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BORSAPASTORE COMUNE Nome scientifico: Capsella bursa-pastoris Nome volgare: Borsapastore comune STORIA: Il nome del genere deriva dal latino capsa “ = contenitore, piccola borsa; quello specifico fa riferimento alla forma dei frutti, triangolari con base a forma di cuneo, che ricordano la bisaccia storicamente usata dai pastori. DESCRIZIONE: Pianta erbacea, annuale o biennale, con fusto eretto, esile, alta sino a 50 cm, con radice legnosa, a fittone. Le foglie hanno forma estremamente variabile; le basali, insieme, formano una tipica rosetta. I fiori sono piccoli e bianchi, riuniti in piccoli grappoli terminali, formati da quattro petali di circa 2 millimetri di lunghezza. I frutti sono siliquette appiattite, dalla inconfondibile forma cuoriforme, contenenti semi oblunghi di colore marrone. USO OFFICINALE: La borsa del pastore è una pianta con notevoli proprietà: emostatiche, astringenti, antiemorragiche, ipotensive; è utile anche nella cura delle epistassi, delle emorroidi e delle varici. IN CUCINA: È una pianta dal sapore simile al cavolo. Viene consumata generalmente con altre erbe, cruda in “insalata dei campi” o cotta in frittate e minestre. In Giappone la borsa del pastore è una delle sette specie, tutte con proprietà medicinale, che fanno parte del “riso alle sette erbe della primavera”, un piatto tradizionale che si consuma il 7 gennaio, al termine delle festività, con l’auspicio di allontanare le malattie. CURIOSITA’: I semi, quando si inumidiscono, si ricoprono di una sostanza vischiosa in grado di catturare ed uccidere piccoli insetti. Non si sa ancora se e quanto la pianta si avvantaggi da questa situazione, Per questo motivo viene considerata proto-carnivora. Nome scientifico: Fumaria officinalis Nome volgare: Fumaria STORIA: Galeno, già nel II sec. d. C. la citava, apprezzandola per il suo effetto benefico sulla secrezione biliare, così come nel X sec. dai medici arabi. DESCRIZIONE: Alta da 20 a 50 cm. E’ una pianta erbacea annuale o biennale, on fusto ascendente o sdraiato molto ramificato di colore rosso porpora. Ha radice a fittone di colore biancastro. Le foglie sono glabre e picciolate, alterne e pennatosette. I fiori sono portati in racemi terminali di colore rosa porporino. USO OFFICINALE: piccola insufficienza epatica; acne, eczema; artritismo; trattamento preventivo arteriosclerosi. Si tratta, infatti, di una pianta che aumenta il flusso biliare insufficiente e lo frena quando è in eccesso mentre non agisce se non vi è necessità. Contiene berberina, protopina,acido fumarico,tannino,potassio,flavonoi di,mucillagini. Nei tempi passati veniva utilizzata principalmente come lassativo e stimolante della bile. Si utilizza la parte aerea della pianta in infuso come tonico stimolante e come depurativo. È una pianta regolatrice epatobiliare, anti- arteriosclerosi, utile nel trattamento delle emorroidi e le dermatosi. CURIOSITA’: Nel medioevo si riteneva che insieme con l’Angelica e il Frassino aiutasse a diventare centanario. Il nome si ritiene derivi da varie eventi: il colore grigiastro della pianta; il gusto affumicato; da un’antica credenza popolare secondo cui la pianta non nasceva da un seme ma fosse una emanazione della terra; se trappata dal terreno produce un leggero fumo. FUMARIA

la Piazza marzo aprile 2011 Sammichele

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la Piazza marzo aprile 2011 Sammichele

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BORSAPASTORE COMUNENome scientifico: Capsella bursa-pastorisNome volgare: Borsapastore comune

STORIA: Il nome del genere deriva dal latino “capsa “ = contenitore, piccola borsa; quello specifico fa riferimento alla forma dei frutti, triangolari con base a forma di cuneo, che ricordano la bisaccia storicamente usata dai pastori. DESCRIZIONE: Pianta erbacea, annuale o biennale, con fusto eretto, esile, alta sino a 50 cm, con radice legnosa, a fittone.Le foglie hanno forma estremamente variabile; le basali, insieme, formano una tipica rosetta.I fiori sono piccoli e bianchi, riuniti in piccoli grappoli terminali, formati da quattro petali di circa 2 millimetri di lunghezza.

I frutti sono siliquette appiattite, dalla inconfondibile forma cuoriforme, contenenti semi oblunghi di colore marrone.USO OFFICINALE: La borsa del pastore è una pianta con notevoli proprietà: emostatiche, astringenti, antiemorragiche, ipotensive; è utile anche nella cura delle epistassi, delle emorroidi e delle varici.IN CUCINA: È una pianta dal sapore simile al cavolo. Viene consumata generalmente con altre erbe, cruda in “insalata dei campi” o cotta in frittate e minestre.In Giappone la borsa del pastore è una delle sette specie, tutte con proprietà medicinale, che fanno parte del “riso alle sette erbe della primavera”, un piatto tradizionale che si consuma il 7 gennaio, al termine delle festività, con l’auspicio di allontanare le malattie.CURIOSITA’: I semi, quando si inumidiscono, si ricoprono di una sostanza vischiosa in grado di catturare ed uccidere piccoli insetti. Non si sa ancora se e quanto la pianta si avvantaggi da questa situazione, Per questo motivo viene considerata proto-carnivora.

Nome scientifico: Fumaria officinalisNome volgare: FumariaSTORIA: Galeno, già nel II sec. d. C. la citava, apprezzandola per il suo effetto benefico sulla secrezione biliare, così come nel X sec. dai medici arabi.DESCRIZIONE: Alta da 20 a 50 cm. E’ una pianta erbacea annuale o biennale, on fusto ascendente o sdraiato molto ramificato di colore rosso porpora. Ha radice a fittone di colore biancastro. Le foglie sono glabre e picciolate, alterne e pennatosette.I fiori sono portati in racemi terminali di colore rosa porporino.USO OFFICINALE: piccola insufficienza epatica; acne, eczema; artritismo; trattamento preventivo arteriosclerosi. Si tratta, infatti, di una pianta che aumenta il flusso biliare insufficiente e lo frena quando è in eccesso mentre non agisce se non vi è

necessità. Contiene berberina, protopina,acido fumarico,tannino,potassio,flavonoidi,mucillagini. Nei tempi passati veniva utilizzata principalmente come lassativo e stimolante della bile. Si utilizza la parte aerea della pianta in infuso come tonico stimolante e come depurativo. È una pianta regolatrice epatobiliare, anti-arteriosclerosi, utile nel trattamento delle emorroidi e le dermatosi. CURIOSITA’: Nel medioevo si riteneva che insieme con l’Angelica e il Frassino aiutasse a diventare centanario. Il nome si ritiene derivi da varie eventi: il colore grigiastro della pianta; il gusto affumicato; da un’antica credenza popolare secondo cui la pianta non nasceva da un seme ma fosse una emanazione della terra; se trappata dal terreno produce un leggero fumo.

FUMARIA

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di Sammichele di Bari

Bimestra le d i informazione c i t tadina a cura dell’associazione la Piazza. Anno XIV, N°2 Marzo - Aprile 2011 Registrazione del Tribunale di Bari n°1396/98 del 27.11.1998. SEDE: via S. Quasimodo, 1 - 70010 Sammichele di Bari (Ba)Direttore responsabile: Giovanni BrunelliCaporedattore: Antonio DeramoEditore: Associazione “la Piazza” Responsabili pubblicità: Sammichele Giuseppe Taneburgo 3405033648 [email protected] del Colle - Donato Stoppini 3398747813 [email protected] abbonamenti:Dominga Cici 3475629046 - [email protected] di: Sammichele: Associazione la Piazza: D. Cici, A. Deramo, A. Morgese, G.Taneburgo, P. Netti, M Varvara. Hanno collaborato: D. Losito, P. Netti, D. Notarangelo, F. Rossi, M. Savino, N. Savino, F. Spinelli.Acquaviva: Osservatorio Civico: P.Colaninno (Coordinatore), V.Attollino, F.Bruno, R.Carella, I.Ciccarone, M.Ciccarone, G.Cirigliano, A.Larenza, N.Larenza, L.Luise, G.Maselli, F.Milella, R.Romanelli, A.Tayar.Hanno collaborato: A. Signorile, M. Carelli, S. Carlucci, T. Mangarella, V. G. Colapinto, G. Jeva, F. Pappalardo, V. Petrelli; R. Quatraro, T. Colaninno MangarellaGioia:Redazione: Coordinatore: Donato Stoppini, Marco Addati, Dalila Bellacicco, Marisa D’Elia, Giacomo Leronni, Giuseppe Leronni, Domenico Paradiso, Anna Fasano Romano, Paola Sorrentino. Collaboratori: Annamaria Castellana, Nunzio Loporcaro, Marzia Mirizzi, Olimpia Shakti Riccio, Giulia Sabia.

www.la-piazza.it [email protected]

Fax: 02700444791 Stampa: SUMA Sammichele

Chiuso in redazione il 24.03.2011

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LEGAMBIENTE

C i r c o l o quattromiglia

Tutela del territorio mancataScavata una trincea in un sito sotto vincolo del PUTTAlcune settimane fa, complice qualche bella giornata di sole, abbiamo deciso di fare una breve passeggiata nella Lama Diumo, così i sammichelini chiamano il tratto più a sud della Lama San Giorgio. Appena giunti nei pressi di quell’imponente opera di ingegneria idraulica, la cisterna che nei primi anni del Novecento le Ferrovie del Sud-Est fecero realizzare per alimentare i treni a vapore, abbiamo notato la presenza sfregiante di uno scavo lungo svariate decine di metri, largo almeno 2,5 m e profondo oltre un metro. Tale movimentazione terra ha alterato l’alveo della lama. E’ stato infatti deviato il suo percorso, senza una reale motivazione, questo era quanto pensavamo, in un primo momento. Sì perché non riuscivamo proprio a capire cosa avesse spinto l’autore di questo intervento, sicuramente costato diverse centinaia di euro, con il sicuro coinvolgimento di scavatori di grossa portata; ne sono a testimonianza gli enormi massi che costellano la “canalizzazione”. Successivamente, dopo le copiose piogge dei primi giorni di marzo, ci siamo recati nuovamente sul posto per vedere cosa stesse accadendo e abbiamo capito…Le copiose acque provenienti dalle varie parti della zona del Canale, e purtroppo, come abbiamo scritto nell’articolo a lato, le acque reflue traboccanti dalle vasche della fognatura di Gioia del Colle, si incanalavano per poi “misteriosamente” sparire nel nulla. L’autore dello scavo probabilmente era venuto a conoscenza di un inghiottitoio lì nei pressi e così, per evitare che la acque ristagnassero ed impedissero la coltivazione ha “ben pensato” ad una drastica soluzione. La parte terminale dello scavo è infatti costituita da una cavità carsica, ben ricoperta da pietre di grosse e medie dimensioni, in modo da evitare che qualcuno possa caderci e da renderla meno visibile. Da anni si cerca di sensibilizzare i cittadini sull’importanza della lama, sia sotto il profilo idraulico, ma soprattutto su quello naturalistico e paesaggistico. Non si può rimanere indifferenti di fronte ad “attacchi” di questo tipo. Le lame, ambienti naturalistici di pregio, sono tutelate dal Piano Paesaggistico della Regione, dal PUTT, che la nostra Amministrazione, a distanza di quasi 10 anni dalla sua approvazione, ha finalmente recepito.Ci sembra opportuno inviare copia delle foto scattate alle autorità preposte

Giuseppe Taneburgo

Vasche di spandimento di Gioia del Colle

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Risale al novembre 2004, il progetto definitivo dello schema del condotto di giunzione dei reflui trattati dagli impianti depurativi di Sammichele di Bari, Putignano, Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti e Casamassima. I costi per la realizzazione di questo collettore assommano a € 15.800.000,00 e l’opera è stata inserita, all’epoca, nelle linee strategiche e di sviluppo di ogni Comune. Gli impianti di depurazione

dei diversi Comuni coinvolti sono caratterizzati dal non avere, nelle immediate vicinanze alcun corso d’acqua naturale entro cui sversare i reflui depurati. In quell’epoca lo scarico degli impianti di depurazione di Putignano e Gioia del Colle erano (e sono) campi di spandimento su cui vengono convogliati i reflui che lentamente percolano nel sottosuolo. Il progetto recita: “l’efficienza di tali campi risulta compromessa a causa della presenza di refluo non sempre ottimale”. Sammichele scarica i reflui direttamente nel sottosuolo mentre l’impianto di Casamassima è in corso di appalto. Tutti gli impianti sono stati adeguati o saranno adeguati, si legge nel progetto, allo scarico sul suolo, ovvero conformi alla Tabella 4 (valore che indica un notevole livello di depurazione). Il collettore, raccolti i reflui, giungerà in terra di Bari e sarà lungo circa 51 km, interrato nella sede stradale.Di seguito l’iter seguito e poi interrotto.19 aprile 2005 viene trasmesso al comune di Sammichele (n.d.aa. si presume anche a tutti gli altri comuni coinvolti) il progetto da parte dell’acquedotto Pugliese.13 maggio 2005 l’Acquedotto invita la Regione ad indire una conferenza di servizi per il progetto definitivo. Con la stessa nota comunica che ha già provveduto ad inviare il progetto a tutti gli enti e soggetti istituzionali interessati.27 giugno 2005 l’Acquedotto ha fatto eseguire le prime verifiche idrauliche sulla condotta sottomarina di Bari Occidentale. Nel verbale si legge “L’esito di questa attività sembrerebbe avvalorare l’ipotesi che prevede lo smaltimento dei reflui provenienti dagli impianti a servizio dei comuni di Sammichele di Bari, Putignano, Gioia del Colle, Acquaviva delle Fonti e Casamassima attraverso tale condotta. A questo punto si ritiene necessario procedere ad uno studio di fattibilità che individui degli interventi da prevedere e i relativi costi”.30 giugno 2005 la soprintendenza per i beni Archeologici della Puglia – Taranto conferma il parere di massima favorevole a condizione.27 settembre 2005 il comune di Bari esprime una forte perplessità relativamente al progetto, ma poiché si tratta di un’opera rilevante per l’ampio territorio

servito, è comunque disponibile a valutare alternative possibili.4 ottobre 2005 l’Autorità di Bacino rilascia il nulla osta alla realizzazione del collettore.6 ottobre 2005 nota del Comando III Regione Aerea, con la quale esprime il proprio nulla osta per gli aspetti demaniali di competenza.6 ottobre 2005 il Comune di Sammichele, con

delibera di giunta, prende atto del progetto definitivo auspicando una rivisitazione del progetto in sede di esecutivo rispetto alle opere di scavo e fuori terra.7 ottobre 2005 la Regione Puglia – Assessorato alle Opere Pubbliche, indice una conferenza di Servizi per ottenere tutti i pareri e i consensi per il progetto definitivo. Tutti gli enti, a parte il comune di Bari, esprimono parere favorevole

condizionato. La realizzazione di questo collettore, certamente porterà ad un miglioramento delle condizioni igieniche delle aree che attualmente sono adibiti a campi di spandimento di Gioia del Colle (il cattivo stato ricade tutto in Sammichele), Putignano ed Acquaviva, che oggi sono in uno stato di forte degrado ambientale. Inoltre si otterrebbe la salvaguardia della Lama San Giorgio – Giotta.Anche recependo le istanze europee in merito all’immissione delle acque in falda viene emanata il decreto 152/2006 che vieta tale sversamento. Fanno seguito anni di stallo del progetto del collettore.Il 6 dicembre 2010, presso la sede dell’Assessorato alla Qualità del Territorio, si è svolta una riunione, indetta dall’assessore Barbanente, con i rappresentanti dei Comuni coinvolti dall’istituendo Parco Lame San Giorgio-Giotta. Per avere informazioni più aggiornate abbiamo intervistato Ing. Mauro Mastrovito, Consigliere delegato alla Pianificazione Strategica del Comune di Gioia del Colle che per la carica che ricopre segue lo sviluppo del progetto del collettore. “In quell’occasione proprio io ho posto il problema degli sversamenti dei reflui nella Lama San Giorgio ed ho chiesto all’assessore di aprire un tavolo tecnico su questo tema. Questa ipotesi, seppur prevista dal Piano di tutela delle acque, è sostanzialmente in contrasto con le disposizioni normative del decreto 152/2006 che vietano di immettere le acque in falda. Le lame sono considerate “acque secondarie” quei corsi d’acqua in cui c’è acqua solo periodicamente, si potrebbe sversare l’effluente depurato in tabella 4, ma c’è da considerare che le stesse sono cosparse di inghiottitoi che mandano direttamente nel sottosuolo quanto assorbono. Dobbiamo ricordare che questi sono degli elementi di tutela idrogeologica del territorio, sono fondamentali in occasioni di fenomeni alluvionali. Nel momento in cui si immette in lama un refluo, per quanto depurato, questo, quasi certamente, andrebbe in falda. E tutto ciò è contro legge. Il Piano di tutela delle acque ha previsto per i comuni quali Gioia, Putignano, Sammichele, Casamassima lo scarico nei “corsi d’acqua secondari”, di fatto però si ha una immissione diretta di reflui, in contrasto con la

stessa legge. L’ipotesi è quello di trovare una soluzione alternativa. Io da anni sto cercando di riprendere il progetto del collettore. C’è stato un incontro presso l’ATO idrico il 06/11/2009, a cui, purtroppo le Amministrazioni coinvolte non hanno dato seguito, occorreva redigere delle schede approfondite per far conoscere la situazione del proprio territorio, le sezioni plano-altimetriche, un censimento degli inghiottitoi… Il 9 marzo ho fatto un nuovo sollecito all’assessore Barbanente, stiamo aspettando che si apra il tavolo tecnico. Le pressioni finora non hanno avuto l’esito sperato. Io sono convinto che se ci fosse un coordinamento, se i sindaci sollecitassero la Regione, secondo me ci sono delle condizioni di fattibilità. Anche il Comune di Bari si è espresso favorevolmente al progetto del collettore in quanto è visto come una opportunità per quei territori della fascia costiera, dove c’è la salinizzazione delle falde. Con la realizzazione di un impianto di affinamento, infatti ci potrebbe essere un riuso di queste acque. I costi previsti ammontano a circa 25 milioni di € che sono disponibili. [n.d.aa. il progetto del collettore è inserito nel piano di area vasta BARI 2015]”Alla luce di quanto espresso è evidente che manca una volontà politica di coordinare la richiesta con decisione

e fermezza. Per questo e in continuità alle azioni che sia “la Piazza” che Legambiente da lustri porta avanti, ottenendo una sensibilizzazione al problema da parte dei cittadini dei vari paesi attraversati dalla lama, ci siamo rivolti all’assessore all’ambiente del Comune di Sammichele chiedendo che si faccia carico di avviare un coordinamento tra i Comuni interessati per sbloccare questo impasse e far pressione nel confronti della Amministrazione Regionale. Abbiamo registrato una completa disponibilità dell’ass. Maria Spinelli con la quale avvieremo una rubrica informativa per tenervi aggiornati sugli sviluppi. Crediamo che questo problema vada oltre ogni schieramento politico ed ogni forma di campanile per cui invitiamo tutti a dare il proprio contributo.In merito alle contraddizioni ci pare strano che se da un lato nell’ambito del piano integrato (Piano Integrato per lo Sviluppo Territoriale) si opera e si ottengono finanziamenti per la valorizzazione del territorio e quindi anche delle lame dall’altro si sia costretti a ridurre le lame a raccolta di reflui.“…Questo progetto, come autorevolmente rilevato in una nota a firma del segretario dell’A.d.B. Puglia [Autorità di Bacino], modificando il regime delle portate, che sono normalmente legate alle precipitazioni meteoriche, altererebbe lo stato dei luoghi e degli habitat presenti nella lama…” sono le parole dette dall’ass. regionale alla qualità del territorio Angela Barbanente in occasione della riunione del 6 dicembre 2010.

La Redazione

Il collettore intercomunaleUn progetto per l’allontanamento delle acque reflue dagli abitati o dagli impianti di depurazione

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Il 10 marzo la Giunta Comunale ha prodotto la delibera n° 54 avente per oggetto: “Istituzione ufficio separato Stato Civile nel Castello Caracciolo e sue pertinenze”. Di fatto con l’approvazione di questa delibera si autorizzavano le coppie, che intendessero sposarsi con rito civile, a farlo scegliendo come luogo della cerimonia la Casa Comunale o il museo Dino Bianco. Fino a qualche tempo fa i matrimoni civili, venivano di norma effettuati in una “apposita” sala della Casa Comunale. Da qualche tempo numerosi Comuni si stanno regolando diversamente. In momenti di crisi economica e a seguito dei tagli agli stanziamenti statali per il mantenimento del patrimonio artistico, hanno ritenuto giusto autofinanziarsi offrendo spazi museali alle coppie che ne facessero richiesta per celebrare il proprio matrimonio ed in alcuni casi per svolgere la festa nuziale con catering, musica (alle volte anche con strumentazione di proprietà Comunale). Tutto legale, infatti l’art. 110 del Codice Civile recita: “Se uno degli sposi, per infermità o per altro impedimento giustificato all’ufficio dello stato civile, è nell’impossibilità di recarsi alla casa comunale, l’ufficiale si trasferisce col segretario nel luogo in cui si trova lo sposo impedito e ivi, alla presenza di quattro testimoni, procede alla celebrazione del matrimonio…”. Ed ancora il D.P.R. 239 3 novembre 2000 all’Art. 3 (Uffici separati) regola: “1. I comuni possono disporre, anche per singole funzioni, l’istituzione di uno o più separati uffici dello stato civile. 2. Gli uffici separati dello stato civile vengono istituiti o soppressi con deliberazione della giunta comunale. Il relativo atto è trasmesso al prefetto.” In base all’autonomia Comunale sancita dal D.Lgs. del 18 agosto 2000 n° 267 ogni Comune può regolarsi come crede. Questo è validissimo per tanti Comuni che possiedono beni artistici, palazzi antichi, castelli, giardini ecc. che, infatti, hanno colto l’occasione per recuperare i finanziamenti persi. Anche Sammichele con la Delibera 54 del 10 marzo si preparava a fare lo stesso. Purtroppo, forse per la mancata conoscenza della esatta sistemazione del nostro museo, o per leggerezza nel non prevedere l’indubbio problema legato alla inesistenza di luoghi separati dalle altre stanze e privi di reperti, la Giunta ha approvato una delibera di fatto impraticabile ed inutile. Impraticabile per gli spazi, inutile perché non ci sono i presupposti per cui i Comuni hanno optato per tale scelta. Infatti, il numero dei matrimoni civili che si tengono, ad esempio a Bologna, sono circa 25 al giorno da noi forse quel numero è all’anno. Salta, quindi , la possibilità di autofinanziarsi attraverso questo metodo. Abbiamo contattato la dott.ssa Maura Grandi, Dirigente del settore cultura del Comune di Bologna e responsabile coordinatrice dei musei che ci ha confermato, inorridita per il fatto, che non esiste la possibilità di celebrare matrimoni o feste in sale con reperti o nei pressi di queste e tantomeno in orari di apertura del museo. Ritenendo questa situazione un pericolo, il “Comitato Pro Museo”, lo stesso che si era attivato per far fronte alla costruzione del Padiglione che si intendeva realizzare nel giardino del Castello, si è ricomposto e attivato con una serie di iniziative diplomatiche. Contemporaneamente, in data 17 marzo ha chiesto ufficialmente un incontro con il sindaco per prospettare le proprie perplessità, convinti della necessità di una cittadinanza attiva e partecipe.In data 21 marzo si è tenuto un Consiglio Comunale e in quell’occasione abbiamo saputo che la delibera di giunta n° 54 è stata revocata.

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Questo matrimonio non s’ha da fare

A seguito delle abbondati precipitazione di questi mesi abbiamo seguito l’evolversi della situazione nelle vasche di spandimento del depuratore di Gioia del Colle. Come potete vedere dalle fotografie che alleghiamo si è avuto un “troppo pieno” con relativa esondazione delle acque e liquami. Questi liquidi di odore nauseabondo che facevano presagire il livello di inquinamento si sversava nei campi circostanti. In un caso si poteva notare come il liquido era riuscito a farsi strada attraverso il margine di delimitazione della vasche e usciva inondando la strada vicina. Tutti questi reflui si convogliavano in un canale laterale per raggiungere la lama passando attraverso le campagne della zona “Canale” irrigando i prodotti presenti. La zona è notoriamente utilizzata per la coltivazione da parte delle aziende vivaistiche di Sammichele producendo gravi danni. Abbiamo intervistato in merito Catia Giannoccaro dell’omonimo vivaio. “L’acqua tracima in continuazione, si incanala nella lama, sin dal mese di ottobre. Per fortuna abbiamo avuto il mese di gennaio e parte di febbraio asciutto. Con il riprendere delle piogge abbondanti il fenomeno si è ripresentato. Abbiamo dei danni, alcuni terreni non sono coltivabili, sono allagati di acqua nemmeno pulita. C’è una situazione anche sotto il profilo sanitario… l’acquedotto dice che si tratta di eventi meteorologici eccezionali. Manda delle autobotti, caricano acqua, fanno avanti e dietro… ma non è così che si risolve.La verità è che lì l’anno scorso quando ci fu il sequestro, l’inghiottitoio in cui si sversavano le acque è stato chiuso e quindi dall’anno scorso la situazione è peggiorata. [n.d.aa. L’uso di inghiottitoi per sversare i reflui, per giunta non completamente depurati, è un grave reato ambientale che nel passato è costato a Gioia del Colle una multa di 63.000 €] Questa è una storia che va avanti da 40 anni, però dopo l’alluvione del 2006, quando io ero nell’amministrazione di Sammichele, riuscimmo a convocare una conferenza di servizi per ben due volte, c’era il comune di Gioia, ma l’AQP non si è mai presentato, poi piano piano la cosa si è spenta. Ricordo che la stessa ass. Morgese ha segnalato il problema al Sindaco di Gioia. La ASL è intervenuta, qualche mese prima fa è intervenuta la Forestale. Io ho paura di quanto accadrà in estate. Diciamo la verità questo problema non è molto sentito da Gioia, il territorio gioiese ne risente solo marginalmente. Chiederemo i danni ad AQP”Noi de ‘la Piazza’ abbiamo tentato per settimane di entrare in contatto con i responsabili dell’AQP con esito negativo. Mastrovito consigliere Comunale di Gioia del Colle ci dice: “Il livello di depurazione dei reflui della vasche di spandimento dipende da come funziona il depuratore… alle volte si mescolano gli scarichi dei caseifici. Inoltre, la situazione negli anni è peggiorata perché aumentando le utenze e quindi le portate in entrata al depuratore sono aumentate e di conseguenza anche quelle in uscita, ma il recapito è lo stesso.”

A lui chiediamo quale secondo lui è una soluzione. “Si potrebbe individuare una soluzione il recapito in lama, ma occorrerebbe fare un tratto di collegamento, lungo tre km e molte e costose opere, quali una stazione di pompaggio, delle gallerie, la messa in sicurezza della lama… Si rispetta il piano di tutela, ma abbiamo gli inghiottitoi. Che dobbiamo fare li dobbiamo chiudere? Il carsismo ci ha consentito nei millenni di salvarci dalle alluvioni. La politica manco se le fa queste domande. La soluzione è realizzare un collettore con recapito a mare.” Gli facciamo notare che la zona dei campi di spandimento è una “terra di nessuno” ci sono discariche di manufatti in amianto, pneumatici, addirittura abbiamo fotografato un vitello morto…Poi questa estate sono stati sequestrati dei cavalli che vivevano all’interno delle vasche. “E’ vero che quell’area è di proprietà comunale, ma la gestione è dell’Acquedotto Pugliese che a sua volta ha girato la gestione concreta ad un’altra società. Le responsabilità sono di chi gestisce l’area. Certamente c’è sempre una culpa in vigilando da parte del Comune, che non può fare finta di niente.” Infine abbiamo contattato il dr. Domenico Lagravinese, direttore del dipartimento di prevenzione della ASL

BA. Ci ha riferito che la ASL è intervenuta alcuni mesi fa, quando c’è stato un analogo sversamento delle acque provenienti dai campi di spandimento. Vigli della ASL hanno documentato lo sversamento, hanno messo a verbale la puntuale ricognizione della situazione che lo stesso dottore ha definito insostenibile. Parallelamente alla ASL, il dr Lagravinese ha ricordato il serio intervento fatto dal Corpo Forestale. La stessa è stata la prima ad intervenire ed ha coinvolto il servizio veterinario e quello di igiene pubblica. Conclude comunicandoci che la ASL ha mandato lettera di diffida al AQP.

La Redazione

Le vasche di spandimento del depuratore di Gioia

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Stando al rapporto mensile relativo alla raccolta dei rifiuti, il comune di Sammichele a gennaio 2010 ha raccolto 3,41 tonnellate di rifiuti biodegradabili, i cosiddetti umidi, da una sola zona abitativa del paese, che comprende il centro storico un po’ più esteso. A dicembre 2010, della stessa frazione, sono state raccolte 2,18 tonnellate. In un mese si è registrato un incremento pari a più di 1 tonnellata. Possiamo dire quindi che questa raccolta differenziata, organizzata con il “porta a porta”, si è dimostrata funzionale non solo per i cittadini, poiché prevede la consegna del sacchetto vuoto ed il ritiro di quello pieno, non solo per un percorso di inserimento lavorativo, ma soprattutto per l’ambiente. Il ritiro dei sacchetti viene effettuato il martedì, il giovedì e il sabato dalle 9:00 alle 12:00 da parte degli operatori del settore. Ogni cittadino, animato da buona volontà e compatibilmente con i propri impegni lavorativi, potrebbe raggiungere la zona di raccolta e contribuire alla differenziazione dei rifiuti. Auspicabile sarebbe che questa frazione di rifiuti potesse essere raccolta per tutto il paese. Il progetto gestito dalla Cooperativa Sociale Onlus Ogechi e con la collaborazione della SI.ECO. S.p.A., di indiscussa utilità socio-ambientale, ha riscontrato il consenso degli abitanti della zona coinvolta. Si è già preoccupati del fatto che ha una durata di soli 12 mesi e che come tutte le esperienze che hanno il sapore del buono e dell’utile, finiscano solo in un bel ricordo. Speriamo di no.Abbiamo intervistato gli operatori del settore. Si lavora divisi in due squadre diverse, una per ogni zona. Per Sammichele: una è composta da Angelo, Massimo e Isabella (tutor); l’altra da Antonella, Giuseppe e Annarita (tutor). Per Gioia: una squadra è formata da Stefano, Alessandro, Catia (tutor); l’altra da Daniele, Aurelio e Marianna (tutor). A Sammichele, si incontrano alle otto del mattino presso lo stabilimento della SI.ECO., pioggia o neve che ci sia, e si dirigono in paese nella zona preposta.Antonella: la raccolta procede bene e la cittadinanza risponde. Siamo soddisfatti anche noi del risultato. Quando troviamo il sacchetto pieno, lasciamo quello vuoto. È un lavoro faticoso, infatti mi sto facendo i muscoli.Angelo: l’organizzazione del lavoro, l’organizzazione dei tempi è buona. Mi piace fare il lavoro di squadra. Annarita: la gente collabora molto più di quanto ci saremmo aspettati. All’inizio abbiamo cominciato con circa quaranta sacchetti, successivamente li abbiamo implementati. Molti si sono organizzati anche con

i secchi. Ci sono casi di persone che da altre zone, portano i sacchetti nel centro storico.Come si farà per l’estate visto che gli umidi non reggeranno per 24 ore?Antonella: qualcuno si sta lamentando già da ora. Abbiamo consigliato di metterlo all’aperto, almeno dove è possibile. Annarita: per Gioia non è un problema visto che esistono già dei cassonetti per la raccolta degli umidi, in strada. Gli operatori sono molto rigorosi rispetto al fatto che se i sacchetti non sono di quelli biodegradabili non vengono ritirati, lo stesso accade se all’interno vi è un tipo di rifiuto diverso rispetto agli umidi, come afferma Massimo.Con una lettera ai cittadini, in questi giorni verrà ribadita la necessità di utilizzare i sacchetti appositi e di non mettere contenuto diverso da quello indicato. Angelo: per fortuna, è minima la percentuale di persone che non rispettano i criteri della raccolta, parliamo dell’1 o 2% dei cittadini. Isabella: alla discarica finale, è tollerato solo il 3% di indifferenziato. Se si supera tale percentuale, i comuni sono dovuti a pagare delle multe.Vi sta piacendo questa esperienza lavorativa?Antonella: è bella e faticosa nello stesso tempo. I sacchetti pesano, benché sia una donna lavoro nello stesso modo degli uomini. Raccogliamo i sacchetti nel punto di raccolta e poi il sig. Savino che ci accompagna con un mezzo e fa la spola fra i due gruppi, li raccoglie e li porta al magazzino. Massimo: personalmente raccolgo 5 sacchetti in una volta.Daniele: è la mia prima esperienza lavorativa. Oggi trovare un lavoro è molto difficile. Per me tutto questo è di buono auspicio per il futuro. Sto imparando molto e devo ringraziare Nicoletta (n.d.r. presidente della Cooperativa Ogechi). All’idea che questa esperienza possa durare più di un anno tutti gioiscono. Stefano: adesso ogni mattina mi alzo e vado a lavorare.Antonella: da quando faccio questo lavoro è cambiato tutto, perché so che la mattina mi sveglio presto, ho un impegno, ho i miei soldi. Spesso spiego ai cittadini, anche in dialetto se è necessario, come fare questa raccolta. È bello che molti adesso mi conoscono.

Devo raccontare un episodio bello che ci è capitato: una volta siamo andati a suonare ad un signore per lasciare il sacchetto e questo è sceso con un pacco di pasta, pensando che stessimo facendo la raccolta per la Caritas. Abbiamo riso

tanto quella volta.Isabella: questo episodio è successo recentemente in occasione dell’ampliamento della zona di raccolta.Quanto la pioggia e il freddo sono un disagio per il vostro lavoro?Isabella: la divisa ci aiuta molto, sia in inverno che in estate. Angelo: anche con la neve abbiamo lavorato.Isabella: molti si sono affezionati alla nostra presenza. Ci offrono caramelle e torroncini quando passiamo. Per questo la fatica si riduce.Quali i punti di debolezza di questa esperienza?Daniele: a volte qualcuno non ha compreso il senso di questa raccolta. Molti hanno pensato che questo servizio doveva ridurre la tassa sull’immondizia.Stefano: a me non piace perché si cammina molto. Per il resto va tutto bene, soprattutto è bello perché socializzo.Angelo: molte persone trovano la scusa che hanno cani e campagna dove smaltire i rifiuti e dicono di non volerla fare.Antonella: penso che dobbiamo continuare a sensibilizzare la popolazione, dobbiamo insistere.Daniele: a parte il lavoro che sta andando più che bene, poiché voglio riprendere gli studi come informatico, se dovesse andare avanti questo progetto sarebbe bello fare lo stesso discorso differenziando anche il materiale informatico. Questo creerebbe più opportunità di lavoro.Antonella: i rifiuti sono tanti e spesso mi chiedo come vanno differenziati. Per esempio la carta esterna delle brioche come si differenzia? Penso che dovremmo differenziare molto di più. Annarita: voglio cogliere l’occasione per dire di non rubare i sacchetti. Se noi li lasciamo in una buca della posta, qualcuno poi li toglie, infatti in corrispondenza di quel numero civico non troviamo il riscontro.Angelo: abbiamo riscontrato che qualche negozio spaccia per biodegradabili sacchetti che in realtà non lo sono. Lo abbiamo fatto esaminare e ce lo hanno confermato.La conoscenza di sé e dell’altro, l’autostima, il rispetto per le regole, il lavoro di gruppo, la sensibilità ambientale sono i valori che si stanno trasmettendo con il progetto di Vivamente Differenziamoci.

Alessandra Morgese

Raccolta degli umidi nel centro storico e dintorni.

Vivamente – Differenziamoci Dopo 5 mesi di lavoro, abbiamo intervistato gli operatori del settore.

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M. Magistro lascia la segreteria del PDMauro Magistro… finisce un’epoca politica?Eventi epocali… si chiude la fase di un percorso che è durato tre anni, si chiude una fase importante, interessante, esaltante ed entusiasmante della mia vita. Certo ci sono stati momenti duri, li abbiamo affrontati e superati con determinazione e coraggio. Sono stato eletto segretario nel febbraio del 2008, ricordo che dopo una settimana, da parte di alcuni, che poi sono i fuoriusciti dal partito, quelli che utilizzano il partito per i propri interessi, ci fu una mozione di sfiducia. Il partito nasceva come un insieme delle tante anime che l’avevano composto: Margherita, DS, Socialisti. Oggi vedo un partito molto unito e compatto sulle questioni locali. Ritengo che sia il più grande risultato che abbiamo raggiunto. E’ stato il frutto del lavoro di tutti. C’è una buona dialettica interna e dico “Grazie a Dio”, perché a me l’unanimismo non piace. C’è diversità di vedute, ma dopo la discussione si arriva ad un momento di sintesi. Lascio l’incarico di segretario di partito esclusivamente per motivi professionali e personali, resto consigliere comunale, mi candiderò nel prossimo coordinamento di partito e voglio continuare a sostenere questo partito con un ruolo attivo.Gli elementi positivi e negativi del tuo operato.Tutto ciò che abbiamo fatto, di buono e di cattivo, l’abbiamo fatto insieme. Ci tengo a ricordare che abbiamo lavorato in squadra. Di positivo ribadisco l’unità che ci ha portati ad affrontare le situazioni in maniera decisa e determinata. Siamo sulla buona strada anche per il senso di appartenenza al partito. Ora, dobbiamo affermare, soprattutto verso l’esterno, la nostra identità. Circa gli aspetti negativi, mi sarebbe piaciuto costituire un movimento giovanile, non ci sono riuscito, anche se nel coordinamento abbiamo diversi giovani.Nello scenario politico sammichelino il PD rappresenta uno dei pochi partiti che hanno una identità, un direttivo, etc. E’ certamente il più affermato sul territorio, anche se il rapporto con il territorio non è molto vivo. Cosa ne pensi?Siamo nati 3 anni fa, questi processi necessitano di tempo, in parte condivido la tua considerazione, bisogna rinsaldare il legame con il territorio. Però c’è da dire che le nostre energie sono state concentrate a superare “le aggressioni” al partito e le divisioni interne. Poi sotto il profilo amministrativo, molti di noi erano alla prima esperienza e quindi abbiamo pagato il noviziato.Parliamo di amministrazione. Avete vinto le elezioni, vi siete resi conto della difficile situazione di bilancio e contemporaneamente si è creata una dicotomia, tra il sindaco con i “civici” ed il PD. Avete avuto degli affanni a rincorrere i “civici”. Questo è il frutto della inesperienza, è lo scotto da pagare a una evoluzione della politica in direzione dei civici?Abbiamo passato un anno e sette mesi non facili. Il noviziato ha condizionato nove consiglieri su undici, poi dopo alcuni mesi, Vito Leonardo Spinelli si è dimesso ed è passato all’opposizione e quindi abbiamo dovuto ritrovare un equilibrio. A gennaio abbiamo superato la crisi. Abbiamo ricompattato le fila, ci stiamo sforzando di trovare le opportunità e le energie per fare in modo che questa amministrazione continui facendo il bene della comunità. I “civici” sono una componente importante di questa amministrazione, noi non siamo in conflitto con loro, abbiamo grande rispetto della componente civica della società, ma sono convinto che il futuro della politica sia nei partiti, non nei civici. Il civico non garantisce continuità di idee, di valori, di azione. Si diceva che per essere un politico bisognava essere “unti dal signore”, la tua figura smentisce tutto questo. Hai fatto esperienza, potrai passare il testimone al prossimo segretario. Che caratteristiche vorresti che avesse il segretario futuro?Per fare la politica non bisogna essere avvezzi alla politica. La politica bisogna farla con il cuore, con le idee, i valori. Non è necessario aver fatto politica per poi occupare il ruolo di coordinatore di partito. Quello che conta è l’autorevolezza con cui tu ti affermi. Il prossimo segretario deve essere una persona onesta, che si deve impegnare per il bene della comunità.Cosa manca a Sammichele?E’ una comunità che ha bisogno di stimoli, noi abbiamo il dovere di darglieli. La nostra comunità deve riprendere a crescere.

Antonio Deramo, Giuseppe Taneburgo

Inaugurata la sezione del Partito a Sammichele

“Sinistra Ecologia e Libertà”, ci siamoStefanelli: “La sinistra deve tornare a vincere, depurandosi delle sconfitte passate”. Avv. Vito Savino: “In passato si è lasciato campo libero a gente mediocre che ha governato male”. Losappio: “Il SEL non sarà spina nel fianco per la sinistra”.

Domenica 6 febbraio è stata inaugurata, in Via Dogali 7, la sezione sammichelina di “Sinistra Ecologia e Libertà”, il partito del presidente regionale Nichi Vendola. A Sammichele la presenza del SEL era nell’aria già da tempo, a novembre il primo incontro formativo ed ora l’ufficializzazione. “Siamo un gruppo di uomini, donne e giovani, molti dei quali alle prime esperienze in politica, durante il nostro percorso tratteremo i temi del diritto al lavoro, all’istruzione pubblica, alla ricerca, alla democrazia che in questi tempi non è una cosa scontata, fino alla difesa dell’ambiente”, così si sono presentati il nutrito nucleo fondatore. Il sindaco Tateo, nel suo saluto, dopo aver espresso un’analisi sulla situazione politica nazionale e sul timore che il federalismo possa creare una spaccatura economica, ha toccato il tema locale, le difficoltà dell’amministrare e l’impossibilità fino a questo momento di tenere fede al programma elettorale, “ho trovato e sto trovando mille difficoltà – ha esordito il Sindaco – c’eravamo dati un programma che abbiamo dovuto cambiare in corso d’opera perché le esigenze sono diverse”.Lorenzo Cipriani, coordinatore provinciale SEL, ha auspicato un lavoro in rete dei circoli ed ha ringraziato Sabina Castellaneta per l’impegno profuso in questo senso.Durante i saluti degli altri partiti, Mauro Magistro, coordinatore cittadino del PD, ha dichiarato di vedere nel SEL la possibilità di “portare avanti, a Sammichele, un discorso di sinistra che deve lavorare unita”, mentre per l’Italia dei Valori è intervenuto Giuseppe Spinelli, Vice coordinatore cittadino, “col SEL a Sammichele – ha detto Spinelli – si apre un ventaglio di nuove idee di sinistra per combattere questo Governo che sta umiliando il mondo dei lavoratori”.L’avv. Vito Savino ha spiegato come e perché sia nata la voglia di operare politicamente a Sammichele, è nata per non sentirsi colpevoli di quell’indifferenza “che negli anni passati ha lasciato campo libero a gente mediocre che non ha saputo governare o che ha governato in maniera disastrosa, vogliamo stimolare ancora di più la comunità sammichelina a prendere coscienza di determinate situazioni e voler cambiare dando forza e corpo a chi ha come obiettivo il bene comune e non l’interesse personale”.Oronzo Munno ha puntato l’indice sull’abbandono del territorio di Sammichele, sulla situazione precaria dell’agricoltura, sull’economia e sulla situazione sociale, “abbiamo perso l’artigianato e guadagnato l’esibizionismo dentro i partiti” ha concluso.Antonio Deramo, caporedattore de “la Piazza”, è intervenuto evidenziando come i buoni propositi dei politici, saliti i 3 gradini del Municipio, cambino perdendo di vista la trasparenza e i bisogni della gente, ma la nascita del SEL avviene con “la voglia di togliere un po’ di polvere che si è accumulata sui partiti – ha detto – tanto che ci si chiede se i partiti siano in grado di rispondere ai problemi della gente. E poi, perché la gente non si avvicina alla politica e sceglie la via della raccomandazione per ottenere il più piccolo certificato? Non è che il partito stesso preferisce crearsi qualche strumento per potersi auto-referenziare?”.Per Donato Stefanelli, segretario generale Fiom-Cgil di Bari, “se è vero che c’è una crisi devastante e un Governo espressione di un regime in decomposizione ma pericoloso nei suoi colpi di coda, se è vero che non esiste più il ceto medio, è pur vero che dopo 25 anni sta accadendo qualcosa, bisogna entrare nell’ottica di idee che la sinistra debba tornare a vincere depurandosi delle pesanti sconfitte passate”.Michele Losappio, presidente del gruppo consiliare SEL Puglia, ha concluso il suo intervento tranquillizzando le componenti politiche di sinistra e spronando la nuova sezione ad un lavoro politico innovativo, “le forze politiche che operano già a Sammichele devono stare tranquille – ha ricordato Losappio – perché la nascita del SEL non è una spina nel fianco nei confronti di nessuno, è un contributo che noi vogliamo dare, per fare questo si deve avere un qualcosa in più in originalità e non pensare che aver aperto una sezione sia l’elemento che cambierà la vita del paese, occorre qualcosa in più”.La prima iniziativa si è svolta martedì 22 marzo con la conferenza sul tema “La scuola per tutti”, con la partecipazione di Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani, Sabina Castellaneta del direttivo provinciale e Alba Sasso, assessore regionale per il diritto allo studio.Il panorama politico sammichelino dunque si arricchisce, a sinistra, di una componente nuova che si affianca a quelle già presenti e che, visto l’interessante numero di intervenuti, la presenza di indiscusse professionalità e di persone nate nella sinistra, operanti da tempo al fianco dei lavoratori e dei più deboli, si presenta con tutte le carte in regola per poter svolgere un ruolo peculiare nel quadro politico locale.

Patrick Netti

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Androgina“Cambi rotta ed ecco qua nuove sensazioni”. Non figlio del Sole, non figlio della Terra, figlio della Luna.

I giovani vanno sempre sostenuti. In Sammichele ci sono diversi gruppi giovanili che suonano, che amano la musica. Perché non utilizzare luoghi o spazi comunali in modo occasionale, almeno fino a quando si spostano la sede della biblioteca e dell’Archivio Storico presso le sale di palazzo Pinto e si creano così luoghi da dedicare ai giovani per la musica e la multimedialità? Abbiamo parlato con molti di loro e una costante nelle loro risposte è la richiesta di maggiori spazi per suonare insieme agli amici. Abbiamo intervistato solo il gruppo “Androgina”, gli altri sono stati contattati ma non hanno voluto. Sento di dir loro che dobbiamo educare l ’Amminis t razione Comunale ad ascoltare, perché si basa su un modello democratico e non può accettare che il cittadino deleghi con il proprio voto, deve chiedere il confronto, quindi parliamo. Progetto musica, maturità artistica, nella vita dei ragazzi del gruppo “Androgina”.Per Francesco “la passione per la musica è come un grande amore”Per Gianfranco la musica “è creatività, è una forma artistica che va coltivata”Per Nicola “nella musica bisogna credere e voler andare sempre avanti” Perchè Androgina?È una figura platonica: essere metà uomo e metà donna. A prescindere dal significato a noi piaceva il nome e dopo una ricerca abbiamo preso atto che nessun gruppo si chiamava così e l’abbiamo adottato.Da quanti componenti è costituito il gruppo?Per ora 4: Francesco Daresta (chitarrista), Nicola Zappimbulso (batteria), Gianfranco Palmieri (basso) e Maurizio D’Aprile, di Putignano, (cantante e chitarra). Francesco e Gianfranco fanno parte della prima formazione, quella originaria nata nel 2001, sempre di nome Androgina (n.d.a.) Dopo una serie di cambiamenti all’interno del gruppo e un periodo di stasi, abbiamo ripreso e abbiamo deciso di rivoluzionare tutto. Siamo alla ricerca di una voce perché cerchiamo di fare qualcosa di meglio, vorremmo fare un salto di qualità. In passato ci sono stati degli sviluppi interessanti e delle buone prospettive, poi il gruppo si è sciolto. Oggi vorremmo riprendere da dove ci siamo lasciati, ma con un bagaglio maggiore e con competenze più mature.Che genere di musica suonate?Rock alternative. E’ un genere che spazia, ci sono venature di ogni tipo. Poiché si tende sempre a classificare, diciamo rock alternative. Siamo quattro persone di gusti diversi e proprio per questo nasce un genere imprevedibile e indefinibile. La nostra diversità non appiattisce il gruppo, anzi …Avete inciso qualcosa?Abbiamo inciso due demo recensite da Drive. Sono delle top demo. Dove suonate?Generalmente si suona a casa del batterista per via del fatto che non è uno strumento facile da trasportare.Vi siete mai confrontati con i gruppi di Sammichele?Francamente non è mai successo. Non sappiamo chi suona in realtà. Dove suonate, vi chiamano nei locali?Abbiamo sempre suonato dal vivo. Dal 2001 abbiamo girato in diversi locali fra la provincia di Bari e Taranto. Il problema è che non tutti i componenti del gruppo, in

passato, avevano le stesse intenzioni. C’è chi fa le cose giusto per farle. Per noi questo è un progetto. Certamente bisogna trovare una strada alternativa, continuare a studiare, lavorare. Ma se il sogno è la musica, perché continuare a suonare giusto per farlo o solo per 50,00 euro a serata in un locale? Non vogliamo una esperienza occasionale. Abbiamo studiato musica, anche se non siamo diplomati.Vi costa molto questa esperienza in termini di fatica e impegno?Per noi è tutto un piacere. E’ un problema non poter suonare tutti i giorni. Purtroppo fra studio e ricerca del lavoro, siamo

impegnati in altro.Ha cambiato molto la vostra vita questa esperienza? Se non ci fosse stata…Non lo sappiamo. In realtà da quando avevano 15 anni suoniamo in gruppo. È un’esperienza che ci è sempre stata, è cresciuta con noi, ci ha accompagnati nella nostra crescita, d a l l ’ a d o l e s c e n z a alla maturità. (Parla Francesco) ero un ragazzo timido e il fatto

di suonare dal vivo mi ha fatto cambiare completamente il rapporto con le persone. Oggi, rispetto al passato, quando suono sono comunque emozionato, ma certamente più sicuro di me. In passato c’era la paura di sbagliare quando si saliva sul palco, oggi vi è solo il desiderio di fare meglio.I genitori come l’hanno presa questa vostra scelta? Vi hanno sostenuti?Per noi non è solo un hobby, a volte pensiamo che potrebbe diventare una professione. Aiuta spiritualmente, mentalmente e socialmente. Tutti i genitori dovrebbero essere felici se i figli intraprendessero questa attività artistica.Un paese come Sammichele, aiuta un gruppo come il vostro?E’ il sud che non aiuta, qui c’è sempre la convinzione che il lavoro sia solo quello d’ufficio, la fabbrica. Al nord se suoni nei locali sei pagato, riconoscono il tuo lavoro, a parte il fatto che ci sono più locali. Qui se vuoi essere pagato devi portare tu un numero di persone ben preciso, perché gli introiti diventano i nostri compensi, in definitiva ti paghi da solo. A parte il fatto che molti locali, in proporzione agli introiti, pagano poco.Se vado in internet e scrivo “Androgina”, cosa trovo?Non abbiamo ancora un sito. Abbiamo una pagina su Myspace che dà la possibilità di ascoltare i pezzi. Ci siamo resi conto che molte persone ascoltano i nostri brani. A breve faremo un sito con un nostro dominio, è molto utile. La motivazione più profonda di questo progetto?Prima di suonare eravamo amici e guardavamo video musicali e ascoltavamo la musica insieme. Noi siamo nati ascoltando i Queen, abbiamo iniziato anche per spirito di emulazione. Così abbiamo creato un gruppo e abbiamo iniziato a fare musica da proporre alla gente, nella speranza del successo. Comporre qualcosa ha senso se qualcuno ti ascolta. Anche se ci sono solo cinque persone che ti ascoltano e ti guardano, è sempre bello. Aggregandosi intorno ad una passione, ad un ideale può nascere un serio progetto di vita?E’ un’esperienza che richiede una certa preparazione, è una forma artistica, è arte e come tutte le forme d’arte va coltivata. Questa è un’esperienza che si sente dentro, oltre che progettarla. Cosa non rifareste più in questa esperienza che quest’anno festeggia il decennio?Forse non avrei dovuto fermarmi davanti ai primi ostacoli. Adesso ho un altro carattere, nel tempo ho avuto altre esperienze che mi hanno cambiato. In passato avrei dovuto prendere le redini in mano e insistere sul percorso, piuttosto che adeguarmi alla scelta di scioglierci. Si stava creando una buona prospettiva, ci avevano invitato anche a fare un

live nella sede dell’etichetta. Purtroppo in quel momento ci credevo solo io (dice Francesco). Per me è stato come se un grande amore fosse finito. Il sogno nel cassetto?Vorremmo poter sfondare con il gruppo, nel mondo della musica. In passato abbiamo avuto una recensione, un contratto con etichette (non sono case discografiche ma promuovono i demo). Proprio quando ci stavamo per sciogliere, qualche tempo fa, abbiamo avuto anche il contratto con una casa discografica. Poi purtroppo è andata così, il gruppo ha sottovalutato la proprosta. Per sfondare bisogna veramente crederci, sfruttare tutte le occasioni, capire quali sono quelle concrete e quelle che si possono evitare. Tutti i concorsi che ci sono, avere contatti con persone di altre città. Non bisogna precludersi la possibilità di viaggiare. Spesso i nostri pezzi piacciono e soprattutto piacciono ad un pubblico abbastanza vasto. L’etichetta ci disse che se avessimo addolcito un po’ le sonorità saremmo potuti andare anche in radio.

Alessandra Morgese

I ragazzi delle barricate

Il 16 febbraio, presso l’auditorium della biblioteca comunale, gli studenti della Scuola Secondaria di I grado hanno incontrato Daniela Morelli, affermata scrittrice di libri per ragazzi. Gli alunni delle classi I e II hanno letto e drammatizzato, in un percorso interessante e stimolante, “I ragazzi delle barricate”, libro ambientato nella Milano di metà Ottocento, durante la dominazione austriaca. Numerose, e molto ben rappresentate, sono state le scene tratte dal libro, con intermezzi musicali in sintonia con il periodo storico. Al termine della drammatizzazione la dirigente dell’Istituto comprensivo, Luciana Cicoria, ha presentato Daniela Morelli, un personaggio dalle tante sfaccettature: autrice di narrativa per ragazzi, attrice di cinema, teatro e televisione, sceneggiatrice, autrice di programmi radiofonici, etc.I ragazzi hanno “tempestato di domande” la Morelli: molte erano sui giovani protagonisti, Enrico Serafina e Malachìa; altre su cosa l’ha ispirata nella redazione delle vicende, altre, sganciate dal libro, su come si fa a scrivere bene…Nel corso degli interventi, la scrittrice ha più volte manifestato il proprio apprezzamento per la terra pugliese e per la particolare curiosità che caratterizza gli studenti. All’incontro erano presenti l’assessore alla cultura Linda Savino ed il Sindaco Natale Tateo. La Savino, dopo aver ringraziato ed essersi complimentata con tutti coloro che hanno collaborato per realizzare questo momento ha fatto notare che la Morelli, grazie al proprio contributo alla letteratura per ragazzi, è stata invitata dal Presidente della Repubblica Napolitano, in occasione della festa della donna.Successivamente il pensiero è andato alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità di Italia: “E’ un bene che abbiamo acquisito con il sacrificio, con la morte di tante persone. Unità deve essere qualcosa di sentito, qualcosa che non dovrebbe essere messo in discussione.”Il Sindaco ha parlato dell’Italia Unità: “il valore dell’Unità è collegato a quello della Libertà” ed ha fatto un parallelo con quanto sta accadendo in Africa, ”libertà è un valore imprescindibile, ieri e oggi, fanno parte del bagaglio degli uomini”. La bella serata si è conclusa con l’Inno di Mameli, cantato da tutti.

Giuseppe Taneburgo

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Quando finisce il carnevale sorgono confronti sui temi più disparati. Si parla di spese e di introiti, si discute sul numero dei festini e sull’orario di chiusura, si fanno discorsi sul rispetto o meno della tradizione da parte dei festini. Il tempo, è ovvio, scorre e cambia le cose, cambia gli stili di vita, le esigenze delle persone, a volte cambia le persone stesse. Ma può, lo scorrere del tempo, cambiare una tradizione? Può una tradizione, in quanto tale, inseguire l’evoluzione? E se così fosse, sarebbe ancora una tradizione? Partendo dal presupposto che, per noi, i canoni tradizionali del carnevale non debbano andare snaturati ma salvaguardati dalle istituzioni e dagli organizzatori dei festini, abbiamo dialogato coi caposala dei 5 festini del 2011 per capire se la tradizione stia rischiando uno stravolgimento.Cos’è la tradizionePer Candido Daresta, caposala del festino ‘Rondò Veneziano’, “la situazione del carnevale è precaria, molti giovani anche se vicini al Carnevale non rispettano del tutto la tradizione, iniziano tardi e finiscono tardi di ballare, vedono il festino coi ritmi della discoteca, ma anche i meno giovani stanno perdendo il legame con la tradizione”. Gli chiediamo quale sia la ricetta per tutelare la tradizione. “Entrando nel nostro festino si sale su un palcoscenico in cui siamo tutti attori – ci spiega – si applaude, si accolgono le maschere, da noi le tradizioni vengono drammatizzate col teatro, così vengono accettate naturalmente senza rigidità”.Ancora più deciso è Nuccio Deiure, caposala de ‘U’Fstin’ che quest’anno ha cercato di avvicinarsi il più possibile al festino di tipo familiare. “Se tradizione significa risparmiare sul ticket della Siae non è più tradizione – dice – oggi gli ‘invitati’ sono diventati ‘clienti’. I festini dei ragazzi fanno tutt’altra cosa rispetto alla tradizione”. Il discorso si sposta sul fatto che anche lui, fino a qualche anno fa, era caposala di un festino di giovani. “È vero, faccio un mea culpa, ma cercavamo di restare nei limiti della tradizione, e poi all’inizio c’era una diversità di fasce d’età, man mano che siamo andati avanti le cose sono cambiate, ma non rinnego gli anni favolosi con Domenico Di Bari”.Per Lorenzo e Mimmo Liotino, capisala de ‘La nostra storia’, stanno venendo meno i sammichelini e i giovani sono più restii a mettersi in gioco. “Oggi – dicono – chi cerca di fare un festino tradizionale di tipo famigliare o chiude o ha difficoltà ad andare avanti, è la gente che non ci va, perfino le maschere hanno difficoltà”.Giovanni Bianco Maselli, caposala del ‘Coco-Sharm’ uno dei festini frequentato prettamente da giovani, ha un suo concetto ben definito di tradizione. “Bisogna interrogare il passato per capire il presente e proiettarlo nel futuro, la tradizione deve combinarsi con l’innovazione, bisogna saperla traslare nell’epoca attuale. Oggi un ragazzo non verrebbe a ballare alle 21,30 perché a quell’ora ancora si lavora”.Domenico Di Bari, caposala del ‘Bahia Carnaval’, un altro festino composto principalmente da giovani, si chiede “chi ha le chiavi della tradizione? Certo va fatta un’analisi storica, ma non si può sempre denigrare il carnevale che potrebbe essere davvero il nostro fiore all’occhiello. Sicuramente bisogna mantenere fermi e saldi i canoni tradizionali ma sapendoli rinnovare, come la divisione dame-cavalieri, il

portinaio, o il motorista, ma il motorista sarebbe tradizionale? E dove stava il motorista quando nei festini di un tempo si ballava con l’accompagnamento dal vivo della chitarra e della tamorra? Il motorista è venuto molto dopo ma non per questo è stato definito non tradizionale”.Il ballo “due-uno”Nuccio Deiure punta l’attenzione sul fatto che nei festini più giovanili si balli sempre il “due-uno”. Domenico Di Bari la pensa diversamente, “È vero che si fanno troppi “due-uno”, ma è un ritmo in voga, così come negli Anni ’70-’80 ballavamo sempre la comparsita dance o, negli Anni ’90, la lambada. Ma il “due-uno” alla fine non è altro che un fox trot, forse con ritmo più rapido ma la movenza è la stessa”.

Sulla crisi del carnevaleSulla diminuzione dei festini, i caposala hanno idee diverse. Per Nuccio Deiure “tutti quelli che in piazza dicono che il carnevale è morto sono stati invitati al nostro festino e non se n’è visto nessuno, voci di corridoio ci accreditavano come il festino più vicino alla tradizione, non so cosa sia successo ma non è andata come doveva andare”. Per Daresta e Liotino il numero ridotto di festini può essere un segnale di crisi, per Di Bari invece “non è un fatto preoccupante ma occasionale”, mentre Bianco Maselli fa notare come “nel 2009, quando ero io in crisi non si parlava di crisi, forse faceva comodo che noi avessimo problemi”.Ancora sul rapporto tra carnevale e tradizione.Sempre Bianco Maselli evidenzia come “i tempi sono cambiati anche nei giochi e nelle scenette, oggi il Freddoloso (tipico gioco carnascialesco, n.d.r.) si ha difficoltà a farlo, i giovani gradiscono poco le botte tipiche di questo gioco date per scherzo o non permettono che un abito costoso venga buttato per terra”. Per Domenico Di Bari “nel carnevale ci sono i giochi e gli invitati devono adattarsi, se si fa un gioco ‘punitivo’ cerco di prendere ragazzi vivaci per ristabilire un po’ l’ordine”, insomma il gioco visto anche sotto un aspetto educativo.Il rapporto tra carnevale e istituzioni Nuccio Deiure fa notare come “le riunioni da sempre, sin da quando c’era Dino Bianco, avevano l’unico problema della SIAE, ma risolto questo problema non si risolve un bel niente”. Dello stesso avviso sono un po’ tutti. “Siamo abbandonati dalle amministrazioni – dice Lorenzo Liotino – chiediamo un appoggio per far conoscere questa tradizione fuori dai confini del paese. Perché non possiamo mettere manifesti e pubblicizzarci?”. Gli chiediamo quale possa essere la soluzione. “La Pro Loco – ci risponde – l’unica che ha le potenzialità per aiutare la tradizione”. “E poi incentivare il Carnevale tra i giovanissimi – interviene

Mimmo Liotino – per esempio facendo gestire gratuitamente ai ventenni degli immobili comunali da adibire a festino senza spese, oppure portando turisti in un tour tra i festini”. L’idea del Comitato dei festiniStuzzichiamo l’idea di una sorta di Comitato dei festini. Bianco Maselli è critico. “C’è difficoltà a stare insieme è inutile essere ipocriti – risponde – un anno si è fatto il tentativo e come al solito il bersaglio era il mio festino visto come una discoteca, ma quando mai abbiamo ballato balli da discoteca! Poi le critiche sull’ospite (nel suo festino sono andati, come ospiti, Antonio Da Costa e Beppe Junior, n.d.r.), ma non si tratta di ospiti, sono regali che facciamo alle nostre dame e ai cavalieri, non attirano esterni”. Anche Domenico Di Bari ammette che

“il confronto deve portare crescita, ma è anche vero che tutte le volte che ci siamo incontrati abbiamo avuto delle grosse difficoltà, forse perché c’è campanilismo o piccolezze sulle quali è meglio sorvolare, è comunque sbagliato fare delle accuse a questo o quel festino perché tutti i caposala amano il carnevale e sarebbe opportuno che qualcuno si sedesse intorno a un tavolo e creasse un documento storico reale sul carnevale. Nelle riunioni le discussioni sono sempre le stesse, bisognerebbe andare oltre”. Per i fratelli Liotino “le riunioni non hanno portato mai a niente, bisogna mettere da parte l’astio”.Sull’ipotesi di una Commissione che vigili sul rispetto dei canoni tradizionaliSu questa ipotesi, Bianco Maselli è chiaro, “dovrebbe essere realmente superpartes, magari distribuendo nei festini i propri membri e a fine carnevale stilare una relazione, ma si può fare per un paio d’anni, per reindirizzare le cose, poi il carnevale dovrebbe camminare da solo”. Nuccio Deiure la vorrebbe composta da “gente del paese, esiste un canovaccio, una sorta di regolamento che andrebbe armonizzato senza sconfinare oltre”. Candido Daresta sarebbe d’accordo per la Commissione, “ma se fatta veramente da persone esperte e non dai diretti interessati”. Contrari i fratelli Liotino che, più che una Commissione, vedrebbero la Pro Loco come organismo che mantenga la tradizione.Sulle compagnie di maschereCandido Daresta ricorda come anni fa le compagnie fossero molte di più, “entravano dall’inizio della serata fino alla fine – dice – oggi stanno diminuendo”. Giovanni Bianco Maselli ritiene che questo calo dipenda dal cambiamento dei tempi, “prima la mascherata serviva per incontrare chi t’interessava ed era l’unica occasione che si aveva – spiega – oggi per conoscersi c’è internet, ci sono altri luoghi d’incontro”. Nuccio

Deiure pone l’accento sul discorso dei balli chiesti quando le compagnie di maschere sono ancora fuori dal festino. Questo aspetto può essere visto come un mancato rispetto della tradizione che

vorrebbe che i balli venissero richiesti in sala. “Richiedere la lista dei balli fuori – ci spiega – dipende dal fatto che le compagnie oggi non chiedono più il ballo generico, tango o valzer, ma il titolo della canzone, perciò per accelerare si chiede prima”, e questo è forse un aspetto tradizionale che dovrebbero approfondire le compagnie di maschere.Per i fratelli Liotino e per Di Bari, sotto l’aspetto delle maschere non è stato un anno negativo.Sul senso del gemellaggio col Comune di LavelloChiudiamo questo confronto con un aspetto venuto fuori negli ultimi giorni del carnevale. L’Amministrazione Comunale ha voluto siglare un gemellaggio col Comune di Lavello (Potenza) che pare abbia un carnevale per certi aspetti (pochi a dire il vero) simile al nostro (si fanno i festini, ma senza divisione dame-cavalieri, senza caposala, senza portinaio, con le maschere che possono invitare anche le donne). La delegazione di Lavello sarebbe stata accompagnata, dagli amministratori, in soli 2 festini (Daresta e Di Bari), tralasciando gli altri. “Come mai abbiamo saputo solo nella serata della ‘Gara di ballo’ presso l’Esperia del gemellaggio che il carnevale di Sammichele dovrebbe fare con Lavello? – si chiede Nuccio Deiure – e come mai la delegazione di Lavello è stata accompagnata solo presso 2 festini e vedi il caso negli stessi dove sono state portate alcune classi della scuola, se non sbaglio, elementare. Si continua a fare agli amici agli amici”. In aggiunta a questo aspetto che riteniamo una grave mancanza delle istituzioni, ci chiediamo quali siano le finalità di questo gemellaggio che, in tutta sincerità, abbiamo difficoltà a comprendere non essendoci segnali tangibili se non quello di uno sterile scambio di culture. Ci risponde Di Bari, “noi non sapevamo né ci interessava sapere se questa delegazione di Lavello sarebbe andata dagli altri festini – ci dice – a noi è stato chiesto pochi giorni prima di organizzare l’accoglienza di questa delegazione, l’abbiamo fatto per spirito di partecipazione e ospitalità, ma le affinità col nostro carnevale a dire il vero sono poche, sicuramente però un confronto con altri carnevali può portare un approfondimento per capire le radici dei carnevali del Sud, Giacomo Spinelli mi diceva che ci sono addirittura tracce su alcuni testi borbonici di carnevali simili”.Note a margineRiportiamo qualche “idea” saltata fuori durante i confronti. Le lasciamo orfane di chi le ha pronunciate perché non vogliamo innescare sterili polemiche, ma le riteniamo segni tangibili di come la tradizione possa esporsi ad avventate trasformazioni. C’è chi si chiede perché non si possa “dividere” il contributo serale tra dame e cavalieri (es. se ora solo i cavalieri pagano 10,00 €, far pagare 5,00 € a testa), c’è chi vede positivamente il festino anche in periodi diversi dal carnevale. Qualcuno, infine, punta l’indice contro i “colleghi” caposala che fanno sedere insieme dame e cavalieri.

Patrick Netti

La voce del “Caposala”

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Viaggio nelle aziende biologiche/terza puntata

Cantine LanzollaLa terza tappa del nostro viaggio nel mondo del biologico è dedicata alle uve e al vino. Abbiamo incontrato il giovane titolare, Bartolo Lanzolla, nella nuova cantina, ancora per poco in allestimento, nella zona industriale di Cassano. “La nostra azienda è estesa circa 10 ettari – ci dice Bartolo – e tutto nasce nel 1996 quando mio padre decide di passare al biologico. Nel 2000, da poco terminati gli studi di ragioneria, sono subentrato io nella gestione dell’azienda e abbiamo iniziato a vinificare le nostre uve”. Lanzolla ha ricordato le inevitabili difficoltà e scetticismi della gente: “All’inizio produrre seguendo il disciplinare del biologico era un problema, ma poi ci siamo resi conto che bastava ritornare ai prodotti che usavano i nostri nonni, rame e zolfo. Certo, se le annate sono sfavorevoli, lo sono per tutti. La gente non riusciva a capire la distinzione tra biologico e non, sembrava che il biologico venisse dalla Luna”. Gli chiediamo se i costi di produzione sono maggiori: “Circa i costi non ci sono differenze con i produttori convenzionali, non cambia niente come gestione aziendale, ma ci sono meno residui chimici per chi beve”.Bartolo ci aggiunge anche che ancora, purtroppo, la situazione normativa non è chiara: “Al momento il disciplinare parla solo di uva biologica e non di vino biologico. Se per la coltivazione sono definiti i concimi e i prodotti fitosanitari da utilizzare, per il vino non ci sono normative. C’è una bozza, ad esempio per il contenuto di metabisolfito di potassio, un conservante, che in Italia è consentito fino a 200mg, mentre per il vino “bio” è consentito fino a 60 mg… Stiamo aspettando il regolamento europeo”.Diversi sono i vini prodotti dalle cantine Lanzolla: Primitivo DOC, Bianco Gioia del Colle DOC, Muretto, un vino IGT prodotto con uve Sangiovese e Montepulciano, ma ciò di cui Bartolo va particolarmente fiero, in quanto prodotto solo in pochissime cantine di Puglia, è lo spumante metodo classico: “Lo produciamo da 4 anni, siamo arrivati a produrre 5000 bottiglie – con soddisfazione ci illustra l’articolato processo che porta alla rifermentazione in bottiglia – Si aggiungono zucchero e lieviti al vino secco bianco, in questo modo, con la seconda fermentazione si crea anidride carbonica, le bollicine naturali, più piccole, più morbide, più dolci in bocca. Dopo un periodo di riposo lungo nove mesi, le bottiglie vanno agitate e messe su appositi cavalletti (pupitre) che le tengono a testa in giù. Il pupitre ha 3 posizioni, in modo tale che, ogni settimana, gradatamente, il collo della bottiglia vada sempre più in basso; inoltre, quotidianamente, per un mese, si fa una rotazione di un quarto di giro. A questo punto si inseriscono le bottiglie in un macchinario che porta il collo della bottiglia a – 36 °C, in modo da far congelare la parte contenente i depositi. A questo punto si stappa, la pressione fa sì che il pezzo di ghiaccio venga espulso, si inserisce il tappo sughero, la gabbietta ed è pronto. E’ un lavoraccio, ma dà tante soddisfazioni”. La filosofia imprenditoriale di Bartolo è quella di creare un prodotto nuovo, di nicchia, tipico ed infatti, invece della tradizionale uva chardonnay, utilizzano il “nostro” Malvasìa bianco. E quest’anno è stata fatta una microvinificazione dal primitivo, per avere spumante metodo classico rosé. Chiediamo quale sia la risposta del mercato: “E’ buona, anche se è l’estero è quello che tira di più, lì sono più attenti”. Circa la distribuzione dei propri prodotti, Cantine Lanzolla hanno un punto vendita a Cassano, un canale di vendita che abbraccia un’area da Monopoli fino a Barletta e poi l’estero, in particolare Danimarca e Germania. “Per farci conoscere – ci dice Lanzolla – partecipiamo a fiere di settore: per dieci anni abbiamo partecipato al Vinitaly di Verona, da due anni al Biofach a Norimberga, specializzata per il biologico. Certo se si riuscisse ad organizzarsi, si potrebbe crescere ulteriormente. Faccio un esempio: Vinitaly, se viene un importatore dagli Stati Uniti e vuole il Primitivo di Gioia, se ci sono dieci cantine li assaggerà tutti, quindi se tutti andassero con lo stesso stand, con budget non elevati si potrebbe partecipare a più manifestazioni. E’ un problema culturale, per fortuna con alcuni giovani imprenditori si può dialogare”.Mentre ci mostra la cantina, Bartolo ci parla di un altro interessante progetto a cui ha aderito, si tratta di Innowine, “Biotecnologie innovative per il miglioramento della qualità e sicurezza dei vini tipici pugliesi”, Finanziato dalla Regione Puglia con fondi POR, in collaborazione con il CNR di Lecce. “Questo progetto serve per individuare lieviti autoctoni. Su ogni acino di uva ci sono 5-6 variotipi di lieviti. Stiamo facendo piccole prove di fermentazione, ciascuna con un variotipo diverso, per poi selezionare, grazie a un panel test, ad una macchina che individua i profumi e a delle analisi chimiche, quello che ci darà più profumi e più colori.” Apprendiamo che il ruolo dei lieviti nella vinificazione è molto importante. Ormai in molti, per aiutare la fermentazione e per “indirizzarla” verso alcuni profumi, acquistano i lieviti da aziende specializzate. Grazie a questa sperimentazione Lanzolla potrà dire di produrre un vino con caratteristiche ancora più peculiari e in cui la tracciabilità del prodotto è totale.

Antonio Deramo, Giuseppe Taneburgo

L’importanza della spesaRisparmio, bontà e salute nelle dispense

Questo è l’anno dell’Italia Unita. Abbiamo condotto un’indagine e si è considerato con piena certezza che mangiamo prodotti del nord, del centro, se non proprio esteri. Ci chiediamo: se noi mangiamo il pandoro a Natale, a Verona mangiano le cartellate? Diremmo proprio di no. Molto probabilmente al sud ci dovremmo dar da fare, ci dovremmo rimboccare le maniche, senza il fatalismo del “qua da noi non cambia mai niente”. E se comprassimo prodotti della filiera corta, a km 0? Meno inquinamento, più marketing, più qualità, più attenzione nel fare la spesa. Per questo la Piazza ha, già da qualche numero, iniziato un percorso di conoscenza delle aziende biologiche in zona, per diffondere ed incentivare l’acquisto di prodotti nostrani e di qualità, per esempio il biologico. Potremmo ritornare alle sane abitudini del passato, quella per esempio di fare la spesa direttamente dal contadino, magari realizzando il farmer’s market che ci consente di verificare l’origine del prodotto. I prezzi, anche per via della filiera corta, comunque dovrebbero essere competitivi, acquistare dal contadino significa coniugare la bontà dei prodotti locali con la valorizzazione del patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Significa riscoprire una forte connotazione identitaria e quindi mangiare le fave bianche prodotte nel nostro campo piuttosto che quelle importate dall’Egitto. Se l’agricoltura è la nostra vocazione primaria, perché non valorizzarla? Fa bene all’economia, all’ambiente e alla salute.

Marca Prodotto Provincia Ponti Aceto FrosinoneCirio Aceto BolognaFiuggi Acq. Min. TerniTau Acq. Min. FranciaPanna Acq. Min. FirenzeNorda Acq. Min. VicenzaRocchetta Acq. Min. PerugiaSangemini Acq. Min. TerniVera Acq. Min. PerugiaFabia Acq. Min. FiuggiFrasassi Acq. Min. AnconaPerrier Acq. Min. FranciaSan benedetto Acq. Min. A.PicenoSant’Anna Acq. Min. CuneoLeggera Acq. Min. PotenzaAmata Acq. Min. BariVita Snella Acq. Min. BresciaLevissima Acq. Min. SondrioAuchan Acq. Min. PaviaLilia Acq. Min. PotenzaSanta Croce Acq. Min. FirenzeGaudianello Acq. Min. PotenzaSveva Acq. Min. PotenzaRadiosa Acq. Min. FCFerrarelle Acq. Min. CasertaSan Pellegrino Acq. Min. PerugiaBauli Merenda CremonaCapitan Findus Bast.pesce LatinaMoretti Birra MassafraMoretti Birra BegamoHeineken Birra MilanoDoria (Bauli) Biscotti TrevisoLazzaroni Biscotti TeramoGalbusera Biscotti SondrioBalocco Biscotti CuneoOro Saiwa Biscotti AlessandriaMulino bianco Biscotti MantovaMulino bianco Biscotti NovaraMulino bianco Biscotti PotenzaAuchan Biscotti NovaraLazzaroni Biscotti TeramoDoria Biscotti TrevisoPavesi Biscotti NovaraGalbani Burro PaviaSanguedolce Burro BATKimbo Caffè NapoliSaicaf Caffè BariSegafredo Caffè BolognaLavazza Caffè TorinoLavazza Caffè AostaLavazza Caffè VercelliLavazza Caffè IserniaSogni d’oro Camomilla MonzaSimmenthal Carne LatinaManzotin Carne ComoPerugina Cioccolato PerugiaDoriano (Bauli) Crackers TrevisoGran Pavesi Crackers NovaraKnorr Dadi VeronaValfrutta Fagioli PiacenzaValfrutta Fagioli FerraraMulino bianco Farina PaviaDivella Farina BariTandoi Farina Bari

Marca Prodotto Provincia De Cecco Farina ChietiSelect Fave EgittoColfiorito Fave PerugiaBuitoni Fette bisc. ArezzoMulino Bianco Fette bisc. ParmaMulino Bianco Fette bisc. PotenzaFerrero Fiesta MilanoGalbani Formaggio CremonaAuricchio Formaggio CremonaLeerdammer Formaggio FranciaNaturalissimi… Champignon TraniRana Gnocchi VeronaFerrero Merenda PotenzaParmalat Latte ParmaParmalat Latte VeronaPerla Latte BariPerla Latte ModenaTre valli Latte AnconaTre valli Latte RovigoAuchan Latte MantovaLatte Latte MantovaKraft Maionese SpagnaCalvè Maionese RomaAuchan Maionese LodiNestlè Nesquik FranciaFerrero Nutella CuneoMonini Olio PerugiaFabbri Olio LuccaCarapelle Olio FirenzeRanieri Olio ImperiaCirio Olio PerugiaBertolli Olio MilanoDe Santis Olio BariSasso Olio PaviaSasso Olio FirenzeDentamaro Olio BariAuchan Olio PerugiaFarchioni Olio PerugiaOliveone Olive GreciaOliveverdi Olive RomaAuchan Olivenere Olive L’AquilaSaiwa Oro più AlessandriaMulino Bianco Pan carrè A.PicenoSan Carlo Pan carrè MilanoBarilla Pasta ParmaBarilla Pasta FoggiaRiscossa Pasta BariTaralloro Pasta SammicheleBuitoni Pasta ArezzoVoiello Pasta CasertaVoiello Pasta NapoliGarofano Pasta NapoliDe Cecco Pasta ChietiGranoro Pasta CoratoGranoro Pomodori FoggiaDivella Pomodori SalernoStar Pomodori ParmaValfrutta Pomodori GrossetoValfrutta Pomodori ModenaValfrutta Pomodori RavennaValfrutta Pomodori FerraraGallo Riso PaviaFlora Riso PaviaGranoro Riso Bari

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Il Capriccio di Mina

L’angolo del vernacolo

U suènneA tè Casale, a tè Casale mì:je à chentà ciò ca tènghe mbitte,ià stà tutte na notte é nalda dì,je ti a parlà, nan pozze sta chiu citte.

Fuste chenténte quanne gli uécchie apriebbeind’a na nache me mettérne é me teniste,mbrazz’a té chéntente me sentiebbeé tante tante béne me veliste.

Scibbe a la scole é réte tu me stieveé velieve ca li cose je m’ammezzavea quanne je passave, tu redievepure pe té, m’arrecorde ca stediave.

Quante gire iende é strade je so fatte,quante balle je so fatte iende è festine,chire dì me senteve com’o matte:iére tutte bélle, a te vecine.

Partiebbe é me ne sciebbe a fa u soldateé da lentane tutte i notte a te sennave,la vite m’arrecorde iére salateé lu pensiere a té me defrescave.

Arrevò po’ lu tiembe de fatià,é chentente me ne sciebbe é palpetannefenalmente petiebbe acchemenzà.Ie nan so venute chiù da tanne.

Paise mì, a té stoche penzanneche lu suènne stoche menze a tè,ionne passate sckitte sessant’annenan pozze sta lentane, ma pecchè?

Tutte i dì voche alla stazione:ci scénne da lu tréne nu paisane,tu ma da capì, stoche in pénsione, veléve sckitte strénge la mane.

So fatte vécchie é po’ stoche lentane, so malate é nan affitte chiùstoche sckitte sule che nu caneso chentente ca me pienze tu.

Nan sécce quante dì ià campà, nan fasce niente ca so cose bruttesckitte iende ò suènne je ti a recherdà:“Nu vase a mamme é nu salute a tutte”.

Pierino Netti

La teglia alla barese Ingredienti: 1 kg. di cozze, ½ kg. di patate, pomodori pelati, 200 g. di riso, una zucchina, f o r m a g g i o grattugiato, aglio, olio, prezzemolo tritato, sale e pepe.

Procedimento: Mondare e lavare bene le patate, quindi tagliarle a fette sottili. Pulire le cozze e aprirle a mezzo guscio. Tagliare le zucchine a rondelle. In una teglia da forno, precedentemente oliata, formare un letto con i pomodori pelati sminuzzati, con le patate affettate e le zucchine a rondelle. Condire il tutto con un filo di olio, sale, pepe, prezzemolo tritato, formaggio grattugiato ed ancora pomodori pelati sminuzzati. Adagiarvi le cozze a mezzo guscio. Infine, ricoprire il tutto con il riso crudo e con gli ingredienti rimasti: si andrà a formare un altro strato in superficie da condire ancora come prima. Aggiungere dell’acqua senza coprire l’ultimo strato di patate, da ricoprire invece con del pane grattato ed un filo di olio. Infornare il tutto a forno ben caldo facendo cuocere fino ad ottenere una gratinatura omogenea.

Seppie ripiene al forno con patateIngredienti per 5 persone: 10 seppie da 100g, mollica di pane ammollato, 500g. di patate, formaggio grattugiato, 3 uova intere, prezzemolo tritato, olio, sale e pepe q.b.

Procedimento: Pulire le patate, tagliarle a tocchetti e sbollentarle a metà cottura.Per il ripieno: pane ammollato, uova, prezzemolo e formaggio grattugiato, sale, pepe. Con l’ impasto ottenuto, farcire le seppie che andremo a posizionare in una teglia da forno ben oleata a cui aggiungere le patate sbollentate. Condire infine con un filo di olio e del formaggio grattugiato. Cuocere in forno ben caldo fin quando la superficie avrà raggiunto una gratinatura omogenea. Servire appena sfornata la teglia.

Marca Prodotto ProvinciaMulino bianco Saccottino A.PicenoSale marino Sale TrapaniSosalt Sale TrapaniDentamaro Salsa BariMutti Salsa PotenzaCirio Salsa GrossetoCirio Salsa ModenaCirio Salsa FerraraDe Cecco Salsa ParmaLe delizie … Salsa PiacenzaGraziella Salsa FoggiaPomì Salsa ParmaPomì Salsa CrotoneAuchan Semola CuneoCraft Sottilette MilanoAuchan Spaghetti BeneventoFindus Spinaci LatinaSantal S.di frutta ParmaJoga S.di frutta RavennaAuchan Taralli Sammichele Dolce bontà Taralli BariNonna elisa Taralli BariLipton Tè RomaStar Tonno MilanoCallipo Tonno Vibo ValentiaPalmera Tonno Como

Marca Prodotto ProvinciaRiomare Tonno ComoNostromo Tonno ModenaMareblu Tonno MilanoOvito Uova TerniAia Uova VeronaNovavicola Uova BariAuchan Uova VeronaLoacker Wafers BolzanoAuchan Wafers CuneoElledi Wafers PordenoneBeretta Wurstel BergamoAuchan Zuccchero Forli-CesenaAuchan Zuccchero FoggiaEridania Zucchero RavennaItalia zuccheri Zucchero Padova

Alessandra Morgese, Antonio Deramo

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Gabriello Spinelli: “niente è impossibile se hai una volontà tenace”

Turista? No, viaggiatoreMi chiedi che cosa si prova in tali esperienze e perché lo fai! Come ti dicevo il viaggiare, conoscere gente, vedere posti sconosciuti, osservare le bellezze della natura, visitare un museo, hanno sempre suscitato in me una forte emozione e gioia interiore che mi hanno poi sempre spinto a cercare nuove mete.Memorabile è il 1° viaggio effettuato in Calabria e precisamente a

Camigliatello Silano, Villaggio Mancuso e Lago Ampollino, a 16 anni con i miei coetanei (Onofrio Bianco, Vanni e Mimmo Ciccarelli, Nello Moschetti, Piero Morgese) quando vivevo a Sammichele. L’idea fu mia; non avevamo soldi e non potevamo pesare sui magri bilanci familiari: trovai il finanziamento andando a raccogliere le olive per 10 giorni da Franceschino Bianco padre di Onofrio che si mostrò molto disponibile alla mia richiesta lavorativa.Posso dire che quella fu una vacanza veramente sudata!Abitando a Padova, si è molto vicini ai confini (circa 250 km) e ci sono giornalieri collegamenti ferroviari con la Francia, l’Austria, la Svizzera, la Germania, la Slovenia con trasporto di bici al seguito. Non solo questo, ma all’estero trovi anche soluzioni alberghiere più economiche rispetto alle nostre per un turismo dinamico. Oggi il modo di viaggiare è cambiato rispetto ad anni fa: l’abolizione delle frontiere, la moneta unica, le normative comunitarie, i voli low-cost hanno molto favorito il turismo e si riescono a realizzare viaggi impensabili fino a 10 anni fa.Vuoi sapere l’ultima dell’anno scorso? In bici sino a Treviso (50 km.), qui ho smontato la bici e l’ho avvolta in un telo, ho preso un aereo low-cost della Ryanair che mi ha portato a Francoforte in due ore. All’arrivo, ho rimontato la bici e dalla Germania per Strasburgo, l’Alsazia, la Lorena, i Vosgi per 700 km. sino a Parigi. Qui mi sono trovato per caso domenica 9 maggio alla celebrazione della festa d’Europa. Negli Champs Elysées, c’erano gli stand e i gazebo delle varie nazioni Europee fra cui l’Italia! Un vero TRIONFO dalla comunità italiana residente in Francia e la sera una cena offertami al consolato italiano nonché un’intervista televisiva di Radio France 2 che mia moglie e mia figlia hanno seguito su internet la sera stessa dopo aver inviato un sms. Ritorno con aereo da Paris-Beauvais per Treviso con le stesse operazioni dell’andata. Che vuoi di più!Io sostengo che niente è impossibile e difficile a questo mondo se hai una volontà tenace; l’uomo può fare tutto quello che vuole; basta saper desiderare le cose e prendere le dovute precauzioni. Certo ci sono sempre dei rischi, ma vale la pena correrli. Del resto la mia è una passione meno rischiosa di quella dell’alpinista che in solitaria scala la montagna o di un velista che sfida l’oceano. “Biciclettare” su lunghi percorsi significa per me abbandonare gli schemi e le preoccupazioni della vita quotidiana, affrontare imprevisti senza perdere le staffe (guai!), non scoraggiarsi quando il mondo ti sembra cadere addosso, prendere da solo decisioni senza dipendere dagli altri, maturare la propria personalità, relazionare meglio con gli altri, essere meno nervoso nella vita, sopportare la fatica a cui segue la gratificazione e la gioia di avere compiuto qualcosa che ti pare all’inizio difficile da realizzare. A chi non comprende questa mia esigenza, dico che io così mi sento libero, libero di andare dove voglio, libero di sognare quando pedalo e vedo con i miei occhi panorami mozzafiato che la gente comune non sa osservare. Bicicletto per non diventare cieco e si diventa ciechi quando gli occhi, come dice sant’Agostino, vedono le stesse cose e si è stanchi di guardarle. In aggiunta miglioro le mie qualità fisiche: grazie a Dio mi accompagna un buon passaporto biologico: i valori pressori sono buoni, e così pure i tracciati cardiaci ed i valori ematici e di colesterolo. Che vuoi di più!

Nel 2011 la sezione di Sammichele di ACI ha raggiunto il ragguardevole traguardo dei 100 anni, sin dalla sua nascita si connota per il suo progetto educativo. Vuoi fare un parallelo fra gli scopi sociali di allora e di oggi?In vista del centenario abbiamo realizzato una pubblicazione in cui abbiamo raccolto la storia dei primi 50 anni della associazione. Nel 1911, grazie all’interessamento di un gruppo di donne, nasce a Sammichele l’Unione Donne Cattoliche. Si è costituita alle 16.00 del 14 marzo, presente il parroco Don Onofrio Maggipinto. La prima presidente fu Giulia Dalfino Rotondo, vice presidenti Marina Pastore Bovio e Aurora Lagravinese Leone, segretaria Giovanna Rotondo Pinto

e cassiera Maria Nitti Pastore. Mi piace far notare che nell’ambito della nostra Diocesi, quello di Sammichele è stato il primo gruppo di donne che presentò la richiesta. Ciò non avvenne subito perché il vescovo ritenne di temporeggiare perché non era sorta ancora a Bari.Pensare alla realtà sociale e culturale di quell’epoca ci fa capire come il coraggio e l’audacia di queste donne abbia segnato profondamente la nostra comunità. Oltre al progetto educativo, numerose erano le iniziative di carità. C’era sicuramente necessità di una nuova evangelizzazione nella nostra comunità, ma numerosi erano i bisogni materiali, ricordiamo che siamo alla vigilia della prima guerra mondiale. Le attenzioni erano dedicate a tutti, i corsi di cucito, l’opera assistenziale “armadio del povero”, le gare di cultura, le adunanze per chiarire i compiti della famiglia, le iniziative per i soldati coinvolti nel conflitto mondiale…e tante altre.Oggi sicuramente ci sono bisogni che sono uguali, altri simili ed altri che sono assolutamente diversi, ma l’attenzione è sicuramente la stessa. Nel nuovo statuto, approvato da qualche anno, è indicato l’impegno dell’AC: comprende l’evangelizzazione, la santificazione degli uomini e la formazione cristiana; naturalmente l’aspetto della carità è sempre molto importante.Veniamo alla struttura dell’associazione. Com’è organizzata, quanti soci avete, c’è un consiglio direttivo?Per poter effettuare un cammino di fede secondo le esigenze delle fasce di età siamo organizzati in Ragazzi, Giovani e Adulti. Abbiamo 190 iscritti donne e uomini, se facciamo un confronto con l’epoca, era già molto numeroso, ben 112 donne. C’è un consiglio, eletto dall’assemblea dei soci, costituito da me, Pierangela Loconte (responsabile Ragazzi), Tommaso Savino (responsabile Giovani), Marilena D’alessandro (responsabile Adulti), Vanna Loconte e Vito Nanna (segretari), Carmen Spinelli (amministratore), Serena Carbonara, Paola Carbonara, Maria Lucia Elmi, Teresa Borrelli, Rosa Lagravinese. In occasione del centenario avete programmato alcune manifestazioni. Ce ne vuoi parlare?Il 14 marzo 2011 è stato il 100° compleanno della nostra associazione e abbiamo pensato per quell’occasione ad una solenne celebrazione eucaristica, abbiamo festeggiato con la preghiera. Sono intervenuti tutti gli assistenti diocesani di AC e la celebrazione è stata presieduta dall’assistente unitario, don Antonio Serio. Il giorno 15 c’è stata la presentazione del libro di Lucy Scattarelli, “Coraggio e gioia divennero brace”- Un secolo di presenza dell’Azione Cattolica nella Diocesi di Bari. Un paragrafo del libro è dedicato alla nostra associazione perché la nostra è stata la prima a richiedere il riconoscimento, abbiamo voluto ricordare sia la nostra storia, sia quella diocesana, una storia che ci appartiene e che ci deve dare la forza per andare avanti. E’ bene fare un passo indietro. Affinché tutto non si risolvesse in unico momento, abbiamo deciso di intraprendere un percorso, un percorso che ci aiuta a riflettere. Abbiamo pensato di partire con il momento della via Pacis, ormai da dieci anni ci vede impegnati sul tema della pace, e di articolarlo con altri appuntamenti. Il culmine sarà raggiunto l’8 giugno, quando festeggeranno con noi sia l’arcivescovo, Mons. Cacucci, sia il presidente nazionale di Azione Cattolica.

Giuseppe Taneburgo

IL TERZO SETTOREAzione Cattolica

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Anteprima del foto-libro di prossima pubblicazione

“Cento anni di musica” Intervista all’autore Pietro Lotito di Sammichele

Per poter realizzare un libro di questo tipo sicuramente lei già possedeva un nucleo di immagini e informazioni. Quando nasce la volontà di raccogliere documenti sulla musica a Sammichele?Sin dagli anni ’50, quando iniziai a suonare in occasione delle nozze. All’epoca, fino agli anni ’70, c’era l’usanza di far suonare dei complessi in occasione dei matrimoni. Il mio obiettivo era quello di raccogliere le fotografie per un album personale. Nel corso del tempo si sono via via aggiunti fotografie e articoli di giornali che parlavano di personaggi sammichelini accomunati dalla musica. Poi una ventina di anni fa, fino al 2005, ho avuto la disponibilità di un locale di mio fratello, in vico della Maddalena, dove gli “Amici

Musicanti” potevano riunirsi e suonare e cantare (ora sono in via Cairoli, N.d.A.); qui avevo messo in mostra tutto il materiale che avevo raccolto. Alcuni amici, vedendo tutto ciò, mi hanno stimolato a realizzare questo libro, in cui inserire fotografie e notizie relative ai personaggi, che nel corso di più di

un secolo hanno animato con la loro musica, i loro strumenti, il loro canto, momenti della nostra comunità e non solo. Ho così dato avvio ad un lungo percorso: ho contattato moltissime persone alla ricerca fotografie, dati e notizie di conoscenti, di amici e di parenti che hanno operato

a vari livelli nel campo musicale. Sono arrivato fino al cimitero. Mi spiego, di alcuni, soprattutto chi è vissuto molti decenni fa, non c’erano più fotografie e così, con il consenso e le indicazioni dei parenti ho fotografato l’immagine presente al cimitero. Certo, sicuramente ci

sono altre persone non menzionate nel libro, ma dopo tanti anni dovevo i n t e r r o m p e r e la ricerca per stampare il libro. Sono arrivato a 418 pagine.Chi l’ha aiutata in questo certosino lavoro?Ci sono state molte persone che mi hanno aiutato, i miei figli, Silvano Della Penna, Nicola

Lagravinese, il farmacista don Biagio D’addabbo.Come avete organizzato il libro?Ci sono dodici capitoli, alcuni sono organizzati in senso cronologico, dall’Ottocento ai giorni nostri, altri sono tematici, raggruppano ad esempio tutti coloro che suonavano durante i matrimoni o di coloro che hanno studiato al conservatorio. Poi alla fine ho inserito l’indice dei nomi, ben nove pagine, in modo che chi va alla ricerca di un parente o conoscente, lo individua più facilmente.Ci vuole parlare di alcuni dei personaggi?Sono tantissimi. [E infatti Lotito ne ha citati almeno una dozzina, ma per esigenze di spazio non è possibile citarli tutti, N.d.A.] Gian Maria Cascella, era un grosso proprietario terriero, era tenore e nel libro c’è per esempio la foto di quando cantò in occasione della inaugurazione della sede della Rai a Bari.

Leonardo Spinelli, era carabiniere e durante la seconda guerra mondiale fu fatto prigioniero dagli inglesi. Nel

campo di prigionia c’era un liutaio e da lui imparò a realizzare degli strumenti.Da ragazzo abitavo in via Ammiraglio Millo e ricordo molto bene, era vicino di casa, il padre del giornalista Domenico Notarangelo, Giuseppe. Aveva un negozio di generi alimentari e davanti alla propria abitazione suonava la mandola e insegnava ad alcuni giovani.Sempre vicino a casa, in via D’Annunzio, si suonava.

P(e)ppin(e) Nasone, P(e)ston(e) ed altri si riunivano e poi a tarda notte “portavano le serenate”. Sta pensando a come organizzare la serata di presentazione?Non è ancora definitivo… Ci dovrebbe essere mio fratello che suona il mandolino con un professionista di Bari al pianoforte. Poi con Stefano Maselli faremo l’apertura con “Pietro Ritorna” e la chiusura con la “Pizzica Pizzica”; poi proietteremo un po’ di immagini

dei personaggi più vecchi.Io sono consapevole dei miei limiti, ma ricordo sempre il proverbio “Pure la péta p(e)ccionne serve ò paréte”. Anche la pietra piccola contribuisce a rendere solido il muro a secco… In questo libro mi sono occupato di aspetti che nessuno aveva affrontato finora e quindi ho dato il mio contributo per una ulteriore conoscenza della nostra comunità.

Giuseppe Taneburgo

Pagina a cura della Tipografia S

UM

A

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40 anni di pallavolo a Sammichele: buon compleanno L’associazione culturale “la Piazza” ha contattato i componenti della prima squadra di pallavolo sammichelina, li abbiamo intervistati e abbiamo organizzato una serata, il 18 febbraio, in cui, attorno ad un tavolo, si sono incontrati, alcuni dopo molti anni. Cogliamo questa occasione per ringraziare tutti loro per l’impegno profuso con spirito di volontariato e passione. La squadra iniziale era composta, come dice Michele Spinelli, da Francesco Spinelli, Aurelio Tasso, Domenico Liotino, Peppino Pastore, Tonino Fortunato, Domenico Pastore, Lorenzo Netti, Giovanni Lotito, successivamente si aggregarono Giovanni Bianco Maselli, Martino Fischietti, Mauro Magistro, Michele Netti, Nicola Netti. Francesco Spinelli. “Lo sport mi ha dato molto a livello di crescita personale e grazie alla pallavolo non è mai esistito il gioco delle carte, la frequenza dei bar”. Aurelio Tasso condivide e aggiunge che la pallavolo, essendo lui caratterialmente molto timido, lo ha aiutato a diventare più spigliato. Domenico Liotino aggiunge che era un gruppo di amici e che la pallavolo era un collante fra loro. Oggi, tutti sono concordi nel dire che la pallavolo è stato un fenomeno positivo per Sammichele. Domenico Liotino: “tutto cominciò fra un gruppo di amici in un campo di terra in via Bologna, eravamo io, Domenico, Giovanni, Giovanni, Peppino, Aurelio e giocavamo solo fra di noi. Costruimmo la rete e poi, per un anno, andammo a giocare sul ponte della via vecchia per Turi”; Mimì Costantiello quando vide questo gruppo li contattò. “La prima riunione con Mimì l’abbiamo fatta nel Central bar dove adesso è il Bari Club”, continua Domenico - “mettemmo 200 lire a testa e comprammo il pallone”, ricorda Nicola Netti: “lo pulivamo ogni volta con la pomata delle scarpe”. “Quando comprammo il pallone, andammo vicino al campo sportivo sotto un lampione, tutti intorno a Mimì facevamo i palleggi e quando andava a terra ci preoccupavamo perché si raschiava” conferma Domenico “questo fu l’embrione di una società che fece il primo campionato juniores. Stavamo nel circolo della Juventus Club, sede in via Cavour, presidente Vito Di Pierro, nel 1972, e abbiamo giocato solo qualche torneo. Dopo un anno ci trasferimmo ai campi da tennis. Le prime amichevoli le abbiamo giocate ad Acquaviva, Noci e Turi andando con la bicicletta, [Giovanni e Nicola avavano 12 anni ed erano anche ciclisti]. Altre volte siamo andati con la macchina di Mimì: 6 persone nella 600. La stessa auto era lo spogliatoio quando giocavamo sul ponte. Poi per motivi di lavoro Mimì lasciò e seguì Mimmo Alboreto che stravolse tutto perché veniva da Bari, dalla serie B. Ci fece fare un salto di qualità e incanalò i giocatori nei vari ruoli. Francesco ricorda: “Nel 1973 abbiamo cominciato a giocare con la Federazione (FIPAV), ma non avevamo nulla, così interessammo il sindaco Nicola Madaro, che coinvolse qualche azienda locale. Ai tempi, c’era il maglificio “Manifatture Bari” dietro la Chiesa che lavorava solo la lana, ci fecero delle maglie di lana a mezze maniche, bianco/celeste, accollate. Cominciammo a giocare d’estate, si può immaginare il caldo, il pantaloncino ognuno lo trovò per sè, quella fu la nostra prima divisa. Tutto questo coincise con l’ingresso nei nuovi campi da tennis in via Tenente Pino Pugliese, custode Michele”. Francesco riuscì ad avere i diritti del Mottola che giocava in serie D. “Ci allenavamo ai campi da tennis con tanto entusiasmo. Un giorno conoscemmo Adamo Forte che ci presentò il nipote Mimì Alboreto, amante della pallavolo che divenne il nostro allenatore. Ha dato molto a tutti noi. (n.d.r. quando lo abbiamo contattato per invitarlo a cena ha detto “per i miei ragazzi

andrei anche in capo al mondo, non dirò mai di no quando ci sono loro di mezzo”). Con Mimmo arrivammo alla serie C - prosegue Francesco - purtroppo noi salivamo per merito, ma scendemmo per motivi economici. Uno dei primi sponsor fu Dino Petrera, un grande sostegno soprattutto per quanto riguarda le strutture. Il rapporto con lui nacque quando l’Amministrazione Comunale fece costruire il palazzetto affianco ai campi. Poiché per fare la serie C era obbligatoria una palestra al coperto il sindaco di allora, Nicola Morgese, ci concesse l’uso della palestra. Il primo anno giocammo all’aperto, chiedendo in prestito, come garanzia per la federazione la palestra al comune di Casamassima. G e n e r a l m e n t e giocavamo all’aperto, in deroga; mi ricordo - dice Francesco - che quando siamo andati a giocare a Brindisi, con il Libertas Brindisi, perdemmo 3 a 0, invece a Sammichele vincemmo, con gli stessi, 3 a 0 perché solo noi eravamo allenati a giocare all’aperto. Tutti perdevano perché non erano abituati a giocare all’esterno. Quando entrammo nel palazzetto ci rendemmo conto che non c’era l’impianto di luci e la breccia per terra. Senza perderci d’animo, contattammo Petrera che ci fece il massetto di cemento, l’impianto elettrico, abusivo, lo collegammo con il campo

esterno. Gli spogliatoi erano nei campi da tennis. L’anno ‘76/77 fu l’anno migliore, vincemmo. Poi nel ‘78 ci fu la scissione. Quell’anno ripetemmo il campionato di serie C e fu un disastro e vendemmo i diritti a Gioia. Ci scoraggiammo, ci fu molto malcontento anche perché eravamo molti e non tutti giocavano. All’epoca

si giocava per il piacere di farlo e non per il premio economico, per quanti eravamo si potevano fare 3 squadre. L’anno successivo facemmo due campionati di terza divisione, si crearono due squadre in due gironi diversi e fummo promossi entrambi”. Del gruppo B era organizzatore D. Liotino, del gruppo A Francesco. Il girone di serie D era unico, poteva giocare solo una squadra. Quale delle due? Si fecero tante riunioni. Due le posizioni una squadra e i “giovani emergenti” o due società. Nacque la scissione. Aurelio afferma che tutto era predefinito, si erano create due leadership nel gruppo. Domenico era bravo da un punto di vista tecnico, mentre Francesco era un ottimo manager per la squadra. La scissione portò alla creazione dell’”Atletica Volley” e della

“GS pallavolo”. Quali sono le maggiori differenze che si riscontrano fra il passato e il presente della pallavolo?“Fra il passato e il presente la differenza è che oggi si scimmiottano i professionisti, ma non si è tali - afferma Domenico - Oggi a Sammichele non giocano i sammichelini, si spendono un sacco di soldi per far giocare i ragazzi di fuori. Noi giocavamo per il piacere di farlo, eravamo amici, si litigava, si tornava insieme e con i

soldi che si ricavavano dagli sponsor pagavamo solo la Federazione e la benzina per andare a giocare”. Aurelio aggiunge “La presenza all’allenamento era ed è importante. In passato facevamo i salti mortali per allenarci, nonostante i tanti impegni. Per la pallavolo noi lasciavamo ogni cosa; non si studiava molto anche a causa della pallavolo”. “Noi avevamo una passione pura - dice Francesco - Il mio impegno, afferma, era di sette giorni alla settimana, la mia auto personale era diventata della società”. Raccontano che Michelino divenne un punto di riferimento perché sempre presente. Per le trasferte si facevano anche tre viaggi per la stessa partita. Quasi

tutti furono contattati da squadre più blasonate, ma nessuno ha accettato, a parte Mauro, perché preferivano giocare a Sammichele, “per la nostra squadra”. All’epoca, unico giocatore non Sammichelino era Gianfranco Milano, sammichelino di adozione. Gianfranco arriva dal Liceo Scientifico di Gioia, campione provinciale per tre anni consecutivi, dove c’era una squadra formata da Domenico, Gianfranco, Giovanni, Domenico, e pochi altri non di Sammichele. Aurelio ricorda che l’iscrizione al primo campionato juniores si fece grazie ad un’autotassazione del sindaco Nicola Madaro e tutta la giunta comunale. “Successivamente abbiamo avuto sempre contributi comunali o regionali, ma è pur vero che una divisa durava tre anni, oggi - dice Domenico - mio figlio ne ha anche più di una l’anno, oltre al borsoni e accessori”. Nicola ricorda l’episodio di quando è stato radiato. Tutto successe alla fine del derby “Atletica Volley” contro “GS Pallavolo”. “L’ultimo punto l’arbitro fischiò un’invasione a Battista Patruno. Era un momento decisivo. A noi sembrò che l’invasione non ci fosse stata. Tutti balzammo intorno all’arbitro e io mi infuriai. - Aggiunge molto simpaticamente - il giorno prima ero andato a Bari a ritirare il premio per buona disciplina nella pallavolo. Fortunatamente, nominato presidente nazionale il dott. Pietro Florio, fece un’amnistia”. In realtà, sia lui che gli amici dicono di non aver mai picchiato l’arbitro, benché ci fosse l’intenzione. In quel derby vinse il GS Pallavolo. Un altro elemento che fa capire cosa può

essere cambiato oggi rispetto al passato, lo raccontano Domenico e Giovanni: “ci vestivano in modo elegante, buttavano il borsone fuori dalla finestra e andavano a giocare. I genitori non immaginavano che stessimo ai campi da tennis”. Aurelio racconta che quando doveva giocare, per

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non farlo sapere ai genitori, nascondeva la divisa in un buco del pariete.Domenico Pastore ricorda: “l’amore nacque all’inizio, per aver praticato la pallavolo dai tempi della scuola media. I primi campionati li abbiamo giocati nella struttura dei campi da tennis, perché era l’unica. Michele, è stato il nostro padre putativo. Se non ci fosse stata la sua disponibilità non ce l’avremmo fatta. Poi, quando dovevamo giocare fuori paese, lui ci accompagnava con la sua macchina. Lui e altri due amici: Gianni Spinelli e Leonadro Spinelli. Poi subentrò Francesco e devo dire che grazie alla sua intraprendenza si poté costituire, in maniera organizzata, la società e quindi intrattenere rapporti anche con il Comune e con la Banca, per avere qualche aiuto economico”.Si andava a giocare anche nel Centro Sociale?“Sì, all’inizio, in pochi si giocava all’Oratorio, sarà stato il ‘71-‘72. Nel periodo della scuola media. Poi mi sono iscritto al liceo scientifico e sono nate amicizie con persone che amavano la pallavolo”.

Quando ci fu la fondazione della squadra femminile? “Ricordo che alcune ragazze giocavano anche a pallacanestro. Quelle più versatili si buttarono nella pallavolo. Si fece la squadra femminile, anche se di numero limitato”. Vuoi ricordare come è nata la squadra?

Giovanni Bianco Maselli. “Andavamo ancora alla scuola media, non c’era nessuna palestra coperta, si giocava all’esterno, di fronte alla casa del detersivo. C’era un gruppetto di ragazzi accomunati da questa passione per la pallavolo. Mimì Costantiello, qualche anno più grande di noi, era molto appassionato e faceva da allenatore e giocatore. si costuì la squadra e la scuola media ci dette la possibilità di utilizzare i ritti per la rete, che montavamo e smontavamo ogni giorno, e cominciammo a giocare sul ponte della via di Turi vecchia. Noi eravamo forti, ma senza tecnica. Poi dopo circa un paio di anni Costantiello andò via e ci fu un breve periodo in cui allenò Aurelio Tasso. Ma il salto di qualità avvenne con Mimmo Albereto”.Ritieni che questa esperienza ti abbia condizionato la vita?“E’ stata una esperienza umana notevole, però alcune volte faccio la considerazione che una minima parte della motivazione che mi ha portato ad abbandonare l’Università, sia stato il fatto che ero molto preso dalla pallavolo. Il fatto di praticare uno sport faceva risentire il rendimento scolastico. Sicuramente rifarei tutto, è stata una esperienza molto importante”.La gente vi seguiva?“Certo. Quando giocavamo, i campi da tennis erano pieni, e in alcuni casi la gente saliva sul tetto degli spogliatoi. Successivamente costruirono la palestra e c’era sempre il pienone”.E le famiglie?“Mio padre all’inizio non mi diceva nulla, poi, quando avevo raggiunto 24-25 anni, mi faceva notare che era meglio lasciare, la considerava una perdita di tempo, ma alla fine non mi ha condizionato più di tanto”. Michele Netti dice che la differenza fra il passato e oggi sta nel fatto che allora giocavano molti di Sammichele oggi pochissimi. “Mentre nasceva il gruppo che giocava in via Bologna, un altro, tutte le sere metteva un filo di ferro, a mo di rete, in via Caprera”, dicono Mauro Magistro e Michele. Quindi tutto nacque da gruppi spontanei. Giovanni Lotito ricorda che hanno fatto un torneo a Fasano

col nome Juventus Club. La divisa era nera e che quando è arrivato il primo pallone è stato molto emozionante. Dice Michele, “ci tenevamo molto. Nel frattempo c’era la possibilità di frequentare il Centro Sociale in via Pio XII, dove in un salone sebbene basso e stretto, giocavamo”. “In questa partita - dice Mauro Magistro indicando una fotografia del 1974 - mi emozionai perché convocato titolare”. “Si cominciò a giocare nel 1971 - dice Giovanni - intanto si costruivano i campi da tennis e noi avemmo il permesso di usare la struttura anche se non ancora aperta al pubblico. C’erano gli spogliatoi con la doccia, per noi fu un salto di qualità molto confortevole, stavamo bene, sia da un punto di vista psicologico che pratico. Facemmo l’iscrizione al campionato e presidente della squadra era Saverio Zappimbulso, che era anche assessore allo sport. Ci iscrivemmo alla federazione come GS atletico sammichelino. Da subito dimostrammo volontà e capacità”. Qualche aneddoto del primo anno? Avevate un compenso?Ironicamente Giovanni chiede se vogliamo ripetere la domanda che pare proprio non la comprenda. “All’epoca, non avevamo né borsoni, né tute e il completo erano solo maglia e pantaloncino, neanche le calze, come si vede nelle foto. Non c’è foto dove siamo tutti vestiti uguali. Per quanto riguarda le scarpe, all’epoca le più famose erano le Tiger gialle. Era tipico divertirsi negli spogliatoi, si facevano le gare, per esempio, per vedere chi riusciva a toccare il soffitto. Il venerdì sera era fisso l’allenamento. Michelino, che teneva moltissimo a noi, andava a comprare la focaccia e giocavamo alla birra”. Dice Mauro che Michele portava sempre con sè i ragazzi; “andavamo alla masseria a Laterza e trasportavamo i sacchi di grano durante l’estate anche per fare i muscoli e migliorare l’elevazione. Dopo questa fatica Michele ci portava a Castellana ad un negozio di articoli sportivi e ci comprava

le scarpe da pallavolo”. “Durante l’allenamento - dice Michele - si dava l’anima, vi era tanto agonismo perché essendo in tanti gareggiavamo per essere convocati. Arrivarono Gianfranco e Mimmo. Quell’anno giocammo con la Milizia Volley di Acquaviva. Il gruppo di amici era attivo anche in estate tanto che si creò una squadra di calcio che partecipava al torneo di Sant’Antonio”. Alla domanda circa quale movimento ha creato in Sammichele la pallavolo, Michele dice che quando loro giocavano il campo si riempiva sempre di pubblico.

Mauro aggiunge: “all’epoca non c’era una forte squadra di calcio, pertanto fu facile attirare il pubblico, anche perché noi avevamo avuto successo alle interregionali e un anno rischiammo di andare in serie B a Modugno. La partita - continua Mauro - fu scippata, ci fu un pubblico così aggressivo che l’arbitro aveva paura e non vincemmo”. Ci fu una concomitanza di fattori: quando il gruppo nasceva erano pronti i campi da tennis che certamente hanno molto facilitato la nascita della squadra. “Prima di allora ci si allenava fuori, quando faceva molto freddo andavamo ad allenarci nella palestra in via Einaudi, della scuola media - ricorda Mauro - facemmo anche il campionato CSI con l’Oratorio e vincemmo tutta la fase regionale. Andammo a giocare l’interregionale a Termoli arrivammo secondi, nel ‘74. Per giocare arrivammo a truccare il documento di identità di Giovanni Maselli che, ironia della sorte, alla fine si ammalò e non potette giocare. La squadra è tale non solo per un fatto tecnico, ma anche per l’integrazione fra gli elementi. Alboreto portò nuove regole.Questa esperienza vi ha segnato la vita?Mauro: “Da un punto di vista caratteriale ci ha cambiato, si faceva esperienze, si viaggiava, si andava dappertutto. Chi vive nella squadra ha un modo di pensare diverso”.Giovanni: “Questa esperienza mi ha allargato le conoscenze, sotto l’aspetto personale mi ha fortificato il carattere. Non demordo mai, non perdo mai la speranza di migliorare, finché non arriva l’ultimo punto la partita non è persa. Inoltre mi ha insegnato il rispetto del prossimo, delle potenzialità altrui, l’onestà nel riconoscere che per avere un risultato devi sapere, devi essere preparato”. Michele: “La pallavolo mi ha aiutato anche al militare. Andai a fare il CAR a Pesaro, dove c’era la squadra dell’esercito, arrivò il maggiore e disse che bisognava fare le prove per formare una squadra. Ho fatto 11 mesi di compagnia atletica arrivando anche in nazionale”. Mauro: “Al liceo di Gioia c’era uno squadrone molto forte, erano di Sammichele e Acquaviva; quando giocavano in campionato si combattevano le stesse persone con le quali il giorno dopo giocavi nella stessa squadra del liceo. Si impara molto con la pallavolo, non esiste che te la do vinta, tu forse vincerai, ma te la devi sudare”.Michele: “Luigi Fedeli fu un grande nostro sostenitore”. Oggi la festa del volley riproduce per un mese quello che all’epoca durava tutto l’anno. È bello vedere il piacere, la risata, la gioia e la nostalgia con cui ricordano tutto questo, hanno lasciato una traccia e ne sono consapevoli.Michele Spinelli: “I ragazzi oltre alla voglia di far bene avevano addosso l’argento vivo. L’entusiasmo era alle stelle”. Gli comprò qualche pallone per allenarsi e mentre lui curava la preparazione atletica, Aurelio

quella tecnica. “Fecero un ottimo campionato tanto da entusiasmare i sammichelini - continua Michelino - L’anno successivo arrivò Mimmo Alboreto e Gianfranco Milano, mancino potente. La squadra così era completa e tutti ci temevano. Così per due anni consecutivi fummo campioni regionali. Tutti si complimentavano per il successo. Quando la squadra raggiunse la serie C, lasciai ad altri il proseguo dell’attività, cosa che ereditò l’indimenticabile Luigi Fedeli, persona piena di entusiasmo e di amore verso quella creatura di squadra che avevo costruito. Sulla base di tale lavoro con i ragazzi si giunse al coronamento di un’impresa rimasta storica per la pallavolo di Sammichele, quando si laureò campione d’Italia dei giochi della Gioventù, battendo in finale la Panini Modena. La squadra era formata da Rocco Lassandro, Piero Spinelli, Nicola Liotino, Donato Massaro, Gianni Spinelli, Nicola Colapietro, Lello di Bari e Ciavarella”.

È significativo chiudere con le parole di Michele, leader indiscusso di questa grandiosa esperienza sammichelina “senza esaltare nessuno, tutti hanno dato il meglio di sè, in campo e fuori, dando esempio ai più giovani che il sacrificio e l’abnegazione dà i suoi frutti, non a caso sono tutti ragazzi che hanno lasciato un bel ricordo e la vita li ha premiati tutti, tanto da potersi sentire orgogliosi di loro stessi e di quello che hanno fatto”.

Alessandra Morgese

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Storia e percorsi dell’associazione

“la Piazza”Dopo 13 anni di attività si è pensato di fare il punto del percorso associativo che vede nella redazione dell’omonimo bimestrale l’elemento essenziale dell’azione dei soci. Nella primavera del 1998 ci siamo riuniti con alcuni amici per discutere la possibilità di fondare un’associazione culturale che redigesse un giornale. L’idea era di dar vita ad un appuntamento costante con i lettori, ad uno “spazio” di incontro nel tentativo di lanciare un sassolino affinché si mettano in luce zone d’ombra della nostra realtà, convinti che prima di qualsiasi dibattito ci debba essere la conoscenza del problema. Per dare forza a questa idea l’associazione la Piazza, oltre alla redazione del giornale, si è adoperata nel promuovere diverse attività che elenchiamo per ricostruire un percorso che a volte anche agli stessi promotori sfugge.Giugno ’98: primo numero del giornale;Dicembre ’98: richiesta di un cambiamento per il Natale “Un albero vivo per addobbare la piazza”;Giugno ’99: faccia a faccia fra i candidati sindaci Vito Spinelli (Sammichele 2000) e Nicola Madaro (Al servizio di Sammichele);Giugno ’99: primo torneo di Squareball;Ottobre ’99: Prima edizione del torneo di burraco;Dicembre ’99: concorso di Natale “Caro Babbo Natale vorrei dirti che …”;Febbraio ’00: collaborazione con la redazione di Acquaviva “Osservatorio Civico”;Aprile ’00: apertura del sito www.la-piazza.it;Maggio ’00: ciclo di conferenze su “Il Museo della Civiltà Contadina “Dino Bianco” e il territorio”;Agosto ’00: Question time – Verifica di un anno di amministrazione;Settembre ’00: dibattito - Viaggio nella politica “Dove va il centro”Ottobre ’00: Seconda edizione del torneo di burraco;Ottobre ‘00: collaborazione con la redazione di Casamassima “Baobab”;Dicembre ’00: dibattiti - Viaggio nella politica “Cos’è destra, cos’è sinistra”Gennaio ’01: collaborazione con la redazione di Gioia del Colle;Marzo ’01: adozione a distanza di una bambina ugandese;Luglio ’01: Prima edizione del concorso fotografico nazionale “La mia città, personaggi, luoghi, segni” con mostra itinerante nei comuni di Acquaviva, Gioia, Casamassima, Santeramo, Triggiano e Turi;Settembre ’01: adesione dell’associazione la Piazza al “Comitato Sagra”;

Luglio ’02: Seconda edizione del concorso fotografico nazionale “La mia città, personaggi, luoghi, segni” con manifestazioni nei paesi di Sammichele, Gioia, Turi, Acquaviva, Triggiano, Sannicandro;Luglio ’03: Terza edizione del concorso fotografico nazionale “La mia città, personaggi, luoghi, segni” con la sezione estemporanea e incontri culturali dal titolo “Finestre di identità territoriali”;Luglio ‘03: mostra e conferenza sull’emigrazione Gennaio ’04: la Piazza costituisce il Circolo affiliato FIAF “la Piazza”;Luglio ’04: Quarta edizione del concorso fotografico nazionale “La mia città, personaggi, luoghi, segni”;Luglio ’04: 1° Concorso di poesia “Segni di appartenenza”;Luglio ’04: mostra fotografica sulla Murgia “La cultura della pietra”;Luglio ’04: conferenza “Area protetta Lama San Giorgio-Giotta”;Dicembre ’04: serata culturale “Poesia e Jazz”;Giugno ’05: campagna “NO AL SANSIFICIO”;Luglio ’05: Quinta edizione del concorso fotografico nazionale “La mia città, personaggi, luoghi, segni”;Luglio ’05: Seconda Ed. Concorso nazionale di poesia “Segni di appartenenza”;Agosto ’05: serata di premiazione dei concorsi;Settembre ’05: Serata Momenti di…Versi;Ottobre ’05: Serata Momenti di…Versi;Novembre ’05: Collaborazione con la redazione di Bari, ass. Federico II;Novembre ’05: presentazione del libro del prof. Mazzeo “Storia di Sammichele”;Dicembre ’05: Serata Momenti di…Versi;Luglio ’06: Sesta edizione “La mia città, personaggi, luoghi, segni”: Concorso nazionale di fotografia “Foto di identità”; Terzo Concorso nazionale di poesia “Segni di appartenenza”; Concorso di giornalismo locale “Scrivere il territorio”; Concorso di poesia per l’infanzia “I colori della mia terra”; la selezione “Un manifesto per un concorso”;Luglio ’06: adesione al Festival della Cultura Poetica “Notti di Poesia” in Cassano;Luglio ‘06 Ciclo di mostre fotografiche dal tema “Viaggio per immagini”Agosto ’06: apertura del forum on-line “la Piazza”;Luglio ’07: adesione al Festival della Cultura Poetica “Notti di Poesia” in Cassano;Settembre ’07: apertura del circolo di Legambiente “Quattro miglia”;Settembre ’07: organizzazione del V-day;Ottobre ’07: costituzione del Comitato Pro-museo;Gennaio ’09: nasce la Piazza TV;Settembre ’09: mostre fotografiche: Selezione delle fotografie vincitrici de “La mia città, personaggi, luoghi, segni”; Viaggio nell’Alta Murgia; Rettili e anfibi;Novembre ’09: petizione popolare relativa allo sversamento dei reflui del depuratore in superficie;Febbraio ’10: IV edizione della Gara di Ballo;Settembre ’10: Concorso fotografico on-line “Lame e Dintorni”;Febbraio ’11: V edizione della Gara di Ballo;Febbraio ’11: presentazione al Sindaco e all’Assessore all’Ambiente della proposta di costituzione di un Centro di Educazione Ambientale.

Alessandra Morgese

ERRATA CORRIGE

Nell’articolo “Chiacchierata con il preside Ciccarelli” del n. 1 anno XIV Gennaio-Febbraio, si scrive “Eravamo sette figli, capitava che la cena era una porzione di pane e una mezza fetta di mortadella. Qualche volta avanzava in po’ di mortadella e il pomeriggio la mangiavo col pane dividendola con i compagni. Noi abitavamo alla via di Turi e mia madre mi chiamava “uagnon la salame”. Si faceva comunione con quel po’ di pane”.Non è la mamma del preside Ciccarelli che richiamava i bambini “uagnon la salame” per fare merenda, ma gli stessi bambini, mentre giocavano, gridavano fra loro “uagnon la salame”. La signora Ciccarelli non era di Sammichele, pertanto non avvezza all’uso del vernacolo.

S t e f a n o N e t t i

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Domenica 13 marzo si è tenuta la quinta edizione della Gara di Ballo organizzata da Angelo Deiure, con il supporto di Giuseppe Cupertino e Enzo Del Re e con la collaborazione della nostra Associazione “la Piazza” e dell’Associazione “Clio”.La manifestazione è ormai un appuntamento fisso della fine del Carnevale, attesa dalla gente, ne è prova l’enorme affluenza di spettatori che hanno riempito la Sala Esperia.La serata si è incentrata sulla gara di

ballo che ha visto le coppie rappresentanti dei festini, tutte rigorosamente non professioniste, cimentarsi in varie discipline, tango e valzer, polka e comparsita. Ma se il clou della manifestazione è stata la gara, non si può certo dire che il contorno non sia stato all’altezza del grande pubblico, anzi. Grande ospite della serata, infatti, è stato il comico barese Uccio Desantis, cabarettista e attore del gruppo comico Mudù, un’istituzione della comicità pugliese che ha divertito il pubblico con barzellette e giochi.

L’esibizione dell’imitatore di Eros Ramazzotti, Enzo Rana, e della coppia di ballerini professionisti nazionali di danza sportiva, Kikka Laforgia e Vito Tedesco (campione italiano 2010), hanno impreziosito la serata tra l’ingresso di tre compagnie di maschere

sammicheline e l’arrivo in sala dell’Omn curt, nostra maschera tipica.La gara è stata vinta dalla coppia del festino “Rondò Veneziano”, Grazia Milillo e Giuseppe Savino, al secondo posto la coppia di “U’Fstin”, Rosa Ventura e Gianbattista Marotta, e al

terzo posto la coppia del “Coco-Sharm”, Lia Lenotti e Antonio Spinelli.L’organizzatore Angelo Deiure ci tiene a ringraziare “il commissario della Croce Rossa Italiana di Gioia del Colle, Maria Teresa Tracquilio, la Regione, l’Amministrazione Comunale di Sammichele e soprattutto la Provincia – spiega – con il vicepresidente Uccio Altieri che, come ogni anno, ha collaborato all’iniziativa

dimostrando sensibilità verso la tradizione e la cultura del nostro Carnevale”. Poi, un ringraziamento particolare Deiure lo dedica a “Uccio Desantis, per aver accettato l’invito e, ovviamente alle associazioni ‘la Piazza’ e ‘Clio’ per aver collaborato alla manifestazione e al nutrito numero di sponsor che ci ha sostenuto”.

“La Gara di ballo – prosegue Deiure – è giunta ormai alla quinta edizione, segno che l’iniziativa piace e soprattutto devo evidenziare come i veri protagonisti del Carnevale debbano restare sempre i festini,

con i loro Caposala, e le compagnie di maschere, grazie a loro questa tradizione va avanti e dovrà andare avanti”.“Unico dispiacere – conclude Deiure – è che la Pro Loco di Sammichele, nonostante l’invito, non si sia presentata ad una manifestazione dedicata a salvaguardare e portare avanti la tradizione e la cultura carnascialesca del nostro paese”.

Patrick Netti

La tradizionale manifestazione chiude il Carnevale 2011

5° edizione della Gara di Ballo Angelo Deiure: “I festini e le maschere sono i veri protagonisti di questa tradizione”. “Unico rammarico, l’assenza della Pro Loco di Sammichele che non si è presentata”

Coppia prima classificata

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PRG: anno zeroSammichele rappresenta come centro urbano un caso anomalo nell’ambito territoriale di appartenenza. Con i suoi quasi settemila abitanti è circondato da comuni in continua crescita demografica con una conseguente espansione urbana anche notevole, come avviene a Gioia del Colle, a Casamassima, a Turi e in tutta l’area destinata a gravitare nell’ambito della città metropolitana di Bari. In una situazione del genere c’è da chiedersi se è servito a qualcosa il Piano Regolatore Generale entrato in vigore esattamente dieci anni fa. Solo ora si ha notizia di lottizzazioni approvate o in via di approvazione nelle zone di espansione previste dal Piano. Ora che la Regione Puglia suggerisce un approccio metodologicamente nuovo allo sviluppo urbano. Occorre tuttavia tentare una prima valutazione su ciò che è stato fatto e su ciò che non è stato fatto in questo ultimo decennio nell’ambito della piccola storia urbanistica locale. L’attività edilizia si è concentrata prevalentemente nell’ambito delle zone B di completamento ove esistono ancora aree inutilizzate e dove si è orientata la moderata richiesta di nuove abitazioni.Gli effetti positivi o anche negativi di un piano urbanistico generale si possono vedere a distanza di molti anni a condizione che ci sia una costante volontà politica di attuarlo, adeguandolo, beninteso, a nuove esigenze nel frattempo sopraggiunte. Senza disperdere però le linee guida su cui il Piano fu redatto. Se una nuova compagine amministrativa non condivide le scelte del Piano in vigore evita quasi sempre di avventurarsi nella lunga e onerosa gestazione di un nuovo Piano e procede empiricamente cambiando spesso - ad esempio - la destinazione specifica delle aree destinate a soddisfare in prospettiva le esigenze collettive. I soggetti attuatori di un Piano Regolatore sono l’amministrazione comunale investita del compito istituzionale di salvaguardare l’interesse pubblico e i privati che con il Piano hanno beneficiato della “promozione” delle aree in loro possesso e che sono chiamati a rispettare le norme di un corretto sviluppo urbano. Per esperienza storica si può dire che avviene esattamente il contrario. Si crea una specie di coalizione solidale tra chi dovrebbe far rispettare le regole e chi cerca in qualche modo di aggirarle. Il Comune è il primo soggetto a non rispettare le regole. Cambia come abbiamo già detto la destinazione delle aree in suo possesso scompaginando l’equilibrio degli standards urbanistici, lascia decadere i vincoli posti dal P.R.G. sulle aree private, rilascia concessioni edilizie talvolta illegittime, modifica l’assetto viario previsto, non tutela come dovrebbe il centro storico, stravolge le connotazioni originarie del luogo, improvvisa arredi urbani di maniera e lascia mano libera ai dipintori di palazzi con colori sgargianti. Siamo di fronte ad una raffigurazione di quanto è avvenuto a Sammichele negli ultimi anni. Il privato, come soggetto attuatore decisivo del Piano, fa la sua parte cercando di trarre il massimo profitto dalle aree diventate edificabili,

lottizzando le aree di espansione pezzo dopo pezzo secondo una modalità che fa ricordare l’espansione urbana “a macchia d’olio” di vetusta memoria. Si va avanti cercando nelle tavole grafiche del P.R.G. le indicazioni che quelle carte non possono dare nella loro limitatezza di azzonamento generale. Per essere concretamente attuato il Piano necessita di approfondimenti successivi di dettaglio, di piani esecutivi di iniziativa pubblica prima e di iniziativa privata poi. A condurre la giostra dovrebbe essere istituzionalmente l’amministrazione comunale munita del potere di orientare le scelte e di modificarle ove necessario. In verità avviene il contrario e le scelte vengono sollecitate e sostenute un po’ dappertutto dal potere economico ancorato al possesso delle aree. Vogliamo fare cenno per inciso a quanto sarebbe stato doveroso fare all’indomani dell’entrata in vigore del P.R.G. secondo le linee di una corretta pianificazione urbanistica. Sarebbe stato necessario da parte dell’amministrazione comunale far redigere anche nell’ambito dell’Ufficio Tecnico Comunale un piano di inquadramento generale per le varie zone di espansione previste ad Ovest della ex SS.100 al fine di evitare una espansione frammentata e parcellizzata in sottozone scoordinate e formalmente divergenti l’una dall’altra. Una pianificazione di adeguamento della rete viaria esistente e di quella nuova prevista dal Piano. Un piano di arredo urbano generale complessivamente coerente.

Una rivisitazione del Centro Storico nella sua nuova delimitazione e come luogo di attività gastronomiche e ricettive. Una riconsiderazione della Zona originariamente destinata ad Insediamenti Produttivi e occupata ora da attività espositive e commerciali Una nuova destinazione da dare alla Zona Artigianale storicamente e concettualmente superata in quanto tale. Limitiamo l’elenco all’essenziale e vediamo invece ad esempio che cosa sta avvenendo lungo il tracciato della ex SS 100. Andate a farvi una passeggiata lungo quella strada e vi renderete conto subito di come sia già ampiamente pregiudicata l’opportunità di dare alla ex SS 100 l’ampiezza adeguata che merita, non tanto per un gusto estetico (viale alberato) ma per il ruolo che quella strada dovrà svolgere quando le zone di espansione ad Ovest saranno abitate. Le strade delle lottizzazioni private delle zone di espansione riverseranno su di essa un volume di traffico che già ora è ostacolato dalla presenza ingombrante della pista ciclabile realizzata eliminando lo spazio destinato al marciapiede e limitando la possibilità di ampliare la carreggiata. E’ mancato un disegno progettuale di dettaglio, una strategia operativa capace di dettare le

regole per tutto il tratto di questa importante arteria di collegamento (rapido) tra la zona Nord e la zona Sud dell’abitato. Si procede invece chiedendo indicazioni che non possono dare le tavole grafiche del P.R.G. generiche e non particolareggiate per definizione. I rilievi aerofotogrammetrici che hanno fatto da supporto cartaceo al P.R.G. non possono dare indicazioni precise di tipo catastale. Le fasce di rispetto previste lungo tutta la ex SS 100 non sono un orpello grafico fatto tanto per farlo. Quelle fasce laterali dovevano servire a delineare e ampliare la conformazione dell’asse viario più importante per lo sviluppo futuro di Sammichele. Si prosegue invece tollerando l’esecuzione di marciapiedi ridotti al minimo o eliminati del tutto come è avvenuto negli ultimi cinquant’anni in tante zone di nuova formazione a Sammichele. Ci assale il dubbio che a livello comunale si ignori o non si voglia applicare quanto previsto dal Decreto Ministeriale N. 6972 del 5-11-2001. Con quel Decreto il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti volle dare un quadro di riferimento operativo generale per la progettazione e la costruzione di strade. Vengono definite per categorie le caratteristiche dimensionali per le strade di ogni tipo, da quelle urbane a quelle extraurbane. Alla Categoria E (strade Urbane di Quartiere) si dice ad esempio che una strada di 10 metri debba avere una carreggiata di 7 metri e i due marciapiedi laterali di 1,5 metri ciascuno. Ritornate sulla ex SS.100 e valutate se possa essere ancora rispettato questo parametro minimo previsto dal citato Decreto Ministeriale. Il mondo va come si decide o non si decide che debba andare visto che è sovrana la volontà dell’uomo che pensa o che non vuole pensare. Da ultimo vogliamo rivolgere un appello al Dio della Ragione. Da tempo immemorabile percorrendo la provinciale per Acquaviva vediamo anziane signore in abito scuro e con un mazzo di fiori in mano percorrere il tratto di strada che oltre l’abitato conduce al cimitero. Vediamo che si fanno da parte camminando sulle sterpaglie quando sopraggiunge un’automobile. Gli automobilisti provenienti o diretti a Bari, al Miulli o all’autostrada devono stare attenti a scansare quelle donne o qualche imprudente anziano che in bicicletta occupa la carreggiata. Possibile che tra tanti amministratori, tra tanti studiosi del territorio non ci sia stato un benemerito fautore di un passaggio pedonale da realizzare a margine della strada lungo la fascia di rispetto già prevista? Possibile! Eppure, tra tante opere inutili e inutilizzate realizzate negli ultimi tempi a Sammichele, poteva esserci pure la volontà di realizzare un modesto vialetto pedonale separato dalla strada e con un filare di alberi a fioritura perenne per riparare dai raggi del sole le persone anziane quando la calura estiva rende faticosa la percorrenza di quel tratto di strada che conduce al Cimitero. Come si vede siamo all’anno zero di tanti problemi mai affrontati e mai risolti di tante negligenze forse volute o forse dettate semplicemente dal desiderio di vivere alla giornata senza prospettive di lunga gittata e nella menzognera illusione che tutto sia normale e perfetto.

Franco Rossi

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Eravamo tutti “figli della lupa”Scalzi, affamati e col moccio al naso, eravamo bambini negli anni Trenta, tempi lontanissimi che non hanno però cancellato la memoria. Portavamo le toppe al culo, d’estate sempre scalzi, le mamme ci picchiavano se consumavamo le suole, e non cessavamo mai di avere fame. Vestivamo però la divisa di figli della lupa. Quando non mettevamo la divisa ci toccava indossare panni rattoppati: toppa al fondo dei calzoncini, u f’nnijdd, toppe alle camicie, calze rattoppate, e non sempre le toppe erano dello stesso colore dell’indumento rattoppato, a volte sembravamo tanti arlecchini. Solo le divise dei figli della lupa o dei balilla non erano rattoppate. La prima volta che indossai una divisa, quella di balilla, fu durante una parata fascista, quando il 10 giugno 1940 parlò il duce per annunciare che l’Italia era entrata in guerra. Camicia nera, pantaloncini grigioverde, berretto nero a busta con fiocco pendente da un lato, u ciacc’l, e guarnizioni metalliche con l’immancabile emme corsiva, iniziali della firma di Mussolini: questa era la divisa imposta al balilla chiamato anche moschettiere. Le femminucce invece indossavano una camiciola bianca attraversata da due specie di giberne. I più piccini vestivano da figli della lupa, quelli più grandi indossavano la divisa da avanguardista e imbracciavano un fucile adatto alle loro braccia. Quel giorno della dichiarazione di guerra, per ascoltare la parola del duce da due enormi altoparlanti situati nel punto più alto della sede del fascio, una lunga balconata che si affaccia sulla piazza, i gerarchi vollero mostrare i muscoli del nostro popolo e, come in tutte le piazze d’Italia, organizzarono un raduno oceanico. Vennero schierate le varie formazioni, dai figli della lupa ai giovani premilitari, fino ai militi della MVSN, la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, alle giovani donne fasciste, ai rurali, tutti rigorosamente stretti nelle rispettive divise. Lungo i marciapiedi, intorno alla piazza, si assiepava il popolo trascinato sulla piazza a viva forza. Molte ore prima che avesse inizio il discorso del duce, giovani avanguardisti e camicie nere avevano rastrellato il paese strada per strada per stanare fino all’ultimo cittadino e portarlo ad ascoltare la parola del duce anche con la forza se necessario. Ogni casa venne chiusa, nelle strade e nei vicoli regnava un silenzio surreale. Il paese, secondo gli ordini dei gerarchi fascisti, nell’ora fatale doveva dimostrare di essere uno e compatto attorno al suo capo, al duce. A scopo precauzionale i pochi antifascisti vennero prelevati dai carabinieri e tenuti in camera di sicurezza per un paio di giorni. Questo accadeva sempre in occasioni di analoghe manifestazioni, ogni volta che parlava Mussolini dal balcone di Piazza Venezia a Roma. Quando quel giorno dai megafoni si diffuse la voce del

duce un solo coro si levò dalla folla, duce duce duce. E quando il duce annunciò che l’Italia entrava in guerra contro la perfida Albione, la folla gridò all’unisono viva viva viva, viva il duce, viva il re. Il fascismo metteva le mani ovunque, non ci fu classe o categoria di gente fra cui non venisse organizzato un consenso serrato. Persino le ricamatrici non vennero risparmiate. Periodicamente per le aspiranti sarte si organizzava un corso di taglio e cucito al quale le partecipanti erano obbligate a indossare rigorosamente la divisa: gonna nera, calze velate nere, camicia bianca con cravatta nera e distintivo con fascio. Anche la Singer si adoperò spesso a organizzare, per conto della GIL, Gioventù Italiana del Littorio, corsi di avviamento professionale d’insegnamento gratuito per ragazze desiderose di imparare a cucire a macchina. Alla via di Casamassima il regime fasciata aveva organizzato il cosiddetto campo da sole, chiamato anche bagno da sole dove nella stagione estiva i ragazzini, i figli della lupa e i balilla venivano forzati ad arrostirsi le spalle ai raggi del sole per diverse ore al giorno, e per essere poi sottoposti alla tortura di saggi ginnici, un

duè un duè, sotto l’occhio vigile di maestre. Anche i bambini insomma dovevano abituarsi a fare la guerra per amore del duce, perché, come era scritto sui muri della palestra a caratteri cubitali e indelebili “bimbi, amate il Duce, perché il Duce vi ama”. Le scritte murali accompagnarono la nostra infanzia, ce n’erano dappertutto, riportavano le fatidiche frasi di Benito Mussolini. E sui muri venne eternata l’effigie del Dux insieme a quella del Rex. Di bambini, a quei tempi, ce n’erano molti, il duce aveva chiesto alle donne italiane di fare più figli, molti figli e le donne fecero moltissimi figli, allettate dall’assegno di duemila lire elargito dalla patria ad ogni parto. Per chi aveva raggiunto i sedici anni era riservato l’addestramento premilitare. Il raduno avveniva alla via vecchia di Turi, nella zona di Malandakk su uno spazio predisposto alla marcia, fucile in spalla, o alla corsa, alla lotta libera, insomma a quanto potesse servire a farne validi guerrieri, pronti a servire la patria in caso di guerra. Poi arrivò la guerra vera, i cieli del paese ogni giorno, almeno due volte nel corso della

giornata, venivano solcati da formazioni di fortezze volanti americane, all’andata meno veloci perché erano cariche di bombe, al ritorno più leste, dopo aver rovesciato il loro carico di morte sulle città italiane nelle zone ancora occupate dai tedeschi. La guerra era anche nelle nostre case e nelle nostre pance. Erano partiti molti figli e padri in età di leva, erano stati mandati sui fronti caldi della Russia o della Tripolitania o in Grecia. Ogni giorno arrivavano notizie che qualcuno era morto, e allora mogli e madri e figlie vestivano in gramaglie, indossavano i panni neri del lutto. Sui fronti di combattimento furono mandati i figli del popolo, i figli dei gerarchi fascisti invece restarono imboscati a svolgere servizio civile nei paesi. E ci furono gerarchi del fascio che approfittarono anche per rubare, come accadde in occasione della campagna della raccolta della lana per la patria. La patria chiese agli italiani di svuotare materassi e cuscini per donare la lana necessaria a fare maglie guanti e passamontagna per i nostri soldati sul fronte russo, per le vie del paese gerarchi fascisti e donne in orbace raccolsero cataste di lana donata dalla povera gente, però quella

lana non arrivò mai sui fronti di guerra: si era persa nei canali della corruzione di regime. Stessa sorte toccò all’oro donato alla patria, le nostre mamme e nonne si privarono della fede nuziale in cambio di un vile anello di piombo: anche quell’oro finì nelle tasche dei gerarchi fascisti. Con la guerra arrivò naturalmente il razionamento dei generi alimentari con le carte annonarie che ne limitavano la distribuzione: 200 grammi di pane al giorno, razioni limitate di pasta e farina, pochi grammi di olio. Il pane era nero, fatto di farina di fave, o giallo, impastato con sfarinato di granone: flaccido quand’era caldo, duro come pietre appena raffermo. A mangiarlo veniva la nausea. Impossibile gustare una tazza di caffè, l’Inghilterra aveva imposto le sanzioni verso l’Italia bloccando l’ingresso di merci provenienti dalle sue colonie.

Mussolini rispose con l’autarchia e gli Italiani furono costretti a bere caffè d’orzo, la ciofeca. L’Italia, aveva proclamato solennemente il duce, doveva essere autonoma e autarchica. Avvenne così che, per produrre più grano si distrussero boschi e foreste: e fu l’inizio del disastro ambientale del suolo nazionale. La presenza del regime si avvertiva ovunque, a cominciare dalla organizzazione forzata del consenso. La stampa socialista e comunista era stata soppressa, le organizzazioni di sinistra e i sindacati erano stati devastati e messi fuori legge, fu impedita la lettura di libri che non fossero censurati dall’occhiuto regime. Insomma tutti dovevano pensare, parlare e agire come imponeva il fascismo. E così per vent’anni, fino a quando non arrivarono le jeep americane. Alla fine della guerra, nel 1945, ci ritrovammo improvvisamente cresciuti, senza aver vissuto davvero né l’infanzia né la fanciullezza. E fu allora che scegliemmo di essere comunisti.

Domenico Notarangelo

Bambine in esercizi nel campo da sole

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Calcio a 5\ Polisportiva Sammichele

Il calcio in rosa cresce Olga Capozzi è stata selezionata per far parte della rappresentativa regionale

Nel campionato 2010-2011, soprattutto nei primi mesi del nuovo anno, la squadra femminile di calcio a 5 della Polisportiva Sammichele sta mostrando segni di crescita. Certo, il movimento è ancora giovane, non possiamo ancora prefigurare scenari da zona alta in classifica, ma già il fatto che fino ad ora abbia collezionato tre vittorie è un segnale positivo. Abbiamo incontrato Damiano Savino e Francesco Mallardi, rispettivamente direttore sportivo ed allenatore della squadra “Il settore è in espansione – ci dice Savino – ma in altri paesi c’è una tradizione consolidata. Ci stiamo organizzando per ampliare il nostro organico, a metà febbraio abbiamo preso Mina Caporusso, giocatrice con un passato agonistico molto importante una giocatrice di caratura nazionale, ha due scudetti cuciti sulla maglia con il real Statte. Dopo alcuni campionati CSI, dall’anno scorso disputiamo il campionato interprovinciale FIGC: l’anno scorso l’abbiamo concluso ultimi in classifica, ora siamo terzultimi. La differenza può sembrare minima agli occhi degli esterni, ma per noi è un segno di crescita.”A confermare tutto ciò c’è il fatto che la sammichelina Olga Capozzi è stata convocata più volte dalla Federazione per individuare un gruppo composto da 14 ragazze per rappresentare la Puglia nel campionato Nazionale. “Purtroppo – prosegue Damiano – un po’ per la giovane età, 17 anni, un po’ per la poca esperienza, non è nel gruppo finale. Sono fiducioso per una nuova convocazione l’anno prossimo.” “Comunque, a prescindere dalla classifica – si inserisce nella discussione il mister Mallardi – stiamo notando una crescita sotto il profilo tecnico, tattico che disciplinare. Ciò che mi ha favorevolmente colpito, l’ho colto dalle piccole cose che si notano nello spogliatoio, è che da parte delle ragazze c’è una gran voglia di migliorarsi sempre.”Per la cronaca, domenica 27 marzo la penultima gara di campionato vede come avversaria l’ultima in classifica Conversano, facendo i debiti scongiuri ci auguriamo che il Sammichele possa consolidare la propria posizione in classifica.

Giuseppe Taneburgo

Da sinistra in piedi: Giuseppe Notarangelo, Nicola Sportelli, Giacomo Castellaneta, Vito Liotino, Michele Notarangelo, l’allenatore Mimmo Cici. Da sinistra accosciati: Fabio Netti, Vincenzo Cicirelli, Giuliano Romanazzi, Francesco Carbonara, Leonardo Santolla, Stefano Deramo , Antonio Deramo. Assenti: Nicola Netti, Giovanni Cardetta, Marino Bulzacchelli, Beppe Marinelli

PALLAVOLO\ G.S. Atletico

La situazione nei campionati di serie C e I divDopo la 6° gara del girone di ritorno del campionato di serie C, abbiamo chiesto al mister Milella di tracciare un parziale bilancio sul rendimento della squadra: “Stiamo ricalcando i risultati del girone di andata, le ultime tre gare, con altrettante vittorie fanno ben sperare. Certo, adesso viene il bello… nel girone di andata le prossime tre partite le abbiamo perse tutte. Dobbiamo cercare assolutamente di guadagnare punti per cercare di raggiungere nel più breve tempo possibile l’obiettivo salvezza, il nostro primo obiettivo e poi perché no, sperare di arrivare al 5° posto, in modo da entrare nei play off. In questo momento siamo 4 punti sopra la zona play out e 2 punti sotto la zona play off. Le prossime due partite ci diranno che cosa vogliamo da questo campionato: si tratta di due scontri diretti, giochiamo contro le squadre che stanno rispettivamente sotto e sopra di noi in classifica.”Milella, sin dall’ultima gara del girone di andata non può più contare del libero Lorenzo Spinelli che ha avuto una lussazione alla spalla: “La stagione per lui è finita, speriamo di recuperarlo per l’inizio della prossima. Inoltre – aggiunge – ogni settimana dobbiamo andare incontro a tante problematiche: influenze, festini di Carnevale… meno male che è finito. Devo dire che nonostante un calo di concentrazione i risultati non ne hanno risentito.”Dopo aver perso qualche colpo di troppo, la squadra di I divisione prosegue il campionato con un bottino di punti che, nonostante tutto, le permette di resistere nelle parti alte della classifica. Le recenti vittorie fuori casa con il Barletta e in casa con l’Alberobello avevano permesso alla compagine guidata dal mister Cici di raggiungere il 3° posto, in questo momento alquanto traballante in seguito alla sconfitta a Giovinazzo. L’obiettivo play off è ampiamente alla portata di una squadra dalle notevoli potenzialità, ma che in alcuni momenti ha reso poco.E ora una piacevole nota di cronaca. Il 4 marzo, nel corso del Volley Party tenutosi a Molfetta e organizzato dalla Fipav di Bari, la società sammichelina ha ricevuto ben due premi. Hanno avuto un riconoscimento tutte le società che, nella stagione precedente, hanno vinto i rispettivi campionati e così, alla presenza del presidente nazionale della Fipav Carlo Magri, la GS Atletico è stata premiata per la vittoria del campionato di Under 12 maschile e di quello di II Divisione maschile.

Giuseppe Taneburgo

Progetto Giovani La G.S. Atletico dà avvio ad un ambizioso progetto che punta moltissimo sul vivaio

E’ recentissima la notizia secondo cui la società di pallavolo G.S. Atletico intende dare una sterzata agli obiettivi societari. Certo, c’è la volontà della dirigenza e del presidente Gerardo Spinelli di proseguire con la serie C, ma già a partire dalla prossima stagione si intende investire molto di più sui giovani, sia del settore maschile che femminile.Si punta alla costituzione, ex novo, di una fascia sportiva dedicata ai “giovani”: se è vero che nell’immediato le minori risorse destinate alla prima squadra potrebbero avere come effetto qualche punto in meno in classifica, è altrettanto vero che solo così, nel medio termine, si potrebbe compiere un salto di qualità. Già da qualche anno la società si era ripromessa di avviare questo discorso, in parte l’ha già fatto e, infatti ci sono diversi giocatori under 18 capaci ed in costante crescita. Per il settore maschile l’idea è quella di creare una squadra di serie D, formata da atleti dell’under 18, alcuni dei quali reclutati dalle società di paesi vicini; inoltre si intensificherebbe la ricerca di giovani promesse nell’ambito delle scuole primarie dei paesi a noi limitrofi.Si punta a potenziare anche il settore femminile, prendendo parte ad un campionato impegnativo, ancora da decidere, e uno under 14; si pensa inoltre anche qui di coinvolgere le scuole secondarie dei comuni limitrofi.

Giuseppe Taneburgo

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CALCIO\Sporting Club

Difficile chiusura di campionatoUna grave crisi fa presagire dolorose scelte

Lo Sporting Club è ormai incapace di vincere. Se escludiamo l’ultima vittoria, tra l’altro sofferta, contro il fanalino di coda della classifica Montalbano di Fasano, la compagine ha collezionato solo pareggi e sconfitte. Tutto ciò ha comportato un forte slittamento in classifica e ora la squadra è relegata alle porte della zona play out. E’ prossima al risucchio, dal momento che nel corso del finale di campionato lo Sporting disputerà ancora quattro partite. In altri tempi avremmo pensato ad una passeggiata e ad una permanenza senza problemi in quanto le squadre avversarie hanno un minor numero di punti, ma alla luce dei fatti, la situazione sembra essere maledettamente complicata. I motivi di questa debacle sono tanti. All’inizio del campionato era stata allestita una squadra senza grosse

pretese, adatta ad un campionato tranquillo, votato ad una salvezza largamente anticipata, i pronostici non si sono avverati. Se facciamo un’ analisi sotto il profilo tecnico, sin dalla prima gara, il parco giocatori messo a disposizione del mister Narraccio, si è caratterizzato

per un via vai di gente che per un motivo o per l’altro ha abbandonato la comitiva senza una valida giustificazione ufficiale. Qualcosa la si poteva sub odorare, non a caso i problemi sono cominciati proprio quando sono andati via due elementi validi come Davide Vittore e l’attaccante Giuliano Salvati, unico uomo di peso in attacco, non degnamente sostituiti.Il resto magari solo buona volontà, in alcuni casi si sono disputate delle buone partite.Non va minimizzato anche il fatto che i giocatori, oramai da diverso tempo, non vedono la presenza della dirigenza durante gli allenamenti e soprattutto

quando si deve andare in trasferta. In quell’occasione ce ne sono solo un paio ad accompagnare la squadra e si deve fare affidamento al pulmino della parrocchia e alle auto sia del mister Narraccio piuttosto che degli stessi giocatori. Altrimenti in trasferta non si va. Alcuni dirigenti seguono la squadra giusto al momento dell’inizio, mentre altri non conoscono nemmeno dove la squadra ha giocato. Inevitabilmente tutto ciò ha comportato degli effetti negativi sugli atleti che sicuramente notano tale situazione e ne tirano le conseguenze, anche se, nonostante tutto, quando si va in campo si cerca di mettere lo spirito giusto. E’ inimmaginabile cosa succederebbe se la squadra fosse ultima.Altro grosso problema è la grave crisi economica in cui staziona la società. Si è arrivati addirittura ad ipotizzare un ritiro anticipato della squadra dal campionato. La società, con in testa il presidente Nicola Cici, è alla continua e faticosa ricerca dei fondi necessari per poter mantenere fede agli impegni presi con gli atleti, in modo da completare in maniera quanto meno decorosa questa difficile stagione e a quanto sembra di capire anche la storia dello Sporting Club Sammichele.

Franco Spinelli

SAMMICHELE: Il 5 Dicembre 2010 a Sammichele si è svolto il 3°Memorial Saverio Zappimbulso, madrina dell’ormai consueta kermesse di marcia sammichelina è stata Maria Teresa Marinelli. Un segnale ormai chiaro e preciso che la sua partecipazione all’edizione precedente era sembrato un giusto e dovuto omaggio a Saverio Zappimbulso e alla sua società l’Atletica Giovanile Sammichele. Maria Teresa, non ancora 26enne, sposata con Pasquale e mamma di uno splendido bambino di nome Francesco, è laureata in Scienze Farmaceutiche, ed è in procinto di prendere una seconda laurea in Igienistica Dentale. Già così la sua vita potrebbe definirsi intensa, ma, in realtà lo è ancora di più perché stiamo parlando di chi, senz’alcun dubbio rappresenta la più grande atleta della storia dello sport sammichelino. Un curriculum lungo e pieno di grandi soddisfazioni, che parte nel lontano 2001 quando ad Ivrea nei Campionati Italiani di Marcia lo speaker con grande entusiasmo fa notare la strepitosa rimonta di una ragazza, allora sconosciuta alla maggior parte degli addetti ai lavori dicendo “ Ecco il gruppo di testa della gara ma…attenzione dal nulla sbuca… la numero 23 è Teresa Marinelli”. Da quel momento la marcia italiana ha conosciuto la sua marcia elegante e le sue rimonte nei finali di gara, tanti podi nei campionati italiani, gare internazionali, importanti esperienze in maglia azzurra. Nel 2004 è medaglia di bronzo nell’incontro internazionale Under 20 di Isernia, a lei l’onore di fare anche da portabandiera durante la cerimonia di inaugurazione. Nel 2006 nella 50km internazionale Scanzorosciate (BG) giunge al terzo posto in 4h45’43”, nessun italiana era mai stata così veloce all’esordio sulla distanza. Nel Luglio 2007 a sorpresa giunge la sua prima vittoria a livello internazionale, nella classica di marcia in salita Lugano-Tesserete, dopo due settimane è protagonista della 20km dei Campionati Europei Under 23 di Debrecen, dove giunge al dodicesimo posto,

un piazzamento di grandissimo valore se si considera che quella magiara è stata la 20km più veloce nella storia di questa importante manifestazione e che la vincitrice,

la russa Olga Kaniskina, sarebbe diventata, negli anni successivi, campionessa Olimpica, Mondiale ed Europea. A Dicembre 2007 a Saluzzo durante un convegno, tra i principali giudici e tecnici della marcia nazionale il suo allenatore di sempre Nico Savino, viene chiamato a relazionare sulla sua atleta. In quel momento la marcia italiana aveva individuato nella talentuosa marciatrice sammichelina l’atleta del futuro. Una carriera densa di soddisfazioni quella di Maria Teresa, che nel 2008 ha disputato un’ultima stagione dove ha guidato l’Alteratletica Locorotondo alla vittoria del Campionato Italiano di marcia a squadre. Nessuno avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo dopo. Nel 2009 Maria Teresa Marinelli è la più cliccata su internet e la maggior

parte dei tecnici italiani e stranieri inizia a studiare la sua tecnica, nello stesso anno negli Stati Uniti, uno dei principali siti scientifici della marcia mondiale, pubblica una recensione sui principali atleti della specialità, nella marcia maschile il miglior interprete è l’ecuadoregno Jefferson Perez, un’autentica leggenda della marcia mondiale, al femminile invece la miglior interprete della specialità è una giovane marciatrice italiana il suo nome è Maria Teresa Marinelli. Una bella soddisfazione per lei e il suo allenatore, perché nello sport quando si viene ricordati per la propria interpretazione tecnica significa aver fatto davvero qualcosa di importante. Non aggiungiamo altro, ringraziando Maria Teresa per le belle emozioni che ci ha regalato attraverso i suoi risultati sportivi, e augurandole tanta felicità per il futuro.

Giuseppe Taneburgo

MARCIA\ La Marinelli si ritira

Maria Teresa dice basta. “ La mia marcia finisce qui”

Maria Teresa Marinelli visibile con il n 811 ai campionati europei in Ungheria