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La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
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I INTRODUZIONE. LE RAGIONI DI QUESTO STUDIO. L’art. 6 della direttiva Habitat e l’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120, che ha sostituito l’art. 5 del D.P.R. 8
settembre 1997 n. 357, hanno introdotto una misura significativa per la realizzazione della Rete Natura 2000,
che è la Valutazione di Incidenza.
La Valutazione di incidenza è il procedimento al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che
possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o
congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito.1
Tale procedura costituisce lo strumento per garantire il raggiungimento di un equilibrato rapporto tra la
conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie presenti nei siti della Rete Natura 2000 e l’uso
sostenibile del territorio.
Con l’introduzione di tale procedura il legislatore si è prefisso lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti
attraverso l’esame delle interferenze che i piani e i progetti non direttamente interessati alla conservazione
degli habitat e delle specie, possono avere sui valori naturali presenti all’interno dei siti stessi.
La presente relazione riguarda lo studio per la valutazione di incidenza ambientale del Piano Regolatore
Generale del comune di Cammarata.
Tale studio è teso a verificare gli effetti ambientali delle attività previste dal P.R.G. sulle specie presenti nelle
aree SIC: ITA040007 Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina - ITA040005 Monte Cammarata-
Contrada Salaci - ITA040011 La Montagnola e Acqua Fitusa – ITA 020011 Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo,
Gurghi di S. Andrea.
Esso illustra gli aspetti ambientali del territorio interessato, descrive le caratteristiche del P.R.G., analizza gli
habitat naturali e le specie che caratterizzano i SIC-ZPS interessati, valuta il potenziale degrado, le potenziali
perturbazioni e la significatività delle incidenze ambientali del Piano in rapporto alle finalità di conservazione
degli habitat e delle specie tutelati.
II QUADRO NORMATIVO.
II.1 LE DIRETTIVE COMUNITARIE E LA RETE NATURA 2000.
L’art. 3 della direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 per “la conservazione degli habitat naturali e seminaturali
e della flora e della fauna selvatiche” (direttiva Habitat), ha istituito la cosiddetta Rete Natura 2000, una rete di
aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell’Unione Europea.
Tali aree, denominate ZSC (Zone Speciali di Conservazione) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), nel loro
complesso garantiscono la presenza, il mantenimento e/o il ripristino di habitat e specie del continente
europeo, particolarmente minacciati di frammentazione e di estinzione. In particolare le ZPS sono definite dalla
precedente direttiva 79/409/CEE “per la conservazione di aree destinate alla tutela degli habitat delle specie di
avifauna minacciate”, denominata “direttiva Uccelli”.
Natura 2000 è composta, perciò, di due tipi di aree che possono avere diverse relazioni spaziali tra loro, dalla
totale sovrapposizione alla completa separazione, a seconda dei casi: le Zone di Protezione Speciale previste
dalla direttiva Uccelli e le Zone Speciali di Conservazione, previste dalla direttiva Habitat. Queste ultime
1 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio – Dipartimento Protezione della Natura. Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
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assumono tale denominazione solo al termine del processo di selezione e designazione da parte degli Stati
membri. Fino ad allora vengono indicate come Siti di Importanza Comunitaria proposti (pSIC).
Al di là del numero e della tipologia degli organismi protetti, la rete Natura2000 permette agli Stati membri di
applicare il concetto innovativo di tutela della biodiversità, riconoscendo l’interdipendenza di elementi biotici,
abiotici e antropici nel garantire l’equilibrio naturale in tutte le sue componenti.
Essa mira a mantenere la diversità biologica attraverso un uso sostenibile del territorio, valorizzando le aree
dove l’intervento antropico è integrato armonicamente con l’equilibrio ecologico.
La stessa direttiva Habitat specifica che l’obiettivo non è solo quello di conservare gli habitat naturali (quelli
meno modificati dall’uomo) ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi
utilizzati, i pascoli, ecc.). Con ciò viene riconosciuto il valore, per la conservazione della biodiversità a livello
europeo, di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha
permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Alle aree agricole ad esempio sono legate
numerose specie animali e vegetali ormai rare e minacciate per la cui sopravvivenza è necessaria la
prosecuzione e la valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l’agricoltura non intensiva.
La caratteristica forse più innovativa di questa politica europea di conservazione è che fornisce l’opportunità di
far coincidere le finalità della conservazione della natura con quelle dello sviluppo economico che diviene così
sostenibile. L’attuazione di progetti di sviluppo all’interno dei siti può essere prevista e realizzata tenendo
conto delle conoscenze scientifiche e tecniche che diventano garanzia di conservazione. I siti Natura 2000
diventano allora aree nelle quali la realizzazione dello sviluppo sostenibile e durevole può essere attivamente
ricercata e praticata attraverso progetti integrati che riflettano in modo puntuale le caratteristiche, le esigenze
e le aspettative locali.2
L’art. 6 – paragrafo 1 - della direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 per “la conservazione degli habitat naturali
e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” (direttiva Habitat) stabilisce un regime generale di
conservazione che deve essere istituito dagli Stati membri per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Per tutte
le ZSC gli Stati membri devono elaborare misure di conservazione positive che si applicano a tutti i tipi di
habitat naturale dell’allegato I e delle specie dell’allegato II presenti sui siti, tranne nei casi in cui la presenza di
tali specie non sia significativa secondo il formulario standard di Natura 2000.3
Le misure di conservazione devono corrispondere alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali
dell’allegato I e delle specie dell’allegato II presenti sul sito. Esse possono assumere la forma di “opportune
misure regolamentari, amministrative o contrattuali ……..” e, all’occorrenza ” la forma di appropriati piani di
gestione”.
Con tali misure gli Stati membri debbono, sostanzialmente, prendere misure preventive che evitino il degrado e
le perturbazioni legati ad un evento prevedibile. Queste misure, applicate unicamente alle specie ed agli
habitat per i quali i siti sono stati designati, devono essere attuate anche all’esterno dei siti, qualora la fonte di
degrado degli habitat o di perturbazione delle specie sia, appunto, esterna.
Significativo, ai fini del nostro studio, è quanto stabilito nel paragrafo 3 dell’art. 6 della direttiva “Habitat”:
«Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito, ma che possa avere
incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di
un’opportuna valutazione dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del
medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell’incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le
autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la
2 Ministero dell’Ambiente – Servizio Conservazione della Natura – Dicembre 1999. 3 Commissione Europea. La gestione dei siti della Rete Natura 2000 – Guida all’interpretazione dell’art. 6 della direttiva “Habitat” 92/43/CEE.
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certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione
pubblica».
Il paragrafo 4 dello stesso art. 6 specifica: «Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione
dell’incidenza sul sito ed in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per
motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro
adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata.
Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate. Qualora il sito in causa sia un
sito in cui si trovano un tipo di habitat naturali o una specie prioritari, possono essere addotte soltanto
considerazioni connesse con la salute dell’uomo o la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di
primaria importanza per l’ambiente, ovvero previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante
interesse pubblico».
Si evidenzia, peraltro, che in
base al principio di
precauzione, le procedure ed i
meccanismi di salvaguardia
previsti dal sopra citato art. 6,
paragrafi 3 e 4, sono attivati
non solo in seguito ad una
certezza di incidenza
significativa del piano o
progetto sugli habitat e specie
tutelate dal sito di Natura
2000 , ma anche sulla base di
una semplice probabilità che
tali incidenze possano
verificarsi.4
La procedura di Valutazione,
nel determinare le incidenze
significative probabili di un
piano o progetto, deve
considerare anche l’effetto
congiunto di altri piani o
progetti, per tener conto degli
impatti cumulativi. Si rileva a
tal proposito, tuttavia, che la
disposizione sugli effetti
congiunti, per ovvi motivi di
certezza del diritto, debba
essere limitata ad altri piani o
progetti che sono stati
effettivamente proposti.
4Commissione Europea. La gestione dei siti della Rete Natura 2000 – Guida all’interpretazione dell’art. 6 della direttiva “Habitat” 92/43/CEE.
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II.2 LA LEGISLAZIONE NAZIONALE DI ATTUAZIONE.
In campo nazionale la direttiva Habitat ha trovato attuazione con il
↑ D.P.R. n. 357 del 08-09-1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”
Successivamente tale D.P.R. è stato modificato ed integrato dal
↑ Decreto del Ministro dell'Ambiente 20 gennaio 1999 - Modificazioni degli allegati A e B del decreto
del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del
Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE,
e dal
↑ D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del
Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche.
Vari altri provvedimenti legislativi nazionali sono stati emanati, tra i quali assumono particolare rilevanza:
↑ D.M. del Ministero dell’Ambiente del 03-04-2000 Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle
zone di protezione speciale, individuati ai sensi delle direttive nn. 92/43/CEE e 79/409/CEE.
↑ D.M. del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 03-09-2002, Linee guida per la
gestione dei siti della Rete Natura 2000;
La direttiva “Uccelli” (79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979) ha avuto recepimento e attuazione a livello
nazionale con i seguenti provvedimenti:
↑ Legge n. 157 dell'11 febbraio 1992. Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il
prelievo venatorio.
↑ Legge 3 ottobre 2002, n. 221. Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione
della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE.
In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357
che, come già detto, trasferisce nella normativa italiana, i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Tale
regolamento ha subito una procedura di infrazione (1999/2180) da parte della Commissione Europea, per non
corretta trasposizione nella normativa nazionale della direttiva 92/43/CEE.
Per tenere conto dei rilievi e delle osservazioni contenute nella procedura d’infrazione, nonché,
contestualmente, delle modificazioni apportate dalla direttiva 97/62/CE del Consiglio, del 27 ottobre 1997, è
stato emanato, ad integrazione e modifica del D.P.R. n. 357/97, il D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120.
In particolare l’art. 6 – comma 1 - del nuovo D.P.R. 120/2003, che sostituisce l’art. 5 del D.P.R. n. 357/97,
stabilisce che nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza
naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle
zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale, tendente ad evitare che vengano
approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle
specie di interesse comunitario.
Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali,
urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti.
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Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e
necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in
un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o
congiuntamente ad altri interventi.
Ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzati unicamente alla
conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000, presentano uno "studio" volto ad individuare e
valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato.
Secondo quanto indicato dal suddetto D.P.R. n. 120/2003, lo studio per la valutazione di incidenza deve essere
redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al D.P.R. n. 357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal
nuovo decreto, prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere:
↑ una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia
delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso
delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di
incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;
↑ un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in
considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche.
Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle
risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di riferimento è quello del progetto
CORINE Land Cover, il sistema informativo creato allo scopo di coordinare a livello europeo le attività di
rilevamento, archiviazione, elaborazione e gestione dei dati territoriali relativi allo stato dell’ambiente. Tale
Progetto ha previsto la redazione, per tutto il territorio nazionale, di una carta della copertura del suolo in scala
1:100.000. Resta, comunque, fermo, che la scala da adottare ai fini della redazione della cartografia allegata
allo studio di Valutazione di Incidenza, dovrà essere connessa con la dimensione del sito, la tipologia di habitat
e la eventuale popolazione da conservare.
Riguardo al campo geografico di applicazione, la necessità di redigere una valutazione d’incidenza non è
limitata ai piani e ai progetti ricadenti esclusivamente nei territori proposti come siti Natura 2000, ma anche
alle opere che, pur sviluppandosi al di fuori di tali aree, possono comunque avere incidenze significative su di
esse. La valutazione, infatti, deve essere interpretata come uno strumento di prevenzione che analizzi gli effetti
di interventi localizzati non solo in modo puntuale ma, soprattutto, in un contesto ecologico dinamico,
considerando le correlazioni esistenti fra i vari siti ed il contributo che ognuno di essi apporta alla coerenza
globale della struttura e delle funzione ecologica della rete Natura 2000.5
Lo stesso D.P.R. n. 120/2003 stabilisce inoltre che per i progetti già assoggettati alla procedura di Valutazione
d'Impatto Ambientale (VIA), la valutazione d'incidenza viene ricompresa nella procedura di VIA (art. 6, comma
4). Di conseguenza, lo studio di impatto ambientale predisposto dal proponente dovrà contenere anche gli
elementi sulla compatibilità fra progetto e finalità conservative del sito in base agli indirizzi dell'allegato G.
Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti all'interno di
un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'ente gestore dell'area (art. 6, comma
7).
Qualora, a seguito della valutazione di incidenza, un piano o un progetto risulti avere conseguenze negative
sull'integrità di un sito (valutazione di incidenza negativa), si deve procedere a valutare le possibili alternative.
In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per motivi di rilevante
5 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio – Direzione per la Conservazione della natura. Natura 2000 Italia informa – Numero 0.
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interesse pubblico e con l'adozione di opportune misure compensative, dandone comunicazione al Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (art. 6, comma 9).
Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, il piano o l'intervento per il quale è stata
data una valutazione di incidenza negativa, può essere realizzato solo per esigenze connesse alla salute
dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per l'ambiente, oppure, previo
parere della Commissione Europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (art. 6, comma
10). In tutti gli altri casi (motivi di interesse privato o pubblico non rilevante), si deve escludere l'approvazione.
La valutazione d’incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, diviene, quindi, uno strumento
finalizzato alla sicurezza procedurale e sostanziale che consente di raggiungere un rapporto equilibrato tra
conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie ed uso del territorio: essa, incoraggiando a gestire in
maniera sostenibile i siti Natura 2000, rappresenta un elemento chiave di attuazione del principio
dell’integrazione dei fattori ambientali nella pianificazione e nell’esecuzione delle azioni previste per numerosi
settori economici e sociali.
II.3 LA NORMATIVA SICILIANA.
L’art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, come sostituito dall’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120, che
disciplina la valutazione di incidenza, dispone al comma 5, che le regioni e le province autonome, per quanto di
propria competenza, definiscono le modalità di presentazione dei relativi studi, individuano le autorità
competenti alla verifica degli stessi, da effettuarsi secondo gli indirizzi di cui all’allegato G, i tempi per
l’effettuazione della medesima verifica, nonché le modalità di partecipazione alle procedure nel caso di piani
interregionali.
Sulla base di tale norma è stata emanata in Sicilia la
↑ Circolare dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente, in data 23 gennaio 2004, concernente
“D.P.R. n. 357/97 e successive modifiche ed integrazioni “Regolamento recante attuazione della
direttiva n. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della
flora e della fauna selvatiche” – Art. 5 – Valutazione di incidenza – commi 1 e 2.
Con tale circolare la Regione Siciliana ha stabilito:
↑ l’immediata applicazione della normativa nazionale anche nella nostra Regione a statuto speciale, non
presentando essa disposizioni ostative rispetto alle norme statutarie e di attuazione regionale.
↑ Che la competenza in materia di Valutazione di incidenza è attribuita allo stesso Assessorato Regionale
Territorio e Ambiente, Dipartimento Territorio e Ambiente, Servizio 2 VAS-VIA.
↑ Che la valutazione dell’incidenza deve essere altresì estesa a tutti quei piani che, pur riguardando
ambiti esterni a quelli ricompresi all’interno delle aree di cui alla rete Natura 2000 – Sicilia, possono
determinare impatti e refluenze sugli stessi.
↑ Che l’elaborazione degli studi di incidenza deve essere fatta conformemente ai contenuti di cui
all’allegato G al D.P.R. n. 357/97 e con riferimento ai contenuti delle schede riportanti i motivi di tutela
di ciascuno dei siti della rete Natura 2000 (formulari standard).
Tale circolare, tuttavia, non ha fornito delle precise linee guida per la redazione degli studi di Valutazione di
incidenza, rimandando, specificatamente, ai contenuti del suddetto D.P.R. n. 357/97 e al documento della
Commissione europea “Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della rete Natura
2000 – Guida metodologica alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat” n. 92/43/CEE.”
Solo recentemente la Regione Siciliana, con la emanazione del
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↑ Decreto dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente 30 marzo 2007 “Prime disposizioni
d’urgenza relative alle modalità di svolgimento della valutazione di incidenza ai sensi dell’art. 5,
comma 5, del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e successive modifiche ed integrazioni”,
ha dato piena attuazione alla disposizione dell’art. 5 del D.P.R. n. 357/97.
Con tale decreto il governo regionale ha inteso disciplinare la procedura di Valutazione di Incidenza, con
disposizioni ricalcate dai contenuti del D.P.R. n. 357/97 che, per grandi linee, possono essere così sintetizzate:
↑ E’ stabilito che le autorizzazioni ex art. 5 del D.P.R. n. 357/97 e successive modifiche ed integrazioni
sono di competenza dell'Assessorato Regionale del Territorio e dell'Ambiente e segnatamente della
struttura del Servizio 2 V.A.S.-V.I.A. (art. 1).
↑ E’ specificato che qualora un pSIC, SIC, ZSC, ZPS, interessato da un piano/progetto, ricade,
interamente o parzialmente, in un’area naturale protetta, la valutazione di incidenza è effettuata
previo parere dell’ente di gestione dell’area stessa (art. 2 Lettera A – sub e). Sono stabiliti i termini
perentori (30 gg) entro i quali l’ente gestore deve rilasciare il parere preventivo (art. 2 – Lettera A -
sub f).
↑ E’ specificata la documentazione che, unitamente all’istanza e a n. 3 copie del
piano/progetto/intervento, deve essere trasmessa al competente ufficio dell’Assessorato per il
rilascio del parere (art. 2 Lettera B).
↑ Sono stabiliti i tempi del procedimento per il rilascio del giudizio di valutazione di incidenza (art. 2 –
Lettera C).
↑ Sono specificatamente individuati i piani/progetti/interventi per i quali non è necessaria
l’attivazione della procedura di valutazione di incidenza (art. 3).
↑ E’ disciplinato il caso in cui l’ente proponente un piano/progetto/intervento ritenga lo stesso privo
di incidenza su un pSIC, SIC, ZSC, ZPS (art. 4).
↑ Sono disciplinate le procedure da attivare, in termini di valutazione di incidenza, nei casi in cui per i
piani territoriali, urbanistici e di settore e per i piani agricoli e faunistico-venatori non si sia ancora
concluso il procedimento di adozione e di approvazione o che siano già stati adottati o già in vigore
e approvati dopo la pubblicazione del D.M. 3 aprile 2000 (art. 5 commi 1-2-3).
↑ Il decreto stabilisce, altresì, nei sui allegati 1 e 2, i contenuti minimi della relazione per la
valutazione di incidenza di piani e programmi (allegato 1) o della relazione per la valutazione di
incidenza di progetti e interventi (allegato 2). In particolare, l’allegato 1, relativamente alla
valutazione di incidenza di piani e programmi, stabilisce che i contenuti minimi della relazione
debbono essere i seguenti:
↑ Caratteristiche dei piani
↑ La relazione per la valutazione di incidenza per i piani aventi rilevanza comunale, provinciale o
regionale deve considerare gli effetti diretti e indiretti che le previsioni del piano possono avere sui
siti della Rete Natura 2000.
La relazione deve contenere:
1) tipologia delle azioni e/o opere: illustrazione di massima degli interventi previsti, con descrizione
delle caratteristiche del piano, delle attività necessarie alla realizzazione delle opere previste dal
medesimo, dei tempi necessari e degli obiettivi che si perseguono;
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2) dimensioni e/o ambito di riferimento: superficie territoriale interessata dal piano con percentuale
della superficie interessata rispetto alla superficie totale del sito, localizzazione su elaborati
cartografici in scala 1:25.000 dell'area interessata dal sito e l'eventuale presenza di aree protette;
3) complementarietà con altri piani: eventuali attuazioni di norme legislative che disciplinano la
pianificazione territoriale; inventario dei piani, progetti, politiche settoriali che interessano il
territorio nel quale ricade il sito (considerare se gli altri piani proposti o in concorso possano
determinare, congiuntamente a quello in esame, un effetto sommatorio con incidenza significativa
sui siti Natura 2000);
4) regime vincolistico sul territorio comunale; regolamentazioni legate ai vincoli esistenti sul
territorio e in generale alle attività antropiche (es.: norme statutarie, usi civici); inventario e
valutazione dell'intensità delle attività umane presenti all'interno del sito;
5) uso delle risorse naturali: vanno indicate in linea generale con particolare attenzione al fattore
acqua; indicare il consumo o l'inaccessibilità, temporanea o permanente, di suolo, acqua o altre
risorse, in fase di cantiere o a regime;
6) produzione di rifiuti: va indicata la quantità massima, la natura dei rifiuti prodotti e le modalità
di smaltimento;
7) inquinamento e disturbi ambientali: vanno indicate le eventuali emissioni di sostante inquinanti
in atmosfera, di rumori e ogni altra causa di disturbo sia in corso d'opera che a regime;
8) rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate: devono essere
previsti i rischi infortunistici e le misure di prevenzione e protezione adottate.
B) Interferenze con il sistema ambientale
1) Quadro conoscitivo degli habitat e specie contenuti nei siti e del loro stato di conservazione;
descrizione fisica del sito; descrizione biologica (mappatura degli habitat presenti e uso del suolo,
distribuzione reale e potenziale delle specie floristiche e faunistiche del sito, fitosociologia, liste
delle specie botaniche e zoologiche, ivi compresi gli invertebrati); attività antropiche.
2) Descrizione dell'ambiente naturale direttamente interessato ed eventuale interferenza con aree
della Rete Natura 2000 limitrofe.
3) Interferenze sulle componenti abiotiche: eventuali impatti sulla stabilità e sulla natura dei suoli,
con riferimento all'eventuale presenza di corpi idrici e sul possibile inquinamento o
depauperamento, anche temporaneo, delle falde idriche.
4) Interferenze sulle componenti biotiche: descrizione dell'interferenza sugli habitat e sulle
componenti floristiche e faunistiche indicate nei formulari Natura 2000 dei siti.
5) Descrizione degli habitat e delle specie floristiche e faunistiche con relativa indicazione in
cartografia (scala 1:10.000) nella zona interessata dalla loro presenza. Relazione sull'influenza che
il piano avrà sulla loro condizione ecologica.
6) Connessioni ecologiche: eventuali frammentazioni di habitat che potrebbero interferire con la
contiguità fra le unità ambientali considerate.
7) Valutazione del grado di significatività dell'incidenza diretta o indiretta che il
piano/progetto/intervento può avere sui pSIC, SIC, ZSC, ZPS.
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8) Descrizione delle misure di mitigazione che si intendono adottare per ridurre o eliminare le
eventuali interferenze sulle componenti ambientali allo scopo di garantire la coerenza globale della
Rete Natura 2000.
9) Nel caso in cui, nonostante l'adozione di misure di mitigazione, si verifichi un'incidenza
significativa e non sia possibile adottare soluzioni alternative, è necessario individuare misure di
compensazione adeguate, ai sensi dei commi 9 e 10 dell'art. 5, D.P.R. n. 357/97 e successive
modifiche ed integrazioni.
10) Nel caso di misure di compensazione, queste dovranno essere efficaci nel momento
dell'effettuazione dei mutamenti, tranne nel caso in cui sia dimostrato che la propedeuticità non è
necessaria per garantire la coerenza della Rete e l'efficienza ecologica del sito.
11) Screening: il piano dovrà individuare quali siano i piani attuativi e gli interventi da sottoporre a
successiva e specifica valutazione di incidenza e quali siano quelli per i quali la valutazione di
incidenza dello stesso piano si configura come una fase di screening esaustiva della procedura.
12) Obiettivi gestionali: dovranno essere recepiti gli obiettivi gestionali generali dell'insieme dei siti
Natura 2000 e della rete ecologica locale.
↑ E' opportuno, in sede di predisposizione della relazione di incidenza, l'uso del documento "Valutazione
di piani e progetti aventi un'incidenza significativa sui siti della Rete Natura 2000 - Guida metodologica
alle disposizioni dell'art. 6, paragrafi 3 e 4, della direttiva Habitat n. 43/92/CEE" pubblicato dalla
Commissione europea.
Con la successiva
↑ legge regionale 8 maggio 2007 n. 13 “Disposizioni in favore dell’esercizio di attività economiche in siti
di importanza comunitaria e zone di protezione speciale. Norme in materia di edilizia popolare e
cooperativa. Interventi nel settore del turismo. Modifiche alla legge regionale n. 10 del 2007”,
il legislatore aveva inteso dare ulteriori disposizioni in materia di valutazione di incidenza. Tuttavia, le
disposizioni dettate da tre dei cinque commi dell’art. 1 della legge (Disposizioni in favore dell’esercizio di
attività economiche in siti SIC e ZPS), sono stati oggetto di impugnativa, davanti alla Corte Costituzionale, da
parte del Commissario dello Stato per la Regionale siciliana, per violazione di alcuni articoli della Costituzione e
dell’art. 14 dello Statuto speciale. In particolare sono stati oggetto dell’azione commissariale:
il comma 3, nella parte riguardante la fissazione del termine perentorio di 60 giorni per il rilascio, da parte
dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente, della determinazione sulla valutazione di incidenza, già
di competenza dei comuni e degli enti parco, trascorsi i quali si sarebbe intesa adottata positivamente;
il comma 4 che, nelle more dell’emanazione delle misure di conservazione e dell’approvazione dei piani di
gestione, al fine di non penalizzare le attività economiche nelle aree SIC e ZPS, dava la possibilità agli enti
preposti di rilasciare autorizzazioni e concessioni, nonché agli interessati di proseguire e ampliare le
attività esistenti;
il comma 5, il quale stabiliva che gli interventi all’interno dei centri abitati, ricadenti in aree SIC e ZPS, non
sono soggetti a valutazione di incidenza.
Quel che resta dell’impianto dell’art. 1 della legge n. 13 riguarda:
il comma 1, il quale attribuisce ai comuni, nel cui territorio insistono i SIC e ZPS, le determinazioni sulle
valutazioni di incidenza, e all’Ente Parco per quei SIC e ZPS ricadenti all’interno dei parchi naturali;
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il comma 2 il quale attribuisce alla competenza dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente il rilascio
delle determinazioni di Valutazione di Incidenza che riguardano l’intera pianificazione comunale,
provinciale e territoriale;
la prima parte del comma 3, la quale fissa in 60 giorni il termine per il rilascio, da parte dei comuni e degli
enti parco, delle determinazioni sulla Valutazione di Incidenza, trascorsi i quali si sostituisce l’Assessorato
Regionale Territorio e Ambiente, che deve rilasciarle entro il successivo termine di 60 giorni (viene a
mancare, per effetto dell’impugnazione commissariale, la pretesa di adozione positiva delle
determinazioni sulla valutazione di incidenza, qualora l’Assessorato mancasse di rilasciarle entro il termine
fissato).
Il ricorso commissariale è tutt’ora pendente avanti la Corte Costituzionale.
Rileviamo, nondimeno, che i rilievi avanzati dal Commissario dello Stato, sui quali la Corte è chiamata a
pronunziarsi, non interessano, nel concreto, lo sviluppo del presente studio. Esso, pertanto, può trovare il suo
regolare svolgimento, atteso ché invariata rimarrà la sua validità, quale che sia la decisione adottata dalla
Corte.
Per completare il panorama degli interventi legislativi e normativi della Regione siciliana in materia di gestione
e conservazione dei siti della rete Natura 2000 ed in materia di valutazione di incidenza, restano da citare i
seguenti provvedimenti di rilievo:
↑ Decreto dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente del 5 maggio 2006 di approvazione delle
cartografie delle aree di interesse naturalistico SIC e ZPS e delle schede aggiornate dei siti Natura 2000
ricadenti nel territorio della Regione;
↑ Decreto dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente del 12 marzo 2007 “Nuova delimitazione ed
estensione di alcune zone di protezione speciale.”
II.4 RISULTANZE DEL PROGETTO LIFE 99NAT/IT/006279. LE LINEE GUIDA ED IL
MANUALE PER LA GESTIONE DEI SITI NATURA 2000.
Il progetto LIFE99 NAT/IT/006279 è uno specifico progetto attuato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del territorio – Direzione Conservazione della Natura – nell’ambito del programma comunitario LIFE, con la
finalità generale di contribuire all’elaborazione di una strategia globale di conservazione a livello nazionale.
Specificatamente, poi, il progetto si propone di dare il reale avvio della Rete Natura 2000 in Italia, attraverso la
definizione di linee guida per la gestione sul territorio degli habitat e delle specie presenti nei siti proposti come
siti di interesse comunitario e nelle zone di protezione speciale.
Il progetto è stato realizzato su scala nazionale, utilizzando i dati ecologici contenuti nei formulari standard di
Natura 2000 di tutti i pSIC e le ZPS. Il lavoro svolto è stato di tipo interdisciplinare, coordinato dalla Direzione
per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Vi hanno partecipato le
società scientifiche (Accademia Italiana di Scienze Forestali, Società Botanica Italiana, Società Italiana di
Ecologia, Unione Zoologica Italiana) e le associazioni ambientaliste (Centro Turistico Studentesco, Legambiente,
Lega Italiana Protezione Uccelli, WWF Italia) e, quali rappresentanti indicati dalle Regioni e Province Autonome,
la Regione Lazio, la Regione Piemonte e la Regione Toscana.
Gli obiettivi perseguiti hanno riguardato:
↑ Definizione di tipologie di SIC e ZPS mediante l’uso di appositi descrittori: biologici, fisici, ecologici
(funzionali e strutturali), socio-economici, di impatto antropico e di rischio.
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↑ Elaborazione di linee guida generali per la realizzazione di piani di gestione per ciascuna tipologia
individuata al punto precedente, con il supporto e coinvolgimento delle Amministrazioni regionali.
↑ Elaborazione di piani di gestione esecutivi per n. 9 siti rappresentativi, individuati nell’ambito delle tre
Regioni Biogeografiche: Mediterranea (Aree delle Gravine; Pineta del Cupone, Sila; Serra di Calvello,
Val D'Agri; Comprensorio meridionale dei Monti della Tolfa; Foci del Belice), Continentale
(Acquacheta, Foreste Casentinesi) ed Alpina (Laghi di Ivrea; Monte Baldo di Brentonico; Monte Baldo
Coma Val Dritta).
↑ Interventi di formazione, sensibilizzazione e divulgazione finalizzati ad una razionale gestione dei
SIC/ZPS.
Il lavoro svolto ha consentito di pervenire a dei risultati che si sono concretizzati nella elaborazione e
realizzazione di:
↑ Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000;
↑ Manuale per la gestione dei siti Natura 2000;
↑ Piani di gestione dei 9 siti pilota.
Le Linee Guida per la gestione dei siti Natura 2000 sono state emanate con il decreto del Ministro
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del 3 settembre 2002. Esse hanno valenza di supporto tecnico-
normativo alla elaborazione di appropriate misure di conservazione funzionale e strutturale, tra cui i piani di
gestione, per i siti della rete Natura 2000.
Il decreto 3-9-2002 detta, dunque, gli indirizzi per la gestione dei SIC e delle ZPS individuati ai sensi delle
direttive 92/43/CEE (Habitat) e 79/409/CEE (Uccelli).
Tali indirizzi, nati dall’esigenza di interpretare e applicare alla realtà nazionale le indicazioni fornite dal
Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea in tema di conservazione della biodiversità, si situano
all’interno di una strategia nazionale mirata alla conoscenza del patrimonio naturalistico nazionale, anche
attraverso la predisposizione di sistemi informativi e banche dati, al fine di giungere, con la partecipazione di
tutti i soggetti territoriali interessati, ad una conservazione delle risorse naturali compatibile con lo sviluppo
socio-economico.
Uno dei principali indirizzi proposti dalle Linee Guida è la necessità di integrare l'insieme delle misure di
conservazione con la pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio (internazionale, nazionale, locale)
secondo quanto previsto dall'art. 6, paragrafo 1, direttiva Habitat: “per le zone speciali di conservazione, gli
stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano, all'occorrenza, appropriati piani
di gestione, specifici o integrati ad altri piani di sviluppo.” Ciò significa che i piani di gestione non debbono
essere considerati obbligatori, ma misure da predisporre se ritenute necessarie per realizzare le finalità della
direttiva.
In funzione di ciò, le Linee Guida suggeriscono l’iter logico-decisionale per la scelta del piano di gestione. Tale
iter si articola i 6 fasi:
1. attività conoscitive preliminari;
2. verifica delle misure di gestione esistenti;
3. integrazione delle misure obbligatorie di protezione;
4. configurazione del piano di gestione;
5. predisposizione tecnica del piano di gestione;
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6. verifica e predisposizione di eventuali ulteriori misure di conservazione da integrare nel piano.
Tali fasi possono essere schematizzate attraverso il grafico seguente:
Un ulteriore ed importante lavoro svolto nell’ambito del progetto LIFE99 NAT/IT/006279 è quello relativo alla
individuazione di una serie di indicatori ecologici e socio-economici, definiti sia per evidenziare la particolarità
di ciascun sito, sia per riconoscere le affinità che accomunano i diversi siti della rete ecologica Natura 2000, a
scala nazionale ed europea, offrendo indicatori e procedure comuni, a livello tipologico, che consentano di
rendere confrontabili i piani di gestione.
Tali indicatori sono stati così individuati:
indicatore ecologico 1. Indice relativo di valenza naturalistica (IRVaN);
indicatore ecologico 2. Indici di struttura spaziale e di frattalita’ dei SIC/ZPS;
numero di tipologie ambientali incluse in un sito;
superficie occupata dal sito e dai singoli habitat;
superficie percentuale occupata da ciascun habitat;
rapporto perimetro/area dei siti;
densità di frammenti/patches;
allungamento del sito: calcolabile dalla cartografia fornita dal SCN;
orientamento del sito: calcolabile dalla cartografia fornita dal SCN;
composizione del paesaggio in tre fasce di paesaggio concentriche (0.5,2 e 5 Km);
lunghezza in km delle strade all’interno del sito e nelle fasce paesaggistiche;
superficie urbanizzata all’interno del sito e delle fasce paesaggistiche;
indicatore ecologico 3. Stato di conservazione e di tutela a livello amministrativo;
indicatore ecologico 4. Vulnerabilita’;
indicatore socio – economico 1. Popolazione residente urbana e rurale;
indicatore socio – economico 2. Popolazione residente suddivisa per eta' e sesso;
indicatore socio – economico 3. Livello di istruzione;
indicatore socio – economico 4. Tasso di invecchiamento della popolazione residente;
indicatore socio – economico 5. Tasso di occupazione della popolazione residente;
indicatore socio – economico 6. tasso di attivita' (popolazione attiva);
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indicatore socio – economico 7. Popolazione occupata nel settore Merceologico;
indicatore socio – economico 8. Numero di imprese divise per settori;
indicatore socio – economico 9. Dimensione delle imprese divise per settori;
indicatore socio – economico 10. Presenza di attivita’ impattanti per l’ambiente.
Al fine di fornire indicazioni di carattere generale, il progetto ha ritenuto necessario adottare modelli sintetici di
riferimento, riconducendo la grande eterogeneità che contraddistingue gli oltre 2500 siti esaminati ad un
numero limitato di tipologie omogenee. L’individuazione di tipologie omogenee è stata ritenuta indispensabile
per ottenere una tipizzazione degli oltre 2500 SIC/ZPS al fine di pianificare efficacemente una strategia di
gestione degli stessi SIC e ZPS.
La classificazione così effettuata è stata riportata nel Manuale per la Gestione dei siti Natura 2000, che
rappresenta lo strumento tecnico per l’applicazione delle Linee guida ed è il derivato delle risultanze del
progetto LIFE99NAT/IT/006279. Tale classificazione ha individuato, oltre al “gruppo dei siti eterogenei” di cui in
appresso diremo, complessivamente 24 gruppi di siti, corrispondenti a tipologie, per i quali sono state definite,
attraverso opportuni indicatori, le linee di intervento ritenute utili per la successiva definizione del piano di
gestione.
Le 24 tipologie individuate sono:
1. siti a dominanza di vegetazione forestale alpina,
2. siti a dominanza di faggete con abies, taxus e ilex,
3. siti a dominanza di faggete e boschi misti mesofili,
4. siti a dominanza di castagneti,
5. siti a dominanza di querceti mesofili,
6. siti a dominanza di querceti mediterranei,
7. siti a dominanza di macchia mediterranea,
8. siti a dominanza di pinete mediterranee e oromediterranee,
9. siti a dominanza di vegetazione arborea igrofila,
10. siti a dominanza di vegetazione erbacea ed arbustiva alpina,
11. siti a dominanza di praterie montane,
12. siti a dominanza di praterie collinari,
13. siti a dominanza di praterie terofitiche,
14. siti a dominanza di coste basse,
15. siti a dominanza di dune consolidate,
16. siti a dominanza di coste alte,
17. siti a dominanza di praterie di posidonia,
18. siti a dominanza di ambienti rupestri,
19. siti a dominanza di grotte continentali,
20. siti a dominanza di sorgenti pietrificanti,
21. siti a dominanza di ghiacciai,
22. siti a dominanza di torbiere,
23. siti a dominanza di paludi calcaree,
24. siti a dominanza di laghi.
Esse hanno una omogeneità interna variabile, derivante dal fatto che in una stessa tipologia sono inclusi siti con
livelli di affinità diversi, ma che, comunque, sono più affini tra loro rispetto alle altre tipologie. Per ciascuna
tipologia è stata elaborata una scheda, la quale propone indicazioni di sintesi in merito a:
habitat determinanti la tipologia;
caratterizzazione ecologica e fisica della tipologia;
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indicatori;
possibili minacce;
linee guida per la gestione.
I siti, invece, per i quali non è stato possibile individuare una tipologia di riferimento, sono andati a costituire il
“gruppo dei siti eterogenei”. In tale gruppo sono compresi:
- siti con habitat di direttiva, presenti con valore di copertura percentuale non statisticamente significativo
ai fini della classificazione effettuata;
- pSIC individuati solo sulla base di specie animali e/o vegetali,
- ZPS che, individuate solo sulla base della direttiva Uccelli, sono caratterizzate proprio per presenza di
specie ornitiche.
Per essi non è stato possibile predisporre alcuna scheda, dato che non sono caratterizzati dalla dominanza di
habitat della direttiva. I piani di gestione dovranno essere predisposti ad hoc, rimanendo aperta la possibilità di
fare riferimento alle altre tipologie, quando uno o più habitat della direttiva assumono un ruolo importante per
la conservazione della specie, anche se precedentemente ritenuti non significativi.
Dunque, questo tipo di classificazione ha consentito di fornire per ciascuna delle 24 tipologie individuate, le
indicazioni sulla caratterizzazione naturalistica e di uso del suolo, l’insieme degli indicatori per la definizione
dello stato di conservazione e le minacce che possono verificarsi per ognuna di esse, nonché gli obiettivi stessi
della conservazione. Tali indicazioni, ovviamente, sono state assunte alla base del metodo di lavoro di questa
Valutazione di Incidenza applicata al PRG di Cammarata.
II.5 I DOCUMENTI DI INDIRIZZO.
La Commissione Europea ha editato diversi documenti con lo scopo di fornire, ai fini dell’espletamento delle
valutazioni richieste dall’art. 6 della direttiva “Habitat”, un impianto metodologico di analisi diagnostica e
relativa valutazione, quanto più possibile omogeneo nell’ambito dei vari stati membri.
Il documento
↑ Assessment of Plans and Project Significantly Affecting Natura 2000 Sites – Methodological
Guidance on the provisions of Article 6(3) and (4)of the Habitats Directive 92/43/EEC,
è la guida metodologica alla valutazione di incidenza redatta Divisione valutazione d’impatto della Scuola di
Pianificazione dell’Università di Oxford Brookes, tradotta in Italia con il titolo “Valutazione di piani e progetti
aventi un’incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 - Guida metodologica alle disposizioni
dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat” 92/43/CEE” a cura dell’Ufficio Stampa e della Direzione
regionale dell’ambiente – Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
Tale documento è stato redatto con l’intento di fornire un aiuto metodologico facoltativo per l’esecuzione o la
revisione delle valutazioni a norma dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat. Le indicazioni
presentate si basano sulla ricerca effettuata per conto della Direzione Generale per l’ambiente della
Commissione europea (DG Ambiente). La ricerca fa riferimento sia a una sintesi della letteratura e degli
orientamenti elaborati dall’UE e da altri organismi, sia alle esperienze enucleate in alcuni casi-modello in cui
sono state svolte valutazioni analoghe a quelle previste dalla direttiva.
Le indicazioni contenute nel documento non sono da considerare in alcun modo vincolanti per quanto
concerne l’impiego di determinate procedure per l’attuazione della direttiva “Habitat”. Il documento, piuttosto,
rappresenta uno strumento facoltativo poiché, nel rispetto del principio della sussidiarietà, l’ultima parola
spetta sempre ai singoli Stati membri, incaricati di definire gli iter procedurali che discendono dalla direttiva.
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Per far fronte, poi, alle diverse obiezioni che gli stati membri e diversi operatori hanno sollevato sul significato
dell’art. 6 della direttiva “Habitat”, la Commissione Europea ha pubblicato un altro documento:
↑ LA GESTIONE DEI SITI DELLA RETE NATURA 2000 - Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della
direttiva «Habitat» 92/43/CEE.
Con tale documento la Commissione Europea ha inteso fornire agli Stati membri gli orientamenti per
interpretare alcuni concetti chiave figuranti nell’art. 6 della direttiva “Habitat”. Esso, è chiarito, riflette
unicamente il punto di vista dei servizi della Commissione e non ha natura vincolante, non potendo esso
interpretare autenticamente la direttiva, essendo ciò potere esclusivo della Corte di Giustizia delle Comunità
europee. Ciò è particolarmente valido per questa direttiva, la quale, incorporando il principio di sussidiarietà,
lascia un ampio spazio di manovra agli Stati membri nell’attuazione pratica delle misure specifiche concernenti
i vari siti della rete Natura 2000. Gli Stati membri, cioè, sono liberi di scegliere, comunque, la maniera in cui
attuare le opportune misure pratiche, a condizione che esse rispettino la finalità generale della direttiva.
Un altro documento, messo a punto ed editato a cura della Commissione Europea, per fornire ulteriori
indicazioni nella gestione dei siti della rete Natura 2000 è
↑ INTERPRETATION MANUAL OF EUROPEAN UNION HABITATS - European Commission - DG
Environment - Nature and biodiversity.
È questo, come dice lo stesso titolo, un manuale di interpretazione degli habitat riportati nell’allegato I alla
direttiva 92/43/CEE. Esso elenca ben 218 tipi diversi di habitat naturali europei, dei quali 71 rappresentano
delle priorità. Per ognuno di tali habitat è fornita una dettagliata descrizione, riportando, altresì, le principali e
più significative specie vegetali e animali che in esso vivono.
Lente, invece, sono state le regioni nel mettere a punto precise indicazioni tecnico-normative circa le modalità
di svolgimento della procedura di Valutazione di Incidenza, sulla base delle competenze attribuite loro dall’art.
5 del D.P.R. n. 357/97 e s.m.i. Mancano ancora, soprattutto a livello regionale, studi scientifici e indicazioni
precise sugli habitat di specie da tutelare e sugli indicatori ecologici di cui tenere conto nella fase di
progettazione degli interventi da attuare per salvaguardarli.
Un manuale di un certo interesse è stato pubblicato dalla Regione Veneto. Si tratta, sostanzialmente, di una
guida realizzata dalla regione e dal CINSA (Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Ambientali),
grazie ad una ricerca e analisi sul territorio durata tre anni in cui sono stati individuati, tra gli attuali 102 SIC e le
67 ZPS della Regione, 5 siti pilota oggetto di una prima sperimentazione. Tale guida, dal titolo
↑ STRUMENTI E INDICATORI PER LA SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITÀ – Regione Veneto – Servizio
Progettazione e gestione ambientale del territorio,
raccogliendo, appunto, i dati di questa sperimentazione, pone una grande attenzione agli aspetti metodologici
delle indagini scientifiche, soprattutto per quel che riguarda gli strumenti proposti per l’individuazione degli
habitat e per la loro analisi e valutazione.
Essa costituisce un utile strumento informativo e fornisce un quadro di riferimento pratico per tutti i soggetti
coinvolti nella gestione dei siti della Rete Natura 2000 in Veneto e non solo. Il protocollo metodologico per
l’individuazione degli habitat e per la loro analisi e valutazione che la guida propone, assume una valenza che
certamente non può essere circoscritta al solo territorio della regione Veneto.
Per quel che riguarda, invece, la nostra Regione siciliana, essendo la Valutazione di Incidenza una procedura
che solo ora è entrata nella prassi applicativa voluta dalla direttiva “Habitat” e dall’art. 5 del D.P.R. n. 357/97,
sporadiche risultano ancora essere le esperienze pratiche condotte.
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III LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA APPLICATA AL PRG DI CAMMARATA. RIFERIMENTI ED IMPIANTO METODOLOGICO.
III.1 GLI SCOPI PERSEGUITI.
La procedura di Valutazione di Incidenza, come già detto, è una delle disposizioni previste dall’articolo 6 della
Direttiva 92/43/CEE per garantire la conservazione e la corretta gestione dei siti NATURA 2000, attraverso
l’esame delle interferenze che i piani e i progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e
delle specie per cui essi sono stati individuati, possono generare, condizionandone l’equilibrio ambientale. Tale
valutazione deve tener conto delle specifiche caratteristiche e degli obiettivi di conservazione del sito stesso.
Essa consiste in una procedura progressiva di valutazione degli effetti che la realizzazione di piani/progetti può
determinare su un sito NATURA 2000, a prescindere dalla localizzazione del piano/progetto all’interno o
all’esterno del sito stesso. Vale a dire che la necessità di redigere una Valutazione di Incidenza non è limitata ai
piani e ai progetti ricadenti esclusivamente nei terreni proposti come siti Natura 2000, ma anche alle opere
che, pur sviluppandosi al di fuori di tali aree, possono comunque avere incidenza significative su di essi. La
Valutazione, infatti, deve essere interpretata come uno strumento di prevenzione che analizzi gli effetti di
interventi localizzati non solo in modo puntuale ma, soprattutto, in un contesto ecologico dinamico,
considerando le correlazioni esistenti fra i vari siti ed il contributo che ognuno di essi apporta alla coerenza
globale della struttura e delle funzione ecologica della rete Natura 2000.
La valutazione d’incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, diviene, quindi, uno strumento
finalizzato alla sicurezza procedurale e sostanziale che consente di raggiungere un rapporto equilibrato tra
conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie ed uso del territorio: essa, incoraggiando a gestire in
maniera sostenibile i siti Natura 2000, rappresenta un elemento chiave di attuazione del principio
dell’integrazione dei fattori ambientali nella pianificazione e nell’esecuzione delle azioni previste per numerosi
settori economici e sociali.6
III.2 I SITI NATURA 2000 INTERESSATI DALLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA APPLICATA AL
PRG DI CAMMARATA.
La valutazione di incidenza, applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata, interessa i SIC seguenti:
ITA040005 - Monte Cammarata-Contrada Salaci.
ITA040007 - Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina.
ITA 020011 - Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea.
ITA040011 - La Montagnola e Acqua Fitusa.
Nessuno dei quattro SIC ricade interamente sul territorio del comune di Cammarata. La loro superficie è così
suddivisa per territorio:
6 Natura 2000 Italia Informa Numero 0 – Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio – Direzione per la Conservazione della Natura.
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CODICE E DENOMINAZIONE SIC SUPERF. (HA) TERRITORIO COMUNALE INCID. %
ITA040005 - MONTE CAMMARATA-
CONTRADA SALACI.
1.793,1085 CAMMARATA (AG) 85,11
313,5566 SAN GIOVANNI GEMINI (AG) 14,88
0,1493 CASTRONOVO DI SICILIA (PA) 0,01
2.106,8144 TOT. SUP. SIC 100,00
ITA040007 - PIZZO DELLA RONDINE-
BOSCO DI SANTO STEFANO
QUISQUINA.
2.489,3429 SANTO STEFANO QUISQ. (AG) 80,87
588,9008 CAMMARATA (AG) 19,13
3.078,2437 TOT. SUP. SIC 100,00
ITA 020011 - ROCCHE DI
CASTRONUOVO, PIZZO LUPO,
GURGHI DI S. ANDREA.
1.613,0284 CASTRONOVO DI SICILIA (PA) 92,94
122,5030 CAMMARATA (AG) 7,06
1.735,5314 TOT. SUP. SIC 100,00
ITA040011 - LA MONTAGNOLA E
ACQUA FITUSA.
310,5741 SAN GIOVANNI GEMINI 100,00
310,5741 TOT. SUP. SIC 100,00
Il territorio del comune di Cammarata è, dunque, interessato da tre SIC:
- ITA040005 - Monte Cammarata-Contrada Salaci.
- ITA040007 - Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina.
- ITA 020011 - Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea.
Il quarto SIC preso in considerazione:
- ITA040011 - La Montagnola e Acqua Fitusa,
è totalmente esterno al territorio di Cammarata. Tale SIC, tuttavia, ha i suoi confini nord ed est assai prossimi al
territorio di questo comune (ml 200 circa), in una zona, peraltro, ove il Piano Regolatore Generale alloga
un’area a destinazione urbanistica D1 – Aree industriali. Lo studio di Valutazione di Incidenza, dunque, è stato
esteso anche a quest’ultimo SIC, nella considerazione che le attività previste dal PRG di Cammarata possano, in
qualche modo, produrre incidenze significative7 anche sugli habitat e le specie che in esso si trovano.
Si rileva, inoltre, che sul territorio del comune di Cammarata ricade, per larga parte della sua estensione
complessiva, la Riserva Naturale Orientata Monte Cammarata, istituita con D.A. n. 86/44 del 18-04-2000, il cui
gestore è oggi l’Azienda Foreste Demaniali. La sua superficie, che è pari ad Ha 2.095,2561, è ricompresa
completamente all’interno dei confini dei due SIC: ITA040005 - Monte Cammarata-Contrada Salaci e ITA040007
- Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina, eccezion fatta per una superficie pari a poco meno di
15 Ha.
In particolare la situazione relativa alla superficie della R.N.O. Monte Cammarata, distinta per zona e per Sic
entro il quale ricade, è la seguente:
7 Per incidenza significativa si intende, secondo la definizione data dal Manuale per la gestione dei siti natura 2000, la probabilità che un piano o progetto ha di produrre effetti sull’integrità di un sito Natura 2000; la determinazione della significatività dipende dalle particolarità e dalle condizioni ambientali del sito.
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RIS
ERV
A
ZON
A A
(HA
)
RIS
ERV
A
ZON
A B
(HA
)
RIS
ERV
A
ZON
A B
1
(HA
)
TOTA
LI
(HA
)
ITA040005 MONTE CAMMARATA-
CONTRADA SALACI
576,3048 576,7969 8,0839 1.161,1856
ITA040007 - PIZZO DELLA RONDINE-
BOSCO DI SANTO STEFANO QUISQUINA
584,2919 334,9111 919,2030
FUORI DALL’AREA DEI SIC 14,8675 14,8675
TOTALI 1.160,5967 926,5756 8,0839 2.095,2561
III.3 RIFERIMENTI ED IMPIANTO METODOLOGICO.
Il percorso logico che seguirà la Valutazione di incidenza è quello delineato nella guida metodologica
“Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 – Guida
metodologica alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat 92/43/CEE”.
La procedura metodologica proposta è un percorso di analisi e valutazione, secondo il principio della
sequenzialità, che si compone di 4 fasi principali, che la “Guida” chiama livelli:
↑ LIVELLO 1: verifica (screening) - processo che identifica la possibile incidenza su un sito della rete
Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e
che porta all’effettuazione di una valutazione d’incidenza completa qualora l’incidenza risulti
significativa;
↑ LIVELLO 2: valutazione appropriata - analisi dell’incidenza del piano o del progetto sull’integrità del
sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della
funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di
compensazione eventualmente necessarie;
↑ LIVELLO 3: valutazione delle soluzioni alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni
alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative
sull’integrità del sito;
↑ LIVELLO 4: definizione di misure di compensazione - individuazione di azioni, anche preventive, in
grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi
proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante
interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato.
I passaggi fra le varie fasi non sono obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai risultati
ottenuti; ad esempio, se le conclusioni alla fine della fase di verifica indicano chiaramente che non ci potranno
essere effetti con incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.
Ciascuna fase sarà conclusa con un verbale o matrice, fra quelli proposti dalla Guida metodologica. In questo
modo sarà data trasparenza, obiettività e versatilità di impiego dei dati raccolti; d’altro lato saranno anche
documentate le valutazioni effettuate. Tali verbali o matrici, tuttavia, saranno compilati soltanto una volta in
cui non siano più necessarie ulteriori valutazioni, cioè non sia necessario un ulteriore passaggio al livello di
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analisi successivo, essendo già pervenuti ad una valutazione certa sulla possibilità o meno che si verifichino
incidenze significative sui siti Natura 2000.
Il percorso metodologico appena presentato può essere visualizzato attraverso il grafico seguente:
In ossequio al principio di precauzione, sull’applicazione del quale si basa implicitamente la direttiva Habitat, gli
obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000, interessati dal PRG di Cammarata, saranno sempre fatti
prevalere nei casi di incertezza. Laddove, cioè, i rischi non potranno essere determinati con sufficiente certezza,
in ragione della loro natura imprecisa o non definitiva, o della insufficienza di dati, a prevalere saranno sempre
le ragioni degli obiettivi di conservazione dei siti.
L’analisi attenta delle informazioni riportate nel formulario di identificazione del sito rappresenterà il primo
passaggio sostanziale per la comprensione degli obiettivi di conservazione e consentirà il mantenimento della
coerenza ecologica della rete Natura 2000, nella quale i siti interessati sono inseriti. In quanto alle indicazioni
per la gestione dei siti Natura 2000 interessati, agli obiettivi di conservazione e alla caratterizzazione degli
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stessi, sarà fatto riferimento ai contenuti del Manuale per la gestione dei siti Natura 2000 ed a tutta la
documentazione esistente in materia.
IV LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA APPLICATA AL PRG DI CAMMARATA. LIVELLO I:
SCREENING.
IV.1 PREMESSE.
Obiettivo di questo stadio della procedura di Valutazione è quello di analizzare la possibile incidenza che la
realizzazione delle previsioni del Piano Regolatore Generale, sia isolatamente che congiuntamente con altri
progetti o piani, può avere sui siti Natura 2000 interessati, valutando se tali effetti possono oggettivamente
essere considerati irrilevanti o meno.
Esso generalmente consta di 4 fasi:
1. Determinare se il progetto/piano è direttamente connesso o necessario alla gestione del sito.
2. Descrivere il progetto/piano unitamente alla descrizione e alla caratterizzazione di altri progetti o
piani che insieme possono incidere in maniera significativa sul sito Natura 2000.
3. Identificare la potenziale incidenza sul sito Natura 2000.
4. Valutare la significatività di eventuali effetti sul sito Natura 2000.
Il grafico che segue, tratto dalla Guida metodologica della Commissione europea, illustra la successione delle
attività di indagine e valutazione necessarie al soddisfacimento della prima fase di indagine prevista:
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In applicazione dello schema metodologico consigliato dalla Guida della Commissione europea si è proceduto
alla consultazione ed analisi degli elaborati progettuali del P.R.G. di Cammarata, al fine di verificare la
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completezza delle informazioni in esso contenute, in relazione ai fabbisogni informativi necessari per la
valutazione degli effetti potenziali che il piano potrebbe generare sui siti Natura 2000.
IV.2 DESCRIZIONE DEL PIANO REGOLATORE GENERALE DEL COMUNE DI CAMMARATA.
IV.2.1 Avvertenza.
Nella descrizione del Piano Regolatore Generale di Cammarata, fatta nel presente capitolo, verranno
frequentemente riportati brani della Relazione di progetto e delle Norme Tecniche di Attuazione dello stesso
Piano. La necessità di ricorrere così frequentemente alla citazione di tali brani, unitamente a quella di
effettuare una “cucitura” fra di essi al fine di rendere l’esposizione concisa, chiara ed esauriente, ci induce a
tralasciare di riportare ogni volta la fonte citata.
IV.2.2 Iter amministrativo.
La definizione del PRG di Cammarata ha avuto una lunga e complessa gestazione, durata più di venticinque
anni. L’incarico per la redazione del Piano era stato affidato dalla Giunta municipale già nel 1990 con delibera n.
563/1990, ridefinito con le delibere n. 58/1991 e n. 137/1995, al Prof. Ing. Arch. Giuseppe Trombino. Con tale
incarico, oltre alla progettazione del Paino Regolatore Generale Comunale, veniva affidata allo stesso
progettista la redazione delle Prescrizioni Esecutive dello stesso e del Regolamento Edilizio, ai sensi dell'art. 2
della legge reg. 27 dicembre 1978, n. 71.
Successivamente, a seguito della emanazione del D.P.R.S. 11 luglio 2000, contenente Direttive ed indirizzi di
programmazione commerciale, l’Amministrazione comunale, con decreto Sindacale n. 57 del 8/05/2003, ha
affidato allo stesso progettista l’incarico di procedere, contestualmente alla redazione del PRG, alla redazione
degli elaborati di cui all’art. 15, 2°c., lett.b) del D.P.R.S. sopracitato.
In ossequio al disposto del comma 7, art. 3, L.R. 30.04.1991 n. 15, il Consiglio Comunale di Cammarata nella
seduta del 19 Luglio 1993, con atto deliberativo n. 35, riconosciuto legittimo, ha adottato le direttive generali
da osservarsi per la redazione del P.R.G.. In estrema sintesi il documento approvato indicava la necessità di:
- prevedere il recupero del centro storico, evitando grossi "sventramenti" e mirando soprattutto
all'inserimento di attività artigianali e di strutture sociali;
- prediligere le zone di S. Lucia, Gianguarna, S. Lorenzo e Balatelle per le necessità di espansione e di
completamento dell'abitato;
- confermare l’attuale localizzazione del Cimitero in territorio di S.Giovanni G., con un opportuno
ampliamento;
- sfruttare, ai fini di un rilancio turistico ed agrituristico, le potenzialità del territorio lungo l'asse
Cammarata-S.Stefano, in relazione alla presenza di strutture ricettive, sportive e della fascia forestale del
monte Cammarata;
- potenziare le zone artigianali e industriali esistenti nelle località Tumarrano e Scalo Ferroviario e
prevedere nuove localizzazioni per attività commerciali in prossimità del centro abitato.
- completare l'agglomerato esistente a Borgo Callea, evitando ulteriori espansioni verso la zona industriale.
Lo studio di massima del PRG, redatto sulla base delle direttive consiliari e tenendo conto degli studi di settore
sin li redatti, è stato approvato con deliberazione commissariale n. 1 del 13.02.1998.
Con lo stesso atto deliberativo è stato prescritto di tener conto, nella stesura del piano definitivo del PRG, dei
PIP approvati per le zone Scalo Ferroviario e Tumarrano e di tenere in debita considerazione, ove non
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contrastanti con gli studi di settore, le direttive consiliari per le zone indicate, specificando le eventuali
motivazioni per le quali si dovesse ritenere di discostarsene.
E’ stato poi suggerito di introdurre una modifica nell’art. 74 del Regolamento Edilizio, riducendo da 50 a 25
metri la distanza delle costruzioni dai letamai.
Per quanto concerne le aree da sottoporre a Prescrizioni esecutive è stata condivisa la proposta del progettista
contenuta nello studio di massima.
Con successivo atto deliberativo n. 93 del 28.12.1998, il Consiglio comunale, in risposta ad una nota di
chiarimenti formulata dallo stesso progettista, ha chiarito che le previsioni dei PIP vigenti devono essere
riportate nel progetto definitivo del PRG limitatamente alle parti in cui non sussiste alcun contrasto con le
risultanze degli studi di settore e con le direttive consiliari, tenendo comunque conto che, nel caso di duplice
vocazione delle aree, si sarebbero dovute ritenere prevalenti gli interessi del settore industriale e artigianale
rispetto a quello agricolo.
Con lo stesso atto è stato dato mandato al progettista di redigere le Prescrizioni esecutive, oltre che per le aree
individuate con la delibera n. 1/1998, anche per un’area, estesa almeno 20 ettari, in località Tumarrano, da
destinare ad attività artigianali ed industriali.
Il Piano Regolatore è stato adottato dal Consiglio Comunale l’11-01-2005 con delibera n. 2.
Successivamente, lo stesso Consiglio Comunale si è pronunciato sulle osservazioni pervenute con delibera n. 61
del 28-12-2005 e n. 9 del 04-03-2006.
IV.2.3 La Pianificazione sovraordinata.
Non esistono, attualmente, strumenti di pianificazione sovraordinata, né a livello provinciale né regionale, ai
quali fare riferimento nella pianificazione urbanistica comunale. Il solo strumento che ha sinora avuto una
codificazione normativa è il documento di Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale.
Le sue indicazioni, sia di carattere generale e metodologico che di carattere specifico, pur configurando un
approccio ancora molto generico alle problematiche connesse alla tutela ambientale, sono state però assai utili
nell’orientare il lavoro di analisi e nel definire all’interno del PRG i criteri in base ai quali articolare la tutela dei
valori paesaggistici del territorio di Cammarata.
In particolare il progetto di PRG è partito da una specifica valutazione delle indicazioni del documento di Linee
Guida relative ai beni culturali ed archeologici presenti nel territorio di Cammarata.
Tale elencazione è risultata però largamente deficitaria, non essendovi comprese numerosissime strutture
edilizie di sicuro interesse architettonico ed etno-antropologico, che sono state analizzate e schedate in un
apposito elaborato di PRG.
Di natura sovraordinata sono le indicazioni contenute nei Decreti di perimetrazione della Riserva, alle quali si è
pertanto fatto riferimento sia nella zonizzazione del territorio comunale sia per orientare le scelte strategiche
di sviluppo prefigurate dal Piano.
Anch’esse sovraordinate, anche se non configurano ancora un vero e proprio piano, sono le indicazioni relative
al Piano straordinario del rischio idrogeologico, che sono state evidentemente tenute nel massimo conto nella
progettazione del Piano.
Vi è da citare, poi, il Piano Territoriale di Coordinamento n. 3 del Corleonese approvato con D.P.R.S. n. 7/A del
28-01-1970. Tale Piano prevedeva la creazione di posti di lavoro in agricoltura soprattutto, ma anche nel
commercio e nell’industria. Anche se teoricamente tutt’ora vigente, esso contiene previsioni assolutamente
generiche e, peraltro, del tutto inattuali.
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IV.2.4 Elaborati progettuali e studi propedeutici.
Il Piano Regolatore Generale di Cammarata risulta composto dai seguenti elaborati:
1 Relazione
2. (11 Tavole contrassegnate
con numeri da 1 a 11)
Il territorio comunale.
Stato di fatto e di diritto
scala 1:10.000
3. (9 Tavole contrassegnate
con numeri da 1 a 9)
Il territorio comunale.
Vicoli normativi
scala 1:10.000
4 L’area urbana.
Datazione del patrimonio edilizio
scala 1:2.000
5 L’area urbana. Stato di fatto.
Attrezzature e servizi
scala 1:2.000
6 L'area urbana. Stato di diritto scala 1:2.000
7 (9 Tavole contrassegnate
con numeri da 1 a 9)
Il territorio. Zonizzazione scala 1:10.000
8 L'area urbana. Zonizzazione scala 1:2.000
9
Il patrimonio edilizio rurale.
Schede analitico - normative
scale varie
10 Norme Tecniche di Attuazione
RE Regolamento Edilizio
Studi propedeutici alla redazione dello studio di massima del P.R.G. sono stati:
Lo studio geologico;
Lo studio agricolo-forestale (SAF).
IV.2.4.1 Lo studio geologico.
Lo studio geologico risulta costituito da una relazione e da cinque elaborati grafici denominati:
- Tavv.1.1-11-Carta Geologica
- Tavv.2.1-11-Carta Idrogeologica
- Tavv.3.1-11-Carta di Classificazione del Territorio
- Carta Geologico-Tecnica
- Sezione Geologica.
Sulla base delle caratteristiche geomorfologiche, idrogeologiche e geologico-tecniche il territorio comunale
viene suddiviso in zone omogenee in relazione alla suscettività di utilizzazione e quindi alla idoneità
all’edificazione. Vengono distinte in particolare tre classi: zone idonee, ad incerta idoneità, non idonee.
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In particolare lo studio evidenzia, oltre ad una zona soggetta a subsidenza localizzata in località Gianguarna, la
presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico che interessano numerose zone del territorio comunale. Fa
rilevare, poi, la presenza di alcune faglie che, pur non essendo attive e non interessando direttamente il centro
abitato, vanno tenute in debita considerazione in quanto possono rappresentare, in caso di eventi sismici,
strutture in grado di enfatizzare l’energia del sisma stesso.
Sono inoltre evidenziati i principali fattori antropici potenziali di inquinamento delle falde idriche (cave,
discariche), ed è puntualmente indicata la localizzazione di pozzi e sorgenti da tutelare in applicazione delle
disposizioni contenute nel D.P.R. 24 maggio 1988, n.236, enucleando le relative aree di salvaguardia di risorse
idriche sotterranee.
Lo studio è stato successivamente aggiornato in adeguamento alla circolare ARTA n. 2222/1995, attraverso i
seguenti altri elaborati:
- Relazione
- Carta geomorfologia - n.11 tavole in scala 1:10.000 più tavola con legenda.
- Carta delle pericolosità geologiche - n.11 tavole in scala 1:10.000 più tavola con legenda.
- Lo studio perviene alla suddivisione del territorio comunale in tre differenti classi:
- aree con grado di pericolosità alto;
- aree con grado di pericolosità basso;
- aree con grado di pericolosità trascurabile.
Nelle aree ad alto grado di pericolosità, riportate negli elaborati di piano, viene in genere escluso qualsiasi
intervento antropico; solamente nelle aree di salvaguardia delle risorse idriche sotterranee, comprese
all’interno di esse, è consentita l’edificazione con determinate cautele.
Per le Prescrizioni Esecutive sono stati prodotti infine i seguenti altri elaborati:
- Relazione generale e relazioni tematiche
- Risultati sondaggi geognostici e prove geotecniche
- Carta geologica scala 1:2.000
- Carta geomorfologia scala 1:2.000
- Carta litotecnica scala 1:2.000
- Carta delle zone a maggior pericolosità sismica locale scala 1:2.000
- Carta della pericolosità geologica scala 1:2.000
- Sezioni geologiche scala 1:2.000
IV.2.4.2 Lo studio agricolo-forestale.
Lo studio, particolarmente accurato ed approfondito, risulta costituito da una relazione e da sei elaborati grafici
denominati:
- Tav.2-carta delle espressioni Paesaggistiche
- Tavv.3.1-3.11-carta delle Superfici Boscate e delle Colture Agrarie Specializzate
- Tavv.4.1-4.11-carta Clivometrica
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- Tavv.5.1-5.11-carta dell’uso del Suolo
- Tavv.6.1-6.11-carta delle Infrastrutture al Servizio dell’Agricoltura
- Tavv.7.1-7.11-carta della Capacità d’Uso del Suolo.
Nell'elaborato n.2 viene effettuata una suddivisione del territorio comunale in zone omogenee sulla base di
elementi di caratterizzazione tipologica del paesaggio quali la morfologia, il clima, il tipo di suolo, l'uso del
suolo, la parcellizzazione del territorio e il grado di antropizzazione.
Nell'elaborato n. 3 vengono enucleate le aree interessate da colture specializzate nelle quali applicare il
disposto di cui all'art. 2 della L.R. n. 71/78 e tutte le aree boscate da sottoporre a vincolo ai sensi della L.R. n.
78/76 e s.m.i.
Da tale elaborato si evince come le aree a coltura agricola specializzata siano specialmente concentrate lungo la
vallata del fiume Platani e l'ultimo tratto del Tumarrano, mentre le aree boscate oltre alle pendici del Monte
Cammarata interessano diverse altre parti del territorio soprattutto a nord e nord-ovest del centro urbano.
Nell'elaborato n. 4 vengono evidenziate quattro classi di pendenze, relazionando ciascuna classe con le attività
legate all'agricoltura, anche in riguardo ai bisogni della meccanizzazione e dell'irrigazione.
Nell'elaborato n. 5 viene fornita una dettagliata descrizione dell'attuale uso dei suoli, dalla quale si evince una
diffusione prevalente del seminativo, una localizzazione dei frutteti lungo il fiume Platani, una dislocazione a
macchia di leopardo di vigneti e uliveti.
Nell'elaborato n. 6 vengono puntualmente indicate tutte le infrastrutture al servizio dell’agricoltura, oltre agli
antichi casali in buona parte ormai fatiscenti che un tempo costituivano l'ossatura del sistema agro-pastorale
del territorio.
Nell'elaborato n. 7 viene attribuito il grado di capacità d'uso del suolo, cioè vengono raggruppati i suoli in base
ad otto classi corrispondenti alla maggiore, minore, o nulla potenzialità d'uso agro-silvo-pastorale.
Lo studio, nel suo complesso, fa emergere una vocazione del territorio per l'agriturismo che, se incentivata,
porterebbe ad una "ricaduta" in termini economici non indifferente grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro
per nuove figure professionali nel campo delle attività ricettive ed allo sviluppo dell'indotto (ristorazione,
commercio) e al recupero del patrimonio culturale (antichi casali).
A seguito della emanazione della L.R. 16/1996 lo studio è stato successivamente integrato con i seguenti altri
elaborati:
- Relazione illustrativa integrativa
- Carta delle superfici boscate integrativa ai sensi degli artt. 4 e 10 della L.R. 6 aprile 1996, n. 16 (n.11 tavole
in scala 1:10.000).
Successivamente ancora lo studio è stato rivisto ed integrato per tener conto delle disposizioni contenute negli
artt. 1 e 3 della L.R. 16 agosto 1999 n. 13 e nell’art. 89, comma 8, della L.R. 3 maggio 2001 n. 6, nonché nel
decreto del Presidente della Regione Sicilia del 28 giugno 2000, con i seguenti elaborati:
- Relazione tecnico illustrativa
- Carta delle superfici boscate (n. 11 tavole in scala 1:10.000)
- Carta delle colture specializzate (n. 2 tavole in scala 1:10.000)
- Carta delle infrastrutture al servizio dell’agricoltura (n. 2 tavole in scala 1:10.000).
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IV.2.5 Le dimensioni ed i temi progettuali del PRG.
Il Piano, quale strumento di pianificazione generale, interessa l’intero comprensorio comunale, che si estende
per 192,03 kmq.
La vastità del territorio comunale, con le sue forti differenziazioni in termini di pedologia, altitudine,
morfologia, clima, determina la presenza di paesaggi naturali assai variegati, che vanno da quello tipicamente
montagnoso del Monte Cammarata e delle sue pendici, a quello leggermente ondulato della estrema parte
nord-est del territorio, a quello pianeggiante delle vallate del Platani e del torrente Tumarrano.
Un così vasto territorio con le sue molteplici esigenze e problematiche, unitamente ad un tessuto urbano in
larga parte sviluppantesi su un ripido costone roccioso che da origine ad un dedalo di piccole e tortuose viuzze,
e ad una certa arretratezza economica e strutturale del territorio, ha posto al progettista una grande varietà di
temi e problematiche progettuali.
Essi, sostanzialmente sono stati:
↑ il degrado edilizio e l'abbandono delle aree urbane di più antica origine, emarginate dal processo di
sviluppo urbanistico per varie e complesse ragioni, tra le quali un peso fondamentale hanno avuto
certamente la difficile accessibilità interna, l'inadeguatezza tipologica delle strutture edilizie di antica
formazione e la complessità della organizzazione morfologica e strutturale;
↑ uno sviluppo urbano territorialmente squilibrato, avvenuto attraverso un consistente trasferimento di
popolazione dal centro nelle nuove periferie privilegiando le aree a monte del centro storico, a ridosso
dell'abitato di San Giovanni Gemini e lungo le prime pendici del monte Cammarata, nelle quali sono stati
spostati i pesi demografici più rilevanti e molte delle funzioni di centralità urbana;
↑ la mancanza di adeguate strutture di supporto alle attività economiche sia secondarie che terziarie;
↑ la inadeguatezza delle attrezzature per la ricettività turistica e in particolare per il turismo naturalistico,
assolutamente non commisurate alle rilevanti risorse naturali delle quali il territorio dispone;
↑ il diffondersi di episodi di trasformazione urbanistica sia della città che della campagna non congruenti
con le caratteristiche paesaggistiche e geomorfologiche dei luoghi e lesivi della spesso straordinaria
qualità del paesaggio urbano e rurale.;
↑ la continuità del tessuto urbano di Cammarata con quello di San Giovanni Gemini che pone pressanti
problemi di relazione tra l’uno e l’altro strumento urbanistico.
IV.2.6 Gli obiettivi generali del progetto di PRG.
La relazione di PRG riporta gli obiettivi generali assunti dal Piano. Essi sono:
- riattribuire al centro storico le caratteristiche di centralità che gli sono proprie e l’immagine di luogo
riconoscibile e storicamente identificante della comunità;
- creare le condizioni per lo sviluppo delle attività produttive industriali ed artigianali, dando i necessari
mezzi per esprimersi alle tante energie ancora in parte latenti;
- modernizzare e qualificare la rete commerciale comunale adeguandola al ruolo economico-territoriale
che Cammarata può assumere, non trascurando però il ruolo propulsore di sviluppo che il commercio
può avere anche nella riqualificazione dei tessuti cittadini e delle aree storiche;
- ridare dignità urbana alle parti del centro abitato interessate da processi di trasformazione non
pianificati, avvenuti nella logica del massimo sfruttamento fondiario;
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- prevenire, attraverso adeguati interventi infrastrutturali e specifiche indicazioni normative, i fenomeni
di dissesto idrogeologico che interessano anche alcune aree urbane e di degrado ambientale per
inquinamento delle falde e per le modifiche apportate ai terreni agrari nelle aree extraurbane;
- promuovere la salvaguardia del patrimonio costituito dai luoghi storici della produzione agricola,
attraverso l’attivazione di processi di riconversione d'uso.
Nel prosieguo della descrizione del Piano Regolatore Generale riporteremo ampi brani della relazione di
progetto ove sono illustrati i modi attraverso i quali il Piano si è prefisso di raggiungere tali obiettivi.
IV.2.7 Criteri seguiti nella progettazione del PRG.
Sostanzialmente il progetto di PRG si è mosso nell’ottica di una sostanziale riconferma delle previsioni di
zonizzazione contenute nel Programma di Fabbricazione pre-vigente e delle previsioni plano-volumetriche e di
localizzazione contenute nei Piani esecutivi approvati (Piani particolareggiati, Piano di recupero, Piani di
lottizzazione, PIP), nonché dei progetti di opere pubbliche inseriti nella programmazione generale di settore,
approvati in conformità e/o in variante al Programma di Fabbricazione vigente. Tuttavia le risultanze degli studi
propedeutici (geologico e agricolo-forestale), la nuova normativa in tema di dimensionamento del Piano e i
nuovi regimi vincolistici sul territorio, hanno condizionato tale impostazione generale, portando in diversi casi a
formulazioni diverse rispetto al PdF pre-vigente.
In particolare i fattori che hanno condizionato le scelte sono stati:
- i risultati dello studio geologico, in base al quale alcune aree situate a valle del centro urbano hanno
caratteristiche geologiche e morfologiche che le rendono assolutamente inadatte alla edificazione; tale
valutazione ha riguardato in particolare le zone di Gianguarna destinate a zone di edilizia economica e
popolare, le cui destinazioni, a causa del preoccupante quadro dei dissesti in atto, non hanno potuto
trovare conferma nel nuovo PRG.
- i risultati degli studi inerenti i fabbisogni abitativi dai quali è emerso che le previsioni del PdF risultano
essere leggermente sovradimensionate rispetto al fabbisogno abitativo valutato all’attualità. Tenendo
conto però del fatto che alcune delle aree classificate come zone C nel pre-vigente PdF. ricadono in
zone morfologicamente instabili o comunque interessate da problematiche di ordine geologico,
morfologico o idrogeologico ovvero sono interessate da vincoli normativi di varia natura, e, per tali
ragioni non potevano essere riconfermate nel nuovo PRG, sono state previste piccole integrazioni in
ampliamento dell’abitato esistente.
- l’esistenza di una domanda di aree per piccole attività artigianali alla quale il PdF. non ha dato adeguata
risposta. Nel nuovo PRG è stato per tale ragione previsto un sistema diversificato di aree destinate ad
attività produttive di tipo industriale, piccolo-artigianale e commerciale, e sono state prefigurate le
forme attraverso cui possono attivarsi nel territorio agricolo nuove iniziative per lo sviluppo del settore
agricolo-zootecnico nel rispetto dei valori paesaggistici.
- il regime vincolistico esistente per le aree esterne al centro urbano derivanti:
- dalla presenza di aree boscate e di aree artificialmente rimboschite, esattamente perimetrate
nello studio agricolo-forestale, attorno alle quali va prevista, ai sensi dell'art.10 della L. R.
16/1996, una fascia di rispetto di dimensione variabile, con un regime normativo
differenziato in relazione alle caratteristiche del bosco;
- dalla presenza di aree instabili geomorfologicamente e, all'interno di queste, di aree in frana,
esattamente perimetrate nello studio geologico, nelle quali non possono consentirsi
modificazioni dello stato di fatto;
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- dalla presenza di aree vincolate ai sensi e per gli effetti della L. 431/1985, nelle quali ogni
progetto di modificazione dello stato di fatto va preliminarmente sottoposto al parere della
competente Soprintendenza e per le quali il PRG, nelle more della approvazione del Piano
paesistico regionale, deve prevedere, come specificatamente indicato nelle linee guida del
PTP di recente emanazione, diversificati ed articolati regimi di tutela;
- dalla perimetrazione dell’area protetta della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata
e dai SIC (Siti di Interesse Comunitario);
- dalla presenza di aree soggette a rischio idrogeologico elevato e molto elevato, perimetrate
dall’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente.
IV.2.8 I temi affrontati e le previsioni di PRG.
IV.2.8.1 La grande viabilità.
Per rispondere a una delle problematiche di maggiore complessità tra quelle emergenti nell'attuale realtà
urbanistica di Cammarata, rappresentata dalla difficoltà di collegamento viario tra le diverse parti del paese e
particolarmente tra la parte bassa, dove si sono sviluppati consistenti insediamenti abitativi in ampliamento
dell'antico quartiere di Gianguarna, e le parti alte di S. Maria, S. Lucia e Balatelle, è stata inserita nella
programmazione comunale ed ora recepita nel PRG, una strada a nord dell’abitato che, utilizzando tracciati in
parte esistenti, dovrebbe collegare la S.P. n. 24, attraverso il quartiere Cozzo Lupa, con la S.P. n. 26 e attraverso
questa con la SS.118.
Nello stesso PRG, ad integrazione dei tracciati già programmati dall’Amministrazione, sono stati previsti alcuni
altri tratti di raccordo tra la circonvallazione nord e la viabilità extraurbana.
Ad eccezione dei brevi tratti di strada ora descritti e dell’ammodernamento dell'antico tracciato della regia
trazzera Bocca di Capra, destinato al collegamento della parte bassa del paese con la scorrimento veloce
Palermo-Agrigento, non sono previsti nel progetto di PRG nuovi tracciati stradali. Si è ritenuto, infatti, che le
necessità di nuove penetrazioni viarie nel territorio agricolo possano essere risolte efficacemente attraverso
l'ammodernamento di tracciati trazzerali già esistenti e le opere di questa natura, se interessano
esclusivamente zone classificate "E" nel PRG, potranno realizzarsi, in base alle norme di attuazione del PRG,
senza necessità di una specifica previsione localizzativa, costituendo il progetto generale dell'opera stradale
specificazione planimetrica delle previsioni di PRG.
Per quanto concerne la grande viabilità il PRG si limita a recepire il progetto, in parte in via di realizzazione,
della nuova strada di collegamento con il comune di Mussomeli, che si innesta sulla S.V. Palermo - Agrigento
con un nuovo complesso snodo viario in località Tumarrano.
E’ stato tenuto conto pure del progetto di collegamento con Castronovo di Sicilia, la cui realizzazione è stata di
recente autorizzata dall'Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente.
Dati i limiti temporali che sono oggi posti alle previsioni del PRG, per effetto della limitata efficacia dei vincoli
preordinati alla espropriazione, è stato ritenuto nè utile nè opportuno prevedere nel PRG nuova viabilità di
collegamento con i territori circostanti.
IV.2.8.2 Il verde agricolo produttivo.
Le scelte strategiche generali che il PRG assume per il territorio agricolo tendono a privilegiare l'utilizzazione
agricola dei terreni rispetto ad altre destinazioni possibili, in tutti quei casi in cui esiste una concreta
potenzialità di sviluppo della produzione agricola. Fà eccezione, a tale impostazione di principio, per esplicita
indicazione data dal Consiglio comunale in sede di valutazione dello studio di massima, l’area del Tumarrano,
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nella quale esistono aree pianeggianti, le cui naturali potenzialità potranno essere notevolmente esaltate a
seguito del completamento dei programmi formulati negli anni passati dalla Regione e dal Consorzio di Bonifica
e che hanno già prodotto la costituzione a monte di bacini idrici e serbatoi di raccolta.
Ferma restando la volontà di potenziare in quest’area la produzione agricola, si è però prevista anche la
possibilità di potenziare il comparto produttivo attraverso la realizzazione, lungo il corso del Tumarrano, di vari
nuclei attrezzati. La previsione di diversi piccoli nuclei, piuttosto che di una unica grande area industriale,
consentirà di far coesistere in quest’area, sia le attività agricole che quelle produttive, sfruttando così al meglio
un’area che, per la sua natura pianeggiante e per la felice collocazione territoriale, costituisce una delle più
importanti risorse del territorio cammaratese.
Al fine di garantire uno sviluppo organico dell’agricoltura nelle aree irrigue di valle, il PRG vuole costituire in
queste aree un parco agricolo, nel quale le attività colturali tradizionali possono integrarsi con altre di tipo
innovativo e sperimentale, oltrechè con attività turistiche e culturali, sotto il coordinamento di un unico
organismo costituito dagli stessi proprietari ed avvalendosi del sostegno economico di enti pubblici e del
supporto tecnico di istituti di ricerca e sperimentazione scientifica.
In questa ottica le strutture esistenti di Borgo Callea (insieme ad altre da realizzare ex novo nel triangolo
costituito dal Borgo Callea, dal borgo Pasquale e dall'azienda Sparacia) possono costituire un importante polo
di servizi fortemente tecnologizzati. Nella stessa area potrebbero sorgere strutture di supporto, quali fiere
agricole.
Per quanto concerne i territori agricoli collinari, quelli più direttamente interessati dal presente studio, il PRG
stabilisce una disciplina dell’attività edilizia che tiene conto delle necessità aziendali e che nel contempo
garantisce un corretto inserimento delle opere e dei nuovi manufatti edilizi nel contesto paesaggistico ed
ambientale. Sono comunque enucleati gli ambiti territoriali che, per le loro caratteristiche di grave instabilità
geomorfologica, di interesse storico-archeologico o per la presenza di colture agricole di pregio, non devono
essere interessati da interventi di trasformazione urbanistica.
All'interno delle zone di verde agricolo ricadono taluni manufatti, quali masserie, abbeveratoi, fontane, mulini,
oggi in molti casi inutilizzati ed in stato di avanzato degrado, che per il loro interesse ambientale, storico o
architettonico, devono essere assoggettati ad interventi conservativi. Gli interventi ammessi dal PRG, su tali
manufatti, da specificare in relazione al loro stato di conservazione, sono in particolare la manutenzione, il
restauro, il risanamento conservativo e la ristrutturazione edilizia, senza alterazione delle caratteristiche
architettoniche e volumetriche.
Le destinazioni d'uso ammesse sono quelle congruenti con le caratteristiche tipologiche di ciascun manufatto.
IV.2.8.3 Le aree di verde agricolo compromesso.
Allineandosi ad una tendenza generale che ha interessato negli ultimi trenta anni quasi tutti i centri della
Regione, anche a Cammarata si è verificato negli anni più recenti un fenomeno di diffusione di residenze,
stagionali e non, nel territorio agricolo.
Malgrado la indubbia vocazione turistica del territorio, il processo di urbanizzazione delle campagne ha avuto
però tempi e caratteri assai meno dirompenti che in tanti altri comuni; può anzi affermarsi che esso si è svolto
a Cammarata in forme assolutamente non traumatiche e senza mai compromettere il carattere agricolo del
territorio.
La realizzazione di villette e case stagionali e stabili nel verde agricolo ha interessato, soprattutto, alcune
contrade prossime al centro urbano, quali Balatelle, Filici, San Lorenzo, Sant’Onofrio, Salaci e, con
caratteristiche diverse, i nuclei di Cammarata Scalo e di Borgo Callea.
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Il PRG, oltre a prevedere una parziale riconferma delle zone C2 e C3 contigue al centro urbano, per le parti non
interessate dai vincoli boschivi e dai SIC, enuclea due ambiti, il primo in località San Lorenzo, l'altro in contrada
Filici, nei quali la presenza di costruzioni residenziali è più intensa che altrove.
Le aree di tali ambiti sono state classificate nel PRG come zone C. Qui, infatti, è emersa una situazione di
frazionamento proprietario che non ha consentito, in base a quanto disposto dall’art. 3 del D. I. 2.04.1968, la
classificazione di zona E. Peraltro il livello di urbanizzazione di tali aree è già tale che è stato necessario
prevedere opere di urbanizzazione sia primaria che secondaria, che possono realizzarsi solamente in aree
diverse da quelle agricole. Per tali ragioni, dunque, sono state perimetrale, in tali contrade, alcuni nuclei di zone
C con varie sottoclassificazioni (C4, Cs, Ct), in relazione sia alle condizioni dello stato di fatto che in riferimento
alle potenzialità d’uso futuro.
Al contrario, si è ritenuto che i requisiti di zona E sussistessero, malgrado la presenza di varie costruzioni
residenziali anche stabili, per le aree ubicate subito a nord dell’abitato, in prossimità del costruendo parco
urbano. Per differenziare, comunque, la condizione di tali zone da quelle agricole produttive, nelle norme di
attuazione è stato previsto un diverso regime normativo per tali aree, definite di verde agricolo periurbano.
E’ stato ritenuto, In definitiva, che alla esigenza di residenza nel verde agricolo che sarà espressa nei prossimi
anni dalla popolazione locale, potrà farsi fronte in parte con le aree enucleate come zone C, ed in parte
consentendo la edificazione residenziale nelle zone agricole non soggette a vincoli con gli indici consentiti dalle
norme di legge vigenti. L'utilizzazione di tali indici, infatti, può avvenire immediatamente al di fuori di
complesse procedure urbanistiche e non comporta particolari spese di urbanizzazione, dal momento che
l'inserimento delle nuove costruzioni non altera significativamente il carattere rurale del territorio interessato.
IV.2.8.4 Le zone per le attività produttive.
Riconosce il PRG che certamente il comparto dell'artigianato e dell'industria non potrà mai diventare il settore
trainante dell'economia locale, che dovrà, invece, far leva sullo sviluppo delle attività turistiche ed agricole.
Tuttavia è stato ritenuto opportuno che il nuovo strumento urbanistico si facesse carico di determinare le
condizioni più favorevoli, da un lato per la permanenza delle strutture produttive esistenti, dall'altro per un
ulteriore potenziamento del tessuto produttivo con una offerta diversificata di spazi attrezzati per i diversi
comparti produttivi.
In sintesi per i comparti produttivi del secondario e del commercio il PRG ha previsto:
a) il reinserimento (o il mantenimento nel caso di strutture superstiti), all'interno dell'area urbana
storica, delle piccole strutture di artigianato produttivo e di servizio, che non necessitano di grandi
spazi e che risultano compatibili con la residenza, attraverso il miglioramento delle condizioni generali
di accessibilità;
b) la realizzazione di un’area attrezzata per la media e grande distribuzione commerciale in località
Gianguarna. Tale area, localizzata ai lati della strada provinciale n. 24, insiste parzialmente in ambiti
precedentemente destinati a zone di espansione residenziale ed è destinata specificatamente alla
realizzazione di depositi e grandi spazi commerciali per ospitare tutte quelle attività che oggi
interessano disordinatamente l'area urbana e che risultano incompatibili (o comunque di disturbo)
con le attività residenziali.
c) la sostanziale conferma dell'agglomerato industriale previsto dal precedente Piano in località Scalo,
con alcune modifiche necessarie per tener conto della presenza di alcuni appezzamenti di terreno
destinati a colture specializzate e tenendo comunque presente le direttive date dal Consiglio, riguardo
alla prevalenza delle esigenze del comparto produttivo su quello agricolo. In tale ambito, oltre alla
riorganizzazione degli impianti esistenti e la realizzazione di opere di infrastrutturazione, si prevede il
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completamento con attività di stoccaggio e deposito e della grande distribuzione, sfruttando
adeguatamente la presenza di importanti connessioni viarie e ferroviarie. All'interno di quest'area
ricadono gli impianti ferroviari di Cammarata Scalo, dei quali è stato previsto il potenziamento, anche
attraverso la realizzazione di parcheggi di interscambio, in maniera tale da costituire un importante
nodo di un sistema integrato di trasporto merci e soprattutto passeggeri.
d) la riconfigurazione degli agglomerati previsti dal precedente Piano in località Tumarrano e Borgo
Callea, per tener conto delle nuove condizioni dello stato di fatto derivanti dalla realizzazione (ancora
non completa) di un bacino in località Cannemasche attraverso il quale dovrebbero irrigarsi i terreni
ricadenti nella valle del Tumarrano, e dalla previsione di un nuovo importante collegamento stradale
con Mussomeli e con l'area nissena interna con innesto sulla strada Pa-Ag in corrispondenza dello
svincolo di San Giovanni. La dislocazione degli agglomerati produttivi lungo la valle del Tumarrano è
stata progettata, come già prima rilevato, in maniera tale da sottrarre il minor numero possibile di
aree vocate alla utilizzazione agricola e contemporaneamente di consentire una facile
infrastrutturazione delle aree produttive; per tale ragione sono stati previsti diversi piccoli nuclei, e
non un’unica grande area, in aree pianeggianti e già servite dalla viabilità esistente.
Al di fuori delle aree sin qui descritte sarà comunque data la possibilità di realizzare stabilimenti produttivi per
lo sfruttamento di risorse locali in tutte le aree di verde agricolo non gravate da vincoli di inedificabilità,
rispettando una precisa normativa definita con riferimento ai tipi di lavorazioni ammissibili ed alle
caratteristiche spaziali e di inserimento ambientale dei manufatti da realizzare.
IV.2.8.5 Le aree protette.
La Montagna ha, da sempre, costituito una importantissima risorsa per il territorio cammaratese. La recente
istituzione di una Riserva Naturale Orientata da parte della Regione sull'intero ambito territoriale del monte
Cammarata, oltre a garantire adeguate forma di protezione del patrimonio naturalistico ed ambientale,
dovrebbe determinare le condizioni per una ulteriore valorizzazione, anche a fini turistici, dell'area.
Il PRG, avendo competenze assai limitate per quanto attiene la pianificazione dei territori compresi nella
Riserva, dal momento che questa deve essere garantita, nelle zone A, attraverso specifici Piani di Sistemazione
da compilarsi da parte degli Enti gestori e, nelle zone B, attraverso i Piani di Utilizzazione, ha limitato, se non
mancato del tutto, di intervenire su tali aree. Nel caso di Cammarata, peraltro, le aree di preriserva sono per
una parte interessate da boschi naturali e dalle relative fasce di rispetto, il regime urbanistico delle quali è
definito per legge (art.10, L.R. 16/1996).
L'altra parte, più consistente, della pre-riserva è invece interessata da aree artificialmente rimboschite e dalle
relative fasce di rispetto; per tali aree la norma ammette genericamente tutte le destinazioni agricole. Per
alcune di queste aree, da enucleare attraverso uno studio più approfondito, il PRG ha ritenuto che,
compatibilmente con il vincolo di legge, possano prevedersi, nei Piani di Utilizzazione, attività specificatamente
volte alla valorizzazione turistica della Montagna, quali parchi di campeggio, spazi per il turismo verde e luoghi
di accoglienza e ristoro. Le stesse attività, è stato previsto, possano localizzarsi nelle pendici della montagna
che rimangono comprese tra il centro urbano (zona S. Maria, S. Lucia) e la pre-riserva, in atto interessate da
disordinate attività edilizie e da episodi di incontrollata trasformazione ambientale.
In questa fascia i necessari interventi di recupero ambientale e di rinaturazione possono integrarsi con iniziative
di valorizzazione turistica, che non prevedano la realizzazione di nuove volumetrie edilizie.
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IV.2.8.6 Le nuove aree residenziali.
Per quanto attiene le aree da destinare alla residenza, il nuovo PRG prevede, come già detto, una sostanziale
riconferma delle scelte localizzative già contenute negli strumenti urbanistici vigenti.
Le modiche introdotte, che trovano giustificazione nella necessità di rimodulare, su valori sensibilmente più
bassi di quelli indicati nel precedente PdF, la curva di crescita dei fabbisogni residenziali e di tener conto di
vincoli normativi e fisici esistenti sul territorio, riguardano principalmente la zona a valle dell'abitato, nella
quale erano previste ampie fasce di zone C, a tutt'oggi scarsamente utilizzate per la mancata redazione di piani
particolareggiati di iniziativa pubblica e per le difficili condizioni geomorfologiche dei terreni.
Per tali aree è stata proposta una riconversione in zona D3, nel caso in cui dallo studio geologico non sono
emerse condizioni ostative alla edificazione, ed una destinazione di zona agricola vincolata nel caso delle aree
site in prossimità del torrente Turibolo, interessate da fenomeni di subsidenza e soggette a rischio
idrogeologico molto elevato.
Riguardo a queste ultime si segnala la presenza di edifici, in parte completati ed abitati ed in parte in
costruzione, per la cui utilizzazione dovranno assumersi i necessari provvedimenti.
Il ridimensionamento delle nuove zone di espansione, oltre alle aree di Gianguarna, sin qui descritte, riguarda
alcune zone C localizzate dal PdF vigente in località Balatelle. Si tratta di due distinti ambiti, avulsi dal contesto
urbano, che interessano un'area sin qui completamente esclusa dal processo di urbanizzazione, compresa tra il
vallone Calcara ed il vallone Bianco.
Fatta eccezione per le aree sin qui indicate, tutte le nuove zone residenziali previste dal precedente PdF attorno
al centro urbano, sono state riconfermate quasi identicamente nel nuovo PRG, con aggiustamenti dovuti alle
nuove condizioni dello stato di fatto e, ricorrendone le condizioni, con nuove titolazioni.
Molte delle zone C del previgente PdF, ubicate a monte del paese, presentano, infatti, oggi un livello di
urbanizzazione che giustifica una nuova titolazione come zona B; in questi casi, al fine di evitare complesse
problematiche tecnico giuridiche, pur variando la titolazione, sono state mantenute le stesse normative
urbanistico edilizie del piano previgente. In tal modo, ove ne ricorrano le condizioni, si potrà costruire per
singole concessioni nel rispetto degli allineamenti definiti nel Piano particolareggiato relativo a queste zone. A
tal fine le previsioni dei Piani particolareggiati, ancorché decaduti, sono fatte proprie dal nuovo PRG.
Per quanto riguarda il Borgo Callea, il nuovo PRG, coerentemente al disegno di assegnare ad esso funzioni non
residenziali e in ossequio a quanto indicato nelle direttive consiliari, prevede un forte ridimensionamento della
zona di espansione prevista dal precedente PdF.
Un cenno particolare va fatto, infine, alle problematiche delle aree in località Santa Maria, classificate come
zone C1 nel PdF vigente ma ricadenti nella fascia di rispetto boschivo di cui all'art. 15 della L.r.78/1976 e
successive modifiche. Per tali aree, in sede di approvazione di un Piano particolareggiato esecutivo, è stata
imposta una diversa destinazione (zone di servizi ed attrezzature), per tener conto dei vincoli derivanti dalla
presenza del bosco.
Nelle more di tale riclassificazione, in una parte dell'area sopraindicata, sono state però realizzate tutte le
opere di urbanizzazione primaria, e specificatamente strade, acquedotto, fognatura, pubblica illuminazione.
Al fine di utilizzare le infrastrutture già realizzate, essendo comunque vietati nuovi interventi edilizi, è stata
prevista in tali ambiti la realizzazione di piazzali attrezzati per lo svolgimento di mercati periodici.
Sempre con riferimento alle problematiche derivanti dai vincoli boschivi, va evidenziato come nel PRG sia
prevista una deroga, ai sensi della normativa attualmente vigente, per una porzione di territorio sita nelle
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contrade Filici, Sant’Onofrio, già interessata da urbanizzazione rada e particolarmente vocata per l’uso turistico
stagionale. Al fine di consentire in tali ambiti il completamento edilizio con gli indici massimi consentiti nel
verde agricolo (0,03 mc/mq), nel PRG è stata enucleata una fascia di territorio nella quale, benché ricadente
all'interno della fascia di rispetto del bosco, si potranno realizzare piccole costruzioni stagionali.
Ad eccezione che per le aree sin qui indicate (peraltro di limitata consistenza), non si è ritenuto che sussistano
ragioni valide per proporre l'attivazione di deroghe per le altre estesissime fasce di rispetto boschivo.
IV.2.8.7 Le attrezzature e i servizi.
Anche per quel che riguarda le attrezzature ed i servizi, il PRG ripropone, nelle linee generali, le localizzazioni
del precedente PdF, introducendo però alcune significative innovazioni.
La più importante, per il ruolo che la previsione può assumere nel restituire qualità all'assetto urbanistico della
città, è certamente quella riguardante l'assetto delle aree intorno al torrente Turibolo.
Il PdF, portando alle estreme conseguenze un processo di sopraffazione iniziato ormai da molti anni, prevedeva
interventi di completamento edilizio sin quasi all'asse del torrente.
Nell'ottica di un recupero, architettonico e funzionale, del centro antico della città, il PRG ha ritenuto, invece,
che non possa prescindersi dal recupero ambientale dell'alveo fluviale che lo margina nella parte più bassa.
Per tale ragione le poche aree ancora libere da costruzioni attorno al torrente, sono state vincolate per la
realizzazione di un parco naturale, all'interno del quale si dovrà intervenire, laddove tecnicamente possibile,
con interventi di rinaturazione ed in ogni caso attraverso tecniche di ingegneria naturalistica, per ricostituire, se
non certamente l'ambiente fluviale di un tempo, una cornice di verde ai piedi della città. Il parco percorre
l'intera area urbana storica, iniziando da Gianguarna, costeggiando il fronte orientale della chiesa Madre e,
salendo ancora, il convento di San Domenico sino ad incunearsi profondamente nel tessuto della città sino a
Santa Maria ed all'area delle sorgenti.
Simmetricamente al parco del Turibolo, ma con tutt'altre caratteristiche, a nord della città antica, si sviluppa
un'altra vasta area di verde pubblico, la cui previsione è ripresa, con qualche modifica in ampliamento, dal
precedente piano. L'ampliamento previsto consente di connettere il parco urbano (un primo stralcio del quale
è già in corso di realizzazione) con un altro parco che viene previsto, modificando sensibilmente le previsioni
del precedente piano, attorno al castello.
Tra le grandi attrezzature, il PRG pone in rilievo quelle esistenti ma da completare, ubicate in località Salaci. Qui
il parco suburbano, che si avvantaggia della esistenza di una zona boscata di eccezionale pregio naturalistico da
preservare in maniera rigorosa (ricompressa, peraltro, nella Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata),
le attrezzature sportive esistenti e le grandi strutture ricettive da completare costituiscono, nel loro insieme,
una risorsa straordinariamente importante sulla quale il PRG auspica possano e debbano costruirsi occasioni di
sviluppo per l'intero territorio cammaratese.
Da segnalare, tra le altre previsioni riguardanti le attrezzature di interesse generale, la enucleazione di un’area
per l’istruzione superiore in prossimità del parco urbano, che risponde ad una esigenza particolarmente
avvertita dalla popolazione.
Infine, per quanto attiene il cimitero, in ossequio alle specifiche indicazioni contenute nella delibera di
direttive, il PRG si limita ad indicare un ampliamento di quello esistente; dal momento però che le aree
interessate dal possibile (e necessario) ampliamento ricadono in territorio di San Giovanni Gemini, l'indicazione
contenuta nel piano ha semplicemente il valore di un suggerimento, peraltro da sottoporre ad ulteriori
verifiche anche in relazione alle caratteristiche geologiche dei terreni interessati.
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IV.2.8.8 L’abitato esistente.
Partendo dalla constatazione che in due comparti di edilizia residenziale, ubicati uno a monte, l’altro a valle del
centro abitato, si registrano condizioni di particolare disordine urbanistico ed edilizio, il PRG propone il disegno
di una nuova viabilità urbana e prevede la realizzazione di adeguate urbanizzazioni attraverso una particolare
normativa, specificatamente studiata.
Per il resto, anche nella impossibilità di rimediare ai guasti apportati al paesaggio urbano da interventi edilizi di
saturazione delle aree libere interne o immediatamente contigue ai tessuti storici, (si cita tra tutti la
realizzazione di grandi edifici multipiano in adiacenza al castello, che ne hanno mortificato l’originaria
fisionomia emergente), il PRG si limita a registrare la situazione esistente con piccoli interventi di
riqualificazione funzionale.
IV.2.8.9 Il centro storico.
Le analisi svolte in fase di redazione del PRG hanno fatto emergere con chiarezza l'esistenza di condizioni
patologiche nella parte di città di più antica formazione, riferibili soprattutto ad un generalizzato fenomeno di
abbandono da parte delle fasce sociali più dinamiche ed agiate ed alla emarginazione fisica dai processi di
trasformazione urbanistica che hanno interessato, anche se non sempre positivamente, le altre parti di città. La
conseguenza più diretta è stata l'instaurarsi di processi di degrado delle strutture edilizie e di dequalificazione
dell'ambiente urbano, ad accentuare la quale hanno contribuito taluni interventi di trasformazione edilizia
effettuati con tecniche costruttive e con un linguaggio architettonico del tutto estranei al contesto storico e
comunque di bassa qualità.
Ciònonostante il centro storico di Cammarata rimane la parte più qualificata della città, quella nella quale sono
sedimentate le tradizioni e la cultura della popolazione, nonché quella che presenta le più alte potenzialità di
riuso e trasformazione.
Per questa parte di città il PRG prevede una serie di interventi, i più importanti dei quali sono certamente quelli
tendenti a migliorare l'accessibilità dell'area storica. La soluzione è stata ricercata alla scala di dettaglio,
valutando la possibilità di effettuare piccole demolizioni che migliorino le condizioni di carrabilità e consentano
di realizzare slarghi e luoghi per la sosta dei veicoli, ovvero di realizzare terrazze pensili in aree inedificate e non
direttamente fruibili come spazi a verde, a causa della elevata pendenza.
Per quanto concerne gli interventi edilizi all'interno della città storica, che conformemente alle disposizioni
legislative vigenti (L.R 70/1976) devono avere carattere prevalentemente conservativo, il PRG rinvia allo studio
di dettaglio, nel quale è precisato il grado di trasformabilità delle singole unità edilizie.
Nelle linee generali tali interventi sono definiti attribuendo un valore vincolante alla struttura morfologica
esistente che, specie nelle parti urbane di più antica formazione, costituisce una preziosa testimonianza di
passati modi di vita e di rapporti sociali e che, attraverso le necessarie modifiche edilizie, può ancora offrire un
valido modello abitativo, alternativo a quello della città contemporanea. Devono pertanto essere sottoposti ad
interventi di ripristino conservativo tutti gli spazi pubblici della città storica, le piazze in primo luogo, ma anche
gli slarghi, i cortili, i vicoli affinché riacquistino il loro valore di luoghi di socializzazione e di ambienti
architettonicamente rilevanti.
A livello edilizio in qualche caso potranno consentirsi, attraverso la redazione di piani esecutivi
particolareggiati, interventi di sostituzione e di ripristino secondo le volumetrie proprie della città storica (due o
tre piani fuori terra) ripetendo il linguaggio architettonico e gli schemi compositivi dell'edilizia tradizionale.
Un contributo rilevante alla riqualificazione della città storica potrà ottenersi attraverso la realizzazione, nelle
parti del centro storico particolarmente abbandonate e dequalificate, di interventi di edilizia residenziale
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pubblica, che potranno contribuire in maniera determinante a far ritornare la popolazione nel centro storico,
così come un contributo fondamentale ai fini della rivitalizzazione del centro storico darà, come si è già rilevato,
l'inserimento di attività produttive commerciali e di piccolo artigianato tradizionale.
Il PRG, comunque, precisa che, all'interno del centro storico, devono ritenersi ammissibili interventi di tipo
trasformativo esclusivamente nei casi in cui l'elevato degrado delle strutture non consentano il ricorso ad
interventi di tipo conservativo, ovvero nel caso in cui l'intervento di trasformazione urbanistica sia orientato al
miglioramento delle condizioni di accessibilità pubblica.
Tutti gli interventi sin qui sommariamente descritti trovano una specificazione normativa nelle Prescrizioni
esecutive del PRG relative al centro storico. In esse confluiscono pure tutte le iniziative progettuali sin qui poste
in essere dalla Amministrazione comunale e finalizzate a supportare con finanziamenti pubblici il processo di
recupero edilizio.
IV.2.9 I dati dimensionali del Piano.
IV.2.9.1 Il comparto residenziale.
Come si è già avuto modo di riportare, il PRG è stato progettato per una popolazione residente di 7.500 abitanti
al 2024.
Per soddisfare le esigenze di tale popolazione, oltre a procedere al recupero del patrimonio edilizio esistente
attualmente inutilizzato, occorrerà realizzare una ulteriore nuova volumetria residenziale, che è stata
quantificata in 170.000 mc circa.
Tale nuovo volume, come si evince dalla Tabella riportata di seguito, potrà essere realizzato per una parte,
valutata in circa 55.000 mc., all'interno delle zone di completamento del centro urbano (zone B), per la restante
parte, pari a 115.000 mc. circa, nelle zone C di espansione urbana.
Zona omogenea Superficie Indice di densità
Volume ammissibile
Volume esistente
Capacità insediativa mq mc/mq mc mc ab
Zona A1 136.012 3 408.036 408.036 1.632
Zona A2 36.500 1,5 54.750 54.750 183
Zona B1 194.714 3 584.142 550.000 2.921
Zona B2 99.647 2 199.294 170.000 996
Zona C1 31.518 2,75 86.675 45.000 722
Zona C2 181.561 0,5 90.781 45.000 757
Zona C3 54.873 0,35 19.206 9.000 160
Zona Cr 10.843 1,5 16.265 5.000 81
Totali 745.668 1.459.147 1.286.786 7.452
Nella Tabella non sono comprese le zone C destinate a residenza stagionale ed al turismo rurale.
IV.2.9.2 I comparti produttivi.
Per tener conto delle differenti necessità emerse nei diversi comparti produttivi sono stati previsti nel PRG vari
nuclei di insediamenti produttivi tra loro diversificati e dislocati in diverse parti del territorio comunale, le cui
caratteristiche dimensionali sono riepilogate nella seguente tabella.
Zona Superficie Indice di densità
Volume ammissibile
Volume esistente
mq mc/mq mc mc
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Zona Superficie Indice di densità
Volume ammissibile
Volume esistente
Zona D1 Scalo 161.843 2,25 364.147 100.000
Zona D1 Tumarrano 530.440 2,25 1.193.490 500.000
Totale Zona D1 692.283 2,25 1.557.637 600.000
Zona D2 4604 5 23.020 17.000
Zona D3 21.172 2,5 52.930
Come può rilevarsi le superfici destinate alle attività produttive, il cui dimensionamento complessivo è stato
stimato in 73 ettari circa, sono state suddivise in industriali (zone D1), artigianali (zone D2) e commerciali (zone
D3), le prime sono estese circa 69 Ha, in due nuclei rispettivamente di 16 e 53 ettari, le D2 sono estese 0.5 Ha
circa ed infine le D3 2 ettari.
IV.2.9.3 Verifica degli standard.
In merito alle attrezzature residenziali di interesse locale, di cui all'art. 3 del D.M. 2.04.1968 (asili, scuole,
attrezzature religiose, culturali, socio-assistenziali-sanitarie, amministrative), nonché alle attrezzature generali
(zone F - spazi pubblici attrezzati, parcheggi), il PRG rileva come la verifica degli standard, condotta con
riferimento ad una popolazione prevista di 7.500 abitanti, evidenzi una situazione di deficit rispetto ai minimi
garantiti.
La situazione attuale, relativa all’esistente, raggiunge un indice che è pari a 9,90 mq per abitante; più
precisamente è pari a 1,63 mq/ab per le attrezzature per l’istruzione e a 8,27 mq/ab per le altre. Tale standard
risulta quantitativamente inferiore al minimo che deve essere garantito, pari a 12 mq/ab, suddiviso in 4 mq/ab
per le attrezzature scolastiche e 8 mq/ab per le altre attrezzature.
Al riguardo è fatto rilevare che il deficit rispetto agli standard di legge è determinato soprattutto dalla
dimensione delle attrezzature scolastiche esistenti, che risultano sufficienti, in termini di numero di aule,
rispetto alla popolazione studentesca esistente e prevista, ma che sono realizzate in lotti aventi superfici
largamente al di sotto delle dimensioni minime consigliate dagli standard.
Il deficit è comunque anche determinato dalla mancanza di asili nido e scuole materne e, pertanto, nei piani
esecutivi dovranno essere previsti nuclei di attrezzature appartenenti a queste categorie, in maniera tale da
raggiungere gli standard minimi prescritti.
IV.2.10 Programma e fasi di attuazione del Piano.
Osserva il progettista del PRG che in una condizione di estrema complessità come quella che caratterizza
l'attuale fase evolutiva della realtà di Cammarata, non è certamente facile identificare, tra gli interventi previsti
dal Piano, priorità di realizzazione; ogni intervento progettato può contribuire infatti a risolvere problemi per i
quali, in diverso modo, esistono aspettative.
Il compito è reso ulteriormente difficile dalla natura stessa del piano, che si qualifica complessivamente come
un progetto di riqualificazione urbanistica e di sviluppo economico; un progetto che certamente dovrà essere
gestito, guidato e stimolato dalla Amministrazione comunale ma che in certa misura potrà attuarsi con
l'impegno economico diretto dei cittadini e che risulta pertanto difficilmente programmabile.
Nelle linee generali si ritiene che le energie politiche, tecniche, amministrative e finanziarie più consistenti
debbano essere rivolte, nei primi anni di applicazione del Piano, al recupero della città storica, non tanto e non
solo perchè essa rappresenta la memoria costruita, preziosa testimonianza di una non più riproducibile cultura
materiale ed architettonica, ma anche perchè dal recupero delle abitazioni degradate ed inutilizzate del centro
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storico può derivare un contributo consistente alla risoluzione dei problemi abitativi del paese, con il duplice
risultato di riassegnare al centro storico il ruolo primario che gli appartiene e di evitare processi di ulteriore
dilatazione del territorio.
Nel campo degli interventi di supporto alle attività economiche, assoluta priorità è data a quelli relativi alle
attività produttive, alla realizzazione di aree attrezzate per il commercio periodico su aree pubbliche e alla
realizzazione di aree attrezzate per le attività commerciali, industriali ed artigianali. Per tutte queste aree,
peraltro, sono state predisposte specifiche Prescrizioni esecutive del PRG, che consentono di passare
immediatamente, almeno per i primi stralci, alla fase realizzativa.
IV.2.11 La ripartizione del territorio in Zone Territoriali Omogenee (ZTO).
Il PRG suddivide il territorio comunale di Cammarata nelle seguenti zone e ambiti che risultano delimitati negli
elaborati alle scale 1/10.000 e 1/2000:
a) zone A distinte nelle sottozone A1 ed A2;
b) zone B, distinte nelle sottozone B1, B2;
c) zone C, distinte nelle sottozone C1, C2, C3, C4, Cr, Ct, Cc;
d) zone D, distinte nelle sottozone D1, D2, D3;
e) zone E di verde agricolo, con le specificazioni E1, E2, E3.1, E3.2, EF;
f) zone F di attrezzature di interesse generale;
g) servizi della residenza;
h) aree archeologiche;
i) viabilità e verde stradale.
IV.2.11.1 Destinazione d’uso delle zone.
Le zone residenziali A, B e C sono destinate prevalentemente alla residenza, alle relative urbanizzazioni
primarie ed ai servizi ad essa direttamente connessi.
Negli edifici e nelle aree ricadenti in tali zone sono consentiti, oltre alle abitazioni:
- magazzini e depositi limitatamente ai piani terreni e/o scantinati di edifici residenziali, ovvero in corpi
di fabbrica indipendenti dagli edifici residenziali ma costituenti pertinenze accessorie di questi; sono
esclusi in ogni caso nelle zone residenziali i depositi all'aperto o sotto tettoie e i capannoni in qualsiasi
modo realizzati;
- laboratori a carattere artigianale, purchè vi si eserciti attività non nociva, nè molesta, nè rumorosa;
- alberghi, motel, residences e pensioni;
- sedi bancarie, assicurative e simili;
- esercizi commerciali di vicinato, centri commerciali e medie strutture di vendita al dettaglio e annessi
servizi;
- studi professionali e commerciali, uffici privati;
- uffici pubblici e locali destinati a servizi pubblici;
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- luoghi di culto, di riunione, di divertimento e di svago con i relativi impianti, palestre e circoli sportivi,
ricreativi e culturali, ristoranti, bar, locali di spettacolo;
- centri culturali, sedi di associazioni, biblioteche, scuole, asili nido;
- autorimesse pubbliche e private;
- case-albergo, ostelli della gioventù, case-protette e comunità alloggio per anziani;
- impianti tecnici urbani.
Nell'ambito delle destinazioni d'uso sopraelencate sono consentiti, previo parere dell'UTC e del Responsabile
della Igiene pubblica, cambi di destinazione da sottoporre ad autorizzazione secondo le modalità stabilite
dall'art. 10 della L.R. 37/1985 e succ. mod. Ai fini del rilascio della autorizzazione per nuove destinazioni d’uso,
per gli immobili realizzati in data anteriore all’entrata in vigore della L. 765/1967, la destinazione d’uso
originaria può essere asseverata dal proprietario attraverso specifica dichiarazione sostitutiva dell’atto di
notorietà, da rendere nelle forme di legge.
Sono consentiti inoltre, nelle zone residenziali B e C, centri direzionali e commerciali ed attività commerciali di
vicinato ed attinenti alla media distribuzione, purchè dotati degli spazi pubblici di cui all'art. 5 punto b) del D.M.
2.4.1968.
Le destinazioni d'uso per ciascun edificio dovranno essere assentite anche in funzione della rete viaria urbana
esistente e dei flussi di traffico conseguenti alla destinazione richiesta.
Le zone D sono destinate alle attività produttive, secondo quanto successivamente specificato.
Le zone E sono destinate prevalentemente ad usi agricoli, residenziali e agrituristici e produttivi, secondo
quanto specificato successivamente.
Le zone dei servizi residenziali e le zone F hanno ciascuna una specifica destinazione indicata negli elaborati di
piano. E' comunque facoltà del Consiglio Comunale modificare la destinazione d'uso prevista per tali zone,
attraverso l’approvazione di specifici progetti, senza che ciò costituisca variante allo strumento urbanistico.
Gli edifici di proprietà privata destinati ad uffici ed attrezzature pubbliche, aventi specifica destinazione di zona
F nel PRG, nel caso di trasferimento dell’attività pubblica che in essi si svolge, assumono la classificazione della
zona omogenea all’interno della quale sono inseriti.
In tutte le zone omogenee nelle nuove costruzioni devono essere previsti e vincolati, in applicazione dell'art. 40
della L.R. 19/1972 e succ. mod., spazi da destinare a parcheggi privati ed ai relativi spazi per la manovra e
l'accesso, di superficie non inferiore ad 1/10 della volumetria realizzata. Tale obbligo non sussiste solamente
per gli edifici ricadenti in zona A non raggiungibili in alcun modo da strade carrabili.
Tali spazi possono essere ricavati all'interno delle costruzioni stesse, ovvero in aree esterne di pertinenza
dell'edificio, ovvero anche in aree esterne al lotto, da asservire a mezzo di atto da trascrivere a spese e cura del
richiedente la concessione. In quest'ultimo caso l'area asservita esterna al lotto non contribuisce alla
determinazione della volumetria realizzabile in base agli indici di zona.
IV.2.11.2 Descrizione delle ZTO, parametri urbanistici, interventi ammissibili e
loro modalità.
IV.2.11.2.1 Zone omogenee A.
Sono costituite dal centro urbano di formazione medioevale, dalle successive espansioni sei-settecentesche,
dai tessuti edilizi di saturazione del secolo XIX, dalle aree libere circostanti, nonché dal Borgo Callea.
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Le zone A, perciò, sono distinte in A1: Centro storico urbano e A2: Borgo Callea.
IV.2.11.2.1.1 Zona omogenea A1 – Centro storico urbano.
Zona A1
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
All'interno del
perimetro della zona A1
ricadono il centro
urbano di formazione
medioevale, le
successive espansioni
sei-settecentesche, i
tessuti edilizi di
saturazione del sec. XIX
nonchè le aree libere
circostanti che devono
considerarsi parti
integranti, sotto il
profilo storico e
paesaggistico, degli
insediamenti storici. Di
tali zone il PRG prevede
la salvaguardia fisico-
morfologica,
attribuendo al centro
storico urbano un ruolo
di caposaldo della
nuova organizzazione
funzionale del
territorio.
In considerazione dello stato di
degrado in cui versano molti edifici
ricadenti in tale zona e
dell'importanza del loro recupero ai
fini culturali e/o economici, la zona
A1 è interamente da considerarsi
"zona di recupero" ed in essa si
applicano le norme e le
agevolazioni previste dalla L.
457/78 e successive modificazioni
nazionali e regionali.
Gli interventi di ristrutturazione
urbanistica dovranno avere come
obiettivo la riqualificazione di parti
dell'abitato particolarmente
destrutturate e il raggiungimento di
rilevanti e documentate finalità
sociali e dovranno essere realizzati
nel rispetto degli indici e parametri
stabiliti dal D.M. 2.04.1968 e dei
criteri progettuali fissati nell'art. 55
della L.R. 71/1978 e specificati nella
Circ. ATA n. 3/2000. La
realizzazione di tali interventi è
comunque subordinata alla
approvazione di specifici piani
particolareggiati esecutivi.
Gli interventi, di iniziativa sia pubblica che privata,
dovranno tendere a far assumere a questa parte di
città il ruolo centrale che le è proprio, oggi in buona
misura perduto, conservando la struttura morfologica
complessiva ed adeguando le caratteristiche
tipologiche del patrimonio edilizio esistente alle attuali
necessità abitative e ricettive.
Le previsioni del PRG per la zona A1 trovano
specificazione nelle Prescrizioni Esecutive progettate in
conformità alla Circ. A.T.A. n. 3/2000, nelle quali sono
specificate, per ciascuna unità edilizia, le modalità di
intervento ammesse e sono identificati gli ambiti da
sottoporre a ristrutturazione urbanistica.
Nella zona A1 possono localizzarsi Programmi
costruttivi per l'edilizia residenziale pubblica
sovvenzionata, convenzionata e agevolata, Piani di
Recupero ovvero Programmi urbani complessi.
In considerazione del carattere unitario della zona e
del ruolo che essa dovrà assolvere nell'assetto
urbanistico complessivo della città, l'Amministrazione
potrà predisporre per l'intera zona A1 o per alcune sue
parti un Piano Programma per il Decoro Urbano,
costituente specificazione del Regolamento Edilizio e
da approvare con le stesse procedure, all'interno del
quale precisare i materiali ed i colori da impiegare
nelle facciate degli edifici pubblici e privati, i modelli
progettuali ai quali dovranno uniformarsi gli enti
erogatori di servizi a rete negli interventi in spazi
pubblici per la realizzazione di tubazioni, cavidotti,
contatori, cabine, etc., i tipi di pavimentazione e di
arredo degli spazi pubblici e privati di uso collettivo, il
disegno delle vetrine, delle targhe stradali e degli spazi
pubblicitari e quant'altro occorra per garantire il
decoro urbano.
IV.2.11.2.1.2 Zona omogenea A2 – Borgo Callea.
Zona A2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Rientrano in questa zona il
“Borgo Callea” realizzato nel
secolo scorso in località
Tumarrano, e le costruzioni
residenziali ad esso
immediatamente adiacenti.
Ai fini, comunque, della
presente valutazione, la zona
Le destinazioni ammesse, oltre a quelle residenziali, sono
tutte quelle occorrenti per costituire un nucleo attrezzato di
servizi rivolto al territorio agricolo, quali uffici, sale riunioni,
sale mostre, aule didattiche e simili.
In considerazione del suo interesse storico documentativo il
complesso è sottoposto ad un regime di tutela che ne
preservi l’identità morfo-tipologica pur consentendo gli
interventi necessari per la sua rifunzionalizzazione.
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Zona A2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
omogenea A2, per la
notevole distanza che la
separa dai SIC, non si ritiene
possa avere alcuna influenza.
Sono in particolare consentiti gli interventi di cui alle lett. a),
b), c), d) dell’art. 20 della L.R. 71/1978, nonche quelli
occorrenti per adattare le strutture edilizie esistenti alle
nuove destinazioni d’uso.
IV.2.11.2.2 Zone omogenee B.
Sono classificate zone B le parti del territorio comunale aventi le caratteristiche stabilite dall'art. 2 lett.b) del
D.M. 2.4.1968.
In considerazione delle diverse caratteristiche di edificazione e del diverso ruolo nel contesto territoriale le
zone B sono suddivise nelle sottozone B1 e B2.
In tutte le zone B è ammessa l'attuazione per singole concessioni soltanto quando i lotti risultino
immediatamente serviti dalle principali opere di urbanizzazione primaria (acquedotto, fognatura e strade). In
assenza di una o più di tali opere occorre procedere attraverso piani esecutivi.
Tali piani saranno estesi di norma, e salvo quanto di seguito specificato per ciascuna sottozona, alla intera zona
omogenea delimitata nel PRG da strade e zone a diversa destinazione. All'interno del piano esecutivo, oltre agli
eventuali spazi per la viabilità, dovranno reperirsi spazi relativi a tutte le opere di urbanizzazione primaria e
secondaria, nella misura di 9 mq per ogni cento metri cubi di costruzione; tali spazi dovranno essere accorpati
in ambiti direttamente raggiungibili da strade e spazi pubblici e ciascuno avente dimensione tale da garantire la
funzionalità del servizio da allocare.
Le eventuali strade interne alle lottizzazioni devono avere una sezione trasversale in nessun caso inferiore a m.
8,00 e comunque non inferiore a quella media delle strade esistenti delle quali costituiscono il prolungamento,
dovranno porsi in continuità con le strade esistenti ed essere progettate in maniera tale che, quando sarà
saturata la volumetria realizzabile nell'ambito della zona omogenea, non rimangano strade a fondo cieco. Nel
caso in cui venga dimostrata la assoluta impossibilità tecnica, per la natura del terreno, di ricollegare la nuova
viabilità alle strade esistenti chiudendo le maglie stradali e debba pertanto necessariamente prevedersi una
strada a fondo cieco, dovranno prevedersi al termine della strada adeguati spazi pubblici per la agevole
manovra delle autovetture.
Nelle nuove lottizzazioni riguardanti ambiti in parte già edificati non possono essere ulteriormente frazionate
né comunque utilizzate per la formazione di nuovi lotti le parti di terreno già asservite o vincolate per la
realizzazione degli edifici esistenti in forza della pre-vigente disciplina urbanistica, a meno che l'area vincolata
non risulti maggiore di quella strettamente necessaria in base ai nuovi indici.
Nelle aree interessate da lottizzazioni convenzionate in corso di validità, nonché in quelle comprese all'interno
di piani esecutivi di iniziativa pubblica e privata vigenti, o che tali si rendano prima della adozione del presente
Piano, si applicano, in deroga alle disposizioni contenute nelle presenti norme e nel Regolamento Edilizio, e
sino alla approvazione delle stesse, le indicazioni plano-volumetriche e normative contenute nei piani
approvati.
Sono comunque fatte salve le previsioni contenute in concessioni edilizie già rilasciate e in corso di validità.
Gli edifici, o le parti di edifici (mansarde, locali tecnici), vincolati a particolari destinazioni in forza di norme pre-
vigenti possono essere destinati a tutti gli usi ammessi all'interno delle zone B, a condizione che vengano
rispettati i parametri di edificazione di seguito specificati per ciascuna sottozona omogenea.
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Non è ammessa in nessun caso una diversa utilizzazione degli immobili destinati a parcheggio in attuazione
dell'art. 40 della L.R. 19/1972 e succ. mod.
Le sedi stradali, le piazze e gli spazi di uso pubblico in genere ricadenti all'interno delle zone omogenee B sono
inedificabili. In tali aree, al di sotto del piano stradale, può tuttavia essere consentita la realizzazione di
parcheggi ed autorimesse, anche da parte di privati, in attuazione della L. 122/1991 e succ. mod.
In tutte le zone B è in ogni caso prescritta una distanza minima di m. 10 tra pareti finestrate e pareti antistanti,
anche non finestrate.
IV.2.11.2.2.1 Zona B1 – Area urbana consolidata.
Zona B1
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Rientrano in tale
classificazione le parti
di città di formazione
recente, prive di
interesse storico ed
ambientale, per lo più
già normate come
zone B1 dal P. di F.
previgente. In tali
sottozone il PRG, al
fine di garantire la
necessaria continuità
normativa, ripropone
sostanzialmente le
norme previgenti.
Gli interventi di nuova edificazione in lotti esistenti
alla data di adozione del presente piano, che
risultino interclusi e che abbiano superficie non
superiore a mq. 120, deve avvenire nel rispetto
delle seguenti prescrizioni:
- la densità edilizia massima sarà pari a 9 mc/mq;
- l'altezza massima sarà pari a ml. 11 con non più di
tre piani fuori terra;
- l'edificazione è consentita sul preesistente
allineamento stradale, anche in deroga alle norme
generali sui distacchi.
Gli interventi di demolizione e ricostruzione e di
nuova edificazione non rientranti nella fattispecie di
cui al comma precedente devono rispettare le
seguenti prescrizioni:
- la densità fondiaria massima è stabilita in 5
mc/mq;
l'altezza massima sarà pari a ml. 14,00;
la distanza minima dai confini del lotto e dalle
strade è stabilita in m.5, salvo maggiori distacchi
determinati dal rispetto della normativa sismica;
sono ammesse le costruzioni in aderenza;
- nel caso di demolizione e ricostruzione
l'edificazione è consentita sul preesistente
allineamento stradale, anche in deroga alle norme
generali sui distacchi.
All'interno di tali sottozone sono
consentiti in particolare interventi
rivolti alla conservazione ed alla
trasformazione, anche mediante
demolizione e ricostruzione,
dell'edilizia esistente e al
completamento degli isolati esistenti.
In particolare sono consentiti, previo
rilascio di singola concessione edilizia,
interventi di manutenzione,
ristrutturazione edilizia, ampliamento,
sopraelevazione, demolizione e
ricostruzione, nuova costruzione in lotti
già urbanizzati.
I piani esecutivi eventualmente
occorrenti dovranno essere estesi ad
una porzione di zona B1 delimitata da
strade e spazi pubblici esistenti; nel
caso in cui tali porzioni abbiano
estensione superiore a 5.000 mq. è
consentito estendere la lottizzazione
ad ambiti di più ridotta dimensione. In
questo caso la lottizzazione è
approvata dal Consiglio comunale,
previa verifica della mancanza di
pregiudizio per l’attività dei terzi.
IV.2.11.2.2.2 Zone B2 – Aree urbane da completare.
Zona B2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Rientrano in tale classificazione le parti di città di
formazione recente, prive di interesse storico ed
ambientale, prevalentemente già normate come zone C1
nel Piano previgente ed oggi urbanizzate con indici e
densità superiori a quelle stabilite dal D.M. 2.4.1968.
All’interno delle zone B2 rientrano taluni ambiti
caratterizzati da particolare disordine urbanistico, nei quali
Gli interventi ammessi ed i parametri di
edificazione sono quelli specificati per
le zone B1, ad eccezione della densità
fondiaria massima nei lotti di superficie
superiore a mq. 120, che non potrà
superare 3,50 mc/mq. e dell’altezza
degli edifici negli stessi lotti, che non
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Zona B2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
si applicano le disposizioni per le zone C. può superare i 10,00 m.
IV.2.11.2.3 Zone C.
Comprendono le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti abitativi ovvero al completamento degli
insediamenti esistenti che non possono classificarsi come zone B ai sensi dell'art. 2 del D.I. n. 1444/1968.
Le zone C, a seconda delle diverse caratteristiche di edificabilità, sono suddivise nelle seguenti sottozone: C1,
C2, C3, C4, Cr, Ct, Cc.
L'edificazione nelle zone C è subordinata alla approvazione di un piano attuativo esteso di norma, e salvo
quanto di seguito specificato per ciascuna sottozona, alla intera zona omogenea delimitata nel PRG da strade e
zone a diversa destinazione. All'interno del piano esecutivo, oltre agli eventuali spazi per la viabilità, dovranno
reperirsi spazi relativi a tutte le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, nella misura di 12 mq per ogni
cento metri cubi di costruzione; tali spazi dovranno essere accorpati in ambiti direttamente raggiungibili da
strade e spazi pubblici e ciascuno avente dimensione tale da garantire la funzionalità del servizio da allocare.
Le eventuali strade interne alle lottizzazioni devono avere una sezione trasversale in nessun caso inferiore a m.
10 e comunque non inferiore a quella media delle strade esistenti delle quali costituiscono il prolungamento,
dovranno porsi in continuità con le strade esistenti ed essere progettate in maniera tale che, quando sarà
saturata la volumetria realizzabile nell'ambito della zona omogenea, non rimangano strade a fondo cieco. Nel
caso in cui venga dimostrata la assoluta impossibilità tecnica, per la natura del terreno, di ricollegare la nuova
viabilità alle strade esistenti chiudendo le maglie stradali e debba pertanto necessariamente prevedersi una
strada a fondo cieco, dovranno prevedersi al termine della strada adeguati spazi pubblici per la agevole
manovra delle autovetture.
Nelle nuove lottizzazioni riguardanti ambiti in parte già edificati non possono essere ulteriormente frazionate
nè comunque utilizzate per la formazione di nuovi lotti le parti di terreno già asservite o vincolate per la
realizzazione degli edifici esistenti in forza della previgente disciplina urbanistica, a meno che l'area vincolata
non risulti maggiore di quella strettamente necessaria in base ai nuovi indici.
E' fatto esplicito divieto di procedere al frazionamento catastale di terreni ricadenti nelle zone omogenee C se
non a seguito della approvazione di piani esecutivi o comunque nei casi consentiti dalla legge.
Nell'ambito delle zone C, per la realizzazione di iniziative turistico-ricettive a gestione unitaria, rientranti tra
quelle specificate nell'art. 3 della L.R. 27/1996, gli indici di fabbricabilità appresso specificati per ciascuna zona
possono essere aumentati di una quantità non superiore al 50%. Il rilascio della concessione in questo caso
resta subordinato alla istituzione di uno specifico vincolo di destinazione ad attività alberghiere, registrato e
trascritto nelle forme di legge.
Su aree dotate delle principali opere di urbanizzazione e prospicienti su strade di larghezza non inferiore a ml.
7.50, nei lotti coincidenti con particelle catastali derivanti da un regolare frazionamento perfezionato alla data
di adozione del presente piano, è consentita l’edificazione per singola concessione nel rispetto degli indici e
parametri appresso specificati per ciascuna sottozona.
Il rilascio della concessione in questo caso deve prevedere la monetizzazione degli spazi di urbanizzazione
primaria e secondaria nella quantità prevista nella stessa zona ed è subordinato al versamento alle casse
comunali delle somme corrispondenti, aggiuntive rispetto agli oneri di urbanizzazione.
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In tutte le zone C le nuove iniziative edilizie dovranno essere progettate rispettando il più possibile l'assetto
morfologico e vegetazionale preesistente; in particolare è di norma fatto divieto di rimuovere, oltre che gli
alberi ornamentali, anche le alberature di alto fusto appartenenti alle specie agrarie locali, quali ulivi, mandorli,
bagolari, noci, etc., se non per comprovate ragioni che dovranno comunque essere evidenziate in ciascun
progetto.
IV.2.11.2.3.1 Zone C1 – Aree di espansione urbana.
Zona C1
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono così classificate le
aree, localizzate nelle
immediate adiacenze della
città consolidata,
prevalentemente già
classificate zona C1 dal pre-
vigente Piano.
Le previsioni del PRG per tali
zone si attuano a mezzo di piani
esecutivi redatti nel rispetto dei
seguenti indici e parametri:
a) indice di fabbricabilità
territoriale non superiore a
2,75 mc/mq;
b) indice di fabbricabilità
fondiaria non superiore a 3,50
mc/mq;
c) altezza massima assoluta ml.
10,00.
d) distanza minima fra pareti
finestrate e pareti di edifici
antistanti non inferiore
all’altezza dell’edificio più alto
con un minimo assoluto di m.
10;
e) distanza minima delle
costruzioni dal ciglio stradale
non inferiore a m. 7,50 e
comunque a quanto stabilito
per ciascuna categoria di strada
dal Codice della strada.
Nel rispetto delle norme suddette è ammessa la
costruzione di case isolate o a schiera.
Ai fini della verifica dell'indice di fabbricabilità
territoriale, va assunta come superficie territoriale
l'area, di proprietà dei lottizzanti, costituente un unico
ambito continuo e destinata nel PRG a zona C1, ed
eventualmente anche a viabilità pubblica o a servizi
residenziali pubblici.
Sul patrimonio edilizio esistente sono consentiti, per
singola concessione, interventi di ristrutturazione nel
rispetto della volumetria esistente, nonché interventi
di ampliamento, sopraelevazione, demolizione e
ricostruzione nel rispetto dei parametri di cui alle lett.
b), c), d), e) del precedente comma 2.
Nel caso di ambiti compresi tra edifici esistenti e
viabilità o spazi pubblici può essere consentita la
lottizzazione di aree che interessano una superficie
minore dell’intera zona contraddistinta dallo stesso
simbolo alfanumerico; ai fini della approvazione di tali
piani dovrà in particolare verificarsi che la lottizzazione
proposta non sia di pregiudizio per i proprietari degli
altri lotti edificabili ricadenti all'interno della stessa
zona omogenea, e che risulti garantita la possibilità di
prevedere all'interno della lottizzazione almeno una
unità funzionale di aree per verde e parcheggi.
IV.2.11.2.3.2 Zone C2 – Aree residenziali periurbane.
Zona C2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono così classificate le
aree, localizzate a
margine della città
esistente, destinate a
residenze stabili o
stagionali
Le previsioni del PRG per tali zone si
attuano a mezzo di piani esecutivi redatti
nel rispetto dei seguenti indici e parametri:
a) indice di fabbricabilità territoriale non
superiore a 0,50 mc/mq;
b) indice di fabbricabilità fondiaria non
superiore a 0.75 mc/mq;
c) altezza massima in ciascun punto del
fronte m. 7,50;
d) rapporto di copertura non superiore al
30%;
e) lotto minimo mq. 1000;
f) distanza minima fra fabbricati m. 15, dal
Nel caso di ambiti compresi tra edifici
esistenti e viabilità o spazi pubblici può
essere consentita la lottizzazione di aree che
interessano una superficie minore di quella
sopra specificata; ai fini della approvazione di
tali piani dovrà in particolare verificarsi che la
lottizzazione proposta non sia di pregiudizio
per i proprietari degli altri lotti edificabili
ricadenti all'interno della stessa zona
omogenea, e che risulti garantita la
possibilità di prevedere all'interno della
lottizzazione almeno una unità funzionale di
aree per verde e parcheggi.
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
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Zona C2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
confine m. 7,50;
g) distanza minima delle costruzioni dal
ciglio stradale non inferiore a m. 7,50 e
comunque a quanto stabilito per ciascuna
categoria di strada dal Codice della strada.
L’area minima di intervento urbanistico è
stabilita in mq. 10.000.
Sul patrimonio edilizio esistente sono
consentiti, per singola concessione,
interventi di ristrutturazione nel rispetto
della volumetria esistente, nonché interventi
di ampliamento, sopraelevazione,
demolizione e ricostruzione, nel rispetto dei
parametri di cui alle lett. b), c), d), f), g).
IV.2.11.2.3.3 Zone C3 – Zone residenziali a bassa densità.
Zona C3
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro
modalità
Sono così classificate le
aree, localizzate ad una
certa distanza dalla
città esistente,
destinate a residenze
stabili o stagionali a
bassa densità.
Si applicano le disposizioni indicate per le zone C2, con le seguenti
specificazioni:
a) indice di fabbricabilità territoriale non superiore a 0,35 mc/mq;
b) indice di fabbricabilità fondiaria non superiore a 0.50 mc/mq;
c) altezza massima in ciascun punto del fronte m. 7,50;
d) rapporto di copertura non superiore al 20%;
e) lotto minimo mq. 1.500;
f) distanza minima fra fabbricati m. 20, dal confine m. 10;
g) distanza minima delle costruzioni dal ciglio stradale non
inferiore a m. 10 e comunque a quanto stabilito per ciascuna
categoria di strada dal Codice della strada.
L’area minima di intervento urbanistico è stabilita in mq. 10.000.
IV.2.11.2.3.4 Zone C4 – Zone residenziali a bassa densità.
Zona C4
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro
modalità
Sono così classificate le
aree destinate a
residenze stabili o
stagionali nel verde.
Si applicano le disposizioni indicate per le zone C3, con le seguenti
specificazioni:
a) indice di fabbricabilità territoriale non superiore a 0,20 mc/mq;
b) indice di fabbricabilità fondiaria non superiore a 0.30 mc/mq;
c) altezza massima in ciascun punto del fronte m. 7,50;
d) rapporto di copertura non superiore al 30%;
e) lotto minimo mq. 2.000;
f) distanza minima fra fabbricati m. 20, dal confine m. 10;
g) distanza minima delle costruzioni dal ciglio stradale non
inferiore a m. 10 e comunque a quanto stabilito per ciascuna
categoria di strada dal Codice della strada.
L’area minima di intervento urbanistico è stabilita in mq. 10.000.
IV.2.11.2.3.5 Zone Cr – Borgo Callea.
Zona Cr
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono così classificate
le aree destinate alla
realizzazione di un
L'edificazione deve avvenire
nel rispetto dei seguenti
indici e parametri:
E’ prescritta la redazione di un piano esecutivo esteso
all’intera zona Cr contornata da strade e da zone a diversa
destinazione, all'interno dei quali devono essere reperiti gli
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Zona Cr
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
centro residenziale e
di servizio a
completamento del
Borgo Callea.
a) indice di fabbricabilità
territoriale non superiore a
1,5 mc/mq;
b) indice di fabbricabilità
fondiaria non superiore a 2,0
mc/mq;
c) numero massimo dei piani
fuori terra due con l'altezza
massima di m. 7.50;
d) rapporto di copertura non
superiore al 20%;
e) distanza minima fra
fabbricati, nel caso di
distacco, m. 10; dal confine
m. 5,0; dalle pareti finestrate
di edifici esterni al lotto m.
10,0.
f) distanza minima delle
costruzioni dal ciglio stradale
m. 10,0 e comunque non
inferiore a quanto stabilito
per ciascuna categoria di
strada dal Codice della
strada.
spazi di cui all’art. 3 del D.M. 2.04.1968, nella misura minima
di 12 mq/ab.
Sono consentite, sui confini interni del lotto, costruzioni
accessorie, destinate ad autorimessa, lavanderia, magazzino,
aventi altezza massima di m. 3,50 al colmo e m. 2,40 alla
gronda, aventi superficie coperta non superiore ad un ottavo
dell'area rimasta libera dal fabbricato principale.
Nel rispetto delle norme suddette è ammessa la costruzione di
case isolate o a schiera. Le destinazioni ammesse, oltre a
quelle residenziali, sono tutte quelle occorrenti per costituire
un nucleo attrezzato di servizi rivolto al territorio agricolo,
quali uffici, sale riunioni, sale mostre, aule didattiche e simili.
Le costruzioni dovranno inserirsi armonicamente per forma,
dimensione, caratteri stilistici e materiali nell'ambiente rurale
circostante.
Per la realizzazione di programmi privati di investimento
possono essere autorizzati dal Consiglio comunale piani
esecutivi estesi ad ambiti di più ridotta dimensione rispetto a
quella sopra stabilita.
Su aree dotate delle principali opere di urbanizzazione e
prospicienti su strade di larghezza non inferiore a ml. 7.50, nei
lotti coincidenti con particelle catastali derivanti da un
regolare frazionamento perfezionato alla data di adozione del
presente piano, è consentita l’edificazione per singola
concessione nel rispetto degli indici e parametri sopra
specificati.
Il rilascio della concessione in questo caso deve prevedere la
monetizzazione degli spazi di urbanizzazione primaria e
secondaria nella quantità prevista nella stessa zona ed è
subordinato al versamento alle casse comunali delle somme
corrispondenti.
Sul patrimonio edilizio esistente sono consentiti, per singola
concessione, interventi di ristrutturazione nel rispetto della
volumetria esistente, nonché interventi di ampliamento,
sopraelevazione, demolizione e ricostruzione nel rispetto dei
parametri di cui alle lett. b), c), e), f).
IV.2.11.2.3.6 Zone Ct – Complessi turistico-alberghieri-ricettivi.
Zona Ct
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono le parti del
territorio destinate
alla realizzazione di
complessi turistico-
alberghieri-ricettivi a
gestione unitaria.
L’edificazione è subordinata alla approvazione di piani di
lottizzazione di cui all’art. 15 della L.R. 71/1978, da
redigere nel rispetto dei seguenti indici e parametri:
a) indice di fabbricabilità territoriale non superiore a 2,0
mc/mq;
b) numero massimo dei piani fuori terra tre, con
l'altezza massima di m. 11;
c) rapporto di copertura non superiore al 20%;
d) distanza minima dal confine m. 7.50; dalle pareti
All’interno del piano dovranno
prevedersi aree da destinare agli
standard (almeno parcheggi e
verde stradale) nella misura
minima di 15 mq per ogni cento
metri cubi di costruzione.
Le costruzioni dovranno inserirsi
armonicamente, per forma, colore
e dimensione, nel contesto
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Zona Ct
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
finestrate di edifici esterni al lotto m. 10,0.
e) distanza minima delle costruzioni dal ciglio stradale
m. 10,0 e comunque non inferiore a quanto stabilito per
ciascuna categoria di strada dal Codice della strada.
naturale circostante. E’ fatto
divieto di abbattere gli alberi di alto
fusto esistenti all’interno dell’area
di intervento.
IV.2.11.2.3.7 Zone Cc – Complessi ricettivi all’aria aperta.
Zona Cc
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro
modalità
Sono le parti del
territorio destinate
alla realizzazione di
complessi ricettivi
all’area aperta.
L’edificazione è subordinata alla approvazione di piani di
lottizzazione di cui all’art. 15 della L.R. 71/1978, da redigere nel
rispetto delle norme tecniche contenute nella L.R. 14/1982.
All’interno delle zone Cc è consentita la realizzazione di manufatti
edilizi stabili da destinare al pernottamento e ai servizi tecnici,
igienico-sanitari e complementari, da realizzare nel rispetto dei
seguenti indici:
a) indice di fabbricabilità territoriale non superiore a 0.50 mc/mq;
b) numero massimo dei piani fuori terra due, con l'altezza massima
di m. 7,50;
c) rapporto di copertura non superiore al 10%;
d) distanza minima dal confine m. 7.50; dalle pareti finestrate di
edifici esterni al lotto m. 10,0.
e) distanza minima delle costruzioni dal ciglio stradale m. 20 e
comunque non inferiore a quanto stabilito per ciascuna categoria di
strada dal Codice della strada.
Le costruzioni dovranno
inserirsi
armonicamente, per
forma, colore e
dimensione, nel
contesto naturale
circostante. E’ fatto
divieto di abbattere gli
alberi di alto fusto
esistenti all’interno
dell’area di intervento.
IV.2.11.2.4 Servizi della residenza.
Zona S – IC –
V - P
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono le aree destinate a
sedi di attività pubbliche
o di interesse pubblico, di
cui agli art. 3, 4 e 5 del
D.M. 2/4/68 n.1444.
Le aree per i servizi
residenziali sono distinte
nelle tavole di Piano con
le seguenti sigle
alfanumeriche:
S - Attrezzature per la
istruzione
S1 - Asilo nido
S2 - Scuola materna
S3 - Scuola elementare
S4 - Scuola media
IC - Attrezzature di
interesse comune
Nelle zone destinate alle attrezzature per la
istruzione obbligatoria (S) l'indice di
fabbricabilità fondiaria massima è stabilito in
3,5 mc/mq, con un rapporto di copertura
non superiore al 50% ed un indice di
piantumazione arborea, inteso come
rapporto tra la superficie destinata a verde e
la superficie rimasta scoperta da costruzioni,
non inferiore al 30%. Nella progettazione
degli edifici scolastici e delle relative
pertinenze vanno comunque rispettate le
norme tecniche specifiche per ciascuna
categoria di scuola.
Nelle aree destinate ad attrezzature di
interesse comune (IC) l'indice di
fabbricabilità fondiaria massima è stabilito in
2,5 mc/mq, con un rapporto di copertura
non superiore al 50%. All'interno dell'area,
La realizzazione delle previsioni relative a
tali aree avviene previa approvazione di
progetti planovolumetrici o di sistemazione
dell'area estesi di norma all'intero ambito
omogeneo destinato al servizio, nel
rispetto delle leggi specifiche che regolano
i vari tipi di attrezzature. La realizzazione di
edifici ed impianti di interesse pubblico
all'interno delle aree destinate a servizi
può essere affidata in concessione a
società ed imprese private.
Nel caso in cui all'interno delle aree
destinate a servizi ricadano edifici di
interesse storico, artistico o
etnoantropologico, gli interventi edilizi
ammessi, oltre alle eventuali opere interne
occorrenti per l'adeguamento alle
destinazioni d'uso sopra specificate, sono
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Zona S – IC –
V - P
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
IC1 - Attrezzature
religiose
IC2 - Attrezzature
culturali
IC3 – Attrezzature socio-
assistenziali-sanitarie
IC4 – Attrezzature
amministrative
V - Spazi pubblici
attrezzati
V1 - Verde pubblico
V2 - Verde pubblico
attrezzato
P – Parcheggi
nel caso di attrezzature commerciali, vanno
reperite aree da destinare a parcheggi in
misura non inferiore a 80 mq per ogni 100
mq di superficie lorda di pavimento di edifici
commerciali, oltre ai parcheggi pertinenziali
di cui al successivo art. 52.
Nelle aree di verde pubblico ed attrezzato
(V1 e V2) il progetto di sistemazione
dell'area, possibilmente esteso all'intero
ambito, dovrà prevedere la salvaguardia del
valore naturalistico delle comunità vegetali
eventualmente presenti nell’area. Le aree di
verde pubblico, ove non preesistano
comunità vegetali e ne ricorrano le esigenze
in relazione alla posizione nel contesto
urbano, possono anche essere interamente
pavimentate.
Nel verde attrezzato (V2) sono consentite le
costruzioni dirette a garantire piena
funzionalità alle attività ricreative e del
tempo libero in esse previste, quali piazzole
di sosta attrezzate con tavoli e panche,
attrezzature per la pratica sportiva e per il
tempo libero, chioschi, bar, ristoranti,
impianti tecnici e servizi igienici, teatri
all’aperto. Il rapporto di copertura non può
superare il valore di 1/20, l'indice di
fabbricabilità fondiaria il valore 0.3 mc/mq.
L'altezza massima è stabilita in m.4 con una
sola elevazione fuori terra. Nelle aree
destinate a verde attrezzato per lo sport ed il
tempo libero è consentita, oltre alla
realizzazione di attrezzature sportive
all'aperto e la organizzazione di spazi per il
tempo libero, la realizzazione di impianti al
chiuso quali palestre, piscine coperte, con un
indice di fabbricabilità fondiaria non
superiore a 2,5 mc/mq, un rapporto di
copertura non superiore ad 1/3 ed una
distanza dai confini del lotto e dalle strade di
m. 10. Nell'ambito delle zone V2 vanno
previsti spazi per parcheggi pubblici di
dimensione adeguata al prevedibile afflusso
di automezzi e comunque di estensione non
inferiore al 10% dell'intera area.
solamente quelli di manutenzione,
restauro e risanamento conservativo degli
edifici esistenti.
E' in ogni caso fatto divieto di procedere
all'abbattimento di alberature di alto fusto
presenti all'interno delle aree destinate a
servizi.
I progetti relativi alle aree dei servizi
residenziali dovranno sempre specificare le
essenze arboree ed arbustive da
impiantare nelle parti scoperte dell'area
nonché le tipologie di recinzione da
adottare.
Nelle aree destinate a parcheggi (P), fermo
restando il perimetro esterno dell'area è
ammesso un disegno diverso rispetto a
quello eventualmente indicato
nell'elaborato di zonizzazione del Prg. Sono
consentiti in particolare parcheggi di
superficie, ma anche, ove ne ricorra
l’esigenza, multipiano o sotterranei.
Le destinazioni d'uso indicate per ciascuna
area negli elaborati di zonizzazione hanno
generalmente valore prescrittivo tuttavia,
per ragioni connesse alla migliore
funzionalità del servizio pubblico, possono
essere variate, nell'ambito delle
destinazioni elencate nel presente articolo,
attraverso l’approvazione del relativo
progetto da parte del Consiglio comunale,
senza che ciò costituisca variante allo
strumento urbanistico.
Le destinazioni hanno invece sempre
valore prescrittivo nel caso della
realizzazione da parte di soggetti privati.
Parimenti gli indici ed i parametri
sopraspecificati per ciascuna attrezzatura
hanno valore prescrittivo nel caso di
realizzazione da parte di privati; possono
invece motivatamente essere derogate,
per particolari esigenze connesse alla
realizzazione di edifici ed impianti pubblici,
nel caso di realizzazione pubblica.
Sono comunque fatti salvi i progetti
riguardanti le aree destinate a servizi,
anche di massima, già approvati alla data di
adozione del PRG.
IV.2.11.2.5 Zone D.
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Comprendono le parti del territorio comunale destinate ad edifici ed impianti produttivi industriali, artigianali,
commerciali, direzionali.
In relazione alle differenti caratteristiche le zone D sono suddivise nelle sottozone D1, D2, D3.
- Zone D1 - Aree produttive industriali
- Zone D2 - Aree produttive artigianali
- Zona D3 - Aree per attività commerciali
L’attuazione all’interno delle zone D può avvenire, indipendentemente da quanto stabilito ai successivi articoli,
anche mediante piani di lottizzazione convenzionata, redatti ai sensi dell’art. 15 della L.R. 34/1996, d’iniziativa
dei privati o di consorzi di imprese artigiane che dimostrino di avere la disponibilità del 51% delle aree
interessate, ovvero ad iniziativa di consorzi o cooperative di operatori che ne chiedano l’assegnazione, ai sensi
dell’art. 36 della L.R. 30/1997.
Ai piani di lottizzazione si applicano le disposizioni normative previste dal secondo comma dell’art. 15 della L.R.
34/1996.
IV.2.11.2.5.1 Zone D1 – Aree produttive industriali.
Zona D1
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Le zone D1, suddivise in
due diversi agglomerati,
in località Tumarrano ed
in prossimità dello scalo
ferroviario, sono
destinate a costituire un
polo produttivo di
interesse territoriale,
prevalentemente
destinato
all’insediamento di
attività di tipo artigianale
e piccolo industriale.
L'edificazione è subordinata di norma alla
approvazione di un apposito piano
attuativo, riferito ad un'area di
intervento non inferiore a 10.000 mq,
redatto nel rispetto dei seguenti indici e
parametri:
a) rapporto di copertura inferiore o
uguale ad 1/3;
b) indice di fabbricabilità fondiaria non
superiore a 2,25 mc/mq;
c) distanza delle costruzioni dai confini
esterni m. 5, dai confini interni m. 7,50 o
in aderenza, dalle strade m.10, fatte
salve le maggiori distanze prescritte dal
Codice della strada;
d) l'altezza massima delle costruzioni non
può superare m. 10, fatta eccezione per
silos, camini e serbatoi pensili.
e) lotto minimo mq.2.000.
All'interno di ciascun lotto possono
essere previsti, fermi restando i
precedenti indici e parametri, spazi per
uffici dell'azienda per una superficie non
superiore ad un terzo della superficie
utile, nonché un solo alloggio per il
custode od il proprietario dell'azienda, la
cui superficie lorda complessiva non può
superare i mq. 150.
All'interno della zona D1 vanno previste,
oltre alle strade, superfici destinate a
All'interno di tali zone sono consentiti in
particolare:
edifici ed impianti per attività produttive di
qualsiasi genere;
depositi e magazzini di merce all'ingrosso;
laboratori, magazzini, depositi, rimesse, uffici e
sale mostre connessi all'attività di produzione;
esercizi della media e grande distribuzione
commerciale;
locali per attività di commercio all’ingrosso;
uffici pubblici e privati;
centri di rottamazione ed impianti di
stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali;
attrezzature sportive e zone di verde
attrezzato;
viabilità e parcheggi;
servizi di interesse collettivo.
Sul patrimonio edilizio esistente sono sempre
consentiti, per singola concessione, interventi
di manutenzione e ristrutturazione nel rispetto
della volumetria esistente; sono pure
consentiti, esclusivamente per le destinazioni
sopraelencate, interventi di ampliamento,
sopraelevazione, demolizione e ricostruzione
nel rispetto degli indici e parametri appresso
specificati, fatta eccezione per il lotto minimo.
E' consentito il mantenimento delle
destinazioni d'uso esistenti alla data di
adozione del Piano, ancorchè tali destinazioni
siano diverse da quelle sopraelencate.
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Zona D1
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
verde e parcheggi pubblici in misura non
inferiore al 10% della superficie
complessiva.
Vanno previsti adeguati sistemi di
smaltimento dei liquami in conformità
alla normativa vigente.
Con le procedure stabilite dalla legge,
nell’ambito delle zone D1 possono essere
localizzati, previa autorizzazione regionale,
Piani di Insediamento Produttivo (PIP).
IV.2.11.2.5.2 Zone D2 – Aree per la piccola industria e l’artigianato.
Zona D2
Descrizione Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
La sottozona D2,
localizzata nell’area
urbana, è
specificatamente
destinata ad attività
produttive di tipo
artigianale.
I parametri sono i seguenti:
rapporto di copertura inferiore
o uguale ad 2/3;
indice di fabbricabilità fondiaria
non superiore a 5 mc/mq;
distanza delle costruzioni dalle
strade m.10.0, a meno di
maggiori distanze prescritte dal
Codice della strada;
distanza dai confini interni del
lotto m.10.0; è ammessa, sui
confini interni del lotto, la
costruzione di volumi non
eccedenti complessivamente i
100 mc. di altezza non
superiore a m. 3, destinati a
servizi ed impianti tecnologici;
All'interno di tale zona sono consentiti in particolare:
edifici ed impianti per attività artigianali di qualsiasi natura
purchè non nocive ed inquinanti, ai sensi del D.M.
23/12/1976 e successive integrazioni;
laboratori, magazzini, depositi, rimesse, uffici e sale
mostre connessi all'attività di produzione;
depositi, anche all'aria aperta, e magazzini di merce
all'ingrosso;
locali per attività commerciali di media distribuzione,
centri commerciali;
viabilità e parcheggi.
Sul patrimonio edilizio esistente sono consentiti, per
singola concessione, interventi di manutenzione e
ristrutturazione nel rispetto della volumetria esistente;
sono pure consentiti, esclusivamente per le destinazioni
sopraelencate, interventi di ampliamento,
sopraelevazione, demolizione e ricostruzione, nel rispetto
ei parametri riportati nella precedente colonna. All'interno
di ciascun lotto, nel caso di destinazioni di cui ai superiori
punti 1) e 2), possono essere previsti, fermi restando i
precedenti indici e parametri, spazi per un solo alloggio
per il custode, la cui superficie lorda complessiva non può
superare i mq. 150.
IV.2.11.2.5.3 Zone D3 – Aree per attività commerciali.
Zona D3
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
Le sottozone D3
sono
specificatamente
destinate ad
attività produttive
commerciali.
1) indice di
fabbricabilità
territoriale non
superiore a 2,5
mc/mq
2) rapporto di
copertura
inferiore o uguale
al 40%;
All'interno di tali zone sono consentiti in particolare:
a) locali per attività di commercio al dettaglio, esercizi di media e grande
distribuzione commerciale, centri commerciali;
b) cantine, depositi e magazzini di merce all'ingrosso;
c) laboratori, magazzini, depositi, rimesse, uffici e sale espositive;
d) attrezzature annonarie;
e) uffici pubblici e privati;
f) edifici ed impianti per piccole attività artigianali purchè non nocive ed
inquinanti, ai sensi del D.M. 23/12/1976 e successive integrazioni;
g) aree di verde pubblico ed attrezzato;
h) viabilità e parcheggi.
L'edificazione è subordinata alla approvazione di un apposito piano attuativo,
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
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Zona D3
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
riferito ad un'area di intervento estesa almeno 10.000 mq o all’intero ambito,
se di superficie inferiore, redatto nel rispetto degli indici e parametri riportati
nella colonna precedente.
Per comprovate ragioni può essere consentita la lottizzazione di aree che
interessano una superficie minore di 10.000 mq o dell’intera zona
contraddistinta dallo stesso simbolo alfanumerico; ai fini della approvazione di
tali piani dovrà in particolare verificarsi che la lottizzazione proposta non sia di
pregiudizio per i proprietari degli altri lotti edificabili ricadenti all'interno della
stessa zona omogenea, e che risulti garantita la possibilità di prevedere
all'interno della lottizzazione aree di urbanizzazione per verde e parcheggi di
dimensioni congrue.
All'interno delle zone D3 vanno previste, oltre alle strade, superfici destinate a
verde e parcheggi pubblici in misura non inferiore a 100 mq. per ogni 100 mq.
di superficie lorda di pavimento di edifici previsti.
Nell’ambito di ciascun lotto dovranno, in aggiunta, prevedersi i parcheggi
pertinenziali di cui all’art. 18 della L. 765/1967 e succ. mod. ed integr. e, per
quanto riguarda gli esercizi commerciali, i parcheggi per la clientela di cui al
successivo art. 53
IV.2.11.2.6 Zone E.
Sono classificate zone E le parti del territorio comunale destinate alle attività agricole, zootecniche, residenziali,
agrituristiche e a quelle ad esse connesse.
In base alle diverse caratteristiche paesaggistiche, colturali e geomorfologiche, le zone agricole sono suddivise
nelle sottozone E1, E2, E3.1, E3.2
, EF.
In tutte le zone agricole va rispettata nelle nuove costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni
integrali o negli ampliamenti, una distanza dal confine delle strade vicinali pari a metri 10; gli arretramenti dalle
strade statali, provinciali e comunali sono quelli stabiliti dal Regolamento di attuazione del Codice della strada
approvato con D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ. mod.
Le nuove costruzioni dovranno altresì arretrarsi dall'asse delle Regie Trazzere di proprietà demaniale di una
distanza non inferiore alla semicarreggiata di competenza del demanio armentizio.
Le costruzioni di qualsiasi tipo e natura, ad eccezione di quelle finalizzate alla sistemazione idraulica e di quelle
destinate all'attraversamento carrabile e ferroviario, devono arretrarsi dal limite esterno degli argini dei fiumi,
torrenti, incisioni naturali, canali e fossi nei quali scorrano, anche con regime stagionale, acque pubbliche, delle
quantità stabilite dagli artt. 93 e segg. del R.D. n. 523 del 25.07.1904 e comunque di una quantità minima di
m.10. Ai fini della individuazione del limite esterno degli argini va fatto riferimento al limite catastale delle
acque pubbliche.
Nelle aree di verde agricolo ricadenti, a qualunque titolo, sotto il vincolo del D.L. 490/1999, qualsiasi
modificazione della configurazione naturale dei luoghi e dello stato di fatto, nelle more della approvazione del
Piano Territoriale paesistico, va preventivamente assoggettata al parere della competente Soprintendenza ai
BB.CC.AA.
Per la realizzazione di fabbricati agricoli o residenziali da parte dei proprietari dei fondi e dei titolari di aziende
agricole nell'ambito delle zone E è consentito trasferire la volumetria corrispondente alla superficie ricadente in
una o più sottozone E in un'altra sottozona E, purchè facente parte dello stesso fondo e ad esse
immediatamente contigua. La volumetria trasferibile è quella risultante dalla applicazione degli indici,
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52
specificati per ciascuna sottozona E nei successivi articoli, alla superficie del fondo che ricade in ciascuna
sottozona.
In nessun caso è consentito il trasferimento di volumetria tra aree agricole che non siano in immediata
contiguità tra loro e/o tra le quali siano interposte aree di proprietà aliena o strade pubbliche, ad eccezione
delle vicinali.
Nelle zone agricole non può procedersi al frazionamento catastale di terreni per finalità diverse da quelle
strettamente attinenti alle necessità dell'agricoltura o dell'utilizzazione del fondo e comunque al di fuori dei
casi previsti dalla legge.
Nelle zone di verde agricolo non è consentita la realizzazione di opere o strutture finalizzate al deposito e/o alla
commercializzazione di materiali e prodotti diversi da quelli agricoli e zootecnici del fondo, o strettamente
destinati alla coltivazione di fondi agricoli.
E' consentito il mantenimento delle destinazioni d'uso esistenti alla data di adozione del PRG, ancorchè tali
destinazioni siano diverse da quelle ammesse nella sottozona in cui l'area o l'immobile ricade. In tali casi sono
ammessi esclusivamente interventi di manutenzione e ristrutturazione edilizia nel rispetto della volumetria
esistente. Nel caso di demolizione la eventuale ricostruzione deve comunque avvenire nel rispetto delle norme
stabilite per la sottozona nella quale l'edificio ricade.
La nuova edificazione nelle zone E, quando consentita, è subordinata al rilascio di concessione edilizia singola.
All'interno delle zone di verde agricolo ricadono taluni manufatti, quali masserie, abbeveratoi, fontane, mulini,
oggi in molti casi inutilizzati ed in stato di avanzato degrado, che per il loro interesse ambientale, storico o
architettonico, devono essere assoggettati ad interventi conservativi.
Gli interventi ammessi su tali manufatti, da specificare in relazione al loro stato di conservazione, sono in
particolare la manutenzione, il restauro, il risanamento conservativo e la ristrutturazione edilizia senza
alterazione delle caratteristiche architettoniche e volumetriche.
Le destinazioni d'uso ammesse sono quelle congruenti con le caratteristiche tipologiche di ciascun manufatto.
I manufatti rurali di interesse storico-documentativo assoggettati alle disposizioni del presente articolo sono
elencati di seguito, identificandoli con le coordinate delle tavolette IGM:
393718, 4171194, fattoria Montoni Nuovo
389064, 4170681, fattoria Montoni Vecchio
387481, 4169521, masseria Pratameno
386874, 4167088, masseria Ficuzza
377073, 4161797, masseria Guccione
388972, 4171102, abbeveratoio
387837, 4170976, abbeveratoio
389268, 4170326, abbeveratoio
393204, 4169909, abbeveratoio Zoffi
389689, 4169101, abbeveratoio
390385, 4167755, abbeveratoio
389371, 4167587, abbeveratoio
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387228, 4167510, abbeveratoio
392216 4164304, abbeveratoio
384291, 4163898, abbeveratoio
374052, 4163017, abbeveratoio
387978, 4162846, abbeveratoio
387266, 4160075, abbeveratoio
377073, 4159040, abbeveratoio
377073, 4158723, abbeveratoio
384245, 4164208, mulino ad acqua S. Antonio
382513, 4169061, mulino ad acqua del Sale
384265, 4163201, mulino ad acqua S. Maria Trabia
372913, 4164143, fontana Luce di Luna
384503, 4161357, miniera di sale.
Nelle nuove costruzioni devono essere previsti e vincolati, in applicazione dell'art.40 della L.R.19/1972 e succ.
mod., spazi da destinare a parcheggi privati aventi la superficie minima di 1/10 della volumetria realizzata.
IV.2.11.2.6.1 Zone E1 – Aree agricole periurbane.
Zona E1
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono le parti del
territorio agricolo
che, per la loro
vicinanza all'area
urbana, sono
state interessate
negli anni più
recenti da
processi di
urbanizzazione
che hanno, se non
compromesso
totalmente,
certamente
condizionato la
utilizzazione
produttiva dei
suoli.
In tali ambiti il
PRG intende
garantire la
compresenza tra
attività agricole
ed attività
residenziali.
a) costruzioni al servizio
dell'agricoltura, quali silos, fienili
e depositi, serbatoi e vasche fuori
ed entro terra, magazzini per
attrezzi e macchine agricole e
fabbricati rurali in genere: Le
costruzioni devono staccarsi
almeno metri 10 dai confini di
proprietà; l'altezza in ogni fronte
non può superare i 6,00 metri al
colmo con una sola elevazione
fuori terra; il rapporto massimo
di copertura è fissato in 1/50
dell'area impegnata per
l'intervento; l’indice di
fabbricabilità fondiaria non può
superare 0.07 mc/mq;
c) nuove costruzioni destinate
alla residenza anche stagionale
ed alle attività ad essa connesse,
da edificare secondo un indice di
fabbricabilità fondiaria non
superiore a 0.03 mc/mq, con un
distacco minimo dai confini di
m.5, una altezza massima in
Nelle sottozone E1, oltre alle attività di coltivazione della terra
praticate con qualsiasi tecnica colturale (ad eccezione delle
coltivazioni in serra), è consentita la realizzazione di:
a) costruzioni al servizio dell'agricoltura, quali silos, fienili e
depositi, serbatoi e vasche fuori ed entro terra, magazzini per
attrezzi e macchine agricole e fabbricati rurali in genere, che
rispondano a documentate necessità di conduzione del fondo;
non è ammessa la costruzione di fabbricati ed impianti
destinati alla attività zootecnica. Le costruzioni devono
staccarsi almeno metri 10 dai confini di proprietà; l'altezza in
ogni fronte non può superare i 6,00 metri al colmo con una
sola elevazione fuori terra; il rapporto massimo di copertura è
fissato in 1/50 dell'area impegnata per l'intervento; l’indice di
fabbricabilità fondiaria non può superare 0.07 mc/mq;
b) la manutenzione, il restauro e la ristrutturazione degli edifici
esistenti e la loro destinazione ad usi agricoli, residenziali,
commerciali, turistici e produttivi;
c) nuove costruzioni destinate alla residenza anche stagionale
ed alle attività ad essa connesse, da edificare secondo un
indice di fabbricabilità fondiaria non superiore a 0.03 mc/mq,
con un distacco minimo dai confini di m.5, una altezza
massima in ognuno dei fronti non superiore a m. 6, 50 alla
linea di gronda e m.8.00 al colmo, con un numero di piani
complessivo fuori terra non superiore a due, compresi
eventuali piani su pilotis o porticati; è ammessa, in aggiunta al
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Zona E1
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
ognuno dei fronti non superiore a
m. 6, 50 alla linea di gronda e
m.8.00 al colmo, con un numero
di piani complessivo fuori terra
non superiore a due, compresi
eventuali piani su pilotis o
porticati; è ammessa, in aggiunta
al volume principale, la
realizzazione di pilotis, portici e
verande in misura non superiore
ad una volta e mezza la superficie
coperta tompagnata e comunque
all'1,5% dell'area complessiva del
lotto; il rapporto tra la superficie
occupata dalle costruzioni e dalle
sistemazioni esterne relative
(stradelle pavimentate, terrazze
con o senza tettoie, spazi
pavimentati, campetti sportivi e
simili, parcheggi) e l'area totale
impegnata non può superare il
valore del 50%; la rimanente
parte deve essere mantenuta allo
stato naturale, lasciando
inalterate le caratteristiche di
permeabilità del terreno vegetale
esistente; è ammessa la
sistemazione delle superfici
inclinate con terrazze delimitate
da muretti di contenimento in
pietra a vista di altezza non
superiore a cm. 80.
d) nuove costruzioni ed impianti
destinati ad attività agrituristiche
nell'ambito di aziende agricole,
da esplicare con le modalità
specificate nella L.R. 25/1994 e
con gli indici ed i parametri
specificati nel precedente punto
c); i fabbricati esistenti
nell'ambito di aziende agricole,
da utilizzare a scopi agrituristici,
possono essere ampliati per una
volumetria non superiore al 30%
della cubatura esistente e
comunque a 300 mc.;
f) la realizzazione di impianti e
attrezzature pubbliche o di
interesse pubblico di cui all'art. 4
del D.M. 2.04.1968, anche da
volume principale, la realizzazione di pilotis, portici e verande
in misura non superiore ad una volta e mezza la superficie
coperta tompagnata e comunque all'1,5% dell'area
complessiva del lotto; il rapporto tra la superficie occupata
dalle costruzioni e dalle sistemazioni esterne relative (stradelle
pavimentate, terrazze con o senza tettoie, spazi pavimentati,
campetti sportivi e simili, parcheggi) e l'area totale impegnata
non può superare il valore del 50%; la rimanente parte deve
essere mantenuta allo stato naturale, lasciando inalterate le
caratteristiche di permeabilità del terreno vegetale esistente;
è ammessa la sistemazione delle superfici inclinate con
terrazze delimitate da muretti di contenimento in pietra a
vista di altezza non superiore a cm. 80. La realizzazione degli
edifici residenziali nel rispetto dei limiti sopraindicati non può
comportare in nessun caso il frazionamento delle particelle
catastali esistenti;
d) nuove costruzioni ed impianti destinati ad attività
agrituristiche nell'ambito di aziende agricole, da esplicare con
le modalità specificate nella L.R. 25/1994 e con gli indici ed i
parametri specificati nel precedente punto c); i fabbricati
esistenti nell'ambito di aziende agricole, da utilizzare a scopi
agrituristici, possono essere ampliati per una volumetria non
superiore al 30% della cubatura esistente e comunque a 300
mc.; all'interno delle aziende agrituristiche possono prevedersi
spazi attrezzati per l'esercizio di attività sportive, purchè la
superficie complessivamente interessata da tali spazi non sia
superiore ad un dodicesimo dell'area dell'intera azienda;
e) la demolizione e la ricostruzione nei limiti della stessa
volumetria e con gli stessi caratteri architettonici dei fabbricati
esistenti. Gli interventi di demolizione e ricostruzione possono
riguardare esclusivamente singoli fabbricati rurali isolati privi
di interesse architettonico ed ambientale e possono realizzarsi
solamente quando risulti tecnicamente impossibile il recupero
mediante interventi di ristrutturazione o consolidamento. Non
sono ammessi interventi di totale demolizione delle masserie
ed agglomerati rurali indicate con la sigla M nell’elaborato n.
2.
La ricostruzione dei fabbricati demoliti, ove consentita, deve
avvenire nella stessa area di sedime dell'immobile
preesistente, salvo lievi spostamenti che devono essere
giustificati da motivazioni di carattere tecnico-giuridico;
f) la realizzazione di impianti e attrezzature pubbliche o di
interesse pubblico di cui all'art. 4 del D.M. 2.04.1968, anche da
parte di privati, destinate a centri scolastici, ricreativi,
sociosanitari, religiosi e culturali o ad impianti tecnologici con
un indice di densità fondiaria non superiore a 0,03 mc/mq.;
quest'ultimo indice non si applica nel caso di servizi di pubblica
utilità realizzati da Enti pubblici;
g) la realizzazione di impianti sportivi e dei servizi connessi nel
rispetto dei seguenti indici e parametri:
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Zona E1
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
parte di privati, destinate a centri
scolastici, ricreativi, sociosanitari,
religiosi e culturali o ad impianti
tecnologici con un indice di
densità fondiaria non superiore a
0,03 mc/mq.; quest'ultimo indice
non si applica nel caso di servizi
di pubblica utilità realizzati da
Enti pubblici;
g) la realizzazione di impianti
sportivi e dei servizi connessi nel
rispetto dei seguenti indici e
parametri:
- superficie minima di intervento:
mq 5.000;
- rapporto di copertura per le
costruzioni destinate a servizi
igienici, spogliatoi e simili: 1/50
- altezza massima: m. 3,50
- distanza delle costruzioni dai
confini e dalle strade: m.20.
Almeno un terzo dell'area di
intervento deve essere sistemata
a verde con essenze arboree ed
arbustive dei luoghi. Devono
essere realizzate aree a
parcheggio di estensione pari ad
almeno un decimo dell'intera
area di intervento e comunque
commisurate alla prevedibile
affluenza di utenti;
- superficie minima di intervento: mq 5.000;
- rapporto di copertura per le costruzioni destinate a servizi
igienici, spogliatoi e simili: 1/50
- altezza massima: m. 3,50
- distanza delle costruzioni dai confini e dalle strade: m.20.
Almeno un terzo dell'area di intervento deve essere sistemata
a verde con essenze arboree ed arbustive dei luoghi. Devono
essere realizzate aree a parcheggio di estensione pari ad
almeno un decimo dell'intera area di intervento e comunque
commisurate alla prevedibile affluenza di utenti;
h) la trasformazione di trazzere esistenti in rotabili. Il progetto
esecutivo di tali interventi potrà prevedere variazioni
planimetriche rispetto ai tracciati catastali o di PRG,
esclusivamente motivate da documentate necessità di ordine
tecnico-viabilistico e sempre che tali variazioni non
coinvolgano zone diverse da quelle classificate come agricole
dal PRG;
i) interventi di tipo idraulico forestale finalizzati alla protezione
idrogeologica del territorio.
Nell'ambito dello stesso fondo possono cumularsi le
volumetrie stabilite in base ai parametri fissati nei precedenti
punti a) e c) e quelle di cui ai punti a) e d) realizzando corpi di
fabbrica anche adiacenti purchè non in comunicazione tra
loro, nel rispetto delle norme di carattere igienico sanitario
vigenti.
Le volumetrie degli edifici esistenti, ai quali si applicano le
norme dei precedenti punti b) ed e), vanno comunque
conteggiate ai fini del calcolo del volume complessivo
realizzabile nel fondo in base ai parametri stabiliti nel presente
articolo.
IV.2.11.2.6.2 Zone E2 – Verde agricolo produttivo.
Zona E2
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Sono le parti di
territorio
comunale
destinate alla
produzione
agricola e
zootecnica.
a) costruzioni al servizio
dell'agricoltura, quali locali per il
ricovero di animali, silos, fienili e
depositi di cereali, serbatoi e
vasche fuori ed entro terra,
magazzini per attrezzi e macchine
agricole e fabbricati rurali; le
costruzioni devono staccarsi
almeno metri 10 dai confini di
proprietà; l'altezza non può
superare in nessun punto i 6,00
metri; il rapporto massimo di
copertura è fissato in 1/60 dell'area
impegnata per l'intervento. Nel
caso in cui le costruzioni debbano
Nelle sottozone E2, oltre alle attività di coltivazione del
terreno, con qualsiasi tecnica praticate, è consentita la
realizzazione di:
a) costruzioni al servizio dell'agricoltura, quali locali per il
ricovero di animali, silos, fienili e depositi di cereali, serbatoi
e vasche fuori ed entro terra, magazzini per attrezzi e
macchine agricole e fabbricati rurali in genere, che
rispondano a documentate necessità di conduzione del
fondo; le costruzioni devono staccarsi almeno metri 10 dai
confini di proprietà; l'altezza non può superare in nessun
punto i 6,00 metri; il rapporto massimo di copertura è
fissato in 1/60 dell'area impegnata per l'intervento. Nel caso
in cui le costruzioni debbano realizzarsi a servizio di una
azienda agricola o zootecnica può prescindersi dal rispetto
dei parametri sopraindicati, a condizione che la realizzazione
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Zona E2
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
realizzarsi a servizio di una azienda
agricola o zootecnica può
prescindersi dal rispetto dei
parametri sopraindicati, a
condizione che la realizzazione dei
nuovi edifici o impianti sia prevista
all'interno di appositi "Piani di
sviluppo aziendale" e venga
giustificata da una relazione tecnica
agronomica che dimostri la
congruità delle opere progettate in
rapporto alle colture
effettivamente praticate o da
impiantare ed alle reali esigenze
della azienda stessa;
b) impianti e manufatti edilizi
destinati alla lavorazione e
trasformazione dei prodotti agricoli
e zootecnici ed allo sfruttamento a
carattere artigianale di risorse
naturali dell'area nella quale viene
impiantata l'attività produttiva,
quali stabilimenti lattiero-caseari,
di lavorazione di prodotti agricoli
del fondo, captazione ed
imbottigliamento di acque minerali,
laboratori ed impianti per la
lavorazione della pietra locale, e
simili nel rispetto degli indici e
parametri stabiliti dall'art.22 della
L.R. n. 71/78, come modificati
dall'art. 6 della L.R.17/1994;
d) nuove costruzioni destinate alla
residenza anche stagionale ed alle
attività ad essa connesse, da
edificare secondo un indice di
densità fondiaria non superiore a
0.03 mc/mq, con un distacco
minimo dai confini di m.7.5, e di m.
10 dagli altri fabbricati anche
ubicati nella stessa particella, una
altezza massima in ciascun punto
dei fronti non superiore a m.6,50
alla gronda e m. 8,50 al colmo con
un numero di piani complessivo
fuori terra non superiore a due
compresi eventuali piani su pilotis o
porticati; in aggiunta al volume
principale è ammessa la
realizzazione di pilotis, portici e
dei nuovi edifici o impianti sia prevista all'interno di appositi
"Piani di sviluppo aziendale" e venga giustificata da una
relazione tecnica agronomica che dimostri la congruità delle
opere progettate in rapporto alle colture effettivamente
praticate o da impiantare ed alle reali esigenze della azienda
stessa;
b) impianti e manufatti edilizi destinati alla lavorazione e
trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici ed allo
sfruttamento a carattere artigianale di risorse naturali
dell'area nella quale viene impiantata l'attività produttiva,
quali stabilimenti lattiero-caseari, di lavorazione di prodotti
agricoli del fondo, captazione ed imbottigliamento di acque
minerali, laboratori ed impianti per la lavorazione della
pietra locale, e simili nel rispetto degli indici e parametri
stabiliti dall'art.22 della L.R. n. 71/78, come modificati
dall'art. 6 della L.R.17/1994; gli immobili esistenti alla data di
adozione del presente PRG, destinati ad attività produttive,
costruiti in base a regolare concessione edilizia o che hanno
conseguito la concessione in sanatoria, nel caso in cui non
possano essere più destinati alle finalità produttive
originarie, possono essere destinati ad altre utilizzazioni
allorchè siano trascorsi almeno tre anni dalla data del
rilascio della concessione edilizia;
c) la manutenzione, il restauro e la ristrutturazione degli
edifici esistenti e la loro destinazione ad usi agricoli
produttivi, residenziali, commerciali, turistici e produttivi;
d) nuove costruzioni destinate alla residenza anche
stagionale ed alle attività ad essa connesse, da edificare
secondo un indice di densità fondiaria non superiore a 0.03
mc/mq, con un distacco minimo dai confini di m.7.5, e di m.
10 dagli altri fabbricati anche ubicati nella stessa particella,
una altezza massima in ciascun punto dei fronti non
superiore a m.6,50 alla gronda e m. 8,50 al colmo con un
numero di piani complessivo fuori terra non superiore a due
compresi eventuali piani su pilotis o porticati; in aggiunta al
volume principale è ammessa la realizzazione di pilotis,
portici e verande in misura non superiore a quella della
superficie coperta tampognata e comunque all'1,% dell'area
complessiva del lotto; il rapporto tra la superficie occupata
dalle costruzioni e dalle sistemazioni esterne relative
(stradelle, terrazze con o senza tettoie, spazi pavimentati,
campetti sportivi e simili, parcheggi) e l'area totale
impegnata non può superare il valore del 50%; la rimanente
parte deve essere mantenuta allo stato naturale, lasciando
inalterato il terreno vegetale esistente; è ammessa, nel caso
di terreni in pendenza, la sistemazione a terrazzo con
muretti di contenimento in pietra di altezza non superiore a
cm. 80; la realizzazione degli edifici residenziali nel rispetto
dei limiti sopraindicati non può comportare in nessun caso il
frazionamento delle particelle catastali esistenti;
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Zona E2
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
verande in misura non superiore a
quella della superficie coperta
tampognata e comunque all'1,%
dell'area complessiva del lotto; il
rapporto tra la superficie occupata
dalle costruzioni e dalle
sistemazioni esterne relative
(stradelle, terrazze con o senza
tettoie, spazi pavimentati, campetti
sportivi e simili, parcheggi) e l'area
totale impegnata non può superare
il valore del 50%; la rimanente
parte deve essere mantenuta allo
stato naturale, lasciando inalterato
il terreno vegetale esistente; è
ammessa, nel caso di terreni in
pendenza, la sistemazione a
terrazzo con muretti di
contenimento in pietra di altezza
non superiore a cm. 80;
e) nuove costruzioni ed impianti
destinati ad attività agrituristiche
nell'ambito di aziende agricole, da
esplicare con le modalità
specificate nella L.R. 25/1994 e con
gli indici ed i parametri specificati
nel precedente punto d); i
fabbricati esistenti nell'ambito di
aziende agricole, da utilizzare a
scopi agrituristici, possono essere
ampliati per una volumetria non
superiore al 30% della cubatura
esistente e comunque a 300 mc.;
all'interno delle aziende
agrituristiche possono prevedersi
spazi attrezzati per l'esercizio di
attività sportive, purchè la
superficie interessata da tali spazi
non sia superiore ad quarto
dell'area dell'intera azienda;
g) impianti e manufatti edilizi
destinati alla realizzazione, da parte
della Amministrazione comunale, di
stalle sociali. L'edificazione delle
stalle sociali e dei locali annessi
dovrà avvenire rispettando un
rapporto di copertura non
superiore ad 1/4, con una altezza
massima delle costruzioni di m.5 ed
un distacco dai confini di proprietà
e) nuove costruzioni ed impianti destinati ad attività
agrituristiche nell'ambito di aziende agricole, da esplicare
con le modalità specificate nella L.R. 25/1994 e con gli indici
ed i parametri specificati nel precedente punto d); i
fabbricati esistenti nell'ambito di aziende agricole, da
utilizzare a scopi agrituristici, possono essere ampliati per
una volumetria non superiore al 30% della cubatura
esistente e comunque a 300 mc.; all'interno delle aziende
agrituristiche possono prevedersi spazi attrezzati per
l'esercizio di attività sportive, purchè la superficie
interessata da tali spazi non sia superiore ad quarto dell'area
dell'intera azienda;
f) la demolizione e la ricostruzione nei limiti della stessa
volumetria e con la riproposizione dei caratteri architettonici
originali tradizionali, dei fabbricati esistenti. Gli interventi di
demolizione e ricostruzione possono riguardare
esclusivamente singoli fabbricati rurali isolati e possono
realizzarsi solamente quando risulti tecnicamente
impossibile il recupero mediante interventi di
ristrutturazione o consolidamento. Non sono ammessi
interventi di totale demolizione delle masserie ed
agglomerati rurali indicate con la sigla M nell’elaborato n. 2.
La ricostruzione dei volumi demoliti, ove consentita, deve
avvenire nella stessa area di sedime dell'immobile
preesistente, salvo lievi spostamenti che devono essere
giustificati da motivazioni di carattere tecnico-giuridico.
g) impianti e manufatti edilizi destinati alla realizzazione, da
parte della Amministrazione comunale, di stalle sociali;
l'edificazione di tali manufatti potrà interessare aree ubicate
ad una distanza non inferiore a ml. 500 dal centro abitato e
dalle relative zone di espansione esistenti e previste nel PRG,
che saranno prescelte dalla Amministrazione sulla base della
distribuzione delle aziende zootecniche nel territorio, tendo
conto dei criteri di facile accessibilità, di rispetto dei caratteri
geomorfologici del territorio, di corretto inserimento
ambientale e della mancanza di pregiudizi igienico-sanitari.
L'edificazione delle stalle sociali e dei locali annessi dovrà
avvenire rispettando un rapporto di copertura non superiore
ad 1/4, con una altezza massima delle costruzioni di m.5 ed
un distacco dai confini di proprietà di m.20.
h) la trasformazione di trazzere esistenti in rotabili. Il
progetto esecutivo di tali interventi potrà prevedere
variazioni planimetriche rispetto ai tracciati catastali o di
PRG, esclusivamente motivate da documentate necessità di
ordine tecnico-viabilistico e sempre che tali variazioni non
coinvolgano zone diverse da quelle classificate come agricole
dal Prg;
interventi di tipo idraulico forestale finalizzati alla protezione
idrogeologica del territorio.
l) interventi produttivi previsti dalla legislazione regionale
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Zona E2
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
di m.20.
Nell'ambito dello stesso fondo
possono cumularsi le volumetrie
stabilite in base ai parametri fissati
nei precedenti punti a) e d) e quelle
di cui ai punti a) ed e) realizzando
diversi corpi di fabbrica, purchè
non in aderenza tra loro, nel
rispetto delle norme di carattere
igienico sanitario vigenti.
Le volumetrie degli edifici esistenti,
ai quali si applicano le norme dei
precedenti punti c) ed f), vanno
comunque conteggiate ai fini del
calcolo del volume complessivo
realizzabile nel fondo in base ai
parametri stabiliti nel presente
articolo.
vigente.
m) attività di cava e miniera, nel rispetto delle norme
legislative che regolano la materia ed a condizione che
vengano previste adeguate forme di risanamento
ambientale al termine della coltivazione.
Con le procedure previste dalle leggi possono essere
realizzate dalla Pubblica Amministrazione nelle zone E2
discariche di materiali inerti, purchè la loro realizzazione sia
compatibile con le caratteristiche geologiche dall'area e non
costituisca un elemento di alterazione irreversibile del
paesaggio agrario.
Nell'ambito dello stesso fondo possono cumularsi le
volumetrie stabilite in base ai parametri fissati nei
precedenti punti a) e d) e quelle di cui ai punti a) ed e)
realizzando diversi corpi di fabbrica, purchè non in aderenza
tra loro, nel rispetto delle norme di carattere igienico
sanitario vigenti.
Le volumetrie degli edifici esistenti, ai quali si applicano le
norme dei precedenti punti c) ed f), vanno comunque
conteggiate ai fini del calcolo del volume complessivo
realizzabile nel fondo in base ai parametri stabiliti nel
presente articolo.
IV.2.11.2.6.3 Zone E3.1 – Aree boscate e di vegetazione ripariale.
Zona E3.1
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
Sono le parti del
territorio
comunale
interessate da
boschi e fasce di
vegetazione
ripariale e di
macchia,
identificate nello
studio agricolo-
forestale di
supporto al PRG.
Nelle zone E3.1 sono prescritte e consentite le opere volte alla tutela, conservazione
e utilizzazione a fini ricreativi del patrimonio naturale esistente ed alla sua
integrazione; le opere connesse con la regolamentazione idrogeologica, come
argini, terrazzamenti, briglie, nonchè l'apertura di sentieri pedonali e la costruzione
di nuove strade strettamente necessarie per la gestione del patrimonio naturalistico
da realizzarsi con modalità compatibili con le caratteristiche della zona; il
risanamento conservativo, la manutenzione ordinaria e straordinaria, la
ristrutturazione conservativa senza aumento di volume e il cambiamento di
destinazione degli edifici esistenti. E' altresì consentita la costruzione di
infrastrutture necessarie allo svolgimento delle attività proprie dell'
Amministrazione forestale.
Nei punti di maggior pregio naturalistico e paesaggistico, compatibilmente con le
necessità di tutela naturalistica, può prevedersi la realizzazione di aree
opportunamente attrezzate per lo svago ed il tempo libero.
Attorno alle zone E3.1 è stabilita una fascia di rispetto, visualizzata negli elaborati di
zonizzazione del PRG con linea a tratti, all'interno della quale valgono, a meno di
quanto successivamente specificato, le limitazioni di cui all'art.10, 1° c. della L.R.
16/1996 e succ. mod.
In tali fasce, qualunque sia la destinazione di zona prevista nello strumento
urbanistico, sono consentite esclusivamente le opere di manutenzione, restauro e
ristrutturazione senza aumento di volumi dei manufatti edilizi esistenti, nonchè le
opere di sistemazione degli spazi liberi, anche finalizzate ad esigenze diverse da
quelle connesse allo sfruttamento agricolo del terreno, che non comportino
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Zona E3.1
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
alterazioni dell'assetto morfologico del terreno (quali riempimenti o sbancamenti
anche modesti) e dell'assetto paesaggistico.
Nelle parti specificamente indicate nell’elaborato n. 7 con la campitura
corrispondente alla zona E1 (contrada Sant’Onofrio), ai sensi dell'art. 10 della L.R.
16/1996 e succ mod., è ammessa l'edificazione nei limiti definiti nel precedente art.
33, subordinatamente alla approvazioni previste dalla normativa vigente.
Qualsiasi modificazione della configurazione naturale dei luoghi e dello stato di
fatto che interessi le zone E3.1 e le relative aree di rispetto va preventivamente
assoggettata al parere della competente Soprintendenza ai BB.CC.AA. in attuazione
a quanto previsto dall'art. 10, ultimo comma della L.R.16/1996.
Per la realizzazione di opere pubbliche nelle fasce di rispetto boschive è consentito,
con le procedure stabilite dalle norme, derogare dal divieto di edificazione nel
rispetto dei limiti massimi stabiliti dall’art. 42 della L.R. 7/2003.
IV.2.11.2.6.4 Zone E3.2 – Aree artificialmente rimboschite.
Zona E3.2
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
Sono le parti del
territorio
comunale
interessate da
rimboschimenti
artificiali,
identificate nello
studio agricolo-
forestale di
supporto al PRG.
In tali sottozone, compatibilmente con le esigenze di tutela paesaggistica e di
conservazione del patrimonio boschivo esistente, resta salva la facoltà di edificare
nei limiti definiti nei punti a), c) ed e) dell’art. 34 delle Norme di Attuazione, relativo
alle zone a verde agricolo produttivo.
I progetti relativi a nuove costruzioni edilizie non dovranno comunque prevedere
l'abbattimento di essenze forestali esistenti.
Nelle fasce di rispetto attorno alle zone E3.2, visualizzate negli elaborati di
zonizzazione del PRG con linea a tratti, ai sensi dell'art. 10, 8° c. della L.R. 16/1996, è
ammessa l'edificazione nei limiti definiti nell’art. 34 delle Norme di Attuazione,
relativo alle zone a verde agricolo produttivo. .
Qualsiasi modificazione della configurazione naturale dei luoghi e dello stato di
fatto che interessi le zone E3.2 e le relative aree di rispetto va preventivamente
assoggettata al parere della competente Soprintendenza ai BB.CC.AA. in attuazione
a quanto previsto dall'art. 10, ultimo comma della L.R.16/1996.
IV.2.11.2.7 Beni culturali isolati. Masserie e fabbricati rurali di interesse storico-
documentativo.
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
All'interno delle
zone di verde
agricolo sono
individuate nelle
tavole della
zonizzazione
(elaborato n. 7
del PRG), con
apposita
simbologia, alcuni
complessi edilizi e
fabbricati rurali
Per tali immobili sono consentiti tutti gli interventi orientati alla conservazione
dell'impianto morfologico e del carattere architettonico nonchè alla loro
rifunzionalizzazione anche attraverso destinazioni d'uso diverse da quelle agricole
originarie.
In particolare sono sempre consentite, con singole autorizzazioni o concessioni, le
opere manutentive, di restauro, risanamento conservativo e di ristrutturazione
edilizia che non comportino modifiche delle caratteristiche compositive e dei volumi
esistenti, nonchè i cambiamenti di destinazione d'uso che prevedano funzioni
compatibili con le caratteristiche architettoniche degli edifici esistenti e interventi di
sistemazione delle aree esterne che non prevedano rilevanti modificazioni
dell'assetto planoaltimetrico del terreno.
Per la realizzazione di progetti complessi finalizzati alla riqualificazione e
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Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
che, per
l'interesse
architettonico o
etno-
antropologico,
ovvero per la
collocazione in
punti singolari del
paesaggio agrario
e per la perfetta
integrazione
ambientale,
costituiscono
importanti risorse
sulle quali far leva
per sviluppare il
turismo rurale.
rifunzionalizzazione di interi complessi edilizi (masserie o agglomerati di case rurali),
per la realizzazione di centri aziendali agricoli, di complessi agrituristici, di strutture
ricettive di qualsiasi tipo, di strutture sociosanitarie e sportive, possono essere
proposti dai privati proprietari specifici Programmi di Recupero, ovvero Programmi
Integrati di Intervento, all'interno dei quali possono prevedersi, oltre agli interventi
conservativi, interventi di ristrutturazione con ampliamento e di nuova costruzione
nel rispetto delle indicazioni normative di intervento riportate per ciascun
complesso edilizio nelle schede dell'elaborato 9 del PRG. A tal fine le aree di
intervento sono assimilate a zone A.
Nelle schede analitico-normative sono precisati gli interventi edilizi ammessi in
ciascun complesso. Qualora sia ammessa la realizzazione di nuovi fabbricati questi
dovranno distaccarsi di almeno m. 10 dai fabbricati esistenti, tranne nel caso in cui
nelle stesse schede venga indicata la possibilità di realizzare interventi di
"ristrutturazione con ampliamento" o "nuove costruzioni in aderenza".
Vanno comunque rispettate le seguenti prescrizioni:
a) gli interventi sul patrimonio edilizio esistente dovranno prevedere il ripristino
delle caratteristiche architettoniche originarie, attraverso l'uso di materiali e
tecniche costruttive tradizionali e la demolizione delle superfetazioni che hanno
determinato incongrue alterazioni dei rapporti volumetrici tra i diversi corpi di
fabbrica;
b) gli interventi di ampliamento e quelli di nuova costruzione, ove ammessi,
possono comportare un aumento comunque non superiore al 100% del volume
esistente, o in alternativa, tale che il volume complessivo risultante, compreso
l'esistente, non superi l'indice di densità fondiaria di 1.50 mc/mq, calcolato con
riferimento ad un’ambito costituito dal sedime del fabbricato e dalle aree di
pertinenza catastale dei fabbricati stessi nonchè da una fascia di m. 25 attorno a tali
aree. Sono comunque da intendere escluse da tali ambiti le strade pubbliche e le
aree, pur comprese nella fascia di m. 25, che rimangono separate dai fabbricati
esistenti di interesse ambientale da strade pubbliche, sempre che tali aree non
costituiscano pertinenze dei fabbricati stessi.
c) le strutture in ampliamento, ove ammesse, non possono in nessun caso
modificare il carattere spaziale dei cortili esistenti, non sono pertanto consentiti
interventi di sopraelevazione nè di modifica della giacitura di fabbricati esistenti che
delimitano cortili aperti o chiusi; non sono parimenti modificabili, con interventi di
ampliamento, i fronti delle case padronali e delle strutture architettoniche di rilievo;
d) le nuove costruzioni dovranno inserirsi nel contesto costruito in maniera tali da
non risultare dissonanti con il suo carattere architettonico e inserirsi
armonicamente nell'ambiente naturale; a tal fine nella definizione architettonica
dei nuovi edifici dovrà farsi ricorso ad un linguaggio che riprenda, anche
reinterpretandola, la tradizione costruttiva locale e preveda l'uso di materiali non
dissimili da quelli utilizzati nelle strutture di antico impianto;
e) sia negli interventi di ampliamento che nelle nuove costruzioni non può superarsi
in nessun punto dei nuovi fronti l'altezza massima di ml. 7,50 e non possono
realizzarsi più di due piani fuori terra;
f) all'interno dell'area di intervento dovranno prevedersi spazi di sosta e parcheggio
di superficie non inferiore ad 1/10 del volume complessivo;
g) le sistemazioni esterne (pavimentazioni, terrazzamenti, aree a verde) dovranno
essere realizzate in conformità ai modelli tradizionali locali.
All'interno dell'area di intervento, nelle aree libere da costruzioni e non interessate
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Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
da giardini ornamentali o da presenze naturalistiche di rilievo, quali puntare, rocce
affioranti, alberature di alto fusto, etc.., possono realizzarsi attrezzature ed impianti
sportivi senza volume, per una superficie comunque non superiore ad un terzo di
quella non coperta complessiva.
E' sempre prescritto il mantenimento ed il ripristino dei giardini ornamentali
esistenti.
IV.2.11.2.8 Area archeologica.
Descr. Parametri urbanistici
Interventi ammissibili e loro modalità
Rientrano in questa classificazione le aree, in
località Casabella, interessate da ritrovamenti
archeologici e per tale ragione sottoposte a vincolo
diretto in applicazione del D.L. 490/1999.
In tali ambiti sono prescritti e consentiti tutti e
soli gli interventi orientati alla migliore fruizione
pubblica del bene.
IV.2.11.2.9 Zone EF – Zone di parco fluviale agricolo del Platani.
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
Rientrano in
questa
categoria le
parti del
territorio
agricolo,
ricadenti nel
bacino del
fiume Platani,
caratterizzate
da particolare
interesse
ambientale e
naturalistico,
delle quali si
vuole
promuovere il
valore di risorsa
territoriale
attraverso
iniziative rivolte
alla loro
fruizione sociale
a fini educativi,
ricreativi e
culturali.
Nelle more della
approvazione dei Piani
Territoriali di
Utilizzazione, all'interno
delle zone EF sono
consentiti gli interventi
sul patrimonio edilizio
esistente di cui alle lett.
a), b), c) e d) dell'art. 20
della L.R. 71/1978,
nonchè i cambi di
destinazione d'uso,
compresi quelli da usi
agricoli a usi residenziali
e ad essi assimilati. E'
ammesso inoltre
l'esercizio della attività
agricola e zootecnica,
nel rispetto dell'assetto
vegetazionale e delle
essenze arboree di
interesse botanico
esistenti e dell'assetto
geomorfologico dei
suoli.
Le nuove costruzioni, di
qualsiasi tipo, sono
ammesse nei limiti di
0,03 mc/mq.
Le previsioni del PRG relative alle zone EF si attuano attraverso specifici
Piani Territoriali di Utilizzazione, aventi valore giuridico di piani esecutivi
del PRG e contenuti assimilabili a quelli dei Piani di utilizzazione delle
Riserve regionali, all'interno dei quali dovranno essere specificate le
destinazioni d'uso delle aree comprese nel parco, le aree di proprietà
privata da sottoporre eventualmente ad espropriazione per pubblica
utilità per il raggiungimento delle finalità del parco, da classificare come
zone F, le modalità di svolgimento delle attività pubbliche e private e le
relative limitazioni e le norme tecniche di attuazione del Piano.
I Piani Territoriali di Utilizzazione dovranno essere redatti nel rispetto del
sistema dei vincoli operanti sul territorio interessato e visualizzati
nell'elaborato 3, nonchè nel rispetto delle seguenti prescrizioni:
a) nelle parti del territorio del parco destinate ad usi agricoli e non
assoggettate ad espropriazione per pubblica utilità possono applicarsi le
norme di cui all’art. 34 del PRG relativo alle zone a verde agricolo
produttivo, ove esse non contrastino con i vincoli esistenti;
b) nelle parti da destinare ad attrezzature pubbliche e di interesse
pubblico, quali spazi espositivi, centri di educazione ambientale, centri di
sperimentazione, centri per la accoglienza, uffici, etc., per il
raggiungimento delle finalità del parco, è prescritto il recupero ed il riuso
delle strutture edilizie esistenti nel rispetto delle loro caratteristiche
tipologiche ed architettoniche. Solamente nel caso di dimostrata
impossibilità di utilizzare tali strutture per le nuove destinazioni d'uso
richieste si può procedere alla realizzazione di nuovi volumi con un indice
di densità fondiaria di 0,30 mc/mq, una altezza massima di 4 m. Le nuove
costruzioni dovranno inserirsi armonicamente nell'ambiente naturale; a
tal fine nella definizione architettonica dei nuovi edifici dovrà farsi ricorso
ad un linguaggio che riprenda, anche reinterpretandola, la tradizione
costruttiva locale e preveda l'uso di materiali non dissimili da quelli
utilizzati nelle strutture di antico impianto; E' prescritta altresì la
realizzazione di percorsi didattici e di sentieri pedonali, ciclabili e
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Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro modalità
ippoturistici.
La gestione dei servizi pubblici e di interesse pubblico all'interno dei Parchi
territoriali agricoli dovrà essere attuata dal Comune direttamente o
mediante la stipula di convenzioni con altri Enti, Società o Cooperative
specificamente operanti nel settore. Questi ultimi potranno anche farsi
carico della predisposizione del progetto di Piano Territoriale di
Utilizzazione, da approvare, anche per ambiti più ridotti, comunque con le
procedure previste dall'art. 3 della L.R. 71/1978.
Gli interventi all'interno delle zone EF possono attuarsi anche attraverso
strumenti di urbanistica negoziata.
IV.2.11.2.10 Zone F – Attrezzature e servizi di livello urbano e territoriale.
Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro
modalità
Comprendono
le parti del
territorio
destinate ad
attrezzature ed
impianti di
livello generale,
pubblici o di
interesse
pubblico.
Di seguito si riportano gli indici ed i parametri da applicare in ciascuna zona F.
F1 - Attrezzature sanitarie. All'interno di tali zone è ammessa la realizzazione
di strutture ed impianti sanitari di interesse generale e sociosanitari di
qualsiasi natura, nel rispetto di un indice di fabbricabilità fondiario di 3
mc/mq, un rapporto di copertura non superiore a 1/2 ed un indice di
piantumazione arborea, inteso come rapporto tra la superficie destinata a
verde e la superficie rimasta scoperta da costruzioni, non inferiore al 50%.
F2 - Parchi urbani e territoriali. Nella realizzazione dei parchi urbani e
territoriali va salvaguardato il valore naturalistico delle comunità vegetali
presenti nell’area, specialmente se in collegamento, tramite corridoi ecologici
(corsi d’acqua, scarpate stradali, ecc.) con la vegetazione spontanea delle
campagne.
Per la valutazione di tale valore naturalistico andranno eseguiti:
- uno studio floristico che valuti la diversità (numero delle specie) e la qualità
(presenza di specie rare, protette, ecc.) della flora presente;
- uno studio vegetazionale nelle formazioni arboree, arbustive ed erbacee,
anche tramite rilievi fitosociologici, che evidenzi la qualità della fitocenosi ed
in particolare la eventuale presenza di lembi di vegetazione autoctona
appartenenti alla serie climax;
- una carta a scala adeguata del paesaggio vegetazionale con i limiti delle
principali formazioni e le stazioni delle entità floristiche di pregio;
- una carta, alla stessa scala della precedente, della qualità ambientale ove le
formazioni vegetazionali siano rappresentate secondo una scala di valore che
tenga anche conto delle emergenze floristiche.
Le informazioni fornite dalle indagini di cui al precedente comma
costituiranno un vincolo al progetto del parco, che dovrà farsi carico di
salvaguardare le specie arboree ed arbustive autoctone preesistenti, anche
con adeguate operazioni di manutenzione, nonché le formazioni erbacee di
interesse vegetazionale e le entità floristiche di pregio (specie rare o protette,
ecc.). Tale salvaguardia che va realizzata lasciando ampi spazi indisturbati alla
evoluzione spontanea delle piante specialmente in prossimità dei corridoi
ecologici eventualmente presenti, deve comunque essere realizzata anche in
assenza di ambiti di particolare valore ambientale per mantenere comunque
una certa diversità floristica, in quanto gli spazi verdi in ambito urbano
possono rivestire, oltre a quello naturalistico in se, un notevole interesse
La realizzazione
delle attrezzature
previste avviene
previa
approvazione di
progetti
planovolumetrici o
di sistemazione
dell'area estesi di
norma all'intera
zona omogenea
destinata al
servizio, ovvero di
piani esecutivi di
iniziativa privata,
nel rispetto delle
leggi specifiche che
regolano i vari tipi
di attrezzatura.
Nei casi previsti
dalla legge la
realizzazione di
edifici ed impianti
pubblici all'interno
delle zone F può
essere affidata in
concessione a
imprese private.
Le diverse
attrezzature sono
identificate nelle
tavole di Piano con
le seguenti sigle
alfanumeriche:
F1 - Attrezzature
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Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro
modalità
didattico e culturale per la possibilità che offrono di educazione ambientale
per i cittadini in genere. I nuovi impianti arborei, arbustivi ed erbacei saranno
previsti esclusivamente con specie autoctone sulla scorta dello studio
floristico e vegetazionale e previa individuazione della serie dinamica della
vegetazione potenziale di riferimento.
All'interno delle aree destinate a parco devono essere individuate le zone
dove porre a dimora gli alberi, in attuazione delle disposizioni della legge 29
gennaio 1992, n.113. Tali zone devono essere opportunamente segnalate con
specifici cartelli indicatori e con la evidenziazione delle essenze messe a
dimora, che devono essere autoctone.
F3 - Attrezzature per la istruzione. All'interno di tali zone è ammessa la
realizzazione di strutture edilizie destinate alla istruzione superiore di qualsiasi
tipo ed alle infrastrutture connesse, nel rispetto di un indice di fabbricabilità
fondiario di 3 mc/mq, un rapporto di copertura non superiore a 1/3 ed un
indice di piantumazione arborea, inteso come rapporto tra la superficie
destinata a verde e la superficie rimasta scoperta da costruzioni, non inferiore
al 50%.
F4 - Attrezzature socioassistenziali, religiose, culturali e del tempo libero.
All'interno di tali zone è ammessa la realizzazione di attrezzature destinate
allo svolgimento di attività religiose, assistenziali, sociali, del tempo libero e
culturali quali musei, istituti di ricerca e di sperimentazione, strutture di
istruzione universitaria, centri congressuali e simili, nel rispetto di un indice di
fabbricabilità fondiario di 2.5 mc/mq, un rapporto di copertura non superiore
a 1/2 ed un indice di piantumazione arborea, inteso come rapporto tra la
superficie destinata a verde e la superficie rimasta scoperta da costruzioni,
non inferiore al 30%.
F5 - Attrezzature amministrative direzionali, militari e giudiziarie. All'interno di
tali zone è ammessa la realizzazione di strutture edilizie ed impianti destinati
ad attività amministrative e di pubblici servizi. E' fissato per le nuove
costruzioni un indice di fabbricabilità fondiario di 2,5 mc/mq, con un rapporto
di copertura non superiore al 50%.
F6 - Attrezzature cimiteriali. Nel territorio comunale di Cammarata non sono
previste aree cimiteriali. Il servizio cimiteriale viene infatti gestito
unitariamente con il comune di San Giovanni, nel cui territorio il cimitero è
localizzato. La zona F6 indicata nel PRG come espansione del cimitero
esistente costituisce pertanto la semplice visualizzazione della identica
previsione contenuta nel PRG di San Giovanni.
F7 - Impianti tecnologici. All'interno di tali zone possono realizzarsi, per
iniziativa pubblica o da parte dei soggetti erogatori di servizi pubblici,
strutture e fabbricati destinati a servizi tecnici urbani, quali autoparchi,
serbatoi idrici, anche sopraelevati, impianti per la depurazione delle acque di
scarico, impianti per la trasmissione a distanza, ripetitori e simili, impianti per
la telefonia, cabine elettriche, impianti solari e fotovoltaici, discariche di
materiali inerti e di rifiuti solidi, canili municipali, depositi comunali, etc,
secondo i parametri tecnici che regolano ciascun tipo di impianto.
F8 – Area attrezzata. In tale zona è ammessa la realizzazione di piazzali da
destinare allo svolgimento di mercati periodici, nonchè manifestazioni e
spettacoli all’aperto. Quando non impegnati per le destinazioni principali gli
sanitarie
F2 - Parchi urbani e
territoriali
F3 – Attrezzature
per l’istruzione
superiore
F4 - Attrezzature
socioassistenziali,
religiose, culturali e
del tempo libero
F5 - Attrezzature
amministrative
direzionali, militari
e giudiziarie
F6 - Attrezzature
cimiteriali
F7 - Impianti
tecnologici urbani
F8 – Area attrezzata
F9 – Impianti
tecnico distributivi
F10 - Attrezzature
ed impianti
ferroviari
F11 - Attrezzature
ed impianti per lo
sport ed il tempo
libero.
I progetti relativi
alle zone F
dovranno sempre
specificare le
essenze arboree ed
arbustive da
impiantare nelle
parti scoperte
dell'area nonché le
tipologie di
recinzione da
adottare.
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Descr. Parametri urbanistici Interventi ammissibili e loro
modalità
spazi possono essere utilizzati come depositi temporanei all’aperto, parcheggi
di automezzi e simili. Le aree rientranti nella classificazione di zona F8
potranno essere anche utilizzate per le necessità della protezione civile.
F9 – Impianti tecnico distributivi. Rientrano in tali zone gli impianti di
distribuzione di carburanti per autotrazione. In tali zone, oltre agli impianti di
distribuzione, sono ammessi volumi da destinare a servizi igienici, bar, posti di
ristoro, autofficine e simili con un rapporto di copertura inferiore al 10%.
F10 - Attrezzature ed impianti ferroviari. Rientrano in tale classificazione le
parti del territorio comunale destinate alle stazioni merci e passeggeri ed agli
impianti ferroviari in genere. E' prescritto il restauro degli edifici pubblici
esistenti ed in particolare degli edifici, quali i caselli e le stazioni, dei ponti
ferroviari, nonché di tutte le strutture edilizie che possono costituire
interessanti testimonianza etnoantropologica o di archeologia industriale.
F11 - Attrezzature ed impianti per lo sport ed il tempo libero. Nelle aree
destinate ad attrezzature sportive è consentita la realizzazione di attrezzature
sportive all'aperto nonchè di impianti al chiuso quali palestre, piscine coperte,
palazzetti dello sport, strade e parcheggi, con un indice di fabbricabilità
fondiaria non superiore a 2,5 mc/mq, un rapporto di copertura non superiore
ad 1/2 ed una distanza dai confini del lotto e dalle strade di m. 10. Nell'ambito
delle zone F11 vanno previsti spazi per parcheggi pubblici di dimensione
adeguata al prevedibile afflusso di automezzi e comunque di estensione non
inferiore al 10% dell'intera area.
Le destinazioni d'uso indicate per ciascuna zona F negli elaborati di
zonizzazione hanno generalmente valore prescrittivo tuttavia, per ragioni
connesse alla migliore funzionalità del servizio pubblico, possono essere
variate, nell'ambito delle destinazioni elencate nel presente articolo,
attraverso l’approvazione del relativo progetto da parte del Consiglio
comunale, senza che ciò costituisca variante allo strumento urbanistico. Le
destinazioni hanno invece sempre valore prescrittivo nel caso della
realizzazione da parte di soggetti privati.
Parimenti gli indici ed i parametri sopra specificati per ciascuna attrezzatura
hanno valore prescrittivo nel caso di realizzazione da parte di privati; possono
invece motivatamente essere derogate, per particolari esigenze connesse alla
realizzazione di edifici ed impianti pubblici, nel caso di realizzazione pubblica.
Sono comunque fatti salvi i progetti riguardanti le zone F, anche di massima,
già approvati alla data di adozione del PRG.
IV.2.11.2.11 Interventi sulla viabilità esistente.
Tutte le strade e gli spazi pubblici o di uso pubblico esistenti all'interno delle zone omogenee di piano, a meno
che non sia diversamente indicato negli elaborati di progetto, devono intendersi confermati nell'attuale sedime
ancorchè campiti con simboli funzionali diversi e devono essere mantenuti nella configurazione attuale.
Sono sempre consentiti interventi di manutenzione delle pavimentazioni, il rifacimento e la diversa
sistemazione delle finiture stradali, l'inserimento di nuovi elementi di arredo urbano e di segnaletica stradale e
pubblicitaria.
IV.2.11.2.12 Nuova viabilità e verde stradale.
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I tracciati di progetto delle strade extraurbane indicati nelle cartografie di piano sono da considerare
generalmente prescrittivi. Sono ammesse tuttavia in fase esecutiva, senza che ciò comporti l'attivazione di
procedure di variante urbanistica, variazioni planimetriche, purchè motivate da documentate necessità tecnico-
viabilistiche non conciliabili con l'assetto planimetrico definito nel PRG.
In particolare è ammessa, oltre alla variazione planimetrica, la realizzazione di opere di presidio, fossi di
guardia, rilevati stradali, elargamenti in curva, al di fuori del sedime stradale indicato nel Piano, senza che
questo costituisca variante, purchè tutte le opere stradali siano comunque comprese entro la fascia di rispetto
stradale calcolata in conformità a quanto stabilito dal Codice della strada e misurata con riferimento al
tracciato indicato negli elaborati del PRG.
E' sempre ammessa la trasformazione di trazzere in rotabili, anche quando tale trasformazione comporti la
realizzazione di un tracciato planimetrico differente rispetto a quello esistente, a condizione che:
− la adozione di un nuovo tracciato risulti assolutamente necessaria in relazione a documentate ed
incontrovertibili esigenze tecniche o per assicurare la rispondenza dell'opera ai criteri progettuali
suggeriti dal C.N.R.;
− -il progettista dell'opera attesti, sotto la propria responsabilità, che il tracciato esistente risulta
contrastante con specificate esigenze progettuali o con norme tecniche o giuridiche, che ne
impedirebbero la trasformazione in rotabile;
− la variazione riguardi esclusivamente zone E del PRG;
− la sezione stradale sia costituita da una unica carreggiata di larghezza complessivamente non
superiore a m. 7,50;
− non vengano previste opere d'arte di particolare complessità, quali rilevati e muri di sostegno di
altezza superiore a m. 2, viadotti e simili.
Nei casi sopra specificati può essere attestata la conformità del progetto stradale allo strumento urbanistico
vigente.
Sono fatti salvi, ancorchè non riportati nelle zonizzazione del PRG, i progetti di nuova viabilità che, alla data di
adozione del Piano, risultano già provvisti di tutte le approvazioni tecnico-amministrative previste dalle leggi.
Le aree indicate negli elaborati di zonizzazione come "verde stradale" sono di norma destinate alla
realizzazione di aiuole, alberature e verde ornamentale in genere; la scelta delle essenze da impiantare e la
disposizione devono comunque garantire la più ampia visibilità, specie nei tratti in curva ed in corrispondenza
degli incroci.
Per esigenze connesse alla funzionalità della strada le aree classificate come verde stradale possono anche
essere destinate a sedi viarie.
IV.2.11.2.13 Vincoli di inedificabilità.
Negli elaborati di zonizzazione sono indicati i perimetri di talune aree nelle quali, per la presenza di vincoli
normativi di diversa natura, è vietata qualsivoglia attività edificatoria e di trasformazione urbanistica.
In particolare, nelle aree comprese entro un raggio di m. 50 attorno al muro perimetrale delle aree cimiteriali e
di m.100 attorno al depuratore sono consentite, oltre alle attività agricole, le opere direttamente connesse alla
funzionalità del servizio pubblico, quali attrezzature tecnologiche di supporto, allacciamenti alle reti, parcheggi,
sistemazioni a verde.
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In tutte le aree soggette al vincolo di arretramento delle costruzioni gli interventi edilizi ammessi sono
solamente quelli di manutenzione, restauro e ristrutturazione, anche con modifiche della destinazione d'uso
ma senza alterazione dei volumi, degli edifici esistenti.
IV.2.11.2.14 Aree soggette a rischio idrogeologico.
Nel territorio comunale di Cammarata ricadono alcune aree, visualizzate negli elaborati di zonizzazione,
interessate dal Piano straordinario per l’assetto idrogeologico ed individuate con D. D. C. n. 109 del 5.02.2003;
tali aree sono distinte in:
R3 – Aree potenzialmente soggette a fenomeni di frana a rischio elevato;
R4 – Aree potenzialmente soggette a fenomeni di frana a rischio molto elevato.
Nelle aree classificate a rischio si applicano le disposizioni limitative contenute nelle Norme di salvaguardia
allegate al D.A. n. 298/41 del 4.7.2000 come modificate con gli articoli 7 ed 8 del D.A. n. 543 del 25.07.2002 e
succ.
In particolare, nelle aree a rischio di frana R4 sono esclusivamente consentiti:
a) gli interventi di demolizione senza ricostruzione, da autorizzarsi ai sensi dell’art. 5 della L.R. 10 agosto
1985, n.37;
b) gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, gli interventi di restauro e risanamento
conservativo e gli interventi di ristrutturazione edilizia parziale degli edifici (con esclusione pertanto
della loro demolizione totale e ricostruzione), così come definiti dall’art. 20, comma 1, lettere a), b), c)
e d) della L. R. 27 dicembre 1978 n.71;
c) gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica
incolumità, senza aumenti di superfici e volumi e cambiamenti di destinazione d’uso che comportino
aumento del carico urbanistico;
d) gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria, straordinaria e di consolidamento delle opere
infrastrutturali e delle opere pubbliche o di interesse pubblico e gli interventi di consolidamento e
restauro conservativo di beni di interesse culturale, compatibili con la normativa di tutela;
e) le occupazioni temporanee di suolo, da autorizzarsi ai sensi dell’art. 5 della L.R. n.37/85, realizzate in
modo da non recare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità;
f) gli interventi di consolidamento per la mitigazione del rischio di frana;
g) le opere di regimazione delle acque superficiali e sotterranee;
h) gli interventi relativi ad attività di tempo libero compatibili con la pericolosità della zona, purché
prevedano opportune misure di allertamento.
i) interventi di adeguamento del patrimonio edilizio esistente per il rispetto delle norme in materia di
sicurezza e igiene del lavoro e di abbattimento di barriere architettoniche.
Nelle aree a rischio R4, inoltre:
- sono vietati scavi, riporti e movimenti di terra e tutte le attività che possono esaltare il livello di rischio
e/o di pericolo;
- è vietata ogni nuova forma di edificazione;
- non è consentita la realizzazione di collettori fognari, acquedotti, gasdotti o oleodotti ed elettrodotti o
altre reti di servizio.
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Nelle aree classificate R3 ed R4 è vietata la localizzazione, nell’ambito del Piano Comunale di Emergenza di
Protezione Civile, delle "Aree di attesa", delle "Aree di ammassamento dei soccorritori e delle risorse" e delle
"Aree di ricovero della popolazione".
I progetti relativi agli interventi di cui alle lettere b), c), d), e), f), g), h) ed i) devono essere corredati da un
apposito ed adeguato studio geomorfologico, con il quale si dimostri la compatibilità fra l’intervento, le
condizioni di dissesto ed il livello di pericolosità esistente. Tale studio deve ottenere l’approvazione del
competente Ufficio del Genio Civile.
Nelle aree a rischio R3 valgono le stesse disposizioni relative alle aree R4; sono altresì consentiti:
a) gli interventi di adeguamento igienico-funzionale degli edifici esistenti, ove necessario, per il rispetto
della legislazione in vigore anche in materia di sicurezza del lavoro, connessi ad esigenze delle attività
e degli usi in atto;
b) l’ampliamento o la ristrutturazione delle infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico esistenti,
purché compatibili con lo stato di dissesto esistente;
c) le costruzioni necessarie per la conduzione aziendale delle attività agricole esistenti e non
diversamente localizzabili nell’ambito dell’azienda agricola al di fuori dell’area a rischio.
I progetti relativi agli interventi di cui alle lettere a) b), c), devono essere corredati da un apposito ed adeguato
studio geomorfologico, con il quale si dimostri la compatibilità fra l’intervento, le condizioni di dissesto ed il
livello di pericolosità esistente. Tale studio dovrà ottenere l’approvazione del competente Ufficio del Genio
Civile.
IV.2.11.2.15 Aree ad alto grado di pericolosità geologica.
Sono le aree identificate nello studio geologico di supporto al PRG con la lettera A. Vi rientrano le seguenti aree
quando non siano già sottoposte a vincoli istituzionali di inedificabilità:
a) le aree morfologicamente non idonee;
b) le aree geomorfologicamente instabili;
c) le aeree particolarmente vulnerabili in occasione di fenomeni sismici;
d) le aree di salvaguardia delle risorse idriche sotterranee.
All’interno delle aree di cui alle precedenti lettere a), b) e c), qualunque sia la destinazione urbanistica ad esse
attribuita nel PRG, è da evitare in genere qualunque intervento antropico; nel caso di interventi ritenuti
indispensabili è necessario effettuare puntuali ed approfondite indagini geologiche.
All’interno delle aree di cui alla precedente lettera d), è consentita invece l’edificazione in conformità alle
destinazioni stabilite dal PRG, a condizione che vengano realizzati sistemi di smaltimento delle acque reflue, ai
sensi delle norme vigenti che non interferiscano con le falde idriche sotterranee.
IV.2.11.2.16 Aree ricadenti nel perimetro delle Riserve Naturali regionali.
All'interno del perimetro della Riserva Naturale di Monte Cammarata, istituita con D. A. 86/44 del 18.04.2000,
si applicano le disposizioni contenute nella L.R.98/1981 e succ. mod. e specificate nel Regolamento della
Riserva.
Nel rispetto delle norme stabilite dal Regolamento, nella zona di pre-riserva possono essere previste iniziative
idonee a promuovere la valorizzazione delle risorse locali con particolare riguardo alle attività artigianali, silvo-
pastorali, zootecniche ed alla lavorazione dei relativi prodotti, nonché alle attività ricreative, turistiche, museali
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e sportive. Tali previsioni dovranno trovare specificazione nel Piano di utilizzazione, avente valore di Piano
particolareggiato, che l'Amministrazione comunale dovrà redigere nel rispetto delle norme contenute nell'art.
23 della L.R. 14/1988 e succ. mod.
Nella redazione del Piano di utilizzazione della Pre-riserva dovranno essere specificate le connessioni funzionali
con le previsioni formulate dal presente PRG per le aree contermini alla riserva.
IV.2.12 Norme relative al commercio.
L’esercizio delle attività commerciali al dettaglio, nell’ambito del territorio comunale, è ammesso:
- Nell’ambito delle zone a prevalente destinazione d’uso residenziale (A-B-C), è consentita la
localizzazione di esercizi di vicinato, mercati coperti, centri commerciali locali urbani e di medie
strutture di vendita, nel rispetto degli indici e dei parametri fissati per ciascuna zona nello strumento
urbanistico e di quanto specificato negli articoli successivi.
- Nelle Zone Territoriali Omogenee D è consentito l’insediamento di medie e grandi strutture, nonché di
centri commerciali, nel rispetto degli indici e dei parametri fissati per ciascuna zona nello strumento
urbanistico vigente. Nelle zone D1 l’insediamento di esercizi di vicinato è consentito solo se all’interno
di centri commerciali, ovvero se complementare ad altre attività produttive.
- Nelle zone F8 dovranno essere localizzate le aree da destinare a mercati su aree pubbliche di tipo
giornaliero, periodico o fisso.
- Al di fuori delle zone così come sopra indicate non sono consentiti insediamenti stabili di esercizi
commerciali al dettaglio. Sono fatte comunque salve le disposizioni riguardanti l’attività agrituristica,
in base alle quali può essere svolta attività di vendita di prodotti, alimentari e non, nell’ambito di
aziende agrituristiche.
IV.2.13 Strutture ed impianti tecnologici.
In tutte le zone omogenee di PRG, ad eccezione delle aree sottoposte a vincoli di inedificabilità discendenti dal
leggi, è consentita l’installazione, da parte degli Enti pubblici e delle Aziende erogatrici di servizi di pubblica
utilità, di impianti e strutture di piccola dimensione destinate alla fornitura ed alla funzionalità del servizio,
quali cabine elettriche e telefoniche, antenne, serbatoi, pozzetti e simili.
In particolare nelle zone classificate come verde agricolo i manufatti edilizi dovranno essere arretrati dal filo
stradale di almeno m. 3 e dai confini interni dell'area di pertinenza di almeno m. 1,50.
Nelle zone diverse da quelle agricole gli impianti tecnologici di cui al presente articolo dovranno essere di
preferenza localizzati, oltre che nelle zone specificamente indicate dal piano, all'interno delle aree destinate ad
opere di urbanizzazione primaria ed eventualmente secondaria. Soltanto nel caso di dimostrata impossibilità
potranno prevedersi all'interno delle zone destinate alla edificazione nel rispetto delle distanze stabilite dalle
presenti norme per ciascuna zona omogenea.
IV.3 AREA DI INFLUENZA DEL PIANO: CARATTERI BIOTICI E ABIOTICI DEL TERRITORIO.
IV.3.1 Inquadramento territoriale.
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L’area di influenza del Piano Regolatore Generale di Cammarata, ai fini del presente studio, è stata assunta,
oltre quella coincidente con il territorio
disegnato dalla porzione dei SIC ITA040005:
Monte Cammarata-Contrada Salaci, ITA040007:
Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano
Quisquina, ITA 020011: Rocche di Castronuovo,
Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea, ITA040011:La
Montagnola e Acqua Fitusa ricadenti in
territorio di Cammarata, anche una fascia
approssimativamente larga 300 m, posta lungo
i limiti esterni del territorio stesso di
Cammarata, in coincidenza con i SIC in
questione. Essa, pertanto, si estende dalle rive
del Fiume Platani ad est, alla contrada
Buonanotte ad ovest, dalle colline rocciose di
contrada Madonesi a nord, fino alle contrade Daini, Chirumbo, Cozzo Tre Monaci e Giardinello a sud,
abbracciando un vasto territorio compreso fra i comuni di Cammarata, San Giovanni Gemini, Santo Stefano
Quisquina e Castronovo di Sicilia. Quest’area è segnata con tratteggio rosso nella cartografia seguente:
La configurazione che si è data all’area di influenza del PRG, appena descritta, nasce dal generale consenso,
esistente nella letteratura scientifica, circa l’opportunità di porre a 300 metri il limite oltre il quale i vari tipi di
impatto (acustico, atmosferico, ecc..) si annullano. Questo limite spaziale può, certamente, presentare
variazioni in funzione della topografia, della taco-gonio-anemometria, e di altri fattori; tuttavia rappresenta,
comunque, una distanza di sicurezza riconosciuta di generale validità in letteratura (Forman e Alexander,1998).
L’area di studio, perciò, è approssimativamente estesa 126 kmq, e rappresenta, quindi, l’area entro la quale le
previsioni e le attività del Piano Regolatore Generale di Cammarata possano far sentire la propria influenza
sugli habitat e sulle specie da tutelare ricadenti all’interno dei SIC.
Questa porzione di territorio siciliano è ricadente fra le province di Agrigento (Cammarata, San Giovanni
Gemini, Santo Stefano Quisquina) e Palermo (Castronovo di Sicilia). Essa investe l’estrema propaggine sud-est
della catena collinare dei Monti Sicani, della quale l’elemento più significativo è rappresentato dal rilievo di
Monte Cammarata, che con i suoi 1.578 m.s.l.m.m, può essere annoverato fra le vette più alte dell’intero
territorio siciliano.
Il territorio in studio ha proprio il suo baricentro nel Monte Cammarata, il quale con le sue pendici costituite da
una grande diversità di ambienti, da origine ad habitat che ospitano diverse espressioni biologiche e
biocenotiche.
Quest’area è geograficamente compresa tra 37° 35’ 50’’ e 37° 39’ 50’’ di latitudine N e 13° 32’ 00’’ e 13° 42’ 10’’
di latitudine E (sistema geodetico E.D. 1950). Nella Carta d’Italia in scala 1:100.000 essa ricade nel foglio n. 259
Termini Imerese e nel foglio n. 267 Canicattì. Nella Carta Tecnica Regionale in scala 1:50.000 risultano
interessati i fogli 620, 621 e 629 e le sezioni in scala 1:10.000 n. 620110 – 620120 – 621090 – 620150 – 620160
– 621130 – 629030 – 629040.
IV.3.2 Brevi aspetti storico-culturali del territorio.
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Con il nome di Monti Sicani viene indicata una
vasta area dell’entroterra siciliano, della quale
l’area in studio occupa l’estremo lembo S-E, a
cavallo fra le province di Agrigento e Palermo,
caratterizzata da una serie di alture, che, nel loro
complesso, costituiscono un vasto altopiano
ondulato di rocce argillose sul quale sovrastano
grandi masse calcaree e gessose. Tali alture
dividono in due settori la parte centro-occidentale
dell’Isola, da Cammarata fino all’estremo lembo
occidentale della provincia di Agrigento.
Il nome di quest’area è derivato da quello dei
Sicani, un popolo di uomini dediti all’agricoltura che diede il nome Sicania all’Isola e che di essa, pare, siano
stati i più antichi abitatori ed i primi ad introdurre qui la coltivazione del frumento.
Cacciati, successivamente, verso l’interno dai Siculi, popolazione guerriera proveniente dall’Italia8, e dai greci,
vennero ad abitare queste alture, abbondanti di acque, fertili e ricche di boschi, ove hanno lasciato numerose
tracce della loro civiltà.
Numerose sono, peraltro, in quest’area, le tracce storiche del passaggio di numerosi altri popoli e civiltà: primi
fra tutti gli arabi, e poi i normanni, gli svevi, gli angioini, gli aragonesi e gli spagnoli. Tutti hanno lasciato segni
consistenti, un enorme patrimonio storico, architettonico, artistico ed anche tante tradizioni irripetibili ed
uniche.
Quest’area dei Monti Sicani ha anche una valenza ambientale e paesistica notevole, che gli deriva, oltre che
dalla presenza di numerosi siti archeologici e di tanti altri segni della storia, anche dalla particolarità delle
rocche, dalla morfologia ondulata delle colline argillose, dalla permanenza delle colture tradizionali dei campi
aperti e dai pascoli d’altura, dai boschi, dalla discreta diffusione di manufatti rurali e antiche masserie.
IV.3.3 Il clima e gli indici bioclimatici.
Le sostanziali differenze fra le quote altimetriche ed una variegata conformazione geomorfologica del territorio
in esame, determinano una certa differenziazione di microclimi.
I dati necessari per lo studio climatologico del territorio in esame, sono stati rilevati dall’Atlante climatologico
della Sicilia, per le stazioni termo-pluviometriche di Piano del Leone e di Bivona, che risultano essere quelle più
vicine e più significative per l’analisi della climatologia della parte di territorio in studio posta al di sopra dei 700
m.s.l.m.m., e da quelli rilevati presso la stazione termo-pluviometrica di Fattoria Gioia, sita nel comune di
Castronovo di Sicilia, che risulta, invece, significativa per quel che riguarda l’analisi della restante porzione di
territorio.
L’andamento del regime pluviometrico rientra nel tipo generale delle varie località siciliane, coi valori massimi
ricadenti nei mesi di Gennaio (114,2 mm per Piano Leone, 120,5 mm per Bivona e 74,1 mm per Fattoria Gioia) e
di Dicembre (120,6 mm per Piano Leone, 123,7 mm per Bivona e 73,9 mm per Fattoria Gioia), ed i minimi nel
mese di Giugno (10,9 mm per Piano Leone, 10,5 mm per Bivona e 6,3 mm per Fattoria Gioia) e Luglio (7,8 mm
per Piano Leone, 3,3 mm per Bivona e 3,1 mm per Fattoria Gioia).
I valori medi annui delle precipitazioni sono di 763,2 mm nella stazione di Piano Leone, 787,7 mm per quella di
Bivona e 515,1 per quella di Fattoria Gioia.
8 Santi Correnti. Breve storia della Sicilia dalle origini ai giorni nostri. Tascabili Economici Newton – Roma, 1994.
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La stagione più piovosa dell’anno è l’inverno nelle stazioni di Bivona (con 309,8 mm) e Fattoria Gioia (con 198,1
mm), seguita dall’autunno (con 305,4 mm a Bivona e 196,3 mm a Fattoria Gioia), e poi dalla primavera (107,4
mm a Bivona e 77,4 mm a Fattoria Gioia) e dall’estate (con soli 65,2 mm a Bivona e 43,2 mm a fattoria Gioia.
Nella stazione di Piano Leone, invece, la stagione più piovosa dell’anno risulta essere l’autunno con 304,3 mm,
seguita dall’inverno, con 279,2 mm, dalla primavera con 109,2 mm e infine dall’estate con appena 70,5 mm.
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Una valutazione delle due metà dell’anno, grosso modo separate dagli equinozi, la metà fredda e la metà calda,
dimostra come il periodo umido, somma dell’inverno e dell’autunno, abbia una piovosità circa tre volte
superiore a quella registrata nella primavera e nell’estate insieme.
Il numero dei giorni piovosi all’anno, al 50° percentile, è di 86 gg per la stazione di Piano Leone, 77 gg per
Bivona e 68 per fattoria Gioia.
Anche il numero di giorni piovosi all’anno denota un andamento simile a quello della piovosità; infatti la
stagione con il maggior numero di giorni piovosi è l’inverno (33gg per Piano Leone, 21 gg per Bivona e 27 gg per
Fattoria Gioia) seguita dall’autunno, dalla primavera e dall’estate, quest’ultima con 6 gg, 5 gg e 5 gg,
rispettivamente per le stazioni di Piano del Leone, Bivona e Fattoria Gioia).
Inverno Primavera Estate Autunno
Giorni piovosi gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic tot. Anno
Piano Leone 12 10 9 8 5 1 - 1 5 7 10 13 86
tot. stag. 31,0 14,0 6,0 30,0
Bivona 12 11 10 7 4 1 - 1 4 7 10 10 77
tot. stag. 33,0 12,0 5,0 27,0
Fattoria Gioia 9 9 9 5 4 1 - 1 4 7 8 9 68
tot. stag. 27,0 10,0 5,0 24,0
I mesi con il maggior numero di giorni piovosi risultano essere Dicembre e Gennaio. Nel mese di luglio, invece, il
numero dei giorni piovosi risulta essere pressoché nullo in tutte le stazioni esaminate.
Il valore medio annuo della temperatura è di 13,6 °C.
La temperatura media del mese più freddo è quella di Gennaio con 6,5 °C a Piano Leone, 9 °C a Bivona e 7,9 °C
a Fattoria Gioia. La temperatura media del mese più caldo risulta esser agosto per la stazione di Piano Leone
(con 22,6 °C) e luglio per le stazioni di Bivona e Fattoria Gioia (rispettivamente con 26,3 °C e 24,7 °C).
Le escursioni diurne sono più accentuate nei mesi caldi e vanno da un valore minimo di 6,3 °C a Gennaio ad un
valore di 13,0 °C a Luglio; la escursione media annua è di 16,1 °C. per Piano Leone, di 17,3 °C per Bivona e di
16,8 °C per Fattoria Gioia.
I giorni di gelo assumono, nella parte alta del territorio in esame, del quale i dati rilevati a Piano del Leone sono
l’espressione, un ruolo significativo rispetto al contesto generale.
I mesi investiti dalla recrudescenza termica, per l’area in questione, sono massimamente Gennaio (con valori
medi di 5,6 gg di gelo) e Febbraio (con valori medi di 5,2 gg di gelo), ma vi sono annate in cui il fenomeno
interessa non solo Dicembre (con valori medi di 2,2 gg di gelo) e Novembre (media di 0,5 gg di gelo), ma perfino
Marzo (con valori medi di 2,5 gg di gelo) ed Aprile (con media di 0,3 gg di gelo), con inevitabili gravi danni per
tutta la vegetazione.
Nel grafico di Bagnouls e Gaussen, la curva ombrica, risultante dai valori medi mensili di precipitazione e la
curva termica, che scaturisce dai valori medi mensili di temperatura, si intersecano in due punti, individuando
un periodo secco in cui P<2T, che è di circa quattro mesi (a cavallo tra Maggio-Giugno e Settembre-Ottobre), in
tutte le tre stazioni esaminate.
Le condizioni anemologiche fanno rilevare come in inverno i venti da S e da N presentino quasi la stessa
frequenza con una minima prevalenza da S; subordinatamente si hanno venti da S-O e da O. In primavera si ha
una prevalenza da N, nettissima in estate, con un progressivo diminuire, nelle due stagioni, dell’incidenza dei
venti da Sud. In autunno prevalgono i venti da Sud e subordinatamente quelli da N, N-E e S-O.
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Seguendo la “Classificazione bioclimatica della Terra” proposta da S. Rivas-Martinez, il calcolo dell’indice di
termicità , It = (T + M + m) x 10, in cui T è la temperatura media annua, M è la media delle temperature
massime del mese più freddo ed m la media delle temperature minime del mese più freddo, e dell’indice
ombrotermico annuale Io = 10 x Pp/Tp, in cui Pp è la somma delle precipitazioni medie mensili in mm riferite ai
mesi dell’anno in cui la temperatura media risulta essere superiore a 0 °C, e Tp la somma delle temperature
medie mensili riferite ai mesi in cui la temperatura media risulta essere superiore a 0 °C, espressa in decimi di
grado, ha dato i seguenti valori:
stazione It Io termotipo ombrotipo
Piano del Leone 270 4,58 Mesomediterraneo
superiore Subumido inferiore
Bivona 350 3,86 Mesomediterraneo
inferiore Subumido inferiore
Fattoria Gioia 312 2,77 Mesomediterraneo
inferiore Secco inferiore
La Carta Bioclimatica pubblicata nell’Atlante Climatologico della Sicilia, ottenuta dall’analisi ed elaborazione
spaziale e territoriale dei dati sopra riportati, integrati con quelli rilevati nella rimanente parte della rete di
stazioni termo-pluviometriche utilizzata, evidenzia come il territorio in esame sia interessato da cinque tipi
termo-ombrici, diversi, secondo la definizione di Rivas-Martinez:
il tipo “Termomediterraneo – Secco superiore” si trova localizzato nella vallata del Torrente Tumarrano e nel
tratto più a valle, entro il territorio comunale di Cammarata, del fiume Platani, ad una quota compresa tra i 240
e i 320 m.s.l.m.m.;
il tipo “Termomediterraneo – Subumido inferiore”, interessa sostanzialmente la quasi totalità della vallata del
fiume Platani e quella del torrente Chirumbo e del fiume Turvoli nella parte S-E del territorio in esame, ad una
quota compresa tra i 300 e i 400 m.s.l.m.m.;
il tipo “Mesomediterrnaeo – Secco superiore”, è praticamente assente dal territorio in esame, essendo
localizzato in tutta la collina che si estende al di là del fiume Platani, verso E-N-E;
il tipo “Mesomediterraneo – Subumido inferiore” interessa tutta la restante parte del territorio in esame,
compreso fra i comuni di Cammarata, San Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquina e Castronovo di Sicilia,
con esclusione soltanto della zona peri-sommitale di Monte Cammarata e di Serra del Leone, che denotano il
tipo: “Supramediterraneo – Subumido inferiore”.
Assessorato Agricoltura e Foreste – SIAS. - Atlante Climatologico della Sicilia – Indici Climatici.
Rivas Martinez.
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IV.3.4 Aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici.
Il contesto morfologico dell’area in esame presenta, soprattutto nella sua parte centrale, un assetto
prevalentemente montuoso. La zona montuosa degrada poi in un’area collinare, sino a convergere, verso E,
nella piana alluvionale di fondovalle, ove scorre l’asta fluviale del Platani, verso N in quella del torrente
Cacagliommaro e verso S in quella del fiume Turvoli.
La zona montuosa è caratterizzata da rilievi rocciosi prevalentemente carbonatici più o meno aspri, con pendii
acclivi, incisi da ripide linee di impluvio che confluiscono all’interno dei ricettori principali. La cima più elevata è
quella di Monte Cammarata (1578 m s.l.m.) seguita da quella di Monte Gemini (1397 m s.l.m.), Cozzo Rossino
(1.051 m.s.l.m.) e Pizzo San Cono (957 m.s.l.m.) a N e N-O e Cozzo Tre Monaci (970 m.s.l.m.) a S, e Cozzo
Minavento (989 m.s.l.m.) a E. Queste cime costituiscono l’estremo lembo est della catena dei Monti Sicani, che
si estende verso O, fino ad interessare l’estrema periferia della provincia di Agrigento
I versanti montuosi degradano poi, soprattutto verso E e S-E, in forme meno accidentate e la morfologia risulta
allora molto più blanda. Qui affiorano, generalmente, i termini argillo-marnosi che risultano particolarmente
incisi dal reticolo idrografico.
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IV.3.4.1 Assetto geologico.
L’assetto geologico di questo territorio è caratterizzato da una marcata eterogeneità determinata dal contesto
stratigrafico-strutturale rilevabile. Il complesso montuoso di Monte Cammarata e delle cime minori è
caratterizzato dagli affioramenti delle unità rocciose più antiche; si tratta di sistemi strutturali derivanti dalla
deformazione del Dominio Sicano costituito da unità rocciose carbonatiche mesozoiche e da depositi terrigeni
del Flysch Numidico. Si tratta di un sistema di varie Unità Stratigrafico-Strutturali prodotte dall’attività orogena
miocenica che ne ha determinato la sovrapposizione in falde tettoniche, a loro volta sovrapposte con fronti di
sovrascorrimento ai terreni di età tortoniana, successivamente coinvolti da una seconda fase tettonica nel
Pliocene medio9. Infatti, la restante porzione del territorio in esame è costituita prevalentemente dai terreni
argillosi e dai termini della Serie Evaporitica, ricoperti dai depositi pelagici pliocenici; si tratta di sedimenti
accumulati all’interno del bacino della “Fossa di Caltanissetta”, caratterizzati da un comportamento
prevalentemente duttile che ha permesso la formazione di un complesso sistema di pieghe ad ampiezza
variabile con assi orientati prevalentemente in direzione SO-NE. Questo contesto, genericamente descritto,
evidenzia, comunque, il passaggio da un contesto morfologico prevalentemente montuoso, in cui prevalgono
bruschi contatti tettonici, ad un assetto morfologico collinare in cui emergono i contatti fra i corpi rocciosi
lapidei e le unità argillose.
Le litologie in affioramento sono di seguito descritte, in linea generale, procedendo dai termini più antichi verso
i più recenti:
Calciluti e dolomie microcristalline (Trias superiore – Giura medio) Si tratta di rocce carbonatiche
microcristaline stratificate in banchi decimetrici, di colore variabile dal biancastro al grigio, in cui sono presenti
diffusi noduli e liste di selce, con intercalazioni di calcareniti bianco-grigiastre; costituiscono la struttura lapidea
dei rilievi montuosi del settore NW del bacino del Platani (Cammarata – S.Stefano Q. – Castronovo di Sicilia) e
raggiungono spessori dell’ordine di 400-500 m.
Marne e marne calcaree bianche (Giura superiore – Cretaceo inferiore) Si tratta di marne e calcari marnosi a
calpionelle, di colore bianco (“Lattimusa”), sottilmente stratificati, passanti verso l’alto a calcilutiti marnose di
colore bianco-giallastro, con liste e noduli di selce e sottili intercalazioni di marne grigio-verdastre. Gli
affioramenti sono localizzati soprattutto in corrispondenza dei rilievi che caratterizzano il settore SE del
territorio di S.Stefano di Quisquina.
Scaglia (Cretaceo - Eocene) Calcari marnosi e marne di colore bianco e rosso a Globotruncane e Globorotalie,
sottilmente stratificati e a luoghi fortemente fratturati e presentano intercalazioni di megabrecce carbonatiche
di aspetto massivo. Affiorano diffusamente a copertura delle successioni carbonatiche mesozoiche, in tutta
l’area Nord-occidentale del territorio in esame.
Marne sabbiose verdastre (Oligocene medio-superiore) Si tratta di marne grigio-verdastre con foraminiferi
planctonici, disposte in continuità sulla Scaglia. Gli affioramenti sono localizzati nella zona di Monte
Cammarata.
Flysch Numidico (Oligocene superiore-Miocene inferiore) Argille a struttura scagliosa, di color tabacco, con
spesse intercalazioni di quarzareniti ben cementate ocracee, a luoghi fortemente fratturate; caratterizzano
estesamente l’area più settentrionale del territorio. Calcareniti glauconitiche (Aquitaniano-Burdigaliano) Si
tratta di calcareniti con glauconite, di colore verdastro, con intercalazioni di sabbie argillose bruno-verdastre.
Gli affioramenti sono sporadicamente distribuiti lungo il settore settentrionale del bacino del fiume Platani.
9 Regione Siciliana Assessorato Territorio e Ambiente DIPARTIMENTO TERRITORIO E AMBIENTE Servizio 4 "ASSETTO DEL TERRITORIO E DIFESA DEL SUOLO” Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (ART.1 D.L. 180/98 CONVERTITO CON MODIFICHE CON LA L.267/98 E SS.MM.II.) Bacino Idrografico del Fiume Platani (063)
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Marne di San Cipirello (Serravalliano-Tortoniano medio) Marne e argille sabbiose a foraminiferi planctonici
(orbuline) con intercalazioni di sabbie calcaree debolmente cementate. Gli affioramenti sono localizzati
nell’area dei Monti Sicani.
Complesso delle argille di base (Burdigaliano – Langhiano) Si tratta di terreni argillosi alloctoni, messi in posto
dalle deformazioni tettoniche orogenetiche, caratterizzati da una struttura scagliettata, indice del forte stato di
tettonizzazione. Le argille inglobano corpi rocciosi di varia natura ed età e affiorano estesamente nei nuclei
delle pieghe anticlinali che caratterizzano gli affioramenti terziari.
Marginalmente presenti nel comprensorio in esame sono i termini della Formazione di Cozzo Terravecchia
(Tortoniano) e gli affioramenti della Serie Evaporitica.
IV.3.4.2 Assetto geomorfologico dei versanti.
L’area in esame è caratterizzata da affioramenti di litologie a caratteristiche ed assetto strutturale variabile,
così da condizionare in modo determinante la variabilità del paesaggio. In linea generale, la morfologia passa
da un contesto prevalentemente montuoso ad un andamento prevalentemente collinare con aree sub-
pianeggianti nelle zone di fondovalle.
Le aree montuose sono caratterizzate in prevalenza dagli affioramenti carbonatici mesozoici, spesso in contatto
tettonico con le unità terrigene terziarie, e costituiscono settori a notevole valenza idrogeologica, alimentando
importanti sistemi sorgentizi (Serra della Moneta, Pizzo dell’Apa – Territorio di S. Stefano Quisquina).
I versanti rocciosi risultano decisamente acclivi, con frequenti scarpate sub-verticali, ai piedi delle quali si
accumulano spessori variabili di detriti di falda costituiti da frammenti spigolosi prevalentemente grossolani.
La rimanente parte del territorio ha una morfologia prevalentemente collinare con rilievi allungati e cozzi
isolati, in corrispondenza degli affioramenti lapidei più resistenti; le porzioni argillose invece costituiscono
basse colline a cime arrotondate e risultano maggiormente solcate dalla rete idrografica che assume in questo
settore il suo massimo sviluppo, con linee di impluvio distribuite secondo un pattern prevalentemente
dendritico. Le zone di fondovalle presentano una morfologia sub-pianeggiante in cui si sviluppano i percorsi dei
corsi d’acqua principali affluenti del fiume Platani; in queste zone l’andamento dei fiumi è prevalentemente di
tipo meandriforme, con una maggiore attività deposizionale che comporta l’accumulo di depositi alluvionali
prevalentemente limo-argillosi con sabbie, ciottoli e blocchi.
IV.3.4.3 Dinamica dei versanti.
L’evoluzione morfologica del territorio del bacino del fiume Platani risulta fortemente condizionata dai processi
gravitativi ed erosivi che determinano l’attuale stato di dissesto. Occorre, inoltre, assegnare il giusto ruolo
anche all’attività antropica, che con il modellamento artificiale dei pendii e il carico aggiunto, costituisce uno
dei fattori spesso innescanti di rapidi processi evolutivi finalizzati a compensare gli squilibri generati,
producendo anche fenomeni franosi.
Naturalmente lo stato morfologico attuale del bacino esaminato rappresenta una fase transitoria del processo
di modellamento della superficie tendente ad una condizione di equilibrio e, pertanto, nel tempo, è suscettibile
di continue modificazioni. In questo contesto si inseriscono gli elementi vulnerabili, vale a dire tutti quegli
aspetti connessi all’antropizzazione dei luoghi, che interagiscono, talora negativamente, con il contesto
morfologico attivo, risentendo del processo evolutivo.
In linea generale, le condizioni di dissesto derivano dalla combinazione dell’assetto litologico e strutturale con
altri fattori predisponenti delle condizioni di instabilità, quali ad esempio le caratteristiche climatiche (contrasto
fra il semestre piovoso e quello asciutto con notevoli variazioni cicliche annuali) e la presenza di ampie aree ad
uso agricolo estensivo che espongono terreni arati e, quindi, senza vegetazione, al ruscellamento autunnale ed
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invernale. Le morfologie derivanti sono, quindi, connesse all’erodibilità delle rocce affioranti, in relazione con lo
stato di acclività dei versanti; l’azione erosiva risulta maggiormente accentuata in corrispondenza degli
affioramenti plastici piuttosto che in quelli lapidei. Infatti, gli affioramenti di rocce litoidi presentano un reticolo
idrografico poco sviluppato, impostato in prevalenza lungo le linee di discontinuità tettonica, con strette valli a
V; i versanti sono caratterizzati da brusche rotture di pendenza con pareti sub-verticali in cui i fronti rocciosi,
per effetto dell’intensa e irregolare fratturazione, sono esposti ai fenomeni di crollo solitamente innescati dalle
condizioni meteoriche avverse. Nei versanti argillosi l’azione erosiva si esercita con più rapidità e facilità; la rete
idrografica risulta infatti notevolmente sviluppata, con incisioni più o meno accentuate in funzione delle
condizioni di acclività del pendio, dello stato di alterazione dei terreni e della presenza di copertura vegetale. In
questo contesto si sviluppano condizioni di dissesto erosivo quali:
- il ruscellamento concentrato che si manifesta con la formazione di fossi di erosione particolarmente
accentuati lungo i pendii argillosi e detritici;
- il ruscellamento diffuso che determina condizioni di erosione accelerata superficiale capace di
degenerare in forme calanchive.
Frequentemente, lo stato di dissesto è determinato da fenomeni franosi, la maggior parte delle volte
consistenti in colamenti superficiali, scorrimenti, e combinazioni di più tipologie di frana che determinano una
condizione dinamica complessa.
Nelle zone di fondovalle, infine, valutando l’azione modellatrice dei processi morfologici, occorre considerare
non solo i fenomeni di erosione di sponda e laterale, ma anche gli importanti processi deposizionali che
generano aree di accumulo, di spessore anche considerevole, dei depositi alluvionali, lungo le quali i corsi
d’acqua assumono un andamento meandriforme.
IV.3.5 Lineamenti pedologici del territorio.
Il territorio in esame è caratterizzato da una sequenza di suoli che è strettamente legata alle condizioni
morfologiche del posto. Si tratta di una “catena di suoli” in cui i “litosuoli” occupano le parti più ripide delle
sommità dei versanti collinari e montuosi; lungo questi versanti, dove le pendenze sono alquanto accentuate, si
riscontrano i “regosuoli”, subito rimpiazzati dai “suoli bruni” laddove la morfologia si addolcisce, anche
lievemente. L’ultima serie della catena, i “vertisuoli” e/o i “suoli alluvionali” infine, si riscontrano lungo le
vallate e nelle aree dove la morfologia è pressocchè pianeggiante.
Il paesaggio della “catena” assume sovente un aspetto contrastato per la presenza di spuntoni calcarei o brevi
creste rupestri che interrompono le forme addolcite dei versanti.
I “litosuoli” si sviluppano su substrati costituiti da roccia dura e compatta e giacciono su morfologie alquanto
accidentate ed in genere laddove scarsa è la copertura vegetale. Sono suoli molto giovani, la cui evoluzione è
fortemente influenzata dalla giacitura in forte pendenza, che favorendo il fenomeno della erosione, ostacola
l’evolversi dei processi pedogenetici. Presentano un profilo appena accennato (di tipo A - R), con l’orizzonte
umifero A che giace direttamente sulla roccia madre. La loro potenzialità agronomica è molto bassa. Si
ritrovano nella parte sommitale dei rilievi collinari (Pizzo della Rondine, Cozzo Tre Monaci, Pizzo Gallinica,
Cozzo Ganzeria e Gilferraro) e di Monte Cammarata. Laddove in questi luoghi i valori della pendenza sono tali
da far prevalere nettamente i fenomeni erosivi rispetto al processo pedogenetico, si riscontra generalmente la
roccia affiorante.
I “Regosuoli”, suoli molto giovani, evoluti su substrati teneri, a tessitura prevalentemente argillosa, con evidenti
problemi di permeabilità, è il tipo più diffuso nel comprensorio in esame. Su di essi i fenomeni erosivi sono
molto accentuati e talvolta di così intensa portata da palesarsi in esasperate forme calanchive. La potenzialità
produttiva agricola di questi suoli varia da zona a zona, in dipendenza delle condizioni climatico-ambientali
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specifiche. Quando la morfologia si addolcisce, le loro caratteristiche qualitative migliorano notevolmente ed il
loro sfruttamento è fatto, oltre che con un indirizzo cerealicolo, anche con l’arboricoltura da frutto (vite, olivo,
mandorlo, pesco, ecc...), con potenzialità produttive discrete; in situazioni più difficili, l’indirizzo cerealicolo-
zootecnico non ammette altre alternative ed il potenziale produttivo può essere giudicato da discreto a scarso.
Suoli di questo tipo si rinvengono un po' ovunque su tutto il territorio in esame; le forme meno evolute e più
intensamente dominate da fenomeni erosivi e di dissesto idrogeologico, si ritrovano nelle località ad ovest e
sud-ovest di Monte Cammarata (Gargiuffè, Daini, Bruca, Chirumbo, Gallinica), sul versante sinistro del Fiume
Platani nelle località Ficuzza, Scrudato e Bocca di Capra e sul versante destro del Platani, nelle località Gissa,
Dirupo o Irruoti, Giuri, Ganzeria, Giardinello e Gallinica.
L’anello successivo della catena è costituito dai “Suoli bruni”. Il tipo prevalente di tessitura di questi suoli è
tendenzialmente argillosa; in qualche caso essa è franca. La vegetazione naturale è costituita prevalentemente
da boschi di latifoglie, mentre quella coltivata è costituita da seminativi, mandorleti, oliveti, vigneti e qualche
frutteto. La loro potenzialità produttiva è da considerare medio-buona. Molto spesso la tessitura argillosa e la
mineralogia delle argille, prevalentemente montmorillonitica, conferiscono al suolo caratteristiche simili a
quelle dei vertisuoli. Sul territorio in esame i “Suoli bruni” si ritrovano anch’essi un po' ovunque e seguono
nella “catena” i “Regosuoli” allorquando la morfologia dei versanti diventa più dolce. Si rinvengono
principalmente nelle località Rossino, Serre, Bosco, S. Onofrio, Finocchiara, Gilferraro, Ganzeria, Giardinello, .
I “Vertisuoli”, caratterizzati dal rimescolamento dei materiali che li costituiscono, hanno una elevata
potenzialità agronomica. Essi sono praticamente adatti a ricevere qualunque tipo di coltura. Sono presenti nella
parte terminale dei versanti, dove si aprono delle spianate e la pendenza dei versanti è su valori bassi. Sul
territorio esaminato sono riscontrabili oasisticamente un po' ovunque, ma rivestono importanza in località
Piane, Savochello, Filici ed in località Risalto del feudo Giardinello.
I “Suoli alluvionali” completano il quadro della “catena”, trovandosi ad occupare la parte terminale dei versanti
collinari, ossia i fondovalle. Traggono origine da depositi alluvionali di vario tipo. Le loro caratteristiche
risultano determinate dalla composizione mineralogica e dalle dimensioni degli elementi che costituiscono le
alluvioni stesse; nel nostro comprensorio hanno generalmente tessitura franca o franco-argillosa, nel qual caso
possono assumere anche caratteri vertici. Sono di buona permeabilità ed il drenaggio è in genere ben
assicurato. Gli elementi della fertilità sono presenti ma in quantità non elevate e talvolta deficitarie. Questi
suoli sono in genere ricchi di notevoli falde freatiche e di subalveo che, se adeguatamente sfruttate, possono
concorrere ad aumentare la potenzialità produttiva di questi terreni che già intrinsecamente è elevata. Il loro
sfruttamento può essere fatto con qualunque tipo di coltura, stante il fatto, oltretutto, che trovandosi in
pianura, non frappongono limiti alla introduzione di qualunque tipo di meccanizzazione agricola. Sono presenti
nelle vallate dei principali corsi d’acqua, particolarmente nella vallata del fiume Platani, dove ospitano
interessanti esempi di colture arboree da frutto (pesco essenzialmente, ma anche pero ed albicocco) e valide
colture ortive di pieno campo.
IV.3.6 Aspetti floristici e vegetazionali.
IV.3.6.1 Descrizione sintetica della vegetazione.
La Sicilia, trovandosi al centro del Mediterraneo, è considerata uno dei “punti caldi” del pianeta per la
fitodiversità. Qui, infatti, crescono quasi 2.500 specie, che rappresentano circa la metà del totale della flora
d’Italia, ammontante, secondo stime recenti (Pignatti, 1982), a 5.599 specie classificabili come native (cioè
spontanee più quelle introdotte dall’uomo, ma inselvatichite), la quale, a sua volta, rappresenta oltre la metà
della flora dell’intera Europa, valutata in 11.407 specie (Webb, 1978).
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Il territorio dei Monti Sicani sud-orientali, ricadente nei comuni di Cammarata, San Giovanni Gemini e Santo
Stefano Quisquina, del quale il comprensorio in esame ne rappresenta oltre la metà della superficie, in virtù
della diversificazione degli habitat che vi sono rappresentati, ospita una flora vascolare alquanto varia,
composta da 956 taxa specifici ed infraspecifici, di cui 853 specie, 88 sottospecie e 15 varietà, appartenenti a
449 generi di 95 famiglie.10
La vegetazione di tipo climacico è distribuita, nel territorio in esame, in fasce, che individuano porzioni di spazio
nelle quali si presentato condizioni bioclimatiche simili e che, pertanto, possiedono le stesse potenzialità dal
punto di vista vegetazionale. Esse sono altimetricamente discontinue, in relazione alla diversità
geomorfologica, all’esposizione dei versanti, all’altitudine e alle conseguenti variazioni climatiche.
Lo spazio altimetrico compreso tra quello più basso (300 m.s.l.m.m.) fino a circa 1.000 m.s.l.m.m. è quello in cui
si sono esplicate maggiormente le attività umane nel corso dei secoli. Il paesaggio vegetale è caratterizzato
prevalentemente dalle colture agrarie, espresse in primo luogo dai seminativi e poi dalle colture arboree.
Oliveti tradizionali caratterizzano ampi tratti dei rilievi collinari di questa zona, nell’ambito della quale sono
frequenti anche piccoli vigneti a carattere familiare e diversi fruttiferi di minore interesse e quasi sempre in
promiscuità tra di essi o con colture ortive, che rivestono uno scarso interesse economico.
Gli aspetti di vegetazione naturale sono complessivamente poco rappresentati e relegati nelle zone impervie
poco idonee all’esercizio dell’agricoltura o nei terreni marginali abbandonati dagli agricoltori da diverso tempo.
La “fascia mediterranea”, che si ritrova fino ad altitudini di 500 m.s.l.m.m., è soggetta a condizioni
bioclimatiche di tipo termo-mediterraneo ed ospita arbusteti di modesta estensione a prevalenza di sclerofille
mediterranee, collegati dinamicamente alle formazioni di leccio e indicati genericamente con il termine di
“macchia mediterranea”. Trattasi di aspetti vegetazionali, in buona parte di origine secondaria, originatisi
soprattutto in seguito a frequenti incendi che hanno interessato le formazioni boschive preesistenti. Gli
elementi che fisionomizzano questi arbusteti sono sempreverdi, a foglie coriacee ed apparato radicale
profondo, in grado di resistere all’aridità estiva e all’insolazione prolungata. La formazione arbustiva più
termofila è quella espressa dall’Oleo sylvestris – Euphorbietum dendroidis il cui strato arboreo è composto in
prevalenza da Ceratonia siliqua, Euphorbia dendroides, Olea europaea var. sylvestris, Phyllirea latifolia, Pistacia
terebinthus, Rhamnus alaternus.
In particolari situazioni si rinvengono dei piccoli nuclei di arbusteti di Arbutus unedo, su suoli a reazione sub-
acida, esposti prevalentemente a nord. Il substrato su cui insiste questa cenosi è ricco di una microfauna fossile
a Foraminiferi e quindi di materiali silicei, quarzo, miche, ecc…, che gli conferiscono un certa acidità. Su questi
suoli si sono insediate delle specie ad ecologia acidofila tipiche dell’Erico-Quercion ilicis che comprende,
appunto, aspetti di vegetazione termofila calcifuga e che costituisce la vicariante acidofila del Quercion ilicis. La
specie più rappresentativa è Arbutus unedo,e poi, Anagyris foetida, Coronilla emerus subsp. emeroides, Cytisus
villosus, Cistus salvifolius, Cistus creticus, Pulicaria odora.
La “fascia mediterraneo-temperata”, compresa tra 500 e 1000 m.s.l.m.m., interessata da condizioni
bioclimatiche di tipo mesomediterraneo, ospita principalmente i boschi di leccio e di roverella. Nello strato
arboreo si riscontrano alcune specie afferenti al gruppo polimorfo della roverella (Quercus pubescens s.l.) e il
leccio. Dal punto di vista sintassonomico queste formazioni rientrano nell’ordine Quercetalia ilicis e in
particolare al Quercion ilicis (cenosi basifile) e all’Erico-Quercion ilicis (cenosi acidofile). Lo strato arbustivo, più
o meno sviluppato in relazione alla copertura arborea, è costituito da diverse specie, tra le quali assumono
particolare rilevanza l’asparago spinoso (Asparagus acutifolius), il biancospino (Crataegus monogyna), la
10 P. Marino, G. Castellano, G. Bazan e R. Schicchi – Carta del paesaggio e della biodiversità vegetale dei Monti Sicani sud-orientali (Sicilia centro-occidentale) – Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo. Quad. Bot. Amb. Appl., 16 (2005):3-60.
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ginestra spinosa (Calicotome villosa), l’orniello (Fraxinus ornus) ed il pungitopo (Ruscus aculeatus). In alcuni
tratti la vigoria degli arbusti è talmente elevata da rendere impenetrabile il sottobosco. Tra gli arbusti e gli
alberi si sviluppano talora indescrivibili intrecci di piante lianose in cui si distinguono Rosa sempervirens, Smilax
aspera, Rubia peregrina. Nello strato erbaceo si rinvengono Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula
laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium, Cyclamen. repandum, Euphorbia
amygdaloides subsp. arbuscula, Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp. russii, Pimpinella peregrina, Rubia
peregrina, Thalictrum calabricum (endemica) e Viola dehnhardtii.
I boschi di leccio si trovano localizzati prevalentemente in località Salaci e Pizzo della Rondine, a quote superiori
ai 700 m.s.l.m.m. I lecceti, a causa della intensa azione antropica, hanno subito nel tempo progressive riduzioni,
tanto che quelli residui assumono il significato di vera e propria vegetazione relittuale. Lo strato arboreo è
costituito prevalentemente da Quercus ilex a cui si associano altre entità arboree, come Fraxinus ornus, Ostrya
carpinifolia, Acer campestre e forme non ben definite di roverella. Nel sottobosco si ritrovano il caprifoglio
etrusco (Lonicera etrusca), l’edera (Hedera helix), la clematide (Clematisi vitalba), il pero mandorlino (Pyrus
amygdaliformis), l’euforbia caracia (Euphorbia characias), l’incensaria odorosa (Pulicaria odora) e l’endemica
Thalictrum calabricum.
Praterie secondarie e gariche si sviluppano su territori sfruttati per gli usi agricoli e su pascoli degradati, oggi
abbandonati in tutto o in parte dagli usi agricoli e oggetto di reinsediamento da parte di elementi della
vegetazione climacica. Fra queste le praterie termo-xerofile diffuse e cartatteristiche ad Ampelodesmos
mauritanicus (Thero-Brachypodietea) e formazioni da gariga, indizio di stadi di degradazione della macchia-
foresta originaria, che oggi rappresentano formazioni stabilizzate e di grande importanza ai fini della
conservazione del suolo nelle zone più acclivi. Tali praterie si presentano floristicamente molto ricche e
vengono caratterizzate dalla presenza di numerose specie erbacee perenni quali Brachypodium retusum,
Carlina sicula, Phagnalon saxatile, Hypochoeris achyrophorus, Serratula cichoracea, Andropogon dystachius,
Verbascum sinuatum ed alcune specie annue dei Thero-Brachypodietea, fra cui Reichardia picroides, Sideritis
romana, Biscutella maritima, Trifolium stellatum, Anthyllis vulneraria. Fra le specie endemiche qui si ricorda
Orchis brancifortii.
Aspetti di vegetazione aventi elevato carattere di naturalità, confinati in frammenti di territorio inaccessibili e
risparmiati dall’azione antropica si trovano lungo le pendici più acclivi di Monte Cammarata. Comprendono la
vegetazione delle rupi, quelle dei ghiaioni e dei brecciai e i fronti meno acclivi, con roccia affiorante, scarsa o
assente coltre di terreno vegetale e presenza di formazioni ed elementi endemici o caratteristici del territorio
interessato, appartenenti agli aggruppamenti dei Dianthion rupicolae. Si tratta dell’associazione Anthemido-
Centauretum busambariensis, con carattere termofilo e caratterizzata da alcuni endemiti siculi, quai Anthemis
cupaniana, Centaurea busambariensis, Helichrysum pendulum ai quali si associano Iberis semperflorens, Silene
fruticosa subsp. fruticosa, Brassica rupestris, Cymbalaria pubescens, Anthirrinum siculum, Seseli bocconei
subsp. bocconei.
Nei corsi e negli specchi d’acqua si insediano comunità erbacee e arbustive, in qualche caso anche arboree, del
Populetalia albae e Salicetalia purpureae, caratterizzate da specie arboree quali Salix purpurea, Salix alba,
subsp. alba, Salix pedicellata, Populus nigra e Populus canescens. La vegetazione erbacea si può ricondurre alla
classe Phragmitetea.
Sui calanchi insiste una vegetazione pioniera, costituita da un numero limitatissimo di specie, fra le quali spicca,
per importanza, l’endemica Aster sorrentinii.
In allegato alla presente relazione (allegato I) si riporta l’elenco completo delle specie rilevate sul territorio in
esame11, col quale si è tentato di esaminare gli aspetti floristici del comprensorio, proprio in riferimento al
11 P. Marino et al. Op. cit.
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valore botanico delle specie. Si evidenzia, peraltro, come difficoltoso è stato adottare un criterio omogeneo di
valutazione della “importanza” dei vegetali presenti, a causa della insufficiente disponibilità di conoscenze
specifiche (ecogeografia, biologia, fattori di rischio, ecc..) su tali taxa.
Tuttavia, dovendo attribuire un valore alle singole emergenze, si è dovuto necessariamente adottare un criterio
di valutazione. Tale criterio tiene conto, sia del grado di tutela (quando esistente o proposto), sia di eventuali
caratteristiche peculiari conosciute (rarità assoluta o relativa, legata a fattori ecologici e/o biogeografia) dei
singoli taxa.
Sono state analizzate tutte le singole specie vegetali tutelate dalle normative internazionali recepite dall’Italia:
Convenzione di Berna, Convenzione di Washington, Convenzione di Barcellona, Direttiva 92/43/CEE “Habitat”.
Per quanto riguarda le categorie IUCN, si riporta la traduzione operata dalla Società Botanica Italiana,
relativamente alle nuove categorie del 1994.
All’interno delle tabelle, le specie sono raggruppate per famiglia, e sono disposte seguendo l’ordine alfabetico.
Quando la normativa include una sottospecie, questa viene riportata con lo stesso numero d’ordine della
specie a cui appartiene.
Per quanto riguarda la famiglia delle Orchidaceae, si rileva che essa è interamente tutelata dalla Convenzione di
Washington (CITES).
Con lo scopo di fornire un pratico strumento di lavoro, è stata inserita una colonna in cui riportare, quando
esistente il nome volgare in lingua italiana. Di fatto tale nome vernacolare è molto soggettivo e variabile a
seconda delle località. Nei casi in cui esso è presente, per la flora vascolare, la fonte di riferimento è stata la
Flora d’Italia (Pignatti, 1982).
Con l’obiettivo di fornire un pratico e pronto strumento di lavoro, è stata data particolare importanza alla
segnalazione di specie endemiche e subendemiche, cioè specie il cui areale di distribuzione è rispettivamente
limitato all’Italia o si estende anche ai territori vicini. Sono state inserite anche due colonne, una delle quali
riporta i taxa endemici o subendemici in Sicilia e l'altra i taxa rari e/o di particolare interesse fitogeografico, per
i cui dati si è fatto riferimento a Lojacono Pojero (1888-1909), Brullo & al. (1990), Raimondo e al. (1992).12
Numerose specie attualmente tutelate da normative internazionali rientrano in varie categorie di rischio di
estinzione a seconda della superficie di territorio che si considera ad es: a livello internazionale, nazionale,
regionale. A puro scopo informativo, si è ritenuto utile inserire la presenza della categoria IUCN attribuita alle
specie presenti nel repertorio secondo le pubblicazioni esistenti ad opera della Società Botanica Italiana (Conti
et al. 1992; 1997).
Le categorie rispetto alle quali è stato verificato se esistono informazioni (simbolo x) sono le seguenti:
1 Berna= Allegato I (1999)
2 Cites A = Allegato A del Regolamento (CE) n. 2307/97
3 Cites B = Allegato B del Regolamento (CE) n. 2307/97
4 Cites D = Allegato D del Regolamento (CE) n. 2307/97
5 Habitat all.2 = Allegato 2 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse
comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.). Aggiornato
con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997. Il simbolo P indica che la specie è prioritaria.
12 P. Marino et al. Op. cit.
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6 Habitat all.4 = Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse
comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27
ottobre 1997.
7 Habitat all. 5 = Allegato 5 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse
comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione.
Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.
8 Barcellona all. 2 = Allegato 2 alla Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo
dall’inquinamento adottata il 16 Febbraio 1976, e approvata con Decisione del Consiglio Europeo 25 luglio
1977, n. 77/585/CEE(G.U.C.E. 19 settembre 1977, n.L 240).
9 Endemica = specie il cui areale di distribuzione è rispettivamente limitato all’Italia o si estende anche ai
territori vicini. I dati relativi alle specie endemiche o subendemiche in Italia sono tratti da: Ministero
dell'Ambiente e della Protezione della Natura - Dipartimento per la Protezione delle Natura.
10 IUCN = Categoria IUCN, di cui segue la decodifica dei suffissi principali, attribuita a livello nazionale secondo
la pubblicazione Conti et al., 1997. Nel caso la specie sia minacciata solo a livello di alcune Regioni è stato
messo il simbolo x. Per i Licheni e le Briofite il testo di riferimento è Conti et al. 1992.
11 Specie endemiche o sub endemiche in Sicilia. I dati relativi alle specie endemiche o subendemiche in Sicilia
sono tratti da: P. Marino e al. (2005) che fà riferimento a Lojacono Pojero (1888-1909), Brullo & al. (1990),
Raimondo e al. (1992).
12 Specie rare e/o di particolare interesse fitogeografico in Sicilia. I dati relativi o sono tratti da: P. Marino e
al. (2005) che fà riferimento a Lojacono Pojero (1888-1909), Brullo & al. (1990), Raimondo e al. (1992).
13 IUCN = Categoria IUCN, di cui segue la decodifica dei suffissi principali, attribuita a livello regionale.
14 Specie endemiche presenti in Sicilia inserite fra quelle CR, EN, VU. I dati relativi alle specie endemiche
presenti in Sicilia inserite tra quelle CR, EN, VU, sono tratti da: Piano Forestale Regionale - Linee Guida che fà
riferimento a Raimondo et al. 2001.
Legende delle categorie IUCN:
Categoria in italiano Categoria in inglese Sigla Specificazione
Estinto Extinct EX
Un taxon viene considerato “estinto” quando non vi sono
validi motivi per dubitare che l’ultimo individuo sia
morto.
Estinto in natura Extinct in the wild EW
Un taxon viene considerato “estinto in natura” quando
sopravvive solo in coltivazione o come specie
naturalizzata al di fuori del suo areale originario.
Ovviamente un taxon si suppone estinto in natura
quando a seguito di ripetute indagini svolte nei periodi
appropriati nelle aree dove ne era indicata la presenza
non viene rinvenuta nemmeno la presenza di un
individuo. Nel nostro caso l’indicazione EW viene riferita
a specie estinte dall’ambito regionale.
Gravemente
minacciato Critically endagered CR
Una specie è “gravemente minacciata” quando la
migliore prova disponibile indica che soddisfa a uno
qualsiasi di precisi criteri stabiliti dall’IUCN ed è perciò
considerata esposta a un rischio estremamente alto di
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Categoria in italiano Categoria in inglese Sigla Specificazione
estinzione in natura
Minacciato Endagered EN Un taxon viene considerato “minacciato” quando, pur
non essendo “Gravemente minacciato” è tuttavia
esposto a grave rischio di estinzione in natura in un
prossimo futuro.
Vulnerabile Vulnerable VU Un taxon si considera “vulnerabile” quando, pur non
essendo “Gravemente minacciato” o “Minacciato”, è
tuttavia esposto a grave rischio di estinzione in natura in
un futuro a medio termine.
A minor rischio Lower Risk LR Taxon a basso rischio di minaccia (lower risk) ma vicino
alla soglia della vulnerabilità.
Dati Insufficienti Data Deficient DD Un taxon viene incluso in questa categoria quando su di
esso mancano adeguate informazioni sulla distribuzione
e sulla consistenza delle popolazioni per poter trarre
valutazioni dirette o indirette sul rischio di estinzione.
Non valutato Not Evalued NE Un taxon viene definito “non valutabile”quando,
mancando elementi certi, non può essere ancora
attribuito ad alcuna categoria.
Il prospetto che ne è derivato è il seguente:
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Famiglia Specie (nome latino) - Forma biologica - Gruppo corologico -
Endemismo Ber
na
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s B
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CR
, EN
, VU
ORCHIDACEAE Aceras anthropophorum (L.) R.Br. – G bulb – Medit.-Atl. x x
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Alyssum nebrodense Timeo – Ch suffr – Endem. x LR
UMBELLIFERAE O APIACEAE Ammi crinitum Guss. — T scap — Endem. x LR
ORCHIDACEAE Anacamptis pyramidalis (L.) Rich. – G bulb – Euri-Medit. x
COMPOSITAE O ASTERACEAE Anthemis arvensis subsp. sphacelata (C.Presl) R.Fern. – H scap –Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Anthemis cupaniana Tod. – Ch suffr – Endem. x LR
LEGUMINOSAE O FABACEAE Anthyllis vulneraria subsp. busambarensis (Lojac.) Pignatti — H scap — Endem. x LR
SCROPHULARIACEAE Antirrhinum siculum Mill. – Ch frut – Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Arabis rosea DC. – H scap – Endem. x DD
ARISTOLOCHIACEAE Aristolochia clusii Lojac. – G bulb – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Aster sorrentinii (Tod.) Lojac. – Ch suffr – Endem. P x x VU x EN VU
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LEGUMINOSAE O FABACEAE Astragalus huetii Bunge — T scap — Endem. x VU
ORCHIDACEAE Barlia robertiana (Loisel.) Greuter – G bulb – Steno-Medit. x x
LILIACEAE Bellevalia dubia (Guss.) Kunth subsp. dubia – G bulb – Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Biscutella maritima Ten. – T scap – Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Bivonaea lutea (Biv.) DC. – T scap – SW-Medit. x LR VU
UMBELLIFERAE O APIACEAE Bonannia graeca (L.) Halacsy — H scap — Subendem. x LR
GRAMINAE 0 POACEAE
Brachypodium pheonicoides (L.) Roem. & Schult. – H caesp – Steno-Medit-Occid. x CR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Brassica amplexicaulis subsp. souliei (Bat.) Maire & Weill. – T scap – Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Brassica rupestris Raf. subsp. rupestris – Ch suffr – Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE
Brassica villosa subsp. bivoniana (Mazzola & Raimondo) Raimondo & Mazzola – Ch suffr – Endem. x VU
COMPOSITAE O ASTERACEAE Carduus corymbosus Ten. – T scap – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Carduus macrocephalus subsp. siculus Franco – H bienn – Endem. x LR
FAGACEAE Castanea sativa Mill. – P scap – SE-Europ. x VU
ULMACEAE Celtis asperrima Lojac. – P caesp – Endem. x VU
COMPOSITAE O ASTERACEAE Centaurea macroacantha Guss. – H bienn – Endem. x DD
COMPOSITAE O ASTERACEAE Centaurea parlatoria Heldr. – H scap – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Centaurea solstitialis subsp. schouwii (DC.) Dostal – H bienn Endem. x LR
ORCHIDACEAE Cephalanthera damasonium (Mill.) Druce – G rhiz – Euri-Medit. x x
ORCHIDACEAE Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch – G rhiz – Eurasiat. x x
CARYOPHYLLACEAE Cerastium tomentosum L. – Ch suffr – Endem. x LR
SCROPHULARIACEAE
Chaenorhinum rubrifolium (Robill. & Castagne ex DC.) Fourr. scap – Euri-Medit. x LR
LILIACEAE Colchicum bivonae Guss- G bulb - Subenden x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Crepis vesicaria subsp. hyemalis (Biv.) Babc. –T scap – Endem. x LR
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IRIDACEAE Crocus longiflorus Raf. – G bulb – Subendem. x VU
PRIMULACEAE Cyclamen hederifolium Aiton — G bulb — Steno-N-Medit. x x
PRIMULACEAE Cyclamen repandum Sibth. & Sm. — G bulb — N-Medit. x x
SCROPHULARIACEAE Cymbalaria pubescens (C.Presl) Cufod. – Ch rept – Endem. x LR
CARYOPHYLLACEAE Dianthus arrostii C.Presl – Ch suffr – Endem. x LR
CARYOPHYLLACEAE Dianthus rupicola Biv. – Ch suffr – Subendem. x x x x LR
GRAMINAE 0 POACEAE Echinaria capitata var. todaroana (Ces.) Cif. & Giacom. – T scap – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Echinops siculus Strobl – H scap – Endem. x DD
ORCHIDACEAE Epipactis helleborine (L.) Crantz – G rhiz – Paleotemp. x x
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Erysimum bonannianum C.Presl – H scap – Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Erysimum metlesicsii Polatschek – H bienn – Endem. x VU
EUPHORBIACEAE Euphorbia amygdaloides L. susp. arbuscula Meusel — Ch suffr —Endem. x LR
EUPHORBIACEAE Euphorbia ceratocarpa Ten. — Ch suffr — Endem. x LR
EUPHORBIACEAE Euphorbia dendroides L. — NP — Steno-Medit.-Macarones. x
GRAMINAE 0 POACEAE Festuca exaltata C.Presl – G rhiz – Endem. x DD
LILIACEAE Gagea busambarensis (Tineo) Parl. – G bulb – Endem. x VU VU
LILIACEAE Gagea foliosa Schult. – G bulb – Orof. Centro-W-Medit. x LR
RUBIACEAE Galium verticillatum Danthoine — T scap — Medit. x LR
CISTACEAE Helianthemum oelandicum subsp. nebrodense (Guss.) Greuter & Burdet — Ch suffr — Endem. x LR VU
LILIACEAE Hyacinthus orientalis L. – G bulb – E-Medit. x EX
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Iberis semperflorens L. – Ch suffr – Endem. x LR
IRIDACEAE Iris pseudopumila Ti neo – G rhiz – Endem. x LR
DIPSACACEAE Knautia calycina (C.Presl) Guss. — H bienn — Endem. x LR
LEGUMINOSAE O FABACEAE Lathyrus odoratus L. – T scap – Endem. x LR
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MALVACEAE Lavatera agrigentina Tineo – NP – Endem. x VU
COMPOSITAE O ASTERACEAE Leontodon siculus (Guss.) Finch & P.D.Sell – H scap – Endem. x P x x x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Lepidium hirtum subsp. nebrodense (Raf.) Thell. – H scap – NEMedit.-Mont. x LR
PLUMBAGINACEAE Limonium catanzaroi Brullo – Ch suffr – Endem. x VU VU
SCROPHULARIACEAE Linaria purpurea (L.) Mill. var. purpurea – H scap – Endem. x LR
DIPSACACEAE Lomelosia cretica (L.) Greuter & Burdet — Ch frut — Subendem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Matthiola fruticulosa (L.) Maire subsp. fruticulosa – Ch suffr–Endem. x LR
LABIATAE O LAMIACEAE Micromeria canescens (Guss.) Benth. – Ch suffr – Endem. x LR
LABIATAE O LAMIACEAE Micromeria consentina (Ten.) N.Terracc. – Ch suffr – Endem. x LR
LABIATAE O LAMIACEAE Micromeria graeca subsp. fruticulosa (Bertol.) Guinea – Ch suffr– Endem. x LR
SCROPHULARIACEAE Odontites bocconei (Guss.) Walp. – Ch frut – Endem. x LR
LEGUMINOSAE O FABACEAE Ononis oligophylla Ten. – T scap – Endem. x LR
ORCHIDACEAE Ophrys archimedea Delforge & Walraven – G rhiz – Endem. x DD
ORCHIDACEAE Ophrys bertolonii Moretti – G bulb – Subendem. x x x DD
ORCHIDACEAE Ophrys exaltata Ten. – G bulb – Endem. x x LR
ORCHIDACEAE Ophrys explanata (Lojac.) P. Delforge – G bulb – Endem. x LR VU
ORCHIDACEAE Ophrys flammeola Delforge – G bulb – Endem. x DD VU
ORCHIDACEAE Ophrys fuciflora (Crantz) Moench – G bulb – Euri-Medit. x
ORCHIDACEAE Ophrys fusca Link – G bulb – Steno-Medit. x
ORCHIDACEAE Ophrys lacaitae Lojac. – G bulb – Endem. x x x LR VU
ORCHIDACEAE Ophrys lunulata Parl. – G bulb – Endem. x x x x x LR x LR
ORCHIDACEAE Ophrys melena (Reni) Paulus & Gacl – G bulb – Endem. x VU
ORCHIDACEAE Ophrys oxyrrhynchos Tod. – G bulb – Endem. x x LR
ORCHIDACEAE Ophrys panormitana subsp. panormitana (Tod.) Soò – G bulb Endem. x LR x LR VU
ORCHIDACEAE Ophrys phryganae Devillers-Terschuren & Devillers – G bulb Endem. x DD
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ORCHIDACEAE Ophrys speculum Link – G bulb – Steno-Medit. x
ORCHIDACEAE Ophrys tenthredinifera Willd. – G bulb – Steno-Medit. x x
ORCHIDACEAE Orchis brancifortii Biv. – G bulb – Endem. x x x x LR
ORCHIDACEAE Orchis collina Banks & Sol. – G bulb – Steno-Medit. x x x LR
ORCHIDACEAE Orchis commutata Tod. – G bulb – Endem. x LR
ORCHIDACEAE Orchis italica Poir. – G bulb – Steno-Medit. x x
ORCHIDACEAE Orchis laxiflora Lam. – G bulb – Euri-Medit. x x
ORCHIDACEAE Orchis longicornu Link – G bulb – Steno-Medit.-Occid. x
ORCHIDACEAE Orchis papilionacea L. – G bulb – Euri-Medit. x
PAEONIACEAE Paeonia mascula subsp. russii (Biv.) Cullen & Heywood – G rhiz – Subendem. x LR
CARYOPHYLLACEAE
Petrorhagia saxifraga subsp. gasparrinii (Guss.) Pignatti – H caesp – Euri-Medit. VU
COMPOSITAE O ASTERACEAE Phagnalon saxatile (L.) Cass – Ch suffr – W-Medit. VU
GRAMINAE 0 POACEAE Phleum ambiguum Ten. – G rhiz – Endem. x LR
UMBELLIFERAE O APIACEAE Pimpinella anisoides V.Brig. – H scap – Endem. x LR
GRAMINAE 0 POACEAE Poa bivonae Parl. — H caesp — Endem. x LR
POLYGALACEAE Polygala preslii Spreng. — H scap — Endem. x LR
POTAMOGETONACEAE Potamogeton nodosus Poir. — 1 rad — Subcosmop. x LR
POTAMOGETONACEAE Potamogeton polygonifolius Pourr. — I rad — Paleotemp. x LR
RANUNCULACEAE Ranunculus pratensis C.Presl — H scap — Endem. x LR
ROSACEAE Rosa sicula Tratt. — NP — Medit.-Mont. x LR
LILIACEAE Ruscus aculeatus L. – Ch frut – Euri-Medit. x
LABIATAE O LAMIACEAE Salvia argentea L. – H scap – Steno-Medit. x VU
ROSACEAE Sanguisorba minor Scop. — H scap — Subcosmop. VU
DIPSACACEAE Scabiosa dichotoma Ucria — T scap — Endem. x LR VU
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LILIACEAE Scilla cupani Guss. – G bulb – Endem. x LR EN
COMPOSITAE O ASTERACEAE Scorzonera villosa subsp. columnae (Guss.) Nyman – G rhiz –Subendem. x LR
LABIATAE O LAMIACEAE Scutellaria rubicunda subsp. linnaeana (Caruel) Rech. – H scap –Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Senecio lycopifolius Desf. – Ch suffr – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Senecio siculus Ali. – T scap – Endem. x LR
ORCHIDACEAE Serapias vomeracea (Burm.) Briq. – G bulb – Euri-Medit. x x
UMBELLIFERAE O APIACEAE Seseli bocconi Guss. subsp. bocconi – H scap – Endem. x LR
GRAMINAE 0 POACEAE Sesleria nitida Ten. — H caesp — Endem. x LR
CRUCIFERAE 0 BRASSICACEAE Sisymbrella dentata (L.) O.E.Schulz – T scap – Endem. x VU
CARYOPHYLLACEAE
Stellaria media subsp. cupaniana (Jord. & Fourr.) Nyman — T rept/H bienn — Subendem. x LR
GRAMINAE 0 POACEAE Stipa barbata Desf. — H caesp — Steno-Medit.-Occid. x LR
RANUNCULACEAE Thalictrum calabricum Spreng. — H scap — Endem. x LR
LAMIACEAE Thymus spinulosus Ten. – Ch rept – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Tragopogon nebrodense Guss. – T scap – Endem. x LR
COMPOSITAE O ASTERACEAE Tragopogon porrifolius subsp. cupani (Guss.) Pignatti – T scap–Endem. x LR
LEGUMINOSAE O FABACEAE Trifolium brutium Ten. – T scap – Endem. x VU EN
LEGUMINOSAE O FABACEAE Trifolium fragiferum L. – H rept – W-Paleotemp. VU
GRAMINAE 0 POACEAE Trisetum splendens C.Presl — H caesp — Endem. x DD
SCROPHULARIACEAE Veronica praecox All. – T scap – Europ. x LR
LEGUMINOSAE O FABACEAE Vicia sicula (Raf.) Guss. – T scap – Endem. x LR
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IV.3.7 Uso del suolo.
IV.3.7.1 Metodologia di indagine e rappresentazione in Corine Land Cover.
L’esame dell’uso del suolo nel territorio oggetto di indagine è stato effettuato mediante un’analisi
fotointerpretativa integrata dai rilievi effettuati nel corso di sopralluoghi svolti in campo.
La fotointerpretazione preliminare alla realizzazione della cartografia è stata svolta utilizzando le ortofoto
digitali a colori alla scala nominale 1:10.000 realizzate, su commissione dell’Assessorato Regionale del Territorio
e dell’Ambiente, dalla Compagnia Generale Ripreseaeree di Parma, e messe a disposizione dal Comune di
Cammarata.
Le riprese aerofotogrammetriche, da cui sono state realizzate le ortofoto, sono state eseguite nel periodo
maggio-settembre 1997. Il prodotto finale è stato organizzato dando un taglio corrispondente alla porzione di
territorio coperta da una sezione di Carta Tecnica Regionale (C.T.R.) ad una scala nominale 1:10.000.
L’analisi fotointerpretativa ha permesso di redigere le prime bozze cartografiche che, con la legenda
provvisoria, sono state successivamente controllate e definite durante i ripetuti sopralluoghi. Il riporto
cartografico dei limiti delle classi di uso del suolo e l'inquadramento dell’utilizzazione del suolo dell’intero
territorio è stato eseguito su base cartografica in scala 1:10.000 utilizzando, ai fini del raffronto con il P.R.G., la
medesima base topografica realizzata dalla Compagnia Generale di Riprese Aeree di Parma.
La distribuzioni delle diverse classi d’uso del suolo è stata effettuata utilizzando la metodologia Corine-Land
Cover. Il programma Corine (COoRdination de l’INformation sur l’Environnement), varato dal Consiglio della
Comunità Europea nel 1985, ha lo scopo primario di verificare dinamicamente lo stato dell’ambiente nell’area
comunitaria, al fine di orientare le politiche comuni, controllarne gli effetti, proporre eventuali correttivi.
Obiettivi secondari, ma non per questo meno validi, sono la formazione e la diffusione di standard e
metodologie comuni e la promozione di contatti e scambi internazionali, per facilitare la realizzazione di
iniziative intercomunitarie.
All’interno del programma Corine, il progetto Corine-Land Cover è specificamente destinato al rilevamento e al
monitoraggio, ad una scala compatibile con le necessità comunitarie, delle caratteristiche del territorio, con
particolare attenzione alle esigenze di tutela.
L’azione relativa ha preso le mosse nel 1986, con un intervento pilota sul Portogallo, nel corso del quale sono
state individuate e messe a punto esigenze strumentali e metodologie.
Il progetto, attualmente in corso di completamento nell’ambito dell’Unione Europea, è stato esteso anche ai
Paesi dell’Est europeo e del bacino mediterraneo non appartenenti all’Unione.
Il progetto Corine Land Cover (CLC) prevede la realizzazione di una cartografia di copertura del suolo alla scala
di 1:100.000, con legenda di 44 voci su 3 livelli gerarchici, e fa riferimento ad unità spaziali omogenee o
composte da zone elementari appartenenti ad una stessa classe, di superficie significativa rispetto alla scala,
nettamente distinte dalle unità che le circondano e sufficientemente stabili per essere destinate al rilevamento
di informazioni più dettagliate.
Ciò premesso, come superficie minima cartografabile nella carta della copertura del suolo alla scala di
1:100.000 è stata indicata un’area di 25 ettari.
I dati prodotti secondo la metodologia CLC rappresentano uno strumento rilevante in numerosi campi della
pianificazione ambientale. La necessità di rispondere ad un’ampia gamma di requisiti provenienti da una vasta
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comunità di utilizzatori ha fortemente influenzato le metodologie, le procedure e gli standard per la
realizzazione dei prodotti. Le applicazioni del CLC nell’ambito della pianificazione sono molteplici: tra queste
troviamo la valutazione dell’efficacia di politiche regionali di sviluppo e dell’impatto delle politiche agricole
sull’ambiente, l’elaborazione di strategie per una gestione integrata delle aree costiere e dei bacini idrografici,
la valutazione ambientale strategica delle reti di trasporti, ecc. La crescente domanda di informazione sull’uso
del suolo da parte di operatori ed utenti quanto mai diversificati richiede una distribuzione efficiente dei dati.
Nel quadro dell’azione svolta nel territorio di Cammarata, il lavoro di interpretazione, ed i ripetuti sopralluoghi
effettuati, hanno permesso che l’unità minima cartografata scendesse sotto il mezzo ettaro, in modo da
soddisfare l’esigenza fondamentale di rappresentare quegli elementi della realtà ritenuti essenziali o importanti
ai fini della tutela.
Per il territorio di Cammarata la distribuzione in classi d’uso del suolo è stata effettuata utilizzando la
metodologia Corine-Land Cover. La legenda base è stata tratta dall’allegato 5 del Manuale per la redazione dei
piani di gestione dei siti Natura 2000. Essa è stata adattata ed integrata per comprendere alcune classi di uso
del suolo che non risultavano essere inserite (nella tabella che segue evidenziate in grigio per l’intera cella.
L’evidenziazione in grigio dei soli caratteri descrittivi indica le classi di uso del suolo già presenti nella legenda
Corine-Land-Cover dell’allegato 5 del Manuale). L’approfondimento arriva fino ad un quinto livello, per far si
che siano nettamente distinguibili tutte le classi di uso del suolo rilevate ed in particolare quelle che
determinano habitat di tipo comunitario.
Le classi di uso del suolo rilevate sul territorio in esame sono le seguenti:
1 SUPERFICI ARTIFICIALI 11 ZONE URBANIZZATE DI TIPO RESIDENZIALE 111 ZONE RESIDENZIALI A TESSUTO CONTINUO 112 ZONE RESIDENZIALI A TESSUTO DISCONTINUO E RADO 1123 Aziende agricole e annessi, casali, cascine e masserie. 12 ZONE INDUSTRIALI, COMMERCIALI ED INFRASTRUTTURALI 122 RETI STRADALI, FERROVIARIE, OPERE D’ARTE E INFRASTRUTTURE TECNICHE 1221 Linee ferroviarie e spazi associati 12211 Ferrovie ad un binario 12214 Stazioni ferroviarie 1222 Viabilità stradale e sue pertinenze 13 ZONE ESTRATTIVE 131 AREE ESTRATTIVE 14 ZONE VERDI 141 AREE VERDI URBANE 142 AREE RICREATIVE E SPORTIVE 2 SUPERFICI AGRICOLE UTILIZZATE 21 SEMINATIVI 211 SEMINATIVI IN AREE NON IRRIGUE 2112 Colture estensive 21121 Seminativi semplici. Terreni soggetti alla coltivazione erbacea estensiva di cereali,leguminose e
colture orticole in campo 21122 Seminativi arborati
Terreni aventi le stesse caratteristiche dei seminativi semplici, ma caratterizzati dalla presenza di piante arboree destinate ad una produzione agraria accessoria rispetto alle colture erbacee
22 COLTURE PERMANENTI 222 FRUTTETI
Impianti arborei specializzati per la produzione di frutta 223 OLIVETI 2231 Colture permanenti miste con prevalenza di oliveti 24 ZONE AGRICOLE ETEROGENEE 241 COLTURE TEMPORANEE ASSOCIATE A COLTURE PERMANENTI
Queste ultime coprenti meno del 25% della superficie totale 242 SISTEMI COLTURALI E PARTICELLARI COMPLESSI
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Mosaico di appezzamenti singolarmente non cartografabili con varie colture temporanee, prati stabili e colture permanenti, occupanti ciascuna meno del 75% della superficie totale
3 TERRITORI BOSCATI E AMBIENTI SEMINATURALI 31 ZONE BOSCATE (con identificazione del grado di copertura) 311 BOSCHI DI LATIFOGLIE 3111 Boschi di leccio 31113 Lecceta a roverella.
Boschi di sclerofille sempreverdi con presenza di latifoglie decidue, corrispondenti all’Aceri campestris-Quercetum ilicis (Brullo, 1993). Lo strato è costituito in prevalenza dal leccio (Quercus ilex) ma vi figurano l’Acer campestre, Quercus pubescens, Fraxinus ornus. Fra gli arbusti si annoverano Clematis vitalba, Euphorbia characias, Hedera helix, Rosa sempervirens, Pyrus amigdaliformis.
3112 Boschi di querce caducifoglie 31122 Querceti di roverella
Bosco termoeliofilo di roverella (Quercus pubescens Willd.) con cerro (Quercus cerris L.) e leccio (Quercus ilex L.) con sottobosco ricco di specie mediterranee sempreverdi (Roso sempervirentiquercetum pubescentis Biondi 1982)
3113 Boschi di latifoglie mesofile 31137 Boschi artificiali di orniello (Fraxinus ornus) 3116 Boschi di specie igrofile 31163 Pioppo-olmeti ripariali
Formazioni di pioppo bianco (Populus alba L.), pioppo nero (Populus nigra L.), con olmo campestre (Ulmus campestris Auct.), ontano nero (Alnus glutinosa L.) Gaertn.) e salici (Salix sp.pl.)
31166 Bosco di latifoglie igrofile in cui prevale Ulmus minor, associato a Fraxinus oxycarpa Bieb. e ad altre latifoglie introdotte artificialmente, quali Acer pseudoplatanus L:, Acer campestre, Fraxinus ornus L., Quercus pubescens.
3117 Boschi di latifoglie esotiche 31172 Popolamenti artificiali di diversa età di Eucalyptus camaldulensis, realizzati con finalità protettive in
corrispondenza di suoli argillosi e fortemente erosi. La fsisionomia-strutturale è generalmente molto semplificata e formata quasi esclusivamente dall’eucalitto. Lo strato arbustivo ed erbaceo è poverissimo ed include pochissime specie, fra le quali Hedysarum coronarum.
312 BOSCHI DI CONIFERE 3121 Boschi di pini mediterranei e cipresso 31211 Boschi di pino d’Aleppo
Pinete naturali o artificiali, per lo più pure, di pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.), su suoli o affioramenti calcarei, corrispondenti al Pistacio-Pinetum halepensis De Marco et al., 1984. Dove la densità è minore il sottobosco è costituito da una macchia a lentisco (Oleo-Lentiscetum; Br,-Bl. et Renè Mol., 1951)
31213 Rimboschimenti di pino domestico Pinete artificiali a Pino domestico (Pinus pinea L.)
31214 Boschi di cipresso. Rimboschimenti artificiali di Cupressus sempervirens L.
31215 Boschi misti di pino d’Aleppo e pino domestico. Pinete artificiali di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) e pino domestico (Pinus pinea).
3122 Boschi di pino nero, laricio, silvestre, loricato 31221 Rimboschimenti di pino nero
Formazioni pure di pino nero (Pinus nigra Arn.), derivate da rimboschimenti su suoli degradati nella fascia dei boschi a latifoglie mesofite.
31252 Rimboschimenti di douglasia o cedri 3126 Boschi misti di conifere 31261 Boschi misti a Cedrus atlantica, Pinus halepensis e Cupressus sempervirens. 31262 Boschi misti a Pinus halepensis e Cupressus sempervirens. 31263 Boschi misti a Cedrus atlantica e Pinus nigra. 32 ZONE CARATTERIZZATE DA VEGETAZIONE ARBUSTIVA E ERBACEA 321 PRATI-PASCOLI NATURALI E PRATERIE 3214 Praterie mesofile 32141 Prateria ad ampelodesma.
Prateria ad Ampelodesmus mauritanicus con Avenula cincinnata, Bituminaria bituminosa, Helictotrichon convolutum, Foeniculum vulgare subsp. piperitum, ecc...
32142 Prateria mesofita. Formazione prevalentemente di natura erbacea dominate principalmente da alcune graminacee:
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Avena spp., Bromus spp, Lolium spp. , Brachypodium sp. pl. e con la presenza di specie quali Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Thapsia garganica, ecc…
323 AREE A VEGETAZIONE SCLEROFILLA 3231 Macchia 32314 Macchia a leccio
Macchia alta derivata dalla degradazione primaria o secondaria della lecceta. Caratterizzata dal leccio (Quercus ilex, L.) arborescente associato ad arbusti sclerofilli (Pistacia lentiscus L.; Phillyrea latifolia L.; Ramnus alaternus L.) Viburno-Quercetum ilicis (Br.-Bl. 1936) Rivas-Martínez 1975
32315 Nuclei di macchia mediterranea appartenenti all’Oleo sylvestris-Euphorbietum dendroidis il cui strato arboreo è costituito in prevalenza da Euphorbia dendroides, Ceratonia siliqua, Olea europaea var. sylvestris, Phyllirea latifolia, Pistacia terebinthus, Rhamnus alaternus.
32316 Macchia mediterranea ad ecologia acidofila appartenente all'Erico-Quercion ilicis con Arbutus unedo, Anagyris foetida, Coronilla emerus subsp. emeroides, Cytisus villosus, Cistus salvifolius, Cistus creticus, Pulicaria odora.
3232 Gariga 32324 Gariga ad Euphorbia dendroides.
Il ruolo strutturale principale è svolto da Euphorbia dendroides L. con Calycotome villosa, Artemisia arborescens L., Phillyrea latifolia L., Quercus ilex L., Quercus pubescens L., Pyrus amigdaliformis.
33 ZONE APERTE CON VEGETAZIONE RADA O ASSENTE 332 ROCCE NUDE, FALESIE, RUPI E AFFIORAMENTI 333 AREE CON VEGETAZIONE RADA
(Aree per lo più accidentate e rocciose, in cui la vegetazione si presenta molto discontinua e lacunosa)
3332 Aree caratterizzate da una vegetazione estremamente povera per via delle scarse condizioni pedo-morfologiche che si verificano su suoli poco evoluti, con roccia affiorante e pendenza elevata. La vegetazione è riferibile alla classe Thlaspietea rotundifolii. Le specie più espressive sono Arrhenatherum eliatus subsp. erianthum, Asperula ristata subsp. scabra, Bunium bulbocastanum, Cetranthus ruber, Helictotrhon canvolutum, Rumex scutatus, Silene sicula. Fra gli arbusti si annoverano Asparagus acutifolius, Clematis cirrhosa, Crataegus laciniata, Prunus spinosa.
3333 Vegetazione delle aree calanchive costituita da specie pioniere riferibili all’associazione dell’ordine Thero-Brachypodietalia ramosi. Prevale Aster sorrentini con Podospermum canum, Diplotaxis erucoides, var. hispidula, Centaurium pulchellum.
3334 Vegetazione rupestre con carattere termofilo. Associazione del Dianthion rupicolae caratterizzata da alcuni endemiti siculi quali Dianthus rupicolae, Antemis cupaniana, Centaurea busambarensis, Helychrysum pendulum, ai quali si associano Silene sicula, Iberis semperflorens, Anthirrinum siculum, Dianthus sylvestris subsp. garganicus, ecc…
3335 Vegetazione dei ghiaioni e dei brecciai. La vegetazione è riferibile alla classe Thlaspietea rotundifolii. Tra le specie più espressive si ritrovano Asperula aristata, Bunium bulbocastanum, Centranthus ruber, Linaria purpurea, ecc..
5 CORPI IDRICI 51 ACQUE CONTINENTALI 511 CORSI D’ACQUA, CANALI, IDROVIE 5111 Fiumi 5112 Torrenti 512 BACINI D’ACQUA 5121 Laghi naturali 5122 Laghi artificiali
IV.3.8 Aspetti faunistici.
Il comprensorio di Monte Cammarata rappresenta l’ultima propaggine della catena dei Monti Sicani. L’eterogeneità ambientale, determinata dalla geologia, dalla orografia e dalla morfologia dei luoghi, da origine ad un vero e proprio mosaico di formazioni vegetali e quindi ad un grande numero di nicchie ecologiche, che permettono l’esistenza di numerosi animali vertebrati anche rari o poco comuni nel resto della Sicilia. La Sicilia vanta un buon livello di conoscenze per quanto concerne gli aspetti faunistici. In particolare è ben conosciuto lo status degli uccelli, essendo giunto già alla seconda revisione l'atlante regionale avifaunistico (AA. VV., 1985; Iapichino e Massa, 1989; Lo Valvo et al., 1993). Per quanto concerne specificatamente la zona di Monte Cammarata, studi specifici, purtroppo, non ne esistono e, quindi, non si hanno dati certi sulla entità e sul numero delle specie faunistiche presenti. Quel che è sicuro è che nei boschi che si sviluppano ai fianchi del Monte un tempo vivevano il daino, il capriolo, il lupo,
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mentre oggi sono rimasti, tra i mammiferi, solo volpi, conigli e lepri, donnole, ricci, quercini, istrici e diverse specie di micro mammiferi. Per quel che riguarda l’avifauna, per esempio, sussistono ancora incertezze circa la presenza di specie importanti per la loro conservazione: l’Azienda Foreste Demaniali, che è l’Ente Gestore della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata, afferma13 “sul Monte Cammarata si sono estinti, solo da pochi anni, il gracchio corallino (1980), il capovaccaio (1985) e il nibbio reale che ha smesso di nidificare nel 1990. Un tempo qui vivevano anche l’avvoltoio grifone, l’aquila reale e, nei boschi sottostanti, il gufo reale”, mentre i dati riportati nei formulari standard per i SIC Monte Cammarata e Pizzo della Rondine segnalano la presenza dell’aquila reale (Aquila chrysaetos (Linnaeus, 1758) e del capovaccaio (Neophron percnopterus (Linnaeus, 1758)). Anche in merito alla presenza dell’aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus (Vieillot, 1822)) sussistono indicazioni discordanti. Dalle informazioni assunte e dalle indagini eseguite, comunque, si deduce che sono ancora presenti, con certezza, numerose specie stanziali e migratorie: la beccaccia (Scolopax rusticola Linnaeus, 1758), il tordo (Turdus iliacus Linnaeus, 1758), il piccolo regolo(Regulus regulus Linnaeus, 1758) ed il corvo imperiale (Corvus corax Linnaeus, 1758). A quote più basse nidificano in primavera la coturnice siciliana (Alectoris graeca whitaken), il calandro (Anthus campestris Linnaeus, 1758), la tottavilla (Lullula arborea (Linnaeus, 1758)), il culbianco (Oenanthe oenanthe Linnaeus, 1758), l’allodola (Alauda arvensis (Linnaeus, 1758)). Nei lembi di bosco più fitto troviamo il rampichino (Certhia brachydactyla Brehm, 1820), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes (Linnaeus, 1758)), la cianciallegra (Parus major Linnaeus, 1758), la capinera (Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758), il pettirosso (Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758)), il luì piccolo (Phylloscopus collybita Vieillot, 1817) e il merlo (Turdus merula Linnaeus, 1758). E’ pure certa, seppur rarefatta, la presenza del picchio rosso maggiore (Picoides major (Linnaeus, 1758)). Nelle pareti rocciose nidificano ancora la poiana (Buteo buteo (Linnaeus, 1758)) il gheppio (Falco tinnunculus Linnaeus, 1758), il piccione selvatico (Columba livia Gmelin, 1789), la taccola (Corvus monedula Linnaeus, 1758), il corvo imperiale (Corvus corax Linnaeus, 1758) ed alcuni volatili notturni quali l’assiolo (Otus scops (Linnaeus, 1758)), la civetta (Athene noctua (Scopoli, 1769)), il barbagianni (Tyto alba (Scopoli, 1769)) e l’allocco (Strix aluco Linnaeus, 1758). Sulla base delle informazioni assunte è stata redatta una lista delle specie faunistiche più importanti ai fini della conservazione della biodiversità, esistenti con una certa sicurezza nella zona di Monte Cammarata. Tale lista è stata successivamente integrata con i dati desunti dal Repertorio della Fauna Italiana protetta redatto dalla Direzione Conservazione della Natura dei Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. L’elenco che ne è venuto fuori è ordinato per Phylum, Classe, Ordine, Famiglia e Specie. Per le singole Specie le colonne indicano nell’ordine: Nome latino (Binomio linneano relativo al taxa considerato) Nome italiano Le categorie rispetto alle quali è stato verificato se esistono informazioni sono le seguenti:
1 L. 157/92 art. 2: specie specificatamente protette all’art. 2 della legge del 11 febbraio 1992 2 L. 157/92: specie protette dalla legge dell’11 febbraio 1992 n. 157. 3 79/409 CEE Ap.1: allegato 1 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la
conservazione degli uccelli selvatici 4 79/409 CEE Ap.2/1: allegato 2/1 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la
conservazione degli uccelli selvatici 5 79/409 CEE Ap.2/2: allegato 2/2 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la
conservazione degli uccelli selvatici 6 79/409 CEE Ap.3/1: allegato 3/1 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la
conservazione degli uccelli selvatici 7 79/409 CEE Ap.3/2: allegato 3/2 direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 concernente la
conservazione degli uccelli selvatici 8 BERNA Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente
naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979 9 BERNA Ap.3: allegato 3 convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente
naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979 10 CITES All. A: Allegato A del Regolamento (CE) n. 2307/97
13 Le Riserve Naturali della Sicilia – Monte Cammarata.
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11 CITES All. B: Allegato B del Regolamento (CE) n. 2307/97 12 CITES All. D : Allegato D del Regolamento (CE) n. 2307/97 13 BONN Ap.1: allegato 1 convenzione sulla conservazione delle specie migratorie
appartenenti alla fauna selvatica adottata a Bonn il 23 giugno 1979 14 BONN Ap.2: allegato 2 convenzione sulla conservazione delle specie migratorie
appartenenti alla fauna selvatica adottata a Bonn il 23 giugno 1979 15 Habitat all.2 = Allegato 2 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e
vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.). Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.
16 Habitat all.4 = Allegato 4 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.
17 Habitat all. 5 = Allegato 5 alla Direttiva 43/92/CEE “Habitat” denominato Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione. Aggiornato con la Direttiva 97/62/CE del Consiglio del 27 ottobre 1997.
18 Barcellona all. 2 = Allegato 2 alla Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento; adottata il 16 Febbraio 1976, e approvata con Decisione del Consiglio Europeo 25 luglio 1977, n. 77/585/CEE(G.U.C.E. 19 settembre 1977,n.L 240)
19 Endemica = specie il cui areale di distribuzione è rispettivamente limitato all’Italia o si estende anche ai territori vicini
20 Minacciate: specie minacciate tratte dalla CHECK LIST delle specie della fauna italiana, 1999. (M = minacciata; R = Rara)
21 IUCN = Categoria IUCN, di cui segue la decodifica dei suffissi principali.
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A Discoglossidae
Discoglossus pictus Otth, 1837
Discoglosso dipinto x x
Bufonidae Bufo bufo (Linnaeus, 1758) Rospo comune x
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Accipitridae Circus pygargus (Linnaeus, 1758) Albanella minore S x x x x x
Accipitridae Circus macrourus (Gmelin, 1771)
Albanella pallida M x
x
x x
x
Accipitridae Hieraaetus fasciatus (Vieillot,
1822) Aquila del Bonelli S x x x x x
Accipitridae Aquila chrysaetos (Linnaeus, 1758) Aquila reale S x x x x x
Accipitridae Neophron percnopterus
(Linnaeus, 1758) Capovaccaio M x x x x x
Accipitridae Milvus migrans (Boddaert, 1783) Nibbio bruno S x x x x x
Accipitridae Buteo buteo (Linnaeus, 1758) Poiana M x
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Accipitridae Milvus milvus (Linnaeus,
1758) Nibbio reale x x x x x
Accipitridae Accipiter nisus (Linnaeus, 1758)
Sparviere
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Apodidae Apus apus (Linnaeus, 1758) Rondone S x x
Apodidae Apus melba (Linnaeus, 1758) Rondone maggiore M x x
Apodidae Apus pallidus (Shelley, 1870) Rondone pallido
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Caprimulgidae Caprimulgus europaeus
Linnaeus, 1758 Succiacapre S x x x
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Scolopacidae Scolopax rusticola Linnaeus, 1758 Beccaccia x x x x
Charadriidae Charadrius dubius Scopoli, 1786
Corriere piccolo
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Burhinidae Burhinus oedicnemus (Linnaeus, 1758)
Occhione
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S
Columbidae Columba palumbus Linnaeus, 1758
Colombaccio
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Columbidae Columba livia Gmelin, 1789 Piccione selvatico M x x x
Columbidae Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758)
Tortora M
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S Coraciidae
Coracias garrulus Linnaeus, 1758 Ghiandaia marina S x x x x
Upupidae Upupa epops Linnaeus, 1758 Upupa M x x
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Cuculidae Cuculus canorus Linnaeus, 1758
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Falconidae Falco tinnunculus Linnaeus,
1758 Gheppio S x x x x
Falconidae Falco naumanni Fleischer, 1818 Grillaio M x x x x x
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Falconidae Falco biarmicus Temminck, 1825
Lanario S x
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Falconidae Falco peregrinus Tunstall, 1771 Pellegrino M x x x x x x
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Falconidae Falco subbuteo Linnaeus,
1758 Lodolaio x x x x
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S Phasianidae Alectoris graeca (Meisner,
1804) Coturnice S x x
Phasianidae Alectoris graeca whitaken Coturnice ss. di
Sicilia S x
Phasianidae Coturnix coturnix (Linnaeus, 1758) Quaglia M x x x
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Rallidae Gallinula chloropus (Linnaeus, 1758)
Gallinella d'acqua
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Rallidae Rallus aquaticus Linnaeus,
1758 Porciglione x x
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Alaudidae Alauda arvensis (Linnaeus, 1758)
Allodola M
x
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Laniidae Lanius senator Linnaeus,
1758 Averla capirossa M x x
Laniidae Lanius minor Gmelin, 1788 Averla cenerina M x x x
Hirundinidae Delichon urbica (Linnaeus, 1758)
Balestruccio M
x
x
Muscicapidae Ficedula albicollis Temminck, 1815 Balia dal collare M x x x x
Sylviidae Cisticola juncidis (Rafinesque, 1810)
Beccamoschino S
x
x
Sylviidae Sylvia curruca Linnaeus,
1758 Bigiarella s x x
Alaudidae Melanocorypha calandra (Linnaeus, 1766) Calandra M x x x
Motacillidae Anthus campestris Linnaeus,
1758 Calandro M x x x
Sylviidae Acrocephalus scirpaceus Herman, 1804 Cannaiola M x x
Sylviidae Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758
Capinera S
x
x
Alaudidae Galerida cristata (Linnaeus,
1758) Cappellaccia S x x
Fringillidae Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758)
Cardellino S
x
x
Paridae Parus major Linnaeus, 1758 Cinciallegra S x x
Corvidae Corvus corax Linnaeus, 1758 Corvo imperiale S x x
Turdidae Oenanthe oenanthe Linnaeus, 1758
Culbianco M
x
x
Fringillidae Carduelis cannabina (Linnaeus, 1758) Fanello S x x
Sylviidae Regulus ignicapillus Temminck, 1820
Fiorrancino
x
x
Fringillidae Fringilla coelebs Linnaeus,
1758 Fringuello M x x
Sylviidae Phylloscopus collybita Vieillot, 1817 Luì piccolo x x
Turdidae Turdus merula Linnaeus,
1758 Merlo S x x
Turdidae Oenanthe hispanica Linnaeus, 1758 Monachella M x x
Passeridae Petronia petronia (Linnaeus, 1766)
Passera lagia S
x
x
Passeridae Passer hispaniolensis
(Temminck, 1820) Passera sarda S x x
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Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
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Turdidae Monticola solitarius Linnaeus,
1758 Passero solitario S x x
Turdidae Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758) Pettirosso M x x
Muscicapidae Muscicapa striata Pallas,
1764 Pigliamosche M x x x
Certhiidae Certhia brachydactyla Brehm, 1820 Rampichino x x
Sylviidae Regulus regulus Linnaeus, 1758
Regolo
x
x
Hirundinidae Hirundo rustica Linnaeus,
1758 Rondine M x x
Turdidae Saxicola torquata Linnaeus, 1758
Saltimpalo S
x
x
Troglodytidae Troglodytes troglodytes
(Linnaeus, 1758) Scricciolo S x x
Sylviidae Sylvia conspicillata Temminck, 1820
Sterpazzola di Sardegna S x x
Sylviidae Sylvia cantillans Pallas, 1784 Sterpazzolina M
x
x
Emberizidae Miliaria calandra (Linnaeus, 1758) Strillozzo S x x
Corvidae Corvus monedula Linnaeus, 1758
Taccola S
x
Turdidae Turdus iliacus Linnaeus, 1758 Tordo sassello x x
Alaudidae Lullula arborea (Linnaeus, 1758) Tottavilla S x x x
Turdidae Luscinia megarhynchos
Brehm, 1831 Usignolo S x x
Sylviidae Cettia cetti (Temminck, 1820) Usignolo di fiume S x x
Fringillidae Carduelis chloris (Linnaeus, 1758)
Verdone S
x
x
Fringillidae Serinus serinus (Linnaeus,
1766) Verzellino S x x
Emberizidae Emberiza cia Linnaeus, 1758 Zigolo muciatto S
x
x
Emberizidae Emberiza cirlus Linnaeus,
1758 Zigolo nero S x x
Motacillidae Motacilla alba Linnaeus, 1758 Ballerina bianca x x
Motacillidae Motacilla cinerea Tunstall, 1771
Ballerina gialla
x
x
Alaudidae Calandrella brachydactyla (Leisler, 1814) Calandrella x x x
Sylviidae Acrocephalus arundinaceus Linnaeus, 1758
Cannareccione
x
x
Paridae Parus caeruleus Linnaeus,
1758 Cinciarella x x
Turdidae Phoenicurus ochrurus Gmellin, 1789
Codirosso spazzacamino x x
Turdidae Monticola saxatilis Linnaeus,
1766 Codirossone x x
Corvidae Pyrrhocorax pyrrhocorax (Linnaeus, 1758)
Gracchio corallino x x x x
Sylviidae Sylvia melanocephala Gmelin, 1789
Occhiocotto
x
x
Passeridae Passer montanus (Linnaeus,
1758) Passera mattugia x x
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Remizidae Remiz pendulinus (Linnaeus,
1758) Pendolino x x
Hirundinidae Ptyonoprogne rupestris (Scopoli, 1769) Rondine montana x x
Sturnidae Sturnus unicolor Temminck,
1820 Storno nero x x x
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PIC
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RM
ES
Picidae Picoides major (Linnaeus, 1758)
Picchio rosso maggiore S x x
Picidae Jynx torquilla Linnaeus, 1758 Torcicollo M x
x
AV
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Podicipedidae Tachybaptus ruficollis (Pallas, 1764) Tuffetto x x
AV
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RIG
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RM
ES
Strigidae Strix aluco Linnaeus, 1758 Allocco S x x x x
Strigidae Otus scops (Linnaeus, 1758) Assiolo S x x x x
Tytonidae Tyto alba (Scopoli, 1769) Barbagianni S x
x
x x
Strigidae Athene noctua (Scopoli, 1769) Civetta S x x x x
GA
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Vertiginidae Helix pomatia Linnaeus, 1758 Chiocciola x x
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YLA
Suidae Sus scrofa Linnaeus, 1758 Cinghiale
Suidae Sus scrofa meridionalis Cinghiale ss. meridionale x x
MA
MM
ALI
A
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Mustelidae Mustela nivalis Linnaeus, 1766 Donnola x x
Felidae Felis silvestris Schreber, 1777
Gatto selvatico
x
x
x
x
MA
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Vespertilionidae Plecotus austriacus (Fischer,
1829) Orecchione meridionale x x x x
MA
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Erinaceidae Erinaceus europaeus Linnaeus, 1758
Riccio
x
x
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Leporidae Lepus capensis mediterraneus
Lepre sarda
x
x
MA
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Hystricidae Hystrix cristata (Linnaeus,
1758) Istrice x x x LR/nt
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Lacertidae Podarcis sicula (Rafinesque,
1810) Lucertola campestre x x
Lacertidae Podarcis wagleriana Gistel, 1868
Lucertola sicula
x
x
x
Viperidae Vipera aspis (Linnaeus, 1758) Vipera comune x
Colubridae Coluber viridiflavus Lacépède, 1789 Biacco x x
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Gekkonidae Hemidactylus turcicus
(Linnaeus, 1758) Geco verrucoso x
Scincidae Chalcides ocellatus (Forsskål, 1775) Gongilo x x
Scincidae Chalcides chalcides
(Linnaeus, 1758) Luscengola x
Colubridae Natrix natrix (Linnaeus, 1758) Natrice dal collare x
Lacertidae Lacerta viridis (Laurenti, 1768)
Ramarro
x
x
Colubridae Elaphe longissima (Laurenti,
1768) Saettone x x
Gekkonidae Tarentola mauritanica (Linnaeus, 1758)
Tarantola muraiola
x
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Emydidae Emys orbicularis (Linnaeus, 1758)
Testuggine d'acqua S x x x LR/nt
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IV.3.9 Aspetti demografici e socio-economici.
IV.3.9.1 Movimento naturale e flussi migratori.
La popolazione residente nel Comune di Cammarata, risulta, nel 2001, sulla base dei dati rilevati dall’ISTAT, pari
a 6.403 unità, con una generale contrazione nel corso degli anni.
Le cause del forte decremento demografico che si è registrato dagli anni ’60 ad oggi vanno ricercate in uno
sfavorevole andamento, non tanto del saldo naturale, quanto del movimento migratorio.
Il fenomeno dell’emigrazione, prevalentemente verso altri comuni del territorio nazionale, denuncia una grave
intensificazione nel corso degli anni ’40, si attenua gradualmente in corrispondenza degli anni ’50 e ’60, per
assestarsi poi su valori relativamente modesti, pur sempre di segno negativo, in epoca più recente. Tale
emorragia sociale, e la stabilizzazione che ne è seguita, vanno principalmente ricondotte agli importanti
cambiamenti intervenuti nello scenario dell’economia dell’isola con la diminuzione dell’incidenza del fattore
primario e l’affermarsi del settore secondario e terziario.
La creazione di nuove e più remunerative occasioni di lavoro, soprattutto nel settore della ristorazione e
dell’artigianato, hanno determinato una intensificazione e radicalizzazione del fenomeno di abbandono
dell’agricoltura che negli ultimi tempi, dopo un primo rallentamento, pare nuovamente riprendere per via della
grave crisi in cui il settore primario attualmente si dibatte.
In questo senso la dinamica demografica negli ultimi 30 anni a Cammarata può assimilarsi allo schema generale
appena descritto, anche se presenta talune peculiarità connesse, da un lato al sovrapporsi, ai fenomeni di
migrazione verso l'estero, di consistenti spostamenti di popolazione verso il vicino centro urbano di San
Giovanni, dall'altro al persistere nel 1991 di una condizione di sensibile contrazione demografica.
IV.3.9.2 Modello di sviluppo e principali caratteristiche socio-economiche.
L’agricoltura e le risorse ambientali naturali hanno rappresentato e tuttora rappresentano i punti di riferimento
e di forza essenziali della tradizione culturale ed economica cammaratese, di natura fondamentalmente rurale,
con forti riflessi sulla stessa struttura produttiva industriale, tipicamente artigiana e rivolta principalmente alla
trasformazione dei prodotti agricoli. L’affermazione stessa delle attività turistiche, d’altro canto, manifestatasi
con una certa evidenza soprattutto negli ultimi decenni nel settore della gastronomia e della ristorazione, è
legata alle anch’essa alle particolarità ambientali e paesistiche del territorio.
Il modesto processo di crescita che si è potuto registrare negli ultimi decenni, tuttavia, è risultato essere
carente di quelle sinergie positive tra i vari settori che costituiscono, ad un tempo, necessarie premesse e
garanzia di mantenimento nel lungo periodo di un reale processo di sviluppo. I segnali più evidenti di questa
limitazione sono l’abbandono delle campagne, da un lato, e la intensa attività di antropizzazione del territorio
non sempre pienamente rispondente all’imperativo della salvaguardia ambientale.
Fortunatamente, da un decennio a questa parte, l’istituzione della Riserva Naturale Orientata di Monte
Cammarata e la creazione di una serie di strutture per la fruibilità del patrimonio naturalistico in essa tutelato,
ha impresso una forte accelerazione al processo di incremento della presenza di flussi turistici naturalistici e,
conseguentemente, alla presa di coscienza, da parte della popolazione locale, della necessità di salvaguardare,
in quanto patrimonio importante ai fini dello sviluppo economico, l’enorme ricchezza naturalistica che il
territorio possiede. Tanto che oggi, l’intenzione della Regione Siciliana di istituire il Parco dei Monti Sicani è
atteso dalla popolazione cammaratese come un momento importante per assicurare lo sviluppo socio-
economico del comprensorio.
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La distribuzione della popolazione attiva in condizione professionale per settore di attività economica, tratta
dai censimenti generali della popolazione, fornisce una indicazione di buona approssimazione sul peso relativo
dei diversi rami nell’economia dell’isola e sul rispettivo contributo in rapporto alla forza occupata ed alla
formazione del reddito disponibile.
La valenza dei tre settori base del sistema produttivo cammaratese, primario, secondario e terziario, in tre
epoche censuarie diverse, appare sensibilmente mutata. Il ruolo del comparto agricolo risulta fortemente
ridimensionato, a fronte, come prevedibile, di un deciso ri-orientamento e specializzazione delle attività
produttive verso il terziario che manifesta, nello stesso periodo, una crescita importante. Il settore relativo alle
attività industriali non presenta, in termini relativi, apprezzabili variazioni, mantenendo immutata la propria
modesta importanza.
Il settore primario ha conosciuto ed attraversa tuttora, un periodo di crisi. Il numero delle aziende in esercizio e
l’estensione della superficie agricola utilizzata hanno subito, in effetti, come dimostrano le rilevazioni
censuarie, un costante calo ed una forte contrazione.
Le caratteristiche tipologiche delle imprese operanti nel settore, inoltre, di piccola o piccolissima dimensione e
la frammentazione delle proprietà hanno presumibilmente esercitato un ruolo determinante. Negli ultimi anni,
tuttavia, si assiste ad una concentrazione di attività con la presenza di imprese di dimensioni e forza
commerciale maggiori.
L’utilizzazione dei terreni indica una incidenza preponderante delle colture a seminativo e, nell’ambito delle
coltivazioni permanenti, di modeste colture viticole e olivicole.
La particolarità del clima e del territorio, caratterizzati dalla presenza di rilevanti fattori limitativi, hanno d’altra
parte condizionato la fisionomia e le direttrici di sviluppo dell’agricoltura nel suo complesso, con l’affermarsi di
tecniche agronomiche, tipologie di impianto/allevamento e colture fortemente improntate e contrassegnate
dall’arido-resistenza.
Le attività di allevamento appaiono in contrazione in quanto a numero complessivo di aziende che le praticano,
ma con un significativo ed importante processo di ristrutturazione ancora in atto, che ha portato le più
organizzate fra esse ad occupare ruoli importanti nel mercato locale (e non solo) dei prodotti caseari, avendo
completato il processo di completamento della filiera produttiva.
Il ruolo del settore secondario nell’apparato produttivo e, più in generale, nell’economia del territorio di
Cammarata appare, ad oggi, come già sottolineato, marginale e residuale. La struttura e la tipologia aziendale
risultano relativamente specializzati e fortemente correlati a due fattori: la manifattura di prodotti artigianali
nel campo del legno, della produzione salottiera e degli infissi metallici, e l’edilizia, essendo altre attività
sostanzialmente assenti. Quelle che un tempo erano le risorse minerarie del territorio (salgemma e zolfo) sono
ormai da decenni definitivamente abbandonate.
Il settore terziario, invece, rappresenta da qualche anno a questa parte, un buon componente dell’economia
comunale ed è legato al commercio e alla ristorazione. L’analisi delle caratteristiche strutturali della base
produttiva evidenzia, in effetti, un peso preponderante e crescente del settore.
IV.4 VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELLE INCIDENZE.
Valutando pacificamente il fatto che il Piano in esame non è direttamente connesso o necessario alla gestione
dei siti Natura 2000 interessati, resterebbe, seguendo lo schema fornito dalla Commissione, di completare la
matrice relativa alla valutazione della significatività dell’incidenza.
Si ritiene, tuttavia, in ragione della entità e delle dimensioni del Piano, nonchè delle molteplici influenze che
esso può generare sugli equilibri ambientali, che, solo attraverso questa prima fase di screening, non sia
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possibile escludere del tutto che il PRG possa produrre effetti significativi. Pertanto, piuttosto che completare il
processo di screening attraverso la compilazione della matrice della significatività, si ritiene più opportuno ed
utile passare direttamente alla fase successiva, che prevede la valutazione appropriata.
Ci è parso chiaro, infatti, sin dall’inizio, che diverse sarebbero potute essere le principali categorie di effetti
potenzialmente determinanti incidenze significative. Queste categorie di effetti che, a nostro giudizio,
necessitano di puntuali approfondimenti ed analisi, soprattutto in relazione allo status e agli obiettivi di
conservazione dei siti Natura 2000, riguardano:
- effetti conseguenti la strategia complessiva del P.R.G. adottato;
- effetti di area vasta derivanti dalla diverse discipline d’uso correlate alla suddivisione dell’intero
territorio comunale in Z.T.O. ex D.M. 1444/98 (zone A, B, c, ecc…);
- effetti puntuali determinati dalle precise collocazioni spaziali di attività, servizi ed infrastrutture;
- effetti misti puntuali/estesi derivanti da previsioni che, pur puntualmente localizzate, determinano
indirettamente effetti spaziali di rilevante entità, modificando le relazioni e le gerarchie territoriali
(adeguamento della viabilità, aree di sviluppo turistico, servizi ed attrezzature collettive, ecc….).
Sulla base della puntuale descrizione delle azioni del Piano riportate nel capitolo precedente, della natura e
dell’entità generale delle problematiche derivanti dalle previsioni stesse e sulla base dei dati documentali
acquisiti, si dovrà pervenire, in questa seconda fase di valutazione appropriata, alla identificazione degli effetti
del Piano sul grado di conservazione e mantenimento degli ambienti naturali ed alla caratterizzazione dei
relativi eventuali impatti, distinguendone, se del caso, gli effetti diretti ed indiretti, la temporalità e la
reversibilità degli stessi, i gradi e le fattispecie di accumulo ed interazione.
V LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA APPLICATA AL PRG DI CAMMARATA: LIVELLO II
– VALUTAZIONE APPROPRIATA.
V.1 IL QUADRO FINALE DELLE INFORMAZIONI RACCOLTE.
Riguardo l’inquadramento di area vasta e le informazioni relative all’attuale stato di conservazione degli habitat
presenti nei 4 SIC in questione, si è provveduto a reperire ed analizzare il seguente materiale disponibile:
- formulari standard relativi a ciascuno dei 4 SIC;
- raccolta documentale bibliografica di pubblicazioni scientifiche sull’ambiente naturale dei SIC in
questione;
- mappe e documentazioni storiche reperite presso biblioteche pubbliche ed universitarie;
- documentazione di analisi ed informazioni relative a progetti, altri piani, iniziative pubbliche e private,
mediante ricognizioni presso il Comune di Cammarata, Azienda Foreste Demaniali, Soprintendenza ai
BB.CC.AA. di Agrigento, Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, Università degli Studi di Palermo,
Gal Quisquina,;
- analisi territoriali realizzate per l’elaborazione dello stesso P.R.G. , dello Studio Agricolo Forestale e del
P.T.P.P. di Agrigento, ivi comprese le relative cartografie tematiche;
- informazioni desumibili attraverso la consultazione del SIT regionale, attraverso il sito internet
“SitrSicilia.it”
- Piano di sviluppo relativo al Patto Territoriale Magazzolo-Platani;
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- Piano di sviluppo locale ( PSL ) a valere sul programma comunitario LEADER +, del Gal Quisquina.
Nello svolgimento delle analisi conoscitive si è ritenuto necessario provvedere, oltre alla raccolta dei dati sin qui
riportati, alla produzione della cartografia per l’implementazione del Sistema Informativo Territoriale, relativa
ai seguenti aspetti:
- zonizzazione del PRG e relazione con i siti Natura 2000;
- uso del suolo e paesaggio vegetale;
- identificazione e distribuzione degli habitat nei SIC;
- Sistema vincolistico operante relativamente alla tutela ambientale, paesaggistica ed urbanistica.
L’insufficienza delle informazioni direttamente od indirettamente ottenibili dall’uso del SIT ha determinato la
necessità di un ulteriore fabbisogno informativo, che poteva essere soddisfatto solamente con l’esecuzione di
sopralluoghi e di rilievi di campo.
L’implementazione del quadro conoscitivo relativo agli usi attuali del suolo, alla vegetazione ed alla
identificazione ed alla esatta localizzazione degli habitat di interesse comunitario, è stata realizzata, dunque,
mediante analisi fotointerpretativa, controlli di campo ed elaborazione di cartografia tematica in scala
1:10.000. I dati così ottenuti e rappresentati nelle relative tavole cartografiche, sono stati posti alla base del
processo che ha portato alla stima finale del grado di compatibilità delle azioni ed attività conseguenti
l’adozione del P.R.G. rispetto ai siti Natura 2000.
I rilievi di campo hanno interessato l’intera superficie occupata dai SIC in questione e sono serviti per rilevare le
attuali condizioni di stato e di conservazione degli ambienti naturali. Sono serviti, soprattutto, a rilevare le
eventuali emergenze od entità ecologiche e specifiche riscontrabili nei siti identificati dal P.R.G. quali luoghi
destinati alla realizzazione di opere, interventi e modifiche e perciò definiti luoghi o aree di criticità. Tali
elementi di criticità sono stati evidenziati in una tavola apposita ed in rilievi di campo in tali luoghi realizzati,
sono stati dettagliatamente riportati nella presente relazione sotto forma di schede.
I rilievi eseguiti sono serviti come base di riferimento per le valutazioni finali relative al grado di compatibilità
delle previsioni di Piano rispetto al mantenimento dell’integrità ecologica dei siti interessati.
Ulteriore adempimento, necessario a completare il quadro conoscitivo per l’opportuna valutazione delle
incidenze, è stato affrontato, coerentemente alle indicazioni fornite dalla guida metodologica della
Commissione Europea, procedendo alla identificazione, analisi e valutazione di altri piani o progetti che,
singolarmente o congiuntamente alle azione del P.R.G., potessero determinare ulteriori incidenze negative
sullo stato di conservazione e mantenimento dei SIC. A tal fine è stata svolta, in collaborazione con l’Ufficio
Tecnico Comunale, una accurata ricognizione finalizzata alla individuazione di tutte le ulteriori azioni introdotte
da altri piani o progetti di interesse territoriale comunale. Tali azioni, riferibili a diversi Piani e/o progetti, sono
stati analiticamente considerati e relazionati in un seguente apposito capitolo della presente relazione.
V.2 METODOLOGIA.
Questa seconda fase, la valutazione appropriata, ha come obiettivo l’identificazione delle interferenze su
specie ed habitat di importanza comunitaria presenti o potenzialmente presenti nelle aree perimetrate quali
SIC, oggetto della nostra analisi.
In questa fase l’impatto del P.R.G., considerato sia isolatamente che congiuntamente con altri piani o
programmi, sull’integrità dei siti Natura 2000, è esaminato in termini di rispetto degli obiettivi di conservazione
dei siti stessi ed in relazione alla loro struttura e funzione. E’ questa, infatti, l’indicazione che emerge dalla
guida della Commissione Europea: “L’integrità di un sito comprende le sue funzioni ecologiche. Per decidere se
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vi potranno essere effetti negativi, occorre concentrarsi e limitarsi agli obiettivi di conservazione del sito”
(MN2000, par. 4.6.3).
Il campo di analisi per la valutazione degli eventuali impatti prodotti dal P.R.G. sull’integrità dei siti Natura
2000, sarà dunque limitato ai seguenti aspetti14:
Informazioni necessarie: si procederà verificando la completezza dei dati raccolti nella prima fase (elementi
descrittivi del piano/progetto, i possibili effetti cumulativi, gli elementi utili per l’individuazione degli obiettivi di
conservazione del sito) ed eventualmente saranno integrate le informazioni mancanti. La guida metodologica
riporta una checklist esemplificativa sulle informazioni necessarie per la valutazione “appropriata” e sulle
relative fonti principali. In apposito paragrafo sarà data ampia illustrazione delle informazioni note o disponibili
suggerite dalla Guida e riportata nella checklist suddetta.
Previsione degli impatti: Al fine di definire l’incidenza dei diversi effetti ambientali si ritiene utile la
compilazione di una scheda analitica in cui i possibili impatti negativi sui siti saranno organizzati in categorie,
permettendo di percorrere il processo di previsione dell’incidenza con ordine e sistematicità. Gli effetti da
considerare saranno elencati secondo le seguenti tipologie:
• diretti o indiretti;
• a breve o a lungo termine;
• effetti dovuti alla fase di realizzazione del progetto, alla fase di operatività, alla fase di smantellamento;
• effetti isolati, interattivi e cumulativi.
Obiettivi di conservazione: individuati i possibili impatti, si dovrà stabilire se essi possano avere un’incidenza
negativa sull’integrità dei siti, ovvero, sui fattori ecologici chiave che determinano gli obiettivi di conservazione
dei siti stessi. Secondo quanto suggerito dalla Guida metodologica, sarà utilizzata una checklist che riporta le
potenziali interferenze del Piano con gli obiettivi di conservazione dei siti. La valutazione sarà svolta in base al
principio di precauzione, per cui se non si può escludere che vi siano effetti negativi si procede presumendo che
vi saranno.
Misure di mitigazione: qualora fossero individuati effetti negativi del Piano e chiarita quale possa essere
l’incidenza sugli obiettivi di conservazione del sito, saranno individuate le necessarie misure di
mitigazione/attenuazione. Ogni misura di mitigazione eventualmente adottata sarà accuratamente descritta,
illustrando come essa possa ridurre o eliminare gli effetti negativi, quali siano le modalità di realizzazione, quale
sia la tempistica in relazione alle fasi del Piano, quali siano i soggetti preposti al controllo e quali siano le
probabilità di un loro successo. Qualora, nonostante le misure di mitigazione adottate, dovessero permanere
tutti o alcuni degli effetti negativi valutati, si passerà al livello III di analisi, la cui procedura di svolgimento sarà
eventualmente illustrata in apposito paragrafo.
Le fasi di svolgimento sopra descritte possono essere visualizzate attraverso lo schema che segue, tratto dalla
Guida metodologica MN 2000:
14 Secondo quanto suggerito dal “Manuale delle linee guida per la redazione dei piani di gestione dei siti Natura 2000” edito dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio – Dipartimento per la Protezione della Natura – par. 2.3.2.
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La principale problematicità che si rileva nello svolgimento di tale fase di analisi è legata alla non disponibilità di
informazioni relative agli obiettivi di conservazione e gestione dei SIC interessati, per l’assenza dei piani di
gestione o di elementi desumibili dai formulari standard, che potrebbero in alternativa essere utilizzati.
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Per tale ragione nella stima di previsione delle incidenze e nella determinazione della compatibilità, si è assunto
quale riferimento generale ed obiettivo da perseguire, quello di preservazione dell’attuale stato di
conservazione degli habitat rilevati sul territorio di indagine. Si provvederà, comunque, ad integrare le
valutazione sullo stato di conservazione attuale, con l’insieme degli indirizzi e indicazioni desumibili dai
riferimenti normativi e fonti metodologiche già illustrati al paragrafo III.3 della presente relazione e che in ogni
caso verranno ripresi nel successivo paragrafo ”gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000 interessati”.
Va osservato, comunque, che la mancanza di indirizzi certi circa gli obiettivi di conservazione e di gestione dei
siti (seppure surrogata dal quadro indirettamente derivato dai riferimenti metodologici già richiamati) nonché
la genericità di molte delle previsioni sviluppate dal P.R.G. (che rimanda interamente alla fase progettuale la
determinazione dei modi di intervento, per esempio per quel che riguarda la realizzazione di viabilità in zona
agricola) produce una generale difficoltà nell’esprimere, senza conoscerne le specifiche soluzioni realizzative,
una valutazione certa sul grado di compatibilità delle azioni progettuali con gli obiettivi di tutela.
Per tale ragione, nelle sintesi finali, tutte quelle situazioni che possano destare preoccupazioni precauzionali,
dovranno essere compiutamente valutate successivamente, in sede di stesura della valutazione di incidenza da
applicare al progetto specifico da realizzare, nella fase in cui saranno noti i connotati e le caratteristiche
progettuali.
Nella valutazione di compatibilità si è, inoltre, tenuto conto dell’insieme delle norme di conservazione
ambientale. In particolare sono stati considerati i diversi vincoli di natura urbanistica, paesaggistica ed
ambientale, i vincoli di inedificabilità boschiva, la disciplina delle zone A della R.N.O di Monte Cammarata,
complessivamente rappresentati in una apposita Tavola di progetto, che intervengono nella determinazione
del grado di compatibilità delle previsioni del P.R.G..
Al fine di fornire all’autorità alla quale, in ultima analisi, spetta il compito di condurre la valutazione
appropriata, un quadro quanto mai completo ed adeguato per compiere la valutazione, si è provveduto ad
effettuare e rendere disponibili le informazioni seguenti :
- Informazioni sul progetto/piano
- Caratteristiche complete del progetto/piano che possono incidere sul sito;
- L’area o la superficie che il piano è destinato ad occupare;
- Dimensioni e altre specifiche del progetto;
- Caratteristiche di progetti/piani esistenti, proposti o approvati che possono provocare un impatto
congiunto o cumulativo con i progetti valutati e che possono avere conseguenze sul sito;
- Iniziative di conservazione della natura in programma o previste che in futuro possono incidere sullo stato
del sito;
- La relazione (ad esempio distanze, ecc.) tra il progetto/piano e il sito Natura 2000
- Informazioni sul sito
- Le ragioni per cui il sito rientra in Natura 2000;
- Gli obiettivi di conservazione del sito e i fattori che contribuiscono al valore di conservazione del sito;
- Lo status di conservazione del sito (positivo o altro);
- Condizioni effettive di base del sito;
- Gli attributi principali del sito in relazione agli habitat indicati all’allegato I o alle specie indicate all’allegato
II;
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- Composizione fisico-chimica del sito;
- Dinamiche degli habitat, delle specie e della relativa ecologia;
- Gli aspetti del sito che sono suscettibili ai cambiamenti;
- Le principali relazioni strutturali e funzionali che costituiscono e consentono di
- preservare l’integrità del sito;
- Le influenze stagionali sugli habitat indicati all’allegato I e sulle specie indicate all’allegato II;
- Altre tematiche connesse alla conservazione che possono essere rilevanti per il sito, compresi i
cambiamenti naturali che potrebbero verificarsi in futuro.
(riquadro 6: Checklist sulle informazioni necessarie alla valutazione appropriata – Guida metodologica della
Commissione Europea.)
L’individuazione delle categorie dei presumibili impatti/incidenze delle azioni di Piano sui siti della rete Natura
2000 ed una prima valutazione eseguita attraverso l’analisi dei dati raccolti, ha consentito di determinare gli
approcci metodologici necessari alla corretta valutazione delle azioni causali di impatto/incidenza sulle
condizioni di stato ambientale riportate nei formulari Natura 2000 ed in particolare sugli habitat individuati nei
SIC interessati, oggetto della tutela comunitaria.
V.3 DESCRIZIONE E CARATTERISTICHE DEI SITI NATURA 2000.
V.3.1 Inquadramento dell’area dei SIC.
I SIC in questione:
- ITA040005 - Monte Cammarata-Contrada Salaci.
- ITA040007 - Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina.
- ITA 020011 - Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea.
- ITA040011 - La Montagnola e Acqua Fitusa.
sono situati all’estremo lembo orientale della catena dei Monti Sicani.
I primi tre sono contigui e costituiscono un tutt’uno, almeno da un punto di vista strettamente spaziale, mentre
il quarto, Montagnola-Acqua Fitusa, è distaccato dal gruppo di appena qualche migliaio di metri, occupando
esso l’estrema pendice orientale del Monte Cammarata, a ridosso del fiume Platani.
Il Monte Cammarata, con la sua vetta alta 1578 m.s.l.m.m. occupa la parte centrale di tutta l’area SIC.
Sia il SIC ITA040005 - Monte Cammarata-Contrada Salaci, sia il SIC ITA040007 - Pizzo della Rondine-Bosco di
Santo Stefano Quisquina, rientrano in parte all’interno della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata,
istituita dalla Regione Sicilia con D.A. n. 86/44 del 18-04-2000; il primo per una superficie di Ha 1.159, pari al
55% del suo totale, il secondo per una superficie di Ha 921, pari al 30% del suo totale.
La morfologia è quella accidentata tipica dei rilievi montuosi, caratterizzata da rupi, valloni, intervallati da
conche e pendii più dolci.
Dalla cima alle pendici orientali di Monte Cammarata affiorano le rocce che hanno permesso di ricostruire la
“successione” continua di terreni tipica di quest’area (Broquet 1968); tali rocce hanno un’età compresa tra
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circa 220 milioni di anni (Trias superiore) e circa 10 milioni di anni (Miocene medio) e si sono depositate e
formate sul fondo di un mare relativamente profondo.15
I terreni più antichi (età Trias superiore) che si trovano sulla cima di Monte Cammarata, sono costituiti da
calcari grigio-chiari con liste e noduli di selce ed una ricca fauna a lamellibranchi, in strati spessi da centimetri a
metrici.
Su queste rocce poggiano calcari sempre grigio chiari di spessore centimetrino con all’interno “ooliti” del
Giurassico inferiore (Lias inferiore), la merne rosse e verdi anch’esse del Giurassico inferiore (Pliensbachiano) e
le radiolariti, i calcari selciferi e le marne verdi del Giurassico inferiore-Cretaceo inferiore.
La successione continua con i calcari ed i calcari marnosi rossastri e bianchi in strati centimetrici del Paleocene-
Eocene superiore, le marne sabbiose dell’Oligocene medio-superiore, ed infine con le arenarie glauconifere del
Miocene inferiore e le argille marnose grigio bluastre, le marne sabbiose e le sabbie del Micene medio.
Sui complessi calcarei si sviluppano versanti da moderatamente a molto ripidi, con evoluzione del suolo molto
scarsa e, di conseguenza, con tipi pedologici caratterizzati da roccia affiorante o da litosuoli con profilo poco
evoluto ed abbondanza di scheletro. Parte di questi complessi, molto duri e compatti, è costituita da calcari
dolomitici, rocce aventi una maggiore suscettività ad essere alterate. Tali formazioni danno origine, talora, ad
ampie aree dove il substrato si presenta molto alterato dall’azione dell’acqua o da origine a diverse forme
carsiche (inghiottitoi, doline, ecc…) riscontrabili in varie aree del SIC. I complessi calcarei costituiscono il tipo
geologico più rappresentato.
Ai piedi dei rilievi montuosi più ripidi (ad esempio ai piedi di Pizzo della Rondine o in c.da La Pistacchiera) si
osservano spesso ampie aree caratterizzate da detriti di falda; in tali ambienti la morfologia di fondovalle o di
versante appare non eccessivamente accidentata e si sviluppano suoli a profilo più evoluto: suoli giovani su
substrato sciolto (Regosuoli) o suoli più evoluti e maturi (Suoli bruni).
15 Carta geologica schematica dell’area della R.N.O. “Monte Cammarata” – A cura di B. Abate, G. Ferruzza, G. Madonia, S. Mangiapane.
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Spesso si rinvengono accumuli di materiale lapideo proveniente dall’erosione della roccia presente nei versanti
ripidi, che a volte si accumula formando ghiaioni o brecciai ed in alcuni casi dei veri e propri coni di deiezione.
In alcune conche o fondovalle, lontani da rilievi ripidi, si riscontrano anche depositi alluvionali (c.da Galluzzo,
Cozzo Minavento) con morfologia molto dolce o anche sub-pianeggiante e suoli talora molto evoluti o,
comunque,, a profilo molto sviluppato dove, a seconda delle condizioni locali, si trovano suoli bruni a profilo
differenziato (ABC), vertisuoli (laddove si riscontra più argilla) o regosuoli.
Il gruppo dei SIC comprende una parte centrale, configurata in un intorno abbastanza esteso della vetta di
Monte Cammarata e dei rilievi secondari, caratterizzata da modestissimi livelli di antropizzazione e dalle
formazioni vegetazionali con più alto grado di naturalità. L’area periferica verso E, invece, presenta un maggior
grado di utilizzazione antropica, connotata da un mosaico di coltivazioni agrarie, infrastrutture viarie e,
soprattutto, le zone periferiche dell’insediamento urbano di Cammarata e San Giovanni Gemini.
Per gran parte della sua estensione ed in particolare nelle aree ad alta valenza ecologico-ambientale e
paesaggistica, la zona risulta assoggettata a regimi di tutela urbanistica ed ambientale che garantiscono un
soddisfacente grado di protezione, fra questi il
- vincolo di inedificabilità ex art. 15 della L.R. n. 78/76 e s.m.i. per le fasce di rispetto dei boschi e della
macchia,
- il regime di tutela della R.N.O. “Monte Cammarata” istituita con D.A. n. 86/44 del 18-04-2000,
- i vincoli e la tutela derivanti dall’art. 142 del D.Lgs. n. 42 del 22-01-2004 e s.m.i. per l’area archeologica
della Montagnola-Acqua Fitusa e per la parte sommitale di Monte Cammarata,
- il vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923, praticamente vigente su tutta l’area SIC e sull’intero
territorio comunale di Cammarata, San Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquina, eccezion fatta per le
sole aree vallive dei fiumi Platani e Turvoli e per quelle urbane dei centri abitati.
V.3.2 Dati dei formulari standard.
V.3.2.1 ITA040005 – Monte Cammarata – C.da Salaci.
Le informazioni contenute nel formulario standard indicano caratteristiche del sito comprendenti la seguente
ripartizione di ambienti:
Tipi di ambiente % coperta
Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) 3
Brughiere, Boscaglie, Macchia, Garighe, Friganee 10
Praterie aride, Steppe 25
Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare) 12
Foreste caducifoglie 8
Foreste di sempreverdi 7
Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti o specie esotiche) 21
Arborei (inclusi frutteti, vivai, vigneti e dehesas) 4
Habitat rocciosi, Detriti di falda, Aree sabbiose, Nevi e ghiacci perenni) 10
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Tipi di ambiente % coperta
Totale 100
Le caratteristiche generali del sito, degne di rilievo, sono individuate nel rinvenimento di reperti fossili del Trias
che testimoniano la presenza di ambienti marini, e nel particolare bioclima, ascrivibile al tipo Meso-
mediterraneo superiore subumido superiore.
La qualità ed importanza, soprattutto per la sua designazione quale SIC, sono individuate nella varietà e
diversificazione della flora, che comprende numerose specie di interesse fitogeografico. Fra queste sono poste
in rilievo le cenosi specializzate a cui partecipano numerose specie endemiche e rare, diffuse in ambienti
rupicoli e nei brecciai e gli aspetti di bosco igrofilo a pioppi, salici e frassini presenti lungo i corsi d’acqua ed in
particolare in località Salaci.
La vulnerabilità è valutata media rispetto al rischi d’incendio.
Tutte le altre attività e fenomeni che, interni o limitrofi all’area, sviluppano la propria influenza sul sito, sono
stati così individuati:
Cod. Tipo di attività fenomeno Sulla superficie del sito Nell’area circostante
Intensità % Influenza Intensità Influenza
100 Coltivazione Debole 16 Negativa Debole Negativa
140 Pascolo Debole 50 Negativa Debole Negativa
162 Piantagione artificiale Debole 21 Negativa - Negativa
180 Incendi Media 50 Negativa Media Negativa
900 Erosione Debole 5 Negativa - Negativa
954 Invasione di una specie Debole 15 Negativa - Negativa
Nessun’altra informazione di carattere generale è riportata, né vengono illustrate le motivazioni di
designazione quale SIC e, tanto meno, le linee guida di gestione, sia pur in forma generale.
Riguardo le informazioni ecologiche viene indicata la presenza dei seguenti 8 tipi di habitat naturali di interesse
comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione, di cui all’allegato 1
della Direttiva “Habitat” n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992:
Cod Denominazione Habitat %
copert. Rappres.
Sup.
relativa
Grado di
conserv. Val. globale
3280
Acque correnti. Fiumi mediterranei a flusso
permanente con il Paspalo-Agrostidion e
con filari ripari di Salix e Populus alba.
3 Buona Tra 0 e 2% Buono Buono
5331
Boscaglie termo-mediterranee e pre-
steppiche. Formazioni ad Euphorbia
dendroides
5 Signif. Tra 0 e 2% Medio o
ridotto
Signifi-
cativo
5332
Boscaglie termo-mediterranee e pre-
steppiche. Gariga ad Ampelodesmos
mauritanica
10 Signif. Tra 0 e 2% Buono Buono
6220* Percorsi sub-steppici di graminacee e
piante annue del Thero-Brachypodietea 15 Signif. Tra 0 e 2%
Medio o
ridotto
Signifi-
cativo
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Cod Denominazione Habitat %
copert. Rappres.
Sup.
relativa
Grado di
conserv. Val. globale
8130 Ghiaioni del mediterraneo occidentale e
termofili 5 Eccell. Tra 0 e 2% Eccellente Eccel-lente
8214
Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofitica. Comunità del sud Italia
(Dianthion rupicolae).
5 Eccell. Tra 0 e 2% Eccellente Eccel-lente
9320 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Olea e Ceratonia. 5 Signif. Tra 0 e 2%
Medio o
ridotto
Signifi-
cativo
9340 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Quercus ilex e Quercus rtundifolia. 7 Buona Tra 0 e 2%
Medio o
ridotto Buono
* L’asterisco indica un tipo di habitat prioritario; tipo di habitat che rischia di scomparire nel territorio.
Nel formulario standard vengono inoltre indicate:
- 10 specie di uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE dei quali 5 specie migratori;
- 6 specie di uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE;
- 1 specie di rettili di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione, elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE;
- 3 specie di piante di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione, elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
- 7 specie di fauna ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e
92/43/CEE;
- specie di flora ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e
92/43/CEE.
In particolare sono indicati:
- Uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE:
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A413 Alectoris graeca
whitakeri P
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A255 Anthus
campestris P
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A243 Calandrella
brachydactyla P
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
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cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A083 Circus macrourus P
non
significativa
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A231 Coracias garrulus P tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A101 Falco peregrinus P tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A095 Falco naumanni P tra il 2,1% e
il 15%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A246 Lullula arborea P tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A242 Melanocorypha
calandra P
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata all'interno di una
vasta fascia di distribuzione Buono
A073 Milvus migrans P non
significativa
Buona
conservazione In gran parte isolata Buono
- Uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A247 Alauda arvensis p tra lo 0 e il 2% Conservazione
media o limitata
In gran parte
isolata Buono
A113 Coturnix
coturnix P tra lo 0 e il 2%
Conservazione
media o limitata
In gran parte
isolata Buono
A339 Lanius minor P tra lo 0 e il 2% Conservazione
media o limitata
In gran parte
isolata Buono
A341 Lanius senator p P tra lo 0 e il 2% Conservazione
media o limitata
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Buono
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cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A278 Oenathe
hispanica P non signif.
A210 Streptopelia
turtur p tra lo 0 e il 2%
Conservazione
media o limitata
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Buono
- Anfibi e rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
1220 Emys orbicularis R tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
- Piante elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
1468 Dianthus rupicola Biv. La specie è
rara
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Eccellente
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Eccellente
1790 Leontodon siculus (Guss.)
Finch & Sell
La specie è
rara
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Buona
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
- Altre specie importanti di Flora e Fauna.
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118
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Mammiferi Hystrix cristata specie rara Convenzioni internazionali (Berna,
Bonn biodiversità)
Mammiferi Lepus corsicanus la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali (Berna,
Bonn biodiversità)
Rettili Chalcides ocellatus la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali (Berna,
Bonn biodiversità)
Rettili Elaphe lineata specie rara specie endemica
Rettili Lacerta bilineata la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative elenco del libro rosso nazionale
Rettili Podarcis wagleriana la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative elenco del libro rosso nazionale
Invertebrati Pamphagus marmoratus specie comune elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Anthemis cupaniana Tod. Ex
Lojac. specie rara specie endemica
Vegetali Anthirrinum siculum Mill. specie comune specie endemica
Vegetali Aristolochia clusii Lojac. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Bivonaea lutea (Biv.) DC. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Centaurea parlatoris Heldr. specie rara specie endemica
Vegetali Chaenorrhinum rubrifolium
(Rob. & Cast.) Fourr specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Colchicum bivonae Guss. specie comune Altri motivi
Vegetali Cymbalaria pubescens (C.
Presl) Cufod. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Dianthus arrostii C. Presl specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Erysimum bonanniuanum
Presl specie rara specie endemica
Vegetali Euphorbia dendroides specie comune Convenzioni internazionali (Berna,
Bonn biodiversità)
Vegetali Galium verticillatum Danth. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Helianthemum canum (L.)
subsp. nebrodense Arc. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Iris pseudopumila Tin. specie comune elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Knautia calicina (C. Presl)
Guss. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Lepidium hirtum subsp.
nebrodense (Raf.) Thell specie rara elenco del libro rosso nazionale
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cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Vegetali Linaria purpurea (L.) Miller specie comune specie endemica
Vegetali Orchis brancifortii Biv. specie comune Convenzioni internazionali (Berna,
Bonn biodiversità)
Vegetali Orchis commutata Tod.. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali (Berna,
Bonn biodiversità)
Vegetali Physospermum verticillatum
(W. & K.) Vis. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Polygala preslii Sprengel specie rara specie endemica
Vegetali Silene sicula Raf. specie rara elenco del libro rosso nazionale
V.3.2.2 ITA040007 – Pizzo della Rondine – Bosco di Santo Stefano Quisquina.
Le informazioni contenute nel formulario standard indicano caratteristiche del sito comprendenti la seguente ripartizione di
ambienti:
Tipi di ambiente % coperta
Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) 5
Brughiere, Boscaglie, Macchia, Garighe, Friganee 10
Praterie aride, Steppe 35
Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare) 10
Foreste miste 15
Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti o specie esotiche) 5
Arborei (inclusi frutteti, vivai, vigneti e dehesas) 8
Habitat rocciosi, Detriti di falda, Aree sabbiose, Nevi e ghiacci perenni) 10
Altri (inclusi abitati, strade, discariche, minierre e aree industriali. 2
Totale 100
La qualità ed importanza del sito è posta in relazione alla diversificazione geo-pedologica che determina una varietà di flora
e vegetazione. Nel comprensorio sono state censite oltre 600 specie di piante vascolari. Tra queste alcune presentano
interesse fitogeografico, come Celtis tournefortii, Trifolium brutium, Anthemis cupaniana, Aste sorrentinii, ecc..
Il sito, inoltre, presenta una ben diversificata fauna, comprendente molte specie di vertebrati rari e/o minacciati,
soprattutto falconiformi.
Fra i principali fenomeni di disturbo per gli aspetti biocenotici ed ambientali sono da menzionare soprattutto gli incendi, la
riforestazione con specie esotiche e la caccia; sono altresì da aggiungere altri fenomeni legati alle attività antropiche
(edificazione sparsa, apertura di cave, ampliamento della rete viaria, coltivazioni, pascolo, bracconaggio, ecc…). ed inoltre,
eccessivo carico di bestiame ed eccessiva parcellizzazione del paesaggio.
Tutte le altre attività e fenomeni che, interni o limitrofi all’area, sviluppano la propria influenza sul sito, sono stati così
individuati:
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
120
Cod. Tipo di attività
fenomeno Sulla superficie del sito Nell’area circostante
Intensità % del sito Influenza Intensità Influenza
100 Coltivazione Debole 18 - Debole -
140 Pascolo Debole 50 - Debole -
162 Piantagione artificiale Debole 5 - - -
180 Incendi Media 50 - Media -
502 Strade e autostrade Debole 2 - - -
Riguardo le informazioni ecologiche viene indicata la presenza dei seguenti 6 tipi di habitat naturali di interesse comunitario
la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione, di cui all’allegato 1 della Direttiva “Habitat”
n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992:
Cod Denominazione Habitat %
copert. Rappres.
Sup.
relativa
Grado di
conserv.
Val.
globale
5332
Boscaglie termo-mediterranee e pre-
steppiche. Gariga ad Ampelodesmos
mauritanica
15 Significativa Tra 0 e
2%
Medio o
ridotto Buono
6220* Percorsi sub-steppici di graminacee e piante
annue del Thero-Brachypodietea 20 Significativa
Tra 0 e
2%
Medio o
ridotto
Signifi-
cativo
8130 Ghiaioni del mediterraneo occidentale e
termofili 2 Buona
Tra 0 e
2% Eccellente
Eccel-
lente
8214
Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofitica. Comunità del sud Italia
(Dianthion rupicolae).
8 Eccellente Tra 0 e
2% Eccellente
Eccel-
lente
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba. 5 Significativa Tra 0 e
2%
Medio o
ridotto
Signifi-
cativo
9340 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Quercus ilex e Quercus rotundifolia. 15 Eccellente
Tra 0 e
2% Buono Buono
* L’asterisco indica un tipo di habitat prioritario, tipi di habitat, cioè, che rischiano di scomparire nel territorio.
Nel formulario standard vengono inoltre indicate:
- 16 specie di uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE dei quali 8 specie migratori;
- 8 specie di uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE;
- 1 specie di rettili di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione, elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE;
- 2 specie di piante di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione, elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
- 13 specie di fauna ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
- 29 specie di flora ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.
In particolare sono indicati:
- Uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE:
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
121
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A413 Alectoris graeca
whitakeri P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A255 Anthus campestris P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A091 Aquila chrysaaetos P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Eccellente
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Eccellente
A243 Calandrella
brachydactyla P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A224 Caprimulgus
europaeus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Conservazione
media o
limitata
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A084 Circus pygargus P
popolazione
non
significativa
A231 Coracias garrulus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A101 Falco biarmicus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A095 Falco naumanni P
popolazione
non
significativa
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A103 Falco peregrinus R
popolazione
non
significativa
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
122
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A321 Ficedula albicollis P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A093 Hieraaetus fasciat P
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A246 Lullula arborea P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A242 Melanocorypha
calandra P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A073 Milvus migrans P
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
In gran parte
isolata Buono
A077 Neophron
percnopterus R
popolazione
non
significativa
Buona
conservazione
In gran parte
isolata Eccellente
- Uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A413 Alectoris graeca
whitakeri P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
123
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A255 Anthus campestris P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A091 Aquila chrysaaetos P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Eccellente
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Eccellente
A243 Calandrella
brachydactyla P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A224 Caprimulgus
europaeus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Conservazione
media o
limitata
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A084 Circus pygargus P
popolazione
non
significativa
A231 Coracias garrulus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A101 Falco biarmicus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A095 Falco naumanni P
popolazione
non
significativa
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A103 Falco peregrinus R
popolazione
non
significativa
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A321 Ficedula albicollis P popolazione
compresa
tra lo 0 e il
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
Buono
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
124
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
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rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
2% distribuzione
A093 Hieraaetus fasciat P
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A246 Lullula arborea P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A242 Melanocorypha
calandra P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A073 Milvus migrans P
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
In gran parte
isolata Buono
A077 Neophron
percnopterus R
popolazione
non
significativa
Buona
conservazione
In gran parte
isolata Eccellente
- Anfibi e rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
1220 Emys orbicularis (E.
orbicularis) R
popolazione
compresa tra il
15,1% e il 100%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Buono
- Piante elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
125
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
1757 Aster sorrentinii (Tod.)
Lojac.
La specie è
rara
popolazione
compresa tra lo 0 e
il 2%
Buona
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
buono
1468 Dianthus rupicola Biv. La specie è
rara
popolazione
compresa tra lo 0 e
il 2%
Eccellente
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Eccellente
- Altre specie importanti di Flora e Fauna.
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Uccelli Buteo buteo specie rara Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Uccelli Corvus corax la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative elenco del libro rosso nazionale
Mammiferi Felis silvestris specie rara Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Mammiferi Hystrix cristata specie rara Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Mammiferi Lepus corsicanus la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Mammiferi Martes martes specie rara Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Anfibi Bufo viridis la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Anfibi Hyla intermedia (H. italica) molto rara elenco del libro rosso nazionale
Rettili Chalcides ocellatus la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Rettili Coronella austriaca la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Rettili Elaphe lineata specie rara specie endemica
Rettili Lacerta bilineata la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative elenco del libro rosso nazionale
Rettili Podarcis wagleriana la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative elenco del libro rosso nazionale
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
126
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Vegetali Aceras antropophorum (L.) R. Br. specie rara Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Anacamptis pyramidalis specie comune Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Anthemis cupaniana Tod. Ex Lojac. specie rara specie endemica
Vegetali Anthirrinum siculum Mill. specie comune specie endemica
Vegetali Aster sorrentinii (Tod.) Lojac. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Anthamanta sicula L. specie rara Altri motivi
Vegetali Barlia robertiana (Loisel.) Greuter specie comune Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Celtis tournefortii Lam. molto rara Altri motivi
Vegetali Colchicum bivonae Guss. specie comune elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Erysimum ceratocarpa Ten. specie comune Altri motivi
Vegetali Iris pseudopumila Tin. specie comune Altri motivi
Vegetali Knautia calicina (C. Presl) Guss. specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Lavatera agrigentina Tineo specie rara elenco del libro rosso nazionale
Vegetali Ophrys fusca Link. specie comune Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Ophrys lunulata Parl. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Ophrys lutea Cav. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Ophrys speculum Link la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Ophrys tenthredinifera Willd. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Orchys brancifortii Biv. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Orchis italica Poiret specie comune Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Orchis laxiflora Lam. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Orchis longicornu Poiret specie comune Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Orchis papilionacea L. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
127
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Vegetali Physospermum verticillatum (W. &
K.) Vis. specie rara Altri motivi
Vegetali Scabiosa cretica L. specie rara Altri motivi
Vegetali Serapias vomeracea (Burm.) Briq. la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Sorbus torminalis specie comune Altri motivi
Vegetali Trifolium brutium Ten. specie rara elenco del libro rosso nazionale
V.3.2.3 ITA020011 – Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea.
Le informazioni contenute nel formulario standard indicano caratteristiche del sito comprendenti la seguente ripartizione di
ambienti:
Tipi di ambiente % coperta
Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) 4
Torbiere, stagni, paludi, vegetazione di cinta 1
Brughiere, Boscaglie, Macchia, Garighe, Friganee 5
Praterie aride, Steppe 27
Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare) 3
Altri terreni agricoli 7
Foreste caducifoglie 4
Foreste di sempreverdi 15
Impianti forestali a monocoltura (inclusi pioppeti o specie esotiche) 28
Habitat rocciosi, Detriti di falda, Aree sabbiose, Nevi e ghiacci perenni) 5
Altri (inclusi abitati, strade, discariche, miniere e aree industriali 1
Totale 100
L’area del SIC include, oltre ad una vasta superficie prevalentemente boscata, anche i rilievi sovrastanti l’abitato di
Castronovo di Sicilia (Pizzo della Guardia ed il Cassero) nonché quelli di Pizzo Lupo e Pizzo San Cono; rientra nel sito anche
un tratto del fiume Platani.
Va segnalato che, a differenza di quanto indica il toponimo del SIC, l’attuale delimitazione riportata nella scheda ufficiale,
esclude invece il Gurgo di S. Andrea (Lercara Friddi), localizzato, appunto, ai margini esterni dell’area. Considerato che è
questo un biotopo di rilevante interesse naturalistico, più volte citato nella letteratura geobotanica, per la presenza di
alcune specie vegetali di rilevante interesse fitogeografico (Nepeta tuberosa, Utricularia australis, ecc..), l’estensore del
formulario standard auspica una corretta ridelimitazione del SIC, che preveda, appunto, l’inclusione della stessa area
all’interno del SIC.
Si rileva, comunque, che le attività e le previsioni del PRG di Cammarata, non possono espletare nessuna influenza sul sito
del Gurgo di Sant’Andrea, per la notevole distanza che lo separa dai confini comunali di Cammarata (oltre i 3 km).
L’elevata eterogeneità ambientale diversifica un paesaggio vegetale assai articolato e vario, nel cui ambito si rilevano le
unità seriali dell’olivastro (Oleo-Euphorbio dendroidis sigmetum), del leccio (Aceri campestris-Querco ilicis sigmetum), della
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
128
quercia castagnara (Oleo-Querco virgilianae sigmetum) e del Salice pedicellato (Ulmo-Salico pedicellatae sigmetum). Alle
succitate serie sono altresì da aggiungere le microgeoserie legate a condizioni edafiche particolari, come nel caso delle
pareti rocciose, delle aree detritiche, delle pozze d’acqua, ecc.
La qualità ed importanza, soprattutto per la sua designazione quale SIC, sono individuate nel fatto che trattasi di un’area di
rilevante pregio naturalistico-ambientale e paesaggistico. Nel formulario stesso sono indicate alcune entità vegetali la cui
presenza nel territorio è ritenuta di rilevante interesse fitogeografico. Il sito, inoltre, presenta una fauna comprendente
specie di vertebrati rare e/o minacciate.
La vulnerabilità del sito è messa in relazione soprattutto con gli incendi e la caccia.
è valutata media rispetto al rischi d’incendio.
Tutte le altre attività e fenomeni che, interni o limitrofi all’area, sviluppano la propria influenza sul sito, sono stati così
individuati:
Cod. Tipo di attività fenomeno Sulla superficie del sito Nell’area circostante
Intensità % del sito Influenza Intensità Influenza
100 Coltivazione Debole 5 Negativa Forte Negativa
110 Uso dei pesticidi Debole 1 Negativa Media Negativa
140 Pascolo Media 80 Neutra Media Neutra
162 Piantagione artificiale Media 60 Negativa Media Neutra
165 Pulizia sottobosco Media 50 Negativa Debole Negativa
180 Incendi Media 80 Negativa Media Negativa
230 Caccia Media 50 Negativa
403 Abitazioni disperse Media 5 Negativa
501 Sentieri, piste e piste ciclabili Debole 8 Negativa
502 Strade e autostrade Media 1 Negativa
623 Veicoli motorizzati Media 1 Negativa
710 Disturbi sonori Debole 3 Negativa
890
Altre modifiche nelle
condizioni idrauliche indotte
dall’uomo
Debole 1 Negativa
900 Erosione Media 5 Negativa - -
Nessuna indicazione, neanche in forma generale, è riportata in merito alle linee guida di gestione del sito.
Riguardo le informazioni ecologiche, viene indicata la presenza dei seguenti 12 tipi di habitat naturali di interesse
comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione, di cui all’allegato 1 della
Direttiva “Habitat” n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992:
Cod Denominazione Habitat %
cop. Rappres.
Sup.
relativa
Grado di
conserv. Val. globale
3170* Stagni temporanei mediterranei 1 Non
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
129
Cod Denominazione Habitat %
cop. Rappres.
Sup.
relativa
Grado di
conserv. Val. globale
significativa
3290 Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il
Paspalo-Agrostidion. 3 Significativa
Tra 0 e
2% Buono Buono
5230* Matorral arborescenti di Laurus nobilis 1 Non
signficativa
5331 Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche.
Formazioni ad Euphorbia dendroides 2
Non
significativa
5332 Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche.
Gariga ad Ampelodesmos mauritanica 20 Buona
Tra 0 e
2% Buono Buono
6220* Percorsi sub-steppici di graminacee e piante
annue del Thero-Brachypodietea 10 Buona
Tra 0 e
2% Buono Buono
6310 Dehesas con Quercus spp. Sempreverde 3 Significativa Tra 0 e
2% Buono Significativo
8130 Ghiaioni del mediterraneo occidentale e
termofili 2
Non
significativa
8214
Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofitica. Comunità del sud Italia (Dianthion
rupicolae).
3 Significativa Tra 0 e
2% Buono Buono
92AO Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 3 Significativa Tra 0 e
2%
9320 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Olea e Ceratonia. 1
Non
significativa
9340 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Quercus ilex e Quercus rtundifolia. 20 Buona
Tra 0 e
2% Buono Buono
* L’asterisco indica un tipo di habitat prioritario; tipo di habitat che rischia di scomparire nel territorio.
Nel formulario standard vengono inoltre indicate:
- 10 specie di uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE dei quali 5 specie migratori;
- 5 specie di uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE;
- 1 specie di piante di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione, elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
- 8 specie di fauna ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
- 53 specie di flora ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.
In particolare sono indicati:
- Uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE:
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
130
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
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en
to
staz
ion
ame
nto
A413 Alectoris graeca
whitakeri P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A255 Anthus campestris P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A243 Calandrella
brachydactyla P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A231 Coracias garrulus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A101 Falco biarmicus P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A103 Falco peregrinus R
popolazione
compresa
tra il 2,1% e
il 15%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A093 Hieraaetus fasciatus P
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A246 Lullula arborea P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
A242 Melanocorypha
calandra P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
Buono
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
131
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
serv
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ne
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lam
en
to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
rnam
en
to
staz
ion
ame
nto
A073 Milvus migrans P
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
In gran parte
isolata Buono
- Uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
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e
con
serv
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to
glo
bal
e
rip
rod
uzi
on
e
sve
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en
to
staz
ion
ame
nto
A247 Alauda arvensis P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Conservazione
media o
limitata
popolazione
compresa tra il
15,1% e il 100%
Buono
A113 Coturnix coturnix P
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Conservazione
media o
limitata
popolazione
compresa tra il
15,1% e il 100%
Buono
A341 Lanius senator P
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Conservazione
media o
limitata
popolazione
compresa tra il
2,1% e il 15%
Buono
A278 Oenathe hispanica P
Popolazione
non
significativa
A210 Streptopelia turtur P
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Conservazione
media o
limitata
popolazione
compresa tra il
2,1% e il 15%
Buono
- Piante elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
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Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
132
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
1790 Leontodon siculus la specie è
comune
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Buona
Non isolata
all'interno di una
vasta fascia di
distribuzione
buono
- Altre specie importanti di Flora e Fauna.
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Mammiferi Hystrix cristata specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Mammiferi Lepus corsicanus
la specie è presente nel sito ma
non si hanno informazioni
quantitative
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Rettili Chalcides ocellatus
la specie è presente nel sito ma
non si hanno informazioni
quantitative
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Rettili Elaphe lineata specie rara specie endemica
Rettili Lacerta bilineata
la specie è presente nel sito ma
non si hanno informazioni
quantitative
elenco del Libro rosso Nazionale
Rettili Podarcis wagleriana
la specie è presente nel sito ma
non si hanno informazioni
quantitative
elenco del Libro rosso Nazionale
Invertebrati Colias crocea la specie è comune elenco del Libro rosso Nazionale
Invertebrati Pamphagus marmoratus la specie è comune elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Aceras antropophorum
(L.) R. Br. specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Anacamptis pyramidalis specie rara altri motivi
Vegetali Anthemis cupaniana Tod.
Ex Lojac. specie molto rara specie endemica
Vegetali Anthirrinum siculum Mill. specie rara specie endemica
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Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
133
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Vegetali Anthyllis vulneraria
subsp busambarensis specie molto rara elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Barlia robertiana (Loisel.)
Greuter la specie è comune specie endemica
Vegetali Bellevalia dubia subsp.
dubia la specie è comune specie endemica
Vegetali Biscutella maritima la specie è comune specie endemica
Vegetali Bivonaea lutea la specie è comune elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Brassica rupestris specie rara elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Carlina sicula specie rara specie endemica
Vegetali Centaurea solstitialis
subsp. schouwii specie rara specie endemica
Vegetali Clypeola jonthlaspi specie rara altri motivi
Vegetali Crocus longiflorus la specie è comune specie endemica
Vegetali Cyclamen hederifolium la specie è comune Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Cyclamen repandum la specie è comune Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Dicranella howei
la specie è presente nel sito ma
non si hanno informazioni
quantitative
elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Euphorbia dendroides la specie è comune Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Euphorbia ceratocarpa la specie è comune specie endemica
Vegetali Himantoglossum
hircinum specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Iris pseudopumila specie rara elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Lathyrus odoratus specie rara specie endemica
Vegetali Micromeria fruticulosa la specie è comune specie endemica
Vegetali Neotinea maculata specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Nepeta tuberosa specie molto rara elenco del Libro rosso Nazionale
Vegetali Odontites bocconei specie rara specie endemica
Vegetali Ophrys apifera specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys bertolonii specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
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134
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
biodiversità)
Vegetali Ophrys bombyliflora specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys exaltata specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys fusca specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys garganica specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys incubacea specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys lutea subsp.
Lutea specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys lutea subsp.
minor specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys sphegodes specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys tenthredinifera specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Ophrys vernixia subsp.
vernixia specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Orchis brancifortii specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Orchis italica la specie è comune Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Orchis lactea specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Orchis longicornu specie rara Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Orchis papilionacea var.
grandiflora specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Orchis tridentata (incl.
Orchis commutata) specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Polygala preslii specie rara specie endemica
Vegetali Polygonum amphibium specie molto rara altri motivi
Vegetali Ranunculus trichophyllus specie rara altri motivi
Vegetali Ruscus aculeatus la specie è comune Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
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135
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
biodiversità)
Vegetali Senecio siculus specie rara specie endemica
Vegetali Serapias vomeracea
subsp. longipetala specie rara
Convenzioni internazionali (Berna, Bonn
biodiversità)
Vegetali Thalictrum calabricum la specie è comune specie endemica
Vegetali Thymus spinulosus specie rara specie endemica
Vegetali Vicia sicula specie rara elenco del Libro rosso Nazionale
V.3.2.4 ITA040011 – La Montagnola e Acqua Fitusa.
Le informazioni contenute nel formulario standard indicano caratteristiche del sito comprendenti la seguente ripartizione di
ambienti:
Tipi di ambiente % coperta
Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) 1
Praterie aride, Steppe 9
Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare) 20
Foreste caducifoglie 10
Foreste di sempreverdi 21
Arborei (inclusi frutteti, vivai, vigneti e dehesas) 25
Habitat rocciosi, Detriti di falda, Aree sabbiose, Nevi e ghiacci perenni) 1
Altri (inclusi abitati, strade, discariche, miniere e aree industriali 13
Totale 100
Il sito riveste la sua importanza in quanto sede di una flora vascolare rappresentata da circa 700 specie, delle quali molte
incluse nelle liste rosse. Sotto il profilo vegetazionale si riscontrano in esso boscaglie aperte a Quercus virgiliana, aspetti di
macchia, ampelodesmeti, comunità rupicole e dei detriti, oltre a limitate praterie igrofile e canneti (sorgente Acqua Fitusa).
Larga incidenza hanno le colture agrarie.
La vulnerabilità del sito è messa in relazione soprattutto con gli incendi e la caccia. E’ valutata media rispetto al rischi
d’incendio.
Tutte le altre attività e fenomeni che, interni o limitrofi all’area, sviluppano la propria influenza sul sito, sono stati così
individuati:
Cod. Tipo di attività fenomeno Sulla superficie del sito Nell’area circostante
Intensità % del sito Influenza Intensità Influenza
100 Coltivazione Debole 45 Negativa
140 Pascolo Debole 20 Negativa
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136
Cod. Tipo di attività fenomeno Sulla superficie del sito Nell’area circostante
180 Incendi Media 20 Negativa
301 Cave Forte 3 Negativa
402 Urbanizzazione discontinua Media 6 Negativa
Nessuna indicazione, neanche in forma generale, è riportata in merito alle linee guida di gestione del sito.
Riguardo le informazioni ecologiche, viene indicata la presenza dei seguenti 12 tipi di habitat naturali di interesse
comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione, di cui all’allegato 1 della
Direttiva “Habitat” n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992:
Cod. Denominazione Habitat %
cop. Rappres.
Sup.
relativa
Grado di
conserv. Val. globale
3280
Acque correnti. Fiumi mediterranei a flusso
permanente con il Paspalo-Agrostidion e
con filari ripari di Salix e Populus alba.
3 Buona Tra 0 e
2% Buono Buono
5331
Boscaglie termo-mediterranee e pre-
steppiche. Formazioni ad Euphorbia
dendroides
5 Significativa Tra 0 e
2%
Media o
ridotta Significativo
5332
Boscaglie termo-mediterranee e pre-
steppiche. Gariga ad Ampelodesmos
mauritanica
10 Significativa Tra 0 e
2% Buono Buono
6220* Percorsi sub-steppici di graminacee e
piante annue del Thero-Brachypodietea 15 Significativa
Tra 0 e
2% Significativa Significativo
8130 Ghiaioni del mediterraneo occidentale e
termofili 5 Eccellente
Tra 0 e
2% Eccellente Eccellente
8214
Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofitica. Comunità del sud Italia
(Dianthion rupicolae).
5 Eccellente Tra 0 e
2% Eccellente Eccellente
9320 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Olea e Ceratonia. 5 Significativa
Tra 0 e
2%
Media o
ridotta Significativo
9340 Foreste sclerofille mediterranee. Foreste di
Quercus ilex e Quercus rtundifolia. 7 Buona
Tra 0 e
2% Significativa Buono
* L’asterisco indica un tipo di habitat prioritario; tipo di habitat che rischia di scomparire nel territorio.
Nel formulario standard vengono inoltre indicate:
- 7 specie di uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE dei quali 5 specie migratori;
- 4 specie di uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE;
- 3 specie di mammiferi elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
- 1 specie di rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
- 1 specie di piante di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione, elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
- 5 specie di fauna ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
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Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
137
- 10 specie di flora ritenuta importante ancorché non inclusa negli allegati alle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE.
In particolare sono indicati:
- Uccelli elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE:
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
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en
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nto
A413 Alectoris graeca whitakeri R
popolazione
compresa
tra il 15,1% e
il 100%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
A243 Calandrella brachydactyla P
popolazione
non
significativa
A231 Coracias garrulus P
popolazione
non
significativa
A095 Falco naumanni R
popolazione
compresa
tra il 2,1% e
il 15%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
A103 Falco peregrinus R
popolazione
compresa
tra il 2,1% e
il 15%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
A246 Lullula arborea P
popolazione
compresa
tra il 2,1% e
il 15%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
A244 Melanocorypha calandra R
popolazione
compresa
tra il 2,1% e
il 15%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area
di distribuzione
Buono
- Uccelli migratori abituali non elencati nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE.
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
138
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
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po
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A297 Acrocephalus scirpaceus P popolazione non significativa
A241 Lanius senator P popolazione non significativa
A210 Streptopelia turtur P popolazione non significativa
A232 Upupa epops P popolazione non significativa
- Mammiferi elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
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to
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ame
nto
1324 Myotis myotis P
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Buono
1310 Miniopterus schreibersi P
popolazione
compresa tra
lo 0 e il 2%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Buono
1302 Rhinolophus mehelyi P
popolazione
non
significativa
- Anfibi e rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
139
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
stan
zial
e
migratoria
po
po
lazi
on
e
con
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en
to
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e
rip
rod
uzi
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e
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en
to
staz
ion
ame
nto
1220
Emys trinacris (E.
orbicularis) R
popolazione
compresa tra il
15,1% e il 100%
Buona
conservazione
Non isolata ma ai
margini dell'area di
distribuzione
Buono
- Piante elencate nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE.
cod
. Nat
ura
20
00
specie
popolazione valutazione sito
po
po
lazi
on
e
con
serv
azio
ne
iso
lam
en
to
glo
bal
e
1468 Dianthus rupicola P
popolazione
compresa
tra lo 0 e il
2%
Buona
conservazione
Non isolata
all'interno di
una vasta fascia
di distribuzione
Buono
- Altre specie importanti di Flora e Fauna.
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Uccelli Corvus corax la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
elenco del Libro rosso
Nazionale
Mammiferi Felis silvestris specie rara elenco del Libro rosso
Nazionale
Mammiferi Hystrix cristata specie rara elenco del Libro rosso
Nazionale
Rettili Lacerta bilineata specie rara elenco del Libro rosso
Nazionale
Rettili Podarcis wagleriana specie rara elenco del Libro rosso
Nazionale
Vegetali Biscutella maritima la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative altri motivi
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
Via Libertà, 8 – 92022 Cammarata (AG)
Tel. 0922-902346 - Cell. 3283637820
140
cod.
Natura
2000
specie popolazione motivazione
Vegetali Euphorbia amygdaloides subsp.
arbuscula
la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative altri motivi
Vegetali Euphorbia ceratocarpa la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative specie endemica
Vegetali Helictotrichon convolutum la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative altri motivi
Vegetali Iris pseudopumila la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative specie endemica
Vegetali Lomelosia cretica la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative altri motivi
Vegetali Odontites bocconei la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative specie endemica
Vegetali Orchis branciforti la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative
Convenzioni internazionali
(Berna, Bonn biodiversità)
Vegetali Orchis commutata la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative specie endemica
Vegetali Silene sicula la specie è presente nel sito ma non
si hanno informazioni quantitative altri motivi
V.3.3 Tipi di habitat rilevati a seguito degli studi fitosociologici e floristici effettuati e discrepanze con i dati dei formulari standard.
In seguito agli studi svolti ed alle verifiche fitosociologiche e floristiche di campo effettuate nel periodo Aprile-
Dicembre 2007, sono stati individuati 10 diversi tipi di habitat fra quelli elencati nell’allegato I della Direttiva
Habitat. Sono emerse, peraltro, alcune differenze rispetto ai dati riportati nei formulari standard, che vanno
subito evidenziate.
Preliminarmente, comunque, si deve porre in rilievo il fatto che gli studi floristici e fitosociologici effettuati
hanno interessato la totalità della superficie dei SIC ITA 040005 Monte Cammarata – Contrada Salaci e ITA
040011 La Montagnola – Acqua Fitusa, in quanto entrambi interamente ricadenti entro l’area di influenza del
Piano Regolatore di Cammarata, così come precedentemente individuata, mentre per quel che riguarda i SIC
ITA040007 Pizzo della Rondine – Santo Stefano Quisquina e ITA020011 Rocche di Castronuovo – Pizzo Lupo –
Gurghi di S. Andrea, gli studi hanno interessato soltanto la fascia della loro superficie, approssimativamente
larga 300 metri, posta lungo i confini comunali di Cammarata, che si ritiene essere quella entro la quale il PRG
di Cammarata possa espletare la sua influenza sugli habitat e sulle specie tutelate.
Pertanto, le risultanze della tabella che segue, la quale riporta, in merito alla tipologia degli habitat comunitari
presenti all’interno dei 4 SIC, il confronto tra la situazione rilevata dai formulari standard e quella
effettivamente rilevata in campo, sono riferite alla totalità della superficie dei SIC ITA 040005 Monte
Cammarata – Contrada Salaci e ITA 040011 La Montagnola – Acqua Fitusa, mentre per quel che riguarda i SIC
ITA040007 Pizzo della Rondine – Santo Stefano Quisquina e ITA020011 Rocche di Castronuovo – Pizzo Lupo –
Gurghi di S. Andrea, tali risultanze sono riferite ad una superficie, rispettivamente, di Ha 789 (dei quali 588
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ricadenti entro il territorio di Cammarata ed Ha 200 ricadenti entro la fascia dei 300 metri) e di Ha 259 (dei
quali Ha 122 ricadenti entro il territorio di Cammarata ed Ha 137 ricadenti entro la fascia di 300 metri).
Cla
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sottoclasse
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Denominazione italiana
dell'habitat
DAI FORMULARI
STANDARD DAI RILIEVI DI CAMPO
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Acque stagnanti 3170* Stagni temporanei
mediterranei x
Acque correnti 3280
Fiumi mediterranei a
flusso permanente con il
Paspalo-Agrostidion e con
filari ripari di Salix e
Populus alba.
x x x x
Acque correnti 3290
Fiumi mediterranei a
flusso intermittente con il
Paspalo-Agrostidion.
x x x
MA
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DI
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Matorral
arborescenti
mediterranei
5230* Matorral arborescenti di
Laurus nobilis x
Boscaglie termo-
mediterranee e
pre-steppiche
5331 Formazioni ad Euphorbia
dendroides x x x x
5332
Boscaglie termo-
mediterranee e pre-
steppiche. Gariga ad
Ampelodesmos
mauritanica
x x x x x x
FOR
MA
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RB
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TUR
ALI
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EMIN
ATU
RA
-LI Formazioni
erbose secche
seminaturali e
facies coperte da
cespugli
6220*
Percorsi sub-steppici di
graminacee e piante
annue del Thero-
Brachypodietea
x x x x x x x
Boschi di
sclerofille
utilizzati come
terreni di pascolo
6310 Dehesas con Quercus spp.
sempreverde x
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Denominazione italiana
dell'habitat
DAI FORMULARI
STANDARD DAI RILIEVI DI CAMPO
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(dehesas)
HA
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IOSI
E
GR
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E
Ghiaioni 8130 Ghiaioni del mediterraneo
occidentale e termofili x x x x
Pareti rocciose
con vegetazione
casmofitica
8214
Pareti rocciose calcaree
con vegetazione
casmofitica. Comunità del
sud Italia (Dianthion
rupicolae).
x x x x x x x
FOR
ESTE
Foreste
dell'Europa
temperata
91H0* Boschi pannonici di
Quercus pubescens x x
Foreste
mediterranee
caducifoglie
92A0 Foreste a galleria di Salix
alba e Populus alba x x
Foreste
sclerofille
mediterranee
9320 Foreste di Olea e
Ceratonia. x x
9340 Foreste di Quercus ilex e
Quercus rotundifolia. x x x x x
Dalla lettura della tabella emergono alcune differenze od incongruenze, riguardanti il fatto che alcuni habitat
indicati nei formulari standard non sono stati effettivamente rilevati, mentre altri, rilevati in campo, non
risultano essere indicati nel formulari.
Si deve tener presente, comunque, che quest’ultima tesi, mentre è da ritenere senz’altro riscontrata dai rilievi
di campo per i siti ITA 040005 Monte Cammarata – C.da Salaci e ITA 040011 La Montagnola - Acqua Fitusa,
manca dell’effettivo e completo riscontro relativamente ai siti ITA 040007 Pizzo della Rondine – Bosco di Santo
Stefano Quisquina e ITA 020011 – Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea, in quanto su di essi
gli studi sono stati condotti solo su una porzione della loro superficie.
Si mette in rilievo, in particolare, la presenza, nei due siti ITA040005 e ITA040007 dell’habitat 91H0* - Boschi
pannonici di Quercus pubescens, non segnalata nei rispettivi formulari standard.
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Tale habitat è stato individuato nelle formazioni vegetali riconducibili alla tipologia dei boschi di querce
caducifoglie termofile dominate dalla presenza della roverella (Quercus pubescens).
In verità non poco ci siamo dibattuti nel dubbio se considerare tali formazioni vegetali quali sede di
quell’habitat 91H0* che l’allegato I della Direttiva 92/43/CEE definisce come “Boschi pannonici di Quercus
pubescens. Una lettura attenta del documento “Interpretation manual of european union habitats” infatti,
porterebbe ad un diverso orientamento. Il riferimento che il manuale fa, in merito all’habitat 91H0*, alla classe
degli habitat corrispondenti con le foreste dell’Europa temperata (sottoclasse 91) e non a quelli delle foreste
caducifoglie mediterranee (sottoclasse 92); la definizione stessa (“boschi pannonici”); la connessione con il
piano Pannonico; la descrizione generale della vegetazione; le specie vegetali presenti; le motivazioni in merito
alle esigenze di tutela, sono tutti elementi che starebbero ad individuare un tipo di bosco, e quindi un habitat,
ben diverso da quello che è il bosco tipicamente mediterraneo, termofilo, di querce caducifoglie dominate da
Quercus pubescens. Tuttavia il Manuale per la gestione dei siti Natura 2000, edito dal nostro Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, annovera, fra gli habitat determinanti la tipologia dei siti a
dominanza di querceti mediterranei, proprio l’habitat 91H0*, che definisce “Querceti xerofili dominati da
Quercus pubescens”. A quest’ultima indicazione, perciò, ci siamo riferiti, malgrado qualche perplessità,
allorquando abbiamo ascritto, nella nostra analisi, le formazioni vegetali riconducibili alla tipologia dei boschi di
querce caducifoglie termofile dominate da Quercus pubescens, al tipo di habitat prioritario 91H0*, descritto nel
documento “Interpretation manual of european union habitats”.
I risultati delle indagini floristiche e vegetazionali eseguite hanno trovato il loro utilizzo dapprima nella
produzione della Carta d’uso del suolo e del paesaggio vegetale e poi nella Carta degli Habitat in scala 1:10.000,
sulla quale sono state rappresentati e localizzati gli habitat elencati nell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE,
riscontrati sul territorio in esame.
La carta è stata derivata per elaborazione della copertura del suolo in Corine Land Cover , secondo uno schema
di corrispondenza tra le classi d’uso del suolo e il tipo di habitat che riflette quello riportato nella tabella che
segue:
CLASSI D’USO DELSUOLO TIPOLOGIA DI HABITAT COMUNITARIO
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Denominazione classe di uso del suolo
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Denominazione italiana
dell'habitat
1.1.1 ZONE RESIDENZIALI A TESSUTO CONTINUO
1.1.2 ZONE RESIDENZIALI A TESSUTO DISCONTINUO E RADO
1.1.2.3 AZIENDE AGRICOLE, CASALI E CASCINE
1.2 ZONE INDUSTRIALI, COMMERCIALI ED
INFRASTRUTTURALI
1.2.2.1.1 Ferrovie ad un binario
1.2.2.1.4 Stazioni ferroviarie
1.3.1 AREE ESTRATTIVE
1.4.1 AREE VERDI URBANE
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CLASSI D’USO DELSUOLO TIPOLOGIA DI HABITAT COMUNITARIO
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Denominazione classe di uso del suolo
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Denominazione italiana
dell'habitat
1.4.2 AREE RICREATIVE E SPORTIVE
2.1.1.2.1
Seminativi semplici. Terreni soggetti alla coltivazione
erbacea estensiva di cereali, leguminose e colture
orticole in campo
2.1.1.2.2 Seminativi arborati
2.2.2 FRUTTETI
2.2.3 OLIVETI
2.2.3.1 Colture permanenti miste con prevalenza di oliveti
2.2.4.3 Eucalitteti. Comprendono impianti di eucalitti
(Eucalyptus sp.pl.) a uso produttivo e per alberature.
2.4.2 SISTEMI COLTURALI E PARTICELLARI COMPLESSI
3.1.1.1.3 Lecceta a roverella. 9340 Foreste di Quercus ilex e
Quercus rotundifolia.
3.1.1.2.2 Querceti di roverella 91H0* Boschi pannonici di Quercus
pubescens
3.1.1.3.7 Boschi artificiali di orniello (Fraxinus ornus)
3.1.1.6.3 Pioppo-olmeti ripariali 3280
Fiumi mediterranei a flusso
permanente con il Paspalo-
Agrostidion e con filari ripari di
Salix e Populus alba.
3.1.1.6.6
Bosco di latifoglie igrofile in cui prevale Ulmus minor,
associato a Fraxinus oxycarpa Bieb. e ad altre latifoglie
introdotte artificialmente, quali Acer pseudoplatanus L:,
Acer campestre, Fraxinus ornus L., Quercus puibescens.
3.1.2.1.1 Boschi di pino d’Aleppo
3.1.2.1.3 Rimboschimenti di pino domestico
3.1.2.1.4 Boschi di cipresso.
3.1.2.1.5 Boschi di pino nero, laricio, silvestre, loricato
3.1.2.2.1 Rimboschimenti di pino nero
3.1.2.5.2 Rimboschimenti di douglasia o cedri
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CLASSI D’USO DELSUOLO TIPOLOGIA DI HABITAT COMUNITARIO
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Denominazione classe di uso del suolo
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Denominazione italiana
dell'habitat
3.1.2.6.1 Boschi misti a Cedrus atlantica, Pinus halepensis e
Cupressus sempervirens.
3.1.2.6.2 Boschi misti a Pinus halepensis e Cupressus
sempervirens.
3.1.2.6.3 Boschi misti a Cedrus atlantica e Pinus nigra.
3.2.1.4.1
Prateria ad Ampelodesmus mauritanicus con Avenula
cincinnata, Bituminaria bituminosa, Helictotrichon
convolutum, Foeniculum vulgare subsp. piperitum,
ecc…
5332
Boscaglie termo-mediterranee
e pre-steppiche. Gariga ad
Ampelodesmos mauritanica
3.2.1.4.2
Prateria mesofita. Formazione prevalentemente di
natura erbacea dominate principalmente da alcune
graminacee: Avena spp., Bromus spp, Lolium spp. ,
Brachypodium sp. pl. e con la presenza di specie quali
Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Thapsia
garganica, ecc…
6220*
Percorsi sub-steppici di
graminacee e piante annue del
Thero-Brachypodietea
3.2.3.2.4
Nuclei di macchia mediterranea appartenenti all’Oleo
sylvestris-Euphorbietum dendroidis il cui strato arboreo
è costituito in prevalenza da Euphorbia dendroides,
Ceratonia siliqua, Olea europaea var. sylvestris,
Phyllirea latifolia, Pistacia terebinthus, Rhamnus
alaternus.
5331 Formazioni ad Euphorbia
dendroides
3.2.3.2.5
Gariga ad Euphorbia dendroides. Il ruolo strutturale
principale è svolto da Euphorbia dendroides L. con
Calycotome villosa, Artemisia arborescens L., Phillyrea
latifolia L., Quercus ilex L., Quercus pubescens L., Pyrus
amigdaliformis.
5331 Formazioni ad Euphorbia
dendroides
3.3.2 Rocce nude, falesie, rupi e affioramenti
3.3.3.2
Aree caratterizzate da una vegetazione estremamente
povera per via delle scarse condizioni pedo-
morfologiche che si verificano su suoli poco evoluti, con
roccia affiorante e pendenza elevata. La vegetazione è
riferibile alla classe Thlaspietea rotundifolii. Le specie
più espressive sono Arrhenatherum eliatus subsp.
erianthum, Asperula ristata subsp. scabra, Bunium
bulbocastanum, Cetranthus ruber, Helictotrhon
canvolutum, Rumex scutatus, Silene sicula. Fra gli
8130 Ghiaioni del mediterraneo
occidentale e termofili
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CLASSI D’USO DELSUOLO TIPOLOGIA DI HABITAT COMUNITARIO
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Denominazione classe di uso del suolo
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Denominazione italiana
dell'habitat
arbusti si annoverano Asparagus acutifolius, Clematis
cirrhosa, Crataegus laciniata, Prunus spinosa.
3.3.3.3
Vegetazione delle aree calanchive costituita da specie
pioniere riferibili all’associazione dell’ordine Thero-
Brachypodietalia ramosi. Prevale Aster sorrentini con
Podospermum canum, Diplotaxis erucoides, var.
hispidula, Centaurium pulchellum.
3.3.3.4
Vegetazione rupestre con carattere termofilo.
Associazione del Dianthion rupicolae caratterizzata da
alcuni endemiti siculi quali Dianthus rupicole, Antemis
cupaniana, Centaurea busambarensis, Helychrysum
pendulum, ai quali si associano Silene sicula, Iberis
semperflorens, Anthirrinum siculum, Dianthus sylvestris
subsp. garganicus, ecc…
8214
Pareti rocciose calcaree con
vegetazione casmofitica.
Comunità del sud Italia
(Dianthion rupicolae).
5.1.1.1 Fiumi 3280
Fiumi mediterranei a flusso
permanente con il Paspalo-
Agrostidion e con filari ripari di
Salix e Populus alba.
5.1.1.2 Torrenti 3290
Fiumi mediterranei a flusso
intermittente con il Paspalo-
Agrostidion.
5.1.2.2 Laghi artificiali
V.3.4 Osservazioni ai dati dei formulari standard.
Una incongruenza da rilevare è quella relativa alla mancata inclusione del bosco e del pantano di contrada
Salaci entro il perimetro del SIC ITA040005 Monte Cammarata – Contrada Salaci, come il nome stesso dato al
SIC farebbe pensare.
E’ questa un’area estesa nel complesso circa 15 ettari che, da un punto di vista morfologico, può essere distinta
in due parti, di cui la prima è costituita da un costone esposto a Nord, piuttosto acclive ed interessato da un
bosco in stadio climacico a presenza prevalente di leccio e roverella, e la seconda, del tutto pianeggiante, è in
parte occupata da una palude (“pantano”), che trovasi proprio ai piedi dell’acclività e quindi del bosco.
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Sia il bosco che il “pantano” ospitano una folta vegetazione costituita da specie arboree, arbustive ed erbacee
di elevato interesse naturalistico, fitosociologico e fitogeografico, come attestato, tra l’altro, da uno studio
botanico condotto sul luogo dal Prof. F.M. Raimondo ed altri dell'Università degli Studi di Palermo16.
Il bosco, che presenta evidenti aspetti climacici, è interessato da formazioni vegetali riconducibili alla tipologia
dei boschi di querce caducifoglie termofile dominate dalla presenza della roverella (Quercus pubescens Willd),
nella parte più bassa, o alla tipologia dei boschi a prevalenza di leccio (Quercus ilex L.), nella parte sommitale
del fondo.
Folto è l’elenco delle specie vegetali che popolano questo bosco oltre alle due specie fisionomizzanti: Fraxinus
ornus L., Sorbus torminalis (L.) Grantz, Phyllirea latifolia L., Arbutus unedo L., Rubus ulmifolius Schott., Prunus
spinosa L., Ruscus aculeatus L., Ampelodesmos mauritanicus (Poiret) Dur. Et Sch., Rosa sempervirens L., Pistacia
terebintus L., Allium subhirsutum L., per citarne solo alcune.
In tutta la zona prossima al “pantano”, un’area in depressione ove la falda acquifera affiorante determina la
presenza di uno specchio d’acqua perenne, si sviluppa, invece, una ricca vegetazione di tipo igrofilo e palustre.
Significativa è la presenza di Populus canescens (Aiton) Sm., un ibrido di cui sono note pochissime stazioni in
Sicilia e nell’intera penisola italiana. Oltre a questa specie si rileva la presenza, in questa zona, di tantissime
altre specie igrofile, fra le quali si possono citare: varie specie del genere Salix ( Salix alba ssp. alba L., Salix
capreae L., Salix purpurea L.), Populus nigra L., Galium palustre L., Epilobium hirsutum L., Mentha aquatica L.,
Juncus articulatus L., Juncus inflexus L..
La grande varietà di piante spontanee che è possibile rilevare sul “fondo Salaci”, fa di esso un sito di estremo
interesse naturalistico, capace di assurgere, pur nella sua modesta estensione, a riserva biogenetica.
Come è facile intuire, questo sito ospita anche un notevole numero di specie animali. Vi si possono scoprire
varie specie di uccelli, di specie acquatiche, di rettili, di mammiferi, ecc…
E’ auspicabile, per il futuro, che una nuova riperimetrazione del SIC, possa includervi il fondo di contrada Salaci.
In ogni caso và rilevato che il sito in questione gode attualmente di un sicuro e completo regime di tutela,
essendo ricompreso all’interno della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata. E comunque, per porre
nel giusto risalto il pregio botanico e la vulnerabilità di questo sito, ai fini del presente studio e della
Valutazione di Incidenza che ci si appresta ad esprimere, si è provveduto a cartografare quest’area,
inquadrandola nei due habitat comunitari 91H0* – Boschi pannonici di Quercus pubescens e 3290 - Fiumi
mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba. Su di essi,
ovviamente, saranno valutate le possibili influenze che le attività del Piano Regolatore Generale possono
espletare, pur se posti al di fuori dell’area del SIC.
Un discorso diverso deve essere fatto per l’habitat comunitario 6220* - Percorsi sub steppici di graminacee e
piante annue dei Thero-Brachypodietea.
Tale habitat, definito prioritario dalla normativa comunitaria, ossia “tipo di habitat che rischia di scomparire nel
territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare a causa
dell’importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa nel territorio europeo degli Stati
membri al quale si applica il trattato” (art. 1 – punto d) della direttiva 92/43/CEE), è indicato dai formulari
presente in tutti i 4 SIC in studio.
In realtà l’habitat in questione, almeno alle nostre latitudini, è ben lungi dall’essere raro ed a rischio di
scomparsa. Esso, infatti, trovasi assai diffuso nel territorio in esame ed anche al di fuori di esso, essendo la sua
16 R. Bonomo – F.M. Raimondi – G. Pastiglia – F. Lentini - Aspetti di vegetazione palustre, prativa e forestale in località “Salaci” di Cammarata con riferimenti alla florula medicinale – Palermo 1978
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presenza legata al fenomeno dell’abbandono dei seminativi nelle aree pedologicamente marginali. In un
contesto, come quello in questione, ove i terreni marginali sono assai diffusi, fitocenosi riconducibili all’habitat
in parola, risultano interessare assai diffusamente il territorio.
Si pone, in tale situazione, la questione relativa alle decisioni che dovrebbero essere prese in merito agli
obiettivi di gestione, distinguendo, per esempio, quanta e quale superficie dell’habitat prioritario dovrebbe
essere destinata all’evoluzione spontanea e quale, invece, gestita nella considerazione delle necessità e delle
aspettative delle popolazioni locali, che tenderebbero a coniugare l’esigenza produttiva ed utilizzativa con la
conservazione della biodiversità.
In riguardo, infine, agli aspetti faunistici, i rilievi effettuati e le informazioni assunte, non hanno portato a
rilevare aspetti significativi diversi da quelli riportati nei formulari standard.
V.4 GLI OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE DEI SITI NATURA 2000.
La peculiarità della rete Natura 2000, è basata su un sistema di territori correlati da legami funzionali. Essa
applica il carattere intrinsecamente transfrontaliero della tutela della biodiversità, quale patrimonio genetico,
specifico ed ecosistemico, non limitato al territorio di una singola nazione, ma in quanto parte integrante del
sistema. La rete, cioè, mira a garantire a livello europeo la presenza e la distribuzione degli habitat e delle
specie considerate, non come semplice assemblaggio di siti, ma come risultato di una selezione di aree che, pur
non essendo sempre realmente collegate, contribuiscono per ciascun habitat e ciascuna specie, al
raggiungimento della coerenza complessiva della rete all’interno del continente europeo.
La conservazione della biodiversità europea è interpretata nella dimensione della sostenibilità dello sviluppo,
rappresentando una forte innovazione nella politica ambientale fin qui sostenuta dagli Stati membri. Essa
risponde a due dei principi generali definiti dal VI Programma d’Azione per l’Ambiente della Comunità Europea
(2001-2010):
- L’integrazione delle disposizioni in materia di tutela ambientale nelle altre politiche comunitarie;
- La salvaguardia della biodiversità quale risorsa unica.
La Direttiva Habitat è abbastanza chiara nel favorire lo sviluppo sostenibile, attuato attraverso l’integrazione
della gestione delle risorse naturali con le attività economiche e le esigenze sociali e culturali delle popolazioni
che vivono all’interno della aree della rete natura 2000. Essa mira, infatti, a mantenere la diversità biologica
attraverso un uso sostenibile del territorio, valorizzando le aree dove l’intervento antropico si è integrato
armonicamente con l’equilibrio ecologico.
In questo modo è riconosciuto il valore di aree, quali quelle con attività di agricoltura tradizionale, con boschi
utilizzati, con pascoli, in cui la presenza dell’uomo ha contribuito e contribuisce a stabilire un equilibrio
ecologico.
In tale ambito si inserisce, per esempio, l’individuazione e la conservazione degli elementi del paesaggio
significativi per la fauna e la flora selvatiche: le fasce arborate lungo i corsi d’acqua per la protezione dalle
esondazioni, le siepi e i muretti a secco quali sistemi tradizionali di delimitazione dei campi, ecc... Si tratta di
elementi che per la loro struttura sono funzionalmente essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica,
lo scambio genetico delle specie selvatiche (corridoi ecologici).
La gestione delle realtà seminaturali, che sono componenti chiave per il mantenimento della coerenza della
rete Natura 2000, deve divenire, dunque, motore di sviluppo per le aree rurali e forestali che le contengono. Si
deve puntare, perciò, ad una gestione che comprenda l’incentivazione delle attività tradizionali, le quali,
operando sulla lunga durata, possono permettere di creare stabilmente habitat seminaturali in grado di
ospitare specie animali e vegetali di elevato valore biogeografico.
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Bisogna rilevare, tuttavia, che gli habitat seminaturali, in considerazione della loro stretta relazione con l’uso
antropico del territorio e delle sue risorse, risultano particolarmente sensibili ad eventuali modificazioni delle
modalità d’uso. Per questo motivo la gestione dei siti Natura 2000 che contengono tali habitat deve
fronteggiare l’affermazione di metodi intensivi di sfruttamento dei terreni, contemporaneamente al crescente
abbandono delle pratiche agricole tradizionali nelle aree marginali.
Tutto questo evidenzia come la Direttiva Habitat suggerisca principi gestionali articolati e flessibili: lo stato di
conservazione degli habitat seminaturali diviene così un indice qualitativo dell’integrazione uomo-ambiente e,
nello stesso tempo, un continuo banco di prova dell’efficacia delle linee di gestione adottate.
In Italia il Dipartimento per l’Assetto dei valori ambientali del territorio – Direzione per la Conservazione della
Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha posto in opera, come già si è evuto modo di
rilevare, il progetto Life Natura 1999 (NAT/IT/006279, Verifica della Rete Natura 2000 in Italia: modelli di
gestione). Tra le azioni previste dal progetto, l’elaborazione delle Linee Guida e la definizione di 9 piani di
gestione pilota, hanno rappresentato l’occasione per calare nella realtà nazionale le indicazioni fornite dalla
Commissione europea in riguardo alla gestione dei siti Natura 2000.
Le Linee Guida prodotte forniscono indicazioni, in una cornice di indirizzi e di principi di carattere generale, per
consentire ad ogni Regione e Provincia autonoma di comprendere i reali obiettivi di conservazione e gestione
dei siti Natura 2000. Tali indirizzi suggeriscono che l’analisi di un sito per il quale devono essere individuate
misure di conservazione ed eventualmente elaborato un piano di gestione specifico o integrato ad altri piani di
sviluppo, deve considerare la sua collocazione nel quadro della rete. L’eventuale piano di gestione individua le
linee gestionali migliori che consentano a ciascun singolo sito di contribuire al massimo delle sue potenzialità
funzionali, alla coerenza della rete Natura 2000, mediante la conservazione dell’habitat e delle specie che lo
caratterizzano. Pertanto, una gestione dei siti coerente con gli obiettivi della direttiva è legata, oltre che alle
azioni indirizzate sul singolo sito, ad una gestione integrata dell’intero sistema, la cui capacità di risposta può
attenuare o amplificare gli effetti di tali azioni.
I piani di gestione dei siti Natura 2000 devono considerare in modo complessivo le caratteristiche ecologiche e
socio-economiche di ciascun sito. Scopo della direttiva Habitat e quindi dei piani di gestione dei SIC, è quello di
mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat e le specie individuati all’interno del sito in
questione. A tale scopo è necessario tradurre il concetto di conservazione soddisfacente dell’habitat/specie a
scala di rete in parametri rilevabili a scala di sito attraverso l’uso di indicatori o set di indicatori, che forniscano
indicazioni circa le condizioni di conservazione della risorsa d’interesse. Mettere in relazione gli indicatori
proposti con un ambito di variazione di “condizioni favorevoli”, ovvero identificare soglie di criticità rispetto alle
quali considerare accettabili le variazioni degli indicatori per la conservazione degli habitat/specie nel sito,
rappresenta il passo successivo. Ciò al fine di utilizzare, nel corso dei cicli di gestione, il monitoraggio degli
indicatori per verificare il successo della gestione stessa.
Nel caso in cui la pianificazione ordinaria e l’attuale uso del suolo di un sito non ne compromettano la
funzionalità degli habitat e/o delle specie individuate, il piano di gestione si identifica unicamente nella
necessaria azione di monitoraggio.
Nel caso specifico dei SIC ITA040005, ITA040007, ITA020011 e ITA040011 le autorità regionali non hanno
sin’ora provveduto alla elaborazione di specifici Piani di gestione.
In tale situazione, gli obiettivi di conservazione dei SIC in questione non possono che essere desunti dalle
indicazioni generali fornite dalle Linee Guida e di quelle stesse date dall’art. 6 della Direttiva Habitat, il quale ha
una funzione cruciale per la gestione dei siti della rete Natura 2000, stabilendo il quadro generale per la
conservazione e la protezione dei siti, attraverso disposizioni propositive, preventive e procedurali.
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V.4.1 L’articolo 6 della Direttiva “Habitat”.
L’articolo 6 è uno dei più importanti tra i 24 articoli della direttiva, in quanto è quello che maggiormente
determina il rapporto tra conservazione ed uso del territorio.
L’articolo contiene tre serie di disposizioni:
- L’articolo 6, paragrafo 1, concerne l’introduzione delle necessarie misure di conservazione ed è incentrato
su interventi positivi e proattivi.
- L’articolo 6, paragrafo 2 concerne le disposizioni per evitare il degrado degli habitat e la perturbazione
delle specie significative. L’accento è quindi di carattere preventivo.
- I paragrafi 3 e 4 stabiliscono una serie di salvaguardie procedurali e concrete che disciplinano i piani ed i
progetti atti ad avere incidenze significative su un sito Natura 2000.
Globalmente, le disposizioni dell’articolo 6 riflettono l’orientamento generale riguardo la necessità di
promuovere la biodiversità mantenendo o ripristinando determinati habitat e specie in uno “stato di
conservazione soddisfacente” nel contesto dei siti Natura 2000, tenendo conto delle esigenze economiche,
sociali e culturali, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
Lo stato di conservazione dei tipi di habitat naturali e delle specie presenti su un sito è valutato,
conformemente ad una serie di criteri stabiliti dall’art. 1 della direttiva, tanto a livello di ciascun sito, quanto
della rete. In particolare il comma 1 dell’art. 6 specifica che le misure di conservazione necessarie devono
essere conformi “alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali di cui all’allegato I e delle specie di cui
all’allegato II presenti nei siti”.
Gli Stati membri devono, quindi determinare le misure di conservazione in relazione alle esigenze ecologiche
dei tipi di habitat naturali e delle specie.
Anche se la direttiva non contiene una definizione di “esigenze ecologiche”, la finalità e il contesto dell’art. 6,
indicano che esse devono comprendere tutte le esigenze ecologiche dei fattori abiotici e biotici necessari per
garantire lo stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat e delle specie, comprese le loro relazioni
con l’ambiente (aria, acqua, suolo, vegetazione, ecc….)
Il comma 2 dell’art. 6 dispone che vengano adottate le opportune misure per evitare il degrado e la
perturbazione degli habitat naturali e delle specie di interesse comunitario, nella misura in cui tale
perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della direttiva stessa.
La direttiva, poi, provvede a fornire i necessari chiarimenti in merito ai concetti di “stato di conservazione”,
“degrado”, “perturbazione” e ”conseguenze significative”.
Lo stato di conservazione è definito all’articolo 1 della direttiva:
— per un habitat naturale, l’articolo 1, lettera e), specifica che è: “l’effetto della somma dei fattori che
influiscono sull’habitat naturale in causa, nonché sulle specie tipiche che in esso si trovano, che possono alterare
a lunga scadenza la sua ripartizione naturale, la sua struttura e le sue funzioni, nonché la sopravvivenza delle
sue specie tipiche (…)”;
— per una specie, l’articolo 1, lettera i), specifica che è: “l’effetto della somma dei fattori che, influendo sulle
specie in causa, possono alterare a lungo termine la ripartizione e l’importanza delle sue popolazioni (…)”.
Lo Stato membro deve pertanto tener conto di tutte le influenze sull’ambiente (aria, acqua, suolo, territorio),
sugli habitat e sulle specie presenti sul sito.
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Lo stato di conservazione soddisfacente è anche definito dall’articolo 1, lettera e), per gli habitat naturali e
dall’articolo 1, lettera i), per le specie:
— per un habitat naturale quando:
“la sua area di ripartizione naturale e le superfici che comprende sono stabili o in estensione;
la struttura e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine esistono e possono
continuare ad esistere in un futuro prevedibile;
lo stato di conservazione delle specie tipiche è soddisfacente”;
— per una specie quando:
“i dati relativi all’andamento delle popolazioni della specie in causa indicano che tale specie continua e può
continuare a lungo termine ad essere un elemento vitale degli habitat naturali cui appartiene;
l’area di ripartizione naturale di tale specie non è in declino né rischia di declinare in un futuro prevedibile;
esiste e continuerà probabilmente ad esistere un habitat sufficiente affinché le sue popolazioni si
mantengano a lungo termine”.
Lo stato di conservazione soddisfacente di un habitat naturale o di una specie deve essere considerato nella sua
area di ripartizione naturale a norma dell’articolo 1, lettere e) ed i), ossia a livello biogeografico e quindi a
livello della rete Natura 2000. Poiché la coerenza ecologica della rete dipenderà dal contributo di ciascun
singolo sito e di conseguenza dallo stato di conservazione dei tipi di habitat e delle specie in essi presenti, la
valutazione dello stato di conservazione soddisfacente a livello del sito sarà sempre necessaria.
Il degrado è un deterioramento fisico che colpisce un habitat. Esso cioè, colpisce l’ambiente che ospita l’habitat
(suolo, spazio, acqua, aria). Qualora le influenze di una determinata attività o azione, rendono lo stato di
conservazione dell’habitat meno soddisfacente di quanto lo era prima, si considera che vi è stato un degrado.
In un sito si ha un degrado di habitat quando la superficie dell’habitat viene ridotta oppure quando la struttura
e le funzioni specifiche necessarie al suo mantenimento a lungo termine o al buon stato di conservazione delle
specie tipiche ad esso associate, vengono ridotte rispetto alla situazione iniziale.
A differenza del degrado la perturbazione non incide direttamente sulle condizioni fisiche di un sito; essa
concerne le specie ed è spesso limitata nel tempo (calpestio, rumore, sorgente luminosa, ecc..). L’intensità, la
durata e la frequenza del ripetersi della perturbazione sono quindi parametri importanti. La perturbazione deve
essere significativa (è tollerato un certo grado di perturbazione). Per essere significativa una perturbazione
deve influenzare lo stato di conservazione di una specie. Si ha una perturbazione di una specie in un sito
quando i dati sull’andamento delle popolazioni di questo sito per la specie in causa, indicano che tale specie
non può più essere un elemento vitale dell’habitat cui appartiene. Oppure quando l’area di ripartizione
naturale di tale specie è in declino o rischia di declinare in un futuro prevedibile.
Qualsiasi evento che contribuisce alla riduzione o al rischio di riduzione della gamma di specie nel sito può
essere considerato come una perturbazione significativa.
Il degrado e la perturbazione sono valutati rispetto allo stato di conservazione delle specie ed habitat
interessati. A livello di sito, il mantenimento dello stato di conservazione soddisfacente deve essere valutato
rispetto alle condizioni indicate nei formulari standard Natura 2000, conformemente al contributo del sito alla
coerenza ecologica della rete.
Rivolgendo l’attenzione alla valorizzazione della funzionalità degli habitat e dei sistemi naturali, bisogna
considerare non solo lo stato qualitativo dei siti, ma anche le potenzialità che gli habitat ricadenti al loro
interno hanno di raggiungere un livello maggiore di complessità. Sono, quindi, da considerare anche i siti
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degradati, in cui tuttavia gli habitat hanno conservato l’efficacia funzionale e sono in grado di tornare verso
forme più complesse.
V.4.2 La salvaguardia dei siti della rete Natura 2000.
Una corretta gestione, nell’ambito delle aree protette della rete Natura 2000, richiede, dunque, di definire e
attuare misure di tutela appropriate, mirate al mantenimento o all’incremento della biodiversità,
all’utilizzazione sostenibile delle sue componenti, alla riduzione delle cause di degrado e declino degli habitat e,
conseguentemente, delle specie.
In particolare, la salvaguardia delle risorse e dell’integrità ecologica di un SIC implica:
↑ mantenere e migliorare il livello di biodiversità degli habitat e delle specie prioritari e di interesse
comunitario per i quali il sito è stato designato;
↑ mantenere e/o ripristinare gli equilibri biologici alla base dei processi naturali;
↑ ridurre i fattori che possono causare la perdita o la frammentazione degli habitat all’interno del sito e
nelle zone ad esso adiacenti e portare ad una diminuzione delle cause di declino delle specie rare o
minacciate;
↑ tenere sotto controllo ed eventualmente limitare le attività che incidono sull’integrità ecologica
dell’ecosistema;
↑ armonizzare i piani ed i progetti previsti per il territorio in esame;
↑ individuare ed attivare i processi necessari per promuovere lo sviluppo di attività economiche eco-
compatibili con gli obiettivi di conservazione dell’area;
↑ attivare meccanismi politico amministrativi in grado di garantire una gestione attiva ed omogenea del SIC,
secondo le linee guida previste per i diversi siti.
In linea con tali enunciazioni si è provveduto, nella stesura del presente lavoro, a realizzare una serie di schede
relative ai singoli habitat e alle specie riscontrati nei 4 SIC sui quali il PRG di Cammarata può espletare la sua
influenza. In tali schede sono stati individuati, sulla base delle osservazioni e studi fatti e delle valutazioni
conseguenti sviluppate, nonché dei riferimenti normativi e fonti metodologiche già illustrate nei precedenti
paragrafi, gli elementi determinanti di ciascun habitat:
↑ la caratterizzazione ecologica degli habitat;
↑ i principali indicatori sullo stato di conservazione;
↑ le principali minacce allo stato di conservazione riconosciute dalla bibliografia ecologica e rapportate alla
situazione locale;
↑ le indicazioni relative alle attività di gestione e alle strategie di conservazione, riferite tanto agli obiettivi
generali fissati dal Ministero dell’Ambiente, quanto a quelli derivanti dalle specifiche condizioni rilevate
nel territorio indagato.
Oltre a queste indicazioni specifiche per gli habitat e le specie all’interno dei SIC, sono stati definiti una serie di
obiettivi di conservazione generali, validi, cioè, anche per tutto il territorio dei SIC stessi, ed esattamente:
↑ controllare la pressione antropica all’interno dell’area dei SIC, al fine di garantire la salvaguardia dei
caratteri naturalistici del sito;
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↑ garantire una efficace vigilanza al fine di ridurre o eliminare fenomeni ed attività pericolse per la
conservazione dei SIC: abbandono incontrollato dei rifiuti, prelievo di materiali lapidei, ecc…;
↑ ridurre al minimo le azioni che possano innescare fenomeni di erosione, come apertura di nuove strade,
sovrappascolo, incendi;
↑ contrastare le modificazioni degli habitat di nidificazione delle specie legate agli ambienti rurali, in
particolare si ravvisa l’opportunità di contrastare la riduzione degli ecosistemi a mosaico e delle attività
agro-pastorali tradizionali, nella considerazione che la ulteriore riduzione delle attività agricole potrebbe
determinare la sparizione di alcune specie molto importanti;
↑ tutelare i muretti a secco attraverso la conservazione dell’attività agricola tradizionale;
↑ ridurre/eliminare l’uso di pesticidi che potrebbero avere ripercussioni importanti sulla catena alimentare
delle specie animali;
↑ evitare introduzioni incontrollate di specie animali e vegetali alloctone che possano causare il rischio di
estinzione di quelle autoctone;
↑ pianificazione antincendio ecocompatibile, con sorveglianza permanente, durante i periodi critici e
opportuna predisposizione di un sistema di accessi e viabilità forestale di minore impatto rispetto
all’attuale realizzazione delle fasce parafuoco e della viabilità per l’antincendio motorizzato;
↑ ridurre e/o eliminare le possibili fonti di disturbo in prossimità degli areali di nidificazione , in particolare
nel periodo di nidificazione e allevamento dei piccoli (aprile-maggio), limitando gli approdi e/o le distanze
minime da rispettare;
↑ garantire una maggiore informazione, soprattutto presso la popolazione locale ed i turisti residenziali,
circa le caratteristiche e le esigenze di salvaguardia degli habitat e delle specie presenti nei SIC.
V.4.3 Schede sugli habitat tutelati del territorio in esame.
V.4.3.1 Scheda n. 1 – Habitat 3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con
il Paspalo-Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba.
SCHEDA N. 1 HABITAT 3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con
filari ripari di Salix e Populus alba. - CORSO DEL FIUME PLATANI, BOSCHI IGROFILI DI
CONTRADA SALACI E MINAVENTO
CARATTERIZZAZIONE:
E’ questa la tipologia tipica del Fiume Platani. Nel piano golenale la vegetazione, dal punto di vista fisionomico-strutturale, è
caratterizzata dalla presenza di elementi arborei dominati dal Salix alba subsp. alba, Salix alba subsp. vitellina, Salix
pedicellata, Salix purpurea, cui si associano Populus alba, Populus nigra e Populus canescens.
La distribuzione dei popolamenti vegetali lungo l’asta fluviale è spesso condizionata dal grado di umettazione cui sono
soggetti i substrati. La zonazione della vegetazione alveale và dallo xerofitismo frequente sulla sommità delle sponde,
all’idrofitismo diffuso nella porzione basale di esse. E’ pure possibile rinvenire lungo il corso fluviale delle facies particolari
caratterizzate da una vegetazione a prevalenza di Ulmus x canescens.
La vegetazione erbacea afferisce alla classe Phragmitetea, ovunque ben rappresentata con l’associazione Typho-
Schoenoplectetum tabaernemontani, che caratterizza gli ambienti con ripe basse ed alveo a scarsa pendenza. L’alleanza
Glycerio-Sparganion con l’associazione Heliosciadetum nodiflori s’insedia, invece, negli ambienti con ripe alte ed alveo a
forte pendenza, in particolare con la facies a Heliosciadum nodiflorum. Il piano compreso fra il centro dell’alveo e la base
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delle ripe è distinto da una vegetazione che, in funzione della pendenza dell’alveo, presenta una prevalenza di tallofite e di
fanerogame. Sono presenti anche diversi taxa facenti parte dell’alleanza Quercion ilicis.17
In questa tipologia rientrano anche i boschi igrofili di contrada Salaci e contrada Minavento, in prossimità di piccoli specchi
d’acqua. L’area più espressiva è quella di contrada Salaci. Si tratta di un boschetto a Populus canescens, d’interessante
aspetto forestale, caratterizzato anche da fanerogame igrofile e da numerosi taxa dell’ordine Populetalia albae. Nello strato
arboreo sono presenti Populus nigra, Fraxinus angustifolia subsp. angustifolia, Salix alba, Salix purpurea, Salix pedicellata,
Ulmus minor, Laurus nobilis. In quello arbustivo l’espressione prevalente è quella di Rubus ulmifolius. Nello strato erbaceo
sono presenti taxa dell’ordine Phragmitetalia come Galium elongatum, Epilobium hirsutum, Mentha acquatica, Poa trivialis,
Sparganium erectum, Alisma plantago-acquatica, Carex vulpina, Rumex conglomeratus.
In contrada Minavento questo tipo di vegetazione e fisionomizzata da Populus nigra e Populus alba.
INDICATORI:
La particolarità dei siti di questo gruppo è legata principalmente alle formazioni vegetali che generalmente si
trovano a contatto con il corso d’acqua. E’ evidente, quindi, che il loro buono stato di conservazione sia legato
alla persistenza delle acque e alla loro qualità, con riferimento a un basso carico di inquinanti e di materiale in
sospensione. Indice di un buono stato di conservazione è l’assenza o la limitata presenza di specie nitrofile (ad
esempio Urtica dioica), indicatrici di elevata presenza di sostanze chimiche, e di specie esotiche, sia vegetali che
animali.
Un altro indicatore di buono stato di conservazione è la presenza di elementi contigui catenali che siano
dinamicamente collegati al gradiente idrico; nella maggior parte dei casi il contatto diretto ed esclusivo tra
bosco ripario e acqua corrente, è legato e fenomeni di inquinamento dovuti alle pratiche colturali che si
svolgono nelle aree agricole limitrofe. Anche la presenza di elementi importanti dell’avifauna con
caratteristiche stenoecie e stenotope, nonché quella di invertebrati, comprendenti varie famiglie di Coleoptera
ed i altri taxa comprendenti Araneidi ed Eterotteri, è indice di un buono stato di conservazione.
La qualità dell’ittiofauna segnala anch’essa un’elevata qualità delle acque. In particolare la presenza di
specie legate ad un buon livello di ossigenazione e ad un basso livello di contaminazione organica, quali le
trote, l’assenza di specie introdotte e la presenza di specie autoctone rare quali la trota macrostigma Salmo
(trutta) macrostigma, rappresentano un indice di buona qualità ambientale e di scarsa manipolazione.
MINACCE:
Tra le possibili minacce di degrado che possono avere riflessi diretti su questo tipo di habitat di ambiente
fluviale, si possono indicare:
↑ fenomeni di degradazione del suolo dovuta a compattazione da calpestio.
↑ Incremento della variazione di salinità dei corpi d’acqua per cambiamenti nel regime idrologico.
L’innalzamento dei livelli di salinità conduce ad una banalizzazione e all’impoverimento sia delle zoocenosi
che delle fitocenosi.
↑ Decadimento della qualità delle acque dovuto allo scarico eccessivo di azoto e di fosforo, provenienti dalle
acque reflue urbane dei centri abitati di Cammarata, Castronovo di Sicilia, San Giovanni Gemini,
soprattutto se prive di adeguati trattamenti di depurazione prima della immissione.
↑ Modificazioni strutturali e alterazioni degli equilibri idrici dei bacini dovuti a processi di edificazione e di
cementificazione in generale, ivi compresi anche gli interventi di artificializzazione dell’alveo.
↑ Eccessiva captazione idrica, soprattutto durante il periodo estivo, allorquando il livello delle acque in alveo
è ai suoi minimi termini.
17 P. Marino et al. Op. cit.
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↑ Estrazione di ghiaia e sabbia dal greto del corso d’acqua.
↑ La diffusione di specie alloctone invadenti, quali ad esempio la robinia, l’ailanto, ecc…).
↑ Il pericolo d’incendio, soprattutto in prossimità delle aree coltivate a cereali, per le quali è in uso, presso
gli agricoltori, la pratica del debbio. Tali incendi costituiscono una pratica esiziale per le comunità di piccoli
passeriformi ripariali.
↑ Elevata introduzione di specie alloctone di ittiofauna, soprattutto per mano dei pescatori occasionali e
degli stessi agricoltori che le introducono negli invasi artificiali dislocati nel bacino idrico.
↑ Predazione e caccia in eventuali siti di nidificazione e di sosta.
↑ Abbandono dell’agricoltura tradizionale e sfruttamento agricolo con forme intensive che possono
determinare un apporto eccessivo di nutrienti ed una conseguente eutrofizzazione delle acque, nonché
una erosione eccessiva con apporto di materiale solido da monte, dovuta all’abbandono delle tradizionali
pratiche antierosive (lavorazioni meccaniche appropriate, inerbimenti, pascoli con appropriato carico di
bestiame, appropriate gestione del contenuto di sostanza organica dei terreni, fasce vegetali ripariali, rete
superficiale di sgrondo delle acque, ecc….)
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE.
L’estensione degli habitat del tipo in questione si è drasticamente ridotta negli ultimi decenni a causa,
soprattutto, della realizzazione di opere idrauliche entro alveo e fuori alveo. Interi tratti del fiume Platani sono
stati cementificati, con conseguenze devastanti sulla ecologia del Fiume. Sarebbe opportuno, in questo
contesto, prevedere adeguate misure di sistemazione idraulico-forestale, per sponde, alvei e aree golenali, che
mantengano un elevato grado di dinamicità nel loro assetto e privilegino l’adozione di tecniche naturalistiche.
Ove necessario sarebbe opportuno avviare una riqualificazione di quei tratti del Fiume che sono stati devastati,
negli anni passati, da errati interventi di sistemazione idraulico-forestale. Tale riqualificazione dovrà passare
per una progressiva eliminazione delle opere in cemento, al fine di ripristinare il contatto terra/acqua
fondamentale sia per la riattivazione dei processi naturali di depurazione biologica, sia per aumentare gli spazi
disponibili per la nidificazione e, più in generale, per la presenza della fauna caratteristica.
Un apporto fondamentale alla conservazione e riqualificazione di questo tipo di habitat deve essere dato dal
sistema agricolo, soprattutto per quel che riguarda le attività svolte nelle aree più prossime al Fiume.
In questo senso la previsione del PRG di Cammarata per la creazione del Parco Fluviale agricolo del Fiume
Platani, lungo l’area valliva da esso attraversata, da attuare “attraverso specifici Piani Territoriali di
Utilizzazione, aventi valore giuridico di piani esecutivi del PRG e contenuti assimilabili a quelli dei Piani di
utilizzazione delle Riserve regionali”, può configurare uno strumento eccezionale per una gestione sostenibile
delle risorse economico-agricole di queste aree.
Le strategie per una corretta gestione e conservazione passano anche attraverso i seguenti interventi:
↑ Definizione di adeguati piani, anche in seno ai Piani Territoriali di Utilizzazione previsti per l’attuazione del
Parco fluviale agricolo del Fiume Platani, che istituiscano una fascia di rispetto intorno al corpo idrico e un
progressivo arretramento e allontanamento delle attività agricole e turistiche, soprattutto nelle aree
alveali e golenali.
↑ Ripristino e recupero, anche attraverso interventi di fitodepurazione, delle aree e dei tratti d’acqua che
eventualmente lo richiedano.
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↑ Censimento dei possibili siti e tipi di approvvigionamento d’acqua dal Fiume, comprese le fonti alternative
per gli usi meno nobili (ad esempio il recupero delle acque in uscita dai depuratori) e monitoraggio delle
derivazioni per fini agricoli.
↑ Gestione adeguata del disturbo nei periodi sensibili per la nidificazione degli uccelli.
↑ Mantenimento o creazione di siti per la nidificazione e il riposo di uccelli, non raggiungibili da
predatori terrestri (isolotti).
V.4.3.2 Scheda n. 2 – Habitat 3290 - Fiumi mediterranei a flusso intermittente
con il Paspalo-Agrostidion.
SCHEDA N. 2
HABITAT 3290 - Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion.
PRINCIPALI ASTE TORRENTIZIE: VALLONE CACAGLIOMMARO, VALLONE BIANCO, TORRENTE
TURIBOLO, VALLONE GARGIUFFE’.
CARATTERIZZAZIONE:
Sulla rete idrografica del territorio interessato dai Sic, caratterizzata da notevoli differenze di portata nei diversi
periodi dell’anno, si insedia una vegetazione composta da specie arbustive ed erbacee provenienti dalle gariche
e dalle praterie circostanti, come Arundo pliniana, Festuca arundinacea, Prunus spinosa, Phragmites australis,
Artemisia arborescens, Oryzpsis miliacea, Rhus coriaria, Ampelodesmos mauritanica.
Sui depositi alluvionali di natura sabbiosa s’insediano comunità vegetali riferite all’associazione Spartio-
Nerietum oleandri, dominate da Nerium oleander, Spartium junceum, Rubus ulmifolius. Nei siti poco disturbati,
con substrati sub-salsi,, ricchi in limo e argilla, si rinvengono aggruppamenti caratteirizzati dalla dominanza di
Tamarix africana, Tamarix gallica, Salix pedicellata, Salix alba di difficile tipizzazione fitosociologia.18
INDICATORI:
La particolarità dei siti di questo gruppo è legata principalmente alle formazioni vegetali che generalmente si
trovano a contatto con il corso d’acqua. E’ evidente, quindi, che il loro buono stato di conservazione sia legato
alla persistenza delle acque e alla loro qualità, con riferimento a un basso carico di inquinanti e di materiale in
sospensione. Indice di un buono stato di conservazione è l’assenza o la limitata presenza di specie nitrofile (ad
esempio Urtica dioica), indicatrici di elevata presenza di sostanze chimiche, e di specie esotiche, sia vegetali che
animali.
Un altro indicatore di buono stato di conservazione è la presenza di elementi contigui catenali che siano
dinamicamente collegati al gradiente idrico; nella maggior parte dei casi il contatto diretto ed esclusivo tra
bosco ripario e acqua corrente è legato a fenomeni di inquinamento dovuti alle pratiche colturali che si
svolgono nelle aree agricole limitrofe. Anche la presenza di elementi importanti dell’avifauna con
caratteristiche stenoecie e stenotope, nonché quella di invertebrati, comprendenti varie famiglie di Coleoptera
e di altri taxa comprendenti Araneidi ed Eterotteri, è indice di un buono stato di conservazione.
MINACCE:
Tra le possibili minacce di degrado che possono avere riflessi diretti su questo tipo di habitat di ambiente
fluviale, si possono indicare:
↑ Fenomeni di degradazione del suolo dovuta a compattazione da calpestio.
18 Raimondo F.M. – Carta del paesaggio e della biodiversità vegetale della Provincia di Palermo Quad. Bot. Amb. Appl., 9 (1998): 3-160 Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo.
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↑ Incremento della variazione di salinità dei corpi d’acqua per cambiamenti nel regime idrologico.
L’innalzamento dei livelli di salinità conduce ad una banalizzazione e all’impoverimento sia delle zoocenosi
che delle fitocenosi.
↑ Decadimento della qualità delle acque dovuto allo scarico eccessivo di azoto e di fosforo, provenienti dalle
acque reflue urbane dei centri abitati di Cammarata e San Giovanni Gemini, soprattutto se prive di
adeguati trattamenti di depurazione prima della immissione (questo vale soprattutto per il torrente
Turibolo e il Vallone Bianco).
↑ Modificazioni strutturali e alterazioni degli equilibri idrici dei bacini dovuti a processi di edificazione e di
cementificazione in generale, ivi compresi anche gli interventi di artificializzazione dell’alveo.
↑ Eccessiva captazione idrica, soprattutto durante il periodo estivo, allorquando il livello delle acque in alveo
è ai suoi minimi termini (questo vale esclusivamente per il torrente Turibolo che riceve le acque reflue
urbane; non vale per gli altri corsi d’acqua che si presentano praticamente asciutti per un lungo periodo
dell’anno, che và praticamente da maggio a ottobre).
↑ La diffusione di specie alloctone invadenti, quali ad esempio la robinia, l’ailanto, ecc…).
↑ Il pericolo d’incendio, soprattutto in prossimità delle aree coltivate a cereali, per le quali è in uso, presso
gli agricoltori, la pratica del debbio. Tali incendi costituiscono una pratica esiziale per le comunità di piccoli
passeriformi ripariali.
↑ Predazione e caccia in eventuali siti di nidificazione e di sosta.
↑ Abbandono dell’agricoltura tradizionale e sfruttamento agricolo con forme intensive che possono
determinare un apporto eccessivo di nutrienti ed una conseguente eutrofizzazione delle acque, nonché
una erosione eccessiva con apporto di materiale solido da monte, dovuta all’abbandono delle tradizionali
pratiche antierosive (lavorazioni meccaniche appropriate, inerbimenti, pascoli con appropriato carico di
bestiame, appropriate gestione del contenuto di sostanza organica dei terreni, fasce vegetali ripariali, rete
superficiale di sgrondo delle acque, ecc….).
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
L’estensione degli habitat del tipo in questione si è drasticamente ridotta negli ultimi decenni a causa,
soprattutto, della realizzazione di opere idrauliche entro alveo e fuori alveo. Sarebbe opportuno, in questo
contesto, prevedere adeguate misure di sistemazione idraulico-forestale, per sponde, alvei e aree golenali, che
mantengano un elevato grado di dinamicità nel loro assetto e privilegino l’adozione di tecniche naturalistiche.
Ove necessario sarebbe opportuno avviare una riqualificazione di quei tratti delle aste torrentizie che sono stati
devastati, negli anni passati, da errati interventi di sistemazione idraulico-forestale.
Un apporto fondamentale alla conservazione e riqualificazione di questo tipo di habitat deve essere dato dal
sistema agricolo, soprattutto per quel che riguarda le attività svolte nelle aree più prossime ai corsi d’acqua.
Le strategie per una corretta gestione e conservazione passano anche attraverso i seguenti interventi:
↑ Ripristino e recupero, anche attraverso interventi di fitodepurazione, delle aree e dei tratti d’acqua che
eventualmente lo richiedano.
↑ Censimento dei possibili siti e tipi di approvvigionamento d’acqua, comprese le fonti alternative per gli usi
meno nobili (ad esempio il recupero delle acque in uscita dai depuratori) e monitoraggio delle derivazioni
per fini agricoli.
↑ Gestione adeguata del disturbo nei periodi sensibili per la nidificazione degli uccelli.
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↑ Mantenimento o creazione di siti per la nidificazione e il riposo di uccelli, non raggiungibili da predatori
terrestri (isolotti).
V.4.3.3 Scheda n. 3 – Habitat 5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-
desertici.
SCHEDA N. 3 HABITAT 5330 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici.
LOCALITA’ MONTAGNOLA-ACQUA FITUSA.
CARATTERIZZAZIONE:
Si tratta di piccoli nuclei di arbusteti di Arbutus unedo, su suoli a reazione sub-acida, esposti prevalentemente a
nord. Il substrato su cui insiste questa cenosi è ricco di una microfauna fossile a Foraminiferi e quindi di
materiali silicei, quarzo, miche, ecc…, che gli conferiscono un certa acidità. Su questi suoli si sono insediate
delle specie ad ecologia acidofila tipiche dell’Erico-Quercion ilicis che comprende, appunto, aspetti di
vegetazione termofila calcifuga, costituendo la vicariante acidofila del Quercion ilicis. Le specie più
rappresentativa è Arbutus unedo,e poi, Anagyris foetida, Coronilla emerus subsp. emeroides, Cytisus villosus,
Cistus salvifolius, Cistus creticus, Pulicaria odora. Questa tipologia di habitat è presente solo su aree alquanto
ristrette localizzate esclusivamente nel sito ITA 040011 La Montagnola-Acqua Fitusa.
INDICATORI:
Elevati valori di biomassa e complessità strutturale e una copertura forestale continua (>70%) vanno
interpretati come indicatori di un buono stato di conservazione.
Per gli Insetti, le specie fitofaghe caratterizzanti possono essere Choraxes jasius e Gonepterix cleopatra
(Lepidoptera). Per gli Uccelli, lo possono essere comunità strutturate, che comprendano, oltre ai Passeriformi
tipici della macchia, Coraciformi, Columbidi e Picidi.
Per i Mammiferi, l’elemento caratterizzante può essere l’istrice.
L’utilizzo di questi indicatori, ed in particolare i bassi valori di biomassa e la povertà delle cenosi, evidenzia uno
stato di conservazione non buono.
Qui, infattti, la pressione antropica è davvero notevole e la frequenza degli incendi così elevata da costituire un
vero e serio impedimento allo sviluppo di queste formazioni vegetali verso forme più stabili. Al momento del
sopralluogo queste formazioni si presentavano completamente devastate da un recente incendio. Dalle
ceppaie bruciate delle piante di corbezzolo, comunque, emergeva tutta la capacità pollonifera di questa specie.
MINACCE:
In linea generale le principali cause di degrado di questa tipologia di habitat sono rappresentate dalla
ricorrenza quasi annuale dei fenomeni perturbativi d’incendio ed un eccessivo uso del pascolo che possono
condurre al degrado delle formazioni di macchia in gariga. Altre possibili minacce possono essere
rappresentate da:
↑ Localizzati episodi di erosione del suolo (idrica incanalata).
↑ Frammentazione degli habitat.
↑ Incendio non controllato.
↑ Progressiva desertificazione dei suoli.
↑ Variazioni d’uso, con forte presenza di fabbricati ad uso residenziale stagionale.
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GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
La gestione di tali comunità, in genere lasciate alla libera evoluzione naturale, và fatta con una attenzione
particolare. Essa dovrà essenzialmente puntare su:
↑ Un’attenta pianificazione antincendio;
↑ Una seria regolamentazione dell’attività di pascolo;
↑ La ricostituzione delle formazioni seminaturali al fine di ridurne la frammentazione.
↑ Lo studio dei processi di colonizzazione spontanea delle specie, nei siti circostanti;
↑ Ove necessario può essere previsto l’utilizzo di piante propagate in vivaio per rinfoltimenti puntuali e
localizzati nelle stazioni circostanti ecologicamente più idonee.
E’ auspicabile, altresì, la creazione di un regime di tutela più severo rispetto a quello attuale ed una gestione
più accurata delle attività e della presenza umana.
V.4.3.4 Scheda n. 4 – Habitat 5331 - Gariga ad Euphorbia dendroides.
SCHEDA N. 4
HABITAT 5331 – Gariga ad Euphorbia dendroides.
LOCALITA’ MONTAGNOLA-ACQUA FITUSA, PISTACCHIERA, GARGIUFFE’, PIZZO DELLA
RONDINE.
CARATTERIZZAZIONE:
Si tratta di nuclei di macchia mediterranea, appartenenti all’Oleo sylvestris-Euphorbietum dendroidis che si
insediano sia sul materiale litico in disfacimenti dei macereti, che sulle pareti rocciose sub verticali, dove
rivestono significato di tipo edafo-climacico. Tali espressioni sono maggiormente presenti sui versanti soleggiati
di c.da Montagnola-Acqua Fitusa. Lo strato arboreo e arbustivo è composto in prevalenza da Ceratonia siliqua,
Euphorbia dendroides, Olea europaea var. sylvestris, Phillyrea latifolia, Pistacia terebinthus, Rhamnus alaternus
e raramente da Pistacia lentiscus.
Nelle zone detritiche meno acclivi queste formazioni evolvono verso strutture più complesse caratterizzate da
Quercus ilex. Si tratta, infatti, di facies che sono collocate nella fascia di transizione tra l’Oleo Ceratonion
siliquae e le alleanze dell’ordine Quercetalia ilicis. Per tali peculiarità queste fitocenosi sono particolarmente
ricche di taxa e sono da annoverare tra le emergenze ambientali più espressive del territorio in esame.
Sui versanti soleggiati e aridi di contrada La Pistacchiera si trovano cenosi impoverite ad Euphorbia dendroides.
Queste formazioni si trovano insediate anche su pareti sub-verticali del versante meridionale di Pizzo della
Rondine e di Monte Cammarata, dove rivestono significato di tipo edafo-climacico.
INDICATORI:
Elevati valori di biomassa e complessità strutturale e una copertura forestale continua (>70%) vanno
interpretati come indicatori di un buono stato di conservazione.
Per gli Insetti, le specie fitofaghe caratterizzanti possono essere Choraxes jasius e Gonepterix cleopatra
(Lepidoptera). Per gli Uccelli, lo possono essere comunità strutturate, che comprendano, oltre ai Passeriformi
tipici della macchia, Coraciformi, Columbidi e Picidi.
Per i Mammiferi, l’elemento caratterizzante può essere l’istrice.
L’utilizzo di questi indicatori, ed in particolare i bassi valori di biomassa e la povertà delle cenosi, evidenzia uno
stato di conservazione non buono. Troppi risultano essere i fenomeni di disturbo, soprattutto nell’area del SIC
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ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa, dove la pressione antropica è davvero notevole e la frequenza degli
incendi così elevata da costituire un vero e serio impedimento allo sviluppo di queste formazioni vegetali verso
forme più evolute, complesse e stabili.
Un discorso diverso riguarda le cenosi insediate sulle pareti sub-verticali, le quali, per la loro posizione,
subiscono una minore pressione antropica e minori devastazioni per cause quali l’incendio e il pascolo. Qui,
perciò, il loro valore e il loro stato di conservazione è certamente migliore.
MINACCE:
In linea generale le principali cause di degrado di questa tipologia di habitat sono rappresentate dalla
ricorrenza quasi annuale dei fenomeni perturbativi d’incendio ed un eccessivo uso del pascolo che possono
condurre al degrado delle formazioni di macchia in gariga. Altre possibili minacce possono essere
rappresentate da:
↑ Localizzati episodi di erosione del suolo (idrica incanalata).
↑ Frammentazione degli habitat.
↑ Incendio non controllato.
↑ Progressiva desertificazione dei suoli.
↑ Variazioni d’uso, con forte presenza di fabbricati ad uso residenziale stagionale.
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
La gestione di tali comunità, in genere lasciate alla libera evoluzione naturale, và fatta con una attenzione
particolare. Essa dovrà essenzialmente puntare su:
↑ Un’attenta pianificazione antincendio;
↑ Una seria regolamentazione dell’attività di pascolo;
↑ La ricostituzione delle formazioni seminaturali al fine di ridurne la frammentazione.
↑ Lo studio dei processi di colonizzazione spontanea delle specie, nei siti circostanti;
↑ Ove necessario può essere previsto l’utilizzo di piante propagate in vivaio per rinfoltimenti puntuali e
localizzati nelle stazioni circostanti ecologicamente più idonee.
Soprattutto per quel che riguarda il SIC ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa è auspicabile la creazione di un
regime di tutela più severo rispetto a quello attuale ed una gestione più accurata delle attività e della presenza
umana.
V.4.3.5 Scheda n. 5 – Habitat 5332 - Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus.
SCHEDA N. 5
HABITAT 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche - Gariga ad Ampelodesmos
mauritanicus.
LOCALITA’ L’EDERA, MONTE CAMMARATA, COZZO PANEPINTO, MONTAGNOLA-ACQUA
FITUSA, GUADONAZZO, LUCE DI LUNA.
CARATTERIZZAZIONE:
La fitocenosi che caratterizza questo tipo habitat comunitario rientra nell’associazione Helictotricho convoluti-
Ampelodesmetum mauritanici afferente all’Avenulo-Ampelodesmion mauritanici, ordine Hyparrhenietalia
hirtae, classe Thero-Bracypodietea. Oltre all’Ampelodesma contribuiscono a formare la struttura della
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vegetazione Avenula cincinnata, Bituminaria bituminosa, Helictotrichon convolutum, Foeniculum vulgare subsp.
piperitum, Kundmannia sicula, Micromeria graeca subsp. graeca, Reichardia picroides. Ad esse si associano
diverse altr entità quali Andropogon distachyus, Calamintha nepeta, Carlina sicula, Hypochoeris achyrophorus,
Phagnalon saxatile, Serratula cichoracea, Sideritis romana, Verbascum sinuatum, Trifolium stellatum.
All’interno di questa tipologia sono frequenti diverse orchidee tra le quali le endemiche Ophrys archimedea,
Ophrys exaltata, Ophrys explanata, Oprhys oxyrrhynchos, Orchis brancifortii, Orchis commutata.
INDICATORI:
Elevati valori di biomassa e complessità strutturale e una copertura forestale continua (>70%) vanno
interpretati come indicatori di un buono stato di conservazione.
Per gli Insetti, le specie fitofaghe caratterizzanti possono essere Choraxes jasius e Gonepterix cleopatra
(Lepidoptera). Per gli Uccelli, lo possono essere comunità strutturate, che comprendano, oltre ai Passeriformi
tipici della macchia, Coraciformi, Columbidi e Picidi.
Per i Mammiferi, l’elemento caratterizzante può essere l’istrice.
In questo caso l’utilizzo di questi indicatori, ed in particolare gli elevati valori di biomassa e la ricchezza floristica
di queste formazioni vegetali, evidenzia un buon stato di conservazione, soprattutto nelle località Guadonazzo
e Luce di Luna. Un discorso diverso, invece, ancora una volta và fatto per le formazioni di questo tipo che si
trovano sul sito ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa, dove, come già più volte evidenziato, la forte
pressione antropica e la frequenza degli incendi, rappresentano un serio impedimento allo sviluppo di queste
formazioni vegetali e alla loro stabilizzazione.
MINACCE:
In linea generale le principali cause di degrado di questa tipologia di habitat sono rappresentate dalla
ricorrenza quasi annuale dei fenomeni perturbativi d’incendio ed un eccessivo uso del pascolo, che possono
condurre ad un ulteriore degrado di queste formazioni di gariga. Altre possibili minacce possono essere
rappresentate da:
↑ Localizzati episodi di erosione del suolo (idrica incanalata).
↑ Frammentazione degli habitat.
↑ Progressiva desertificazione dei suoli.
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
La gestione di tali comunità, in genere lasciate alla libera evoluzione naturale, và fatta con una attenzione
particolare. Essa dovrà essenzialmente puntare su:
↑ Un’attenta pianificazione antincendio;
↑ Una seria regolamentazione dell’attività di pascolo;
↑ La ricostituzione delle formazioni seminaturali al fine di ridurne la frammentazione.
↑ Lo studio dei processi di colonizzazione spontanea delle specie, nei siti circostanti;
Soprattutto per quel che riguarda il SIC ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa è auspicabile la creazione di un
regime di tutela più severo rispetto a quello attuale ed una gestione più accurata delle attività e della presenza
umana.
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Laddove questo tipo di gariga trovasi ai margini dei boschi naturali e artificiali, occorre un’attenta gestione
dell’apertura delle fasce parafuoco, che, se troppo ampie, possono, non solo ridurre e frammentare gli habitat,
ma anche innescare pericolosi fenomeni di erosione.
V.4.3.6 Scheda n. 6 – Habitat 6220* - Percorsi sub-steppici di graminacee e
piante annue del Thero-Barchypodietea.
SCHEDA N. 6
HABITAT 6220* – Percorsi sub-steppici di graminacee e piante annue del Thero-
Barchypodietea.
LOCALITA’ BRUCA, LUCE DI LUNA.
CARATTERIZZAZIONE:
I siti riferiti a questa tipologia sono dominati da vegetazione erbacea annuale e si riscontrano soprattutto nelle
zone ove vi è la presenza di affioramenti rocciosi o terreni molto marginali e perciò abbandonati. Qui si sviluppa
una vegetazione di tipo pascolivo caratterizzata da svariati elementi riconducibili a sintaxa diversi, non tutti
riferibili alla classe Thero-Brachypodietea. Bisogna rilevare, quindi, la grande difficoltà che si incontra nel
definire l’esatta posizione sintassonomica di queste fitocenosi.
Quella riferibile all’ordine Hyparrehenietalia hirtae della classe Thero-Barchypodietea, è costituita da diverse
specie appartenenti a diverse famiglie, le più rappresentate delle quali sono quelle delle graminacee
(Brachypodium distachyum, Bromus fasciculatus, Dactylis glomerata, Dactylis hispanica, Stipa capensis, Vulpia
ciliata, ecc…) e delle leguminose (Hedysarum coronarium, Medicago aculeata, Trifolium angustifolium,
Trifolium squarrosum, Vicia bithynica, Vicia sativa subsp. segetalis, Vicia sativa subsp. sativa, Vicia sicula, Vicia
villosa subsp.varia.19
Come già abbiamo avuto modo di rilevare, nei nostri ambienti questo tipo di vegetazione non è per niente
minacciata, né a rischio di estinzione, tanto da determinare la costituzione di siti che, nella terminologia
introdotta dalla Direttiva Habitat, vengono definiti prioritari. Qui un terreno lasciato incolto per più di un anno
consecutivamente, evolve verso queste formazioni vegetali che trovano, perciò, il principale ostacolo alla loro
diffusione soltanto nei frequenti episodi di disturbo legati agli incendi e ad un eccessivo pascolamento.
Le caratteristiche di frammentazione e variabilità di questi siti sono, pertanto, da mettere in relazione solo con
la loro stessa genesi, legata al fenomeno degli abbandoni colturali in aree alquanto marginali, in condizioni
pedologiche estreme per la coltivazione.
INDCATORI:
Sono indicatori di uno stato di buona conservazione:
↑ La ricchezza di specie.
↑ La presenza di elementi seriali prossimi alla tappa matura;
↑ Un basso numero di specie cosmopolite (< 10% della flora in un popolamento elementare).
↑ Un basso valore di copertura di specie nitrofile.
↑ La presenza di uccelli tipici di steppe aride come la Calandra Melanocorypha calandra, o Calandrella
brachydactyla, o il Culbianco comune (Oenanthe oenanthe).
MINACCE:
19 P. Marino e altri.
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In linea generale le principali cause di degrado di questa tipologia di habitat sono rappresentate dalla
ricorrenza quasi annuale dei fenomeni perturbativi d’incendio ed un eccessivo uso del pascolo. Altre possibili
minacce sono legate a localizzati fenomeni di degradazione del suolo dovuta o a compattazione da calpestio dei
più grossi animali al pascolo, o da erosione idrica incanalata. Può, altresì, rappresentare una minaccia
dell’habitat l’accesso non controllato di mezzi a motore in periodi di riproduzione di mammiferi terricoli (lepri).
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
Poiché si tratta di siti caratterizzati prevalentemente da fitocenosi a carattere secondario, nella maggior parte
dei casi è auspicabile che vengano mantenuti i processi e gli usi che ne hanno determinato la presenza.
Nei siti di dimensioni maggiori, una porzione significativa del territorio (ad esempio, almeno il 10%) dovrebbe
essere destinata all’evoluzione spontanea, verso termini più maturi delle diverse serie di vegetazione,
soprattutto nelle aree più tutelate facenti parte del Demanio Forestale e della Riserva Naturale Orientata di
Monte Cammarata.
Per quanto riguarda il pascolo è essenziale che nel sito venga predisposto un piano di uso compatibile, capace
d’integrare l’esigenza produttiva con la conservazione della biodiversità.
Nelle zone soggette a rischio di compattazione del suolo, occorre regolare opportunamente il traffico veicolare
e pedonale e nelle zone interessate da fenomeni di erosione occorre ridurre al minimo le azioni che li possano
innescare, come l’apertura di nuove strade. In questo senso è necessario controllare l’accesso motorizzato a
tali aree laddove risultano facilmente raggiungibili e percorribili. Peraltro, un tale tipo di controllo, tutelerebbe
anche quelle specie di mammiferi ed uccelli che nel periodo riproduttivo (tardo invernale e primaverile)
risultano particolarmente vulnerabili per la presenza dei giovani individui. Accorgimenti efficaci dovranno
essere dispiegati nei casi in cui queste aree e la fauna che li popola, risultano facilmente insidiabili illegalmente
da mezzi a motore nelle ore notturne.
V.4.3.7 Scheda n. 7 – Habitat 8130 - Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e
termofili.
SCHEDA N. 7 HABITAT 8130 – Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili.
LOCALITA’ MONTE CAMMARATA, PIZZO DELLA RONDINE.
CARATTERIZZAZIONE:
I siti di questa tipologia hanno una distribuzione geografica molto eterogenea e sono caratterizzati dalla
presenza di biocenosi specializzate, legate alla litologia e alla geomorfologia peculiari. La morfologia
accidentata e molto acclive, tipica di questi siti, implica una generalizzata presenza di suoli di scarsissimo
profilo, poco evolutii e presenti solo in tasche.
La vegetazione casmofitica, che più tipicamente colonizza, con copertura molto ridotta, gli ambienti rupestri, è
inquadrata prevalentemente nella classe Thlaspietea rotundifolii, tipica degli ambienti rupestri su substrati
calcarei.
Nel caso specifico si tratta di aspetti pionieristici di vegetazione che costituiscono delle cenosi che si insediano
lungo le pendici e le pareti sub-verticali dei complessi calcarei di Monte Cammarata e di Gargiuffè.
Tra le specie più espressive si riscontrano Arrhenatherum eliatus subsp. erianthum, Asperula airstata subsp.
scabra, Bunium bulbocastanum, Centranthus ruber, Helictotrichon convolutum, Linaria purpurea, Scrophularia
canina, Rumex scutatus, Silene sicula, Sesleria nitida. Tra le specie arbustive e lianose del Quercion ilicis, si
annoverano Asparagus acutifolius, Clematis cirrosa, Clematis vitalba, Crataegus laciniata, Smilax aspera,
Prunus spinosa.
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La copertura della vegetazione osservata è mediamente pari a circa il 30%.
La rappresentazione cartografica della distribuzione di questo tipo di sito risulta assai difficoltosa in quanto
riferita a superfici limitate a clivometria estrema.
INDICATORI:
Sono indicatori di uno stato di buona conservazione:
↑ Presenza di elementi floristici e vegetazionali di grande interesse biogeografico, che danno luogo a
numerose comunità endemiche.
↑ Presenza di specie animali strettamente legate ad ambienti rupestri, uccelli, come Coturnice, Picchio
muraiolo e Falco pellegrino.
MINACCE:
Le possibili minacce sono legate:
↑ alla apertura di cave;
↑ al taglio dei versanti per apertura di strade e modifiche delle pendenze;
↑ consolidamenti ed interventi di messa in sicurezza di zone instabili;
↑ localizzati fenomeni di erosione idrica incanalata.
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
Poiché i siti di questo gruppo comprendono in percentuali considerevoli, oltre agli ambienti rupestri,
vegetazione erbacea ed arbustiva e ghiaioni, è bene:
↑ Evitare le azioni che possono innescare processi di erosione del suolo e frane, come:
↑ Apertura di nuove strade;
↑ Tagli dei versanti;
↑ Gli incendi ed altri azioni di disturbo;
↑ Asportazioni di biomasse;
↑ Regolamentare le attività che possono arrecare disturbo come:
↑ Le scalate e le arrampicate (soprattutto rispetto agli effetti sull’avifauna);
↑ Minimizzare e compensare i danni arrecati da eventuali opere di consolidamento e di messa in sicurezza.
V.4.3.8 Scheda n. 8 – Habitat 8214 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione
casmofitica. Comunità del sud-Italia (Dianthion rupicolae).
SCHEDA N. 8
HABITAT 8214 – Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica. Comunità del sud-
Italia (Dianthion rupicolae).
LOCALITA’ MONTE CAMMARATA, GARGIUFFE’, MONTE GEMINI, LA MONTAGNOLA-ACQUA
FITUSA.
CARATTERIZZAZIONE:
I siti caratterizzati da questa tipologia di habitat hanno una distribuzione geografica molto eterogenea e sono
caratterizzati dalla presenza di biocenosi specializzate, legate alla litologia e alla geomorfologia peculiari.
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In questi luoghi, praticamente irraggiungibili per via delle condizioni estreme di acclività, si determina uno dei
pochi esempi, sul territorio in esame, di vegetazione non influenzata dalle azioni di disturbo dell’uomo,
soprattutto dagli incendi e dal pascolo. Per tale motivo in questi siti è ospitata una florula singolare, ricca di
endemismi, in prevalenza legnose, con apparato radicale particolarmente specializzato nell’ancoramento alle
fessure della roccia e alla ricerca, in profondità, di sacche di umidità e nutrienti.
Gli aspetti di maggiore interesse della vegetazione rupestre vengono riscontrate lungo le pareti rocciose
esposte a nord, dove maggiori sono le zone d’ombra e i livelli di umidità.
La vegetazione che vi si riscontra è riferibile all’Anthemido-Centauretum busambarensis (Brullo & al., 1979). Si
tratta di un’associazione del Dianthion rupicolae con carattere termofilo, caratterizzata da alcuni endemiti siculi
quali Dianthus rupicola, Anthemis cupaniana, Centaurea busambarensis, Helichrysum pendulkum, ai quali si
aggiungono Iberis semperflorens, Silene sicula, Brassica rupestris, Cymbalaria pubescens, Anthirrinum siculum,
Seseli bocconi subsp. bocconi, caratterioristiche dell’alleanza. In questi ambiti sono presenti,, inoltre, Lomelosia
cretica, Teucrium flavum, Melica minuta, Sedum dasyphyllum, Ceterach officina rum, Dianthus sylvestris subsp.
garganicus, Anthyllis vulneraria subsp. maura, Thymus spinolosus ed Helianthemum nummularium.
Le rupi esposte a mezzogiorno e ubicate a quote più basse, quali quelle di località La Montagnola, presentano,
ovviamente, una vegetazione più adatta alla maggiore xerotermia che qui si registra. Si rinvengono con
maggiore frequenza Capparis ovata e Capparis spinosa.
INDICATORI:
Sono indicatori di uno stato di buona conservazione:
↑ Presenza di elementi floristici e vegetazionali di grande interesse biogeografico, che danno luogo a
numerose comunità endemiche.
↑ Presenza di specie animali strettamente legate ad ambienti rupestri, uccelli come Coturnice, Picchio
muraiolo e Falco pellegrino.
MINACCE:
Le possibili minacce sono legate:
↑ alla apertura di cave;
↑ consolidamenti ed interventi di messa in sicurezza di zone instabili.
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
Una attenta strategia di conservazione è bene che preveda le seguenti azioni:
↑ evitare l’asportazione di biomasse;
↑ evitare gli incendi ed altri azioni di disturbo;
↑ regolamentare le attività che possono arrecare disturbo come:
↑ le scalate e le arrampicate (soprattutto rispetto agli effetti sull’avifauna);
↑ minimizzare e compensare i danni arrecati da eventuali opere di consolidamento e di messa in sicurezza.
V.4.3.9 Scheda n. 9 – habitat 91H0* - Boschi pannonici di Quercus pubescens.
SCHEDA N. 9 HABITAT 91H0* – Boschi pannonici di Quercus pubescens.
LOCALITA’ MONTE CAMMARATA, PIZZO DELLA RONDINE, SALACI, BOSCO, S. ONOFRIO,
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
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PIANO D’AMATA.
CARATTERIZZAZIONE:
Si tratta di formazioni che rientrano nell’ordine Quercetalia ilicis e rappresentano uno dei più importanti aspetti
delle formazioni boschive di questa zona.
Esse sono ascrivibili all’associazione Oleo sylvestris-Quercetum virgilianae, associazione termofila,
fisionomizzata da Quercus virgiliana e Q. amplifolia.
Lo strato arbustivo è costituito, oltre che dalle specie prima citate, da elementi caratteristici dei Quercetalia e
Quercetea ilicis come Asparagus acutifolius, Calicotome infesta, Clematis vitalba, Coronilla emerus subsp.
emeroides, Daphne gnidium, Euphorbia characias, Lonicera etrusca, Lonicera implexa Osyris alba, Pyrus
amygdaliformis, Ruscus aculeatus, Rosa canina, Rhamnus alaternus, Smilax aspera.
Tra le specie che compongono lo strato erbaceo si ritrovano Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula
laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium, Cyclamen. repandum, Euphorbia
amygdaloides subsp. arbuscula, Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp. russii, Pimpinella peregrina, Rubia
peregrina, Thalictrum calabricum e Viola dehnhardtii.20
INDICATORI:
Vanno considerati come indicatori di uno stato di buona conservazione:
↑ la capacità di rinnovamento della componente arborea (indicata da una copertura delle plantule > 1% in
un popolamento elementare);
↑ la ricchezza di classi diametriche (valutabili come classi di età) delle specie del genere Quercus (devono
essere presenti almeno 2 classi di diametri, oltre alle plantule, ciascuna con copertura superiore al 10%);
↑ la vetustà degli elementi arborei, che abbiano almeno il 10% di copertura (valutabile empiricamente dal
diametro del tronco a circa 130 cm dal suolo, che deve essere > 40 cm);
↑ la copertura dello strato arboreo (che deve essere > 70%).
↑ Un buon stato di conservazione può essere indicato da comunità animali legate ad ambienti più secchi e
forestali, in particolare dai rettili.
Nel caso in specie lo stato di conservazione può essere considerato soddisfacente, anche se frequenti episodi di
incendi di natura dolosa ed un utilizzo eccessivo del pascolo, oltre a compromettere la naturale evoluzione di
questo tipo di formazioni verso forme stabili, destano una profonda preoccupazione per le loro sorti future.
MINACCE:
Le possibili minacce sono legate:
↑ agli incendi incontrollati;
↑ a localizzati fenomeni di degrado del suolo per compattazione dovuta alo calpestio;
↑ al sovrapascolo;
↑ all’apertura di strade e di viali parafuoco;
↑ all’uso forestale.
↑ ad una ridotta estensione delle fitocenosi.
20 P. Marino ET AL. Op. cit.
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Si osserva, comunque, una completa ripresa della vegetazione nelle porzioni di bosco percorse anche di
recente da incendi, segno della grande capacità di ripresa di queste specie e del loro grande adattamento alle
condizioni pedoclimatiche.
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
Una attenta strategia di conservazione è bene che preveda le seguenti azioni:
In un regime di ordinaria gestione del sito, devono essere previste:
↑ la pianificazione antincendio, con sorveglianza permanente, durante i periodi critici (aridità estiva) e
l’opportuna predisposizione di un sistema di accessi e viabilità forestale;
↑ la sospensione e/o regolamentazione del pascolo in bosco.
Considerando la coltivazione a ceduo non strettamente necessaria per soddisfare esigenze economiche o
tradizionali (ad esempio usi civici), deve essere adottata la coltivazione a fustaia.
Nei pochi casi e nelle porzioni di superfici ove l’habitat si presenta degradato devono essere effettuate azioni
per il ripristino della funzionalità biologica quali il rinfoltimento.
Nelle zone interessate da fenomeni di erosione, occorre ridurre al minimole azioni che li possano innescare,
come apertura di nuove strade, sovrappascolo e incendi.
V.4.3.10 Scheda n. 10 – Habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus
rotundifolia.
SCHEDA N. 10 HABITAT 9340 – Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia.
LOCALITA’ PIZZO DELLA RONDINE, PISTACCHIERA, GARGIUFFE’, BRUCA, SALACI.
CARATTERIZZAZIONE:
All’interno dei SIC in questione si possono riscontrare diverse tipologie di lecceta. Fra queste quella con la
presenza della roverella (Quercus pubescens s.l.) costituisce la comunità con maggiore integrità strutturale e
compositiva.
Questa tipologia vegetazionale è ascrivibile all'Aceri campestris-Quercetum ilicis, associazione del Quercion ilicis
(BRULLO, 1983).
Lo strato è costituito in prevalenza dal leccio ma, a definire la sua fisionomia, contribuiscono con vario peso
anche altre essenze come Acer campestre, e Fraxinus ornus. Lo strato arbustivo annovera specie caratteristiche
dei Quercetalia e Quercetea ilicis quali Clematis vitalba, Euphorbia characias, Hedera helix, Lonicera etrusca,
Pyrus amygdaliformis, Rosa sempervirens, Rosa sicula, Ruscus aculeatus. Nello strato erbaceo sono frequenti
altri taxa come Asparagus acutifolius, Brachypodium sylvaticum, Calamintha nepeta, Cyclamen repandum,
Lamium flexuosum var. pubescens, Paeonia mascula subsp. russii, Thalictrum calabricum, Trifolium pratense e
Viola dehnhardtii.
Le cenosi più rilevanti a prevalenza di leccio si collocano sui versanti semirupestri, freschi ed esposti a
tramontana, di Pizzo dell'Apa, Pizzo della Rondine, Pistacchiera, Gargiuffé, Bruca e Salaci. In questi ambienti
avviene un'assidua compenetrazione del leccio con le formazioni a querce caducifoglie. Si tratta di boschi
disetanei, a volte ceduati, con copertura colma e densità elevata.
Vi è da osservare, comunque, che allorquando la lecceta raggiunge un'elevata densità, causa l'impoverimento
del corteggio floristico nel sottobosco.
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Formazioni di limitata superficie sono variamente distribuite nell'area in esame. Tuttavia le espressioni più
peculiari s'insediano nelle stazioni semirupestri, sui ghiaioni consolidati a partire da 500-600 m.s.l.m. Queste
ultime si riscontrano nelle contrade S. Lorenzo, Salaci, Finocchiara, S. Onofrio, Monte Cammarata, Monte
Gemini, Portella della Venere, Portella dei Daini, Gargiuffé, Pizzo delle Rondini.
La comparsa del leccio è frequente anche nelle aree rimboschite e negli ambienti di macchia.
INDICATORI:
Vanno considerati come indicatori di uno stato di buona conservazione:
↑ la capacità di rinnovamento della componente arborea (indicata da una copertura delle plantule > 1% in
un popolamento elementare);
↑ la ricchezza di classi diametriche (valutabili come classi di età) delle specie del genere Quercus (devono
essere presenti almeno 2 classi di diametri, oltre alle plantule, ciascuna con copertura superiore al 10%);
↑ la vetustà degli elementi arborei, che abbiano almeno il 10% di copertura (valutabile empiricamente dal
diametro del tronco a circa 130 cm dal suolo, che deve essere > 40 cm);
↑ la copertura dello strato arboreo (che deve essere > 70%).
↑ Un buon stato di conservazione può essere indicato da comunità animali legate ad ambienti più secchi e
forestali, in particolare dai rettili.
Nel caso in specie lo stato di conservazione può essere considerato soddisfacente, anche se frequenti episodi di
incendi di natura dolosa, oltre a compromettere la naturale evoluzione di questo tipo di formazioni verso forme
stabili, destano una profonda preoccupazione per le loro sorti future.
MINACCE:
Le possibili minacce sono legate:
↑ agli incendi incontrollati;
↑ a localizzati fenomeni di degrado del suolo per compattazione dovuta alo calpestio;
↑ Il sovrapascolo;
↑ l’apertura di strade e di viali parafuoco;
↑ l’uso forestale.
↑ una ridotta estensione delle fitocenosi.
Particolarmente esposte al rischio dei frequenti incendi di natura dolosa sono le leccete che si trovano a
contatto con le formazioni forestali a conifere, data la facile infiammabilità di queste ultime.
Si osserva, comunque, una completa ripresa della vegetazione nelle porzioni di bosco percorse anche di
recente da incendi, segno della grande capacità di ripresa di queste specie e del loro grande adattamento alle
condizioni pedoclimatiche.
GESTIONE E STRATEGIE DI CONSERVAZIONE:
Nelle aree di contatto con i rimboschimenti artificiali di conifere si osserva, in particolare in quei contesti dove
la copertura delle resinose è minore, un notevole dinamismo; il leccio tende a diffondersi in maniera massiccia
con abbondante rinnovazione e con esemplari già sufficientemente sviluppati.
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Molto interessanti sono, inoltre, i piccoli nuclei di leccio che crescono in ambienti dominati dalla gariga ad
Ampelodesma, fornendo una chiara testimonianza delle tendenze evolutive di queste formazioni.
Ai fini della gestione e conservazione delle leccete, ci si dovrà limitare, nelle cenosi più integre, semplicemente
a monitorare e ad eseguire interventi minimali per mantenere lo stato ecologico. Nelle zone di contatti con i
popolamenti artificiali ci si dovrà adoperare affinché gradualmente avvenga la sostituzione.
In un regime di ordinaria gestione del sito, devono essere previste:
↑ la pianificazione antincendio, con sorveglianza permanente, durante i periodi critici (aridità estiva) e
l’opportuna predisposizione di un sistema di accessi e viabilità forestale;
↑ la sospensione e/o regolamentazione del pascolo in bosco.
Considerando la coltivazione a ceduo non strettamente necessaria per soddisfare esigenze economiche o
tradizionali (ad esempio usi civici), deve essere adottata la coltivazione a fustaia.
Nei pochi casi e nelle porzioni di superfici ove l’habitat si presenta degradato devono essere effettuate azioni
per il ripristino della funzionalità biologica quali il rinfoltimento.
Nelle zone interessate da fenomeni di erosione, occorre ridurre al minimo le azioni che li possano innescare,
come apertura di nuove strade, sovrappascolo e incendi.
V.5 STIMA DELL’INCIDENZA POTENZIALE DEGLI INTERVENTI E DELLE ATTIVITÀ PREVISTI
DAL PRG SUGLI OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE DEI SITI NATURA 2000.
Acquisito e completato il quadro delle conoscenze e definiti gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie tutelate, ci si appresta ora a completare il percorso di analisi e valutazione che le azioni e le previsioni
del Piano Regolatore Generale possono generare, al fine di determinare il livello di compatibilità del Piano con
gli obiettivi di conservazione.
Facendo riferimento alle indicazioni metodologiche fornite dalla Guida della Commissione europea, già
ampiamente illustrate nel precedenti capitoli, nella valutazione che ci si appresta a fare saranno considerati
tutti quegli aspetti e azioni del Piano che possano in qualche modo avere o produrre ripercussioni sulla
integrità degli habitat e delle specie tutelate.
In particolare saranno presi in considerazione i seguenti aspetti:
↑ Le previsioni dimensionali del Piano (entità ed obiettivi delle previsioni, soprattutto con riguardo alle aree
di espansione edilizia ed ai nuovi insediamenti);
↑ Il fabbisogno di risorse necessarie per soddisfare le previsioni di Piano (acqua, suolo, sottosuolo, ecc…);
↑ Le eventuali emissioni e i rifiuti prodotti, derivanti dalle azioni di Piano;
↑ Le esigenze di trasporto (per eventuali demolizioni, scavi, rinterri, edificazioni);
↑ I cambiamenti fisici indotti sull’ambiente dalle azioni di Piano ed in particolare gli scavi per nuove
edificazioni, l’alterazione della permeabilità dei suoli, la chiusura di visuali, la modifica delle condizioni
anemologiche, ecc..;
↑ Il periodo di validità del Piano e quello di realizzazione degli interventi previsti.
Il tutto, ovviamente, rapportato e valutato in base alle distanze tra ciascuno dei luoghi ove si potranno
generare dei cambianti indotti dal Piano ed i siti Natura 2000.
Gli effetti che il Piano potrà produrre sono stati distinti in :
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↑ Effetti di area vasta, derivanti cioè, dalla strategia complessiva del PRG ed in particolare dalla suddivisione
del territorio comunale in Zone Territoriali Omogenee (ZTO), disciplinate dalla specifica normativa
urbanistica e di Piano;
↑ Effetti puntuali, determinati dalle collocazioni spaziali e temporali di ognuna delle attività previste,
infrastrutture, servizi, viabilità, parcheggi, impianti tecnologici, ecc..
In ragione, poi, dei presumibili impatti/incidenze delle azioni di Piano sui siti della rete Natura 2000 ed in
considerazione del fatto che molte delle attività e delle previsioni di Piano interesseranno il tessuto urbanistico
e le porzioni di territorio dislocate a distanze notevoli dai siti Natura 2000 da tutelare, si è provveduto a
redigere una Carta delle possibili Criticità, ove sono state enucleate, da tutto il comprensorio comunale, quelle
zone e quei punti dove le analisi fin qui svolte non hanno del tutto escluso la possibilità che il PRG possa in
qualche modo pregiudicare gli obiettivi di conservazione dei siti.
V.5.1 La strategia complessiva del Piano e gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000.
La strategia che il PRG introduce, attraverso precise linee guida di sviluppo, pare finalizzata al raggiungimento
di un soddisfacente sviluppo socio-economico della collettività residente, compatibilmente alla salvaguardia del
patrimonio paesaggistico ed ambientale che il territorio di Cammarata possiede e, quindi, in una
interpretazione certamente orientata, anche alla luce del riconosciuto rilevantissimo patrimonio ambientale, al
perseguimento dello “sviluppo sostenibile”, così come internazionalmente definito.
Con tali riferimenti e sulla base delle indagini territoriali e della realtà socio-economica investigata, il PRG
sviluppa l’insieme delle scelte programmatiche, prefigurando proprio nelle risorse naturali (agricoltura e
turismo naturalistico, sostanzialmente), gli assi strategici verso cui orientare lo sviluppo del territorio (cap. 5.4
della relazione di PRG).
Ed in effetti, delineata in tal modo la prospettiva di uno sviluppo integrato e sostenibile, il Piano si muove
perseguendo realmente questi obiettivi.
Individua nella montagna, intendendo con questo termine il vasto territorio boscato che si sviluppa lungo le
pendici di Monte Cammarata, una “importantissima risorsa per il territorio cammaratese”. Osserva, tuttavia,
che essendo stata istituita, sull’ambito territoriale della Montagna, la Riserva Naturale Orientata di Monte
Cammarata, il PRG viene ad avere competenze assai limitate per quanto attiene la pianificazione dei territori
compresi nella Riserva, dal momento che la stessa “deve essere garantita, nelle zone A, attraverso specifici
Piani di sistemazione da compilarsi da parte degli Enti gestori e nelle zone B attraversi Piani di utilizzazione”. In
questo senso, dunque, il Piano si limita a dare una semplice indicazione per la stesura dei Piani di Utilizzazione,
laddove, compatibilmente con i vincoli di legge, suggerisce la previsione di “attività specificatamente rivolte
alla valorizzazione turistica della Montagna, quali parchi di campeggio, spazi per il turismo verde e luoghi di
accoglienza e ristoro”. Nel prosieguo delle indicazioni fornite, poi, suggerisce che le stesse attività possano
localizzarsi a monte del centro abitato (zona Santa Maria e Santa Lucia), “in atto interessate da disordinate
attività edilizie e da episodi di incontrollata trasformazione ambientale”, osservando che “i necessari interventi
di recupero ambientale e di rinaturazione, possono integrarsi con iniziative di valorizzazione turistica che non
prevedano la realizzazione di nuove volumetrie edilizie”.
Quali strutture ricettive turistiche, il Piano censisce una serie di complessi edilizi sparsi per il territorio agricolo
(masserie, Case Grandi, case isolate) che, “per le loro caratteristiche di inserimento ambientale o per il loro
valore storico-documentativo ed etno-antropologico, si prestano ad una riconversione ad usi turistici”. Non
manca, in questo senso, la specificazione che proprio per il loro valore, questi complessi edilizi “devono essere
assoggettati ad un particolare regime edilizio” che, sostanzialmente, quale forma di tutela di queste emergenze
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ambientali, ammette esclusivamente “la manutenzione, il restauro, il risanamento conservativo e la
ristrutturazione edilizia, senza alterazione delle caratteristiche architettoniche e volumetriche”.
Anche alle aree agricole il PRG conferisce quella importanza che esse effettivamente rivestono nella
salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturalistiche. Le scelte strategiche generali che il PRG assume, per il
territorio agricolo, tendono a privilegiare l’utilizzazione agricola dei terreni rispetto ad altre destinazioni
possibili, in tutti quei casi in cui esiste una concreta potenzialità di sviluppo della produzione agricola.
Nel disciplinare l’attività edilizia nei territori agricoli, il PRG riesce a tenere nel giusto conto le esigenze
realizzative delle aziende, garantendo, al contempo, il corretto inserimento delle opere e dei manufatti edilizi
nel contesto paesaggistico ed ambientale.
Il PRG introduce, peraltro, una restrizione dei parametri urbanistici che riguarda le costruzioni nelle zone E –
Verde Agricolo ricadenti all’interno dei Siti di Interesse Comunitario, garantendo, in tal modo, un maggior
livello di protezione. In particolare, per le realizzazioni edilizie entro il perimetro dei SIC ricadenti nel territorio
di Cammarata, il PRG consente l’edificazione (sempre a seguito di approvazione della relativa Valutazione di
Incidenza e sempreché non siano pregiudicati gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie) nel
limite di 0,01 mc/mq. Risulta in tal modo ridotto di ben 2/3 l’indice fondiario in queste zone rispetto alle
normali zone E – Verde agricolo, ove lo stesso indice è pari a 0,03 mc/mq.
Con la creazione del “Parco agricolo del Fiume Platani”, il PRG intende favorire, nelle aree irrigue di valle, uno
sviluppo organico dell’agricoltura. Il Parco, infatti, si vuole finalizzato alla integrazione delle attività agricole
tradizionali con altre di tipo innovativo e sperimentale, oltreché con attività turistiche e culturali, sotto il
coordinamento di un unico organismo costituito dagli stessi proprietari ed avvalendosi del sostegno economico
di enti pubblici e del supporto tecnico di istituti di ricerca e sperimentazione scientifica. In tal modo si
potrebbero, per esempio, sviluppare, in queste aree di frutticoltura ed orticoltura intensiva, tecniche
produttive che salvaguardino la delicata ecologia del Fiume.
Una evidenziazione, comunque, deve essere fatta a proposito di quelle che il PRG chiama “aree di verde
agricolo compromesso” e alla soluzione che per alcune di esse propone. Si tratta di quelle aree, classificate nel
vecchio P.d.F. zone E – Verde Agricolo, che sono state interessate nei decenni passati, da una certa diffusione di
residenze stagionali e non. Questo fenomeno di urbanizzazione delle campagne, pur sempre rappresentando
una forma patologica di attività edilizia, si è svolto a Cammarata “in forme assolutamente non traumatiche e
senza mai compromettere il carattere agricolo del territorio”. Esso si è sostanzialmente esplicitato attraverso la
realizzazione di villette e case stagionali e stabili nel verde agricolo e ha interessato soprattutto alcune
contrade prossime al centro urbano: Balatelle, Filici, San Lorenzo, Sant’Onofrio, Salaci. Per alcune di queste
zone il PRG ha ritenuto che continuassero a sussistere, malgrado la presenza di costruzioni residenziali anche
stabili, i requisiti di zona E. Per differenziarne, comunque, questamcondizione rispetto a quelle produttive,
nelle norme di attuazione è stato previsto per queste aree, un diverso regime normativo, definito di “Verde
agricolo periurbano”. Tale differenziazione si sostanzia in una diversa applicazione dei parametri urbanistici e
nella possibilità di realizzare nelle aree di verde agricolo periurbano, impianti e attrezzature pubbliche o di
interesse pubblico e impianti sportivi.
In altre aree di quelle chiamate di “verde agricolo compromesso”, il Piano, constatando un frazionamento
troppo spinto della proprietà ed un livello di urbanizzazione che richiede ormai la realizzazione di opere di
urbanizzazione sia primaria che secondaria, ha ritenuto praticamente non percorribile l’ipotesi di confermare
queste zone come zone E – verde agricolo e, pertanto, ha provveduto a perimetrarle ed inserirle quali nuclei di
zona C, con le sottoclassificazione C4 – Zone residenziali a bassa densità e Ct - Complessi turistico-alberghieri
ricettivi, in relazione sia alle condizioni dello stato di fatto che in riferimento alle potenzialità d’uso futuro.
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Ora, essendo che sia l’una che l’altra di queste due soluzioni proposte, viene ad interessare delle aree che si
trovano in contiguità con il SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci, ed anzi in qualche caso all’interno di
esso, potrebbe essere ipotizzata, in ossequio al principio di precauzione, una qualche forma di incidenza sulla
integrità del sito e sulla salvaguardia delle specie in esso presenti. Per tale ragione le previsioni contenute nel
PRG per queste aree, sono considerate una possibile criticità di Piano e saranno esaminate in apposito
successivo paragrafo di questa relazione.
Per quel che riguarda gli insediamenti edilizi per usi abitativi, si evidenzia come il PRG prefiguri una strategia di
politica urbanistica che vuole favorire il processo di riappropriazione della parte storica della città da parte dei
cittadini, ed in particolare delle classi sociali più deboli e degli artigiani, attivando, attraverso l’eliminazione del
degrado oggi esistente, nuove convenienze economiche per i privati e le imprese. Questa strategia urbanistica
muove dalla constatazione che, benché oggi il centro storico di Cammarata sia praticamente emarginato
fisicamente dai processi urbanistici e sia in esso generalizzato il fenomeno dell’abbandono, esso rimane pur
sempre la parte più qualificata della città, “nella quale sono sedimentate le tradizioni e la cultura della
popolazione, nonché quella che presenta le più alte potenzialità di riuso e trasformazione”. In quest’ottica il
PRG, anche su esplicita indicazione fornita dagli organi comunali (l’Amministrazione e il Consiglio Comunale in
primo luogo), intende far confluire sul centro storico tutte le iniziative progettuali finalizzate a supportare con
finanziamenti pubblici il processo di recupero edilizio.
Questo processo presenta almeno due aspetti positivi:
1) minimizza le esigenze di nuovi insediamenti e di nuove costruzioni,
2) tende a recuperare un enorme patrimonio storico-architettonico-urbanistico.
Si viene così a configurare come un fondamentale tassello in quel complesso mosaico di iniziative necessarie
per avviare, finalmente, quel processo di sviluppo che sia capace di integrare e valorizzare armonicamente
tutte le risorse che il territorio possiede.
Per quel che attiene le aree da destinare alla residenza, il PRG, pur muovendosi nella direzione della riconferma
delle previsioni già contenute nei precedenti strumenti urbanistici, apporta delle sostanziali modifiche che
riguardano la zona a valle dell’abitato nel quartiere Gianguarna e la zona in località Balatelle, compresa tra il
vallone Calcara e il vallone Bianco, nelle quale erano previste ampie fasce di zone C. Queste aree non sono
state finora interessate dal processo di urbanizzazione e, con ogni probabilità, non lo potrebbero essere
neanche per il futuro, per una serie di ragioni che vanno dalle scarse condizioni geo-morfologiche dei terreni,
alla presenza di baluardi fisici che hanno impedito il naturale processo storico di sviluppo della città. Per tale
ragione gran parte di queste aree, già previste nei precedenti strumenti urbanistici quali zone C, sono state oggi
classificate come zone agricole, ad eccezione di una modesta superficie in località Gianguarna, per la quale è
stata proposta una riconversione in zona D3, - Aree per attività commerciali.
Le zone C ubicate nella parte di monte del paese sono state invece integralmente riconfermate. Fanno
eccezione, tuttavia, alcune di queste aree nelle quali il PRG ha previsto una nuova titolazione come zona B,
trovando ciò giustificazione nel fatto che esse presentano oggi uno spinto livello di urbanizzazione. In questi
casi, però, pur variando la titolazione, sono state mantenute le stesse normative urbanistico-edilizie del piano
previgente.
In altre aree di località Santa Lucia, classificate zone C1 nel previgente P.d.F. ma ricadenti nella fascia di rispetto
boschivo di cui all’art. 15 della L.R. n.78/1976 e s.m.i., sono state realizzate tutte le opere di urbanizzazione
primaria: strade, acquedotto, fognatura, pubblica illuminazione. Ora, al fine di utilizzare le infrastrutture già
realizzate, essendo comunque vietati nuovi interventi edilizi,il PRG ha previsto in tali ambiti la realizzazione di
piazzali attrezzati per lo svolgimento dei mercati periodici.
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Tali nuove previsioni, unitamente a quelle che riguardano la nuova titolazione di zone B, attengono ad aree
limitrofe al SIC ITA 040005 Monte Cammarata-C.da Salaci e ad alcuni habitat comunitari in esso presenti. Si
ritiene necessario, pertanto, un approfondimento di indagine che verifichi la congruenza di tali previsioni
urbanistiche con le esigenze di tutela degli habitat e perciò esse saranno trattate in apposito paragrafo della
presente Valutazione.
Anche per quel che riguarda le attrezzature ed i servizi, il PRG si muove nell’ottica delle riconferma di quanto
già previsto nel precedente strumento urbanistico. Fra quelle che si trovano all’interno dei SIC o nello spazio di
influenza rispetto agli habitat da tutelare, sono da segnalare soltanto alcune opere già esistenti: il campo
sportivo e il parco suburbano in località Salaci, i serbatoi idrici comunali in località Serra Canale e Balatelle, lo
spiazzo panoramico (detto “Belvedere”) in località Balatelle, la piscina provinciale in località Balatelle, la sede
dell’AUSL, il pronto soccorso e la scuola materna in località Santa Lucia. Si tratta, come già detto, di opere
realizzate da diversi decenni e perciò afferenti allo stato di fatto. Queste opere, comunque, negli anni non
hanno mostrato di svolgere alcun impatto negativo sui SIC, sugli habitat e le specie in essi tutelati e sull’area
protetta della R.N.O. di Monte Cammarata. Null’altro si è riscontrato su cui poter appuntare l’attenzione della
presente valutazione. In apposito paragrafo saranno, comunque, valutati gli effetti cumulativi che potranno
derivare dalla ubicazione delle attrezzature e servizi con le altre previsioni di Piano e con gli altri
Piani/Programmi.
Nel merito del grande tema riguardante la viabilità, il Piano mostra di muoversi nella direzione di un pieno
rispetto delle risorse naturalistiche ed ambientali del territorio. Esso, infatti, si limita solamente a fornire una
risposta a pochi ed importanti problemi che riguardano il collegamento viario tra le diverse parti della città. Il
più rilevante fra essi è quello che riguarda il collegamento tra la parte bassa della città, dove si sono sviluppati
consistenti insediamenti abitativi in ampliamento dell’antico quartiere di Gianguarna, e le parti alte di Santa
Maria, Santa Lucia e Balatelle, attualmente effettuato, con notevoli difficoltà ed impedimenti, attraverso i
tortuosi solchi viari di origine medievale della città antica. E’ stata recepita in tal senso, nel PRG, la costruzione
di una bretella di collegamento a nord dell’abitato, tra la S.P. n. 24, attraverso il quartiere Lupa, con la S.P. n. 26
e, attraverso questa, con la SS.118. Tale intervento assicurerebbe la risoluzione, tanto attesa dalla comunità
locale, del problema viario, senza, peraltro, lasciar ipotizzare una benché minima incidenza sugli habitat da
tutelare, lontano come sarebbe da essi il tracciato da realizzare.
All’esterno del perimetro urbano, ad eccezione di quello appena ora segnalato e di pochissimi altri, riguardanti
peraltro, il completamento, il potenziamento e l’ammodernamento di viabilità già esistente nella zona est del
territorio comunale, al di là del Platani, non sono previsti nel PRG nuovi tracciati stradali. Ritiene, infatti, il
progettista del Piano che “le necessità di nuove penetrazioni viarie nel territorio agricolo possano essere risolte
efficacemente attraverso l’ammodernamento di tracciati trazzerali esistenti e le opere di questa natura, se
interessano esclusivamente zone classificate “E” nel PRG, potranno realizzarsi, in base alle norme di attuazione
del PRG, senza necessità di una specifica previsione localizzativa, costituendo il progetto generale dell’opera
stradale specificazione planimetrica delle previsioni di PRG”.
Un’altra importante previsione che il PRG fà e che può rivestire un importante ruolo nel restituire qualità
all’assetto urbanistico della città, favorendone l’integrazione con le risorse naturali presenti, è certamente
quella riguardante l'assetto delle aree intorno al torrente Turibolo.
Evidenzia il PRG come da molti anni “la città ha dimenticato la presenza di questo importante elemento
naturale”, tanto che il previgente Programma di Fabbricazione, portando alle estreme conseguenze un
processo di sopraffazione che era iniziato già da molti anni, ha previsto interventi fin quasi dentro l’alveo del
torrente; tali interventi, fortunatamente, sono stati solo in parte realizzati.
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Ora, “nell'ottica di un recupero, architettonico e funzionale del centro antico della città” il Piano vuol prevedere
il recupero ambientale dell’alveo torrentizio. A questo fine le poche aree ancora libere da costruzioni attorno al
torrente saranno vincolate e destinate alla creazione del “Parco del Turibolo”. Laddove tecnicamente possibile,
si dovrà intervenire con opere di rinaturalizzazione realizzate con tecniche di ingegneria naturalistica, “per
ricostituire, se non certamente l'ambiente fluviale di un tempo, una cornice di verde ai piedi della città.”
Il parco interesserà l’intera area urbana storica, da Gianguarna fino a Santa Maria, venendo, praticamente, a
connettersi con il SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci.
Anche attorno al Castello, nel centro storico della città, il PRG, riprendendo ed ampliando una previsione del
vecchio P.d.F., istituisce il “Parco del Castello”. L’ampliamento previsto consentirà di connettere la vasta area a
verde intorno al Castello con il parco urbano, la cui realizzazione è stata da poco completata.
Nel contesto urbanistico che il PRG prefigura, le aree per attività produttive del comparto artigianale e
industriale vanno ad occupare una irrilevante parte nel territorio comunale. Questa scelta muove dalla
osservazione che tali comparti produttivi “mai potranno diventare i settori trainanti dell’economia locale, che
dovrà, invece, far leva sullo sviluppo delle attività turistiche ed agricole.” Il nuovo strumento urbanistico si fa
carico di determinare le condizioni più favorevoli, da un lato per la permanenza delle strutture produttive
esistenti, dall’altro per un ulteriore potenziamento del tessuto produttivo, con un’offerta diversificata di spazi
attrezzati per i diversi comparti produttivi. Anche qui il Piano tende a limitare al minimo i nuovi insediamenti,
passando per il reinserimento, all’interno dell’area urbana storica, delle piccole strutture di artigianato
produttivo e di servizio, che non necessitano di grandi spazi e che risultano compatibili con la residenza. Di
nuovi insediamenti, rispetto al vecchio Programma di Fabbricazione, il nuovo Piano non ne prevede, se si
esclude un’area attrezzata per la media e grande distribuzione commerciale in località Gianguarna, ai lati della
strada provinciale n. 24. Per il resto esso si limita a confermare l’agglomerato industriale in località Scalo (per
sfruttare la presenza di importanti connessioni stradali e ferroviarie) e quello in località Tumarrano e Borgo
Gallea. Si tratta, in tutti i casi, di agglomerati industriali posti a notevole distanza dai SIC e dagli habitat in essi
esistenti da tutelare, che risultano, perciò, non suscettibili di subire influenze dalle attività che in tali aree si
dovranno svolgere. In tal senso, tuttavia, in ossequio al principio di precauzione, merita qualche
approfondimento il discorso relativo alle possibili incidenze che le previste, ed in larga parte già realizzate ed
operanti, attività industriali in località Scalo, possano generare sugli habitat tutelati ricadenti all’interno del SIC
ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa. Anche questa, dunque, è stata individuata come una possibile criticità
di Piano e sarà trattata in apposito successivo paragrafo.
Al di fuori degli agglomerati industriali e artigianali sin qui descritti, il PRG dà la possibilità, inoltre, di realizzare
stabilimenti produttivi per lo sfruttamento di risorse locali in tutte le aree di verde agricolo non gravate da
vincoli di inedificabilità. Tale previsione non può, certamente, essere oggetto della presente valutazione, per
una ovvia mancanza di riferimenti spaziali e temporali. Tali eventuali interventi dovranno essere valutati, se del
caso, in sede di approvazione dei rispettivi progetti da parte dei competenti uffici comunali, cui, peraltro,
spetta, in forza di legge, l’emissione del provvedimento autorizzativo in tema di valutazione di incidenza.
V.5.2 Gli effetti di area vasta conseguenti la strategia e la zonizzazione introdotta dal PRG.
Le scelte operate in sede di redazione del PRG, in merito ai dati metrici e dimensionali ed alla dislocazione
stessa di ciascuna delle Zone Territoriali Omogenee, appaiono, nel loro complesso, certamente compatibili con
gli obiettivi di salvaguardia degli habitat di interesse comunitario presenti nei 4 SIC considerati e, in generale,
con le esigenze di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale del territorio di
Cammarata. Tutto la superficie dei SIC ricade nella ZTO “E – Verde Agricolo”; nessun’altra ZTO và ad interessare
direttamente l’area SIC, né tantomeno alcun habitat tutelato sia esterno che interno ad essi.
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Questo è già di per sé un grande risultato, in considerazione del fatto che il perimetro del SIC ITA040005 Monte
Cammarata-C.da Salaci viene a passare ad appena qualche decina di metri da quello che è ormai il tessuto
urbano della città, così come si è sviluppato nei decenni passati. Il risultato sembra ancora più soddisfacente
ove si consideri che una serie di ragioni, che illustreremo, non avrebbero lasciato altra scelta che quella di
interessare le aree interne od immediatamente esterne al SIC, per assicurare alla città una possibilità di
espansione.
L’abitato di Cammarata, così come si è sviluppato dall’origine ai giorni nostri, sorge su un costone roccioso in
ripida pendenza alle pendici del Monte e presenta una conformazione alquanto allungata in direzione E-O. Tale
forma è stata fissata nel tempo dalla presenza di possenti baluardi fisici che ne hanno impedito lo sviluppo
nelle direzioni N e S (a N per la presenza di un alto burrone e a S per la presenza della strada-confine con
l’abitato di San Giovanni Gemini).
Tuttavia, l’effettivo sviluppo della città nei decenni passati, si è avuto soltanto in direzione O, verso il Monte.
Ciò è stato determinato in primo luogo dal fatto che a E, verso valle, sono venuti a mancare terreni geo-
morfologicamente adatti per l’edificazione, tanto che il Piano per l’Assetto Idrogeologico redatto
dall’Assessorato Territorio e Ambiente e lo stesso studio geologico di PRG, segnalano diffusi fenomeni di
dissesto che rendono questi suoli assolutamente inadatti all’edificazione. In secondo luogo, la zona a monte
dell’abitato è quella che risulta maggiormente appetibile per le nuove costruzioni, per via della migliore qualità
geo-morfologica dei terreni, certamente, ma anche per una maggiore salubrità dei luoghi e per le stupende
viste panoramiche che da qui si godono.
Ne è risultata una spasmodica ricerca di terreni edificabili ed un effettivo spostamento del centro e delle
attività urbane in questa zona di monte dell’abitato. Ed è qui, dunque, fino a qualche decennio fà aperta
campagna, che è sorta la parte nuova della città ed è qui che si sono spostate naturalmente, gran parte delle
attività e dei servizi collettivi (sono qui la Caserma dei CC, l’Ufficio del Giudice di Pace, l’AUSL, il Pronto
Soccorso, le scuole, ecc., per non parlare delle principali attività commerciali e professionali).
Risulta chiaro, perciò, come tutte le aspettative della popolazione locale per lo sviluppo urbano della città
fossero indirizzate proprio su questa zona, ai margini della quale si trovano le odorose pinete delle pendici di
Monte Cammarata e quei lembi di natura di elevato valore che con la costituzione del SIC si intende tutelare.
Ebbene, essere riusciti, con la redazione del nuovo PRG, ad assicurare ampie possibilità per uno sviluppo
ordinato della città e del suo territorio per i prossimi decenni, non perdendo di vista, nella sostanza, le esigenze
di salvaguardia delle notevoli risorse naturalistico-ambientali che qui vi si trovano, è, a nostro giudizio, un
risultato davvero ragguardevole, che và imputato al merito della popolazione locale, che in definitiva ha capito
ed accettato le scelte operate.
L’aver dislocato le aree per le attività produttive, quelle potenzialmente più impattanti, verso zone lontane, già
fortemente caratterizzate dalle attività antropiche e meno sensibili nelle loro caratteristiche ambientali,
unitamente al fatto di aver posto in atto una serie di scelte tendenti a ridar vita al centro storico della città, oggi
in un avanzato stato di degrado, per riaverlo al suo naturale ruolo di centro di residenza e delle attività con essa
compatibili, sono risultate essere, in definitiva, le scelte che hanno consentito di configurare uno sviluppo
urbanistico che, nella sostanza, riesce bene a conciliare le aspettative per una nuova edilizia e quelle di
salvaguardia dell’enorme patrimonio naturalistico-ambientale.
In questo senso, gli stessi dati dimensionali del Piano sono risultati essere perfettamente in linea con le
esigenze illustrate. Il progetto, impostato per una popolazione residente stimata al 2024, pari a 7.500 abitanti,
ha dato luogo alla necessità di una volumetria residenziale, oltre quella già esistente, quantificata in soli
170.000 mc circa. Tale nuova volumetria potrà essere realizzata per una parte, valutata in circa 55.000 mc,
all’interno delle zone di completamento del centro urbano (zone B) e, per la restante parte, pari a 115.000 mc
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circa, nelle zone C di espansione urbana. Queste zone C, peraltro, risultano già in larga massima dotate delle
principali opere di urbanizzazione primaria, realizzate nei decenni precedenti.
Anche i dati dimensionali relativi alle zone agricole, a quelle per attività produttive e commerciali, sembrano
assecondare la naturale vocazione allo sviluppo di questo territorio, che è orientata precipuamente verso
l’agricoltura e ad un tipo di turismo definito “naturalistico”.
L’esame delle tabelle e matrici elaborate evidenzia una quasi totale coincidenza tra i siti Natura 2000 e le zone
“E – Verde Agricolo” di PRG. Ciò rende indubitabile l’importanza di una corretta gestione delle zone “E” e la
necessità di affrontare, con il Piano di Gestione dei siti, le problematiche relative alla compatibilità dell’uso
agricolo con le finalità di Natura 2000. A monte, comunque, bisognerà avviare una serie di studi specifici capaci
di indagare a fondo la realtà produttiva agricola locale, per individuare e metter a punto i metodi di gestione e
le tecniche produttive più rispettose dell’ambiente naturale capaci di assecondare quelle forme di sviluppo
rispettose dell’ambiente e delle risorse naturali.
Le superfici destinate alle attività produttive, il cui dimensionamento complessivo è stato stimato in 73 ettari
circa, sono state suddivise in industriali (D1), artigianali (D2) e commerciali (D3). Le prime sono estese circa 69
Ha, in due nuclei (Scalo Ferroviario e Valle del Tumarrano), rispettivamente di 15 e 53 Ha. L’area industriale
nella zona dello Scalo ferroviario è, ad oggi, pressocchè già completata, ospitando attività di piccola industria
legate ai settori metalmeccanico e della lavorazione del legno, nonché alcuni insediamenti della piccola
industria agro-alimentare.
L’insediamento industriale in località Tumarrano, invece, benché già previsto nel precedente strumento
urbanistico, non ha avuto, finora, quello sviluppo che ci si aspettava, ed è, pertanto, quasi tutto da realizzare.
Alcune attività sono, per il vero, già comparse con un ritmo sempre più sostenuto; esse riguardano la
lavorazione e la trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici, del legno e dei conglomerati cementizi. Altre
si apprestano a nascere nei prossimi mesi.
Anche nelle zone D2 e D3 ferve un intenso lavorìo, che ha portato già all’insediamento di diverse attività, che
riguardano la grande distribuzione alimentare, la commercializzazione di macchine ed attrezzature e, perfino,
un’ampia area a parco giochi acquatici.
Come si vede, anche lo sviluppo in questi settori produttivi sembra essere orientato verso forme che si
stimano, nel complesso, compatibili con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente.
Effetti, dunque, di larga scala sull’ambiente e sulle risorse naturali, indotti dalle strategie complessive e dalla
zonizzazione del Piano, non si prevede possano verificarsi. Fanno eccezione, come è logico aspettarsi nel
panorama generale che si è descritto, alcune singole situazioni, riferite soprattutto alle zone più sensibili del
territorio, in prossimità dei siti e degli habitat da tutelare. Si tratta di modesti nuclei di zone classificate dal
Piano quali zone B1, C2, C3, Cc, Ct, e la viabilità di Piano ad essi connessa, la cui dislocazione è in così stretta
vicinanza, ed in alcuni casi in contiguità con i siti e gli habitat comunitari, da poter far avanzare qualche ipotesi
di incidenza su di essi.
Qui, nella massima cautela, si è voluto svolgere un approfondimento di indagine che portasse ad escludere
definitivamente la possibilità di esporre a rischio gli habitat comunitari o le specie da tutelare.
Queste situazioni sono state perciò definite “possibili criticità di Piano” e per esse è stata redatta una tavola
apposita.
V.5.3 Le possibili criticità di Piano.
In ragione dei presumibili impatti/incidenze delle azioni di Piano sui siti della rete Natura 2000, si è provveduto
a redigere una Carta delle possibili Criticità di Piano, ove sono state enucleate, da tutto il comprensorio
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comunale, quelle zone e quei punti ove possa essere ipotizzato, in base al principio di precauzione, che vi possa
essere anche una semplice probabilità che si possa verificare una qualche incidenza significativa del Piano sugli
habitat e le specie da tutelare.
Si è voluto e potuto, in tal modo, concentrare l’attenzione della presente indagine solamente su quelle aree e
quei punti dove il principio di precauzione ha suggerito di effettuare un particolare approfondimento delle
analisi dei fattori di pressione e dei cambiamenti indotti dalle azioni del Piano.
Tutto questo trova fondamento nel fatto che molte delle azioni di Piano interessano il tessuto urbanistico già
esistente ed anche luoghi ed aree ben lontane dai siti della rete Natura 2000 e da altre eventuali emergenze
naturalistiche, e perciò non suscettibili di essere individuate come azioni incidenti sulla integrità dei siti.
Gli interventi di Piano previsti all’interno del tessuto urbanistico esistente (specificatamente nelle zone
classificate A e B) riguardano, infatti, soltanto la manutenzione e il restauro in zona A e la edificazione in zona
B, subordinata al fatto che i lotti risultino immediatamente serviti dalle principali opere di urbanizzazione
primaria (acquedotto, fognatura e strade). In assenza di una o più di tali opere occorrerà procedere attraverso
piani esecutivi, per i quali si avranno, nell’evenienza della loro stesura ed approvazione, tempi e modi per
valutarne gli eventuali effetti sui siti di Natura 2000. Pertanto, sia le azioni previste all’interno del tessuto
urbano esistente, così come quelle riguardanti interventi lontani spazialmente (al di là dei 300 metri) dai siti
Natura 2000, non sono ritenute tali da provocare incidenze, o perché sono di tipo puntuale, o perché
assolutamente non assimilabili ad azioni di impatto.
Ciò detto, in relazione alle possibili incidenze, derivanti dalle azioni di Piano previste su queste aree o punti,
sono state individuate n. 5 aree o punti di possibile criticità del Piano Regolatore Generale. Questi elementi di
criticità sono stati numerati dal n. 1 al n. 5 e descritti dettagliatamente attraverso singole schede che saranno
riportate in apposito paragrafo della presente relazione.
Nello specifico essi riguardano:
↑ Le zone B1, C2 ed F (aree per mercatini rionali) e la viabilità di Piano in c.da S. Lucia a monte dell’Ospedale
civico;
↑ Le zone B1, C2 e C3, la viabilità di Piano a monte della via Pertini;
↑ Le zone C3 (anche in accoglimento di osservazione al PRG), E1 (verde agricolo periurbano), F (aree per
attrezzature sportive – piscina provinciale) e la viabilità di Piano nella zona Balatelle nell’intorno della
piscina provinciale;
↑ La zona E1 (verde agricolo periurbano), Ct, in area SIC (in accoglimento di osservazione al PRG), in località
S. Onofrio;
↑ La zona D1 in località Piano d’Amata (in accoglimento di osservazione al PRG)
↑ La zona Ct (complessi ricettivi) in .località Filici;
↑ La zona Cc (complessi ricettivi) in località Luce di Luna;
↑ L’agglomerato industriale in località Scalo ferroviario.
Per tali previsioni, caratterizzate da precisa e circoscritta identificazione topografica, si è stimata insufficiente la
metodica del GIS per una esaustiva valutazione e si è quindi deciso di adottare un criterio diretto di valutazione,
in grado di tener conto dell’effettivo status ambientale dei luoghi e di alcune caratteristiche peculiari (rarità
assoluta o relativa, legata a fattori ecologici e/o biogeografici) dei taxa e dei syntaxa lì riscontrati, onde evitare
che le opere previste dal PRG possano effettivamente compromettere unità o sub-unità di paesaggio o
popolamenti di particolare pregio, rari, vulnerabili o minacciati.
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A tal fine si è provveduto ad integrare la valutazione su base GIS (sistema vincolistico, uso del suolo, habitat,
caratteristiche morfologiche, dislocazioni delle previsioni di PRG e distanze dagli habitat, ecc..) con le
valutazioni rese possibili dalle accurate indagini di campo svolte nel corso del periodo Aprile-Dicembre 2007 al
fine di censire le emergenze botaniche ed ambientali ed analizzare le tendenze evolutive nelle singole aree e le
loro dinamiche.
In particolare sono state raccolte ed esposte nei paragrafi che seguono, per ciascuna area di possibile criticità,
le seguenti informazioni:
↑ Classi di unità di paesaggio vegetale interessate (riportate in cartografia in apposita Tav. );
↑ Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e lineamenti del paesaggio, presenza di
emergenze, grado di disturbo, ecc..);
↑ Descrizione analitica delle singole sub-unità di paesaggio vegetale (supv) dell’area, con riferimenti
espliciti alle specie dominanti e/o più espressive);
↑ Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato I
della Dir. CEE 92/43;
↑ Presenza verificata o potenziale di specie vegetali e animali d’interesse comunitario o prioritario ai sensi
dell’allegato II della Dir. CEE 92/43;
↑ Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa
ai sensi dell’allegato IV della Dir. CEE 92/43;
↑ Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse scientifico/conservazionistico a livello
locale/regionale/nazionale/internazionale.
Sulla base di tutte le informazioni raccolte si è provveduto ad esprimere, per ciascuna possibile area di criticità
di Piano, un giudizio di compatibilità delle previsioni con le esigenze di tutela degli habitat e delle specie
presenti. Nel formulare tale giudizio di compatibilità sono stati dapprima descritti tutti gli elementi e le
previsioni di Piano che possono in qualche modo incidere in maniera significativa sul sito, in relazione agli
obiettivi di conservazione che sono stati già individuati. E’ stata fatta, poi, una descrizione dettagliata del modo
in cui le previsioni di Piano possono eventualmente incidere sulle specie principali e sugli habitat più
importanti, analizzando, nel contempo, il modo in cui l’integrità di ciascun sito (determinata in termini di
struttura, di funzioni e di obiettivi di conservazione) può essere intaccata (ad esempio per perdita di habitat,
perturbazione, distruzione, variazioni chimiche, cambiamenti idrogeologici, ecc..) ed evidenziando eventuali
lacune nelle informazioni ed eventuali incertezze nel definire la significatività della incidenza.
Sono state, infine, individuate, laddove necessario, tutte le misure di mitigazione da introdurre per evitare,
ridurre o porre rimedio agli eventuali effetti negativi sull’integrità dei siti.
Nella formulazione del giudizio di compatibilità sono stati, in particolare, considerati i diversi vincoli di natura
urbanistica, paesaggistica ed ambientale, complessivamente rappresentati in apposita Tav. e che, illustrati nel
paragrafo che segue, sono intervenuti nella determinazione del grado di compatibilità delle previsioni di PRG,
evidenziando, nella valutazione, quelle azioni, interventi, ed attività di Piano nei fatti non possibili per effetto
dell’applicazione di tali vincoli nelle relative procedure autorizzative che la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di
Agrigento, il Comune stesso di Cammarata, l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Agrigento, l’Azienda
Foreste Demaniali, quale Ente gestore della Riserva entro cui gran parte della superficie dei SIC ricade, saranno
chiamate e definire.
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V.5.4 Il regime vincolistico e di tutela operante sul territorio in esame.
Di effetto positivo riguardo le finalità di Natura 2000, sono certamente da valutare le azioni conseguenti le
normative di tutela che agiscono sul territorio indagato. L’analisi dei Piani (Linee Guida per il Piano Paesistico
Regionale e Regolamento di gestione della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata) e dei vincoli
discendenti dalla normativa europea, nazionale e regionale vigente, è stata condotta acquisendo, presso gli
Enti competenti, le relazioni, le norme e gli allegati grafici, nonché consultando le originali fonti normative.
Tutti i vincoli individuati e cartografabili, sono stati riportati in un’apposita tavola e posti in relazione, tramite il
sistema GIS che si è adottato, con le diverse previsioni del PRG.
L’elenco dei vincoli individuati ed operanti sul territorio di Cammarata, è il seguente:
A) Vincolo paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985. Riguarda le seguenti parti del territorio comunale:
↑ Torrenti e i relativi argini per una profondità di m.150 per lato, iscritti nell'elenco delle acque pubbliche
della provincia di Agrigento approvato con D.P. n° 1503 del 16/12/70; tale elenco comprende i valloni:
Campisia, Gargiuffe, del Palo, Gassena, Saraceno, Cacagliomarro, Inferno o Bocca di Capra, Pasquali,
Sparacia, Salina, Conceria, Portella S. Venera, Tricchi, Minnicuca, Cammarata e Turibolo, Vaddonazzo,
Realtavilla Castagna, Cozzo di Muto, Zoffi, Soria, Fiumarello.
↑ Riserva orientata di Monte Cammarata;
↑ Aree boscate e sottoposte a vincolo di rimboschimento;
↑ Zone di rispetto attorno ai boschi ed alle fasce forestali (per effetto dell'art. 10 L.R. 16/1996)
↑ Aree assegnate alle Università Agrarie e le zone gravate da usi civici;
↑ Zona archeologica di Contrada Casabella;
↑ Aree montane nella parte eccedente i 1200 m.
Nelle parti del territorio comunale assoggettate al vincolo paesaggistico l'esecuzione di tutti gli interventi
previsti dal PRG è subordinata alla acquisizione dello specifico nulla osta da parte della Soprintendenza ai Beni
Culturali ed Ambientali.
B) Vincolo idrogeologico R. D. 3267/1923: riguarda la quasi totalità del territorio comunale, con esclusione
dell'area urbana e di una fascia lungo il vallone Tumarrano e il Fiume Platani.
Nelle parti del territorio comunale assoggettate al vincolo di cui al R. D. 3267/1923 l'esecuzione di tutti gli
interventi previsti dal Piano è subordinata alla acquisizione dello specifico nulla osta da parte dell'Ispettorato
Ripartimentale delle Foreste.
C) Siti di Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale. Nel territorio comunale di Cammarata
rientrano, in tutto o in parte i SIC: Pizzo della Rondine, Bosco Santo Stefano; Monte Cammarata, contrada
Salaci; Rocche di Castronovo,Pizzo Lupo, Gurghi di Sant’Andrea. All’interno dei SIC il PRG consentirebbe
l’edificazione con una densità fondiaria non superiore a 0,01 mc/mq, ferme restando le norme più restrittive
scaturenti dalla destinazione di zona attribuita dal PRG stesso alle diverse parti.
D) Riserva naturale del Monte Cammarata, istituita con D.A n. 86/44 del 18.04.2000, n.970 del 10.06.91, in
attuazione della L.R. 98/1981 e 14/1988. E’ compresa, quasi integralmente, entro il perimetro dei SIC
ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci e ITA 040007 Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina.
Attualmente è gestita dall’Azienda Foreste Demaniali.
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E) Vincolo sulle attività edilizie all’interno dei boschi e nelle relative fasce di rispetto. L.R. 6 aprile 1996, n. 16.
Sono interessate tutte le aree boschive appositamente censite dallo Studio Agricolo Forestale e le relative fasce
di rispetto. E’ fatta una differenziazione tra i boschi naturali e quelli artificiali. Mentre nei boschi naturali e nelle
relative fasce di rispetto vige il divieto di inedificabilità assoluta, in quelli artificiali e nelle relative fasce di
rispetto è data possibilità di edificazione nei limiti previsti dalla normativa vigente per le zone territoriali
omogenee agricole. L’ampiezza della fascia di rispetto varia in funzione della estensione della superficie
boscata, da 50 fino a 200 m. Và sottolineato, comunque, che la stessa L.R. 16/96 consente l’edificazione,
all’interno della fascia di rispetto dei boschi artificiali, entro la densità fondiaria massima di 0,03 mc/mq. Ciò,
ovviamente, espone a seri rischi molti degli habitat comunitari che vengono a trovarsi a ridosso dei boschi
artificiali e fuori dal perimetro dei SIC e della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata. Resterebbe,
quale forma di tutela, il vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 che il comma 11°
dell’art. 10 della stessa L.R. 16/96 appone per tutte le zone di rispetto dei boschi.
F) Vincolo di cui alla L.R. 27 dicembre 1978 n. 71. Riguarda il divieto di prevedere, nei nuovi strumenti
urbanistici, usi extra-agricoli per quei terreni utilizzati a colture specializzate, irrigue o dotati di infrastrutture ed
impianti a supporto dell’attività agricola.
G) Aree soggette a rischio idrogeologico. Nel territorio comunale di Cammarata ricadono alcune aree
interessate dal Piano straordinario per l’assetto idrogeologico (PAI) ed individuate con D. D. C. n. 109 del
5.02.2003; tali aree sono distinte in:
R3 – Aree potenzialmente soggette a fenomeni di frana a rischio elevato;
R4 – Aree potenzialmente soggette a fenomeni di frana a rischio molto elevato.
Nelle aree classificate a rischio si applicano le disposizioni limitative contenute delle Norme di salvaguardia
allegate al D.A. n. 298/41 del 4.7.2000 come modificate con gli articoli 7 ed 8 del D.A. n. 543 del 25.07.2002 e
succ.
In particolare, nelle aree a rischio di frana R4 non sono consentite nuove costruzioni, né gli interventi di
demolizione degli edifici esistenti con possibilità di ricostruzione, né tantomeno, gli interventi che prevedano
aumento di superfici e volumi e cambiamenti di destinazione che comportino aumento del carico urbanistico.
Risultano consentiti, ovviamente, tutti quegli interventi volti esclusivamente alla salvaguardia della pubblica
incolumità e quelli volti alla mitigazione del rischio di frana.
Nelle aree a rischio R4, inoltre: sono vietati scavi, riporti e movimenti di terra e tutte le attività che possono
esaltare il livello di rischio e/o di pericolo; non è consentita la realizzazione di collettori fognari, acquedotti,
gasdotti o oleodotti ed elettrodotti o altre reti di servizio.
H) Vincolo di consolidamento del quartiere Gianguarna apposto con D.C.P.S. 10.4.1947, n. 423 e succ. mod.
I) Vincolo di tutela degli acquiferi. D.P.R.S. 24 maggio 1988, n.236. Attorno a ciascun pozzo e sorgente le cui
acque siano destinate al consumo umano, ai sensi del D.P.R.S. 24 maggio 1988, n.236, va prevista una fascia di
tutela assoluta di m.10, da recintare opportunamente, ed una ulteriore fascia di rispetto, di m. 200 di raggio,
nella quale sono vietate le attività elencate nell'art. 2 del D.P.R.S. sopracitato. Il PRG aggiunge che potranno
ulteriormente essere adottate dall'Autorità comunale, con apposita Ordinanza, misure per tutelare
adeguatamente i bacini imbriferi e le aree di ricarica delle falde, prevedendo zone di protezione.
L) Vincolo di interesse storico, archeologico ed etno-antropologico D.L. 490/1999. Nelle parti del territorio
comunale assoggettate ai vincoli, diretti ed indiretti, di cui al D.L. 490/1999 l'esecuzione di tutti gli interventi
previsti dal Piano è subordinata alla acquisizione dello specifico nulla osta da parte della Soprintendenza ai Beni
Culturali ed Ambientali.
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M) Vincolo fluviale. Le costruzioni di qualsiasi tipo e natura, ad eccezione di quelle finalizzate alla sistemazione
idraulica e di quelle destinate all'attraversamento carrabile e ferroviario, devono arretrarsi dal limite esterno
degli argini dei fiumi, torrenti, incisioni naturali, canali e fossi nei quali scorrano, anche con regime stagionale,
acque pubbliche, delle quantità stabilite dagli artt. 93 e segg. del R.D. n. 523 del 25.07.1904. In particolare, in
PRG prevede che ove non siano specificate distanze diverse, è fatto divieto, ai sensi dell'art. 96, pto f), di
effettuare piantagioni e movimenti di terra a distanza inferiore a m. 4 dal piede degli argini, sponde e difese dei
corsi d'acqua, nonchè realizzare scavi e costruzioni edilizie a distanza inferiore a m. 10.
N) Vincolo di espianto degli ulivi. In tutto il territorio comunale è fatto divieto di procedere all'espianto o taglio
degli ulivi, se non nei casi previsti dal D.L.L. 27.07.1945, n.475 e succ. modifiche ed integrazioni e con
l'autorizzazione in esso prevista.
Sul territorio di Cammarata operano, altresì, i seguenti altri vincoli, discendenti da leggi statali e regionali e
dalla normativa introdotta dallo stesso PRG. Tali ulteriori vincoli, benché non direttamente attinenti alla
materia della tutela naturalistica, si riportano per completezza di informazione.
O) Vincolo di elettrodotti. D.P.C.M. 23 aprile 1992 e succ. mod. Ai lati delle linee aeree esterne esistenti aventi
tensione nominale superiore a 132 KV, al fine di limitare l'esposizione ai campi elettrici e magnetici negli
insediamenti abitativi, in attuazione del D.P.C.M. 23 aprile 1992 e succ. mod., va prevista una fascia di
arretramento delle costruzioni adibite ad abitazione o nelle quali comunque si svolgano attività che
comportano tempi di permanenza prolungati, di ampiezza pari a quella stabilita, per ciascuna tensione
nominale, dalla norma soprarichiamata.
P) Fasce di rispetto stradali. D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ.mod. Nelle aree contermini alle strade
pubbliche esistenti e previste si applicano, nel rispetto delle destinazioni di zona previste dal PRG, le fasce di
arretramento delle costruzioni stabilite dal Regolamento di attuazione del Codice della strada approvato con
D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ.mod. A tal fine l'Amministrazione comunale, a seguito della approvazione
del PRG, dovrà procedere alla riperimetrazione dei centri abitati, facendo coincidere questi ultimi con il
perimetro esterno delle aree classificate zone A, B, C, D, F e servizi.
Q) Fasce di rispetto della ferrovia. Nelle aree contermini alla strada ferrata si applicano, nel rispetto delle
destinazioni di zona previste dal PRG, le fasce di arretramento delle costruzioni stabilite dal D.P.R. 753/1980 e
succ.mod.
R) Vincolo di acquedotto, oleodotto, gasdotto. Ai lati delle condutture in pressione che attraversano il
territorio comunale è istituita una fascia di protezione di larghezza minima di m.1,50 per parte dall'asse della
tubazione; sono fatte salve eventuali maggiori distanze imposte dall'Ente gestore all'atto della realizzazione. In
tali fasce è vietata qualsiasi costruzione ed il terreno potrà essere destinato a strada o a giardino con divieto di
aratura, di stazzo di bestiame, di piantagioni arboree di alto fusto e di concimazioni.
S) Vincolo archeologico ex lege n.1089/1939: riguarda un’area in c.da Casabella sottoposta a vincolo con
Decreto Assessoriale.
V.5.5 Metodo di valutazione.
Come già precedentemente rilevato, nessuna delle previsioni di Piano và direttamente ad interessare il sito
Natura 2000, né, tantomeno, gli habitat comunitari in esso tutelati. Alcuni effetti, comunque, che possono
scaturire dalle previsioni di Piano, potrebbero, vista la brevissima distanza tra il punto di fonte e gli habitat da
tutelare, arrecare qualche forma di incidenza significativa su di essi.
Una valutazione appropriata del rischio che gli habitat possono correre, passa, certamente, attraverso
l’individuazione dei seguenti fattori:
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− Pregio ecologico-naturalistico dell’habitat, inteso come l’insieme delle caratteristiche che ne
determinano l’esigenza e la priorità di conservazione. Si osserva che la recente letteratura, in una
prospettiva di integrazione e rispetto tra i valori ecologici da tutelare e le esigenze di sviluppo
economico, indica il pregio ecologico-naturalistico di un ecosistema in termini di funzioni, benefici e
servizi offerti. Le strutture e i processi dell’ecosistema ne determinano il pregio ecologico, le funzioni
derivanti dalle strutture e dai processi possono ed anzi devono offrire servizi e benefici.
− Vulnerabilità ecologica dell’habitat, intesa come predisposizione più o meno grande dell’habitat a
subire un danno o alterazione delle propria identità o integrità
− Pressione antropica esercitata, intesa come qualsiasi azione di disturbo, inquinamento, trasformazione
agente sull’habitat e le specie.
Sono state perciò eseguite le rilevazioni e le indagini puntuali, ritenute necessarie per mettere bene a fuoco i
fattori suddetti. Per verificare, poi, la significatività dei potenziali effetti sul sito Natura 2000, si è provveduto ad
effettuare diversi sopralluoghi, per rilevare lo stato dei luoghi e l’eventuale sussistenza di particolari problemi.
Tralasciando di entrare nel campo di un’analisi approfondita che avrebbe esulato dalle reali necessità della
presente valutazione, si è tuttavia provveduto a mettere a punto uno schema pratico di indagine, che ha
previsto l’analisi, anche solo empirica, di alcuni indicatori in grado di dare indicazioni quanto più possibile
rappresentative dei fattori stessi.
Nello specifico, per la valutazione del pregio naturalistico-ecologico degli habitat si è tenuto conto dei seguenti
indicatori:
− L’ampiezza, attribuendo un maggior valore ai siti grandi rispetto a quelli piccoli. Si osserva, a tal
proposito, che le aree grandi contengono in genere più specie di quelle piccole e, diversamente da
queste, consentono il sostentamento di specie che necessitano di vivere nella parte più interna
dell’habitat.
− La complessità geomorfologica, con lo scopo di attribuire un maggior valore ai siti complessi. L’elevata
complessità morfologica si traduce spesso in differenze di esposizione, insolazione, umidità e
caratteristiche dei suoli, di flusso direzionale dell’acqua, con ciò implicando una maggiore varietà di
risorse alimentari, di protezione dai predatori, di nicchie, di condizioni microclimatiche favorevoli.
Perciò un habitat di elevata complessità morfologica ha maggiori potenzialità nel sostenere la
biodiversità presente e futura.
− Il grado di naturalità, inteso come vicinanza della comunità vegetale ivi presente alle condizioni di
massima evoluzione naturale. In ciò sono state considerate come espressione di un massimo grado di
naturalità dell’habitat la presenza in esso di biomassa totalmente o quasi costituita da specie
spontanee coerenti con l’ambiente, quali, per esempio, i termini maturi di una serie con struttura
naturale. All’opposto sono stati collocati quegli habitat la cui biomassa è costituita da specie alloctone
o non coerenti con l’ambiente, quali le comunità vegetali artificiali e quelle sinantropico-ruderali a
dominanza di esotiche.
− Lo stato di conservazione, inteso nel senso delle prospettive (capacità e possibilità) di cui gode
l’habitat per il mantenimento futuro della sua struttura, considerate le possibili influenze sfavorevoli.
− Il valore fitogeografico, per tenere conto dell’areale distributivo dell’ l’habitat, valutandolo sulla base
del fatto che gli endemismi in esso contenuti siano di livello nazionale, regionale o locale.
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− La rappresentatività, che secondo quanto dettato della note esplicative per la compilazione dei
formulari standard dei siti Natura 2000, rivela “quanto tipico” sia un habitat, in funzione delle specie
caratteristiche in esso presenti e di altri elementi pertinenti.
− Presenza di specie di flora e fauna considerate importanti ai fini della loro salvaguardia. Questo
indicatore è stato utilizzato per attribuire un valore all’habitat che le contiene.
Per quel che riguarda, invece, la valutazione della vulnerabilità ecologica degli habitat, la nostra indagine ha
tenuto conto dei seguenti indicatori:
− Inclusione nell’elenco delle tipologie di habitat a rischio a scala europea comunitaria (habitat
prioritari);
− Grado di compattezza. Il principio “forma-funzione” dell’Ecologia del Paesaggio dimostra che le forme
compatte risultano essere utili per conservare le risorse interne ad un habitat, in quanto minimizzano
il perimetro esposto rispetto all’area. Questa caratteristica strutturale si traduce soprattutto nella
protezione delle specie della core area (la porzione interna del poligono dove il disturbo è minimo
perché più lontana dal perimetro esterno). Una forma più o meno circolare risulta meno vulnerabile
rispetto ad una forma più allungata.
− Grado di frammentazione. Serve per considerare il ruolo negativo esercitato dall’isolamento sulla
ricchezza in specie di un habitat. L’isolamento, infatti, diminuisce il flusso genico tra le popolazioni
rendendole più suscettibili all’estinzione.
− La rarità locale. Tiene conto di due livelli di rarità: quello europeo (inclusione dell’habitat nell’elenco
degli habitat prioritari) e quello locale.
− Rischio frane. Le frane costituiscono un fattore di rischio per un habitat, poiché possono determinare
un cambiamento nelle abbondanze e nella composizione in specie presenti. Le frane, inoltre, in qualità
di disturbi, possono non solo alterare o distruggere le comunità presenti, ma anche favorire le
invasioni di nuove specie che verrebbero ad insediarsi al posto di quelle originali, dando luogo ad
alterazioni della natura e delle funzioni ecosistemiche.
La stima della pressione antropica che è stata compiuta, ha preso in considerazione, come già più volte
esplicitato, non solo i fattori di pressione presenti all’interno degli habitat, ma anche quelli presenti nelle zone
limitrofe. Si è reso necessario, perciò, stabilire quale doveva essere la distanza di sicurezza, il limite spaziale,
cioè, oltre il quale ogni effetto di impatto viene ad annullarsi. Per le forme di pressione antropica da noi
considerate, la letteratura scientifica ritiene abbastanza cautelativo un buffer di 300 metri. Laddove, invece, la
pressione antropica agisce entro un raggio d’azione abbastanza ristretto, è stato tenuto conto della
percentuale di perimetro dell’habitat che si trova in adiacenza alla fonte di pressione antropica, calcolata sul
totale del perimetro complessivo dell’habitat.
I fattori tenuti in conto per la valutazione del livello di pressione antropica sono stati:
− La viabilità, intendendo misurare e valutare, in tal modo, l’impatto agente sugli habitat a causa della
vicinanza al network viario.
− Le attività agricole, per tenere in debito conto l’incidenza che le attività di tipo agricolo (inquinamento
acustico dovuto all’utilizzo di macchinari per lavorazioni agricole; dispersione aerea di fertilizzanti e
fitofarmaci; trasporto ad opera dell’acqua di sostanze quali diserbanti e fitofarmaci, che possano
significativamente incidere sulla flora e la fauna).
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− Vicinanza e carico urbanistico dei centri abitati. Questo per tenere conto dell’adiacenza dell’habitat ad
un’area edificata che generalmente determina la semplificazione della forma del poligono che
contiene l’habitat stesso, il degrado perimetrale e il blocco del naturale processo di espansione e
contrazione.
− La presenza di eventuali aree estrattive.
− La presenza di grandi infrastrutture o attività economiche pericolose per la salvaguardia dell’integrità
del sito.
Per quel che concerne la previsione degli effetti sull’ambiente biologico si rileva che questi, in linea generale,
possono presentarsi sia come effetti diretti delle previsioni di Piano/progetto (disturbi fisici su piante, animali e
loro habitat, quali asportazione o distruzione di habitat), che come effetti di ordine superiore causati da
cambiamenti in altri settori dell’ambiente (effetti di eventuali contaminazioni ambientali su piante e animali,
effetti della asportazione o disturbo diretto sulla produttività e sulla composizione di comunità di piante e
animali e sugli habitat, diffusione di contaminanti nell’aria ed accumulo degli stessi nei materiali biologici).
Nel caso specifico non essendo gli habitat toccati direttamente o fisicamente da nessuna delle previsioni di
Piano, gli effetti diretti sono da considerare praticamente nulli, mentre quelli di ordine superiore potrebbero
configurarsi nei seguenti:
− Incremento del traffico e della pressione antropica a danno della fauna stanziale e migratoria;
− Aumento dei disturbi da rumore e dispersione d’inquinanti;
− Aumento della pressione edificatoria;
− Creazione di barriere che potrebbero interferire con gli spostamenti di alcune specie;
− Modifiche morfologiche per la diminuzione delle pendenze e la creazione di spiazzi;
− Alterazione dei regimi idrici di scorrimento superficiale e della qualità delle acque;
− Impermeabilizzazioni e modifiche al naturale regime di scorrimento delle acque meteoriche;
− Modifiche morfologiche per la eventuale messa in sicurezza dei versanti instabili;
− Innesco ed aumento delle fenomenologie erosive;
− Interferenze dirette con la vegetazione naturale, quale l’introduzione di materiali e piante estranei alla
natura dei luoghi;
− Generazione di rumori e polveri nelle fasi di cantiere;
− Impatto visivo e paesaggistico;
− Esigenza di creazione di cave di prestito per i materiali da costruzione;
− Creazione di discariche abusive per il deposito dei materiali risultanti dagli scavi di sbancamento.
− Creazione di discariche abusive ed abbandono incontrollato di RSU.
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V.5.6 Area 1 di possibile criticità di Piano.
V.5.6.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente
interessati.
V.5.6.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate
Le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione di tutte le aree di espansione urbana e le relative
opere di urbanizzazione previste in tutta la zona ad O ed a N-O dell’abitato, ai confini del SIC ITA 040005 Monte
Cammarata – C.da Salaci.
Quest’area di criticità riguarda anche alcune delle osservazioni al Piano Regolatore Generale da parte di Enti e
privati cittadini, che il Consiglio comunale ha ritenuto di dover accogliere con delibera n. 61 del 28-12-2005 e n.
9 del 04-03-2006; in particolare le osservazioni accolte che potrebbero determinare, congiuntamente alle
previsioni di Piano, delle criticità, sono le seguenti: n. 2-4-37-42-46-47-48-49-50-51-55-68-70-75. Tutte sono
tendenti ad ottenere una variazione della classificazione da zona E a zona C; si differenzia solamente la n. 70
che chiede una ri-classificazione da zona B2 a zona B1.
Il paesaggio vegetale di questa zona è alquanto vario ed eterogeneo. Esso interessa il tessuto urbano, afferente
alle classi di uso del suolo (1.1.1) Zone residenziali a tessuto continuo e (1.1.2) Zone residenziali a tessuto
discontinuo. La classe di uso del suolo più frequente, comunque, è quella che interessa gran parte del vasto
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intorno del centro abitato, riguardante la (2.4.2) Sistemi colturali e particellari complessi, con qualche variante
che riguarda la (2.2.3.1) Colture permanenti miste con prevalenza di oliveti.
Meno significativa, dal punto di vista delle superfici occupate, è la classe (3.2.1) Prati-pascoli naturali e praterie.
Più a monte, all’interno del SIC, il paesaggio vegetale
afferisce principalmente alla classe (3.1.2.6.2) Boschi
misti a Pinus halepensis e Cupressus sempervirens. Di
rilievo la presenza in questa zona della classe di
paesaggio (3.2.1.4.1) Prateria ad Ampelodesma e della
classe (3.1.1.2.2) Querceti di roverella che danno
origine e due dei tipi di habitat comunitari rilevati
all’interno del SIC.
V.5.6.1.2 Descrizione
sintetica del
paesaggio
naturale
(omogeneità e lineamenti del paesaggio, presenza di emergenze,
grado di disturbo, ecc..).
Il paesaggio è piuttosto discontinuo ed eterogeneo. Esso passa, in un raggio spaziale di poche centinaia di
metri, dal tipo urbano, ove massima è la concentrazione abitativa ed il grado di antropizzazione, al tipo riferito
alle pinete di conifere ed ai boschi naturali di leccio e roverella che si trovano alle pendici del Monte
Cammarata e che arrivano quasi a lambire il tessuto
urbano, caratterizzate da un buon grado di naturalità.
Tutt’intorno al centro abitato, i pochi terreni rimasti
non interessati dall’attività edilizia, ospitano colture
miste arboree e/o erbacee con un grado di
promiscuità tale da originare sistemi colturali alquanto
complessi. Le specie arboree prevalenti sono l’ulivo ed
in misura minore, il mandorlo e poi il ciliegio, la vite, il
pesco, il fico, ecc…. Si tratta, in genere, di colture che
riflettono sistemi produttivi ormai superati, costituite
da consociazioni arboree ed erbacee con sesti molto
irregolari, varietà superate e condotte con tecniche
produttive occasionali ed arrangiate, tipiche delle aree suburbane, ove predomina un tipo di agricoltura
cosiddetto “part-time”. La proprietà fondiaria è alquanto polverizzata e dà origine ad una vera e propria babele
di confini, recinzioni, colture.
Diversi sono, inoltre, in questa zona, i terreni che per le loro difficili condizioni pedo-morfologiche, sono lasciati
incolti. Qui si sviluppano delle praterie dominate da specie vegetali di tipo xerofilo, che presentano diversi gradi
di naturalità, in funzione del periodo di tempo in cui sono stati sottratti alle coltivazioni.
Poco più a monte, sugli impervi terreni appartenenti al Demanio Forestale, il paesaggio vegetale cambia
repentinamente. Qui predominano i boschi artificiali a Pinus halepensis, frammisti ai quali si trovano, ma in
misura molto minore, diversi esemplari di Cupressus sempervirens. Ai margini della pineta, e del Demanio
Forestale, sui terreni lasciati incolti dai proprietari, si sono formate delle praterie dominate da Ampelodesmos
mauritanicus. Queste formazioni vegetali vengono a mancare in una larga fascia lungo il perimetro dei boschi,
interessata annualmente dalla creazione della relativa fascia parafuoco.
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Di rilievo, inoltre, in questa zona, vi sono alcuni
relitti di quella che doveva essere la copertura
vegetale naturale di Monte Cammarata prima
che, nei secoli scorsi, iniziasse l’intensa opera di
disboscamento che è durata fino alla metà del
secolo appena passato. Si tratta di alcuni lembi,
dell’ordine di diverse decine di ettari, di boschi
naturali a prevalenza di roverella che si trovano in
località Balatelle, Salaci e Bosco S. Onofrio.
Particolare rilevanza naturalistica assume il bosco
di contrada Salaci. Esso presenta un aspetto
igrofilo ed un aspetto climacico. Il primo è dovuto
alla presenza di un piccolo stagno ove sono
presenti diverse specie igrofile, fra le quali assume importanza un boschetto di Populus canescens e di Salix sp.
Il bosco vero e proprio presenta invece aspetti climacici, con predominanza ora di roverella, ora di leccio.
Queste connotazioni del bosco di c.da Salaci ne
fanno un esempio piuttosto consistente in cui è
tuttora possibile riscontrare aspetti di
vegetazione naturale poco comuni anche nel
resto della Sicilia.
L’intera area boscata, estesa all’incirca una
quindicina di ettari, non ricade all’interno del
perimetro del SIC Monte Cammarata-C.da Salaci,
come diversamente farebbe pensare il nome
stesso del SIC. A questa mancanza la Regione
Siciliana ha posto rimedio comprendendo il bosco
entro il perimetro della Riserva Naturale
Orientata di Monte Cammarata, con ciò
dotandolo di questa importante forma di tutela.
V.5.6.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale
dell’area, con riferimenti espliciti alle specie dominanti e/o più
espressive.
Nei terreni più impervi, lasciati incolti, abbandonati da più di 10 anni, si trovano insediate delle fitocenosi che
rientrano nell’associazione Helictotricho convoluti-Ampelodesmetum mauritanici a sua volta afferente
all’Avenulo-Ampelodesmion mauritanici, ordine Hyparrhenietalia hirtae, classe Thero-Bracypodietea. Oltre
all’Ampelodesma contribuiscono a formare la struttura della vegetazione Avenula cincinnata, Bituminaria
bituminosa, Helictotrichon convolutum, Foeniculum vulgare subsp. piperitum, Kundmannia sicula, Micromeria
graeca subsp. graeca, Reichardia picroides. Ad esse si associano diverse altre entità quali Andropogon
distachyus, Calamintha nepeta, Carlina sicula, Hypochoeris achyrophorus, Phagnalon saxatile, Serratula
cichoracea, Sideritis romana, Verbascum sinuatum, Trifolium stellatum. All’interno di questa tipologia sono
frequenti diverse orchidee tra le quali le endemiche Ophrys archimedea, Ophrys exaltata, Ophrys explanata,
Oprhys oxyrrhynchos, Orchis brancifortii, Orchis commutata.
Nei terreni incolti da minor tempo vi si ritrovano delle praterie costituite da specie xerofile di natura erbacea,
fra le quali sono Avena barbata, A. fatua, Bromus fasciculatus, B. hordeaceus, B. intermedius, Dactylis
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glomerata, Hedysarum coronarium. H. spinosissimum, Hordeum leporinum, Lolium multiflorum, L. perenne,
Onobrychis aequidentata, O. caput-galli, Phalaris canariensis, P minor, Phleum ambiguum, P pratense, Poa
annua, P pratensis, Stipa barbata, S. capensis, Trifolium angustifolium, T glomeratum, T squarrosum, Trigonella
gladiata, Vicia bithynica, V lathyroides. Trattandosi di aree intensamente sfruttate con il pascolo, trovano qui
diffusione alcune specie non gradite al bestiame quali, Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Thapsia
garganica, Carlina sicula, Eryngium campestre e diverse essenze spinose quali Cynara cardunculus subsp.
cardunculus, Carduus macrocephalus, Centaurea calcitrapa, Carthamus lanatus, Galactites tomentosa,
Scolymus grandiflorus, Notobasis syriaca, Onopordon illiricum, Pallenis spinosa.
Un aspetto di vegetazione che presenta rilevanti elementi di naturalità è il bosco a prevalenza di querce
caducifoglie, rientrante nell’alleanza Quercion ilicis. Esso occupa una superficie non irrilevante in c.da Bosco, S.
Onofrio e un’altra di minore entità in località Balatelle, ai margini di un bosco di conifere. Si tratta di
formazione generalmente disetanee o rese coetanee dagli incendi. La loro copertura e densità è elevata. Esse
occupano le parti meno acclivi del territorio in esame, dove trovano condizioni ideali per la loro evoluzione.
Risultano disturbate dalla forte pressione antropica, in primo luogo dal pascolo eccessivo e poi dai frequenti
incendi e da una serie notevole di attività umane. La loro struttura fa perno su Quercus pubescens ed in minor
misura su Quercus ilex, Fraxinus ornus ed Acer campestris. Lo strato arbustivo è costituito da Asparagus
acutifolius, Calicotome infesta, Clematis vitalba, Coronilla emerus subsp. emeroides, Daphne gnidium,
Euphorbia characias, Lonicera etrusca, L. implexa, Osyris alba, Pyrus amygdaliformis, Ruscus aculeatus, Rosa
canina, Rhamnus alaternus, Smilax aspera. Tra le specie che compongono lo strato erbaceo si ritrovano
Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen
hederifolium, C. repandum, Euphorbia amygdaloides subsp. arbuscula. Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp.
russii, Pimpinella peregrina, Rubia peregrina, Thalictrum calabricum e Viola dehnhardtii.
La tipologia vegetazionale che occupa le pendici rocciose di c.da Salaci è il bosco prevalentemente formato dal
leccio, al quale si associano altre essenze come Acer campestre, Quercus pubescens s.l. e Fraxinus ornus. Nello
strato arbustivo rientrano Clematis vitalba, Euphorbia characias, Hedera helix, Lonicera etrusca, Pyrus
amygdaliformis, Rosa sempervirens, R. sicula, Ruscus aculeatus. Nello strato erbaceo sono frequenti Asparagus
acutifolius, Brachypodium sylvaticum, Calamintha nepeta, Cyclamen repandum, Lamium fiexuosum var.
pubescens, Paeonia mascula subsp. russii, Thalictrum calabricum, Trifolium pratense e Viola dehnhardtii.
Di particolare rilievo sono anche tutti i frammenti di boscaglia che si trovano disseminati nella località Balatelle,
S. Michele e S. Onofrio. Si tratta, in molti casi, di aspetti di degrado delle formazioni più evolute e stabili,
porzioni delle quali ancora si rinvengono in questa parte del territorio. Questi aspetti di boscaglia afferiscono
all’alleanza Quercion ilicis e alla classe Quercetea ilicis. La struttura è formata prevalentemente da Quercus
pubescens e da Quercus ilex alle quali si trovano associate Pyrus amygdaliformis, Cytisus villosus, Pistacia
terebinthus, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus e diverse specie arbustive e lianose eliofile dell'alleanza
Pruno-Rubion ulmifolii come Crataegus laciniata, Prunus spinosa, Rubus ulmifolius e Smilax aspera.
Formazioni artificiali generalmente coetanee a struttura monostratificata, costituite principalmente da Pinus
halepensis e Cupressus sempervirens. In misura minore vi si ritrovano anche Cupressus arizonica, Cedrus
atlantica, Cedrus deodara. Nelle radure talvolta si insediano aspetti di boscaglia e arbusteti che lasciano in
qualche caso spazio alle praterie di ampelodesma.
Mosaico di appezzamenti e di colture che dal punto di vista fitosociologico può essere ascritto alla classe
Stellarietea mediae. Vi sono comprese le colture agrarie sia arboree che erbacee con le rispettive componenti
infestanti in cui prevalgono alcune specie della famiglia Poaceae (Avena fatua, Avena barbata, Bromus
fasciculatus, Hordeum murinum, Phalaris minor, Poa annua, ecc…) ed altre quali, Papaver rhoeas, Ranunculus
ficaria, Sinapis arvensis, Brassica rapa subsp. sylvestris, Oxalis pes-caprae, ecc...
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V.5.6.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario
o prioritario ai sensi dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43
“Habitat”.
HABITAT RISCONTRATI.:
5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus.
91H0* - Foreste dell’Europa temperata – Boschi pannonici di Quercus pubescens.
9340 – Foreste sclerofille mediterranee – Foreste di
Quercus ilex e Quercus rotundifolia
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V.5.6.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di
interesse comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nell’habitat 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, è possibile riscontrare la presenza dell’orchidacaea Ophrys lunulata Parl.
Nulla da segnalare per quel che riguarda le specie animali.
V.5.6.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario
che richiedono una protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nell’habitat 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, è possibile riscontrare la presenza dell’orchidacaea Ophrys lunulata Parl.
Fra le specie animali, negli habitat rilevati è possibile riscontrare la presenza delle specie:
Istrice (Hystrix cristata - Linnaeus, 1758); Lucertola campestre (Podarcis sicula - Rafinesque, 1810); Lucertola sicula (Podarcis wagleriana - Gistel, 1868); Biacco (Coluber viridiflavus - Lacépède, 1789; Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus - Otth, 1837); Gatto selvatico (Felis silvestris Schreber, 1777); Gongilo (Chalcides ocellatus - Forsskål, 1775); Orecchine meridionale (Plecotus austriacus - Fischer, 1829); Ramarro (Lacerta viridis - Laurenti, 1768); Saettone (Elaphe longissima - Laurenti, 1768);
V.5.6.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello
locale/regionale/nazionale/internazionale.
Nella prateria ad Ampelodesma, che costituisce uno degli habitat rilevati sono frequenti diverse orchidee tra le
quali le endemiche Ophrys archimedea, Ophrys exaltata, Ophrys explanata, Oprhys oxyrrhynchos, Orchis
brancifortii, Orchis commutata.
V.5.6.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati.
Gli habitat comunitari individuati in questa zona, che possono potenzialmente essere interessati da effetti
generati dall’allocazione delle previsioni di Piano, sono quattro, di cui due del tipo 5332 – Arbusteti termo-
mediterranei e pre-desertici – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, uno del tipo 9340 – Foreste di Quercus
ilex e Quercus rotundifolia e l’ultimo del tipo 91H0* – Boschi pannonici di Quercus pubescens, che, peraltro, è
uno degli habitat definiti prioritari.
I due habitat ad Ampelodesma, così come anche gli altri due, si vengono a trovare a ridosso del linea
perimetrale che delimita il SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci. Dei quattro habitat considerati solo
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quello del tipo 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia risulta essere esterno al SIC stesso, mentre
gli altri ne fanno parte.
La loro ampiezza è variabile dai 10 ettari Ha di uno degli habitat ad Ampelodesma, fino ai 100 ettari dell’habitat
a Quercus pubescens. Fra tutti solo quest’ultimo e l’habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus
rotundifolia, sembrano avere, secondo gli indicatori presi in considerazione (ampiezza, complessità
morfologica, grado di naturalità, stato di conservazione, rappresentatività e valore fitogeografico) un elevato
pregio ecologico-naturalistico.
L’habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia è quello localizzato in località Salaci, esteso circa
13 ettari, su un fondo di proprietà comunale che comunemente è inteso “Fondo Salaci”. Di questo fondo
abbiamo già avuto modo di parlare allorquando abbiamo ritenuto di dire che esso, per i valori naturalistici che
possiede, avrebbe dovuto essere ricompreso entro il perimetro del SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da
Salaci, come, d’altra parte, lo stesso nome dato al SIC fa agevolmente pensare, e che poi, per chissà quale
dimenticanza o trascuratezza, esso ne sia in ultimo rimasto fuori.
Secondo uno studio condotto su questo fondo dal prof. F.M. Raimondo ed altri21, in esso sono riscontrabili
aspetti poco comuni di vegetazione, ritenuti di notevole interesse geobotanico, soprattutto in quanto sede di
modelli sopravvissuti di quello che doveva essere il ricoprimento vegetale di buona parte del settore collinare,
all’interno della Sicilia centro-occidentale.
V.5.6.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat.
Fra gli habitat rilevati in questa zona il 91H0* – Boschi pannonici di Quercus pubescens, risulta essere definito
prioritario secondo la definizione data dalla normativa comunitaria, che individua tale tipologia in un “tipo di
habitat che rischia di scomparire nel territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha una
responsabilità particolare a causa dell’importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa
nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato”. (art. 1 – punto d) della direttiva
92/43/CEE). Da questo punto di vista, perciò, esso assume una rilevante valenza ai fini della sua conservazione.
Nel Sic in questione, come in tutta l’area dei Monti Sicani (Clementi et al. 2006), l’intensivo sfruttamento delle
formazioni forestali naturali avvenuto nel passato (governo a ceduo e pascolo), ha prodotto nel tempo una
marcata contrazione della loro superficie (Marino et al. 2005) riducendole, oggi, a pochi lembi, per i quali si è
reso, perciò, necessario l’inserimento nel sistema di protezione regionale costituito dai Parchi e dalla Riserve
naturali Regionali. Nel caso specifico questi habitat costituiti dai querceti caducifogli, concentrate in un unico
corpo nelle località Bosco, S. Onofrio e Serre, così come quelli costituiti dai querceti sempreverdi che
presentano le stesse problematiche di conservazione, sono stati inseriti entro la perimetrazione della Riserva
Naturale Orientata di Monte Cammarata.
Tuttavia, uno studio condotto da La Mela Veca et al.22 sul SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci, ha
rilevato come sia, fra tutti gli habitat presenti all’interno del SIC, proprio l’habitat 91H0, costituito dai querceti
caducifogli di località Bosco, S. Onofrio e Serre, quello meno vulnerabile, in quanto risulta essere più compatto,
essendo costituito da un minor numero di tessere con un grado di aggregazione maggiore.
Gli altri habitat che presentano una bassa vulnerabilità sono le praterie ad Ampelodesma (habitat 5332) e la
prateria mesofila (habitat 6220), per i quali l’analisi degli indici di frammentazione ha messo in evidenza una
maggiore compattezza rispetto agli altri habitat. Questi habitat, infatti, sono risultati essere costituiti da un
21
R. Bonomo – F.M. Raimondi – G. Pastiglia – F. Lentini - Aspetti di vegetazione palustre, prativa e forestale in località “Salaci” di Cammarata con riferimenti alla florula medicinale – Palermo 1978 22 La Mela Veca D.S., Clementi G., Cullotta S., Maetzke F., Traina G. – Analisi dello stato di Conservazione degli habitat Natura 2000 nel Sito di Interesse Comunitario “ITA040005 – Monte Cammarata, Contrada Salaci”, Monti Sicani (Sicilia Centro-Occidentale). Atti 5° Congresso SISEF: Forest@ 3 (2 ): 222-237, 2006.
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maggior numero di tessere con una estensione media fra le più elevate e valori del rapporto medio tra il
perimetro e la superficie delle tessere di ciascun habitat alquanto bassi.
Lo studio ha rilevato altresì che la matrice territoriale che qualifica il SIC in esame è costituita dalla
predominanza dei soprassuoli forestali artificiali (49% circa) e dalla presenza di formazioni naturali e
seminaturali che costituiscono gli habitat per cui il sito è stato identificato.
I boschi artificiali di conifere che caratterizzano gran parte del paesaggio vegetale del SIC denotano in molti casi
una eccessiva densità che ostacola i possibili processi di rinaturalizzazione spontanea. Frequenti risultano
essere i casi in cui piante di leccio e roverella, dell’età di 10-15 anni insediatesi spontaneamente, presentano un
portamento filato ed una chioma poco sviluppata e completamente subordinata allo sviluppo delle conifere.
Risulta necessario, allora, che prosegua a buon ritmo il processo, già iniziato dall’Azienda Foreste Demaniali che
è, peraltro, anche l’Ente gestore della Riserva, di rinaturalizzazione di questi boschi di conifere, favorendo la
disseminazione di quelle specie (leccio e roverella, soprattutto e poi orniello, acero campestre, ciavardello e
carpino nero) che costituiscono le essenze vegetali sulle quali sono strutturate le formazioni arboree naturali
della zona. Di pari passo deve essere assicurato un forte diradamento delle conifere, onde favorire la crescita
delle specie naturali.
Lo studio, poi, pone l’accento sulla particolare attenzione che si dovrà prestare in fase di gestione del SIC, “agli
habitat prioritari delle praterie terofitiche (6220) e dei querceti caducifogli (91H0). Le praterie, infatti, rientranti
nella classe del Thero-Barchypodietea (6220), assieme alla vegetazione delle rupi (8210) e dei ghiaioni (8130),
hanno un elevato indice di biodiversità. L’habitat dei querceti caducifogli (91H0) costituiti da cedui oltre il
turno, con copertura colma, dovrà essere preservato dall’azione del pascolo e soprattutto dagli incendi, e si
dovrà verificare meglio, attraverso studi più mirati, la possibilità di conversione a fustaia. I querceti
sempreverdi (9340), che in genere si collocano in contesti pedologici e morfologici molto più difficili rispetto ai
querceti caducifogli (lecceta su pareti rocciose), dovranno essere costantemente controllati e preservati
dall’azione del pascolo e degli incendi.”
V.5.6.2 La pressione antropica esercitata.
L’area in esame riguarda tutta la fascia a monte dell’attuale abitato, individuata dal PRG come zona di
espansione urbana. Essa comprende la quasi totalità delle previsioni di Zone Territoriali Omogenee C, suddivise
in C1, C2, e C3, ed alcuni insediamenti della zona B1 e B2, aree urbane da completare. Queste zone, in attuazione
del precedente strumento urbanistico, erano state oggetto di due Piani Particolareggiati, approvati, il primo nel
maggio 1986 ed il secondo nel settembre 1992. Sulla base di tali Piani Particolareggiati si è sviluppata, negli
anni passati, una intensa attività edilizia privata e parallelamente il Comune ha provveduto a dotare
gradualmente l’area delle principali opere di urbanizzazione. Oggi, praticamente, le opere fognarie e quelle
stradali risultano essere realizzate, almeno nelle loro linee principali.
Secondo i dati riportati nella relazione, il PRG risulta essere progettato per una popolazione residente di 7.500
abitanti al 2024. Il Piano soddisfa le esigenze abitative di tale popolazione prevedendo un volume complessivo
ammissibile di 1.459.149 mc, dei quali ben 1.286.786 mc risulta essere già esistente. La nuova volumetria
residenziale è stata perciò quantificata in 172.363 mc. Tale nuovo volume dovrà essere realizzato, sempre
secondo le previsioni di Piano, per circa 55.000 mc all’interno delle zone di completamento del centro urbano
(zone B) e per la restante parte, pari a mc 115.000 nelle zone C di espansione urbana.
Il Piano, per quanto riguarda la valutazione della capacità insediativa, assume nella zone A il valore di 220
mc/ab, per le zone B il valore di 200 mc/ab, per le zone C uno standard di 120 mc/ab. Quel che ne deriva è una
distribuzione della capacità insediativa, distinta per singola zona omogenea, secondo la tabella che segue:
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(mc/
mq
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mc)
Cap
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sed
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(ab
)
A1 136.012 3 408.036 408.036 1.632
A2 36.500 1,5 54.750 54.750 183
B1 194.714 3 584.142 550.000 2.921
B2 99.647 2 199.294 170.000 996
C1 31.518 2,75 86.675 45.000 722
C2 181.561 0,50 90.781 45.000 757
C3 54.873 0,35 19.206 9.000 160
Cr 10.843 1,5 16.265 5.000 81
TOTALE 745.668
1.459.149 1.286.786 7.452
Questo carico urbanistico è potenzialmente capace di esercitare una certa pressione antropica sugli habitat
tutelati dal SIC ITA040005 Monte Cammarata- C.da Salaci, il cui perimetro esterno viene a toccare, lambendole,
gran parte delle zone edificabili che questo carico genererebbero.
Volendo valutare il livello di pressione antropica (intesa come un qualsiasi tipo di disturbo, inquinamento,
trasformazione) che si verrebbe a generare sugli habitat tutelati, deve essere considerato il fatto che le zone di
espansione edilizia, il cui carico urbanistico può potenzialmente generare effetti sugli habitat e le specie
tutelate, sono quelle ricadenti entro una fascia di 300 metri dagli habitat stessi e dal perimetro esterno del SIC,
essendo questa, come già si è avuto modo di riferire, la distanza che un’ampia letteratura scientifica
sull’impatto ambientale delle strutture viarie, pone quale limite oltre il quale i vari tipi di impatto (acustico,
atmosferico, ecc..) si annullano.
Per valutare il livello della pressione antropica che si verrebbe ad esercitare, secondo queste previsioni di
Piano, sulle emergenze naturali tutelate dal SIC, si possono riportare i seguenti dati:
Zona territoriale omogenea collocata entro
una distanza di 300 m. dal SIC.
Sup.
(mq)
Indice di
densità
(mc/mq)
Volume
ammissibile
(mc)
Capacità
insediativa (ab)
B1 134.500 3 403.500 2.017
B2 80.569 2 161.138 805
C1 6.890 2,75 18.947 158
C2 81.632 0,50 40.816 340
C3 124.226 0,35 43.379 362
TOTALE 427.817
667.780 3.682
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Il carico abitativo potenzialmente generatore di effetti sul SIC, che deriva da questi dati, è di 3.682 abitanti,
distribuiti su una superficie complessiva di mq 427.817, per una densità abitativa pari a 0,009 ab/mq.
Per quel che riguarda la viabilità necessaria per servire queste nuove zone di espansione bisogna rilevare il
fatto che gli assi principali di essa sono stati già realizzati negli anni passati. In particolare nelle zone B1 e B2 essa
è già praticamente completa. Nelle zone C occorrerà realizzare qualche breve tratto di viabilità principale e
quella di servizio dei vari isolati. Si tratta, come è prevedibile, di piccoli assi viari che non interesseranno
minimamente i suoli ricadenti entro il perimetro del SIC.
Il traffico che potrà generarsi in essi non comprenderà certamente ed usualmente quello dei mezzi pesanti,
trattandosi di viabilità che non dà accesso a zone ove risultano insediate attività economiche (commerciali,
industriali o artigianali), né interconnette grandi vie di comunicazione. Esso sarà, pertanto, legato
prevalentemente ai movimenti dei residenti e quasi esclusivamente esercitato con automobili e motocicli. Le
stesse velocità di percorrenza, trattandosi di tratti urbani, saranno tali da non generare livelli elevati di
rumorosità.
Anche le attività agricole esercitate nella zona sono tali da non generare eccessive preoccupazioni in merito a
fenomeni di inquinamento acustico generato dall’utilizzo di macchinari agricoli, o di dispersione nel suolo e
nell’aria, di inquinanti quali fertilizzanti e fitofarmaci che possano significativamente incidere sulla flora e sulla
fauna. Infatti, l’agricoltura che generalmente si pratica in questo intorno è riferita alla coltivazione consociata e
promiscua di diverse specie arboree da frutto e ortaggi. Si tratta, in genere, di colture condotte con sistemi
alquanto estensivi, costituite da consociazioni arboree ed erbacee con sesti molto irregolari, varietà superate e
condotte con tecniche produttive occasionali ed arrangiate, tipiche delle aree suburbane, ove predomina un
tipo di agricoltura cosiddetto “part-time”. L’utilizzo dei fitofarmaci e dei fertilizzanti non è pratica regolarmente
adottata e laddove qualche volta se ne fa uso, questo avviene con attrezzature e dosi che non hanno grande
capacità di diffusione nell’ambiente e di inquinamento. Il più delle volte, invece, piuttosto che i fertilizzanti,
vengono utilizzati largamente i concimi organici (letame soprattutto), che vanno ad assumere un importante
ruolo nei delicati equilibri ecologici del suolo.
Si rileva, infine che in un vasto intorno dell’area in esame non risulta la presenza di aree estrattive, grandi
infrastrutture o attività economiche che possano essere in grado di arrecare disturbi, anche pur minimi,
pericolosi per la salvaguardia dell’integrità del sito, degli habitat e delle specie in esso tutelate.
V.5.6.3 Normative di tutela operanti.
La presenza del bosco artificiale di conifere e dei boschi naturali a prevalenza di roverella, fa scattare il vincolo
sulle attività edilizie ai sensi dell’art. 10 della L.R. n. 16 del 6 aprile 1996 e s.m.i. Però, mentre all’interno della
fascia di rispetto dei boschi naturali vige il vincolo assoluto di inedificabilità, nella fasce di rispetto dei boschi
artificiali il medesimo art. 10 lascia la possibilità di realizzare costruzioni anche se entro il limite di densità
fondiaria di 0,03 mc/mq. Questo fatto, ovviamente, viene a privare della necessaria tutela gli habitat
comunitari che si trovano ai margini dei boschi artificiali. In particolare risulterebbe esposto a qualche rischio
l’habitat comunitario 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos
mauritanicus. Si rileva, comunque, che risulterebbe in ogni caso operante il vincolo paesaggistico ai sensi della
legge 29 giugno 1939, n. 1497 che il comma 11° dell’art. 10 della stessa legge regionale 16/96 appone sulle
fasce di rispetto dei boschi. Ad esclusione della zona B1 e B2, non sottoposte al vincolo di cui alla legge 16/96 e
s.m.i., le altre ZZ.TT.OO. (nello specifico le zone C1, C2 e C3) ricadono all’esterno della fascia di rispetto del
bosco, mentre interna risulta essere la zona F - Aree per mercatini rionali.
Gli altri vincoli che risultano operanti sull’area di criticità studiata e sul SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da
Salaci sono:
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Vincolo paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985 per la presenza nella zona dei seguenti elementi:
i alcuni Torrenti iscritti nell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Agrigento approvato con D.P. n°
1503 del 16/12/70 (i valloni: Campisia, Gargiuffe, del Palo, Gassena, Saraceno, Cacagliomarro, Conceria,
Portella S. Venera, Tricchi, Minnicuca, Cammarata e Turibolo, Vaddonazzo, Realtavilla, Castagna), Riserva
orientata di Monte Cammarata);
↑ Aree boscate e sottoposte a vincolo di rimboschimento;
↑ Zone di rispetto attorno ai boschi ed alle fasce forestali (per effetto dell'art. 10 L.R. 16/1996)
↑ Aree montane nella parte eccedente i 1200 m.
↑ Parco suburbano in località Salaci.
↑ vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923;
↑ vincolo derivante dalla istituzione del SIC Monte Cammarata – C.da Salaci;
↑ vincolo derivante dalla istituzione della Riserva naturale orientata Monte Cammarata;
↑ vincolo di cui alla L.R. 27 dicembre 1978 n. 71.
aree soggette a rischio idrogeologico, in particolare per alcune aree classificate R3 ed R4;
vincolo di tutela degli acquiferi. D.P.R.S. 24 maggio 1988, n.236 per la presenza nella zona di diversi pozzi di
importanza interprovinciale.
vincolo di espianto degli ulivi.
vincolo di elettrodotti. D.P.C.M. 23 aprile 1992 e succ. mod.,, per la presenza di diversi elettrodotti ad alta
tensione;
vincolo per le fasce di rispetto stradali. D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ.mod.
Vincolo di acquedotto, oleodotto, gasdotto, per la presenza dell’acquedotto comunale e di un gasdotto.
V.5.6.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli
habitat e delle specie.
Come già detto le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione di tutte le aree di espansione urbana e
le relative opere di urbanizzazione previste in tutta la zona ad O ed a N-O dell’abitato, ai confini del SIC ITA
040005 Monte Cammarata – C.da Salaci.
L’allocazione di tutte le zone di espansione urbanistica previste dal PRG (zona B1, zona C2, C3 e zona F –
mercatini rionali) e delle relative opere di urbanizzazione, è fatta fuori dai confini del SIC. Tuttavia l’ubicazione
di tali previsioni di Piano ad una distanza così breve da esso ed in qualche caso anche in contiguità, non può far
escludere aprioristicamente una qualche forma di incidenza o di disturbo sul sito e sugli habitat in esso tutelati.
Gli effetti che potrebbero svilupparsi e che perciò sono stati indagati, sono quelli in precedenza individuati con i
seguenti:
↑ Incremento del traffico e della pressione antropica a danno della fauna stanziale e migratoria;
↑ Aumento dei disturbi da rumore e dispersione d’inquinanti;
↑ Alterazione dei regimi idrici di scorrimento superficiale e della qualità delle acque;
↑ Modifiche morfologiche per la diminuzione delle pendenze e la creazione di spiazzi;
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↑ Modifiche morfologiche per la messa in sicurezza dei versanti instabili;
↑ Innesco ed aumento delle fenomenologie erosive;
↑ Interferenze dirette con la vegetazione naturale;
↑ Creazione di barriere che potrebbero interferire con gli spostamenti di alcune specie;
↑ Aumento della pressione edificatoria;
↑ Introduzione di materiali e piante estranei alla natura dei luoghi;
↑ Generazione di rumori e polveri nelle fasi di cantiere;
↑ Impatto visivo e paesaggistico;
↑ Creazione di discariche abusive ed abbandono incontrollato di RSU.
Tali effetti deriverebbero dall’aumentata pressione antropica che scaturirebbe dall’allocazione ai margini del
SIC di quasi tutte le zone di espansione urbana previste dal Piano. Peraltro, come già in precedenza accennato,
il Consiglio Comunale ha accolto, anche in questa zona, alcune delle osservazioni al Piano presentate dai
cittadini, tendenti, in generale, ad un aumento degli indici di fabbricabilità.
Dall’aumento della popolazione residente nell’area immediatamente vicina al SIC deriverà certamente un
incremento dei fattori potenzialmente di disturbo sulle componenti biotiche degli habitat tutelati. Tuttavia
questi fattori di disturbo non sembra possano assumere livelli di significatività tali da far ritenere le previsioni
del Piano Regolatore Generale che li genererebbero incompatibili con le esigenze di tutela degli habitat stessi.
Come già detto, infatti, il traffico veicolare nella zona deriverà sostanzialmente dalle sole azioni di spostamento
della popolazione residente, potendo escludere, per le ragioni già dette, la presenza di mezzi pesanti e
particolarmente rumorosi o inquinanti. Peraltro, sia il livello complessivo di traffico, sia l’incremento che esso
potrà subire, legati come sono ad una densità abitativa che a pieno regime potrà raggiungere livelli non
superiori a 0,009 ab/mq, possono far escludere qualsiasi forma significativa di incidenza in termini di emissione
di inquinanti e di livelli di rumorosità prodotti.
Stesso discorso, ovviamente, può essere riproposto in merito alle previsioni di incremento di emissioni
inquinanti generati dagli impianti di riscaldamento e di condizionamento delle abitazioni.
L’impermeabilizzazione di vaste superfici dovuta alla creazione dei fabbricati e delle opere di urbanizzazione
attinenti, genererà certamente una alterazione dei regimi idrici di scorrimento superficiale e della qualità delle
acque, nonché modifiche morfologiche dei suoli per la creazione di spiazzi e strade. Si rileva, tuttavia, che la
morfologia e l’idrologia dei luoghi è tale che queste alterazioni potranno generarsi solo a valle del SIC, con ciò
facendo escludere ogni interferenza diretta su di esso e sulle sue componenti biotiche e abiotiche, legata sia al
regime di scorrimento superficiale delle acque, sia alla loro qualità.
Anche l’assetto idrogeologico a valle del SIC non subirà, per effetto degli insediamenti abitativi che si andranno
a realizzare, modificazioni tali da far prevedere l’innesco di fenomeni erosivi o di dissesti diffusi o localizzati,
come peraltro lo stesso studio geologico di Piano ha messo in evidenza. Tutte le aree di espansione urbana
individuate dal Piano sono ben al di fuori di quelle individuate dallo studio come aree a rischio idrogeologico.
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La realizzazione degli insediamenti urbani di Piano non interesserà, come più volte rilevato, l’area del SIC, al più
essi saranno dislocati ai suoi margini. Anche la viabilità secondaria che si dovrà realizzare per servire le nuove
zone di espansione urbana non toccheranno né intersecheranno suoli ricadenti entro il sito comunitario, con
ciò facendo escludere ogni possibile interferenza diretta con la vegetazione naturale dei luoghi. La vegetazione
che si colloca sui suoli da edificare e che perciò dovrà essere distrutta, appartiene, in larghissima parte, alla
sfera delle piante coltivate. Qua e là, tuttavia, si presentano isolatamente e in maniera alquanto frammentata,
dei piccoli brandelli di vegetazione
naturale afferenti alla tipologia
delle praterie ad Ampelodesma e
dei boschi di roverella che vanno
ad occupare aree estese tuttalpiù
qualche centinaio di metri quadri.
Fanno eccezione, in questo senso,
due boschetti di querce
caducifoglie (di roverella
soprattutto), estesi circa 4.000 mq
ciascuno, che vengono a ricadere
il primo all’interno della Zona
Territoriale Omogenea C3, ed il
secondo a cavallo della stessa ZTO
C3 e della contigua ZTO C2, situate
tra la strada provinciale
Cammarata-Santo Stefano
Quisquina e la piscina provinciale.
Essi mancano dei requisiti minimi per poter essere considerati boschi agli effetti della L.R. 16/96 e non ricadono
entro la fascia di rispetto dei boschi naturali e artificiali. Mancano, peraltro, di qualunque altra forma di tutela,
trovandosi fuori dalla perimetrazione della R.N.O. Monte Cammarata e del SIC ITA040005 Monte Cammarata-
C.da Salaci. In pratica, quindi, nessuna norma verrebbe a vietare l’edificazione all’interno di questi boschetti.
Tuttavia si ritiene che essi, per gli aspetti paesaggistici ed in qualche modo anche naturalistici che racchiudono,
possano e debbano essere salvaguardati, potendo costituire all’interno della stessa area edificabile che li
contiene, un importante spazio verde, da utilizzare anche a fini ricreativi.
L’edificazione all’interno delle aree di espansione urbana, così come identificate e normate dal Piano, non
comporterà l’innalzamento di sagome che per la loro altezza possano in qualche modo creare delle barriere che
risultino di ostacolo agli spostamenti dell’avifauna. L’altezza degli edifici, infatti, nelle zone B e C del Piano deve
essere contenuta entro il limite di 11 ml e quest’altezza, certamente, è inferiore all’altezza di volo dei volatili
che vivono nella zona.
Per quel che riguarda gli spostamenti della fauna terricola, vi è da dire che i nuovi insediamenti verranno a
trovarsi lungo direttrici certamente non utilizzabili né utilizzate da essa, in quanto tali nuovi insediamenti
costituiranno un unicum con l’attuale tessuto urbano della città che certamente non è una delle direzioni di
spostamento delle specie di terra. Per il resto, gli insediamenti abitativi che si andranno a realizzare riguardano
le zone C, ed in esse i parametri di densità edilizia previsti dalle Norme Tecniche di Attuazione del Piano sono
tali da lasciare ampie fasce non costruite né impermeabilizzate, ove la fauna terricola potrà certamente trovare
le sue vie di spostamento. Si osserva, peraltro, che le direttrici utilizzate dalla fauna e dell’avifauna, che
usualmente vanno dalla periferia del SIC verso il suo interno, ove si trovano i più pregiati habitat, non vengono
minimamente toccate né intaccate nella loro efficienza dalle previsioni di Piano, trovandosi esse esattamente
dalla parte opposta all’attuale centro abitato e ai nuovi insediamenti urbani previsti.
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Nelle Zone Territoriali Omogenee C, ove molto spesso i lotti vengono ad ospitare specie ornamentali anche
esotiche, si può generare qualche problematica causata dalla introduzione di specie vegetali estranee alla
natura dei luoghi, soprattutto se infestanti. Il problema, certamente, non può assumere particolare rilevanza ed
è circoscritto. Si tratterà di avviare, da parte dei competenti uffici comunali, delle iniziative di informazione nei
riguardi della popolazione e, ove necessario, una serie di controlli che tendano ad individuare ed
eventualmente ad eliminare quelle specie vegetali che mostrano essere particolarmente aggressive ed invasive.
Particolari problematiche, in questo senso, sono quelle create da una specie esotica da qualche decennio
introdotta nei nostri ambienti: Ailanthus altissima. Questa specie ha mostrato una così elevata capacità di
adattamento da riuscire a colonizzare non pochi spazi, anche all’interno di formazioni naturali, quali i boschi di
querce caducifoglie e sempreverdi che si trovano sul nostro territorio. La sua invadenza è tale ed i rischi di una
sua maggiore diffusione così elevati, da porre seriamente il problema della intrapresa di serie iniziative di
contenimento. In questo senso sarebbe bene che il Comune prendesse le necessarie misure ed esplicitasse, in
fase di rilascio delle concessioni edilizie, il divieto di propagare sul territorio comunale questa specie vegetale
ed altre che dovessero
porre la medesima
problematica.
In merito all’impatto
visivo e paesaggistico
che la realizzazione dei
nuovi insediamenti
urbani previsti dal Piano
può produrre, vi è da
notare che i valori
paesaggistici e
panoramici di rilievo
esistenti in questa zona
non verranno ad essere
intaccati
significativamente. Gran
parte della espansione
urbana prevista, infatti,
non sarà altro che la continuazione del tessuto urbano già esistente, in una zona, peraltro, che non offre
particolari visuali ed emergenze. I veri e rilevanti valori paesaggistici e panoramici, costituiti dalle visuali dirette
sulle pendici di Monte Cammarata ricoperte da folte pinete e dai querceti naturali posizionati al piede delle
stesse non saranno significativamente intaccati dagli insediamenti previsti, trattandosi, in generale, di
interventi di modesta entità sparsi sul territorio ed in genere ben mimetizzati dalla vegetazione arborea
naturale e coltivata. Laddove singoli o gruppi di insediamenti abitativi dovessero essere di ostacolo a particolari
aperture panoramiche o dovessero intaccarne in qualche modo il loro valore, in sede di valutazione
dell’intervento stesso e, comunque, in sede di rilascio del relativo provvedimento autorizzativo, potranno
essere prescritti interventi di mitigazione, da realizzare con schermature vegetali adatte.
Per ciò che concerne la fase di cantiere per la realizzazione delle opere previste, non si prevedono effetti
significativi sui valori naturali da tutelare per effetto della emissione di rumori generati dalle macchine
operatrici e per il sollevamento di polveri inquinanti. L’insediamento urbano, infatti, comporterà generalmente
l’allestimento di singoli piccoli cantieri che avranno durata alquanto limitata. Anche i movimenti di terra
necessari per realizzare il sito di imposta delle opere saranno di lieve entità e non potranno produrre che effetti
piuttosto modesti o irrilevanti e, comunque, momentanei.
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Pressocchè nullo, infine, è da considerare il rischio legato alla creazione di cave di prestito per i materiali da
costruzione (nella zona esistono già e sono regolarmente autorizzate le cave per l’estrazione dei materiali
lapidei e della sabbia) e alla creazione di discariche abusive ed abbandono incontrollato di RSU. Quest’ultimo,
fenomeno, per la verità, è diffuso nella zona, essendo abitudine malsana della popolazione locale, quella di
abbandonare rifiuti un po’ dappertutto, soprattutto per quel che riguarda gli ingombranti. Anche nelle zone di
espansione urbana previste dal Piano abbiamo avuto modo, durante i sopralluoghi effettuati, di imbatterci in
cumuli di rifiuti abbandonati. In questo, però, i nuovi insediamenti abitativi avranno, come generalmente
avviene, un ruolo di dissuasione verso l’azione di abbandono dei rifiuti, generalmente indirizzata verso aree
disabitate ed incontrollate. Si tratterà, tuttalpiù, di predisporre un efficiente servizio di raccolta ed in ogni caso
di intensificare i controlli sulle aree a rischio per perseguire i colpevoli.
Qualche considerazione, infine, si vuol svolgere circa le osservazioni presentate da cittadini ed Enti dopo la
presentazione del Piano e sui possibili effetti che il loro accoglimento da parte del Consiglio Comunale potrà
implicare a carico del sito Natura 2000.
Come già precedentemente detto il Consiglio Comunale ha ritenuto di dover accogliere gran parte delle
osservazioni pervenute; per alcune anche disattendendo lo specifico parere espresso dal tecnico progettista e
dall’U.T.C..Tutte le osservazioni accolte prevedono una nuova classificazione dei suoli dalla ZTO E alla ZTO C.
Solo una di esse ha chiesto ed ottenuto una ri-classificazione da ZTO B2 a ZTO B1.
Per quel che riguarda la presente indagine si rileva, in primo luogo, che tutte le osservazioni accolte riguardano
suoli che ricadono al di fuori del perimetro del SIC.
Si rileva, comunque, che il maggior carico urbanistico rispetto a quello precedentemente determinato, che
deriverebbe dalla ri-classificazione di questi suoli, qualora essa fosse definitivamente approvata, è valutato in
circa 400 abitanti. Tale incremento del carico urbanistico non andrebbe parimenti a determinare un
incremento significativo dell’indice di densità abitativa (le ri-classificazioni richieste tendono prevalentemente
verso zone C a bassa densità edilizia) che resterebbe, perciò, attestato sui valori di 0,009 ab/mq. Anche il nuovo
fabbisogno di opere di urbanizzazione non verrebbe ad avere connotazioni tali da lasciar prevedere sostanziali
e significativi effetti sulla integrità dei siti da tutelare. Non si individuano, infatti, opere urbanistiche, fra quelle
che dovrebbero essere realizzate, che potrebbero comportare, sia in fase di realizzazione che in quella di
gestione, ricadute sensibili o di un certo rilievo sulle componenti ambientali e sulle emergenze naturali che
nella zona si trovano.
Gli effetti attendibili non possono, dunque, che essere quelli già in precedenza descritti, con la valutazione di
un lieve aumento del loro peso sul sistema ambientale generale, tale, comunque, da non generare
cambiamenti di giudizio sulla significatività di tali effetti ai fini degli obiettivi di conservazione del sito.
Si ritiene, pertanto, che l’accoglimento delle osservazioni al Piano, già deliberato dal Consiglio Comunale,
possa, da un punto di vista strettamente attinente agli scopi della presente valutazione, non comportare
significativi effetti sugli obiettivi di conservazione del sito Natura 2000. Tuttavia, allargando il discorso ad una
visione complessiva dell’assetto ambientale territoriale, si ritiene di dover condividere i pareri tecnici espressi
sia dal tecnico progettista del Piano che dall’U.T.C., in merito a ciascuna delle osservazioni pervenute, valutate
non accoglibili (tranne che per due di esse) in quanto incidenti sul dimensionamento complessivo del PRG.
Si rileva, infine, che una piccola porzione di questi suoli oggetto di ri-classificazione, ed in particolare di quelli
che si trovano a ridosso del bosco Salaci, ri-classificati da zona E1 a zona C3, è toccata dalla fascia di rispetto dei
boschi naturali ed in maniera più profonda, dal vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legge 27 giugno 1985
n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985 n. 431, derivante dalla presenza del bosco
Salaci, compreso entro il perimetro del parco suburbano, e della relativa fascia di rispetto.
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V.5.7 Area 2 di possibile criticità di Piano.
V.5.7.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente
interessati.
V.5.7.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate.
Le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione, in località Bosco-S. Onofrio, di una porzione della
zona E1 – Aree agricole periurbane, entro il perimetro del SIC ITA 040005 Monte Cammarata – C.da Salaci e, per
effetto dell’accoglimento da parte del Consiglio Comunale di alcune osservazioni al PRG, una zona Ct –
complessi turistico-alberghieri-ricettivi , ed una zona E1 – Aree agricole periurbane, posizionate entrambe
all’interno dello stesso SIC, ed una zona D1 – Aree produttive industriali, collocata esternamente al SIC ma ad
una distanza da esso non ritenuta di sicurezza ai fini della tutela degli habitat presenti.
Il paesaggio vegetale di questa zona è dominato dalla presenza in forma pressocchè continua, di sistemi
colturali e particellari complessi (classe di uso del suolo 2.4.2) con qualche variante che riguarda la (2.2.3.1)
Colture permanenti miste con prevalenza di oliveti.; nella parte più a monte il paesaggio di questa zona gode
della presenza dei folti boschi di querce caducifoglie di località Bosco, S. Onofrio e Serre.
V.5.7.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e
lineamenti del paesaggio, presenza di emergenze, grado di disturbo,
ecc..).
Il paesaggio è piuttosto discontinuo ed eterogeneo, comprendendo una zona, che è quella delle colture
particellari complesse, ove forte risulta la presenza umana, con diffusi insediamenti residenziali stagionali,
sovrastata da monte dalla incomparabile bellezza e naturalità dei boschi di querce caducifoglie che occupano le
ultime pendici di Monte Cammarata in località Bosco, S. Onofrio e Serre.
La zona a più alto grado di antropizzazione è interessata da colture miste arboree e/o erbacee con un grado di
promiscuità tale da originarie sistemi colturali alquanto complessi. Le specie arboree prevalenti sono l’ulivo ed
in misura minore, il mandorlo e poi il ciliegio, la vite, il pesco, il fico, ecc…. Si tratta, in genere, come già detto,
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di colture che riflettono sistemi produttivi ormai superati, costituite da consociazioni arboree ed erbacee con
sesti molto irregolari, varietà superate e condotte con tecniche produttive occasionali ed arrangiate, tipiche
delle aree suburbane, ove predomina un tipo di agricoltura cosiddetto “part-time”. La proprietà fondiaria è
alquanto polverizzata ed anche qui dà origine ad una vera e propria babele di confini, recinzioni, colture
diverse.
A monte di questa zona si estendono i boschi di querce caducifoglie (roverella e leccio, principalmente) che
presentano un elevato grado di naturalità e costituiscono, perciò, una delle emergenze naturali di maggior
rilievo di tutto il territorio cammaratese. Proprio la presenza di questi querceti ed il tratto del paesaggio
determinato dai verdi fianchi della montagna, rendono questa zona particolarmente appetita per la
realizzazione di residenze stagionali, che vengono qui a godere di ineguagliabili condizioni di clima, di
panorama, di salubrità.
Qua e là il querceto si estende in mezzo ai coltivi in forma di propaggini, che rappresentano relitti di quello che
doveva essere il ricoprimento vegetale naturale di questi luoghi.
V.5.7.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale
dell’area, con riferimenti espliciti alle specie dominanti e/o più
espressive.
L’aspetto principale della vegetazione è il bosco a prevalenza di querce caducifoglie, rientrante nell’alleanza
Quercion ilicis. Esso occupa una superficie che sfiora i 200 ettari in c.da Bosco, S. Onofrio, Serre. Si tratta di
formazione generalmente disetanee o rese coetanee dagli incendi. La loro copertura e densità è elevata. Esse
occupano le parti meno acclivi del territorio in esame, dove trovano condizioni ideali per la loro evoluzione.
Risultano disturbate dalla forte pressione antropica, in primo luogo dal pascolo eccessivo e poi dai frequenti
incendi e da una serie notevole di attività umane. La loro struttura fa perno su Quercus pubescens ed in minor
misura su Quercus ilex, Fraxinus ornus ed Acer campestris. Lo strato arbustivo è costituito da Asparagus
acutifolius, Calicotome infesta, Clematis vitalba, Coronilla emerus subsp. emeroides, Daphne gnidium,
Euphorbia characias, Lonicera etrusca, L. implexa, Osyris alba, Pyrus amygdaliformis, Ruscus aculeatus, Rosa
canina, Rhamnus alaternus, Smilax aspera. Tra le specie che compongono lo strato erbaceo si ritrovano
Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen
hederifolium, C. repandum, Euphorbia amygdaloides subsp. arbuscula. Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp.
russii, Pimpinella peregrina, Rubia peregrina, Thalictrum calabricum e Viola dehnhardtii.
Di particolare rilievo sono anche tutti i frammenti di boscaglia che si trovano disseminati nella località Balatelle,
S. Michele e S. Onofrio. Si tratta, in molti casi, di aspetti di degrado delle formazioni più evolute e stabili,
porzioni delle quali ancora si rinvengono in questa parte del territorio. Questi aspetti di boscaglia afferiscono
all’alleanza Quercion ilicis e alla classe Quercetea ilicis. La struttura è formata prevalentemente da Quercus
pubescens e da Quercus ilex alle quali si trovano associate Pyrus amygdaliformis, Cytisus villosus, Pistacia
terebinthus, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus e diverse specie arbustive e lianose eliofile dell'alleanza
Pruno-Rubion ulmifolii come Crataegus laciniata, Prunus spinosa, Rubus ulmifolius e Smilax aspera.
Mosaico di appezzamenti e di colture che dal punto di vista fitosociologico può essere ascritto alla classe
Stellarietea mediae. Vi sono comprese le colture agrarie sia arboree che erbacee con le rispettive componenti
infestanti in cui prevalgono alcune specie della famiglia Poaceae (Avena fatua, Avena barbata, Bromus
fasciculatus, Hordeum murinum, Phalaris minor, Poa annua, ecc…) ed altre quali, Papaver rhoeas, Ranunculus
ficaria, Sinapis arvensis, Brassica rapa subsp. sylvestris, Oxalis pes-caprae, ecc...
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V.5.7.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario
o prioritario ai sensi dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43
“Habitat”.
HABITAT RISCONTRATI:
91H0* - Foreste dell’Europa temperata – Boschi
pannonici di Quercus pubescens.
V.5.7.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali e animali di
interesse comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nulla da segnalare per quel che riguarda le specie animali.
V.5.7.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario
che richiedono una protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Fra le specie animali riportate nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”, è possibile riscontrare la presenza delle specie:
Istrice (Hystrix cristata - Linnaeus, 1758); Lucertola campestre (Podarcis sicula - Rafinesque, 1810); Lucertola sicula (Podarcis wagleriana - Gistel, 1868); Biacco (Coluber viridiflavus - Lacépède, 1789; Gongilo (Chalcides ocellatus - Forsskål, 1775); Orecchione meridionale (Plecotus austriacus - Fischer, 1829); Ramarro (Lacerta viridis - Laurenti, 1768); Saettone (Elaphe longissima - Laurenti, 1768);
V.5.7.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello
locale/regionale/nazionale/internazionale.
Nulla di rilevante da segnalare.
V.5.7.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati.
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Gli habitat comunitari individuati in questa zona, che possono potenzialmente essere interessati da effetti
generati dall’allocazione delle previsioni di Piano, sono del tipo 91H0* – Boschi pannonici di Quercus
pubescens, che, peraltro, è uno degli habitat definiti prioritari.
Esso ha un elevato valore essendo composto da un numero notevole di specie fra le quali la roverella ne
costituisce l’elemento strutturale. Si tratta di formazioni boschive che rientrano nell’ordine Quercetalia ilicis.
Esse sono ascrivibili all’associazione Oleo sylvestris-Quercetum virgilianae, associazione termofila,
fisionomizzata da Quercus virgiliana e Q. amplifolia.
Lo strato arbustivo è costituito, oltre che dalle specie prima citate, da elementi caratteristici dei Quercetalia e
Quercetea ilicis come Asparagus acutifolius, Calicotome infesta, Clematis vitalba, Coronilla emerus subsp.
emeroides, Daphne gnidium, Euphorbia characias, Lonicera etrusca, Lonicera implexa, Osyris alba, Pyrus
amygdaliformis, Ruscus aculeatus, Rosa canina, Rhamnus alaternus, Smilax aspera.
Tra le specie che compongono lo strato erbaceo si ritrovano Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula
laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium, Cyclamen. repandum, Euphorbia
amygdaloides subsp. arbuscula, Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp. russii, Pimpinella peregrina, Rubia
peregrina, Thalictrum calabricum e Viola dehnhardtii.23
Queste formazione subiscono, fortissima, la pressione antropica, soprattutto per quel che riguarda il pascolo e
l’incendio che ne devastano, con una allarmante frequenza, la composizione ed il loro valore ecologico.
Questi boschi costituiscono l’habitat della fauna segnalata nei formulari standard ed effettivamente rilevata.
V.5.7.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat.
Fra gli habitat rilevati in questa zona il 91H0* – Boschi pannonici di Quercus pubescens, risulta essere definito
prioritario secondo la definizione data dalla normativa comunitaria, che individua tale tipologia in un “tipo di
habitat che rischia di scomparire nel territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha una
responsabilità particolare a causa dell’importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa
nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato”. (art. 1 – punto d) della direttiva
92/43/CEE). Da questo punto di vista, perciò, esso assume una rilevante valenza ai fini della sua conservazione.
Queste aree boscate, così come quelle ad esse simili dislocate in tutta l’area dei Monti Sicani (Clementi et al.
2006), hanno subito, nel passato più o meno recente, un intensivo sfruttamento (governo a ceduo e pascolo),
che ha prodotto nel tempo una marcata contrazione della loro superficie (Marino et al. 2005) riducendole, oggi,
a pochi lembi, per i quali si è reso, perciò, necessario l’inserimento nel sistema di protezione regionale
costituito dai Parchi e dalla Riserve naturali Regionali. Nel caso specifico questo querceto di caducifoglie,
concentrato in un unico corpo nelle località Bosco, S. Onofrio e Serre è stato inserito entro la perimetrazione
della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata.
Ancora oggi, però, questi boschi vengono aggrediti con una frequenza devastante da azioni dell’uomo, quali il
pascolo e l’incendio. Il fuoco, in particolare, è l’elemento che costituisce la principale fra le cause di
vulnerabilità, anche se, fortunatamente, queste formazioni naturali hanno mostrato nel tempo una capacità
ragguardevole di ricostituzione dopo l’evento calamitoso.
Anche nei riguardi della pressione esercitata dalle innumerevoli attività umane che si svolgono ai loro margini,
essi hanno mostrato una forte capacità di resistenza. Secondo uno studio condotto da La Mela Veca et al.24 sul
SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci, del quale si è già avuto modo di riferire, è stato rilevato, a tal
23 P. Marino 24 La Mela Veca D.S., Clementi G., Cullotta S., Maetzke F., Traina G. – Analisi dello stato di Conservazione degli habitat Natura 2000 nel Sito di Interesse Comunitario “ITA040005 – Monte Cammarata, Contrada Salaci”, Monti Sicani (Sicilia Centro-Occidentale). Atti 5° Congresso SISEF: Forest@ 3 (2 ): 222-237, 2006.
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proposito, come questo tipo di habitat sia, fra tutti quelli presenti all’interno del SIC, il meno vulnerabile, in
quanto risulta essere più compatto e costituito da un minor numero di tessere con un elevato grado di
aggregazione.
V.5.7.2 La pressione antropica esercitata.
L’area in esame riguarda tutta la fascia a nord e nord-ovest dell’abitato. Qui il Piano Regolatore Generale non
ha previsto zone di espansione urbana. Ha rilevato, tuttavia, un fenomeno di diffusione di residenze stagionali
in questo che è un territorio agricolo. Per “differenziare comunque la condizione di tali zone da quelle agricole
produttive, nelle norme di attuazione è stato previsto un diverso regime normativo per tali aree, definite di
verde agricolo periurbano”. Tale diverso regime normativo si esplica, sostanzialmente, in alcune misure, qui
sotto compendiate, che tendono a limitare o a impedire, nelle aree di verde agricolo periurbano, le attività
produttive agricole non compatibili con la residenza (locali per il ricovero degli animali, locali destinati alla
lavorazione e trasformazione di prodotti agricoli e zootecnici ed allo sfruttamento delle risorse naturali, attività
di cava e miniera, stalle sociali, discariche di inerti). Viceversa, per quel che riguarda gli insediamenti a carattere
di residenza e quelli destinati alle attività agrituristiche, fermi restando gli indici di fabbricabilità fondiaria,
fissati come per legge in entrambi i casi in 0,03 mc/mq, viene consentita la possibilità di realizzare maggiori
volumi destinati a pilotis, portici e verande, nel limite massimo, comunque, dell’1,5% della superficie del lotto,
nonché di diminuire il distacco minimo dai confini (ridotto da m. 7.50 a m. 5.00). Nelle aree E1 – Aree di verde
periurbano, diversamente che nelle zone E2 – Aree di verde produttivo, viene inoltre data facoltà di realizzare
Impianti e attrezzature pubbliche o di interesse pubblico di cui all'art. 4 del D.M. 2.04.1968, anche da parte di
privati, destinate a centri scolastici, ricreativi, sociosanitari, religiosi e culturali o ad impianti tecnologici nonché
impianti sportivi e aree per i servizi connessi. Tuttavia la superficie per gli spazi attrezzati per l'esercizio di
attività sportive all’interno delle aziende agrituristiche in zona E1 viene ridotta, rispetto alle zone E2 da1/4 ad
1/12 dell’intera azienda.
Attività edilizie Zone E1 - Aree agricole periurbane. Zone E2 - Verde agricolo produttivo.
Costruzioni al servizio
dell'agricoltura (silos, fienili e
depositi, serbatoi e vasche fuori
ed entro terra, magazzini,
fabbricati rurali in genere che
rispondano a documentate
necessità di conduzione del
fondo
Non è ammessa la costruzione di
fabbricati ed impianti destinati alla
attività zootecnica.
Il rapporto massimo di copertura è
fissato in 1/50 dell'area impegnata
per l'intervento
Il rapporto massimo di copertura è fissato in
1/60 dell'area impegnata per l'intervento
L'indice di fabbricabilità fondiaria
non può superare 0.07 mc/mq
Nel caso in cui le costruzioni debbano
realizzarsi a servizio di una azienda agricola
o zootecnica può prescindersi dal rispetto
dei parametri edilizi fissati, a condizione che
la realizzazione dei nuovi edifici o impianti
sia prevista all'interno di appositi "Piani di
sviluppo aziendale" e venga giustificata da
una relazione tecnica agronomica che
dimostri la congruità delle opere progettate
in rapporto alle colture effettivamente
praticate o da impiantare ed alle reali
esigenze della azienda stessa
Locali per il ricovero degli
animali Non consentiti
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Attività edilizie Zone E1 - Aree agricole periurbane. Zone E2 - Verde agricolo produttivo.
Impianti e manufatti edilizi
destinati alla lavorazione e
trasformazione dei prodotti
agricoli e zootecnici ed allo
sfruttamento a carattere
artigianale di risorse naturali
Non consentiti
Nuove costruzioni destinate alla
residenza anche stagionale ed
alle attività ad essa connesse
L'indice di fabbricabilità fondiaria
non può superare 0.03 mc/mq
L'indice di fabbricabilità fondiaria non può
superare 0.03 mc/mq
distacco minimo dai confini m. 5.00 distacco minimo dai confini m. 7.50
altezza massima al colmo m. 8.00 altezza massima al colmo m 8.50
E' ammessa, in aggiunta al volume
principale, la realizzazione di pilotis,
portici e verande in misura non
superiore ad una volta e mezza la
superficie coperta tompagnata e
comunque all'1,5% dell'area
complessiva del lotto.
E' ammessa, in aggiunta al volume
principale, la realizzazione di pilotis, portici
e verande in misura non superiore ad una
volta e mezza la superficie coperta
tompagnata e comunque all'1% dell'area
complessiva del lotto.
Nuove costruzioni ed impianti
destinati ad attività agrituristiche
nell'ambito delle aziende
agricole.
L'indice di fabbricabilità fondiaria
non può superare 0.03 mc/mq
L'indice di fabbricabilità fondiaria non può
superare 0.03 mc/mq
distacco minimo dai confini m. 5.00 distacco minimo dai confini m. 7.50
altezza massima al colmo m. 8.00 altezza massima al colmo m 8.50
E' ammessa, in aggiunta al volume
principale, la realizzazione di pilotis,
portici e verande in misura non
superiore ad una volta e mezza la
superficie coperta tompagnata e
comunque all'1,5% dell'area
complessiva del lotto.
E' ammessa, in aggiunta al volume
principale, la realizzazione di pilotis, portici
e verande inn misura non superiore ad una
volta e mezza la superficie coperta
tompagnata e comunque all'1% dell'area
complessiva del lotto.
E' possibile prevedere spazi
attrezzati per l'esercizio di attività
sportive, purchè la superficie
complessivamente interessata da
tali spazi non sia superiore ad 1/12
dell'area dell'intera azienda.
E' possibile prevedere spazi attrezzati per
l'esercizio di attività sportive, purchè la
superficie complessivamente interessata da
tali spazi non sia superiore ad 1/4 dell'area
dell'intera azienda.
Impianti e manufatti edilizi
destinati alla realizzazione, da
parte della Amministrazione
comunale, di stalle sociali
Non sono consentiti
Impianti e attrezzature
pubbliche o di interesse pubblico
di cui all'art. 4 del D.M.
2.04.1968, anche da parte di
privati, destinate a centri
scolastici, ricreativi,
sociosanitari, religiosi e culturali
Non sono consentiti
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Attività edilizie Zone E1 - Aree agricole periurbane. Zone E2 - Verde agricolo produttivo.
o ad impianti tecnologici
Impianti sportivi e dei servizi
connessi Non sono consentiti
Interventi produttivi previsti
dalla legislazione regionale
vigente
Non consentiti
Attività di cava e miniera Non consentite
Discariche di materiali inerti Non consentite
In questa zona, oltre all’allocazione della zona E1 – Aree di verde agricolo periurbano, vi si troverebbero anche
altre aree edificabili potenzialmente impattanti, derivanti da alcune osservazioni al Piano votate
favorevolmente dal Consiglio Comunale. In particolare si tratta di:
↑ un’area di circa mq 10.000, nella quale è risultato attivo un impianto per la produzione di conglomerato
cementizio è stata ri-classificata da zona E a zona D1 – Aree produttive industriali;
↑ Un’area di circa mq 450 ricadente, secondo lo studio agricolo forestale, all’interno della perimetrazione
del bosco naturale, è stata ri-classificata come zona E1 – Aree di verde agricolo periurbano; dai rilievi
effettuati risulta che tale area è ricadente all’interno del SIC ITA040005 ed all’interno dell’habitat
comunitario prioritario 91H0* - Boschi pannonici di Quercus pubescens.
↑ Un’area di circa 3.500 mq, nella quale è risultata in essere una attività di ristorazione è stata ri-classificata
da zona E1 a zona Ct – Complessi turistico-alberghieri-ricettivi; tale area risulta essere ricadente entro il SIC
ITA040005.
V.5.7.3 Normative di tutela operanti.
La presenza del bosco naturale a prevalenza di roverella, fa scattare il vincolo sulle attività edilizie ai sensi
dell’art. 10 della L.R. n. 16 del 6 aprile 1996 e s.m.i.
All’interno della fascia di rispetto dei boschi ricadono una larghissima porzione della zona classificata E1 e per
intero le due aree di mq 450 e mq 3.500, di cui si è appena detto, per le quali il Consiglio Comunale ha accolto il
ricorso presentato dai proprietari. La prima di queste due aree, poi, ricade, come si è già detto, entro l’habitat
prioritario 91H0* - Boschi pannonici di Quercus pubescens Risulta operante pertanto, anche il vincolo
paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 che il comma 11° dell’art. 10 della stessa legge
regionale 16/96 appone sulle fasce di rispetto dei boschi.
Gli altri vincoli che risultano operanti sull’area di criticità studiata e sul SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da
Salaci sono:
Vincolo paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985 per la presenza nella zona dei seguenti elementi:
alcuni Torrenti iscritti nell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Agrigento approvato con D.P. n° 1503
del 16/12/70 (il vallone Saraceno), Riserva orientata di Monte Cammarata);
↑ Aree boscate e sottoposte a vincolo di rimboschimento;
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↑ Zone di rispetto attorno ai boschi ed alle fasce forestali (per effetto dell'art. 10 L.R. 16/1996)
↑ vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923;
↑ vincolo derivante dalla istituzione del SIC Monte Cammarata – C.da Salaci;
↑ vincolo derivante dalla istituzione della Riserva Naturale Orientata Monte Cammarata;
aree soggette a rischio idrogeologico, in particolare per alcune aree classificate R3 ed R4;
vincolo di tutela degli acquiferi. D.P.R.S. 24 maggio 1988, n.236 per la presenza nella zona di diversi pozzi di
importanza interprovinciale.
vincolo di espianto degli ulivi.
vincolo di elettrodotti. D.P.C.M. 23 aprile 1992 e succ. mod.,, per la presenza di diversi elettrodotti ad alta
tensione;
vincolo per le fasce di rispetto stradali. D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ.mod.
Vincolo di acquedotto, oleodotto, gasdotto, per la presenza dell’acquedotto comunale e di un gasdotto.
V.5.7.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli
habitat e delle specie.
Come già detto le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione della zona E1 – Aree agricole
periurbane in contiguità con un habitat comunitario prioritario compreso nel SIC ITA040005 Monte Cammarata
– C.da Salaci e, per effetto dell’accoglimento di alcune osservazioni al PRG, di una zona E1 entro l’habitat stesso,
di una zona Ct entro il SIC ed ai margini dello stesso habitat e di una zona D1 – Aree produttive industriali,
collocata ad una distanza dal sito Natura 2000 e dall’habitat in esso tutelato non ritenuta di sicurezza ai fini
della sua conservazione.
L’area classificata come E1 – Aree di verde agricolo periurbano, si estende per 171 ettari complessivi e fra questi
14 ettari e 60 are ricadono
all’interno del sito Natura 2000
ITA040005 Monte Cammarata –
C.da Salaci.
Questa’area, peraltro, lungo un
fronte di circa 2 km, si trova in
contiguità con il limite del SIC ed
in particolare con uno degli
habitat comunitari prioritari in
esso rinvenuti, 91H0* Boschi
pannonici di Quercus pubescens,
corrispondente con i boschi di
roverella di località Bosco, S.
Onofrio, Serre.
La presenza di quest’area ai margini di un pezzo di natura di così grande valore ecologico, quale è il bosco di
querce in questione, potrebbe determinare condizioni di pregiudizio a carico dell’habitat comunitario.
L’esame approfondito delle attività e degli interventi che le norme di attuazione del PRG consentono all’interno
di quest’area, fà escludere, comunque, la possibilità che si possano produrre significativi effetti negativi
sull’habitat tutelato. L’esclusione, infatti, all’interno dell’area E1, di attività potenzialmente impattanti, quali
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quell a di cava e miniera, o la realizzazione di discariche di inerti, di stalle sociali, di impianti e manufatti edilizi
destinati alla lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici ed allo sfruttamento a carattere
artigianale di risorse naturali, rassicura alquanto circa la compatibilità di questa previsione di Piano con gli
obiettivi di conservazione dell’habitat comunitario.
Anche gli interventi edilizi consentiti appaiono compatibili con le esigenze di tutela, in quanto si valuta che nel
loro complesso essi non siano in grado di generare effetti importanti sulle componenti biotiche e abiotiche
presenti all’interno dell’habitat. Si osserva, peraltro, che il vincolo edilizio generato a carico di questa zona E1
dal bosco di querce che costituisce l’habitat in questione, per una fascia di 200 metri dai suoi limiti, che
potenzialmente è quella che potrebbe produrre gli effetti più significativi, offre ampi margini di sicurezza per il
raggiungimento degli obiettivi di conservazione del sito.
Gli effetti, infatti, che potrebbero svilupparsi e che perciò sono stati indagati, sono quelli individuati con i
seguenti:
↑ Incremento del traffico e della pressione antropica a danno della fauna stanziale e migratoria;
↑ Aumento dei disturbi da rumore e dispersione d’inquinanti;
↑ Alterazione dei regimi idrici di scorrimento superficiale e della qualità delle acque;
↑ Innesco ed aumento delle fenomenologie erosive;
↑ Interferenze dirette con la vegetazione naturale;
↑ Creazione di barriere che potrebbero interferire con gli spostamenti di alcune specie;
↑ Aumento della pressione edificatoria;
↑ Introduzione di materiali e piante estranei alla natura dei luoghi;
↑ Generazione di rumori e polveri nelle fasi di cantiere e nell’area per attività industriali (impianto di
produzione di calcestruzzo);
↑ Impatto visivo e paesaggistico;
↑ Creazione di discariche abusive ed abbandono incontrollato di RSU.
↑ Sottrazione di suolo e distruzione di vegetazione costituente habitat comunitari.
Tali effetti deriverebbero dall’aumentata pressione antropica che scaturirebbe dall’allocazione ai margini del
SIC o entro di esso di alcune delle aree edificabili o per attività produttive, delle quali si è detto.
Valgono, qui, in quanto perfettamente coincidenti, le considerazioni svolte in un precedente paragrafo
riguardante la valutazione degli effetti attendibili e la compatibilità con gli obiettivi di conservazione del sito
comunitario relativamente all’area di criticità n. 1. Tali valutazioni e considerazioni si intendono qui riprese ed
associate alla realtà di questa area di criticità n. 2. In particolare, ricorrendo ad una rapida sintesi di quanto già
detto, si afferma:
↑ L’aumento e la tipologia di traffico che si può sviluppare a seguito dell’allocazione in questa zona degli
insediamenti umani e produttivi previsti dal PRG non sono tali da poter fare realisticamente prevedere un
consequenziale aumento dei fattori di disturbo sulla fauna e sull’avifauna stanziale e migratoria che possa
arrecare effetti negativi significativi sulla stessa;
↑ Non è prevedibile una emissione significativa di agenti inquinanti né la creazione di barriere che possano
fungere da ostacolo ai movimenti migratori dell’avifauna;
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↑ La tipologia degli insediamenti realizzabili non è tale da alterare i regimi di scorrimento idrico superficiale
e la qualità delle acque;
↑ Non sono prevedibili effetti significativi di innesco di fenomeni erosivi;
↑ Per la loro tipologia, le opere realizzabili non alterano significativamente la qualità visiva del paesaggio;
↑ Non è prevedibile la creazione in questa zona di discariche abusive per effetto delle previsioni di Piano o,
perlomeno, non più di tanto rispetto a quanto già si verifica.
Qualche perplessità invero, nasce dalla possibilità che il Piano offre di allocare in questa zona E1, impianti e
attrezzature pubbliche o di interesse pubblico di cui all'art. 4 del D.M. 2.04.1968, anche da parte di privati,
destinate a centri scolastici, ricreativi, sociosanitari, religiosi e culturali o ad impianti tecnologici, per gli effetti
che strutture di tal genere potrebbero produrre. Tuttavia non si hanno in mano, in questa sede, gli elementi
necessari (ubicazione, tipologia, entità e dimensioni dell’eventuale intervento) per poter esprimere un giudizio
circostanziato e giustificato circa la possibilità di conseguire comunque gli obiettivi di conservazione del sito
comunitario. In termini generali, comunque, possiamo qui esprimere un giudizio generale positivo di
compatibilità sulla previsione di Piano relativa a questa area E1, lasciando che un giudizio definitivo possa
essere espresso nel successivo momento istruttorio della eventuale istanza di autorizzazione dell’intervento
specifico. In questo senso il competente Ufficio Tecnico Comunale dovrà provvedere affinchè venga richiesta,
in fase di autorizzazione, la Valutazione di Incidenza
per gli interventi di tal genere che dovessero essere
richiesti su suoli ricadenti entro la fascia di sicurezza di
300 metri dal limite del sito Natura 2000.
Qualcosa và detto e specificato, inoltre, circa la
possibilità che la presenza dell’impianto di produzione
di calcestruzzi nella zona classificata D1 possa arrecare
qualche forma di disturbo sulla flora e la fauna
presenti nell’habitat. Si evidenzia, innanzitutto, che la
superficie destinata dal PRG a questo tipo di attività è
effettivamente circoscritta all’attuale area di sedime del
cantiere ed a quella di deposito dei materiali. Tale
previsione, derivante peraltro, come già ricordato, da
una precisa osservazione al PRG fatta dal proprietario
del cantiere, viene quindi a collocarsi interamente
entro una realtà produttiva già esistente.
Si osserva, in secondo luogo, che tale impianto
produttivo e l’intera area ove esso si trova, è allocato
ad una distanza di circa 250 metri dal confine del SIC
ITA040005 e a 425 metri dall’habitat comunitario
91H0* tutelato all’interno del SIC stesso. Già questa distanza attenua, se non esclude del tutto, la possibilità
che i rumori in esso generati dalle macchine in movimento e dalle attrezzature di cantiere, possano costituire
una fonte di disturbo per la fauna e l’avifauna tutelata entro il SIC. Si evidenzia, poi, che l’impianto, sul quale
sono stati eseguiti diversi sopralluoghi, è, nella sua specie, un piccolo impianto a carattere artigianale, che non
utilizza macchinari particolarmente rumorosi né in grado di sollevare o emettere polveri inquinanti. D’altra
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parte, essendo la zona circostante densamente punteggiata da insediamenti abitativi, mai nel passato sono
stati lamentati danni o disturbi di tal genere da parte della
popolazione che qui gravita.
Non dissimili sono le considerazioni che possono essere
svolte in merito alla presenza di un locale di ristoro in
questa stessa zona, all’interno del SIC, del quale il
Consiglio Comunale, attraverso l’accoglimento della
osservazione al PRG presentata dal proprietario, anche su
parere del progettista del Piano, ne ha voluto certificare la
presenza.
La zona Ct – Complessi turistico-alberghieri-ricettivi
connessa all’insediamento esistente è estesa
complessivamente circa mq 3.500. Di questi una larga
parte sono destinati ad un ampio parcheggio per la
clientela. La restante parte è occupata già oggi da un giardino attrezzato per lo svago ed i giochi dei bambini.
Essa, come già rilevato, si viene a trovare all’interno
del SIC ITA040005 Monte Cammarata – C.da Salaci, e
non investe habitat comunitari, il più vicino dei quali
è ubicato a circa 80 m. Tutt’attorno i terreni sono
destinati a frutteti misti ed oliveti.
La capacità ricettiva del locale, che è un ristorante e
pizzeria, non supera le duecento unità. Peraltro, la
presenza di una strada provinciale lungo il lato N della
zona Ct, e di diversi vincoli derivanti dalla presenza del
SIC, della R.N.O. Monte Cammarata (il cui confine
passa a 80 metri), del bosco naturale, del vallone
Saraceno iscritto nell’elenco delle acque pubbliche,
del vincolo paesaggistico associato alla fascia di
rispetto dei boschi, nonché la volumetria di cui la ZTO
dispone, limitano fortemente, se non escludono del tutto, significativi ampliamenti dei volumi già oggi edificati
e, conseguentemente, la capacità ricettiva del locale.
Le fonti di disturbo attuali e future che quest’area può generare a carico delle emergenze naturalistiche
presenti all’interno dell’habitat 91H0*, non appaiono, dunque, di significativa rilevanza. In ogni caso esse
potranno essere attentamente e precisamente valutate in sede di approvazione di eventuali progetti di
ampliamento dell’attività oggi esistente, ove ciò fosse possibile ed attuabile.
Una notazione di diverso orientamento, invece, deve essere fatta circa la terza delle aree per le quali il
Consiglio Comunale ha votato favorevolmente una osservazione al PRG. Essa riguarda, come già detto, una
zona ricadente, secondo lo studio agricolo-forestale, entro il perimetro di un bosco naturale.
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Da verifiche e sopralluoghi effettuati, non si è
potuto far altro che accertare come effettivamente
tale area sia collocata all’interno di un bosco di
querce caducifoglie, individuato, ai sensi
dell’allegato I della Dir. 92/43 CEE, quale habitat
prioritario 91H0* - Boschi pannonici di Quercus
pubescens. Si ritiene, pertanto, che la previsione
dell’allocazione all’interno dell’habitat, di una zona
E1 – Aree agricole periurbane, derivante
dall’accoglimento della osservazione al PRG da parte
del C.C., potrebbe comportare, per la superficie
relativa, la distruzione dello stesso habitat, qualora
qui il proprietario dovesse decidere di edificare o
svolgervi le attività conseguentemente consentite.
V.5.8 Area 3 di possibile criticità di Piano.
V.5.8.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente
interessati.
V.5.8.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate.
Le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione, in località Filici, di una zona Ct – complessi turistico-
alberghieri-ricettivi, a distanza non di sicurezza da un habitat del tipo 91H0* - Boschi pannonici di Quercus
pubescens che si trova entro il SIC ITA040005 Monte Cammarata – C.da Salaci.
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Il paesaggio vegetale di questa zona è dominato ad ovest dal paesaggio dei seminativi (2.1.1.2.1) - seminativi
semplici, al quale si trovano frammiste alcune colture arboree da frutto (2.2.2) frutteti; ad est vi è la rilevante
presenza dei folti boschi di querce caducifoglie di località Bosco, S. Onofrio e Serre (3.1.1.2.2) - Boschi di
roverella e dei boschi di conifere (3.1.2.1.1) - Boschi di Pino d’Aleppo.
V.5.8.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e
lineamenti del paesaggio, presenza di emergenze, grado di disturbo,
ecc..).
Il paesaggio è nettamente dominato da due tipologie prevalenti. Ad ovest prevalgono i seminativi che
generalmente ospitano colture cerealicole avvicendate con leguminose da granella; qua e là ai seminativi si
trovano frammisti dei frutteti (meleti, soprattutto). Ad est, invece si sviluppa il folto bosco di querce di località
Bosco, S. Onofrio e Serre.
Il grado di antropizzazione non è particolarmente elevato, in quanto qui la proprietà risulta essere meno
frazionata e polverizzata e le aziende assumono una consistenza, in termini di superficie, che generalmente
supera i 10 ettari. Gli insediamenti agricoli riguardano alcuni allevamenti zootecnici ovini e bovini, con stalle,
fienili, magazzini ecc..
V.5.8.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale
dell’area, con riferimenti espliciti alle specie dominanti e/o più
espressive.
L’aspetto principale della vegetazione è il bosco a prevalenza di querce caducifoglie, rientrante nell’alleanza
Quercion ilicis. Esso occupa una superficie che sfiora i 200 ettari in c.da Bosco, S. Onofrio, Serre. Si tratta di
formazione generalmente disetanee o rese coetanee dagli incendi. La loro copertura e densità è elevata. Esse
occupano le parti meno acclivi del territorio in esame, dove trovano condizioni ideali per la loro evoluzione.
Risultano disturbate dalla forte pressione antropica, in primo luogo dal pascolo eccessivo e poi dai frequenti
incendi e da una serie notevole di attività umane. La loro struttura fa perno su Quercus pubescens ed in minor
misura su Quercus ilex, Fraxinus ornus ed Acer campestris. Lo strato arbustivo è costituito da Asparagus
acutifolius, Calicotome infesta, Clematis vitalba, Coronilla emerus subsp. emeroides, Daphne gnidium,
Euphorbia characias, Lonicera etrusca, L. implexa, Osyris alba, Pyrus amygdaliformis, Ruscus aculeatus, Rosa
canina, Rhamnus alaternus, Smilax aspera. Tra le specie che compongono lo strato erbaceo si ritrovano
Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen
hederifolium, C. repandum, Euphorbia amygdaloides subsp. arbuscula. Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp.
russii, Pimpinella peregrina, Rubia peregrina, Thalictrum calabricum e Viola dehnhardtii.
Di particolare rilievo sono anche tutti i frammenti di boscaglia che si trovano disseminati nella località Balatelle,
S. Michele e S. Onofrio. Si tratta, in molti casi, di aspetti di degrado delle formazioni più evolute e stabili,
porzioni delle quali ancora si rinvengono in questa parte del territorio. Questi aspetti di boscaglia afferiscono
all’alleanza Quercion ilicis e alla classe Quercetea ilicis. La struttura è formata prevalentemente da Quercus
pubescens e da Quercus ilex alle quali si trovano associate Pyrus amygdaliformis, Cytisus villosus, Pistacia
terebinthus, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus e diverse specie arbustive e lianose eliofile dell'alleanza
Pruno-Rubion ulmifolii come Crataegus laciniata, Prunus spinosa, Rubus ulmifolius e Smilax aspera.
Il paesaggio agrario è dominato dalla presenza delle colture cerealicole (grano duro (Triticum durum), orzo
(Oryza sativa)) avvicendato con le leguminose da granella (fava (Vicia fab)), o da foraggio (sulla (Hedisarum
coronarum, veccia (Vicia sativa, trifoglio alex (Trifolium alexandrinum)). Qua e là si trovano piccole superfici di
frutteti (Malus domestica).
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V.5.8.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario
o prioritario ai sensi dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43
“Habitat”.
HABITAT RISCONTRATI:
91H0* - Foreste dell’Europa temperata – Boschi
pannonici di Quercus pubescens.
V.5.8.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di
interesse comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nulla da segnalare per quel che riguarda le specie animali.
V.5.8.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario
che richiedono una protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Fra le specie animali riportate nell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”, è possibile riscontrare la presenza delle specie:
Istrice (Hystrix cristata - Linnaeus, 1758); Lucertola campestre (Podarcis sicula - Rafinesque, 1810); Lucertola sicula (Podarcis wagleriana - Gistel, 1868); Biacco (Coluber viridiflavus - Lacépède, 1789; Gongilo (Chalcides ocellatus - Forsskål, 1775); Orecchione meridionale (Plecotus austriacus - Fischer, 1829); Ramarro (Lacerta viridis - Laurenti, 1768); Saettone (Elaphe longissima - Laurenti, 1768);
V.5.8.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello
locale/regionale/nazionale/internazionale.
Nulla da segnalare.
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V.5.8.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati.
Gli habitat comunitari individuati in questa zona, che possono potenzialmente essere interessati da effetti
generati dall’allocazione delle previsioni di Piano, sono del tipo 91H0* – Boschi pannonici di Quercus
pubescens, che, peraltro, è uno degli habitat definiti prioritari.
Esso ha un elevato valore essendo composto da un numero notevole di specie fra le quali la roverella ne
costituisce l’elemento strutturale. Si tratta di formazioni boschive che rientrano nell’ordine Quercetalia ilicis.
Esse sono ascrivibili all’associazione Oleo sylvestris-Quercetum virgilianae, associazione termofila,
fisionomizzata da Quercus virgiliana e Q. amplifolia.
Lo strato arbustivo è costituito, oltre che dalle specie prima citate, da elementi caratteristici dei Quercetalia e
Quercetea ilicis come Asparagus acutifolius, Calicotome infesta, Clematis vitalba, Coronilla emerus subsp.
emeroides, Daphne gnidium, Euphorbia characias, Lonicera etrusca, Lonicera implexa, Osyris alba, Pyrus
amygdaliformis, Ruscus aculeatus, Rosa canina, Rhamnus alaternus, Smilax aspera.
Tra le specie che compongono lo strato erbaceo si ritrovano Arisarum vulgare, Asplenium onopteris, Asperula
laevigata, Aristolochia pallida, Carex distachya, Cyclamen hederifolium, Cyclamen. repandum, Euphorbia
amygdaloides subsp. arbuscula, Luzula forsteri, Paeonia mascula, subsp. russii, Pimpinella peregrina, Rubia
peregrina, Thalictrum calabricum e Viola dehnhardtii.25
Queste formazione subiscono, fortissima, la pressione antropica, soprattutto per quel che riguarda il pascolo e
l’incendio che ne devastano, con una allarmante frequenza, la composizione ed il loro valore ecologico.
Questi boschi costituiscono l’habitat della fauna segnalata nei formulari standard ed effettivamente rilevata.
V.5.8.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat.
Fra gli habitat rilevati in questa zona il 91H0* – Boschi pannonici di Quercus pubescens, risulta essere definito
prioritario secondo la definizione data dalla normativa comunitaria, che individua tale tipologia in un “tipo di
habitat che rischia di scomparire nel territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha una
responsabilità particolare a causa dell’importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa
nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato”. (art. 1 – punto d) della direttiva
92/43/CEE). Da questo punto di vista, perciò, esso assume una rilevante valenza ai fini della sua conservazione.
Queste aree boscate, così come quelle ad esse simili dislocate in tutta l’area dei Monti Sicani (Clementi et al.
2006), hanno subito, nel passato più o meno recente, un intensivo sfruttamento (governo a ceduo e pascolo),
che ha prodotto nel tempo una marcata contrazione della loro superficie (Marino et al. 2005) riducendole, oggi,
a pochi lembi, per i quali si è reso, perciò, necessario l’inserimento nel sistema di protezione regionale
costituito dai Parchi e dalla Riserve naturali Regionali. Nel caso specifico questo querceto di caducifoglie,
concentrato in un unico corpo nelle località Bosco, S. Onofrio e Serre è stato inserito entro la perimetrazione
della Riserva Naturale Orientata di Monte Cammarata.
Ancora oggi, però, questi boschi vengono aggrediti con una frequenza devastante da azioni dell’uomo, quali il
pascolo e l’incendio. Il fuoco, in particolare, è l’elemento che costituisce la principale fra le cause di
vulnerabilità, anche se, fortunatamente, queste formazioni naturali hanno mostrato nel tempo una capacità
ragguardevole di ricostituzione dopo l’evento calamitoso.
25 P. Marino
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Anche nei riguardi della pressione esercitata dalle innumerevoli attività umane che si svolgono ai loro margini,
essi hanno mostrato una forte capacità di resistenza. Secondo uno studio condotto da La Mela Veca et al.26 sul
SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci, del quale si è già avuto modo di riferire, è stato rilevato, a tal
proposito, come questo tipo di habitat sia, fra tutti quelli presenti all’interno del SIC, il meno vulnerabile, in
quanto risulta essere più compatto e costituito da un minor numero di tessere con un elevato grado di
aggregazione.
V.5.8.2 La pressione antropica esercitata.
L’area in esame riguarda la contrada Filici ove il Piano ha allocato una zona Ct – Complessi turistico-alberghieri-
ricettivi in prossimità di un sito comunitario.
In questa zona si trovano diversi complessi aziendali agricoli, generalmente orientati verso la produzione
zootecnica.
Di rilievo è anche la presenza di una struttura che ospita un’attività di ristorazione. Il locale ha una capacità
ricettiva di circa 250 unità.
Poco più in là insiste un grosso complesso agricolo, realizzato dal Comune, che originariamente doveva essere
adibito a stalla sociale. Oggi, in realtà, i fabbricati (stalle, fienili, magazzini e abitazioni rurali) di questo
insediamento agricolo versano in stato di abbandono.
L’attività antropica risulta evidente un po’ ovunque, palesata dalla presenza diffusa di fabbricati ad uso
agricolo, dei seminativi, dei frutteti con i loro sesti regolari, dalla viabilità, dalla elettrificazione, ecc..
Frequenti sono gli incendi che si sviluppano nei mesi estivi e che interessano generalmente i seminativi.
L’area boscata risulta meno aggredita dalle attività dell’uomo, tutelata com’è dal fatto che essa interessa suoli
demaniali sottoposti al controllo costante ed efficace del Corpo Forestale Regionale.
V.5.8.3 Normative di tutela operanti.
La presenza del bosco naturale a prevalenza di roverella, fa scattare il vincolo sulle attività edilizie ai sensi
dell’art. 10 della L.R. n. 16 del 6 aprile 1996 e s.m.i.
All’interno della fascia di rispetto dei boschi ricadono una porzione della zona classificata Ct .
Risulta operante pertanto, anche il vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 che il
comma 11° dell’art. 10 della stessa legge regionale 16/96 appone sulle fasce di rispetto dei boschi.
Gli altri vincoli che risultano operanti sull’area di criticità studiata e sul SIC ITA040005 Monte Cammarata-C.da
Salaci sono:
Vincolo paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985 per la presenza nella zona dei seguenti elementi:
− Riserva orientata di Monte Cammarata);
− Aree boscate e sottoposte a vincolo di rimboschimento;
− Zone di rispetto attorno ai boschi ed alle fasce forestali (per effetto dell'art. 10 L.R. 16/1996)
vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923;
vincolo derivante dalla istituzione del SIC Monte Cammarata – C.da Salaci;
26 La Mela Veca D.S., Clementi G., Cullotta S., Maetzke F., Traina G. – Analisi dello stato di Conservazione degli habitat Natura 2000 nel Sito di Interesse Comunitario “ITA040005 – Monte Cammarata, Contrada Salaci”, Monti Sicani (Sicilia Centro-Occidentale). Atti 5° Congresso SISEF: Forest@ 3 (2 ): 222-237, 2006.
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vincolo derivante dalla istituzione della Riserva Naturale Orientata Monte Cammarata;
aree soggette a rischio idrogeologico, in particolare per alcune aree classificate R3 ed R4;
vincolo di tutela degli acquiferi. D.P.R.S. 24 maggio 1988, n.236 per la presenza nella zona di diversi pozzi di
importanza interprovinciale.
vincolo di espianto degli ulivi.
vincolo per le fasce di rispetto stradali. D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ.mod.
Vincolo di acquedotto, oleodotto, gasdotto, per la presenza dell’acquedotto comunale e di un gasdotto.
V.5.8.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli
habitat e delle specie.
Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie.
Come già detto le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione di una zona Ct Complessi turistico-
alberghieri-ricettivi in prossimità dell’habitat 91H0* Boschi pannonici di Quercus pubescens ricadente entro il
SIC ITA040005 Monte Cammarata – C.da Salaci.
Questa zona Ct è ritagliata attorno ad una struttura sulla quale viene esercitata una attività di ristorazione che
vi ricade interamente.
L’area sulla quale ricade la zona Ct interessa, oltre
alla superficie sulla quale si sviluppa il locale
ristorante e quella ad esso asservita, un meleto
che si trova nella fase matura del suo ciclo
produttivo.
Essa è estesa 6 ettari e 20 are, dei quali circa 2
ettari ricadono entro la fascia di rispetto generata,
per effetto dell’art. 10 della L.R. 16/96 e
successive modifiche ed integrazioni, dalla
presenza del bosco di roverella di c.da Bosco, S.
Onofrio, Serre.
Il limite della ZTO più prossimo all’habitat
comunitario da tutelare si trova ad una distanza di
circa 100 metri dallo stesso.
Sulla base dei parametri urbanistici previsti dalla Norme di Attuazione per la zona Ct, quest’area potrebbe
essere edificata per complessivi 124.000 mc (ivi compresa la volumetria esistente), generando una capacità
ricettiva che si stima in circa 400 posti letto. Tale carico ricettivo, unitamente a tutte le attività associate alla
realizzazione e gestione di quest’area alberghiera-ricettiva, potrebbero essere fonte di qualche azione di
disturbo nei riguardi degli aspetti naturali tutelati all’interno del SIC. Anche qui, però, l’esame approfondito
delle attività e degli interventi che le norme di attuazione del PRG ed i vincoli esistenti consentono all’interno di
quest’area, fà escludere la possibilità che si possano produrre significativi effetti negativi sull’habitat tutelato.
Si rileva, in primo luogo, che l’esistenza del vincolo di inedificabilità su una fascia di 200 metri, generata per
effetto della presenza del bosco di roverella, in applicazione dell’art. 10 della L.R. 16/96, che obbliga
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l’arretramento degli insediamenti edilizi all’interno di questa zona Ct, offre ampi margini di sicurezza circa la
compatibilità degli interventi previsti con le esigenze di tutela dell’habitat comunitario.
Gli effetti producibili che sono stati presi in considerazione sono i seguenti:
− Incremento del traffico e della pressione antropica a danno della fauna stanziale e migratoria;
− Aumento dei disturbi da rumore e dispersione d’inquinanti;
− Alterazione dei regimi idrici di scorrimento superficiale e della qualità delle acque;
− Innesco ed aumento delle fenomenologie erosive;
− Interferenze dirette con la vegetazione naturale;
− Creazione di barriere che potrebbero interferire con gli spostamenti di alcune specie;
− Generazione di rumori e polveri nelle fasi di cantiere;
− Impatto visivo e paesaggistico.
Tali effetti deriverebbero sia dalla fase di cantiere per la realizzazione delle opere consentite, sia dalla fase di
gestione dell’attività turistico-ricettiva.
L’esito delle indagini svolte e delle valutazioni e considerazioni fatte, sono sinteticamente riportate qui di
seguito.
L’aumento e la tipologia di traffico che si può sviluppare a seguito dell’allocazione in questa zona degli
insediamenti turistico-ricettivi previsti dal PRG non sono tali da poter fare realisticamente prevedere un
consequenziale aumento dei fattori di disturbo sulla fauna e sull’avifauna stanziale e migratoria che possa
arrecare effetti negativi significativi sulla stessa. La viabilità che dovrà essere utilizzata, infatti, si sviluppa a
distanze ragguardevoli dall’habitat tutelato ed il traffico automobilistico che si potrebbe generare non pare,
dunque, sicuramente essere di grado di espletare effetti di disturbo significativi sulla fauna e sull’avifauna
stanziale e migratoria qui presente.
I rumori che potrebbero generarsi in fase di gestione dell’attività turistico-ricettiva, sono legati, per esempio, a
particolari momenti di intrattenimento all’aperto nel periodo estivo, ove dovessero essere utilizzate
apparecchiature di amplificazione di elevata potenza. Ciò, certamente, arrecherebbe un grave disturbo,
soprattutto nelle ore notturne, alla fauna e alla avifauna stanziale. Particolarmente, sentito, poi, sarebbe il
problema nel periodo degli accoppiamenti e della riproduzione. In questo senso dovranno essere vietate tutte
quelle attività all’aperto, soprattutto in ore della notte, che siano in grado di produrre rumori la cui intensità,
rilevabile attraverso prove e misurazioni specifiche, dovesse risultare di grave pregiudizio per la stanzialità della
fauna e dell’avifauna. In questo senso appare anche utile che, in fase di autorizzazione degli interventi, venga
prescritta la realizzazione di barriere fonoassorbenti attraverso l’utilizzo di specie vegetali ben adatte allo
scopo.
Non è prevedibile una emissione significativa di agenti inquinanti né, vista l’altezza massima consentita per gli
interventi edilizi (11 metri), la creazione di barriere che possano fungere da ostacolo ai movimenti migratori
dell’avifauna.
Essendo allocati all’esterno del SIC e su suoli destinati alla produzione agricola, gli interventi previsti all’interno
di questa zona, non esplicheranno nessuna interferenza diretta con la vegetazione naturale.
La tipologia degli insediamenti realizzabili non è tale da alterare i regimi di scorrimento idrico superficiale e la
qualità delle acque. Lo stesso indice di copertura previsto per questa zona, non superiore al 20%, garantirebbe
la possibilità di avere ampie superfici non coperte e non impermeabilizzate che assicurino i normali scambi
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idrici e gassosi nel suolo. E’ facilmente prevedibile, peraltro, che per aree ricettive di questo tipo, si debbano
avere a disposizione ampie zone verdi per lo svago e le attività fisico-sportive, le quali potranno certamente
contribuire, in special modo se ben progettate, alla definizione di un assetto ecologico-ambientale della zona
compatibile o vicino agli aspetti naturali qui presenti.
Non sono prevedibili effetti significativi di innesco di fenomeni erosivi, anche perché le pendenze dei suoli sono
qui abbastanza contenute.
Per la loro tipologia, le opere realizzabili non alterano significativamente la qualità visiva del paesaggio. Ove,
peraltro, le caratteristiche delle opere da realizzare, non vagliabili in questa sede per mancanza di dati specifici,
renderebbero concreta una ipotesi di tal genere, potrebbero essere prescritte, in fase di autorizzazione
dell’intervento, le necessarie misure di mitigazione, attraverso la realizzazione di adeguate schermature
vegetali.
Per ciò che concerne la fase di cantiere per la realizzazione delle opere previste, non si prevedono effetti
significativi sui valori naturali da tutelare per effetto della emissione di rumori generati dalle macchine
operatrici e per il sollevamento di polveri inquinanti. Gli insediamenti da realizzare, infatti, comporteranno
l’allestimento di cantieri di limitata dimensione, per un arco di tempo non certamente lungo. Anche i
movimenti di terra necessari per realizzare il sito di imposta delle opere saranno di lieve entità e non potranno
produrre, a causa dei rumori emessi dalle macchine utilizzate, che effetti piuttosto modesti o irrilevanti e,
comunque, momentanei.
V.5.9 Area 4 di possibile criticità di Piano.
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V.5.9.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente
interessati.
V.5.9.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate.
Le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione di una zona Cc – Complessi ricettivi all’area aperta, in
località Piane nelle vicinanze del SIC ITA040007 Pizzo della Rondine – Bosco di Santo Stefano Quisquina.
Il paesaggio vegetale di questa zona è alquanto vario e comprende i seminativi (2.1.1.2.1) Seminativi semplici, i
pascoli (3.2.1), i rati-pascoli naturali e praterie, la (3.2.1.4.2) Prateria mesofita, la (3.2.1.4.1) Prateria ad
ampelodesma, la (3.1.1.1.3) Lecceta a roverella, e (3.1.2.1.1) Rimboschimenti di pino d’Aleppo). Fra queste
classi di paesaggio vegetale quella relativa alla prateria mesofita (3.2.1.4.1), la prateria ad Ampelodesma
(3.1.1.1.3) e la lecceta a roverella (3.1.2.1.1) danno origine a tre diversi tipi di habitat comunitari tutelati
all’interno del SIC ITA040007 Pizzo della Rondine – Bosco di santo Stefano Quisquina.
V.5.9.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e
lineamenti del paesaggio, presenza di emergenze, grado di disturbo,
e
c
c
.
.
)
.
Il paesaggio di questa parte del
territorio cammaratese è alquanto
discontinuo ed eterogeneo. Esso
mostra i caratteri di transizione dal
paesaggio di alta collina a quello di
montagna. Il passaggio tra l’un
tipo di paesaggio e l’altro non è
graduale, mutando
repentinamente da quello dei
seminativi su dolci pendii a quello
dei boschi artificiali di conifere e
delle leccete sulle ripide pendici della montagna.
A sud il paesaggio offre ampi spazi sui seminativi che generalmente ospitano colture cerealicole (grano, orzo)
avvicendate con leguminose da granella o da foraggio (veccia, sulla, trifoglio alex, ecc..). Frequenti, in questa
zona, sono le aziende agricole che praticano la zootecnia, orientata soprattutto verso l’allevamento degli ovini.
Diversi, di conseguenza, sono i complessi edilizi rurali con stalle, fienili, magazzini. Il grado di antropizzazione
qui è evidente e si manifesta, oltre che nei campi coltivati, in diverse altre opere dell’uomo: viabilità,
elettrificazione, acquedotti, insediamenti residenziali stagionali e turistico-ricettivi.
Ad ovest e a sud-ovest si staglia imponente il massiccio di Monte Cammarata con le sue vette minori (Monte
Gemini, Pizzo della Rondine).
Qui il paesaggio, invece, è dominato dalla presenza dei folti boschi artificiali di conifere e dai boschi naturali a
leccio e roverella che ricoprono il massiccio montuoso.
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Particolare rilievo in questa zona riveste il bosco di leccio e roverella insediato sulle ripidi pendici del rilievo
denominato “Pizzo della Rondine”. La natura, qui, offre degli spunti veramente notevoli, oltre che per gli
aspetti vegetazionali, anche per
quelli faunistici, geologici,
morfologici.
La lecceta presenta aspetti
climacici e costituisce un esempio
relitto di quello che doveva essere
il ricoprimento vegetale naturale
prima che, nei secoli passati,
iniziasse l’intensa opera di
disboscamento che ha portato
prima al completo denudamento
di tutte le pendici della montagna,
e poi, dopo il secondo dopoguerra,
all’opera di rimboschimento
artificiale.
La natura impervia dei suoli che li
rende praticamente inaccessibili, l’elevato grado di naturalità della vegetazione, la presenza di una ricca fauna
e di tanti anfratti e punti nascosti nelle rocce ove essa può stanziarsi e riprodursi, conferiscono a questi luoghi
un elevato valore paesaggistico ed ecologico.
Più a nord si trovano di frequente terreni che per le loro difficili condizioni pedo-morfologiche, sono lasciati
incolti. Qui si sviluppano delle praterie dominate da specie vegetali di tipo xerofilo, che presentano diversi gradi
di naturalità, in funzione del periodo di tempo in cui sono stati sottratti alle coltivazioni. Anche queste praterie
assurgono ad un importante ruolo ecologico-ambientale, costituendo molto spesso, da parte dell’avifauna
stanziale, luoghi di elezione per importanti momenti della loro vita, quali la riproduzione.
V.5.9.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale
dell’area, con riferimenti espliciti alle specie dominanti e/o più
espressive.
Nei terreni più impervi, lasciati incolti, abbandonati da più di 10 anni, si trovano insediate delle fitocenosi che
rientrano nell’associazione Helictotricho convoluti-Ampelodesmetum mauritanici a sua volta afferente
all’Avenulo-Ampelodesmion mauritanici, ordine Hyparrhenietalia hirtae, classe Thero-Bracypodietea. Oltre
all’Ampelodesma contribuiscono a formare la struttura della vegetazione Avenula cincinnata, Bituminaria
bituminosa, Helictotrichon convolutum, Foeniculum vulgare subsp. piperitum, Kundmannia sicula, Micromeria
graeca subsp. graeca, Reichardia picroides. Ad esse si associano diverse altre entità quali Andropogon
distachyus, Calamintha nepeta, Carlina sicula, Hypochoeris achyrophorus, Phagnalon saxatile, Serratula
cichoracea, Sideritis romana, Verbascum sinuatum, Trifolium stellatum. All’interno di questa tipologia sono
frequenti diverse orchidee tra le quali le endemiche Ophrys archimedea, Ophrys exaltata, Ophrys explanata,
Oprhys oxyrrhynchos, Orchis brancifortii, Orchis commutata.
Nei terreni incolti da minor tempo vi si ritrovano delle praterie costituite da specie xerofile di natura erbacea,
fra le quali sono Avena barbata, A. fatua, Bromus fasciculatus, B. hordeaceus, B. intermedius, Dactylis
glomerata, Hedysarum coronarium. H. spinosissimum, Hordeum leporinum, Lolium multiflorum, L. perenne,
Onobrychis aequidentata, O. caput-galli, Phalaris canariensis, P minor, Phleum ambiguum, P pratense, Poa
annua, P pratensis, Stipa barbata, S. capensis, Trifolium angustifolium, T glomeratum, T squarrosum, Trigonella
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gladiata, Vicia bithynica, V lathyroides. Trattandosi di aree intensamente sfruttate con il pascolo, trovano qui
diffusione alcune specie non gradite al bestiame quali, Asphodelus microcarpus, Ferula communis, Thapsia
garganica, Carlina sicula, Eryngium campestre e diverse essenze spinose quali Cynara cardunculus subsp.
cardunculus, Carduus macrocephalus, Centaurea calcitrapa, Carthamus lanatus, Galactites tomentosa,
Scolymus grandiflorus, Notobasis syriaca, Onopordon illiricum, Pallenis spinosa.
La lecceta che si trova su Pizzo della Rondine afferisce all'Aceri campestris-Quercetum ilicis, associazione del
Quercion ilicis. Lo strato arboreo è costituito in prevalenza dal leccio ma, a definire la sua fisionomia,
contribuiscono con vario peso anche altre essenze come Acer campestre, Quercus pubescens s.l. e Fraxinus
ornus. Lo strato arbustivo annovera specie caratteristiche dei Quercetalia e Quercetea ilicis quali Clematis
vitalba, Euphorbia characias, Hedera helix, Lonicera etrusca, Pyrus amygdaliformis, Rosa sempervirens, R.
sicula, Ruscus aculeatus. Lo strato erbaceo è costituito di frequente da specie quali Asparagus acutifolius,
Brachypodium sylvaticum, Calamintha nepeta, Cyclamen repandum, Lamium flexuosum var. pubescens,
Paeonia mascula subsp. russii, Thalictrum calabricum, Trifolium pratense e Viola dehnhardtii.
In zona sono largamente rappresentate le formazioni artificiali generalmente coetanee a struttura
monostratificata, costituite principalmente da Pinus halepensis e Cupressus sempervirens. In misura minore vi si
ritrovano anche Cupressus arizonica, Cedrus atlantica, Cedrus deodara. Nelle radure talvolta si insediano
aspetti di boscaglia e arbusteti che lasciano in qualche caso spazio alle praterie di ampelodesma.
Mosaico di appezzamenti e di colture che dal punto di vista fitosociologico può essere ascritto alla classe
Stellarietea mediae. Vi sono comprese le colture agrarie sia arboree che erbacee con le rispettive componenti
infestanti in cui prevalgono alcune specie della famiglia Poaceae (Avena fatua, Avena barbata, Bromus
fasciculatus, Hordeum murinum, Phalaris minor, Poa annua, ecc…) ed altre quali, Papaver rhoeas, Ranunculus
ficaria, Sinapis arvensis, Brassica rapa subsp. sylvestris, Oxalis pes-caprae, ecc...
V.5.9.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario
o prioritario ai sensi dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43
“Habitat”.
HABITAT RISCONTRATI:
5330 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-
desertici.
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5332 – Boscaglie termo-mediterranee
e pre-steppiche – Gariga ad
Ampelodesmos mauritanicus.
9340 – Foreste sclerofille mediterranee
– Foreste di Quercus ilex e Quercus
rotundifolia
V.5.9.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di
interesse comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nell’habitat 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, è possibile riscontrare la presenza dell’orchidacaea Ophrys lunulata Parl.
Nulla da segnalare per quel che riguarda le specie animali.
V.5.9.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario
che richiedono una protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
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Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nell’habitat 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, è possibile riscontrare la presenza dell’orchidacaea Ophrys lunulata Parl.
Fra le specie animali, negli habitat rilevati è possibile riscontrare la presenza delle specie:
Istrice (Hystrix cristata - Linnaeus, 1758); Lucertola campestre (Podarcis sicula - Rafinesque, 1810); Lucertola sicula (Podarcis wagleriana - Gistel, 1868); Biacco (Coluber viridiflavus - Lacépède, 1789; Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus - Otth, 1837); Gatto selvatico (Felis silvestris Schreber, 1777); Gongilo (Chalcides ocellatus - Forsskål, 1775); Orecchine meridionale (Plecotus austriacus - Fischer, 1829); Ramarro (Lacerta viridis - Laurenti, 1768); Saettone (Elaphe longissima - Laurenti, 1768);
V.5.9.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello
locale/regionale/nazionale/internazionale.
Nella prateria ad Ampelodesma, che costituisce uno degli habitat rilevati sono frequenti diverse orchidee tra le
quali le endemiche Ophrys archimedea, Ophrys exaltata, Ophrys explanata, Oprhys oxyrrhynchos, Orchis
brancifortii, Orchis commutata.
V.5.9.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati.
Gli habitat comunitari individuati in questa zona, che possono potenzialmente essere interessati da effetti
generati dall’allocazione delle previsioni di Piano, sono tre: uno del tipo 5330 – Arbusteti termo-mediterranei e
pre-desertici, l’altro del tipo 5332 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici – Gariga ad Ampelodesmos
mauritanicus, e l’ultimo del tipo 9340 – Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia.
Il primo di questi habitat (5330), presenta aspetti di boscaglia costituiti principalmente da querce sempreverdi
e rappresenta, probabilmente, la forma di degrado delle formazioni forestali native naturali a Quercus ilex, che
poco più a monte ricoprono Pizzo della Rondine. Infatti, la componente floristica risulta espressiva dell'alleanza
Quercion ilicis e della classe Quercetea ilicis.
Esso si colloca all’esterno del SIC e la sua estensione è alquanto limitata, contenuta com’è entro i 25 ettari,
Quest’habitat è praticamente compenetrato all’altro tipo di habitat, il 5332 - Arbusteti termo-mediterranei e
pre-desertici – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, con il quale, in pratica viene a fondersi.
Quest’ultimo è complessivamente esteso circa 80 ettari e si sviluppa all’interno del SIC ITA040007 Pizzo della
Rondine, Bosco di Santo Stefano Quisquina solo per circa 1/5 della sua estensione totale; la rimanente parte ne
resta fuori.
L’habitat costituito dal bosco di Quercus ilex , esteso per una superficie di circa 100 ettari, è, invece,
interamente ricompreso all’interno dello stesso SIC.
L’habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia, è costituito, come già detto da un bosco
naturale a prevalenza di Leccio che palesa evidenti aspetti climacici. Questo bosco è da ritenere di notevole
interesse geobotanico, soprattutto in quanto sede di modelli sopravvissuti di quello che doveva essere il
ricoprimento vegetale di buona parte del settore collinare, all’interno della Sicilia centro-occidentale.
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Un discorso diverso può essere fatto per l’altro tipo di habitat. Esso non è che il primissimo stadio di evoluzione
della vegetazione su terreni che per la loro marginalità pedologica sono lasciati incolti o lo stadio finale del
processo di regressione che la vegetazione naturale subisce a causa di elevate forme di aggressione, quali
l’incendio ed il pascolo eccessivo. Almeno alle nostre latitudini, le fitocenosi riconducibili a questo tipo di
habitat sono ben lungi dall’essere considerate rare ed a rischio di scomparsa, e non presentano in sé, perciò, un
elevato pregio ecologico-naturalistico. Il loro valore, invece, è da ricercare nel fatto che essi hanno elevati indici
di biodiversità, dovuta anche alla presenza di una ricchissima fauna che qui trova i luoghi prediletti per la
nidificazione e la riproduzione.
V.5.9.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat.
Nessuno degli habitat considerati è incluso fra quelli considerati prioritari dalla direttiva europea.
Per quel che riguarda la valutazione della vulnerabilità ecologica degli habitat considerati, si osserva che tutti
presentano una forma alquanto allungata, col che risulterebbero più esposti a maggiori rischi circa la possibilità
di conservare le risorse interne agli habitat stessi. Fra i tre tipi di habitat, comunque, quello costituito dai boschi
leccio, fa evidenziare il minor grado di rischio, in quanto presenta i maggiori indici di superficie e di
compattezza ed una minore frammentarietà, pur se anch’esso a forma estremamente allungata.
Si rileva che il bosco di leccio è, in questa zona, in rapida espansione, anche per l’azione dell’Azienda Foreste
Demaniali che ha avviato ormai da qualche decennio un interessante processo di rinaturalizzazione dei boschi
artificiali di conifere che in questa zona occupano grosse superfici. Tale processo passa attraverso la
disseminazione delle specie che costituiscono la vegetazione naturale (leccio, soprattutto) ed una parallela
attività di diradamento delle conifere, per lasciar spazio alle specie di più elevato valore ecologico.
V.5.9.2 La pressione antropica esercitata.
L’area in esame riguarda la contrada Piane ove il Piano ha allocato una zona Cc – Complessi ricettivi all’aria
aperta, ricadente a cavallo del perimetro del SIC ITA040007 Pizzo della Rondine – Bosco di Santo Stefano
Quisquina, all’interno del quale essa và a sovrapporsi a due dei tre tipi di habitat riscontrati, in particolare
all’habitat 5330 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici e all’habitat 5332 – Arbusteti termo-
mediterranei e pre-desertici – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus.
In questa zona si trovano diversi complessi aziendali agricoli, generalmente orientati verso la produzione
zootecnica.
Di rilievo è anche la presenza di una struttura che ospita un’attività di ristorazione ed un’area attrezzata per il
campeggio. Il locale ha una capacità ricettiva di circa 250 unità e di circa un centinaio di posti roulotte.
Poco distante si trova anche una piccola azienda agrituristica, con una capacità ricettiva non superiore a 10
posti letto.
Notevole, in questa zona, risulta la frequenza degli incendi che si sviluppano nei mesi estivi e che interessano
generalmente i seminativi , ma spesso anche gli habitat da tutelare, ove inducono un forte impoverimento della
biodiversità
L’area boscata risulta meno aggredita dalle attività dell’uomo, tutelata com’è dal fatto che essa interessa suoli
demaniali sottoposti al controllo costante ed efficace del Corpo Forestale Regionale.
V.5.9.3 Normative di tutela operanti.
La presenza del bosco artificiale di conifere e dei boschi naturali a prevalenza di roverella, fa scattare il vincolo
sulle attività edilizie ai sensi dell’art. 10 della L.R. n. 16 del 6 aprile 1996 e s.m.i.
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Però, mentre all’interno della fascia di rispetto dei boschi naturali vige il vincolo assoluto di inedificabilità, nella
fasce di rispetto dei boschi artificiali il medesimo art. 10 lascia la possibilità di realizzare costruzioni anche se
entro il limite di densità fondiaria di 0,03 mc/mq. Questo fatto, ovviamente, viene a privare della necessaria
tutela gli habitat comunitari che si trovano ai margini dei boschi artificiali. In particolare risulterebbe esposto a
qualche rischio l’habitat comunitario 5332 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici – Gariga ad
Ampelodesmos mauritanicus. Si rileva, comunque, che risulterebbe in ogni caso operante il vincolo
paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 che il comma 11° dell’art. 10 della stessa legge
regionale 16/96 appone sulle fasce di rispetto dei boschi.
Resta esclusa dal vincolo di cui alla legge 16/96 e s.m.i., una larga parte della superficie interessata dall’habitat
5332 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, il quale, si
sottolinea, si trova all’esterno del SIC.
Gli altri vincoli che risultano operanti sull’area di criticità studiata sono:
Vincolo paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985 per la presenza nella zona dei seguenti elementi:
i alcuni Torrenti iscritti nell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Agrigento approvato con D.P. n°
1503 del 16/12/70 (vallone Realtavilla);
− Riserva orientata di Monte Cammarata);
− Aree boscate e sottoposte a vincolo di rimboschimento;
− Zone di rispetto attorno ai boschi ed alle fasce forestali (per effetto dell'art. 10 L.R. 16/1996)
− Aree montane nella parte eccedente i 1200 m.
vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923;
vincolo derivante dalla istituzione del SIC ITA 040007 Pizzo della Rondine – Bosco di santo Stefano Quisquina;
vincolo derivante dalla istituzione della Riserva naturale orientata Monte Cammarata;
vincolo di cui alla L.R. 27 dicembre 1978 n. 71.
aree soggette a rischio idrogeologico, in particolare per alcune aree classificate R3 ed R4;
vincolo di tutela degli acquiferi. D.P.R.S. 24 maggio 1988, n.236 per la presenza nella zona di diversi pozzi di
importanza interprovinciale.
vincolo di espianto degli ulivi.
vincolo per le fasce di rispetto stradali. D.P.R. 26 aprile 1993, n.147 e succ.mod.
Vincolo di acquedotto, oleodotto, gasdotto, per la presenza dell’acquedotto comunale e di un gasdotto.
V.5.9.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli
habitat e delle specie.
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L’allocazione della zona Cc – Complessi
ricettivi all’aria aperta in questo angolo
del territorio comunale, produce
problematiche di un certo rilievo in
relazione agli obiettivi di salvaguardia del
sito Natura 2000 ITA040007 Pizzo della
Rondine – Bosco di Santo Stefano
Quisquina. Questa zona,
complessivamente estesa ettari 17,
ricade in parte (Ha 2,9) all’interno del SIC
ITA040007 Pizzo della Rondine, Bosco di
Santo Stefano Quisquina e viene ad
occupare una prateria ad ampelodesma
(habitat 5332) ed una boscaglia dominata
dal leccio (habitat 5330). Ma anche
all’esterno del sito Natura 2000 questa
zona Cc viene ad interessare una prateria
di ampelodesma (per Ha 5,5) e una una boscaglia di leccio (per Ha 0,5). La rimanente parte, tutta esterna al SIC,
è occupata da seminativi e da pascoli.
Risulta del tutto evidente, dunque, come incompatibili siano le previsioni di Piano con le esigenze di tutela del
sito di interesse comunitario e degli habitat in esso presenti, in quanto esposti a sicura distruzione.
Si rappresenta, peraltro, che la Dir.
92/43/CEE, all’art. 6, vieta la
realizzazione di Piani o progetti che
incidono negativamente
sull’integrità dei siti Natura 2000, se
non, in assenza di soluzioni
alternative, allorquando esistono
“motivi imperativi di rilevante
interesse pubblico”. La Guida
all’interpretazione dello stesso art.
6 della Direttiva, edita dalla
Commissione Europea, chiarisce
poi, che il concetto “motivi
imperativi…..” è legato alla salute
umana o alla sicurezza pubblica, e
che, in ogni caso, soltanto
l’interesse pubblico promosso da
organismi pubblici o privati può
essere soppesato rispetto agli
obiettivi di conservazione della direttiva. Aggiunge la Guida che “è ragionevole considerare che i “motivi
imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale o economica” s riferiscono a
situazioni dove i piani o i progetti previsti risultano essere indispensabili:
Nel quadro di azioni o politiche volte a tutelare valori fondamentali per la vita dei cittadini (salute, sicurezza,
ambiente);
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Nel quadro di politiche fondamentali per lo Stato e la società;
Nel quadro della realizzazione di attività di natura economica o sociale rispondenti ad obblighi specifici di
servizio pubblico”.
Si fa rilevare, del resto, che l’intera zona Cc, così come discende dalle previsioni di Piano, risulta fortemente
limitata, nell’espletamento delle sue funzioni, dalla esistenza di diversi vincoli di natura normativa, ma anche di
natura geo-morfologica. Gran parte di questi suoli, infatti, oltre che essere sottoposta a vincoli di legge di
diversa natura (vincolo sulle attività edilizie ai sensi dell’art. 10 della L.R. n. 16 del 6 aprile 1996 e s.m.i., vincolo
paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985, vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923, per citare i
principali), presenta forti limitazioni anche di natura fisico-morfologica, dovute alla presenza di un corso
d’acqua di una certa importanza, iscritto nell’elenco delle acque pubbliche (vallone Realtavilla) e ad un grado di
acclività dei suoli che renderebbe problematico qualunque tipo di insediamento edilizio.
Si può concludere, perciò, che l’allocazione della ZTO Cc – Complessi ricettivi all’aria aperta, almeno per la parte
ricompresa all’interno del sito Natura 2000 e per la parte, anche se esterna ad esso, che viene ad interessare
una superficie sulla quale sono stati individuati due tipi di habitat assimilabili agli habitat comunitari 5330 e
5332, contrasta con le esigenze di tutela espresse dalla normativa europea e nazionale.
Diversamente, potrà essere
conservata l’attuale
destinazione di zona Cc per
quella superficie, occupata da
seminativi e da pascoli, che si
sviluppa su terreni
pianeggianti a ridosso della
strada provinciale Cammarata-
Santo Stefano Quisquina, in
quanto tale scelta non
risulterebbe essere
contrastante con le esigenze di
tutela del sito Natura 2000. In
tal modo, peraltro, si verrebbe
a trovare la giusta rispondenza
con quanto, in effetti, l’assetto
urbanistico di questa zona oggi
esprime. Qui, infatti, di
recente è stato realizzato un
complesso ricettivo che ospita
una larga superficie attrezzata per il campeggio e le strutture ad esso funzionali (posto di ristoro, alloggi, ecc…).
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V.5.10 Area 5 di possibile criticità di Piano.
V.5.10.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente
interessati.
V.5.10.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate.
Le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione, in prossimità dello Scalo ferroviario, di una zona D1 –
Aree produttive industriali, in relazione agli effetti che gli insediamenti qui previsti potrebbero espletare sulla
natura tutelata degli habitat presenti all’interno del SIC ITA040011 La Montagnola – Acqua Fitusa.
Il paesaggio vegetale di questa zona è dominato un po’ ovunque, dalla presenza delle colture agrarie, siano
esse seminativi o colture arboree da frutto. Mentre i terreni ubicati nella vallata del fiume Platani ospitano
colture di più alto reddito (pescheti, agrumeti, vigneti, pereti) (classe di uso del suolo 2.2.2), tutt’intorno,
invece, il paesaggio è dominato dalle colture erbacee, generalmente cereali avvicendati con le leguminose
(classe 2.1.1.2.1).
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Lungo uno degli affluenti del Platani, il vallone Passo Barbiere che riceve, attraverso il torrente Turibolo, le
acque reflue del centro abitato di Cammarata, si sviluppa, per una piccola fascia in prossimità della striscia
d’acqua, un tipo di vegetazione igrofila.
All’interno del SIC la vegetazione naturale presenta aspetti alquanto interessanti. Dominano qui, per superficie
e per importanza, le formazioni di macchia mediterranea dominate dalla euforbia (cl. 3.2.3.2.4) o dal
corbezzolo
V.5.10.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e
lineamenti del paesaggio, presenza di emergenze, grado di disturbo,
ecc..).
Come già si è detto il paesaggio è nettamente dominato dalle colture agrarie (seminativi e colture arboree da
frutto). Aspetti di vegetazione naturale sono rinvenibili nell’area della Montagnola – Acqua Fitusa e lungo i corsi
d’acqua, soprattutto il Fiume
Platani ed uno dei suoi affluenti,
il torrente Passo Barbiere, i
quali, anche d’estate
mantengono un minimo di
flusso idrico che fa insediare
specie vegetali di tipo igrofilo.
Nell’intorno il paesaggio denota
evidenti segni di
antropizzazione con
insediamenti rurali e produttivi,
arterie stradali di grande
viabilità, opere e linee
ferroviarie, elettrodotti,
acquedotti, ecc..
Anche nell’area naturalistica
della Montagnola le attività
dell’uomo segnano fortemente il paesaggio. La presenza di due grosse aree estrattive di materiali lapidei (si
rileva ricadenti in territorio di San Giovanni Gemini) rappresentano dei veri elementi di disturbo per le
emergenze naturalistiche qui presenti.
V.5.10.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale
dell’area, con riferimenti espliciti alle specie dominanti e/o più
espressive.
Sulla rete idrografica del territorio interessato in esame, caratterizzata da notevoli differenze di portata nei
diversi periodi dell’anno, si insedia una vegetazione composta da specie arbustive ed erbacee come Arundo
pliniana, Festuca arundinacea, Prunus spinosa, Phragmites australis, Artemisia arborescens, Oryzpsis miliacea,
Rhus coriaria, Ampelodesmos mauritanica. Sui depositi alluvionali di natura sabbiosa s’insediano comunità
vegetali riferite all’associazione Spartio-Nerietum oleandri, dominate da Nerium oleander, Spartium junceum,
Rubus ulmifolius. Nei siti poco disturbati, con substrati sub-salsi, ricchi in limo e argilla, si rinvengono
aggruppamenti caratteirizzati dalla dominanza di Tamarix africana, Tamarix gallica, Salix pedicellata, Salix alba.
Su aree alquanto ristrette localizzate esclusivamente all’interno del sito ITA 040011 La Montagnola-Acqua
Fitusa si rinvengono piccoli nuclei di arbusteti ad Arbutus unedo, su suoli a reazione sub-acida, esposti
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prevalentemente a nord. Il substrato su cui insiste questa cenosi è ricco di una microfauna fossile a Foraminiferi
e quindi di materiali silicei, quarzo, miche, ecc…, che gli conferiscono un certa acidità. Su questi suoli si trovano
insediate delle specie ad ecologia acidofila tipiche dell’Erico-Quercion ilicis che comprende, appunto, aspetti di
vegetazione termofila calcifuga, che costituisce la vicariante acidofila del Quercion ilicis. Le specie più
rappresentativa è Arbutus unedo, e poi, Anagyris foetida, Coronilla emerus subsp. emeroides, Cytisus villosus,
Cistus salvifolius, Cistus creticus, Pulicaria odora.
Sempre nell’area della Montagnola si rinvengono più nuclei di macchia mediterranea, appartenenti all’Oleo
sylvestris-Euphorbietum dendroidis che si insediano sia sul materiale litico in disfacimenti dei macereti, che
sulle pareti rocciose sub verticali, dove rivestono significato di tipo edafo-climacico. Tali espressioni sono
maggiormente presenti sui versanti soleggiati, dove lo strato arboreo e arbustivo è composto in prevalenza da
Ceratonia siliqua, Euphorbia dendroides, Olea europaea var. sylvestris, Phillyrea latifolia, Pistacia terebinthus,
Rhamnus alaternus e raramente da Pistacia lentiscus.
Sparse qua e la sui suoli più difficili e marginali, lasciati incolti si sviluppano delle fitocenosi che rientrano
nell’associazione Helictotricho convoluti-Ampelodesmetum mauritanici afferente all’Avenulo-Ampelodesmion
mauritanici, ordine Hyparrhenietalia hirtae, classe Thero-Bracypodietea. Oltre all’Ampelodesma contribuiscono
a formare la struttura della vegetazione Avenula cincinnata, Bituminaria bituminosa, Helictotrichon
convolutum, Foeniculum vulgare subsp. piperitum, Kundmannia sicula, Micromeria graeca subsp. graeca,
Reichardia picroides. Ad esse si associano diverse altr entità quali Andropogon distachyus, Calamintha nepeta,
Carlina sicula, Hypochoeris achyrophorus, Phagnalon saxatile, Serratula cichoracea, Sideritis romana,
Verbascum sinuatum, Trifolium stellatum. All’interno di questa tipologia sono frequenti diverse orchidee tra le
quali le endemiche Ophrys archimedea, Ophrys exaltata, Ophrys explanata, Oprhys oxyrrhynchos, Orchis
brancifortii, Orchis commutata.
Mosaico di appezzamenti e di colture che dal punto di vista fitosociologico può essere ascritto alla classe
Stellarietea mediae. Vi sono comprese le colture agrarie sia arboree che erbacee con le rispettive componenti
infestanti in cui prevalgono alcune specie della famiglia Poaceae (Avena fatua, Avena barbata, Bromus
fasciculatus, Hordeum murinum, Phalaris minor, Poa annua, ecc…) ed altre quali, Papaver rhoeas, Ranunculus
ficaria, Sinapis arvensis, Brassica rapa subsp. sylvestris, Oxalis pes-caprae, ecc...
V.5.10.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario
o prioritario ai sensi dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43
“Habitat”.
HABITAT RISCONTRATI:
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3290 - Fiumi mediterranei a flusso
intermittente con il Paspalo-Agrostidion.
5330 – Arbusteti termo-mediterranei e
pre-desertici.
5331 - Formazioni ad Euphorbia
dendroides
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5332 - Boscaglie termo-mediterranee e
pre-steppiche. Gariga ad Ampelodesmos
mauri tanica.
V.5.10.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di
interesse comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nell’habitat 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, è possibile riscontrare la presenza dell’orchidacaea Ophrys lunulata Parl.
Nulla da segnalare per quel che riguarda le specie animali.
V.5.10.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario
che richiedono una protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della
Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Sui suoli interessati dalle attività e dalle previsioni di PRG non vive nessuna specie vegetale di interesse
comunitario o prioritario ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”.
Nell’habitat 5332 – Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche – Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus, è possibile riscontrare la presenza dell’orchidacaea Ophrys lunulata Parl.
Fra le specie animali, negli habitat rilevati è possibile riscontrare la presenza delle specie:
Istrice (Hystrix cristata - Linnaeus, 1758); Lucertola campestre (Podarcis sicula - Rafinesque, 1810); Lucertola sicula (Podarcis wagleriana - Gistel, 1868); Biacco (Coluber viridiflavus - Lacépède, 1789; Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus - Otth, 1837); Gatto selvatico (Felis silvestris Schreber, 1777); Gongilo (Chalcides ocellatus - Forsskål, 1775); Orecchine meridionale (Plecotus austriacus - Fischer, 1829); Ramarro (Lacerta viridis - Laurenti, 1768); Saettone (Elaphe longissima - Laurenti, 1768);
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V.5.10.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello
locale/regionale/nazionale/internazionale.
Nella prateria ad Ampelodesma, che costituisce uno degli habitat rilevati sono frequenti diverse orchidee tra le
quali le endemiche Ophrys archimedea, Ophrys exaltata, Ophrys explanata, Oprhys oxyrrhynchos, Orchis
brancifortii, Orchis commutata.
V.5.10.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati.
Gli habitat comunitari individuati in questa zona, che possono potenzialmente essere interessati da effetti
generati dall’allocazione delle previsioni di Piano, riguardanti l’area industriale dello scalo ferroviario, sono
quattro:
3290 - Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-Agrostidion.
5330 – Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici.
5331 - Formazioni ad Euphorbia dendroides;
5332 - Boscaglie termo-mediterranee e pre-steppiche. Gariga ad Ampelodesmos mauri tanica;
nessuno dii questi habitat è definito prioritario. Fra essi gli ultimi tre sono compresi entro il perimetro del SIC
ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa, mentre l’ultimo ne è fuori.
La loro ampiezza è variabile dalle poche migliaia di metri quadri dell’habitat 3290 fino ai 90 ettari dell’habitat
5331.
Non tutti questi habitat presentano, secondo gli indicatori presi in considerazione (ampiezza, complessità
morfologica, grado di naturalità, stato di conservazione, rappresentatività e valore fitogeografico) un elevato
pregio ecologico-naturalistico.
Il primo di questi, che riguarda la vegetazione dei fiumi mediterranei a flusso intermittente, è confinato su una
esigua striscia entro il piano golenale di un torrente che riceve la acque reflue del centro abitato di Cammarata.
La sopravvivenza della tipologia di vegetazione che vi è insediata è strettamente legata alla presenza, anche nel
periodo estivo, di quel filo d’acqua fognaria. Ove ciò non fosse, le condizioni di aridità che caratterizzano questa
tipologia di aste idriche del nostro territorio nel periodo primaverile-estivo, determinerebbero un rapido
impoverimento della flora presente e la sostituzione con tipi vegetali più xerofili.
L’habitat ad arbusti termo-mediterranei, caratterizzato dalla presenza di Arbutus unedo, rappresenta, invece,
per queste zone, un elemento di un certo valore fitogeografico. Le specie, infatti, che compongono queste
formazioni vegetali hanno una ecologia acidofila e non sarebbero adatti a suoli calcarei quali sono,
generalmente, quelli di questa zona. Qui, però, il substrato su cui insistono queste cenosi, presenta, fra i suoi
costituenti, una elevata quantità di resti fossili di Foraminiferi che gli conferiscono un pH più basso rispetto alla
normalità.
Nessun rilievo particolare rivestono invece gli altri due tipi di habitat, che rappresentano l’espressione tipica
della macchia mediterranea e delle praterie steppiche di questa zona.
Si segnala che nella estrema parte nord dell’area del SIC è presente una sorgente di acque sulfuree che sgorga
dalla roccia. Attorno ad essa si sviluppa una vegetazione costituita principalmente da canneti. Diversi decenni
passati, era stato realizzato un piccolo stabilimento per le sfruttamento a fini termali di queste acque e dei suoi
fanghi. Oggi esso è semidiruto.
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Poco più in là sorge una delle aree archeologiche più importanti della provincia di Agrigento. In delle grotte
profondissime all’interno della roccia sono stati rinvenuti dei materiali provenienti dal paleolitico, i quali stanno
a dimostrare che qui abitavano nuclei della popolazione originaria della Sicilia.
V.5.10.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat.
Nessuno degli habitat rilevati e appena descritti è, secondo la definizione della Direttiva europea, un “habitat
prioritario”. I maggiori elementi di vulnerabilità di questi habitat sono legati alla presenza invadente e
determinante dell’uomo.
V.5.10.2 La pressione antropica esercitata.
L’aggressione che l’uomo fa alla natura di questi luoghi è davvero notevole. Su tutte la presenza di due cave di
materiali lapidei, una delle quali è stata chiusa di recente, e dei loro cantieri, rappresenta l’espressione
massima del disturbo arrecato. Ma l’azione dell’uomo non si ferma qui. Insediamenti abitativi sparsi un po’
ovunque, con i loro accessi che attraversano quest’area in tutte le direzioni; uno sfruttamento a pascolo
notevolissimo; la stretta frequenza degli incendi.
La ricorrenza quasi annuale dei fenomeni perturbativi d’incendio ed un eccessivo uso del pascolo, costituiscono
una seria minaccia per la sopravvivenza di questi habitat e possono condurre al degrado delle formazioni di
macchia in gariga.
Nell’intorno dell’area destinata dal PRG alle aree produttive industriali, il grado di antropizzazione è alquanto
elevato. Qui, infatti vi è la presenza della strada statale n. 189 Pa-Ag, la strada ferrata Pa-Ag con lo scalo
ferroviario di Cammarata e diversi insediamenti produttivi di vario genere (impianti di conglomerati cementizi,
imprese artigianali del legno e del ferro, insediamenti agricoli).
V.5.10.3 Normative di tutela operanti.
La presenza dei nuclei di macchi mediterranea fa scattare il vincolo sulle attività edilizie ai sensi dell’art. 10
della L.R. n. 16 del 6 aprile 1996 e s.m.i.
Gli altri vincoli che risultano operanti sull’area di criticità studiata e sul SIC ITA040011 La Montagnola-Acqua
Fitusa sono:
Vincolo paesaggistico ex lege 1497/1939 e 431/1985 per la presenza nella zona dei seguenti elementi:
− Zone di rispetto attorno alla macchia mediterranea; (per effetto dell'art. 10 L.R. 16/1996);
− Zona archeologica di Acqua Fitusa.
vincolo idrogeologico di cui al R. D. 3267/1923;
vincolo derivante dalla istituzione del SIC La Montagnola-Acqua Fitusa;
vincolo di espianto degli ulivi.
V.5.10.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli
habitat e delle specie.
Le previsioni di possibile criticità riguardano l’allocazione di una zona D1 – Aree produttive industriali, in
prossimità dello scalo ferroviario, in relazione agli effetti che gli insediamenti qui previsti potrebbero espletare
sulla natura tutelata degli habitat presenti all’interno del SIC ITA040011 La Montagnola – Acqua Fitusa. Il SIC in
questione ricade, come già si è avuto modo di dire, interamente sul territorio del vicino comune di San
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Giovanni Gemini e, pertanto, le previsioni del PRG di Cammarata non hanno nessuna influenza diretta sulle
esigenze di salvaguardia del sito.
In verità la distanza più breve tra quest’area industriale ed il limite esterno del Sic è di circa 600 metri, col che si
sarebbe potuti essere certi della mancanza anche di effetti significativi indiretti sul sito tutelato. Tuttavia, un
eccesso di scrupolo ed una cieca obbedienza al principio di precauzione dettato dalla normativa europea, ha
fatto propendere per un approfondimento di indagine, orientato, soprattutto, alla verifica dell’assenza di
particolari emissioni nocive nell’atmosfera che potrebbero, in qualche modo, arrecare disturbo alle emergenze
naturalistiche presenti all’interno del SIC. A tal fine sono stati eseguiti diversi ed accurati sopralluoghi sulla
zona, tesi a rilevare tutti quegli elementi utili ai fini dell’indagine.
L’area industriale prevista dal PRG in località Scalo ferroviario è estesa complessivamente 14 ettari circa, dei
quali più di due terzi sono occupati da insediamenti produttivi già esistenti e dalle relative pertinenze. Per il
resto la presenza di elementi quali il vallone Passo Barbiere, una strada comunale e la strada provinciale
Cammarata-Scalo ferroviario, con i vincoli di legge che essi impongono, limitano fortemente la possibilità di
realizzare nuovi insediamenti produttivi in questa zona. Pare, dunque, che il Piano abbia voluto, più che altro,
prendere atto dell’esistente.
L’indagine svolta, perciò, è stata finalizzata precipuamente, all’accertamento degli effetti che scaturiscono o
potrebbero scaturire dalle attività produttive oggi esistenti.
Si è verificato, in tal senso,che tali attività riguardano nello specifico un insediamento rurale zootecnico a
gestione familiare con un piccolo minicaseificio aziendale, un impianto per la conservazione e la
commercializzazione del formaggio pecorino (mai funzionante ed attualmente in fase di ristrutturazione), un
impianto di produzione di conglomerati cementizi, quattro opifici dei quali tre per la lavorazione del ferro ed
uno del legno.
La verifica dei cicli produttivi di queste attività ha portato ad escludere ogni forma di emissione, soprattutto
nell’aria, che possa risultare di nocumento alle emergenze naturalistiche che si trovano nella zona e nel sito
Natura 2000.
La notevole distanza, poi, che separa i luoghi ove queste attività produttive sono insediate dai siti naturalistici
maggiormente sensibili, rende praticamente nullo ogni altro tipo di disturbo che possa eventualmente scaturire
dalle attività suddette (disturbi legati alla emissione di rumori, di modifica del regime di scorrimento delle
acque, di inquinamento del suolo, ecc..).
V.6 VALUTAZIONE DI EVENTUALI IMPATTI CUMULATIVI DEGLI ALTRI
PIANI/PROGRAMMI/PROGETTI.
Un ulteriore adempimento, necessario per completare il quadro valutativo del presente studio, deve essere
affrontato, coerentemente alle indicazioni comunitarie, procedendo ad una accurata ricognizione finalizzata ad
individuare tutte le azioni introdotte da altri piani di interesse territoriale che, singolarmente o congiuntamente
alle azioni del PRG, possano determinare ulteriori incidenze negative sullo stato di conservazione e
mantenimento dei siti SIC. Tali azioni, riferibili sostanzialmente ai Piani di Sviluppo del Progetto Integrato
Territoriale Magazzolo-Platani e al GAL Quisquina, sono state analiticamente considerate e di seguito
relazionate.
V.6.1 Il Progetto Integrato Territoriale (PIT) Magazzolo-Platani.
L’area Pit è costituita da 12 comuni (tutti con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti) della porzione nord-
occidentale della provincia di Agrigento: Alessandria Della Rocca, Bivona, Burgio, Cammarata, Casteltermini,
Cianciana, Lucca Sicula, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina,
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Villafranca Sicula, per una popolazione di poco più di 50.000 residenti ed una superficie di 777 Kmq. Il territorio
comprende una porzione dei Monti Sicani e una parte della valle del Platani, che accoglie le principali vie di
comunicazione tra l’area di Palermo e la costa agrigentina.
In termini ambientali si caratterizza per la presenza di un paesaggio collinare solcato da diversi corsi d’acqua e
punteggiato da alcune aree particolarmente pregevoli dal punto di vista naturalistico, oltre che da un
patrimonio culturale di carattere rurale abbastanza diffuso.
Dal punto di vista socio-economico si evidenziano molte delle caratteristiche peculiari delle aree interne
siciliane, quali forme diffuse di declino demografico, carenze dal punto di vista infrastrutturale, un alto tasso di
disoccupazione rispetto alla media regionale e alle aree più costiere della stessa provincia di Agrigento (oltre il
40% della popolazione attiva).
L’economia è prevalentemente incentrata sulle produzioni agricole e zootecniche, sebbene il sistema delle
imprese appaia particolarmente frammentato, poco incline ad innescare processi di innovazione. Come per
altre aree agricole del territorio regionale i dati evidenziano una certa difficoltà di collegamento tra le
produzioni e la fase di commercializzazione. Più recentemente si segnalano forme di cooperazione più stabili
tra le istituzioni locali e le parti sociali che sono sfociate in iniziative di programmazione negoziata e che
denotano una visione del sistema locale quale distretto rurale specializzato in alcune produzioni tipiche
dell’area.
L’idea forza del PIT è rappresentata da un progetto di marketing territoriale basato sulla comunicazione
culturale e socio-economica delle peculiarità del “SISTEMA INTEGRATO AD ALTA NATURALITÀ DEI MONTI
SICANI” e della Valle del Platani, area ad altissimo pregio ambientale.
Obiettivi:
− Obiettivo globale:
o creare le condizioni per ridurre la disparità e i ritardi di sviluppo e migliorare la coesione
economica e sociale.
− Obiettivi specifici:
o preservare l’ambiente;
o valorizzare la qualità delle produzioni agricole ed agroindustriali locali in contesti di filiera;
o valorizzare i beni culturali esistenti attraverso il loro inserimento in circuiti turistici;
o sviluppare la domanda di turismo naturalistico;
o favorire con apposite azioni formative, promozionali e di supporto alla nascita di iniziative
consortili ed associative, il superamento delle attuali condizioni di sottosviluppo economico
dell’area;
o miglioramento delle condizioni infrastrutturali per lo sviluppo dell’area PIT.
Azioni principali
Per il raggiungimento degli obiettivi di cui sopra il PIT ha intrapreso delle azioni di intervento tratte dall’
insieme delle Misure che hanno costituito il POR Sicilia, conformemente alle strategie di Lisbona e Götenborg e
cioè tendenti a:
- sostenere lo sviluppo di nuova imprenditorialità
- creare nuova occupazione;
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- stimolare e sostenere l’industria, le PMI, l’ artigianato;
- migliorare la qualità della vita e lo sviluppo sociale;
- potenziare la dotazione infrastrutturale del e sul territorio;
- stimolare la realizzazione di politiche di rete;
- stimolare e favorire processi di internazionalizzazione delle imprese.
V.6.2 Il gruppo di azione locale “Quisquina – Terre di Halycos”
L’Associazione "Platani Quisquina – GAL O/C della Quisquina" è un'associazione senza personalità giuridica che,
nel quadro di un approccio globale e multisettoriale della realtà locale, intende realizzare o promuovere
iniziative in qualunque settore, atte a valorizzare sotto ogni aspetto ed in ogni forma opportuna, le risorse
locali, al fine di stimolare uno sviluppo durevole ed equilibrato della zona del Platani – Quisquina, appartenente
alla provincia di Agrigento. A tal fine l’associazione svolgerà attività di promozione, gestione, sorveglianza e
diffusione di iniziative di sviluppo locale anche attraverso la concezione e attuazione di un piano di sviluppo
locale ( PSL ) a valere sul programma comunitario LEADER +, nonché di ogni attività diretta allo sviluppo
produttivo e occupazionale del territorio dei comuni della zona suddetta.
L’associazione rappresenta unitariamente gli interessi di tutti i soggetti pubblici e privati sottoscrittori ed
aderenti ai progetti di sviluppo locale. Essa promuove le azioni di sviluppo locale attraverso lo strumento della
concertazione coinvolgendo prevalentemente soggetti operanti a livello locale, sia pubblici che privati.
Il Leader, la cui sigla si riferisce a "legami tra azioni per lo sviluppo dell'economia rurale", è un P.I.C. ovvero un
"Programma d'Iniziativa Comunitaria" che ha dato la possibilità, negli ultimi decenni, di realizzare forme di
programmazione dal basso di comprensori rurali e di gestione fortemente avanzate su cui si sono innestati
successivamente tutti i modelli di programmazione negoziata, prima fra tutti i patti territoriali. In questi ultimi
anni, le politiche a favore delle aree rurali si sono sempre più orientate a sostenere strategie di sviluppo basate
sull'attuazione di progetti integrati, sostenibili e promossi da partnership composti dalle forze economiche,
sociali e istituzioni locali. In questo contesto il Leader ha rappresentato un'importante occasione per
sperimentare e diffondere questa metodologia d'azione nelle zone rurali dell'Unione Europea. Il filo conduttore
è, quindi, quello di una strategia pilota di sviluppo integrato e sostenibile che fa capo ad un "Piano di Sviluppo
Locale" di un'area ristretta, fondata su un partenariato e imperniata su un tema caratteristico dell'identità del
territorio.
Il Leader Plus rappresenta la terza edizione dell'iniziativa comunitaria a favore delle aree rurali e si propone di:
-favorire l'attuazione di Piani di Sviluppo Locale (PSL) basati su strategie di sviluppo originali e di qualità,
costruite attorno ad uno o più temi prioritari (temi catalizzatori), e su azioni integrate e/o complementari con
gli obiettivi di sviluppo dei programmi strutturali;
-sostenere l'azione dei Gruppi di Azione Locale (G.A.L.) impegnati nella realizzazione del PSL;
-incentivare l'apertura delle aree rurali anche verso gli altri paesi europei ed extraeuropei promuovendo la
realizzazione di progetti di cooperazione transnazionale (fra territori appartenenti a diversi stati membri) e
interterritoriale ( fra territori all'interno di uno stato membro);
-promuovere la diffusione di esperienze, conoscenze e know-how attraverso la creazione di unità di animazione
locali, regionali e nazionali.
Il PSL "Terre di Halykos", proposto dal G.A.L. Platani-Quisquina, è fra i 128 Piani di Sviluppo Locale che i Italia le
Regioni hanno selezionato.
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Il PSL (Piano di sviluppo locale ) è articolato in misure strettamente connesse ai temi catalizzatori principali. I
temi catalizzatori attorno al quale è stato costruito il PSL sono la valorizzazione dei prodotti locali, in particolare
agevolando mediante un'azione collettiva l'accesso ai mercati delle piccole strutture produttive e il
miglioramento della qualità della vita delle zone rurali.
La scelta dei due temi catalizzatori è scaturita sulla base di un'analisi della realtà socio-economica e attraverso
una serie di incontri svolti con gli operatori del tessuto socio-economico per individuare i punti di forza e di
debolezza del comprensorio. Si ritiene che tutti gli elementi selezionati per la costruzione del PSL possano
essere in grado di fare innescare su tutto l'intero territorio un serio processo di sviluppo socio-economico.
Gli obiettivi previsti nel PSL sono:
- la nascita di nuovi prodotti, processi e servizi che includano le specificità locali;
- il maggiore sfruttamento delle risorse endogene;
- l'interconnessione tra settori tradizionalmente distinti;
- il ridimensionamento delle forme di esclusione sociale;
- l'attivazione sul territorio di un serio processo di sviluppo economico sostenibile e duraturo.
Il Piano comprende due sezioni, la prima riguarda le Strategie territoriali di sviluppo rurale di carattere
integrato e pilota, la seconda il sostegno alla cooperazione tra territori rurali.
All'interno della prima sezione sono state previste:
- misure che prevedono l'aumento della competitività sociale attraverso interventi volti all'attivazione
di strutture in grado di fornire servizi innovativi alla popolazione (laboratori teatrali e musicali, atelier,
spazi per l'esposizione, cineforum; centri di animazione culturale a misura di bambini, anziani e
giovani; centri di promozione culturale delle risorse umane per categorie emarginate e a rischio di
emarginazione; centri di educazione alla legalità; centri di aggregazione interculturali, accesso ai
servizi informativi e delle comunicazioni, servizi assistenziali e sociali, servizi a domicilio, servizi post-
scolastici, servizi di alfabetizzazione informatica, per il tempo libero e lo sport, ecc.);
- misure che prevedono l'aumento della competitività ambientale attraverso interventi volti alla
valorizzazione di beni ambientali, museali e culturali del comprensorio;
- misure che prevedono l'aumento della competitività economica attraverso interventi volti al
potenziamento delle imprese di filiera o di sistema produttivo locale, la costituzione di consorzi, la
promozione della formula del telelavoro allo scopo di proporre nuove soluzioni di occupazione e
influire positivamente sulla qualità della vita di quegli addetti residenti in territori isolati, la
realizzazione di progetti pilota di "bottega scuola" per la qualificazione, la conservazione ed il
trasferimento di tecniche dei mestieri tradizionali a fini produttivi, didattici e culturali; infine misure
che prevedono il potenziamento e la riqualificazione del personale attraverso la realizzazione di corsi
di formazione rivolti sia ai disoccupati che agli occupati del comprensorio.
La seconda sezione prevede tutti quegli interventi necessari alla promozione della cooperazione sia
interterritoriale che transnazionale, proponendo progetti che permettano l'interconnessione del comprensorio
del GAL con altre realtà territoriale nazionali e internazionali al fine di favorire lo scambio di esperienze, il
trasferimento di know-how e facilitare l'internazionalizzazione dei prodotti locali.
Sia le azioni previste nel Progetto Integrato Territoriale Magazzolo-Platani, così come quelle del Piano di
Sviluppo Locale del Gruppo di Azine locale “Quisquina – Terre di Halycos”, dunque, sembrano orientate
sostanzialmente, al perseguimento di una strategia di sviluppo intesa a coniugare la tutela e la conservazione
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delle risorse socio-ambientali con uno sviluppo economico e sociale che utilizzi come mero vantaggio
competitivo la qualità delle risorse stesse e che rafforzi, nel medio e lungo periodo, l’interesse delle comunità
locali alla cura del territorio e del patrimonio in esso contenuto. Questo certamente, non solo non è in
contrasto con le esigenze di tutela dei siti della rete Natura 2000 ma anzi, collocandosi nella stessa direzione, le
rafforza.
VI CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. Alla luce delle risultanze della valutazione appropriata è possibile concludere che il Piano Regolatore Generale
di Cammarata, nella sua sostanza, non apporterà, se non per il caso dell’allocazione della zona Cc – Aree
ricettive all’aria aperta in contrada Piane, effetti in grado di pregiudicare l’integrità dei siti Natura 2000
ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci, ITA040007 Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano Quisquina,
ITAO20011 Rocche di Castronovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea, ITA040011 La Montagnola-Acqua Fitusa.
Il confronto tra gli effetti sull’ecosistema dei SIC, dovuti ai fattori potenziali di impatto del PRG e gli obiettivi di
conservazione degli habitat tutelati e delle specie protette ha evidenziato come il livello di incidenza del PRG
sui SIC possa essere ragionevolmente considerato non rilevante e non significativo secondo gli orientamenti
normativi europei.
Le fasi di valutazione esposte dimostrano, infatti, una complessiva e sostanziale compatibilità della suddivisione
del territorio comunale in Zone Territoriali Omogenee e delle previsioni puntuali, con le esigenze di
conservazione degli habitat di interesse comunitario.
Il Piano Regolatore è apparso orientato a promuovere lo sviluppo del territorio comunale, in larga parte ancora
depresso, nella direzione di un recupero e della valorizzazione dell’enorme patrimonio ambientale qui
presente, prevedendo un modello nuovo, indirizzato verso la valorizzazione congiunta e sinergica delle risorse
culturali, paesaggistiche, dell’architettura minore, dei luoghi della cultura materiale e dei mestieri tradizionali,
delle produzioni tipiche, del paesaggio agrario, del sistema insediativo. Il fatto che il recupero del centro
storico, con il carico di valori che esso porta, sia stato al centro dell’azione del PRG, dimostra come proprio
questo sia stato l’indirizzo verso il quale lo strumento urbanistico si è mosso.
La realizzazione di servizi ed infrastrutture essenziali, improntate alla sostenibilità, ci pare che sia stato il
presupposto per lo sviluppo complessivo del territorio, che è, peraltro, il principale freno allo spopolamento di
questi territori, al loro degrado, alla perdita di quell’enorme patrimonio culturale, storico, di tradizioni che esso
possiede.
Alla luce di tali considerazioni è possibile riassumere le conclusioni della valutazione di incidenza del progetto di
Piano Regolatore Generale di Cammarata, ai sensi dell’art. 6, paragrafi 3 e 4, secondo il seguente schema
proposto dalla Guida metodologica della Commissione Europea.
SINTESI DELLE VALUTAZIONI PREVISTE DALL’ART. 6, PARAGRAFI 3 E 4
Informazioni dettagliate del progetto e delle agenzie ed organismi coinvolti
Indicare la denominazione del
progetto ed una breve
descrizione
Il Piano Regolatore Generale è lo strumento dell’intervento pubblico che regola
l’insediamento delle infrastrutture edilizie per le esigenze e le attività abitative,
economiche e produttive sull’intero territorio comunale. Il PRG di Cammarata
provvede la suddivisione in Zone Territoriali Omogenee con relative normative
e disciplina urbanistico-edilizia. Provvede, nel contempo, alla localizzazione
delle strutture e infrastrutture riferite ai servizi e al sistema di mobilità.
La descrizione di dettaglio delle diverse previsioni è contenuta nel cap. V della
presente relazione
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Indicare la denominazione, il
numero di codice Natura 2000 e
la descrizione dei siti interessati
ITA040005 MONTE CAMMARATA – CONTRADA SALACI.
Il sito è esteso 2.106 ettari ed interessa gran parte del massiccio montuoso di
Monte Cammarata e le sue vette minori. Ricade quasi interamente sul territorio
di Cammarata (85,11%) e poi su San Giovanni Gemini (14,88%) e in piccolissima
parte anche su Castronovo di Sicilia (0,01%).
Le caratteristiche generali del sito, degne di rilievo, sono individuate nel
rinvenimento di reperti fossili del Trias che testimoniano la presenza di
ambienti marini, e nel particolare bioclima, ascrivibile al tipo
Mesomediterraneo superiore subumido superiore.
La qualità ed importanza, soprattutto per la sua designazione quale SIC, sono
individuate nella varietà e diversificazione della flora, che comprende numerose
specie di interesse fitogeografico. Fra queste sono poste in rilievo le cenosi
specializzate a cui partecipano numerose specie endemiche e rare, diffuse in
ambienti rupicoli e nei brecciai e gli aspetti di bosco igrofilo a pioppi, salici e
frassini presenti lungo i corsi d’acqua ed in particolare in località Salaci.
La vulnerabilità è valutata media rispetto al rischi d’incendio.
ITA040007 PIZZO DELLA RONDINE – BOSCO DI SANTO STEFANO QUISQUINA
Il sito è esteso complessivamente 3.078 ettari dei quali 2.489 ricadono su
territorio di Santo Stefano Quisquina (80,87%) e 588 ettari su Cammarata
(19,13%).
La qualità ed importanza del sito è posta in relazione alla diversificazione geo-
pedologica che determina una varietà di flora e vegetazione. Nel comprensorio
sono state censite oltre 600 specie di piante vascolari. Tra queste alcune
presentano interesse fitogeografico, come Celtis tournefortii, Trifolium brutium,
Anthemis cupaniana, Aster sorrentinii, ecc..
Il sito, inoltre, presenta una ben diversificata fauna, comprendente molte specie
di vertebrati rari e/o minacciati, soprattutto falconiformi.
Fra i principali fenomeni di disturbo per gli aspetti biocenotici ed ambientali
sono da menzionare soprattutto gli incendi, la riforestazione con specie
esotiche e la caccia; sono altresì da aggiungere altri fenomeni legati alle attività
antropiche (edificazione sparsa, apertura di cave, ampliamento della rete viaria,
coltivazioni, pascolo, bracconaggio, ecc…) ed inoltre, eccessivo carico di
bestiame ed eccessiva parcellizzazione del paesaggio.
ITA020011 – ROCCHE DI CASTRONOVO - PIZZO LUPO - GURGHI DI S. ANDREA.
L’area del SIC include, oltre ad una vasta superficie prevalentemente boscata,
anche i rilievi sovrastanti l’abitato di Castronovo di Sicilia (Pizzo della Guardia ed
il Cassero) nonché quelli di Pizzo Lupo e Pizzo San Cono; rientra nel sito anche
un tratto del fiume Platani.
Va segnalato che, a differenza di quanto indica il toponimo del SIC, l’attuale
delimitazione riportata nella scheda ufficiale esclude invece il Gurgo di S.
Andrea (Lercara Friddi), localizzato, appunto, ai margini esterni dell’area.
Considerato che è questo un biotopo di rilevante interesse naturalistico, più
volte citato nella letteratura geobotanica, per la presenza di alcune specie
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vegetali di rilevante interesse fitogeografico (Nepeta tuberosa, Utricularia
australis, ecc..), l’estensore del formulario standard auspica una corretta
ridelimitazione del SIC, che preveda, appunto, l’inclusione della stessa area
all’interno del SIC.
L’elevata eterogeneità ambientale diversifica un paesaggio vegetale assai
articolato e vario, nel cui ambito si rilevano le unità seriali dell’olivastro (Oleo-
Euphorbio dendroidis sigmetum), del leccio (Aceri campestris-Querco ilicis
sigmetum), della quercia castagnara (Oleo-Querco virgilianae sigmetum) e del
Salice pedicellato (Ulmo-Salico pedicellatae sigmetum). Alle succitate serie sono
altresì da aggiungere le microgeoserie legate a condizioni edafiche particolari,
come nel caso delle pareti rocciose, delle aree detritiche, delle pozze d’acqua,
ecc.
La qualità ed importanza, soprattutto per la sua designazione quale SIC, sono
individuate nel fatto che trattasi di un’area di rilevante pregio naturalistico-
ambientale e paesaggistico. Nel formulario stesso sono indicate alcune entità
vegetali la cui presenza nel territorio è ritenuta di rilevante interesse
fitogeografico. Il sito, inoltre, presenta una fauna comprendente specie di
vertebrati rare e/o minacciate.
La vulnerabilità del sito è messa in relazione soprattutto con gli incendi e la
caccia.
ITAO40011 LA MONTAGNOLA – ACQUA FITUSA.
Il sito riveste la sua importanza in quanto sede di una flora vascolare
rappresentata da circa 700 specie, delle quali molte incluse nelle liste rosse.
Sotto il profilo vegetazionale si riscontrano in esso boscaglie aperte a Quercus
virgiliana, aspetti di macchia, ampelodesmeti, comunità rupicole e dei detriti,
oltre a limitate praterie igrofile e canneti (sorgente Acqua Fitusa). Larga
incidenza hanno le colture agrarie.
La vulnerabilità del sito è messa in relazione soprattutto con gli incendi e la
caccia. E’ valutata media rispetto al rischi d’incendio.
Elencare le agenzie e gli altri
organismi consultati ai fini delle
valutazioni
Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio.
Comune di Cammarata.
Sovrintendenza ai beni Culturali e Ambientali di Agrigento.
Arpa Sicilia.
Azienda Foreste Demaniali - Ufficio di Agrigento
Corpo Forestale Regionale
GAL Quisquina.
Elencare i documenti e le
relazioni di valutazione,
indicandone gli autori
Ruolo
Nominativo
Qualifica
Recapito
Coordinamento
generale e
responsabilità
professionale
Vincenzo
Maggio
Dr. Agronomo
Agronomo
paesaggista
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Estensore dello
studio
Consulente per
vegetazione e
connessioni
ecologiche
Maurizio
Rotolo Dr. Forestale
Consulente per
uso del suolo,
dati territoriali
ed elaborazioni
cartografiche
Giuseppe
Mangiapane Dr. Agronomo
Ecologia e
componenti
abiotiche
Vincenzo
Narcisi Dr. Forestale
Elencare tutti i documenti
pertinenti esaminati nel corso
delle valutazioni
Direttiva 79/409/CEE.
Direttiva 92/43/CEE.
Direttiva 97/62/CEE.
D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357.
La gestione dei siti Natura 2000 – Guida all’interpretazione dell’art. 6 della
direttiva habitat.
Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della rete
Natura 2000 – Guida metodologica alle disposizioni dell’art. 6, paragrafi 3 e 4
della direttiva “habitat” 92/43/CEE.
Interpretation manual of European Union habitats 25 april 1996.
Interpretation manual of European Union habitats EUR 25 April 2003.
Manuale per la gestione dei siti Natura 2000 Direzione Protezione della Natura
– Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
European Environmental Agency (EEA) “Guidelines for data collection for the
Dobris+3 Report”.
OECD “Environmental Indicators – Core set”.
Linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Linee guida per la Valutazione di Impatto Ambientale A.N.P:A. Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
EUROSTAT (Ufficio statistico della Commissione Europea) “Environmental
Pressare Index”.
Strumenti ed indicatori per la salvaguardia della biodiversità – Regione del
Veneto. Progettazione e gestione ambientale e del territorio.
Piano Forestale Regionale della Sicilia. Linee Guida.
Raccolta documentale bibliografica di pubblicazioni scientifiche sull’ambiente
naturale del territorio dei Monti Sicani (vedi bibliografia citata).
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Mappe e documentazioni storiche.
Atti di programmazione comunale.
Deliberazioni comunali sugli atti di programmazione.
Analisi territoriali condotte per l’elaborazione del Piano Regolatore Generale.
Studio Agricolo Forestale propedeutico alla redazione del PRG.
Linee Guida per il Piano Paesistico Regionale.
SIT regionale.
Piano di Sviluppo Locale del Gal “Quisquina – Terre di Halycos”.
Piano di Sviluppo del PIT Magazzolo-Platani.
Dati derivanti dai rilievi diretti in campo per le indagini vegetazionali e
floristiche.
Valutazioni condotte ai sensi dell’art. 6, paragrafi 3 e 4
Livello I
Risultati dell’identificazione
preliminare e valutazione della
significatività dell’incidenza
Sulla base delle valutazioni effettuate nella fase di screening non è stato
possibile escludere, data la complessità del Piano, la probabilità che potesse
esistere un certo margine di incertezza che consentisse di escludere effetti
negativi sul SIC e, pertanto, si è reso necessario un ulteriore approfondimento.
Livello II
Valutazione dell’incidenza
sull’integrità dei siti e
valutazione delle misure di
mitigazione
Alla luce delle considerazioni effettuate e dei risultati emersi nell’ambito della
fase di valutazione appropriata, è stato possibile concludere che il Piano
Regolatore Generale di Cammarata non produrrà effetti in grado di
pregiudicare l’integrità dei siti Natura 2000:
ITA ITA040005 MONTE CAMMARATA – CONTRADA SALACI.
ITA040007 PIZZO DELLA RONDINE – BOSCO DI SANTO STEFANO QUISQUINA
ITA020011 – ROCCHE DI CASTRONOVO - PIZZO LUPO - GURGHI DI S. ANDREA.
ITAO40011 LA MONTAGNOLA – ACQUA FITUSA.
Conclusioni della valutazione di incidenza ai sensi dell’art. 6, paragrafi 3 e 4
Alla luce delle risultanze della valutazione appropriata è possibile concludere che il Piano Regolatore
Generale di Cammarata, nella sua sostanza, non apporterà, se non per il caso dell’allocazione della zona Cc
– Aree ricettive all’aria aperta in contrada Piane, effetti in grado di pregiudicare l’integrità dei siti Natura
2000 ITA040005 Monte Cammarata-C.da Salaci, ITA040007 Pizzo della Rondine-Bosco di Santo Stefano
Quisquina, ITAO20011 Rocche di Castronovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea, ITA040011 La Montagnola-
Acqua Fitusa.
Il confronto tra gli effetti sull’ecosistema dei SIC, dovuti ai fattori potenziali di impatto del PRG e gli obiettivi
di conservazione degli habitat tutelati e delle specie protette ha evidenziato come il livello di incidenza del
PRG sui SIC possa essere ragionevolmente considerato non rilevante e non significativo secondo gli
orientamenti normativi europei.
Le fasi di valutazione esposte dimostrano, infatti, una complessiva e sostanziale compatibilità della
suddivisione del territorio comunale in Zone Territoriali Omogenee e delle previsioni puntuali con le esigenze
di conservazione degli habitat di interesse comunitario.
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I Introduzione. Le ragioni di questo studio. ....................................................................................................... 1
II Quadro normativo. .......................................................................................................................................... 1
II.1 Le direttive comunitarie e la rete Natura 2000. ...................................................................................... 1
II.2 La legislazione nazionale di attuazione. .................................................................................................. 4
II.3 La normativa siciliana. ............................................................................................................................. 6
II.4 Risultanze del progetto LIFE 99NAT/IT/006279. Le linee guida ed il manuale per la gestione dei siti
Natura 2000. ...................................................................................................................................................... 10
II.5 I documenti di indirizzo. ........................................................................................................................ 14
III La Valutazione di Incidenza applicata al PRG di Cammarata. Riferimenti ed impianto metodologico. ........ 16
III.1 Gli scopi perseguiti. ............................................................................................................................... 16
III.2 I siti Natura 2000 interessati dalla Valutazione di Incidenza applicata al PRG di Cammarata. ............. 16
III.3 Riferimenti ed impianto metodologico. ................................................................................................ 18
IV La Valutazione di Incidenza applicata al PRG di Cammarata. Livello I: Screening. ........................................ 20
IV.1 Premesse. .............................................................................................................................................. 20
IV.2 Descrizione del Piano Regolatore Generale del Comune di Cammarata. ............................................. 22
IV.2.1 Avvertenza. ................................................................................................................................. 22
IV.2.2 Iter amministrativo...................................................................................................................... 22
IV.2.3 La Pianificazione sovraordinata. .................................................................................................. 23
IV.2.4 Elaborati progettuali e studi propedeutici. ................................................................................. 24
IV.2.4.1 Lo studio geologico. ................................................................................................................ 24
IV.2.4.2 Lo studio agricolo-forestale. ................................................................................................... 25
IV.2.5 Le dimensioni ed i temi progettuali del PRG. .............................................................................. 27
IV.2.6 Gli obiettivi generali del progetto di PRG. ................................................................................... 27
IV.2.7 Criteri seguiti nella progettazione del PRG. ................................................................................ 28
IV.2.8 I temi affrontati e le previsioni di PRG. ....................................................................................... 29
IV.2.8.1 La grande viabilità. .................................................................................................................. 29
IV.2.8.2 Il verde agricolo produttivo. ................................................................................................... 29
IV.2.8.3 Le aree di verde agricolo compromesso. ................................................................................ 30
IV.2.8.4 Le zone per le attività produttive. ........................................................................................... 31
IV.2.8.5 Le aree protette. ..................................................................................................................... 32
IV.2.8.6 Le nuove aree residenziali. ..................................................................................................... 33
IV.2.8.7 Le attrezzature e i servizi. ....................................................................................................... 34
IV.2.8.8 L’abitato esistente. ................................................................................................................. 35
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IV.2.8.9 Il centro storico. ...................................................................................................................... 35
IV.2.9 I dati dimensionali del Piano. ...................................................................................................... 36
IV.2.9.1 Il comparto residenziale.......................................................................................................... 36
IV.2.9.2 I comparti produttivi. .............................................................................................................. 36
IV.2.9.3 Verifica degli standard. ........................................................................................................... 37
IV.2.10 Programma e fasi di attuazione del Piano. .................................................................................. 37
IV.2.11 La ripartizione del territorio in Zone Territoriali Omogenee (ZTO). ............................................ 38
IV.2.11.1 Destinazione d’uso delle zone. ........................................................................................... 38
IV.2.11.2 Descrizione delle ZTO, parametri urbanistici, interventi ammissibili e loro modalità. ....... 39
IV.2.11.2.1 Zone omogenee A. ........................................................................................................... 39
IV.2.11.2.1.1 Zona omogenea A1 – Centro storico urbano............................................................. 40
IV.2.11.2.1.2 Zona omogenea A2 – Borgo Callea. ........................................................................... 40
IV.2.11.2.2 Zone omogenee B. ........................................................................................................... 41
IV.2.11.2.2.1 Zona B1 – Area urbana consolidata. .......................................................................... 42
IV.2.11.2.2.2 Zone B2 – Aree urbane da completare. ..................................................................... 42
IV.2.11.2.3 Zone C. ............................................................................................................................. 43
IV.2.11.2.3.1 Zone C1 – Aree di espansione urbana. ...................................................................... 44
IV.2.11.2.3.2 Zone C2 – Aree residenziali periurbane. .................................................................... 44
IV.2.11.2.3.3 Zone C3 – Zone residenziali a bassa densità. ............................................................. 45
IV.2.11.2.3.4 Zone C4 – Zone residenziali a bassa densità. ............................................................. 45
IV.2.11.2.3.5 Zone Cr – Borgo Callea. ............................................................................................. 45
IV.2.11.2.3.6 Zone Ct – Complessi turistico-alberghieri-ricettivi. ................................................... 46
IV.2.11.2.3.7 Zone Cc – Complessi ricettivi all’aria aperta. ............................................................ 47
IV.2.11.2.4 Servizi della residenza. ..................................................................................................... 47
IV.2.11.2.5 Zone D. ............................................................................................................................. 48
IV.2.11.2.5.1 Zone D1 – Aree produttive industriali. ...................................................................... 49
IV.2.11.2.5.2 Zone D2 – Aree per la piccola industria e l’artigianato. ............................................. 50
IV.2.11.2.5.3 Zone D3 – Aree per attività commerciali. .................................................................. 50
IV.2.11.2.6 Zone E. ............................................................................................................................. 51
IV.2.11.2.6.1 Zone E1 – Aree agricole periurbane. ......................................................................... 53
IV.2.11.2.6.2 Zone E2 – Verde agricolo produttivo. ........................................................................ 55
IV.2.11.2.6.3 Zone E3.1 – Aree boscate e di vegetazione ripariale. ................................................. 58
IV.2.11.2.6.4 Zone E3.2 – Aree artificialmente rimboschite. ........................................................... 59
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IV.2.11.2.7 Beni culturali isolati. Masserie e fabbricati rurali di interesse storico-documentativo. .. 59
IV.2.11.2.8 Area archeologica. ........................................................................................................... 61
IV.2.11.2.9 Zone EF – Zone di parco fluviale agricolo del Platani. ...................................................... 61
IV.2.11.2.10 Zone F – Attrezzature e servizi di livello urbano e territoriale. ...................................... 62
IV.2.11.2.11 Interventi sulla viabilità esistente. ................................................................................. 64
IV.2.11.2.12 Nuova viabilità e verde stradale. ................................................................................... 64
IV.2.11.2.13 Vincoli di inedificabilità. ................................................................................................. 65
IV.2.11.2.14 Aree soggette a rischio idrogeologico. .......................................................................... 66
IV.2.11.2.15 Aree ad alto grado di pericolosità geologica. ................................................................ 67
IV.2.11.2.16 Aree ricadenti nel perimetro delle Riserve Naturali regionali. ...................................... 67
IV.2.12 Norme relative al commercio. ..................................................................................................... 68
IV.2.13 Strutture ed impianti tecnologici. ............................................................................................... 68
IV.3 Area di influenza del Piano: caratteri biotici e abiotici del territorio. ................................................... 68
IV.3.1 Inquadramento territoriale. ........................................................................................................ 68
IV.3.2 Brevi aspetti storico-culturali del territorio. ............................................................................... 69
IV.3.3 Il clima e gli indici bioclimatici. .................................................................................................... 70
IV.3.4 Aspetti geologici, geomorfologici e idrogeologici. ...................................................................... 77
IV.3.4.1 Assetto geologico. ................................................................................................................... 78
IV.3.4.2 Assetto geomorfologico dei versanti. ..................................................................................... 79
IV.3.4.3 Dinamica dei versanti. ............................................................................................................ 79
IV.3.5 Lineamenti pedologici del territorio............................................................................................ 80
IV.3.6 Aspetti floristici e vegetazionali. ................................................................................................. 81
IV.3.6.1 Descrizione sintetica della vegetazione. ................................................................................. 81
IV.3.7 Uso del suolo. .............................................................................................................................. 93
IV.3.7.1 Metodologia di indagine e rappresentazione in Corine Land Cover. ...................................... 93
IV.3.8 Aspetti faunistici. ......................................................................................................................... 96
IV.3.9 Aspetti demografici e socio-economici. .................................................................................... 104
IV.3.9.1 Movimento naturale e flussi migratori. ................................................................................ 104
IV.3.9.2 Modello di sviluppo e principali caratteristiche socio-economiche. .................................... 104
IV.4 Valutazione della significatività delle incidenze. ................................................................................. 105
V La valutazione di incidenza applicata al PRG di Cammarata: Livello II – Valutazione appropriata. ............ 106
V.1 Il quadro finale delle informazioni raccolte. ........................................................................................ 106
V.2 Metodologia. ....................................................................................................................................... 107
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V.3 Descrizione e caratteristiche dei siti Natura 2000. .............................................................................. 111
V.3.1 Inquadramento dell’area dei SIC. .............................................................................................. 111
V.3.2 Dati dei formulari standard. ...................................................................................................... 113
V.3.2.1 ITA040005 – Monte Cammarata – C.da Salaci. ..................................................................... 113
V.3.2.2 ITA040007 – Pizzo della Rondine – Bosco di Santo Stefano Quisquina. ............................... 119
V.3.2.3 ITA020011 – Rocche di Castronuovo, Pizzo Lupo, Gurghi di S. Andrea. ............................... 127
V.3.2.4 ITA040011 – La Montagnola e Acqua Fitusa. ........................................................................ 135
V.3.3 Tipi di habitat rilevati a seguito degli studi fitosociologici e floristici effettuati e discrepanze con
i dati dei formulari standard. ....................................................................................................................... 140
V.3.4 Osservazioni ai dati dei formulari standard. ............................................................................. 146
V.4 Gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000. ............................................................................. 148
V.4.1 L’articolo 6 della Direttiva “Habitat”. ........................................................................................ 150
V.4.2 La salvaguardia dei siti della rete Natura 2000. ........................................................................ 152
V.4.3 Schede sugli habitat tutelati del territorio in esame. ................................................................ 153
V.4.3.1 Scheda n. 1 – Habitat 3280 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-
Agrostidion e con filari ripari di Salix e Populus alba. .............................................................................. 153
V.4.3.2 Scheda n. 2 – Habitat 3290 - Fiumi mediterranei a flusso intermittente con il Paspalo-
Agrostidion. ............................................................................................................................................. 156
V.4.3.3 Scheda n. 3 – Habitat 5330 - Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici. ....................... 158
V.4.3.4 Scheda n. 4 – Habitat 5331 - Gariga ad Euphorbia dendroides. ............................................ 159
V.4.3.5 Scheda n. 5 – Habitat 5332 - Gariga ad Ampelodesmos mauritanicus. ................................ 160
V.4.3.6 Scheda n. 6 – Habitat 6220* - Percorsi sub-steppici di graminacee e piante annue del Thero-
Barchypodietea. ....................................................................................................................................... 162
V.4.3.7 Scheda n. 7 – Habitat 8130 - Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili. ............... 163
V.4.3.8 Scheda n. 8 – Habitat 8214 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica. Comunità
del sud-Italia (Dianthion rupicolae). ........................................................................................................ 164
V.4.3.9 Scheda n. 9 – habitat 91H0* - Boschi pannonici di Quercus pubescens. .............................. 165
V.4.3.10 Scheda n. 10 – Habitat 9340 - Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia. .................... 167
V.5 Stima dell’incidenza potenziale degli interventi e delle attività previsti dal PRG sugli obiettivi di
conservazione dei siti Natura 2000. ................................................................................................................ 169
V.5.1 La strategia complessiva del Piano e gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000. ......... 170
V.5.2 Gli effetti di area vasta conseguenti la strategia e la zonizzazione introdotta dal PRG. ........... 174
V.5.3 Le possibili criticità di Piano. ..................................................................................................... 176
V.5.4 Il regime vincolistico e di tutela operante sul territorio in esame. ........................................... 179
V.5.5 Metodo di valutazione. ............................................................................................................. 181
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V.5.6 Area 1 di possibile criticità di Piano. ......................................................................................... 185
V.5.6.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente interessati. .................... 185
V.5.6.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate ............................................................. 185
V.5.6.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e lineamenti del paesaggio,
presenza di emergenze, grado di disturbo, ecc..). ............................................................................... 186
V.5.6.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale dell’area, con riferimenti
espliciti alle specie dominanti e/o più espressive. .............................................................................. 187
V.5.6.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario o prioritario ai sensi
dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. ............................................................................. 189
V.5.6.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di interesse comunitario o
prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat” ............................................... 190
V.5.6.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una
protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. .............................. 190
V.5.6.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello locale/regionale/nazionale/internazionale. ........................... 190
V.5.6.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati. .................................................. 190
V.5.6.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat. ........................................................................... 191
V.5.6.2 La pressione antropica esercitata. ........................................................................................ 192
V.5.6.3 Normative di tutela operanti. ............................................................................................... 194
V.5.6.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie. 195
V.5.7 Area 2 di possibile criticità di Piano. ......................................................................................... 200
V.5.7.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente interessati. .................... 200
V.5.7.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate. ............................................................ 200
V.5.7.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e lineamenti del paesaggio,
presenza di emergenze, grado di disturbo, ecc..). ............................................................................... 200
V.5.7.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale dell’area, con riferimenti
espliciti alle specie dominanti e/o più espressive. .............................................................................. 201
V.5.7.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario o prioritario ai sensi
dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. ............................................................................. 202
V.5.7.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali e animali di interesse comunitario o
prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat” ............................................... 202
V.5.7.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una
protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. .............................. 202
V.5.7.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello locale/regionale/nazionale/internazionale. ........................... 202
V.5.7.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati. .................................................. 202
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V.5.7.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat. ........................................................................... 203
V.5.7.2 La pressione antropica esercitata. ........................................................................................ 204
V.5.7.3 Normative di tutela operanti. ............................................................................................... 206
V.5.7.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie. 207
V.5.8 Area 3 di possibile criticità di Piano. ......................................................................................... 211
V.5.8.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente interessati. .................... 211
V.5.8.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate. ............................................................ 211
V.5.8.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e lineamenti del paesaggio,
presenza di emergenze, grado di disturbo, ecc..). ............................................................................... 212
V.5.8.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale dell’area, con riferimenti
espliciti alle specie dominanti e/o più espressive. .............................................................................. 212
V.5.8.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario o prioritario ai sensi
dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. ............................................................................. 213
V.5.8.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di interesse comunitario o
prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat” ............................................... 213
V.5.8.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una
protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. .............................. 213
V.5.8.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello locale/regionale/nazionale/internazionale. ........................... 213
V.5.8.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati. .................................................. 214
V.5.8.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat. ........................................................................... 214
V.5.8.2 La pressione antropica esercitata. ........................................................................................ 215
V.5.8.3 Normative di tutela operanti. ............................................................................................... 215
V.5.8.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie. 216
Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie. .......... 216
V.5.9 Area 4 di possibile criticità di Piano. ......................................................................................... 218
V.5.9.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente interessati. .................... 219
V.5.9.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate. ............................................................ 219
V.5.9.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e lineamenti del paesaggio,
presenza di emergenze, grado di disturbo, ecc..). ............................................................................... 219
V.5.9.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale dell’area, con riferimenti
espliciti alle specie dominanti e/o più espressive. .............................................................................. 220
V.5.9.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario o prioritario ai sensi
dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. ............................................................................. 221
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V.5.9.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di interesse comunitario o
prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat” ............................................... 222
V.5.9.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una
protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. .............................. 222
V.5.9.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello locale/regionale/nazionale/internazionale. ........................... 223
V.5.9.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati. .................................................. 223
V.5.9.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat. ........................................................................... 224
V.5.9.2 La pressione antropica esercitata. ........................................................................................ 224
V.5.9.3 Normative di tutela operanti. ............................................................................................... 224
V.5.9.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie. 225
V.5.10 Area 5 di possibile criticità di Piano. ......................................................................................... 228
V.5.10.1 Individuazione dell’area e dei valori naturalistici potenzialmente interessati. .................... 228
V.5.10.1.1 Classi di unità di paesaggio vegetale interessate. ........................................................... 228
V.5.10.1.2 Descrizione sintetica del paesaggio naturale (omogeneità e lineamenti del paesaggio,
presenza di emergenze, grado di disturbo, ecc..). ............................................................................... 229
V.5.10.1.3 Descrizione analitica delle singole classi di paesaggio vegetale dell’area, con riferimenti
espliciti alle specie dominanti e/o più espressive. .............................................................................. 229
V.5.10.1.4 Presenza verificata o potenziale di habitat di interesse comunitario o prioritario ai sensi
dell’allegato I della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. ............................................................................. 230
V.5.10.1.5 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali o animali di interesse comunitario o
prioritario ai sensi dell’allegato II della Direttiva CEE 92/43 “Habitat” ............................................... 232
V.5.10.1.6 Eventuale presenza di animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una
protezione rigorosa ai sensi dell’allegato IV della Direttiva CEE 92/43 “Habitat”. .............................. 232
V.5.10.1.7 Presenza verificata o potenziale di specie vegetali d’interesse
scientifico/conservazionistico a livello locale/regionale/nazionale/internazionale. ........................... 233
V.5.10.1.8 Pregio ecologico-naturalistico degli habitat interessati.................................................. 233
V.5.10.1.9 La vulnerabilità ecologica degli habitat. ......................................................................... 234
V.5.10.2 La pressione antropica esercitata. ........................................................................................ 234
V.5.10.3 Normative di tutela operanti. ............................................................................................... 234
V.5.10.4 Effetti attendibili e compatibilità con gli obiettivi di conservazione degli habitat e delle
specie. 234
V.6 Valutazione di eventuali impatti cumulativi degli altri Piani/Programmi/Progetti. ............................ 235
V.6.1 Il Progetto Integrato Territoriale (PIT) Magazzolo-Platani. ....................................................... 235
V.6.2 Il gruppo di azione locale “Quisquina – Terre di Halycos” ........................................................ 237
La Valutazione di Incidenza applicata al Piano Regolatore Generale di Cammarata
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256
VI Considerazioni conclusive. .......................................................................................................................... 239
VII BIBLIOGRAFIA. ......................................................................................................................................... 244