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Interculturalità nella scuola italiana 1 SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA Interculturalità nella scuola italiana: convivere nella diversità RELATORI: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Maria Nocito Prof.ssa Tiziana Moni Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: FALSO MARIA 2179 ANNO ACCADEMICO 2016/ 2017

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Interculturalità nella scuola italiana

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI

(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi

afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

Interculturalità nella scuola italiana:

convivere nella diversità

RELATORI: CORRELATORI:

Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Maria Nocito

Prof.ssa Tiziana Moni

Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA:

FALSO MARIA

2179

ANNO ACCADEMICO 2016/ 2017

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Dedico questa mia tesi in primis alla mia famiglia,

per il loro appoggio costante e incondizionato,

per aver creduto sempre in me e nelle mie potenzialità,

incoraggiandomi a fare sempre del mio meglio;

al mio fidanzato Emanuele, per il suo sostegno quotidiano;

ed una dedica speciale a me stessa,

fiera di aver raggiunto questo obiettivo con forza e determinazione,

pronta più di prima ad iniziare un nuovo capitolo della mia vita.

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Interculturalità nella scuola italiana:

convivere nella diversità

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“I bambini hanno bisogno di essere guardati come esseri unici,

preziosi, degni di amore per poter fiorire,

per questo la scuola è importante”.1

1 Tobagi B., “La scuola salvata dai bambini”, Rizzoli, Milano 2016.

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INDICE

INTRODUZIONE ............................................................................. 11

I.Verso un’educazione interculturale ............................................. 15

I.1. Una scuola, tante lingue .......................................................... 18

II. L’importanza del mediatore linguistico-culturale ....................... 23

II.1. Piccoli mediatori (Child Language Brokering) ......................... 28

III. Il ruolo degli insegnanti ............................................................ 33

III.1. Pratiche di integrazione e l’apprendimento della lingua italiana

come L 2 ........................................................................................ 35

III.2. La fiaba come ponte tra culture.......................................... 40

IV. Il bambino straniero: problema o risorsa? ................................ 43

IV.1. Un viaggio nelle scuole multiculturali .................................... 45

IV.1.A. Brescia, la scuola di tutti i bambini del mondo!............... 46

IV.1.B. Udine e “la scuola in movimento” ................................... 49

IV.1.C. Torino: musica nell’aria ................................................... 50

IV.1.D. Mantova: un salto a Sermide e Suzzara e la nascita di

piccoli registi. ............................................................................. 53

IV.1.E. Napoli: Porte aperte per i “rom” ..................................... 55

IV.1.F. Roma: Cosa succede dove gli stranieri sono tanti ? ......... 58

CONCLUSIONI ................................................................................ 63

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TABLE OF CONTENTS

INTRODUCTION .................................................................................................... 67

I. Intercultural education ...................................................................................... 69

I.1.One school, many languages .................................................... 70

II. The importance of the linguistic-cultural mediator ........................................... 72

II.1.Child language brokering ......................................................... 75

III. Integration practices ........................................................................................ 79

III.1. Fairy tales: a bridge between cultures ................................... 81

IV. A look into multicultural schools across Italy ................................................... 85

CONCLUSION ........................................................................................................ 91

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TABLE DE MATIÈRES

INTRODUCTION ............................................................................... 95

I. L’éducation interculturelle et la diversité linguistique ................ 96

I.1. Le conte de fées comme point de rencontre entre les cultures99

II. Le médiateur linguistique –culturel. ........................................ 101

II.1. Traducteur et interprète naturel (Child Language Brokering) 103

III. Portes ouvertes aux enfants migrants. .................................... 107

CONCLUSION ............................................................................... 109

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Premessa

La scelta di affrontare il tema dell’educazione interculturale

nasce dalla volontà di valorizzare l’importanza della coesistenza delle

diverse lingue e culture, che popolano la scuola italiana. Il grande

numero di etnie presenti tra i banchi di scuola, determina quello che

è stato definito “l’Arlecchino in classe”, tale affermazione può avere

una connotazione positiva, qualora si inizi a considerare gli alunni

stranieri come una risorsa e non un problema, perché con tanti

bambini di provenienze diverse, si ha la possibilità di viaggiare nel

mondo pur rimanendo in un’aula scolastica.

Episodi di discriminazione relativi alla presenza di alunni

stranieri, vengono molto spesso riportati dai giornali. Durante

l’incontro tra culture diverse diventa fondamentale non chiudere gli

occhi, per paura di poter essere sopraffatti da tradizioni e religioni

diverse, ma bisogna aprirli ancora di più, cercando di guardare e

accogliere il mondo nella sua varietà, solo attraverso questa

prospettiva sarà possibile realizzare efficaci azioni di integrazione per

gli alunni stranieri.

La strada che ha intrapreso l’Italia è di una scuola che valorizza

le diverse identità, che promuove il dialogo tra le differenti culture,

ma nello stesso tempo deve saper affrontare le problematiche che si

presentano, per aiutare lo sviluppo di una “società multiculturale”,

basata sul rispetto e la tolleranza verso il prossimo.

La scuola è il terreno privilegiato per creare quello spazio di

scambio tra sistemi culturali, in grado di permettere una reale

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comprensione delle differenze, senza svalutare l’alterità dell’altro,

ma divenendo mediatrice tra culture diverse.

INTRODUZIONE

L’Italia, storicamente paese di emigranti, si è velocemente

trasformata, negli ultimi decenni, nella meta di notevoli flussi

migratori. Uno dei luoghi dove questo fenomeno si è avvertito in

maniera più consistente è sicuramente l’ambiente scolastico,

caratterizzato soprattutto da volti di bambini provenienti da

differenti parti del mondo, con diverse storie e origini. La prospettiva

interculturale adottata nelle scuole rappresenta una risposta politica

e educativa per far fronte alle continue sfide poste dalla società

multiculturale.

Nel primo capitolo sarà approfondito il concetto di educazione

interculturale, una metodologia di insegnamento la cui finalità è la

creazione di una convivenza basata sul rispetto reciproco, insegnando

come convivere con la diversità attraverso il dialogo, la tolleranza e la

solidarietà.

Nelle pagine seguenti sarà evidenziata la coesistenza delle

diverse lingue parlate dai bambini stranieri nell’ambito scolastico, la

cui condivisione favorisce il reciproco arricchimento.

Il secondo capitolo può essere considerato il cuore

dell’elaborato, in cui è presentata la figura del mediatore linguistico

culturale, una valida risorsa per facilitare l’inclusione degli alunni

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stranieri. Saranno evidenziate competenze, ruoli e ambiti di attività

del mediatore al fine di permettere una maggiore comprensione di

tale figura professionale.

In seguito sarà mostrato il fenomeno sempre più diffuso del

Child Language Brokering, vale a dire “il lavoro invisibile” di

mediazione svolto dai bambini stranieri una volta giunti in Italia,

indicando l’importanza che questa attività ricopre nella vita

quotidiana.

Nelle pagine successive sarà riportato il ruolo degli insegnanti

e i vari dispositivi di accoglienza e di integrazione adottati nel sistema

scolastico, tenendo conto in particolar modo dell’insegnamento

dell’italiano come L2, essendo uno dei prerequisiti fondamentali per

permettere agli studenti stranieri di poter comunicare con i loro

compagni. In particolare, il genere fiabesco inteso come “ponte tra

culture” si è rivelato un metodo didattico capace di educare alla

pluralità e al confronto. Una caratteristica peculiare della didattica

interculturale è la valorizzazione delle culture lontane resa possibile

grazie alla presenza degli alunni stranieri, i quali, com’è rimarcato

nello scritto, rappresentano un’opportunità e un’occasione di

cambiamento per l’intero sistema scolastico, in quanto una scuola

che si pone delle domande, chiedendosi come accogliere al meglio un

bambino, diventa più interessante, si mette in discussione e riesce a

superare il modello didattico tradizionale e monoculturale.

Nell’ultimo capitolo saranno presentati i diversi progetti attuati

nelle varie scuole italiane, mostrando difficoltà e successi degli

istituti, con la più alta percentuale di studenti stranieri, in cui il

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problema di inserimento dei nuovi arrivati può rappresentare

un’opportunità di innovazione per la scuola italiana.

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I. Verso un’educazione interculturale

Negli ultimi decenni, con l’aumento del flusso migratorio, la

società italiana si è arricchita di nuove culture e la multiculturalità è

divenuto il termine per indicare la nuova situazione socioculturale.

I bambini e i ragazzi migranti sono sempre più numerosi nelle

istituzioni scolastiche. Sono quasi 815.000 gli alunni con cittadinanza

non italiana presenti nelle classi, dalla scuola dell’infanzia alla

secondaria di II grado: il 60% di essi è nato in Italia.

Quanto alle nazionalità di origine più rappresentate, sono

Romania (157.806 alunni), Albania (111.029) e Marocco (102.179), in

crescita quelle asiatiche, in particolare Cina (45.336) e Filippine

(26.533).2

Lo sviluppo dell’educazione interculturale è strettamente

connesso al fenomeno dell’immigrazione. Si intende per educazione

interculturale un processo multidimensionale, di interazione tra

soggetti di identità culturali diverse, che attraverso l'incontro vivono

un'esperienza complessa, di conflitto/accoglienza, come preziosa

opportunità di crescita della cultura personale di ciascuno, nella

prospettiva di cambiare tutto quello che è di ostacolo alla costruzione

di una convivenza civile.

La scuola ha un ruolo fondamentale nel sostenere i processi di

integrazione della nuova realtà migratoria, sia nei confronti delle

famiglie sia dei bambini, divenendo “ponte” fra la cultura del paese di

origine e la cultura di accoglienza.

2http://www.vita.it/it/article/2017/04/03/il-60-degli-alunni-stranieri-e-nato-in-italia/142942

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È da molti anni che lo Stato Italiano indica per la scuola pubblica

la direzione dell’educazione interculturale, la quale compie il suo

primo ingresso nel mondo della scuola nel 1990 con la C.M. n. 205,

nella quale si parla di un’educazione che “comporta non solo

l'accettazione e il rispetto del diverso, ma anche il riconoscimento

della sua identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di

comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco

arricchimento”, 3 mentre nel 1993 una pronuncia del Consiglio

nazionale della Pubblica Istruzione descriveva l’educazione

interculturale come “la forma più alta e globale di prevenzione e

contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza”.

Già da prima, era questo un tema di dibattito tra quanti si

occupavano di difficoltà scolastiche degli allievi a causa di differenze

culturali e sociali e si cercava di individuare un modo per rendere

meno traumatico l’impatto con la nuova realtà, la nuova cultura e la

nuova lingua per chi proveniva da altri paesi.

Per questo le strategie interculturali evitano di separare gli

individui in mondi culturali diversi, promuovendo il confronto ed

anche la reciproca trasformazione.

L’interculturalità non ha quindi un compito semplice, poiché

implica un riesame degli attuali saperi insegnati nella scuola e non è

considerata una nuova disciplina che si aggiunge alle altre, ma un

punto di vista, un’ottica diversa con cui guardare ai Saperi

attualmente insegnati.

3 Circolare Ministeriale n. 205, “La scuola dell'obbligo e gli alunni stranieri. L'educazione Interculturale”, 26 luglio 1990, art. VI.

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Come previsto dalla normativa vigente, l’educazione

interculturale deve essere rivolta a tutti, perché tutti i bambini,

indipendentemente dall’origine, saranno sempre più coinvolti dalle

trasformazioni in atto e dovranno essere preparati ad affrontarle,

contribuendo alla creazione di una convivenza basata sul rispetto per

le minoranze etniche.

“La presenza di alunni stranieri è un dato ormai strutturale

del nostro sistema scolastico. Molti studenti sono figli di

immigrati di seconda generazione e a volte parlano

l’italiano con le sonore inflessioni locali dei nostri bei dialetti

regionali.

Adottare la prospettiva interculturale significa non limitarsi

soltanto a organizzare strategie di integrazione degli alunni

immigrati o misure compensatorie di carattere speciale.

Insegnare in una prospettiva interculturale vuol dire

piuttosto assumere la diversità come paradigma

dell’identità stessa della scuola, occasione privilegiata di

apertura a tutte le differenze”.4

4Ivi, pag.7.

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I.1 Una scuola, tante lingue

“A macchia di leopardo”, “a mantello di Arlecchino” sono

locuzioni che spesso, negli ultimi anni, si incontrano per connotare

una caratteristica della scuola italiana.

I dati presenti nei dossier statistici del Ministero dell’Istruzione

confermano che tende a diminuire il numero di chi arriva da un paese

straniero, mentre aumenta di anno in anno, la quota dei bambini

stranieri nati in Italia.

Le lingue e i linguaggi presenti nella scuola riflettono una

complessità e una pluralità che appartiene, in primo luogo, alla

società attuale. Si tratta di lingue e culture diverse, da quelle

tradizionalmente presenti nel curricolo, dei tanti studenti non

italofoni. La diversità linguistica rappresenta un’opportunità di

arricchimento per tutti, sia per i parlanti plurilingue, che per gli

autoctoni, i quali possono precocemente sperimentare la varietà dei

codici e crescere con una visione più ampia del mondo e delle sue

lingue.

Il documento Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola

dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, conferma la scelta

dell’educazione interculturale: “Una molteplicità di lingue e culture

sono entrate nella scuola. L’Intercultura è oggi il modello che

permette a tutti i bambini e ragazzi il riconoscimento reciproco e

dell’identità di ciascuno”. 5 Il documento rileva dunque che le

condizioni e le forme di bilinguismo sono oggi diffuse nelle classi.

5MIUR, “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia”, Settembre 2012.

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Negli ultimi tempi sono stati compiuti passi in avanti riguardo al

riconoscimento e la valorizzazione delle situazioni bilingui e della

diversità linguistica dei bambini e dei ragazzi immigrati. Si

propongono momenti di narrazione, confronto tra gli alunni su

“come si dice”, “come si scrive” e la diffusione di fiabe del mondo in

versione bilingue o plurilingue, ciò permette di facilitare la

comprensione del testo in italiano da parte dell’alunno straniero, dal

momento che può contare su una prima lettura della sua lingua di

origine. In tal modo si possono far conoscere a tutti gli studenti,

alcuni esempi di un patrimonio narrativo ampio e nello stesso tempo

presentare alla classe nuove lingue e scritture con alfabeti differenti.

Si comincia prima dai nomi dei bambini: come si pronunciano,

come si scrivono, che cosa significano, si esplorano le analogie. Poi si

condivide un gioco e una ninna nanna di ciascun Paese, questo

contribuisce a creare un clima famigliare e accogliente per i bambini.

Successivamente lo stesso tipo di lavoro si fa con le favole,

l’arte figurativa, la musica e con la danza. Per ogni tema tutti i

bambini imparano alcune parole-chiave nella lingua dei compagni e

tutte le lingue madri sono valorizzate in modo giocoso e naturale.

In tale direzione il Consiglio d’Europa ha compiuto un ulteriore

passo avanti, proponendo Una guida per lo sviluppo e l’attuazione di

curriculi per un’educazione plurilingue e interculturale.6Il documento

prende origine dalla consapevolezza e dalla ricchezza della lingua e

della provenienza culturale, che si ritrova oggi nelle scuole e dalla

6Consiglio d’Europa, “una Guida per lo sviluppo e l’attuazione di curriculi per un’educazione

plurilingue e interculturale”, 2010.

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necessità di stabilire un legame efficace tra i contenuti comuni e i

bagagli individuali linguistici e culturali, che ogni alunno porta con sé.

Il testo si focalizza sulla pianificazione e implementazione

istituzionale di un percorso scolastico dell’allievo, che abbia come

fine lo sviluppo della sua competenza plurilingue e multiculturale,

perché l’arrivo dei bambini stranieri è una sfida, permette alla scuola

di innovarsi, ripensare la didattica. In una parola, potenziarsi.

“La premessa è che gli alunni migranti devono sintonizzarsi

con un ambiente e una cultura diversi, ma allo stesso tempo

ci deve essere un movimento in senso opposto: anche chi

accoglie il nuovo compagno, deve apprendere qualcosa da

lui. In tutte le classi ci sono almeno una decina di lingue

diverse, vuol dire una grandissima ricchezza, ogni alunno

impara a conoscere le lingue di tutti i compagni. I bambini

sono in una fascia di età in cui hanno una grande curiosità

per i linguaggi e, dal punto di vista neurologico ed

evolutivo, hanno strutture cognitive molto flessibili e aperte

proprio all’apprendimento linguistico”.7

I vantaggi cognitivi per i bambini che crescono bilingui o trilingui

sono riconosciuti: durante la crescita, una mente più flessibile ha

maggiore facilità nell’apprendere nuove lingue.

Le linee guida per l’educazione interculturale in Italia hanno

preso atto del valore del plurilinguismo da molti anni, ma nella scuola

7Tobagi, Op.cit., p.47.

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italiana sono necessari fondi, principalmente per disporre di

mediatori culturali, considerati una valida risorsa, non solo per

comunicare con le famiglie che non parlano italiano, ma anche per

accompagnare l’inserimento a scuola degli alunni neoarrivati, per

loro, il trauma migratorio è fortissimo.

Valorizzare il plurilinguismo dà una marcia in più ai bambini

stranieri, che sotto tanti altri aspetti sono svantaggiati.

È necessario che tutte le lingue siano curate, rispettate,

sostenute e riconosciute, devono essere considerate sia come una

risorsa, sia come una ricchezza.

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II. L’importanza del mediatore linguistico-culturale

La mediazione è uno strumento pedagogico che nasce come

legame nell’incontro tra culture diverse. Nella sua origine latina, il

termine mediare assume una varietà di sensi e utilizzi che vanno dallo

“stare in mezzo”, in una posizione neutra all’ “interporsi”, cioè fare

da collegamento e mettere in relazione due termini o due soggetti.

L’esigenza della mediazione nasce come bisogno della società

multiculturale, in particolar modo quando persone appartenenti a

culture diverse si trovano coinvolte in attività comunicative

reciproche, come sostegno ad una persona affinché utilizzi meglio le

informazioni o le strategie più efficaci per risolvere i propri problemi.

Nelle scuole italiane gli alunni stranieri aumentano sempre più,

per questo, si è rivelata necessaria la presenza di mediatori linguistici-

culturali che favoriscano il rapporto tra bambini immigrati e scuola e

divenendo un anello di collegamento tra docenti e i genitori

immigrati.

Quando un insegnante entra in contatto con le famiglie

provenienti da Paesi diversi, il dialogo tuttavia può risultare

complicato, dar luogo a malintesi e molto spesso la relazione tra

insegnanti e famiglie straniere è coadiuvata dal mediatore.

Il mediatore ha la funzione di rendere comprensibile una realtà

all’altra, di fornire la capacità di comunicazione a persone che in quel

momento non ci riescono, di dare un pezzo di autonomia a chi è

straniero, divenendo un tramite tra i “mondi”, di cui favorisce la

reciproca comprensione. È chiamato a comprendere idee, sensazioni,

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sentimenti che le due parti intendono comunicare ed a tradurle

nell’altra cultura con parole, immagini e similitudini adatte.

Questo discorso vale sia per il lavoro con gli alunni, sia per

quello con le famiglie che si rivela spesso ben più arduo, soprattutto

quando le problematiche suggeriscono di monitorare una situazione,

oppure di intervenire in varie maniere per sostenere il lavoro

scolastico. Si tratta infatti, non solo di descrivere le difficoltà del

ragazzo, ma di aiutare le famiglie a comprendere le problematiche

della situazione e ad attivarsi per una sua evoluzione positiva (o

almeno a permettere ad altri operatori di sviluppare aiuti adeguati).

L’introduzione della figura del mediatore linguistico culturale è

considerata un’evoluzione fondamentale, il quale cerca di agevolare

la comunicazione all’interno della classe, facilitando principalmente

la prima fase di accoglienza e di inserimento dell’alunno.

Come viene espresso nelle Linee guida per l’accoglienza e

l’integrazione degli alunni stranieri 8si possono individuare quattro

ambiti di intervento, in cui il mediatore può collaborare e fungere da

supporto al ruolo educativo della scuola. In particolare può svolgere

compiti:

• di accoglienza e facilitazione nei confronti degli allievi

neoarrivati e delle loro famiglie;

• di mediazione nei confronti degli insegnanti fornendo loro

informazioni sulla scuola nei paesi di origine, sulle competenze e sulla

storia personale del singolo alunno; 8MIUR, “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, C.M. n.24, 1 Marzo

2006.

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• di interpretariato e traduzione (avvisi, messaggi, documenti)

nei confronti delle famiglie, di assistenza e mediazione negli incontri

dei docenti con i genitori, soprattutto nei casi di particolare

problematicità;

• relativi a proposte e a percorsi didattici di educazione

interculturale, condotti nelle diverse classi, che prevedono momenti

di conoscenza e valorizzazione dei paesi e delle lingue.

In una recente ricerca sulla mediazione culturale del comune di

Modena si legge:

“Il mediatore linguistico culturale deve essere la figura che

ha la capacità di relazionarsi con i bambini nella lingua del

paese di origine ed essere facilitatore dell’approccio con il

sistema scuola. Inoltre, egli deve aiutare e fornire

consulenza alla scuola e agli insegnanti per riuscire a

ragionare in un’ottica della DIDATTICA DELLA PLURALITA’:

senza cercare di dimostrare quale delle culture sia la

migliore, ma ha lo scopo di formarne un’altra che le

racchiuda tutte.

All’interno del sistema scuola, la principale attività’ del

mediatore linguistico culturale è quella di sviluppare e

realizzare uno scambio reciproco, nelle due direzioni, da un

lato sulle abitudini e i comportamenti scolastici, dall’altro

sugli usi e le tradizioni religiose e sociali”.9

9 http://docplayer.it/5827634-Schede-su-la-mediazione-linguistico-culturale-fondo-sociale-

europeo.html

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Si ritiene necessario sottolineare che, il mediatore linguistico -

culturale, deve cercare di limitare nel tempo la sua azione, non

caratterizzare il proprio intervento come continuo e stabile,

altrimenti si corre il rischio che la sua presenza si trasformi, anche

involontariamente, nell’elemento che evidenzia la condizione di

“diverso” del bambino straniero.

Al fine di raggiungere dei buoni risultati, il mediatore linguistico

culturale, impegnato in ambito scolastico, deve:

- usare strumenti di facilitazione della comunicazione e della

relazione tra diversi, tesi alla valorizzazione di ogni partecipante al

rapporto dall’approfondimento degli aspetti culturali;

- conoscere la legislazione di settore e il funzionamento del

sistema scolastico;

- proporre e gestire laboratori e attività multiculturali, tesi al

confronto delle culture presenti nel gruppo, in primo luogo per “far

conoscere l’altro”, diminuendo così la possibile diffusione di

stereotipi e pregiudizi.

I mediatori hanno una funzione fondamentale nel costruire un

buon rapporto con i genitori stranieri: non solo abbattendo la

barriera linguistica, ma conoscendo le tradizioni di un certo Paese e le

caratteristiche del sistema scolastico, possono sciogliere molti nodi

dovuti a incomprensioni, evitando dunque che il minore straniero, a

contatto con la nuova realtà, si trova al centro di un conflitto che, se

non riconosciuto e governato, rischia di trascinarlo nel profondo di

una crisi esistenziale e identitaria assoluta.

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Interculturalità nella scuola italiana

27

Da questo punto di vista, la presenza di un mediatore è

effettivamente in grado di assicurare agli alunni stranieri una

diminuzione Dello stress, scaturito dalla paura di non poter essere

compresi: stress che investe anche gli insegnanti, con i quali il

mediatore collabora anche nella produzione di materiale didattico di

supporto a tutte le materie e nella valutazione complessiva dei

progressi dell’alunno.

Il numero di questa utile figura professionale deve essere

adeguato nelle scuole, diversamente dall'attuale tendenza che lo sta

gradualmente riducendo, creando problemi di comprensione

linguistica tra l'istituzione scolastica e le famiglie degli alunni

stranieri, i quali si sentono isolati dal resto della scuola e della

comunità locale.

Il mediatore assume un ruolo importante anche nei confronti

dei bambini italiani poiché presenta loro le culture di origine dei

compagni immigrati, ne fornisce un’immagine positiva e propone

momenti di animazione interculturale.

Tra i tanti compiti del mediatore vi è anche quello di riuscire a

comprendere il linguaggio non verbale, quando il non detto è

connesso a prescrizioni o a divieti culturali legati al senso del pudore,

al rispetto per l’altro. Nella cultura occidentale il silenzio è

interpretato in senso negativo, come freddezza comunicativa,

distanza; non è invece sempre così in altre culture, il silenzio può

avere una valutazione molto diversa ed essere segno di prudenza o di

rispetto verso l’interlocutore.

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Interculturalità nella scuola italiana

28

Le situazioni di distorsione comunicativa sono frequenti quando

le persone coinvolte nell’evento comunicativo, appartengono a

contesti culturali diversi in cui ogni persona pur parlando la stessa

lingua, fa riferimento al proprio repertorio di conoscenze, ma

soprattutto a esperienze che danno una carica emotiva differente

alle parole con cui comunicano.

II.1. Piccoli mediatori (Child Language Brokering)

Ogni anno, milioni di persone abbandonano il proprio paese di

origine al fine di trovare delle condizioni di vita migliori per sé e per la

propria famiglia. In questa fase di transito, bambini e adolescenti,

una volta giunti nel paese d’arrivo svolgeranno un “lavoro” invisibile

ed essenziale. Questo lavoro consiste nel mediare dal punto di vista

linguistico e culturale per i genitori, al fine di facilitarne l’inserimento

in una nuova società, da cui altrimenti si sentirebbero estranei,

utilizzando la loro migliore conoscenza della lingua del Paese

ospitante.

Il fenomeno del Child Language Brokering può essere descritto

come l’attività di mediazione linguistica e culturale per opera di

bambini e adolescenti all’interno del nucleo familiare. Ciò nonostante

è rimasta per molti anni una pratica invisibile, poco studiata e

analizzata dalla letteratura.

La ragione per la quale tale compito è svolto da bambini e

adolescenti all’interno delle comunità di immigrati, piuttosto che da

adulti è legata al fatto che essi sono inseriti in un processo di

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scolarizzazione che permette loro di imparare prima e più

velocemente la lingua del paese ospitante, arrivando ad acquisire

nozioni linguistiche e culturali per favorire la comunicazione tra i

membri della propria famiglia e la società in cui sono inseriti.

Sfruttando la conoscenza che hanno di queste due lingue, i bambini

svolgono un vero e proprio lavoro, che consiste nel parlare, leggere e

ascoltare per gli altri.

Da diverse testimonianze emerge che, per molti bambini e

adolescenti si tratterebbe di un’attività “normale”. Ed è proprio la

naturalezza dell’atto che porterebbe quindi a non vederlo come

degno di nota e di attenzione.

Pur essendo invisibile, l’attività dei giovani mediatori riveste un

ruolo di fondamentale importanza su più livelli, tra i quali quello

sociale.

I molteplici contesti in cui il bambino può essere chiamato a

svolgere le attività di CLB hanno luogo in domini della vita sociale e

quotidiana; nell’ambito domestico, burocratico e sanitario.

Nella sfera domestica i compiti più comuni possono consistere

nell’effettuare telefonate, fare la spesa/acquisti in generale, tradurre

testi scritti (in particolare quelli relativi alla scuola, la posta, avvisi di

affitto o vendita di immobili).

Si può richiedere il coinvolgimento dei bambini anche in

contesti burocratici come: la traduzione di documenti legali, la

mediazione tra i genitori e il proprietario della casa o tra i genitori e

funzionari pubblici/forze dell’ordine; situazioni molto più

impegnative sia dal punto di vista linguistico e traduttivo che

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psicologico/emotivo, e possono avere importanti ripercussioni sulla

vita familiare.

Il CLB ha implicazioni diverse sia positive che negative; essere di

aiuto in un compito che viene avvertito come importante per il

benessere del proprio nucleo famigliare può accrescere l’autostima

dell’adolescente, accendendo nel bambino l'orgoglio di sentirsi parte

integrante e attiva della vita familiare e un’accresciuta autostima,

scaturita dalla fiducia che l’adulto ripone in lui nel richiedere la sua

mediazione per questioni importanti, da cui può dipendere il

benessere di tutta la famiglia.10

Nella stessa ottica, altri studi hanno evidenziato che i bambini,

grazie alla loro costante interazione con gli adulti e con professionisti

di vari campi, conseguono un miglior rendimento scolastico,

particolarmente nelle scuole superiori.11

È necessario sottolineare anche le implicazioni psico-

sociologiche per il bambino che vi si sottopone, generando forme di

disagio o condizioni di svantaggio evolutivo e può avere un impatto

negativo sulle relazioni familiari. Quando/se il bambino sente, di non

essere adeguato nella sua attività di traduttore, lo nasconde per non

deludere le aspettative degli adulti.12 In tal caso, viene danneggiata

non solo l’autostima del bambino, ma anche gli stessi adulti, poiché

lo scambio di informazioni può risultare incompleto o addirittura

10

Hall N., Sham S., “Language brokering as young people’s work: evidence from Chinese adolescents in England”, Language and EducationXXI, 1, (2007): 16-30. 11

Buriel R., R et al. “The relationship of language brokering to academic performance, biculturalism, and self-efficacy among Latino adolescents”, Hispanic Journal and Behavioral Sciences20 (1988): 283-297. 12

Wu N., Kim S., “Chinese American adolescents’ perceptions of the language brokering experience as a sense of burden and sense of efficacy”, Journal of Youth and Adolescence 38, (2009): 703-718.

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falsificato.13La traduzione può causare stress e ansia per il giudizio

degli adulti, o disagio per le critiche che il bambino può avvertire

verso la sua famiglia.

Le dinamiche relazionali create dall’attività di mediazione

linguistica svolta dal bambino possono quindi creare in lui

frustrazioni, che vanno a infrangersi contro i più elementari principi

educativi.

Questo fenomeno non è raro nelle classi plurilingue, accade

spesso, che bambini con la stessa madrelingua usino fra loro, la

lingua d’origine per comunicare, tradurre, spiegare, dunque che il

bambino o adolescente bilingue svolga il ruolo di interprete, a favore

di un compagno neoarrivato, con il quale condivide la lingua nativa.

Nella quotidianità scolastica, a diversi insegnanti capita di

assistere a dialoghi in cui un alunno bilingue agisce spontaneamente

come interprete, per rendere comprensibili i contenuti della lezione

al compagno da poco inserito in classe. Quest’ultime possono essere

chiamate delle traduzioni sussurrate, con una piccola attinenza

«all’interpretazione simultanea sussurrata» degli interpreti

professionisti, meglio nota come chuchotage, una tecnica che

consiste nello stare accanto, o molto vicino, al destinatario della

traduzione, e nel parlare al suo orecchio. Anche le traduzioni nelle

classi si svolgono circa nella stessa maniera, bambini/e seduti/e nello

stesso banco, e hanno come caratteristica il loro parlare, per lo più,

sottovoce.

13

Orellana M., “Responsibilities of children in Latino immigrant homes”, New Directions for Youth Development, 100, (2003):25-39.

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Per lungo tempo, quest’attività è rimasta in ombra nelle ricerche

linguistiche italiane. Da qualche anno, tuttavia, sono iniziati diversi

studi anche verso la mediazione linguistico-culturale infantile e, più in

generale, verso le occasioni di plurilinguismo spontaneo che si creano

a scuola.

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33

III. Il ruolo degli insegnanti

La scuola è il luogo dove i bambini e gli adolescenti trascorrono

buona parte della loro giornata, e il docente diviene la figura di

riferimento degli studenti.

In primo luogo fare educazione interculturale significa lavorare

per individuare, progettare e sperimentare le strategie educative e

didattiche più idonee per favorire un positivo inserimento degli allievi

stranieri nella scuola e nella società.14

Quale è il ruolo del docente all’interno di tale progetto

educativo?

L’interculturalità pone al docente grandi stimoli, il quale non

deve semplicemente facilitare la comunicazione all’interno della

classe ed insegnare dei contenuti, ma deve trasmettere loro la

capacità di affrontare e risolvere i problemi, far sì che i propri allievi

acquisiscano una competenza interculturale, intesa come capacità di

comunicare con persone di altre culture, di adattarsi a nuovi contesti

culturali e di mediare all’interno di essi. In altri termini, si tratta di

mettere gli allievi in condizione di realizzare il “dialogo tra culture”.

Proprio per questo motivo, è fondamentale che i docenti

pongano particolare attenzione nell'adottare una tecnica educativa

volta ad incoraggiare lo sviluppo armonico della personalità degli

allievi, che consenta loro di imparare a conoscersi, rispecchiandosi

negli altri. 14

Fiorucci M., “L’educazione interculturale: una proposta per tutti”, 18 Gennaio 2015.

Articolo tratto da: http://www.giuntiscuola.it/sesamo/cultura-e-societa/punti-di-vista/punti-di-vista-l-educazione-interculturale-una-proposta-per-tutti/

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Un insegnante che si occupa di Intercultura non deve essere,

ovviamente, orientato verso atteggiamenti razzisti, al contrario deve

avere un atteggiamento improntato sulla conoscenza, “sensibile alle

culture” e di apertura e scoperta dell’universo culturale degli alunni

stranieri.

Il punto fondamentale è certamente la formazione dei docenti

italiani in ambito linguistico ed interculturale, in modo che essi

possano conoscere e meglio affrontare i problemi dell'educazione

interculturale e linguistica degli alunni stranieri, per i quali vanno

poste in essere le metodologie dell'italiano come lingua seconda e

non come lingua materna.

Di conseguenza la formazione interculturale dei docenti occupa,

in tale prospettiva, un posto di tutto rilievo; partendo da una corretta

impostazione del lavoro educativo nella scuola, si può sperare di

diffondere una sempre più necessaria “cultura della convivenza”.

Non si tratta di un obiettivo facile, insegnanti ed educatori per

primi sono chiamati a rimettere in discussione i propri modelli di

riferimento, è fondamentale accrescere il livello di competenza

interculturale del personale docente, sviluppando strumenti

metodologici per inserire la prospettiva interculturale nelle varie

discipline scolastiche.

Il ministro dell’Istruzione nella presentazione del rapporto Tra

difficoltà e successi15 ha posto l’accento su un problema attualissimo,

affermando: “Per i nati in Italia è fondamentale garantire una piena

15

MIUR-FONDAZIONE ISMU, “Alunni con cittadinanza non italiana. Tra difficoltà e successi” Rapporto nazionale A.s. 2013/2014, “Quaderni Ismu” 1/2015.

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integrazione formativa e sociale, perché non si sentono stranieri nel

Paese in cui sono venuti al mondo”.

Nel 2011 il Gruppo ASAI16 con alcuni adolescenti italiani ha

scritto un piccolo libro, una lettera agli insegnanti intitolata Allora che

ci faccio del mare?17, nel quale vengono elencate le caratteristiche

che dovrebbe avere un bravo docente: “Umanità (capace di

ammettere gli errori e trattare tutti ugualmente, di ascoltare,

rispettare); competenza (capire di cosa ha bisogno un allievo e di

essere in grado di soddisfare i bisogni di ognuno); essere innovativo

(in modo da non far mai perdere all’alunno la voglia di imparare)”.

III.1. Pratiche di integrazione e l’apprendimento della lingua

italiana come L2

Tra i migranti, i soggetti più deboli, sono sicuramente i minori, i

quali devono inserirsi in un ambiente diverso dal proprio e superare

diversi ostacoli, con un bagaglio emotivo e psicologico più fragile

rispetto agli adulti, per questo motivo è necessaria una legislazione

attenta e di tutela.

16

ASAI è un’associazione di volontariato presente a Torino dal 1995. ASAI propone iniziative educative e culturali rivolte a bambini, giovani e adulti in diversi luoghi della città. Ogni anno coinvolge più di 600 volontari in azioni concrete e dirette a una migliore convivenza nel tessuto urbano. ASAI dedica particolare attenzione agli adolescenti e alle seconde generazioni e propone loro attività aggregative e formative basate sulla metodologia cooperativa, che favorisce lo sviluppo della capacità di ascolto, negoziazione e partecipazione dei ragazzi. I numerosi volontari, esempio significativo di impegno civile, sono la forza e il motore dell'associazione 17

ASAI, “Allora che ci faccio nel mare?”, Ananke, Torino 2012.

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Per i ragazzi stranieri l’ostacolo e il traguardo principale consiste

nell’integrazione all’interno della società ospitante che avviene

attraverso varie forme: l’apprendimento della lingua italiana, il

successo scolastico, la capacità di socializzazione e di poter

progettare il proprio futuro in Italia.

Le modalità di inserimento degli alunni stranieri nella scuola

risultano, dunque, un chiaro modello di ammissione degli immigrati

nelle società ospitanti.

L’accoglienza è il momento più importante del progetto di

educazione interculturale, costituisce il primo passo del processo di

integrazione perché indica l’orientamento della scuola nell’assumere

un ruolo di promozione, valorizzazione delle specificità e attenzioni

nei confronti dei bisogni di ciascuno.

Strettamente legato ad una cultura dell’accoglienza è il tema

della valorizzazione delle somiglianze e delle differenze. Accogliere

chi si percepisce come simile può risultare naturale: la somiglianza, di

solito, rassicura. Accogliere chi è diverso, invece, può risultare più

complesso poiché le differenze possono incuriosire, ma anche

spaventare.

L’accoglienza della diversità e delle differenze può essere

realizzata con l’introduzione nel servizio scolastico di alcuni “progetti

innovativi”, come ad esempio: gli scaffali multiculturali.

L’allestimento di uno scaffale multiculturale, cioè di una

biblioteca plurilingue con libri per bambini e adulti, che raccontano

l’incontro tra le culture, rendono la scuola testimone della varietà e

della ricchezza che la circonda .

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La figura del mediatore linguistico culturale è importante in

questo contesto come anello di congiunzione fra le parti. Egli è

chiamato a sostenere la fase di accoglienza del bambino nella scuola,

spiegando principalmente le regole di comportamento che vigono al

suo interno, ricostruisce la biografia di vita e la storia scolastica del

bambino, diviene per lui un punto di riferimento che fornisce

sostegno morale e può rappresentare un modello con il quale

identificarsi.

Il mediatore ha un ruolo importante anche per quanto riguarda

il mantenimento della cultura d’origine del bambino, infatti, si

richiede che la valorizzi agli occhi degli autoctoni assieme alla lingua

madre dell’immigrato. Allo stesso tempo però, dovranno essere

valorizzate anche la cultura e la lingua italiana per aiutare il bambino

immigrato ad accettarle.

In questo ambito sono particolarmente rilevanti le indicazioni

proposte dalle nuove Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione

degli alunni stranieri18tale documento, dopo avere opportunamente

proposto una distinzione tra bisogni diversi relativi alle diverse

condizioni degli allievi con cittadinanza non italiana (neoarrivati, nati

in Italia, adottati, minori non accompagnati), affronta le diverse

questioni che concorrono a definire il successo formativo: dalla

valutazione all’insegnamento dell’italiano come lingua seconda, dal

plurilinguismo all’orientamento, dall’iscrizione alla formazione degli

insegnanti fino all’istruzione degli adulti.

18

MIUR, “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, Febbraio 2014.

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In questa direzione si possono sinteticamente indicare alcuni

ambiti di lavoro:

- Accoglienza: significa acquisire informazioni e conoscenze sui

sistemi scolastici di provenienza e sulla scolarizzazione precedente;

fornire informazioni sul sistema scolastico italiano, tracciare un

profilo linguistico e cognitivo degli allievi, acquisire informazioni sul

progetto migratorio della famiglia.

- Insegnamento dell’italiano come L2: questo aspetto è

assolutamente centrale. Le competenze linguistiche sono alla base di

ogni processo di integrazione ed è necessario insegnare l’italiano in

modo diverso da chi è alfabetizzato in un’altra lingua; tuttavia, tale

insegnamento deve avvenire all’interno delle normali classi

scolastiche, evitando la costruzione di luoghi separati di

apprendimento. Il punto centrale dell’azione di inserimento è proprio

la possibilità, per l’alunno straniero, di entrare in contatto con i

coetanei, dai quali, in modalità formali e non formali, apprenderà

non solo le forme linguistiche più immediate, ma anche le forme

della comunicazione e le regole del gruppo di accoglienza. Vari studi

mostrano che una separazione totale del nuovo alunno sarebbe

penalizzante per la sua possibilità di inserirsi, a livello linguistico,

comunicativo, cognitivo e culturale nella classe.

- Valorizzazione della lingua e cultura d’origine e del

plurilinguismo: Il mantenimento e il rafforzamento della lingua e della

cultura d’origine fortificano le capacità comunicative generali degli

alunni immigrati contribuendo all’innalzamento del livello di

autostima.

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Un’altra indicazione che viene dalle pratiche didattiche delle

scuole è l’utilizzo e il potenziamento dei linguaggi non verbali,

dall’arte alla musica, dal teatro allo sport, anche in collaborazione

con le associazioni e gli operatori delle comunità di accoglienza.

Il gruppo di lavoro di studenti, docenti e ricercatori della Scuola

di italiano per stranieri dell’Università di Palermo, per esempio,

definisce “un’immersione nel territorio” la necessità di uscire dal

modello del corso di lingua in classe, con uno spazio/tempo limitato e

chiuso.19 Sono necessari momenti di incontro dentro e fuori la scuola,

contesti di relazioni che spezzino il sentimento di estraneità di chi è

sopravvissuto a drammi collettivi e individuali. Serve un “bagno

linguistico”, nei tanti linguaggi della città e della vita reale, questa è

l’indicazione didattica che viene dall’esperienza palermitana.

Nell’intento di valorizzare il patrimonio di conoscenze di cui gli

studenti sono portatori e di rafforzare la creazione di legami tra di

loro, in alcune pratiche scolastiche. È necessario ribadire, che

l’acquisizione della lingua italiana come seconda lingua deve essere al

centro dell’azione didattica per l’integrazione degli alunni stranieri, in

tal modo si assicura uno dei principali fattori di successo e di

inclusione sociale.

Le differenze linguistiche sono l’elemento più evidente e incisivo

a cui gli alunni devono far fronte. Lo studio della lingua italiana deve

essere inserito nella quotidianità dell’apprendimento e della vita

19

Amoruso M., D’Agostino M., Jaralla Y.L., “Dai barconi all’Università. Percorsi di inclusione

linguistica per minori stranieri non accompagnati”, Università di Palermo, 2015.

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scolastica degli stranieri, con attività di laboratorio linguistico e con

percorsi e strumenti per l’insegnamento intensivo dell’italiano.

Nella fase iniziale ci si può avvalere di strumenti e figure di

facilitazione linguistica (cartelloni, carte geografiche, testi

semplificati), promuovendo la capacità dell’alunno di sviluppare la

lingua per comunicare.

La scuola può fare una grande differenza. Per questo, quanto più

il contesto sociale è difficile, tanto più si deve cercare di fare tutto il

possibile e inventarsi strategie nuove.

III.2. La fiaba come ponte tra culture

La fiaba può avere una vocazione interculturale?

La risposta è affermativa, l’intervento dei metodi didattici più

specificatamente dedicati all’educazione interculturale prevede un

posto di primo piano al metodo narrativo, in particolare l’uso della

fiaba.

Si tratta di un genere letterario universale, che abbraccia tutte le

culture della terra, secondo numerosi studi la fiaba può rivelarsi un

adeguato mezzo per dare spazio al confronto tra culture diverse e

stimolare la fantasia, avvicinando bambini a mondi nuovi, da prima

sconosciuti.

La narrazione della fiaba, rappresenta uno dei primi canali

attraverso cui si apprende sia la lingua sia le prime conoscenze del

mondo. Durante il percorso di apprendimento di una lingua straniera,

il linguaggio della fiaba offre molte possibilità’ di acquisizione della

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competenza linguistica, poiché si configura come un linguaggio

semplice da seguire in quanto utilizza il discorso diretto, con

ripetizioni e pause.

La fiaba è un genere narrativo presente nella tradizione orale di

ogni popolo, considerato uno strumento didattico capace di creare

punti di incontro. Consente di entrare per un momento nella vita

quotidiana di un di un paese, di un’etnia, costituendo la chiave di

accesso a quella cultura.

Ogni popolo ha ambientato le proprie fiabe nel paesaggio in cui

viveva e nella narrazione sono presenti continui riferimenti ad

abitudini, credenze, regole che vigono all’interno della propria

società.

La fiaba fornisce ai bambini opportunità di conoscenza, di

avvicinamento, di arricchimento e di scambio. In essa, i ragazzi

trovano nuovi mezzi per capire la società attuale e per avvicinare

culture che non sono poi così lontane, scoprendo caratteristiche e

differenze che connotano un gruppo, una cultura e un Paese.

In tutte le fiabe vi sono eroi, amori, perdite, paure, riconquiste

che legano le situazioni e le storie di vita dei bambini di tutto il

mondo ed il loro immaginario. Il ragazzo straniero, può ritrovare pezzi

di sé, della propria storia, della propria appartenenza e nello stesso

tempo incontrare una pluralità di linguaggi, di stili e di alfabeti.

Le fiabe indirizzano il bambino verso la scoperta della sua

identità e suggeriscono che una vita gratificante è alla portata di

ciascuno, nonostante le avversità.

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Molte storie, infatti, le più note, hanno attraversato il mondo,

colorandosi di scenari diversi, ma hanno conservato spesso una

sorprendente uniformità nei personaggi, negli eventi cruciali, nelle

situazioni che si presentano simili anche se collocate in paesi

differenti. Un esempio ne è cenerentola, una delle favole più famose

che si ritrova in numerose culture: da quella cinese a quella tedesca,

dall’antico Egitto alla versione di Basile (La Gatta Cenerentola).

Attraverso il racconto può avvenire lo scambio fra immaginari

diversi, rintracciando in ogni storia le differenze, ma soprattutto le

analogie. La fiaba è uno strumento utile per imparare ad apprezzare

le differenze culturali sin da piccoli e questo rappresenta un passo

molto importante per lo sviluppo del bambino.

“l’immaginario ha dunque il potere di congiungere

trasversalmente popoli e culture e nello stesso tempo di

raccontare la loro specificità”.20

20

Demetrio D., “Agenda Interculturale”, Meltemi, Roma 1997.

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IV. Il bambino straniero: problema o risorsa?

“Le scuole che sono cambiate in questi vent’anni sono le

scuole a forte processo immigratorio, sono diventate scuole

migliori per necessità”.21

I bambini stranieri che popolano i banchi della scuola italiana

sono per la maggioranza bambini di seconde generazioni vale a dire

sia i figli di cittadini stranieri nati nel paese ospitante, sia i ragazzi

immigrati che hanno compiuto la formazione scolastica primaria e

oltre nel luogo di approdo.

Ormai da molto tempo, all’inizio dell’anno scolastico, si

ripropongono le polemiche nelle scuole dove ci sono molti bambini

stranieri. Periodicamente si ritorna a parlare di stabilire dei “tetti”,

ovvero il vincolo per cui il numero degli alunni con cittadinanza non

italiana presenti in ciascuna classe, non può superare di norma il 30%

del totale degli iscritti previsto dalla C.M. n. 2“Raccomandazioni per

l’integrazione di studenti con cittadinanza non italiana”,22 tale limite

può essere derogato su determinazione del Direttore generale

dell’Ufficio Scolastico Regionale, a fronte della presenza di alunni

stranieri già in possesso di adeguate competenze linguistiche, o in

caso di particolari complessità; oppure si propone la creazione di

“classi ponte” in cui relegare gli stranieri che non parlano ancora la

lingua italiana. 21

Favaro G., “L’Intercultura dalla A alla Z”, Franco Angeli, Milano 2008. 22

MIUR, “Raccomandazioni per l’integrazione di studenti con cittadinanza non italiana”, C.M n.2/2010.

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44

Secondo le analisi delle prove Invalsi nelle province ad alta

densità di migranti realizzata dal MIUR e pubblicata nel

summenzionato rapporto nazionale sugli alunni non italiani Tra

difficoltà e successi: “È possibile ritenere che la presenza di un numero

elevato di compagni stranieri non sembri influenzare in modo

significativo l’apprendimento dei loro compagni nativi”. 23

È importante rimarcare che, le scuole con un’alta densità di

stranieri necessitano un investimento maggiore perché la fuga degli

italiani è aumentata in parallelo al taglio delle risorse. In assenza di

fondi e di mediatori culturali che possono sostenere da subito i

neoarrivati e gli altri alunni in difficoltà, i docenti devono far fronte a

diverse esigenze degli studenti e dal punto di vista degli italiani

questo significa che i loro bambini “restano fermi”.

La fuga dei bambini nativi, per contro, priva i bambini stranieri

della possibilità di assimilare nel modo più naturale la lingua e la

cultura italiana dalla convivenza quotidiana con i compagni.

La presenza dei nuovi compagni di banco ha stravolto la scuola

italiana, suscitando dubbi e incertezze, ma con il passare del tempo

ha stimolato la ricerca e la curiosità, in quanto i bambini stranieri si

rivelano una ricchezza, non un ostacolo. Crescere e studiare in una

classe mista permette di conoscere una porzione di mondo più

grande.

23

Ivi pag.37.

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IV.1. Un viaggio nelle scuole multiculturali

Nella scuola attuale continuare a guardare gli studenti come una

popolazione omogenea non è possibile, poiché la diversità,

rappresenta ormai una caratteristica di ogni scuola e una sfida

fondamentale per l’educazione.

Gli alunni che frequentano la scuola italiana, sono lo specchio

della conformazione sociale della società attuale: bambini

provenienti da paesi stranieri o nati in Italia da genitori stranieri,

bambini autoctoni o bambini originari delle varie regioni italiane.

Secondo i dati sulla scuola multiculturale, nell'ultimo rapporto

curato dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

(Miur) con la Fondazione Ismu, Il primato lo detiene il Nord-Ovest,

che accoglie 179.422 alunni stranieri nativi, seguito dal Nord-Est

(129.981), dal Centro (100.839), e dal Sud (23.877). La regione con

più alunni stranieri nati in Italia è la Lombardia (122.153).24

Integrazione e interculturalità sono necessarie per la didattica

nelle classi dove gli stranieri sono la maggioranza con una babele di

lingue tra i banchi.

Quali progetti innovativi sono realizzati nelle scuole italiane,

divenute da tempo multiculturali e plurilingue?

Come far uscire dal silenzio iniziative ed esperienze che si sono

rivelate efficaci, al fine di condividerle e metterle in comune?

Un progetto non può essere risolutivo di un problema così

complesso come quello dell’integrazione interculturale, ma un

24

http://milano.repubblica.it/cronaca/2016/05/11/news/milano_immigrati-139524652/

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Interculturalità nella scuola italiana

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piccolo progetto può attivare una sinergia, perché la scuola ha

bisogno di individuare riferimenti e pratiche comuni, di stabilire ponti

e di condividere esperienze.

Nelle pagine successive saranno presentate diverse scuole

italiane con la più alta percentuale di alunni stranieri. Nelle quali sono

in atto, oltre ai progetti e ai dispositivi ordinari per sostenere un

positivo inserimento, per l’insegnamento dell’italiano come seconda

lingua, per l’informazione delle famiglie, anche altre azioni

innovative, che cercano di prestare attenzione ai bisogni della scuola

italiana in continuo cambiamento, scuole che offrono una proposta

didattica e pedagogica per tutti.

IV.1.A. Brescia, la scuola di tutti i bambini del mondo!

Brescia è il comune con più scuole a "maggioranza straniera",

nelle quali negli ultimi dieci anni la concentrazione di alunni non

italofoni è cresciuta costantemente. Nella scuola “Manzoni”, come

nel resto di Italia gli arrivi continuano a superare le partenze.

Nel settembre 2015 la scuola primaria, situata nel centro di

Brescia è stata oggetto di una lunga polemica tanto da divenire un

caso mediatico per la presenza di soli bambini stranieri nelle due

classi primarie. Ad accompagnare le critiche, ci sono stati molti

striscioni con contenuti razzisti e discriminatori, ciò che veniva

esposto venne poi esplicitato in un comunicato stampa: “La presenza

di sempre più stranieri comporta un pericolo per gli italiani”.

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Interculturalità nella scuola italiana

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La situazione maturava da anni poiché, i genitori italiani,

spaventati dalla crescente concentrazione di stranieri, sono fuggiti

nelle paritarie di zona o in altri distretti, accelerando il processo.

Soprannominata “una scuola ghetto”, centro di delinquenza e di

terrore, ma in realtà si tratta solo di classi popolate da volti sempre

più spesso di ragazzi che provengono da mondi geograficamente e

culturalmente lontani dall’Italia.

Molti bambini appena arrivati hanno moltissime difficoltà nel

comunicare, poiché le ore con gli “alfabetizzatori” sono terminate a

causa della mancanza di fondi. Il sistema italiano non ha mai adottato

le cosiddette “classi ponti”, ossia classi di inserimento separate per gli

alunni stranieri neoarrivati (o comunque con insufficienti capacità

linguistiche).

Graziella Favaro in un articolo del 2013, Contro le geografie

della separazione. Ancora sulle classi ponte cinque anni dopo,25 spiega

alla luce di un’esperienza pluriennale e in base a ricerche e studi

comparati a livello europeo (tra cui lo Study on educational support

for newly arrived migrant children pubblicato dalla Commissione

europea del 2012), le classi separate non rappresentano la risposta

più efficace ai bisogni linguistici e di integrazione degli alunni

stranieri, sono considerate controproducenti dal punta di vista

psicologico e didattico.

Per questi motivi, conclude Favaro G., la maggior parte dei Paesi

Europei segue il “modello integrato”, ossia l’inserimento in classe da

25

Articolo tratto da: http://www.centrocome.it/wp-content/uploads/2014/11/ne-separati-ne-invisibili-nov13.pdf

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Interculturalità nella scuola italiana

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subito con ore di apprendimento dedicate alla seconda lingua, in

piccoli gruppi.

Occorre garantire alle scuole risorse sufficienti per retribuire i

docenti che insegnano la L2 ai piccoli gruppi neoarrivati, anziché

confinare i bambini in una classe a parte.

Il problema della “Manzoni” e di tante scuole simili non sono gli

stranieri, ma l’impoverimento generale e i tagli al personale, che

rendono molto più ardua la gestione del flusso di neoarrivati.

I bambini hanno bisogno di un’attenzione personale e continua,

Il desiderio di molte professoresse è di mettere questi bambini in

condizioni di giocarsi le loro possibilità di fronte alla vita, come tutti

gli altri.

Per rispondere a queste critiche, l’istituto ha messo in atto da

tempo una strategia di potenziamento dell’offerta formativa, con

attività laboratoriali che valorizzano le risorse di ciascun alunno in

un’ottica di promozione del successo formativo e di partecipazione

attiva delle famiglie al percorso educativo dei propri figli. La

“Manzoni” è l’unica scuola bresciana a proporre “l’inglese veicolare”,

ossia l’insegnamento di materie come musica ed educazione

all’immagine direttamente in inglese, per favorirne l’apprendimento,

per agevolare e valorizzare i tanti bambini dell’Africa o del

Subcontinente indiano presenti a scuola, i quali parlano bene

l’inglese.

In questa scuola, tutti sono diversi. La diversità è la normalità,

ognuno può essere se stesso. Una scuola come questa è una sorta di

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Interculturalità nella scuola italiana

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“Erasmus” anticipato all’età scolare, la diversità di ognuno diventa

ricchezza per tutti.

IV.1.B. Udine e “la scuola in movimento”

A Udine, un’iniziativa interessante ha coinvolto gli alunni della

scuola primaria “Dante Alighieri” dove la percentuale degli alunni

stranieri supera il 90%. Una percentuale da primato, tra le più alte a

livello nazionale. Nella classe prima su venti iscrizioni nell’anno

scolastico 2014/2015 c’erano solamente due italiani. La percentuale

di alunni con background migratorio è aumentata anche per via

dell’abbandono della scuola da parte dei bambini italiani.

Per rispondere a queste preoccupazioni e all’immagine negativa

di scuola “di serie B”, la scuola ha avviato il progetto “Crescere

sportiva-mente” della durata di cinque anni, investendo sullo sport

come strumento di integrazione e linguaggio di inclusione.

Il progetto prevede un’ora di educazione motoria tutti i giorni in

lingua inglese e una didattica originale. Il movimento fa bene al fisico,

all’umore e soprattutto, se ben strutturato, dà grandissimi risultati

sotto il profilo educativo, relazionale e cognitivo.

Imparare a “stare al gioco”, rispettare le regole che occorrono

per far parte di un gruppo e farlo funzionare, accettare le frustrazioni

quando si commette uno sbaglio, sono tra i punti cardini del lavoro in

palestra. I docenti disciplinano i bambini all’autoregolazione in modo

da comprendere il significato della norma e aderire spontaneamente.

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I giochi e le attività manuali servono a sviluppare le cosiddette

“abilità fino-motorie”, necessarie per la scrittura.

Tra alcuni obiettivi del progetto: soddisfare il bisogno di

movimento dei bambini, stimolare un’azione educativa e culturale

della pratica motoria e riscoprire il valore educativo del gioco.

Un altro aspetto interessante contenuto nel programma del

progetto Scuola in movimento è l’idea dello sport come chiave di

lettura interdisciplinare: l’insegnamento delle diverse discipline è

declinato attraverso il movimento. Giocando in palestra si possono

imparare le tabelline o le regole grammaticali.

Ci sono diversi elementi positivi in questa esperienza che

possono essere utili per situazioni simili, nelle scuole con una forte

presenza di alunni stranieri.

“Un investimento intelligente, un’esperienza gratificante e

un’occasione per smentire il diffuso pregiudizio, secondo cui nelle

classi con un’elevata percentuale di stranieri, i bambini non

imparano» ha dichiarato Pierino Damiani, professore della scuola

Dante.26 Nella scuola “Dante Alighieri”, non c’è solo sport, c’è anche

un’idea diversa di didattica.

IV.1.C. Torino: Musica nell’aria

L’Istituto Comprensivo “REGIO PARCO” di Torino comprende

sette scuole dei tre ordini di grado d’istruzione, la presenza di

26

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/03/28/news/nelle-scuole-gli-alunni-stranieri-sono-una-risorsa-1.11138625.

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un'utenza fortemente multiculturale (più di trenta le etnie presenti)

ha condizionato la formazione degli insegnanti, promuovendo una

preparazione didattica particolarmente mirata all'accoglienza.

L’istituto propone di preparare gli alunni in tutte le discipline

previste dal curricolo, senza dimenticare la valorizzazione delle

culture di appartenenza degli alunni per creare un ambiente

educativo e formativo stimolante e ricco di interessi.

In questo istituto, si tende a creare un clima di accoglienza

permanente, non solo per gli allievi neoarrivati, ma anche per gli

alunni di origine italiana o per gli stranieri di seconda generazione.

Si verifica in questo modo un’importante sinergia: l’accogliere

diverse culture determina il raccogliere nuovi valori che, faciliteranno

i futuri inserimenti e integreranno il patrimonio umano e culturale.

L’istituto ha avviato un progetto musicale “Crescere in

Orchestra”, l’iniziativa mira ad aiutare i bambini a lavorare insieme,

inizialmente due famiglie mussulmane si sono opposte al progetto

interculturale, scatenando numerose discussioni tanto da diventare

oggetto di prima pagina dell’articolo della Stampa intitolato: “Per

l’Islam la musica è peccato”.27

La scuola “Regio Parco” ha quindi organizzato un incontro con le

famiglie, invitando anche i rappresentanti di due moschee della zona

e una mediatrice culturale di lingua araba con l’obiettivo di chiarire il

significato di Crescere in orchestra. Dopo la riunione, i genitori si sono

dichiarati d’accordo a continuare il progetto dell’orchestra.

27

Martinengo M. T., “Per l’Islam la musica è peccato” pubblicato dalla Stampa, Torino 2015.

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A dispetto delle polemiche, l’estrema varietà di confessioni

religiose che si mescolano nella classe non crea conflitti, anzi, stimola

molto i bambini, suscitando grande apertura e curiosità.

“Fare orchestra” è un potentissimo strumento di educazione alla

cittadinanza, al rispetto delle regole e alla collaborazione.

La musica, favorisce l’integrazione tra le culture che si

mescolano in classe, perché la diversità sia sempre più vissuta come

portatrice di ricchezza, anziché di paura e conflitto.

Anche a Torino, le risorse sono essenziali perché scuole come

queste, devono essere potenziate, non solo per arginare la fuga degli

italiani, ma per adempiere la loro funzione.

Significativa per la scuola di “Regio Parco” è la collaborazione

con l’ASAI (Associazione di Animazione Interculturale). Fin dalla sua

fondazione, ASAI offre supporto scolastico, per dare risposta alle

difficoltà di inserimento e apprendimento di ragazzi stranieri e

italiani. L’attività si concretizza nel lavoro condiviso con le scuole del

territorio e con proposte educative che migliorano la qualità e

l’efficacia del percorso scolastico. Un luogo d’incontro per superare le

tensioni e le diffidenze che accompagnano le migrazioni, offrendo

corsi di italiano per gli stranieri e corsi di formazioni tra gli insegnanti.

“Questi ragazzi sanno fare, quando messi nella condizioni di

agire, quando agire ha un senso. Loro sono il sangue della

scuola, perché trasportano il nutrimento, ma come il

sangue, portano in circolo anche virus e malanni.

Questa linfa contiene il più bravo della classe

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Interculturalità nella scuola italiana

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come

il più in crisi, il giusto e l’errore, il facile

e il difficile”.28

IV.1.D. Mantova: un salto a Sermide e Suzzara e la nascita di

piccoli registi

Nel mantovano la presenza degli immigrati è molto alta. È la

diciannovesima provincia in Italia per incidenza di alunni stranieri

nelle scuole e Suzzara è il quarto comune della provincia, per

presenza di stranieri.

Nell’istituto comprensivo “Margherita Hack”, i docenti con i

bambini decidono di adottare nella scuola dell’infanzia il metodo del

Total Physical Response (TPR)29, una strategia che introduce lo studio

di una lingua a partire dall’esecuzione di istruzioni verbali, “i

comandi”. La modalità di lavoro prevede che l’alunno ascolti,

comprenda, esegua ciò che gli propone l’insegnante, sotto forma di

comando verbale (utilizzando il modo imperativo): ad es. «Alzati!» e

l’alunno imitando l’azione dell’adulto si alza. È necessario che l’allievo

comprenda ed esegua, ma che non riproduca (almeno in una prima

fase) il termine.

28

Giordi R., “Il dialogo delle piccole cose” in Articoli su ASAI, 2015. 29

Il TPR (total physical response, o in italiano risposta fisica totale) è una strategia ideata da J.

Asher negli anni Sessanta dello scorso secolo. Il TPR si basa sulla premessa che il cervello possiede un BIOLOGICAL PROGRAMM, cioè un meccanismo naturale predisposto per l’acquisizione di una lingua. Lo si può dimostrare facilmente, osservando come un bambino interiorizza la lingua durante la fase del silenzio. Sin dai primi giorni di vita, il bambino ascolta e risponde esclusivamente con un’azione fisica.

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Tra i molto vantaggi, il TPR prevede che l’allievo cominci a capire

la lingua, prima di doversi lanciare nel parlare, riduce molto l’ansia

associata all’apprendimento e riesce ad attivare, attraverso il corpo,

la parte destra del cervello e la memoria a lungo termine.

L’alunno viene stimolato nella sua globalità, proponendogli lo

svolgimento di funzioni simili alle modalità da lui abitualmente

utilizzate per scoprire ed interiorizzare il mondo.

Si tratta, dunque, di attività caratterizzate dal piacere e

divertimento, in cui si abbassa il filtro affettivo, l’alunno supera

l’inibizione, l’imbarazzo e la difficoltà di mettersi in gioco di fronte

agli altri; si utilizzano materiali tipici dei giochi (dadi, mappa, percorsi,

ecc.); ci si può muovere, è possibile cantare, ballare, imparare rime e

filastrocche e ci si può organizzare a coppie o a squadre.

A Mantova, si trova anche l’Istituto Comprensivo “Virgilio” di

Sermide, il quale negli ultimi anni, ha dovuto far fronte ai nuovi

bisogni educativi ed articolare progetti specifici per l’inclusione degli

alunni stranieri.

In questa scuola la parola Intercultura coincide con il teatro. È

una modalità di didattica originale che viene messa in atto dai

docenti della scuola con finalità formative, per favorire il processo di

inclusione degli stranieri oltre che il loro apprendimento della lingua

italiana.

I ragazzi della III A dell’Istituto sono gli autori del primo film di

“CIAK JUNIOR” edizione 2009. “MAROCCO CHIAMA ITALIA”, così si

intitola il cortometraggio che racconta una bellissima storia di

integrazione attraverso il teatro. Il film girato dalla troupe di Gruppo

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è andato in onda su Canale 5. I ragazzi hanno messo in scena la storia

di un alunno marocchino Otman, il suo viaggio e l’impatto con la vita

in Italia. Per due anni Otman, sembra non aver voglia di imparare e di

integrarsi, poi succede qualcosa che gli dà la forza di rimanere da solo

a Sermide, mentre i suoi genitori tornano in Marocco per preparare il

matrimonio di uno dei suoi fratelli.

La motivazione a qualcuno sembrerà assurda, ma non a lui. Non

vuole rinunciare alle lezioni di teatro a cui partecipa con entusiasmo

e al “sogno” che l’ha portato in Italia: avere un futuro migliore!

A Sermide, come nelle altre scuole, serve un lavoro continuo, i

bambini hanno bisogno di essere compresi e gli insegnanti devono

avere la capacità di immedesimarsi nei loro studenti.

Compito della scuola è di individuare e di ricorrere a

metodologie didattiche che sappiano valorizzare e coniugare tutti gli

aspetti dell’apprendimento, non escluso quello affettivo ed

emozionale.

IV.1.E. Napoli: Porte aperte per i “rom”

“Se la nostra società saprà rispettare la società zingara, allora

ciò che costituisce diversità diventerà motivo di vicendevole

arricchimento” 30 , queste bellissime parole di Bruno Nicolini,

fondatore dell’Opera Nomadi, si scontrano purtroppo con una realtà

completamente diversa.

30

Tobagi, Op.cit., pag.47.

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Il problema della comunità nomade e del loro inserimento nella

società resta oggi dolorosamente irrisolto.

La parola “rom”, indica un insieme di popolazioni diverse, che

includono sinti, camminanti, kalè, ashkali, accomunate da modi di

vita e caratteristiche culturali simili, primi fra tutti la lingua romanès.

Ogni comunità ha il suo dialetto e le varianti sono così diverse

che non sempre i vari gruppi si intendono tra loro.

A Napoli, in particolare ci sono numerosi campi nomadi, gli

insediamenti più importanti sono nelle periferie di Barra e Scampia.

Nel quartiere Barra della città partenopea, il 69esimo Circolo

didattico ha aderito al Progetto Sperimentale per l’inclusione e

l’integrazione dei bambini rom, sinti e camminanti, elaborato dal

Ministero del lavoro e delle politiche sociali, insieme all’Istituto “Ilaria

Alpi ” di Scampia.

L’ostilità a Napoli e nel resto d’Italia è profonda, i pregiudizi

sono enormi, lavorare su quest’ultimo, approfondendo anche

elementi di cultura rom può rappresentare un elemento

fondamentale di sviluppo, poiché in molti contesti, il sopravvivere di

un forte pregiudizio nei confronti della popolazione rom tra

insegnanti e operatori sociali, rischia di vanificare l'intervento

realizzato in classe.

Il primo lavoro, è stato quello di decostruire gli stereotipi,

innanzitutto tra gli insegnanti e il resto del personale scolastico,

investendo sulla formazione dei docenti.

Nella scuola i bambini sono stati accompagnati nell’esplorazione

della lingua e delle tradizioni dei compagni rom, i quali sono rimasti

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colpiti dalla loro cultura, così ricca e piena di esperienze. I bambini

rom descrivono il campo, così i loro compagni possono rendersi

conto delle condizioni in cui vivono.

Molti alunni target coinvolti nel progetto, risiedono nei

cosiddetti campi nomadi, luoghi in gran parte caratterizzati da un

profondo disagio ambientale e sanitario e una delle cause principali

delle difficoltà di integrazione nel tessuto comunitario delle

popolazioni rom, sinti e camminanti.

Mettere il bambino al centro della didattica vuol dire valorizzare

tutto ciò che fa parte del suo mondo, in classe gli studenti imparano a

convivere e a riconoscersi in stili e comportamenti che sono alla base

della vita scolastica, nonostante ciò alcune scuole italiane sono

ancora impreparate ad accogliere gli alunni stranieri. Nei fatti il

diritto all’istruzione viene negato a tantissimi bambini, è il caso per

esempio di tanti piccoli rom.

Il problema degli zingari può configurarsi come un test sulla

capacità della società e delle civiltà attuali di accogliere il diverso.

Come ha affermato Vinicio Ongini “I rom sono un vero e proprio

riflettore puntato sulle debolezze e i pregiudizi che allignano dentro e

fuori la scuola pubblica italiana”. 31 La scuola ha il compito di

insegnare ai bambini zingari a diventare uomini migliori, questo

perché la cultura zingara è bella e forte, dietro le loro scelte c’è un

mondo, una cultura antica, come viene esaltato in una celebre poesia

intitolata “Noi zingari abbiamo una sola religione: La Libertà”:32

31

Ongini V., “Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale”, Laterza, Roma-Bari, 2011. 32

Mayer V. P. (Spatzo), “Noi zingari abbiamo una sola religione: la libertà” in Pino Petruzzelli, Non chiamarmi zingaro, Chiarelettere, p.214.

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Noi Zingari abbiamo una sola religione: la libertà.

In cambio di questa rinunciamo alla ricchezza,

al potere, alla scienza ed alla gloria.

Viviamo ogni giorno come se fosse l'ultimo(...)

Il nostro segreto sta nel godere ogni giorno le piccole cose che la vita

ci offre e che gli altri uomini non sanno apprezzare:

una mattina di sole, un bagno nella sorgente, lo sguardo di qualcuno

che ci ama.

E' difficile capire queste cose, lo so.

Zingari si nasce

Ci piace camminare sotto le stelle.

Si raccontano strane cose sugli Zingari.

Si dice che leggono l'avvenire nelle stelle

e che possiedono il filtro dell'amore.

La gente non crede alle cose che non sa spiegarsi.

Noi invece non cerchiamo di spiegarci le cose in cui crediamo.

La nostra è una vita semplice, primitiva. Ci basta avere per tetto il

cielo, un fuoco per scaldarci

e le nostre canzoni, quando siamo tristi.

IV.1.F. Roma: Cosa succede dove gli stranieri sono tanti?

Un esempio di scuola con una forte presenza di alunni stranieri è

l’Istituto comprensivo Ferraironi di Roma, formato da cinque diversi

plessi scolastici: Iqbal Masih (primaria, sede centrale), Romolo Balzani

(primaria e infanzia), Carlo Pisacane (primaria), Ugo Guattari

(infanzia) e Francesco Baracca (secondaria di primo grado) i quali

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sono situati in zone con un intenso flusso di migranti: Prenestino,

Casilino, Quadraro, Torpignattara, Labicano, Collatino, Centocelle,

Tor Sapienza e Tor Cervara.

Accogliere è la vocazione della scuola, come sottolineato nel

protocollo di accoglienza dell’istituto, promuovendo la

comunicazione e l’espressione delle diverse intelligenze, attraverso

una pluralità di linguaggi.

In questo contesto, i diversi plessi dell’istituto con tempi e

percorsi differenti tra loro hanno formato dei veri e propri laboratori

di didattica interculturale, acquisendo sempre più una dimensione

transnazionale.

Il protocollo di accoglienza, nell’ottica interculturale delinea

interventi organici che, tenendo conto della realtà scolastica, possano

rispondere ai bisogni formativi e culturali, coinvolgendo tutta la

comunità scolastica.

Nel cuore di Tor Pignattara a Roma si trova la scuola elementare

“Carlo Pisacane” in cui, dei 176 studenti solo 40 hanno la cittadinanza

italiana.

Un paio di anni fa, i genitori italiani hanno iniziato a non

iscrivere più i loro figli a causa dell’alta percentuale di bambini

stranieri nelle classi. Ci sono state vicende drammatiche e la scuola è

divenuta un bersaglio mediatico tanto da ispirare la legge del

massimo 30% dei bambini stranieri, per la scarsa presenza di bambini

italiani.

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Per questo l’istituto ha deciso di fondare un’associazione dei

genitori, come strumento di supporto esterno alla scuola in modo da

poterla collegare al territorio e al quartiere.

Il primo progetto, è stato il doposcuola: alcuni bambini, che non

hanno i genitori che parlano italiano hanno un serio problema nello

svolgere i compiti a casa, perché non hanno la possibilità di essere

aiutati. Questo progetto ha riportato la scuola al centro del quartiere,

in più sono state aggiunte diverse attività pomeridiane, che grazie ai

contributi delle famiglie, sono gratuite per i bambini: lezione di

arabo, cinese, italiano; si organizzano inoltre giochi e attività che

favoriscono l’integrazione tra i bambini e i genitori delle varie

comunità e pian piano si sta cercando di ampliare il progetto fino a

far diventare la scuola un centro culturale.

Come conseguenza dei tagli all’istruzione, nell’ultimo anno

l’istituto Pisacane è stato costretto ad eliminare tutte le ore dei

mediatori culturali, figure assolutamente indispensabili in una scuola

che ospita alunni di 18 nazionalità diverse e gran parte delle ore

aggiuntive per l’insegnamento dell’italiano.

Nella realizzazione dei progetti sono stati vivamente aiutati da

volontari per lo più: ex insegnanti, studenti universitari, i quali hanno

sostenuto l’iniziativa che probabilmente sarà replicata nei prossimi

anni. È importante sottolineare che nonostante le difficoltà, i risultati

degli alunni della scuola Pisacane sono al di sopra della media

nazionale sia in italiano che in matematica.

Questo grazie alla didattica, all’impegno degli insegnanti e ad

una naturale predisposizione dei bambini, che parlando 2 o 3 lingue

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hanno una maggiore elasticità mentale che rende loro più facile

l’apprendimento.

L’istituto è un vero esempio di integrazione riuscita , le classi

ghetto, le fughe bianche, lo straniero “nemico” abitano lontano tra le

paure ostentate dai politici. Gli italiani hanno capito che la diversità

culturale è un valore e non un ostacolo. Oggi questa scuola è

diventata il polo culturale del quartiere, dove la doppia identità è

forza. Le classi dell’istituto sono una fotografia del mondo ideale:

aperto alla sfida della multiculturalità.

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CONCLUSIONI

L’immigrazione oggigiorno è divenuto un fenomeno sociale che

abbraccia in modo trasversale l’intera società. Troppo spesso e da

troppe persone l’arrivo di stranieri viene vissuto esclusivamente

come un problema o una minaccia, perché ancora non si concepisce

l’idea che il mondo è un indivisibile ventaglio di lingue, costumi e

religioni.

L’incontro tra chi arriva e chi accoglie è un evento che non è mai

indolore, anzi più si rallentano i processi di integrazione, meno si avrà

da offrire alle generazioni future, più si chiudono le porte

all’interculturalità, meno si ha la possibilità di conseguire un

arricchimento personale, bisogna insegnare ad educare alle

differenze come fonte di arricchimento, perché la diversità è una

ricchezza e non un ostacolo. E’ soltanto nella relazione che

comprendiamo l’altro e scompare la paura del diverso.

Il presente lavoro ha cercato di mostrare quello che si nasconde

dietro un semplice aiuto dei bambini, una volta giunti nel paese

ospitante, un fenomeno che sebbene risulti normale e naturale

nasconde dinamiche molto più complesse, e merita un’adeguata

attenzione.

La presenza di alunni con background migratorio può essere

considerata una possibilità, se si è disposti a sperimentare o a

riscoprire nuovi metodi didattici.

L’immigrato in generale offre l’opportunità di sottolineare i

difetti presenti nel sistema italiano e i bambini non italofoni aiutano a

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riflettere sui metodi educativi, come ha affermato Vinicio Ongini: “Gli

alunni stranieri sono come un evidenziatore, una cartina di tornasole

che scopre punti di forza, contraddizioni e debolezze del sistema

educativo italiano”.33

I bambini hanno bisogno di un’attenzione costante nel tempo,

non per brevi periodi o con progetti temporanei. Energie e risorse

vanno dedicate a tutti gli studenti di origine immigrata, dalla prima

elementare.

Come documentano in maniera chiara i racconti delle scuole, è

necessario continuare la strada dello scambio con forza, con pazienza

e partecipazione, cercando di dare risposta ai bisogni specifici di tutti

gli studenti, in modo da elaborare e realizzare progetti per una scuola

di tutti; intensificare la presenza dei mediatori linguistici culturali per

aiutare i bambini stranieri, perché non vedano le proprie differenze

come difetti, far comprendere ai bambini che non devono provare un

senso di inferiorità, se non padroneggiano la lingua alla perfezione,

lavorare perché non si identificano con l’etichetta loro affibbiata,

qualunque essa sia: caratteriale, negro, arabo, zingaro, albanese.

La scuola non può proteggerli dalla crudeltà del mondo di fuori,

ma può fare molto per far nascere in loro amore e rispetto di sé, un

tesoro interiore che li accompagna ovunque vadano. “Per imparare

poi a camminare con le scarpe rotte” scrisse Natalia Ginzburg, “è

bene avere i piedi asciutti e caldi quando si è bambini”.34

33

Ivi pag.57. 34

Ginzburg N., tratto da “Le scarpe rotte” in “Le piccole virtù”, Einaudi, Torino 2005.

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Interculturalism in Italian schools

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Interculturalità nella scuola italiana

67

INTRODUCTION

Italy has progressively changed its status from a country of

emigration to one of immigration. The increasing migration has also

been reflected in Italian schools: the growth in the number of pupils

with a migrant background has led to changes in the educational

system. The perspective of Interculturalism in schools represents the

political and educational response to the challenges ofa multicultural

society. In this task, integration practices have been adopted and the

school has played a vital role as a mediator between different

cultures and over time it has become the place where culture and

knowledge comparison have been promulgated.

The first chapter of my thesis intends to analyze the concept of

intercultural education adopted in schools, of which the peculiar

characteristic is the valorization of different cultures ensured by

foreign pupils.

The second chapter can be considered the core of the

dissertation, in which the figure of the cultural – linguistic mediator is

presented. These mediators are a valuable resource to facilitate the

social inclusion of foreign students. This study focuses on the skills,

roles and the fields in which the mediator operates, in order to offer

a greater understanding of this professional figure.

The second chapter also focuses on the growing phenomenon of

child language brokering that is carried out by foreign children once

they come to Italy, paying particular attention to its importance in

everyday life.

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Integration practices are the main topic in the third chapter. I

focused my attention on the various issues necessary for the

achievement of educational success, and the value of fairy tales in

the teaching practice, as a tool of authentic understanding of

different cultures.

In the last chapter, various projects implemented in Italian

schools with the highest percentage of foreign students are

presented. The issue of foreign pupils can be an important

opportunity for schools since they represent the fertile ground where

to build an area of exchange between cultural systems in which all

the differences are embraced.

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I. Intercultural education

In Italy in the last decades, there has been an increase in

migratory flow. The presence in schools of children from foreign

cultural communities constitutes a source of enrichment for the

Italian society.

The development of an intercultural education strategy

acknowledges these demographic changes, which are reflected in the

education system.

In Italy, intercultural education made its official appearance in

1990 with the Ministerial Circular N.205, the key principle outlined in

the document is the following: “Intercultural education should involve

not only the acceptance and the respect for differences , but also the

recognition of its cultural identity, in the daily pursuit of dialogue,

better knowledge and cooperation on the basis of a mutual

enrichment", while in 1993 a decision by the National Council of

Education described intercultural education as “The highest

comprehensive form of prevention against racism and all forms of

intolerance."

The intercultural strategies aim at freeing people from their own

logic and cultural idioms in order to promote the comparison and

reciprocal transformation. Acquiring intercultural competences is a

challenge since everyone is called upon to understand the values of

other cultures.

The educational approach is based on the respect for and

understanding of cultural diversity. It is targeted at each and every

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member of society as a whole, proposing an integrated model of

involvement in the student’s education that includes all the aspects

of the educational process in such a way that we can achieve equal

opportunities for all, overcomes racism in its various manifestations

and establishes intercultural communication and competence.

The implementation of measures that foster equal opportunities

test our ability to welcome diversity as a valuable force, and not as a

problem that must be overcome.

I.1.One school, many languages

A peculiar characteristic of Italian schools is the differentiated

composition of foreign students in terms of nationalities (almost

180), with the presence of more than 80 different languages in class.

The arrival of foreign children is a challenge; it is an opportunity

of innovation for the education system, in which new cultures are a

rich and shared resource.

The document National Guidelines for the Curriculum of

Kindergarten, 35 confirmed the Intercultural Education Choice. It

stated that "a variety of languages and cultures have become part of

our schools". The document restates that the forms of bilingualism

are now widespread in class.

Recently, a lot of progress has led to the recognition and the

enhancement of bilingual capacity and linguistic diversity of children

and young immigrants, through storytelling moments or the

35

MIUR, “National Guidelines for the Curriculum of Kindergarten”, 2012.

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presentation of the world's fairy tales in bilingual or multilingual

versions. In this way students can learn about some examples of a

foreign narrative heritage and new languages and writings with

different alphabets are presented in class.

This strategy allows us to create a familiar and welcoming

atmosphere for children in the classroom. Moreover, all children

learn some keywords in their classmates’ language. Therefore all

native languages are valued in a playful and natural way.

In addition, it was demonstrated that, there are cognitive

advantages for children growing up bilingual or trilingual because a

more flexible mind has a greater capability of learning new

languages.

"The premise is that students have to tune into different

environments and cultures, and at the same time there must be

a movement in the opposite direction: even those who welcome

a new classmate have to learn something from him/her. In all

classes, there are at least ten different languages; this translates

into a great treasure…”36

For many years, the guidelines for intercultural education in Italy

have acknowledged the value of multilingualism; nevertheless, the

gap between the declared principles and the actual availability of

resources is still huge. The Italian education system needs funds,

because the cultural-mediators are required, not only to

36

Tobagi B., “La scuola salvata dai bambini”, Rizzoli, Milano 2016, p. 47.

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communicate with families unable to speak Italian, but also to ensure

a better inclusion of newly arrived students in school, who

experience a migratory trauma.

Boosting multilingualism gives a leg up to foreign children,

which in many other aspects are disadvantaged.

In schools, all languages should be covered, respected,

supported and should be consolidated not only as a resource but as a

treasure.

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II. The importance of the linguistic-cultural mediator

The presence of immigrant students is an effective stimulus in

enhancing intercultural approaches, for this reason, the presence of

cultural-linguistic mediators is necessary in order to foster the

relationship between immigrant children and schools.

They promote the removal of cultural and language barriers, the

development of a culture of openness and the advocacy of rights.

Mediation is one effective and empowering strategy for a

successful conflict resolution.

The essential requirements fora mediator are: good knowledge

of the two languages and of the cultural codes, between which the

mediation is carried out, and an adequate communication and

relationship as well as conflict management skills.

The document entitled: “The Guidelines for the Reception and

Integration of Foreign Students”37underlines that there are four areas

of intervention in which the mediator can serve as a support system

for the educational role in schools. They include:

• reception procedures to facilitate the inclusion of newly

arrived students

• mediation on behalf of teachers by providing them with

information on the school system in the home countries, skills and

personal history of the foreign student

37

Miur, “the guidelines for the reception and integration of foreign students”, 2006.

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• interpretation and translation (notifications, messages and

written documents) provided for families as well as assistance during

meetings between teachers and parents, especially in particularly

problematic cases

• proposals and educational courses in intercultural education,

conducted in different classes, which provide information on

different countries and languages.

Linguistic and cultural mediators have the ability to interact with

children in the language of the country of origin. Furthermore, they

have to provide advice to the school and teachers so as to undertake

a multicultural pedagogy: not trying to prove which culture is best,

but create another one that encompasses many aspects.

However, it should be emphasized that mediators have to limit

their action over time otherwise they will run the risk that their

presence will turn, even unknowingly, into the element that

highlights the condition of "being different” for a foreign student.

This professional figure plays a key role in establishing a good

relationship with foreign parents, not only by eliminating the

language barrier, but also by dissolving many knots due to

misunderstandings thanks to his/her knowledge of the country’s

traditions and the characteristics of the school system.

They can, thus, avoid that the foreign student in contact with a

new society can be at the center of a conflict which, if not recognized

and controlled, threatens to drag him in a deep existential crisis.

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From this point of view the aid of the linguistic-cultural mediator

can help to reduce the stress of foreign pupils caused by the fear of

not being understood; this same stress also affects the teachers, with

whom the mediator also collaborates with to provide teaching

materials in all subjects and in the overall assessment of the pupil's

progress.

Mediation should range from the school approach to conflict

management. The presence of mediators must be ensured in order

to meet the needs of foreign students, unlike the current trend which

is gradually reducing the number of mediators. This can create a

linguistic barrier between the educational institution and the families

of foreign students who can feel isolated from the rest of the school

and the local community.

II.1.Child language brokering

Every year, millions of people leave their country of origin,

seeking better living conditions for themselves and their families.

Children and adolescents, once in the host country will do

invisible, but essential "work."

This work consists in translating or interpreting on behalf of

adult family members who do not speak the local language so as to

pave the way for their integration into a new society.

Through schooling, children often learn the host language much

faster than their parents. In this way, increasing numbers of children

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and young people contribute to family life by acting as child language

brokers (CLBs) for their parents.

The interpreting and translating activities that they perform,

cover a wide range of contexts and situations.

Despite the significant contribution that child language brokers

make to the economic and social life of their families as well as to the

institutions that avail themselves of the language service these

children provide, it is still an unacknowledged aspect. It has remained

an “invisible practice” for many years.

According to various testimonies, it has emerged, that for many

children and adolescents it is a “normal” activity, perhaps it is the

naturalness of the act that does not give it the proper attention.

It is crucial to underline that, thanks to them the communication

can occur and the people, who need it, can be integrated into the

mechanism of a new society in which they live.

The multiple contexts in which the child can be expected to

perform CLB activities are during everyday life, such as in the

domestic, bureaucratic and health field.

In the domestic sphere, the most common tasks may consist in:

making phone calls, translating written texts (in particular those

related to the school, mail, rent or sale of property notices).

The involvement of children may be required, even in the most

challenging bureaucratic contexts, which can have a strong impact on

family life such as the translation of legal documents.

Some studies have documented positive and negative effects of

language brokering for children; their help in some crucial events can

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enhance the adolescent's self-esteem, which originates from the

confidence that an adult relies on their translations.

For some language brokers, the experience represents a positive

outcome such as better academic performance.Their vocabulary is

enriched by the variety of settings and documents to which they are

exposed, increasing the likelihood that they will develop the linguistic

skills necessary for academic achievement.

It has also been proven to generate forms of discomfort or

evolutionary disadvantages. If children feel that they are not

translating properly they do inform anyone in order to not disappoint

the expectation of the adults. In this case, it not only affects the

child's self-esteem, but also that of the adults because the exchange

of information may be incomplete or even falsified.

This phenomenon is also widespread in multilingual classes.

Many times in the classroom there are children with the same

mother tongue, who use their native language to communicate or

explain for the newly arrived student.

Every day in class, teachers witness a bilingual student who acts

spontaneously as an interpreter to make the content of the lesson

comprehensible. This form of interpretation can be called whispered

translation as it reminds us of “whispered simultaneous interpreting"

carried out by professional interpreters, known as chuchotage.

The translations in class are done more or less in the same way;

the child whispers the translation to his classmate.

This role encompasses not only the ability to transfer a message

into another language, but sociolinguistic skills as well.

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III. Integration practices

The issue of building upon similarities and differences is closely

connected to cultural integration. The acceptance of diversity can be

realized with the introduction in the education system of some

"innovative projects" such as multicultural bookshelves, in other

words, a multilingual library with books for children and adults. In

this way the school becomes the witness of the variety and richness

that surrounds it.

The progressive increase in the number of foreign students is a

matter of great importance that, calls into question the Italian

schools and in particular, their reception capacity and integration.

The figure of the mediator is crucial in this context as a bridge

between the parties, and in particular for the maintenance of the

child’s home culture. The mediator is called to support the phase of

the child's reception in school, becoming a point of reference that

provides moral support and at the same time the Italian culture and

language are enhanced, to help the immigrant child to accept them.

In this context, the indications proposed in the new guidelines

for the reception and integration of foreign students 38are particularly

relevant. It embodies the various issues necessary for the

achievement of academic performance; in this task some activities

include:

- Reception which means to acquire information and knowledge

about educational systems of origin and prior schooling; providing

38

Miur, “the new guidelines for the reception and integration of foreign students”, 2014.

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information on the Italian school system, drawing a linguistic and

cognitive profile of students, and acquiring information on the

migratory project of the family;

- Teaching Italian as L2; this issue is absolutely central, language

skills are the heart of any integration process. The newly arrived

students are put in the same classroom as their native peers for most

of the school year. This methodology promotes the natural

acquisition of L2 through informal communication with native

speakers. Language differences are the most evident and incisive

elements that pupils have to face. For this reason, learning Italian

should be incorporated in everyday activities, for example, with the

introduction of language laboratory activities;

- The enhancement of the language, culture of origin and

multilingualism, maintaining and strengthening the language and

culture of origin, reinforcing the general communication skills of

immigrant pupils while contributing to rising self-esteem.

Another indication that comes from the teaching practices of

schools is the use of non-verbal language such as art, music, theatre

and sport, carried out in collaboration with associations and

operators of the host communities. Meeting in and after school is

important as well as a "language immersion” in the many languages

of the city.

The school can make a big difference. For this reason, the more

difficult the social context is, the more the school must try to do

everything in its power to come up with new strategies.

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III.1. Fairy tales: a bridge between cultures

Fairy tales are one of the most valuable learning tools; they have

been proven to be an educational method with great intercultural

power in our multicultural society.

Teachers today will undoubtedly have students with different

cultural backgrounds: therefore, the narrative in the classroom

reflects real cultural issuesand in particular, the fairy tale is a

universal genre that embraces all cultures of the world. This way,

students gain various cultural perspectives, which they can carry over

into their everyday life.

According to numerous studies, through fairy tales, all children

will have access to a narrative heritage that represents the various

contexts of society.

The students learn about diversity by reading about a culture

that they might not be familiar with. Not only can they assimilate

more about their own cultural identity, but they can also start

building an understanding for other cultures.

During the acquisition process of a foreign language, the simple

language of a fairy tale, which is full of repetitions and pauses, offers

many advantages for the achievement of linguistic competence.

This is a narrative genre that exists in the oral tradition of every

society. It provides an opportunity for young students to analyze the

diversity shaping our world as well as enrich and broaden their

perception of other backgrounds.

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The stories themselves are usually a cultural staple; they

address universal themes encountered by many cultures with

constant references to habits, beliefs and customs of the country in

which they originate.

Thus, through storytelling, pupils acquire new ways to

understand current society, discovering the features and differences

that characterize a group, a culture or a country.

By hearing different cultural versions of the same fairy tale,

students learn how to draw connections and compare and contrast

the different cultural versions of the same story. This means they will

be enriched by this type of comparison because they will be able to

perceive the similarities between two cultures as well as notice them

which will hopefully give them a better understanding of diversity.

In each story foreign students can find fragments of their

history, meet a plurality of languages, styles and alphabets. This also

creates an awareness of diversity; students can gain knowledge from

this, and they will benefit from having this understanding.

Many stories, in fact, have crossed the world, coloring itself of

different scenarios, but often they have preserved a surprising

uniformity in the characters, in crucial events or in similar situations,

even if located in different countries. Cinderella is a typical example

of a story whose variants can be found in many countries, from China

to Africa, from Europe to Australia.

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Storytelling is a useful tool to celebrate cultural diversity

among children. It is vital to include and raise awareness of a

student’s heritage because foreign children are a great treasure, not

an obstacle. Moreover, growing and studying in a mixed class allows

children to learn about other cultures.

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IV. A look into multicultural schools across Italy

For many years, at the beginning of the school year,

controversies have emerged in institutes, where there are many

foreign pupils. Periodically, limits have been set for newcomers with

limited Italian language skills to 30% for each class as stated in the

Circular Letter: “Recommendations and indications for the integration

of students without Italian citizenship.”39Creating “separate classes"

relegating newly arrived students, who do not speak Italian, has been

proposed.

It is essential to highlight that, schools with a strong presence of

foreign students need more substantial investments; the decrease in

Italian students simultaneously increases with the cut in funds. With

the absence of cultural mediators who can immediately support

foreign students and teachers are overloaded with work. For the

Italian parents, this means that, their children "are at a standstill" and

the absence of native children deprives foreign schoolchildren of the

opportunity to assimilate, the Italian language and culture in the

most natural way possible, from the daily coexistence with their

classmates.

What innovative projects are carried out in Italian multicultural

schools?

How to break the silence with initiatives and experiences that

have been effective, in order to share them?

39

Miur, “Recommendations and indications for the integration of students without Italian citizenship”, 2010.

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Projects that embody specific devices for the promotion of a

positive integration, with awareness-raising activities on

multiculturalism, interculturalism and diversity have been carried

out. Encouraging critical thinking and preventing prejudice and

discrimination among children, with particular attention to the needs

and requirements of the ever-changing Italian school is of utmost

importance.

This dissertation intends to show the different projects

implemented in multiethnic schools, located in different Italian

cities.

Udine

An interesting initiative has involved the pupils of the "Dante

Alighieri" primary school situated in Udine, in which there were only

two Italians in first grade during the academic year 2014/2015. The

percentage of foreign pupils has increased progressively because

Italian students no longer attend this school.

For this reason, the school started the project "Crescere

sportivamente”, which literally translates into growing sportingly. It

invests in sports as a tool of integration. It includes an hour of

physical education every day in English and an original didactics

based on the teaching of different disciplines through the initiative.

The main principles of this discipline are:

learning how to respect rules and how to work in a team;

playing games and doing manual activities to develop the so-

called " fine motor skills", necessary for writing;

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embracing this new teaching method enabled students to

comprehend the lesson better.

It has been proven that, sports aspire to contribute to the

integration of different social groups independently of gender and

ethnicity and benefits from engagement in sports and physical

activity are assured. It promotes language learning, social values and

it calls for communication and cooperation.

In the "Dante Alighieri" school sports and a new idea of didactics

have been embraced. "An intelligent investment, a gratifying

experience and an opportunity to deny the widespread

preconception that in classes with a high percentage of newcomers,

children will never learn" said Pierino Damiani, a professor at the

school.40

Turin

The "ROYAL PARK" Comprehensive School in Turin is known for

the great presence of multicultural students, with more than 30

ethnic groups. The institute has launched a music project called

"Growing up in an Orchestra.” The initiative aims at helping children

to work together. Nevertheless, two Muslim families objected to the

intercultural project, sparking numerous debates so much to become

the subject of front-page article entitled "For Islam, music is a sin".

The school has therefore arranged a new meeting with the

families, also inviting the representatives of two mosques of the area

and a cultural mediator in Arabic in order to clarify the idea behind

the project. 40

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/03/28/news/nelle-scuole-gli-alunni-stranieri-sono-una-risorsa-1.11138625.

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In the end, despite the controversy, the children with different

religions that are part of the class were stimulated, thus fostering

openness and curiosity. The project is an ideal tool for citizenship

education and the respect for rules and cooperation. Music

encourages the integration of cultures, because diversity must be

considered “the treasure bearer”, and not be synonymous with fear

and conflict.

Rome

An example of a school with a high number of foreign students

is “Ferraironi” Comprehensive School in Rome. The institute includes

five different schools among which, there is “Carlo Pisacane” primary

school located in a multicultural district in Rome. In the school, only

40 of the 176 students have Italian citizenship.

A couple of years ago, Italian parents stopped enrolling their

children in this school because of the high percentage of foreign

pupils in class. Dramatic events occurred and the school became a

media target, enough to inspire the law of a maximum 30% of foreign

students per class. Consequently, the institute decided to create an

association of parents, as a tool of external support to the school.

The first project included creating an after-school programme:

the children who do not have parents who speak Italian find it

difficult to do their homework because they do not have the chance

to be helped. For this reason several afternoon activities like Arabic,

Chinese and Italian lessons have been added.

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The school is a clear example of a successful integration; the

Italians have understood that cultural diversity is a value, not an

obstacle.

On December 18 of each year for the World Day of Refugees,

musicians do a concert together with students and each ethnic group

prepares typical dishes of their home country.

Today, this school has become the cultural core of the

neighborhood, where double identity is now synonymous with

power.

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CONCLUSION

Immigration has become a social phenomenon that embraces

our entire society. Too often and too many people see the arrival of

foreigners as a problem or a threat, because the idea that the world

is an indivisible range of languages, customs and religions is still

inconceivable. During the encounter between new cultures, we do

not have to close our eyes for fear of being overwhelmed by different

traditions and religions, but we must open them wide in order to

welcome the cultural diversity of the world.

The foreign pupils who enriched our schools are a resource,

because with so many children who come from different

backgrounds, students can travel the world while sitting in a

classroom. Moreover, they can be compared to a lighthouse that

sheds light on the strengths and weaknesses of the Italian Education

System, by helping to elaborate the creation of new educational

methods.

It is necessary to constantly experiment, reflect on, and imagine

education, using whatever useful resources to improve the

traditional educational approach.

This thesis has also shown what is hidden behind a simple

cooperation carried out by children, once they arrive in the host

country. A phenomenon which is although normal and natural, hides

much more complex dynamics and it deserves proper attention.

Creating and maintaining multicultural education in our schools

ensures student success as proven by the stories of the school. It is

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fundamental to pursue the path of dialogue with perseverance,

patience and participation by trying to meet the needs of a specific

group of students and thus intensify the presence of linguistic-

cultural mediators to help the integration of foreign children and

avoid that newcomers see their differences as defects.

The school cannot protect them from the cruelty of the world,

but it can increase their love and self-respect, an inner treasure that

will accompany them wherever they go. Natalia Ginzburg, an Italian

writer, stated: “Perhaps even learning to walk in worn-out shoes, it is

best to have dry, warm feet when we are children.”41

41

Ginzburg N., “Le scarpe rotte”, Einaudi, Torino 2005.

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L’éducation interculturelle en Italie

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Interculturalità nella scuola italiana

95

INTRODUCTION

L’Italie, historiquement un pays d'émigration, est devenue au

cours des dernières décennies, le pays d’immigration. L'un des

endroits où ce phénomène a été ressenti d'une manière plus

considérable est le milieu scolaire, avec des salles de classe riches

d’enfants venant de différentes parties du monde, avec leurs propres

histoires et origines.

La perspective interculturelle adoptée dans les écoles

représente une réponse politique et éducative, pour relever les défis

persistants posés par la société multiculturelle.

Dans le premier chapitre de ce travail, la définition du concept

de l'éducation interculturelle sera présentée ainsi que son apparition

dans le système scolaire italien. Il s’agit d’une méthodologie

d'enseignement avec le but d’instaurer des relations positives

d’intéraction et de compréhension entre des cultures différentes.

L’objectif de ce chapitre consiste également à montrer la coexistence

de plusieurs langues dans les salles de classe.

Dans les pages suivantes, l’étude se propose de décrire

l’efficacité de l’usage du conte dans les programmes scolaires,

comme un outil de transversalité culturelle, d’ouverture à l’autre et

une source d'enrichissement mutuel.

Le deuxième chapitre peut être considéré le cœur du texte, dans

lequel la figure du médiateur linguistique et culturel sera présentée,

une ressource précieuse pour faciliter l'intégration des étudiants

étrangers, et au même temps les compétences, les rôles et les

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domaines d'activités du médiateur seront mis en évidence, afin de

permettre une meilleure compréhension de cette figure

professionnelle.

En deuxième lieu, le travail de médiation naturelle exercé par les

enfants bilingues sera également l’objet de cette étude, en indiquant

l'importance que cette activité joue dans la vie quotidienne.

Le dernier chapitre est consacré au rôle de l’école dans la

formation des futurs citoyens. Le milieu scolaire est le lieu privilégié

pour sensibiliser les étudiants à l’Interculturalité, en enseignant le

vivre-ensemble avec la diversité.

Enfin, le problème d’intégration scolaire des enfants roms dans

les écoles italiennes sera analysé dans le dernier chapitre, en

présentant l’exemple d’une école dans laquelle les écoliers

apprennent à connaître les diversités et à briser les préjugés.

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97

I. L’éducation interculturelle et la diversité linguistique

Avec l’augmentation des vagues migratoires, la société italienne

a été enrichie de nouvelles cultures. « Le multiculturalisme » est

devenu le terme pour indiquer la nouvelle situation socio-culturelle.

Les enfants migrants sont devenus plus fréquents dans les

institutions scolaires, par conséquent les différentes cultures

cohabitent dans les salles de classe. L'école joue un rôle fondamental

dans le soutien des processus d'intégration, tant vis-à-vis des familles

que vis-à-vis des enfants, en devenant un « pont » entre la culture du

pays d'origine et la culture d'accueil.

L’éducation interculturelle a fait son entrée à l’école italienne

en 1990 avec la circulaire ministérielle n° 205. Dans laquelle on

souligne que : « l'éducation implique non seulement l'acceptation et

le respect des différences de chacun, mais aussi la reconnaissance de

son identité culturelle à travers le dialogue quotidien, la

compréhension et la coopération, dans une perspective

d’enrichissement mutuel. Tout en considérant les groupes

minoritaires comme des partenaires sociaux valables et égaux».42

L’approche interculturelle aide les écoliers à mieux connaître

leur culture, et au même temps à se rapprocher aux autres, en

acceptant les différences comme un accès au développement.

Une pédagogie basée sur l’Interculturalité propose donc le

respect de chacun, quelle que soit son origine, et de rendre les

42

Circolare Ministeriale 26 luglio 1990, n. 205, “La scuola dell'obbligo e gli alunni stranieri. L'educazione Interculturale”, art. VI.

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relations harmonieuses entre les personnes, en permettant à chaque

culture d’avoir son influence sur les autres.

Les écoles multilingues sont une caractéristique du paysage

linguistique varié et complexe de l’Italie. Les enfants étrangers

enrichissent les salles de classes, en apportant de nombreuses

langues et compétences linguistiques. Dans chaque salle de cours, il y

a au moins une douzaine de langues différentes, cela signifie une

grande richesse.

Les enfants peuvent apprendre non seulement à parler et à écrire

la langue de leur propre communauté, mais aussi à comprendre et à

apprécier la langue et la culture de l’autre.

Il convient de remarquer, que les enfants ont une grande

curiosité pour les langues, et les travaux de neurolinguistique et de

psycholinguistique ont démontré qu’ils ont une majeure plasticité

cérébrale, par rapport à celle des adultes. Donc ils possèdent une

« disposition naturelle » pour acquérir une ou plusieurs langues

simultanément.

Le document Lignes directrices nationales pour le programme de

l'école maternelle, confirme le choix de l'éducation interculturelle:

«Une multiplicité de langues et de cultures sont entrées à l'école».43

Le document souligne que les conditions et les formes de bilinguisme

sont maintenant très répandues dans la salle de classe.

Le riche patrimoine représenté par la diversité linguistique et

culturelle des classes, constitue une précieuse ressource commune,

qu'il faut préserver et développer, et que des efforts considérables

43

MIUR, “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia”, Settembre2012.

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s'imposent dans le domaine de l'éducation afin que cette diversité,

au lieu d'être un obstacle à la communication, devienne une source

d'enrichissement et de compréhension réciproques.

Il est nécessaire que toutes les langues soient prises en

considération, respectées, soutenues et reconnues. Elles doivent être

considérées tant une ressource qu’une richesse.

I.1. Le conte de fées comme point de rencontre entre les cultures

Le conte de fées constitue un support didactique visant à

développer les compétences culturelles et interculturelles chez les

étudiants.

Il est un genre universel présent dans toutes les cultures, toutes

les langues et tous les pays du monde.

L’utilisation du conte, comme genre littéraire dans une

perspective interculturelle donne aux enfants la possibilité de

connaissance, d’enrichissement et d’échange. Les écoliers

découvrent de nouvelles façons de comprendre la société actuelle et

de se rapprocher aux cultures, qui ne sont pas si lointaines, et au

même temps de percevoir les similarités et les différences qui

caractérisent une culture ou un pays.

Les apprenants ont la possibilité de comparer ou d’établir des

points communs entre leur propre culture et celle étrangère ainsi

que stimuler l’imagination. Le conte facilite la création de liens, en

surmontant la barrière de la langue et la peur de l’étranger.

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Au cours du processus d'apprentissage d'une langue étrangère,

la langue du conte de fées offre des nombreuses possibilités

d’acquisition de compétences linguistiques, car il apparaît comme un

langage simple à suivre.

C’est un genre littéraire qui retrace tous les aspects de nos

craintes, et aussi les problèmes les plus graves d’une société, en se

basant sur l’histoire de l’homme qui avoue son expérience, son vécu

et ses conflits personnels. De cette manière, les enfants étrangers

peuvent y retrouver des morceaux de leur histoire et au même temps

connaître une pluralité de langages.

Comme D.Demetrio affirmait : « l’imaginaire a le pouvoir de lier

transversalement peuples et cultures, et au même temps de raconter

leur spécificité ».44

44

Demetrio D., “Agenda Interculturale”, Meltemi, Roma 1997.

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II. Le médiateur linguistique –culturel

L’école italienne est de plus en plus confrontée à la diversité des

origines sociales et culturelles de ses élèves. Dans cette perspective,

la médiation linguistique et culturelle peut avoir un rôle charnier,

pour favoriser le dialogue interculturel entre les enfants étrangers et

l'école, et devenir un lien entre les enseignants et les parents des

écoliers.

Le médiateur désigne le professionnel qui joue le rôle de rendre

compréhensible une réalité à l’autre, de fournir la capacité de

communiquer aux personnes qui, à ce moment-là ne peuvent pas, en

favorisant la compréhension mutuelle. En outre, Il est appelé à

comprendre les idées, les sensations, les sentiments que les deux

parties ont l'intention de communiquer et de les traduire d’une

culture à l’autre, à travers les mots les plus adéquats.

Les médiateurs qui travaillent au sein de l’environnement

scolaire ont le devoir d’encourager les relations entre les élèves

italiens et ceux qui appartiennent aux cultures différentes, afin de

prévenir les conflits et de favoriser un échange mutuel sur les

traditions, les religions et les modes de vie des enfants qui peuplent

les salles de classe. Le médiateur facilite principalement la première

phase d’accueil et d'insertion de l’étudiant étranger, en lui

permettant de comprendre la nouvelle culture.

Comme il est souligné dans les lignes directrices pour l'accueil et

l'intégration des étudiants étrangers (C. M. 24 01.03.2006.),45 Il y a

45 MIUR, “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, 2006.

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quatre domaines d’activité du médiateur, qui peut collaborer et agir

comme soutien au rôle éducatif de l'école:

• la réception et la facilitation à l'égard des nouveaux arrivants

et des leurs familles

• la médiation envers les enseignants, en leur fournissant des

informations nécessaires de chaque élève;

• interprétation et traduction ;

• en ce qui concerne les propositions et les cours de formation

dans l'éducation interculturelle, menées dans les différentes salles de

classe.

Toutefois, lorsque l'enseignant entre en contact avec les familles

des étudiants étrangers, le dialogue peut être compliqué et

provoquer des malentendus, pour cette raison l’intervention du

médiateur dans ces contextes est fondamentale. Il peut dissoudre de

nombreux nœuds en raison de controverses, en connaissant les

traditions de leur pays et les caractéristiques du système scolaire,

ainsi que éviter que l’enfant étranger en contact avec la nouvelle

réalité puisse se sentir isolé du reste de l'école.

De ce point de vue, la présence d'un médiateur est réellement

en mesure d'assurer aux étudiants étrangers une diminution du

stress, qui découle de la crainte de ne pas être compris. Le stress qui

affecte aussi les enseignants, avec lesquels il collabore également

dans la production du matériel pédagogique.

Le médiateur joue un rôle important aussi avec les enfants

italiens, car il leur présente les cultures des camarades d'origine

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immigrée, en fournissant une image positive de la culture de leurs

voisins de classe.

Le nombre de ces figures professionnelles doit être assuré dans

toutes les écoles, contrairement à la tendance actuelle qui est en

train de le réduire progressivement.

II.1. Traducteur et interprète naturel (Child Language Brokering)

Le phénomène de l’intermédiation par les enfants (Child

language brokering) se désigne comme les actes de traduction

effectués par les jeunes enfants bilingues, au cours de leur vie

quotidienne, en faveur de leurs familles, une fois arrivées aux pays

d’accueil.

Les enfants migrants, grâce au processus de scolarisation ont la

possibilité d’apprendre de manière plus rapide la langue du pays

d’arrivée par rapport à leurs parents. En utilisant la connaissance

qu’ils ont de ces deux langues, c’est-à-dire langue maternelle et

langue du pays d’accueil, les enfants font un vrai travail de

médiation.

Cependant, de nombreux aspects de ce phénomène passent

grandement inaperçus, en étant un domaine de recherche plutôt

négligé. Un certain nombre de témoignages soulignent que pour de

nombreux enfants et adolescents il s’agit d’une activité normale.

Même si invisible, l'activité des jeunes médiateurs joue un rôle crucial

dans plusieurs niveaux, y compris le social. Ils interviennent dans une

très grande variété de contextes formels et informels.

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104

Les recherches ont investigué les avantages et les désavantage

de l’interprétation naturelle. Quand un enfant apporte son aide dans

une tâche qui est perçue comme importante pour le bien-être de la

famille, cela peut faire augmenter l'estime de soi de l'adolescent.

De la même façon, d'autres études ont montré que les enfants,

en raison de leur interaction constante avec les adultes, obtiennent

de meilleurs résultats scolaires.

Nous devons également mettre l'accent sur les implications

psychologiques et sociologiques pour l'enfant ; ce travail peut

générer des formes d'inconfort, et avoir un impact négatif dans les

relations familiales. Lorsque l'enfant comprend de ne pas être

adéquat comme « traducteur », il ne le cache pas, pour ne pas

décevoir les attentes des adultes. Dans ce cas, l'estime de soi est

endommagée ainsi que l'échange d'informations peut être incomplet

ou falsifié. La traduction peut provoquer des formes de stress et

d'anxiété pour le jugement et la critique des adultes.

L’interprétation et traduction naturelle est pratiquée dans un

grand nombre de situations institutionnelles, principalement, à cause

de l’absence de ressources pour s’adresser aux médiateurs

spécialisés, afin de résoudre les problèmes d’intercompréhension

linguistique et culturelle. Pour cette raison, la personne migrante doit

recourir à un proche qui a une compétence linguistique qu’elle ne

possède pas.

Ce phénomène est très fréquent dans les classes multilingues,

les enfants qui ont la même langue maternelle utilisent entre eux la

langue d’origine pour traduire et expliquer en faveur d'un nouveau

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camarades, donc que l'enfant bilingue joue le rôle d’interprète.

Pendant la vie quotidienne à l'école, différents étudiants bilingues

agissent spontanément en qualité d’interprète, afin de rendre

intelligible le contenu de la leçon à leur camarade récemment arrivé.

C’est type de traductions ont un peu de pertinence avec

l'interprétation en chuchotage des interprètes professionnels. Dans

les salles de classe, les traductions se déroulent presque de la même

manière, à savoir l'enfant qui chuchote sa traduction à l'oreille de son

camarade.

Pendant longtemps, cette activité est restée dans l'ombre dans

les recherches de linguistique italienne. Ces dernières années,

cependant, plusieurs études sur la médiation linguistique et culturelle

enfantine ont commencées, et plus généralement, les occasions de

multilinguisme spontanées qui se créent à l'école.

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III. Portes ouvertes aux enfants migrants

Un trait distinctif de l'éducation interculturelle est la valorisation

des cultures lointaines rendue possible grâce à la présence d'écoliers

étrangers. Ils représentent l'occasion et la possibilité de changement

pour le système scolaire, parce qu’ une école qui se pose des

questions, en se demandant comment mieux accueillir un enfant,

devient plus intéressante et capable de surmonter le modèle

traditionnel et monoculturelle d'enseignement. L’intégration de

jeunes nouveaux arrivants et les pratiques qui favorisent leur réussite

scolaire constituent une question importante pour le système

scolaire italien. Différentes écoles situées en Italie peuvent être

considérées un modèle à suivre, dans lesquelles la diversité est

devenue synonyme de normalité. C’est le cas de plusieurs

établissements surnommés «écoles ghettos » mais, grâce aux

nombreux efforts des enseignants, des familles et aussi de la

communauté locale, elles sont devenues des écoles où la diversité de

chacun est une richesse pour tous. Il convient de souligner que

malheureusement, le problème de la communauté nomade et de

leur intégration dans la société reste aujourd'hui une plaie sociale.

« Si notre société saura respecter la société tsigane, alors, ce qui

constitue la diversité deviendra source d'enrichissement mutuel »46,

ces belles paroles de Bruno Nicolini s’opposent à une réalité

complètement différente.

46

Tobagi, Op.cit., pag.47.

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À Naples, par exemple, les campements rom les plus importants

se trouvent dans la périphérie de Barra et Scampia. L'hostilité à

Naples et dans le reste de l'Italie est profonde. Les préjugés sont

énormes, et travailler sur ces derniers, en étudiant les

caractéristiques de la culture rom, c’est le travail qu’est en train de

faire le « 69e cercle éducatif » situé à Barra. L’institut a mis en œuvre

le projet expérimental pour l'inclusion et l'intégration des enfants

roms, préparé par le ministère du Travail et des Affaires sociales,

avec l'Institut « Ilaria Alpi » situé à Scampia. La première action

consiste à travailler sur les stéréotypes, surtout parmi les enseignants

et les autres membres du personnel de l'école. En deuxième lieu, les

enfants sont accompagnés vers l'exploration de la langue et des

traditions des camarades roms, lesquels décrivent leurs modes de vie

et leur culture. L’ école doit placer les enfants au cœur de la

pédagogie, à savoir en valorisant tout ce qui fait partie de leur

monde, parce que dans la salle de classe, les élèves apprennent à

vivre ensemble et à comprendre les comportements qui sont à la

base de la vie. Le problème tzigane peut être considéré comme un

test qui évalue la capacité de la société actuelle d’accepter la

diversité. Vinicio Ongini a statué que « Les Roms sont un véritable

phare qui illumine les faiblesses et les préjugés qui se développent à

l'intérieur et à l'extérieur de l'école publique italienne»47. Il est du

devoir de l'école d'enseigner aux enfants tziganes à devenir des

personnes meilleures, parce que la culture rom est belle et forte,

derrière leurs choix, il y a un monde et une culture ancienne.

47

Ongini V., “Noi domani. Un viaggio nella scuola multiculturale”, Laterza, Roma-Bari, 2011.

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109

CONCLUSION

L'immigration est devenue un phénomène social qui

embrasse toute la société. L'arrivée des étrangers est considérée très

souvent comme un problème ou une menace, car il n y a pas encore

l'idée que le monde est un véritable éventail de langues, de traditions

et de religions.

Nous avons souvent des idées préconçues de l’inconnu, lors

de la rencontre avec les autres cultures, nous devons ouvrir nos yeux,

en essayant de regarder et d'accueillir le monde qui nous entoure. En

laissant les préjugés de côté, nous aurons des avantages. La

rencontre entre ceux qui arrivent et ceux qui accueillent est un

événement qui est sans douleur. Au contraire, plus nous ralentissons

le processus d'intégration, moins nous avons à offrir aux générations

futures, plus nous fermons la porte au multiculturalisme, moins nous

avons la chance de recevoir un enrichissement personnel. Nous

devons apprendre à éduquer aux différences, parce que la diversité

est un atout et non un obstacle. Ce n'est qu’avec la rencontre que

nous comprenons l’autre et la peur de l’inconnu disparaît.

« L’Arlequin dans la salle de classe » est devenu le nouveau

terme pour indiquer la variété culturelle des étudiants. Cette

affirmation peut avoir une connotation positive, si nous commençons

à considérer les étudiants étrangers comme une ressource.

En plus, ce travail a montré, ce qui se cache derrière une

simple aide réalisée par les enfants, un phénomène qui bien qu'il soit

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normal et naturel, s’avère beaucoup plus complexe, et il mérite une

attention adéquate.

La présence d'élèves issus de l'immigration peut être

considérée comme une possibilité d’innovation, si nous voulons

expérimenter et découvrir de nouvelles méthodes d'enseignement.

L'énergie et les ressources doivent être consacrées à tous les

étudiants, il convient de poursuivre le chemin de l’échange avec force

et patience, en essayant de répondre aux besoins spécifiques de tous

les élèves et renforcer la présence des médiateurs linguistiques

culturels.

L'école ne peut pas les protéger contre la cruauté du monde

extérieur, mais elle peut leur donner l’amour et le respect. Un trésor

intérieur qui les accompagne partout où ils vont. « Pour apprendre à

marcher avec des chaussures cassées » comme Natalia Ginzburg a

écrit, « c’est bien d'avoir les pieds au sec et au chaud quand vous êtes

un enfant ».48

48

Ginzburg N., tratto da “Le scarpe rotte” in “Le piccole virtù”, Einaudi, Torino 2005.

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RINGRAZIAMENTI

Vorrei dedicare quest’ultima pagina per ringraziare i miei

genitori e mio fratello, per il loro aiuto costante, per aver sostenuto i

miei studi, in particolare un ringraziamento speciale a mia madre,

sono fiera di essere cresciuta al fianco di una grande donna, che mi

ha fatto diventare la ragazza che sono oggi, ad entrambi grazie di

essermi sempre vicino con il vostro amore.

E grazie a te Emanuele, diventato un punto di riferimento e una

persona di cui non posso più fare a meno, felice di intraprendere

questo nuovo capitolo della mia vita con te al mio fianco.

E infine un ringraziamento alla Prof.ssa Maria Nocito, Prof.ssa

Tiziana Moni, Prof.ssa Claudia Piemonte e alla direttrice Adriana

Bisirri per la loro completa disponibilità.

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