76
Indice Introduzione 3 1 Il doppio decadimento beta 7 1.1 Introduzione ............................ 7 1.2 Il doppio decadimento beta ................... 13 1.3 Il neutrino ............................. 17 2 Il doppio decadimento beta senza emissione di neutrini 25 2.1 Introduzione ............................ 25 2.2 L’elemento di matrice nucleare .................. 27 3 La rivelazione del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini 34 3.1 Introduzione ............................ 34 3.2 GERDA fase I ........................... 41 3.3 GERDA fase II .......................... 42 3.4 MAJORANA Demonstrator ................... 43 3.5 Large Scale Ge Detector ..................... 44 3.6 CUORE .............................. 45 3.7 LUCIFER ............................. 46 1

Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Indice

Introduzione 3

1 Il doppio decadimento beta 7

1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

1.2 Il doppio decadimento beta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

1.3 Il neutrino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

2 Il doppio decadimento beta senza emissione di neutrini 25

2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

2.2 L’elemento di matrice nucleare . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

3 La rivelazione del doppio decadimento beta senza emissione

di neutrini 34

3.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34

3.2 GERDA fase I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

3.3 GERDA fase II . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42

3.4 MAJORANA Demonstrator . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43

3.5 Large Scale Ge Detector . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44

3.6 CUORE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

3.7 LUCIFER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46

1

Page 2: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

3.8 KamLAND-Zen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

3.9 SNO+ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

3.10 NEXT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

3.11 EXO-200 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49

4 Calcoli di struttura nucleare dell’NME 51

4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51

4.2 Modello a Shell Nucleare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53

4.3 Quasiparticle Random-Phase Approximation . . . . . . . . . . 55

4.4 Il modello a bosoni interagenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59

4.5 Il calcolo dell’elemento di matrice nucleare . . . . . . . . . . . 62

Conclusioni 71

Bibliografia 74

2

Page 3: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Introduzione

Lo studio sperimentale e teorico del doppio decadimento β senza emis-

sione di neutrini (0νββ) è un processo di decadimento nucleare attualmente

al centro dell’attenzione della comunità dei ricercatori di fisica nucleare e

alte energie. Ciò avviene in virtù del fatto che la sua eventuale rivelazione

aprirebbe la strada a studi di fisica delle particelle elementari, in un quadro

posto al di là del Modello Standard di Weinberg e Salaam.

Infatti, la rivelazione di tale decadimento - oltre a fornire informazioni sul-

la massa del neutrino - identificherebbe tale particella non come “particella

di Dirac", ma come “particella di Majorana” (cioè identica alla sua antipar-

ticella), in contrasto col Modello Standard dove le particelle sono distinte

dalle rispettive antiparticelle. Questo porterebbe ovviamente a una crisi di

tale modello nella sua attuale formulazione, e aprirebbe a nuovi scenari della

comprensione dell’universo che ci circonda.

Il doppio decadimento β è un decadimento in cui un nucleo (A,Z) decade

in un nucleo (A,Z + 2) con emissione di due elettroni e due neutrini. Una

variante di tale processo è il doppio decadimento β senza emissione di neu-

trini in cui il nucleo (A,Z) decade nel nucleo (A,Z + 2) rilasciando elettroni

ma non i neutrini. Questo processo venne considerato per la prima volta

da Furry nel 1939, come fenomeno compatibile con l’ipotesi sviluppata da

3

Page 4: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Ettore Majorana di un neutrino coincidente con la sua antiparticella. Dopo

la scoperta dell’oscillazione di neutrini, il 0νββ ha acquisito quindi un gran-

de interesse, in quanto - come osservato in precedenza - risulta un punto di

partenza per stabilire limiti sulla natura del neutrino.

A tal riguardo, risulta indispensabile ottenere informazioni sulla sezione

d’urto di tale decadimento, la quale è direttamente collegata all’elemento di

matrice nucleare (NME) del 0νββ attraverso la probabilità di transizione del

processo stesso, fornita dalla Regola Aurea di Fermi. Quindi il calcolo di

tale elemento di matrice permetterebbe di ottenere precise informazioni sulle

proprietà del decadimento stesso.

Per ottenere il risultato di tale operazione è necessario calcolare la fun-

zione d’onda dei nuclei negli stati iniziali, intermedi e finali del processo,

ed è quindi necessario ottenere una soluzione particolarmente accurata del-

l’equazione di Schrödinger dei nuclei coinvolti nel decadimento. Ciò può

essere ottenuto mediante l’utilizzo dei moderni modelli utilizzati per calcoli

di struttura nucleare, come ad esempio il modello a shell nucleare (ISM), la

Quasi-particle Random-Phase Approximation (QRPA), e il modello a bosoni

interagenti (IBM).

Attualmente la comunità di fisici che si interessa allo studio di tale pro-

blematica è piuttosto vasta, soprattutto poichè al momento esiste un certo

"spread" dei risultati per l’NME ottenibili con tali modelli. Per esempio, se

consideriamo l’NME per il doppio decadimento β senza neutrini del 76Ge si

ottiene con il modello a shell un valore di 2.30, con la QRPA il valore è 4.92,

e infine con il modello a bosoni interagenti il risultato è 5.47. I valori otte-

nuti si discostano purtrtoppo l’uno dall’altro piu’ del 10%, e questo incide

4

Page 5: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

negativamente sul calcolo della sezione d’urto del fenomeno. D’altro canto,

questa situazione sta stimolando attualmente la ricerca del perfezionamento

dei modelli teorici dei calcoli di struttura nucleare.

E’ noto, infatti, che calcoli con un certo livello di accuratezza delle funzio-

ni d’onda di nuclei con massa maggiore di A = 12 sono molto più complessi

che in fisica atomica e molecolare, a causa essenzialmente della natura non

perturbativa del potenziale nucleare. Mentre da un lato le tecniche e i me-

todi della teoria a molti corpi utilizzati nel caso del potenziale coulombiano

permettono di ottenere funzioni d’onda estremamente raffinate per atomi e

molecole, gli stessi approcci, nel caso dei nuclei, risultano meno efficaci e

dal punto di vista computazionale estremamente onerosi. Questo è dovuto

alla complessità del potenziale nucleare che oltre a una componente centrale

(come nel caso coulombiano) presenta componenti anche di interazione spin-

orbita, spin-spin e tensoriale che rendono le correlazioni tra i nucleoni più

intense che tra gli elettroni nel caso della fisica atomica.

Lo "spread" tra i valori dell’NME calcolati con i diversi modelli di strut-

tura nucleare riflette la mancanza di misure direttamente ricollegabili all’ele-

mento di matrice nucleare stesso. Infatti i parametri che compaiono nei vari

modelli di struttura nucleare non possono essere vincolati in nessun modo

per riprodurre dei dati sperimentali che risultano assenti.

Dunque, la problematica relativa al calcolo dell’elemento di matrice nu-

cleare del 0νββ è di stabilire, al momento, quale sia il modello più adatto

per il calcolo dello stesso.

Lo scopo del presente lavoro di tesi è quello di descrivere la problematica

relativa al calcolo dell’elemento di matrice nucleare del doppio decadimento

5

Page 6: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

β senza emissione di neutrini.

Il primo capitolo sarà incentrato sulla descrizione del doppio decadimento

β, soffermando l’attenzione sulla fisica del neutrino. Nel successivo capitolo

verrà descritto il doppio decadimento β senza emissione di neutrini e sarà

introdotto l’elemento di matrice nucleare del processo. Nel terzo capitolo sarà

illustrata una breve panoramica dello stato attuale degli sforzi sperimentali

per la misura della sezione d’urto del 0νββ.

Infine, l’ultimo capitolo, sarà dedicato alla problematica relativa ai calcoli

in struttura nucleare dell’NME, in particolare soffermando l’attenzione su tre

modelli di calcolo dell’elemento di matrice nucleare stesso, quali il modello a

shell nucleare, la Quasiparticle Random-Phase Approximation e il modello a

bosoni interagenti.

Nel capitolo finale verranno tracciate alcune conclusioni sulla tematica

affrontata.

6

Page 7: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Capitolo 1

Il doppio decadimento beta

1.1 Introduzione

L’emissione di elettroni dal nucleo è stato uno dei primi fenomeni di deca-

dimento osservati. Il processo inverso, ovvero la cattura da parte del nucleo

di un elettrone, non venne osservato prima del 1938. Infine, nel 1934, Joliot

Curie, per la prima volta, ha osservato il processo collegato all’emissione di un

positrone nei decadimenti radioattivi. Questi tre processi nucleari vengono

raggruppati sotto il nome comune di decadimento beta.

Nei decadimenti beta, in sostanza, un protone si converte in un neutrone,

oppure un neutrone si converte in un protone. Segue che nel nucleo, a seguito

di un decadimento beta, cambia sia il numero atomico, Z, che il numero di

neutroni, N . In particolare, questi cambiano di un unità, cioè Z → Z ± 1,

N → N ∓ 1, di modo che il numero di massa, A = N +Z, rimanga costante.

Dunque, il decadimento beta fornisce una strada conveniente, ad un nucleo

instabile, per poter scorrere nel basso della parabola di massa, con fissato A,

avvicinandosi a isobari stabili (vedi figura 1.1).

7

Page 8: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 1.1: Parabola delle masse degli isobari con A = 101. I possibili

decadimenti β sono mostrati con una freccia.

Nel 1934, Fermi ha sviluppato quella che prende il nome di Teoria di

Fermi del decadimento beta per spiegare tale fenomeno introducendo la

presenza, nel decadimento, del neutrino di Pauli.

Le caratteristiche fondamentali del decadimento beta, in tale teoria, sono

derivate dall’espressione della probabilità di transizione. L’elemento pertur-

bativo, nella transizione in esame, è l’interazione debole ed il risultato di

questo calcolo, trattando appunto il decadimento come una transizione da

uno stato iniziale ad uno finale causata dall’interazione debole, è dato dalla

Regola Aurea di Fermi

w =2π

~|Vif |2 ρ (Ef ) , (1.1)

direttamente ricollegabile alla sezione d’urto σ del fenomeno,

w =σvaτ, (1.2)

dove va e τ sono, rispettivamente, la velocità ed il volume occupato dal fascio

di particelle incidenti.

8

Page 9: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Nell’espressione (1.1), Vif è l’operatore di transizione, mentre ρ (Ef ) è la

densità di energia finale del processo, o fattore dello spazio delle fasi (si veda

[14]). L’operatore di transizione che lega i due stati è dato da

Vfi =

∫ψ∗fV ψidτ, (1.3)

dove τ è l’elemento di volume, ψf e ψi sono, rispettivamente, le funzioni

d’onda dello stato finale ed iniziale, mentre V è il potenziale dell’interazione

debole.

Uno spunto per lo sviluppo di tale teoria è stata la formulazione matema-

tica dell’interazione tra particelle cariche. Quest’ultima, di fatti, mostrava

molte analogie con il fenomeno del decadimento beta. Pertanto, soffermiamo

l’attenzione sul comportamento di una particella carica, dotata di spin 12,

in un campo elettromagnetico. Consideriamo un elettrone libero dotato di

quadri-momento pµ, descritto da una funzione d’onda

ψ = u (~p) e−~p·~x, (1.4)

la quale soddisfa l’equazione di Dirac. Per ottenere la perturbazione dovuta

ad un campo elettromagnetico esterno Aµ, occorre effettuare la sostituzione

pµ → pµ + eAµ. (1.5)

Si ritrova così l’equazione

(γµpµ −m)ψ = γ0V ψ, (1.6)

dove la perturbazione è data da

γ0V = −eγµAµ. (1.7)

9

Page 10: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Usando ora la teoria delle perturbazioni, l’ampiezza che determina il

passaggio dell’elettrone da uno stato ψi ad uno stato ψf è data da

Vfi = −ı∫ψ†fV (x)ψid

4x = −ı∫jfiµ A

µd4x, (1.8)

dove l’operatore jfiµ = −eψfγµψi può essere considerato come la transizione

elettromagnetica tra gli stati iniziali e finali dell’elettrone. Se ora consi-

deriamo la diffusione di un elettrone (1) con un’altra particella carica (2),

l’elemento perturbativo è fornito dalla soluzione dell’equazione di Maxwell

per il potenziale quadri-vettore

�Aµ = jµ(2), (1.9)

la quale definisce il campo elettromagnetico Aµ prodotto dalla corrente jµ(2)

della seconda particella carica in interesse. Questa ha come soluzione

Aµ = − 1

q2jµ(2), (1.10)

dove ~q è il momento trasferito. Inserendo tale espressione nell’equazione (1.8)

si ottiene

Vfi = −ı∫j(1)µ (x)

(1

q2

)jµ(2) (x) d4x, (1.11)

da cui si ricava l’elemento di matrice per lo scattering elettromagnetico tra

particelle cariche dotate di spin 12:

M =(eu(2)γ

µu(2)

)(− 1

q2

)(−eu(1)γµu(1)

). (1.12)

Fermi ha ipotizzato che l’elemento di matrice per il decadimento beta, no-

nostante il fenomeno riguardasse l’interazione debole, fosse analogo a quello

ricavato in precedenza. Pertanto ha descritto il fenomeno del decadimento

beta tramite l’elemento di matrice

M = G (unγµup)

(− 1

q2

)(−euνeγµue) , (1.13)

10

Page 11: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

dove intervengono le funzioni d’onda un, up, ue, uνe rispettivamente del neu-

trone, del protone, dell’elettrone e del neutrino elettronico. La costante G

prende il nome di costante di accoppiamento dell’interazione debole o costan-

te di Fermi. Sperimentalmente il suo valore è G ∼ 10−5 GeV−2. L’espressione

(1.13), però, non risultava completa, in quanto Fermi non considerò la vio-

lazione della parità. Tale violazione venne introdotta nel Modello Standard,

per spiegare l’asimmetria tra particelle ed antiparticelle, cosa che fu verifica-

ta solo dopo la sua morte. L’esperimento che ha confermato la teoria sulla

violazione della parità è stato condotto da Hein-Shiung Wu la quale ha mo-

strato che le particelle beta emesse dal decadimento del 60Co vengono emesse

in maggior numero quando i nuclei di cobalto sono allineati nella direzione

opposta a quella dello spin nucleare e che quindi, in un sistema che fosse l’im-

magine speculare di quello preso in esame, il processo di emissione non può

risultare uguale. Nonostante tale mancanza, l’unico cambiamento essenziale

alla prima teoria di Fermi è stato quello di passare da γµ a γµ(1−γ5), dove

γ5 ≡ ıγ0γ1γ2γ3. Ne segue che, posto

J†µ = ueγµ(1− γ5)uν , (1.14)

l’espressione (1.13) diviene

M =G√

2JµJ†µ. (1.15)

L’elemento di matrice così trovato descrive le interazioni deboli tra par-

ticelle fermioniche. Risulta immediato il passaggio dall’elemento di matrice

all’operatore Hamiltoniano dell’interazione elettrodebole per la descrizione

del decadimento beta. Tale operatore, in SU(2)L × SU(2)R × U(1), nel

11

Page 12: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

regime di bassa energia, prende la forma di interazione corrente-corrente

Hβ =G√

22[(eLγµνeL)

(Jµ†L + εJµ†R

)+ (eRγµνeR)

(εJµ†L + κJµ†R

)+ h.c.

].

(1.16)

In tale espressione, con ε è stato indicato il mescolamento dei bosoni WL

e WR

WL = cos(ε)W1 − sin(ε)W2 (1.17)

WR = sin(ε)W1 + cos(ε)W2, (1.18)

dove W1 e W2 sono gli autostati di massa dei bosoni, con masse MW1 e

MW2 rispettivamente. Il mescolamento è assunto essere piccolo e dunque

sin(ε) ≈ ε, cos(ε) ≈ 1 ed mW1 ≈ mWL, mW2 ≈ mWR

. Il parametro κ è

definito come il rapporto in massa

κ =m2W1

m2W2

(1.19)

JµL è la corrente adronica nella teoria vettoriale-assiale (VA):

Jµ†L =∑i

up(i)

[gV γ

µ + ıgMσµ

2mp

qν − gAγµγ5 − gpqµγ5

]un(i), (1.20)

dove up(i) e un(i) sono gli spinori che descrivono il protone ed il neutrone

i-simo. mp è la massa del nucleone e qµ è il momento trasferito nell’urto dal

protone al neutrone. Infine gV ≡ gV (q2), gM ≡ gM(q2), gA ≡ gA(q2) e gp ≡

gp(q2) sono, rispettivamente, i fattori di forma vettoriale, di magnetismo-

debole (weak-magnetism), assiale-vettoriale (axial-vector) e di pseudoscalare

indotto. In approssimazione impulsiva, la corrente adronica diventa:

Jµ†L = ψτ+

(gV (q2)γµ − ıgM(q2)

σµν

2mp

− gA(q2)γµγ5 − gp(q2)qµγ5

)ψ, (1.21)

dove

τ+ =τ1 + ıτ2

2, (1.22)

12

Page 13: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

con τ1 e τ2 matrici di isospin di Pauli.

Nel caso non relativistico, trascurando l’energia trasferita tra nucleoni,

Jµ†L può essere scritta come

Jµ†L =A∑n=1

τ−n(gµ0J0(q2) + gµkJn(q2)

)δ(x− rn), (1.23)

dove

J0(q2) = gV (q2), (1.24)

Jn(q2) = ıgM(q2)σn × q

2mp

+ gA(q2)σn − gp(q2)q

2mp

. (1.25)

Per approfondimenti sull’argomento si consultino i lavori in bibliografia

[11],[19], [20] e [21].

1.2 Il doppio decadimento beta

Il doppio decadimento beta

(A,Z)→ (A,Z + 2) + e− + e− + νe + νe (1.26)

è stato, per la prima volta, considerato nel lavoro di M. Goeppert-Mayer

nel 1935, cfr. [9]. In tale lavoro è stata ricavata un espressione per il tasso

di decadimento del doppio decadimento beta con l’emissione di due neutrini

(2νββ). Questo permise di stimare un tempo di dimezzamento di 1017 anni

assumendo un Q-valore di circa 10 MeV.

Il doppio decadimento beta avviene quando un nucleo dovrebbe decadere

beta in una regione energeticamente sfavorevole. Di fatti è possibile ottenere,

dalla formula semiempirica delle masse, una parabola degli isobari, la quale

mostra come vi siano regioni energeticamente "irraggiungibili" da alcuni nu-

clei nel decadimento beta semplice (si veda figura 1.2). Questo comporta che

13

Page 14: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

i nuclei in esame saltino un isobaro nella catena e "raggiungano" l’isobaro

con Z ± 2.

Figura 1.2: Isobari A = 76. Il singolo decadimento β, segnato con una freccia

verde, tra il 76Ge ed il 76Se è energeticamente proibito e dunque da spazio al

doppio β, energeticamente favorevole (freccia viola), cfr. [8].

Un tipico nucleo candidato per il doppio decadimento beta è un nucleo

pari-pari (Z,A) che è più legato rispetto al nucleo "vicino" (Z + 1, A), ma

meno legato rispetto al nucleo (Z + 2, A) a causa dell’energia di pairing, (si

veda la figura 1.3).

Il doppio decadimento beta accompagnato dall’emissione di due neutrini

(2νββ) è un processo del secondo ordine ammesso dal Modello Standard.

Ettore Majorana formulò una ipotesi sulla natura del neutrino, secondo

la quale il neutrino ν e la sua antiparticella ν sono indistinguibili, cfr. [15].

Giulio Racah è stato il primo a proporre di testare la teoria di Majorana con

la catena di reazioni

(A,Z)→ (A,Z + 1) + e− + ν (1.27)

14

Page 15: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 1.3: Massa nucleare in funzione del numero atomico Z nel caso di

numero di massa dispari (a) e pari (b).

ν + (A′, Z ′)→ (A′, Z ′ + 1) + e− (1.28)

dove il neutrino considerato è un neutrino reale. La catena di reazioni (1.27)

- (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di

Majorana e proibita nel caso in cui il neutrino sia una particella di Dirac,

cfr. [17]. Nel 1939 Wolfgang Furry ha considerato per la prima volta la

possibilità del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini (0νββ)

(A,Z)→ (A,Z + 2) + e− + e−, (1.29)

ipotizzando una catena di reazioni di Racah con neutrino virtuale del tipo

((A,Z + 1) ≡ (A′, Z ′)), cfr. [6].

Nel 1952 Henry Primakoff ha calcolato la correlazione angolare elettrone-

elettrone e lo spettro energetico dell’elettrone sia per il 2νββ che per il 0νββ,

offrendo uno strumento per distinguere i due processi, cfr. [16]. Nel 1955 Ray-

mond Davis ha condotto un esperimento nel quale veniva ricercata la presenza

di un antineutrino nella reazione nucleare νe + 37Cl → 37Ar + e−, che non

15

Page 16: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

produsse risultati (cfr. [2]). Tale esperimento è stato interpretato come prova

del fatto che il neutrino non poteva essere una particella di Majorana, ma

doveva essere una particella di Dirac. Venne introdotto quindi, nell’ambi-

to della teoria dell’interazione debole, un nuovo numero quantico, il numero

leptonico, che permettesse di distinguere il neutrino dalla sua antiparticel-

la. Segue che nel decadimento 2νββ il numero leptonico viene conservato,

mentre, nel decadimento 0νββ, cambia di due unità.

La prima osservazione del decadimento 2νββ, con un tempo di dimezza-

mento stimato di T 12(130Te) = 1.4× 1021 anni, è stata annunciata da Ingram

e Reynolds nel 1950, cfr. [13]. Studi di una certa rilevanza furono poi affron-

tati da Gentner e Kirstern su alcuni isotopi di gas nobili come 82Kr, 128Xe

e 130Xe che risultano prodotti del decadimento ββ del 82Se, 128Te e 130Te,

rispettivamente.

Il periodo dello scetticismo sulla natura del neutrino, che come detto

doveva essere una particella di Dirac, è arrivato con la conferma della formu-

lazione teorica della violazione di parità nell’interazione debole da parte di

Lee e Yang. Questa avvenne poco dopo la formulazione stessa mediante due

epocali esperimenti. Nel 1957 Wu et al scoprirono l’asimmetria nella distri-

buzione angolare delle particelle β emesse in relazione all’orientazione dello

spin dei nuclei padri di 60Co. Un anno dopo Goldhaber et al scoprirono che

i neutrini sono polarizzati e levogiri, scoperta che avvenne misurando la po-

larizzazione di un fotone emesso da un nucleo di 152Eu∗ dopo una cattura K,

cfr. [21]. Nel 1958 la situazione, apparentemente confusa, venne semplificata

introducendo la teoria vettoriale - assiale (V −A) dell’interazione debole, la

quale descriveva la violazione della parità in accordo con i dati sperimentali,

16

Page 17: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

cfr. [11].

Con la scoperta della violazione della parità, il carattere del neutrino

elettronico tornò in discussione. Si trattava di una particella di Dirac o di

Majorana? Mediante l’osservazione o meno del decadimento 0νββ si potrà

dare risposta a questa domanda. Risulta, dunque, importante lo studio teo-

rico di tale fenomeno e come vedremo di particolare interesse risulterà il cal-

colo dell’elemento di matrice nucleare del decadimento 0νββ. Nel prossimo

paragrafo verranno riportate le caratteristiche fondamentali del neutrino.

1.3 Il neutrino

Il neutrino è l’unica particella elementare le cui proprietà di base sono

tutt’oggi incognite. Contrariamente ai fermioni carichi, la natura e la mas-

sa del neutrino non sono ancora state stabilite fenomenologicamente. Come

menzionato nel precedente paragrafo, il neutrino, come gli altri fermioni, po-

trebbe essere una particella di Dirac, ovvero diversa dalla sua antiparticella.

Tuttavia vi è un’altra possibilità. Il neutrino è l’unico fermione che potreb-

be essere una particella di Majorana, ovvero identica alla sua antiparticella.

Tale distinzione diviene rilevante se la massa del neutrino è diversa da zero.

Facendo riferimento all’equazione di Dirac nella sua forma covariante

(ıγµ∂µ −m)ψ = 0, (1.30)

è possibile scrivere la Lagrangiana che descrive il comportamento dei fermioni

L = ψ (x) (ıγµ∂µ −m)ψ (x) , (1.31)

dove il primo dei due addendi è il termine di energia cinetica, mentre il secon-

do è il termine di massa. Una particella avente spin 12è caratterizzata da uno

17

Page 18: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

spinore, ψ, a quattro componenti. Questo spinore si può decomporre nelle

componenti destrogira e levogira introducendo gli operatori di proiezione

PRψ ≡(

1 + γ5

2

)ψ = ψR, (1.32)

PLψ ≡(

1− γ5

2

)ψ = ψL. (1.33)

Segue che

ψR =

ϕR

0

, (1.34)

ψL =

0

ϕL

, (1.35)

ψ = ψR + ψL =

ϕR

ϕL

, (1.36)

dove ϕL e ϕR sono due spinori a due componenti. Diremo spinore di Dirac

uno spinore in cui le componenti ψR e ψL risultano essere indipendenti.

Se ora osserviamo che lo spinore di antiparticella è ottenuto da quello di

particella mediante l’operatore di coniugazione di carica, ovvero ψC = CψT ,

con C = ıγ0γ2, possiamo introdurre lo spinore di Majorana. Esso risulta

uno spinore invariante per coniugazione di carica, ovvero ψC = ψ. Da uno

spinore di Majorana si arriva a due possibili diverse soluzioni:

χR =

ϕR

ıσ2ϕ∗R

= ψR + ψCR , (1.37)

χL =

−ıσ2ϕ∗L

ϕL

= ψL + ψCL . (1.38)

18

Page 19: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

É facile provare che χCL = χL e χC

R = χR. Segue dunque che uno spinore

di Majorana è uno spinore in cui le componenti ψL e ψR non sono tra loro

indipendenti, ma risultano legate dalle espressioni (1.37) e (1.38). Dalla

Lagrangiana (1.31) segue che, considerando solo il termine di massa, per uno

spinore di Dirac si ha

LDmass = −mD

(ψLψR + ψRψL

), (1.39)

detto termine di massa di Dirac. Tale termine mescola le componenti levogira

e destrogira.

Sempre dall’equazione (1.31) segue che, per uno spinore di Majorana, se

si considera solo il termine di massa si ha che:

LMmass,L = −1

2mML χLχL = −1

2mML

(ψCLψL + ψLψ

CL

), (1.40)

LMmass,R = −1

2mMR χRχR = −1

2mMR

(ψCRψR + ψRψ

CR

). (1.41)

Si osservi che il fattore 12risulta essere un fattore convenzionale. Questi

due termini vengono detti termini di massa di Majorana, e come si può

osservare, essi mescolano gli stati di particella ed antiparticella.

Notiamo, infine, che è possibile trovare, all’interno della Lagrangiana,

entrambi i termini di massa e dunque in generale risulta

Lmass = −mDψLψR −1

2mML ψ

CLψL −

1

2mMR ψ

CRψR + h.c. (1.42)

cfr. [19]. Tutte le particelle dotate di spin 12possono essere caratterizzate

dal termine di massa nella Lagrangiana. Tra queste particelle, di particolare

interesse sono i neutrini che, tra tutti i fermioni, sono gli unici ad interagire

19

Page 20: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

esclusivamente attraverso l’interazione debole. Essi sono insensibili sia all’in-

terazione forte, in quanto leptoni, sia a quella elettromagnetica, in quanto

puntiformi e neutri.

I neutrini possono essere prodotti e rivelati solo attraverso la loro inte-

razione debole di corrente carica o di corrente neutra. Nell’interazione di

corrente carica il neutrino viene emesso, o assorbito, a seguito dell’emissio-

ne, o assorbimento, di un leptone, o antileptone, carico (e±, µ±, τ±) e ciò

permette di classificarlo come appartenente alla stessa famiglia del leptone

carico. I tre stati di neutrino, (νe, νµ, ντ ), ed i tre stati di antineutrino, (νe,

νµ, ντ ), sono pertanto autostati dei numeri di famiglia leptonica Le, Lµ, Lτ .

Nelle interazioni di corrente neutra si ha scambio di quantità di moto ed

energia tra il neutrino (o antineutrino), che rimane tale, ed un’altra particella.

Sempre in questo tipo di interazione si può avere creazione di coppia neutrino-

antineutrino (i.e. Z0 → νν). Si osservi che, a differenza dell’interazione di

corrente carica, l’interazione di corrente neutra non permette di identificare

la famiglia leptonica di appartenenza del neutrino.

Nello studio della fisica del neutrino, di particolare importanza risultano

le informazioni sulla massa di tale particella. Questa viene misurata nei

decadimenti che producono i tre tipi di neutrini νe, νµ, ντ . Lo stato attuale

delle misure di massa del neutrino è consistente con una massa zero, e pone un

limite superiore sulle massemν , limite che risulta di alcuni ordini di grandezza

più piccolo della massa del corrispondente leptone carico. Per tale motivo,

nel Modello Standard, i tre tipi di neutrini sono stati inizialmente considerati

privi di massa. Come abbiamo visto, i fermioni, e dunque i neutrini, possono

essere caratterizzati dalla Lagrangiana di massa che dipende dalla particolare

20

Page 21: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

particella che stiamo andando a considerare. Risulta dunque utile introdurre

il concetto di campo leptonico (Lepton Field) che ci permetterà, in seguito,

di studiare la matrice di massa del neutrino.

Ad ogni particella è associato un campo che è definito nello spazio e

nel tempo. Sono le increspature in tale campo che descrivono il moto delle

particelle stesse. Una trattazione quanto-meccanica dei campi, che consenta

di descrivere sistemi a molte particelle, rende questo campo un operatore

che può creare particelle al di fuori dello stato fondamentale, il cosidetto

"vuoto". L’azione di creare una o più particelle nel vuoto è equivalente

alla descrizione di un sistema nel quale una o più increspature, nel tessuto

del campo, si muovano nello spazio-tempo. Ogni campo descrive un certo

numero di increspature e dunque caratterizza differenti particelle. Nel caso

del neutrino possiamo indicare i campi con ν e νC ed ogni campo è uno

spinore di Weyl levogiro a due componenti. Si ha che ν annichila un neutrino

levogiro νL o crea un antineutrino destrogiro νR, mentre νC annichila un

neutrino destrogiro νR o crea un antineutrino levogiro νL. Il secondo campo,

νC, non è però incluso nel Modello Standard di Weinberg e Salaam poiché il

neutrino destrogiro non è mai stato osservato. A causa di ciò è da escludere

una componente di campo che crei tale particella. Inoltre, a differenza dei

leptoni carichi e dei quark, i neutrini non possono acquisire massa proprio

a causa dell’assenza dei neutrini destrogiri. Si ha quindi che il neutrino è

associato a solo due tipi di increspature descritte dal campo ν. Si osservi che

proprio la mancanza del neutrino destrogiro implica una non invarianza per

operazioni di parità, dove la parità scambia particelle levogire con particelle

destrogire.

21

Page 22: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Se consideriamo i campi di elettrone, e dunque e e eC, che hanno lo stes-

so ruolo dei campi ν e νC prima introdotti, possiamo soffermarci sul solo

neutrino elettronico. In tal caso si osservi che il bosone W , che funge da

mediatore nei processi di cambiamento di carica, agisce solo sui campi e e

ν. L’interazione tramite W trasforma un neutrino levogiro in un elettrone

levogiro e viceversa, (eL ↔ νeL), oppure trasforma un positrone destrogiro in

un antineutrino destrogiro e viceversa, (eR ↔ νeR). Dunque possiamo affer-

mare che i campi e e ν, o le particelle eL e νeL, formano un isodoppietto sotto

interazione debole, cfr. [20]. Estendendo il discorso a tutte e tre le famiglie

di neutrini, elettroniche, muoniche e tauoniche, ed ai quark up e down, co-

me è noto possono trasformarsi uno nell’altro, possiamo strutturare i campi

leptonici in isodoppietti ed isosingoletti. Per i primi abbiamo (uαL, dαL) e

(ναL, eαL), per i secondi, invece, abbiamo uαR, dαR ed eαR, dove α è una

famiglia di indici che assume tre valori.

La minima estensione del Modello Standard che conferirebbe massa ai

neutrini è l’introduzione di un isosingoletto di neutrino destrogiro. Dunque

si può avere un termine di massa di Dirac derivante dall’accoppiamento dei

leptoni con il campo di Higgs

hβ,α (ναLeαL)

φ0

φ−

νβR → hβ,α (ναLeαL)

v√2

0

νβR, (1.43)

dove hβ,α è la particella di Higgs e

φ0

φ−

è l’isodoppietto scalare di Higgs.

Segue che è possibile ottenere un espressione per la matrice di massa del

neutrino

M =(νL, ν

CL

) 0 mD

(mD)T 0

νR

νCR

, (1.44)

22

Page 23: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

con

mDα,β = hα,β

v√2. (1.45)

Nell’espressione (1.44) sono stati indicati solo gli stati sui quali la matrice

agisce, mentre mD risulta essere una matrice 3x3 e, dunque,M risulta essere

una matrice 6x6. Si possono ottenere così sei autovettori: tre neutrini di

Dirac e tre antineutrini ottenuti per coniugazione di carica. Nella grande

teoria unificatrice (GUT), però, ci si trova di fronte al problema che tali

neutrini dovrebbero possedere una massa simile a quella del quark up e questo

comporta un inadeguatezza di tale modello, essendo quest’ultima di diversi

ordini di grandezza superiore rispetto alla massa del neutrino.

Un’altra estensione è fatta introducendo una massa di Majorana coinvol-

gendo l’isosingoletto di neutrini ed un ulteriore isosingoletto del campo di

Higgs. In tal modo la matrice di massa del neutrino diviene

M =(νL, ν

CL

) 0 mD

(mD)T mR

νR

νCR

. (1.46)

In questo modo gli autostati di tale matrice risultano essere particelle

di Majorana e fenomeni come il doppio decadimento beta senza emissione

di neutrini diventano possibili. Sono possibili altre estensioni del Modello

Standard che però non prevedono l’aggiunta di neutrini destrogiri, cfr. [21].

Per un neutrino con massa è possibile che gli autostati (ν1, ν2, ν3), con

massa definita, (m1,m2,m3), non coincidano con gli autostati leptonici (νe, νµ, ντ ).

In questo caso i primi possono essere ottenuti come combinazione lineare dei

secondi, e viceversa, attraverso una trasformazione unitaria

|να〉 =3∑

k=1

U∗α,k |νk〉 , (1.47)

23

Page 24: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

|νk〉 =∑

α=e,µ,τ

Uα,k |να〉 , (1.48)

con U matrice unitaria di mescolamento, cfr. [1]. Se gli autostati non sono

degeneri, la fase di ciascun autostato evolverà nel tempo in modo diverso.

Questo implica che uno stato leptonico definito, espresso come una parti-

colare combinazione lineare di autostati, evolverà nel tempo in una diversa

combinazione lineare non più corrispondente all’autostato leptonico iniziale.

Il cambiamento di famiglia leptonica durante la propagazione di un neu-

trino nel vuoto, causato dalla diversa evoluzione temporale degli autostati,

può produrre una variazione periodica della composizione in termini di au-

tostati leptonici. Il fenomeno precedentemente descritto prende il nome di

oscillazione di neutrini.

Dopo la scoperta dell’oscillazione di neutrini [3], la quale prova che i

neutrini sono particelle massive, il meccanismo di massa occupa un posto

speciale nella ricerca moderna. Il doppio decadimento beta senza emissione

di neutrini, dunque, risulta un punto di partenza per stabilire limiti sulla

natura del neutrino. La vita media del decadimento 0νββ è collegata alla

massa effettiva del neutrino di Majorana, definita dalla seguente equazione

〈mν〉 =

∣∣∣∣∣∑k

U2α,kmk

∣∣∣∣∣ =

∣∣∣∣∣∑k

|Uα,k|2mkeıak

∣∣∣∣∣ . (1.49)

In tale equazione sono contenute le tre masse dei neutrini, mk, la matrice

unitaria di mescolamento, Uα,k, e la fase incognita di Majorana per la viola-

zione CP. Si tenga conto che la massa 〈mν〉 potrebbe risultare più piccola di

ognuna delle mk, cfr. [8]. Nel prossimo capitolo l’attenzione verrà focalizzata

sul processo del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini.

24

Page 25: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Capitolo 2

Il doppio decadimento beta senza

emissione di neutrini

2.1 Introduzione

Abbiamo già visto nel paragrafo (1.2) che il doppio decadimento beta può

avvenire con o senza emissione di neutrini. Inoltre abbiamo anche esaminato

le conseguenze che l’osservazione di tale fenomeno comporterebbe sulla co-

noscenza della natura stessa del neutrino, e in particolare sulle implicazioni

legate alla consistenza o meno del Modello Standard.

Di particolare interesse, per la comprensione del decadimento 0νββ, risul-

ta essere il calcolo dell’elemento di matrice nucleare (NME). Esso è essenziale

per effettuare previsioni sui decadimenti favorevoli, ed inoltre rende possibile

fissare una gerarchia per la massa del neutrino. In particolare, tale possibilità

risulta essere la risposta ad uno dei maggiori dubbi della fisica moderna, cioè

stabilire una gerarchia di massa che contribuirebbe a svelare la vera natura

del neutrino, cfr. [19], [20].

25

Page 26: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 2.1: Raffigurazione del doppio decadimento beta senza emisione di

neutrini.

Dunque, dal punto di vista della fisica teorica nucleare, il calcolo dell’N-

ME ricopre un ruolo centrale. Dal momento che per calcolarlo è necessario

conoscere con accuratezza le funzioni d’onda teoriche dei nuclei coinvolti nel

decadimento, esso risulta essere una sfida aperta nel campo della struttura

nucleare teorica. Infatti, come è noto, calcoli con un certo livello di accu-

ratezza delle funzioni d’onda di nuclei con massa maggiore di A = 12 sono

molto più complessi che in fisica atomica e molecolare, a causa essenzialmente

della natura non perturbativa del potenziale nucleare. Mentre, da un lato, le

tecniche e i metodi della teoria a molti corpi utilizzati nel caso del potenziale

coulombiano permettono di ottenere funzioni d’onda estremamente raffinate

per atomi e molecole, gli stessi approcci, nel caso dei nuclei, risultano meno

efficaci e dal punto di vista computazionale estremamente onerosi. Questo

è dovuto alla complessità del potenziale nucleare che oltre a una compo-

nente centrale (come nel caso coulombiano) presenta componenti anche di

interazione spin-orbita, spin-spin e tensoriale che rendono le correlazioni tra

i nucleoni più intense che tra gli elettroni nel caso della fisica atomica. Lo

26

Page 27: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

scopo della presente tesi è quello di fornire una sintesi della problematica

associata al calcolo dell’elemento di matrice nucleare, necessario, come ve-

dremo nel prossimo paragrafo, a estrarre l’ampiezza del doppio decadimento

beta senza emissione di neutrini.

2.2 L’elemento di matrice nucleare

Più volte, nel corso del primo capitolo, abbiamo sottolineato l’importanza

dell’operatore Hamiltoniano elettrodebole di equazione (1.16). Esso è l’ope-

ratore che funge da elemento perturbativo tra lo stato iniziale del sistema

e quello finale. In particolare, il doppio decadimento beta senza emissione

di neutrini è un fenomeno del second’ordine della teoria delle perturbazioni

(cfr. [4]). Tale sviluppo ci permette di ricavare, almeno in linea di principio,

quello che è l’operatore di transizione del processo stesso.

Punto di partenza è la non conservazione del numero leptonico associato

allo scambio di neutrini di Majorana, leggeri o pesanti. A tal proposito si

consideri la Lagrangiana di massa di Dirac-Majorana di equazione (1.42). Il

vantaggio di mescolare i termini di massa di Dirac e di Majorana è quello

di fornire una spiegazione della massa molto piccola del neutrino, attraverso

quello che viene chiamato meccanismo "see-saw", proposto da Yanagida e

Gell-Mann, cfr. [7], [19]. Nell’equazione (1.42) il termine Lmass, considerando

funzioni d’onda di neutrini, prende la forma:

Lmass = −1

2

(νCL νR

) mL mD

mD mR

(νLνCR ) . (2.1)

Diagonalizzando tale termine si ottengono i due spinori (νL, νR) e (νR, νL),

uno con massa m =M2Dirac

MMajoranae l’altro con massa m = MMajorana. Ciascuna

27

Page 28: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

di queste coppie costituisce quindi un neutrino di Majorana: uno, (νR, νL),

con massa molto grande ed uno, (νL, νR), con massa molto piccola, essendo

MMajorana �MDirac (cfr. [5], [8]).

In [4] è mostrato come ricavare un espressione per l’inverso del tempo

di dimezzamento del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini.

Denominato ηk il parametro di non conservazione del numero leptonico, si

ha per un dato isotopo (A,Z)[T 0ν

12

]−1

= |ηk|2∣∣∣M ′0ν

k

∣∣∣2G0ν(E0, Z). (2.2)

In tale espressione G0ν(E0, Z) è il fattore dello spazio delle fasi, o densità

degli stati finali, dipendente dall’energia E0 rilasciata nel processo. Esso

compare nella Regola Aurea di Fermi ed una sua parametrizzazione, nel

caso specifico del decadimento 0νββ, può essere trovata in [18]. Il termine

Mk, invece, è l’elemento di matrice nucleare dipendente dalla particolare

struttura nucleare degli isotopi, (A,Z), (A,Z + 1) e (A,Z + 2), considerati

nel decadimento. Sempre in [18] è evidenziato il fatto che G0ν (E0, Z) dipende

dalla quarta potenza della costante di accoppiamento assiale-vettoriale gA e

dall’inverso del quadrato del raggio nucleare R−2. Nel calcolo del fattore di

fase il raggio nucleare è determinato dalla formula empirica R = r0A13 , con

r0 = 1.2 fm. L’elemento di matrice nucleare M ′0ν , come mostrato in [8], è

definito come

M′0νk =

[(geffA

gA

)M0ν

k

]. (2.3)

Tale ridefinizione permette di confrontare l’elemento di matrice di inte-

resse con G0ν (E0, Z). Di fatti G0ν (E0, Z) dipende, come detto, da gA, ma

gA non ha un valore prefissato, in quanto parametro stimato nei fit e dipen-

28

Page 29: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

dente dal particolare modello utilizzato, e questo non permette un diretto

confronto tra G0ν (E0, Z) stesso ed M0ν .

Nel seguito considereremo solo transizioni 0+i → 0+

f in modo da garantirci

che gli elettroni emessi siano tutti in onda s. Le modifiche da apportare per

correggere tale approssimazione sono dell’ordine dell’1%, (cfr. [8]), dovute al

fatto che, negli altri casi, l’operatore nucleare deve essere di ordine superiore

per poter accoppiare gli stati iniziali e finali. Per le transizioni dallo stato

fondamentale, considerando il meccanismo di massa del neutrino levogiro

leggero, si ha che il parametro di non conservazione del numero leptonico è

dato da:

ην =〈mν〉me

. (2.4)

da cui, l’espressione (2.2), diviene[T 0ν

12

]−1

= G01

∣∣∣∣〈mν〉me

∣∣∣∣2 ∣∣M0νν

∣∣2 , (2.5)

doveG0ν è il fattore dello spazio delle fasi già introdotto nell’espressione (2.2),

ed 〈mν〉 è la massa effettiva del neutrino di Majorana espressa nella (1.45),

cfr. [21]. Per quanto riguarda l’espressione dell’elemento di matrice nucleare

occorre fare preliminarmente alcune considerazioni. Nel lavoro di Doi et al

[4] è mostrato come sia possibile individuare tre contributi principali nell’e-

spressione dell’NME, rispettivamente il contributo di Fermi, il contributo di

Gamow-Teller ed il contributo tensoriale. La loro espressione è fornita, in

modo compatto (cfr. [21]), dalla seguente uguaglianza:

HF,GT,T (rk,l) =2

πR

∫ ∞0

j002(qrk,l)hF,GT,T (q2)q

q + Edq, (2.6)

dove R è il raggio nucleare, rk,l è il raggio nel centro di massa, E è il valore

medio dell’energia e j002(qrk,l) è la funzione di Bessel. Le funzioni hF,GT,T (q2)

29

Page 30: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

che compaiono nell’espressione (2.6) sono date rispettivamente dalle seguenti

espressioni, cfr.[21]:

hF (q2) = f 2V (q2), (2.7)

hGT (q2) =2

3f 2V (q2)

(µp − µn)2

(geffA )2

q2

4m2p

+

+f 2A(q2)

(1− 2

3

q2

q2 +m2π

+1

3

q4

q2 +m2π

), (2.8)

hT (q2) =1

3f 2V (q2)

(µp − µn)2

(geffA )2

q2

4m2p

+

+1

3f 2A(q2)

(2

q2

q2 +m2π

− q4

q2 +m2π

), (2.9)

dove µp − µn = 4.17 è la differenza tra il momento magnetico del protone

e quello del neutrone, fV (q2) = 1

(1+q2/M2V )

2 è il fattore di forma vettoriale,

fA(q2) = 1

(1+q2/M2A)

2 è il fattore di forma assiale, MA = 1086 MeV ed MV

= 850 MeV. Tenendo conto di tali termini dovuti al potenziale centrale, è

allora possibile esprimere l’elemento di matrice nucleare del doppio decadi-

mento beta senza emissione di neutrini come l’elemento di matrice tra lo

stato iniziale, 0+i , e quello finale, 0+

f , nel modo seguente

M0νν =

⟨0+i

∣∣∣∣∣∣∣∑k,l

τ+k τ

+l

−HF (rk,l)(geffA

)2 +HGT (rk,l)σk,l −HT (rk,l)Sk,l

∣∣∣∣∣∣∣ 0+

f

⟩,

(2.10)

con

Sk,l = 3(~σk · rk,l)(~σl · rk,l)− σk,l, (2.11)

dove è stato indicato con σk,l = ~σk · ~σl. Questo ci permette di riscrivere

l’elemento di matrice in una forma più compatta

M0νν = − M0ν

F(geffA

)2 +M0νGT −M0ν

T , (2.12)

30

Page 31: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

cfr. [21].

Figura 2.2: Contributi di massa al livello nucleare in presenza di una corrente

destrogira per un neutrino leggero (a) ed un neutrino massivo (b), cfr. [21].

Se invece consideriamo il meccanismo di massa dovuto al contributo dei

neutrini massivi, è possibile generalizzare l’espressione del tempo di dimez-

zamento del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini includendo

molti più meccanismi di massa, cfr. [21]. Assumendo che la massa del neutri-

no leggero sia minore del MeV e che quella del neutrino massivo sia maggiore

del GeV, è possibile separare la parte di fisica delle particelle dalla parte

di struttura nucleare, cfr. [12]. In tal caso l’espressione (2.2) può essere

generalizzata, come mostrato in [21], nel seguente modo:[T 0ν

12

]−1

= G0ν

[|XL|2 + |XR|2 − C

1XLXR + . . .], (2.13)

dove la quantità XL contiene le informazioni derivanti dai meccanismi di

massa di neutrini levogiri, mentre XR tiene conto delle informazioni derivanti

dai meccanismi di massa di neutrini destrogiri. Il coefficiente C ′1 è trascurabile

in quanto esso non entra in gioco a causa della diversa elicità degli elettroni

emessi e quindi non viene considerato. I puntini, invece, indicano altri modi

31

Page 32: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

non tradizionali, cfr. [21]. Infine XL ed XR sono espressi da:

XL =〈mν〉me

M0νν + ηLNM

0νν , (2.14)

XR = ηRNM0νν , (2.15)

dove

ηLN =3∑k

(Uek)2 eıφk

mp

Mk

, (2.16)

ηLN =(κ2 + ε2 + 2εκ

) 3∑k

(Uek)2 eıφk

mp

Mk

. (2.17)

In questo caso, le espressioni (2.16) e (2.17) rappresentano i parametri di

non conservazione del numero leptonico, mp è la massa del protone ed eıφk è

un fattore di fase, cfr. [21]. L’elemento di matrice nucleare è espresso come

M0νν =

⟨0+i

∣∣∣∣∣∑k,l

τ+k τ

+l

[H

(N)F (rk,l)

gAr+H

(N)GT (rk,l)σk,l −H(N)

T (rk,l)Sk,l

]∣∣∣∣∣ 0+f

⟩,

(2.18)

da cui, riscrivendolo in modo compatto, si ottiene:

M0νν = −

MF (N)

g2A

+MGT (N) −MT (N). (2.19)

La lettera N in tali espressioni indica lo stato con massa del neutrino di

Majorana. Nel caso di scambio di neutrino massivo i termini di potenziale

di Fermi, Gamow-Teller e tensoriale sono espressi in modo compatto

HF,GT,T (rk,l) =2

π

R

mpme

∫ ∞0

j002(qrk,l)hF,GT,T (q2)q2dq, (2.20)

dove le funzioni hF,GT,T (q2) e j002(qrk,l) sono le stesse introdotte nello scambio

di neutrino leggero, cfr. [21].

32

Page 33: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Una volta analizzate le varie espressioni dell’elemento di matrice nucleare

occorre affrontare la problematica relativa al calcolo dell’NME stesso. Ta-

le oggetto verrà discusso nel IV capitolo della presente tesi, soffermando

l’attenzione su tre diversi modelli di struttura nucleare.

Nel prossimo capitolo, invece, verrà riportata una panoramica sullo sta-

to attuale della ricerca sulla rivelazione del doppio decadimento beta senza

emissione di neutrini.

33

Page 34: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Capitolo 3

La rivelazione del doppio

decadimento beta senza emissione

di neutrini

3.1 Introduzione

Per condurre un esperimento avente come fine ultimo la rivelazione del

doppio decadimento β senza emissione di neutrini occorre, come prima cosa,

individuare quali sono i nuclei più adatti per l’osservazione di tale fenomeno.

A tale scopo, una delle grandezze fisiche principali di cui bisogna tener

conto è il Q-valore della reazione in esame. Infatti, come mostrato in figura

3.1, la conoscenza del Q-valore della reazione rende possibile individuare

quali sono i nuclei che possono più facilmente decadere β due volte e questo

fornisce un elenco di candidati ottimali per l’osservazione del decadimento

0νββ.

34

Page 35: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 3.1: Isobari A=76. Il singolo decadimento β, segnato con una freccia

verde, tra il 76Ge ed il 76Se è energeticamente proibito e dunque da spazio al

doppio β, energeticamente favorevole (freccia viola), cfr. [8].

Inoltre, il Q-valore influenza sia il fattore di fase G0ν , sia il fondo speri-

mentale, in quanto entrambi sono funzione dell’energia rilasciata durante il

decadimento. Questi fattori, unitamente all’abbondanza isotopica relativa a

ciascuna delle 35 sonde predisposte al doppio decadimento β, permettono di

selezionare 9 candidati ottimali per la rivelazione del doppio decadimento β

senza emissione di neutrini, (si veda figura 3.2).

Il Q-valore di tutti questi candidati è maggiore di 2.4 MeV, tranne quello

del 76Ge che è uguale a 2.039 MeV. Tutti i 35 nuclei instabili rispetto al dop-

pio decadimento β sono riportati in figura 3.2, dove i nove isotopi ottimali

sono stati evidenziati. Si osservi che in figura 3.2, oltre al Q-valore dei nuclei

di interesse, sono riportate due soglie: una posta 2615 keV e una a 3270

keV. La linea a 2615 keV rappresenta il punto in cui termina la radioattività

naturale gamma. La linea dei 3270 keV rappresenta, invece, il Q-valore del214Bi per il decadimento β, il quale, attraverso il " nucleo figlio" 222Rn, è l’i-

sotopo che rilascia maggiore energia nei decadimenti β e gamma. Questi due

35

Page 36: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 3.2: Nuclei instabili rispetto al doppio decadimento β con il loro

rispettivo Q-valore. I nove candidati sono stati evidenziati, cfr. [8].

livelli energetici ci permettono di suddividere i nove isotopi candidati in tre

gruppi da tre. Utilizzando i nuclei del primo gruppo, (76Ge, 130Te e 136Xe),

come candidati bisogna tener conto dei gamma del fondo sperimentale. In-

fatti, poiché questi ultimi si trovano sotto la soglia dei 2615 keV, il rivelatore

rileverà un fondo sperimentale proveniente da altri tipi di decadimenti. Se

vengono utilizzati gli isotopi del secondo gruppo, (82Se, 100Mo e 116Cd), ci

si trova al di fuori del fondo gamma ambientale, ma il radon potrebbe crea-

re problemi per la rivelazione. I candidati del terzo gruppo, (48Ca, 96Zr e150Nd), si trovano nella posizione migliore per la rivelazione del decadimento

0νββ, in quanto il Q-valore di reazione è maggiore del fondo sperimentale

proveniente da qualsiasi altro decadimento.

I calcoli del fattore di fase G0ν , relativo ai nove nuclei candidati, sono

riportati in figura 3.3, cfr. [8]. Non vi sono grandi differenze tra i vari

36

Page 37: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 3.3: Fattore di fase dei nove candidati, cfr. [8].

candidati con l’eccezione del 76Ge, che presenta un fattore di fase piccolo, (∼

6×10−15y−1), dovuto al Q-valore di reazione basso e del 150Nd caratterizzato

da un elevato valore del fattore di fase (∼ 1.5× 10−13y−1).

Per la rivelazione del doppio decadimento β senza emissione di neutrini

non basta avere buoni candidati, ma occorre trovare un modo per riconoscere

questo tipo di decadimento distinguendolo dal semplice doppio β.

Fino al 1920 non era chiaro come mai lo spettro del decadimento β fosse

uno spettro continuo da 0 a Qβ. Infatti, proprio come avviene per il decadi-

mento α, se il decadimento β fosse stato un processo a due corpi, dovremmo

rivelare tutte le particelle β emesse con la stessa energia. Solo nel 1931 Pau-

li, per tenere conto di questa evidenza sperimentale, introdusse il neutrino.

Questa terza particella introdotta nel decadimento fornisce una spiegazione

allo spettro ottenuto. In particolare, nel caso del decadimento 2νββ ci si

aspetta uno spettro continuo tra 0 e Qββ dovuto all’emissione dei neutrini,

analogamente al decadimento β. Per il decadimento 0νββ invece, a causa

dell’assenza del neutrino, ci si aspetta uno spettro con un picco all’energia

37

Page 38: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Q, allargato solo a causa della risoluzione finita in energia del rivelatore,

(vedi figura 3.4). Come già accennato nel primo capitolo, altri fattori per

distinguere i due tipi di decadimento sono la distribuzione energetica del sin-

golo elettrone e la correlazione angolare tra i due elettroni emessi, (Henry

Primakoff, cfr. [16]).

Oltre alla scelta dei nuclei più adatti per la rivelazione del doppio de-

cadimento β senza emissione di neutrini, bisogna allora avere una elevata

risoluzione in energia del rivelatore. Infatti il picco del doppio decadimento

β senza emissione di neutrini dovrebbe essere rivelato su un fondo pressoché

piatto in modo da tenere sotto controllo il fondo sperimentale dovuto allo

spettro del decadimento 2νββ. A tal proposito è opportuno introdurre il

rapporto R 0ν2ν

dei conteggi dovuti al decadimento 0νββ rispetto ai conteggi

dovuti al decadimento 2νββ. Esso è dato da (cfr. [8])

R 0ν2ν

=me

7Qδ6

T 2νββ12

T 0νββ12

, (3.1)

dove δ = ∆EFWHM

Q(FWHM = Full width at half maximum) è la frazione

della risoluzione in energia al Q-valore fissato. Si noti la forte dipendenza

dalla risoluzione in energia nell’espressione (3.1).

Segue che i nuclei con un tasso di decadimento 2νββ più lento, come lo136Xe (T 2νββ

12

= 2.2 × 1021 y) sono favoriti rispetto ai nuclei con un tasso di

decadimento 2νββ più veloce, come il 100Mo (T 2νββ12

= 7.1× 1018 y).

Un altro fattore di cui bisogna tener conto nella progettazione di un espe-

rimento per la rivelazione del decadimento 0νββ è il fondo che, per una buona

riuscita dell’esperimento stesso, deve essere mantenuto basso. Questo implica

un lavoro di schermatura dai raggi cosmici e dalla radioattività ambientale.

É richiesta anche la schermatura dai materiali radioattivi puri a causa dei

38

Page 39: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 3.4: Distribuzione della somma delle energie dei due elettroni per i

decadimenti 2νββ e 0νββ, ottenuta assumendo che il tasso del 2νββ sia 100

volte più veloce di quello del 0νββ, cfr. [8].

tempi di vita medi del decadimento naturale, dell’ordine di 109−1010 y, mol-

to minori del tempo di vita medio del decadimento 0νββ, dell’ordine dei 1025

y.

Inoltre occorre che il rivelatore sia sufficientemente grande in modo da

poter contenere una grande quantità di sorgente e monitorare quanti più

nuclei candidati possibile. Le sorgenti attuali sono dell’ordine dei 10-100

kg, mentre per esperimenti capaci di studiare la regione dell’inversione di

gerarchia di massa sono necessarie sorgenti dell’ordine dei 100-1000 kg.

Infine, occorre che il rivelatore sia capace di tracciare e classificare gli

eventi nucleari, in modo da scartare il fondo e fornire informazioni cinemati-

che sugli elettroni emessi.

Al di là della tecnica di rivelazione utilizzata e dei vari fattori considerati,

occorre fornire un’espressione per la sensibilità della vita media del decadi-

mento 0νββ, la quale permetta di determinare successivamente la sensibilità

39

Page 40: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

della massa efficace di Majorana 〈mν〉. La sensibilità F della vita media può

essere definita come la vita media corrispondente al minimo numero di eventi

rilevabile al di sopra del fondo sperimentale. Nel caso di una sorgente diret-

tamente incorporata nel rivelatore, con un fondo sperimentale non nullo, si

ha, cfr. [8]:

F =NAεη

A

(MT

b∆E

) 12

, (3.2)

dove NA è il numero di Avogadro, M è la massa del rivelatore (o della sor-

gente, nel caso dell’approccio a sorgente esterna), T è la durata del periodo

di rivelazione, ε è l’efficienza del rivelatore, η è il rapporto tra la massa del

nuclide candidato e quella del rivelatore (sorgente), ∆E è la risoluzione in

energia, e infine b è il fondo sperimentale specifico.

Per derivare la sensibilità della massa 〈mν〉, indicata con F〈mν〉, occorre

combinare l’espressione (3.2) con la (2.2), ottenendo

F〈mν〉 =1

(G0ν(Q,Z))12 |M0ν |

(b∆E

MT

) 14

, (3.3)

la quale mostra come la scelta del nuclide sia molto più importante dei fat-

tori di rivelazione elencati, dai quali l’espressione (3.3) dipende debolmente.

Infatti, al denominatore compaiono l’NME e la radice quadrata del fattore di

fase che dipendono dal particolare isotopo utilizzato, mentre al numeratore

compare la radice quarta del prodotto M · T . Questo causa una saturazione

piuttosto veloce della sensibilità. Infatti se un esperimento è stato portato

avanti per 5 anni stabilendo un certo limite per 〈mν〉, lo stesso esperimento

deve prolungarsi per altri 75 anni per migliorarlo di un fattore 2.

Di seguito verrà riportata una breve panoramica dei principali esperimenti

mirati alla misura della sezione d’urto, e quindi indirettamente dei tempi di

dimezzamento, del doppio decadimento β senza emissione di neutrini.

40

Page 41: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

3.2 GERDA fase I

La fase I di GERDA (Germanium Detector Array), situata nei Laboratori

Nazionali del Gran Sasso, in Italia, è partita nel Novembre 2011 con un

"array" di 17.67 Kg di rivelatori al germanio, arricchito all’86% con 76Ge.

Nel Luglio 2012, sono stati aggiunti ai rivelatori già presenti 3.63 Kg di

rivelatori ad ampia energia di germanio drogati p (BEGe - Broad Energy

Ge). I rivelatori sono stati montati su leggeri supporti di rame ed immersi

in un criostato di 64 m3 riempito di Argon liquido, il quale serve da mezzo

di raffreddamento e come schermante dal fondo esterno. La schermatura di

Argon liquido è circondata da 3 m d’acqua, ed è sostenuta da fotorivelatori

per la rivelazione di luce prodotta dai muoni per effetto Cherenkov (vedi

figura 3.5).

Figura 3.5: Schema del rivelatore GERDA.

Per la rivelazione del doppio decadimento β senza emissione di neutrini

vengono analizzati 21.6 Kg-yr di germanio arricchito. In questa analisi è stato

rivelato un fondo sperimentale proveniente dal 42K, "nucleo figlio" dell’42Ar,

nell’Argon, con un fondo sperimentale addizionale proveniente dal 40K, dal214Bi, dal 214Pb e dal 208Tl. Oltre al fondo gamma vi è anche un fondo α

41

Page 42: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

proveniente dalla catena di decadimento del 226Ra.

Il modello di fondo sperimentale utilizzato prevede un fondo piatto nel-

le prossimità del Q-valore. Una procedura di "best fit" con i dati ottenuti,

assumendo un fondo piatto in una "regione di interpolazione di fondo spe-

rimentale" (1930 keV - 2190 keV) ed un picco Gaussiano nelle vicinanze del

Qββ, con una deviazione standard σE in accordo con il valore atteso, ha for-

nito una soluzione senza eventi in eccesso al di sopra del fondo sperimentale,

implicando un tempo di dimezzamento per il doppio decadimento β senza

emissione di neutrini di T 0νββ12

> 2.1×1025yr.

3.3 GERDA fase II

Nella fase II di GERDA si sta cercando di ridurre il fondo sperimentale

e di migliorare quindi, come risulta dall’espressione (3.2), anche la sensibili-

tà. La strategia utilizzata prevede l’aggiunta di ulteriori rivelatori BEGe, i

quali hanno una soglia di fondo sperimentale maggiore. L’aggiunta di questi

rivelatori comporta anche il vantaggio di aumentare la risoluzione in ener-

gia, permettendo di effettuare una migliore cernita tra gli eventi rivelati e di

scartare quelli dovuti a differenti fenomeni. Infine verranno aggiunti dei foto-

rivelatori all’interno della schermatura di Argon liquido allo scopo di rivelare

i fotoni provenienti dall’Argon liquido stesso contribuendo ad un ulteriore

diminuzione di fondo.

La fase II di GERDA costituirà un enorme passo avanti per valutare

i risultati ottenuti dalla schermatura dei rivelatori all’interno dei criostati.

La buona riuscita di questa fase porterebbe al successo di esperimenti con

sorgenti dell’ordine della tonnellata, fornendo uno strumento per analizza-

42

Page 43: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

re la regione di inversione di gerarchia delle masse del neutrino nel doppio

decadimento β senza emissioni di neutrini del 76Ge.

3.4 MAJORANA Demonstrator

Il progetto MAJORANA Demonstrator (MD), è un "array" di rivelato-

ri al germanio che ha come scopo la rivelazione del doppio decadimento β

senza emissione di neutrini del 76Ge. L’esperimento è situato nei laboratori

sotterranei della Sanford Underground Research Facility (SURF), nel South

Dakota. Si tratta di un progetto ponte verso esperimenti da una tonnellata,

indispensabili per sondare la regione di inversione di gerarchia. L’obiettivo

principale di MD è quello di ottenere un tasso di 3 conteggi di fondo per

tonnellata per anno in una regione di interesse (ROI) di 4 keV attorno al

Q-valore di 2039 keV del 76Ge.

Figura 3.6: Schema del rivelatore MD.

Oltre la fisica del 0νββ , MD svolge altre ricerche sulla fisica oltre il

Modello Standard, come ad esempio la ricerca di materia oscura. MD è uno

strumento composto da due criostati costruiti in rame purissimo, dove ogni

criostato è in grado di ospitare più di 20 kg di rivelatori drogati di tipo p

(vedi figura 3.6). Il piano di base prevede 30 kg di rivelatori costruiti con

germanio arricchito all’87% con l’isotopo 76Ge e 10 kg di germanio naturale.

43

Page 44: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

La struttura modulare di MD permette il montaggio e l’ottimizzazione di

ogni criostato in modo indipendente.

Tale struttura di MD presenta un certo numero di punti di forza. Infatti

è stato riscontrato un basso fondo nel germanio ed il fondo sperimentale nella

ROI risulta piatto.

3.5 Large Scale Ge Detector

I progetti MD e GERDA stanno lavorando per la creazione di un unica

grande collaborazione internazionale per la rivelazione del doppio decadimen-

to β senza emissione di neutrini del 76Ge. Si prevede, in entrambi i progetti,

un graduale aumento della massa del rivelatore fino ad arrivare a 1000 Kg.

Attualmente sono allo studio tre possibili configurazioni per il futuro rive-

latore Large Scale Ge Detector (LSGe). Due sono basate sui progetti attuali

dell’MD e di Gerda, mentre una terza possibilità è un ibrido che comprende

le caratteristiche di entrambi, ovvero un rivelatore LSGe a scintillatore liqui-

do circondato da una schermatura di acqua. Il design criogenico richiede un

sito più profondo e questo complica la scelta del luogo nel quale situare il

nuovo rivelatore.

L’MD e la fase II di GERDA forniranno uno spunto per un rivelatore

adatto allo studio di sorgenti dell’ordine della tonnellata attraverso studi

dettagliati del fondo sperimentale condotti da due grandi gruppi esperti.

44

Page 45: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

3.6 CUORE

Il progetto CUORE (Cryogenic Underground Observatory for Rare Even-

ts) è un esperimento che viene sviluppato nei laboratori dell’INFN situati

presso il Gran Sasso. CUORE è costituito da 988 cristalli di ossido di tel-

lurio (TeO2), disposti in 19 torri, e contenenti 130Te (vedi figura 3.7). Lo

scopo principale è la ricerca del doppio decadimento beta senza emissione di

neutrini, ma CUORE cercherà di rivelare anche tracce di materia oscura e

studierà alcuni decadimenti rari. L’esperimento è oggi nelle fasi finali della

sua costruzione. Una volta ultimato, CUORE sarà il rivelatore bolometrico

più grande mai costruito. Esso lavorerà a temperature criogeniche: gli oltre

740 chilogrammi di cristalli, più altre 4 tonnellate tra parti in rame e scher-

mi in piombo, saranno raffreddati a 10 mK. La collocazione all’interno del

Gran Sasso garantisce uno schermo dai raggi cosmici, i quali accecherebbero

il rivelatore se questo fosse costruito in un normale laboratorio, coprendo

il segnale cercato con un enorme segnale di fondo. Tale protezione è com-

pletata rispetto alla radioattività ambientale grazie a due schermature in

piombo poste all’interno del criostato. La sensibilità prevista per il tempo di

dimezzamento del decadimento 0νββ è T 0νββ12

> 1026yr al 90% C.L.

CUORE presenta molti punti di forza. Ad esempio i cristalli bolometrici

fungono sia da sorgente che da rivelatore. Essi mostrano un eccellente riso-

luzione energetica di ∼ 0,2% nella regione di interesse (ROI). Inoltre, l’uso

delle risorse naturali di Tellurio, consente di sfruttare l’abbondanza naturale

considerevole (34,1%) di 130Te.

45

Page 46: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 3.7: Schema del rivelatore CUORE.

3.7 LUCIFER

LUCIFER (Low-background Underground Cryogenic Installation For Elu-

sive Rates) è un esperimento che utilizzerà dei rivelatori costituiti da cristalli

di ZnSe (vedi figura 3.8). In particolare cercherà il decadimento radioattivo

dell’isotopo 82Se. Per questa ragione, al fine di aumentare la sensibilità della

ricerca, i cristalli saranno “accresciuti” con Se arricchito isotopicamente in82Se. Il singolo rivelatore di LUCIFER funzionerà come bolometro. Quando

un cristallo è raffreddato a bassissime temperature (-273.14 gradi Celsius),

vicino allo zero assoluto, ovvero 0.01 gradi Kelvin assoluti, un minimo ed

impercettibile rilascio di energia in esso produce un innalzamento misurabile

della sua temperatura. Questo innalzamento fornisce una misura molto pre-

cisa dell’energia che è stata rilasciata nel cristallo. Se, inoltre, questo cristallo

è scelto in maniera opportuna, il rilascio di energia può produrre anche una

46

Page 47: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

luce che, “uscendo” dal cristallo può essere misurata, fornendo un informazio-

ne supplementare dalla quale si può ricostruire la natura della particella che

ha interagito nel cristallo. Questa possibilità rappresenta uno strumento fon-

damentale per abbattere il fondo naturale radioattivo che “mima” il segnale

aspettato.

Figura 3.8: Schema del rivelatore LUCIFER.

3.8 KamLAND-Zen

KamLAND-Zen (KamLAND ZEro Neutrino double β decay) è un espe-

rimento che studia il decadimento 0νββ dello 136Xe attraverso l’uso di uno

scintillatore liquido. Esso è posto all’interno della miniera di Kamioka, in

Giappone, ed è in fase di presa dati dal Settembre 2011. KamLAND-Zen

utilizza circa 300 kg di 136Xe, isotopicamente arricchito al 90%, disciolto

nello scintillatore. L’esperimento ha misurato, per lo 136Xe, il tempo di di-

mezzamento per il decadimento 2νββ ed ha determinato un limite inferiore

per il decadimento 0νββ

T 2ν12

= 2.38± 0.2× 1024y, (3.4)

T 0ν12> 1.9× 1025y, (3.5)

47

Page 48: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

entrambi al 90% C.L.. Questi risultati portano ad un limite superiore di

329-414 meV della massa efficace di Majorana.

3.9 SNO+

SNO+ sarà situato a circa due chilometri sotto terra nella miniera di

Creighton vicino Sudbury, Ontario, Canada. Il cuore del rivelatore SNO+

sarà una sfera dal diametro di 12 metri di acrilico riempita con circa 800 ton-

nellate di liquido scintillatore, liquido organico che emette luce quando par-

ticelle cariche lo attraversano, che galleggiano in un bagno d’acqua. Questo

volume sarà monitorato da circa 10.000 tubi fotomoltiplicatori (PMT), rive-

latori di luce molto sensibili. In particolare, come liquido scintillatore, verrà

utilizzato Nd liquido per analizzare il decadimento dell’isotopo 150Nd. Lo

scopo principale è la misura dei neutrini solari della catena pp, geo-neutrini

(neutrini che provengono dai decadimenti nel nucleo, nel mantello e nella

crosta terrestre) e l’osservazione del decadimento doppio β senza emissione

di neutrini.

3.10 NEXT

Il progetto NEXT (Neutrino Experiment with a Xenon TPC) è un espe-

rimento per la ricerca del doppio decadimento β senza emissione di neutrini

dello 136Xe. Esso utilizza una camera TPC ad alta pressione (15 bar) riem-

pita di xenon gassoso. Il progetto sarà installato presso la metropolitana del

Laboratorio Canfranc in Spagna. La camera TPC sarà riempita con 100 kg

di Xe arricchito in 136Xe, equipaggiata di fototubi e dotata di pixel fotosen-

48

Page 49: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

sibili. Il tempo di vita medio previsto, sulla base di alcune simulazioni, è di

5.9× 1025 y al 90% C.L., corrispondente ad un range limite di 102-129 meV

per il valore della massa efficace di Majorana, 〈mν〉. NEXT è sviluppato con

tecnica calorimetrica, che ha come ambizione quella di unire l’alta risoluzione

in energia con una buona capacità di tracking.

3.11 EXO-200

L’esperimento EXO-200 (Enriched Xenon Observatory) ricerca il doppio

decadimento β senza emissione di neutrini dello 136Xe al Waste Isolation Pilot

Plant (WIPP) vicino a Carlsbad. L’esperimento ha cominciato a raccogliere

dati nel maggio 2011.

EXO-200 lavora attraverso l’uso di una tonnellatoa di xenon liquido ar-

ricchito in 136Xe all’80% (la seconda fase prevede l’utilizzo di 10 tonnellate di

xenon). Il rivelatore consiste di una TPC riempita con Xe, da cui si misurano

i segnali di ionizzazione e di scintillazione prodotti dai doppi decadimenti β.

Il sistema è anche in grado di segnalare la presenza del "nucleo figlio" del

decadimento (136Ba) utilizzando la spettroscopia laser. Questo esperimento

è stato in grado di rivelare il decadimento 2νββ ottenendo

T 2ν12

= 2.11± 0.04× 1021y. (3.6)

È stato anche possibile porre un limite inferiore al tempo di dimezzamento

per il decadimento 0νββ

T 0ν12> 1.1× 1025y. (3.7)

49

Page 50: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Esso fa parte di una classe di esperimenti calorimetrici basati su rivelatori

che compensano la bassa risoluzione in energia con la capacità di tracciare le

particelle rivelate.

Nonostante gli sforzi sperimentali per la rivelazione del doppio decadimen-

to β senza emissione di neutrini, la conoscenza di tale processo non è com-

pleta. La problematica inerente al calcolo dell’elemento di matrice nucleare,

il quale costituisce un punto guida per la progettazione di futuri esperimenti

sulla rivelazione del decadimento 0νββ, interessa attualmente una vasta co-

munità di fisici, soprattutto poiché al momento esiste un certo "spread" dei

risultati per l’NME ottenibili mediante differenti calcoli di struttura nucleare.

Tale problematica verrà affrontata nel prossimo capitolo, cuore del presente

lavoro di tesi.

50

Page 51: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Capitolo 4

Calcoli di struttura nucleare

dell’NME

4.1 Introduzione

Lo studio della struttura nucleare punta alla comprensione delle proprietà

dei nuclei atomici considerati come sistemi di neutroni e protoni. In linea

di principio, se si conoscesse la forma analitica dell’interazione nucleone-

nucleone, (NN), i livelli di energia ed ogni altra proprietà nucleare potrebbero

essere calcolati risolvendo l’equazione di Schrödinger del sistema. In pratica,

però, il numero di gradi di libertà coinvolti è tale che anche le più sofisticate

tecniche computazionali non permettono la risoluzione del problema, se non

nei casi più semplici. Inoltre, ciò che è noto sull’interazione NN si basa

essenzialmente su evidenze sperimentali relative alla diffusione, e quindi non

se ne conosce un’espressione analitica.

Per descrivere le proprietà dei fenomeni nucleari rivelate negli esperimenti

e per comprendere le relazioni tra le quantità osservate, si fa quindi ricorso

51

Page 52: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

alla costruzione di vari modelli, ciascuno caratterizzato dal proprio insieme di

parametri. Chiaramente, questi modelli si basano su delle approssimazioni e

spesso accade che un determinato modello sia adatto per certi nuclei piuttosto

che per altri, oppure che in uno stesso nucleo stati diversi possano essere

descritti da modelli diversi.

Questo comporta che, nel calcolo dell’elemento di matrice nucleare del

doppio decadimento beta senza emissione di neutrini, il modello di struttura

nucleare utilizzato dipenda in primo luogo dal particolare nucleo candidato

da descrivere.

Gli NME descritti nel paragrafo (2.2), nel caso di meccanismi di massa

dovuti a neutrini leggeri o massivi, hanno una struttura simile, ovvero conten-

gono la funzione d’onda del nucleo iniziale connessa alla funzione d’onda del

nucleo finale mediante operatori di diversa complessità, a seconda del caso.

Per ottenere le funzioni d’onda dei nuclei iniziali e finali occorre poter descri-

vere il nucleo stesso, il che rende indispensabile la scelta di un buon modello

di struttura nucleare. Inoltre, per ogni operatore presente nell’NME, biso-

gna sommare su tutti i contributi ottenuti per ciascuno dei possibili stati del

nucleo virtuale intermedio, che ancora una volta dipendono dal particolare

modello utilizzato.

Tale somma può essere evitata se ci si pone nell’approssimazione di chiu-

sura, che consiste nel trascurare le differenze tra i diversi stati intermedi.

Infatti, questa approssimazione viene spesso utilizzata nel calcolo dell’ele-

mento di matrice nucleare per il decadimento 0νββ, dove l’energia tra due

stati intermedi, (En − Ei), è rimpiazzata da un valore medio, E ≈ 10 MeV,

cfr. [21]. L’utilizzo o meno di questa approssimazione porta ad una variazio-

52

Page 53: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

ne dell’NME del 10% circa, (cfr. [21]). Però al di fuori dell’approssimazione

di chiusura (o shell chiusa), devono essere considerate le strutture complesse

dei nuclei ed il gran numero di stati eccitati disponibili per i nucleoni nelle

shell aperte. Segue un aumento della complessità di calcolo dell’elemento di

matrice nucleare. Tra i diversi modelli di struttura nucleare utilizzati per il

calcolo dell’NME nel doppio decadimento beta senza emissione di neutrini,

di seguito, ne verranno analizzati tre: il modello a shell nucleare, la Random

Phase Approximation, il modello a bosoni interagenti.

4.2 Modello a Shell Nucleare

Il modello a shell nucleare, o ISM (Interacting Shell-Model), si fonda

sull’ipotesi che, in prima approssimazione, i nucleoni si muovano all’interno

del nucleo indipendentemente gli uni dagli altri, soggetti solo all’azione di

un potenziale medio. Tale potenziale medio è a simmetria sferica ed il suo

spettro è strutturato in gruppi di livelli, dette "shell", separati fra loro da

un intervallo di energia molto maggiore di quello esistente fra i livelli di

ciascun gruppo. La separazione in energia esistente tra due shell contigue

induce a schematizzare il nucleo come un "core" inerte costituito dalle shell

completamente piene più un certo numero di nucleoni esterni, detti di valenza,

che si muovono nel campo medio generato dal "core" e le cui configurazione

accessibili sono solo quelle degli orbitali appartenenti alla sola shell posta in

energia appena al di sopra del "core". Tale spazio delle configurazioni ridotto

prende il nome di "spazio modello".

Dunque la premessa di base di tutto il modello è che i nucleoni si muovono,

in maniera indipendente, in un campo medio, come ad esempio qullo legato

53

Page 54: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

al potenziale di oscillatore armonico:

V (r) =1

2~ωr2 +D~l2 + C~l · ~s. (4.1)

In tale espressione è possibile individuare due componenti principali: la

prima parte è costituita dal termine di oscillatore armonico, 12~ωr2, più un

termine correttivo di superficie, D~l2, mentre la seconda parte è costituita dal

termine di spin − orbita, C~l · ~s. Il termine correttivo di superfice viene in-

trodotto per tener conto delle dimensioni finite del nucleo, mentre il termine

di spin-orbita viene introdotto per ottenere la sequenza corretta dei cosidet-

ti "numeri magici" 2, 8, 20, 28, 50, 82..., che corrispondono a un numero

atomico o di neutroni Z,N in corrispondenza dei quali gli isotopi osservati

presentano particolari caratteristiche di stabilità.

L’ipotesi che il moto dei nucleoni sia governato principalmente da un

potenziale centrale medio è un’approssimazione che semplifica enormemente

il problema di partenza e permette di ottenere una soluzione approssimata

del problema di A particelle interagenti come prodotto antisimmetrizzato di

A funzioni d’onda di particella singola. Con tale approssimazione, però, si

trascura necessariamente una parte dell’interazione tra le particelle, la quale

viene comunemente chiamata interazione residua. Un calcolo quantitativo,

quindi, deve tenere conto, oltre che del campo medio, anche dell’interazione

residua, la quale in generale mescola differenti configurazioni di particella

singola.

Questo termine di interazione è del tipo, (cfr. [10]),

H =∑ij

Kjia†iaj −

∑i≤j,k≤l

Vijkla†ia†jakal. (4.2)

Il termineK è un termine cinetico, mentre V è un termine di potenziale che

tiene conto di tutte le interazioni nucleone-nucleone, quali protone-protone,

54

Page 55: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

neutrone-neutrone e neutrone-protone. Gli operatori a†i ed aj sono gli usuali

operatori di creazione e distruzione.

A questo punto la funzione d’onda nucleare viene approssimata come

quella relative alle configurazioni accessibili ai soli nucleoni di valenza nel-

lo spazio modello. Benché complicato in pratica, concettualmente questo

modello risulta semplice. Infatti, data un espressione per l’interazione V il

problema è ridotto a diagonalizzare una matrice in una base di dimensione

opportuna. Fornire però un’espressione per il potenziale di interazione V non

è semplice.

Nella quasi totalità dei calcoli di modello a shell le strade seguite, per

quanto riguarda la determinazione dell’interazione efficace, sono quelle di far

ricorso a modelli fenomenologici contenenti diversi parametri liberi o di fare

direttamente uso di un insieme di dati sperimentali.

4.3 Quasiparticle Random-Phase Approxima-

tion

L’idea di base del modello QRPA, (Quasiparticle Random-Phase Appro-

ximation), è che la parte più importante dell’interazione residua tra nucleoni

è l’interazione di "pairing", che tiene conto della tendenza di un nucleone

ad accoppiarsi con altri nucleoni formando configurazioni più stabili, ovvero

nuclei con N pari e Z pari. Solitamente, in tale modello, vengono consi-

derate singole particelle immerse in un potenziale del tipo Woods-Saxon, la

quale espressione, derivata dal profilo empirico della distribuzione di densi-

tà dei nucleoni all’interno dei nuclei atomici, risulta avere una struttura più

55

Page 56: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

realistica del potenziale di oscillatore armonico:

V (r) = −V0

[1 + e

r−Ra

]−1

, (4.3)

dove R è dato dall’espressione empirica del raggio nucleare R = r0A13 con

r0 = 1.2 fm, mentre i parametri V0, a vengono fissati a seconda della regione

d’interesse.

L’interazione di "pairing" favorisce l’accoppiamento di protoni con pro-

toni e di neutroni con neutroni in modo tale che, sia il momento angolare

orbitale che lo spin di ogni coppia sia nullo. Come risultato, lo stato fon-

damentale del nucleo è costituito da coppie di Cooper di protoni e neutroni

accoppiati con un momento angolare totale Jπ = 0+.

Nel modello QRPA viene effettuata una trasformazione unitaria di Bo-

goliubov che permette di passare da una base di particella ad una base di

quasi-particella, dove le quasi-particelle sono fermioni generalizzati in parte

particelle ed in parte lacune (vedi figura 4.1). Il concetto di quasi-particella

è solo un costrutto matematico introdotto per spiegare l’accoppiamento tra

nucleoni in modo semplice. Infatti, poiché le quasi-particelle in prima appros-

simazione sono mantenute indipendenti, tale modello mantiene la semplicità

del modello a particelle indipendenti (IPM).

Se vengono considerate le interazioni protone-neutrone, protone-protone

e neutrone-neutrone, gli operatori di creazione e di distruzione di particella,

c+τ,α,mα e cτ,α,mα , e di antiparticella, a+

τ,α,mα e aτ,α,mα , (con τ = p, n ed α = n,

l, m numeri quantici), sono legati tra di loro attraverso una trasformazione

56

Page 57: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 4.1: Probabilità di occupazione nel modello IPM (a) e nel modello

QRPA (b). Le frecce indicano le possibili eccitazioni del nucleo indotte dal

trasferimento da un orbitale parzialmente riempito (con una probabilità u2j ,

dove j è il livello energetico occupato) ad un orbitale parzialmente vuoto

(con probabilità v2j ), cfr. [10].

57

Page 58: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

di Hartree–Fock–Bogoliubov (HFB), cfr. [5],c+pαmα

c+nαmα

cpαmα

cnαmα

=

uα1p uα2p −vα1p −vα2p

uα1n uα2n −vα1n −vα2n

vα1p vα2p uα1p uα2p

vα1n vα2n uα1n uα2n

a+

1αmα

a+2αmα

a1αmα

a2αmα

, (4.4)

dove la tilde indica l’inversione temporale, aταmα = (−1)jα−mα aτα−mα . Le

probabilità di occupazione, u e v, e l’energia di singola quasi-particella, Eαα,

sono ottenute risolvendo l’equazione di HFB, cfr. [5].

Se, invece, non vengono considerate le interazioni protone-neutrone si ha

u2p = v2p = u1n = v1n = 0. In questo caso la trasformazione di Bogoliubov

(4.4) si riduce in due trasformazioni separate, per i protoni, (u1p = up, v1p =

vp), e per i neutroni, (u2n = un, v2n = vn).

Nella struttura del modello QRPA lo stato eccitatom-simo, con momento

J e proiezione M , è creato da un operatore di fonone, Q, dove un fonone

rappresenta un’eccitazione collettiva, (coppia particella-lacuna), all’interno

del nucleo. Tale operatore possiede le seguenti proprietà:

Q†mJM∣∣0+RPA

⟩= |m, J,M〉 , (4.5)

e

Q∣∣0+RPA

⟩= 0. (4.6)

In entrambe le espressioni, (4.5) e (4.6),∣∣0+RPA

⟩è lo stato fondamentale

del nucleo iniziale o finale.

Nel lavoro di Faessler et al [5] è mostrata un’espressione per l’operatore

di fonone. Inoltre, sempre nello stesso lavoro, è mostrato come ottenere

l’espressione dello stato fondamentale∣∣0+QRPA

⟩nel modello QRPA a partire

58

Page 59: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

dall’operatore di fonone stesso. Poiché in tale modello le particelle sono

sostituite con quasi-particelle, le funzioni d’onda∣∣0+RPA

⟩non obbediscono al

principio di esclusione di Pauli, ma obbediscono alle regole di commutazione

dei bosoni.

Proprio per questo, usualmente vengono considerate due varianti del me-

todo QRPA, quella standard (SQRPA) ed il metodo QRPA rinormalizzato

(RQRPA), il quale tiene conto del principio di esclusione di Pauli, [5] - [10].

Nei calcoli con i modelli QRPA e RQRPA è necessario introdurre due

parametri di rinormalizzazione per i canali particella-particella (gpp) e per i

canali particella-lacuna (gph) presenti nell’Hamiltoniano nucleare, i quali in

principio dovrebbero essere prossimi all’unità. Chiaramente sono previste

lievi fluttuazioni rispetto l’unità, poiché non è possibile prendere in consi-

derazione l’intero spazio di Hilbert. Il valore di gph è solitamente fissato a

partire da dati sperimentali, mentre gpp è lasciato come parametro libero ed

è proprio la sua introduzione come parametro che permette di riprodurre i

dati sperimentali del doppio decadimento beta.

4.4 Il modello a bosoni interagenti

Il modello IBM (Interacting Boson Model), o modello a bosoni interagenti,

è un modello che trae fondamento dal modello a shell nucleare descritto nella

sezione (4.2). Prima di analizzare l’idea di base di tale modello occorre, però,

focalizzare l’attenzione su un punto di vista microscopico. Consideriamo, per

esempio, due nucleoni di valenza identici situati in un’orbitale g 92e che quindi

hanno momento angolare l = 4. Questi due nucleoni possono legarsi in coppia

e, secondo le regole di somma del momento angolare |l1 − l2| ≤ L ≤ l1 + l2,

59

Page 60: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

possono formare un sistema con momento angolare totale L = 0, 2, 4, 6,

8. Tra questi stati ne esiste solo uno con L = 2. Se ora consideriamo due

nucleoni identici, ognuno dei quali può occupare o l’orbitale g 92o l’orbitale f 7

2,

abbiamo che dal loro accoppiamento, in accordo con il principio di esclusione

di Pauli, gli stati con momento angolare totale L = 2 sono tre: (g 92, g 9

2), (f 7

2,

f 72) e (g 9

2, f 7

2). Per quattro nucleoni identici, ognuno dei quali può occupare

gli stessi orbitali g 92o f 7

2, gli stati con L = 2 diventano 24. É chiaro, quindi,

come il numero di stati con L = 2, per nucleoni lontani dalla chiusura di

shell, possa diventare molto grande. Ad esempio, per il 154Sm, che ha 12

protoni di valenza nella shell 50-82 e 10 neutroni di valenza nella shell 82-

126, gli stati con L = 2 sono ∼ 3×1014. Un tale problema, ovviamente,

non può essere affrontato con gli usuali metodi di diagonalizzazione e nasce,

quindi, l’esigenza di un modello che lo semplifichi troncando lo spazio delle

configurazioni.

Il modello IBM sfrutta proprio questa esigenza effettuando un troncamen-

to sulle possibili configurazioni che i nucleoni di valenza possono occupare.

Infatti gli stati più bassi all’interno dei nuclei pari-pari vengono descritti in

termini di coppie di fermioni identici. In altri termini, i nucleoni identici al-

l’interno del nucleo si accoppiano agendo come una singola particella di spin

intero, e dunque come bosoni. Tra tutte le configurazioni, questi vengono

accoppiati in modo tale che il momento angolare totale sia uguale ad L = 0,

(bosoni s), o ad L = 2, (bosoni d).

Gli stati di un nucleo con 2N nucleoni di valenza sono approssimati con

uno stato ad N bosoni. All’interno del nucleo i numeri di bosoni s e d

non sono conservati individualmente, ma viene conservata la loro somma.

60

Page 61: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

L’operatore numero di bosoni è dato da:

N =∑m

d†mdm + s†s = ndns, (4.7)

dove il pedice m indica la proiezione del momento angolare (-2, -1, 0, 1,

2), mentre d†, s† e d, s sono rispettivamente gli operatori di creazione e

distruzione bosonici, i quali soddisfano le usuali regole di commutazione

[s, s†

]= 1, (4.8)

e [dm, d

†m′

]= δmm′ . (4.9)

Per poter scrivere l’Hamiltoniana del modello IBM è necessario imporre

la conservazione del numero di bosoni:[HIBM , N

]= 0, (4.10)

ovvero gli autostati dell’operatore Hamiltoniano devono essere anche auto-

stati dell’operatore numero di bosoni. Un’altra legge di conservazione da

imporre è la conservazione del momento angolare[HIBM , Lk

]= 0, (4.11)

dove Lk rappresenta la componente k-sima dell’operatore momento angolare.

Ovviamente, richiedere la validità delle due precedenti condizioni non spe-

cifica in maniera univoca l’espressione dell’Hamiltoniana, ma tutti i possibili

operatori che le soddisfano sono equivalenti. Il risultato finale, in qualsiasi

forma l’operatore Hamiltoniano venga scritto, presenta un certo numero di

parametri liberi che vengono fissati in maniera tale da riprodurre al meglio un

61

Page 62: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

gran numero di dati sperimentali relativi ad un insieme di nuclei appartenenti

alla stessa regione.

Infine va osservato che nel modello IBM non vengono fatte distinzioni tra

coppie di protoni o coppie di neutroni. Il tener conto di tale differenza è però

necessario per descrivere gli stati di energia più alta all’interno del nucleo.

Questo ha portato all’introduzione del modello IBM-2 che distingue i bosoni

protonici dai bosoni neutronici. Inoltre allo scopo di descrivere nuclei dispari

sono state considerate anche estensioni che tengono conto dei gradi di libertà

aggiuntivi dovuti ad uno o più nucleoni disaccoppiati (IBFM e IBFFM).

4.5 Il calcolo dell’elemento di matrice nucleare

Ognuno dei modelli descritti in precedenza presenta dei vantaggi e degli

svantaggi nel calcolo dell’elemento di matrice nucleare del doppio decadimen-

to beta senza emissione di neutrini. Ad esempio, lo svantaggio del modello

a shell è che, in molti casi, il numero di parametri da stimare con un best

fit, eseguito sui dati sperimentali, è molto elevato e questo comporta una

complessità di calcolo maggiore. Un vantaggio per l’ISM, però, è quello di

tener conto esplicitamente dei gradi di libertà dei singoli nucleoni. Questo

migliora, dunque, l’affidabilità del modello anche se, ancora una volta, im-

plica una complessità computazionale maggiore e quindi diventa necessario

possedere calcolatori più potenti per poter utilizzare questo modello per il

calcolo dell’NME.

Nel modello QRPA abbiamo accennato al fatto che l’introduzione dei

parametri di rinormalizzazione gpp e gph permetta di riprodurre in maniera

ottimale i dati sperimentali. Piccole variazioni di gpp, però, comportano gran-

62

Page 63: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

di variazioni dell’elemento di matrice nucleare e dunque questo presenta un

grande svantaggio per il modello QRPA. Il vantaggio di tale modello risiede

nel fatto che numericamente la dimensione della base non scala rapidamente

con il numero di massa A come nel modello ISM, e questo comporta una

riduzione della complessità computazionale nell’utilizzo di tale modello.

Nel modello IBM lo stesso troncamento nello spazio delle configurazioni,

che permette una drastica riduzione delle complessità di calcolo, permette di

studiare solo le coppie di nucleoni che formano bosoni s o d, il che rappresenta

chiaramente uno svantaggio.

Inoltre, per ognuno di questi modelli, occorre soffermare l’attenzione su

alcuni aspetti fisici, fondamentali per il calcolo dell’elemento di matrice nu-

cleare del decadimento 0νββ. Ad esempio, bisogna tener conto della dimen-

sione finita del nucleone, (FNS - Finite Nucleon Size), e dell’interazione a

corto raggio nucleone-nucleone, (SRC - Short Range Correlation). Entrambi

riducono il valore dell’NME in maniera competitiva e questo, perturbati-

vamente, costringe a considerare i due fenomeni in contemporanea e non

separatamente.

La dimensione finita del nucleone è presa in considerazione tramite la

dipendenza del fattore di forma del nucleone dal momento. Per i fattori di

forma vettoriale e debole-magnetico, l’approssimazione di dipolo è considera-

ta tramite un parametroMV = 850 MeV, oppureMA = 1086 MeV, derivante

da esperimenti di scattering di elettroni, o, rispettivamente, da scattering

di correnti cariche di neutrini, cfr. [21]. Si noti che nel limite di nucleone

puntiforme, (MV,A → ∞), il fattore di forma debole-magnetico darebbe un

contributo, nel decadimento 0νββ, divergente.

63

Page 64: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

L’interazione nucleone-nucleone a corto raggio prevede una funzione di

correlazione, f(r), che modifica, nelle piccole distanze, le funzioni d’onda dei

nucleoni in interesse:

ψnl(r)→ [1 + f(r)]ψnl(r), (4.12)

dove f(r) può essere parametrizzata come

f(r) = −ce−ar2(1− br2). (4.13)

Si osservi che i parametri a, b e c, che compaiono nell’equazione (4.13),

non assumono valori prefissati e dipendono dal tipo di modello utilizzato

per la loro determinazione, cfr. [21]. Con l’introduzione di f(r) l’elemento di

matrice di un generico potenziale si divide in un termine senza perturbazione

ed un termine perturbativo del tipo:

⟨0+f

∣∣V (r)∣∣0+i

⟩SRC

=⟨0+f f(r)

∣∣V (r)∣∣f(r)0+

i

⟩=⟨0+f

∣∣ f(r)2V (r)∣∣0+i

⟩, (4.14)

com’è facile dedurre dall’equazione (4.12).

Nel calcolo dell’elemento di matrice nucleare per il decadimento 0νββ

bisogna tener conto dell’effetto dovuto alla deformazione dei nuclei. I nu-

clei che decadono beta due volte, quelli che ci interessano dal punto di vista

sperimentale, risultano essere sferici o debolmente deformati, con eccezio-

ne del 150Nd che risulta fortemente deformato. La deformazione introduce

un meccanismo di soppressione dell’elemento di matrice per il decadimento

2νββ. Una dipendenza simile dalla deformazione è stata ritrovata anche nel-

l’elemento di matrice M0νν nel metodo ISM, dove l’NME ha un massimo ben

definito quando la deformazione del nucleo padre è simile a quella del nucleo

figlio, ma viene soppresso quando tale differenza risulta grande.

64

Page 65: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Nel calcolo dell’elemento di matrice con il metodo QRPA, l’approssima-

zione di nucleo sferico risulta una significante semplificazione. Considerando

la deformazione dovuta all’interazione nucleone-nucleone, però, sono stati

raggiunti recentemente ottimi risultati. Infatti, utilizzando tale approccio

nel caso del 76Ge, 150Nd e 160Gd si è arrivati alla conclusione che il 150Nd

rappresenterebbe una delle migliori sonde per la determinazione di massa

di Majorana del neutrino, questo se il decadimento 0νββ fosse un processo

possibile (cfr. [8]).

Un altro fattore importante per la determinazione dell’NME è il numero

di seniorità v, parametro che tiene conto del numero di nucleoni disaccop-

piati nel nucleo. Per studiare come l’elemento di matrice possa dipendere da

questa grandezza, si consideri l’operatore di decadimento a due corpi nella

rappresentazione di Fock

M0ν =∑J

(∑i,j,k,l

MJijkl

((a†ia

†j)J(akal)

J)0), (4.15)

dove gli indici i, j, k e l scorrono sulle orbite di singola particella del campo

nucleare sferico medio. Tale operatore si può fattorizzare nel seguente modo

cfr. [8]

M0ν =∑Jπ

P †Jπ PJπ . (4.16)

L’operatore P †Jπ annichila coppie di neutroni, con stesso Jπ, nel nucleo

padre, mentre PJπ le sostituisce con una coppia di protoni con stesso Jπ.

In figura 4.2 si può vedere la dipendenza del termine di Gamow-Teller

MGT da Jπ, nei casi con A = 82 ed A = 130. I risultati mettono in luce

la forte dipendenza dell’elemento MGT da J = 0 e, proprio per spiegare

tale comportamento, occorre utilizzare una base generalizzata avente come

numero quantico di seniorità v.

65

Page 66: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 4.2: Contributo dell’elemento di matrice MGT dei decadimenti del82Se →82 Kr (a) e del 130Te →130 Xe (b) in funzione del Jπ delle coppie

trasformate, cfr. [8].

Figura 4.3: NME del decadimento 0νββ in funzione della seniorità, cfr. [8].

66

Page 67: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

In figura 4.3 è stata riportata la dipendenza dell’NME da v, dove risulta

chiaro che l’NME ha un massimo per v = 0. Se la seniorità risulta diversa da

zero, ma non viene considerata nel calcolo dell’elemento di matrice, l’NME

verrebbe sovrastimato. Si osservi, inoltre, che una seniorità elevata è collega-

ta fortemente all’interazione di quadrupolo e quindi alla deformazione stessa

del nucleo.

Tabella 4.1: Calcoli di NME con i vari modelli di struttura nucleare, cfr. [21].

Questi, in linea di principio, risultano essere i fattori di cui bisogna tener

conto nel calcolo dell’NME. La questione irrisolta, adesso, è quella di capire

qual è il range di validità dell’elemento di matrice nucleare per il decadimento

0νββ. Per quanto riguarda gli errori da attribuire all’NME, non si può

parlare, ovviamente, di errori di origine statistica. Inoltre, a seconda del

nucleo considerato, vengono utilizzati diversi metodi e questo comporta un

impossibilità di comparare i valori ottenuti in senso stretto. Ad esempio, per

67

Page 68: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

il 150Nd, non vi è nessun valore ottenuto con calcoli di modello a shell. Altri

due metodi, il QRPA e l’IBM, forniscono, invece, un valore dell’NME che si

aggira in un range di [2.03− 2.63]. Per lo 136Xe abbiamo un valore, ottenuto

con calcoli di modello a shell, che definisce un limite inferiore per l’NME,

anche se possiamo incrementarlo del 25% tenendo conto delle limitazioni

nello spazio di valenza che il metodo comporta. Sempre per lo 136Xe, con

i metodi QRPA ed IBM, abbiamo come range [2.74 − 3.45]. Con gli stessi

metodi si ottiene, per il 130Te, [3.31−4.61] e [3.60−4.69] per 128Te. Nel caso

del 96Zr, l’NME dipende, in modo critico, dalle sub-shell chiuse di neutroni.

Con il metodo ISM è stato ottenuto come range [3.06 − 3.71]. Per il 82Se

il range è [3.30 − 4.54], ottenuto usando il metodo SRQRPA. Nel caso del76Ge, utilizzando il metodo QRPA, è stato ottenuto come range [4.07−4.87].

Infine per il 48Ca, con calcoli di modello a shell, è stato ottenuto come valore

0.85, mentre, utilizzando lo stesso metodo, per il 100Mo è stato ottenuto un

valore di 4.23. Dai dati presentati e dalla figura 4.4 è evidente che vi sono

due casi dove l’NME è più piccolo rispetto alla media, 48Ca ed 150Nd, cfr.

[8].

Figura 4.4: Range dell’NME per i vari decadimenti discussi, cfr. [8].

68

Page 69: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Quindi i calcoli dell’NME ottenuti con vari modelli di struttura nucleare

presentano un certo "spread" che rende complicata l’analisi di un confronto

diretto tra i valori ottenuti (vedi tabella 4.1). Purtroppo, la mancanza di

misure direttamente ricollegabili all’elemento di matrice nucleare stesso im-

pedisce di vincolare i parametri che compaiono nei vari modelli di struttura

nucleare, in modo che riproducano i dati sperimentali non ancora misurati.

Dunque, la problematica relativa al calcolo dell’elemento di matrice nu-

cleare del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini è proprio la

difficoltà di stabilire quale sia il modello più adatto per il calcolo dello stesso.

Tuttavia, è opportuno osservare che nell’ambito del modello a shell potreb-

bero essere effettuati calcoli rigorosi dei decadimenti β e 2νββ nella regione

dei nuclei di massa leggera, confrontare i risultati con i dati sperimentali, e

avere quindi un test dell’affidabilità dell’ISM per le regioni di massa in cui si

osserva il 2νββ.

Tali difficoltà stimolano attualmente la comunità intera della fisica teorica

della struttura nucleare verso un perfezionamento delle tecniche di calcolo

presentate in questo capitolo, allo scopo di individuare se differenti modelli

possano in un breve futuro restituire risultati tra loro consistenti del calcolo

dell’NME o, ovemai ciò non avvennisse, permettere di distinguere approcci

più promettenti rispetto a alcuni meno soddisfacenti.

Il raggiungimento eventuale di tale obbiettivo è un passaggio fondamen-

tale per ottenere finalmente la discriminazione sulla natura del neutrino,

particella di Dirac o di Majorana.

69

Page 70: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Figura 4.5: NME decadimento 0νββ: QRPA (barre rosse e diamanti), ISM

(quadrati), IBM (cerchi) e GCM (triangoli), cfr. [8].

70

Page 71: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Conclusioni

Lo scopo del presente lavoro di tesi è stato quello di descrivere la pro-

blematica relativa al calcolo dell’elemento di matrice nucleare del doppio

decadimento β senza emissione di neutrini. Il calcolo di tale elemento di

matrice permetterebbe di ottenere informazioni dirette della sezione d’urto

di tale processo di decadimento nucleare.

Per ottenere tale risultato è necessario calcolare la funzione d’onda dei

nuclei negli stati iniziali, intermedi e finali del processo, ed è quindi necessa-

rio una soluzione particolarmente accurata dell’equazione di Schrödinger dei

nuclei coinvolti nel decadimento. Ciò può essere ottenuto mediante l’utiliz-

zo dei moderni modelli utilizzati per calcoli di struttura nucleare, come ad

esempio il modello a shell nucleare (ISM), la Quasi-particle Random-Phase

Approximation (QRPA), e il modello a bosoni interagenti (IBM).

L’importanza di tali calcoli di struttura è direttamente legata al fatto

che l’eventuale rivelazione di tale decadimento permetterebbe di identificare

il neutrino come una particella di Majorana, cioè identica alla sua antipar-

ticella, cosa che comporterebbe la crisi del Modello Standard nella sua at-

tuale formulazione, e aprirebbe la strada a nuovi filoni di ricerca nella fisica

moderna.

Dopo una capitolo introduttivo alla tematica in esame, il primo capitolo

71

Page 72: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

del presente lavoro di tesi è stato dedicato a una breve disanima della teoria

del decadimento β e doppio β, soffermando anche l’attenzione sulla fisica del

neutrino.

Nel secondo capitolo è stato presentato in maggior dettaglio il doppio

decadimento β senza emissione di neutrini, con particolare attenzione alla

formula analitica del tempo di vita medio di tale processo e alle quantità

coinvolte in tale espressione. Essa, come menzionato precedentemente, con-

tiene l’elemento di matrice nucleare del processo, di cui abbiamo riportato

l’espressione in funzione delle correnti di scambio leptoniche e delle funzioni

d’onda nucleare.

Il terzo capitolo è stato focalizzato sulla problematica sperimentale della

misura della sezione d’urto del doppio decadimento β senza emissione di neu-

trini. Nello stesso è stata riportata una panoramica degli sforzi sperimentali

per la misura della sezione d’urto del processo in esame, mediante una breve

descrizione di vari progetti, presenti e futuri, che si occupano della rivela-

zione 0νββ, quali GERDA, Majorana Demonstrator, CUORE, LUCIFER,

EXO-200, NEXT, SNO+ e KamLAND-Zen.

Nell’ultimo capitolo è stata riportata una rapida introduzione ai tre mo-

delli di struttura nucleare precedentemente menzionati, e che sono al mo-

mento estensivamente utilizzati dalla comunità dei fisici teorici nucleari per

calcolare le funzioni d’onda dei nuclei coinvolti del 0νββ e quindi dell’elemen-

to di matrice nucleare. Nello stesso capitolo è stata illustrata una rassegna

dei risultati ottenuti, dai quali è evidente lo "spread" dei risultati per l’NME

ottenuti con tali modelli, cosa che incide ovviamente in modo non positivo

sul calcolo della sezione d’urto del fenomeno.

72

Page 73: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Tale stato dell’arte mette al centro della discussione scientifica la ricerca

sul perfezionamento dei modelli teorici del nucleo atomico, che evidentemente

porterà una maggiore connessione tra la fisica delle particelle delle alte energie

e quella della fisica nucleare di bassa energia.

73

Page 74: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

Bibliografia

[1] Andrea Bizzetti, Dispensa sulle oscillazioni di neutrino, 2006.

[2] Raymond Davis Jr, Attempt to Detect the Antineutrinos from a Nuclear

Reactor by the 37Cl(ν, e−) 37A Reaction, Physical Review, vol. 97.,pp.

766, 1955.

[3] A. De Rújulaa, M.B. Gavelab, P. Hernándeza, Neutrino oscillation phy-

sics with a neutrino factory, Nuclear Physics B, Volume 547, Issues 1–2,

10 May 1999, Pages 21–38.

[4] Masaru Doi, Tsuneyuki Rotani and Eiichi Tagasugi, Double Beta Decay

and Majorana Neutrino, Progres of theoretical Physics Supplement, No

83, 1985.

[5] Amand Faessler and Fedor Simkovic, Double Beta Decay, J. Phys. G:

Nucl. Part. Phys. 24(1998) 2139-2178.

[6] Furry W, On transition probabilities in double beta-disintegration Phys.

Rev., vol. 56, no. 12, pp. 1184-1193, 1939.

74

Page 75: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

[7] M. Gell-Mann, P. Ramond and R. Slansky, Supergravity, ed. by D. Free-

dman and P. Van Nieuwenhuizen, North Holland, Amsterdam (1979),

pp. 315-321.

[8] Andrea Giuliani and Alfredo Poves, Neutrinoless Double-Beta Decay,

Advances in High Energy Physics, 2012.

[9] M. Goeppert-Mayer, Double beta-disintegration, Physical Review, vol.

48., no. 6, pp. 512-416, 1935.

[10] J. J. Gómez-Cadenas, J. Martín-Albo, M. Mezzetto, F. Morabol and M.

Sorel, The search for neutrinoless double beta decay, 2011.

[11] Francis Halzen, Alan D. Martin, QUARKS AND LEPTONS: An

Introductory Course in Modern Particle Physics, JOHN WILEY &

SONS.

[12] Mihai Horoi, Shell model analysis of competing contributions to the

double-β decay of 48Ca, PHYSICAL REVIEW C 87, 014320 (2013).

[13] Mark G. Inghram and John H. Reynolds, Double Beta-Decay of 130Te,

Physical Review, vol. 78.,pp. 822, 1950.

[14] Kenneth S. Krane, Introductory Nuclear Physics, JOHN WILEY &

SONS.

[15] E. Majorana, Teoria simmetrica dell’elettrone e del positrone, Il Nuovo

Cimento, vol. 14, no. 4, pp. 171-184, 1937.

[16] H. Primakoff, Angular Correlation of Electrons in Double Beta-Decay,

Phys. Rev., vol. 85, pp. 888, 1952.

75

Page 76: Indice - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Lacatenadireazioni(1.27) - (1.28) risulta permessa nel caso in cui il neutrino sia una particella di Majorana e proibita nel caso in

[17] G. Racah, 1937 Il Nuovo Cimento, vol. 14, pp. 322.

[18] Sabin Stoica and Mihail Mirea, New Calculations for Phase Space

Factors Involved in Double Beta Decay.

[19] J. Schechter, José W. F. Valle, Neutrino masses in SU(2)×U(1) theories,

Phys. Rev., vol. 22, pp. 2227–2235, 1980.

[20] Stuart Raby and Richard Slansky, Neutrino Masses: Hoe to add them

to the Standard Model.

[21] J. D. Vergados, H. Ejiri and F. Simkovic, Theory of neutrinoless double-

beta decay, Rep. Prog. Phys. 75 (2012) 106301.

76