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ATTO TERZO Bruno, di nuovo in manette, è inginocchiato sopra il cuscinetto. Sul suo volto spiccano tre riccioli di biacca: uno sulla fronte e uno su entrambe le guance. Milla gli sta accanto e glieli spalma con cura su tutta la faccia. Bruno: Allora, è finita la commedia? Milla: Scherzi? Abbiamo appena cominciato. Bruno: Che altro hai intenzione di fare? Milla: Adesso vedrai. Bruno: Non ti basta ancora? Milla: No, l’appetito vien mangiando. Non ti muovere, che mi fai le grinze… Bruno (urlando, con improvviso furore): Ohhh! E basta, cazzo! Che mi stai mettendo? Che vuol dire ‘sta roba? Milla: Fermo, che si rovina. Bruno: Lasciami stare, non mi toccare, stronza. Milla (resta un attimo spiazzata, poi subito reagisce, piegandogli la testa all’ingiù, con violenza): Ehi, non alzare la cresta, sai? Che succede, ci ribelliamo? Lo sai che non mi piacciono le novità…Attento che il conto cresce, diventa sempre più salato…(rabbonendosi, con voce suadente) Non farlo mai più (gli dà un leggero scappellotto sulla nuca), piccolo sciocchino… Milla riprende a spalmare. Bruno:..Io non riesco a capire che colpa ho da scontare per meritare tutto questo… Milla: Niente per tutto questo. Nessuna colpa. Non si scontano colpe quando si gioca. Perché…tu lo sai, no? Questo è solo un gioco, nulla di più. Ti ho fatto il solletico, finora. Stiamo scherzando. La pena della tua colpa può essere solo la morte – o forse nemmeno quella…qualcosa di ancora più grande, se esiste…nessun male, nessun dolore, ti merita davvero… Bruno: Mi fai schifo. Milla: Ehi, ti ho già avvisato: stai attento a non tirare troppo la corda! Bruno: …Ma perché ci siamo sposati? Milla: E’ quello che mi chiedo sempre anch’io. Per convenienza, credo. Ci faceva comodo, ci siamo fatti i conti in tasca…te, non potevi continuare a spendere milioni con le puttane d’alto bordo, immaginandoti – mentre ci scopavi – che fossero tua madre (e sì che troppo caro ti costava, quel vizietto!)…quanto a me…ero rimasta sola al mondo, e avevo bisogno di farmi mantenere da qualcuno, di aggrapparmi a una boa nel mare mosso delle mie incertezze…avevo bisogno di dare

La dominante - specimen antologico

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ATTO TERZO Bruno, di nuovo in manette, è inginocchiato sopra il cuscinetto. Sul suo volto spiccano tre riccioli di biacca: uno sulla fronte e uno su entrambe le guance. Milla gli sta accanto e glieli spalma con cura su tutta la faccia. Bruno: Allora, è finita la commedia? Milla: Scherzi? Abbiamo appena cominciato. Bruno: Che altro hai intenzione di fare? Milla: Adesso vedrai. Bruno: Non ti basta ancora? Milla: No, l’appetito vien mangiando. Non ti muovere, che mi fai le grinze… Bruno (urlando, con improvviso furore): Ohhh! E basta, cazzo! Che mi stai mettendo? Che vuol dire ‘sta roba? Milla: Fermo, che si rovina. Bruno: Lasciami stare, non mi toccare, stronza. Milla (resta un attimo spiazzata, poi subito reagisce, piegandogli la testa all’ingiù, con violenza): Ehi, non alzare la cresta, sai? Che succede, ci ribelliamo? Lo sai che non mi piacciono le novità…Attento che il conto cresce, diventa sempre più salato…(rabbonendosi, con voce suadente) Non farlo mai più (gli dà un leggero scappellotto sulla nuca), piccolo sciocchino… Milla riprende a spalmare. Bruno:..Io non riesco a capire che colpa ho da scontare per meritare tutto questo… Milla: Niente per tutto questo. Nessuna colpa. Non si scontano colpe quando si gioca. Perché…tu lo sai, no? Questo è solo un gioco, nulla di più. Ti ho fatto il solletico, finora. Stiamo scherzando. La pena della tua colpa può essere solo la morte – o forse nemmeno quella…qualcosa di ancora più grande, se esiste…nessun male, nessun dolore, ti merita davvero… Bruno: Mi fai schifo. Milla: Ehi, ti ho già avvisato: stai attento a non tirare troppo la corda! Bruno: …Ma perché ci siamo sposati? Milla: E’ quello che mi chiedo sempre anch’io. Per convenienza, credo. Ci faceva comodo, ci siamo fatti i conti in tasca…te, non potevi continuare a spendere milioni con le puttane d’alto bordo, immaginandoti – mentre ci scopavi – che fossero tua madre (e sì che troppo caro ti costava, quel vizietto!)…quanto a me…ero rimasta sola al mondo, e avevo bisogno di farmi mantenere da qualcuno, di aggrapparmi a una boa nel mare mosso delle mie incertezze…avevo bisogno di dare

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ordine alla mia vita, di sistemarmi, insomma. Stabilità, serenità, dolci pigrizie e buone abitudini. E’ l’età che ti porta a volere questo…sai, cominci a sentire il peso degli anni, ad averne paura…il tempo ti scorre addosso e ti lascia ferite croniche, che non riesci più a disinfettare…hai bisogno di durare, di fermare le cose che ti sfuggon tra le mani… Bruno: Oggi pare incredibile, eppure è esistito – mi sembra – un tempo che noi Milla (interrompendolo): Un tempo lontano, Bruno: il tempo dell’illusione. Bruno: …che noi si andava addirittura a gonfie vele… Milla (ironica): Bum! Bruno: …Sì, sì, a gonfie vele…e adesso? Milla: E’ la storia di tutte le storie, Bruno: la storia di ogni amore. Bruno: …Ma era vero forse, l’amore, se ricordi!?… Milla: Era la maschera ipocrita per nascondere la faccia mostruosa dei nostri egoismi. Ci si amava per la pena di noi stessi. Bruno: …Mi sembravi la persona giusta. Milla: E’ così che sempre si dice. Bruno: Ma siamo mai stati felici, io e te? Neanche un attimo? Milla: Felici come possono esserlo due ciechi che non vedono il mondo e lo dipingono coi colori della mente, se lo immaginano più bello di come è. Felici come chi scambia i sogni per la realtà vera. Come se ti metti in costume solo perché uno squarcio di sereno ha fatto capolino tra montagne di nuvole nere, e ti illudi che il cielo sia tutto azzurro e che ti possa abbronzare. Ma quei raggi di sole durano un istante. E ci resti fregato, te ne accorgi poco dopo. Che è già troppo tardi per riparare. I vestiti che avevi non li trovi più, qualcuno li ha fatti sparire. Si resta nudi a tremare di freddo. Bruno: Potevi dirlo subito. Esiste il divorzio. Si può cancellare tutto e cominciare daccapo. Milla: No, no che non si può. Il bivio è lontano, ormai. La tua vita è decisa, è una strada a senso unico, e devi andare avanti: tornare indietro non è possibile. Uno sbaglio non si cancella, resta per sempre. Bruno: Eppure da fidanzati ci stavi bene con me… Milla: Con il fantasma che di te m’ero creata, con quello che volevo che fossi, con le speranze che mi davi. Poi tua madre si mise in mezzo…o meglio me ne accorsi, ché c’era sempre stata: invisibile ma c’era, come adesso… Bruno: Mamma ti voleva bene, sei tu che non l’hai mai capita. Non hai mai fatto un passo verso lei, verso di me, verso nessuno al mondo. Sei buona solo a giudicare, a dare colpe, a stabilire condanne e infliggere castighi…avresti proprio bisogno di una bella lezione…

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Milla (pizzicandogli le guance, con tono aggressivo - man mano a sfumare): Ohh, zitto, sa?…Stai scherzando con il fuoco…Guarda che ti distruggo, ti spappolo, ti squarto in due, ti passo al tritacarne, ti lesso nell’acqua bollente…Non prenderti mai più la libertà di dirmi chi sono o chi non sono… Milla raccoglie da terra la parrucca rossa e ricciuta, lasciata dalla Madre, e comincia a spazzolarla dolcemente con un pettine. Bruno (dopo lunga pausa): …Perché hai paura di saperlo, chi sei: ecco la verità. Ci vorrebbe davvero che mamma tornasse al mondo per darti una bella lezione. Milla: Non può, è troppo occupata. E’ la più grande puttana dell’aldilà. E’ richiestissima, sai? Non la lasciano un attimo in pace. Dì un po’: che ne diresti di andarla a trovare, stanotte stessa? Dài, ti presenti, chiedi di lei…vedrai che a te, fa un prezzo speciale… Bruno: Ecco, vedi, più fai così e più tradisci la tua debolezza. Credi di trionfare, ma non capisci che stai perdendo…Ti sto battendo, Milla: ti sto battendo! Sei un cane braccato, ormai, col fiato grosso in gola: attacchi per non subire, per ritardare di qualche attimo la sconfitta, ma in fondo lo sai che non c’è scampo, per te. E adesso su, forza: incazzati, picchiami, fammi quello che ti pare…non ho paura di te. Milla: Credilo, se ti fa piacere. Le tue chiacchiere non possono nulla contro i miei fatti. Io, sono più forte. In quanto donna, in quanto nuora, in quanto moglie. Io, Milla De Angelis…senti come suona: Milla De Angelis… Bruno: In Cavallari. Milla: No: De Angelis e basta. Io, sono più forte. Bruno: E allora perché per picchiarmi hai bisogno di mettermi le manette? Milla (accusando il colpo): …per…ma per materializzare una tua condizione dello spirito, sì: per darti la possibilità di non dover accusare te stesso per il fatto di non reagire, almeno puoi sempre dire: “Beh, giusto perché mi hai messo le manette, altrimenti vedresti”. Volevo solo risparmiarti un’umiliazione in più…ma te, come sempre, non capisci i miei segni d’affetto…Comunque, se non gradisci, possiamo sempre rimediare (gli toglie le manette)…Ecco: sei libero…ma questo come vedi non cambia assolutamente nulla…manette o non manette - ascoltami bene - tu sei nato per subire: sei la miliardesima parte dello zero, ed io debbo trasformarti nella tua verità, affinché tu possa diventare per davvero ciò che sei…Tu conterai qualcosa il trentadue ottembre del sempremai: il giorno che il sole nascerà ad Ovest e viaggerà in cielo a braccetto con la luna…il giorno che i delfini voleranno nel silenzio delle nuvole, e le aquile nuoteranno negli abissi del mare… Bruno, smanioso di sgranchirsi, fa per alzarsi. Milla: Ehi, attento: non ti mettere strane idee in testa…Ci sono ancora due colpi qui (accarezza di sfuggita la pistola), e sono ansiosi di fotterti… Bruno ricade ginocchioni sul cuscinetto. Milla (come trionfante): …Ahah, mi fai proprio ridere…Se tu sei un uomo…

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Bruno (rassegnato, come in un sospiro): Lo sono… Milla: …io sono ancora innamorata di te… Bruno: Lo sei. Milla: …e tua madre è la vergine che siede alla destra del Signore… Bruno: Lo è. Forse. Milla: Lo siamo tutti, sempre, quello che non vorremmo essere. Però lei, tua madre, il Signore se la trova nel letto: la chiama quando ha voglia di cosare…e non gli siede alla destra ma sopra, a cavalcioni… Bruno (urlando): Smettila di bestemmiare. E lascia perdere mia madre, porca puttana! Milla: Lo vedi? Sei tu stesso che la bestemmi! Non riesci proprio ad accettare che tua madre è la più grande puttana nella storia passata presente e futura dell’universo…la sporca battona degli inferi, la sfavillante squillo dei cieli. Si fa tutto, lei, non rifiuta niente: cherubini, arcangeli, stanti, sante, anime del Purgatorio, demoni, draghi, serpenti, chimere, grifoni, idre, arpie, baccanti, pianeti, comete, nebulose, luce, buio, aria, acqua, tempo e spazio: ogni unico istante, ogni singolo centimetro, ogni minimo elemento di questa grande esistenza ha conosciuto la dolce consolazione del suo passaggio. E’ risaputo, ormai: fin laggiù, nelle più sperdute e lontane costellazioni. Del resto lei è una brava professionista, non c’è che dire: è sempre stato il suo mestiere, no? I clienti lei li spupazza e li stravizia, e loro restano contenti e si passano parola, l’uno con l’altro, curiosi di provare, ansiosi di rifare. La vogliono tutti, la chiamano ovunque. Una moda, una mania. E quindi è sempre in giro, con l’agenda zeppa di appuntamenti, a calmare il dolore del mondo. Un’infermiera, una benefattrice. Bruno: Sei una gran figlia di puttana. Milla: Non è possibile, non sono tua sorella. Bruno: Pagherai tutto. Milla: Certo, come te, come tua madre. Però voi prima di me. Tua madre era gelosa, m’aveva odiato fin dal primo istante. Non per quello che ero – io o un’altra faceva lo stesso…no: per quello che rappresentavo, a prescindere. Ero la nuora, capisci? La donna rivale che accedeva al pivellino del figlio e glielo portava via…un sequestro legalizzato, un abominio benedetto dalla chiesa. Quando nascesti tua madre giurò a se stessa di fargliela pagare a tuo padre per averla messa incinta senza volerlo, e alla donna che un giorno ti avrebbe sposato… Bruno: Maledetto giorno. Milla: …dal momento che eri suo, dovevi esserlo per tutta la vita…Senti un po’, te lo ricordi come è morta tua madre? La trovaste fulminata dal phon nella vasca da bagno. Bene, credo sia giusto tu sappia la verità, adesso che la stai per raggiungere… non fu una disgrazia, no: fui io a buttarglielo nell’acqua mentre si lavava… Bruno: …Non ci credo: se fosse vero non verresti a dirmelo.

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Milla: Io te l’ho detto, padrone tu di non crederci. Qualche attimo di silenzio. Bruno: …e…perché l’avresti fatto? Milla: E me lo chiedi pure? Un po’ perché non ne potevo più della sua gelosia. Ma soprattutto per punire te, la tua vomitosa sudditanza, la vostra dannata coalizione…Perché non avevi mai avuto le palle per difendermi di fronte alle sue menzogne, anche se sapevi che avevo ragione…Volevo strapparti una volta per tutte alle sue cosce: c’eri nato e cresciuto in mezzo, le ostetriche si erano dimenticate di portarti via…Volevo vedere se senza quel punto di riferimento mi avresti rispettata come moglie, o addirittura mi avresti messo al posto suo. Così avvenne, infatti. Ero stufa di prenderle, volevo darne un po’ anch’io. Diciamo pure che ero a mia volta gelosa di tua madre, del potere che aveva su di te…(notando la perplessità di Bruno) Cos’è, non mi sembri ancora convinto…proprio non riesci a credere che abbia ammazzato tua madre? Bruno: Se lo credessi davvero non staresti lì a sparare cazzate. Ti avrei già massacrato. Milla (in tono di sfida): E allora fallo, su, perché è vero… Bruno (urlando): No! Milla (più forte): Sì! Bruno (ancora più forte, ma debole, internamente rotto da commozione): Noo! Milla (ancora più forte, asciutta): Sìì! Qualche attimo di silenzio. Bruno: A questo siamo ridotti…Cristo, ma perché sei diventata così? Milla: Lo sono sempre stata. Bruno: Ma che volevi da me? Che speravi quando mi dicesti di sì, sia stramaledetto quel giorno! Milla (accalorata): Tu mi dovevi dare tutto quello che la vita non mi aveva dato, tutto quello che io stessa non potevo darmi. Dovevi farmi sentire donna. Soffocarmi di baci, deliziarmi di bridi dolci, coprirmi di fiori, carezze, regali, attenzioni sempre nuove. Stupirmi con la tua mente, liberare i sogni che avevo nel cuore, portarmi ogni giorno via da questo mondo di merda…(commovendosi) Volevo avere dei figli, ma il tuo seme era fasullo e guasto, non ce la facevi a mettermi incinta, neanche a quello eri buono. Volevo essere Regina di un Re, non schiava di una pecora… (riacquistando decisione) Io, non tua madre, meritavo di essere La Dominante, la donna sul piedistallo, il trono in cima al mondo, servita e riverita…Mi hai deluso, Bruno. Bruno: …Va beh, ma ora che posso fare? Milla: Per intanto infilati questa (gli porge la parrucca). Bruno (sistemandosela in testa): Poi?

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Milla: Poi niente, non c’è più niente da fare, ormai. Troppo tardi. Solo una cosa, forse, ed è la più importante: pagare il conto. Bruno: Quale conto? Milla continua a truccare Bruno: rossetto sulle labbra e contorni di matita. Milla: Devi pagare la colpa di esserci, di avermi incontrato e illuso. Una lingua di fuoco per ogni offesa che m’hai dato: sei messo male, Bruno Cavallari! Ti vedo già cenere…Ha sul groppone la morte di due donne, la tua diletta madre e la tua diletta amante. Per colpa tua le ammazzai: sei tu il vero assassino. Passi per tua madre – ne ho liberato il mondo, dovrebbero farmi un monumento…ma la Bertelli, quella povera ragazza…sapessi che pena ogni volta che ci penso…Sfogai su di lei parte della mia rabbia perché ebbe la sventura e l’imprudenza di capitarmi per prima sotto tiro. E invece te, te, non lei, avrei dovuto fare a pezzi! Anche se la sua morte è servita comunque a qualcosa, e questo glielo devo finché campo. Quella notte passata con lei nel porcile è stata uno squillo di luce, nel buio più sporco e nero dell’anima mia: mi ha svelato zone nascoste che non credevo di avere…(abbassa la voce) Ho capito di essere lesbica…E’ questo il grande equivoco di fondo, la distorsione della mia vita, capisci? E’ lì la radice di tutto. L’aveva detto tua madre, del resto, e fu l’unica volta che ebbe ragione! Ma adesso, sai… (abbassa la voce) Io son convinta che la Bertelli si nasconde dentro l’aria di questa casa…Si muove leggera, scivolando tra le faglie del suo cuore. Percepisco la sua presenza. Mi segue, mi osserva dal vuoto, coi suoi occhi di ragazza innamorata…Si è persa nel controspazio, sai? Nell’inversa ragione dell’essere, nel rovescio delle cose. Una volta ci sono andata vicino e ho avuto tanta paura di caderci dentro…laggiù è solo silenzio e orrore e nulla e perdizione, e il tempo non esiste. E’ un mondo buio e capovolto, ma da qualche parte riserva un’uscita, che apre sul mondo della luce…e la Bertelli si aggira inquieta per trovare lo spiraglio… è senza pace, poverina, e mi chiede aiuto: è rimasta impigliata in questo limbo, io devo liberarla… …Ecco fatto, un ultimo tocco, là…e adesso il naso rosso (gli mette un naso rosso da clown)…perfetto! Bruno: Da che m’hai combinato? Milla: Da clown, cos’altro sennò? Non eri un clown, forse, nel Gran Circo di tua madre?…Così adesso tu ti alzi e cominci a ballare in tondo attorno a questo cerchio immaginario… Bruno si alza e lentamente, molto goffamente, comincia a trotterellare in cerchio attorno al cuscinetto. Milla (battendo le mani): Coraggio, su…un po’ più veloce, bravo…e adesso ripeti con me Grandissima puttana del cielo e della terra Bruno: Ce l’hai con mamma, vero? Milla: Ma certo! Ripeti, forza! Bruno: No! Milla (minacciandolo con la pistola): Ripeti ché t’ammazzo!

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Bruno: Va beh, basta che ti calmi. Com’era? Milla parlerà con tono solenne e deciso, ma la sua convinzione andrà man mano a spegnersi, la sua voce sempre più stravolta e strana. Bruno ripeterà le battute durante i giri di corsa, con la voce sempre più rotta dallo sforzo, ansante, mentre sorgerà di nuovo il “sottofondo” (cigolii e gemiti), dosato in climax ascendente. Milla: Grandissima puttana del cielo e della terra Bruno: Grandissima puttana del cielo e della terra Milla: In qualunque letto ti trovi Bruno: In qualunque letto ti trovi Milla: E qualunque sia il fallo Bruno: E qualunque sia il fallo Milla: Che ti gonfia di seme bollente Bruno: Che ti gonfia di seme bollente Milla: Per gravidarti di rospi e serpenti Bruno: Per gravidarti di rospi e serpenti Milla: Esci dal cuore dell’aria Bruno: Esci dal cuore dell’aria Milla: Dall’infinita regione del nulla Bruno: Dall’infinita regione del nulla Milla: Dall’intima regione d’ogni sua apparenza Bruno: Dall’intima regione d’ogni sua apparenza Milla: Intercedi presso i tuoi clienti Bruno: Intercedi presso i tuoi clienti Milla: Quelli più influenti: angeli e santi Bruno: Angeli e santi Milla: Demoni e caronti Bruno: Demoni e caronti

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Milla: Anche Lui, se necessario Bruno: Anche Lui, se necessario Milla: E prometti loro secoli di voglie Bruno: Prometti loro secoli di voglie Milla: A tariffe eccezionali Bruno: A tariffe eccezionali Milla: Ma torna quaggiù per un momento Bruno: Ma torna quaggiù per un momento Milla: E libera Bertelli Anna Bruno: E libera Anna Milla: E portala al Signore Bruno: Portala al Signore Milla: Perché la amo Bruno: Perché io la amo Milla: Ma poi torna, torna veloce Bruno: Torna veloce Milla: E portami via con te Bruno: E portami via con te Milla: Nella vagina rossa e putrefatta Bruno: Nella vagina rossa e putrefatta Milla: Da dove, nel dolore Bruno: Da dove, nel dolore Milla: Mi spingesti fuori, ad inquinare il mondo Bruno: Mi spingesti fuori, ad inquinare il mondo Milla: Laggiù, in quella tomba di caldo silenzio Bruno: Di caldo silenzio

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Milla: In un mare di fuoco e di sangue Bruno: Di fuoco e di sangue Milla: Dentro quel guscio di cielo Bruno: Guscio di cielo Milla: Fammi al più presto ritornare Bruno: Ritornare Milla: E che tu possa crepare Bruno: Che tu possa crepare Milla: Di nuovo e sempre Bruno: Di nuovo e sempre Milla: Per tutti i falli che hai avuto Bruno: Avuto Milla: E continui ad avere Bruno: Avere Milla: E la tua pena sia pari alla tua colpa Bruno: Pari alla tua colpa Milla: Inestinguibile, come il mio odio Bruno: Come il mio odio Milla: Inestimabile, come il mio amore Bruno: Amore Milla: Nei secoli dei secoli Bruno: Secoli Milla: Fino alla fine del tempo Bruno: Tempo Milla: Amen

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Nel ritmo incalzante dei cigolii, i gemiti raggiungono il loro spasimo estremo, l’estasi e la morte dell’amplesso, accompagnando le ultime battute della “preghiera”. L’orgasmo, sottolineato da una forte luce bianca lampeggiante, che colpisce dall’alto la scena, produce il suono di una clamorosa e roboante scorreggia, che seguirà a ruota l’”Amen” di Milla. Da quel momento comincerà a diffondersi per tutto il teatro un odore sempre più forte di incenso. Milla, ormai stremata, cade in ginocchio sul cuscinetto a capo chino, ansante. Bruno continua a correrle intorno per altri tre giri, poi rallenta, si ferma un attimo, riprende, si ferma del tutto. Profondamente turbato e ansante a sua volta, con occhi spaventati, prende ad annusare l’aria. Milla (parlando come in sogno, a capo chino): …L’ho vista, sai? E’ passata proprio adesso…mi sorrideva…lanciava baci come fiori, benedicendo il mondo…era bella, sì, bianca di luce…alta di nuvole e di stelle…e ho sentito la forza della sua anima…l’universo è orgoglioso di lei… Bruno (annusando): Oddio…ma questo è…cazzo, ma questo è… Milla (c.s.): …E ho visto i miei bambini che mi sfioravano da dentro, ed era lei che li portava con sé…mi aspettano da sempre in un giardino di luce, nel piccolo cielo che ruota al centro del mio respiro, nel cuore più profondo del mio cuore…vogliono che torni da loro, faremo festa insieme…e mi dicevano mamma, anche se non sono mai nati… Bruno (c.s.): …è l’odore di mamma…senti, senti… Milla (c.s.): …E ho visto tutte le vite che sono e che potevo essere, e non c’era niente di giusto e niente di sbagliato…E ho capito di essere ogni cosa. Tutto il tempo e tutto lo spazio del mondo respira nell’anima immensa: è una mente innamorata, una madre che spera, che perdona e che comprende. Un bacio infinito, senza nome né perché. Nello stupore della mia coscienza. Non ho più senso…(alza la testa, guardandosi intorno con occhio fisso e sognante) Ma adesso…adesso dove sono? C’è un deserto grigio di luce oscura…(con voce man mano più alta e concitata) L’ombra si muove, i bordi si dissolvono: non c’è più limite, non c’è…ecco, è carico il diluvio, le acque gonfie si rompono, moltitudini si affollano…il silenzio vomita rimpianti, ragioni di sogni, echi di pensieri…escono teste dal cuore del vuoto, vengono per me…occhi mi fissano, spille mi trafiggono…ho paura di queste facce, mi guardano e ridono ridono ridono, da ogni parte mi accerchiano mi spingono mi schiacciano…Aiuto, soffoco, non lasciatemi sola…(con voce infantile) Grazie, sei tornata…ti voglio bene, sai? Ma spegni questo suono, ti prego…lasciami, che fai? Dove mi porti?…Fermiamoci: ho paura di andare avanti…Restiamo qui, riscaldiamoci un po’…Tutto è vivo e vero, e splende di miracolo da dentro…Ahh, quanta luce, guarda che bello!…Volar felici sulle cose, come gabbiani nell’azzurro sole, sfiorando il pelo delle spume al vento…Ma cos’è quel puntino nero?…E perché sei così triste?…Uffa, perché mi hai portata qui?…Ecco, vedi? Si avvicina, si allarga…E’ la bocca di un pozzo…Sento il silenzio che mi chiama dal fondo, trascinandomi con sé…Oddio, sto scivolando…Non mi lasciare, reggimi, reggimi… Milla prorompe in un urlo fortissimo, lungo, cupo, feroce, disumano. Bruno (accorrendo): Ohh, Milla…che ti prende? Milla (calma e affranta, occhi fissi, sguardo visionario): E’ tutto limpido e calmo. Bruno (scuotendola): Milla! Svegliati! Oh! Milla (c.s.): Non c’è più nulla.

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Bruno (c.s.): Oh! Dài, non aver paura! Milla (c.s.): E’ semplice amore: mi ama, mi accetta, lo sento… Bruno (c.s.): Milla! Milla (annuisce, illuminandosi di un sorriso): Anch’io, sì. Bruno (c.s.): Oh! Svegliati! Milla (c.s.): Bene qui: mai più tornare. Bruno (c.s.): Ohh! Milla (c.s.): Sì: essere in te. Bruno (c.s.): Milla!? Milla (spegnendo il sorriso): Per sempre. Bruno (c.s.): Ohh! Mi senti? Milla: Abbracciami, ho tanto freddo. Bruno: Eh? Milla (con un fil di voce): Abbracciami. Bruno (inginocchiandosi e abbracciandola): Calma, amore, calma. Hai sentito l’odore di mamma? Esiste, esiste e ci protegge: capisci? Ti rendi conto? Da qualche dimensione ci osserva, veglia su noi, esiste fra noi. Questo vuol dire che la vita continua, dopo la morte…Ed io che non ci ho mai voluto credere! Ma non lo diremo a nessuno: sarà il nostro piccolo grande segreto! E adesso calmati, dài…Bimba mia, hai bisogno di cure, di riposo…E poi mamma ti aiuterà, ne sono certo…Vedrai che tutto si aggiusta, eh?…Mi ascolti, Milla? (la scuote)…Oh!… (con voce stranita) Milla, rispondi!…(urlando man mano di più) Milla! Millaaa! Oh cazzo, Dio santo aiutami, Madonna mia, aiuto, Professore, aiutooo!!! Dalla quinta di sinistra accorre bofonchiando lo Psichiatra, scomposto ed arruffato, mentre ancora si sta allacciando i pantaloni. Psichiatra: …a rompermi i coglioni…Che c’è, perdio! Che succede, ancora, banda di mentecatti! Bruno indica Milla, in silenzio. Lo Psichiatra si ricompone, riacquista d’un colpo tutto il suo aplomb professionale…quindi si avvicina a Milla, la considera con occhio clinico, si curva ad auscultarne il cuore, più e più volte. Psichiatra (dopo lunga pausa di preambolo, con voce distaccata e impersonale): …Ebbene è dura ammetterlo ma, a quanto consta, l’esperimento…purtroppo non ha avuto il buon esito sperato. E’ doveroso, a questo punto, prendere atto della dura irreversibile realtà, rassegnarsi di buon grado e, in una parola: accettarla. E’ andata male, ma tant’è: incerti del certo, rischi ponderati dell’imponderabile…Mi dispiace, Cavallari! Stia ben convinto, peraltro, che la Scienza

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Dalle quinte, fuori campo, giunge il richiamo della Madre. Madre (languida, liquida, vogliosa e sensuale): Baby! Babyy!! Psichiatra: ...che la Scienza ha fatto... Madre (c.s.): Babyy!! Amoruccio!!! Vieni! Psichiatra (verso la quinta di sinistra): …Eccomi, arrivo!…(a Bruno) che la Scienza, dicevo, ha fatto tutto il possibile! Ma proprio tutto, sa?! Si persuada! Cosa pretendere di più? Madre (c.s.): Presto, amore! Non resisto! Psichiatra: Mi dispiace: davvero! …E adesso, se permette…il dovere mi chiama di nuovo… Madre (c.s.): Baby!! Psichiatra (avviandosi verso la quinta di sinistra): …Eccomi, troia: un po’ di contegno!… Milla giace esanime tra le braccia di Bruno, il quale resta col viso affondato nei suoi capelli, mentre sale dal profondo silenzio lo stesso canto popolare del Prologo (Scena 2). I corpi di entrambi vengono raggiunti e accarezzati da un raggio di luce che piove dall’alto. Dopo una lunga pausa, Bruno alza lentissimamente il capo, mentre la sua bocca vomita la smorfia di un abissale, in articolabile urlo di silenzio. Dalla smorfia sorge un sibilante fremito (indecidibile, fra riso e pianto), che diviene sempre più frenetico e profondo (Bruno guarda in alto, con il capo rivolto all’indietro) sino a che, al culmine del climax, il palcoscenico viene ghiacciato nell’eternità di un lampo (s’interrompe di colpo il canto, cui subentra uno sfrigolio elettrico). La luce resta intensissima qualche istante; poi cala lentamente verso la penombra (mentre sfuma lo sfrigolio): dinamica che Bruno accompagna, con la parallela discesa del suo sguardo (commosso e intensamente umano) verso Milla. Bruno, infine, guarda Milla con la sorpresa e la meraviglia di chi vede per la prima volta il mare. Bruno (a Milla): …Mamma!? Poi alza lo sguardo e lo fissa davanti a sé, perso nel vuoto.

BUIO

Fine