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La Confraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, processioni e solennità liturgiche Parte II di Francesco Gherardi Funzioni straordinarie Come accennavamo nella prima parte di questo articolo, pubblicata sulla precedente edizione dei «Quaderni formiginesi», oltre alle funzioni religiose che potremmo definire “ordinarie” – quelle cioè che si ripetevano regolarmente ogni anno, seguendo il calendario liturgico, come l’Annunciazione o il Corpus Domini- avvennero nella storia della Confraternita del Santissimo Sacramento anche eventi “straordinari” che comportarono festeggiamenti particolari e funzioni religiose ad hoc al fine di solennizzarli. Festeggiando Waterloo La Confraternita del Santissimo Sacramento ricevette dalle invasioni napoleoniche danni ingenti, al pari delle altre realtà ecclesiali del nostro territorio e dell’intera Europa, squassata da un ventennio di continue guerre e dai furori anticlericali della Rivoluzione francese. Il 13 luglio 1798, similmente a molte altre corporazioni religiose, essa venne soppressa d’imperio. La ritroviamo attiva dal 1803, e in lite nel 1807-1808 con la Confraternita di San Pietro Martire, a causa della limitazione sancita per legge di mantenere una sola confraternita per parrocchia - quella del Santissimo Sacramento, con funzioni di illuminaria - che avrebbe dovuto assorbire i confratelli degli altri sodalizi, tutti soppressi. (1) Tra le passate soppressioni, le guerre ininterrotte ed i continui passaggi di soldatesche, il periodo napoleonico non fu affatto felice per la Confraternita del Santissimo Sacramento, come d’altronde non lo fu per i formiginesi tutti. Per questo, la definitiva sconfitta del Buonaparte sul campo di battaglia di Waterloo venne salutata, a Formigine come altrove, con la celebrazione di un solenne Te Deum di ringraziamento. La restaurazione dei sovrani legittimi o dei loro eredi era il segno del ritorno alla pace e ad un ordine sociale che poneva in una posizione di assoluto riguardo e prestigio le espressioni della religione. La Chiesa, che aveva visto deportare e morire in esilio Pio VI, ad opera di Napoleone ed esporre il successore Pio VII ad un regime di cattività ed all’umiliazione di celebrare la famosa auto- incoronazione dell’Imperatore dei Francesi, esultava per l’avvenuta liberazione. Così, il 15 luglio 1815 l’arciprete formiginese don Andrea Lancellotti informava il priore Luigi Castiglioni che “Dimattina alle ore dieci si canterà Messa Solenne in questa Plebana Chiesa, e dopo un Tedeum [sic] in ringraziamento a Dio per la segnalata Vittoria riportata per divina misericordia dalle otto Potenze alleate contro i Francesi” ed esortava la Confraternita ad intervenire “ col suo indumento” per “condecorare una Funzione, che formerà epoca nei fasti della Chiesa” (2)

La Confraternita del Santissimo Sacramento in Formigine ... · San Geminiano e San Liborio, il Manzini raffigurò Formigine come appariva nel 1846. Si vedono ... distrutto per far

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La Confraternita del Santissimo Sacramento in Formigine,

processioni e solennità liturgiche

Parte II

di Francesco Gherardi

Funzioni straordinarie

Come accennavamo nella prima parte di questo articolo, pubblicata sulla precedente edizione dei

«Quaderni formiginesi», oltre alle funzioni religiose che potremmo definire “ordinarie” – quelle

cioè che si ripetevano regolarmente ogni anno, seguendo il calendario liturgico, come

l’Annunciazione o il Corpus Domini- avvennero nella storia della Confraternita del Santissimo

Sacramento anche eventi “straordinari” che comportarono festeggiamenti particolari e funzioni

religiose ad hoc al fine di solennizzarli.

Festeggiando Waterloo

La Confraternita del Santissimo Sacramento ricevette dalle invasioni napoleoniche danni ingenti, al

pari delle altre realtà ecclesiali del nostro territorio e dell’intera Europa, squassata da un ventennio

di continue guerre e dai furori anticlericali della Rivoluzione francese.

Il 13 luglio 1798, similmente a molte altre corporazioni religiose, essa venne soppressa d’imperio.

La ritroviamo attiva dal 1803, e in lite nel 1807-1808 con la Confraternita di San Pietro Martire, a

causa della limitazione sancita per legge di mantenere una sola confraternita per parrocchia - quella

del Santissimo Sacramento, con funzioni di illuminaria - che avrebbe dovuto assorbire i confratelli

degli altri sodalizi, tutti soppressi. (1)

Tra le passate soppressioni, le guerre ininterrotte ed i continui passaggi di soldatesche, il periodo

napoleonico non fu affatto felice per la Confraternita del Santissimo Sacramento, come d’altronde

non lo fu per i formiginesi tutti.

Per questo, la definitiva sconfitta del Buonaparte sul campo di battaglia di Waterloo venne salutata,

a Formigine come altrove, con la celebrazione di un solenne Te Deum di ringraziamento. La

restaurazione dei sovrani legittimi o dei loro eredi era il segno del ritorno alla pace e ad un ordine

sociale che poneva in una posizione di assoluto riguardo e prestigio le espressioni della religione.

La Chiesa, che aveva visto deportare e morire in esilio Pio VI, ad opera di Napoleone ed esporre il

successore Pio VII ad un regime di cattività ed all’umiliazione di celebrare la famosa auto-

incoronazione dell’Imperatore dei Francesi, esultava per l’avvenuta liberazione.

Così, il 15 luglio 1815 l’arciprete formiginese don Andrea Lancellotti informava il priore Luigi

Castiglioni che “Dimattina alle ore dieci si canterà Messa Solenne in questa Plebana Chiesa, e

dopo un Tedeum [sic] in ringraziamento a Dio per la segnalata Vittoria riportata per divina

misericordia dalle otto Potenze alleate contro i Francesi” ed esortava la Confraternita ad

intervenire “ col suo indumento” per “condecorare una Funzione, che formerà epoca nei fasti della

Chiesa” (2)

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Il grande restauro del 1846

Luigi Manzini, San Liborio e San Geminiano al cospetto della Vergine Maria, chiesa della Santissima Annunziata,

Formigine.

Passata l’esultanza per la fine dei ventennali sconvolgimenti napoleonici, pare che - per circa

trent’anni - la Confraternita non registri alcun evento di rilevanza tale da motivare la celebrazione di

cerimonie straordinarie, sino a quando, sfogliando l’antico Libro dei Partiti, non ci imbattiamo nei

solenni festeggiamenti per l’avvenuto restauro della chiesa della Santissima Annunziata: correva

l’anno 1846, ed erano appena terminati i lavori di restauro avviati il 13 giugno 1845. (3)

Naturalmente, l’idea di abbattere buona parte dell’edificio sacro per rettificare il tracciato della via

Giardini – che allora correva lungo l’attuale via Trento Trieste- era ancora di là da venire ed i

Confratelli che avevano messo mano ad un costoso intervento, completato dall’affresco a

chiaroscuro degli interni della chiesa, erano lontani dall’immaginare che nel volgere di mezzo

secolo la loro opera sarebbe stata completamente sconvolta.

Allorché in ogni parte interna ebbe termine l’opera del Ristauro, e che tutto l’ornamento della

chiesa appariva in perfetta disposizione, si determinò finalmente di solennizzare un Triduo con

tutta pompa a rendimento di Grazie all’Altissimo per la condotta di sua divina Provvidenza in

un Lavoro, a cui non si sarebbe mai potuto arrivare a capo, se per sua singolarissima clemenza

non avesse mosso il cuore di tanti generosi Confratelli e d’altre benefiche Persone a concorrere

in simile urgente circostanza. (4)

I lavori dovettero essere veramente molto dispendiosi: l’edificio sacro era costruito in parte sul

canale di Modena, il quale scorreva sotto il volto che sosteneva le pareti ed il pavimento della

chiesa all’altezza dell’attuale marciapiedi di via Giardini. Le infiltrazioni di umidità erano

notevolissime, la statica dei muri portanti e degli archi precaria:

Fu primo lavoro dei muratori l’intonacare tutta la soffitta della Chiesa, a poco a poco

discendendo assicurarne le tre maggiori arcate mettendovi le catene che tengono unita, e

legata la superiore volta […] Furono rinnovati nel basso della Chiesa quei muri, che

vennero trovati di frantumi, e di sassi mal connessi, e senza risparmio alcuno visitati tutti

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gli altri muri della Sagristia, della tribuna, ed altri ripostigli, senza sorpassare luogo, che

fosse necessario di pronto riparo […] (5)

Oltre al restauro delle opere murarie ed all’affresco degli interni, la Confraternita del Santissimo

Sacramento acquistò a Bologna tre campane nuove ( la-si-do) in luogo delle due preesistenti,

ritenute troppo piccole. Le campane nuove, consacrate dall’Arcivescovo di Bologna, vennero

suonate a terzetto per la prima volta il 24 marzo 1846, vigilia dell’Annunciazione. Infine, i

Confratelli commissionarono al “Pittore Modenese Sig. Luigi Manzini impiegato del Pubblico

Ministero di Economia ed Istruzione”, uno dei principali artisti modenesi del tempo, l’esecuzione di

due teleri raffiguranti rispettivamente Santa Liberata con Sant’Agata e Gesù Redentore ed i Santi

Liborio e Geminiano al cospetto della Vergine Maria. Sullo sfondo della grande tela raffigurante

San Geminiano e San Liborio, il Manzini raffigurò Formigine come appariva nel 1846. Si vedono

chiaramente l’abside dell’Annunziata con l’antico campanile e la vasta sagrestia: è l’unica

raffigurazione della chiesa officiata dai Confratelli del Santissimo Sacramento precedente le

demolizioni tardo ottocentesche, ad eccezione dell’affresco di Spezzano, che ci mostra il piccolo

oratorio antico, prima della costruzione della chiesa seicentesca. I due dipinti, terminati il 18 aprile

1846, costarono “Italiane £ 276” e giunsero a Formigine il 22 aprile, venendo immediatamente

collocati ai lati del presbiterio. (6 )

Particolare dal dipinto “San Liborio e San Geminiano al cospetto della Vergine Maria” di Luigi Manzini. Si noti la

veduta dalla parte dell’abside della chiesa della Santissima Annunziata, con il solo campanile originale, osservata

dall’aperta campagna che si stendeva presso l’attuale via Mazzini

Ma ora, torniamo al grande triduo di ringraziamento del 24-25-26 aprile 1846, scorrendo la vivida

descrizione che la cronaca del Libro dei Partiti ci offre:

Quand’ecco che il giorno 24 aprile 1846 il Capellano D. Gaetano Zanfi celebrò per la prima

volta il Santo Sacrificio della Messa concorrendovi numerosa popolazione, che mostrava il

desiderio e l’ardente brama di rinnovare in essa Chiesa quella fervorosa preghiera ad onore del

Sacratissimo Cuore di Gesù, della sempre intemerata Vergine dall’Arcangelo Annunziata, e di

tutti quei Santi, che con particolare devozione si venerano.

Quindi verso sera dal M.to Rev.do ed Ill.re Sig.r Arciprete D. Battista Giberti all’Altare del

Sacro Cuore si compartì la Benedizione con l’Augustissimo Sacramento, nel qual tempo ebbe

luogo uno sparo di mortari in segno di comune esultanza, formatasi a tale oggetto una società di

Confratelli, il cui capo fu Giusti Vincenzo, e ne diresse con somma avvedutezza , e prudente

cautela nei tre giorni di scarica di detti mortari il Benemerito Confratello nostro Sindaco Sr.

Gio: Battista Gatti. (7 )

I festeggiamenti erano continuati il giorno successivo, 25 aprile 1846:

Così nello stesso modo seguì il secondo giorno, appaerendo la chiesa nel suo maggior splendore,

perché magnificamente apparata, mostrando verso sera colla moltitudine dei lumi, e con tutto il

compimento negli aredi sacri, tutto quello che corrispondere doveva a formare un’alta idea della

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riverente sommissione dei vari Fedeli dovuta alla Maestà di un Dio fattosi Sacramento per

abitare fra noi. ( 8)

Finalmente, domenica 26 aprile 1846 le celebrazioni del triduo giunsero al culmine. Alla solennità

della funzione contribuì l’intervento di un’orchestra musicale diretta dal maestro Alessandro

Gandini:

Nel terzo giorno ultima Domenica del mese d’Aprile la salva duplicata di grossi Mortari

annunziavano nella prima aurora la Solennità ai più lontani, ed al comparire il Sole al suo

orizzonte ebbe principio la celebrazione del Santo Sacrificio, che continuò per concorrenza anche

di Sacerdoti forestieri fino dopo il mezzo giorno, avendo in tal giorno cantata la Messa il

rammemorato D. Gaetano Zanfi Consorziale Decano, e Cappellano di questa Chiesa,

accompagnata da Scelta Musica, ad orchestra formata mediante soggetti Modenesi, e diretta dal

Nobil Uomo Sig.r Alessandro Gandini Maestro di Cappella della R. Corte. Dopo pranzo

finalmente oltre il vespro solenne pure con Musica si cantò l’Inno Ambrosiano coll’intervento del

Sacerdotale Consorzio della Parrocchiale, e dei Confratelli con torcia, e candelotti, e dandosi la

terza Benedizione coll’Augustissimo Sacramento si terminò la Solenne Funzione con immenso

sparo di Mortari, essendovi in tal giorno concorso innumerevole popolazione in questa civil

Terra. (9)

1891: il primo arretramento

Dopo il primo arretramento (collezione Carlo Manni )

Dopo circa quarant’anni dalla solenne

riapertura al culto dell’Annunziata, nel 1887,

un primo arretramento venne a deturpare

l’impianto architettonico della chiesa: il

Comune di Formigine, per esigenze di

sicurezza stradale, chiese ed ottenne

inizialmente l’abbattimento “ai due angoli

della facciata della chiesa stessa, di qua e di

là, [di ] due quadretti di spazio perché [fosse]

allargata la strada pubblica che passa

dinanzi ad essa chiesa”, a patto che i lavori

venissero fatti a spese del Comune stesso, il

quale avrebbe provveduto anche a fornire due

confessionali da collocarsi sotto le tribune, a

destra ed a sinistra dell’altar maggiore.

Purtroppo, non abbiamo alcuna immagine di

questa parte abbattuta, come, del resto, del

fronte in cotto che, di lì a poco, venne

distrutto per far spazio ad una “strada

circondaria”.(10)

La cessione di quella piccola porzione, un danno apparentemente limitato, si rivelò la proverbiale

falla che, ineluttabilmente, si muta in una voragine prima che sia possibile porvi rimedio:

l’Amministrazione comunale offerse immediatamente un consistente indennizzo alla Confraternita

del Santissimo Sacramento, qualora questa avesse ceduto anche la porzione di chiesa compresa tra i

due angoli abbattuti. Si sarebbe trattato della demolizione di una campata e della facciata

seicentesca. I Confratelli rifiutarono categoricamente. Il Consiglio Comunale ritornò alla carica, il

Sindaco si rivolse direttamente all’Arcivescovo e la Confraternita, sperando che quest’ultimo

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avrebbe impedito un tale scempio – cosa che non avvenne- non poté far altro che rifiutare

nuovamente:

Considerato da ultimo che col proposto arretramento non sarebbero tolti i pretesi ostacoli alla

pubblica viabilità, e ben presto verrebbe chiesto l’arretramento di quasi tutta la chiesa e cioè

fino alla balaustrata dell’Altar Maggiore; e d’altra parte verrebbero accresciuti gli aggravi e i

disturbi alla chiesa stessa […] Questa Venerabile Arciconfraternita è ben grata a questo

Ill.mo Sig. Sindaco per le attenzioni benevole che ha addimostrato pubblicamente in questa

circostanza, ma sente ribrezzo alla sola idea di un ulteriore arretramento, essendosi concesso

tutto quello che si potea […] (11)

Nel 1890, il priore Nicola Braidi si dimise ed i Confratelli elessero al suo posto il conte ( ed

assessore) Luigi Alberto Gandini, uno dei principali notabili cattolici del paese, affinché

provvedesse ad ottenere alla Confraternita stessa le condizioni migliori possibili in vista dello

sciagurato abbattimento, che avvenne nel 1891. I lavori terminarono il 14 novembre e

l’arretramento della facciata comportò l’accorciamento della navata di 3, 80 metri, con non pochi

problemi di ordine liturgico ed estetico. Infatti, i due altari laterali, quello di San Lorenzo e San

Giovanni Battista e quello del Crocefisso e del Sacro Cuore, vennero a trovarsi accanto al portale

d’ingresso: furono pertanto spostati a spese del Comune. (12)

La nuova facciata in stile neogotico così ottenuta fu decorata con la bicromia che tuttora caratterizza

l’Annunziata, mentre il campanile originario non venne minimamente modificato.

Dipinto raffigurante l’Annunziata dopo il primo arretramento e prima del secondo. Si notino il campanile originario e la

facciata del 1891. L’edificio attuale corrisponde alla parte priva di intonaci compresa tra il campanile e l’abside –

sostanzialmente, solo il presbiterio ed il coro della chiesa antica- parzialmente ampliata grazie ad una piccola edicola

aggiunta posteriormente all’abside originaria.

In occasione dell’arretramento del 1891, non si ha notizia di particolari festeggiamenti per

solennizzare la riapertura al culto dell’edificio sacro, forse a causa del carattere relativamente poco

invasivo dei lavori, perlomeno rispetto al definitivo arretramento del 1928.

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Ben altra solennità ebbe la riapertura del 1930 – seguita ad una vera e propria ricostruzione della

chiesa e dello stesso altar maggiore, divenuto l’unico altare- dopo che, grazie all’opera inesausta ed

appassionata del priore Francesco Barozzini,venne evitata la totale demolizione della chiesa

dell’Annunziata.

1928: il secondo arretramento

Il grande traffico che la via Giardini portava con sé, creando non pochi disagi al centro di

Formigine lungo il quale si snodava il suo tracciato settecentesco – attraverso una piazza molto più

piccola a causa dalle case pittoresche ma ingombranti che sorgevano tra la chiesa di San Pietro

Martire ( o Madonna del Ponte che dir si voglia) ed il castello- fu la grande rovina della chiesa

dell’Annunziata e del patrimonio artistico che essa aveva accumulato nei secoli. Quod non fecerunt

barbari, fecerunt Barberini: così, anziché ricostruire la via Giardini al di fuori dell’abitato, che

terminava all’altezza dell’abside dell’Annunziata lasciando spazio alla vasta (allora… ) campagna

formiginese, si preferì utilizzare la “strada circondaria” ricavata qualche decennio prima,

demolendo un’ulteriore campata della chiesa o radendola al suolo completamente.

Si verificava ciò che, nel 1888, i Confratelli avevano previsto con orrore: “ben presto verrebbe

chiesto l’arretramento di quasi tutta la chiesa e cioè fino alla balaustrata dell’Altar Maggiore”.

Così avvenne.

Due immagini precedenti l’arretramento del 1928: nella prima si noti il bel profilo neogotico. La seconda cartolina

mostra come la “Césa Righeda” fosse divenuta da subito un simbolo di Formigine e, come tale, posta al centro delle

vedute che raffigurano il paese antico e la moderna stazione ferroviaria. (Collezione Giuseppe Corradini)

“ Tarpato nel 1887, rimpicciolito nel 1894 [ in realtà 1891 ], dimezzato nel 1928 pareva destinato a

scomparire per sempre. Ma quasi la Celeste Patrona vegliasse sui destini del tempio entro il quale

dal 1632 si conserva la Sua Sacra Immagine, esso risorse e resterà nei secoli, testimonio di fede,

asilo di grazia e di preghiera.” Si leggeva sull’avviso sacro annunciante la solenne celebrazione

che avrebbe avuto luogo il 26 ottobre 1930, composto da Ermete Milanti. (13)

La demolizione completa era stata evitata, almeno l’abside della chiesa originaria si era salvata: con

il campanile oramai situato accanto alla nuova facciata, si rese necessaria una soluzione fantasiosa

che salvasse il salvabile e ridesse una parvenza d’armonia all’edificio sfigurato. Venne così

costruito un ulteriore campanile all’altra estremità della facciata: il tutto, campanili inclusi, decorato

con la stessa bicromia bianca e nera del 1891. La terza e definitiva facciata subentrava così, con il

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suo stile neoromanico, al neogotico della precedente ed all’originale seicentesca. Furono demoliti i

due altari laterali, scomparvero l’antico organo a canne, il coro ligneo e la pregevole ancona

dell’altar maggiore, sparirono le decorazioni a chiaroscuro, parzialmente sostituite da affreschi di

Arcangelo Salvarani. Il priore Francesco Barozzini realizzò personalmente il nuovo altare ed i fregi

in gesso all’interno della chiesa; in seguito, nel 1934, vi aggiungerà la cappella della Pietà, dedicata

alla memoria dello zio don Achille Mammi.

Terminati i lavori, si celebrò la riaperta al culto con una sacra funzione di grande solennità. La

celebrazione venne addirittura preceduta da un ottavario predicato da un canonico di Prato, il

monsignore e professore Diego Sarti. Per otto giorni la pala d’altare della Beata Vergine

Annunziata rimase esposta alla venerazione popolare presso la chiesa parrocchiale di San

Bartolomeo.

A tal proposito, sull’Avvenire d’Italia del 28 ottobre 1930, il Milanti scriveva:

Oggi il Priore rag. Barozzini può finalmente chiamarsi soddisfatto. Il ricostruito tempio sorride

nel fulgore dell’arte al mite sole d’autunno e contribuisce a rendere più bello e più leggiadro

questo paese. Oggi sono dimenticate le amarezze e gli sconforti, i sarcasmi e l’indifferenza che

precederono [ sic] la sua ricostruzione. Ma ciò che rende maggiormente straordinaria questa

festività è il sacro oratore Mons. Prof. Diego Sarti di Prato che da otto sere tiene avvinta

l’attenzione dei fedeli, che rigurgitano nella nostra vasta chiesa parrocchiale, colle sue smaglianti

prediche. (14)

Santino commemorativo dell’ottavario predicato dal canonico Diego Sarti in occasione “dei restauri dell’oratorio della

SS. Annunziata sede dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento”, Modena, Tipografia Immacolata Concezione.

( Collezione Giuseppe Corradini )

Il 26 ottobre, la pala d’altare dell’Annunziata, accompagnata da una interminabile processione

composta dal Visitatore Apostolico, dal Vescovo di Modena, da molti sacerdoti – tra i quali i

parroci delle altre parrocchie che facevano capo alla chiesa plebana di Formigine- dalle

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confraternite e dalle associazioni cattoliche formiginesi, il tutto accompagnato da ben due bande

musicali e da una grande folla, fece ritorno alla sua sede.

Al termine della solenne celebrazione liturgica, il priore Francesco Barozzini, il quale aveva

ottenuto per l’occasione un telegramma vaticano recante l’apostolica benedizione di Pio XI, firmato

dal cardinal Eugenio Pacelli, così annotava la storica giornata sul Libro dei Partiti della

Confraternita del Santissimo Sacramento:

Al mattino numerosa la Comunione Generale distribuita alla messa celebrata da S. E. Mons

Pasetto Visitatore Apostolico, edificante l’ora di Adorazione predicata, imponente la Processione

Eucaristica di chiusura coll’intervento di tutte le Confraternite del paese, associazioni, di S. E

predetta e di S. E. Mons. Ferdinando Bussolari Arcivescovo di Modena.

Pure solenne riuscì la Processione pel trasporto del quadro della Madonna dalla Chiesa

Parrocchiale ( dove era stato esposto per tutto l’ottavario) alla sua sede.

La cerimonia si svolse all’Ave Maria partecipandovi tutti i componenti la Processione

Eucaristica.

Non occorre quindi dettagliarne lo svolgimento, conviene solamente aggiungere che l’ora nella

quale ebbe luogo e l’entusiasmo di tutta la popolazione accresciuto da opportune parole

pronunziate dal valente oratore per comprendere quanto edificante e suggestiva sia stata questa

manifestazione d’affetto a Maria Santissima nel 3° e definitivo suo ingresso nella Chiesa a Lei

consacrata.

______________

Nell’occasione il sig. Botti Vincenzo regalò la cera occorrente per l’Altare della Madonna, le

sig.re Manfredini Imelde e Botti Irma una tovaglia per lo stesso Altare; Bagni Achille,

confratello, due bellissimi ceri con le insegne dell’Arciconfraternita.

Formigine, 26 ottobre 1930

Il Priore

Rag. Francesco Barozzini (15)

Guerra e pace

Barozzini non poteva sapere che il “3° e definitivo suo ingresso nella Chiesa a Lei consacrata” non

sarebbe stato poi così definitivo: circa dieci anni dopo, l’Annunciazione di Bartolomeo Schedoni

venne nuovamente rimossa dalla sua sede e sostituita temporaneamente con un dipinto di minor

valore.

La sostituzione venne effettuata dalla Confraternita stessa, per proteggere il prezioso dipinto

durante l’infuriare della seconda guerra mondiale.

Secondo una tradizione che si sperava oramai relegata nel passato più remoto, i luoghi di culto

vennero nuovamente utilizzati come alloggi provvisori per le truppe o magazzini improvvisati, con

tutte le conseguenze che tali circostanze potevano comportare. Forse, la chiesa della Santissima

Annunziata poté scampare a tale sorte proprio a causa dell’esiguità delle sue dimensioni, causata

dei ripetuti arretramenti della facciata. Non così avvenne, ad esempio, per il Conventino: dapprima

requisito per ospitare i militari della 54^ sezione di sanità (16), esso divenne poi un deposito di

macchinari e materiale industriale, analogamente alla chiesa di San Pietro.

Dopo l’8 settembre 1943 anche Formigine subì l’occupazione militare nazifascista, un motivo in più

per occultare eventuali oggetti di pregio, per non parlare di autentiche opere d’arte come la pala

d’altare dipinta dallo Schedoni. Quando la guerra volgeva al termine, giunsero su Formigine, luogo

lontano dal fronte e, sino ad allora, passato relativamente illeso attraverso il conflitto, i micidiali

bombardamenti a tappeto degli alleati. Il loro principale effetto non fu tanto il conseguimento di una

vittoria che i rapporti delle forze in campo ed il progressivo arretramento delle truppe germaniche

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rendevano oramai scontata, quanto l’inutile devastazione di centri abitati come il nostro, che non

potevano certo dirsi obiettivi strategici. Il solo capoluogo subì, tra il 4 aprile 1944 ed il 20 aprile

1945, ben 22 tra mitragliamenti e bombardamenti.(17)

Formigine bombardata. L’Annunziata sullo sfondo.

( Collezione Carlo Manni )

Viste le condizioni precarie degli edifici del

paese – o, almeno, di quelli che non erano

stati ridotti ad un cumulo di macerie- la chiesa

dell’Annunciata, danneggiata anch’essa,

venne utilizzata come obitorio d’emergenza e

contenne temporaneamente i cadaveri delle

vittime formiginesi dei bombardamenti.(18)

Possiamo immaginare che, quindici anni

prima, alcuni di loro avessero preso parte ai

grandi festeggiamenti per la ricostruzione

dell’edificio sacro. Ora giacevano straziati

dalle bombe come le loro case, le loro strade

ingombre di macerie, il castello sventrato, la

parrocchiale dall’abside distrutta ed il

Conventino squarciato.

Ma dopo le guerre, come dopo le calamità naturali, la vita ricomincia. Terminate le scosse

sussultorie delle deflagrazioni, rifluita l’onda di ferro e di fuoco che lascia dietro si sé una scia di

morti e di relitti, inizia la ricostruzione.

Formigine ricostruito dopo le devastazioni belliche, come si presentava nei primi anni ‘50. In basso a destra, una rara

veduta aerea della chiesa dell’Annunciata. Si notino i campanili non “rigati”. Forse a causa del restauro del 1945.

( Collezione Giuseppe Corradini )

Il priore Francesco Barozzini annotava sul Libro dei Partiti che, tra il 19 agosto 1945 ed il mese di

settembre dello stesso anno, i “danni rilevanti” subiti dalla chiesa della Santissima Annunziata –

danni di cui non si conosce l’effettiva portata al di là di questa attestazione e dei ricordi di chi

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contribuì a restaurare le parti della facciata crivellate dalle schegge delle bombe – vennero

interamente “riparati”.

I lavori furono iniziati subito e terminati a metà Settembre.

In mezzo alle tante rovine circostanti era conveniente festeggiare la rinascita di questo edificio

dedicato al culto e tributare onore a Colei che dalle lontane campagne del Comune attendeva di fare

ritorno alla sua Sede.

Il bel quadro della Madonna in previsione degli orrori della guerra era stato portato privatamente

presso la famiglia del Confratello Iotti Alberto ed era doveroso salutarne pubblicamente il ritorno in

mezzo a’suoi figli festanti. (19)

Il ritorno solenne della venerata immagine doveva essere il simbolo del ritorno della pace stessa.

Finito l’incubo della guerra, avviati i primi passi per la ricostruzione di Formigine, dove buona

parte degli edifici – perlomeno considerando il centro storico attuale- era stato abbattuto o

gravemente lesionato, seppur fra le tante privazioni che caratterizzarono i primi tempi del

dopoguerra, la vita tornava a scorrere regolare, con i ritmi di sempre:

Bartolomeo Schedoni, Annunciazione, pala d’altare

della chiesa della Santissima Annunziata, Formigine

Fu quindi disposto che il 23 Settembre i

confratelli del SS. Sacramento e i formiginesi

che volessero parteciparvi si portassero a

casa Iotti e di là processionalmente

condecorassero la cara

cerimonia. Indimenticabile e veramente

suggestiva riuscì questa manifestazione

d’affetto a Maria Santissima fra il verde dei

campi.

All’arrivo nei pressi di Formigine il corteo

trovò in entusiastica attesa quanti non

poterono assoggettarsi a questo

pellegrinaggio e tutti uniti raggiunsero la

Chiesina bellamente disposta per ricevere

l’Immagine di Maria Santissima. Prima di

chiudere la funzione il nostro amatissimo

Arciprete D. Antonio Baraldi pronunziò

elevate parole d’occasione lasciando in tutti

più vivo il ricordo di questa cara ricorrenza.

La funzione ebbe termine mentre le campane

col suono dell’Ave Maria salutavano il

cadere del giorno e la Madonna ritornava,

come in tante altre occasioni, alla sua Sede

dove resta a benedire coloro che passando

dalla via la salutano alma Regina. (20)

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Conclusione

Con la processione per il ritorno della venerata immagine da casa Iotti all’Annunziata termina il

nostro viaggio attraverso le grandi solennità del passato.

Molto è cambiato dell’epoca delle grandi funzioni religiose, quando si accoglievano i nuovi parroci

ai confini delle parrocchie con processioni imponenti, si facevano le rogazioni per preservare i

raccolti ed ogni celebrazione solenne era anche un buon motivo per evadere dalle miserie della vita

quotidiana festeggiando tutti insieme.

Oggi, il clamore dei festeggiamenti e degli “eventi” più svariati che invadono quasi ogni mese

dell’anno – spesso senza legami con il tradizionale calendario liturgico o prendendolo a puro

pretesto “folkloristico”- hanno in gran parte spento il rilievo delle pompe esteriori in occasione delle

feste cristiane. In un passato scandito dal ritmo lento delle stagioni e dei tempi liturgici le ricorrenze

della tradizione cattolica ed i suoi simboli venivano concepiti come l’occasione per rompere la

monotonia, istruire i semplici ed offrire loro, con gli addobbi, la musica ed i fuochi, occasioni di

onesto divertimento.

Poi, il mondo si è messo a correre.

Adesso, in mezzo ad un mondo che corre e che grida, si preferisce il raccoglimento, si opta per

celebrazioni religiose che seguano uno stile più sobrio, più “essenziale”, perlomeno nelle intenzioni.

Negli ultimi anni, ulteriori momenti di grande rilevo per Formigine hanno visto coinvolta la

Confraternita del Santissimo Sacramento: si pensi all’arrivo dell’urna contenente le reliquie di Santa

Clelia Barbieri nel 1989 o alla riapertura al culto dell’Annunziata nel 1990, dopo i lavori di restauro

che l’usura del tempo e lo smog della via Giardini avevano reso necessari. Oppure, più

recentemente, alla solenne funzione tenutasi nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo,

presieduta dall’Arcivescovo-Abate mons. Benito Cocchi, in occasione del Congresso Eucaristico

Vicariale dello scorso anno, così come alla S. Messa che egli ha celebrato presso la Santissima

Annunziata a chiusura del maggio mariano 2009.

Ma questa non è più storia, bensì cronaca.

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Note

(1) F. Cuoghi, C. Tacchini, L’oratorio della Santissima Annunciata di Formigine, Confraternita SS.

Sacramento, Formigine 1987, pp. 15-16 ed anche Libro dei Partiti della Venerabile

Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, Archivio della Confraternita del

Santissimo Sacramento in Formigine ( d’ora in poi ACSSF), frontespizio e p. 1, oltre che

congregazione del 6 novembre 1814, p. 13.

(2) Biglietto manoscritto in ACSSF.

(3) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 67.

(4) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.

(5) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, pp. 67-68.

(6) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 69.

(7) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.

(8) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.

(9) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in

ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.

(10) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, congregazione straordinaria, 12 agosto 1888, p. 123.

(11) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, congregazione straordinaria, 12 agosto 1888, p. 124.

(12) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, congregazione straordinaria, 6 luglio 1890, p. 129.

(13) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, avviso sacro ricopiato a mano dal priore Francesco Barozzini in data 26

ottobre 1930, p. 200.

(14) Ermete Milanti, Formigine in festa, «L’Avvenire d’Italia», 28 ottobre 1928.

(15) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, 26 ottobre 1930, p. 201.

(16) Confraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi Eretta nel 1693 Nella Chiesa

detta del Conventino in Formigine – Registro di cassa, conservato in ACSSF, elenco di risarcimenti

per la presenza ed i danni causati dalla 54^ sezione di sanità tra il 2 ottobre e l’8 novembre 1940.

(17) C. Tacchini, A. Ferrari, A. Bergamini, F. Bernabei, Formigine nel vortice delle incursioni

( commemorazione del 50° anniversario), Associazione di storia locale Ezechiello Zanni, Formigine

1995, pp.20-21.

(18) F. Cuoghi, C. Tacchini, L’oratorio della Santissima Annunciata di Formigine, Confraternita

SS. Sacramento, Formigine 1987, pp. 25-26.

(19) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, settembre-agosto 1945, pp. 214-215.

(20) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in

Formigine, in ACSSF, settembre-agosto 1945, pp. 214-215.