabella Ferrari, trasmessi dal canale televisivo satellitare Fox Life. Romagnoli è anche autore di alcune sceneggiature di teatro, cinema e fiction televisive, tra cui “Uno bianca” e “Distretto di Polizia”. Ha scritto i testi di “Con le mani”, un’azione scenica liberamente ispirata a Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Dal 1997 al 1999, è inviato a New York per il quotidiano italiano La Stampa, contemporaneamente partecipa in qualità di inviato ad alcune trasmissioni di Gad Lerner. Nel gennaio 2011 viene nominato direttore del mensile GQ, edito da Condé Nast, mantenendo tale carica fino al giugno 2013. Attualmente collabora con Vanity Fair e La Repubblica. Il suo ultimo libro, “Domanda di grazia”, è del 2013.

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Andar per castelli

testo Andrea Casadio - foto Studio Paritani

Dimore dei signori di un passato fastoso fatto di corti, dame, cavalieri e intrighi, i castelli della Romagna, dal Montefeltro alle pendici appenniniche ravennati, evocano il fascino di una storia che continua a suggestionare e a far sognare.

ANDAR PER CASTELLIstoria e fascinazione fra torri e mura merlate.

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Cavalieri in armatura e dame dalle trecce dorate, assalti cruenti e dolcezze cortigiane, torri svettanti nel cielo e oscuri recessi, forse popolati da misteriose presenze. Infinite sono le suggestioni che evoca nell’uomo contemporaneo la semplice visione di un castello, questo testimone di pietra che il Medioevo ha disseminato in tutta l’Europa a memoria della propria stagione, facendone il sim-bolo di un immaginario sempre vivo. Anche in Romagna, sarebbe possibile ipotizzare un orizzonte collinare senza una torre, un fortilizio, una muraglia anche diruta nella quale non emerga almeno la traccia di un’antica merlatura? Anche qui i castelli sono ormai parte stessa del paesaggio, in un equilibrio in cui natura, storia e cultura si uniscono a formare un organismo unico e in sé concluso.Per la verità, come è ben noto agli storici, l’idea di Medioevo comunemente invalsa è il frutto di un immaginario in gran parte ricostruito a posteriori, soprattutto dall’Ottocento in poi, dove una visione romantica e spesso fantasiosa perde di vista la concreta realtà storica, che è quella della evoluzione e delle contraddizioni di un periodo lungo dieci secoli. E così può forse stupire il sapere che uno dei suoi simboli, il castello, comparve quando il Medioevo aveva già percorso quasi la metà della propria parabola, nel X secolo, il “secolo di ferro” in cui le ultime invasioni “barbariche”, quelle degli Ungari, spinsero le popolazioni dell’Europa occidentale a raccogliersi presso fortilizi dove trovare rifugio nei momenti di pericolo. E può essere non meno sorprendente scoprire che questi primi “castelli” erano ben diversi da quelli che oggi siamo abituati a considerare come tali: nella gran parte dei casi, infatti, nient’altro che villaggi fortificati, con apparati di difesa che rara- Sotto, Rocca Fregoso a Sant’Agata Feltria.

In apertura, il castello di San Leo

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montani, conquistò la signoria sulle maggiori città della pianura. I Malatesta, ad esempio, castellani di Verucchio divenuti signori di Rimi-ni, e i da Polenta, originari – come dice il nome stesso – dell’omonimo castello alle spalle di Bertinoro. Culla dei Montefeltro, signori di Urbino, fu poi la rocca di S. Leo, l’antica Mons Feretri, sen-za dubbio la più ricca di storia fra tutte quelle della regione: sede di una fortificazione già in epoca antica, e nucleo della evangelizzazione dei territori circostanti con la presenza di S. Le-one, nel 961 fu il ridotto dell’ultima resistenza del re d’Italia Berengario contro l’imperatore Ottone il Grande, per passare successivamen-te al ramo dei conti di Carpegna che diede origine a sua volta, appunto, alla dinastia dei futuri duchi di Urbino. Fu questa, dopo il 1100,

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mente erano torri e barriere in muratura, ma più spesso semplici fossati e staccionate di legno.Anche la Romagna, nel secolo che precedette l’anno Mille, vide dispiegarsi sulle sue colline, ma anche nelle sue pianure, questa nuova teoria di fortificazioni: talvolta recuperando manufatti di epoca bizantina (Conca, S. Marino, S. Leo, Rontana, Tossignano…), altre volte con rea-lizzazioni ex novo (fra i più antichi, Montiano, Sorrivoli, Bertinoro). Dal momento che questi primitivi castelli successivamente scomparvero o subirono trasformazioni radicali, oggi è per noi impossibile ricostruirne le forme, e possiamo solo intuirle nei pochi casi fortunati in cui ci viene in aiuto l’archeologia: per esempio quello, veramente straordinario, del castello di Rontana, sopra Brisighella, dove le scoperte degli ultimi anni, e tuttora in corso da parte dell’Università di Bologna, stanno rivelando le tracce di una struttura imponente, che nel X secolo dominava la valle del Lamone ospitando non solo un presidio militare, ma anche una nutrita comunità di contadini e artigiani. Ma chi erano i costruttori e i proprietari di questi primi castelli? Oltre a famiglie di una emergente nobiltà laica, come ad esempio i Guidi, in questo periodo erano prima di tutto le istitu-zioni detentrici del potere, in Romagna soprattutto l’arcivescovo di Ravenna e i maggiori monasteri della città. Con il declino del potere arcivescovile, dopo il Mille, sarebbe emersa sempre di più la supremazia dei comuni cittadini, a loro volta detentori di proprie fortezze, e della nobiltà laica, che avrebbe fatto dei castelli la base di un potere destinato talvolta a grande fortuna. Una nobiltà “nuova”, dai cui ranghi uscì quella che, dalla fine del Duecento, discesa dai suoi lontani fortilizi

Bertinoro: da castrum a civitas.

Fra le vicende storiche dei castelli romagnoli, una delle più singolari è quella di Bertinoro. Sul “balcone della Romagna” l’esistenza di un castello chiamato castrum Cesubeum (l’attuale denominazione comparve attorno al 1100) è attestata almeno dall’anno 958, unitamente a quella della pieve, oggi scomparsa, di Santa Maria. Governata per circa due secoli da conti feudatari dell’arcivescovo di Ravenna, la città cominciò gradualmente a svilupparsi ai piedi della fortezza, che alla fine del Duecento divenne importante sede del rappresentante del governo papale in Romagna. Nel 1360 il cardinale Albornoz, per punire la ribelle Forlimpopoli, vi trasferì la sede vescovile, attribuendo così a Bertinoro il titolo di “città” (civitas). Dopo essere stata affidata in feudo ai Malatesta, che nel ’400 vi trasferirono parte della loro celebre officina libraria, dal secolo seguente, e fino al 1969, la rocca fu residenza del vescovo, assumendo definitivamente la forma attuale. Oggi, restaurata, è sede del Centro residenziale universitario e del museo interreligioso, mentre il ricordo della cultura cavalleresca improntata alla liberalità e all’ospitalità continua ad essere incarnato dalla famosa “colonna degli anelli”.

Veduta della rocca di Verucchio.

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l’epoca in cui i castelli assunsero la forma che noi oggi associamo invariabilmente a tale termine, con tutti gli elementi di un’immagine ormai “classica”: le mura di pietra o mattoni, merlate alla guelfa o alla ghibellina, le torri, il “dongione” (cioè la parte più interna e imponente, residenza del castellano), il mastio. La forma, in altri termini, del tipico castello “feudale”, sede del signore e culla di una vita di corte di stampo cavalleresco, che ancor oggi fa da contrappunto al paesaggio, soprattutto in collina, e da teatro alle più note suggestioni del Medioevo romagnolo, dalla Gra-dara di Paolo e Francesca alla Montebello di Azzurrina - perché anche in Romagna, e non solo in Scozia, non esiste castello che non abbia a buon diritto il suo fantasma. In effetti, molti esempi ci sono giunti parzialmente contaminati dalle trasformazioni di epoca rinascimentale, quando ormai l’epoca d’oro dei castelli volgeva al tramonto, insieme alla società che li aveva prodotti. Progressivamente abbandonati dai propri occupanti – ormai attratti dalla vita cittadina e dalle nuove “delizie” delle ville campestri - e resi obsoleti dallo sviluppo delle armi da fuoco, i vecchi castelli assunsero sempre più la forma della “rocca”, una costruzione dal tono più specificamente militare e dalla struttura in grado di reggere l’urto delle bombarde, con mura più basse e massicce, grandi torrioni angolari e bastioni di difesa (tipici gli esempi di Imola, Riolo, Lugo, Bagnara, Forlimpopoli). Da qui al “forte” moderno il passo fu breve, e il declino dei castelli definitivo. Quelli che non mantennero un ruolo militare, o una funzione residenziale o amministrativa, caddero infine in abbandono, talvolta diventando rifugio di briganti e malfattori:

emblematico, ancora una volta, il destino di quello di Rontana, che alla fine del ’500 ter-minò la sua secolare parabola quando venne definitivamente distrutto da un contingente del duca di Ferrara, chiamato dal papa per sgo-minare la banda dell’autoproclamato “principe di Romagna” Giacomo del Gallo, che nel ca-stello brisighellese aveva posto la base delle sue scorribande contro la pianura e la stessa Faenza. Un ultimo sussulto di Medioevo or-mai davvero fuori tempo massimo. Quel che ne rimase fu un’eredità di mura sbrecciate e torri diroccate che l’Ottocento romantico avrebbe infine riscoperto (e inseguito in sogno costruendo fantasiose fortezze ricche di guglie e merlature) e che ormai ci appartiene come una delle pagine più amate e affascinanti della nostra storia.

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In alto, la rocca di Santarcangelo. Sotto, il castello di Torriana.

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Il piccolo e suggestivo borgo di Piega sorge su una collina di arenaria non lontano dalla riva destra del fiume Marecchia, sui ruderi dove era situato il castello di Piega, il castrum Plagae. Dell’antico castello sopravvivono poche ma significative testimonianze, in particolare alcuni tratti della cinta muraria, il muro di scarpata della cortina difensiva e i basamenti di una torre e del mastio.

Il piccolo borgo deve la sua notorietà alla storica famiglia degli Olivieri e all’assedio del 1298 vo-luto da Galasso da Montefeltro e conclusosi con un eccidio efferato. Al castello di Piega è possi-bile ricondurre anche l’edificio di culto dedicato a San Martino, forse collocato sullo stesso luogo dove più tardi venne costruita la settecentesca chiesa della Beata Vergine Addolorata.

Su queste testimonianze storiche è stato recuperato il borgo, mantenendo intatti la suggestione e il fascino dell’antico complesso medioevale. La passione con cui è stato ristrutturato e la ricerca storica dei materiali e delle lavorazioni artigianali della Val-marecchia fanno rientrare questo intervento nei canoni della bioarchitettura.

Per informazioni sull’acquisto delle unità abitative: Claudio Tonelli - cell 335 7231890 - email [email protected]

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LA CASA CON ELEGANZA E PERSONALITàEsprimere il proprio stile con oggetti d’Autore.

Entrare nello showroom di oggetti d’Autore è un esperienza che coinvolge il visitatore in maniera piacevole e personale, in primo luogo perché la nuova sede, in Via domenico Martoni a Forlì, si sviluppa su una superficie di oltre 1.200 mq in cui è possibile vivere la sensazione di visitare una vera abitazione, in cui sono esposti mobili di grande classe e frutto di studi di design accurato, che hanno fatto e portano avanti la storia del mobile italiano e internazionale.Oggetti d’Autore è nato nel 2004 come showroom di poltrone Frau per ufficio, poi si è passati a proporre soluzioni di arredo per tutta la casa. Quando dal 2008 è subentrata Francesca Rambaldi, insieme all’architetto gloria Romboli, la competenza e l’accoglienza offerte agli ospiti dello showroom si sono incentrate sulla massima attenzione alle esigenze e del cliente offrendo soluzioni di altissimo livello. La casa è infatti il luogo fondamentale in cui una persona esprime la propria identità e ogni suo spazio deve essere caratterizzato da personalizzazione e funzionalità. Per questo è possibile all’interno di Oggetti d’Autore essere immersi in maniera reale

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nell’arredo di ogni ambiente della casa, partendo, ad esempio, dalle cucine, alcune di queste funzionanti, per poter testare con mano qualità del prodotto e mettere alla prova quella che potrà diventa la cucina della propria casa. Proprio nell’ambito dei marchi per la cucina, va segnalato che Oggetti d’Autore propone il marchio Bul-thaup, che rappresenta l’eccellenza nel campo dell’arredamento della cucina e che mancava nel nostro territorio da diversi anni. Vengono proposte anche cucine Dada e, per gli altri ambienti della casa, sono presenti nello showroom grandi marchi come Frau, Cappellini, Vitra e Molteni. Prodotti di altissimo livello dunque, uniti a un servizio di affiancamento al cliente per ottenere il risultato ottimale, come ribadisce Francesca Rambaldi: “Noi mettiamo i grandi marchi al servizio delle esigenze del nostro cliente: Oggetti d’Autore si contraddistingue senza dubbio per i marchi, ma la nostra volontà è quella di farci riconoscere per il nostro servizio. Siamo come il costumista dietro alle quinte, per noi i protagonisti sono i nostri clienti, sul palco sono loro che salgono, noi assistiamo la loro idea.”obiettivo puntato dunque sulla soddisfazione del cliente come ele-mento centrale e imprescindibile, non per niente le titolari preferiscono parlare di “visitatori” dello showroom e non di “clienti”, proprio perché “consideriamo ogni cliente il nostro mentore, colui che ci sta dando fiducia e deve capire che questa è

ben riposta. Il nostro obiettivo è la soddisfazione del cliente, in primo luogo per una questione di riconoscenza nei suoi confronti”. E senza dubbio professionalità e soluzioni eleganti sono le risposte migliori per affiancare i clienti nella rea-lizzazione di un arredamento in cui ritrovino se stessi e la propria personalità. Un ambiente elegante infatti non deve essere sinonimo di freddezza, anzi, come spiega Francesca Rambaldi, “deve essere studiato e al tempo stesso estremamente natu-rale, qualcosa di affascinante, ma non gridato, anche solo un ‘pezzo’ d’autore può rappresentarne lo stile. Il design, come la moda, non deve mai essere dozzinale né noioso, deve creare pezzi intramontabili come la Vanity Fair di poltrone Frau, disegnata sempre uguale dal 1929, che è l’esempio perfetto di un ‘pezzo’ che fa la differenza, che dona quell’eleganza giusta e sobria in qualunque circostanza. Per Oggetti d’Autore la casa deve essere il leitmotiv della vita del suo occupante, deve rappresentare la canzone del cuore, la melodia che ognuno di noi eleva a colonna sonora del proprio stile di vita.”

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SCENOGRAFIE DI STILI.Tempo di contaminazioni per l’arredo e il design. Uno stile contemporaneo retrò fa da leitmotiv al restauro di un villino anni ’40 in centro a Cesena, mentre a Rimini un appartamento in una palazzina anni ‘50 diviene uno spazio aperto grazie a linguaggi diversi messi in relazione tra loro. Così come a Ravenna un attico resiste al tempo e alle mode dosando sapientemente classico e moderno. Un melting pot che piace anche alle aziende: a Pesaro l’agenzia di comunicazione Acanto sceglie come propria sede una fattoria di campagna recuperata in modo creativo, a Reggio Emilia l’architetto Francesco Bombardi anima il Fab Lab, fabbrica di idee aperta ai nuovi artigiani dell’era digitale. E di idee innovative parliamo anche con il designer Francesco Trabucco, impegnato da sempre sulla difficile strada del passaggio dai progetti ai prodotti finiti.

CESEnA: nel cuore del novecentoRIMInI: Vivere a colori

RAVEnnA: Attico vintagePESARO: Recuperi creativi

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Accenti

LE SEDIE POP DI DASSASSO.

LUxURy LIVIng arriva a new york.

Massa Lombarda - Da un bidone in una discarica che, pur arrugginito, conservava le scritte di una compagnia di prodotti petroliferi inizia l’avventura di Alberto Dassasso nell’art-design. Con lampade e soprattutto sedie, a cui si sono aggiunti altri elementi di arredo: attaccapanni, armadi, sgabelli. Da ultimo, le motociclette. Ogni pezzo è originale, tutti pezzi unici riproducibili, certificati e numerati. La forma per le varie serie è la stessa, ma non il colore; per le sedie la spalliera rimanda alla Pop art: viene, infatti, utilizzata la parte del bidone che porta la scritta, o frammento di scritta, della compagnia. La struttura delle sedie non ha supporto interno: è la lamiera stessa che viene a formare un telaio autoportante. (A.S.)

new york - Dopo Miami e Los Angeles, Fendi Casa estende la propria presenza negli Stati Uniti con l’apertura del primo showroom del marchio forlivese Luxury Living a New York City. Una prestigiosa location al numero 153 di Madison Avenue, all’angolo con la 32esima strada, nel cuore di Manhattan, dove saranno presentate oltre alle collezioni Fendi Casa, altri marchi di Luxury Living Group quali Bentley Home ed Heritage - Alberto Vignatelli. L’intero showroom (nella foto) è una celebrazione di un life style elegante ed esclusivo. Gli ambienti, sviluppati su una superficie di oltre 1.000 mq

Soluzioni Innova per le facciate.

Rimini - Innova attraverso la creazione di una nuova divisione interna realizza rivestimenti di facciate per abitazioni, strutture alberghiere ed edifici pubblici, fornendo un servizio che va dalla progettazione esecutiva al montaggio di sistemi per facciate esenti da manutenzione. Innova propone pannelli HPL, sviluppati per le applicazioni in esterni. Costituiti al 70% da cellulosa e al 30% da resina sintetica e pigmenti colorati non inquinanti, offrono una resistenza ai raggi UV e alle variazioni di temperatura e un’inalterabilità dei colori elevate. Si possono così abbinare resistenza agli agenti atmosferici e lunga durata a tante possibilità di realizzazione. Un’altra opportunità sono le facciate ventilate: la robusta struttura portante su cui sono fissati i pannelli della facciata impedisce la formazione di condensa e umidità e riduce al minimo i ponti termici e le variazioni di temperatura. Tra l’estradosso del rivestimento e la parete retrostante in muratura è possibile interporre uno strato isolante.www.innovacantieri.it

e progettati dal team interno di architetti, sono caratterizzati da ricchi legni laccati e tonalità bronzee, cornice ideale per gli arredi e i complementi proposti. Lo showroom ospita anche la nuova collezione Heritage - Alberto Vignatelli, nata come evoluzione della collezione Luxury Living Interiors. Una prestigiosa linea di mobili e complementi che vuol essere un chiaro omaggio all’artigianalità delle lavorazioni, alla tradizione e all’eleganza, ricercata e perseguita con passione da Alberto Vignatelli, fondatore e presidente di Luxury Living Group.

Ph. Lidia Bagnara

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testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

Un mix di arte e architettura, di affetti e ricordi, fa da leitmotiv al restauro di questo villino anni ’40 in centro a Cesena. Studiato per mettere in luce il doppio volto di questa abitazione e creare un’atmosfera di forte calore umano.

NEL CuORE DEL NOVECENTOil contemporaneo retrò.

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Nel cuore del Novecento

In una zona residenziale al centro di Cesena, si aprono le porte di un delizioso villino dei primi anni ’40. Appartenente fin dall’origine alla famiglia della proprietà vede una nuova veste con la ristrutturazione magistrale dell’architetto Maurizio Belli, titolare dello studio Belliarch di Cesena. Volontà principale della committenza era quella di far rivivere le atmosfere e i sapori caldi degli anni ‘50, in ricordo della famiglia che vi aveva vissuto. L’amore per la casa in cui si è nati e cresciuti sono le linee guida; lo stile si rinnova mantenendo però il legame col passato, non solo nel cuore ma anche nell’utilizzo di molti degli arredi dell’epoca, come le bellissime poltroncine della zona soggiorno.Lo studio del restauro comprendeva tutto il villino, piano rialzato e piano primo, di cui siamo ospiti, e ha dato alla luce due soluzioni completamente diverse. Cambiata la classica impostazione di tipo razionale delle case dell’epoca, costituite dal corridoio centrale dal quale si accedeva alle varie stanze, è stata studiata una grande zona giorno, interamente dedicata al relax, spazio dei ricordi di un tempo e di oggetti d’arte contemporanea.Si vive il classico legame tra antico e moderno, il cambiamento dettato dai nuovi stili di vita; si vive il carattere di chi abita la casa, personalizzata nei minimi dettagli, che però non vogliono perdere il legame coi vecchi ricordi.Uno sposalizio forte tra forme e ricerca finalizzato alla creazione di un’atmosfera familiare che avvolge il visitatore.

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Nel cuore del Novecento

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La dimora si sviluppa su due livelli: quello in-feriore ospita la zona living, cucina, camera padronale e studio, mentre al livello superiore troviamo zona lettura, altro bagno e camera ospiti. Particolare di grande importanza è lo studio della pavimentazione, in sostituzione di quella originale più povera in cotto si è pensato all’utilizzo di graniglia, materiale che caratterizza la scala di accesso e le banchine delle finestre. È stata utilizzata una graniglia dai colori pastello, con l’aggiunta di pezzi decorativi che delimitano parte della zona giorno mirando a disegnare i contorni di un tappeto, mentre altri pezzi con al loro interno un fiore stilizzato diventano la linea guida del-la casa. La raffinatezza del dettaglio del fiore è visibile anche nella scala di accesso al piano superiore, interamente disegnata dall’archi-

tetto Belli e realizzata in ferro tagliato a laser; l’utilizzo del ferro viene riproposto anche nel rivestimento del camino.La zona living si colora di ocra, tinta a base di calce data con tecnica a pennel-lo, il disimpegno tra la zona giorno e la zona notte viene studiato come una piccola “cap-pella” dalle pareti dai forti toni ove spiccano ai lati due splendide stufe in ghisa, elementi di arredo acquistati su consiglio dell’archi-tetto stesso prima ancora di iniziare i lavori, quasi come elemento ispiratore. Bellissime le porte, tipiche romagnole degli anni ’50, origi-nariamente laccate, e portate a legno. Entrando nella cucina si ha una bella sensa-zione, sembra di entrare in una trattoria anni Cinquanta. Utilizzando due colori caldi viene riproposta la classica fascia lungo il perime-

In alto, il disimpegno con due stufe in ghisa. Sotto, la camera da letto padronale.

A sinistra e in apertura, la zona living con le poltroncine d’epoca e la scala in ferro.

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Nel cuore del Novecento

tro del vano per circa un terzo dell’altezza di color rosa salmonato, mentre il resto delle pareti si colora di un tenue ocra; spicca un grandissimo lavabo costituito da un pezzo unico in marmo disegnato dall’architetto Belli; segue il piano di lavoro realizzato interamente con tasselli in legno massello, grande opera di artigianato, cornice al piano cottura costituita dall’unione di ceramiche indiane così come indiani sono “i capitelli”, che sembrano sorreggere la grossa trave lignea posizionata sopra il piano di lavoro.Recupero, ricerca di oggetti appartenenti agli anni ’40 e ‘50, tinte calde: sono gli elementi caratteristici di questo vano.Tutto sembra condurci al concetto di unione tra il passato e il contemporaneo, dove design e arte segnano il duplice volto di questa casa e dove motivo di ispirazione sembra essere, come affermato dalla stessa proprietà, l’arte del pittore Carlo Cola. Colore a calce sull’azzurro caratterizza la camera padronale, bello il letto poggiato su piano in legno, studiato nei minimi particolari del progettista. Al piano superiore, che si affaccia sull’ampia zona giorno, risalta il tetto in legno e tavelle. Qui troviamo una zona lettura ove campeggia una bellissima lampada di design, acquisto suggerito dallo stesso Belli, una zona destinata alla camera degli ospiti e anche un secondo vano relax. Il mix di arte e architettura, l’unione di affetti e ricordi, diventa il leitmotiv del restauro di questo villino, con studi accurati che sono riusciti a donarci una forte sensazione di calore umano, comprendendo l’anima di chi qui vive.

La zona lettura allestita nel sottotetto con, nell’angolo, una lampada di design.

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A cosa porta assecondare le proprie passioni? A creare bellezza. Come è successo a Lorena De Gennaro nel mettere in “opera” le sue doti, creando un luxury B&B dal nome metaforico, OPERA 01. Nato l’11 dicembre a Cattolica. “Ho voluto realizzare un qualcosa che non c’era”, dice, “seguendo la vera filosofia del B&B, ispirandomi alla conduzione francese”. Una dimora di lusso, a pochi metri dal mare, dotata di tre intime stanze, allestite in un villino d’epoca, che ora recupera la sua antica vocazione, quella di casa per le ferie. Ove Lorena stessa ha trasferito la sua residenza. Uno stile sobrio, ove antico e moderno si fondono per creare un ambiente quasi domestico, che Lorena cura nei minimi particolari, vezzeggiando i suoi clienti con piccole attenzioni quotidiane. “Ho cercato di riproporre un mio ideale di vacanza, nato da esigenze e passioni molto personali” chiosa.

B&B OPERA 01Una maison de charme nel cUore di cattolica

Lorena proviene dall’ambito amministrativo, con un debole per i viaggi, il buon cibo e l’hôtellerie. Un elegante salone offre agli ospiti l’occasione di vivere gli spazi come fossero di casa, sfogliando una rivista o leggendo un libro davanti al camino. Mentre la sala da pranzo con terrazza si offre quale location ideale per la prima colazione.I nomi assegnati alle stanze giocano con quello della maison, ispirandosi a titoli di ope-re liriche: “Il flauto magico” con un romantico letto a baldacchino. “La madama Bat-terfly”, una suite dallo stile esotico. “I vespri siciliani”, due ampie stanze comunicanti, calde, adatte a famiglie o amici. La sauna pensata per due persone, “L’amico Fritz”, of-fre ai clienti l’occasione di una meritata pausa relax. Realizzare OPERA 01 è stata per Lorena una scommessa vinta! Perché il segreto di questo luogo è far felici le persone.

Via Del Prete Violante, 82- 47841 Cattolica RNT 0541.413755 - M [email protected] - W www.opera01.it

Via Del Prete Violante, 82- 47841 Cattolica RNT 0541.413755 - M [email protected] - W www.opera01.it

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Vivere a colori

Un vero interior designer lo si riconosce dal tocco distinguibile da progetto a progetto. Così avvie-ne per Silvana Tombini dello studio bilune. Il gusto innato per lo stile, la ricerca del dettaglio e dei tessuti non-tessuti, spiccano e personalizzano qualsiasi luogo lei visiti, rendendolo dirompente. Qui siamo a Rimini, non distante dal grande parco Marecchia, in un appartamento situato all’in-terno di una palazzina anni Cinquanta, a cui è stato annesso il piano superiore, ottenendo una metratura totale di 160 mq. Il luogo è pensato per una famiglia di quattro componenti: lui, Mauro Gabetta, colonnello pilota dell’aeronautica militare, Air Attacché presso l’Ambasciata italiana a Londra; lei Mary Rivieccio, avvocato, e le figlie adolescenti. Per attitudine personale e professio-nale amano ricevere e avere ospiti anche fissi in casa. Per ovvi motivi il nucleo viaggia molto, ne deriva un evidente amore per uno stile eclettico contemporaneo, che emerge anche dalla scelta delle carte da parati che delicatamente rivestono le pareti del living, i cui decori romboidali ricordano le fantasie dei tappeti Kilim. Un antico tavolo di famiglia in legno scuro dalla forma ovoidale é abbinato, per sdrammatizzarne l’importanza, a leggere sedie a contrasto, dirimpetto si staglia uno specchio gioiello con cornice a catena rivestito di foglie d’argento, questi due oggetti sono gli elementi preponderanti dell’elegante sala da pranzo. Poco più in là, a destra, si apre l’enorme cucina di legno scuro poggiata su un’audace parete nera in smalto, valorizzata dalla prepotente luce naturale che si espande nello spazio riverberata dal polmone verde esterno, un ambiente utilizzato dai padroni di casa per organizzare aperitivi e cene. Nel salotto, la scala in tek, in nuance con il resto del pavè, fa da incorniciatura leggiadra all’ambiente di-

testo Lucia Lombardi - foto Studio Paritani

Un appartamento riminese in una palazzina anni Cinquanta diventa uno spazio aperto e accogliente, in cui linguaggi differenti dialogano tra loro in un melting pot che si fa esperienza umana.

VIVERE A COLORIstile eclettico contemporaneo.

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Vivere a colori

venendone un tutt’uno. Un ampio e accogliente spazio dedicato al relax familiare è evidenziato dal maxi-divano che guarda verso il piccolo camino decor, impreziosito da elementi country-chic come il tappeto in vacchetta e la poltrona-tronco.A separare questi ambienti un bagno escamotage, vedo non vedo, dato da un corpo aggettante che crea un divisorio naturale tra gli spazi del piano giorno, divenendo allo stesso tempo armadio a scomparsa per oggetti e impianti, il tutto rivestito da una elegante carte papier de soie. Salendo al piano alto mansardato per l’essenziale scala in tek, priva di piede d’oca e con la seduta-contenitore, si apre un disimpegno con una grande cabina armadio specchiata, da cui si dipartono, con grande respiro, i vari ambienti. Sulla sinistra si trovano le stanze delle ragazze dai colori pastello, adoperati armonicamente da Silvana per ottenere un effetto delicato e allegro, consono alla loro età. Nella camera della più grande si sono ricavati più elementi guardaroba, collocati a diverse altezze seguendo l’andatura naturale del tetto, per vivere al meglio ogni metro ricavato, sono stati sfruttati punti luce naturali donati da piccoli abbaini in alzato. La carta da parati, dall’effetto handmade, ricorda i foulard indiani donando allo stesso tempo tridimensionalità alla parete e fungendo da sognante testiera del letto. Il bagnetto sulle sfumature del rosa antico, disposto su due livelli, è dotato di una grande specchiera illuminata a giorno dall’infisso a “vasi-stas”, attorno alla quale è possibile giocare e truccarsi come si fosse su una consolle e disporre del lavabo rotondo da più punti e da più persone contemporaneamente.

L’antico tavolo ovale collocato nella zona pranzo e abbinato a sedie leggere che contrastano con il legno. In apertura, il living con la scala a parete.

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Vivere a colori

Sulla destra si apre la stanza padronale, impreziosita dalle piccole voltine a soffitto che donano senso di ampio respiro alla stanza, soprattutto dalla posizione del letto, messe appositamente in evidenza dalla designer durante i lavori di ristrutturazione. I colori sfumati dal beige al tortora si raccordano con quelli naturali dei tessuti di tende e testiera del letto, quest’ul-tima imita nella bordatura le lavorazioni dei divani classici, Chesterfield. Uno specchio con cinque ovali, forma perfetta che ritorna metaforicamente nella casa, alleggerisce la parete-finestra. Ai lati del letto matrimoniale sono collocati originali ed imponenti tavolini laccati dal forte imprin-ting retrò, nonché un simpatico pouf imbottito, con le gambe ad incrocio all’antica Roma, rivisto in chiave seduttiva Parigi anni Venti, che all’occasione è seduta o tavolino porta accessori. Un ampio guardaroba s’incunea nel sottotetto, creando un’ampia e aperta cabina armadio, quasi da atelier di moda.Il bagnetto privato, dotato di tutti i confort, ha forti elementi caratterizzanti, il mobile in resina pensato su misura, com’è in uso dallo studio bilune, su cui poggia un lavabo irregolare è imprezio-sito da delicati pomelli-bottone bicolor, dal chiaro rimando Déco. La vasca s’incunea nel sottotetto creando un effetto nido. Un luogo ove ripararsi per recuperare le energie provenienti dal cielo che si scorge dal lucernario sovrastante. Il risultato è un appartamento vero, che trasuda gioia di vivere, dove stili differenti dialogano tra loro. In un melting pot che si fa esperienza umana.

La stanza padronale con il comodino laccato e la cabina armadio che si apre sulla destra.

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Via Bizet, s/n - Cattolica (RN) | Tel. 0541.960034 | Fax 0541.821329 | www.artegessi.com | [email protected]

Azienda leader nel settore dei sistemi costruttivi a secco utilizzando tecniche sempre più innovative e all’avanguardia nel rispetto del benessere abitativo e delle normative

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Attico vintage

testo Linda Antonellini - foto Massimo Fiorentini

Il fascino del classico abbinato alla funzionalità del moderno crea uno stile capace di resistere alla sopraffazione degli anni e delle mode. Tra collezioni di ceramiche e bauli, auto e stampe d’epoca.

ATTICO VINTAGEla casa senza tempo.

“La casa deve essere senza tempo; è importante che non sia collocabile in un’epoca storica e in un contesto stilistico, perché il suo design non passi mai di moda”. È questo il mood seguito dal proprie-tario di questo attico che, pur non essendo un interior-designer, con attenzione e sapienza è riuscito a dare un sapore “ever green” alla sua abitazione. Il segreto principale sta nell’utilizzo della ceramica: essa deve comparire solo come soprammobile e non pavimentare o rivestire bagni e cucina, perché in questo caso darebbe indicazioni utili per intuire l’epoca di realizzazione.Il gusto ricercato dei padroni di casa si evince principalmente dall’eleganza degli elementi d’arredo. Oltre alle sedie del soggiorno e alle poltrone in seta di cotone, anche il letto è della Frau; ai lati dello stesso due abatjour in tessuto plissettato e plexiglass della Kartell illuminano le pareti rivestite in raffinata carta da parati a cui è affissa una tela raffigurante una Madonna del ‘600. Sulla parete di fronte al letto risalta invece un pregiato comò lombardo in stile Luigi XV, realizzato con vari legni intarsiati e spinettature a rombi. Sempre lombardo, in soggiorno, è lo scantonato mantovano dell’800 su cui poggia una preziosa collezione di argenti e candelabri. Un quadro della pittrice russa Tamara De Lempicka dona invece colore alla parete che divide la zona giorno dalla cucina: questa pregiata opera, acquistata a Madrid, ritrae una figura femminile entro una cornice nera e oro, tipico soggetto della pittrice che si è contraddistinta come rara figura di rilievo nel panorama artistico della rivoluzione russa nel periodo fra le due guerre. Stesso periodo di provenienza per le ceramiche Rometti che il padrone di casa espone in soggior-no: nascono infatti nel 1927 a Umbertide (Perugia) col nome di “Ars Umbra”, un marchio nato dalla

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Attico vintage

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Attico vintage

volontà di produrre oggetti che siano sintesi di arte, artigianato e produzione industriale, in linea con le nuove tendenze applicative del design internazionale. Proseguendo il tour in questa pregevole dimora, nel disimpegno che divide la zona giorno dal reparto notte incontriamo pratici sensori di illuminazione magnetici che fungono da segna-passi. Appeso alla parete un poster del 1984 che rappresenta un transatlantico di Razzia per Louis Vuitton, il marchio di tendenza della moda italiana creatore di manifesti d’arte e stampe di “design d’epoca”. Interes-sante è poi la collezione di bauli Louis Vuitton che i proprietari espongono come veri e propri pezzi da museo. Di particolar pregio quello verticale in camera da letto realizzato per un committente che lo ordinò fuori quota, alto 145 centimetri e datato 1929; interessante anche quello del 1926 che riporta la dicitura della derivazione d’origine, Malle Edison Paris ’15-18. Affascinante è la storia racchiusa in questi bauli, che contenevano abiti di gala e accessori da crociera. Ancora oggi il loro numero di serie inciso indica la personalizzazione con iniziali, stemmi nobiliari o motivi a bande nei colori del casato. La celebre tela cerata con il monogramma è infatti l’indiscusso emblema della maison dal 1854, anno in cui Louis Vuitton aprì il suo primo negozio in Rue des Capucines a Parigi, portando nel giro di pochi anni una serie di innovazioni nella creazione di bauli da viaggio, dapprima, rivestiti con il pattern a scacchi beige e marrone, noto come Damier, e successivamente con il mo-tivo ideato dal figlio Georges Vuitton, ispirato ai tradizionali simboli del Japonisme. Nasceva così il Monogram Louis Vuitton: un motivo composto da un fiore con quattro petali rotondi racchiuso in un

Uno scorcio del living con in primo piano uno dei bauli Louis Vuitton della preziosa collezione dei proprietari.

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Attico vintage

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cerchio, un diamante con i lati concavi e le iniziali intrecciate del padre, morto quattro anni prima. Oltre ad un tavolino fiorentino in stile barocco, e ad un altro creato appoggiando una lastra di vetro su un baule d’epoca, in salotto di notevole pregio è anche il pianoforte da parete: uno “Steinway & Sons”, oggi considerata una delle più importanti aziende costruttrici di pianoforti da concerto, a livello mondiale. Sempre nello stesso ambiente svetta un’elegante libreria in legno, realizzata su misura e dipinta a mano dall’artista ravennate Noemi. Sugli scaffali, oltre a libri su orologi e nautica, troviamo un elegante modellino Riva di Acquarama e molte monografie sulla Porsche, altra passione del padrone di casa. Anche il soppalco, adibito a studio, presenta numerose foto d’auto d’epoca affisse a travi e pareti: decine di modelli ormai introvabili, nei colori storici della Porsche, auto custodite gelosamente presso le autorimesse di una villa in campagna e presentate in varie Fiere d’Auto d’epoca, che il proprietario frequenta al fine di scambiare con gli appassionati del settore modelli e opinioni. Proprio in occasione di una di queste fiere, l’acquisto più insolito ed esclusivo che il padrone di casa potesse fare: una tigre malese “Oara” imbalsamata, lunga 2 metri e mezzo e pesante 198 chili, che rivolta verso l’ingresso, incute ancora soggezione agli ospiti.Riportando lo sguardo agli scaffali incrociamo altre ceramiche storiche e bambole Lenci, ricercati oggetti da collezione esposti nei musei di tutto il mondo; una scaffalatura a boiserie color tortora ha una parete che da un lato nasconde scarpiera e sgombra-roba, mentre dall’atro espone ceramiche del ‘900. Tornando alla zona pranzo, un elemento trasparente non passa inosservato: un tavolo in vetro

curvato FIAM acquistato da Biagetti, dal design tanto artigianale quanto industriale che fonde tradizione e innovazione tipica della creatività del fondatore Vittorio Livi. Alle spalle del tinello c’è la cucina rivestita in marmo rosso Verona; sopra i pensili fanno bella mostra una rassegna di stampe pop-art e pubblicità anni ’40, con reclame a tema prettamente culinario.Nel corridoio, una scala minimale realizzata da gradini aggettanti affissi al muro e senza corrimano porta al soppalco, mentre rimanendo al piano attico, separato da una porta sempre della Garofoli, troviamo il raffinato bagno rivestito a boiserie su misura in legno color salvia, dotato di una confor-tevole doccia-sauna “Infinity” con cromoterapia, un lavandino in marmo di Carrara e una lampada alogena ad aplique della “Giodi a mano”. Come il titolo dello straordinario romanzo di Alfred Elton Van Vogt “La Casa senza Tempo”, questa abitazione svela il segreto per resistere alla sopraffazione degli anni e delle mode. Basta far dialogare con armonia materiali come il ferro, il marmo ed il legno (utilizzato anche per la pavimentazione di tutti gli ambienti in Tek mosaicato chiaro&scuro, secondo il disegno del committente). Il fascino dello stile classico, abbinato alla funzionalità del moderno, ci offre un design che non segna il tempo ma ne esalta le peculiarità.

La stanza padronale con il bagno privato rivestito da una boiserie in legno color salvia.

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Nome Cognome

testo Serena Focaccia

Sempre più spesso le imprese a grande tasso di creatività decidono di spostare le sedi operative in ambienti rurali, lontano dalla città. È solo nostalgia di un mitico passato o c’è qualcosa di più? All’agenzia Acanto di Pesaro ritengono che i van-taggi siano evidenti e tangibili, anche per la produttività.

RECuPERI CREATIVIle farm del nuovo millennio.

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Nome Cognome / 91

Nome Cognome

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Recuperi creativi

L’agenzia Acanto, fondata venticinque anni fa a Pesaro da Carlo Beccatti e Carlo Piazzesi, è un’agenzia di comunicazione integrata. Il “braccio” del web di Acanto è Websolute, nato quin-dici anni fa, realtà più giovane ma non meno matura. Negli ultimi otto anni si è assistito infatti a un forte sviluppo del web e di tutti i servizi correlati: da semplice mezzo di informazione e comunicazione è divenuto il perno di tutte le attività professionali e imprenditoriali, a partire dall’e-commerce fino al più recente cloud computing. In qualche anno, da trenta persone, con una sede vicino a Pesaro, l’azienda è passata dunque a contarne centodieci e di conseguen-za, per poter lavorare in spazi adeguati, è sorta la necessita di spostare la sede. “Di andare nella zona industriale o in un centro commerciale non avevamo molta voglia” racconta Carlo Beccatti, “e così, ispirati alla prima web agency italiana, H-Farm di Treviso, che ha una sede in campagna, abbiamo cercato un posto fuori città”.La ricerca di un connubio tra utilizzo di tecnologia all’avanguardia e ambienti lavorativi acco-glienti e stimolanti professionalmente ha portato da tempo alcune delle aziende più sensibili e attente a organizzare gli spazi lavorativi in modo informale, non legato al concetto tradizionale di ufficio. Alcune, in particolare, hanno puntato sulla valorizzazione degli spazi verdi. Si pensi, ad esempio, al recente progetto del quartier generale della Apple, di cui si sta avviando la costruzione a Cupertino, in California, dove gli uffici sono posizionati in un immenso edificio circolare, con pareti in vetro, aperto all’interno su un parco alberato. Non è solo una tendenza

di moda, ma un’evoluzione necessaria per tutti i luoghi di lavoro in cui la creatività è considerata perno della produzione. Ma mentre negli USA si riadatta il posto di lavoro ispirandosi ai campus universitari qui - dove non c’è un modello simile a cui ispirarsi, con-siderato che la maggior parte delle università sono incastonate negli abitati - si assiste ad un allontanamento dalla città, inevitabilmen-te verso la campagna. Acanto ha puntato sul recupero di una serie di case vicine, tutte fatiscenti, con annessa stalla. Un progetto di non facile realizzazio-ne, anche per i lunghi passaggi formali e bu-rocratici necessari all’avvio delle attività di restauro e ripristino. Alcune case erano vin-colate, mentre la stalla, che era più recente, è stata abbattuta: “Al suo posto - continua

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Recuperi creativi

Beccatti - abbiamo costruito una struttura in legno e vetro. Abbiamo inoltre potuto scavare sotto le costruzioni e realizzare un’ampia zona interrata dedicata a uffici”. La superficie totale è di 1.200 mq. Tutto il primo piano, che è ancora in fase di completamento con la copertura di un terrazzo, è dedicato agli uffici direzionali, mentre gli altri spazi sono adibiti a uffici esecutivi e sale riunione. Il fatto di essere in un luogo piacevole, in mezzo alla natura, aiuta a lavorare meglio e una sede grande stimola la socializzazione e spinge le persone a crescere pro-fessionalmente e a scambiare le conoscenze: “E comunque si vive meglio, in estate per la pausa pranzo si può mangiare al sole prendendosi un momento di relax e socialità”.Questa sede “decentrata” non ha dato problemi particolari di logistica. È situata a circa due chilometri dal casello autostradale e, per venire incontro ai dipendenti, è stato attivato un servizio di navetta che al mattino fa il giro di Pesaro, passando anche dalla stazione, e poi alla sera ritorna in città.Non poteva mancare, per finire, un occhio di riguardo per le fonti di energia rinnovabi-li: “Abbiamo voluto essere all’avanguardia anche per quanto riguarda le fonti energetiche e abbiamo realizzato un impianto di geotermia che ci permette di coprire il 50% dei consumi”. Presto sarà realizzata inoltre una copertura nei parcheggi con pannelli fotovoltaici per pro-durre il restante 50% di energia necessaria allo stabile.

Il Borgo dei Casoni Fumanti rinasce a Mezzolara di Budrio.

Un tempo convento benedettino, il Borgo dei Casoni Fumanti nel ‘500 fu trasformato in una dimora signorile di campagna e oggi è sede di Omnia factory, di Omnia Relations,

agenzia di comunicazione, promozione e relazioni pubbliche diretta da Chiara Caliceti, che qui - dopo due anni di restauro conservativo - ha affiancato alle attività dell’agenzia

un’osteria, con il centro di raccolta delle antiche ricette di casa e il bar autogestito, e il Circolo dei Casoni, con libreria per il book exchange.

Il Borgo dei Casoni Fumanti di Mezzolara di Budrio rappresenta un’evoluzione del concetto di azienda “in fuga” dalla città, si propone infatti anche come spazio aperto

per eventi culturali e sociali al fine di recuperare la memoria e la tradizione di un borgo che oggi conta appena una trentina di abitanti e che si trova a metà strada tra Ferrara

e Bologna, un’azienda che non solo si localizza fuori città per ragioni strategiche, ma che si propone come polo attrattivo di attività istituzionali al servizio della comunità.

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UN VIAGGIO NEL MERAVIGLIOSO E SCONOSCIUTO MONDO DELLE CELLULE STAMINALI La Fondazione InScientiaFides ha prodotto il cortometraggio ‘The Cell of Life’

Un italiano su due non conosce le cellule staminali. Oltre otto italiani su dieci confondono le embrionali con quelle adulte, ad esempio contenute nel sangue del cordone ombelica-le. I dati rilevati dall’ISPO fotografano un’Italia penalizzata nella conoscenza di uno scenario fondamentale della ricerca medico scientifica. Eppure, per stare alle staminali cordonali, recentemente a Montecarlo è stato ricordato che il primo trapianto avvenne 25 anni fa; mentre sono 30.000 quelli effettuati fin qui in tutto il mondo.

“Serve educazione sanitaria, servono regole modernee il sostegno alle strutture certificate e sicure”.

Luana Piroli, presidente della Fondazione InScientiaFides, non è sorpresa: “è davvero così, ma è straordinariamente diffusa la domanda di conoscenza che incontriamo ogni giorno nelle nostre iniziative di educazione sanitaria. I dati certificano la sconfitta dello sta-tus quo e le responsabilità sono enormi. Più che ricercare i colpevoli, invoco regole certe, moderne, che premino la qualità degli operatori, che ignorino rendite antiquate, interessi particolari e polverosi pregiudizi”.Regole che informino sulla possibilità, al momento del parto, sulla possibilità di donare o conservare le cellule staminali contenute nel sangue del cordone ombelicale. Invece 95 cordoni su 100 finiscono nei rifiuti, mentre quelle staminali possono guarire oltre 70 patologie. è un prelievo sicuro, indolore, meno invasivo di altri pur efficaci, come quello dal midollo osseo. L’ultima iniziativa di educazione sanitaria della Fondazione InScientiaFides è la produzione di un cortometraggio, ‘The Cell of Life’, protagonista nella sezione ‘Children World’ al recente San Marino Film Festival. Il corto aiuta a comprendere cos’è una cellula staminale, in che modo è utile nella vita di un organismo umano, come può essere conservata. Presso la Fondazione InScientiaFides sono disponibili altri strumenti, come il libro illustrato ‘Una storia lunga un cordone’; l’omonima biobanca organizza invece periodici Family Day in tutta Italia; frequenti gli incontri pubblici e i seminari scientifici. Tutto per diffondere conoscenza sul meraviglioso mondo delle cellule staminali.Per informazioni: 800 913 765

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Per informazioni: area | Embassy viale Vespucci, 33 Rimini - [email protected] - tel 0039.349.2269853

Situato nel cuore di Marina centro a pochi passi dalla spiaggia ed al contempo vicino al centro storico, Embassy abitare il mare sorge nella zona residenziale e commerciale più ambita e conosciuta della città.

Un progetto straordinario per restituire alla città un pezzo della propria anima.

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Si chiama Fab Lab ed è una fabbrica di idee aperta ai nuovi artigiani dell’era digitale. Il format arriva dagli States: Fab sta per fabrication e Lab per laboratory, e insieme i due concetti identificano un nuovo modo di fare sperimentazione, concepito come rete di relazioni e progetti aperta ai giovani crea-tivi, pronti ad interagire con le imprese. In Italia i Fab Lab sono una decina, uno solo in Emilia-Romagna, a Reggio Emilia. A crearlo è l’architetto Francesco Bombardi, 41 anni, partito da Meldola (provincia di Forlì) e approdato nella città emiliana dopo aver raccolto idee ed esperienze in giro per il mondo. “Milano, Barcellona, Parigi, Bologna e l’Australia sono state le tappe principali del mio percorso - dice Bombardi - in cui mi sono arricchito di stimoli e ho aperto i miei orizzonti per poi scegliere l’Italia, anche se non esattamente nel punto da cui sono partito. Dopo gli anni di lavoro parigini il rientro è stato nel cuore dell’Emilia-Romagna, a Bologna; poi la scelta di vivere nella ‘provincia’, Reggio Emilia, che con la sua qualità di vita e i suoi famosi asili è stato il contesto ideale per cre-scere le mie figlie, Aurora e Mariasole. Meldola, dopo tanti spostamenti e grazie ai miei genitori sprint, mi è sempre sembrata comunque dietro l’angolo, senza scordare le mie prime esperienze di officina nel piccolo laboratorio di mio nonno, il Maestro Paolini, a Galeata”.

96 / Francesco Bombardi

Francesco Bombardi

testo Roberta Brunazzi

I nuovi artigiani dell’era digitale si ritro-vano al Fab Lab, innovativo laboratorio creato a Reggio Emilia dall’architetto romagnolo Francesco Bombardi. Qui nascono oggetti e prototipi, pronti per incontrarsi col mercato.

FRANCESCO BOmBARDIpensare con le mani.

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Come è nato Fab Lab? E come si sostiene economicamente?“È nato dall’ambizione di portare nella mia città un progetto che avevo avuto la fortuna di cono-scere durante un workshop sulle Smart Cities, tenuto ad Amsterdam nella primavera del 2012. Grazie al contesto ricettivo di Reggio Emilia il progetto ha trovato ascolto nell’amministrazione e investitori in Reggio Emilia Innovazione (REI). Il 27 ottobre 2012 l’inaugurazione allo Spazio Gerra, con un programma ricco di attività ed iniziative per sostenere un modello di business studiato per la sostenibilità economica ed il rientro degli investimenti”.In quanti collaborate, e come è organizzata la struttura?“La gestione del laboratorio è di mia responsabilità con Fernando Arias Sandoval e con il supporto di REI e dei curatori dello Spazio Gerra (per l’arte contemporanea). In realtà il Fab Lab vive ed espri-me il valore di una community molto più estesa fatta di persone che partecipano alle attività, ai workshop, ai progetti, a stages e ricerche universitarie, ad eventi istituzionali ma anche informali”.Ultime cose realizzate al Fab Lab:“Le attività qui sviluppate hanno portato alla produzione di molti oggetti e prototipi, dalla mac-china del caffe a 12 Volt Redox alla vetrina dinamica, fino al giardino digitale con controllo in remoto... Ma il vero valore innescato da questa modalità di ritrovarsi intorno al fare è costituito dalle relazioni, dalle opportunità che nascono dall’incontro e dall’essere accomunati dal linguaggio universale e dei codici della tecnica, ormai resa accessibile a tutti grazie ai progressi nei processi

Francesco Bombardi

Francesco Bombardi / 97

di democratizzazione della produzione. Non a caso il Fab Lab è stato segnalato come best practise nella Social Innovation Agenda 2013 del Ministro Profumo - Miur”.C’è un progetto a cui tieni in modo particolare?“Più che i progetti sono le persone, attraverso l’espediente dei progetti, i soggetti a cui tengo di più negli obiettivi di programmazione e di generazione di rete. La soddisfazione sta nel vedere giovani già attivi nella community del Fab Lab venire assunti dalle aziende con cui abbiamo collaborato, o persone che sono cresciute professionalmente attraverso i nostri corsi per poi lanciare start up innovative, o più semplicemente nel vedere negli occhi dei bambini delle scuole la meraviglia generata dalla coscienza di poter costruire un piccolo robot con le loro mani. Questo per me è il miglior premio”.Esportare il modello Fab Lab:“I Fab Lab appartengono ad un network. A partire dal primo Fab Lab lanciato al MIT di Boston si sono diffusi in tutto il mondo con la libertà di esprimere il carattere sempre diverso della cultura territoriale in cui si insediano. In questo senso l’Emilia-Romagna ha un grande vantaggio nel poter trasmettere eccellenza nella tradizione culturale e industriale ad ogni eventuale nuovo laboratorio. Perciò è auspicabile che ogni città abbia un suo Fab Lab e che tutti siano in rete e solidali, per costruire un network regionale attivo a sostegno della formazione e sviluppo di ricerca anche at-traverso l’autoproduzione e lo scambio di conoscenza. La Romagna non può stare a guardare!”.

Sopra, il giardino digitale con controllo in remoto, a fianco un laboratorio di Fab Lab. In apertura, Francesco Bombardi (al centro) assieme ai relatori del “Creativity day” tenuto a Milano a fine settembre.

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Dal design allo sviluppo del prodotto. Il passo sembra breve e invece è spesso lunghissimo, in un percorso irto di incognite e difficoltà, che rimane però l’unico praticabile per trasformare un progetto in qualcosa di concreto. Su questa strada cammina da una vita Francesco Trabucco, architetto e designer, professore ordinario di disegno industriale al Politecnico di Milano, vincitore di numerosi premi internazionali tra cui il Compasso d’Oro, il Gutte Forme, il Bio.“In Italia - afferma Trabucco - il design è oggi inteso talvolta come qualcosa di frivolo, materia deco-rativa per archi-stylist. Lanscape design, web design, design dei sistemi e dei servizi... va tutto bene, ma resta comunque fondamentale concentrarsi sui prodotti che poi vengono immessi sul mercato”.Uno dei più recenti prodotti su cui Trabucco ha concentrato la propria attenzione è Solingo, primo ciclomotore al mondo ad utilizzare l’energia solare come fonte di alimentazione, lavoro realizzato attraverso Cefriel, centro di ricerca del Politecnico di Milano col quale collabora.

Un innovativo cityrunner realizzato dalla bolognese Wayel in collaborazione con Rinnova Romagna Innovazione, società forlivese partecipata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Università di Bologna e Camera di Commercio di Forlì-Cesena. “Progettare un veicolo - afferma il designer - è sempre piuttosto difficile, per ragioni tecniche e per la complessa semantica legata ai mezzi di trasporto. Gli scooter sono poi solitamente carat-terizzati da elementi simbolici che richiamano la forza e la velocità: in questo caso ci siamo invece spostati su un’immagine più legata all’ambiente e alla mobilità eco-sostenibile, creando qualcosa di diverso. Non è stato facile, visto che si tratta di una nuova tipologia di prodotto”. Quali sono le nuove frontiere del design?“La sua fenomenologia oggi è molto cambiata e si estende a molti prodotti immateriali, gli smartpho-ne ne sono un classico esempio. In questo periodo di grande evoluzione, però, l’Italia rischia di rimanere indietro. Non ha mai investito un euro nel design, non esiste nemmeno come professione riconosciuta. Il Politecnico di Milano è un’eccellenza, ma rischia di rimanere un fatto isolato”.E il resto del mondo, come si sta muovendo in questo settore?“Germania, Stati Uniti, Inghilterra esprimono oggi un design di altissimo livello. Cina e Corea stanno investendo cifre consistenti in questo campo, anche a sostegno delle imprese che si affidato a desi-gner qualificati. Pensano a questa professione in chiave economica, cosa che dovremo cominciare a fare anche in Italia, per non perdere una cultura fondamentale al servizio delle imprese”.

98 / Francesco Trabucco

Francesco Trabucco

testo Roberta Brunazzi

FRANCESCO TRABuCCOdal design al prodotto.

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