48
Venezia, Milano, Siena: la cultura greca, fra tradizione e innovazione Venezia, Milano, Siena: la cultura greca, fra tradizione e innovazione

la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

  • Upload
    others

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Venezia, Milano, Siena:la cultura greca, fra tradizione e innovazione

Venezia, Milano, Siena:la cultura greca, fra tradizione e innovazione

Page 2: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Foroellenico Anno X n° 6 2008 pubblicazione bimestrale

a cura dell’Ufficio Stampadell’Ambasciata di Grecia in Italia

00198 Roma - Via G. Rossini, 4Tel. 06/8546224 - Fax 06/8415840

e-mail [email protected]

In copertina:

La chiesa di S. Giorgio dei Greci, Venezia

Collaborazione giornalistica

Teodoro Andreadis Synghellakis

Hanno collaborato a questo numero

S. Biasutti, C. Carpinato, J. Chrisafis, V. Coniordos, A. Kolonia, F. Lo Basso,G. Motta, G. Nardi, A. Papadopoulou,

A. Pavin, M. Peri, S. Ronchey, J. Skabardonis, A. Torsello,

V. Markaki, K. Velissari

Impaginazione

Enrico De Simone

Per le foto si ringrazia:

A.N.A. (Athens News Agency), Archaiologikí Photographía Athína,

Museo Benaki, F. Blasi, V. Chatzijannis, Fondazione ellenica di Cultura - Sezione italiana, A. Inglese,

Yánnis Patrikianós - F. Ungaro.

è possibile consultare la versione digitale di Foroellenico presso il sito internet:

www.ambasciatagreca.itdove potete trovare anche informazioni

sull’attualità politica e culturale della Grecia

In Questo Numero

4 La Grecia, ospite d’onore al Salone del libro di Sienadi Teodoro Andreadis Synghellakis

6 Territorio, cultura, tradizioni. È “Terra di Libri”di Silvana Biasutti

8 Siamo tutti greco-latini

10 Salonicco, porta d’Europadi Jorgos Skabardonis

14 Le vie del greco in Italiadi Caterina Carpinato

17 EKEBI: l’identità culturale greca attraverso la cartadi Katrin Velissari

18 A colloquio con Ioanna Karistianidi Giovanni Nardi

19 Petros Markaris. Il giorno che Charitos mi si presentò, mentre scrivevo una sceneggiatura...

21 La Grecia contemporanea nell’opera di Petros Markaris: un caso di interculturalità generazionaledi Fabrizio Lo Basso

23 La cucina del Monte Athos. Una manifestazioned’amore cristianodi padre Epifanios

25 La comunità monastica del Monte Athosdi Jannis Chrisafis

27 Un viaggio tutto privato e personale - Intervista a Sergio Valzaniadi Teodoro Andreadis Synghellakis

28 Il greco che so giàIl dizionario di Amalìa Kolonia e Massimo Peri

32 Milano incontra la Grecia e la Grecia il mondodi Alessandra Papadopoulou

33 A colloquio con Nafsikà Vraila, Console Generale di Grecia a Milanodi Teodoro Andreadis Synghellakis

35 Grecia ... al di fuori dei luoghi comunidi Giorgio Motta

36 Una stretta collaborazione, in nome dell’identità culturale mediterranea di Vassilis Coniordos

38 Irene Papas, vi preparo due anni da mito di Silvia Ronchey

41 La storia restituitadi Viki Markaki

42 Il restauro del campanile di S. Giorgio dei grecidi Alberto Torsello

45 Un viaggio tra le passioni dell’animadi Adriana Pavin

DO

SSIE

R

Page 3: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

NOI E LA STORIA

O gni piccola storia personale – suggerisce il regista grecoTheo Angelopoulos – è parte integrante della grande sto-

ria dellʼUmanità. Ognuno di noi, infatti, attraversa i giorni dentroil suo tempo ed è anche la Storia che scandisce la gioia, lamalinconia, i momenti felici o tristi quasi senza distinzione tra ioe noi. Emblematico anche il discorso di Caterina Carpinato che,parlando delle “Vie del greco in Italia”, sottolinea come ”quasialterum Byzantium” i legami di Venezia e spiega come i figli edi nipoti dei profughi di Costantinopoli “esuli, nati senza patria,ma non senza radici” danno vita ad un nuovo ellenismo, unarivoluzione culturale che costituisce il primo, consapevole, movi-mento letterario neogreco.Noi e la storia, noi ed i libri: il nostro dossier è dedicato allamanifestazione Siena, terra di libri, dove il neogrecco e la lette-ratura contemporanea ellenica sono stati i grandi protagonistidando l’occasione a tanti scrittori greci, di grande spessore cul-turale, di parlare di loro stessi e del nostro paese, attraverso leloro storie personali, legate indissolubilmente alla Storia.“La Grecia è naturalmente predisposta all’incontro con l’altro…”ha voluto sottolineare in quella occasione l’Ambasciatore diGrecia in Italia, Charalambos Rokanàs. Per posizione geografi-ca, per storia, per le ferite di secoli di aggressioni ed occupazio-ni, per carattere e per cultura. E sono la lingua ed i libri che,ancora oggi, fanno conoscere il nostro piccolo paese al mondoe non solo ai turisti.Così come la lingua e la religione possono essere consideratele armi che hanno permesso di mantenere vivo l’ellenismo neiquattro secoli di occupazione ottomana. Alla nostra lingua, algreco che tanti di voi lettori già conosce è dedicato il nuovo dizio-nario dei prestiti e dei parallelismi fra italiano e greco, curato dagli studiosi Amalìa Kolonia e Massimo Peri. Greco antico, neo-greco e italiano è un dizionario che sa arrivare in fondo alle nostre e vostre radici ed è – mi si conceda la chiosa – anche diver-tente da leggere proprio come un romanzo, così come è solito fare con i dizionari l’ispettore Charìtos di Petros Markaris…Radici comuni ed un presente fatto di storia e di modernità: per il secondo anno consecutivo con la manifestazione Milanoincontra la Grecia, la capitale economica italiana ha riproposto una grande occasione per assaporare il teatro, la danza, lamusica, la cultura contemporanea della nostra Grecia così vicina, e per tanti versi così lontana, considerata l’inspiegabilescarsità di articoli o inchieste negli organi di informazione italiani. In quattro giorni, grazie alla produttiva sinergia tra le isti-tuzioni greche e l’organizzazione del Festival, nonché l’ospitalità del Piccolo Teatro di Milano, il pubblico, numeroso ed entu-siasta, ha potuto scoprire una volta di più una Grecia sconosciuta nelle performances degli artisti dei rispettivi paesi chehanno sperimentato nuove forme di espressione utilizzando non solo le arti delle muse ma anche la fotografia e le videoimmagini. Un lavoro meticoloso e sensibile quello della nostra Console Generale a Milano, Nafsikà Vraila, che con la suatenacia ha garantito ancora il prezioso incontro culturale, unico nella sua complessità e completezza di proposte.Mentre andiamo in stampa si è conclusa la tragica vicenda del terremoto che ha cancellato la città di L’Aquila e spento 294vite umane. Non ci sono parole per commentare i fatti, non c’è, ancora, risposta ai mille perché degli abitanti della marto-riata città, ai parenti delle vittime, e nemmeno alle angoscie degli oltre 300 studenti greci rimasti senza casa, averi e sognistudenteschi. Nel prossimo numero daremo spazio alle loro storie, ma già ora è nostro dovere dire addio a Vassilis Koufolias.Studente greco, ospite della città abruzzese dove ha frequentato la facoltà di ingegneria, ha conosciuto ed amato l’Italia.Vassilis è morto sotto le macerie della sua casa, un moderno palazzo di quattro piani, senza un perché. E non è stato, solo,colpa del terremoto, del caso e del destino.Αντίο Bασίλη κι ας είναι ελαφρύ το χώµα �ου σε σκε�άζει...

Viki Markaki

e d i t o r i a l ee d i t o r i a l e

Page 4: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

M ario Vitti, Ioanna Karistiani,Petros Markaris, Jorgos

Skabardonis, Caterina Carpinato,Takis Theodoropoulos: Alcuni dei piùstimati neogrecisti e scrittori greci con-temporanei, si sono ritrovati a Siena,dal 13 al 16 Novembre, per partecipa-re al Salone “Terra di Libri”, tenutosiper il secondo anno consecutivo, nellacittà toscana. La Grecia, in questaseconda edizione, è stata scelta comeospite dʼonore, con il fattivo contributodellʼEnte Ellenico per il Libro, Ekebi,ed il sostegno dellʼAmbasciata diGrecia e del suo Ufficio Stampa.Foroellenico, ha deciso di dedicareunʼampio dossier, a questo avveni-mento culturale. Allo scambio di idee,agli stimolanti interventi, agli incontricon il pubblico svoltisi a Siena.

Come ha voluto sottolineare lʼAmba-sciatore di Grecia in Italia, S.E.Charalambos Rokanàs, presenteallʼinaugurazione, “la Grecia è natu-ralmente predisposta allʼincontro conlʼaltro. I nostri porti, la nostra storia, icommerci e le migrazioni culturali deinostri compatrioti, hanno fatto sì chelo scambio intellettuale, divenisse pernoi una parte integrante della nostroapproccio alla quotidianità”.Riferendosi poi al senso più particola-re del Salone, che lega la presenzadel libro alla varietà di ogni territorio,ed alla sua produzione culturale emateriale, lʼAmbasciatore, ha anchericordato che “un libro, non è maiconoscenza e nozione a sè stante: cirinvia ad un vissuto comune, a sapo-ri legati alla nostra infanzia ed alnostro percorso di vita, a prodotti chesono frutto del lavoro e della dedizio-ne dei nostri artigiani, artisti, maestridel gusto, esploratori di quei tesoripalesi, eppure tanto nascosti, cheogni città e borgo, sa offrire a chi sipresenti con reale voglia di conosce-re ed ascoltare.”Si tratta, quindi, di un viaggio semprein fieri, sempre alla ricerca di un

nuovo approdo, un nuovo incontro, edi conseguenza, di un percorso cheporta, per sua natura, allʼarricchimen-to culturale. La mostra fotografica delpresidente dellʼAssociazione Italianadi Studi Neogreci, professor MarioVitti, presentata nelle sale di “Terra diLibri”, lo testimonia. I suoi incontri conSeferis, Ungaretti, De Chirico, i ritrat-ti fotografici di questi “mostri sacri”della cultura, ci spingono a riconside-rare la velocità dellʼoggi, lʼingordigiacon cui tutto viene consumato edimenticato. La fissità dellʼimmagine,lʼessenzialità dellʼespressione, unitaalla profonda ricerca scientifica diVitti, sono qui a dimostrarci che qual-cosa deve essere riconsiderato, che iritmi del nostro vivere, di una societàonnivora e livellante, vanno, probabil-mente, rimessi in discussione.Nellʼepoca dei computer, dei socialnetworks, delle tecnologie digitali,una semplice fotografia in bianco e

nero, mantiene tutta la sua potenzacomunicativa. Come quella dellaparola, pura e semplice. La parolacon cui Ioanna Karistiani ha parlatodel suo ultimo romanzo, Swell, dicome un capitano cieco può condur-re una nave e di quante storie similiha ascoltato, di quanto ha indagato,prima di portare a termine la suaopera letteraria. Una ricerca cheparte dal quotidiano, da avventuredel vivere, e che pian piano, diventacreatività e finzione letteraria. Unasemplicità e unʼimmediatezza, quelladella Karistiani, che anche grazie allatraduzione di Gaia Zaccagni, hannorealmente colpito il pubblico senese.Dal canto suo, Maria Mondelou, stori-co e addetto stampa dellʼAmbasciatadi Grecia, nel suo intervento dedicatoalla comunicazione interculturale, hasottolineato: “vorrei condividere convoi una frase dello scrittore inglesePatrick Leigh Fermor, che da molto

4 Foroellenico

LA GRECIA,ospite d’onore al Salone del libro di Siena

L’ambasciatore di Grecia S.E. Charalambos Rokanàs inaugura il Salone

del Libro di Siena

Page 5: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

tempo ha scelto di vivere inGrecia, nel sud delPeloponneso, nella regione diMani, alla quale ha dedicato unfamoso libro. In unʼintervista alla“Repubblica”, il giornalista hachiesto allo scrittore dove fossela sua vita: “La vita di una per-sona è li dove si trovano i suoilibri”, ha risposto Fermor. Misembra una definizione origina-le del valore dei libri e pensoche tutti coloro che per ragionidi lavoro o altri motivi, hannouna vita errante, dovrebberotenere a mente questa bellafrase”. Maria Mondelou, si èanche riferita al cammino diForoellenico, negli ultimi diecianni, al progetto che cerca diportare ancor più vicino, la real-tà culturale e sociale italiana egreca. Da parte sua, la profes-soressa Renata Lavagnini, nel-lʼintervento fatto pervenire allamanifestazione, ha voluto sof-fermarsi sulla figura del profes-sor Vincenzo Rotolo, esimioneogrecista, già direttoredellʼIstituto culturale Italiano diAtene, professore di Neogrecoa Palermo, e tuttora direttoredellʼIstituto Siciliano di StudiBizantini e Neoellenici, fondato daBruno Lavagnini. Uno studioso cheha saputo unire le ragioni della scien-za, a quelle del cuore, allo studio filo-

logico più approfondito, una spiccatasensibilità personale. Il CentroEllenico per il Libro, Ekebi , presentea Siena con la sua direttrice Katrin

Velissari, il presidente PetrosMarkaris, e la responsabile perle pubbliche relazioni, MirtòTzanettaki, ha messo a disposi-zione del pubblico, più di centotitoli di autori greci contempora-nei, nelle loro edizioni greche, ein traduzione italiana, inglese,tedesca e francese.

Foroellenico, ricrea, nelle suepagine, il forum di Siena. Pergentile concessione degli autori,presentiamo la Salonicco diJorgos Skabardonis, La grecitàculturale del Sud Italia su cui siè soffermata CaterinaCarpinato, alcuni brani dellʼin-tervento di TakisTheodoropoulos, sullʼereditàgreco-latina, nella realtà cultura-le odierna. Inoltre, per quantoriguarda la tradizione spiritualeortodossa, vi proponiamolʼintervento del monacoEpifanios, che ci rende parteci-pe del profondo legame tra spi-ritualità e amore che si trasfon-de nellʼarte culinaria e un dialo-go con un “Athonita dʼelezione”il direttore dei programmi diRadio Rai, Sergio Valzania, cheha visitato a fondo, più volte, il

“Sacro Monte”. Il giornalista e scritto-re Jannis Chrisafis, ci presenta larealtà naturale, spirituale e ammini-strativa dellʼAthos, unica al mondo,nel suo genere. A chiudere, due inte-ressanti interviste, rilasciate ai mediaitaliani, da Petros Markaris e JoannaKaristiani. Il salone “Terra di Libri”,sotto la direzione scientifica di PaoloCesaretti, ha voluto rimescolare lecarte, rimettendo in discussione uninsieme fatto di certezze e impres-sioni, aiutandoci ad interrogarci sul-lʼaltro, in un periodo in cui le identitàe i tratti culturali, sembrano semprepiù sfuggenti, mutevoli, difficili dadefinire. Gli scrittori, i giornalisti, ineogrecisti, hanno risposto pronta-mente allʼinvito. Per provare- ancorauna volta- a dimostrare che la valo-rizzazione delle differenze, può get-tare nuovi ponti, facendo scoprire, inmodo spesso imprevisto, similitudinie affinità elettive. Per riuscire a pren-dere le giuste distanze, dal rischioche risponde al nome di omologa-zione culturale.

Teodoro Andreadis Synghellakis

Foroellenico 5

Il professor Mario Vitti, presenta la mostra foto-

grafica. Accanto a lui, a sinistra, il responsabile

scientifico del Salone, Paolo Cesaretti

in basso alcuni degli “scatti d’eccezione”

di Mario Vitti, esposti a Siena

Page 6: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Chi nello scorso novembre – dal13 al 16 – è salito fino alla piaz-

za del Duomo, a Siena, ed è entratonel grande complesso museale delSanta Maria della Scala, si è trovatonel bel mezzo di Terra di Libri ed èprobabilmente stato accolto da unodei numerosi appuntamenti organiz-zati per presentare titoli e autori. Masoprattutto avrà incontrato – e cono-sciuto meglio – il paese che Terra diLibri quest’anno ha invitato a Siena investe di ospite d’onore, la Grecia. E se il visitatore è già stato, o è solitoandare, in Grecia per fare vacanza, dicerto ha potuto ritrovare, visitandoTerra di Libri, un paese diverso (nonun paese ’altro’, però!) rispetto aquello che si racconta agli amici,quando si torna da quel mare e daibianchi villaggi ospitali. Perché ilpaese che Siena ha accolto è soprat-tutto la Grecia che sta già nella nostramente e nel nostro linguaggio, che ciha tenuto la mano mentre uscivamodall’infanzia e crescevamo nella vita,che ci ha fatto conoscere sogni eragionamenti e ha nutrito la nostrafantasia.

Il salone Terra di Libri è nato dallalunga frequentazione della terra sene-se, dalla conoscenza dei tratti che larendono unica (paesaggio, storia earte e grande qualità della vita) e dal-l’intuizione che questo fosse (sia) illuogo ideale per riflettere e discuteresu uno dei temi che stanno al centrodel nostro futuro: il territorio, la suaconoscenza, i valori della ’territorialità’nel mondo che cambia, intesi comegrandi temi editoriali; non così sconta-ti, come può sembrare a prima vista.Siena è fuori dalle grandi vie di comu-nicazione, tuttavia ha molti visitatori eturisti, che non tengono conto dellastagione, perché la fama della suaricchezza artistica e della singolarearmonia del paesaggio sono statetutelate anche dal suo essere’lontana e sola’; inoltre, la sua relativachiusura l’ha protetta e ne ha aumen-tato il fascino.Anche se in una città così esclusiva,con un immenso patrimonio culturaleè più complicato e difficile introdurreun evento che pretende, col tempo, dicrescere intorno a un tema che nonpuò apparire immediatamente deli-

neato in modo preciso (ma che inve-ce – in un panorama mondiale in cuiabbondano saloni, fiere e mostre dellibro generici – è unico per obiettivi eintenzioni), proprio questa città e laprovincia di cui è capoluogo sono ilcontesto ideale per attrarre, una voltaall’anno, editori, autori e un pubblicodi visitatori già attenti ai temi cultura-li. Perché qui tutto parla del binomioterritorio - cultura, perché tutto ciòche si vede intorno è frutto del pen-siero e predispone alla conoscenza ealla riflessione.Va sottolineato inoltre che Siena ècittà universitaria, che attrae nellesue facoltà numerosi studenti da tuttoil mondo, e che accanto all’Universitàdegli Studi, funziona molto benel’Università per Stranieri: un’interapopolazione di giovani a cui proporrela cultura e la conoscenza comesistema per crescere meglio. Terra di Libri è ancora alle sue primeuscite, ma è stato immaginato inmodo preciso come un appuntamen-to fisso (al cui centro stiano gli edito-ri) dove incontrare i luoghi, le terre, ei paesi del mondo; incontrarli nei libri

6 Foroellenico

Territorio, cultura, tradizioni.È “TERRA DI LIBRI”di Silvana Biasutti - direttore del Salone del libro di Siena

Page 7: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Foroellenico 7

e con l’editoria, che ci offronol’opportunità di una conoscenza piùprofonda, più lenta e mai superficiale. È un appuntamento che ha bisogno diessere capito e condiviso, una realtàda sviluppare e arricchire negli anni,ospitando ogni volta un paese specia-le, che contribuirà a questo progettocon la conoscenza reciproca e loscambio di idee. Per questo il paeseinvitato, ogni anno, viene scelto pen-sando al momento che si sta vivendo,

con la stessa attitudine con cui si guar-da in uno specchio per vedere meglio. Invitare un paese come ospite, conqueste premesse, vuol dire cercarel’incontro con gli interpreti della suacultura, conoscere la loro visione delfuturo, scambiare informazioni, avereidee, aprirsi. Con un paese come laGrecia (siamo tutti Greco-Latini èl’affermazione largamente condivisadi Takis Theodoropoulos) la storia e ilegami culturali da condividere sono

davvero tanti; alcuni giorniinsieme hanno messo in evi-denza quanto siano profondi ecome la domanda “perchéabbiamo invitato la Grecia”, acui dovrebbe rispondere chiscrive, sia quasi retorica.La risposta è in parte un po’scontata, ma è soprattutto rico-noscente. L’Europa moderna è

figlia della cultura greca, in cui oggiritrova le sue radici primarie; la nostraciviltà mediterranea ed europea (checi rende originali e diversi dal resto delmondo) è nata lì, in quel crogiuolo, dicui abbiamo letto e studiato fin daiprimi anni di vita. Per questo abbiamoscelto di invitare la Grecia a Terra diLibri; perché è il paese che, prima diogni altro, ci fa riscoprire le nostrepeculiarità di europei. E questo è statoanche l’argomento del convegno inti-tolato appropriatamente “Lo specchiogreco”, a cui hanno partecipato storici,editori e scrittori – greci e italiani –ospiti del Soprintendente Borghini, allaPinacoteca Nazionale di Siena duran-te il salone Terra di Libri.Dalla sera dell’inaugurazione – in cuiUmberto Broccoli ha ripercorsol’Odissea, con parole sue, emozio-nandosi e affascinando il pubblico –alla serata conclusiva, quando PetrosMarkaris ha parlato de “I labirinti diAtene” con Ranieri Polese, ogni gior-no, uomini e libri della Grecia hannoraccontato, commosso, divertito esedotto. Ed è stato come aprire unlibro che sapevamo di avere, ma chesi riapre per raccogliere le idee, perriflettere, per ritrovare un passo o unriferimento.Abbiamo potuto incontrare lo spiritodella Grecia, riconoscerlo nei libri enelle parole di autori, editori, studiosie giornalisti, ritrovato amicizie nateda un sentire comune e consolidatesul filo di un Cammino (SergioValzania, il monaco Epifanio eGhiannis Chrysafis), scoperto lemaschere (Menandro) di un teatrosorprendente che ci ha entusiasmato,e conosciuto un mondo di personeche tutti i giorni parlano di Grecia,studiano, scrivono, traducono e lavo-rano in contatto con quella cultura. Durante i tre giorni senesi, mentre lepresentazioni e le interviste agli autorisi sono susseguite, le immagini inedi-te della mostra fotografica di Mario Vitti- che rivelano un talento inusuale per iritratti e parlano di una vita intensa-mente vissuta - hanno testimoniato aivisitatori di Terra di Libri alcuni decen-ni di incontri tra i maggiori scrittori, arti-sti e intellettuali, greci e italiani. Unlegame intenso e dinamico che ècome un libro da continuare a leggeresenza perdere il filo della storia.

La direttrice del Centro Nazionale Ellenico del libro EKEBI Katrin Velissari

insieme a Jorgos Skabardonis

Page 8: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Le recenti notizie in merito alla“riscoperta” del greco e del latino

nei colleges americani, cui gli organidi informazione europei hanno datoampio risalto - additandole comemodello ai nostri licei per i quali ilgreco e il latino sono state secolarepane quotidiano - non hanno rilevan-za culturale superiore a quelle dipochi anni orsono, che invece annun-ciavano l’abbandono delle letteratureclassiche e della stessa storia lettera-ria, a favore dei famosi o famigeraticorsi di creative writing, che hannosaturato il mercato con prêts-à-porternarrativi immemori dei modelli, perprodurre libri che risultano invecchia-ti prima ancora di essere maturati. Al contrario di tutto ciò, che cosa è laprospettiva greco-latina? Non si trattacerto di vagheggiare un mondo per-duto … Sappiamo tutti che quel

mondo era caratterizzato dallo schia-vismo, dalla subordinazione femmini-le, che la stessa democrazia atenieseera una democrazia imperialista. Mabisogna diffidare di analogie troppofacili. Quando Paul Wolfowitz e gli altrineo-con dicevano di voler esportarela democrazia nel mondo intero«come già fatto da Pericle», trascura-vano il fatto che Atene esercitava ilsuo espansionismo nell’ambito di unmedesimo universo culturale. Essaimponeva il suo regime a città cheparlavano la sua stessa lingua, cre-devano ai medesimi dei, si rifacevanoal medesimo passato. Niente a chevedere con l’intervento militare ameri-cano in Iraq. Diversamente dalle

moderne democrazie gestite a colpidi sondaggi d’opinione, la democra-zia ateniese all’età di Pericle si pre-senta come una incessante indaginein merito alla “condizione umana”,una ricerca di equilibri percorribili, edunque come un esperimento politicoinquietante per la sua originalità.Questa “condizione umana” è oggettodella riflessione diversa e comple-mentare di autori diversissimi fra lorocome Erodoto ed Eschilo, soprattuttoquando si confrontano con l’Altro, ildiverso da loro, il barbaros, che nonnecessariamente implica una conno-tazione dispregiativa, tanto che laqualifica è attribuita ai civilissimi per-siani, il cui re Ciro è stato additato da

8 Foroellenico

L o scrittore greco Takis Theodoropoulos, è intervenuto al Salone del Libro di Siena sul tema “Siamo

tutto greco-latini” che riprende il titolo del suo volume Nous sommes tous gréco-latins (Flammarion,

2005). Il volume si inscrive nel recente dibattito sulla persistenza della cultura classica.

Presentiamo qui alcuni dei brani più significativi del suo intervento, scelti in collaborazione col profes-

sor Paolo Cesaretti

In alto i partecipanti alla tavola rotonda “la Grecia allo specchio”;da sinistra: Takis Theodoropoulos, Maria Mondelou, Caterina Carpinato,

Paolo Cesaretti, Mario Vitti e Jorgos Skabardonis.

Siamo tutti greco-latini

Page 9: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

secoli di letteratura ellenica comemodello del sovrano ideale. A questoproposito è emblematico il confrontotra Ciro e Creso, come ce lo raccontaErodoto. Vinta la guerra contro Creso,Ciro era pronto a mandarlo a morte.Allora Creso si mise a evocareSolone, con grande stupore di Ciro,che credeva si trattasse di un dioignoto, capace di salvare la vita delcondannato. Invece Solone eraumano, un saggio ateniese, chetempo addietro si era recato da Cresoe gli aveva rivolto parole che valgonoper tutti gli uomini; fra esse la famosamassima per cui “non bisogna maiconsiderare felice un uomo, prima diaverne visto la fine”. Udito ciò, Cirocomprese che un giorno avrebbepotuto trovarsi al posto di Creso, e glisalvò la vita. Io credo che occorra benmeditare su questa formula diErodoto: “tutti gli uomini”, e rifletteresul modo e sulla misura in cui essa harivoluzionato lo spirito. E’ uno spazioesistenziale quello che qui si apre, esorpassa frontiere di carattere lingui-stico, culturale o altre ancora. (…)Roma, ben più che Atene, si ponecome modello di una esperienza diunificazione, di accoglienza, di cuisono esempi quella straordinariainvenzione latina che è ilbilinguismo, poi l’estensi-one della cittadinanza,anche lo stesso tessutourbanistico della città. Siparla dell’influsso di Romasulla nostra Europa moder-na pensando al diritto,all’amministrazione, all’or-ganizzazione dello Stato, alsistema viario e via dicen-do. Ma si tende a sottovalu-tare due grandi fatti cultura-li. Il primo è il bilinguismo, ilfatto che ogni romanodegno di questo nomedoveva parlare anche ilgreco, la lingua dell’otiumletterario. Il secondo è che,copiando l’arte greca, aRoma si è creata la nozio-ne stessa di “originale” –una nozione che all’epocadi Fidia non esisteva. Èpossibile concepire il pas-sato e il presente della civil-tà europea senza tenerconto di questi due fatti

della massima importanza?(…)La prospettiva greco-latina non puòridursi a un tecnicismo filologico-grammaticale o alla ricomposizioneastorica di un canone classico. Erastato lo stesso Italo Calvino a porsinelle Lezioni americane il quesito inmerito a chi avesse veramente letto“tutto Erodoto” o “tutto Tucidide”. Laprospettiva greco-latina oggi non è lamadre o la matrigna di un nuovo neo-neoclassicismo, e davvero non si trat-ta di mettersi a imitarne la perfezione,

come ai suoi tempi era stato propostoda Winckelmann. Del pari, non si trat-ta di rinunciare a giacca e pantaloniper ri cominciare a indossare le tuni-che. Piuttosto, si tratta di prendereconsapevolezza che è proprio nelpassato greco-latino che la moderni-tà potrebbe trovare un limite culturaleforte, tale da consentire alla moderni-tà stessa di attenuare la sua arrogan-te megalomaia.Al di là dei vecchi e dei nuovi clichés,come il politically correct, noi possia-mo ricomprendere in noi la prospetti-

va esistenziale della creazioneletteraria e artistica, che è laprospettiva greco-latina e chesi identifica da sempre con laprospettiva europea. Lo testi-monia l’interesse del pubblicoper la tragedia greca. Non sicrede più che una donnacome Medea sia nipote delSole (Helios), ma si continua acredere che l’esistenza umanaè composta di forze contrad-dittorie che, in assenza diequilibrio reciproco, possonorendere invivibile la vita.Questa difesa della contraddit-torietà dell’esistenza - sempreconflittuale con sé medesima -è il grande apporto della trage-dia greca alla nostra moderni-tà. - La tragedia greca ci inse-gna che la vita è una crisi per-petua - e io credo che, anchea fronte degli avvenimenti diquesti ultimi mesi, si tratti di uninsegnamento che ci puòessere molto utile.

Foroellenico 9

Takis Theodoropoulos

Page 10: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Vengo da Salonicco, una città chevanta 2693 anni di storia, situata

nel Νord della Grecia. Quando qual-che anno fa, il noto compositoregreco Manos Chatzidakis, un ammi-ratore di Nino Rota, collaboratore diFellini e fonte di ispirazione perNicola Piovani, è venuto per la primavolta a Salonicco, ha detto:

- Visto il numero di chiese, ci devonoessere molti peccatori in questa città.

Ma tant’è, quello del peccato è unconcetto relativo. Molti anni fa,Stendhal, lo scrittore francese, men-tre si trovava in Italia - dove scrisseLa Certosa di Parma e i Cenci - dissea una bella e molto vivace milanesecon cui mangiava un gelato:

- Buono questo gelato.

E lei rispose maliziosa:

- È vero. Peccato che non sia peccatomangiarlo, sarebbe stato più buono.Passeggiando per le strade di Siena,mi cullo nella dolce illusione di esse-re dentro ad un film italiano con

splendide scenografie come, adesempio, “Novecento” di Bertolucci. Imiei registi italiani preferiti sonoPasolini ed Ettore Scola. Per non par-lare di Mario Monicelli e il suo film“Amici Miei”, al quale mi sarebbe pia-ciuto partecipare anche se non mipiace molto distribuire schiaffi.Ora, però, torniamo a Salonicco.Effettivamente è una città con moltechiese ma in tutta la Grecia è cono-sciuta soprattutto come “la città dell’a-more”. Una cosa ovviamente nonesclude l’altra, forse addirittura la sot-tintende. Non vorrei stancarvi con i det-tagli però. Accennerò solo alcuni ele-menti fondamentali su Salonicco,anche se, se ne potrebbe parlare perore ed ore, come ad esempio tendevaabitualmente fare lo scrittore tessaloni-cese Pentzikis. Una volta ne ha parlatoper 36 ore di fila. In un’altra occasione,invece, è stato interrotto dopo due oreda un giovanotto che gli ha detto:

- Signor Pentzikis, sta parlando dadue ore e quello che dice è del tutto

sconclusionato.

E lui rispose:

- Porti pazienza ancora una ventina diore, e vedrà che tutto avrà un senso.

Ma io parlerò poco, anche perché ilmio italiano è piuttosto povero e nonho tradotto io questo testo. Dunque, Salonicco è stata abitata findai tempi della preistoria.Ufficialmente è stata fondata nel 315a.C. dal re Kassandro di Macedonia,che le diede il nome di sua moglieTessalonika, sorella di AlessandroMagno.Il luogo dove sorge è stato scelto perragioni geopolitiche: grazie alla suaposizione, Salonicco è la Porta sudo-rientale dell’Europa. A nord della cittàsi sviluppano i Balcani, mentre il golforappresenta uno sbocco, a Est versoCostantinopoli e l’Asia e a Sud versoil Medio Oriente, Atene e ilMediterraneo. Durante il primo periodo macedone,Salonicco prospera, batte monetapropria ed è il porto più importante

10 Foroellenico

Salonicco, porta d’Europa

di Jorgos Skabardonis

Page 11: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

dell’allora autonomo regno diMacedonia, che raggiunge il suoapice con le conquiste di AlessandroMagno. I re macedoni la cingono dimura e ci soggiornano spesso.Comprendono sin da allora cheSalonicco è quello che si potrebbedefinire il crocevia fra Est e Ovest e il“quartier generale” della regione.Nel 169 a.C. i Romani la assediano e lacittà oppone una strenua resistenza.Tuttavia Salonicco poco dopo soc-combe, diventando in seguito uno deicentri più importanti dell’Imperoromano. I vostri antenati Romani,infatti, intuiscono la sua rilevanzastrategica e costruiscono la ViaEgnazia, che partiva da Durazzo,attraversava da una parte all’altraSalonicco e arrivava fino al fiumeEvro, al confine con l’Asia.Negli anni 44-42 a.C. c’è una svolta:gli assassini di Giulio Cesare, Bruto eCassio, si rifugiano in Macedoniaottenendo dal senato locale il ricono-scimento della loro egemonia. MaSalonicco rifiuta di dare loro asilo. Perquesto Bruto, prima della battaglia diFilippi, promette ai suoi soldati il per-messo di saccheggiarla in caso di vit-toria. Per fortuna quella battagliaviene vinta da Ottaviano e Antonio,che riconoscono invece la posizioneassunta da Salonicco e la proclama-rono città libera: civitas libera.Durante il dominio romano, Saloniccosi sviluppa notevolmente. L’evoluzioneculturale della città è testimoniatadalla presenza di due poeti presentinell’Antologia Palatina: Antipatro, vis-suto all’epoca di Augusto e Filippo, dipoco precedente. Antipatro si legastrettamente a Lucio CalpurnioPisone, governatore della Macedonia,seguendolo poi a Roma. Agli inizi del III secolo d.C., nuovipericoli si affacciano sulla parteorientale dell’Impero e Salonicco conla sua Via Egnazia diventa semprepiù importante dal punto di vista stra-tegico. Le mura della città vengonorinforzate e vi transitano gli imperato-ri Settimio Severo e Caracalla mentreGalerio, “cesare” della parte orientaledell’impero che in seguito assumerà iltitolo di “augusto”, sceglie Saloniccocome propria capitale e costruisce ilfamoso palazzo con l’Ottagono,l’Arco di Galerio e la Rotonda, ritenu-ti ancora oggi fra i monumenti romanipiù importanti di Salonicco.

Proprio per la sua posizione privile-giata, negli anni bizantini Saloniccoha una notevole rilevanza dal punto divista economico, militare e politico. Inquesto periodo si sviluppa in modosignificativo fino a diventare, in termi-ni di grandezza, la seconda cittàdell’Impero dopo Costantinopoli. Ametà del V secolo vengono ricostrui-te le mura della città, mentre nel VIsecolo si assiste all’inizio delle scor-rerie delle tribù barbare che provoca-no distruzioni e minacciano i grandicentri urbani. I Goti, i Visigoti, gli Unnidi Attila, gli Ostrogoti e gli Avari attac-cano i territori bizantini e minaccianoCostantinopoli e Salonicco – anchese vengono tutti quanti respinti e lanostra città in particolare fiorisce.Nel 904 Salonicco viene espugnatadai pirati saraceni che massacrano lapopolazione prendendo in ostaggio27.000 tessalonicesi. Seguono incur-

sioni di Bulgari e di altre tribù – men-tre a metà del secolo XI si affaccianoanche i Normanni, che conquistanola città nel 1185 e i Turchi Selgiuchidi,provenienti dall’Oriente. Nel 1204, alsaccheggio di Costantinopoli daparte dei Franchi durante la quartacrociata, fa seguito il saccheggio diSalonicco. Con la spartizione dei ter-ritori bizantini fra i conquistatoriFranchi, si forma il regno di Saloniccocon a capo Bonifacio del Monferrato.Dopo la riconquista di Costantinopolida parte dei bizantini, Salonicco man-tiene il suo ruolo importante fino al1387 quando cade nelle mani deiTurchi, subendo enormi distruzioni edevastazioni. La città rimane in pos-sesso dei Turchi fino al 1912, quandofinalmente viene liberata e restituitaallo stato greco.Il benessere dell’impero bizantino hafavorito anche Salonicco, che nel

Foroellenico 11

Page 12: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

periodo imperiale ha conosciuto unafioritura delle lettere, soprattutto gra-zie a personalità religiose e solita-mente erano anche vescovi dellacittà. Figure note sono MichailChoumnos nel XII secolo e Nikitas diMaronia, mentre lo scrittore di mag-gior rilevanza di quell’epoca èEustazio Catafloro, che insegnagrammatica ed è magister di retorica.Nel ventesimo secolo Salonicco è tor-nata ad essere il secondo polo perimportanza del paese, dopo la capita-le, Atene. In questi anni ha condivisoil destino dell’Europa: la Prima e laSeconda guerra mondiale, moti, som-mosse e dittature, l’occupazionenazista dal 1941 fino al 1944 e losterminio dell’89% degli ebrei dellacittà. Su 45.000 abitanti ebrei, 42.500sono periti nei campi di sterminio.Salonicco è stato uno degli epicentridella guerra civile. Tutta la zona hapagato un prezzo molto alto, se sipensa che le vittime della guerra civi-le sono state il doppio di quelle dellaSeconda Guerra Mondiale e dell’oc-cupazione tedesca.Nel ventesimo secolo, (cioè dalla

Liberazione del 1912 ad oggi) il fer-mento culturale di Salonicco ed inparticolare quello letterario, è notevo-le e intenso. Le opere artistiche diquesto periodo riflettono comunque ilclima degli ultimi secoli di Bisanzio,cioè l’introversione, lo spirito conser-vatore e il misticismo. Ma nel contem-po, dato che è un centro del commer-cio internazionale, la porta fra Est eOvest e un crocevia della ricerca,presenta iniziative all’insegna dellanovità e della modernità. Questa con-traddizione è naturale e non deve stu-pire. Di solito le innovazioni emergo-no in città tormentate e piene di con-traddizioni, basti pensare ai Beatlesche non sono comparsi a Londra,bensì a Liverpool.Nonostante l’influenza del passato, neldecennio 1910 – 1920, a Salonicco sipubblicano venti quotidiani, greci, tur-chi, ebraici, francesi – sono anche glianni in cui in città si riversano 300.000soldati reduci dell’Armata Orientale.Fra loro c’è anche il poeta italianoUmberto Saba che dedica una dellesue poesie a Salonicco.In quel periodo ci sono circa venti

teatri ma nel 1917 scoppia un improv-viso ed enorme incendio che distrug-ge la parte più importante della cittàma che diventa anche il punto di par-tenza per ricostruire Salonicco concriteri più moderni e quindi concet-tualmente più attuali.Nel 1922 viene pubblicata la rivistaletteraria Lettere Macedoni e appaio-no sulla scena nuovi scrittori e poeti,mentre nel 1932 nasce la rivista lette-raria Giorni Macedoni.Quattro di questi nuovi scrittori,Stelios Xefloudas, Ghiorgos Delios,Alkiviadis Ghiannopoulos e NikosGabriel Pentzikis presentano dei tratticomuni: conoscono molte lingue eseguono l’evoluzione della letteraturaeuropea. Soprattutto Pentzikis eXefloudas, prediligono l’introspezionee si abbandonano al flusso delle con-fessioni personali definito “monologointeriore”.Nel periodo fra le due guerre, grazieall’Istituto di Cultura Italiana, aSalonicco viene stampata “Olimpo”,un’importante rivista letteraria in lin-gua italiana a cui collaborano diversiletterati italiani e greci, fra cui anche

12 Foroellenico

l’Arco (a sinistra)

e il Mausoleo di Galerio

Page 13: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

il poeta greco Ghiorgos Sarantaris,che ha completato i propri studi inItalia e compone una poesia in italia-no dal titolo “Salonicco”.Importanti poeti di questo periodosono Ghiorgos Themelis, GhiorgosVafopoulos, Zoì Carelli, mentre nel1944, per mezzo di una rivista dallostile aggressivo intitolata “Xekinima”,si affaccia un gruppo di poeti contra-rio alla tendenza introspettiva e chetenta di esprimere le passioni e le dif-ficoltà dell’epoca con una visione disinistra. Si tratta di ManolisAnagnostakis, Panos Thasitis, KleitosKyrou ed altri, fra cui si distingueManolis Anagnostakis.Contemporaneamente compaionoanche alcuni importanti poetid’amore e introspettivi come DinosChristianopoulos, Nikos AlexisAslanoglou e Ghiorgos Ioannou, chediventa in seguito uno scrittore di nar-rativa di grande rilevanza.

Nel frattempo emergono anche altriscrittori e poeti come Nikos Bakolas,Tolis Kazantis, Stella Voghiatzogloued in seguito Sakis Serefas e Sofia

Nikolaidou, che appartengono allagenerazione successiva e quindi aquella cui appartengo anch’io: eccoperché il famoso ellenista e traduttoreMario Vitti non ha fatto in tempo afotografarmi.Viene pubblicata anche l’ottima rivistaEntefktirio ed altre di minor portata. Salonicco è veramente carica di storia,per cui ad uno scrittore servirebberocinque vite per scrivere delle storieispirate anche ad un solo rione dellacittà o ad una singola strada. Pensoche lo stesso valga anche per Siena eper quasi tutte le città d’Italia. Nonabbiamo granché bisogno del cosmo-politismo perché è dentro di noi inquanto storia e si è fissato nel nostroDNA. Siamo, senza volerlo, cosmopo-liti della profondità del tempo. E questaè un’eredità ma anche un peso, perchébisogna tenere sempre gli occhi apertie non limitarsi all’autarchia e alla vana-gloria della storia. Bisogna viaggiare,cercare e riscoprire tutto con attenzio-ne, ammirazione e nello stesso tempocon ironia liberatrice, modificando dicontinuo la nostra prospettiva.Salonicco è la Porta dell’Europa.

Tuttavia uno scrittore non deve rico-prire il ruolo di custode del castello.Deve oltrepassare spesso quellasoglia, spoglio di memorie, volonta-riamente povero, con un occhio sag-gio e l’altro innocente e infantile. Sideve viaggiare, ad ogni costo, anchenel modo descritto da Lucio Dalla eFrancesco De Gregori nella canzone“Ma come fanno i marinai”:

Vi ringrazio moltissimo per avermidato l’occasione di viaggiare, certa-mente in condizioni molto miglioririspetto a quelle descritte nella can-zone che ho appena citato. Uscirenuovamente dalla mia città, venire aSiena. Avevo sentito così tante cosesu questa città. Ora che l’ho vista,che la vedo, penso che qualsiasicosa si dica è poco. Passeggiare perdue giorni per le sue vie è come lau-rearsi all’Accademia delle Belle Arti.

Foroellenico 13

“ Salonicco è veramente carica di storia, per cui ad uno scrittore servirebbero cinque vite per scrivere delle storie ispirate

anche ad un solo rione della città o ad una singola strada ”

Page 14: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Nel nostro paese è possibile com-piere viaggi (ideali e reali) attra-

verso luoghi del presente dove bastaun niente per ritrovare, tra le nervatu-re della storia, nelle “imperfezioni”della lingua, nelle caratteristichearchitettoniche, nella toponomastica,nei nomi di famiglia, le testimonianzedi una ininterrotta continuità culturalecon il mondo di lingua greca dalmedioevo ad oggi. Per tappe,seguendo la documentazione lingui-stica, lungo le vie del greco a partiredai secoli durante i quali - inOccidente - la lingua d’Omero eradiventata incomprensibile, inaccessi-bile anche agli uomini di cultura, sipuò attraversare l’Italia incontrandotracce consistenti di una storia comu-ne. Il viaggio della riscoperta delgreco, della lingua greca in Italia,riprende in Italia meridionale, doveper motivi di contiguità geografica estorica, la frattura linguistica e cultu-rale fra l’Oriente e l’Occidente delMediterraneo, non è mai stata irrime-diabile. Riprende dalla Sicilia, dallaCalabria, dal Salento, dove i grecihanno continuato ad essere presenti,ed integrati nel contesto sociale,mantenendo le loro peculiarità,anche quando -nel resto della peni-sola italiana-, il greco ed i greci noncostituivano più un modello di riferi-

mento politico e culturale. Da mona-steri basiliani e benedettini dellaSicilia (come il famoso archimandratodel S. Salvatore - del XII sec. -, ilmeno noto San Placido Kaloneròinnalzato fra il XIV ed il XVI secolo,ed altre istituzioni monastiche nelleterre del messinese), provengonotrattati di compravendita di terreni, attidi comune amministrazione redatti ingreco o in dialetto siciliano e in carat-teri greci, fortunatamente conservatinegli Archivi spagnoli dopo il trasferi-

mento delle 1425 pergamene (213con testi in greco o in caratteri greci)del Fondo Messina a Siviglia pervolontà del duca di Medinaceli nel1679, come umiliante vendetta deglispagnoli nei confronti della città, readi essersi ribellata al dominio di CarloII con una sollevazione iniziata nel1674 e durata cinque anni. Gli spa-gnoli, per scoraggiare tentativi dirivolta alla loro politica amministrativain Sicilia, asportarono gli archivi, percancellare simbolicamente l’identità el’onore di Messina. Riscoperte solonell’ultimo scorcio del Novecento lepreziose pergamene messinesi (checoprono un arco temporale di circamezzo millennio dall’XI secolo allametà del Seicento), di recente sche-date e valutate criticamente, sonoconosciute ancora solo da una ristret-ta cerchia di studiosi. Centoquindici diesse, alcune con inconfutabili traccegrafiche e linguistiche greche, sonostate esposte nella grande mostraMessina, il ritorno della memoria sto-rica, allestita nella città dello Stretto,a Palazzo Zanca, nel 1994. Le perga-mene pervenute non contengonotesti letterari, ma il loro interesse ditipo documentaristico e linguistico èindiscutibile per quanti si occupanodella storia del greco in Italia e dellasua evoluzione. A Messina, come è

14 Foroellenico

Caterina Carpinato

Le vie del greco in Italiadi Caterina Carpinato

Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto,

Chiesa della Salute, Venezia 1730

Page 15: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

noto, vi fu la prima scuola digreco, istituita per risponderealle esigenze amministrative-religiose delle comunitàmonastiche basiliane, maben presto polo di attrazioneper gli intellettuali italiani delXV sec.: a Messina, nel1492, si recò a studiaregreco con il costantinopolita-no Konstan-tinos Laskaris(morto a Messina nel 1501) ilveneziano Pietro Bembo(Venezia, 1470 – Roma1547). Oggi quasi tutte letracce di questa presenzagreca sembrano cancellate: ilterremoto del 1908 rase alsuolo la città e ridussedell’80% la sua popolazione.Quasi del tutto sparite letestimonianze architettoni-che, distrutte anche dai bom-bardamenti del 1943: nell’im-pianto novecentesco dellacittà, si individuano solo labi-li presenze che riconnettonoil tessuto urbano contempo-raneo con quello che la cittàdello stretto ha avuto nel passato. Glistudi universitari in campo umanisticoe nell’ambito della letteratura grecaantica e bizantina mantengono alta egloriosa una tradizione, ma il turistadi passaggio non riesce a cogliere leconnessioni fra il passato ed il pre-sente di questa città. Perun’informazione precisa, colta manello stesso tempo divulgativa, sulmonachesimo italo-greco nel regnonormanno svevo fra l’XI e il XIII sec. esulla rinascita degli studi di greco aMessina sono molto utili i contributi diVera von Falkenhausen e di HortsEnzensber-ger nel catalogo Messina,il ritorno della memoria, pubblicatodalle edizioni Novecento di Palermonel 1994. Alcuni cognomi locali, diffu-si sul territorio del messinese e dellearee intorno a Reggio Calabria, comeCodispoti, Crisafi, Crisà, Crisafulli,Carfì, Piromalli, Laganà, ma anche lostesso Craxi (forse da krasì, diffusosui monti Nebrodi nei pressi diMessina), testimoniano una presen-za consistente di greci nell’area:quanti si firmano oggi con questicognomi hanno perduto, come ènaturale che avvenga, ormai dasecoli la percezione della loro prove-niente etnica e si sono integrati com-pletamente nel contesto linguistico eculturale italiano.In età medievale, in terra d’Otranto, lalingua greca, quella parlata nelle

terre di Bisanzio, è la lingua con laquale si esprime una parte significati-va della popolazione, ed è la linguausata dalla comunità italo-greca deimonaci basiliani dell’abbazia di SanNicola di Casole, dalla quale proven-gono manoscritti letterari greci(anche in greco volgare, come ilpoema parenetico Spaneas) e testipoetici in lingua arcaicizzante (siricordino i Poeti bizantini di TerradʼOtranto nel secolo tredicesimo,pubblicati dal compianto MarcelloGigante nel 1985). Nel XIII sec., SanNicola di Casole svolse per un certoperiodo il ruolo di centro propulsoredi un movimento letterario, sotto l’alaprotettrice di Federico II, un vero eproprio nucleo umanista italobizanti-no, che si servì del greco come lingualetteraria, in un’età in cui a Palermo,lo stesso Federico, incoraggiava l’usodell’italiano volgare. I monaci basilia-ni italo-greci di San Nicola di Casole,scrivevano in Salento nel greco dellakoinè ellenistica dei Vangeli. DelMonastero oggi restano solo tracceminime in una proprietà privata, men-tre nell’ultimo decennio è esplosa,grazie ai finanziamenti dell’UnioneEuropea, una straordinaria “greco-mania salentina”, con iniziative di tuttii tipi per la riscoperta del griko e dellapresenza dei greci in Salento. NellaSicilia normanna del XII sec., e inseguito nell’area meridionale sveva

del XIII sec., si inizia a tra-durre dal greco in latino, con-sentendo agli occidentali diavvicinarsi più direttamenteal sapere degli antichi: utiliprofili di riferimento sugliesordi degli studi del grecoin Italia si devono a Nigel G.Wilson. L’edizione italiana,Da Bisanzio allʼItalia, glistudi greci nellʼUmanesimoitaliano, pubblicata per leedizioni dell’Orso diAlessandria nel 2000,aggiorna e rivede l’edizioneinglese, permettendo aglistudenti universitari interes-sati di aver un primo quadrodi orientamento. Con leCrociate, e soprattutto con laconquista latina di partedell’Impero bizantino (inseguito alla IV Crociata nel1204), si instaurano relazionipiù consistenti con il mondodi lingua. Nel XIII secolol’interesse nei confronti delgreco si diffonde: basti ricor-dare soltanto l’impegno per

lo studio del greco di Petrarca eBoccaccio. In quest’epoca, come ènoto, le condizioni storico-politichesono mutate: l’impero romanod’Oriente è ormai in bilico, le potenzeoccidentali sono massicciamentepresenti in quelle regioni in cui persecoli erano state dominate dagliimperatori di Bisanzio. Pochi decennidopo, per motivi essenzialmente dipropaganda religiosa tra gli ortodos-si, i papi di Avignone, nella secondametà del XIV sec., incoraggiaronol’apprendi-mento del greco. LeonzioPilato, il monaco calabrese che avviòallo studio del greco – senza un gran-de successo in realtà – personalitàdel calibro di Francesco Petrarca eGiovanni Boccaccio, si impelagò inuna maldestra traduzione latina diOmero: un recente romanzo storico,pubblicato nel 2005 dalle edizioniRubbettino, ripropone come protago-nista proprio Leonzio. Nella metà delXIV secolo ancora la conoscenza delgreco in Italia è affidata a poche spa-rute minoranze regionali. Ma nel girodi un secolo la situazione cambieràradicalmente. Circa mezzo secoloprima della caduta di Costantinopoli,inizia l’esodo intellettuale dei greci, iquali, spinti dalle nuove situazionistorico-politiche, scelgono la via del-l’occidente. Essi si fanno interpretidel patrimonio tramandato dai grandiautori del passato, divulgando nel

Foroellenico 15

Tiziano, Ritratto del cardinale Pietro Bembo, c. 1545

Olio su tela, cm 119 x 100 Napoli, Gallerie Nazionali di

Capodimonte

Page 16: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

16 Foroellenico

contempo anche la produzione lette-raria bizantina. A Venezia, città libera-le e aperta alle novità, si stabilisce,soprattutto dopo la caduta diCostantinopoli del 1453, una nutritacomunità greca; a Milano viene stam-pato nel 1476 il primo libro greco; aFirenze, che sin dal XIV sec. avevanotrovato accoglienza i maestri greci,troviamo intellettuali del calibro diGiovanni (Ioannis) Arghyròpulos,Andronico Callisto (AndronikosKàllistos), Demetrio Calcondila(Dimitrios Chalchocondylis) e Giano(Ianòs) Làscaris; a Roma trascorselunghi periodi il cardinale Bessarione;la Napoli angioina diede ospitalità aldotto Teodoro Gaza (TheodorosGazìs), già docente di greco aFerrara; a Messina, come già detto,insegnò greco Costantino Lascari(Konstantinos Làskaris): le città italia-ne offrono ricovero agli esuli scampa-ti con il loro sapere e i loro libri dallacittà di Costantino sul Bosforo e rice-vono in cambio la conoscenza direttadella lingua greca. All’infaticabile attività dei dotti grecidel periodo immediatamente succes-sivo al 1453 si deve la diffusione dellamaggior parte del patrimonio lettera-rio, filosofico, storico, scientifico del-l’antica Grecia. I profughi bizantiniportarono con sè moltissimi codicigreci, li ricopiarono, e – sin dallaseconda metà del XV sec., li sottopo-sero ai torchi tipografici: per una for-tunata coincidenza storica infatti nellostesso periodo si colloca l’invenzionedella stampa. La storia dell’Occidenteha iniziato un nuovo corso. Il dato sto-rico, oggettivo ed incontrovertibile, èche la fioritura degli studi greci inOccidente -e la conseguente matura-zione di una nuova consapevolezza

umana- coincide cronologicamentecon la caduta dell’Impero bizantino. Ilpatrimonio culturale della classicità,custodito da Bisanzio, diventa Κτήµα(possesso) dell’uomo occidentalegrazie all’operato dei profughi bizanti-ni ed attraverso la mediazione italia-na la Grecia diventa maestradellʼEuropa moderna (come ha affer-mato Eugenio Garin).Grazie alla presenza dei dotti nellevarie città italiane durante ilQuattrocento si moltiplicano i centri incui si studia il greco, con quell’entusia-smo prodigioso che caratterizza tuttele manifestazioni dell’intelletto rinasci-mentale. E, grazie anche alla scopertadi Gutenberg, la diffusione del greco fusenz’altro agevolata: la rivoluzione cul-turale provocata dal nuovo strumentodi comunicazione contribuisce, infatti,alla conoscenza della lingua diOmero, divenuta nel XV secolo esi-genza primaria per ogni uomo di cul-tura. Non è dunque un caso che ilprimo libro greco ad essere pubblicatoa stampa è una grammatica destinataagli occidentali che desiderino impara-re il greco: si tratta degli Erotemata diManuele Crisolora († 1415) (ManuìlChrisoloràs), professore di greco aFirenze dal 1397 al 1400 su invito diColuccio Salutati e per interessamen-to di Giovanni Boccaccio. Ed insieme ai manuali per l’apprendi-mento del greco, redatti in forma diquestionari con le relative risposte,fanno la loro apparizione anche i lessi-ci ed i testi letterari veri e propri: il privi-legio del primato spetta - e non è stra-no- al poemetto pseudomerico dellabattaglia dei topi e delle rane, laBatrachomyomachia, pubblicato aBrescia nel 1474-5 (?), e nuovamentestampato a Venezia nel 1486, due anni

prima dell’editio princeps di tutte leopere attribuite ad Omero, Οµήρου ταΣωζόµενα la splendida edizione fio-rentina curata da Calcondila. Ed ecco che adesso arriviamo final-mente a Venezia, quasi alterumByzantium, quasi una nuova capitaledellʼEllenismo grazie alla donazionedi codici e incunaboli greci da partedel cardinale Bessarione (14 maggio1468), donazione che costituisce ilprimo nucleo della biblioteca nazio-nale Marciana.Un piccolo gruppo di greci, dellaseconda e terza generazione dopo il1453, figli e nipoti di profughi, esuliessi stessi, nati senza patria (ma nonsenza radici), non più bizantini, costi-tuiscono un gruppo a parte, un grup-po cioè che diede vita ad una nuovafase della presenza greca in Italia.Nel corso della prima metàCinquecento alcuni greci veneziani sifanno portavoce di nuove e diverseesigenze culturali dando vita al primofenomeno culturale che può definirsineogreco. Nella città della laguna lacomunità ellenica della diaspora, for-mata da greci di cultura eterogenea edi diversi strati sociali, prestavanoservizio nelle case veneziane, milita-vano come mercenari per laSerenissima (stradioti), erano imbar-cati nelle navi che commerciavanocon l’Oriente, erano insegnanti, arti-giani, imprenditori. La presenzagreca a Venezia tra il XV e il XVI sec.ebbe una crescita vertiginosa: nel1478 erano forse più di quattromila,su una popolazione di circa centocin-quantamila unità, nel secolo succes-sivo raggiunsero probabilmente iquindicimila. Alcuni di loro, come ilcretese Markos Musuros che erastato a Firenze con Ianòs Laskaris,

Vista panoramica di Firenze da una stampa del 1650

Page 17: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

collaborano con Aldo Manuzio nelleedizioni dei classici, altri invece,come Dimitrios Zinos, furono attivipresso la tipografia dei fratelli Nicolinida Sabbio, dove fu stampata nel1526 la prima traduzione dell’Iliade inuna lingua volgare (in greco volgare),nel 1527 la cosiddetta CoronaPreciosa, un vocabolarietto tascabilein latino italiano, greco antico e grecovolgare, e nel 1529 la traduzionegreca in decapentasillabi rimati delbest seller di Boccaccio, il romanzoepico-cavalleresco Teseida, ambien-tato in un’Atene fiabesca.La presenza in Italia dei dotti grecinel XV sec. e nel XVI sec. è statavariamente studiata e valutata. Menonoti sono gli intellettuali greci dell’etàimmediatamente successiva, comeNikòlaos Lukanis, Iàkovos Trivolis,

Dimitrios Zinos, Nikòlaos Sofianòs,(Andronikos) Nikandros Nukios,Markos Defanaras..., che a Venezia,nei primi decenni del XVI secolo,furono artefici di un’altra significativa“rivoluzione” culturale. Essi si impe-gnarono non solo negli ambiti raffina-ti degli umanisti italiani, dove i dotti dicui abbiamo parlato esercitavano laloro influenza, ma si mossero anchein un contesto nuovo, facendosi pro-motori di un programma per la diffu-sione del greco volgare, dando vita alprimo consapevole movimento lette-rario neogreco. La loro attività ha avuto un dupliceesito: essi furono infatti responsabilidi una più larga diffusione dei classicigreci in Occidente (come copisti ededitori) e, nello stesso tempo diederovita ad un progetto di volgarizzamen-

to della cultura greca.Dai primi decenni del XVI secolo inpoi la storia del greco in Italia e inEuropa cambia: basti pensare che laconoscenza della lingua di Omero edei Vangeli ha raggiunto terre lontanee ha scardinato certezze secolari.L’irrequieto e colto Martin Lutero deci-de di tradurre dal greco in tedesco itesti sacri del Cristianesimo, con leconseguenze ben note. Intellettualid’Occidente, come Erasmo daRotterdam, non hanno più bisognodei greci per decodificare i testi degliantichi scrittori ateniesi.La rotta del viaggio è definitivamentecambiata e inizia una nuova storiadella cultura europea.

Foroellenico 17

La promozione del libro grecoall’estero, la presenza dinamica

degli scrittori nei mercati esteri, e,più in generale, la forte improntadella Grecia sulla scena internazio-nale, in qualità di industria del libroemergente, dotata di tradizione maanche di un profilo moderno, costi-tuisce la priorità principale delCentro Nazionale Ellenico del LibroΕΚΕΒΙ.Questa politica segue delle linee-guida, che già dalla creazionedell’EKEBI, nel 1994, si sviluppano,si rinnovano e si arricchiscono senzasosta. Lo scopo è quello di riuscire afar conoscere nel modo più comple-

to possibile il libro greco e le perso-ne che lo sostengono, come “spec-chio” dell’identità culturale contem-poranea del paese.In questo ambito, l’EKEBI ha traccia-to una strategia che si concentra suvari punti: l’organizzazione dellaFiera Internazionale del Libro diSalonicco, arrivata, quest’anno, allasua sesta edizione. La partecipazio-ne ad altre fiere internazionali dellibro. Il presentare la Grecia comepaese ospite, nelle manifestazionialle quali viene invitata. La pubblica-zione della rivista Ithaca on-line,rivolta a editori stranieri, neogrecisti,agenti letterari, lettori filelleni. Inoltre,

l’EKEBI si occupa del dossier“TheBook Market in Greece”, delsostegno al programma “Lettori greciall’estero”, come anche della parte-cipazione a convegni internazionali.La partecipazione greca al secondoSalone del Libro di Siena, “Terra diLibri”, nel novembre scorso, è statacoronata da successo. Gli organizza-tori hanno invitato l’EKEBI alle mani-festazioni, a cui hanno preso partequattro noti scrittori greci. Ioannakaristiani, Petros Markaris, TakisTheodoropoulos e Iorgos Skambar-donis. Si è guardato, specularmente,anche all’invito rivolto all’Italia, inqualità di paese ospite, alla FieraInternazionale del Libro di Salonicco,per l’edizione del 2011.In base a tutto questo, penso si siatrattato di una occasione ottimaleper rinnovare e rafforzare gli stettirapporti che legano l’Italia allaGrecia, in modo diacronico, a livellodi creatività spirituale e artistica. E’un qualcosa che desideriamo forte-mente e che continueremo a perse-guire con grande energia. I nostridue paesi, si trovano in uno snodocentrale del crocevia mediterraneo,sono eredi e portatori della culturagreca e romana, e quindi, di quelleche sono le basi del divenire cultu-rale dell’Europa contemporanea edel mondo nel suo insieme.

Katrin VelissariDirettrice del Centro NazionaleEllenico del Libro EKEBI

EKEBI: l’identità culturale greca attraverso la carta

Page 18: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

S ignora Karistiani, il suo ultimoromanzo, intitolato da noi Le

catene del mare (edizioni E/O) ingreco si chiama Swell. Perché hausato un termine inglese, ripetendolospesso anche allʼinterno del libro?

«Perché è un termine adoperato daimarinai di tutto il mondo per significa-re il ritmo ondoso dell’oceano, e nellibro anche il ritmo di ciascuno dei per-sonaggi, perché ciascuno di essi,come del resto ciascuno di noi, ha unproprio ritmo interno, che ne determi-na l’attività».Ioanna Karistianì è una delle autrici dispicco, accanto a Petros Markaris,che la Grecia ha inviato a Siena per laseconda edizione del Salone interna-zionale del libro dedicato alla letturaintitolato «Terra di libri» e dedicato alterritorio, ai viaggi, alle terre e agli iti-nerari del mondo, con la Grecia paeseospite.

Il suo romanzo è incentrato sulla figu-ra del comandante di una nave mer-cantile, lʼ«Athos Ill», che si chiamaDimitri (detto Mitsos) Avgustis, che ècieco, e viaggia i mari del mondosenza mai ritornare a casa, ad Atene,dove abitano la moglie Flora e i figli.Non ci torna da 12 anni. Facile colle-gare la sua figura a quella di Ulisse.

«Quando ho cominciato a scrivere illibro non pensavo affatto a Omero e alsuo personaggio; ma poi mi sono resaconto che era impossibile evitare ilconfronto. Io intendevo rendere omag-gio, più che alla fedeltà coniugale, atutte le Penelopi che ogni marinaiolascia in ogni scalo e che periodica-mente ritrova; per questo Mitsos, allafine, andrà a vivere con l’antica aman-te Litsa, anziché - dopo un incontroinfruttuoso - con la moglie».Altro paragone inevitabile, quello traTelemaco e il figlio del capitano,Antonos. Chi è il più coraggioso tra idue?

«Difficile rispondere, perché amoentrambi i personaggi. Antonis è ilterzo figlio, quel ’non voluto’ dai geni-tori, e per questo cresciuto senzaamore. Il suo incontro col padre servea fargli recuperare il senso della vita,e costituisce per lui il momento delriscatto, aiutando alla fine il padre acompiere la scelta giusta».

Un capitano cieco che governa unanave è un “unicum”, oppure ci sonostati casi reali?

«Dopo che il libro è uscito, ben duepersone mi hanno confidato di un lorocongiunto che aveva comandato navianche per più anni, mentre una terzami ha dato della prostituta perchéavevo messo in pericolo la pensionedel marito, dato che lui era cieco manon lo aveva detto a nessuno».

Lei nel libro usa una terminologia mari-naresca particolarmente precisa.Dipende da una tradizione familiare?

«Al contrario. Mio marito fa il regista,

e i miei figli col mare non hanno nien-te a che vedere. Ho cominciato a sen-tire il problema osservando la devo-zione con la quale le famiglie deicaduti sul mare ricordano i loro cari.Ho speso quindi un piccolo patrimo-nio in libri e altri testi per imparare laterminologia giusta, e ho avuto lasoddisfazione di trovare riscontri elo-giativi da parte dei comandanti ’veri’dei mercantili».

Vorrei infine chiedere, o una personai cui genitori sono stati vittima dellocacciata del settore greco di Smirneda parte dei Turchi nel 1922, checasa pensa dellʼingresso dellaTurchia nellʼUnione Europea.

«Sono a favore, perché ritengo che ladiscussione e il confronto sianol’unico modo di arrivare alla pace. Isoldi spesi per le armi non aiutereb-bero assolutamente i due Paesi arisolvere i loro problemi economici».

Da “La Nazione”, del 15/11/2008

18 Foroellenico

A colloquio con Ioanna KaristianiScrittrice, sceneggiatrice cinematografica e televisiva

di Giovanni Nardi

Ioanna Karistianì (a destra) insieme a Gaia Zaccagni che ha tradotto per

il pubblico senese le impressioni della sceneggiatrice greca

Page 19: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Foroellenico 19

Τra i tanti pregi dei suoi libri, cʼèanche quello di permettere ai

non greci di conoscere la Grecia veradi oggi...

Effettivamente sì. Ma le devo dire cheanche i greci conoscono l’Atene dioggi dai miei romanzi e che moltevolte, restano sorpresi dal come vedola città, in un modo così particola-re...Il grande problema delle megalo-poli di oggi- e non si tratta di una poli-tica tracciata e voluta- è che le perso-ne vivono in dei ghetti. Ad Atene, uncittadino che vive nelle zone bene diKifisià Marousi, Glifada, conosce soloquelle zona, e ignora molti altri quar-tieri di Atene. Dal momento che io nelromanzo mantengo una “supervisio-ne generale” della città, questo aiutagli abitanti a colmare i vuoti riguardoalla vita, alla realtà di vaste zone dellacapitale. Perché un abitante delNuovo Falero, nella parte costiera,non sa come vivono le persone cheabitano a Aghios Nikolaos, a Patissia,sono mondi molto diversi. Io dicosempre ai visitatori: salite sulla vec-chia metropolitana, e viaggiando dalPireo sino a Kifissià, vedrete tutta lastratificazione sociale di Atene.

Lei è stato paragonato a molti altrigrandi scrittori. Lei stesso però hadetto che il commissario Charìtos èimportante, ma diventa più importan-te il mondo, lʼambiente in cui vive,che è ritratto anche con ironia...

Certamente, ma non è una caratteri-stica esclusiva dei miei romanzi.Vedrete la stessa cosa, anche inMontalbàn, dove non troviamo soloCarvalho, ma tutta Barcellona. Comeaccade anche per lo scozzese ispet-tore Rebus, di Ian Rankin, ritroviamotutto Edimburgo. Viviamo in un perio-

do in cui lo scrittore di libri gialli, eleg-ge a protagonista dei suoi romanzi, lacittà. Si tratta quindi di una tendenzapiù generale, e non solo mia.

Ha raccontato che il suo personaggiole è venuto incontro, un giorno, con lasua famiglia, e lei ha deciso: “sarà unpoliziotto”...

È vero. Quando Charitos mi si è dis-velato, stavo scrivendo la sceneggia-tura di una serie televisiva, dal titolo“Anatomia di un delitto”. Quando èstata girata - influenzato, sicuramenteda questi delitti - ho visto palesarsi,davanti a me, all’improvviso, questafamiglia. Non aveva nessun rapportodiretto con me. Ma in seguito “ho sco-perto” la sua origine piccolo-borghe-se, che è molto vicina alla mia fami-glia paterna.

In questi romanzi c è questa Ateneche lei descrive. Un momento impor-tante, è il clima legato al grande

evento delle Olimpiadi ed alla tristez-za di quando questo momento è fini-to, come anche lʼemozione per laGrecia campione dʼEuropa di calcio.Momenti di rinnovamento e frenesia..

I romanzi sono uno specchio dellaquotidianità greca, della loro vita diogni giorno. E quindi, in questa quoti-dianità, sono inseriti avvenimenti, iquali, anche se possono essere con-siderati delle eccezioni, dei “miracoli”,come sono solito chiamarli – e inten-do le Olimpiadi, il campionato euro-peo di calcio- diventano anch’essiparte della vita di tutti i giorni, almenoper un periodo. Per cinque o forseanche sei anni, i Giochi Olimpici sonostati parte della nostra quotidianità.Ma anche il campionato di calcioeuropeo, o gli immigrati, ne fannoparte. Ed ogni romanzo, riesce a con-tenerli. Nel senso che trova un posto,per ciascuno di loro. Quindi, nelmomento in cui terminano leOlimpiadi, la delusione per la fine del

Petros Markaris

Il giorno che Charitos mi si presentò, mentre scrivevo una sceneggiatura...

Page 20: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

“miracolo”, diventa anche essa partedella realtà ateniese. Diventa tristez-za, malinconia, ed è incorporata nelracconto più vasto.

Lei ha già consigliato il turista di fareun giro con la metropolitana per cono-scere Atene. Ma secondo lei, un visi-tatore straniero, può riuscire a cono-scere questa città, oppure è impossibi-le “penetrarci” veramente?

Ad Atene c’è qualcosa che io nonriesco a comprendere. Nessun’altracittà al mondo, non influenza cosìnegativamente lo straniero, comeAtene. Lasciando da parte, in questoragionamento, gli italiani del Sud, ebasandoci su quelli del Nord, e suimitteleuropei, vediamo che quandoarrivano ad Atene, e vedono il caso,dicono: “Dio mio, questo è un inferno,meglio che vada via subito”. Dopo unmese, questo stesso straniero, loritroviamo a mezzogiorno nel caos dipiazza Omonia, in mezzo al traffico aiclacson e alla gente che urla, e sorri-de estasiato. Dopo tre mesi è ungreco perfetto: gli piace bere i suoicaffè seduto a chiaccherare, gli piacepassare col rosso, cercare di infran-gere le regole. Cioè è entrato a pienonella contraddizione ateniese.Ritroviamo alcuni elementi che per imittleropei sono negativi, ma anchegrande capacità di adattamento.

Lei è un traduttore di testi molto colti,come il Faust. Ha

avuto una lunga esperienza anchecon il teatro e con il cinema, dove èstato anche sceneggiatore diAnghelopoulos. Sono anime che con-vivono con la scelta di scrivere gialli?

Tutti questi diversi aspetti convivono, inuna persona, come sono io, che siannoia molto facilmente. Non riesco ascrivere due romanzi uno dietro all’al-tro. E’ certo che arrivato alla metà delsecondo, mi sarò stufato e lasceròperdere. Quindi, mentre scrivo unromanzo, devo fare anche qualcos’al-tro, per riuscire a “spezzare”. Solo cosìriesco a fare tante cose. Ed in questocontesto, che secondo me è positivo,la lingua dello scrittore ha imparatomolto, da quella del traduttore. Inoltre,il modo in cui lo scrittore costruisce isuoi capitoli, deve molto alla tecnicausata dallo sceneggiatore. Un miocapitolo in un romanzo, è molto vicinoa un piano sequenza cinematografico.Ed è una cosa che ho imparato daTheodoros Anghelopoulos.

Lei è stato collocato in un contestoSimenon - Maigret, Montalbàn -Carvalho, Camilleri - Montalbano. Traquesti tre, chi sente più vicino?

Potrei dire due cose. Per quantoriguarda la vita coniugale e la donnache cucina, Charitos è vicino aMaigret. Se vediamo però l’ambientesociale nel quale vive come poliziotto

ed il modo di pen-sare, ma anche il

suo modo di lavorare, è molto più vici-no a Montalbano. E devo anche dire,che come scrittori, io e AndreaCamilleri, abbiamo moltissime cosein comune. Molto volte, quando leggoi suoi romanzi, penso “questa cosal’ha resa proprio bene, avrei fattoanche io lo stesso”. Ed è una cosache non sono solito pensare per altriscrittori.

Lei è vive re parla di Atene, ma è natoa Costantinopoli. Cosa significa per ilsuo lavoro?

L’essere “straniero” ad Atene, mi aiutamolto. Perché a livello emotivo, riescoa mantenere una distanza. La miascelta di viverci, non è stata di carat-tere emotivo, ma linguistico, è dovutaal fatto di scrivere in greco. Vi consi-glio quindi, per saperne di più sul miorapporto con Costantinopoli, di porta-re un po’ di pazienza, e di leggere, sevolete, il mio nuovo libro le cui vicen-de si svolgono esclusivamente inquesta città...

Da unʼintervista alla Rai, sede regio-nale per la Toscana.

20 Foroellenico

Page 21: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Maschile e femminile. La presenzanella psiche greca di un armo-

niosa mescolanza di elementi orien-tali - configurati da alcuni grecisticome componente femminile - e occi-dentali affascina, se non altro perchéci aiuta a capire meglio le dinamichedella complicata convivenza tral’anima misteriosa, quasi ombrosa ematerna della Grecia contemporaneae il suo mascolino pragmatismo.Adriana Charitos è «la moglie» perantonomasia. Turbata sino a farseneuna malattia dall’uscita della figlia dal-l’alveo familiare per cercare fortuna trai libri di legge dell’Università diSalonicco, ama la televisione e le tele-serie, cucina alla vecchia maniera (edunque non teme paragoni con la suo-cera), tiene il broncio al nostro Charitosquando non si sente al centro delle sueattenzioni, per poi lanciargli segni dipace cucinando il suo piatto preferito, igemistà (i pomodori ripieni), lasciando-glieli pronti sul tavolo.Adriana è il simbolo di una femminili-tà in via d’estinzione.Si vergogna ancora dopo tanti anni dimatrimonio di spogliarsi di fronte almarito, «prende la camicia da notte eva a mettersela in bagno».Il ruolo di moglie (e di madre), coltempo, ha preso inesorabilmente ilposto di quello di amante: «in un casosu due, la furba finge l’orgasmo ecrede che non me ne accorga», sospi-ra rassegnato il nostro commissario.Siamo davanti ad un ritratto genuinodi famiglia greca, dunque, un po’ simi-le a quella dell’Italia del Sud, dovepur nell’apparenza di predominiomaschile «la donna continua adavere una forte influenza sulle sorti

familiari e in particolare sui figlimaschi [...]».Un nucleo in cui sembra parimentiperpetrarsi il classico triangolo discuola «madre, padre, figlio», nelquale quest’ultimo è abituato da pic-colo a vincere la battaglia edipicacontro l’altro contendente, l’adulto,per la conquista del trofeo materno.Sul tema, apparentemente scontato,Markaris ci sorprende e forse un po’ci smentisce con la sua freschezza.Ci parla, infatti, di Caterina, la figlioladotata, né ribelle né anarchica, ma

solo padrona del suo destino, capa-ce di sovvertire per sé stessa il corsodel fiume esistenziale di tante giova-ni come lei, destinate troppo prestoad ozi matrimoniali.Caterina decide di prolungare glistudi e guadagnarsi un dottorato incriminologia, tra lo scetticismo diamici e parenti: «a che servono i dot-torati, Kostas? Che diventi una bravadonna e trovi un bravo ragazzo [...]»,suggeriscono gli stolti.Caterina e coraggiosa: scappa dallanoia della vita offertale dal modesto

Foroellenico 21

La Grecia contemporanea nell’opera di Petros Markaris: un caso di interculturalità generazionaledi Fabrizio Lo Basso

Page 22: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Panos che con la sualaurea in agraria «almassimo metterà su un vivaio o sifarà assumere al ministerodell’Agricoltura», per innamorarsirapidamente (forse troppo?) di Fanis,giovane e promettente medico in car-riera sul quale mamma Adriana, insollucchero per la buona sorte tocca-ta alla figlia, ha già riposto speranze efatto calcoli in migliaia di dracme distipendio più bustarelle.È sorprendentemente ricco il mondofemminile che l’autore traccia nellesue descrizioni: variegato, atempora-le, una sorta di sintesi del meglio edel peggio della mediterraneità mulie-bre, dei complessi più inconsci neirapporti madre-figlio, dellerinunce consapevoli delledonne sposate, ma anche dellaforza femminile le della possibi-le debolezza della figura delmarito costretto a fare il grega-rio travestito da pater familiae.C’è spazio per tante donne nelfrullato agrodolce di Markaris:per la cinica giornalistaKaraghiorghi, vittima della suaperversione ancora prima dellalama del coltello del suo assas-sino; per l’anziana signoraTeloni, vedova moderna e dis-creta, per la quale parlare del-l’omosessualità dei giovani nonè un taboo; per Koula la poli-ziotta, segretaria del Capo chegioca «a fare la modella in uni-forme»; e addirittura per lacameriera filippina che ha sosti-tuito nelle famiglie greche bene-

stanti «le ragazze deipaesini [portate] per le faccendedomestiche e per fare esercitare i lororagazzotti a letto».Pure, non vi è traccia di misoginianell’autore. Non vi è accanimento colmondo femminile, come forse potreb-be sembrare.Solo, la dolce nostalgia di Charitosper l’innamoramento che fu, e cheoggi lascia il posto alle piccole ven-dette di una lunga vita a due, alle abi-tudini matrimoniali e alla noia inelutta-bile di chi ha perso il ruolo di genitore.Ma soprattutto non vi è distanza tem-porale tra le donne di Markaris. Unfilo d’argento sembra intrecciare fan-ciulle acqua e sapone a battone iper-

truccate, astuti virgulti a bambole dicartapesta, cuoche sopraffini a pan-ciute would be-giornaliste con legonne viola e verde: è la penna delnostro, che modella al contempo unadonna dell’Ovest e una dell’Est, laprima proiettata nel futuro (di qualsia-si futuro si tratti) e la seconda aggrap-pata ad un passato pesante, entram-be compagne di viaggio sul camminoobbligato verso l’Armonia.

Estratto da: Nuova Antologia - n. 2246 Aprile-Giugno 2008, Le Monnier, Firenze

22 Foroellenico

Page 23: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

T utti conosciamo i riferimenti dellaBibbia al pane, al vino e al cibo in

generale. Gesù, in molte occasioni,mangiò con gli apostoli e bevveroinsieme del vino. Esaminando i Suoimiracoli, troviamo ulteriore confermadi tutto ciò. E più precisamente, nelMatrimonio di Cana dove benedissel’aqua che poi si trasformò in vino, enel deserto dove benedisse i cinquepani con i quali riuscì a far mangiaree saziare cinquemila persone. E vi èanche il riferimento al digiuno cheGesù protrasse per quaranta giorni.I frati dei primi secoli e, successiva-mente, quando si organizzarono iprimi grandi monasteri del MonteAthos, hanno avuto per punto di rife-rimento la dieta citata Nel Vangelo.Vale a dire digiuno ed esercizi spiri-tuali, combinati con la preghiera. Vierano poi giorni durante i quali ci sipoteva nutrire solo dei condimenti.Se si esamina nel dettaglio la dietadei frati del Monte Athos si constatache, a grandi linee, viene a comba-ciare con quelle che sono le indica-zioni degli odierni dietologi e nutrizio-nisti, e, in generale, della medicinamoderna. Vi vorrei ricordare, molti

sinteticamente, il fatto che al MonteAthos i frati non mangiano carne. Pernulla. Mangiano pesce, latticini, uova,il pane che preparano loro stessi, leverdure, legumi, pasta e patate. Tutti icibi vengono cucinati solo in oliod’oliva e non viene mai usato il burroo altri tipi di grassi. Per circa duecen-to giorni all’anno il cibo viene prepa-rato senza olio e solitamente si trattadi legumi e zuppe di verdura.Non vorrei, però, riferirmi solo a quel-lo che mangiamo noi frati del MonteAthos. Gli ingredienti con cui vengonocucinati i cibi, rivestono per noi, unagrande importanza, e siamo, quindi,molto attenti nel scegliere le materieprime della nostra cucina, anche persalvaguardare la salute dei confratel-li per cui cuciniamo. Come il lettorepuò constatare, il mio libro riportadelle ricette in maniera semplice emolto comprensibile, ma allo stessotempo, e lo vorrei sottolineare, dàmolto peso al fatto che per cucinarebene una pietanza ci vuole ancheamore.Siamo soliti dire che i dettagli fanno ladifferenza e, nel nostro caso, la diffe-renza è data dal modo in cui affron-

tiamo le situazioni, dal ragionamentoche si è abituati a fare e dalla manie-ra in cui ci si innamora.Siamo persone fatte allo stessomodo, quì e lì, solo che, a fare la dif-ferenza, è il modo con cui si affronta-no le diverse situazioni. Si scegliecome guardare gli abitanti del MonteAthos e anche con quale sguardo sivuole essere guardati. Purtroppo vediamo solo quello chevogliamo vedere perché forse è quel-lo che ci conviene, è quello cheriusciamo a sopportare, ed alla fine, èquello che ci assomiglia.In questo caso, abbiamo a che farecon quello che si chiama cucina. Se,però, usiamo, per definirla, l’espres-sione “cucina del Monte Athos” ilsignificato cambia immediatamente.Sicuramente non è la cucina il motivoche ti porterà a visitare il MonteAthos, ma la incontrerai, inevitabil-mente, con tutti gli altri elementiappartenenti al Monte, visto che si hala possibilità di scegliere dove anda-re, e dove mangiare.Lì dove vi trovate quando fa notte,mangerete. Non ci sono ristoranti ecaffè, e nemmeno taverne e fast

Foroellenico 23

La cucina del Monte Athos. Una manifestazione d’amore cristianodi padre Epifanios

Page 24: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

food, solo uno nel porto ed uno aKariès. Vale a dire, nel punto di pas-sagio. Non si cucina secondo la tradi-zione del Monte Athos, ma seguendol’evoluzione secolarizzata...Un’altraparola che fa la differenza. La secola-rizzazione....La cucina del Monte Athos, di primoacchito, sicuramente non fa partedella spiritualità, della trascendenza edell’elemento metafisico che carater-rizza il Sacro Monte, poiché si trattadi un atto razionale e non spirituale. Daltronde Dio non può essere spie-gato con la logica... e negli ultimitempi, nemmeno l’uomo. Con la logica si può interpretare illuogo, gli edifici, l’architettura, l’arte ela cucina - infine - come bisogno ali-mentare. Ma dopo un po’ ci si accor-ge che dietro a tutto questo, sinasconde qualcos’altro, che ha fattoin modo che le cose sia siano svilup-pate in un dato modo... C’è una base filosofica, spirituale chesi trova dietro a tutto e, quindi, con ilcontributo della spiritualità, nel modocon il quale si guarda alle cose e allepersone, i nostri occhi cambiano,cambia anche lo sguardo e ci sicomincia ad accorgere che le perso-ne caratterizzate dalla logica, sonoanche portatrici di sentimento. Esiamo gli stessi, qui fuori e lì, sulMonte. Stiamo giocando con magliediverse, ma sempre per la stessasquadra, perché siamotutti accomunati dal-l’essere stati fatti “a suaimmagine”. è questo “a sua imma-gine” che ci aiuta acomprendere ciò chec’è in noi di nascosto,che ci fa innamorare erinnegare noi stessi.Così è l’amore, ti portaal di là, ti aiuta ad innal-zarti. Sopra tutti esopra tutto, sopra noistessi, così tanto che cisi stupisce della forzache si ha nel sentire enel fare cose che primadi innamorarsi eraimpossibile compiere.Simeon il Peruvianouna volta, duranteun’intervista alla rivista“Tetarto” di ManosHatzidakis, ha detto:

“Non c’è uomo più innamorato delfrate che ha rinnegato se stesso perl’amore di qualcosa che non vede mariesce solo a sentire. Ed è Gesù chesi nasconde dentro tutte le cose.Qualcuno potrebbe dire “ma Gesù el’amore si nascondono nella cucinadel Monte Athos?”Io vi rispondo di sì.Ma ci vuole anche un altro sguardoper poter vederlo, non occhi raziona-li. Si tratta di qualcosa che non si puòvedere né con i binocoli nè con lemachine fotografiche, nemmeno conle videoriprese. Non è un qualcosache può essere visto al telegiornaledella sera ed essere accettato, diconseguenza, per il solo fatto checostituisce una notizia.Dunque, l’amore e l’offerta fanno ladifferenza. È di amore... e per amoreche si cucina sul Monte Athos.Gesù, perciò, si trova là, nell’amore enell’offerta. Cerchiamo di mettere inpratica il messaggio salvifico di GesùCristo, “Vi do questo nuovo comanda-mento, provate amore per gli altri”.Dagli ingredienti, fino alla necessariacura nel pulire, lavare, risciacquare,tagliare, salare, fino a far arrivare ipiatti in tavola, si dovrebbe rivolgeresempre il pensiero alle persone percui si sta preparando tutto ciò. Allepersone che si ama. Tutto ciò che èlegato all’atto del cucinare, è manife-stazione del proprio amore verso

queste persone, dal momento chevogliamo soddisfarle. Amiamo coloroper cui cuciniamo, quindi, non dob-biamo temere di sbagliare. Il nostro amore verso gli altri ci aiutaa preparare il cibo più gustoso possi-bile. Per un cuoco non esiste maggiorpiacere che che starsene lontanodalla tavola e guardare l’espressionedei suoi cari fratelli mentre gustano ilcibo che ha preparato. L’uno, gioioso,alza il ciglio, l’altro vorrebbe dire qual-cosa, ma non può perché ha la boccapiena e sta solo mormorando, il terzoha il piacere del palato stampato sulvolto e il quarto, soddisfatto, mormo-ra un commento a chi gli sta vicino.“Gioite tra i gioiosi”, ci dice San Paolo,tutti i momenti felici e gioiosi nellanostra vita vengono accompagnateda un buon cibo. L’Apostolo Paolo cidice anche “piangete con colui chepiange”. Forse non ci siamo mai inter-rogati veramente su quanta soddisfa-zione prova un uomo malato quandogli vien data una zuppa calda e sapo-rita, fatta con le nostre mani. SanGiovanni Climaco – Sinaita dice che ilcuoco, mentre cucina, deve ricordaresempre che sta rendendo un servizioagli angeli … cucina per coloro chepregano a favore dell’unità di ogni ele-mento...

Traduzione di Katerina Zafiri

24 Foroellenico

il Monastero Dionysiou

Page 25: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Quando il Dio al Monte Athos dà ilvia alla giornata e i primi raggi del

sole cominciano a spuntare tra i montidelle isole di Imbro e di Tenedo e diquelle di Samotracia - insieme aigrandi monasteri della costa orientaledel Giardino della Madonna, comeviene chiamato il Santo Monte - illu-mina e nutre la Cella diSant’Eustachio, a Milopotamos, laCella dove risiede e prega padreEpifanio e il suo secondo Ioachim. Magiacchè mi sono riferito al MonteAthos, ai suoi monasteri ed alle lorocelle, è bene che vi dica due paroleper presentarvi il passato e il presen-te della Comunità Monastica delMonte Athos.Se si guarda alla mappa della regio-ne della Calcidica, a due passi aSalonicco, nella Grecia del Nord, sidistinguono bene “tre dita”, tre peni-sole della regione che prese il nomeda Chalkida, una città-stato dellaGrecia Centrale pre-classica. Lapenisola più orientale è il MonteAthos, che arriva sino a 2033 metridi altezza, si estende per cinquanta

chilometri, ed è larga dieci. Si entrasolo via mare, la frontiera è peren-nemente chiusa, non solo a chivuole entrare camminando o in mac-china, ma anche alle donne, perchèessendo tutto il Monte Athos dedica-to alla Madonna, Sant’Athanasiol’Athonita, il fondatore della Co-munità e delle regole, ha imposto ildivieto di ingresso alle donne. IlMonte fin dall’età classica è semprestato luogo di ritiro, di eremiti, di pre-ghiera e di solitudine. In tutta quel-l’area esistevano ben sei santuari,tra i quali prevaleva il tempio delladea Diana. E non è un caso se pro-prio sulle rovine o i resti dei santua-ri antichi sono stati eretti i monaste-ri cristiani e gli eremiti attuali hannotrovato alloggio nelle caverne degliantichi eremiti dell’età classica. Eforse non è neanche un caso se pro-prio lì, in un monastero di MonteAthos, troviamo un bellissimo affre-sco sopra l’arcata esterna del refet-torio, il quale rappresenta laMadonna che allontana Diana. Unaffresco religioso, quindi, con la pre-

senza di due divinità provenienti dadue diverse realtà spirituali.Insomma, nel 963 dopo Cristo,Sant’Atanasio sbarca nel MonteAthos, e vi trova una grande comuni-tà di monaci sparsa in vari punti. Iquali, tuttavia, avevano già un passa-to importante, a partire, almeno dal IIIsecolo dopo Cristo. Sant’Athanasio,costruisce il primo vero monastero, laGrande Lavra, che rimane tuttora ilpiù importante, e istituisce le regoledel monachesimo athonita, che sonotuttora vigenti. Una volta terminato ilsuo lavoro, si allontana di una ventinadi chilometri e sempre al MonteAthos costruisce un Cella. Bisognachiarire che per “cella” si intende unaminuscola forma di monastero, manon intesa come “istituzione monasti-ca”, che può ospitare al massimo dueo tre monaci e una decina di visitato-ri. Nei monasteri, invece, i monacisono, oggi, più di 100, forse parec-chie centinaia nel passato con più diduecento o trecento visitatori al gior-no. In quella Cella, che è stata dedi-cata a un romano, santo e militare,

Foroellenico 25

La comunità monastica del Monte Athos

di Jannis Chrisafis

Page 26: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

sant’Eustachio, visse Sant’Athanasioe oggi vi abita padre Epifanio. Oggi ilMonte Athos è diviso in venti mona-steri. Una “divisione”, non in parteperfettamente uguali, ma non vi èneanche un metro quadrato che nonappartenga a un monastero. Ogniconvento ha un numero di «Με-τόχια» possedimenti dipendenti, pic-coli o relativamente grandi, dove vivo-no con una relativa autonomia (mafacendo sempre riferimento spiritualeal monastero di appartenenza),monaci di una certa età e comunquecon una grande maturità spirituale.È bene qui parlare anche di comevenga amministrata questa terradella Repubblica Monastica.Spiritualmente, tutto il Monte Athos facapo al Patriarcato Ecumenico diCostantinopoli. La regione appartieneallo stato greco, ma solo come entitàterritoriale. Sul Monte Athos coman-dano i monaci. Ogni monasteromanda ogni il primo giugno di ognianno, un suo rappresentante - che èsempre un monaco di alto rango delsuo monastero, ma non l’abate - aKaries. Si tratta della capitale maanche dell’unico paese. Li si riuniscequello che potrebbe essere chiamatol’organo legislativo e decisionaledella Comunità. Con un sistema dirotazione annuale, si forma l’esecuti-vo composto da quattro rappresen-tanti. Una volta all’anno, poi, si riuni-sce il Grande Consiglio, per le deci-sioni più rilevanti, formato da ventiabati e dai venti rappresentanti.Si può parlare per ore del MonteAthos, dei suoi monasteri e deimonaci. Mi limiterò a dire, ancora,che il Monte Athos non è solo un

luogo di culto e di fede. Èanche un posto di grandespiritualità che si sposacon un paesaggio idilliaco,con una natura incontami-nata, senza un cavo diluce elettrica, che va dipari passo con la societàdell’oggi. Trovandosi, però,accanto alla nostra società, ma nondentro. La giornata parte alle due dinotte, quando il monaco si sveglia ecomincia a pregare. Alle quattrosuona la campana e tutti vanno inchiesa. Finita anche la messa versole sette e trenta o le otto, si va a pran-zo, giacché tutti si sono alzati molteore prima. Ed è quel che ha fattoanche l’ex presidente della CameraFausto Bertinotti, quando due anni fasu invito di Sergio Valzania e con mea fare da guida è venuto a visitare ilMonte Athos. Poi, tutti i monaci vannoal lavoro assegnatogli, verso l’una èprevisto un breve riposo per arrivarealla liturgia pomeridiana, ai vespri.Alle cinque del pomeriggio si cena,tutti insieme. E dopo una pausa ditempo libero, ci si ritira a dormire,attorno alle otto. Culto, fede, spiritualità. Ma ancheattenzione a una vita sana, con unabuona alimentazione. Per questaragione il cibo e i pasti vengono pre-parati molto attentamente, con ingre-dienti ben scelti. Per esempio, nientecarne. Solo pesce, e non sempre. Matanta, davvero tanta verdura, olio extravergine di oliva e del buon vino. Conun occhio ben vigile, poi, al rispettodella tradizione. Il monaco-cuoco nonsi limita a tramandare le abitudini mil-lenarie, quelle che allungano la vita

degli abitanti di questa sacra penisola.Abbina la cultura culinaria alla pre-ghiera, pregando non solo per labuona riuscita, ma ringraziando ancheper il dono dei beni avuti dalla terra eda Dio. È la terra dove sorge la cella dipadre Epifanio ha un grandissimo pre-gio, oltre ad essere benedetta: è ilposto dove si fanno un olio e un vinoeccellenti, da mille anni a questaparte. Padre Epifanio segue fedelmen-te quest’unica tradizione.Il suo libro, quindi, non è un sempliceelenco di ricette. È il frutto della spiri-tualità e della preghiera non per labuona riuscita della ricetta, ma perpotersi mantenere fedele alla prepa-razione culinaria. Questo insiemeunico gli dà la forza di riuscire a cuci-nare bene e con gioia non solo perdieci o venti persone, ma addiritturaper mille e cinquecento, come fa ognianno a Ferragosto, in onore dellafesta della Madonna, come capocuoco per i visitatori, gli ospiti ed ipellegrini del monastero di Iviron, chesi trova vicino alla sua cella.E lo fa con la stessa gioia il 3 Ottobredi ogni anno, per la festa disant’Eustachio, patrono della suaCella. Quando raccoglie attorno a sepiù di un centinaio degli amici piùstretti, tra cui noi e molti italiani.

26 Foroellenico

Page 27: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

D a dove nasce il suo particolareinteresse per il monte Athos e la

religiosità ortodossa nel suo com-plesso?Queste sono cose che ti cascano intesta, non sono cose che uno sceglie.Uno si sente un po’ affascinato all’ori-gine. Va in un determinato posto,incontra delle persone e trova delleconsonanze. Poi c’è stata anche lafortuna di incontrare Jannis Chrisafis.Io non parlo greco, e lì non sempre sipuò parlare inglese, francese o italia-no. Bisogna avere la fortuna di riusci-re a inserirti in quel determinato seg-mento che ti può accogliere e farti,quindi, diventare “prigioniero”.

E la sua esperienza più intima di que-ste visite al Monte Athos? C’è una cosa stranissima. Loro pre-gano, in una maniera un po’ diversadalla nostra. Cantano, quasi ininter-rottamente, ovviamente in greco, condelle cerimonie molto lunghe. Uno,poi, ci casca dentro anche lì.Comincia a partecipare, e si immergein tutto il tempo del rito. Tant’è chequando torno qui e vado a messa, avolte mi colgo stupito, a chiedermi “ègià finita..?”. Ci sono dei momenti dirisonanza molto forte. Senza trala-sciare, poi, la bellezza della natura,che si coglie attraversando a piediquesti spazi, che sono di una vergini-tà squisitamente pura. Con una gran-de attenzione, con i sentieri dove nonci sono macchine, con panorami nonrovinati dai pali della luce. In dei con-testi, davvero incontaminati.

A cosa è dovuta, a suo parere, tuttaquesta fascinazione esercitata dallareligiosità ortodossa, specialmentenegli ultimi anni, sul mondo occiden-tale?La religiosità ortodossa è più primor-diale della nostra. È più legata ai segni

e meno alla riflessione. Per cui, è unaspiritualità la quale, oserei definire, inqualche modo, anche più buddista.Perché il gesto, la ripetizione dei gestidiventa molto importante. Noi cattolici,con il Concilio Vaticano II, abbiamolavorato moltissimo sui concetti, mamolto poco sulla pratica, sulla prassi,sulla parte fisica della religiosità.Mentre invece gli ortodossi, hannoconservato una tradizione molto piùimmediata anche rispetto agli oggetti,alla cucina, al vino, all’ospitalità.Un’altra cosa che per noi cattolici nonesiste più, ad esempio, è il rapportocon le reliquie. È una cosa complicata,ma una religiosità che dia un valorealla santità, è una cosa importante.Noi è come se avessimo paura di rap-portarci alla santità, o comunque, cirapportiamo ad essa, sempre inmaniera astratta. Anche nella richiesta“santo subito”, per Papa GiovanniPaolo II, tutto sommato, si può notareun certo distacco. Mentre loro, sonoaggrappati ai santi, venerandoli con

una dedizione costante. Siccome, poi,siamo fatti sia di anima che di corpo -ed è il mistero dell’incarnazione che cicrea - tutta la parte fisica, materiale, cichiama quanto quella spirituale, a ren-dere gloria a Dio.

Per la sua dimensione professionale,ma anche personale, questa “viaverso lʼOriente”, cosa ha significato?

Io affronterei la cosa al contrario.Sono uno di quelli che devono ringra-ziare tantissimo il lavoro che fanno,per avergli offerto possibilità di sco-perta, di conoscenza, di indagine, diaver aperto delle porte. È poi appar-so chiaro, anche col Monte Athos,così come è stato con la Francigena,con il cammino di Santiago, che unacosa organizzata da Radio Rai, è piùfacile da portare a termine, di un pro-getto di viaggio del tutto privato e per-sonale. È una delle fortune della vita,che dobbiamo essere capaci di rico-noscere ed apprezzare.

Foroellenico 27

Un viaggio tutto privato e personaleLa testimonianza di Sergio Valzania, direttore dei programmi di Radio Raidi Teodoro Andreadis Synghellakis

Page 28: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Col titolo Greco antico, neogreco eitaliano è stato edito da Zanichelli

un dizionario dei prestiti e dei paralle-lismi fra italiano e neogreco curato daAmalìa Kolonia e Massimo Peri. Duenoti studiosi, che attraverso il loroinsegnamento universitario, hannocontribuito, e continuano a tuttora acontribuire alla diffusione ed allaconoscenza del neogreco in Italia.Abbiamo voluto rivolgere alcunedomande agli autori, per meglio com-prendere la portata del progetto difondo che ha portato a questa loronuova fatica editoriale. Per capire,anche, a quale “pubblico d’elezione”si rivolge, il loro dizionario.

Perché un altro dizionario di greco?Il nostro dizionario è uno strumentorivolto agli italiani che intendonoapprendere il greco moderno parten-do dall’italiano, ma in certa misuraanche ai greci che intendono seguireil tragitto inverso. Si tratta di una scel-ta didattica unica nel suo genere: ineffetti essa non ha precedenti né perquanto riguarda il greco né per altrelingue. Tale scelta è motivata dal fattoche greco e italiano intrattengono per

secoli fitti interscambi. La presenzadel greco in Italia, specie in Veneto enel meridione Sicilia compresa, èmolto intensa a partire dalla guerragotica fino al trattato di Campoformioe si innesta su un fondo latino a suavolta fortemente grecizzato fin dall’e-poca antica. Tale presenza è oggisensibile soprattutto nelle lingue dia-lettali e regionali, persino in quellelontane dal mare (per esempio inUmbria), ma un certo numero divocaboli greci è penetrato anche nel-l’italiano standard dove ai grecismi diorigine popolare si aggiungononumerosi termini scientifici e tecnolo-gici. Ben più massicci sono comun-que i prestiti italiani al greco moder-no. Anche senza considerare le atte-stazioni offerte dai dialetti greci, sipuò infatti dire che in Grecia l’influssodell’italiano è secondo solo a quellodel turco e anzi che il greco modernoè la lingua europea più ricca di italia-nismi (non meno del 30% dei fore-stierismi). Se a ciò si aggiungono inumerosi neologismi scientifici conia-ti su base greca antica o tarda e i pre-stiti da terzi (soprattutto dal francese)comuni ad ambedue le lingue, si può

dire che qualunque parlante italianoconosce, senza saperlo, circa 7.000vocaboli greci, i quali raddoppiano sesi computano gli affini e i derivati (eraddoppierebbero una seconda voltase si computassero tutte le voci dia-lettali e panelleniche uscite dall’usonel corso dell’ultimo secolo). Tutto ciò ha reso possibile offrire all’u-tente un inventario ampio e accessi-bile del greco che egli “sa già”, quelgreco “dimenticato” che egli in qual-che modo conosce senza saperlo;aiutarlo a comprendere la dinamica ela stratificazione dell’interscambio lin-guistico; facilitare la memorizzazionedi una porzione rilevante del lessicogreco. Il lettore non specialistaapprende così, forse con qualche stu-pore, che it. bottega viene daα�οθήκη, “magazzino”; cottimo daεκτιµω, “valutare”; gondola daκοντούρα <κοντή ουρά, “codacorta”; grifo da γρυ�ός, “adunco”;tomaia da τοµάρι(ν), “cuoio”. E, sulversante inverso, apprende cheκαριοφίλι, “carabina” viene dalnome della fabbrica italiana Carlo &figli; �ιτσιρίκος, “bambino” da picci-rillo; τσαµ�ούνα da zampogna che

28 Foroellenico

Il greco che so già

Page 29: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

a sua volta deriva da συµφωνία,“sinfonia”. Forse il prestito più diver-tente è ροµβία, “organetto”, letturaalla greca di it. POMBIA, nome di unaditta produttrice di organetti. Maanche αλαµ�ουρνέζικα, “paroleincomprensibili” è abbastanza spas-soso, se è vero che viene da livorne-se.

Quali sono a grandi linee i centri didiffusione del neogreco in Italia?Nell’Italia settentrionale, anche nelVeneto, i grecismi si dispongono amacchia di leopardo e non abbiamo

la formazione di isole linguisti-che come quelle che troviamo inItalia meridionale, dove gli inse-diamenti greci hanno caratterepermanente e compatto. Al Sudl’elemento greco è invece mas-siccio e in alcune zone si puòtranquillamente parlare di mag-gioranza grecofona (tra l’altro èdiffuso in età medievale l’usodell’alfabeto greco per scriverel’italiano). La cosa è evidentenei toponimi, che di regola sonola spia di insediamenti prolun-gati nel tempo. I toponimi sonoal Nord pochissimi, e per di piùproblematici; per converso nelSud della penisola, e in partico-

lare nella fascia coincidente conl’antica Magna Grecia, i toponimigreci sono frequentissimi e in certamisura sopravvivono ancora oggi. InCalabria troviamo per esempio:Amendolea <gr. a. αµυγδαλέα,“mandorlo”; Calamaci <gr. mdv.καλαµάκι(ν), “stelo di cereale,paglia”; Caridà <gr. mdv. καρύδι(ν),“noce”; Cossifà <gr. t. κόσσυφος,“merlo”; Daffinà <gr. a. δάφνη, “allo-ro”; Dasà <gr. a. δάσος, “bosco”;Gerace <gr. mdv. γεράκι(ν), “falco”;Liserà <gr. mdv. λιθάρι(ν), “pietra”;Perdicà <gr. mdv. �έρδικα, “perni-

ce”; Petrace <gr. mdv. �ετράκι(ν),“piccola pietra”; Pirgo <�ύργος,“torre”; Presinaci <gr. a. �ράσινος,“verde, colore del porro”; Riace <gr.mdv. ρυάκι(ν), “ruscello”; Richudi<gr. t. ρηχώδης, “aspro, roccioso”;Stracà <gr. a. οστρακα “cocci”;Spìlinga <gr. a. σ�ιλυγξ, “spelonca”.E la situazione è analoga un po’ intutta l’Italia meridionale.

Esiste ancora oggi un interscambiolinguistico fra Grecia e Italia?I rapporti fra Italia e Grecia sonoassolutamente privilegiati (tra l’altroGrecia e Italia hanno uno statusancestrale simile: sono le sole nazio-ni europee che hanno avuto un pas-sato classico). Tali rapporti sono viva-ci fino al settecento, diciamo fino allarivoluzione francese, con epicentro ilcinquecento. In seguito i rapportidella Grecia con l’Europa occidentalesi spostano a nord: la zona mitteleu-ropea, la Francia, l’Inghilterra, i PaesiBassi. Nel Novecento l’influsso lingui-stico greco in Italia è praticamenteinesistente, forte invece continua adessere ed è tuttora quello italiano sulgreco, influsso legato più che altroalla pubblicità, alla televisione, allemode, alla stampa quotidiana. Nonsappiamo se prestiti come αλά

Foroellenico 29

Amalìa Kolonia

Massimo Peri

Page 30: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

γκράντε <alla grande, κατενάτσιο<catenaccio, µιράκολο <miracolo,µ�άστα <basta, �ρεκάριος <pre-cario, �ρεκαριάτο <precariato sonodestinati a entrare nell’uso o a scom-parire nei prossimi anni. Chi puòdirlo? Può darsi per esempio che unprestito come µ�ερλουσκονισµόςsia effimero, ma molti credono cheesso sia ormai stabile, forse eterno.

Dato il carattere eterogeneo del mate-riale, quali criteri avete seguito perquanto riguarda la selezione dei voca-boli e lʼorganizzazione del lemmario?Il principio fondamentale che guida laselezione e l’ordinamento dei lemmi èquello di facilitare l’apprendimento dellessico greco partendo dalle voci piùnote all’utente italofono. A tal fine ilmateriale è stato ordinato per “fami-glie" lessicali: sotto a un lemma-indicein corpo maggiore, scelto per la suapiù marcata contiguità etimologicaall’italiano, si offre una scelta degliaffini e derivati. Chi vuole può limitarsiai lemmi-indice, cioè a rinfrescare ivocaboli greci che in qualche modogià “conosce”; la sezione degli affini ederivati è un invito ad allargare le

conoscenze, un invito che richiedeuna certa flessibilità perché i vocaboliivi riuniti sono più o meno vicini all’ita-liano. Lo stesso criterio si è impiegatopar la resa dei significati: si offre primail significato (o i significati) più viciniall’italiano e poi quelli in cui il rapportocon l’italiano è indiretto e menoaccessibile (naturalmente sono statiintrodotti particolari accorgimenti gra-fici per indicarne laddove necessariola frequenza d’uso). L’uso di questosussidio è pertanto molto diverso daquello di un dizionario canonico. Ilnostro dizionario non è fatto per esse-re consultato ma per essere letto, omeglio leggiucchiato a pezzi e bocco-ni, secondo i ricordi, i moti e i deside-ri del momento. Abbiamo insommapuntato su un sussidio didattico flessi-bile e multiuso che scommette sullalibera iniziativa dell’utente.

Voi dite che si tratta di un sussidiorivolto soprattutto ai principianti. Ma ilpanorama offerto dallʼintroduzionenon è forse troppo complicato per unprincipiante?Il nostro lavoro non si limita a facilita-re la memorizzazione del lessico ma

vuole dare un’idea dei problemi filolo-gici, storici e anche ideologici sottesialla dinamica dello scambio linguisti-co. Perciò la sezione etimologica èstata redatta in modo abbastanzaanalitico, anche se è certo impossibi-le raccontare adeguatamente in duerighe storie secolari; perciò si è deci-so di corredare il dizionario di unlungo saggio introduttivo (lungo pergli standard di un dizionario regola-mentare, brevissimo se si guarda allacomplessità e alla durata dei fenome-ni) che fa il punto sulle relazioni stori-che fra Italia-Grecia e descrive i tra-miti, le direzioni, i meccanismi e lemotivazioni del contatto linguistico. Èvero, l’introduzione è un po’ complica-ta e talora anche un po’ professorale.Ma può essere utile consultarla seuno ha qualche curiosità e per esem-pio desidera informazioni sul filelleni-smo, sulla lingua franca, sul greche-sco, sul grecanico, sulla fonologia,sulle etimologie popolari. La biblio-grafia, sia pure molto selettiva, forni-sce poi gli strumenti per eventualiapprofondimenti. Noi crediamo che inostri studenti abbiano bisogno dinozioni introduttive, ma non per que-

30 Foroellenico

Page 31: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

sto semplicistiche. Troppo spesso sisente dire che gli studenti “non capi-scono”, “non sanno”, “non hanno lebasi”. Ecco, noi crediamo che questigiudizi siano ingiusti e anzi, a volte,siano un modo per nascondere lecarenze culturali dei docenti. Gli stu-denti non chiedono affatto cose sem-plici, saperi manualistici, minestreannacquate, chiedono di misurarsicon la complessità, con i problemi,con le ipotesi, chiedono strumenti perinterpretare.

Nellʼintroduzione si dice che il filelle-nismo ottocentesco ha lasciato trac-ce profonde nellʼatteggiamento italia-no verso la Grecia. Come si spiegaallora lʼaggressione alla Grecia daparte dellʼItalia fascista?

Nonostante il filellenismo, l’Italiaattaccò a freddo la Grecia e in praticaprovocò l’intervento tedesco neiBalcani. Certo, l’aggressionedell’Italia fascista può apparire incontraddizione con l’ideale filellenicoche un secolo prima aveva spinto ipatrioti italiani a battersi contro i tur-chi. Ma si tratta a nostro avviso di unacontraddizione apparente. Il filelleni-smo è un’ideologia, chi andava a bat-tersi per l’indipendenza della Greciacombatteva per una Grecia mitica elibresca molto lontana dalla realtà.Insomma anche il filellenismo più dis-interessato ha funzionato come unaforma di colonialismo culturale comu-nicando ai greci un ideale classicistache era sostanzialmente estraneoalla Grecia rurale. Da questo punto divista è interessante osservare cheanche l’intervento italiano in Grecianella seconda guerra mondiale hasullo sfondo un’ideologia classicista:la “Romanità”, il “Mare nostrum”,l’“Impero”, queste almeno furono leparole d’ordine. Né bisogna dimenti-care che quando fu dichiarata laguerra alla Grecia gli italiani occupa-vano già il Dodecaneso, dove aveva-no potuto collaudare per trent’anniuna politica di assimilazione culturale(architettura, istruzione, politica reli-giosa, linguistica ecc.) che ha lascia-to tracce tuttora visibili.

A quale pubblico si rivolge il diziona-rio?

Noi siamo convinti che il greco èfamiliare a molti Italiani e perciò pen-siamo che il titolo più adatto del dizio-nario sarebbe stato: “Il greco che sogià”. Nella vita di tutti i giorni un italia-no di media cultura sente e usa molti

vocaboli greci, spesso senza saperlo.Abbiamo organizzato questo lessicoa lui familiare per affini e derivati,pensando di facilitare chi studia ilgreco ma anche per dare rispostealle curiosità di chi vuole sapere cosaè diventato oggi il greco letterario cheaveva studiato a scuola. Questo sus-sidio può esser utile non solo agli stu-denti e ai docenti di greco ma anchea quelli di italiano. I primi sono solle-citati a prendere coscienza dellalunga durata di una lingua che è lapiù antica lingua vivente del mondo; isecondi possono trovare qui elemen-ti per approfondire il millenario influs-so del greco sull’italiano standard esui dialetti. Il pubblico al quale ci sirivolge è dunque vasto. La scuola,innanzi tutto: non solo l’università maanche i licei, dove il greco modernocomincia ad essere insegnato conappositi corsi; chi si reca in Greciaper lavoro o per turismo e non si ras-segna a usare solo l’inglese; tutte lepersone che desiderano sapere qual-cosa sulla lingua e la cultura greca. Ineffetti l’audience è piuttosto vasta,perché oggi il greco non si studia piùsoltanto a scuola ma anche fuori diessa, come una lingua viva al paridelle altre lingue europee. Non sideve nemmeno sottovalutare un fattonuovo e un po’ curioso: molti stranieriprovenienti dai Balcani, dal medio edall’estremo Oriente, arrivano in Italiadopo un (breve o lungo) soggiorno inGrecia e l’unica lingua europea che

conoscono è il greco. Abbiamo cono-sciuto ragazzi del Bangladesh arriva-ti in Italia via Atene che ci hanno rac-contato la loro storia in greco. Telikàftàsame do pera… Roba da non cre-dere.

Il vostro dizionario può essere utile achi frequenta la Grecia per turismo?In genere il turista cerca un’evasioneed è poco incline a osservare la real-tà in modo critico. Lo scopo delnostro dizionario è proprio questo:suggerire una visione non oleografi-ca della Grecia moderna, ravvivarel’interesse per un mondo che è vici-no a noi e che è parte integrantedella nostra storia e delle nostreidee. Noi pensiamo che il turismo non vadademonizzato, ma pensiamo ancheche esso non debba essere necessa-riamente una scuola d’incultura e dipigrizia mentale. Il nostro dizionario vorrebbe aiutare ilturista a guardare intorno a sé, acapire qualcosa. A volte basta guar-dare come si mangia, come funzionala pubblicità, come si prega, come siguardano gli stranieri, per risalire aradici storiche e psicologiche chevanno lontano... Certo, se il turistamira soltanto a distrarsi e a rinchiu-dersi in ghetti di lusso dove si parlainglese, il nostro dizionario non glisarà di alcuna utilità.

Foroellenico 31

Page 32: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Dal 12 al 15 gennaio, il PiccoloTeatro di Milano, ha ospitato per

il secondo anno consecutivo, congrande successo e un forte riscontrodi pubblico italiano, il festival “Μilanoincontra la Grecia”, organizzato dalConsolato Generale di Grecia. Αvendo scelto come punto di riferi-mento il titolo di quest’anno “Milanoincontra la Grecia e la Grecia ilmondo”, artisti greci e italiani, hannolavorato per poter creare attraverso lenuove forme di espressione: dellamusica, della danza, del teatro, dellaparola, delle video-immagini e dellafotografia.Con due rappresentazioni di Aiace diSofocle, il Teatro Attis di TheodorosTerzopoulos ha interpretato questatragedia greca, col suo modo unico ericonoscibilissimo ed ha comunicatocon il pubblico italiano attraverso lavoce del facente le veci del “deus exmachina”, l’attore italiano MarcoMassimini. Il 14 Gennaio, è stata lavolta dell’incontro musicale del grup-po greco “DissonArt”, con l’italiano“Sentieri Selvaggi”, per la direzionedel maestro Carlo Boccadoro. I branimusicali sono stati composti da IorgosKoumentakis e Lorenzo Ferrero,appositamente per il Festival, e sonostati eseguiti, a Milano, in “prima”mondiale. Sono state inoltre presentate opere diFilippo del Corno, Carlo Boccadoro,Jannis Ksenakis e Dimitris Maronidis,

mentre il concerto è stato accompa-gnato dalla proiezione di filmati videodi Chrisa Tsovili.Nell’ultima giornata del Festival, lospettacolo “Strade”, Δρόµοι, dellacoreografa greca contemporanea ZoiDimitriou, ha ricordato allo spettatore,attraverso il racconto accompagnatodal movimento e dalla parola, il sensoed il bisogno di appartenenza. La stessa sera, lo scroscio degliapplausi, ha concluso l’esibizionedella cantante Savvina Jannatou, edel suo gruppo “Primavera EnSalonico”. Gli spettatori hanno fattoregistrare il “tutto esaurito”,mostrando tutto il loro entusiasmoper le melodie mediterranee, predi-lette da questa artista, che riesce arinnovarsi senza sosta, grazieanche ad una sua grande dote,l’improvvisazione creativa. Non acaso, il pubblico, quando è calato ilsipario, ha richiesto due “bis”, congrande insistenza.Il programma principale, è statoaccompagnato da una conferenza su“Incontri dell’Ecumenismo Romano eGreco”, nel foyer del “Teatro Studio”.Come anche, dalla mostra di fotogra-fia “Periplus”, nello “Spazio Mazzotta”,a vocazione multifunzionale. Unacoproduzione dell’agenzia fotograficaMagnum e dell’Ente per laPromozione della Cultura Ellenica,realizzata in occasione delleOlimpiadi del 2004. Alcuni tra i più

noti fotografi greci, a livello internazio-nale, hanno presentato il paese, nellasua realtà di oggi. Inoltre, ha riscossovivo interesse il seminario sulle tecni-che nell’uso del corpo, tenuto daTheodoros Terzopoulos agli studentidella scuola d’arte drammatica del“Piccolo”.Lo scopo principale delle organizza-trici del Festival, AlessandraPapadopoulou, Mirto Rogan e Ma-riella Kessisoglou, è di riuscire a raf-forzare, con coerenza, un’appun-tamento annuale, creando cosìun’occasione di promozione dellaproduzione culturale greca contem-poranea, non solo nell’ambito diMilano, ma anche in altre città euro-pee. Di fondamentale importanza,per iniziative del genere, è il soste-gno fattivo delle istituzioni pubblichegreche - come è avvenuto a Milano -che si pongono a garante della qua-lità dell’iniziativa tutta.Il Festival è stato organizzato, anchequest’anno, con il patrocinio e conl’appoggio concreto del ConsolatoGenerale di Grecia a Milano e delComune di Milano, ed anche con ilsostegno del Ministero degli Esterigreco, dell’Ente del Turismo Ellenico,del Centro Nazionale Teatro - Danzae con il contributo degli sponsorsSuperfast Ferries, della FondazioneKostopoulos, della Bolton, dellaSiccon Oil e con il supporto dellaAegean Airlines e della Goldair.

32 Foroellenico

Milano incontra la Grecia e la Grecia il mondo

Il gruppo greco “Dissonart”

con Carlo Boccadorodi Alessandra Papadopoulou

Fo

to:

Myrt

oP

ap

ad

op

ou

los

Page 33: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

L a Grecia contemporanea aMilano. Cosa ci può dire sul con-

tributo del Consolato Generale El-lenico, alle manifestazioni di “Milanoincontra la Grecia”?L’idea di organizzare un Festival, o ,come avremmo detto sino a pocotempo fa, una quattro giorni di mani-festazioni culturali di interesse greco,nasce, innanzitutto, per quanto miriguarda, dalla convinzione - sin dalmio arrivo a Milano - che un consola-to generale e ancor di più in una cittàimportantissima come questa, nonpuò limitarsi agli affari burocratici cor-renti. Deve dare alla città in cui opera,anche un forte messaggio culturale,degno della fama della cultura grecaa livello internazionale. Questa con-vinzione, è stata rafforzata ed ha tro-vato un’applicazione concreta dopoaver conosciuto ed aver iniziato a col-laborare con tre giovani greche chevivono e creano, nei loro rispettivicampi, a Milano e in Grecia. Con

entusiasmo, ma anche con profondaconoscenza del loro ambito artistico,hanno collaborato strettamente con ilconsolato generale, tanto nella sceltadel programma, quanto negli inter-venti necessari per poterlo realizzare.Il consolato generale ha posto tuttaquesta iniziativa sotto il suo patroci-nio, ed è diventato il punto principaledi riferimento, per l’organizzazione edil coordinamento del Festival. E’ venu-to in contatto con tutti gli enti coinvol-ti, pubblici e privati. H ricercato lesponsorizzazioni, anche qui, sia dal-l’ambito statale che privato, senza ilsostegno delle quali, come succedesempre, non sarebbe stato possibilerealizzare un progetto così ambizio-so, ed anche costoso. Naturalmente,ha curato anche tutti i contatti con ilcomune di Milano, ed anche con ilPiccolo Teatro ed ha coordinato laparte economica di questo grandesforzo.

Come giudica la risposta del pubblico

italiano, che conosce bene la ric-chezza storica e le bellezze naturalidella Grecia, ma può scoprire ancoramolta parte della sua cultura contem-poranea? E cosa ci può dire della col-laborazione con il “Piccolo Teatro”?La risposta del pubblico ha davverorappresentato la nostra ricompensamorale per il duro lavoro fatto nei mesiprecedenti. Gli spettacoli, anche quel-li che si rivolgevano ad un pubblicopiù specifico- come il concerto dimusica classica contemporanea-hanno fatto registrare il tutto esaurito,dando prova del fatto che il pubblicoitaliano ha sete di conoscere laGrecia, come paese che oltre il sole, ilmare, ed un passato glorioso, dispo-ne anche di un interessante presenteculturale. Non dimenticate che lanostra politica è stata quella di rivol-gerci, non solo alle persone che cono-scevamo, non solo alla comunitàgreca, ma, prima di tutto, al pubblicoitaliano “sconosciuto”. Ed è per que-

Foroellenico 33

A colloquio con Nafsikà Vraila, Console Generale di Grecia a Milanodi Teodoro Andreadis Synghellakis

Fo

to:

Myrt

oP

ap

ad

op

ou

los Il pubblico presente al festival

“Μilano incontra la Grecia” al

“Piccolo” di Milano

Page 34: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

sto, d’altronde, che abbiamo deciso dipresentarci in un “tempio dell’artecontemporanea” di Milano, nel“Piccolo Teatro”. La nostra collabora-zione con il “Piccolo”, a partire daldirettore Escobar, sino ad arrivare aitecnici che hanno lavorato per glispettacoli, è stata impeccabile. E nondobbiamo scordare che questo teatrofa parte della rete “Teatri d’Europa” eche persegue la collaborazione concompagnie e gruppi di artisti stranieri.

Crede che con queste manifestazioni,si riesca ad arrivare ad unʼunione crea-tiva, tra la ricchissima tradizione cultu-rale greca e la realtà artistica di oggi?Come avrete notato dal programma,sia del Festival di quest’anno che diquello precedente - il primo, organizza-to nel settembre 2007 - le nostre scel-te hanno sempre riguardato la realtàculturale greca contemporanea. Certo,lo spettatore attento, che ha gli “input”adatti, non può non fare, anche incon-sciamente, un collegamento tra il pre-sente e la ricca tradizione culturalegreca. Il teatro Attis ha presentato unapproccio contemporaneo ad un’ere-dità culturale antichissima del nostroteatro classico, mentre le opere dicompositori greci e italiani che abbia-mo proposto, sono anch’esse influen-zate da ispirazioni con radici che affon-dano in un passato molto lontano.

Anche l’interpretazione della cantan-te Savvina Iannatou, riguardavaun’eredita musicale squisitamentetradizionale. Ecco come, senza cheuno se ne accorga, si può legare, inmodo non forzato e naturale, l’anticocon il nuovo.

Quale è stata la rappresentazioneche lʼha “toccata” maggiormente, dalpunto di vista delle sue sensibilità edelle predilezioni personali?Una domanda difficile. Come può,una madre, scegliere uno dei suoi

figli? Non scordiamoci che la sceltadelle manifestazioni di cui parliamo èstata abbastanza soggettiva, rispon-dendo anche a predilezioni naturali esensibilità personali. Ho ascoltato leproposte delle collaboratrici ed hoscelto quello che più si avvicinava atutto ciò. Vorrei semplicemente direche sono orgogliosa di tutte le mani-festazioni e della reazione del pubbli-co. Ho capito che il mio istinto è statouna buona guida.

34 Foroellenico

Foto

: M

yrt

oP

apadopoulo

s

la coreografa

greca contemporanea

Zoi Dimitriou

Fo

to:

Myrt

oP

ap

ad

op

ou

los

Compagna Teatro Attis

Page 35: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

“M ilano incontra la Grecia, è unevento che è stato riproposto

per il secondo anno grazie al decisivocontributo del Consolato greco diMilano.Devo dire che per me, che ho originegreche e vivo a Milano, è un eventoimportante e da non perdere.Non capita spesso che nella cittàmeneghina, vengano organizzar-ti eventi di tale portata che hannoad oggetto la cultura ellenica. La cornice del teatro studio - diMilano - suggestivo per la sua"conformazione” cilindrica èstata a mio modo di vedere,un’ottima scelta da parte degliorganizzatori.È un teatro in cui prevale ilcarattere dell’“intimità” portan-doti vicino se non addiritturadentro la scena.La rilevanza cittadina dello spet-tacolo (è legato alla program-mazione del teatro Piccolo diMilano... il famoso Strelheler) laeco mediatica che ne è conse-guita, ma soprattutto i nomidegli artisti che hanno calcato lascena, lo rende uno degli avve-nimenti più autorevoli di questiultimi anni.Ritengo che sia importante sot-tolineare che gli eventi rappre-

sentati, sono espressione non solodella cultura greca antica e più notaalla maggior parte di persone, maanche di ciò che la Grecia è oggi al difuori dei luoghi comuni che la caratte-rizzano esclusivamente o quasi comemeta delle vacanze estive.

In quanto appassionato di teatro, vor-rei spendere in primo luogo due paro-le per Aiace, la follia di Sofocle.L’emozione di sentire recitare nellamia lingua “materna”, la magia diquesta lingua che affonda le proprieradici nella notte dei tempi, gli ottimi

attori e la sapiente regia diTerzopoulos ha permesso allospettacolo di arrivarmi diretto alcuore.Una scena scarna, che ha per-messo di esaltare la fisicità, iltutto in un gioco “onirico” di lucie ombre e voci modulate conperizia atto a descriverel’aberrazione della mente diAiace. Intelligente la scelta di una vocenarrante esterna che, in italiano,permetteva allo spettatore dicomprendere il quadro scenicorappresentato.Per ultimo, non certo in ordine diimportanza vorrei parlare deltoccante concerto della Ian-natou, che con la sua splendidavoce ha cantato le storie delmediterraneo e dei balcani, dipopoli che sebbene di lingua ecultura diversa hanno vissuto evivono comuni patimenti.

Foroellenico 35

Grecia ... al di fuori dei luoghi comunidi Giorgio Motta - Αvvocato, membro del centro Ellenico di Cultura di

Milano

La Compagnia del Teatro Attis prova “Aiace, la follia” di Sofocle

Page 36: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Nel 1995, dopo la dichiarazione diBarcellona, vi è stata una svolta

evidente, una nuova tendenza deiProgrammi Europei, per incoraggiare ildialogo politico, gli scambi economicie la collaborazione sociale e culturaledei popoli. In questo ambito ed inpieno accordo con gli scopi di questaDichiarazione, il primo maggio del2005 è partito il programma triennale“Bisanzio ed il primo Islam - Byzels”,un approccio interculturale sullagestione dell’eredità di Bisanzio e delprimo Islam nell’area del Mediterraneoorientale, che è stato finanziato dalterzo ciclo del programma EUROMEDHERITAGE della CommissioneEuropea. Cinque enti, di quattro paesi, hannodefinito il progetto: la “Società Grecaper l’Ambiente e la Cultura” (Sezionedi Salonicco), il “Centro di RicercheBizantine” dell’Università di Salonicco,il “Laboratorio Palestinese di Mosaici -Consiglio per la Promozione del

Turismo dell’Autorità Palrestinese”,l’“Ente Israeliano per le Antichità”, la“Camera della Attività Scientifiche eTecniche” di Cipro e l’“Università dimaterie tecniche del Medio Oriente”,dalla Turchia.La Sezione di Salonicco della SocietàGreca, «Ελληνική Εταιρία», haassunto la responsabilità complessi-va per la gestione, il coordinamento ela realizzazione dei punti del proget-to, come anche la gestione dellaparte economica.Secondo quanto previsto dalla strut-tura e dagli obiettivi, gli scienziati sisono incontrati ed hanno collaboratoad Atene (Febbraio 2006) a Pafos(Novembre 2006), ed a Salonicco(Aprile 2007). Il loro scopo era cono-scere il “senso europeo”, e più in par-ticolare mediterraneo, della “gestionedelle risorse culturali”, e la metodolo-gia, per quel che riguarda il restauroe la manutenzione. Ed Anche, appro-fondire il necessario dialogo con il

pubblico attraverso la restituzione edil riutilizzo: metodo di restauro, labo-ratori di restauro, programmi educati-vi dei musei, pratiche museologiche emuseografiche correnti. In questoambito, i partecipanti hanno visitatomusei ed aree archeologiche dellecittà e dei paesi coinvolti. Aree emusei che in seguito sono stati utiliz-zati come campi di elaborazione e diricerca teorica, grazie a gruppi di stu-diosi, appartenenti ad aree multidisci-plinali (workshops). Dall’esperienza“macroclimatica”, generale, del visita-tore, quindi, sino all’“esame microcli-matico”, particolare, dello specialista.Un procedimento di approccio origi-nale al senso della “gestione delpatrimonio culturale” che acquista unparticolare significato nell’area geo-grafica del Mediterraneo.Gli incontri hanno rappresentato uno

36 Foroellenico

Una stretta collaborazione,in nome dell’identità culturale mediterraneadi Vassilis Coniordos - Archeologo

In alto: veduta aerea dell’area

archeologica di Kathisma

Page 37: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

scambio di esperienze particolar-mente costrittivo sulla geografiamediterranea dei monumenti, ed ilciclo si è concluso con il VerticeFinale del Progetto che è stato orga-nizzato a Salonicco, nel febbraio2008.“Bisanzio ed il primo Islam” è un pro-getto che guarda al futuro dei paesidel Mediterraneo orientale, apprez-zato dall’Unione europea, che èriuscito ad unire -e non solo per lasua durata triennale- a portare vicinoe a far collaborare, cinquanta scien-ziati specializzati, diciannove daIsraele, diciassette dall’AutoritàPalestinese, dodici da Cipro e duedalla Turchia. Scienziati provenientida paesi che si trovano, anche in rap-porti conflittuali, paesi con societàseparate e da muri e linee divisorie.Il programma, nel corso della suadurata triennale, si è trovato adaffrontare anche dei problemi. Unproblema importante, è stato quellodell’instabilità della situazione politicanell’area. Per ogni attività prevista,doveva esserci anche un piano alter-nativo, in caso di complicazioni. Lascelta iniziale, per il Vertice conclusi-vo, era caduta sulla città di Ashkelon,nella parte meridionale di Israele.L’idea, però, è stata abbandonata, nelmomento in cui sono iniziati a cadererazzi, lanciati dalla Striscia di Gaza.La riunione si è poi tenuta aSalonicco. I problemi burocratici per

la concessione del visto, il fatto chealcuni palestinesi abbiano viaggiatopassando per la Giordania, che i tur-chi non riussero ad arrivare diretta-mente a Cipro, sono elementi chehanno provocato un aumento dellespese di viaggio, che alla fine, sonoanche raddoppiate. La natura dei pro-blemi era tale, che non è stato sem-pre possibile, per l’ente che ha fattoda coordinatore, poterli prevedere.Siamo riusciti, però, a dimostrare diessere capaci di affrontare ogniimprevisto che si è via via presentato.La comunicazione con gli altri part-ners scientifici, è stata esemplare.Sono stati tutti sempre disponibili adassumere iniziative, oltre gli obblighistrettamente previsti, come ad esem-

pio, Cipro e i rappresentanti palesti-nesi, i quali hanno ridotto il numerodei loro partecipanti, pur di far pren-dere parte al progetto, anche al part-ner scientifico turco.Il Progetto è stato un vero esperi-mento di collaborazione umana, cul-turale e scientifica, che è riuscito adabbattere ogni ostacolo e confine. Ilsuo successo è dovuto, da una partealle capacità diplomatiche di chi haassunto il coordinamento, e dall’altra,all’entusiasmo ed all’energia positivache hanno mostrato i partners, nonfacendosi influenzare da tradizioni,storie dei popoli, guerre, da tutto ciòche impedisce ad altri, persino disedersi ad un tavolo e riuscire a dis-cutere. Nel deserto, anche due gocced’acqua sono ben accette.Potrebbero seguire altre, e far nasce-re, così, un oasi. Questo programmanon si era posto come obiettivo diriuscire a creare un’oasi, ma di spin-gere questi popoli a comunicare, acollaborare, a far conoscere all’uno ibisogni dell’altro, e fargli svilupparedell’interesse per ciò che li unisce,non per ciò che li separa.Il gruppo di colleghi e amici che si èvenuto a formare, non ricorda pernulla le tensioni e gli scontri di alcunidei loro paesi, e rappresenta unaprova tangibile dell’“l’investimento”che noi tutti abbiamo compiuto, inquesta collaborazione. Una realtàche ci porta a pensare che iniziativecome la nostra, daranno i loro frutti,anche molto tempo dopo la conclu-sione ufficiale del programma di col-laborazione.

Foroellenico 37

Ricostruzione della chiesa di Kathisma in base ai risultati

dello scavo archeologico (Arch. M.D. Lefandzis, 2002)

Sovrapposizione di più strati di

mosaico pavimentale rinvenuti

durante gli scavi

Page 38: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Roma. Nel suo luminoso atticoromano Irene Papas ci accoglie

con semplicità. Ma la sottile tunica pur-purea, sovrapposta all’abito di cache-mire nero, sembra un costume da tea-tro classico. Come il bellissimo visosenza tempo, dove i grandi occhi nerisono sempre stati sottolineati da unbistro naturale. Le è stato assegnatouno dei premi più prestigiosi delmondo, il Leone d’Oro alla carrieradella Biennale di Venezia. Ma quandoha avuto la notizia, ha lanciato una pro-vocazione: non datemi premi, ma soldi.

«Per carità, tutti i premi sono amore eonore, l’oro del Leone mi ha com-mosso. Però, hai presente il Nobel?Dà a chi lo riceve i mezzi per conti-nuare a fare ciò per cui lo ha ricevuto:se uno scienziato per continuare laricerca, se è uno scrittore per conti-nuare a scrivere. Un premio alla car-riera è un premio dato alla vita. Ma ioposso vivere solo mettendo in scenatragedie: datemi i mezzi per farlo,questo intendevo dire. E non ai vene-ziani, ma a chi potrebbe finanziarel’arte».

Quindi non si può fare arte senzadenaro?«L’arte è legata al denaro, e al potere.Come tutto. E’ politica»

Tu hai cominciato la tua carriera confilm molto politicizzati, come Z. diCosta Gavras, il film che denunciavail regime dei colonnelli.«No, io ho cominciato con i testi deitragici. E sì, sono tutti testi politici.Parlano tutti delle stesse cose: delloStato e della Chiesa, del potere e del

38 Foroellenico

La Biennale Teatro di Venezia, diretta dal regista Maurizio Scaparro, ha deciso di assegnare a Irene

Papas il leone dʼOro alla Carriera. Un riconoscimento concesso a “una delle artiste più note a livel-

lo europeo, la quale, nel corso della sua carriera, si è misurata con importanti ruoli femminili, del teatro

e del cinema, molti dei quali appartenenti alla tragedia classica”, come è stato sottolineato, tra lʼaltro,

nella motivazione ufficiale del premio. La Biennale Teatro, ha così onorato “una donna che rappresen-

ta, a livello mondiale, la cultura del Mediterraneo”. Irene Papas, nel corso della cerimonia, ha voluto reci-

tare brani della “Medea” di Euripide e di quella scritta dal poeta italiano Corrado Alvaro. Una donna

piena di energia, e di creatività, che il pubblico italiano ricorda per la sua interpretazione di Penelope,

nello sceneggiato Rai diretto da Franco Rossi, ma anche per le sue collaborazioni con registi teatrali

quali Roberto De Simone e Mauro Bolognini. Tra le interviste concesse dallʼattrice greca prima della pre-

miazione, Foroellenico ha scelto di proporvi il dialogo con la bizantinista e giornalista Silvia Ronchey.

Un interessante “botta e risposta”, in cui si parla di politica, di progetti futuri, della tragedia e del pro-

fondo amore ed interesse per lʼarte e la vita quotidiana, al tempo di Bisanzio.

IRENE PAPAS, vi preparo due anni da mitodi Silvia Ronchey

Page 39: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

denaro, della violenza, della guerra,della mistificazione, dell’ideologia».

Scusa, cosa cʼentra la tragedia grecacoi rapporti tra Stato e Chiesa?«Cos’altro rappresenta il ruolo diTiresia nella tragedia di Edipo se nonl’oscurantismo della casta sacerdota-le? la forza del braccio secolare dellaChiesa, brutale, e non solo per meta-fora? A quell’epoca le braccia degliuomini di chiesa erano forti anchefisicamente. Erano guerrieri, energu-meni. Pensa alla durezza, al senso diparità nel braccio di ferro tra Creontee Tiresia: "Io ti ho dato i soldi!", "E ioti ho fatto re!”. Z. di Costa Gavras erauna tragedia greca. Il potere e i soldi,la forza e la dittatura».

Forse anche grazie a quel film laGrecia è passata dalla dittatura allademocrazia.«Il che non cambia le cose. Anche nelregime che chiamiamo democrazia adecidere è sempre il denaro».

Sei pessimista?«Al contrario. Sono ottimista. Credo sipossa migliorare la natura umana. Maserve la cultura. Vedi che oggi i ragaz-zi non vogliono andare all’università?Hanno ragione. Lì non imparano nien-te. Potrei raccontarti infinite storie sucosa sono diventate oggi le universi-tà, greche ma anche italiane».

Sapessi io.«Se la catena di trasmissione delsapere è interrotta, dominanol’improvvisazione, la frustrazione,l’avidità. Siamo vittime di una dis-educazione profonda, capillare edestesa, che ci viene dall’America. Omeglio, da quello che ci viene propo-sto come modello americano.Perché poi l’America in sè, per lesue elite, ha università magnifiche.Che però non sono di Stato, e sonoaccessibili solo a una minoranza.Mentre alla maggioranza, e al restodel mondo, propone l’antitesi dellacultura».

Vedi che ho ragione? Sei la stessa disempre, uguale ai tempi di Z.Radicale, egualitaria, antiamericana.Con la differenza che ora sei statadelusa dalla politica.«Io non sono delusa dalla politicaperchè non ho mai avuto speranzanella politica, è chiaro? Non ho maiavuto illusioni. Non ho mai avuto unpartito. Ma ho sempre avutoun’ideologia, quella sì. E la mia ideo-logia sia chiama axiokratia. Sai cometradurlo?».

Certo. Meritocrazia. «Ed è un’ideologia fallimentare.Anche se moralmente funziona, poli-ticamente no».

Funziona al contrario.«Appunto. I politici sono impreparati aicompiti che lo spoils system gli affida.Mettessero mai qualcuno nel postoche gli permette di fare quello che safare. No, a fare cultura mettono imanager, a fare i manager mettono iprofessori universitari. E così via».

Peggio degli anni Sessanta?«Mah. A me basta che si conoscano

le cose prima di farle. Come usava aBisanzio».

Tu ami Bisanzio. Hai scritto un attounico su Teodora, hai inciso, conVangelis, le cantate di una poetessabizantina del IX secolo, Cassia, e gliinni della tradizione ortodossa. Haianche progettato un serial sulla storiabizantina raccontata attraverso le suegrandi donne.«Era un progetto con la Rai, ma all’ul-timo si è arenato. Come quasi ognitentativo di fare cultura in televisione.

Io però non mi arrendo. Sto scrivendoun altro serial. Parlerà di politica, disoldi e di potere, e sarà incentratosulla storia di una famiglia».

Tipo Dallas o Dynasty… Ma qualʼè lafamiglia?«Gli Atridi».

Non ci credo! La famiglia archetipica.È unʼidea geniale, ma durerà allʼinfini-to.«Due anni di puntate. Da Atreo eTieste passando per Giasone e gliArgonauti - i primi pirati - e per Medeae per il ciclo omerico e i tragici».

Meglio dei Darling, quelli di DirtySexy Money.«Molto meglio. Sesso, denaro, pote-re: più ci avviciniamo agli archetipimitici, meglio passa il messaggio. Quisaranno due anni di mito puro».

In tv? «La tv è un’invenzione fantastica, èmiracoloso che arrivi in tutte le case.Ma cosa porta? L’interesse commer-ciale, e non parlo solo della pubblicità,ma anche delle storie, che fanno ilgioco degli inserzionisti, degli sponsor.

Foroellenico 39

Page 40: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Una volta nell’antica Grecia un magna-te manteneva per un anno il coro, cheinterveniva con commenti propri trauna scena e l’altra della tragedia. Oracosa fa da intermezzo a un film o a unserial? La pubblicità delle calze!».

E cosa avrebbe portato nelle case ilserial su Bisanzio?«La dimostrazione esemplare che trale civiltà può non esserci opposizio-ne, ma integrazione. Un esperimentomillenario di multietnicità. Di Bisanzioamo la sapienza politica, la culturadello Stato. La sua meritocrazia, checonsentendo di accedere alle carrie-re attraverso l’istruzione statale e laselezione universitaria dava la possi-bilità di rinnovare le classi dirigentiprendendo il meglio dalle nuove etnie

che man mano incorporava. Pensiamo a Costantinopoli, quella“enorme foresta metropolitana”,come la chiamavano i viaggiatori.Come ha potuto vivere per undicisecoli, quella foresta, senza degra-darsi? Con tutto quel caos, quellamescolanza di cristiani, islamici,ebrei, e genovesi e veneziani e tur-chi… Eppure, il melting pot ha pro-dotto tanta bellezza quanta oggi nep-pure possiamo immaginare».

Potremmo, se la storia bizantina siinsegnasse meglio nelle scuola enelle università.«È un tale peccato che non accada.Lo Stato bizantino era preveggente,anzi, veggente. Bisanzio è stata unaprofezia. C’era già tutto. L’università

pubblica. La possibilità per le donnedi farsi una cultura. Pensiamo a AnnaComnena, o a sua nonna, AnnaDalassena. L’incarnazione più com-pleta di quel potere femminile che èstato una caratteristica unica dellapolitica di Bisanzio. Era su questo cheavrei voluto fare il mio serial, sullacatena femminile che ha fatto la sto-ria bizantina».

Tu sei unʼicona bizantina, basta guar-darti in viso. Saresti una perfettaAnna Dalassena.«Sì, potrebbe essere il mio ultimoruolo di attrice. Potrei farlo. PerBisanzio».

Da “La Stampa”, del 26 gennaio 2009

Un altro riconoscimento per Irene Papas, ma questa volta ad Atene. Il premio “greci e greche di rile-

vanza mondiale”, della Fondazione del Parlamento Ellenico è stato consegnato alla grande interpre-

te dal Presidente dellʼAssemblea Dimitris Sioufas, lo scorso 27 marzo. Visibilmente commossa, lʼattrice

pluripremiata ha voluto sottolineare che “questo premio ha unʼimportanza particolare, perché ad attri-

buirmelo è il mio paese..”. Da parte sua, il presidente Sioufas, riferendosi alla carriera internazionale

della Papas, ha aggiunto: “ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo. Con questo premio, viene

espressa la volontà di onorarla, sentimento comune di tutta la Grecia”. Presenti alla cerimonia, il primo

ministro Costas Karamanlìs, il ministro della cultura Antonis Samaràs, gli ex primi ministri Kostantinos

Mitsotakis e Costas Simitis e deputati di tutto lʼarco costituzionale.

Anche la Grecia onora la sua grande interprete

40 Foroellenico

Page 41: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Foroellenico 41

La storia restituita“Non possiamo che essere grati ai Greci per aver resti-

tuito a Venezia un tassello della sua bellezza…”Queste le parole del sindaco Massimo Cacciari, riportatedalla vice presidente del Consiglio Comunale della cittàlagunare, Silvia Spignesi, all’inaugurazione del restauratocampanile della chiesa di San Giorgio dei Greci. Il ringraziamento del sindaco filosofo è stato accolto conparticolare soddisfazione da tutti coloro che hanno contri-buito, in modo diverso ma con identica passione, al com-pletamento di un lavoro impegnativo quanto necessarioche, nel riportare a Venezia un pezzo della sua e dellanostra storia, ha restituito la bellezza originale all’impo-nente campanile, parte integrante del complesso architet-tonico del Campo dei Greci.Della sua storia e della storia dei Greci nella vita dellaSerenissima ha parlato la professoressa Chrisa Maltezou,direttrice dell’Istituto Ellenico di Studi Bizantini e post-bizantini, istituzione considerata come ‘l’ambasciatore’ cul-turale della Grecia in Europa. Con il rigore di sempre, e con autentica commozione, lasignora Maltezou nel suo intervento ha sottolineato il pro-fondo legame culturale tra i Greci e Venezia, di ieri comenell’oggi. La professoressa citando inoltre le molteplici atti-vità dell’istituzione da lei diretta, ha elencato i tesori dellacultura custoditi dall’Istituto e, naturalmente, ribaditol’importanza dei lavori di restauro del Campanile sottoli-neandone la sua affascinante inclinazione e i caratteri dichiara ispirazione bizantina. Un’opera complessa ed onerosa della quale si è fatto cari-co anche la Fondazione A.G. Leventis, voluta dal grandebenefattore di Cipro e dei greci, Anastasios Leventis, equindi istituita dalla sua famiglia dopo la sua morte. LaFondazione ha oggi più di 30 anni di vita e di lavoro meti-coloso nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonioculturale.I greci e gli italiani presenti alla cerimo-nia, hanno avuto l’occasione - senzaenfasi, senza alcuna inutile auto-celebra-zione ma con lo spirito di chi ama le sueradici e riconosce nella bellezza il futurodella cultura - di scambiarsi emozioni eriflessioni sulla storia lontana ed il pre-sente; un presente che, senza memoria,rischia di non essere mai il domani. E nella preziosa ed ospitale cornicedell’Istituto ellenico di Venezia tutto sem-brava possibile: lì il sapere, il conoscere,il cercare, l’intuire, il valorizzare… sonodi casa.

Viki Markaki

Sopra: il campanile di S. Giorgio in

fase di restauro.

In basso: pianta, prospetto e sezione

realizzati nel 1774 in occasione di uno

studio per determinare la staticità del

manufatto.

Page 42: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

42 Foroellenico

I l campanile fa parte del complessoarchitettonico del Campo dei Greci,

sviluppatosi attorno alla Chiesa diS.Giorgio.Il complesso si presenta contempora-neamente semplice ed imponente edè testimonianza della presenza dellaComunità Greca in Venezia nel rina-scimento.Già all’epoca dell’impero bizantino lapresenza dei mercanti greci nellacittà lagunare era frequente.Dopo la caduta di Costantinopoli lapopolazione greca in Venezia pareraggiungesse nel 1479 le quattromilapersone circa.Il primo problema che i Greci affron-tarono fu quello del libero eserciziodel loro culto.Nel 1536 iniziarono l’edificazionedella Chiesa che fu ultimata nel 1577,anno in cui avvenne l’insediamentodel primo metropolita ortodosso.Gli architetti della Chiesa furonoSante Lombardo, che diresse i lavorifino al 1547, e Giannantonio Chionache li diresse fino al compimento.Notevole è il patrimonio artistico edecorativo interno alla Chiesa, operadi importanti artisti greci dei secoliXVI-XVII e XVIII.La Chiesa di S. Giorgio dei Greci è lapiù antica e storica chiesadell’Ortodossia nella diaspora e puòessere annoverata tra le più bellechiese ortodosse nel mondo.Nel sagrato della chiesa sorge il cam-panile che fu costruito da BernardoOngarin nel periodo 1587-1603.Il campanile si presenta caratterizza-to da un impianto architettonico abase quadrata, abbastanza simile alcampanile tipico veneziano, con rife-rimento a quello di piazza San Marco,ma con caratteri di chiara ispirazionebizantina.(foto 1)La parte basamentale è realizzata in

conci di pietra d’Istria lavorati abugnato con una base modanata diattacco a terra e con una cornicesuperiore con fascia decorata in rilie-vo “a cane corrente”.

Addossate alla base del campanile,sui lati Est e Nord, sono presenti duelogge a pianta quadrata, ben propor-zionate, con la parte basamentale inpietra d’Istria. Il fusto del campanile è

I lavori di conservazione e restauro

del campanile della chiesa

di S. Giorgio a Venezia

di Alberto Torsello

Foto 1 - Il campanile prima del restauro

Page 43: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

scandito per tutta la sua lunghezzada tre lesene, su tutte le facciate, ter-minanti sotto la cella campanaria concapitelli in pietra d’Istria. (foto 2 e 3)La cella campanaria, tutta rivestita inpietra d’Istria, presenta un gioco ditrabeazioni modanate con elegantifregi e cornicioni aggettanti di raffina-ta e pregevole fattura.La cupola è realizzata in muraturacon rivestimento in lastre di piombo.La soprastante lanterna è realizzatain elementi lignei rivestiti da lastre dipiombo.Il campanile presenta un’inclinazionecaratteristica, prodottasi in fase di

costruzione. Da alcuni anni è in atto un monitorag-gio permanente che ne registra leoscillazioni. È emerso che il campanile è sottopo-sto ad una continua oscillazione conalcuni momenti di accentuazione incorrispondenza delle stagioni e dellemaree e con regolari momenti di ritor-no.Prima del restauro il campanile nonpresentava, a vista, problemi di stabi-lità strutturale ma vistosi fenomeni didegrado di tutte le superfici: ad into-naco ed in materiale lapideo.Dopo il montaggio dei ponteggi sono

stati eseguiti osserva-zioni e rilievi puntualidello stato di fatto, conla conseguente stesu-ra di mappe dei mate-riali e dei fenomeni edelementi di degrado.Per la formulazione delprogetto di interventosono state eseguiteuna serie di analisi chepermettessero dicaratterizzare la natura

del materiale e i fenomeni di degradoprincipali (sezioni stratigrafiche, ana-lisi chimico-fisiche ecc.).Il progetto, dopo una prima formula-zione, è stato messo a punto in faseesecutiva con la supervisione dei tec-nici della Soprintendenza ai BeniArchitettonici di Venezia. Temi del progetto erano la conserva-zione ed il restauro del campanile, inparticolare delle sue superfici, conl’obiettivo della conservazione e delrecupero dei materiali originari, utiliz-zando tecniche e metodologie tradi-zionali.L’uso di materiali della tradizione,applicati con tecniche antiche, havalorizzato la qualità del bene cultu-rale, testimone di un sapere antico.Grande cura è stata posta alla con-servazione degli intonaci originari incalce. Le integrazioni nelle parti man-canti sono state eseguite con mate-riali e tecniche analoghi a quelli delpassato. (foto 4)Anche il trattamento di risarcimento eprotezione della superficie dell’into-naco più recente è stato eseguito conidonei materiali della tradizione in

Foto 2 Foto 3

Foto 2 - La cella campanaria prima del restauro

Foto 3 - Gli intonaci originali prima del restauro

Foto 4 - Integrazioni dell’intonaco originario

Foroellenico 43

Page 44: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

44 Foroellenico

modo da rendere omogenea la per-cezione delle superfici di tutti i lati delcampanile. (foto 4)Un intervento complesso è statocompiuto per il recupero della lanter-na alla sommità del campanile.La lamiera in piombo è stata apertacon cura in modo da mettere in evi-denza la struttura lignea sottostante eda sostituirne gli elementi ammalora-ti con altri in legno di larice massiccioche, riposizionati, hanno restituito alla

lanterna il suo originario equilibrio.(foto 5)Anche lavori minori, come il rifacimen-to delle stuccature tra gli elementi lapi-dei in calce al posto del cemento intro-dotto da precedenti restauri, la sostitu-zione di elementi metallici di fissaggiodel materiale lapideo con elementimetallici fissati a piombo, il consolida-mento murario a scuci-cuci ed altro,sono stati condotti applicando tecni-che di conservazione tradizionali.

Complessivamente l’intero lavoro èstato svolto nel rispetto del valorestorico e culturale del monumento.(foto 6 e 7)Il lavoro nel suo complesso è statosviluppato con la collaborazione degliarchitetti Haris ed AlexandrosKalligas, che con il loro contributohanno reso possibile il finanziamentodel restauro da parte dellaFondazione A.G. Leventis.

Foto 5

Foto 7

Foto 6

Foto 5 - Sostituzione della struttura lignea

della lanterna

Foto 6 - Il campanile dopo il restauro

Foto 7 - La cellacampanaria dopo il restauro

Page 45: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Foroellenico 45

La prima volta che andai in Epiroero curiosa di sapere come

vedesse il mondo quel popolo dall’a-nima antica e dalla storia travagliatache, solo nel 1913, ha siglato il ricon-giungimento alla Madre PatriaGrecia. Subito imparai che i greci diquesta regione, soprattutto dellaPrefettura epirota di Prèveza, sonoun popolo pieno di entusiasmo, dicuriosità e passione. Non solo pas-sione, ma contraddittorietà, confusio-ne, caos e… generosità.Caratteristiche che si sono perse ingran parte dell’Europa. Per un grecoogni evento, per quanto conosciuto, èsempre eccezionale. Egli fa semprela stessa cosa per la prima volta: ècurioso e sperimentale. Sperimentaper sperimentare, non per stabilire ilmodo migliore di fare le cose. Ungreco non erge muri intorno a sé: dàe prende… generosamente. Gliuomini sono maschilisti, ma adoranole donne. Non quelle che si offrono,ma quelle che si fanno conquistare

con fatica, come usa da queste parti.Quelle che fanno loro credere diessere degli dèi, ma li comandano eli controllano. In questa terra tutto èvissuto con passione e un pizzico dipazzia. Diceva Zorba il Greco all’ami-co inglese nel celebre e omonimofilm: “Tu, mister, hai tutto meno unacosa, la pazzia. Ci vuole la pazzia,altrimenti non potrai mai essere libe-ro!”

Il viaggio in questa parte della Greciaè un viaggio nella natura, nel mito enella storia ma, soprattutto, è un viag-gio fra la gente. Un viaggio che cirende disponibili a provarel’emozione dell’ammirazione, laprima delle passioni dell’anima. Questa è la regione di cuis’impadronì l’antico Impero Romanoprima che fosse invasa da veneziani,francesi, inglesi e dai turchi ottomani.L’abilità dei greci a camuffarsi,nascondersi in grotte marine e mon-tane ha fatto sì che qui più che altro-

ve si conservassero usi, idiomi emodi di vivere antichi.

La costa Jonica è lunga poco più dicento chilometri, da Igoumenitsa,porto d’arrivo delle navi provenientidall’Italia, fino a Parga, Preveza edintorni. Il panorama è un florilegio di luci,colori, coste frastagliate con il mareblu cobalto e le spiagge punteggiated’ulivi con cale, calette e pittoreschiisolotti da raggiungere a nuoto. C’èuna simbiosi fra arte e viaggio e quise ne ha la conferma. Un tempo, inqueste acque scorazzavano le bandedi Mourtos, il pirata saraceno che dàil nome all’isolotto Mourtemenos, difronte al porto di Sìvota. Questo mareè un paradiso per i subacquei sia perla varietà di pesci, sia per i restiarcheologici che si possono ammira-re nei suoi fondali.

di Adriana Pavin, foto di Spyros Vagelakis

Un viaggiotra le passioni dell’anima

in alto: panorama

dell’isola di Panagia

Grecia: la costa jonica

Page 46: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

46 Foroellenico

A Parga si capisce subito cos’èla Grecia, cosa era stata, cosasarà sempre, nonostante il turi-smo, nonostante la modernità. Igreci amano paragonarla allanostra Positano e, in effetti, laricorda. D’estate, Parga parlaitaliano, mentre durante l’annoè la meta preferita dei turisti delnord Europa.Lungo tutta la costa i giornipassano come una canzone.Ascoltando Spyros, Georghiosed i loro amici parlare si sco-pre che la lingua greca, qui piùche altrove, è diversa da ognialtra in Europa non solo per lagrammatica ed i suoni, ma perl’enfasi, “è un parlare che creariverberi e lʼeco impiega moltotempo per giungere alle orec-chie, ed è gravido di risonanzapercepibile solo a rilento” scri-veva Henry Miller nel suo libro“Il colosso di Marussi”.

La cittadina è addossata allarocca del Kastro venezianocon il Leone di San Marcosulla torre di guardia. La pas-seggiata del molo è ai suoi piedi ecosteggia una baia a semiluna intor-no ad un isolotto, a poche decine dimetri, con sopra una chiesetta bian-ca, Panayia (Santa) Maria, con mac-chie di cipressi sparsi sulla roccia. Lasi può raggiungere a nuoto dallaspiaggiaPer quattro secoli, dal 1401 al 1700, iveneziani governarono questa terra,inclusa l’isola di Corfù, l’isola deiFeaci di Omero, dove Ulisse, nasco-sto fra gli arbusti, vide Nausicaa gio-care a palla con le ancelle. Per il suopassato “veneto” poeti e pittori laparagonano ad una donna greca dalmake up veneziano. “Lʼanima è fiera,indomabile e leggendaria, – dice loscrittore Roberto Giardina – lʼaspettoè quello di una vezzosa gentildonnaalla corte del doge con qualchecapriccio inglese, in ricordo di quelprotettorato”. La cittadina si stendelungo il mare e s’inerpica per montiricoperti da foreste d’ulivi. Furono iveneziani ad estendere la coltivazio-ne degli ulivi: vollero che gli abitantipiantassero alberi d’ulivo in ogniluogo, pagando un premio di diecimonete d’oro per ogni cento pianti-celle. Ne furono piantate tre milioni.In seguito, i turchi nel loro desiderio didesolare la Grecia, fecero della terraun deserto e un cimitero; i grecihanno sempre lottato per rimboschir-

la. “Più alberi, più ricchezza”, questoè sempre stato il loro motto. “L’alberoporta acqua, foraggio, bestiame eprodotti – dice la Kirìa (signora)Angelikì che mi accompagna - portaombra, riposo e canzoni; porta pittori,poeti e scrittori”. Per questo è tantodoloroso ciò che è accaduto nell’e-state del 2007, quando incendiarihanno distrutto intere regioni.

Parga è sempre stata il faro dell’elle-nismo. Quando nel 1819 i protettoriinglesi l’hanno venduta ai turchi di AlìPashà, gli abitanti, pur di non sotto-mettersi, hanno preferito fuggire aCorfù portandosi non solo le cosepreziose, ma anche i resti dei loromorti, trafugati di notte al cimitero purdi non lasciare neppure le anime inmano turca.È una cittadina idilliaca durante labassa stagione e ricca di vita e diver-timenti nei mesi estivi.Le sue spiagge sono fra le più sugge-stive della costa: la spiaggia di Valtos,dietro al castello della città. Krioneri,quasi all’entrata di Parga, con scogliraggiungibili a nuoto e l’isoletta dellaBeata Vergine “Panagia”, con laspiaggetta di Ammopouli. PisoKrioneri e Lichnos sono spiagge pit-toresche, incastrate fra rocce rosse,caverne ed un mare sorvolato daanatre selvatiche. Poco oltre si trova-

no le piccole insenature diBogonies, spiagge appartate,ideali per i nudisti. Nei pressidel porto è possibile affittarebarche o prenotare escursionialle isole vicine di Corfù,Paxos e Antipaxos.Taverne caratteristiche e risto-ranti sono sparse ovunque, incollina come in riva al mare eoffrono un pesce straordinario.Trascorrendo una serata nelletaverne del lungomare, maanche in montagna, si com-prende cos’è il kefi, il buonumore. Si chiacchiera, si ride,ci si corteggia… l’allegria salee… si danza. Un uomo si alza,la sigaretta fra le labbra, lebraccia allungate, le dita cheschioccano, il viso è concen-trato, con scioltezza ruota suse stesso, si accovaccia, fa unbalzo. Opa! Una signora dimezz’età lo segue. Ela! E tuttisi uniscono in un’esplosione distraordinario buon umore. Il contrario del kefi èlʼanisichia, un sentimentod’inquietudine, preoccupazio-

ne e paura che ha caratterizzato igreci di queste zone, invase per seco-li da inglesi, francesi, veneziani, tur-chi. Lʼanisichia è un sentimento di sospet-to, ancora radicato nelle personeanziane. Eppure, nonostante il passa-to, con questi greci, di Parga,Prèveza, Efira o Souli, ci si sentediversi, molto umani e più gioiosi.Sarà anche il mare, il sole, la luce, mariusciamo ad esprimere il meglio chec’è in noi!

A circa venti chilometri a sud-est diParga, verso l’interno, vi è uno dei piùpiccoli ed insoliti siti archeologici dellaGrecia. Si tratta del Nekromanteiondi Efira, l’Oracolo dei morti tra il V edil IV secolo a.C. Qui, nell’antichità, lepersone entravano in contatto conl’anima dei propri defunti ponendodomande ad una sacerdotessa. Perconsultare l’oracolo, ai questionantierano somministrate droghe allucino-gene per tre settimane, trascorse intre diversi stanzoni di pietra le cui fon-damenta sono ancora visibili. Il terzostanzone era riservato a uomini, edonne “non vergini”. La verginità eracontrollata dai “medici” del tempo conuno speciale strumento trasparenteoggi conservato nel piccolo museoadiacente il sito. Dopo questa “purifi-cazione”, i questionanti erano condot-

Preveza, acheronte-ingresso all’ade

Page 47: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

Foroellenico 47

ti, attraverso un labirinto, al centro deltempio alla cui guardia si trovavanoCaronte, il traghettatore di anime, edil suo cane molosso Cerbero tricefalodalla coda di serpenti, che li spaven-tava ulteriormente. Solo allora pote-vano accedere all’Antro Sacro perparlare con i trapassati.Nell’Odissea la maga Circe consigliaad Ulisse di scendere alle casedell’Ade per ricevere un vaticinio dal-l’indovino cieco Tiresia su come tor-

nare ad Itaca. Il Necromanteion è illuogo che, oltre ad Ulisse, ha vistoOrfeo alla ricerca della sua Euridice,Ercole per catturare il cane Cerbero,e Teseo, l’eroe attico, che arrivò finqui per rapire Persefone, moglie delre dei morti Aidoneo.

Il Necromanteion, attraverso unaserie di cunicoli, si congiunge con lasottostante spiaggia di Ammoudià,dove il fiume Acheronte si getta nel

mare. “Nel punto in cui i fiumiPiriflegetone (Vovos) ed il Cocito(Mavros) che nasce dallo Stige, siincontreranno con il fiume Acherontecon molto fragore, lì, nel mezzo, cʼèuna roccia con una grotta: lʼingressoallʼAde”. Sono parole di Omero.Sempre secondo Omero, qui si arenòla nave d’Ulisse, fra “pioppi e saliciinfruttiferi”. Qui cominciò la salita diUlisse al Necromanteion. La spiaggia di Ammoudià, dalla sab-

bia bianca, ombreggiata daulivi ed il mare trasparente, èparadisiaca a dispetto dei rac-conti omerici e di DanteAlighieri che ne parla nelCanto III dell’Inferno. Barchedi pescatori trasportano i visi-tatori lungo l’Acheronte finoall’ingresso all’Ade. Il mito,l’arte, la memoria e la naturaricca di suggestione, rendonoquesta parte della Grecia con-tinentale un viaggio indimenti-cabile in qualsiasi stagione.

Pochi chilometri ci separanoda Preveza, il capoluogo del-l’omonima prefettura, ma lameraviglia continua. Altri luo-ghi ricchi di memorie invitanoad una sosta o al programmadi una visita. Come Kassòpi ela Rupe di Zàlogo, sulla colli-na del villaggio di Kamarina.Un sentiero attraverso unapineta conduce a quella che

Preveza-Nikopolis l’anfiteatro

a destra il sito archeologico di Nekromanteion

Parga

Page 48: la cultura greca, fra tradizione e innovazione › download › pdf › 53177937.pdf · re del Salone, che lega la presenza del libro alla varietà di ogni territorio, ed alla sua

48 Foroellenico

un tempo era un’impor-tante città-stato: Kassòpi. Resta poco di questacittà che, costruita nel V secolo, fudistrutta dai Romani nel 167a.C.. Lasua posizione merita una visita siaper il panorama che vi si gode, siaperché si trova a qualche centinaia dimetri da Zàlogo. A Zàlogo curiosità estupore si mescolano nel contempla-re il gigantesco ed insolito monumen-to bianco che si erge imponente su diun alto precipizio. Fu qui che nel 1803, le donne del vici-no villaggio di Souli, erano 67, in fugadalle loro case bruciate e dalle bandedel sultano ottomano Alì, simulandouna danza, hanno preferito gettarsidal precipizio con i loro figli piuttostoche finire violentate dai turchi. La scultura monumentale, altissima,le rappresenta nell’intento di buttarsidalla rupe, tenendosi per mano. E’stata la più significativa ecatombedella storia. Zàlogo è località storica,simbolo dell’amore per la libertà diquesto popolo. Il candido monumentoin cima al monte è stato eretto nel1961 e per arrivare in cima bisognasalire 410 scalini partendo dal sotto-stante monastero di Agios Dimitrios.Da questo luogo, si scende nellapiana di Prèveza, fino al GolfoAmvrakikos che si apre verso il MarJonio. È un Parco Marino naturaleprotetto dalla convenzione RAMSARe meta ideale per chi si interessa diturismo alternativo: ecologico, fisiola-trico, scientifico educativo. Ogni area

della Grecia ha un suono tipico, dissePatrick Feimor, e questa zona ricordail suono lamentoso del “brekekekex”,mentre Prèveza ricorda il “koax”, fre-netico e nostalgico ad un tempo.

Alle porte di Preveza si trovaNicopolis, penultima tappa del nostroviaggio di vacanza e conoscenza. Ilsuo nome significa “Città dellaVittoria” perché fu costruita nel puntodove l’esercito romano di OttavianoAugusto si stanziò, prima della batta-glia di Actio nel 31 a.C., sconfiggendole forze alleate di Antonio e diCleopatra, regina d’Egitto e sua allea-ta e amante. Nell’anfiteatro, ogni esta-te, si tengono rappresentazioni teatra-li e musicali.

Preveza è la città più piccola dellaGrecia, aristocratica, capoluogo deldipartimento omonimo. E’dotata di unporticciolo attrezzato e ricco di bar-che da pesca e da turismo. Sul lun-gomare, come in una collana orienta-le, sfilano piccoli edifici colorati dell’800, caffè e caratteristiche taverne.La città vecchia, con il Seitan Bazar èpittoresca, ma tutta l’area conservatestimonianze delle genti che l’hannoabitata: dai goti agli ottomani. Sipensa che nell’antichità fosse stataun’isola. È una città dolce ed accogliente chedal tramonto sfodera la proverbialeallegria e disponibilità dei suoi abitan-ti. Ma, attente ragazze! In tutta la

Grecia, ma soprattutto su questacosta, l’attività serale dei giovani delposto è corteggiare le turiste straniere. Questi giovani greci in cercad’avventura qui li chiamano kamaki.Non è una parola molto raffinata, signi-fica “agganciare” e, infatti, il kamaki èl’arpione, il tridente di Poseidone. Qui, anche in amore i mitis’intrufolano. Nelle taverne si mangia,si ride, si balla e si fanno incontrisempre straordinari. Come quello conDimitri, un vecchio soldato incontratoin una taverna del Seitàn Bazar. E’molto anziano eppure bellissimo ealtrettanto malizioso. Mi mostra le suedecorazioni sempre appuntate alpetto, e racconta di come, nell’ultimaguerra, abbia dato rifugio a soldatiitaliani in fuga dai tedeschi. Georghios, invece, esalta la suaPatria al suono forte e lamentoso delrebetiko, il canto della nostalgia checelebra l’arrivo in Grecia dei profughiprovenienti da Smirne. Prèveza è ilpunto di partenza per una bellissimaveleggiata verso le isole di Lefkada,Itaca, Cefalonia. Così, sigà, sigà, piano, piano, attra-versando poco più di cento chilometridi costa, esplorando i dintorni, emo-zionandoci ai ricordi del passato, bal-lando e danzando e forse veleggian-do, abbiamo conosciuto non soloun’incantevole regione, ma cosasignifica essere greci!

Nekromanteion di Efira