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INTRODUZIONE La storia dello sci alpino Lo sci alpino è uno sport prettamente invernale, praticato da uomini e donne a partire dai 3 anni di età fino ai 70/75, consiste nello scendere a valle lungo un piano inclinato. È una disciplina individuale che viene praticata a livello dilettantistico, agonistico e professionale. I primi indizi dell’esistenza dello sci si riscontrano, a Rodoy in Norvegia, su alcune pitture rupestri risalenti a 4500 anni fa. La parola sci deriva da due vocaboli dell’antico Norvegese: saa e suk, che indicavano l’attrezzo di legno usato per spostarsi. Difficile è dire qual è l’origine dell’attrezzo: alcune fonti, infatti, lo fanno risalire alla racchetta da neve rivestita di pelo animale e usata per camminare sul manto nevoso senza affondare; altre fonti, invece, li collegano alla scarpa di pelo calzata insieme alla racchetta da neve; altre ancora alla canoa utilizzata nelle regioni artiche, usata anche come slitta. Sondre Norheim è considerato il pioniere dello sci moderno, poiché è con lui che nasce l’equipaggiamento dello sci oggi conosciuto. Nato, quindi, come mezzo di trasporto nelle regioni artiche caratterizzate da un lungo inverno e da grandi quantità di neve al suolo, lo sci, diventa un’attività sportiva nella seconda metà dell’800. Nel 1850 gli sci furono utilizzati come mezzo di trasporto nei giacimenti auriferi della Sierra Nevada, a partire dal 1857 vennero disputate le gare di sci alpino tra le società minerarie e nel 1875 a Kristiania (oggi Oslo) furono fondati i primi sci club e la prima scuola di sci. Nel 1888 un norvegese attraversò, con gli sci, la Groenlandia da est a ovest e nella stagione invernale 1890/91 venne fondato, a Monaco di Baviera, il primo sci club dell’Europa Centrale. Il 21 dicembre 1901 venne fondato il primo sci club italiano, a Torino, col nome “Ski Club Torino”; a Crans-Montana venne disputata nel 1911 la prima gara di discesa libera; nel 1924 a Chamonix venne istituita la International Ski Federation. Lo sci subisce una rapida evoluzione, contagiando sempre più persone e 1

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INTRODUZIONE

La storia dello sci alpino

Lo sci alpino è uno sport prettamente invernale, praticato da uomini e donne a partire

dai 3 anni di età fino ai 70/75, consiste nello scendere a valle lungo un piano

inclinato. È una disciplina individuale che viene praticata a livello dilettantistico,

agonistico e professionale. I primi indizi dell’esistenza dello sci si riscontrano, a

Rodoy in Norvegia, su alcune pitture rupestri risalenti a 4500 anni fa. La parola sci

deriva da due vocaboli dell’antico Norvegese: saa e suk, che indicavano l’attrezzo di

legno usato per spostarsi. Difficile è dire qual è l’origine dell’attrezzo: alcune fonti,

infatti, lo fanno risalire alla racchetta da neve rivestita di pelo animale e usata per

camminare sul manto nevoso senza affondare; altre fonti, invece, li collegano alla

scarpa di pelo calzata insieme alla racchetta da neve; altre ancora alla canoa utilizzata

nelle regioni artiche, usata anche come slitta. Sondre Norheim è considerato il

pioniere dello sci moderno, poiché è con lui che nasce l’equipaggiamento dello sci

oggi conosciuto. Nato, quindi, come mezzo di trasporto nelle regioni artiche

caratterizzate da un lungo inverno e da grandi quantità di neve al suolo, lo sci, diventa

un’attività sportiva nella seconda metà dell’800. Nel 1850 gli sci furono utilizzati

come mezzo di trasporto nei giacimenti auriferi della Sierra Nevada, a partire dal

1857 vennero disputate le gare di sci alpino tra le società minerarie e nel 1875 a

Kristiania (oggi Oslo) furono fondati i primi sci club e la prima scuola di sci. Nel

1888 un norvegese attraversò, con gli sci, la Groenlandia da est a ovest e nella

stagione invernale 1890/91 venne fondato, a Monaco di Baviera, il primo sci club

dell’Europa Centrale. Il 21 dicembre 1901 venne fondato il primo sci club italiano, a

Torino, col nome “Ski Club Torino”; a Crans-Montana venne disputata nel 1911 la

prima gara di discesa libera; nel 1924 a Chamonix venne istituita la International Ski

Federation. Lo sci subisce una rapida evoluzione, contagiando sempre più persone e

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nazioni, fino a che nel 1936 è entrato a far parte del programma Olimpico, quando si

svolsero i IV Giochi olimpici invernali a Garmisch-Partenkirchen, con le discipline

discesa libera e slalom combinato. Da questo momento in avanti, la tecnica e i

materiali saranno in continua evoluzione e l’una condizionerà gli altri a livello di

sviluppo. L’ultima data importante da ricordare è il 1964, anno in cui Lange sviluppò

il primo scarpone in sola materia sintetica.

A livello agonistico, l’atleta, si troverà a percorre un percorso obbligato delimitato da

pali che servono come punti di riferimento; in questo caso la velocità di esecuzione e

il tempismo tecnico saranno le caratteristiche di questa disciplina. Rispetto ad altri

sport, a livello fisico, richiede un grosso sforzo che, però, si diversifica (come

vedremo in seguito) a seconda della fascia d’età e di esperienza in cui si trova il

soggetto in questione. Quello che accomuna gli sciatori di età differenti è l’uso

prevalente, durante l’attività, dei distretti muscolari degli arti inferiori. Per questo

motivo lo sciatore necessita di una buona preparazione fisica e di un ottimo tono

muscolare che lo sosterrà durante lo sforzo. I muscoli degli arti inferiori coinvolti, che

andremo ad analizzare quando entreremo nel cuore della preparazione atletica, sono:

quadricipite, bicipite femorale, vasto mediale, grande gluteo, gemelli, tibiale. Per non

generare incomprensioni va, a questo punto, ricordato che molti altri sono, anche, i

distretti muscolari che si inseriscono nella pratica dello sci alpino, ma, li analizzeremo

più avanti.

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Evoluzione della tecnica

La tecnica dello sci, evidentemente, presenta una continua evoluzione.

La fase “storica” di questo percorso, tuttavia, si può considerare compresa tra i

primordi della disciplina, alla fine dell’ottocento, e la sua trasformazione in sport di

massa, negli anni ’70 del ‘900. Ogni singola tappa evolutiva è caratterizzata da un

nuovo tipo di curva, messa a punto da specialisti e tradotta poi nel campo

dell’insegnamento.

Il periodo “eroico” degli inizi va dal 1860 al 1900 circa, quando alcuni montanari di

Morgedal, una valle norvegese nel distretto di Telemark, misero a punto una loro

tecnica che si fece poi conoscere in tutto il mondo.

In quella zona venne organizzata la prima gara sugli sci, che consisteva nello

scendere da un ripido pendio a curve veloci, tenendo in mano un bicchiere pieno di

birra: veniva proclamato vincitore colui che terminava il percorso senza rovesciare il

contenuto.

Prima di allora, per cambiare direzione, bisognava ricorrere a “passi di giro”, oppure

ci si esibiva nel “salto d’arresto”: ci si appoggiava con forza su uno o due bastoni

piegando le ginocchia e, successivamente, lanciando in alto le punte degli sci con un

volteggio simile a quello del salto con l’asta nell’atletica, si ricadeva di traverso

rispetto alla linea di discesa.

Questa tecnica, molto usata negli anni ’15-’30, richiedeva grande forza di braccia e

non comune agilità.

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La Scuola Austriaca

L’austriaco Mathias Zdarsky contribuì in modo decisivo a permettere il passaggio

dall’ era del telemark a quella dello sci alpino ideando diversi tipi di attacchi per

fissare lo scarpone allo sci. Questo tenace pioniere, operando da autodidatta,

sperimentò per sei anni la nuova tecnica, chiamata “voltata d’appoggio”:

sostanzialmente utilizzava uno spazzaneve effettuato con le ginocchia piegate e un

solo bastone. Facendo perno su di esso alternativamente a destra e a sinistra, Zdarskj

riusciva a voltare anche su pendii ripidi. Questa tecnica richiedeva la rotazione di

tutto il corpo nel senso di curva per facilitare il cambiamento di direzione.

Intorno al 1920 si ebbe la vera svolta storica con la diffusione del “cristiania”, una

tecnica più idonea ai terreni alpini, più ripidi e normalmente costretti in spazi

trasversali limitati. Sin dal principio questo tipo di sciata sfruttò il pendio per far

derapare prima le spatole e poi le code degli sci, in modo coordinato, così da creare

una curva completa.

Quando gli sci, attraversando diagonalmente un pendio, vengono messi di piatto,

tendono di per sé a disporsi lungo la linea di massima pendenza. Se lo sciatore,

volontariamente, aggiunge all’effetto naturale una pressione sulla parte anteriore dello

sci, oppure produce una lenta sterzata con i piedi, il passaggio dalla diagonale alla

massima pendenza si effettua in minor spazio. Descritta la prima metà della curva,

basta invertire progressivamente la presa degli spigoli degli sci, producendo una

controllata spinta verso valle delle code: la curva si completa così sulla diagonale

opposta.

La curva “cristiania” conteneva nei suoi gesti originali alcuni principi motori che, nel

corso degli anni, avrebbero dato vita alle successive tecniche sciistiche.

Il gradino successivo nella naturale evoluzione della tecnica dello sci sarà il “parallelo

puro”, sogno di tutti gli sciatori. Nel 1930 Fritz Renel, prendendo spunto dalla

rotazione effettuata dal busto dei pattinatori su ghiaccio, inventa la curva

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“Renel” o “royal christie”: gli sci sono distanti ma per la prima volta paralleli per

tutta la durata della curva.

La Scuola Svizzera

Pressappoco nello stesso periodo, gli svizzeri introdussero nella tecnica del

parallelo,uno stile che si potrebbe definire “di posizione” anziché di slancio: il treno

inferiore (dal bacino alle caviglie) ruotava in senso di curva, mentre busto e spalle

rimanevano immobili, rivolte a valle. Nel cristiania rapido, busto e spalle tendevano

a ruotare in senso contrario alla curva, reagendo per inerzia alla rotazione delle

gambe.

La Scuola Francese

Nella prima metà del ‘900 non era facile avere una sensibile scorrevolezza degli sci,

perché la soletta era piuttosto ruvida (inizialmente di legno) e anche perché i

costruttori, per evitare gli sbandamenti laterali, vi incidevano una o più scanalature.

Proprio questa scarsa scorrevolezza e la necessità di eseguire comunque frequenti e

rapidi cambiamenti di direzione, portò ad inventare varie tecniche per eseguire curve

di scatto e saltate.

I francesi, negli anni ’30, misero a punto la “ruade”, che permetteva di far girare gli

sci entro un raggio molto breve, cosa assai utile nello slalom e su pendii ripidi. Si

piantavano i bastoncini lungo la diagonale, sollevando le code degli sci dalla neve,

quindi, facendo perno sulle punte, si spostavano lateralmente le code per riprendere

contatto con la neve sulla massima pendenza e chiudere la curva con un cristiania

verso monte.

Questa tecnica consentiva un miglior controllo degli sci, in tutte le condizioni; in

alternativa venne ideato il “dérapage”, che consiste nel lasciarsi scivolare

lateralmente lungo pendii molto ripidi, partendo dalla posizione diagonale e

rilasciando la presa degli spigoli. Ma ciò che caratterizzava la “méthode française”

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era soprattutto la “rotazione” che, partendo dalle spalle, si trasmetteva agli arti

inferiori per far girare gli sci.

Fattori che determinano l’evoluzione

L’osservazione delle tecniche dei grandi campioni è sempre stata determinante

nell’indicare nuove strade da percorrere. Le prime competizioni risalgono agli anni

’20 e nel 1924 nacque la F.I.S. (Federazione Internazionale Sci). In quello stesso anno

si svolsero le prime Olimpiadi invernali a Chamonix (che però riguardavano solo le

discipline nordiche).

La IV olimpiade, che si svolse a Garmisch-Partenkirchen nel 1936, è particolarmente

importante perché per la prima volta includeva le prove alpine e vi parteciparono

anche le donne.

Da allora i giochi si succedettero con regolarità, se si esclude l’interruzione del

periodo bellico.

Contemporaneamente, a partire dal 1931, incominciarono a disputarsi i Campionati

del Mondo di sci alpino, che comprendevano la discesa e lo slalom.

Nel dopoguerra la nuova tecnica austriaca fu interamente basata sull’osservazione

degli atleti e anche dei bambini, sciatori naturali non condizionati dalle varie

dottrine. Osservando i movimenti dei migliori agonisti, filmati e fotografati nelle

competizioni, Kruckenhauser e i suoi collaboratori si resero conto che questi

assumevano spesso posizioni opposte a quelle fino ad allora insegnate (ad esempio

passando vicino al palo con la spalla interna anziché con quella esterna).

Anche l’evoluzione dei materiali, che nelle primissime fasi dello sci era affidata

all’inventiva e all’abilità artigianale dei singoli, in seguito diventò un elemento

sempre più importante per la messa a punto di nuove tecniche.

Nel 1926 l’austriaco Lettner aveva inventato le lamine, permettendo di controllare gli

sci anche sulle nevi ghiacciate e di migliorare enormemente le prestazioni degli

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sciatori. Da allora si sono visti progressi enormi nella struttura delle solette, nel

materiale e nella chiusura degli scarponi, nella tecnologia degli attacchi. Alcuni

cambiamenti hanno avuto effetti più marcati e duraturi di altri sul modo di sciare, sia

in gara che a livello turistico: in tempi recenti, ad esempio, la sciancratura degli sci ha

rappresentato una svolta particolarmente significativa.

Un altro elemento fondamentale nell’evoluzione della tecnica sciistica è la necessità

di insegnare a sciare a un numero crescente di appassionati che, in seguito alla

costruzione degli impianti di risalita e alla battitura delle piste, affollavano sempre di

più le nascenti stazioni invernali.

Negli anni ’40 si sentiva già l’esigenza di abbandonare la distinzione tra “sci da

discesa” e “sci da gita”. Angelo Rivera scriveva nel ’39: “L’80% degli allievi delle

scuole tende allo sci da discesa, con l’aspirazione urgente e pressante di imparare

presto e subito il cristiania”.

Questa costante evoluzione di tecnica, materiale, campi di allenamento e di gare

hanno fatto si che lo sci alpino diventasse nel corso degli anni la pratica sportiva

regina degli sport invernali.

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1. LE TAPPE DELL’Età EVOLUTIVA

1.1 La teoria di Piaget1

Per quanto riguarda le varie fasce di età, possiamo far riferimento innanzitutto a

quelle teorizzata da Jean Piaget, almeno per analizzare le caratteristiche di soggetti da

0 ai 15 anni. Egli divide lo sviluppo del bambino in 5 tappe:

La prima infanzia ( 0-2 anni)

La seconda infanzia (2-6 anni)

Infanzia avanzata o fanciullezza (6-10 anni)

La preadolescenza (10-13 anni)

L’ adolescenza (13-15 anni)

Come detto sopra, iniziamo a parlare di sci a partire dai 3 anni di età, per cui

prenderemo in considerazione le tappe di Piaget a partire dalla “seconda infanzia”.

Tra i due e i sei anni il bambino subisce una rapida crescita fisica e soprattutto

mentale. Inizia ad instaurare i suoi primi rapporti sociali e inizia ad avere un’ idea

della sua persona. Inoltre compaiono le prime forme di movimenti espressivi anche

se cominciano le prime assegnazioni simboliche soprattutto verbali. Il bambino, in

questa fase, è ancora legato alla concretezza. In questa fascia di età il bambino vede

comparire nuove figure adulte o compagni con le quali instaurare rapporti sociali

extra familiari, anche se rimane in una situazione di egocentrismo anche quando

gioca con gli altri.

E’ una fase delicata perché vede comparire il complesso di Edipo2.

1 Jean Piaget: psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero, considerato il fondatore dell’epistemologia genetica, si dedicò molto alla Psicologia dello Sviluppo. 2 Complesso di Edipo: concetto sviluppato nell’ambito della teoria psicoanalitica di Freud, per spiegare la maturazione del bambino attraverso l’identificazione col genitore del proprio sesso e il

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A livello corporeo subirà periodi di grande crescita ossea che non sarà sostenuta da

uno sviluppo idoneo dell’ apparato muscolare che avverrà in seguito.

Questi anni sono anche detti “anni della grazia”: avremo una prevalente crescita

corporea e acquisizione di nuove capacità e abilità.

Il processo di mielinizzazione ( maturazione ultima del sistema nervoso centrale per

una più rapida ed efficiente veicolizzazione dell’informazione, inizia al quinto mese

della fase fetale dell’individuo) è completato e in bambino acquisisce auto controllo;

è un periodo molto favorevole agli apprendimenti, sempre tramite il gioco sensoriale

o fantastico.

Tra i sei e dieci anni la ordinazione dei movimenti del bambino è detta grezza.

Egli subisce una prevalente crescita di statura; il suo corpo è ora caratterizzato da

ipotonia e abbassamento del tono muscolare posturale, lassità legamentosa e

modificazione della gabbia toracica. Per quanto riguarda il suo sviluppo psicologico

inizia a formulare pensieri semplici, impara a leggere, scrivere e contare, ha una

sufficiente capacità di attenzione.

E ‘ caratterizzato da un senso di solitudine e fragilità psicologiche dovute alla paura

di affrontare esperienze nuove.

In questa età possiamo trovarci di fronte a due tipi di bambini: “mammoni” o

“elementi autonomi”. Per questo motivo in questa fase è molto importante la gestione

del genitore, soprattutto quando parliamo di sport. Durante questa fase il ruolo dell’

allenatore deve essere di animatore perché, il bambino impara più velocemente

divertendosi. Per questo motivo, sia sugli sci che in sede di preparazione atletica, l’

apprendimento avverrà tramite giochi e linguaggi che facciano riferimento al mondo

del bambino.

desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto. Per le bambine si parla di complesso di Elettra.

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Tra i dieci e i tredici anni il bambino si trova nell’ età d’ oro dell’ apprendimento

motorio in quanto vi è una maggiore crescita di massa corporea, buona efficienza

cardiocircolatoria e respiratoria, incremento della forza e recupero del tono

muscolare. Nel bambino prevale la cognizione sull’ istinto, inizia ad imparare la

coordinazione dei movimenti e la gestione degli spazi, combina movimenti più

complessi. A livello cognitivo organizza concetti chiari e definiti, comprende le

regole e gli schemi di gioco o di allenamento anche se complessi, ha superato le

paure e ha acquisito fiducia in se stesso. In questo momento è pronto a vivere forme

di competizione. In questa fase l’ allenatore deve essere un leader per riuscire a

catalizzare l’ attenzione del gruppo ed imporsi con autorevolezza. Anche l’

allenamento potrà essere più mirato visto che le risposte del bambino sono maggiori.

Tra i 13 e 15 anni il ragazzo entra in un periodo ricco di notevoli modificazioni

corporee con conseguenti ripercussioni a livello psicologico. Questo periodo è

estremamente variabile e cambia da individuo ad individuo dato che vi è lo sviluppo

dei caratteri sessuali primari. L’ evoluzione dei caratteri sessuali secondari dovuta alla

stimolazione ormonale, determina a livello corporeo evidenti i cambiamenti fisici

come la crescita dei seni e la peluria per le ragazze, cambiamenti della voce e la

comparsa di peluria sul labbro superiore per i ragazzi. Sempre a livello fisico i ragazzi

vedono modificare i propri lineamenti infantili del viso con sembianze marcate simili

all’ adulto. La modificazione del proprio corpo, a volte disarmonico, fà si che non vi

sia un’ accettazione di sé, portando ad un non riconoscimento del proprio corpo

quindi vissuto come estraneo. In questa fase vi è la maturazione del desiderio di

staccarsi dalla famiglia, di acquisire indipendenza ma allo stesso tempo il bisogno di

sicurezza che la medesima può offrire. In questo periodo vi è un costante confronto

con il gruppo dei pari, in quanto con loro si rispecchia cercando la propria

identificazione e crescita personale che lo porterà verso l’ autonomia. Nel gruppo l’

adolescente trova la condivisione della sua situazione e trova stabilità e

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sicurezza. Questo passaggio generalmente si risolve positivamente, soprattutto se in

precedenza sono state vissute esperienze con basi equilibrate.

L’ allenatore in questa fase si trova si trova in una situazione abbastanza delicata.

Non è un mistero che durante l’ adolescenza si assiste ad un abbandono della pratica

sportiva di molti ragazzi. I motivi principali di questo allontanamento del mondo

dello sport sono: istruttori troppo esigenti(19,4%), istruttori che non danno attenzione

all’allievo (14,2%), troppa fatica (24,4%), difficoltà a socializzare (28,7%). Ne

consegue che sono evidenti le difficoltà legate al rapporto con l’ organizzazione dell’

attività pratica. L’ allenatore dovrà essere in grado di interagire con i ragazzi in modo

adeguato, parlando con il loro gergo e utilizzando non solo il linguaggio verbale ( ciò

che dico) ma anche e soprattutto il linguaggio paraverbale ( come lo dico). Egli deve

essere in grado di porsi né come capo né come amico: è importante che venga

rispettato anche se ritenuto come un pari. Inoltre l’ allenatore deve essere molto abile

a non demoralizzare e a non galvanizzare troppo l’ atleta in quanto il ragazzo è già in

una situazione in cui subisce improvvisi sbalzi di umore.

Dai 15 anni ai 20 anni i ragazzi entrano in una fase cruciale del loro sviluppo

psicofisico. Passano dall’ età della giovinezza all’ età adulta. A livello fisico in

questa fase il corpo arriva a completa maturazione, si arresta la fase di crescita e si

sviluppa in modo pressoché definitivo l’ apparato muscolare. Le ragazze diventano

donne e i ragazzi, anche se in modo tardivo rispetto le ragazze, diventano uomini. A

livello psicologico tutti i giovani sono maturati e hanno coscienza della propria

personalità e della propria collocazione all’ interno della società. In questa fase

iniziano ad essere effettivamente autonomi, scegliendo generalmente di propria

spontanea volontà la strada da intraprendere, come ad esempio carriera

universitaria, corsi di formazione, lavoro ecc.

Anche a livello sportivo i ragazzi assistono ad un cambiamento radicale, sia per

quanto riguarda la pratica della disciplina sportiva, nella quale si troveranno a

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competere con ragazzi maturati prima o dopo, sia per quanto riguarda la visione del

sport stesso. In questo periodo gli allenamenti diventano molto più duri e più

frequenti proprio grazie al fatto che ormai gli allenatori si trovano a lavorare con dei

“piccoli adulti”. Per questo motivo, molto spesso, a questa età si assiste ad un numero

elevatissimo di ragazzi che abbandonano la pratica sportiva. L’ allenatore ora ha un

compito fondamentale: aiutare gli allievi a trovare motivazioni per poter così superare

la fatica e la stanchezza psicofisica derivante dagli allenamenti e dai numerosi

impegni che si trovano ad affrontare.

Dopo i 15-16 i ragazzi possono sostenere una vera e propria preparazione atletica,

anche per quanto riguarda il lavoro da svolgere in palestra. Una grande difficoltà che

possono riscontrare le società sportive è il riuscire a combina sport e studio. In alcuni

casi sono sorte delle realtà scolastiche che cercano di andare incontro alle esigenze

sportive, permettendo cosi ai ragazzi di non dove scegliere tra lo studio è lo sport.

Nel caso dello sci alpino si parla di ski college.

1.2 come un allenatore deve impostare gli allenamenti in funzione dell’età.

Quando ci troviamo ad allenare un gruppo dobbiamo, prima di tutto, ricordarci alcune

cose. Elementi chiave della formazione sono: 1) cosa si insegna, 2) come si insegna,

3) a chi si insegna.

1) Cosa si insegna: Tecnica: bisogna riuscire ad avere un bagaglio di concetti

chiave.

2) Come si insegna: didattica: applicazione dei metodi; metodologia: studio dei

metodi

3) A chi si insegna: Allievo, bisogna far riferimento ai suoi bisogni.

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Per svolgere questo lavoro abbiamo a disposizione diversi metodi da scegliere o usare

insieme come ad esempio:

1) Metodo costruttivo

2) Metodo ricettivo

3) Metodo globale

4) Metodo analitico

5) Insegnamento a livello percettivo: in quest’ultimo è molto importante il

rapporto di fiducia tra allievo e allenatore, condicio sine qua non per

l’efficacia del metodo.

A parte il metodo costruttivo e quello ricettivo, che sono opposti, gli altri possono

interagire fra loro.

Prima di analizzare, fascia per fascia, le diverse caratteristiche degli allievi, bisogna

ricordare di cosa ha bisogno l’allenatore per svolgere efficacemente il proprio

compito: deve capire i bisogni dell’allievo, essere bravo a livello verbale e

paraverbale per la spiegazione del gesto da eseguire, molto abile nell’adattamento alle

variabilità e, inoltre, deve essere in grado di scegliere il metodo d’insegnamento

ideale per lui e anche per i suoi allievi.

Di seguito analizzeremo le diverse caratteristiche degli atleti durante la loro crescita.

Prima dei sei anni

In questa fase, non possiamo parlare di preparazione atletica propriamente detta

poiché il fisico del giovanissimo atleta è in costante evoluzione e ancora molto

fragile, inoltre, a livello psicologico mentale il bambino non è ancora pronto alla

serietà degli allenamenti. Per questo motivo tutte le attività che andremo ad

affrontare con i nostri piccoli sciatori saranno presentate e impostate sottoforma di

gioco e commisurate alle loro capacità.

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L’ allenatore quando si trova a dover impostare un lavoro di “preparazione atletica”

con bambini di età inferiore ai sei anni deve necessariamente affrontare un

grandissimo problema: l’ individualità del bambino.

Infatti, a questa età, i bambini hanno uno spiccato senso di individualità, svolgono la

maggior parte delle attività in funzione di se stessi. Basta pensare a cosa succede

quando due bambini di questa età si trovano per giocare. Ogni bambino rivendica il

possesso dei giocattoli e non è disposto a permettere agli altri bambini di utilizzare i

sui giochi, anche se in quel momento non li sta utilizzando. L’ allenatore innanzitutto

deve studiare, solo ed esclusivamente, attività ludiche per i bambini che non riesco a

concepire altre forme di mondo e deve essere bravo a far coesistere tutte le

individualità presenti nel gruppo, facendo progressivamente capire loro l’ importanza

del team e della collaborazione.

Proprio per rispondere a queste esigenze bisognerebbe proporre ai bambini giochi

dove ognuno di loro svolge un ruolo individuale, ma che ha come fine il bene

collettivo. I giochi che hanno queste caratteristiche sono ad esempio i giochi a catena

o le staffette. Prima i bambini riusciranno a capire l’ importanza della loro figura in

un gruppo prima l’ allenatore potrà occuparsi dei bisogni della collettività e non più

di quelli dei singoli.

Tra i 6 e i 12 anni

Se il gruppo dell’allenatore è composto da bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni

non si può, ancora, parlare di preparazione atletica, in quanto le uniche attività che si

possono proporre devono essere di carattere ludico e molto semplici. Tuttavia è

importante dare ai bambini la possibilità di svolgere attività semplici come

passeggiate, giochi di squadra ec ec, innanzitutto per sviluppare le capacità motorie e

in secondo luogo per creare un gruppo di bambini coeso e di conseguenza produttivo.

A questa età il bambino ha già sviluppato, di suo, la capacità di socializzazione,

compito dell’allenatore è, in questo caso, quello di educare e mantenere questa

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capacità ai fini del bene del gruppo e del singolo per privilegiare un atteggiamento

competitivo sano.

In estate è molto utile portare i bambini in un campo sportivo e fargli praticare attività

come calcio, pallavolo, palla guerra, percorsi ad ostacoli.

La cosa importante e fare giochi che permettano un miglioramento della

coordinazione, capacità fondamentale nel futuro di ogni sciatore.

Grazie all’ uso della palla ad esempio il bambino impara a coordinare i suoi

movimenti e la sua forza in funzione di un oggetto esterno. Le sedute di gioco-

allenamento non dovranno essere troppo lunghe, troppo stancanti e dovranno essere

viste dai bambini come un momento di divertimento.

Tra i 12 e 16 anni.

Quando l’ allenatore si trova a dover impostare un lavoro estivo con un gruppo di

ragazzi di età compresa tra i 12 e 15 anni deve necessariamente tener conto del

periodo di grande cambiamento fisico al quale vanno incontro gli allievi. In questa

fase possono essere proposti esercizi più complessi come le andature, i balzi e

sessioni di corsa tutto sommato lunghe(40’). Si può anche introdurre il lavoro in

palestra, senza però prevedere l’ uso dei pesi, che sarebbe dannosissimo all’ apparato

locomotore dei giovani atleti. Qui assumo un grande valore le tavolette propriocettive

e gli esercizi di coordinazione come il salto della corda in quanto permettono ai

ragazzi di sviluppare una buona destrezza.

Tra i 16 e i 20 anni l ‘ allenatore assiste ad un cambiamento radicale dei ragazzi che

ha di fronte, li vede trasformarsi in adulti. Durante questi quattro anni, sempre

valutando lo sviluppo fisico di ogni ragazzo, l’ allenatore può proporre una vera e

propria preparazione atletica, con sedute intense sia di palestra (pesistica) che di

campo di atletica. Ora il lavoro estivo assume un ‘ importanza notevole, in quanto lo

sviluppo fisico e delle capacità coordinative e condizionali non sono più facoltative

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per essere sciatori competitivi. Per questo motivo l’ allenatore deve essere bravo a

motivare i ragazzi, a non permettere che essi si arrendano a causa di allenamenti più

lunghi e più duri.

Tra i 20 e i 30/35 anni l’ allenatore ha di fronte a se adulti che generalmente

necessitano di programmi di preparazione atletica studiati su misura, per andare a

colmare le lacune che ogni atleta ha. Le sedute di allenamento possono essere

eseguite sia in palestra, tramite l’ uso della pesistica, sia nel campo di atletica e,

salvo casi particolari di riabilitazione post infortunio, possono essere molto intense e

molto dure. l’ aspetto principale di cui l’ allenatore deve tener conto è che dai 21-22

anni circa ogni allievo inizia ad aver un calo nella vo2max, e che per rallentare

questo calo fisiologico deve necessariamente sopportare sedute di allenamento

aerobico molto intense.

Tra i 35 e 45 anni i soggetti che continuano a praticare l’attività sportiva si pongono

come obbiettivo principale quello di continuare ad essere in grado di fornire

prestazioni sportive di buon livello, nonostante un calo fisiologico naturale, che

inevitabilmente va a causare una diminuzione delle prestazioni.

Dai 45 anni in poi, i soggetti che continuano a praticare sport hanno come obbiettivo

primario quello di raggiungere e mantenere uno stato di salute generale buono, che

permetta loro di allontanare il pericolo di incappare in problemi soprattutto

cardiovascolari. L’ allenatore deve quindi essere abile a creare un percorso di

preparazione atletica non troppo duro e che abbia come scopo principale quello di

stimolare e allenare tutte le capacità motorie, specialmente quelle aerobiche.

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2. CARATTERISTICHE MOTORIE E FISICHE DELLO SCI ALPINO

I sistemi energetici rappresentano dei meccanismi metabolici con i quali il muscolo

scheletrico riesce a reperire l’energia necessaria per contrarsi, permettendo così di

potersi cimentare nell’attività fisica.

Infatti tutte le forme di vita hanno necessariamente bisogno di energia per crescere,

muoversi e mantenersi. La fonte di energia per l’attività muscolare è la molecola di

ATP. I principali componenti dell’ ATP sono l’adenosina, una molecola di zucchero,

legata a tre gruppi fosfato. Quando l’ATP viene scomposta in ADP, in una molecola

libera di fosfato e in uno ione di idrogeno, viene liberata energia. L’ ADP viene

riciclato nei mitocondri e nel citoplasma, dove viene riconvertito in ATP.

Tutta questa energia viene impiegata per diverse funzioni, tra cui l’attività muscolare.

L’ ATP è una fonte di energia immediata per l’attività muscolare.

La risintesi dell’ ATP avviene attraverso tre meccanismi e per ognuno di esso bisogna

considerare quattro fattori:

-POTENZA : massima quantità di energia prodotta nell’ unità di tempo

-CAPACITA’: quantità totale di energia prodotta dal sistema -

LATENZA : tempo necessario per ottenere la massima potenza -

RISTORO : tempo necessario per la ricostituzione del sistema

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2.1 I tre meccanismi metabolici

Alla base di ogni attività sportiva ci sono i meccanismi metabolici, indispensabili per

ricavare l’ energia sufficiente per poter provocare le contrazioni muscolari.

I meccanismi metabolici si riconducono fondamentalmente a due forme:

-attività aerobica (che ricava energia grazie al consumo di ossigeno)

-attività anaerobica (che fornisce energia senza immediata necessità di ossigeno)

Quest’ ultima si suddivide a sua volta in due meccanismi distinti: anaerobico

alattacido e anaerobico lattacido.

Il meccanismo metabolico anaerobico alattacido è un metodo di produzione

energetica, tipico del tessuto muscolare, che non prevede l’ utilizzo di ossigeno e non

produce acido lattico. Esso utilizza il substrato creatin-fosfato (CP) ed è in grado di

funzionare appieno solo per alcuni secondi. La creatina-fosfato si forma nel muscolo

a riposo, associando ad una molecola di creatina una molecola di fosfato inorganico.

Quando il corpo necessita immediatamente di grandi quantità di energia, la

fosfocreatina cede il suo gruppo fosfato alla ADP secondo la seguente reazione detta

reazione di Lohmann.

PC+ADP=C+ATP

Questo sistema è caratterizzato da alta intensità di esecuzione per una breve durata e

non prevedo lo scarto di molecole acide. Questo meccanismo energetico è tipico

degli sport quali corsa nei 100 metri piani o ad ostacoli, salti, in alto e in lungo, lanci

del peso,del martello, del disco ecc.

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CARATTERISTICHE:

Potenza: elevata (60-100 kcal/minuto)

Capacità: Molto bassa (5-10 kcal)

Latenza: minima (PC si degrada appena cala la concentrazione di ATP)

Ristoro : rapido (al cessare dello sforzo la creatina viene rifosforilata a CP in circa

10 secondi)

Il meccanismo metabolico anaerobico lattacido è un meccanismo fisiologico

cellulare deputato alla produzione di energia a prescindere dall’utilizzo dell’

ossigeno e della creatin-fosfato. Questo sistema energetico è infatti in grado di

produrre ATP in ambiente anaerobico, mediante l’attivazione della glicolisi

anaerobica, che prevede l’ utilizzo del glucosio e non di altri substrati. Con il

meccanismo anaerobico lattacido, da una molecola di glucosio si ottengono due

molecole di ATP + acido lattico; ciò lo differenzia dal metabolismo anaerobico

alattacido, che a partire dal CP non produce alcun scarto metabolico.

Glicogeno muscolare = 2 lattato + 3 ATP

ADP + P + glucosio = ATP + lattato

Il metabolismo anaerobico lattacido è una capacità utile specialmente alla

contrazione muscolare richiesta da:

-sforzi troppo rapidi e da subito intensi che non possono essere sostenuti solo dal

metabolismo aerobico come ad esempio la forza e la forza resistente, la velocità e la

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resistenza alla velocità e qualsiasi esecuzione di forza veloce con recuperi non

completi.

-sforzi prolungati ma di intensità superiore alla soglia anaerobica come ad esempio

tutte le attività di tipo aerobico che necessitano uno o più incrementi dell’ intensità

dell’ esercizio:salite e volate nel ciclismo, mezzofondo della corsa ecc.

CARATTERISTICHE:

Potenza : media (50 kcal/min)

Capacità: molto maggiore alla precedente (fino a 40 kcal)

Latenza : 15-30 secondi

Ristoro : subordinato all’ eliminazione dell’acido lattico

Il meccanismo metabolico aerobico è il sistema energetico dalla resa maggiore.

E’ utilizzato nelle attività caratterizzate da una durata prolungata e da un’ intensità

d’ esecuzione relativamente bassa. Il suo nome è dovuto alla richiesta di ossigeno

per ossidare i substrati energetici. I principali substrati utilizzati in questo sistema

sono i lipidi (trigliceridi nel tessuto adiposo e intramuscolari, poi scissi in acidi

grassi e glicerolo), i carboidrati endogeni (glicogeno immagazzinato nel muscolo

scheletrico e nel fegato che viene idrolizzato a glucosio) e il glucosio contenuto nel

plasma. Il sistema aerobico inizia a sovrapporsi all’ anaerobico lattacido in seguito

all’ esaurimento del dei fosfageni muscolare e all’ eccessivo accumulo di acido

lattico causato dall’ esercizio fisico. Il sistema aerobico riesce a riconvertire l’ ADP

in ATP eliminando le sostanze di scarto quali acqua e co2.

Carboidrati+lipidi+o2= ATP (ciclo di krebs)

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Se comparato ai due sistemi anaerobici, il sistema aerobico è il meno efficiente , in

quanto non riesce a produrre abbastanza ATP per secondo da permettere una

prestazione ad alta intensità.

Questo meccanismo è tipico di attività sportive come maratona e mezza maratona,

ciclismo ecc.

CARATTERISTICHE:

Potenza : medio-bassa (20 kcal/min)

Capacità: alta (fino a 2000 kcal)

Latenza : 2-3 minuti

Ristoro : molto lungo (36-48 ore)

Analizzando lo sci alpino, ci si rende subito conto di essere di fronte ad uno sport

piuttosto complesso rispetto a molte altre pratiche sportive.

Infatti a differenza della maggior parte delle attività sportive che prevedono l’ utilizzo

di uno o massimo due meccanismi metabolici, lo sci alpino, invece, prevede l’

utilizzo combinato di tutti e tre i meccanismi metabolici, specialmente dei due

meccanismi anaerobici. Questa combinazione di meccanismi energetici rende la

disciplina in questione molto complessa e impegnativa dal punto di vista della

preparazione atletica. Infatti gli allenamenti dovranno essere necessariamente mirati

ad incrementare le prestazioni sia anaerobiche che aerobiche.

Anche per quanto riguarda la struttura fisica ci sono diversi aspetti da considerare:

innanzitutto bisogna considerare che lo sci alpino è composto da 5 specialità ben

distinte (slalom speciale, slalom gigante, super g, discesa libera e super combinata)

che necessitano di caratteristiche fisiche ben distinte. Analizziamo ora le diverse

specialità con le loro caratteristiche proprie.

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2.2 Discipline tecniche

Slalom Speciale: si tratta di una gara in cui gli sciatori sono obbligati a passare

attraverso una serie di riferimenti alternati rossi e blu rappresentati da pali snodati,

disposti su un pendio in maniera ravvicinata che comporta curve ad arco stretto.

Normalmente la distanza media tra un palo e l’ altro è di circa 10- 12 metri, fatta

eccezioni per le figure quali lunghe, doppie,triple e quadruple che sono disposte in

maniera più ravvicinata. Generalmente la velocità non è molto elevata, circa 40/50km

orari. Questa disciplina è caratterizzata da grande rapidità d’ esecuzione. L’ atleta

specializzato in questa disciplina deve essere prevalentemente rapido e agile, dotato

di un fisico non troppo ingombrante e a livello muscolare di un buon numero di fibre

bianche, ovvero quelle a contrazione veloce e deve avere un’ ottima forza esplosiva.

La resistenza aerobica non è così importante, in quanto una prova di slalom dura

mediamente intorno ai 50 secondi. Questo non esclude in modo assoluto che uno

sciatore con fisico possente possa essere un ottimo slalomista: ci possono essere delle

eccezioni come ad esempio l’atleta italiano Alberto Tomba.

Slalom Gigante: si tratta di una gara in cui gli sciatori sono obbligati a passare

attraverso una serie di porte, alternate rosse e blu disposte su un pendio. Rispetto

allo slalom speciale è molto più veloce, poiché le curve hanno un raggio maggiore.

Generalmente la distanza tra una porta e l’ altra varia dai 24 ai 28/30 metri. In

questa disciplina lo sciatore deve essere dotato di forza veloce, di potenza e di una

struttura muscolare tutto sommato imponente. Ogni manche di slalom gigante dura

mediamente un minuto e 15, per questo motivo l’ atleta specializzato in questa

disciplina deve avere alle spalle un buon allenamento della forza resistente e della

forza esplosiva per poter così completare la manche fornendo sempre una

prestazione massima.

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Discipline veloci

Super Gigante: si tratta di una gara in cui gli sciatori sono obbligati a passare

attraverso una serie di porte, alternate rosse e blu, come negli slalom, ma la

lunghezza della pista, la distanza tra le porte, il raggio di curva e la velocità di

percorrenza sono maggiori rispetto alle due discipline precedenti. In questa

disciplina si possono raggiungere velocità di punta oltre i 120 km orari. La distanza

tra una porta e l’ altra è di circa 40-45 metri e una prova dura mediamente un

minuto e 40 secondi . in questa disciplina è fondamentale la conformazione fisica.

Infatti gli atleti specializzati in super g, e inevitabilmente in discesa libera, sono

dotati di fisici possenti, caratterizzati da grande massa muscolare, in prevalenza

composta da fibre rosse. Mediamente i velocisti presentano anche una massa grassa

abbastanza importante, intorno 20/25%.

La lunghezza di una singola prova di supergigante necessita, da parte dell’atleta, di

un’eccellente preparazione a livello aerobico e di un’elevata capacità di forza

resistente. Inoltre per poter affrontare in sicurezza e in modo proficuo i salti, causati

dall’ alta velocità e dai cambi di pendenza, gli atleti devono avere una buona

coordinazione e una grande percezione spazio-temporale del proprio corpo.

Discesa libera: è la disciplina più antica dello sci alpino e la più lunga sia in durata

che in distanza nonché la più veloce con punte che raggiungo i 160 km orari. E’

anche quella che richiede agli atleti la maggior concentrazione e una buona dose di

coraggio. Si tratta di una gara in cui gli sciatori scendono lungo un tracciato con un

dislivello medio di 1000 metri per gli uomini e di 700 metri per le donne, delimitato

da due porte con pali da slalom e un telo più grande ( per renderlo visibile anche ad

alte velocità) disposti ad una distanza media l’uno dall’ altro di circa 50 metri.

In questa disciplina, ancora di più che nel super gigante, è fondamentale la struttura

fisica. Mediamente una gara di discesa libera dura intorno ai due minuti, anche se in

alcune località come ad esempio Wengen, si arriva fino ai due minuti e mezzo. Per

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questo motivo gli atleti oltre ad essere dotati di potenza muscolare, forza resistente e

muscolatura,specialmente composta da fibre rosse, molto sviluppata, devono essere

molto preparati anche a livello aerobico.

Uno sciatore polivalente sarà dunque un atleta con caratteristiche eccezionali, dotato e

preparato fisicamente a 360 gradi!

Detto questo non è difficile capire che un buon atleta di sci alpino deve essere dotato

in tutte le capacità sia condizionali quali forza massimale, forza resistente, forza

rapida, resistenza, velocità, flessibilità che coordinative quali destrezza fine,

equilibrio, anticipazione motoria, reazione, ritmo, accoppiamento e combinazione del

movimento nonchè di una buona predisposizione fisica.

Tutte queste caratteristiche, che stanno alla base di un buon sciatore, rendono il ruolo

del preparatore atletico molto complicato e vario. Egli dovrà avere un’ ottima

preparazione per poter così essere in grado di fornire agli atleti una strategia di

allenamento vincente. Per poter essere in grado di svolgere questo compito difficile

deve essere ben cosciente che lo sci alpino è una disciplina anomala e che gli

allenamenti, proprio per il fatto che toccano tutti gli aspetti atletici, devo essere

adattati e costruiti su misura ad ogni atleta, in relazione alle sue caratteristiche fisiche

e ai suoi target.

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3. LA PREPARAZIONE ATLETICA

3.1 Introduzione

Prima di poter fornire un programma di allenamento ben progettato, un preparatore

atletico deve assolutamente sapere quali sono i principali segmenti corporei relativi

all’attività sportiva svolta su cui concentrare l’attenzione per poter ottenere i risultati

migliori. Infatti ad ogni sport corrisponde una tipologia di allenamento diversa, che

tiene in considerazione tutti gli elementi, fisici e anatomici, propri di quella

disciplina. Per questo motivo, in questo capitolo, andremo ad analizzare gli elementi

anatomici, posturali e fisici indispensabili per fornire un programma d’ allenamento

idoneo per lo sci alpino.

3.2 Anatomia dello sciatore

Il fisico di un atleta di sci alpino e strettamente correlato alla/e discipline praticate.

Infatti le differenze significative che ci sono tra una disciplina e l’ altra fanno si che

ad esempio uno sciatore specializzato in slalom speciale, che richiede grande

agilità,coordinazione e destrezza, abbia una struttura fisica completamente differente

rispetto a quella di un discesista, dotato di un fisico imponente, con una

muscolatura(fibre rosse) molto sviluppata.

Tuttavia, a livello anatomico, ci sono degli aspetti comuni che stanno alla base di ogni

sciatore, indipendentemente dalla specialità prediletta.

3.2.1 Aspetti comuni

Dato che, nonostante le grandi differenze tra una disciplina e l’ altra, la tecnica di

base e verosimilmente la stessa per tutte le discipline, anche a livello muscolare ci

sono degli aspetti comuni. Innanzitutto il segmento corporeo più importante di uno

sciatore è sicuramente quello inferiore. Infatti ogni azione e ogni movimento devono

partire dal punto di contatto tra lo sciatore e la superficie nevosa e quindi da gambe e

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piedi. Inoltre le gambe hanno il compito non solo di sostenere l’ atleta, ma anche di

resistere a tutte le forze che entrano in gioco durante una discesa, come ad esempio

la forza centrifuga che specialmente nelle discipline veloci può raggiungere valori

davvero importanti. E’ stato calcolato che gli atleti di coppa del mondo arrivano a

percepire un’ accelerazione durante la curva pari a 4G. Quindi se prendiamo come

esempio uno sciatore di 80kg, egli può arrivare ad esercitare sulla gamba esterna

(quella su cui è spostata la maggior parte del carico) una pressione superiore ai

300kg. In questa fase di curva, molto spesso un atleta professionista tende a

mantenere la gamba esterna quasi in iperestensione, lavorando a livello muscolare

in modo isometrico, per poter sopportare un carico elevato e per poter resistere alle

forze a cui è soggetto lo sciatore. Dunque appare subito chiaro che, anche per

quanto riguarda la preparazione atletica, bisognerà prestare particolarmente

attenzione agli arti inferiori.

Ciò non toglie che ogni atleta debba comunque affrontare un importante lavoro di

pesistica per tonificare e mantenere un ottimo stato di tonicità muscolare della parte

superiore. Infatti la muscolatura delle braccia e delle spalle è importantissima

soprattutto nella fare di spinta, dove serve potenza ed esplosività. Inoltre le braccia

contribuiscono, tramite i loro movimenti, ad aiutare l’ atleta a ricercare equilibrio in

ogni fase della discesa e in ogni condizione della pista.

Anche la muscolatura del tronco e del dorso gioca un ruolo chiave. Soprattutto le

fasce muscolari addominale e lombare permettono all’ atleta di resistere a tutte le

forze che tendono ad opprimere e sbilanciare lo sciatore, come ad esempio la forza

peso e le rotazioni generate dall’ azione di curva.

Lo sci alpino è uno sport completo a livello muscolare, ovvero necessita dell’ utilizzo

simultaneo di più distretti muscolari, sia principali che secondari.

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3.2.2 Muscolatura principale degli arti inferiori

Come abbiamo visto, lo sci alpino è uno sport che implica l’ utilizzo di quasi tutti i

distretti muscolari, specialmente di quelli degli arti inferiori. I muscoli della coscia

più sviluppati sono:

per la parte anteriore

-il quadricipite femorale, formato da retto del femore, vasto laterale, vasto mediale e

vasto intermedio

-grande, medio e piccolo gluteo

-adduttore

-peroneo lungo

per la parte posteriore

-bicipite femorale

-semitendinoso -

semimembranoso

-gastrocnemio

Detto questo non bisogna assolutamente bisogna precisare che tutta la muscolatura

della gamba partecipa attivamente durante la pratica dello sci.

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3.2.3 Muscolatura principale del tronco

I muscoli del tronco essenziali che permettono allo sciatore di mantenere una postura

adeguata e gli consentono di resistere a tutte le forze che agiscono su di esso sono

principalmente: per la

parte anteriore -retto

addominale -obliquo

dell’ addome -grande

e piccolo pettorale

Per la parte posteriore

-grande dorsale

-fascia lombare

-trapezio

-grande e piccolo rotondo

3.2.4 Muscolatura superiore degli arti superiori

I muscoli degli arti superiori più sviluppati sono:

per la parte anteriore

-bicipite brachiale

-pronatore rotondo

-palmare lungo

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per la parte posteriore

-tricipite brachiale

-estensore radiale

-flessore ulnare

per la parte superiore.

-deltoide

Elencati i principali muscoli utilizzati nella pratica dello sci alpino è doveroso

specificare che anche altri muscoli sono molto sollecitati, specialmente i muscoli

stabilizzatori che sono oltretutto difficilmente allenabili se non con pesi liberi e

tavolette propriocettive, spesso con esercizi che prevedono l’ utilizzo di entrambi

simultaneamente.

3.3 Posturometria

La posturometria, o l’arte del misurare, risponde alle necessità di chi opera nel

campo della postura all’interno di varie discipline ( medici, osteopati, chiropratici,

optometristi ecc). il tecnico di posturometria ha una preparazione universitaria

riguardo all’anatomia, alla neurofisiologia del corpo umano, oltre ad un’eccellente

conoscenza e padronanza degli strumenti di misurazione della postura statica e/o

dinamica come ad esempio: pedane posturostabilometriche e baropodometriche, il

kinesiografo, la tens, l’elettromiografo di superficie, lo scoliosometro e il

podoscopio. Questi macchinari, se usati dal Tecnico di posturometria su un atleta,

permettono di fissare molti parametri della postura statica e dinamica con criteri di

alta oggettività, sovrapponibilità e ripetibilità, garantendo, anche, una possibile

comparazione tra diversi atleti o tra esami diversi nel tempo e nel modo dello stesso

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atleta. Questi dati servono, poi, agli operatori sanitari per formulare una diagnosi o

prescrivere degli accorgimenti posturali, e servono, inoltre, come conforto durante il

periodo riabilitativo dell’atleta. Quando parliamo di atleti siamo, sempre, di fronte a

pazienti disfunzionali: coloro che presentano squilibri del sistema posturale che

condizionano adattamenti funzionali nei distretti muscolari interessati. Dobbiamo

partire dal presupposto che l’atteggiamento posturale è dipendente dal meccanismo

di facilitazione-inibizione3, cioè la contrazione del muscolo agonista e la

decontrazione di quello antagonista che avviene secondo meccanismi pre-ordinati

che prevedono l’incrocio di due catene muscolari in tutti i gesti della vita quotidiana.

Per chiarire meglio: quando cammino passo da una situazione di equilibrio ad una di

disequilibrio per poi tornare alla situazione di equilibrio: è a questo punto che il

cervello inverte i muscoli da facilitare e da inibire. Camminare, posturalmente, è

uguale a sciare: il corpo assume le medesime posizioni posturali. In questo campo,

dove indubbiamente è difficile muoversi, viene in nostro aiuto, oltre allo studio

approfondito dell’anatomia umana e del sistema nervoso centrale, la Kinesiologia

Applicata: una scienza che studia il linguaggio del corpo e quindi i provvedimenti

terapeutici per i vari problemi disfunzionali; il linguaggio del corpo è quello che il

paziente disfunzionale manifesta attraverso il sistema muscolare. Quindi, il

linguaggio del corpo va:

Osservato: non va interpretato a priori, il concetto chiave dell’osservazione è

la neutralità.

Decodificato: potrò capire qualcosa solo a seguito di variazioni

Usato: una volta capito il problema inserisco la correzione.

Trovandosi di fronte al paziente disfunzionale, il tecnico di Posturometria, deve

operare così:

3 Meccanismo di facilitazione-inibizione: per permettere l’esecuzione di un movimento un muscolo si contrae e uno si distende, è un meccanismo legato agli automatismi che prevede la contrazione dell’agonista e la decontrazione dell’antagonista.

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Rilevamento dei dati antropometrici

Analisi della motitilà articolare generale

Esame della pedana stabilometrica

Elettromiografia

Kinesiologia mandibolare

Nella gestione del paziente con problemi che coinvolgono l’apparato tonico-

muscolare deve tener conto delle esigenze di ogni paziente e delle indicazioni della

letteratura filtrate attraverso l’esperienza clinica dell’operatore. Dopo questa

premessa, è utile ricordare quanto, per un atleta, sia importante il suo equilibrio

posturale e quanto sia obbligo dell’allenatore accorgesi di eventuali anomalie

nell’esecuzione di un gesto tecnico ad esempio osservando l’appoggio podalico

dell’atleta durante la corsa o l’esecuzione di andature, o anche osservando la sua

posizione di equilibrio sulle tavolette propriocettive. Gli squilibri posturali

impediscono all’atleta di esprimere al massimo le sue potenzialità e possono causare

contrazioni o dolori cronici che inibiscono determinati movimenti. Trascurare certi

squilibri, sia da parte dell’allenatore che da parte dell’atleta stesso, può rivelarsi

deleterio.

In collaborazione con WPAI ( presidente Prof. Tullio Toti4) sono stati eseguiti dei test

posturali, tramite la pedana posturometrica su due atlete di Verona che stanno

preparando le selezioni da maestre di sci. Durante gli allenamenti sulla neve e “a

secco”, insieme alla collega Francesca Toti, ci si è accorti che le due ragazze

presentavano squilibri e difficoltà nell’esecuzione di determinati esercizi.

4 Tullio Toti: medico chirurgo, specialista in odontostomatologia, perfezionato in Occlusione e Postura (Università di Palermo), Professore a contratto titolare per affidamento dell’insegnamento di ortognatodonzia presso l’Università Vita e Salute San Raffaele Milano, presidente WPAI ( World postural association italia)

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Di seguito, le figure mostrano i risultati ottenuti con l’esame posturometrico5

Foto1, soggetto1, ragazza 23 anni. Il soggetto presenta uno spostamento a sinistra e

indietro del baricentro, inoltre lo stesso tende ad oscillare. Si evince un leggero

squilibrio di carico prevalente sul piede sinistro.

5 Test eseguiti tramite Pedana Lizard Ultimate, nata dall’idea di Sergio Zanfrini, si caratterizza per una nuova concezione della valutazione posturale e stabilometrica.

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Foto2, soggetto1, ragazza 23 anni. Dopo aver apportato una correzione tramite

plantare sotto il piede destro, si può notare una maggiore centratura del baricentro e

una riduzione significativa delle oscillazioni. L’appoggio podalico è equilibrato,

nonostante persista un leggero squilibrio di carico sul piede sinistro.

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Foto3, soggetto2, ragazza 21 anni. Nell’immagine sovrastante si nota facilmente un

disequilibrio di carico (4kg) sulla parte esterna del piede destro. Il baricentro del

soggetto è leggermente spostato a destra e molto in avanti perché la ragazza è in

posizione sciistica

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Foto4, soggetto2, ragazza 21 anni. Dopo la correzione posturale, si evince una leggera

riduzione dello squilibrio di carico: da 4kg a 2kg.

3.4 La preparazione atletica nello sci alpino

Alle spalle di un atleta di buon livello non ci sono solo allenamenti sugli sci, anzi la

maggior parte del lavoro di allenamento avviene a secco, tramite la preparazione

atletica che per essere efficace e per permettere all’ atleta di arrivare all’ inizio della

stagione agonistica in uno stato di forma ottimo deve essere necessariamente

periodizzata.

Mediamente la stagione agonistica termina tra fine Marzo e inizio Aprile.

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Per l’ atleta, una volta terminata la stagione, è fondamentale concedersi qualche

giorno di pausa per non incappare nel fenomeno di stanchezza fisica e psicologica

chiamato over-training, considerando che entro fine aprile inizierà la preparazione

atletica. Per quanto riguarda l’ allenamento a secco è fondamentale programmare gli

allenamenti, dando ad ogni periodo un target preciso. All’ inizio della preparazione si

darà priorità, per un periodo abbastanza limitato (15-25 giorni),al miglioramento della

resistenza aerobica. Le sedute di allenamento prevedono uscite in bicicletta e o

sessioni di corsa ad intensità non molto elevate e lunga durata. Questo dà all’atleta la

possibilità di ritrovare una condizione fisica generale sufficiente che gli permetta di

affrontare allenamenti più intensi. Una volta terminata questa fase di “risveglio”

psico-motorio, inizia la vera e propria preparazione atletica (metà Maggio) che

prevede allenamenti specifici per migliorare la capacità aerobica, abbinata ad

allenamenti che hanno come fine quello di aumentare la massa muscolare dell’ atleta.

L’ allenatore, prima di strutturare il programma di allenamento, deve svolgere alcuni

test generali per avere ben chiaro sia il livello di atletismo generale del gruppo che il

livello specifico di ogni atleta. Una volta eseguiti i test di Cooper nel campo di

atletica, per valutare le capacità aerobiche e i test massimali e di Bosco per valutare la

forza massima e la forza esplosiva in palestra, l’ allenatore può procedere a strutturare

gli allenamenti. Nel campo di atletica vengo svolti esercizi vari, ad intensità e ritmo

variabili. Uno degli esercizi più utilizzati prevede 5 serie da 2000 m, eseguiti con

velocità ed intensità differenti. Gli atleti partono e svolgono i primi 100m in allungo,

ad una velocità pari a circa il 70% della velocità di scatto. Una volta superati i 100 m

riducono la velocità a quella di una corsa di riscaldamento e percorrono 200m.

superati i 300 metri eseguono un altro allungo di 100m. Il ciclo si ripete fino ad

arrivare ai 2000m. Terminati i 2000 m gli atleti hanno 5 minuti di recupero, durante i

quali svolgono 3 serie di addominali o 3 serie di piegamenti sulle braccia. Un altro

esercizio molto utilizzato prevede lunghe sessioni di corsa a bassa velocità con

sovraccarico: ogni atleta verrà dotato di una zavorra meccanica (rullo

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per sabbia, pesi da applicare sulle caviglie...) che sarà proporzionato alle capacità del

soggetto. Sempre per migliorare la capacità aerobica vengono svolte lunghe sessioni

di bicicletta, sia da strada che mountaibike, o di corsa in montagna, compiute ad

intensità su pendenze variabili per allenare il sistema cardiocircolatorio mediante un

metodo tipo fartlek. In palestra, una volta calcolati i massimali, vengono svolti

esercizi tramite pesi che si aggirano intorno all’ 80-85% del proprio massimale per

incrementare la massa muscolare. Spesso vengono preferiti, alle macchine isotoniche

tipo lateral machine - pectoral machine ecc che tendono a far lavorare in maniera

isolata pochi muscoli, i pesi liberi in quanto consento all’ atleta di distribuire il lavoro

su un numero molto più grande di muscoli e permettono il rafforzamento di muscoli

stabilizzatori che sarebbero di difficile addestramento se non addirittura inallenabili

come ad esempio il traverso dell’ addome, l’ obliquo interno, il traverso spinale e il

multifido. Gli esercizi più utilizzati per la preparazione di un atleta di sci alpino in

palestra sono lo squot, il mezzo squot, la panca piana, le girate al petto.

Altri esercizi molto diffusi sono gli affondi, le croci, la militari press, trazioni alla

sbarra con varie impugnature, alzate laterali ecc

Una volta terminata la fase di massa e aerobica (metà agosto), inizia l’ allenamento

della forza esplosiva, della forza veloce e della forza resistente. Nelle sedute al

campo di atletica si svolgono scatti alla massima intensità su distanze che vanno dai

10m, ai 400m, passando per i 20, 30, 50, 60, 80, 100, 200, 300m. in alcune sedute

viene applicato un piccolo paracadute agganciato all’ addome per aumentare lo

sforzo.

Vengono svolti anche salti multipli con partenza da fermo, partenza con contro

movimento e partenza da una posizione soprelevata. Serie di salti multipli a rana. In

palestra cala sensibilmente la percentuale del peso massimale sollevata e aumentano

la velocità di esecuzione e le ripetizione di ogni serie. Molto utilizzati sono anche

salti con sovraccarico e esercizi sulle tavolette propriocettive e sulla fit ball. L’

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allenamento della forza esplosiva, resistente e veloce si protrae fino a metà ottobre,

anche se in questo lasso di tempo non vengono completamente archiviate sedute di

allenamento aerobico nel campo di atletica e di mantenimento del tono muscolare in

palestra.

Nella seconda metà di ottobre, anche a causa di un’ intensificazione degli

allenamenti sugli sci, inizia una fase di allenamento di scarico, in cui si da priorità a

sedute di allenamento abbastanza ridotte che prevedono esercizi per migliorare le

capacità coordinative quali destrezza, ritmo, accoppiamento e combinazione e

capacità di reazione, caratteristiche fondamentali per la pratica dello sci alpino. Gli

esercizi più utilizzati sono i suicidi, molto utilizzati anche nella pratica del basket,

scatti su brevi distanze (10, 20, 30 metri) con partenza da diverse posizioni come

prono, supino, in piedi con capriola ecc, per migliorare la capacita di reazione. Un

altro esercizio ideale per migliorare questa capacità prevede l’ utilizzo di una fonte

luminosa da parte dell’ allenatore che viene usata come segnale di partenza per gli

scatti. In questa fase della preparazione atletica viene dato molto spazio anche al

miglioramento della flessibilità, tramite esercizi di stretching che vengono svolti all’

inizio e alla fine della seduta di allenamento. In questo periodo cala drasticamente il

lavoro con i pesi in palestra, per non sovraccaricare l’ atleta che ormai è in procinto

di iniziare la stagione agonistica.

Nella seguente tabella viene sintetizzata la periodizzazione degli allenamenti in

funzione del periodo dell’ anno e del target

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20 aprile-

15maggio

Fase di ripresa dell’ attività sportiva

15 maggio-

15agosto

Fase di miglioramento capacità aerobica e

incremento massa muscolare

15 agosto-

15ottobre

Fase di miglioramento della forza

esplosiva e della forza veloce

15ottobre

30novembre

Fase di mantenimento tono muscolare e

rapidità di movimenti

3.5 Esempio di allenamento con relativi risultati

Stagione estiva 2008

Società: alpine ski Altavaltellina

Atleti analizzati: Davide F, Luigi V, Gianluca P, Paolo F, Tommaso A,Luca C,

Andrea M, Maurizio M.

Fase di ripresa della preparazione atletica

39

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Nei primi 21 giorni di preparazione atletica sono state svolte 4 sedute a settimana in

modo alternato 2 in bici e due di corsa.

Fase aerobica-massa muscolare

Prima settimana (test-valutativi)

Test peso corporeo

Test cooper

Test massimali

atleta Peso atleta Test cooper Test massimali

Davide F. 77,4 kg 2986m Panca piana kg

70

Panca incl

kg50

Girate petto kg

70

Stacchi kg

80

Sqt

kg85

Pec.machine

kg55

Lat.machine

kg75

Luigi V. 73,1kg 3057m Panca piana kg

70

4 0

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Panca incl

kg 55

Girate al petto

kg70

Stacchi

kg80

Sqt

kg90 Pec.machine

kg60

Lat.machine

kg75

Gianluca P. 80,2kg 2921m Panca piana

kg75

Panca incl

kg60

Girate al petto

kg75

Stacchi

kg80

Sqt

kg100

Pec.machine

kg65

Lat.machine

kg70

Paolo F. 76,7kg 2954m Panca piana kg

70

41

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Panca incl kg

55

Girate al petto kg

65

Stacchi kg

80

Sqt kg

85

Pec.machine kg

55

Lat.machine kg

60

Tommaso A. 75kg 3012m Panca piana kg

70

Panca incl kg

55

Girate al petto

kg70

Stacchi

kg75

Sqt

kg85

Pec.machine

kg60

Lat.machine kg

65

Luca C. 79,2kg 2925m Panca piana kg

42

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70

Panca incl kg

60

Girate al petto kg

65

Stacchi kg

75

Sqt

kg90

Pec.machine

kg65

Lat.machine

kg70

Maurizio M. 72,3kg 3003m Panca piana

kg50

Panca incl kg

45

Girate al petto kg

45

Stacchi kg

60

Sqt

kg75

Pec.machine

kg55

Lat.machine

kg60

43

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Andrea M. 77,2kg 2911m Panca piana

kg60

Panca incl

kg50

Girate al petto kg55

Stacchi kg70

Sqt kg 85

Pec.machine kg60

Lat.machine kg

65

Programma di allenamento-Fase aerobica e

muscolare 1.seduta(campo atletica)

-riscaldamento: 10 m corsa lenta

-andature: 5x3

-2000 x5 velocità variabile 100-200m(esercizio spiegato prima) rec 5’ con

addominali

-defaticamento:5 m corsa lenta

2.seduta(palestra)

-riscaldamento:salto corda +

andature -sqt 3 x max x 80% rec 2’

-stacchi da terra 3x10x 70% rec 1’30”

-pressa monopodalica 5x max x 80% rec 2’

4 4

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-leg extension 3 x 10 x 70% rec 1’30”

-girate al petto 4x max x 80% rec 2’

-addominali

-salto della corda

3.seduta(campo atletica)

-riscaldamento 10 minutio corsa lenta

-allunghi 3x1000m,3x800m, 3x600m rec 4’

-5x3x1girodi campo in 70 “ e 1/2 giro in 70” rec 4’

-addominali 3x max

-defaticamento

4.seduta(palestra)

-riscaldamento

-sqt completo 4x4 rip eccentriche 90% e 4 rip concentriche60% rec 2’

-mezzo sqt 9x2x90% rec 3’

-slancio 2x2x80% rec 2’

-slancio da posizione in ginocchio con sovraccarico e salto in alto

-panca piana 4x max x 80% rec 3”

-panca inclinata 45° 4 x max x 80% rec 3”

-esercizi con manubri

-trazioni alla sbarra 3x max + sovraccarico

45

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-defaticamento

Seconda settimana mantenere gli esercizi della prima settimana.

Terza settimana incrementare di una serie ogni esercizio

Quarta settimana mantenere gli esercizi della terza settimana.

Quinta settimana

Test massimali

1.seduta(palestra)

-riscaldamento

-trazioni alla sbarra 5x max + 20kg

-panca piana 5 x max 85%

-panca inclinata 5 x max 85 %

-pectoral machine 3x8x 80%

-lateral machine 3x 8x 80%

-esercizi con manubri

-sqt complete 4xmaxx90%

-mezzo sqt 4x max x 90%

-sqt su una gamba 5x5 con sovraccarico

-defaticamento

2.seduta(campo atletica)

4 6

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-10 m corsa lenta

-allunghi 1x1500m, 2x1000m, 3x800m, 4x600m, 5x500m

-20 m corsa a velocità variabile

-stretching

3.seduta(palestra)

-riscaldamento

Esercizi con la corda

-stacchi da terra 4x 4 x 80%

-affondi con bilancere 4x 10

-sqt su fit ball

-pressa monopodalica 4x max x 85%

-Pettorali con cavi bassi ercolina

-dorsal machine 4x 8x 75%

-esercizi per bicipiti e tricipiti

-addominali 4x max

-stretching

4 seduta(campo atletica)

-riscaldamento con andature

-allunghi più paracadute 3x 600m , 4x 600m

-3giri di campo in percorso ostacoli x 4 serie

4 7

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-100mx balzi a rana

-20 m di corsa lenta con sovraccarico

-defaticamento

Settima e ottava settimana mantenere gli esercizi della sesta settimana

Fine fase aerobica e di massa muscolare, effettuare i test di cooper e massimali

Atleta Peso atleta Test di Cooper Test massimali

Davide F. 80,1kg 3023m Panca piana kg

85

Panca incl kg

65

Girate al petto kg

80

Stacchi kg

90

Sqt kg

105

Pec.machine kg

70

Lat.machine kg

85

Luigi V. 76,6kg 3401m Panca piana kg

4 8

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80

Panca incl kg

65

Girate al petto kg

75

Stacchi kg

80

Sqt kg

110

Pec.machine kg

70

Lat.machine kg

85

Gianluca P. 82,9kg 3237m Panca piana kg

80

Panca incl kg

65

Girate al petto kg

80

Stacchi kg

85

Sqt

kg125

Pec.machine kg

80

Lat.machine kg

85

49

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Paolo F. 80,8kg 3265m Panca piana kg

85

Panca incl kg

70

Girate al petto kg

70

Stacchi kg

85

Sqt kg

105

Pec.machine kg

65

Lat.machine kg

70

Tommaso A. 78,3kg 3387m Panca piana kg

80

Panca incl kg

65

Girate al petto kg

75

Stacchi kg

85

Sqt kg

95

Pec.machine kg

70

Lat.machine kg

50

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70

Luca C. 83,4kg 3242m Panca piana kg

85

Panca incl kg

65

Girate al petto kg

70

Stacchi kg

85

Sqt kg

120

Pec.machine kg

75

Lat.machine kg

80

Maurizio M. 76,1kg 3431m Panca piana kg

75

Panca incl kg

55

Girate al petto kg

60

Stacchi kg

70

Sqt kg

95

Pec.machine kg

70

51

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Lat.machine kg

70

Andrea M. 79,9kg 3213m Panca piana kg

75

Panca incl kg

60

Girate al petto kg

65

S t a c c h i k g

8 0 S q t

k g 1 0 0

Pec.machine kg

75

Lat.machine kg

75

I valori riportati nella tabella mostrano in modo evidente che gli allenamenti studiati

per migliorare la capacità aerobica e per aumentare la massa muscolare hanno

prodotto risultati positivi, apportando all’ atleta significativi miglioramenti.

Dai dati riportati emerge un significativo incremento delle prestazioni aerobiche (test

Cooper), della forza massima (massimali) e del peso espresso in kg.

Da metà agosto circa, gli allenamenti cambiano in funzione dei nuovi target:forza

esplosiva, forza veloce e in minor parte destrezza.

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La forza esplosiva e la forza rapida vengono allenate mediate vari esercizi che

prevedono balzi di diverse tipologia, scatti ed esercizi in palestra che prevedono più

ripetizioni per ogni esercizio ed un’ esecuzione alla massima velocità.

La destrezza e la coordinazione vengono allenate tramite andature con combinazioni

di azioni sempre più complesse, esercizi di equilibrio sulla fitball, sulle tavolette

propriocettive e sulla slackline (slakline, tavolette propriocettive e fitball nei giorni di

riposo)

Prima di procedere con gli allenamenti è necessario prendere i tempi sugli scatti e

misurare i salti in lungo singoli.

atleta Tempi scatti Lunghezza salto in lungo

Davide F. 10m: 1.4”

30m: 3.8”

50m: 6.3”

80m.

10.2”

243 cm

100m: 12.8”

Luigi V. 10m: 1.7 239cm

30m: 4.8

50m: 7.2

80m. 11.4

100m: 14.1

Gianluca P. 10m: 1.3 245cm

30m:3.4

50m: 5.9

80m. 9.9

53

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100m: 12.5

Paolo F. 10m: 1.3

30m: 3.9

50m: 6.5

80m: 10.7

242cm

100m: 13.0

Tommaso A. 10m: 1.4 246cm

30m: 3.7

50m: 6.4

80m.10.7

100m:13.4

Luca C. 10m:1.4 238cm

30m: 4.1

50m: 6.8

80m. 11.1

100m:13.8

Maurizio M. 10m: 1.3 240cm

30m:3.9

50m:6.5

80m.10.6

100m:13.3

Andrea M. 10m: 1.5 239cm

30m: 4.3

50m: 7.0

80m. 11.3

100m:13.9

54

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Prima settimana.

1.seduta(campo di atletica)

-riscaldamento 10 minuti di corsa lenta

-andature 10 x 4 con combinazioni gambe braccia

-andature + corda 5x4

-scatti 10mx10, 20mx10, 30mx8, 50m x 8, 100m x 5, 200m x5

-balzi a rana 60m x3

-allunghi 200mx3, 300mx3,400m x 3

-addominali 4x max

-defaticamento

-stretching

2.seduta(palestra)

-riscaldamento

-panca piana 3x 8 x 60%

-girate al petto 3x 8 x 60%

-trazioni alla sbarra 3x max

-4x(2salti da seduto con sovraccarico, 2 salti con contro movimento con

sovraccarico, 2 salti partenza in piedi su due panche gambe divaricate lasciarsi

cadere a terra poi rimbalzare nuovamente sulle stesse

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-4x(2 salti dalla panca un salto arrivo fino a 60° di angolo al ginocchio, l’ altro a 120°

carico naturale)

-4 sqt su una gamba 2 con dx 2 con sx cambio ad ogni ripetizione eseguire 10 salti 5

in lungo 5 in alto con sovraccarico

-10x 10 salti in alto con partenza in ginocchio.

-addominali 4x max

-stretching arti inferiori.

3.seduta(campo di atletica)

-riscaldamento

-scatti in salita:10x10m, 9x20m, 8x 30m, 7x40m,

6x50m,5x60m,4x70m,3x80m,2x90m1x100m balzi a rana in discesa tra ogni scatto re

45 sec

-5x 10m scatto con paracadute

-5 x 30 m con paracadute (ai 30 sgancio paracadute e allungo fino ai 40m) -

3x 40 m con paracadute (ai 40 sgancio paracadute e allungo fino ai 60m) -

2x 60 m con paracadute (ai 60 sgancio paracadute e allungo fino agli 80 m)

-defaticamento

4. seduta(palestra)

-riscaldamento

-balzi a piedi pari dx sx bilanciere rialzato x 90” max intensità

-balzi su tavolo partendo da 3 ginocchio, 3prono, 3 supino + sovraccarico

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-10xbalzi in lungo più serie 10 ostacoli di altezza variabili a 50 cm di distanza

-sqt su fitball carico naturale

-sqt 4 x 8 x 70% + balzo in lungo con contro movimento al termine dello sqt

-trazioni alla sbarra 4x2 prese differenti x 10

-panca 45° 3x 10x 50%

-rev hyper 3x 30

-defaticamento

5.seduta roller blade

Slalom su pista allenamento fondo con palo alto

Seconda settimana mantenere

Terza settimana incrementare di due serie ogni esercizio

Quarta settimana mantenere

Quinta settimana mantenere

Sesta settimana dimezzare le serie di ogni esercizio (per difetto) ed eliminare la 5.

Seduta

Atleta Tempi scatti Lunghezza salto in lungo

Davide F. 10m:1.3 249cm

30m:3.6

57

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50m:5.9

80m.9.8

100m:12.

3

Luigi V. 10m:1.6 245cm

30m:4.6

50m:6.6

80m. 10.9

100m: 13.4

Gianluca P. 10m:1.1 252cm

30m:3.2

50m:5.5

80m.9.4

100m:11.8

Paolo F. 10m:1.2 250cm

30m:3.6

50m:6.0

80m.9.8

100m:12.4

Tommaso A. 10m:1.2 251cm

30m:3.4

50m:5.8

80m.9.6

100m:12.1

Luca C. 10m:1.3 244cm

30m:3.8

50m: 6.2

58

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80m.10.2

100m:12.

9

Maurizio M. 10m:1.2 247cm

30m:3.8

50m:5.9

80m.10.0

100m:12. 6

Andrea M. 10m:1.4 245cm

30m:4.4

50m:6.4

80m.10.5

100m:13.2

Da questo momento della stagione diventano molto più frequenti gli allenamenti in

ghiacciaio e per questo motivo viene ridotto il lavoro a secco che si limita a due

sedute settimanali nel palazzetto dove vengo svolti scatti su brevi distanze, percorsi

ad ostacoli, suicidi, balzi, addominali ed esercizi sulle gradinate.

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4. IL DOPING NELLO SCI ALPINO.

Al giorno d’ oggi una dei problemi principali che danneggiano lo sport è l’ uso

indiscriminato di sostanze stupefacenti da parte di chi in nessun modo possiamo

definire atleti, per ovvie ragioni etiche. Quando si fa riferimento all’ uso di doping a

livello sciistico, non bisogna fare l’ errore di pensare all’uso/abuso di sostanze che

aumento la capacità aerobica, come ad esempio l’ uso di epo, proprie di altri sport

aerobici, come ad esempio il ciclismo. La stragrande maggioranza di doping usato

nello sci ha lo scopo principale di incrementare la massa muscolare, di aumentare la

resistenza fisica per poter cosi sopportare sforzi molto elevati per un periodo

prolungato e di stimolare l’ organismo. Molto spesso gli atleti ricorrono all’

assunzioni di ormoni come ad esempio steroidi, estrogeni e GH, per ottenere una

crescita muscolare più rapida e maggiore di quella che otterrebbero con il solo

allenamento e, all’ assunzione di stimolanti quali metanfetamina e cocaina per

stimolare l’ apparato neuro muscolare. Tuttavia la FIS non ha mai intrapreso una

vera e propria crociata per fronteggiare questo problema, anche perche fino a pochi

anni fa la pratica del doping era praticamente inesistente in questo sport. Negli ultimi

anni, anche nello sci alpino, sono stati riscontrati alcuni casi di atleti professionisti

implicati nell’ uso di sostanze dopanti. I casi più clamorosi sono quelli che vedono

protagonisti Alain Baxter, Hans knauss, Mirko Deflorian e Bode Miller. Alain

Baxter, atleta britannico, alcuni giorni dopo aver vinto il bronzo in slalom alle

Olimpiadi di Salt Lake City 2002, ad un controllo antidoping venne trovato positivo

alla metanfetamina, uno psicostimolante. L’ austriaco Hans Kanuss terminò

bruscamente la sua brillante carriera nel 2004, quando venne squalificato dall FIS per

diciotto mesi, a causa della positività al nandrolone, uno steroide anabolizzante già

presente nel corpo umano in piccole quantità. L’ atleta delle fiamme gialle Mirko

Deflorian, il 19 febbraio 2008, dopo aver partecipato ai Campionati italiani juniores,

risultò positivo a un metabolita della cocaina. Venne squalificato diciotto mesi dal

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Tribunale Nazionale Antidoping, dopo essere stato assolto dalla commissione di

Giustizia e disciplina di secondo grado della FISI. Per quanto riguarda ciò che è

accaduto allo statunitense Bode Miller bisogna necessariamente aprire un capitolo a

parte. Il folle sciatore americano, in un’ intervista rilasciata nel 2006, dichiarò di aver

partecipato ad alcune gare in stato di ebbrezza. Bode disse ....(la repubblica) tuttavia,

anche se fu costretto dall’ US Ski e Snowboard Association a ritrattare alcune sue

dichiarazioni in quanto il suo comportamento venne giustamente considerato

diseducativo, in questo caso non vennero presi provvedimenti disciplinari nei suoi

confronti, dato che l’ alcol non rientra nell’ elenco di sostanze proibite ufficiale della

FIS. Oltre a questi casi, certificati dall’ antidoping, ci sono state anche situazioni

palesi di utilizzo di Gh non punite per mancanza di prove in quanto non esistono

ancora controlli antidoping in grado di svelare con certezza l’ uso dell’ ormone della

crescita. I due più famosi riguardano la croata Janica Kostelic’ e la svedese Anja

Person, più volte accusate da colleghi, collaboratori e media di aver fatto uso di

ormone della crescita. La difficoltà nello smaschera situazioni simili a queste nasce

dal fatto che i controlli avvengono durante i periodi di competizione, mentre ad

esempio il GH viene assunto nei periodi di allenamento per la massa muscolare

(Maggio-Agosto), quindi non vine riscontrato nei controlli effettuati nei mesi

invernali.

Inoltri i controlli antidoping hanno un costo elevato, insostenibile nel momento in

cui dovesse essere esteso a tutti gli atleti, professionisti e non. Per questo motivo

viene limitato alle competizioni ufficiali, dove vengono controllati i primi tre

classificati e altri due estratti casualmente. Se pensiamo che in una gara possono

esserci fino a 100 donne e 150 uomini ci si rende subito conto del limite della

battaglia contro il doping.

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4.1 Lista delle sostanze e i metodi proibiti 2014, Codice Mondiale Antidoping6

Qui di seguito sono elencate le sostanze vietate in e fuori competizione.

-S0 sostanze non approvate: “qualsiasi sostanza farmacologica non compresa in

alcuna delle sezioni sotto indicate e che non sia stata oggetto di approvazione da

parte di autorità sanitarie governative di regolamentazione per l’ uso terapeutico

umano (ad esempio farmaci in fase di sviluppo pre clinico o non più autorizzati,

farmaci in fase di sviluppo, nonché sostanze approvate soltanto all’ uso veterinario)

è sempre proibita”.

-S1 agenti anabolizzanti:

1. steroidi anabolizzanti androgeni (AAS)

2. altri agenti anabolizzanti che incluno ma non sono limitati ad essi:

clenbuterolo, modulatori selettivi del ricettore degli androgeni (SARM),

tibolone, zeranolo, zilparterolo.

-S2 ormoni peptidici, fattori di crescita e sostanze correlate

Sono proibite le seguenti sostanze ed altre sostanze con struttura chimica simile o

effetto biologico simile:

1. agenti stimolanti l’ eritropoiesi

2. gonadotropina corionica e LH

3. corticotropine e i loro fattori di rilascio

ormone della crescita e i suoi fattori di rilascio e fattore di crescita insulino-simile

6 Lista Wada, in vigore dal 1^ settembre 2014. Il testo ufficiale della LISTA è depositato presso la WADA ed è pubblicato in inglese e in francese.

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-S3 beta-2 agonisti

Sono proibiti tutti i beta-2 agonisti inclusi, ove pertinenti, entrambi gli isomeri ottici,

ad eccezione del salbutamolo per via inalatoria, del formoterolo per via inalatoria ed il

salmeterolo se assunto per via inalatoria nel rispetto del rigime terapeutico indicato

dalle case produttrici.

-S4 modulatori ormonali e metabolici

Sono proibite le seguenti classi

1. inibitori dell’ aromatasi

2. modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM)

3. altre sostanze anti-estrogeniche

4. agenti che modificano le funzioni della mio statina

5. modulatori metabolici

-S5 diuretici ed altri agenti mascheranti

Gli agenti mascheranti sono proibiti.

Essi includono: diuretici, desmopressina, espansori del plasma, probenecid e altre

sostanze con effetto biologico simile. La somministrazione locale di felipressina in

anestesia dentale non è proidita.

I diuretici includono: acido etacrinico, carrenone, bumetanide, vaptani, amiloride.

Qui di seguito sono elencate le sostanze vietate in competizione.

-S6 stimolanti

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Sono proibiti tutti gli stimolanti, inclusi, ove pertinenti, entrambi gli isomeri ottici, ad

eccezione dei derivati dell’ imidazolo ad uso topico e degli stimolanti inclusi nel

programma di monitoraggio 2014.

A. Stimolanti “non specificati”

B. Stimolanti “specificati”

-S7 narcotici

Sono proibite le seguenti sostanze: idromorfone, eroina, metadone, morfina,

ossicodone, petidina

-S8 cannabinoidi

Sono proibiti i cannabinoidi naturali o di sintesi e i cannabimimetici

-S9 glucocorticosteroidi

Sono proibiti tutti i glucocortico steroidi quando somministrati per via orale,

endovenosa, intramuscolare o rettale.

Inoltre, per quanto riguarda lo sci alpino, il codice mondiale antidoping vieta in

competizione i betabloccanti, che includono: acebutololo, betassololo, esmololo,

pindololo, timololo, alprenololo, bunololo, labetalolo, carteololo, levobunololo,

oxprenololo, propranololo, sotalolo.

Qui di seguito sono elencati i metodi vietati dal codice mondiale antidoping.

-M1 manipolazione del sangue e dei componenti del sangue:

1. La somministrazione o la reintroduzione nel sistema

circolatorio di qualsiasi quantità di sangue autologo,

allogenico o eterologo o di prodotti contenenti globuli

rossi di qualsiasi origine.

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2. Potenziamento artificiale dell’ assorbimento, del

trasporto o del rilascio di ossigeno.

3. Qualsiasi forma di manipolazione endovascolare del

sangue o di componenti del sangue con mezzi fisici o

chimici.

-M2 manipolazione chimica e fisica

Sono proibiti i seguenti metodi:

1. La manipolazione per alterare l’ integrità e la conformità dei campioni

raccolti in occasione dei controlli antidoping.

2. Le infusioni e/o le iniezioni endovenose di più do 50ml per un periodo di sei

ore ad eccezione di quelle legittimamente ricevute nel corso di ricoveri in

ospedale o di indagini cliniche.

-M3 doping genetico

Sono proibiti i seguenti metodi che hanno la potenziale capacità di migliorare la

performance atletica:

1. Il trasferimento di polimeri di acidi nucleici o di analoghi di acido nucleico

2. Utilizzo di cellule normali o geneticamente modificate

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4.2 Il doping giovanile

L’ abuso dell’ormone GH purtroppo non riguarda solo i casi di cui abbiamo

accennato in precedenza7, ma è anche una delle strategie dopanti più diffusa a

livello amatoriale e soprattutto a livello giovanile, dove alcune società sportive, pur

di portare i loro ragazzi al livello più alto possibile, sono disposte a sacrificarne la

loro salute fisica.

Come in tutti gli sport, la pratica doping è decisamente più diffusa a livelli medio

bassi, dal momento che i controlli antidoping sono praticamente inesistenti. Molto

spesso la somministrazione di sostanze dopanti a livello giovanile parte in primis da

una cattiva educazione e da una mania di successo da parte dei genitori dei piccoli

atleti, che vorrebbero vedere i propri figli primeggiare nelle competizioni. Un'altra

figura che può interferire in questi casi è quella dell’ allenatore, che per “mettersi in

mostra” e per essere considerato un grande allenatore fa quello che una persona del

suo calibro non dovrebbe mai fare, anteporre il successo alla salute dei suoi allievi.

L’ aggravante è sicuramente rappresentata dal fatto che ogni istruttore, allenatore o

preparatore atletico , vivendo di sport, dovrebbe insegnare non solo la tecnica e la

metodologia per una preparazione atletica adeguata, ma anche uno stile di vita sano e

con valori morali.

Il direttore del laboratorio antidoping della Federazione Medico Sportiva Italiana

(FMSI) Francesco Botré ha lanciato l’ allarme sul doping giovanile: “il doping si

diffonde sempre più tra i giovani sportivi, addirittura sotto i 12 anni. E anche se questi

ultimi non sono posti a controlli, forse sono già sottoposti a questo tipo di

sollecitazioni. Purtroppo non ci sono dati sugli adolescenti, perchè in laboratorio

7 Vedi inizio capitolo “il doping nello sci alpino”

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analizziamo i campioni in maniera assolutamente anonima, senza nemmeno sapere a

quale sport si riferiscono. Nello sport agiscono le stesse sollecitazioni che si

incontrano in altri campi: l’ uso di sostanze farmaci inizia come “aiutino” alla

prestazione, per fare meglio e per essere “in” a scuola e con gli amici. E’ a rischio

soprattutto chi non è in grado di raggiungere un livello considerato accettabile di

prestazione con i propri mezzi. Dopodiché diventa indispensabile. I luoghi più a

rischi sono quelli nei quali la pratica sportiva diventa assidua e il bisogno di

gareggiare, vincere, costruirsi un fisico speciale supera le altre motivazioni, quelle

basate sulla fiducia nei propri mezzi e sul confronto aperto e leale con gli avversari.

Se la società è basata solo sul risultato e non sul percorso che si fa per ottenerlo, è

chiaro che qualsiasi strada lecita o illecita che permette di raggiungere l’ obbiettivo

diventa appetibile”8.

Da queste dichiarazioni si evince che il doping è un problema reale e molto

pericoloso, soprattutto per i giovani atleti che per il mito del successo si assumono

inconsciamente responsabilità e mettono a rischi la loro salute oltre a crescere senza il

concetto di sani valori sportivi. Ogni sportivo dovrebbe sempre partire dall’ idea che

“mens sana in corpore sano”.

8 Dott. Francesco Botrè, ricercatore confermato e tempo definito Università della Sapienza di Roma, docente “metodologie Avanzate in Analisi dei Farmaci e loro Metaboliti”, docende nelle scuole di Specializzazione in Farmacologia, Statistica Sanitaria e medicina dello Sport.

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CONCLUSIONI

Alla luce di quanto scritto e sperimentato, è evidente che un buon atleta di sci alpino

debba avere alle spalle una preparazione atletica adeguata, che permetta allo sciatore

di allenare tutte le capacità coordinative e condizionali senza tralasciarne nessuna.

Inoltre appare chiaro che la strategia vincente per poter apportare dei miglioramenti,

anche sensibili, è quella periodizzare l’allenamento in funzione del target da

raggiungere. Come abbiamo visto la parte dedicata all’ aumento della massa

muscolare e all’allenamento della capacità aerobica coincide con l’ inizio della

preparazione atletica. La seconda parte viene invece dedicata al miglioramento della

forza esplosiva e alla reattività, mentre la terza parte serve per mantenere i

miglioramenti ottenuti e per migliorare le capacità coordinative. La preparazione

atletica viene strutturata in questo modo per un motivo preciso: arrivare all’ inizio

della stagione agonistica con una buona condizione fisica e con i “tempismi giusti”.

L’ ideale sarebbe quello di strutturare un programma di allenamento individuale,

ovvero fatto su misura per ogni atleta, in modo da permettergli di lavorare

principalmente sugli aspetti fisici in cui è più carente. E’ chiaro che due atleti con

costituzione fisica e caratteristiche corporee differenti non possono seguire lo stesso

programma di allenamento, in quanto non soddisferebbe le esigenze di entrambi o

ancor peggio di nessuno dei due. Purtroppo, a causa degli elevati costi (per esempio

affitto di una palestra) e per la scarsità di tempo, è molto difficile trovare società

sportive che propongano allenamenti specifici per ogni atleta. Per riuscire a soddisfare

le esigenze di ogni atleta e della società sportiva, un buon preparatore atletico deve

essere in grado di analizzare tutti i soggetti per poter creare dei gruppi il più omogenei

possibili, in modo da fornire un programma d’allenamento idoneo per ogni

raggruppamento, così da ottenere i massimi risultati a livello sportivo senza gravare

sul bilancio della società. Questo è forse l’ unico modo per poter strutturare

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dei buoni programmi di preparazione atletica a un cifra relativamente contenuta, e

quindi per permettere ad un buon numero di ragazzi, indipendentemente dalla

disponibilità economica, di poter continuare a percorrere una buona carriera sportiva.

Detto questo non bisogna assolutamente pensare che il ruolo del preparatore atletico si

limiti solo ed esclusivamente alle caratteristiche fisiche. Egli deve infatti trasmettere

agli allievi i valori dello sport. È essenziale che i ragazzi imparino sin da giovani a

considerare il loro corpo come un tempio, a non dar valore solo alla vittoria o alla

sconfitta ma alla loro crescita a livello umano, che imparino a sacrificarsi per loro

stessi e per gli altri, nonostante lo sci sia uno sport prettamente individuale; e

soprattutto che crescano intendendo lo sport come uno stile di vita e non come una

mera competizione. Tutto questo sarà possibile solo grazie al loro allenatore.

“L’importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma

la certezza di essersi battuti bene”.9

9 Pierre de Coubertin, pedagogista storico francese, fondatore dei moderni giochi olimpici.

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RINGRAZIAMENTI

La laurea può essere considerata come una fine, la fine degli studi, la fine delle notti

passate a studiare per preparare un esame, la fine dell’ansia in attesa del voto di un

esame, la fine di una parte importante della vita.

Io la considero come un inizio, come il punto di partenza per costruire la mia vita.

E tutto ciò lo devo in primis ai mie genitori, Rosangela e Ottorino che con grandi

sacrifici mi hanno dato questa possibilità. Un ulteriore grazie va a mio padre. E’

grazie a lui che ho intrapreso la carriera di atleta di sci alpino. E’ lui che ha sempre

creduto in me, anche quando a livello sportivo i risultati non arrivavano. E’ grazie a

lui se oggi sono un uomo di sport, un privilegiato che per vivere non lavora ma

continua a vivere di passione per lo sci.

Un enorme grazie va al mio relatore, il Prof. Rodolfo Carrera, che nonostante la mia

vita incasinata, il mio disordine e il tentativo di eliminarlo sulle pista da sci dell’

Aprica mi ha seguito sempre ed è stato più che disponibile nei mie confronti.

Un ringraziamento speciale va a Francesca Toti, la mia fidanzata che mi ha sempre

sostenuto ed aiutato ( soprattutto nell’ utilizzare il pc) mentre scrivevo la tesi.

Colgo l’occasione per ringraziare la mia compagna di corso Virginia Della Moretta

che ha sempre portato moltissima pazienza ed è sempre stata pronta ad aiutarmi.

Infine ringrazio i mie coinquilini, i miei compagni di collegio e tutte le meravigliose

persone che ho conosciuto a Pavia, in particolare Davide Sbrizzi, Isacco Conforti,

Dejan Stevanovic, Dario Argnani, Manuela Caciotto, Francesco Compagnoni.

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CODICE MONDIALE ANTIDOPING, lista sostanze e metodi proibiti

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