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GRASSROOT ANTIDISCRIMINATION THE LOCAL GOVERNANCE OF MONITORING POLICIES DISKRIMINEERIMISVASTANE VÕITLUS “ROHUJUURE” TASANDIL MONITOORINGUTE LÄBIVIIMINE KOHALIKUL TASANDIL ES LAS RAÍCES DE LA ANTIDISCRIMINACIÓN POLÍTICAS DE MONITORIZACIÓN DE LOS GOBIERNOS LOCALES LA LUTTE CONTRE LES DISCRIMINATIONS SUR LE TERRAIN LA GOUVERNANCE LOCALE DES POLITIQUES DE CONTRÔLE LA LOTTA ALLA DISCRIMINAZIONE ESPERIENZE DI GOVERNANCE LOCALE MEDIANTE IL MONITORAGGIO COMBATE À DISCRIMINAÇÃO ESTRATÉGIAS LOCAIS DE MONITORIZAÇÃO ACŢIUNI CONCRETE ANTI-DISCRIMINARE POLITICI DE MONITORIZARE LA NIVEL LOCAL December 2012 is project is funded by the European Union http://europa.eu

La lotta alla discriminazione - Esperienze di governance locale mediante il monitoraggio

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How to set up a local media observatory on discrimination (Executive summary in Italian). Document written by Matteo Bassoli, within the project "In Other Words" -project co-funded by the European Commission DG Justice - Agreement Number: JUST/2009/FRAC/AG/1092–30-ce-0377097/00-01

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GRASSROOT ANTIDISCRIMINATIONTHE LOCAL GOVERNANCE OF MONITORING POLICIES

DISKRIMINEERIMISVASTANE VÕITLUS “ROHUJUURE” TASANDIL

MONITOORINGUTE LÄBIVIIMINE KOHALIKUL TASANDIL

ES LAS RAÍCES DE LA ANTIDISCRIMINACIÓN

POLÍTICAS DE MONITORIZACIÓN DE LOS GOBIERNOS LOCALES

LA LUTTE CONTRE LES DISCRIMINATIONS SUR LE TERRAIN

LA GOUVERNANCE LOCALE DES POLITIQUES DE CONTRÔLE

LA LOTTA ALLA DISCRIMINAZIONE

ESPERIENZE DI GOVERNANCE LOCALE MEDIANTE

IL MONITORAGGIO

COMBATE À DISCRIMINAÇÃO

ESTRATÉGIAS LOCAIS DE MONITORIZAÇÃO

ACŢIUNI CONCRETE ANTI-DISCRIMINARE

POLITICI DE MONITORIZARE LA NIVEL LOCAL

December 2012

�is project is funded by the European Union

http://europa.eu

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GRASSROOT ANTIDISCRIMINATION - THE ROLE OF CIVIL SOCIETY IN MEDIA MONITORING POLICIES

GRASSROOT ANTIDISCRIMINATIONTHE LOCAL GOVERNANCE OF MONITORING POLICIES (EN)

DISKRIMINEERIMISVASTANE VÕITLUS “ROHUJUURE” TASANDILMONITOORINGUTE LÄBIVIIMINE KOHALIKUL TASANDIL (EE)

ES LAS RAÍCES DE LA ANTIDISCRIMINACIÓNPOLÍTICAS DE MONITORIZACIÓN DE LOS GOBIERNOS LOCALES (ES)

LA LUTTE CONTRE LES DISCRIMINATIONS SUR LE TERRAINLA GOUVERNANCE LOCALE DES POLITIQUES DE CONTRÔLE (FR)

LA LOTTA ALLA DISCRIMINAZIONEESPERIENZE DI GOVERNANCE LOCALE MEDIANTE IL MONITORAGGIO (IT)

COMBATE À DISCRIMINAÇÃOESTRATÉGIAS LOCAIS DE MONITORIZAÇÃO (PT)

ACŢIUNI CONCRETE ANTI-DISCRIMINAREPOLITICI DE MONITORIZARE LA NIVEL LOCAL (RO)

December 2012Edited by Matteo Bassoli

EUROPEAN UNION DISCLAIMER This project has been funded with support from the European Commission. This publication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible

for any use which may be made of the information contained therein.

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Grassroot antidiscrimination - The local governance of monitoring policies (EN)Diskrimineerimisvastane võitlus “rohujuure” tasandil - Monitooringute läbiviimine kohalikul tasandil (EE)Es las raíces de la antidiscriminación - Políticas de monitorización de los gobiernos locales (ES)La lutte contre les discriminations sur le terrain - La gouvernance locale des politiques de contrôle (FR)La lotta alla discriminazione - Esperienze di governance locale mediante il monitoraggio (IT)Combate à discriminação - Estratégias locais de monitorização (PT)Acţiuni concrete anti-discriminare - Politici de monitorizare la nivel local (RO)

December 2012

Title: Grassroot Antidiscrimination - The local governance of monitoring policies (EN)Editor: Matteo BassoliSubjects: Antidiscrimination, Civil Society, Media, Minorities, Monitoring Policies, StereotypesProof Reading: IEBA, PortugalPublication Details: Mortágua, Portugal: Logo Words, December 2012 Language: EnglishPrinted Publications: 200Licence: GRASSROOT ANTIDISCRIMINATION - THE LOCAL GOVERNANCE OF MONITORING POLICIES (EN) edited by Matteo Bassoli is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Portugal License.

This project is funded by the European Union

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Grant Agreement n.º JUST/2009/FRAC/AG/1092 – 30-ce-0377097/00-01 with the European Commissionwww.inotherwords-project.eu

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Il progetto IN OTHER WORDS

“Abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a un progetto che trascende i confini nazionali, di lavorare utilizzando una lingua diversa dalla nostra e di familiarizzare con dei nuovi metodi di lavoro, di incontrare persone provenienti dagli ambienti più svariati, di condividere le nostre esperienze sulla situazione delle minoranze in Europa, di mettere a confronto le nostre pratiche e di programmare collaborazioni future e nuovi progetti”

“Lavorare fianco a fianco con la redazione locale e mettere a confronto esperienze ed iniziative ci ha dato la possibilità di ideare nuove iniziative e ha favorito lo sviluppo di ogni singolo partecipante, integrando allo stesso tempo le competenze di ciascuna organizzazione partner”

“Siamo riusciti a dar voce a numerosi gruppi sociali che hanno in passato subito un trattamento ingiusto da parte dei media”.

“Il progetto ha beneficiato del contributo di numerosi professionisti nel campo dei media, che hanno offerto il loro punto di vista e proposto soluzioni per rendere il mercato delle comunicazioni più corretto e obiettivo nel trattamento delle diverse minoranze e nella manifestazione del rispetto per l’individuo, a prescindere dall’appartenenza sociale, etnica, religiosa, sessuale o ideologica, o qualsiasi altro tratto differenziante”.

“Durante il progetto “In other W.O.R.D.S.” abbiamo imparato a essere più aperti. Abbiamo imparato che una comunicazione fondata su espressioni corrette è fondamentale per promuovere il multiculturalismo e il rispetto delle diverse identità”.

“IOW ha ampliato i confini del nostro lavoro a tutti i gruppi oggetto di discriminazione e ha messo in campo l’innovativa strategia del monitoraggio dei media”.

“IOW è stato un percorso interessante e impegnativo, che ci ha portato a rivedere le dinamiche interne alla nostra organizzazione e il nostro approccio nei confronti degli attori esterni, e ha senza dubbio rappresentato un’esperienza di apprendimento ineguagliabile”

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PrefazioneQuali sono le sorgenti della discriminazione? Qual è il processo sotterraneo che come fiume carsico insidioso sale

a tratti dall’abisso, ed è così potente da spogliare l’Uomo dal suo diritto di vivere al mondo nella sua unicità e nella sua ricchezza consegnandolo ad una dignità dimezzata, al sottogenere dello stereotipo, dell’etichetta?

Una di queste sorgenti è inaspettatamente la parola, che con la sua forza creatrice di idee, di concetti , di cose, se mal sorvegliata può essere causa prima di discriminazione. E si sa, le cose esistono in quanto nominate, cioè in quanto hanno un nome.

Il progetto europeo In Other Words, si è proposto il monitoraggio della stampa e degli altri media, evidenziando come la parola può essere strumento pericoloso nel creare quegli stereotipi precursori dell’esclusione e della discriminazione di persone o interi brani di una comunità.

Ecco quindi che “I disabili” cessano di essere esseri umani complessi per coincidere unicamente con la propria disabilità. Così pure alcune comunità intere finiscono per cedere la loro ricchezza allo stereotipo, pensiamo a tutta la letteratura massmediatica sui popoli sinti e rom, identificati quasi esclusivamente con il degrado, il furto, la pratica della menzogna. Allo stesso modo sono spinti nella trappola dell’esclusione della stereotipizzazione le persone con diverso orientamento sessuale, la comunità LGBT . Tanto mondo della comunicazione contribuisce poi allo squilibrio tra il mondo femminile e il mondo maschile, anche solo segnalando come eccezionalità i casi di donne in posizioni apicali nei vari settori della vita. E pensiamo a certa etnicizzazione del reato, per cui spesso, l’autore di un misfatto, se non italiano, viene qualificato dalla sua nazionalità, arrecando danno a tutta una comunità, che vivrà con l’ipoteca del sospetto.

In Other Words ha avuto il pregio di coinvolgere in questo lavoro di analisi diversi paesi d’Europa, declinandolo nelle specificità dei rispettivi tessuti sociali. In Francia, Portogallo Estonia, Spagna e Romania si è ragionato di presa di coscienza della stampa e del lettore rispetto alla forza della parola, al suo corretto utilizzo, alla responsabilità che le deve essere ricondotta.

Riconosciuta e contrastata la distratta assuefazione con cui noi lettori/spettatori assorbiamo quotidianamente le notizie e riattivata la responsabilità degli operatori della comunicazione rimane lo stupore di quante persone dimenticate possono riemergere dal grigio pantano dello stereotipo.

Elena MagriAssessore alle Politiche di coesione sociale e Pari opportunità

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1 - Il ruolo della società civile nella lotta alla discriminazione

L’Unione Europea, con i poteri ad essa conferiti dai Trattati, adotta una politica contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e altre manifestazioni di intolleranza, quali ad esempio l’islamofobia o la discriminazione contro i Rom o i Sinti. Questi principi sono attuati sia a livello politico (tramite l’Agenzia per i Diritti Fondamentali e l’attività di DG Justice, Fundamental Rights and Citizenship), sia mediante risorse economiche appositamente stanziate per la lotta contro stereotipi antichi e recenti, la cui persistenza o diffusione costituiscono la fonte di atteggiamenti, azioni, espressioni di natura razzista ed episodi di violenza. Questo duplice approccio sottintende una generale tendenza alla governance.

Pur riconfermandosi il tradizionale approccio gerarchico basato sulla legislazione nazionale (potere legislativo) e le sanzioni (potere giudiziario), viene promosso allo stesso tempo un approccio di governance, nuovo e più variegato, adottato dai diversi enti nazionali (spesso mediante il potere esecutivo) e la stessa Unione Europea. L’obiettivo principale è quello di favorire la cooperazione tra i diversi livelli amministrativi (governance a più livelli) e un maggiore ruolo della società civile. Allo stesso tempo, la Commissione Europea incoraggia qualsiasi iniziativa “privata” volta a combattere gli stereotipi e la loro diffusione, e a promuovere la comprensione reciproca.

Nell’ambito dei “Fundamental Rights and Citizenship Action grants”, un gruppo eterogeneo composto da otto entità locali (due università, due pubbliche amministrazioni e quattro organizzazioni non governative – ONG) ha deciso di combattere attivamente l’uso pubblico degli stereotipi sulla base dell’idea della diffusione degli stessi (cfr. Bassoli 2013: §2; IOW 2013). Queste otto istituzioni hanno ideato un progetto pilota dal nome “In other W.O.R.D.S.” (Web Observatory Review for Discrimination alerts and Stereotypes deconstruction), partendo dal riconoscimento del ruolo che i mass media ricoprono in Europa, di come essi possano favorire l’intolleranza ma anche di come possano apportare un contributo positivo alla lotta contro la discriminazione e alla valorizzazione delle diversità culturali.

Alla base del progetto risiede l’idea che l’intolleranza, il razzismo, la xenofobia e altre forme di discriminazione derivino dall’ignoranza (intesa come la mancata conoscenza o comprensione della diversità), dal pregiudizio e dagli stereotipi. La conoscenza diretta e la comprensione accurata di cifre, dati, provenienze culturali, risultati scientifici e dinamiche sociali potrebbero aiutare le persone a sviluppare indipendentemente le proprie idee, al di là dei pregiudizi, e a mettere da parte gli stereotipi e l’intolleranza, in maniera tale da poter adottare un approccio positivo nei confronti delle minoranze e dei gruppi percepiti come “diversi” (altri da noi).

Gli opinionisti e i professionisti del settore delle comunicazioni occupano un ruolo fondamentale nell’ambito della sensibilizzazione culturale e della diffusione di un approccio consapevole e maturo, e hanno un forte impatto sugli atteggiamenti e sulle convinzioni delle persone. Le informazioni accurate diventano così lo strumento principale per sradicare ogni forma di intolleranza e discriminazione.

Il progetto IOW parte dalla convinzione che i mezzi di comunicazione rappresentino spesso una delle cause della diffusione degli stereotipi: al giorno d’oggi, infatti, le informazioni che ci vengono proposte sono dense di pregiudizi, a partire dallo stesso linguaggio con cui esse vengono espresse. I messaggi forniti dai media portano spesso a fraintendimenti o allo sviluppo – piuttosto che al superamento – di stereotipi nella mente del lettore/ascoltatore/spettatore.

Sono informazioni non accurate tutti i discorsi espressamente discriminatori (cfr. Bassoli 2013: §3), ma anche le rappresentazioni errate o superficiali della realtà, le espressioni generalizzanti od offensive riferite a minoranze etniche o religiose, le descrizioni in cui l’appartenenza a un determinato gruppo viene sottolineata senza una precisa giustificazione, o i riferimenti generici a interi segmenti della popolazione. In altri casi, la prevalenza delle supposizioni sui fatti, pur in mancanza della verifica diretta con le persone interessate, alimenta gli stereotipi. Le informazioni inaccurate sono talvolta diffuse senza un diretto intento discriminatorio: in questi casi, il problema deriva semplicemente dalla scorrettezza linguistica o dai pregiudizi personali della persona che comunica le notizie in quella specifica occasione.

La diffusione di messaggi errati da parte dei mass media è particolarmente pericolosa, perché i destinatari di tali

1- Il concetto di società civile è stato definito da diversi studiosi, seppure sia possibile identificarne alcune caratteristiche comuni a tutti gli approcci. La definizione più diffusa di società civile è l’insieme di associazioni o “quello spazio compreso tra la famiglia e lo stato in cui le persone si riuniscono per formare dei legami indipendenti dal mercato e dallo stato stesso” (Elliott, 2003: 8–9).2- Bassoli, M. (2013) (ed.) Grassroot Antidiscrimination. The role of civil society in media montioring policies, Mortagua: IEBA.3- IOW (2013) Download page of the In Other Words project, scaricata da www.inotherwords-project.eu/project/download

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informazioni tendono ad assorbirle senza un approccio critico. Le informazioni scorrette inoltre si diffondono non soltanto mediante mass media quali la carta stampata, la televisione, la radio e i siti internet pubblici, ma riecheggiano anche attraverso i social media e i messaggi politici .

Mantova da membri della Comunità ebraica, dall’Istituto di Storia Contemporanea, l’Istituto di Cultura Sinta, l’Associazione Sucar Drom e l’Arcigay La Salamandra nel 2009. Fin dalla sua fondazione, l’Associazione ha visto al suo interno la presenza di individui provenienti da diverse minoranze: Rom, Sinti, ebrei, persone con disabilità, musulmani, esponenti della comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Trans (LGBT) e migranti, che hanno lavorato fianco a fianco con esponenti della comunità maggioritaria. Articolo 3 persegue tale obiettivo in maniera molto specifica, e ha quindi avuto una funzione di guida all’interno del progetto.

Per meglio comprendere l’importanza assunta dal monitoraggio dei media nell’ambito di Articolo 3, basta osservare alcuni dati. Se si considera la brevità del periodo di tempo analizzato (soltanto quattro mesi), la percentuale di rappresentazione inaccurata delle minoranze (73%) è sorprendente.

Minoranza rappresentata Totale articoli analizzatiArticoli con una rappresentazione

accurata

Articoli con una rappresentazione inaccurata

Percentuale di articoli scorretti

Rom/Sinti 978 175 803 82%

Migranti 1166 288 878 75%

LGBT 129 49 80 62%

Ebrei 392 179 213 54%

Persone con disabilità 142 41 101 71%

Musulmani 193 66 127 65%

Totale 3000 798 2202 73%

4 - Il caso dell’Italia, ad esempio, è particolarmente significativo: il responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha sottolineato con preoccupazione la maniera in cui gli italiani rappresentano le minoranze; l’Alto Commissario ha inoltre evidenziato l’immagine negativa con cui i migranti e i Rom vengono descritti da alcuni mezzi di comunicazione, citando un sondaggio su 5,684 notizie di cronaca relative all’immigrazione, soltanto 26 delle quali si astenevano dal collegare l’evento alla nazionalità del criminale in questione. 5- Sucar Drom è un’organizzazione non a scopo di lucro istituita da Rom, Sinti, e persone appartenenti ad altre etnie. 6- L’Arcigay è un’organizzazione non a scopo di lucro, fondata nel 1985, che opera in tutto il Paese mediante le sedi locali e le associazioni affiliate. Il suo obiettivo è ottenere l’uguaglianza tra gli individui, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. 7- Informazioni raccolte tra il 1 gennaio e il 20 aprile 2010.

Nel volume Grassroot Antidiscrimination. The role of civil society in media monitoring policies (Bassoli 2013) gli strumenti utilizzati e i risultati ottenuti vengono illustrati in maggiore dettaglio; questo breve documento intende sem-plicemente diffondere il contributo f ondamen-tale apportato da questo progetto, eviden-ziando inoltre alcune implicazioni a livello normativo.

Il progetto si è basato inizialmente sulla creazione di una rete diffusa di redazioni locali, vale a dire dei gruppi di persone, spesso appartenenti a gruppi minoritari, che si sono occupate di monitorare i mezzi di comunicazione adottando un approccio professionale.

Si tratta sostanzialmente di una replica, a livello locale, delle attività svolte a Mantova da Articolo 3 - Osservatorio sulle stata creata a

Immagine 1 – Redazione locale Eurocircle

Tabella 1 – Dati principali, su un campione di articoli analizzati da Articolo 3 (2010)

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Tuttavia, la mera attività di monitoraggio è priva di senso se non si assume un approccio proattivo. Per questo, il progetto IOW ha deciso di creare un sistema di monitoraggio e risposta alle fonti (talvolta nascoste) di intolleranza a carattere semi-professionale, ma che allo stesso tempo fosse accessibile a un pubblico vasto. A tal fine, ha consentito lo sviluppo indipendente di ciascuna redazione locale, pur mantenendo Articolo 3 come riferimento principale. In linea generale, il punto di partenza è stata la creazione di un metodo di osservazione comune: come monitorare e individuare elementi di razzismo e intolleranza contenuti nei messaggi, le informazioni e le espressioni trasmesse dai mezzi di comunicazione pubblici europei (Bassoli 2013: §3; IOW 2013). Successivamente si è stabilita la modalità di reazione: come adottare un approccio critico nei confronti di tali media al fine di 1) mantenere viva l’attenzione sul fenomeno, aiutando così sia i mittenti che i destinatari delle informazioni a decostruire i pregiudizi e a fornire/ricevere messaggi che possano incoraggiare la comprensione interculturale più che l’intolleranza; 2) comprendere quando e in che misura la gravità di tali fenomeni richiedesse il coinvolgimento delle autorità competenti. In seguito è stata ideata una metodologia di contro-comunicazione positiva (Bassoli 2013: §5; IOW 2013), al fine di affrontare i problemi e proporli al pubblico mediante l’attivazione di quegli stessi gruppi oggetto di discriminazione e intolleranza, dando loro la possibilità di reagire e comunicare positivamente.

Una delle caratteristiche fondamentali delle redazioni locali è infatti la presenza al loro interno di esponenti delle minoranze (Bassoli 2013: §6; IOW 2013). Mediante il cosiddetto “approccio intra-comunitario”, le redazioni locali hanno vissuto in prima persona la comprensione reciproca prima di dedicarsi alla lotta contro la discriminazione. Questo passaggio si è rivelato fondamentale al fine di motivare i volontari e incoraggiare la collaborazione tra le diverse ONG, che si consideravano distanti l’una dall’altra. Per citare un rappresentante della comunità di lingua russa (redazione estone): “siamo stati molto critici [nei confronti della maggioranza della popolazione di lingua estone] senza renderci conto che nei nostri quotidiani stavamo rappresentando le altre minoranze in modo tanto scorretto quanto quello contro cui stavamo lottando”. È fondamentale evidenziare la differenza tra le otto

entità che hanno partecipato al progetto (le diverse organizzazioni) e le redazioni locali corrispondenti (fondate su diverse organizzazioni locali o altre strutture specifiche gestite dai partner locali). La partnership del progetto “In other W.O.R.D.S.” comprende: due autorità locali (la Provincia di Mantova e la Diputación Provincial de Jaén), con esperienza nel settore dell’interculturalità e delle politiche giovanili, con particolare riferimento ai giovani migranti; un’agenzia di sviluppo con esperienza in materia di lotta alla discriminazione di genere e pari opportunità (IEBA - Centro de Iniciativas Empresariais e Sociais), tre ONG: Articolo 3, con esperienza specifica nella metodologia del progetto, l’Institutul Intercultural

din Timişoara, con esperienza nel settore dell’educazione interculturale e nella lotta contro la discriminazione dei Rom ed Eurocircle, con anni di esperienza nel sostegno ai gruppi giovanili, e in particolare in progetti di alfabetizzazione mediatica e web per i giovani; e due università (Fundación Almería Social y Laboral e Tallinna Ülikool), che hanno condotto delle ricerche specifiche sulla discriminazione e sull’inclusione sociale. La partnership comprende inoltre tre ONG in qualità di partner associati, con esperienza concreta in materia di inclusione sociale, scambi interculturali e lotta all’intolleranza (Sucar Drom, Europeople e Yaşam Boyu Egitim Derneg). Dal punto di vista geografico, la partnership si estende su sette Paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Romania ed Estonia, oltre alla Turchia in qualità di partner associato).

1.La Provincia di Mantova (partner principale), è un’autorità locale sovra-municipale impegnata nell’ambito dello sviluppo territoriale. Favorisce la collaborazione tra le varie entità della zona al fine di promuovere lo sviluppo equilibrato del territorio e della popolazione, basandosi su principi di imparzialità, trasparenza, efficacia e semplificazione delle attività amministrative. Essa si propone di rafforzare le risorse ambientali e culturali, incoraggiare l’integrazione sociale e organizzare servizi sociali pubblici, e si occupa dell’educazione superiore. In collaborazione con il Dipartimento di Politiche Sociali, è stata creata un’Unità per le attività interculturali, che riunisce il Centro di educazione interculturale e l’Osservatorio sull’Immigrazione. Mediante il Centro di educazione interculturale, la Provincia promuove l’integrazione degli stranieri attraverso lo scambio tra culture. Con l’Osservatorio sull’Immigrazione, essa si occupa invece di monitorare i migranti, la loro integrazione e i servizi che vengono loro offerti.

Immagine 2 - La partnership, incontro di Mantova

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2.L’associazione Articolo 3, come illustrato brevemente in precedenza, si dedica a individuare e a combattere fenomeni di discriminazione e razzismo. Essa opera un monitoraggio quotidiano dei giornali regionali, ricevendo dall’Agenzia Data Stampa all’incirca 350 articoli alla settimana, selezionati mediante un’attenta ricerca di parole chiave correlate alle minoranze, che consente al personale di dedicarsi esclusivamente al materiale rilevante. Una newsletter settimanale guida i suoi 1500 iscritti all’analisi della stampa, al fine di individuare casi di informazioni scorrette o incomplete, espressioni discriminatorie, diffusione di stereotipi e casi di incitamento all’odio razziale. Mediante il suo Sportello Antidiscriminazioni, Articolo 3 si propone di agire da guida in materia giuridica, con gli obiettivi di: offrire assistenza e mediazione legale alle vittime di discriminazione; diffondere tra i gruppi minoritari un senso di sicurezza e consapevolezza dei propri diritti; sostenere le loro iniziative e la loro partecipazione diretta; disseminare tra i vari settori della società la corretta percezione della gravità della discriminazione, con il fine ultimo di eliminarla completamente. Infine, l’associazione Articolo 3 è costantemente impegnata in attività culturali, sulla base del principio che la cultura, la conoscenza e la comprensione approfondita ricoprano un ruolo fondamentale nella lotta alla discriminazione: ciò comporta l’organizzazione di seminari e convegni pubblici, incontri con gli studenti e gli insegnanti, e la pubblicazione di articoli e relazioni. Articolo 3 opera in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).

3.Fondata a Berlino nel 1993, la rete Eurocircle è un raggruppamento di responsabili di progetto nei settori dell’istruzione e dell’occupazione. Nel 1995, la rete ha assunto il carattere di organizzazione non a scopo di lucro ai sensi della legge francese, eleggendo la città di Marsiglia come sede principale. Sin da allora, Eurocircle si è impegnata a sostenere i responsabili di progetto nell’attuazione di un approccio europeo, mediante la creazione di partnership europee volte a promuovere progetti transnazionali.

4.Lo IEBA - Centro de Iniciativas Empresariais e Sociais - è un’associazione di sviluppo locale a carattere privato e non a scopo di lucro, fondata nel 1994 a Mortágua (Portogallo). L’obiettivo istituzionale di IEBA è lo sviluppo del territorio, in particolare tramite l’assistenza tecnica e la promozione di attività economiche, culturali e sociali, legate alle risorse umane e alla formazione, e mediante il sostegno alla creazione e gestione di nuove imprese. Nel corso degli anni, IEBA si è impegnato su diversi fronti, portando avanti progetti nazionali incentrati sulle pari opportunità tra uomini e donne, la prevenzione della discriminazione di genere e la promozione dell’occupazione e dell’inclusione sociale.

5.L’Istituto Interculturale di Timisoara (IIT) è un’organizzazione non governativa indipendente volta a promuovere attività culturali, civiche e scientifiche a sfondo non politico, che aderisce ai valori e ai principi del Consiglio d’Europa in materia di interculturalità. L’IIT è stato istituito nel 1992 con il sostegno delle autorità locali di Timisoara e del Consiglio d’Europa. Mediante i propri programmi e attività, l’IIT intende favorire lo sviluppo di una dimensione interculturale nel settore dell’istruzione e della cultura. La relazione tra le diverse etnie e la comunicazione con le nuove comunità di migranti sono tra gli obiettivi principali dell’IIT, oltre alla creazione di corsi e piattaforme online per l’educazione interculturale e l’educazione a una cittadinanza democratica. L’IIT ha costituito un’ampia rete di partner provenienti da diverse zone della Romania e da numerosi Stati europei. Esso coordina e partecipa inoltre a diversi progetti nel settore dell’educazione interculturale, dell’anti-discriminazione e della valorizzazione delle diversità. L’Istituto ha promosso alcune attività di educazione interculturale nelle scuole, con la partecipazione di alunni provenienti dalla comunità Rom, oltre a corsi di formazione interculturale per il personale insegnante, corsi di formazione online sulla storia dei Rom e di educazione civica, attività di formazione e istruzione per i giovani, un forum sul dialogo interculturale, progetti volti a migliorare le relazioni tra le minoranze e la popolazione, servizi di consulenza pubblica per i migranti, e svariate altre iniziative. L’IIT opera in collaborazione con il Comitato Nazionale per la Lotta alla Discriminazione.

6.La Fundación Almería Social y Laboral opera nel campo degli studi universitari, in quanto responsabile dell’Università di Almería, che offre un corso di laurea in Servizi Sociali e Relazioni Lavorative. Come parte del suo lavoro per l’Università, la Fundación crea e partecipa a diversi gruppi di ricerca nel settore sociale e del lavoro. Essa ha accumulato esperienza nel campo della ricerca relativa all’immigrazione, al sessismo, alla mediazione culturale, alla qualità dei servizi, oltre che nella gestione di progetti per la lotta contro il razzismo e l’intolleranza.

7.L’Università di Tallinn (TLU) ha modificato la propria organizzazione interna durante il corso del progetto. Di conseguenza, il ruolo dell’Istituto di Studi Internazionali e Sociali (IISS) è stato soppiantato dal Dipartimento di Governance. L’IISS è un istituto di ricerca e sviluppo multidisciplinare che opera nel settore delle scienze sociali. Le attività dell’IISS comprendono l’attuazione di progetti scientifici e l’insegnamento della sociologia. Per l’IISS, come per la TLU più in generale, è fondamentale produrre ricerche che si rivelino essenziali per la società estone, secondo una prospettiva di scienze internazionali comparative. La scelta di nuovi argomenti di ricerca si orienta verso temi importanti per la società estone oltre che verso questioni globali significative. Il personale è costituito da insegnati

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di materie di cui sono diventati esperti mediante i progetti di ricerca, e a tutti gli studenti dell’IISS viene offerta la possibilità di partecipare a tali progetti.

Questi otto partner hanno stabilito la necessità di fornire una risposta alla situazione attuale, in cui i mezzi di comunicazione costituiscono un veicolo per la diffusione degli stereotipi, e di collaborare per ottenere una maggiore correttezza del linguaggio e dei messaggi trasmessi dei media. Per fare ciò, si sono preposti cinque obiettivi:

- Favorire un approccio critico nelle comunità locali coinvolte nei confronti dei messaggi trasmessi dai mass media;- Sensibilizzare i media (partendo da quelli locali) riguardo al loro ruolo nella diffusione degli stereotipi e al loro

potenziale di valorizzazione delle diversità;- Identificare e collaudare un metodo per la diffusione dei risultati del monitoraggio, mediante la creazione di strumenti

alternativi di comunicazione (newsletter, blog, web magazine) e l’invio di commenti ai responsabili dei media e ai giornalisti;- Coinvolgere i giovani e le vittime della discriminazione e favorire il loro ruolo attivo nella creazione e diffusione

di informazioni accurate mediante uno specifico strumento telematico;- Contribuire alla diffusione in Europa di contro-informazione indipendente sulle minoranze e sui gruppi oggetto

di discriminazione, mediante una strategia onnicomprensiva basata su un approccio inter-comunitario e il coinvolgimento diretto delle vittime di discriminazione.

Il progetto IOW ha sviluppato una rete europea di sette redazioni-osservatori locali a carattere non professionale, composte dai rappresentanti di minoranze etniche, religiose o altri gruppi oggetto di discriminazione. Questo sistema si inserisce in un più ampio contesto di monitoraggio-analisi-allarme-azione, che prevede il monitoraggio costante di circa 100 mezzi di comunicazione distribuiti su tutte le regioni di provenienza dei partner, al fine di individuare eventuali atteggiamenti discriminanti, comunicarli all’organismo in questione e promuovere una campagna di contro-informazione basata sulla decostruzione dello stereotipo. Le attività hanno visto il coinvolgimento diretto delle diverse comunità (approccio intra-comunitario) e dei mezzi di comunicazione locali ed europei, promuovendo dunque la consapevolezza e una risposta attiva a ogni forma di discriminazione. Tutte queste attività hanno portato alla creazione di un centro di informazione web (www.inotherwords-project.eu) e una Rivista periodica europea dal titolo “IN OTHER WORDS” (vedasi sito internet).

Date le diverse provenienze di ciascun partner, ogni organizzazione ha avuto la possibilità di costituire la redazione locale in maniera autonoma. Sono state comunque stabilite alcune regole generali al fine di favorire la collaborazione internazionale tra le entità locali e la coerenza all’interno del progetto:

- ciascuna redazione doveva essere composta da un minimo di 5 a un massimo di 10 rappresentanti di diversa provenienza culturale e/o appartenenti a minoranze o gruppi oggetto di discriminazione;

- ciascuna unità doveva essere coordinata da un/una responsabile con esperienza nel campo dell’educazione interculturale, al fine di garantire lo svolgimento del lavoro nel rispetto degli standard di qualità;

- ciascuna unità doveva dotarsi di un/una referente nel campo dei media e di un/una consulente ( giornalista, scrittore o esponente dei media) al fine di garantire l’efficacia della comunicazione.

In linea generale, fatta eccezione per alcune differenze minori, le organizzazioni partner hanno adottato metodi e strategie simili nello sviluppo delle propri redazioni locali. La tabella che segue illustra come i gruppi minoritari siano altamente coinvolti nel progetto. Le percentuali sono infatti molto alte, come richiesto dall’obiettivo di del progetto di usare l’approccio cross-community. Questo approccio ha senza dubbio costituito una difficoltà per alcuni dei partner, in quanto ha richiesto un grande sforzo per garantire la collaborazione e la comprensione reciproca con provenienze culturali molto diverse tra loro. L’Università di Tallinn, ad esempio, è riuscita senza alcun problema a coinvolgere i rappresentanti delle principali minoranze, ma ha dovuto fare in seguito uno sforzo maggiore per motivarli a seguire gli obiettivi e il lavoro quotidiano nel progetto. Tutti i partner, ad eccezione delle università, hanno selezionato il personale della redazione contattando le associazioni locali rappresentanti le diverse minoranze, i cui membri hanno talvolta partecipato direttamente al lavoro redazionale.

Tuttavia, il lavoro delle redazioni necessita anche della collaborazione di persone esterne al personale o al gruppo di volontari, che costituiscono la rete di ciascuna organizzazione. Questa rete comprende talvolta esperti esterni, intellettuali, altre associazioni che si occupano dei diritti delle minoranze o con obiettivi simili. È proprio a questi collaboratori che le redazioni locali si rivolgono per questioni particolarmente specifiche, lo svolgimento di interviste e lo scambio di idee. Il coinvolgimento dei professionisti del settore delle comunicazioni e le associazioni di giornalisti è inoltre fondamentale per

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le redazioni locali perché consente loro di ricevere commenti sul proprio lavoro e di ricalibrare i propri interessi e priorità. Il metodo principale di creazione di una rete di giornalisti intorno a ciascuna redazione locale è consistito nell’organizzare degli eventi pubblici ai quali invitare i professionisti dei media, sia in qualità di pubblico che di oratori. Alcuni esempi sono le conferenze tenutesi a Mantova, Tallinn e Almeria, o gli incontri tematici organizzati da IEBA e dall’IIT, che promuove inoltre degli eventi pubblici tematici su base regolare, alcuni dei quali sono incentrati sull’immagine che i media forniscono di determinati gruppi (Rom, migranti, ecc.), o iniziative in corrispondenza di occasioni particolari, con la partecipazione di giornalisti molto noti.

Redazione Personale e volontari(numero complessivo) Minoranze coinvolte

Percentuale di individui provenienti da gruppi

minoritariPercentuale di studenti

Articolo 3 12 Rom e Sinti, LGBT, persone con disabilità, ebrei, donne 75% -

Eurocircle 10 LGBT, donne, migranti, musulmani 75% 20%

IIT 15 Rom, ungheresi, donne, migranti, musulmani 80%

IEBA* 9 Rom, LGBT, persone con disabilità, donne, migranti 0% 0%

Dip. Jaen 10Rom, LGBT, persone con

disabilità, donne, migranti, musulmani

100% 0%

Università di Tallinn

25(luglio 2011 -agosto 2012) LGBT, persone con disabilità,

persone di lingua russa -100%

15(sett 2012 – gen 2013)

Università di Almeria 40

(suddivisi in gruppi di 4-7 persone)

LGBT, persone con disabilità,donne, migranti, musulmani 50% 50%

*Nel caso del Portogallo, i membri della redazione locale non provengono direttamente dalle minoranze ma le rappresentano.

Il progetto ha inoltre stabilito alcune regole per il monitoraggio dei media. È importante ricordare che questo processo non intende essere esaustivo ma costante, organizzato in modo da garantire un’autonomia politica e culturale. Ciascuna redazione locale, così come i protagonisti principali del progetto, è totalmente indipendente. La seguente lista include alcune delle attività svolte dalle redazioni:

- il monitoraggio dei media, - la selezione dei messaggi errati, - la comunicazione dei messaggi selezionati al mezzo di comunicazione in questione (spiegando il motivo per cui si

riteneva che il messaggio contenesse uno stereotipo o fosse considerato offensivo),- la redazione di brevi articoli finalizzati alla decostruzione dello stereotipo/pregiudizio e la preparazione di articoli

o messaggi di risposta,- la collaborazione alla Newsletter europea.

Grazie alla libertà concessa loro, ciascuna redazione locale ha ideato un approccio personalizzato alla questione, nell’ambito di uno schema comune. Alcuni esempi ci possono aiutare a comprendere meglio questo sistema: se da un lato IEBA ha adottato un approccio centralizzato basato sul facilitatore e su incontri mensili, dall’altro Articolo 3 ha prediletto un approccio più graduale con incontri su base settimanale. IEBA e il suo facilitatore di redazione hanno dunque stabilito di comune accordo i dieci mezzi di comunicazione da monitorare. Questa decisione è poi stata presentata e approvata in occasione del primo incontro della redazione locale. Il lavoro di monitoraggio è stato organizzato come segue: IEBA analizzava su base giornaliera i tre giornali regionali selezionati, valutando le notizie contenenti stereotipi, atteggiamenti discriminatori e altre espressioni e/o contenuti peggiorativi o distorti. Gli articoli venivano poi inviati al facilitatore, il quale era incaricato di monitorare i sette giornali nazionali e di selezionare

Tabella 2: Composizione delle redazioni locali

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articoli al loro interno. A questo punto, il facilitatore si era fatto un’idea generale degli articoli della giornata, e poteva inviare una presentazione delle notizie disponibili e una bozza di analisi per la preparazione dell’incontro mensile della redazione. Durante l’incontro, o nei giorni precedenti, i membri della redazione svolgevano un’analisi collettiva e discutevano delle notizie più importanti, prendendo inoltre in esame la bozza di newsletter mensile.

Articolo 3 ha fondato invece la propria analisi giornaliera su una selezione di articoli operata da Data Stampa, un collaboratore incaricato di individuare gli articoli prodotti dai cinquanta giornali regionali contenenti determinate parole chiave (Rom, musulmano, zingaro, neri, marocchini, ecc.). Ogni settimana viene proposta una selezione di circa 350 articoli che vengono letti dai volontari e dal personale di Articolo tre al fine di preparare la riunione settimanale. Per ogni articolo rilevante (non necessariamente tutti i 350 articoli proposti) viene prodotta una breve relazione contenente il tipo di documento (articolo, video, lettera, editoriale, ecc.), la minoranza coinvolta (migranti, Rom, LGBT, ecc.) e il gruppo specifico (migranti nordafricani, donne omosessuali, ecc.), la presenza o assenza del punto di vista della minoranza in questione, il tema del documento (lavoro, habitat, religione, relazione con la comunità generale, legislazione, buone pratiche, statistiche, criminalità, ecc.), la terminologia utilizzata, il tipo di informazione (corretta, scorretta/distorta, stereotipata, incitazione all’odio), lo scopo del messaggio (denuncia, discriminazione), il luogo dove l’evento si è svolto ed eventuali commenti della persona che ha effettuato il monitoraggio. Il personale e i volontari di Articolo 3 hanno ricevuto una formazione volta a favorire la comprensione di determinati identificatori, e sono dunque in grado di classificare alcuni articoli come scorretti o incompleti ove sia assente il punto di vista delle minoranze in questione e ove non venga rispettato il codice deontologico del giornalismo, o in caso siano presenti altre forme di stereotipo. Alla fine della settimana, gli articoli vengono suddivisi in categorie e il team seleziona quelli più interessanti ai fini della newsletter settimanale, con particolare attenzione a quelli che necessitano reazioni specifiche.

I partecipanti hanno espresso un giudizio molto positivo sul monitoraggio mediatico svolto dalle varie redazioni locali. Questa esperienza, inoltre, ha sottolineato l’importanza di un approccio comunitario al problema. A livello di Unione Europea esiste generalmente un consenso diffuso sull’importanza del ruolo delle organizzazioni della società civile in termini di sostegno politico e servizi sociali, e sulla necessità del loro coinvolgimento nelle consultazioni e deliberazioni politiche. Non esiste tuttavia lo stesso tipo di accordo in merito al grado di coinvolgimento ad esse richiesto e la loro importanza nella lotta contro la discriminazione. Il progetto ha evidenziato che le organizzazioni della società civile potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella sensibilizzazione dei giornalisti e dell’opinione pubblica più in generale. Uno dei motivi ricorrenti della scarsa partecipazione nella lotta contro la discriminazione a livello locale è la solida presenza istituzionale delle parti sociali. L’entrata in gioco di nuovi protagonisti comporterebbe senza dubbio una minore efficienza delle consultazioni: tuttavia, i vantaggi che ne deriverebbero potrebbero di gran lunga compensare questo inconveniente tecnico e organizzativo. Da un lato, le organizzazioni della società civile posseggono notevoli risorse, che potrebbero contribuire al miglioramento dell’apprendimento tra pari e della qualità del monitoraggio. Dall’altro, un maggiore coinvolgimento aiuterebbe a ridurre il divario esistente tra la società civile locale e l’Unione Europea, attualmente considerata un punto di riferimento marginale dalle organizzazioni della società civile.

La sezione seguente (§2) si propone di illustrare lo schema analitico che consente di comprendere la base teorica del monitoraggio mediatico. Successivamente la sezione 4 si occupa di presentare l’istituzione e la gestione delle redazioni locali, mentre la sezione 3 offre un’analisi degli aspetti problematici relativi alla comunicazione mediatica ed efficace, e alla società civile più in generale. Infine viene fornito un glossario contenente un elenco di termini peggiorativi suddivisi per lingua – sei in totale – al fine di fornire un esempio pratico del monitoraggio linguistico svolto dal progetto IOW.

2. Il monitoraggio dei media

Questo paragrafo si propone di fornire una guida pratica al monitoraggio dei media alle organizzazioni della società civile, ONG, associazioni e altri gruppi informali che desiderino impegnarsi in un’analisi a lungo termine dei media e della loro modalità di rappresentazione di determinate comunità. Le informazioni che seguono illustrano un ampio ventaglio di possibili tematiche da considerare per la creazione di tecniche di monitoraggio. A seguito di un’introduzione generale,

8

8- Per esempio un articolo che cita il gruppo musicale dei “Nomadi” non verrebbe preso in considerazione dopo la prima lettura 9- Questo paragrafo è una versione abbreviata del capitolo redatto da Articolo 3..

9

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vengono forniti alcuni casi studio relativi a redazioni locali che hanno partecipato al progetto IOW.Durante la preparazione del lavoro di monitoraggio è necessario considerare svariati fattori. Inizialmente, è

fondamentale analizzare il contesto da vicino, vale a dire la situazione politica della zona (eventuali fattori che possano influenzare il lavoro dei media) e il contesto socio-culturale (la presenza di organizzazioni della società civile, attivisti, intellettuali, e il loro ruolo; la presenza e il ruolo di scuole, università e centri di ricerca). Oltre a offrire un quadro generale della zona e delle dinamiche che la caratterizzano, questa analisi preliminare consente la creazione di un database di “alleanze” sulle quali la redazione può contare in termini di contributi, suggerimenti, informazione e assistenza. Inoltre, lo studio del contesto deve comprendere l’analisi della situazione dei media locali; è fondamentale dunque raccogliere quante più informazioni sulla diffusione, reputazione, orientamento politico, gestione, pubblico di riferimento (élites politiche/culturali, pubblico di massa, comunità specifiche…) e impostazione (“qualità” vs. “popolarità”), appartenenza geografica (nazionale, locale…) al fine di stabilire il tipo di lavoro da svolgere.

Gli interrogativi da considerare nel corso del processo di monitoraggio sono più o meno equivalenti a quelli sollevati durante l’analisi preliminare, indipendentemente dal tipo di media analizzato o dalla comunità coinvolta. Di seguito illustriamo alcuni esempi di domande:

- È capitato che venisse attribuito un peso eccessivo a delle notizie secondarie in ragione dell’appartenenza dei protagonisti a un gruppo minoritario?

- Sono stati attribuiti determinati comportamenti criminali a un intero gruppo di persone o al loro stile di vita?- Sono stati dati per scontati concetti provenienti dalla ‘saggezza popolare’ o da ‘fonti tradizionali’, scavalcando le

fonti documentate?- Viene costantemente fatta menzione della nazionalità o etnia, orientamento sessuale o religioso dei protagonisti,

nonostante tali caratteristiche non siano rilevanti per la comprensione dell’evento riportato?- Nei casi in cui le notizie coinvolgano una minoranza, i giornalisti hanno preso in considerazione e ascoltato il

punto di vista dei protagonisti, al fine di fornire ai lettori una versione completa e obiettiva dell’accaduto? Quali sono le voci e i punti di vista che figurano nella storia? Qual è l’orientamento prevalente? Si può dire che vi sia un certo equilibrio tra le opinioni dei gruppi minoritari e quelli del resto della comunità? Risulta evidente l’assenza di alcuni punti di vista? In che modo questi punti di vista mancanti avrebbero potuto integrare la storia?

In particolare, alcuni degli aspetti che la redazione dovrà considerare comprendono:- I titoli degli articoli. Come viene presentata la storia? I titoli rispecchiano in maniera accurata l’essenza della storia,

o trasmettono uno stereotipo? Sono pertinenti alla storia oppure no?- Il linguaggio utilizzato nel corso dell’articolo per descrivere i gruppi minoritari e per diffondere notizie relative

all’accesso delle minoranze alla cittadinanza e ai diritti umani, i loro rapporti con il resto della comunità, le loro condizioni e richieste. La terminologia si dimostra spesso inadeguata, se non volgare; i giornalisti comunicano spesso la nazionalità o l’etnia dei protagonisti delle notizie, forniscono delle descrizioni che stigmatizzano interi gruppi di persone, e prediligono le supposizioni alle testimonianze dirette delle persone coinvolte negli accadimenti.

- Le immagini. Le immagini presenti nella storia (riprese televisive, fotografie e disegni sulla carta stampata) rappresentano accuratamente il contenuto della storia o trasmettono degli stereotipi? Sono pertinenti all’evento in questione? Sarebbero state più appropriate delle immagini diverse? Nel contesto della storia, che messaggio trasmettono le immagini sulla minoranza coinvolta nei fatti? Sono state posizionate barzellette o vignette in prossimità di una storia seria allo scopo di banalizzarla?

- La posizione occupata dall’articolo all’interno del giornale, nel caso il lavoro di monitoraggio riguardi la carta stampata. Un articolo in prima pagina ha certamente più visibilità rispetto a un paragrafo pubblicato all’interno del giornale, e suscita maggiormente l’interesse e la curiosità dei lettori.

Un ulteriore elemento sul quale è possibile trarre osservazioni generali è il risultato del monitoraggio dei media. Le redazioni locali si trovano solitamente di fronte a cinque tipologie di articolo:

1. Discorsi di incitamento all’odio. Articoli nei quali viene utilizzato un linguaggio offensivo contro un determinato gruppo minoritario, e/o nei quali i lettori vengono incitati (espressamente o meno) a scagliarsi contro le persone appart-enenti a tale gruppo.

2. Stereotipo evidente. Articoli o immagini nei quali un determinato gruppo minoritario viene presentato mediante ruoli, compiti o colpe stereotipati; linguaggio o immagini intesi a denigrare un gruppo specifico di persone, banalizzarne le conquiste o incitare o giustificare atteggiamenti violenti nei loro confronti.

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3. Stereotipo celato. Articoli o immagini che insistono sulle caratteristiche/ruoli/difetti di una determinata minoranza allo scopo di farli sembrare normali.

4. Opportunità mancata/mancata considerazione delle minoranze. Articoli tratti da fonti che non garantiscono l’equilibrio tra la minoranza e il resto della comunità (nei quali dunque il concetto di diversità non traspare) e che offrono dunque soltanto un punto di vista sul tema trattato; articoli che non considerano la prospettiva della minoranza su questioni di interesse quotidiano quali le elezioni o il bilancio, sottraendo a queste storie angolature nuove e interessanti, quali ad esempio gli effetti dei tagli sulle persone con disabilità o le donne migranti; storie che avrebbero beneficiato di un più ampio ventaglio di fonti e punti di vista, o di un approfondimento sulle diverse implicazioni per la comunità in generale e per le minoranze. Questa categoria è probabilmente la più diffusa e potrebbe includere, ad esempio, una storia che parla di una nuova legge sui luoghi di culto che attinge a fonti relative soltanto al culto diffuso, o una storia sulla disoccupazione nazionale che non tiene in considerazione il diverso impatto sui cittadini e sui migranti.

5. Consapevolezza della minoranza. Questa categoria raggruppa gli articoli e le immagini che: mettono in discussione gli stereotipi e promuovono un dibattito sui temi di attualità da una prospettiva di diritti umani; garantiscono l’equilibrio delle fonti, offrendo i diversi punti di vista e le implicazioni che determinati eventi hanno per le minoranze e il resto della comunità; trattano delle diseguaglianze tra le minoranze e il resto della comunità; e diffondono processi e campagne che promuovono l’uguaglianza e la comprensione reciproca. Queste storie sostengono i principi giornalistici di correttezza, equilibrio, verifica delle supposizioni e promozione del dialogo, delle idee e dei punti di vista innovativi senza causare alcun danno (nel rispetto della dignità e dei diritti delle fonti).

Il lavoro di monitoraggio consente inoltre di individuare: esempi di inosservanza del codice deontologico nazionale/europeo dei giornalisti; esempi di inosservanza delle leggi nazionali/europee e condotta criminale; notizie relative a episodi di natura razzista o discriminatoria, che il giornalista si limita a riportare; e notizie relative a episodi di natura razzista o discriminatoria discussi in tribunale, che hanno ottenuto una sentenza o a eventuali richieste di appello.

Il lavoro di monitoraggio deriva le sue basi teoriche dalle osservazioni svolte all’interno di ciascuna redazione locale e dal contesto giuridico europeo e nazionale, sia in termini di norme professionali nel campo del giornalismo che di leggi antidiscriminatorie. La legislazione adottata a livello europeo, che si applica dunque a tutti i Paesi coinvolti nel progetto, comprende: il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, che modifica il trattato sull’Unione Europea e il trattato che istituisce la Comunità Europea, ratificato da tutti gli Stati membri; la Direttiva 2000/43/CE, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone, indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica; la Direttiva 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro; la Risoluzione n.1003 (1° luglio 1993), relativa all’etica del giornalismo; e la Dichiarazione dei Principi Deontologici dei Giornalisti, modificata dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti nel 1986 al fine di includere l’Art.7: “Il giornalista è tenuto a prendere coscienza del pericolo rappresentato dalla discriminazione promossa dai media, e si impegna a fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per evitare ogni forma di discriminazione basata, tra l’altro, su fattori etnici, sessuali, di genere, linguistici, religiosi, politici, di nazionalità e origine sociale”.

Nel presente documento vengono illustrati due approcci possibili: quello sviluppato da Eurocircle e quello proposto da Articolo 3.

Eurocircle ha ideato un modulo che viene compilato alla fine di ogni mese e prende in considerazione sia gli aspetti quantitativi (il numero di articoli letti per ciascun giornale) che qualitativi, raccolti sulla base dei seguenti criteri:

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Il modulo, le cui domande sono analoghe a quelle proposte da Articolo 3, viene allegato a ciascun articolo, che viene poi catalogato in base ai seguenti fattori: circolazione del giornale (nazionale, regionale, locale), tipologia di documenti (articolo, video, lettera, editoriale…); minoranza coinvolta (migranti, Rom, LGBT, ecc.) e il gruppo specifico (migranti nordafricani, lesbiche, ecc.), la presenza o assenza del punto di vista della minoranza in questione, il tema del documento (lavoro, habitat, religione, relazione con la comunità generale, legislazione, buone pratiche, statistiche, criminalità, ecc.), la terminologia utilizzata, il tipo di informazione (corretta, scorretta/distorta, stereotipata, incitazione all’odio), lo scopo del messaggio (denuncia, discriminazione), il luogo dove l’evento si è svolto ed eventuali commenti della persona che ha effettuato il monitoraggio.

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3. Costituzione e gestione delle redazioni locali

Le redazioni locali rappresentano il cuore del progetto “In other W.O.R.D.S.”, in quanto esse costituiscono il primo passo verso la costruzione di una rete europea di lotta alla discriminazione di massa. Queste sette entità sono “delle redazioni-osservatorio locali a carattere non professionale composte da rappresentanti di minoranze etniche o religiose o di gruppi oggetto di discriminazione”. A livello globale sono stati analizzati e contattati circa 100 media; sono state ideate sedici newsletter mensili locali, distribuite lungo il corso di un anno, e quattro Recensioni europee trimestrali. Tutte le pubblicazioni, gli articoli selezionati, le notizie e i blog sono disponibili all’indirizzo www.inotherwords-project.eu.

Questa sezione si propone svariati obiettivi: diffondere a un pubblico più ampio il lavoro della propria redazione locale di monitoraggio della stampa, confrontare le esperienze delle sette redazioni locali e analizzare l’impegno già dimostrato dalle associazioni locali, movimenti sociali locali, le università e le parti in causa locali nella decostruzione degli stereotipi e nel monitoraggio dei mezzi di comunicazione.

È fondamentale configurare ciascuna redazione locale nella maniera più diversa possibile. Inizialmente, è necessario organizzare degli incontri informativi al fine di fornire informazioni dettagliate sugli obiettivi e la metodologia. Gli incontri iniziali saranno a carattere pubblico, aperti a tutti gli individui e le organizzazioni interessate, quali ad esempio associazioni giovanili, organizzazioni per i diritti umani, associazioni di persone con disabilità, partiti politici, comitati locali, reti televisive locali, radio locali, quotidiani locali, dipartimenti di responsabilità sociale di impresa, ecc.

I partecipanti agli incontri avranno la possibilità di diventare volontari della redazione locale.Idealmente, i volontari dovranno avere un’età compresa tra i 15 e i 25 anni, e provenire da diversi ambienti culturali

(persone di cultura, religione, provenienza diversa, oltre a esponenti di minoranze o gruppi oggetto di discriminazione) e professionali (psicologi, sociologi, filologi, professori, operatori sociali, esperti delle comunicazioni, dei diritti umani, ecc.). Sarà inoltre necessario garantire la diversità in termini di genere ed età.

Esiste una differenza fondamentale tra le organizzazioni che sono direttamente collegate al settore dell’istruzione (scuole, università, ecc.) e quelle che non lo sono. Nel caso delle prime, gli studenti universitari rappresentano senza dubbio un gruppo interessante ai fini delle redazioni locali. Essi sono infatti persone attive, generalmente interessate alle questioni sociali, e hanno molti contatti. Gli insegnanti hanno l’opportunità di spiegare gli obiettivi e i vantaggi della partecipazione a una redazione locale di monitoraggio della stampa. Ciò consente ai volontari di lavorare fianco a fianco con gli studenti e di coordinarli allo stesso tempo. La partecipazione alle redazioni locali rappresenta inoltre un valore aggiunto in termini di punteggio degli studenti, in particolare nell’ambito dei corsi collegati alle aree di conoscenza del progetto, il che accade piuttosto frequentemente data la natura ampia e multidisciplinare dei temi trattati.

Nel caso delle organizzazioni che non appartengono al settore dell’istruzione (scuole, università), i volontari possono essere identificati mediante diverse organizzazioni ed enti. Si potrebbe ad esempio rivolgersi ai partecipanti di corsi di natura non universitaria. Un’altra possibilità è quella di creare una densa rete organizzativa con gli enti che rappresentano le minoranze, come suggerito dall’Articolo 3.

Ai fini della creazione di una redazione locale, è necessario prima di tutto organizzare degli incontri con i partecipanti per mettere a confronto idee e opinioni. Di seguito vengono illustrati i dettagli relativi alla costituzione di alcune delle redazioni locali nelle città partecipanti al progetto “In Other Words”, insieme a una chiara descrizione del meccanismo di selezione dei volontari.

Università di Tallinn

Inizialmente sono stati organizzati degli incontri con i partecipanti interni al fine di condividere idee e pensieri relativi alla redazione locale. In seguito, l’idea è stata sottoposta all’attenzione di alcuni rappresentanti delle minoranze, i quali hanno espresso le loro opinioni e comunicato le loro esigenze e aspettative. In un primo momento, la redazione collaborava con cinque diversi gruppi, alcuni dei quali si sono ritirati durante il corso del progetto (tra cui i musulmani, che in Estonia esistono in misura molto ridotta). Tre gruppi minoritari hanno continuato a lavorare al progetto: persone

10

10- Questo paragrafo è una versione abbreviata del capitolo redatto da Alejandra Ainz Galende, Agustín Galiana Fernández, Purificación García Pérez, María José González Moreno, Antonio José Macías Ruano, María del Mar Martínez Fernández, Rubén Martínez Reche, Rosa María Rodríguez Vázquez Jesús Muyor Rodríguez Encarnación Peláez Quero Ascensión Rodríguez Fernández José Luis Ruiz Real Carmen Salvador Ferrer Antonio Segura Sánchez (Almeria)

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IEBA

La redazione locale portoghese è stata costituita grazie alla collaborazione di diversi enti rappresentanti le principali minoranze del Paese: migranti, Rom, donne, persone con disabilità e LGBT. Inizialmente, IEBA ha selezionato, tra le organizzazioni esistenti, quelle con una delegazione o una sede a Coimbra, la città principale della regione del Centro (in prossimità di Mortágua, dove si trova IEBA). In seguito, le associazioni scelte sono state contattate tramite e-mail, illustrando brevemente gli obiettivi del progetto “In other W.O.R.D.S.” e fissando un incontro. Sono stati dunque svolti degli incontri con cinque associazioni

Immagine 3 – Redazione locale IEBA

impegnate nel campo del razzismo, dei migranti, delle donne (in particolare le donne migranti), le vittime della criminalità, le persone LGBT e quelle con disabilità. Insieme alla creazione della redazione locale, è stato inoltre selezionato un facilitatore all’interno del gruppo.

Eurocircle

Eurocircle ha optato per la selezione di una giornalista free-lance, Elif Kayi, sulla base delle sue aree di specializzazione e della sua conoscenza della comunicazione giornalistica, oltre che della sua motivazione a lavorare su tematiche relative all’antidiscriminazione. La selezione dei volontari è stata svolta secondo quanto stabilito dai criteri del progetto: rappresentazione dei diversi generi, minoranze, quantità e settori di specializzazione. Tuttavia, il processo di adesione non si è rivelato semplice a causa degli impegni pregressi della maggior parte dei volontari (lavoro, studi, altre attività di volontariato) e a causa della lunga durata dei progetti. Di conseguenza, Eurocircle ha istituito quattro diverse modalità di selezione dei volontari: programmi di formazione per studenti, servizio civile, volontariato e collaborazioni occasionali quali interviste, articoli su temi specifici o eventi di natura locale. La prima sessione formativa della redazione locale, alla quale hanno partecipato 16 persone, è stata suddivisa in due moduli: al mattino è stato presentato il progetto, seguito dalla spiegazione delle leggi francesi anti-discriminazione e dall’illustrazione di una delle tematiche più pressanti della città di Marsiglia (la relazione con i Rom e Sinti); durante il pomeriggio, invece, si è parlato della stampa francese e del linguaggio giornalistico. Eurocircle ha infine stabilito un calendario di incontri regolari, pianificando riunioni settimanali della redazione locale e impostando le attività di osservazione quotidiana. Dopo qualche mese, è stata organizzata una seconda sessione formativa.

Articolo 3

La redazione locale di Articolo 3 è stata istituita ben prima dell’inizio del progetto, ma si è estesa con il passare degli anni. Inizialmente era composta soltanto da due ricercatrici, due membri del consiglio di amministrazione e qualche volontario. All’epoca, Articolo 3 si occupava esclusivamente di monitorare la stampa locale (due quotidiani), e non necessitava dunque di molto personale. Le due ricercatrici sono rimaste, e lavorano oggi a tempo pieno, mentre i volontari si sono alternati. Al momento, ci sono 12 persone che si occupano del monitoraggio della stampa, la maggior parte delle quali provengono da un gruppo minoritario (in termini di etnia, orientamento sessuale, religione o disabilità). La selezione dei volontari non avviene su base regolare. Data la visibilità della struttura, vi sono spesso persone desiderose di collaborare, sia per ragioni di interesse o curiosità personale nei confronti dei temi trattati, sia a fini di studio e ricerca (studenti e giovani ricercatori), sia per sostenere la lotta alla discriminazione (attivisti, persone già impegnate a livello sociale, o militanti di altre associazioni), o semplicemente per

di lingua russa, esponenti del gruppo LGBT e persone con disabilità. I partecipanti si sono incontrati presso l’Università di Tallinn, dove hanno discusso i temi in questione utilizzando principalmente il metodo del workshop. Uno degli aspetti fondamentali del progetto è stato il fatto che molti dei volontari avevano già conosciuto i rappresentanti delle minoranze in occasione di altre esperienze di collaborazione: contattarli e convincerli della validità del progetto è stato dunque più semplice. È fondamentale coinvolgere quante più organizzazioni rappresentanti le principali minoranze del Paese.

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condividere un’esperienza di lavoro duratura e fare qualcosa di utile durante il tempo libero (pensionati). Il processo di selezione e gestione dei volontari è generalmente di natura molto informale e si basa sulle relazioni interpersonali. Prima di essere colleghi, i volontari che lavorano all’Osservatorio sono amici e persone di fiducia di chi ne fa già parte, e questo facilita il lavoro.

Jaén

La redazione locale è stata presentata pubblicamente in occasione di una cerimonia presieduta dall’Onorevole Rappresentante del Dipartimento di Social Welfare e Pari Opportunità della Diputación Provincial, Sofia Nieto. All’evento hanno partecipato numerosi rappresentanti delle principali minoranze etniche, sessuali e religiose di Jaén, oltre al pubblico e ai mezzi di comunicazione. In tale sede sono stati presentati gli obiettivi del progetto, chiedendo alle associazioni presenti di collaborare con la redazione locale alla lotta contro la discriminazione e la xenofobia. A seguito della presentazione, nove associazioni locali di Jaén hanno espresso il desiderio di entrare a far parte della redazi-one locale. Queste associazioni sono composte da volontari provenienti dai principali gruppi minoritari della città. La redazione locale organizza incontri su base mensile.

4. La comunicazione mediatica Per comunicazione si intende il processo basilare di condivisione

di informazioni, pensieri e sensazioni tra le persone tramite il linguag-gio corporeo, la parola o la scrittura. La comunicazione efficace estende il concetto di condivisione del contenuto alla ricezione e alla comprensione del messaggio trasmesso da uno o più individui nella maniera intesa dalla persona che ha instaurato la comunicazione stessa. Tra gli obiettivi di una comunicazione efficace figurano la creazione di una percezione comune e l’acquisizione di informazioni. La persona che intende dar vita a un processo di comunicazione si occupa di “codificare” le informazioni: si tratta di un meccanismo interno dal quale passano tutte le informazioni che verranno poi comunicate. Dopo che il messaggio codificato è stato trasmesso per via orale o scritta, la persona che ha ricevuto le informazioni si occuperà di decodificarle. In uno scenario ideale, il messaggio e le sensazioni codificate corrispondono a quelle decod-ificate. Tuttavia, in assenza di una comunicazione perfetta, una “comunicazione efficace” è il modo più efficiente di ridurre al minimo le discrepanze tra la codificazione e la decodificazione.

Il contesto nel quale la comunicazione si svolge costituisce senza dubbio un vantaggio ai fini dell’efficacia della stessa. Tramite il contesto, è possibile prendere i considerazione l’età, la religione, il genere e le capacità intellettuali del destinatario. Quanto più ampio è il contesto, tanto più si riducono le possibilità di creare una discrepanza tra il messaggio codificato e quello decodificato. Tuttavia, quando si parla di comunicazione efficace, è importante sottolineare che il messaggio subisce spesso una distorsione ad opera della persona che lo trasmette o lo genera. Nel caso dei giornalisti, è impossibile controllare il pubblico, e ove determinate pubblicazioni si rivolgono a un gruppo di utenti specifico,è impossibile operare un controllo sui destinatari dell’informazione. Ne consegue che per i giornalisti è importante – oltre a essere consapevoli del tipo di pubblico a cui si rivolgono – prendere atto dei proprio orientamenti e di come essi verranno gestiti. Questi sono gli unici strumenti tangibili che sono in grado di influenzare la generazione o la trasmissione di informazioni.

Per i giornalisti, così come per qualsiasi professionista del settore delle comunicazioni, una comunicazione efficace richiede innanzitutto la chiara identificazione delle esatte componenti dell’informazione che essi intendono trasmettere al proprio pubblico, a prescindere dalla natura specifica del messaggio (stampa cartacea, radio o televisione). Questa precisa identificazione è un processo fondamentale, che prevede un approfondito lavoro di ricerca ad opera del giornalista sul

Immagine 4 – Il volantino ufficiale

11

11- Questo paragrafo è una versione abbreviata del capitolo redatto da Nicoletta Gomiero (Eurocircle)

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GRASSROOT ANTIDISCRIMINATION - THE ROLE OF CIVIL SOCIETY IN MEDIA MONITORING POLICIES

tema in questione. La gestione superficiale delle informazioni è una delle cause più frequenti della diffusione di messaggi distorti e stereotipi.

Solitamente, i giornalisti entrano a contatto con le tematiche da trattare attraverso diversi canali: la lettura dei lavori di altri giornalisti, la ricerca su internet o l’utilizzo di mezzi alternativi alla carta stampata (televisione, radio, ecc.), il confronto con altre persone o i propri interessi personali. Una volta selezionato l’argomento da trattare, anche il processo di identificazione può avvenire mediante diverse modalità, in quanto non esiste un percorso predefinito. Il punto di partenza è spesso la ricerca su internet o la consultazione di pubblicazioni quali libri, riviste o articoli specializzati. Tuttavia, la ricerca su internet deve essere svolta con cautela, in quanto non è sempre chiara la fonte delle informazioni disponibili in rete: l’uso di internet costituisce dunque semplicemente un primo contatto superficiale, che andrà integrato con altre fonti più specializzate e verificate.

In questo senso, è importante ricordare che l’utilizzo di risorse online quali Wikipedia o altri siti enciclopedici, redatti e aggiornati da altri utenti della rete, dovrà essere ridotto al minimo in quanto queste fonti non sono accuratamente verificabili, sebbene il contenuto offerto sia spesso di qualità. Il lavoro di un giornalista non richiede certamente la precisione tipica degli accademici, ma il processo di ricerca delle informazioni deve aderire agli stessi standard al fine di evitare la diffusione di messaggi errati o distorti.

L’arrivo dei social media, quali ad esempio Facebook o la piattaforma di micro-blogging Twitter, ha senza dubbio cambiato radicalmente il lavoro del giornalista, non tanto in termini dei contenuti trattati quanto della disponibilità delle informazioni e la velocità di trasmissione delle stesse. In un certo senso, si potrebbe dire che Twitter non sia altro che una sorta di “voce” su scala globale. Un utente diffonde una voce su Twitter, la quale si diffonde attraverso la ritrasmissione del tweet da parte di altre persone, che replicano semplicemente il messaggio originale pubblicato dal primo utente. Di fronte a questa “voce”, i giornalisti dovranno adottare lo stesso approccio che adotterebbero di fronte a una “voce”, vale a dire controllare e verificare l’informazione ottenute. In tal senso, le informazioni trasmesse su Twitter non sono molto diverse da quelle diffuse nella vita reale di tutti i giorni.

Un altro aspetto che ha subito un notevole cambiamento con la nascita dei social media come Twitter è la velocità di diffusione pubblica delle informazioni. L’esperto svedese di social media Mark Comerford ha spesso evidenziato che: “Prima, le notizie erano private prima di diventare pubbliche. Oggi, tutto diventa prima pubblico e poi privato”. Questa osservazione in apparenza banale esprime molto chiaramente la maniera in cui oggi percepiamo le informazioni. Il quasi monopolio che le agenzie di stampa detenevano sulle informazioni è stato fortemente intaccato da questa nuova modalità di trasmissione rapida e di massa.

Prima di concludere, è necessario soffermarsi sulla questione dell’accesso delle ONG ai mezzi di comunicazione. Esse lamentano infatti una difficoltà nello stabilire contatti con i media. Durante l’esperienza di lavoro delle redazioni locali europee, i partecipanti hanno spesso raccontato di aver incontrato delle difficoltà per ottenere la partecipazione di giornalisti alle conferenze stampa da essi organizzate. È necessario dunque sfatare alcuni miti relativi al lavoro dei giornalisti. Accade spesso che le ONG invitino i principali emittenti alle proprie conferenze stampa inviando loro un comunicato, e che sperimentino con sorpresa o delusione la loro mancata partecipazione.

L’invio di un comunicato alle redazioni degli emittenti, tuttavia, è raramente una mossa efficace. Questo non significa certo che nessuno dei giornalisti è interessato alla conferenza in questione: accade invece che spesso le informazioni vadano perdute. Allo stesso modo, i messaggi inviati all’indirizzo email del responsabile editoriali difficilmente verranno trasmessi al diretto interessato, ad esempio un giornalista che intende recarsi alla conferenza stampa. Per evitare questo problema, le ONG devono identificare i giornalisti interessati alle tematiche delle quali si occupano, sia perché essi stessi trattano temi paralleli o perché vi hanno lavorato in passato. Un contatto diretto e personale è spesso il modo migliore di diffondere informazioni.

Un altro problema è legato alle scadenze pressanti che spesso i giornalisti devono rispettare. Per prendere parte a una conferenza stampa è necessario avere del tempo disponibile, e ciò non è sempre possibile. Le tempistiche e la visibilità delle conferenze stampa rivestono dunque un ruolo cruciale. Le ONG devono ricordare che spesso la mancata partecipazione di un giornalista alla loro conferenza stampa non indica un mancato interesse nel lavoro della loro organizzazione: l’assenza è semplicemente dovuta a questioni di tempo. Le ONG dovranno dunque essere pazienti e continuare a invitare i giornalisti. Anche in questo caso, i contatti diretti e le relazioni personali che ne derivano sono estremamente importanti, e spesso richiedono del tempo.

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In Other Words 21

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Invitare i giornalisti a partecipare a incontri informali al di fuori dell’orario di lavoro – come ad esempio eventi serali, aperitivi, ecc. – è certamente un’altra maniera di stringere relazioni e di stabilire un primo contatto, che può portare in futuro a una collaborazione forte e duratura. Le ONG spesso non hanno sufficiente visibilità, specialmente se sono nuove nel settore. Questo tipo di eventi aiuta i giornalisti a conoscere il loro lavoro, e la loro natura informale è particolarmente adatta alla creazione di contatti. In generale, comunque, non esiste una “formula magica” che consenta alle ONG di entrare a contatto con i giornalisti: le relazioni nascono spesso grazie alla pazienza dimostrata dalle ONG e dalla visibilità che le loro attività hanno assunto.

Correct definition(s)

and autonyms

Rom, Sinti Migranti

Neri, per-sone di origine africana

Persone di origine

nordafricana

Persone di origine

sudamericana

Persone di origine

asiatica

Persone di origine

cinese

Commonly-used

definition(s)

Zingari, nomadi

Immigrati, stranieri, extra-

comunitari

Neri, persone di colore Marocchini Latini - Cinesi

Pejorative definition(s) Zingari

Clandestini, Vu’ cumpra’, extracomu-

nitari

Negri Fedayin - -Musi gialli,

Occhi a man-dorla

Correct definition(s)

and autonyms

Persone originarie

dell’Europa dell’Est

Musulmani, persone di fede

musulmana

Ebrei, persone di fede ebraica

Uomini gay, omosessuali

Lesbiche, donne omosessuali

Persone transgender

Persone con disabilità

Commonly-used

definition(s)Albanesi, Slavi

Ebrei, Mu-sulmani, Islamici

Gay, omoses-suali

Gay, omoses-suali Lesbiche Trans

Ritardati, Disabili, diver-samente abili, portatori di handicap

Pejorative definition(s) - Fedayn, terror-

isti, TalebaniGiudei, topi,

sorci, pidocchi

Culattoni, froci, perver-titi, finocchi, busoni, rec-

chie, culorotto, rotti in culo,

checche, pederasti

Lesbicone Viados, traves-titi, tranvioni

Handicappati, mongoloidi

5. Glossario

5.1 Italiano

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In Other Words22

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Diskrimineerimisvastane võitlus “rohujuure” tasandil - Monitooringute läbiviimine kohalikul tasandil (EE)

Es las raíces de la antidiscriminación - Políticas de monitorización de los gobiernos locales(ES)

La lutte contre les discriminations sur le terrain - La gouvernance locale des politiques de contrôle (FR)

La lotta alla discriminazione - Esperienze di governance locale mediante il monitoraggio (IT)

Combate à discriminação - Estratégias locais de monitorização (PT)

Acţiuni concrete anti-discriminare - Politici de monitorizare la nivel local (RO)

December 2012

EUROPEAN UNION DISCLAIMER This project has been funded with support from the European Commission. This publication reflects the views only of the author, and the Commission cannot be held responsible for any use which may be made of the information contained therein.

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(EN)

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DECEMBER 2012www.inotherwords-project.eu

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