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INDICE - aiacetorino.it · Baglioni Z. Inizia ad avvicinarsi alla musica per il cinema nella metà degli anni Ottanta ... spartiti da abbinare alle immagini ma uno studio continuo

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INDICE

INSPIRED BY: HANS ZIMMER

pag. 3 - NON SOLO MUSICA PER IL CINEMA MA MUSICA PER OGNI COSA di Matteo Merlano pag. 7 - IL CORSARO DELLE 7 NOTE di Alessandro Amato

CRONACHE DA TORINO

pag. 9 - IL CERN AL CINEMA, IL CERN E IL CINEMA di Carlo Griseri

RUBRICHE

pag. 11 - RAZZA SELVAGGIA - IL CINEMA DI PASQUALE SQUITIERI di Alessandro Amato

pag. 14 - AZIZ ANSARI PUO' SOLO STUPIRE di Camilla Lasiu pag. 16 - DAL LUSSEMBURGO, I VAN MAELE di Carlo Griseri

pag. 18 - 2000. GLI ANNI D'ORO DEL MOCKUMENTARY di Matteo Merlano

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Anno 1 – Numero 2

Maverick è una pubblicazione realizzata da Aiace Torino, a cura di Alessandro Amato, Carlo Griseri,Camilla Lasiu, Giorgia Lodato e Matteo Merlano

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HANS ZIMMER, NON SOLO MUSICA PER IL

CINEMA MA MUSICA PER OGNI COSA

D I M A T T E O M E R L A N O

Torino ha avuto molti ospitiillustri negli anni. Daglieconomisti agli industriali,passando per artisti,intellettuali, filosofi emusicisti anche Mozart passòdalle strade sabaude, maquesta è un'altra storia . Loscorso ottobre un'altragrande personalità harespirato la polverosa ariatorinese: Hans Zimmer, unodei più grandi compositori dicolonne sonore viventi, °nella classifica dei cento geniviventi insieme all'illustrecollega John Williams chenon ha bisogno dipresentazioni, nda . Eh si, la convention dellaView Conference 8 ha 

fatto il colpaccio quest'anno.Uno dei personaggi piùrichiesti e acclamati al mondoè stato accolto nella splendidacornice postindustriale delleOGR di Torino in una salagremita e fremente, quasi siaspettasse una rockstar o undivo di Hollywood.  Molto si parla di Zimmer,classe 95 , tedesco matrapiantato prima in quel diLondra e poi negli stati Uniti,dopo una gavetta cometastierista free lance emusicista punk/new wave acavallo tra anni Settanta/Ottanta da ricordare lecollaborazioni con le bandcult Ultravox, The Buggles, incui compare anche nel video 

della celebre Video Killed TheRadio Star, min. :5 , e con gliitalici Krisma e ClaudioBaglioni . Inizia ad avvicinarsialla musica per il cinema nellametà degli anni Ottantasfruttando la sua maestrianell'uso dei sintetizzatori edell'elettronica tanto chemolto del suo stile si deve aGiorgio Moroder, ai tedeschiKraftwerk e a Vangelis. Non ha un inizio facile con lacomposizionecinematografica, lavori piccolie spesso coincidenti con flopal botteghino sembranominare la sua carriera, ma lasvolta arriva nel 9 quandoBarry Levinson lo sceglie perle musiche del celebre 

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Rain Man – L'Uomo dellaPioggia. Le sue note sinteticheed elettronicheaccompagnavano il viaggio diTom Cruise e DustinHoffman tra l'America ruralee Las Vegas e fu subitosuccesso, tanto da ottenere lasua prima candidaturaall'Oscar famosissimo il temadel film che qui in Italia feceanche da sigla ad un celebreprogramma naturalistico Raidi parecchi anni addietro e laconsacrazione tra i nuovi astrinascenti della musica per ilcinema in un'epoca in cui lostile sinfonico/classico in stileWilliams/Goldsmithspopolava tra i blockbusterhollywoodiani. Proprio in questo si distinseZimmer, nello stile sinteticoma che coglieva l'emozionedella pellicola, senza bisognodi grandi orchestre. Fu l'iniziodel cosiddetto Zimmer Style. L'Estetica Zimmeriana: Ritmi sincopati, essenziali conmassiccio uso di strumentielettronici ma nontralasciando la tradizione,utilizzando anche strumenticlassici e orchestrali. Pochiaccordi, anche ripetuti ma checon uno stile unico econtaminazione etnicheentravano in testa. Il perfettoconnubio tra l'esteticaminimal tanto cara a i nordicieuropei ed un esotismo cheiniziava a prendere piede. Questo momento, consideratoil “Primo periodo”zimmeriano, racchiude moltilavori soprattutto percommedie o film a medio 

budget: Green Card  P. Weir,99 , A World Apart  C.

Menges, 9 , Driving MissDaisy  B. Beresford, 9 9 ,The Power of One  J.G.Avildsen, 99 . Questiesperienze sono una sorta di“palestra” per Zimmer in cuisperimenta diversi stili,tonalità, diverse tinte emotive,dall'allegria spensierata delloscore del film di Weir a notepiù marziali per il drammaambientato nel Sudafricadell'Apartheid A World Apart. Colonne sonore eccellenti,apprezzate e che piantarono ilseme della poetica musicale diZimmer, tanto da divenireuno stile imitato. Ridley Scottnon tarderà a comprendere ilpotenziale musicale edemotivo creato dal giovanecompositore tedesco e nel9 9 lo ingaggia per lo score

del noir metropolitano BlackRain, ambientato tra NewYork ed una fumosa Osaka, lenote di Zimmer saltano trauno stile orientale ed unsintetismo che danno allapellicola un'aura unica e sipongono come base per lafase successiva della musicazimmeriana, quella per cui èpiù riconosciuto, quel misto diritmi martellanti e sincopatila traccia Suite N°1 ne è

esempio lampante, un mix diorchestra sinfonica edelettronica . Questa evoluzione, oltre allacollaborazione con Scott,durerà parecchi anni dandocosì il via allo Zimmer chetutti noi conosciamo di più.

Action Hans! Negli anni Novanta Zimmergodrà di una ispirazionecreativa che lo porterà acomporre tra i suoi score piùcelebri. Thelma & Louise,sempre diretto da Scott,l'adrenalinico commentomusicale a Fuoco Assassino diRon Howard, 99 , altroautore con cui collaboreràspesso e soprattutto le noteepiche, tribali e commoventide Il Re Leone che glidaranno la soddisfazione delprimo e unico, fino ad ora,Oscar nel 99 . Composizioneche unisce ritmi e cori africaniad un uso epico ed emotivodella piena orchestra tuttoremixato con uso disintetizzatori, insomma ilprimo vero capolavoro diZimmer. Ma sarà l'azione,l'adrenalina, le sparatorie e leesplosioni checaratterizzeranno le sue notenegli anni Novanta con lecolonne sonore di actioncampioni d'incasso comeAllarme Rosso T. Scott, 99 ,The Rock M. Bay, 99 ,l'eccentrica pellicola conRobin Williams Toys in cuiZimmer compone unaparticolare cover di unacanzone dei Frankie Goes ToHollywood, Welcome To ThePleasuredome, percommentare una confusascena di battaglia tra giocattolifilm da vedere! e altri

successi come Broken ArrowJ. Woo, 99 , The Fan T.

Scott, 99 e ThePeacemaker M. Leder, 99 . Ma alle composizionibaraccone e rumorose che gli 

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daranno la fama dacompositore per action,Zimmer alterna composizionipiù gigionesche ed intimistecome lo score per la pellicoladei Muppets I Muppetnell'Isola del Tesoro, lacommedia di Chris ColumbusNine Months e il fantasticoUno Sguardo dal Cielo P.Marshall, 996 ; perfetto mixdi musica leggera, ricercata egospel che gli varrà un'altracandidatura all'Oscar. Il decennio Novanta siconcluderà con alcuni dei suoipiù toccanti lavori, tra cuispicca l'enfatica e cardiacacolonna sonora delcapolavoro di TerrenceMalick La Sottile Linea Rossa.La traccia Journey To The Linesegna forse uno spartiacquecreativo nella carriera e nellostile di Zimmer, con il suoritmo sincopato a seguire ilticchettio di un orologio,sembra accompagnarci involo su un campo di battaglia,scandendo il tempo cheaccompagna alla morte e alladisperazione, in un crescendodi archi e ottoni che crea unlivello che trascende la meramusica per divenire un'operaconcettuale. Ora Zimmer è davveropronto per il salto tra i grandidella musica per il cinema. Una continua esplorazione ericerca musicale. Ma lo score de La Sottile LineaRossa segna solo l'iniziodell'evoluzione definitivazimmeriana. Nel infatti compone quella cheforse è la

sua più completa, estrosa,diversificata per stili,strumenti ed emozionicolonna sonora: Gladiator R.Scott è il suo capolavoro. Daicupi archi di Progeny in cui sipercepisce un senso digrandezza ma allo stessotempo di decadenza, fino allamaestosità di The Battle in cuiin minuti si racchiudonoritmi diversissimi fra loro, perarrivare all'inquietante temadel villain Commodo Am I NotMerciful?. Da segnalare ladolcezza, la malinconia unitaal senso di “onore delguerriero” delle splendideHonor Him e Now We Are Free.Il film fu un successo senzaprecedenti, premiato concinque Oscar ma nonincredibilmente quello per laMiglior Colonna Sonora.Diciamo che Zimmer siconsolò del fatto che Gladiatordivenne il secondo piùvenduto nella storia, allespalle solo del capolavoro diJohn Williams Star Wars. Con questo lavoro Hansottiene la consacrazionedefinitiva si impone comefautore dello sdoganamento,dell'apertura al grandepubblico della musica da film, rendendola una sorta di classicacontemporanea maapprezzata da vaste platee. Ciò che ha reso possibilequesta apertura è indubbio, lostile del compositore tedesco:accattivante, orecchiabile maricercato e il pregio di essereuna musica che travalica illivello filmico per diveniremusica da ascolto.

La rivoluzione zimmeriananon riguarda però solo lo stilee il pubblico, ma anche ilmodo di fare musica da film;non solo composizionespartiti da abbinare alleimmagini ma uno studiocontinuo sul piano sonorototale della pellicola.Insomma, non solo musicistama vero e proprio ingegneredel suono. Questa sorta diGesamtkunstwerk opera d'artetotale , per usare un terminewagneriano, lo convince afondare anche un suo studiodi produzione musicaleRemote Control Production

che non solo si occupa dimusica da film a 6 ° macompie un continuo lavoro discouting che ha portato inquesti anni molti allievi dellostudio ad affermarsi. LorneBalfe, John Powell, KlausBadelt, Ramin Djawadi sonosolo alcuni dei musicisti uscitidalla fucina zimmeriana. Ad accentuare ulteriormentequesto aspetto ha inoltrecontribuito la musica delcelebre franchise piratescodella Disney Pirati dei CaraibiHe's a Pirate e  la florida

collaborazione del tedescocon Christopher Nolan cheha portato a colonne sonorememorabili che hanno avutoun enorme impatto culturale.Le musiche per la trilogia deIl Cavaliere Oscuro adesempio, perfetta unione tramusica cupa, di azione esperimentazione quasi  atonale come nel caso deldelirante tema del Joker WhySo Serious?

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in cui a suoni e rumoridisturbanti si alterna un uso distrumenti inusuali Zimmersfregò un cucchiaio sullacorda di un pianoforte perdare un effetto “anarchico,caotico e disturbato” come lapersonalità del Joker . Imigliori lavori per Nolanrestano indubbiamenteInception, con i suoi suoniaction e onirici e soprattuttolo studio sui suoni o nonsuoni galattici dello splendidoInterstellar Mountains e NoTime For Caution sono dellevere e proprie lezioni diapplicazione della musica sulsound design di un film, pezzisuperbi per intensità e ritmo . Piccola chicca: in mezzo a talegrandezza, Zimmer ha anchecomposto quel capolavorinoche è lo score di SherlockHolmes G. Ritchie, 2009 . Hans a Torino Avere la possibilità diincontrarlo alla ViewConference 8 è stato unmomento diapprofondimento non solosulla musica e sulle sue 

sfaccettature a livellocinematografico, ma un modoper riflettere sull'intero sensodell'Arte. L'Arte non può essereschematizzata e definita entrocerti parametri, noi siamocircondati dalla bellezza e dalsenso artistico, basta solocatturarlo e proiettarlo in ciòin cui siamo bravi,riassumendo il messaggio diZimmer. Ha poi parlato della situazioneattuale del mondo, non roseodi certo e sulla responsabilitàche gli artisti e tutti coloro conuna sensibilità hanno permigliorare le cose e se propriosiamo masochisti e nonvogliamo farlo per noi,facciamolo allora per i nostrifigli il tedesco ne ha quattro .La musica è stataimportantissima per ilcompositore perché gli hadato uno scopo, con essa hacapito che era fatto per questomestiere e di quanto siafortunato a poter vivere di ciòche ama. Molto importante ladisponibilità che ha 

dimostrato Zimmer lasciandoun largo spazio alle domandedel pubblico, quasi tutteinerenti alla musica per ilcinema ovviamente, in cui haricordato con affetto i suoiprimi tempi con gli Ultravox eThe Buggles e su come lecolonne sonore gli abbianoaperto spazi disperimentazione unici. “Non vedo differenza tra musicaper il cinema e musica normale.C'è solo buona musica o cattivamusica, essa è una sola”. Ecco il senso della filosofiazimmeriana, che inquarant'anni di carriera hatramutato in realtà e harivoluzionato il modo di faremusica per il cinema e  nonsolo. Grazie, o meglio, danke herrZimmer!

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HANS ZIMMER, IL CORSARO DELLE 7 NOTE

D I A L E S S A N D R O A M A T O

But when your a professionalpirate You don't have to wear a suit... Fin dai tempi di Video Killedthe Radio Star 98 HansZimmer si è sempredimostrato un uomo libero.Non tanto per il genere difilm che ha musicato inseguito - perché questi sono inverità spesso dei sicurisuccessi al botteghino, con iquali non si rischia certo lafame - quanto piuttostonell'approccio al lavoro, nellospirito di avventura cheaccompagna ogni suo viaggiocompositivo. Ciò risultaevidente nella vogliasempre viva di sperimentare  

nuove sonorità, nuovi toni ediverse prospettive espressivealla ricercadell'accompagnamento  piùricco possibile, in grado diorientare le reazioni delpubblico. In fondo, lui stessoha ammesso in una recenteintervista di intervenire suifilm come se fossero dei sognicollettivi, delle situazioni incui l'inverosimile diventaprobabile e la magia si scatenaattraverso le sette note come ivascelli solcavano un tempo isette mari. Perciò non è forseun caso che proprio Zimmerabbia musicato i filibustieri deLa maledizione della primaluna di Gore Verbinski.Bisogna però dire che sulle 

prime non era convinto...dopotutto il filone era statoaffossato dal floppissimoCorsari 995 di RennyHarlin, nonostante lesplendide musiche di JohnDebney. A ogni modo, dopole prime proiezionigiornaliere Zimmer siconvince di avere davanti benpiù di un film sui pirati esull'onda di questa intuizionecorre a casa per realizzare unademo del tema principale poiaffidato al collaboratore KlausBadelt, il quale nei crediti nerisulta l'autore. Stando alle parole di Zimmer,il progetto Pirati dei caraibinon ha a che fare solo con gliarrembaggi bensì con le più 

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forti emozioni umane, ed èper questo che la sua colonnasonora rispecchia numerosistati d'animo a seconda dellediverse sensazioni suscitatedalle immagini. La libertà dicui sopra scaturisce alloradalla sicurezza di poterinventare un universo da zero,di poter dettare i tempi di unamoderna epica, e perciò diavere in mano le chiavi di unanuova mitologia di cui sonoparte Jack Sparrow, i non-morti, una storia d'amore ealtro ancora. Opportunità piùunica che rara.  E qui ricordiamo l'unicoprecedente di Zimmer legatoai pirati, ovvero quel IMuppet nell'isola del tesoro1996 di Brian Henson

pensato come una sorta dimusical di Broadway. Anchein quel caso le possibilitàespressive della colonnasonora erano

molteplici, soprattutto per ilfatto che oltre alle scene c'erala necessità di accompagnarele canzoni dei notissimipupazzi, le quali portanoavanti la narrazionecomunicando in musica ciòche altrimenti si sarebbedovuto dire col parlato. Unasfida meravigliosa perqualsiasi compositore, non dimeno lo è stato per Zimmer, ilquale si presta infatti alladanza dividendosi fraavventura, commedia e melòsenza soluzione di continuità.Dalla Henson alla Disney, allafine, il passo è breve.Certamente sono riscontrabilisimilitudini nel modo in cuivengono presentati alcunielementi, come ad esempio lafigura del cattivo: da una parteil Long John Silver di TimCurry, dall'altra il CapitanBarbossa di Geoffrey Rush.Entrambi sono sì uomini 

spregevoli ma carismatici,amanti del buon cibo e delledonne, a loro modo simpatici.Con simili premesse, ilmusicista ha gioco facile nelcreare una distanza ironicaanche nei momentidrammatici, approccio tipicodi Hollywood quando si ha ache fare con un kolossal perfamiglie. Così all'interno delsistema iper-controllante delcinema commerciale, ancheun bucaniere come Zimmer èriuscito a trovarsi un'isolafelice, un modo per sbancareil lunario facendo il lavoro cheama, l'unico che conosce, efacendolo a modo suo: svegliamolto tardi, nessun obbligo dicravatta e poi musica tutta lanotte. Il sogno di qualsiasiartista. E se per ottenerlo devicollaborare a qualche bruttofilm, quelli riusciti comePirati ne valgonoindubbiamente la pena.

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IL CERN AL CINEMA, IL CERN E IL CINEMA

D I C A R L O G R I S E R I  

Non è il primo e non saràl'ultimo film sul tema, ma disicuro sarà il prossimo auscire in sala: Almost Nothingdi Anna de Manincor eZimmerFrei sarà al cinemaper giorni, dal 8 al novembre, un nuovo raccontodi quel 'mondo' affascinante emeraviglioso che è il CERN diGinevra. Non è solo il più grandelaboratorio di fisica delleparticelle, ma una vera epropria cittadella, dove mentibrillanti da tutto il mondo siconfrontano ogni giorno percambiare, letteralmente, lesorti dell’umanità. Ovvio che molti registi neglianni abbiano volutoraccontarlo  in Italia, lo scorsoanno, lo aveva fatto anche 

Valerio Jalongo con il suo IlSenso della Bellezza - Arte eScienza al CERN . Almost Nothing alterna lanarrazione delle grandiscoperte scientifiche alla vitaprivata delle migliaia discienziati che lì vivono, con iloro passatempi e progetti "disvago". Tra i tanti, l'attenzione di noicinefili non poteva chesoffermarsi sul CineClub delCERN, istituzione attiva daqualche decennio e cheappare nel film di Anna deManincor per qualche istante.Un CineClub? All'interno delCERN? "Esiste da oltre 50 anni, fino aqualche anno fa proiettando inpellicola, ora ovviamente in dvd 

e blu-ray", spiegano DespinaHatzifotiadou e AndreaLatina, curatori dellaprogrammazione della sala. "Entrambi abbiamo iniziato aseguirlo come studenti, in annidiversi: dal 2006 all'incirca logestiamo noi due. A un certopunto, poco dopo, abbiamo decisodi ampliare il calendario diproiezioni: prima si facevano solod'estate, siamo passati a tuttol'anno. Per molti anni abbiamoscelto ogni settimana ilprogramma della successiva,scegliendo dalle nostre collezioniprivate... Poi abbiamo pensatofosse meglio puntare su ciclimensili". Ogni mercoledì sera, nellaSala del Consiglio da posticirca, c'è il cinema.

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Una comunità internazionalee fluida, che varia negli anni eporta a conoscersi scienziatida tutto il mondo, anche conil cinema: "Abbiamo organizzatocicli su autori che amiamo molto,e che sono andati molto bene:penso a Jim Jarmusch e DarioArgento, ma anche MichaelHaneke e - ben due volte! -Nanni Moretti. Ma la cosa checi piace maggiormente è quandole proposte arrivano dal pubblico:poco tempo fa un gruppo diungheresi ci ha proposto unpercorso nel loro cinema, è statobello e molto istruttivo per tuttinoi. E poi i bulgari si sono fattiavanti, e i turchi subito dopo...". Il cinema come veicolo diincontro, sullo schermo ma 

anche tra le persone sedute insala.  "Abbiamo fatto un ciclo sulledonne organizzato quando quierano ospiti i membri del networkWomen in Technology, maanche incontrando registi cheospitiamo per i diversidocumentari girati dentro ilCERN, come Steve Elkins". L'accesso al CineClub è apertoa tutti, anche alla comunitàche vive intorno al centro. "Ipiù motivati vengono, per entrareal CERN servono un po' dicontrolli di sicurezza che un po'smontano...". Come il cinema all'esterno,anche dentro il centro la crisi 

si sente. "Siamo un po'demotivati oggi, lo ammettiamo.Negli anni abbiamo avuto picchie 'serate-no' (zero spettatori per IlNastro Bianco di Haneke!), maoggi i giovani vengono poco epreferiscono guardare i film dasoli, sul pc... È un periodo diriflessione, siamo in pausa questoautunno, sperando di trovarenuovi stimoli e nuove forze!".

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RAZZA SELVAGGIA – IL CINEMA DI

PASQUALE SQUITIERI

D I A L E S S A N D R O A M A T O

Quando ho progettato unarubrica sugli autori meno notidel nostro cinema, mai avreiimmaginato di affezionarmicosì tanto a una figura spinosacome Pasquale Squitieri. Laprima cosa che ho capito delsuo lavoro è che lui siidentificava sempre coi suoipersonaggi, però senzagiustificazioni o pietismi,solamente con un forte sensodi consapevolezza umana. Euna scelta del genere varispettata, al di là delle presedi posizione e dei toni più omeno provocatori. Peraltroquei toni non sono mai fini aloro stessi ma riflettono unostato d'animo che è prima ditutto senso civico, volontà di 

rapportarsi con le diverse fasidi una crisi al tempo stessoculturale, politica e socialeparticolarmente complessa eintensa come quella vissutadall'Italia negli anni Settanta eOttanta. La forza del suocinema sta infatti nel saperdichiarare di volta in volta lapropria libertà di pensiero, ilrifiuto della retorica, delleversioni ufficiali tropposemplicistiche, e la fiducianell'immaginazione la quale -affermava in un'intervista aPaese Sera - «non è fantasia, èmemoria della Storia, è oggil'unica forma di realismoitaliano e solo così si puòrappresentare la veritàglobale». Alla sbarra quella 

volta c'era Il pentito 198 ,ma con tutta evidenza siparlava ancora di Claretta198 , il rischiosissimo

omaggio che Squitieri dedicaalla coerenza di Clara Petaccie al talento della moglieClaudia Cardinale che perl'occasione ne veste i panni. Einfatti, se l'attrice si aggiudicacomplimenti e riconoscimentiNastro d'argento e Premio

Pasinetti , la pellicola ha avutouna genesi travagliata eun'accoglienza criticaquantomeno avventurosa.Tutto ebbe inizio a Venezia,dove era stato accolto inconcorso e dove tre membristranieri della giuriaespressero giudizi ideologici 

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sul film ancor prima diemettere il verdetto finale. Illato positivo è che laquestione rimbalzò suigiornali e fece uno scandalotale da far sì che la pellicolaavesse poi un enormesuccesso di pubblico.Insomma, non è mai statofacile per Squiteri farsiaccettare. Non che fosse unapriorità, mettiamolo in chiaro.Il fascino del cineastapartenopeo sta proprio nelsuo orgoglio, nella costanteaffermazione della propriaindividualità umana primache artistica. «Ha unapersonalità molto forte –diceva di lui Giuliano Gemma– e sa benissimo comunicareo imporre i suoi desideri,anche se è sempre disponibileal dialogo». Pasquale nonfingeva mai. Era ciò chesembrava, e così il suocinema. In fondo, con leparole di Michele Placido, cichiediamo «perché chi è natoa Napoli dovrebbecomportarsi come uninglese?». Squitieri haraccontato la sua città con illinguaggio che ha ritenuto piùadatto allo scopo. E questolinguaggio è il melodramma,considerato dal cineasta unastruttura narrativatipicamente italiana, a suomodo formidabile. Lo stessoClaretta nasce come melò,sulla scorta di Senso 19 .Non per niente Visconti è unapresenza costante nelleconversazioni di Squitieri. IlNostro ne parla infatti comedi un maestro, e lo considerail più autorevole padre dellasua generazione. «Luchino 

c'insegnava cheun'inquadratura è come unatela per un pittore». MaVisconti, sorprendentemente,risulta un modello anche perle scene di azione, «ovvero sipoteva rinunciare a unadeterminata struttura, infavore di un'altra e quindimacchine a mano, riprese sulcorpo». La grammatica èimportante, ma la sintassi èespressione. Ecco la lezioneche Squitieri ha fatto suasenza troppe difficoltà. Uncinema che si adattaall'oggetto del dramma,pronto a mettersi indiscussione per amore diefficacia, classico esperimentale insieme. Uncinema di ricerca nel sensopiù puro, in grado di esplorarecampi sempre diversi dellamessa in scena ma con lapiena consapevolezza deipropri mezzi e perciò lontanodal perdere la propriaidentità. Con questoapproccio, il regista riesce aessere sempre nuovo esempre se stesso, a sviluppareuna poetica insieme fluida ecompatta, una linea costantepunteggiata da picchi vitali.Una carriera dedicata alracconto delle storture, allosmascheramento delleipocrisie, all'empatia per gliultimi. C'è sempre un sistemada combattere, in unmovimento contro-culturalemilitante e indipendente, dinatura spesso conservatricema mai ciecamenteretrogrado. Squitieri mettealla berlina ciò che nel mondomoderno gli appareinsostenibile, tanto che 

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l'attenzione verso l'uso distupefacenti e l'inefficientelotta dello Stato al degradogiovanile genera subito Lamusica nelle vene 9 ,opera piccola e incompresa,prodotta in modorocambolesco dopo ilsuccesso di Camorra 9 eaccolta con non pocadiffidenza. Ed è poi grazie alavori più commerciali come Iguappi 9 e Il prefetto diferro 9 che Squitieririesce a portare avanti undiscorso sullacontemporaneità dellaquestione meridionale fino aquel gioiellino che è Razzaselvaggia 9 . Intanto si èconsumata la tragedia di AldoMoro e Squitieri non èriuscito a tradurre la vicendasullo schermo. Prosegueperò il discorso sul meridione,quella terra di nessuno giàdurante le vicende post-unitarie, quando gli uominiche si erano uniti speranzosial generale Garibaldi sirendono conto di essere statiabbandonati e decidono dicombattere i piemontesi comefarebbero contro un qualsiasiinvasore. Così nasce, dopovent'anni dalla sua ideazione,

Li chiamarono... briganti999 , l'opera summa del

cinema squitieriano, la pellicolache insieme a L'avvocato deGregorio rappresentail testamento poeticodell'autore. Azione,melodramma, riflessionepolitica. Il regista è sempredalla parte dei più deboli, dicoloro che non hanno voceperché schiacciatidalla burocrazia e dalla Storia.Necessaria l'operazionecompiuta con Gli invisibili

9 , dedicato a tutti queiragazzi del ' che il sistemaha cancellato in seguito alcolpo di coda della rivolta delcarcere di Trani del 9 . Conquesto film si attuacompiutamente quellatestarda volontà dicontroinformazione di cuisopra, l'urgenza di ricordarealla società italiana quantepersone sono rimaste indietronella corsa al futuro e come loStato si sia reso in veritàcomplice del sopruso ai lorodanni perché nulla cambiasse.E ugualmente interessante,persino profetico, risulta Ilcolore dell'odio 9 9 , la cuididascalia richiama quellanotte del 9 9 in cui un

gruppo diede fuoco alcittadino somalo Aimed AlìGiama. Di fatto, si tratta delprimo vero film sul razzismoin Italia, il quale - scrivevaGiovanni Grazzini sulCorriere della Sera -«ribadisce una scelta, unavocazione al cinemad'intervento sociale, politico ecivile, sulla cui sinceritànessuno può avere dei dubbi».E infatti col passare degli anniSquitieri ha trovato sempremeno spazio nel nostrocinema, in un Paese che havissuto quasi indolore ilpassaggio dalla P alberlusconismo proprio perquella collusione con l'altrosistema mafioso, quel pattocol contropotere che il registadenuncia nelle sue operemigliori e che non permettedi fare passi avanti nella lottaper la verità. Basterebbepensare all'ultima scena delPentito: il magistrato Falcoresta solo, chiuso nel bunkerdella caserma dei carabinieriin cui è costretto arinchiudersi per non morirementre il delatore parte, vanegli Stati Uniti. Prigionieranon è la mafia, è la giustizia.

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DALLA STAND UP COMEDY A 'THE MASTER OF

NONE', AZIZ ANSARI PUÒ SOLO STUPIRE

D I C A M I L L A L A S I U

Nel 5 Netflix decide diinserire nel suo vasto menu laserie televisiva The Master ofNone; creata da Aziz Ansari eAlan Yang. La prima stagioneè acclamata dalla critica e dalpubblico, che ne reclama contrepidazione una seconda.Arriva anche la seconda,ambientata tra Modena e NewYork e che vede presente nelcast una giovane attriceitaliana, che inizia a farsiapprezzare oltre oceano:Alessandra Mastronardi nelruolo di Francesca. Bisognainoltre aggiungere, che nelcorso delle stagioni siaggiunge un commensalemolto importante di questagrande abbuffata delle serietv: l’istrionico BobbyCannavale. 

The Master of None non è lasolita serie sulla scia di Friendso How I met your mother. Ogni episodio ti avvolge e tiporta a riflettere sulla realtàdelle cose a volte con un po'più di amarezza e in altre conil sorriso, come nel casodell’amore cercato sui siti diincontri. Insomma questaserie è originale, a volteirriverente, ma soprattutto èalquanto realistica. Prima di tutto bisogna sapereche il titolo derivadall’affermazione inglese“Jack of all trades, master ofnone”, che può essere tradottacon “capace in tutto, maestro inniente”. Questa frase racchiudela frustante ricerca dei nuovigiovani del proprio postonella società. 

Ritrovandosi sommersi danuove tecnologie e nuovimetodi interattivi per fareconoscenza, che sopperisconoa tutte le attività “normali” delquotidiano e dei mestieri, ilprotagonista Dev,interpretato dallo stesso AzizAnsari e i suoi amici piùstretti iniziano ametabolizzare il disagio ditrovare il proprio spazio nellagrande mela moderna. Sitratta di un percorso che Devsvolge nel corso delle puntatee che lo conduce acomprendere la più difficiledelle domande: cosa vogliofare da grande? L’essere grande diventarelativo, se ti senti perso esballottato lungo il tragittodella vita lavorativa eindipendente dalla famiglia.Dev vuole recitare, ma nessunprovino va a buon fine eniente di quello che fa losoddisfa a pieno titolo. Unodei motivi più forti che loscombussolano è sicuramenteil razzismo nel mondo dellospettacolo. Nell’episodio “Indiani in TV”al posto della sigla vi è unmontaggio remix di scenecinematografiche doverecitano o vi sono personaggiindiani, i quali mangianocervelli di scimmia comesemifreddo o parlano con unmarcato accento 

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indiano/aborigeno. Da subitopossiamo intuire le barriererazziste di cui il sistematelevisivo è fatto.Nell’episodio Dev viene scartato a unprovino, proprio perché sirifiuta di recitare con unaccento indiano che nonpossiede dato che è nato aNew York. Come avrete intuito l’interaserie televisiva ha un carattereautobiografico, che vede inDev e nella sua famiglial’alter-ego corrispondente aAziz Ansari e ai suoi genitori.Infatti, Dev è di originiindiane e i suoi genitorilavorano nel campo dellamedicina, usano glismartphone e il tablet.Sono moderni, ma sonofortemente religiosi.  

Attraverso la messa in scenadei vari stereotipi legati allareligione musulmana, si arrivaal centro della questione:mangiare il maiale. L’attoreporta sul piccolo schermo unmodo originale e sincero diriflessione sugli stereotipireligiosi affibbiati agliemigrati di seconda oaddirittura terza generazione.Come è originale e divertentela sequenza in cui vediamouna coppia di sordomuti chelitiga calorosamente in unnegozio adoperando,ovviamente, la lingua deisegni che inaspettatamenteviene compresa da duebambini che imparano così leparolacce nel linguaggio deisegni. Nel corso della secondastagione emerge anche la 

delicatezza con cui il comicostatunitense è riuscito adaffrontare la questioneLGBTQI attraverso ilpersonaggio di Denisemigliore amica del

protagonista, interpretata daLena Waithe , la quale nelcorso degli anni accetta la suasessualità e affronta sua madrenel coming out. Sembrerebbe quasi unaugurio che Aziz Ansaririvolge alla nostra società e atutte le famiglie, non si trattadi un fallimento genitoriale odi una malattia genetica: èsolo desiderio di amare. Oltre alle nuove tematichedella società odierna, AzizAnsari re-interpreta alcunicapolavori del cinemaitaliano, quali Ladri diBiciclette Vittorio De Sica,948 e L’EclisseMichelangelo Antonioni,96 come potete vedere

nelle immagini. Queste non sono sicuramentetutte le ragioni per le quali viconsiglio di vedere TheMaster of None, ho già scrittotroppo e non basterebbe unsolo appuntamento dellarubrica, ma sicuramente unabuona ragione per iniziare avederla è dettata dal fatto chesi tratta di una forma dirappresentazione e unarisposta reale degli Stati Unitiattualmente governati daTrump. 

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DAL LUSSEMBURGO, I VAN MAELE

D I C A R L O G R I S E R I

febbraio : esce in salain Italia Il Filo NascostoPhantom Thread, di Paul

Thomas Anderson. Nel mio personale mondocinematografico entraprepotentemente un nuovopaese, fino a quel momentoserenamente ignorato: ilLussemburgo, luogo dinascita e formazione dellastupefacente protagonista,Vicky Krieps. Da questa consapevolezza "IlLussemburgo cinematograficoesiste!" è nata la voglia di nonignorarlo più, e l'occasione divedere Gutland, film del firmato da Govinda VanMaele con Krieps nel cast, ofcourse non me la sono fattascappare. Anche perché vede all'operauna coppia di fratelli cheandrà tenuta d'occhio e siamoa tre giovani lussemburghesida non dimenticare... in unostato grande come metà delMolise! .  A Govinda classe 9 siunisce infatti il fratelloNarayan classe 9 , direttoredella fotografia selezionato trai Berlinale Talents nel 9 ,una coppia che dopo i primicorti è tornata a lavorareinsieme anche nellungometraggiod'esordio, candidatolussemburghese ai prossimiOscar il quindicesimo nellastoria, mai andati in 

cinquina... che sia la voltabuona? . Padre belga, madre cingalese,i due ragazzi sono cresciutinel Gutland, regione delLussemburgo caratterizzata -recitano le guide turistiche -da vaste pianure, in cui "campied allevamenti si alternano aboschi molto propizi allepasseggiate e alle escursioni". "Girare un film in Lussemburgo -ha dichiarato Govinda inun'intervista perCineuropa.org - ti costringe benpresto ad affrontare un problemadi ordine estetico: si vedepochissimo degrado in giro,perché tutto è coperto da unasuperficie perfetta. Tutti i murisono dipinti di fresco, le stradenon mostrano segni di usura,tutte le auto sembrano nuove. Èun luogo difficile per ambientarviuna storia; volendo fare un filmche non nascondesse questarealtà, ho dovuto inglobarla. Fareun film in Lussemburgo obbligaad avere a che fare con questafacciata impeccabile, e prestoquesta diventa il soggetto delfilm. La sola alternativa cheavevo era quella di mettermi allaricerca dei posti più degradati ingiro per il paese e ricreare unpaesaggio fittizio, che niente ha ache fare con il vero Lussemburgo.Ma a che pro?". Da questo nasce il film,un “noir rurale surrealista”come lo definisce 

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Elisabetta Rossi in unarecensione su Nocturno.it),girato su pellicola mm epresentato in anteprima alToronto International FilmFestival del 7, dopo averfilmato per 7 giorni tral'agosto e il gennaio 7. "Sono cresciuto - ha spiegatoGovinda in un'intervista aDelano.lu - in un villaggio incui tutte le persone hanno unlungo lignaggio, che risale agenerazioni. Se una nuova famiglia entra in unacomunità 

in cui tutti sono collegati, nasconodinamiche simili". La biografia dei fratelli VanMaele entra pesantementenella sceneggiatura: "Ho chiestoai miei genitori se potevanobattezzarmi quando avevo 7anni, volevo far parte del gruppo.Volevo entrare nella banda diottoni e dei vigili del fuoco.Volevo diventare un contadino.La mia idea era assurda".  La conoscenza diretta diluoghi e sensazioni hasicuramente aiutato Narayan a

elaborare l'immaginefotografica del film, che alterai colori dei campi di grano ecombina elementi dell'horroreuropeo e del noir. Gutland è stato scritto insiemeal rumeno Razvan Radulescu,già autore di capolavori comeIl caso Kerenes e 4 mesi, 3settimane e 2 giorni. Govinda e Narayan VanMaele: due nomi difficili dascrivere ma, prevediamo, chedovremo imparare aricordare!

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2000. GLI ANNI D'ORO DEL MOCKUMENTARY

D I M A T T E O M E R L A N O

Dopo aver esaminato leorigini del FalsoDocumentario nel primonumero di Maverick, oravedremo quella che èconsiderata la Golden Age diquesto genere, la primadecade del Duemila. Dopo il grande successo diThe Blair Witch Project nel999, le case di produzione e i

cineasti iniziarono a fiutarequello che poteva essere ungrande guadagno con unbudget ristretto, nonrinunciando comunque allaqualità artistica. Il genere chemeglio si presta a questo tipodi film è, come già detto,l'horror, per la carica emotivaed enfatica che porta in dote, 

anche se alcuni film di altrogenere “rubano” questo stiledocumentaristico: l'incipit delpluripremiato AmericanBeauty S. Mendes, 999inizia con l'inquadratura dellagiovane Thora Birch filtratadall'occhio indiscreto di unacamera amatoriale, comeanche gli impressionantiprimi venti minuti di sbarcoin Normandia del capolavorobellico di Steven SpielbergSalvate il Soldato Ryan 99 ,di un realismo tale dasembrare un verodocumentario di guerra. I più grandi successi dellaprima decade sarannocomunque di genereorrorifico, con prevalenza di 

produzione negli Stati Uniti,ma anche in Oriente e Europail mockumentary trova spazioproduttivo. E' proprio dalVecchio Continente che arrivauno dei maggiori cult delgenere: REC J. Balaguero,

. Questa pellicolaspagnola, ambientata in unabbiente condominiomadrileno nel quale è in attoun contagio da parte di unvirus che rende gli inquilinidelle sorte di cannibali, giocainfatti con tutti gli stereotipidel mockumentary fortetensione, uso del sonororicercato, cambi di campoimprovvisi e immagini mosseper mostrare in manieranebulosa il pericolo 

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imminente portandoliall'esasperazione e riuscendo acreare uno dei miglioriesempi mai realizzati perquesto tipo di film, tanto daguadagnarsi nel ancheun remake a Stelle e StrisceQuarantine, J.E. Dowdle .

Sempre nel , abbiamopoi forse il miglior esempio dimockumentary dei primiDuemila e ha il titolo ormaicelebre di ParanormalActivity O. Peli .L'infestazione demoniaca è alcentro di questo “dramma”domestico in cui una coppiacaliforniana vedrà la suatranquilla esistenza distruttada un misterioso demone chesembra perseguitare lagiovane protagonista.Montato in maniera da creareun'escalation tensivacostante, la pellicolaterrorizzò addiritturaSpielberg che decise didistribuirlo in Nord Americacon la sua Dreamworks. Il filmricevette ottime critiche e fuun successo al botteghino conquasi 9 milioni di dollariincassati, a fronte di unbudget di appena . . "La cosa più costosa di questofilm è stata forse latelecamera", disse Peli inun'intervista di qualche annoaddietro. Il successo ottenuto diede ilvia ad un vero e propriofranchise di ParanormalActivity che portò allaproduzione di ben seipellicole. 

Anche il maestro dell'horrorGeorge A. Romero nonresistette alla tentazione del  Falso Documentario e nel

realizza Diary of TheDead, in cui riprende il tema dei suoi tanto “cari” zombiesma tutto in soggettiva. Discorso a parte si deve fareper il piccolo gioiello sci-fi delsudafricano Neill Blomkamp,District 9 9 . Ambientatoin una Città del Capo caoticaed inquinata, in cui unacolonia aliena vieneghettizzata in un'immensabaraccopoli chiaroriferimento al drammadell'Apartheid creando cosìforti tensioni con gli umani, lapellicola è uno strano ibridotra mockumentary,documentario vero e proprioe film in terza persona. Davedere assolutamente. Ma il titolo maggiore che èuscito nella prima decade diquesto secolo è stato partoritodalla geniale mente di J.J.Abrams ed è indubbiamenteCloverfield M. Reeves, .Unione tra film sentimentale,fantascienza vecchio stile eMonster Movie, la pellicolaaffronta la distruzione di NewYork da parte di unamisteriosa creatura alta più di

metri, che ricordaGodzilla, lo xenomorfo diAlien e un enorme granchio,vista attraverso lavideocamera di un gruppo diamici che si era ritrovato aduna festa.  

Lanciato con un battagepubblicitario raffinatissimo, incui una serie di siti tra cui ilmaggiore era - - .comoffrivano gallerie diimmagini, informazioni suipersonaggi del film e sullacreatura spacciandoli perrealmente esistenti. Il film fuun successo planetario sia dipubblico che di critica e, comeper il già citato ParanormalActivity, diede il via ad unfranchise che vedrà prodotti,sempre dalla Bad Robot diAbrams, Coverfield LaneD. Tratchenberg, ,

definito dai creatori un film“consaguineo” dell'originale eThe Cloverfield Paradox J.Onah, , distribuito daNetflix, in cui rivediamoall'opera la strana creatura delprimo film. Come abbiamo visto, ilmockumentary genera incassi ecrea attenzione sempremaggiore. Nel prossimo numero diMaverick vedremo se inquesti ultimi anni il generegode ancora di buona saluteoppure inizia a dare i primisegni di stanchezza. Alla prossima!

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