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1 La coppia integrata Un viaggio individuale alla scoperta del vero sè e all’integrazione del potere yin e yang secondo la psicologia empirica

La coppia integrata - Loredana MIRABILE

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Tesi F.A.I.P. di Loredana MIRABILE.

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La coppia integrata

Un viaggio individuale alla scoperta del vero sè

e all’integrazione del potere yin e yang secondo

la psicologia empirica

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INDICE

Indice …………………………………………………………………………………………………………..pag. 1

Introduzione …………………………………………………………………………………………………pag. 2

concetti convenzionali dell’essere uomo e donna …………………………………………pag.3

yin e yang nella psicologia empirica ………………………………………………………………pag.5

l’uomo yang integrato secondo la psicologia empirica ………………………………….pag.9

la donna yin integrata secondo la psicologia empirica ………………………………….pag. 11

la coppia integrata secondo la psicologia empirica ………………………………………pag. 13

storia personale : i miei genitori ……………………………………………………………………pag.21

la coppia alterata …………………………………………………………………………………………pag.23

il mio primo seminario : il potere è in te ……………………………………………………….pag.29

l’ombra secondo la psicologia empirica …………………………………………………………pag.31

storia personale : luce e ombra …………………………………………………………………….pag. 33

il dolore- per la psicologia empirica ……………………………………………………………….pag. 45

storia personale : integrazione del dolore …………………………………………………….pag.47

il patriarca per la psicologia empirica …………………………………………………………..pag.52

storia personale : trasformazione del maschile interiore ……………………………..pag.54

ringraziamenti …………………………………………………………………………………………….pag.58

bibliografia ………………………………………………………………………………………………….pag.59

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INTRODUZIONE

Per migliaia di anni, le relazioni tra uomini e donne sono state offuscate e distorte

da fantasie irreali.

Raramente ci siamo riconosciuti reciprocamente come essere umani interi.

Ed oggi che tutti i ruoli sessuali tradizionali, e tutti gli stereotipi sono venuti

meno, persino la nostra mascolinità o femminilità –che si dava per scontata- è

divenuta materia d’incertezza e dubbio.

Questa realtà, mi ha sfidato a scavare in profondità e a pormi domande

fondamentali:

Come possiamo far emergere le antiche e potenti energie maschili e femminili

dentro di noi?

Come possiamo approfondire il senso di chi siamo e di che cosa dobbiamo darci

l’uno con l’altro?

In che modo gli uomini e le donne possono superare le lotte antagoniste che ci

hanno afflitto per migliaia di anni, e dare vita ad un nuovo rapporto di alleanza e

creatività?

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CONCETTI COVENZIONALI DELL’ESSERE UOMO E DONNA:

La ricerca comincia scavando profondamente nei concetti convenzionali

dell’essere uomo e donna.

L’antica concezione cinese basata sulle polarità dello yin-yang , è estremamente

utile, in quanto ci rivela come queste due energie, interagiscono in tutti i fenomeni;

da un lato, facendoci vedere l’esistenza di due polarità in ogni cosa,

dall’altro, aiutandoci a cambiare la visione del maschile e femminile,

da una visione antagonistica a una complementare.

Yin è la forza dell’energia centripeta, associata all’interiorità, al raccogliere, alle

coesioni ,e all’essere in relazione. E’ associata agli elementi della terra – il terreno

generoso che ci unisce e ci sostiene come esseri umani – e all’acqua, la fluida e

benevola madre della vita.

Come la terra, generosa e accogliente, yin, nutre il maturare degli esseri umani sia

che siano maschi o femmine.

Yang è il principio della forza centrifuga, della separazione e, dell’individuazione.

Come un razzo, che esercita una forza straordinaria per staccarsi dalla gravità della

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Terra, yang è la forza che spinge il nostro sviluppo come individui. E’ associato agli

elementi espansivi, aria e fuoco.

Yang è l’energia che fertilizza, da inizio ed eseguisce. E’ pungente, penetrante e

stimolante come il tuono e il fulmine.

Mentre yin, governa il collegare, lo yang governa il separare.

Questi due poli delle relazioni umane, costituiscono i principi base che governano

tutte le interrazioni dell’universo .

L’uomo e la donna sono i prodotti di due elementi primari, per cui entrambe le

qualità sono contenute in ciascun sesso.

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Yin e Yang nella psicologia empirica:

Ogni essere umano, ha in sé l’interezza di tutte le qualità yin e yang.

Per quanto abbiano il primato, quelli appartenenti al proprio sesso biologico,

l’uomo e la donna sono entrambi portatori sani sia dell’energia yin, associata al

principio femminile, sia di quella yang , contenente i principi maschili .

I due sessi però sono caratterizzati dall’ impasto differente delle qualità empiriche

che compongono la propria carica di base.

L’uomo e la donna, si distinguono infatti sul piano energetico, per una carica

primaria diversa, in cui i principi yin, fanno da base per il mondo femminile e quelli

yang per quello maschile.

Ogni sesso, possiede un’ampia gamma di principi primari che derivano dal proprio

sesso di base, e una parte di principi secondari costituiti dalle doti del sesso

opposto. Entrambi hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’individuo, per

quanto sono sempre quelli primari che conferiscono al loro

portatore, sicurezza e stabilità emotiva.

Così ogni uomo e ogni donna, accede ad un proprio codice empirico.

Il codice yin, detiene e stabilisce tutti i talenti femminili.

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Il codice yang, invece, contiene e determina tutti i principi maschili.

In questa maniera, entrambi i sessi possiedono un preciso “manuale” riguardo alle

loro qualità, da quelle più appariscenti fino a quelle più remote e nascoste, a

prescindere se la persona ne sia cosciente o meno.

Infatti, spesso il singolo individuo, ha una visione personalizzata di ciò che è

femminile o maschile, interpretando queste sue convinzioni irreali nella vita di tutti

i giorni.

Tuttavia, l’ordine armonico, non riconosce la sua buona fede nell’interpretarle come

Tali, aprendo uno “stato di debito”, qualora si arroghi un diritto empirico non

proprio. I due codici comprendono in egual misura una parte luminosa, contenente

tutte le doti più nobili e onorevoli, e

una parte d’ombra.

In questa modo, anche tutte le tendenze che la persona riconosce come più terribili

e meno allettanti, sono spartibili tra i due sessi.

Pertanto, ogni individuo che vorrebbe identificarsi solamente con le sue parti più

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“belle” ,ed esorcizzare le altre, ha bisogno di far fronte anche al suo lato meno

ambito. Le due parti, sono in equilibrio tra loro nella figura dell’uomo yang e della

donna yin, in quanto modelli d’eccellenza della loro specie.

L‘uomo yang e la donna yin, sono dunque portatori sani del proprio codice, poiché

riescono ad accedere a tutti i loro principi attivi, e questi costruiscono modelli

empirici sani e non inquinati. Ess,i sono le uniche forme empiriche capaci di

accedere all’amore, e quindi di poter entrare in relazioni autentiche e appaganti .

Tutte le altre forme maschili o femminili invece, costituiscono ruoli empirici alterati,

e- per quanto non lo si creda- malsani.

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L’UOMO YANG INTEGRATO

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L’uomo Yang integrato: costituisce il modello empirico maschile

d’eccellenza, detentore della forza yang, forza che lui contiene e che attraverso di lui

si costituisce. L’ energia yang, forma la carica primaria dell’uomo. Essa permea ogni

sua espressione, ogni passo, progetto o azione, non potendo farne a meno di

esprimerlo in tutto e per tutto. Gli appartiene tuttavia, anche un altro tipo di energia

opposta:ovvero quella femminile. Soltanto grazie a quest’ultima –sua carica

secondaria - l’uomo entra in possesso di una energia integrata.

Se l’uomo non impara ad avvicinarsi alle proprie emozioni, permettendosi di

esprimere dolcezza,sensibilità, flessibilità, non sarà neanche in grado di canalizzare

gli istinti maschili. Così, durante la propria integrazione, l’uomo ha bisogno di

affrontare alcune difficoltà :l’arrendevolezza del sapere chiedere aiuto, del sapersi

affidare , il sapersi scusare ed ammettere anche di avere sbagliato, il permettersi di

stare con ciò che per lui è scomodo, l’avvicinarsi senza vergogna e disgusto alle

emozioni dell’ombra femminile, alle proprie paure, alla sua angoscia,

alla sua ansia, al suo senso di colpa e all’ imbarazzo.

Questo però, può farlo soltanto, quando ha integrato i principi yin a un livello

profondo, e dunque ha imparato ad approcciarsi in maniera diversa anche a quella

maschile. L’uomo yang integrato, è l’unico in grado di onorare il femminile, sa

valorizzare contenere i principi yin, essendo fiero del proprio lato femminile e di

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conseguenza anche quelli di ogni altra donna.

LA DONNA YIN INTEGRATA

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La donna Yin integrata: costituisce il modello empirico d’eccellenza, in quanto

è in grado d’esprimere l’intera gamma di principi attivi yin, ossia tutte le qualità e i

moti emotivi che la distinguono. Ma anche lei ha dovuto avvicinarsi alla propria

carica opposta, ossia quella yang. Perché, solo grazie a questo ha potuto sviluppare

la propria forza femminile, senza rimanere legata allo stato di bambina che- faceva

finta di essere donna- e terrorizzata dal mondo maschile.

Il suo Onimus, espressione per definire la medesima carica, utilizza i principi

maschili come base portante dei propri talenti yin. Sa esprimere i suoi bisogni in

maniera determinata, ma amorevole e senza le necessità di modi aggressivi e

rabbiosi, caratteristiche inconfondibili del suo potere yin. È calma, ma autorevole ,

con un atteggiamento morbido, ma determinato , sempre atto ad indicare la

presenza di un femminile radicato.

E’ così che la forza e la dolcezza, contraddistinguono la donna yin integrata.

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LA COPPIA INTEGRATA

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La coppia integrata: per la psicologia empirica, è composta da due partner

Integrati, ossia da un uomo yang integrato e da un donna yin integrata.

Si tratta dell’ unica forma di relazione in grado di appagare i suoi esponenti

Completamente, predisponendo la coppia ad un rapporto duraturo.

Solo la coppia integrata, offre ai partner un legame stabile e appagante,

identificando tutti gli altri rapporti - anche quelli di lunga data- come fasulli e privi

di appagamento.

In una coppia integrata, ciascuno dei partner, accede ai principi guida del proprio

codice yin e yang, il quale lo fa sentire sostenuto, al sicuro e, gli conferisce

autostima, fiducia e stabilità, perché si tratta di un partner integrato.

Una persona integrata, accede alla realtà empirica con facilità, senza doversela

“aggiustare”, essendo capace d’affrontare le responsabilità che ne derivano.

Ciò non significa che una persona integrata, sia facilitata nel compiere questo;

significa in realtà che, nonostante la sua paura, i suoi dubbi e l’esitazione

che regolarmente la assalgono, riesca a fronteggiarle.

È una persona che si sente collegato con la propria stirpe, ovvero intrattiene

rapporti d’amore e di rispetto con i propri genitori e la sua famiglia in generale.

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Ciò gli premette di essere, portatore di principi attivi sani, avendo potuto

decifrare la propria carica primaria integralmente. Il suo fare si contraddistingue

attraverso uno slancio naturale e genuino, ne troppo forte ne di messo, poiché è

sincronizzato con i modi principali dell’ordine. Riesce così a moderare le proprie

risposte empiriche secondo le esigenze del momento. Una libertà, questa, che si

esprime all’interno della coppia, attraverso la possibilità di essere ciò che si è, senza

che l’uno, sia costretto a subire, le manifestazioni dell’altro.

Qualora si verificasse un malinteso o uno dei partner mettesse in atto delle reazioni

inappropriate, l’altro non avrebbe problemi ad esporre l’oltraggio in maniera

opportuna, senza sentirsi violato o dover attaccare immediatamente.

Questo è perché ambedue, hanno sviluppato in maniera sufficiente, le varie istanze

del proprio “Io”, quindi sono in grado di gestire sia la parte del bambino interiore,

sia quello del giudice e maestrino.

Chi sperimenta questa condizione, non sente l’esigenza della continua

approvazione, sentendosi già ben radicato nel proprio potere yin o nella propria

forza yang, anche senza la conferma del mondo esterno.

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Così l’uomo yang integrato, non ha più bisogno di dimostrare perennemente

quanto sia virile, spericolato, o sfidante, in quanto l’argomento è assodato e non più

fonte di dubbi profondi.

Nella stessa maniera- soltanto agli antipodi empirici- neanche la donna yin

integrata, si sente costretta ad essere seducente, carina, o morbida a tutti i costi per

essere riconosciuta nel proprio essere. Sa già di esserlo in maniera sufficiente.

Nella coppia integrata, entrambi i partner, hanno avuto la possibilità di conoscere la

loro ombra lungo il proprio cammino, sperimentandola come parte essenziale e

inevitabile di sé.

Questo principio, esprime al meglio la natura dell’essere integrato, la quale-

basandosi sulla sinergia delle forze contrapposte- richiede la presenza di un ombra

esaminata e consapevolizzata.

Questa consapevolezza, costituisce la premessa indispensabile per avvicinarsi ad una

qualsivoglia integrazione, la quale fonde luce e ombra, maschile e

femminile, forza yang e dolcezza yin, in un unico moto sinergico.

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Chi ha raggiunto questo livello, non tenta più di negare la propria parte buia,

riconoscendosi nella sua ricchezza e nella sua pienezza.

Sia che si tratti della paura sia della rabbia, del proprio senso di colpa o di quello

della inadeguatezza, chi ha raggiunto lo stato integrato, ha imparato a sostenere il

proprio dolore.

L’integrato riesce a vedere che, questi moti emotivi, niente altro sono che una

emanazione del proprio debito, ossia del suo dolore represso che si presenta sotto

tale forma, potendo accedere alle varie parti di sé senza distinzione di sorte.

Soltanto chi sa accettare anche i propri fallimenti, perdonarsi i propri errori, ed

integrare anche ciò che la vita gli presenta, senza avergli chiesto prima il permesso,

crea spazio ad un livello profondo.

In quel modo, il singolo sa sostenere, all’interno della coppia, anche i difetti del

proprio partner senza far finta di nulla o , peggio, criticarlo o biasimarlo.

Infatti, ogni moto d’amore, si può sviluppare soltanto man mano che il singolo

accetta anche la parte più scomoda e fastidiosa di sé, quella che più gli fa paura o

quella che più lo fa arrabbiare, integrandola con l’andare del tempo.

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Ogni principio di autostima parte dal rapporto con se stesso, più esattamente da

quello con la propria ombra, prima che possa esprimersi anche nel rapporto

affettivo con chi si ha accanto.

Solamente quando il singolo ha imparato ad affrontare il proprio dolore, non ha più

bisogno di “plasmare” la sua realtà secondo la propria immagine e somiglianza,

sottraendosi a ciò che non vuole vedere e nascondendo quello che gli è scomodo.

Chi appartiene a questa categoria empirica sa stare da solo nella stessa maniera in

cui sa aprirsi anche con gli altri, in quanto il rapporto con se stesso è armonico e

costruttivo.

Diventare uomo yang, - o donna yin integrata, significa, ai fini empirici, sapere

accedere al proprio ruolo d’adulto, lasciando dietro di se quello del piccolo.

Questo implica la possibilità di aver potuto sperimentare la vita in tutte le sue

sfaccettature, avvicinandosi anche ai tabù empirici senza rimanerne inquinati.

Lo stato integrato, costituisce l’unico ruolo sistematico che si colloca all’interno del

libero fluire, essendo capace di concepire l’amore.

La sua distinzione principale-rispetto ai rapporti alterati- è quella di poter dare e

ricevere amore, intesa come qualità empirica sufficiente prevista dall’ordine.

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Ma soltanto all’interno di una coppia integrata, ossia insieme ad un’altra persona

della stessa appartenenza, il suo portatore è in grado di generare una tale

condizione.

Solamente in sinergia, con un altro portatore sano delle stesse qualità può aggirare il

bisogno di attaccamento, che obbligatoriamente s’instaura tra gli interpreti di un

altro ruolo deviato.

In qualunque rapporto non integrato, infatti, è il bisogno a costituire l’unica

forma di legame che i partner possono concepire.

Questo, però, non significa che una coppia integrata sia perfetta, tutt’altro, essendo

composta da essere umani fluttuanti e alterabili.

Così anche il rapporto integrato conosce incomprensioni e malintesi, periodi turbati

e altri armoniosi.

Ciascuno dei suoi membri, però, sa riconoscere i propri errori e atteggiamenti

caparbi, manifestando- una volta accortosi- il suo dispiacere o il pentimento a

proposito.

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Ciò avviene comunque senza che il rapporto si inquini attraverso troppi “scusami” o

sensi di colpa, atteggiamenti che costituiscono un segno di riconoscimento puntuale

per ogni coppia alterata.

All’interno di essa, la parte in continua a scusarsi per ogni cosa, mentre quella

integrata sa esprimere questa parte soltanto quando la situazione realmente lo

richiede.

In una coppia integrata, gli errori degli altri possono essere smaltiti senza

lasciare strascichi di rancori e risentimento.

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STORIA PERSONALE (i miei genitori)

Mi piace l’idea di poter scrivere parte della mia storia personale come esempio di

evoluzione e integrazione del mio femminile che, continua ancora oggi a essere un

processo lungo e doloroso, ma ricco di cambiamenti e consapevolezza.

La mia ricerca cominciò molto tempo fa …

Dopo dieci anni di matrimonio, conclusisi con una separazione e con il dolore di

avere tolto la possibilità quotidiana di avere un padre a mia figlia, iniziò per me , un

nuovo percorso di vita da donna apparentemente yin o meglio <donna yin alterata>.

Utilizzavo il ruolo di figlia o di bambina per affrontare il mondo, le sembianze da

donna erano per me una pura illusione in quanto le mie strategie vitali, erano legate

al copione di chi non sa portare la propria responsabilità. Ma, come dice il

professore, Michael Hardy, il sistema prevede tali condizioni come stato di diritto

per il bambino, mentre per l’adulto lo sancisce soltanto come la segnalazione di un

debito sistematico.

Allora, però, non ne ero consapevole.

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Sono cresciuta in una famiglia dove i ruoli dei miei genitori sono stati sempre

nettamente chiari :

mia madre impersonava apparentemente il ruolo da femmina, accudiva i figli non

lavorava, stava a casa e aveva un atteggiamento di sottomissione e di vittimismo.

La sua identità veniva fuori solo in relazione ai bisogni di mio padre o anche di noi

figli. Cucinava le cose che ci piacevano e ci curava con apprensione.

Piena di paura, però, non si prendeva nessuna responsabilità di madre e, faceva

prendere le decisioni sempre a mio padre.

Si disperava per la sua debolezza e, ogni tanto, desiderava essere più coraggiosa per

assumersi il rischio di affrontare la realtà.

Tuttavia paurosa e incapace in qualche modo di fare questo passo.

Mio padre uomo molto rigido e duro spesso indifferente, isolato dalle vitalità della

vita estranea, dai propri aspetti femminili e dai propri sentimenti.

Dava valore alla razionalità ,all’obbedienza e al dovere. Il suo atteggiamento

autoritario, si abbandonava a volte a scoppi emotivi e irrazionali, minacciando la

sicurezza e l’ordine che lui stesso aveva stabilito, istallando in me una terribile paura

del caos.

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In questa coppia < la coppia alterata> che poi con il lavoro empirico ho

imparato a “riconoscere”,io sono cresciuta …

La coppia alterata: è formata da un uomo yang alterato e da una donna yin

alterata.

Questo si rispecchiava proprio nella mia famiglia, in cui, mia madre, rivestiva il ruolo

della vittima dichiarata , e mio padre, quello del carnefice.

Sottomessa al potere maschile, mia madre, maturava anche molta rabbia ed era

sempre lei a predominare attraverso la paura e il senso d’inadeguatezza nella

relazione, poiché gestiva i moti di un marito bisognoso di affetto e di riconoscimento

infinito.

Un matrimonio che li accomunava per il loro senso d’inferiorità.

Mia madre, <yin alterata>, tentava di coprirlo, sfoggiando un eccesso del suo

Femminile, mentre mio padre, <yang alterato>, lo nascondeva dietro

una corazza di sicurezza e d’ inviolabilità.

Ma entrambi si basarono sulla stesso problema di fondo: la paura, per mio padre,

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quella di non essere abbastanza virile, determinato, valoroso o potente,

mancando della propria carica secondaria ossia quella yin, per mia madre, quella

di non avere un animus forte, non avendo integrata la propria carica

yang, sfoggiava una carica primaria in eccesso , dimostrando qualità

femminile in abbondanza senza la forza di poterle sostenere.

Tutti e due sentivano e vivevano un’attrazione forte e dipendente, causata dalla

legge della compensazione empirica. Le loro caratteristiche, sono state tramandate

ai figli, costituendo cosi, il debito di base di chi nasceva da una coppia simile,

<io per esempio> …

Da bambina ero simpatica, ironica, giocosa e vivace ;poi adolescente, essendo

carina,accogliente, attiravo molti uomini che però, appena si interessavano a

me, in maniera più coinvolgente, mi stancavano e mi annoiavano, per cui li lasciavo

e passavo ad un altro spasimante.

Di mio marito mi innamorai perché lui mi dava, apparentemente, la sicurezza di un

uomo che sapeva cosa voleva.

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Era più grande di me, un musicista, ed ero attratta dal potere dell’idolo.

Lui mi proteggeva, mi ascoltava e, mi faceva sentire al sicuro.

Dopo diversi anni di fidanzamento lo sposai, per rendermi conto, dopo pochi anni di

matrimonio, di essere scivolata in un rapporto non molto diverso da quello dei miei

genitori.

Si innamorò di me per la mia vivacità, la mia allegria, per la mia grande voglia di

libertà, per poi convincermi a cambiare con ogni suo mezzo a disposizione.

Mi dava affetto, protezione e sicurezza, tenendomi rinchiusa dentro una gabbia

d’oro, che però, era sempre una gabbia.

Tutte le sue attenzioni,i suoi doni, erano rivolti, per trasformarmi in un “cagnolino

Addomesticato”.

Era possessivo e mi controllava in tutto.

Quando, dopo qualche anno dalla nascita di mia figlia, io decisi di rendermi

indipendente lavorativamente , iniziarono i veri problemi, che

dopo un paio di anni, si conclusero con la separazione.

In realtà, il fatto che mio marito mi volesse controllare e sottomettere, non

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rispettando il mio desiderio di autonomia, mi portava una rabbia che cresceva ogni

giorno di più, rendendo il rapporto invivibile.

Come donna yin alterata e, come uomo yang alterato, anche noi, come i

miei genitori, avevamo impersonato un rapporto di coppia alterata.

Da bambina, i litigi che a casa avvenivano tra i miei genitori, mi portavano molto a

sostenere mia madre che, appariva ai miei occhi, come quella buona, brava e

arrendevole, portandomi a vedere mio padre come un mostro violento, che

infieriva spesso con le parole, trattandola male.

Da piccola, ho odiato mio padre per i suoi modi bruschi, e per il suo modo di

comunicare con mia madre,spesso umiliante e irrispettoso.

Questo mio parere, cambiò con il passare del tempo. Specie quando cominciai a

diventare adolescente …

Guardavo mia madre e ripetevo nella mia mente una frase che mi accompagnò per

molto tempo della mia vita: “ NON SARÒ MAI COME TE”.

Forse fù questa consapevolezza forte che, a differenza di mia madre, mi fece avere

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la forza di chiudere un rapporto che cominciava a diventare violento e irrispettoso

come quello loro.

Dopo una separazione fatta con molta sofferenza e con la paura di affrontare la vita

da sola, con una bambina piccola, non fu facile,- da donna yin alterata, in cui la

responsabilità era qualcosa che apparteneva all’uomo-, rimboccarmi le maniche e

mettermi a lavoro.

In breve tempo, per poter sopravvivere in un mondo competitivo, con il quale, io mi

relazionavo in maniera ingenua e inesperiente , mi trasformai in una donna dura,

determinata, forte e decisa , l’unico modo in quel momento, per non essere

sopraffatta e per poter continuare a esplorare nuovi spazi di libertà, esercitando il

mio proprio influsso sul mondo.

Mentre passava il tempo ed io, diventavo sempre più autonoma e più sicura di me,

cominciai ad aprirmi di nuovo ai rapporti.

Inizialmente, esaltavo il mio amante, attribuendogli qualità mitiche, per precipitare

dopo un pò di tempo, nella delusione.

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Poi mi chiudevo in un cinico isolamento, fino a quando non sopravveniva un

successivo potenziale principe azzurro.

Mi sentivo pienamente viva, solo quando avevo una relazione con un uomo, e

questo desiderio sincero di essere in contatto con la verità della vita, si trasformava

presto in una ossessione di dipendenza, intensificando il mi senso di povertà

interiore.

Un giorno compresi che nessuno avrebbe riempito il mio senso di vuoto interiore e

quindi, bramavo qualcosa che nessun uomo avrebbe mai potuto darmi.

Quando adoravo romanticamente un uomo , non proiettavo soltanto i miei

sentimenti negativi non

riconosciuti , ma tutto il potere, la bellezza, la ricchezza del mio essere che non

riuscivo a riconoscere in me .

Fu questo il motivo che mi spinse a cercare un percorso che mi aiutasse a capire …

Conobbi la scuola del professore Michael Hardy , quattro anni fa, condivisi con lui il

motivo per cui mi avvicinavo a questo percorso e, dopo qualche tempo, capii che mi

trovavo nel posto giusto.

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IL MIO PRIMO SEMINARIO “ il potere e in tè”,un modulo

formativo,basato su giochi ed esercitazioni di gruppo, che mi aiutarono a capire,

come noi impariamo attraverso il corpo, solo emotivamente, ossia attraverso

l’esperienza.

Ma in quel seminario, abbiamo toccato molti aspetti : “il rapporto d’amore con se

stessi”, “il potere personale”, “la paura dell’agire”, “dovere e responsabilità”,

“vittima e carnefice”. Problematiche per me fondamentali in quel momento della

mia vita.

In un esercizio sperimentale con lo specchio in cui, guardandomi, mi dovevo ripetere

che mi amavo in maniera incondizionata, un pianto disperato di dolore, prese il

sopravvento, facendomi capire come il mio modo di vedermi , di parlarmi e di

ascoltarmi era svalutante e negativo ,e quanto la mia autostima, fosse bassa.

Mi portai il lavoro a casa e, cominciai dal quel momento, a parlare con più amore e

più compassione a me stessa. Invece di litigare per gli errori commessi, invece di

rimproverarmi nella sofferenza, ed umiliarmi negli insuccessi, cominciai ad

ascoltarmi , consolarmi ed incoraggiarmi, facendo affidamento su di me.

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Capii che per consolidare e rafforzare la propria autostima, è importante procedere

alla reintegrazione delle proprie ombre. Per ombra, io intendo tutto quello che

abbiamo rimosso nell’inconscio, per paura di essere respinti e non accettati dalle

persone che hanno giocato un ruolo determinante nella nostra educazione.

Per la paura di perdere il loro affetto, di deluderlo, di imbarazzarlo, abbiamo

nascosto nell’inconscio, parti di questa personalità non accettabile.

Avere scoperto parti di me poco belle, averle riconosciute , accettate e

reintegrate, malgrado la paura e l’ansia, (prezzo che ho dovuto pagare per

accettare la mia ombra), si trasformò in poco tempo nella gioia di vedere

aumentare la mia autostima e, nel diminuire, la diffusa sensazione di angoscia, di

insoddisfazione e di depressione.

Notai anche una diminuzione delle proiezioni, grazie alla capacità di avere accettato

parte della mia ombra e, di conseguenza anche il giudizio verso gli altri diminuì.

Infatti, tutto ciò che è inaccettabile alla coscienza, si ritroverà presto o tardi al di

fuori di se , ostentato e proiettato su oggetti, sentimenti,animali e persone.

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L’ombra, secondo la psicologia empirica, appartiene ad un ordine

preciso, facendo parte della genesi e dei suoi principi universali.

I diversi elementi che la propongono, mantengono un equilibrio naturale tra loro,

fino a quando la persona si muove all’interno del libero fluire.

La rabbia, l’invidia, la paura il senso di colpa, la vigliaccheria e tutte le altre emozioni

più temute dall’uomo, si imbastiscono secondo quest’ordine.

Si tratta dello stesso ordine che determina anche il lato luce, quello legato ai moti

vitali, in quanto l’ordine non distingue tra vita e morte.

Le componenti di entrambe, si trovano in un rapporto di equilibrio dinamico, in

quanto correlato tra loro in maniera indelebile.

Così, ogni persona, a prescindere dal proprio sesso biologico, possiede un lato che

mostra volentieri, e un altro, del quale si vergogna o che tende a nascondere.

Ogni ruolo alterato, possiede un affinità morbosa con i moti d’ombra dell’ordine,

avendo istituzionalizzato alcune sue dinamiche come strategie vitali.

Per quanto una persona possa essere inquinata dall’ombra, essendo portatrice di un

debito accumulato ingente, necessita comunque di bilanciare, attraverso la stessa

entità di luce.

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Anche se noi vediamo una persona soltanto come buona, disponibile, generosa e

altruista, sappiamo che nasconde un ingente quantità di rabbia, paura e senso

d’inadeguatezza.

Nella stessa maniera, chi si pone in maniera rozza e aggressiva, lo fa per nascondere

un proprio nucleo percepito come fin troppo fragile.

In nessun caso, però, l’ombra sparisce- anche se la parte virtuosa accresce, bensì si

struttura in maniera diversa.

Anche se l’uomo si liberasse di ogni debito arretrato, rimarrebbe comunque

portatore sano di una parte ombra sostanziosa.

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STORIA PERSONALE : luce e ombra

Nel corso della mia vita, ho sperimentato entrambi gli opposti (luce e ombra),

sentendomi impetuosamente eccitata nel successo e totalmente infelice nel

fallimento, senza mai sentirmi rilassata in una esperienza di totalità.

Mi accorgevo che, mentre portavo fuori la mia immagine di donna forte,

determinata e piena di successo, ottenendo dagli altri approvazione e piacevolezza,

dentro di me tutto questo generava una profonda spaccatura e una perdita di

energia che, invece avrebbe creato una condizione naturale e non forzata di

benessere.

Mi rendevo conto che la mia energia, vitalità, forza e potere personale, venivano

deviati, per sostenere l’immagine bella di me e per sopprimere il lato

ombra, provocando uno stato cronico di tensione e di stress.

Mi sentivo al limite, nello sforzo di evitare situazioni che avrebbero potuto

provocare lo scivolamento nel lato d’ombra ( tutti potevano accorgersi che non ero

così forte , così solare, così determinata come sembrava) e allo stesso tempo,

andavo alla ricerca di situazioni che mi davano sostenimento all’immagine bella di

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me. Continuavo a ripetermi, prima di andare al lavoro: “appena arrivo alla riunione

farò vedere a tutti quanto sono determinata forte e capace”.

Lo sforzo di portare avanti questa immagine di me, mi portò allo sfinimento e capii

che la proiettavo all’esterno perché credevo che, fin da bambina, c’era qualcosa di

sbagliato nella naturale espressione di quella che ero, i sentimenti naturali di

abbandono, riposo, passività mi venivano condannati come debolezza e dunque li

nascondevo.

Per essere amata e approvata, cosa di cui tutti siamo affamati, ho proiettato

all’esterno la migliore immagine di me.

Quando vedevo una donna debole ed estremamente sensibile, bisognosa e molto

dipendente mi dava fastidio non la sopportavo. Spesso aveva accanto un uomo

ricco, che le risparmiava qualsiasi fatica.

Io, che guadagno i miei soldi, che occupo una posizione di responsabilità e che

vado a lavorare anche con il raffreddore e la febbre, osservando questo tipo di

donna, mi veniva il voltastomaco. Ma la cosa più terribile, fu scoprire che

proiettavo la mia ombra proprio su questo tipo di donna, che per quanto io la

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detestavo, rappresentava una parte di me. Più capace, più responsabile io ero, più

debole era la mia “gatta morta” interiore .

E’ stato difficile per me accettare e confrontarmi con questo aspetto della mia

personalità. Confrontarmi con la mia ombra è stato un grosso ostacolo, che mi ha

però aiutato, a procedere verso la mia individualità.

La mia bambina debole interiore, si sviluppò già in tenera età …

Cresciuta in una famiglia dove mia madre, non è stato in grado di offrirmi un

modello femminile valido, in quanto infelice e depressa, e dove mio padre, per

motivi diversi, è stato assente e distaccato, provocando in me grosse difficoltà nei

rapporti con gli uomini; crescere e diventare adulta divenne per me difficoltoso.

Mi sentivo sempre la figlia, entrando nella parte da vittima non appena entravo in

relazione con gli uomini. Capii più avanti che, solamente prendendomi cura

di questa bambina debole e insicura, potevo venire a capo del caos emotivo che mi

portata dentro.

Cominciai a piangere … Le lacrime si manifestarono in maniera liberatoria, come un

fiume in piena, anche contro la mia volontà senza potere

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smettere di versarle, senza sapere razionalmente a cosa serviva tutto questo.

Piangendo e liberandomi, iniziai ad entrare sempre più in contatto con le mie

emozioni nascoste, e mi rallegravo per il coraggio e la forza che sentivo venire

fuori.

Oggi posso dire che mi sono rilassata, ho imparato ad accettare e ad amare questa

parte fragile di me. Non mi vergogno più ad apparire vulnerabile e a volte anche

bisognosa, sono capace di chiedere aiuto.

I cambiamenti che si sono verificati in me non sono di natura esteriore, è più

qualcosa che riguarda i sentimenti e il mio modo di presentarmi agli altri. Mi sento

intera adesso, forse più completa. Mi sento più tenera e tranquilla, più femminile.

Non ho più paura di mostrare agli altri le mie debolezze. Prima avevo il panico

se mi accorgevo di essere triste o insicura. Ho sempre pensato che nessuno dovesse

sapere come stessi veramente, partivo dalla conclusione che tutti sarebbero rimasti

sconvolti se l’avessero saputo oppure che avrebbero reagito dicendo < ben ti sta !>.

Sono stata sempre ammirata per come sapevo gestire le cose, ma la mia efficienza

era solo una maschera, non potevo gettarla per paura che nessuno mi avrebbe

accettato per quella che ero. Anche oggi non mi sento sicura che ci sarà qualcuno

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pronto ad accertarmi quando mi sento triste e debole. Eppure, nonostante sia

cosciente di questo, non ho più paura perché so che me la caverò anche se le cose

non andranno benissimo. Questa consapevolezza mi è costata cara, ma mi ha dato

calma e rilassatezza e , oltretutto, mi ha reso anche più simpatica.

Chi infatti vorrebbe avere come partner una persona che non mostra alcuna

debolezza? Per lavorare sulla bambina debole interiore ho dovuto smettere di

evitarla, ricorrendo spesso ad attività frenetiche per non sentirla. Oggi mi sento

forte da ammettere che a volte mi sento sola e abbandonata, ed ho anche imparato

a non soccombere ai sentimenti che la solitudine porta con sé. Mi sento oggi pronta

per una relazione, non sento più di aggrapparmi a un uomo non appena me ne

innamoro, né sembrare più forte di quanto sia in realtà. Ho imparato a mostrare le

mie debolezze senza vergognarmi e sono in grado di accettare come un dono,

l’aiuto di qualcuno, senza però essere indipendente.

Facendo un passo indietro e ritornando alla mia seconda storia d’amore dopo il

matrimonio, posso veramente guardare la mia trasformazione nel modo e

nell’atteggiamento in cui allora ho vissuto questa storia …

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Mi innamorai di quest’uomo dopo tanto tempo della separazione da mio marito,

momento preceduto da corteggiamenti di uomini carini e disponibili ma che mi

davano i nervi, specialmente ogni qualvolta si presentavano con rose e regali ( mi

veniva voglia di gettargliele addosso!).

Mi rendevo conto di essere veramente impossibile, ma non potevo farne a meno,

specialmente quando mi ripetevano “ti capisco, tesoro!”. Questa frase mi faceva

proprio impazzire.

Quando incontrai “ lui” la persona di cui mi innamorai , io ero totalmente diversa ,

lui un lupo solitario, un vagabondo, un uomo apparentemente di forte personalità.

Lui non mi portava le rose, ma si divertiva a farmi impazzire con continui abbandoni.

Un uomo, che aveva conosciuto il mondo e che continuava a muoversi da un porto

all’altro, senza restare mai fermo in un posto più di venti giorni. Con questa

consapevolezza entrai in questo rapporto. Mi ricordo bene le ore ad aspettare e

guardare continuamente il telefonino per avere notizie del suo arrivo o di dov’era ,

beh il lupo naturalmente non chiamava né quel giorno né il giorno successivo o

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quello dopo ancora e meno chiamava, più cresceva il mio amore per lui , l’odiavo,

ma quando,ovviamente inaspettato, si presentava alla mia porta, ci finivo

immediatamente a letto provando sensazioni meravigliose. Non succedeva così per

il corteggiatore delle rose che, se osava timidamente accarezzarmi, suscitava in me

solo un gesto, gentile, ma fermo con cui riportavo la mano al suo posto.

Trascorrevo notti intere a parlare con le amiche del mio dilemma senza riuscire a

superare il dolore e incapace di interrompere questo gioco che già cominciava a

non divertirmi più.

Ma grazie a lui, cominciai a capire molte cose di me …

Per un po’ di tempo, cercai di cambiarlo con ogni mezzo a mia disposizione , fino a

quando, lo attirai totalmente nella mia rete. Ma non appena mi disse che mi amava

e voleva fermarsi con me, ecco che all’improvviso, emersero in me noia e dubbi

che forse mi ero sbagliata. All’improvviso la sua presenza non mi dava più l’intrigo

del lupo solitario, ma di un cagnolino da compagnia e così lo lasciai.

La delusione fu terribile perché l’investimento per conquistare quest’uomo fu

veramente tanto.

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Dovetti rivedere la mia ferita dell’ abbandono, e capire che le mie pretese,le mie

Strategie, i miei sforzi di controllare, dominare l’altro, non erano altro che una

copertura per la mia ferita d’abbandono. Questa compressione comportò un

cambio radicale nel modo in cui in seguito entrai nelle relazioni.

Inconsciamente, credevo che lui, il mio amato, mi desse ciò che da bambina non

avevo ricevuto, incoronando dunque tutti i miei bisogni e desideri più grandi, e

dirigendomi inevitabilmente verso una grande delusione.

In effetti, la nostra coscienza superiore ha tutt’altro in mente.

Quello che essa vuole è che noi siamo liberi ,e l’unico modo che abbiamo per

ottenere questa libertà, è quello di attraversare la paura e il dolore dell’abbandono,

della privazione e del vuoto. È proprio provando questi dolori con consapevolezza

che ho potuto riempire i miei vuoti. Accettando il mio essere sola nella relazione

con il mio amato, ho potuto notare quanto paura dell’intimità io avessi.

Fin quando il rapporto non era consolidato, io vivevo in uno strato protettivo dove

lo scopo, era quello di proteggere la mia vulnerabilità, uno scudo, quello, che creavo

per impedire alle energie dolorose di farmi male. Mi trattenevo dal provare paura o

dolore, spostando l’attenzione nell’azione e nel dramma; mi relazionavo sempre

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con la protezione invece che con il cuore aperto, aspettando che l’altro si aprisse

prima di me, e avendo verso l’altro aspettative, tentazioni di controllarlo , di

manipolarlo, e di giudicarlo . Quando finalmente lui si arrese e aprì il suo cuore , io

scappai ...

Essere vulnerabile per me, in quel periodo della mia vita, era troppo doloroso,

avevo troppa paura . La mia vulnerabilità, era stata così danneggiata che mi trovavo

separata totalmente da essa e dalle mie sensazioni .

Ci è voluto tempo e pazienza per lasciare che, lentamente, la guarigione del mio

cuore e della mia pancia seguisse il suo corso.

Un giorno, mentre mi interrogavo sul perché le mie relazioni con gli uomini, non

arrivassero mai in nessun posto, scoprì, nascosta dentro di me una forte paura degli

uomini, e anche una grande sfiducia nella mia femminilità. Ho dunque visto dentro

di me dei conflitti che avrei dovuto risolvere .

Fin da bambina, avevo associato l’amore alla colpa, al sentirmi in debito, al

dolore. Essere amata ed amare per me significava rinunciare a me stessa.

Prendendo coscienza di questo, smisi di biasimarmi perché non avevo un uomo, e

cominciai a darmi spazi e tempo per crescere in modi nuovi: andare nel profondo, e

affrontare la mia tendenza ad attribuire agli uomini un potere magico su di me, e

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ritrovare la mia luce di cui mi potevo fidare, e dunque stimandomi di più.

I seminari empirici sono stati per me di grande supporto, soprattutto < Dinamiche di

coppia > e < Dinamiche di relazione>, mi hanno fatto vedere e sentire ciò che

portavo nel gioco della coppia, accedendo ad una consapevolezza sistemica riguardo

a cosa significava stare accanto un partner.

Ogni incontro dipende dalla nostra “strategia d’amore” e, soltanto quando

quest’ultime cambiano , anche i partner dai quali ci sentiamo attirati cambiano.

Ma per far si che un partner diverso si avvicinasse a me, io ho dovuto imparare a

risolvere armoniosamente dentro di me il conflitto tra libertà e bisogno di sicurezza.

Infatti, da donna totalmente passiva, impotente che accettavo le

decisioni prese dagli uomini , modello femminile ereditato da mia madre, mi dovetti

trasformare in una donna attiva, responsabile e piena di potere, passaggio

fondamentale per risolvere il conflitto tra libertà e bisogno.

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NELLA PSICOLOGIA EMPIRICA, come ho già scritto, la donna yin, ha bisogno anche lei

di avvicinarsi alla propria carica opposta , ossia quello yang , perché soltanto in

questa maniera può sviluppare pienamente la propria forza femminile. E quando

ha acquisito la carica secondaria, in maniera piena e integra, può avvicinarsi ad un

partner empiricamente sano. Sapendo adesso onorare un uomo,

entrai così in contatto con l’aspetto selvaggio femminile, sviluppando dentro di

me, un nuovo ideale di femminilità, dove abbracciavo , anzi che reprimere, anche le

parti più istintive dell’essere donna.

Mi incamminai così verso l’ignoto, contando solamente sulle mie forze, ammettendo

a me stessa di avere una sessualità istintiva che, mi spingeva a desiderare molti

uomini senza appartenere ad alcuno. E così, disposta anche a rinunciare al mio

potere di affascinare gli uomini, basato sul mio ruolo femminile inconscio , per

espormi al nuovo ,sulla base di una uova immagine di donna, imparai a stare da sola

senza più annoiarmi, ma trovando piacevole questo incontro con me stessa.

Smisi di telefonare agli amici per lamentarmi delle mie pene, restando sola a

guardare il mio dolore in faccia, senza più fuggire dalle mie emozioni con un

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turbino di attività inutili. Fino ad allora, ero abituata ad affrontare la solitudine,

diventando più attiva e avendo un agenda stracolma di appuntamenti, tutto

programmato e tutto sotto il mio controllo,capii che era fondamentale acquisire le

capacità di lasciare andare e far si che le cose accadessero senza più

agire e senza più controllarle, fu un prezzo che pagai molto alto.

Imparai cosi a guardare in faccia la mia solitudine e il mio dolore.

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Il dolore per la psicologia empirica :

quando non riusciamo sia da piccoli che da grandi a contenere per mancanza di

spazio interiore un dolore siamo costretti a impegnare un energia notevole per

potere “nascondere” il dolore rimosso , il quale diventa un debito a tutti gli effetti

.Ogni diritto empirico infranto comporta un dolore profondo, costringendoci a

rimuovere quanto avvenuto per non soffrire troppo. Non ci rendiamo conto però

che rimuovendolo , “ fissiamo” il dolore non evaso su un livello profondo del nostro

essere. Questo vale ancora di più per il ruolo del bambino, poiché in età infantile

non possediamo ancora strumenti adatti per una adeguata elaborazione. Così ogni

diritto infranto in quell’età si trasforma automaticamente in debito empirico, senza

che sia concessa la facoltà di poterlo elaborare. Così il dolore viene rimosso e non

può sedimentare come invece prevede la legge del lutto empirico, formando un

debito a tutti gli effetti . In questo modo la morte improvvisa di una persona cara,

una malattia lunga, dover assistere alla sofferenza altrui, diventa insostenibile e

come tale viene rimosso. Da quel momento sentiamo il bisogno impellente di

proteggerci da questo dolore, rimuovendo la realtà e il suo impatto emotivo. Un

dolore, questo che distingue la qualità del nostro debito, atto a creare da adulti la

sintonia affettiva con il mondo circostante. nel momento però che questo dolore

venga evaso, libera forza e profondità aumentando lo spazio del cuore. Fino a

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quando l’arretrato non viene riscattato , esso rimane intatto e si manifesta, in ogni

singolo istante attraverso il suo indicatore sistemico. L’indicatore apposito è quello

della rabbia , il quale acquisisce di forza man mano che la persona si avvicina al tabù

sistematico.

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STORIA PERSONALE: integrazione del dolore

Dopo essermi guardata, contenuta parte del dolore ed essere entrata in contatto

con l’energia positiva del femminile, e di conseguenza a comportarmi secondo le

mie necessità, cominciò dentro di me una lenta trasformazione dell’immagine del

maschile interiore. L’uomo, dentro di me cominciò a mutare, non lo vedevo più

forte e mitico, ma da quando io avevo sviluppato quelle caratteristiche in me stessa,

ero in grado di vederlo per quello che davvero era, cioè una persona assolutamente

normale. Questo ritiro delle proiezioni, è stato per me un momento estremamente

importante . Infatti rivedendo la mia relazione passata con il mio partner, mi accorsi

come io, giungendo ad un determinato momento della storia, decidevo di chiuderla

quando in realtà il vero percorso stava per cominciare, non concedendo a me stessa

e all’altra persona, un'altra possibilità. Ma ancora non mi spiegavo perché mi

innamoravo di uomini difficili da raggiungere, il vagabondo, il lupo solitario quelli

comunque che mi trattavano peggio, mentre il ragazzo carino, gentile, che mi

portava le rose e che mi stava accanto mi annoiava, non riuscendo mai ad

innamorarmi di una persona normale e amabile. Ma fu proprio nel seminario di

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<Dinamiche e Relazioni> nel novembre del 2007 che, affrontando empiricamente le

dinamiche del femminile e del maschile e giochi dell’inconscio, sull’attrazione dei

partner, che capii perché mi attraevo di questi tipi di uomini.

Nella psiche femminile, esiste un timoniere nascosto, quell’uomo interiore che

YUNG definisce animus e che, viene chiamato in causa ogni volta che ci

innamoriamo.

L’animus, costituisce la base di ogni agire maschile e contiene tutti i principi attivi

del mondo yang.

Quando una bambina viene al mondo , il suo Animus non ha ancora assunto un

immagine concreta, ella porta semplicemente in sé l’archetipo del maschile,ovvero

la possibilità di sviluppare quelle qualità che la nostra cultura definisce

“maschile”.Ma il primo maschile che ella incontra, di solito è il padre e- tanto per

complicare le cose- l’Animus della madre, ovvero il principio maschile formato

dentro questa.

Anche mia madre ha avuto un padre che le ha fornito particelle per il suo

archetipo del maschile, ovvero l’animus: l’uomo che ha dentro di sé.

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E così, anche mia nonna, ha accumulato per una vita particelle maschili, per formarsi

un immagine del suo uomo interiore, e se, estendo questa considerazione a un paio

di generazioni indietro, capisco bene perché ci vogliono tante nuove generazioni

per cambiare qualcosa nei ruoli che la società ha creato per l’uomo e la donna.

Dunque se considero il -padre tipo,perché è lui, in quanto prima figura, a produrre

particelle maschili accumulate nella mia psiche, posso notare come mio padre fosse

talmente assente nella mia vita, sia emozionalmente sia fisicamente, occupando

quasi tutto il tempo al lavoro e ai suoi hobby. La sua strategia, era quella di negare

le proprie emozioni, rimuovendole per non sentire il dolore, non avendo nessuna

energia per sviluppare relazioni affettuose. La sua parte femminile, è stata

completamente atrofizzata, difendendosi totalmente dal femminile per paura.

La mia immagine di maschile interiore, è stata forgiata da un padre che ha messo al

primo posto l’autonomia e la capacità di sapersi imporre, usando l’aggressività,

mentre le virtù più femminili, come relazionarsi amorevolmente, sono state relegate

nell’ombra, lasciando nella mia anima tracce profonde.

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Il mio archetipo maschile, si è arricchito di questa qualità preferita di mio padre,

giungendo alla conclusione che, la mascolinità, doveva avere quest’aspetto.

Questo è il motivo perché mi innamoravo sempre del vagabondo e non del ragazzo

della porta accanto.

Con il tempo, ho imparato anch’io a difendermi dalle continue sconfitte da parte

degli uomini prepotenti nelle discussioni e nei fatti, incapaci di comprendere le

ragioni altrui, scatenando vere guerre che si dovevano concludere con la vittoria

totale o la sconfitta definitiva. Ed in realtà combattendo con le stesse armi, spesso

ci riuscivo.

Ma come?

Comportandomi esattamente nello stesso modo in cui si comportavano

loro e che mi faceva soffrire. Ma oggi so che, in quanto donna, non fa bene alla mia

identità femminile, combattere con le armi del patriarcato.

Ritengo che sono stata costretta a fare questo, a conquistare la posizione che oggi

occupo, ma è pure vero che ho rischiato di perdere la strada della mia femminilità,

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rischiando di diventare la peggiore nemica di me stessa. Ho sviluppato delle

strategie femminili per impormi, grazie al lavoro fatto con me stessa, emancipando

il mio animus, cominciando cosi a sentire altre figure maschili.

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Il patriarca per la psicologia empirica, è l’uomo finto yang.

Il finto yang, sfoggia una carica eccessiva come bandiera del proprio essere, che si

manifesta attraverso l’assoluta necessità di controllo, o l’esagerata rigidità mentale,

altri invece attraverso atteggiamenti invasivi e prepotenti.

Ma anche la sfida eccessiva, confusa con il coraggio, costituisce ai fini

empirici un atto aggressivo e violento.

Il modello classico dell’uomo finto yang, si fa riconoscere attraverso atteggiamenti

prevaricanti, maniere prepotenti o atteggiamenti aggressivi, ma anche attraverso

modi più docili e ragionati:

Chi si mostra particolarmente generoso e signorile , invitando sempre al bar o al

ristorante, chi fa regali sontuosi o vuole essere riconosciuto come nobile o cavaliere.

Ma anche chi è particolarmente rassicurante, chi usa la frase “fidati” , “non ti

preoccupare” ,e “faccio io” , chi pretende di vincere sempre, chi ha la decisione

sorprendentemente veloce e facile, o chi non sbaglia mai e ha sempre ragione.

Nella stessa maniera, vi appartiene anche colui che è burbero e sgarbato, scontroso,

brusco o inavvicinabile, chi scatta o “morde” senza apparente ragione, o chi

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dimostra atteggiamenti colerici. In questo modo anche chi sfoggia moti eroici, ossia

tutti coloro che vogliono salvare gli altri e che mettono in pericolo se stessi, o chi si

fa abbagliare da miti romantici come quello di Re Artù e della tavola rotonda, si

rivela portatore della stessa alterazione. Chi si batte per i propri ideali, facendone un

impegno costante, o chi cerca di convincere gli altri che stanno sbagliando, che

hanno sbagliato, o che sbaglieranno. Ma anche atteggiamenti meno spettacolari

possono essere indice di un finto yang, tipo chi tende a proteggere invece di

sostenere, togliendo così al suo protetto la possibilità di imparare da se e di stare

sulle proprie gambe. Un atteggiamento preciso, quello del “salvatore”, che spesso

viene sollecitato dalla sua partner ideale, la donna finta yin, la quale sa esaltare

questa attitudine tipica.

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STORIA PERSONALE: trasformazione del maschile interiore

Quando ci innamoriamo noi donne, in realtà ci innamoriamo del nostro animus, è

a esso che dobbiamo i così detti <occhiali rosa> con cui ci sembra di vedere il nostro

partner, quando siamo davvero <cotte> .

In realtà,ci innamoriamo, non della persona o principe azzurro, ma di una parte della

nostra personalità e dunque di noi stessi.

Mentre gli uomini si innamorano nella stessa maniera della loro <ANIMA>.

Dunque il portatore della proiezione, possiede nella sua personalità, proprio quelle

qualità che percepiamo e che ci affascinano, ma poiché si tratta di una persona

autonoma, ne possiede anche altre che però non ci accorgiamo, e quando con il

tempo l’innamoramento si affievolisce, cominciamo a notare sempre più punti

critici del nostro amato.

Il ritiro della proiezione sull’amato, ci fa scoprire anche le sue debolezze, infatti di

notte russa, non ama ballare, ha strane abitudini non ci piace come si veste, ecc …

Insomma, non è proprio quello che all’inizio si pensava di lui.

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Molte delle mie relazioni sono terminate in questa fase, capendo oggi che tutto è

stato prematuro e che avrei dovuto evitare decisioni drastiche.

Oggi con maggiore consapevolezza, credo che sarei dovuta stare dentro a

queste emozioni, affinché potessi vedere la differenza tra la mia immagine

del maschile interiore, e l’uomo reale nel mondo esterno, cominciando a conoscere

e, diventando in grado di vivere in prima persona le caratteristiche che l’uomo

aveva fino ad ora vissuto per me. Con questa mia ricerca interiore, avrei potuto

scoprire già prima per esempio di essere io stessa un po’solitaria e, di riuscire a

godermi momenti di solitudine, capendo che il vagabondo <uomo da me tanto

amato> era una parte di me.

Facendo questo, avrei potuto integrare coscientemente nella mia vita tutti i miei

bisogni che prima, restavano inconsci. In questa maniera, io non ero più obbligata a

innamorarmi di lupi solitari, ma potevo interessarmi anche ad altri tipi di uomini,

come, per esempio, a quelli che davano valore alla vicinanza e alla relazione.

In questo processo di trasformazione, arrivai a capire che la mia immagine di

coppia,composta da una donna e da un uomo emancipato, era solamente un idea

razionale poiché dentro di me e, dunque inconsciamente, era attiva tutta un'altra

idea di rapporto (Estremamente tradizionale).

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Mi trovavo così, divisa a metà: la mia bambina debole, che rappresentava la parte

della femminilità non ancora trasformata, e la donna forte che portavo fuori.

Da donna forte, ero attratta da un uomo forte a cui volevo donarmi, sentendomi

accolta, e trovando la mia realizzazione nella dolcezza e nell’arresa, ma anche nella

paura che questo significasse la perdita di me stessa, sentendomi dominata e

controllata e forse dopo abbandonata.

Oggi posso dire, che questo è cambiato … Sento che gli uomini che si avvicinano,

sono diversi proprio perché io sono diversa, la mia immagine del maschile interiore

è cambiata , è una figura positiva e affettuosa, appassionata e forte, non ha paura

della rabbia, né dell’amore o dell’intimità. È una figura che mi sta accanto ed è

paziente, ha iniziativa, si mette a confronto e procede. E’ stabile e costante, gioca

,lavora e gli piacciono entrambi i modi di essere. E’ un compagno spirituale, un

amico interiore, un’amante che accompagna la sua donna nel suo viaggio e nella

sua avventura esistenziale. Ho imparato che un uomo forte, è quello che si fa

aiutare da una donna , e che, per dirla con la psicologia yunghiana , conosce e lascia

spazio anche alla propria consapevolezza femminile. “L’ANIMA”è un uomo che sa

anche essere positivo, che è ricco di sentimenti, li dimostra e quando si trova in una

situazione di debolezza, non si vergogna a mostrarlo.

Ma questo cambiamento dell’immagine del maschile, è avvenuto prima in me, e poi

grazie a questo, ho potuto modificare la situazione anche all’esterno.

Con questa fantasia sull’ ”uomo con il cuore “, io mi incammino in

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un nuovo percorso di vita sapendo, e non avendo mai perduto la speranza che da

qualche parte, c’è qualcuno che sta cercando proprio me.

E quando lo incontrerò, sarò capace di riconoscerlo, essendo oggi consapevole che

un rapporto è un lavoro continuo, un viaggio lungo e talvolta doloroso, alla ricerca di

noi stessi e, nel processo a condividere un amore profondo con un’altra persona.

Questa tesi è inconclusa … Rimane un lavoro aperto relativo al mio vissuto attuale,

del quale ho continua consapevolezza in ogni istante del mio vivere, nel qui ed ora,

ma di cui mi manca la capacità di raccontarmi.

Spero che nel mio lavoro che farò per il dottorato, possa acquisire le capacità di

descrivermi, raccontando la conclusione del mio percorso, anche se so che, il

percorso non finisce mai ….

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio la “Libera Università di Studi Psicologici Empirici”;

ringrazio il Prof. Michael Hardy, che mi ha consentito di spolverare ogni zona

d’ombra e di luce del mio essere, e di guardarla con occhi consapevoli e veri.

Standogli accanto, ho captato i segreti più nascosti di un relatore ed ora, li sto

Sfruttando, rielaborandoli con attenzione e ricerca.

Grazie a tutti i miei compagni di percorso, e ai miei amici del cuore, che mi hanno

donato la loro presenza, la loro amicizia, la loro forza, accogliendomi con fiducia e

sostenendomi in qualsiasi momento e in ogni circostanza.

In questi quattro anni di percorso, ho visto le nostre lacrime unirsi in un unico

fiume, e i nostri sorrisi comporre le più belle e gioiose sinfonie.

Grazie alle segretarie della scuola: Cristina e Veronica, che sono state sempre

presenti e capaci di ammortizzare i miei momenti di ansia e di disappunti.

Un grazie speciale a mia figlia Katia, che mi ha donato il piacere di vivere la mia

maternità facendomi sentire più donna.

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BIBLIOGRAFIA COME FAR FUNZIONARE UN RAPPORTO, John Welwood, Astrolobio

A TU PER TU CON LA PAURA, Krishnanando, Urra

L’UOMO E I SUOI SIMBOLI, Carl Gustav Jung

DALLA STIMA DI SE ALLA STIMA DEL SÉ, Jean Monbourquette

LA DONNA FERITA, Linda Schiera Leonard, Astrolabio

L’ALCHIME DELLA TRASFORMAZIONE, Wodud e Waduada, Urra

LA FORZA DEL SÉ, Anando,Urra

IL TUO SACRAIO, wayne W.Dyer

IL CAMMINO VERSO L’AMORE, Deepak Chapra, Pager Baah

LA GRAMMATICA DELL’ESSERE I “il paradigma Empirico” “ il mondo personale o il

sistema” , F.Michael Hardy

LA GRAMMATICA DELL’ESSERE II “il debito Empirico responsabilità e ordine”,

F.Michael Hardy

LA GRAMMATICA DELL’ESSERE III “Il copione personale” “ruoli empirici”

F.Michael Hardy

LA GRAMMATICA DELL’ESSERE IV “dinamiche di coppie” F.Michael Hardy