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la prima della prima... la prima della prima... La prima della prima. Ovvero, come fare una ribattuta al tempo di Internet. E così, mentre il giornale in edic ola esce a 14 pagine questa edizione sul Web ne conta 18. Abbbiamo aggiunto alcune cose. Ci sarebbe piaciuto poter fare di più. E cos’ c’è una “prima”, prima della prima. Nella quale vogliamo riferire il nostro stupore per l’eviden- te imbarbarimento della vita politica e amministrativa neritina. Il Sindaco ha annunciato che procederà ad un rimpasto della Giunta.. In realtà si tratta di un vergognoso rimescolio delle carte per accogliere nella “maggioranza” i transfughi del centrode- stra premiandoli con incarichi di governo. E cadrà anche la foglia di fico dell’incarico a Benedetto Vetere, professore illustre che avrebbe dovuto assicurare il salto di qualità alla politica culturale dell’Amministrazione vaglio, costituendo, nelle dichiarazioni di tutti una “pedina” irrinunciabile che invece oggi va a farsi benedire senza tanti ringraziamenti. Anzi! C’è il segretario dei DS, Pinuccio Giuri, che memore dei suoi trascorsi craxiani, invece di pensare a questo sfascio morale e politico e al fallimento amministrativo si preoccupa che la maggioranza ritrovi unità non per risolvere i problemi della Città quanto per tappare la bocca alle voci che alimenta- no con le proprie denunce i “veleni” della vita politica neriti- na. Roba da non crederci soprattutto provenendo da un parti- to di quella che una volta era la sinistra e da uno che negli ulti- mi tre mesi ha firmato documenti e comunicati che suonano come un de profundis per la Giunta Vaglio. Ci sarebbe da chiedere all’ex sindacalista Giuri che ne pensa del bonus concesso dalla Giunta a una dirigente al difuori di qualsiasi controllo di gestione e di risultato e fuori da ogni buona gestione delle risorse umane. E che cosa pensa della gestione fatta dal Comune e dalla Provincia degli incarichi per gli interventi previsti dalla legge sul barocco minore. Un altra pagina vergognosa di questa Amministrazione. Ma non solo di questa. perchè le scelte dell’Amministrazione Provinciale non lo sono da meno. Ho parlato più volte in questi giorni con l’ing.Formoso, diri- gente del settore LL.PP. del Comune. Gli ho chiesto, leggendogli il testo della determinazione dirigenziale della Provincia di Lecce, se l’Ufficio che dirige abbia mai espresso un parere o una determinazione di indi- sponibilità a realizzare la progettazione degli interventi previ- sti nella legge sul barocco e per i quali esisteva già un grup- po di progettazione interna al Comune, così come peraltro hanno fatto gli altri Comuni interessati. La risposta è stata ogni volta: NO! Se tale indisponibilità dunque è stata manifestata a farlo è stato o l’Assessore ai LL.PP. oppure il Sindaco medesimo. Che certo non avevano nè il titolo nè la competenza per farlo. Se vale il principio della separazione delle competenze tra livello politico e livello burocratico ne dovrebbe derivare che l’atto dell’Amministrazione provinciale è assolutamente ille- gittimo e viziato da gravi carenze formali e sostanziali che non giustificano l’affidamento degli incarichi assegnati a tecnici di fiducia della Provincia di Lecce- Meraviglia che il Presidente Pellegrino, giurista attento e amministratore puntiglioso nel richiamare i sui tecnici alla solerzia e alla puntualità e alla correttezza, non si curi di certe prassi disinvolte sottese a trame chiaramente clientelari e par- titocratiche. Abbiamo dedicato un’intera pagina di questo numero all’ambiente. Parchi eollici, discarica di Castellino. Sui parchi eolici continua il silenzio dell’amministrazione comunale; sulla discarica torniamo achiederci perchè il Sindaco non abbia inviato alla Procura della Repubblica il “Rapporto” dei suoi “saggi”. E se non lo farà lui qualcuno, prima o poi, è bene che lo faccia perchè è indecente che nessuno debba pagare per tante inadempienze e omissioni peraltro già note e risapute, ma colpevolmente taciute. Vi consigliamo di leggere con attenzione l’intervista al gio- vane Giovanni Calignano. C’è un grido d’allarme preoccupante. Castellino come Porto Margherà. Esiste un rischio cancro e i dati e le analisi del suo studio lo confermano. Quasi in contemporanea con l’uscita in edicola de LaVoce Riccardo Leuzzi, è intervenuto ancora con toni fermi sulle più recenti vicende politiche, con in nuovi previsti ingressi in Giunta. Ma possono le alchimie del “potere” prevalere sull’urgen- za e la drammaticità di problemi quali quelli che denunciamo in maniera chiara e circonstanziata in queste pagine ? Quello di Leuzzi sarà un ennesimo fuoco di paglia spento dalle sempiterne necessità elettorali ? Può darsi che accada. Ma sappiano lor signori che si stanno assumendo repson- sabilità enormi di cui prima o poi saranno chiamati a rispon- dere. E non solo in termini di consensi elettorali. La salute e l’ambiente non hanno prezzo.

la prima della prima

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Page 1: la prima della prima

la prima della prima...la prima della prima...La prima della prima.

Ovvero, come fare una ribattuta al tempo di Internet.E così, mentre il giornale in edicola esce a 14 pagine questaedizione sul Web ne conta 18.

Abbbiamo aggiunto alcune cose. Ci sarebbe piaciuto poterfare di più.

E cos’ c’è una “prima”, prima della prima.Nella quale vogliamo riferire il nostro stupore per l’eviden-

te imbarbarimento della vita politica e amministrativa neritina.Il Sindaco ha annunciato che procederà ad un rimpasto

della Giunta..In realtà si tratta di un vergognoso rimescolio delle carte

per accogliere nella “maggioranza” i transfughi del centrode-stra premiandoli con incarichi di governo.

E cadrà anche la foglia di fico dell’incarico a BenedettoVetere, professore illustre che avrebbe dovuto assicurare ilsalto di qualità alla politica culturale dell’Amministrazionevaglio, costituendo, nelle dichiarazioni di tutti una “pedina”irrinunciabile che invece oggi va a farsi benedire senza tantiringraziamenti. Anzi!

C’è il segretario dei DS, Pinuccio Giuri, che memore deisuoi trascorsi craxiani, invece di pensare a questo sfasciomorale e politico e al fallimento amministrativo si preoccupache la maggioranza ritrovi unità non per risolvere i problemidella Città quanto per tappare la bocca alle voci che alimenta-no con le proprie denunce i “veleni” della vita politica neriti-na.

Roba da non crederci soprattutto provenendo da un parti-to di quella che una volta era la sinistra e da uno che negli ulti-mi tre mesi ha firmato documenti e comunicati che suonanocome un de profundis per la Giunta Vaglio.

Ci sarebbe da chiedere all’ex sindacalista Giuri che nepensa del bonus concesso dalla Giunta a una dirigente aldifuori di qualsiasi controllo di gestione e di risultato e fuorida ogni buona gestione delle risorse umane.

E che cosa pensa della gestione fatta dal Comune e dallaProvincia degli incarichi per gli interventi previsti dalla leggesul barocco minore.

Un altra pagina vergognosa di questa Amministrazione.Ma non solo di questa. perchè le scelte

dell’Amministrazione Provinciale non lo sono da meno.Ho parlato più volte in questi giorni con l’ing.Formoso, diri-

gente del settore LL.PP. del Comune.Gli ho chiesto, leggendogli il testo della determinazione

dirigenziale della Provincia di Lecce, se l’Ufficio che dirigeabbia mai espresso un parere o una determinazione di indi-sponibilità a realizzare la progettazione degli interventi previ-sti nella legge sul barocco e per i quali esisteva già un grup-po di progettazione interna al Comune, così come peraltrohanno fatto gli altri Comuni interessati.

La risposta è stata ogni volta: NO!Se tale indisponibilità dunque è stata manifestata a farlo è

stato o l’Assessore ai LL.PP. oppure il Sindaco medesimo.Che certo non avevano nè il titolo nè la competenza per

farlo.Se vale il principio della separazione delle competenze tra

livello politico e livello burocratico ne dovrebbe derivare chel’atto dell’Amministrazione provinciale è assolutamente ille-gittimo e viziato da gravi carenze formali e sostanziali che non

giustificano l’affidamento degli incarichi assegnati a tecnici difiducia della Provincia di Lecce-

Meraviglia che il Presidente Pellegrino, giurista attento e

amministratore puntiglioso nel richiamare i sui tecnici allasolerzia e alla puntualità e alla correttezza, non si curi di certeprassi disinvolte sottese a trame chiaramente clientelari e par-titocratiche.

Abbiamo dedicato un’intera pagina di questo numeroall’ambiente.

Parchi eollici, discarica di Castellino.Sui parchi eolici continua il silenzio dell’amministrazione

comunale; sulla discarica torniamo achiederci perchè ilSindaco non abbia inviato alla Procura della Repubblica il“Rapporto” dei suoi “saggi”.

E se non lo farà lui qualcuno, prima o poi, è bene che lofaccia perchè è indecente che nessuno debba pagare pertante inadempienze e omissioni peraltro già note e risapute,ma colpevolmente taciute.

Vi consigliamo di leggere con attenzione l’intervista al gio-vane Giovanni Calignano.

C’è un grido d’allarme preoccupante.Castellino come Porto Margherà. Esiste un rischio cancro

e i dati e le analisi del suo studio lo confermano.Quasi in contemporanea con l’uscita in edicola de LaVoce

Riccardo Leuzzi, è intervenuto ancora con toni fermi sulle piùrecenti vicende politiche, con in nuovi previsti ingressi inGiunta.

Ma possono le alchimie del “potere” prevalere sull’urgen-za e la drammaticità di problemi quali quelli che denunciamoin maniera chiara e circonstanziata in queste pagine ?

Quello di Leuzzi sarà un ennesimo fuoco di paglia spentodalle sempiterne necessità elettorali ?

Può darsi che accada.Ma sappiano lor signori che si stanno assumendo repson-

sabilità enormi di cui prima o poi saranno chiamati a rispon-dere.

E non solo in termini di consensi elettorali.La salute e l’ambiente non hanno prezzo.

Page 2: la prima della prima

La Voce di NardòLa Voce di Nardò“...abbiamo un sogno disperato, l’anima corrosa da idee favolose...”

periodico indipendente di informazione cittadina Direttore Responsabile Luciano Tarriconen. 6/2005 registrato al n.234/1979 del Registro della stampa del Tribunale di Lecce stampa Biesse Nardò

Mittente: “Luciano Tarricone” <[email protected]> Destinatario: “Antonio” <antonio…@libero.it> Data: 20/06/2005 10:53 Soggetto: Re: san giorgio

——-Original Message——-From: “Antonio” <Antonio…@libero.it>To: <[email protected]>Date: Sat, 18 Jun 2005 22:27:13 +0200Subject: san giorgio

te ne sarei grato se mi inviassi tutto ciò che hai saputo, nella tua qualità didirettore, riguardò alle gara d’appalto aggiudicata dalla san giorgio e tutti iretroscena che ci sono stati.

Gent.mo sig “Antonio” non è nostra abitudine rispondere a mail di cui non cono-sciamo la provenienza e le generalità del mittente.Per quanto riguarda la sua domanda potrà trovare quanto è nella nostra conoscen-za sui numeri de LaVoce di maggio e giugno.Abbiamo dato spazio alla vicenda in quanto interessa in maniera rilevante, anostro avviso, la comunità neritina.Ci interessano gli aspetti amministrativi e politici della questione.Ci atteniamo alla regola i fatti e le opinioni e le voci, i si dice, possono incuriosir-ci o anche interessarci, ma sino a che non sono “fatti” rimangono tali.E pertanto posssono fornire oggetto di conversazioni private ma non diventarefatti di pubblico dominio.Chè questa è la etica del nostro fare informazione. Al servizio del cittadino e nondi altri.Così come siamo convinti del rispetto dovuto al principio costituzionalmentegarantito della presunziopne di innocenza sino al giudicato finale, altrettanto losiamo del diritto di cronaca di fatti individuali e societari certi, la cui fonte è certae riconosciuta legittima.Se riterrà potrà fornirci i suoi dati e recapiti telefonici o di domicilio e le inviere-mo il nostro mensile se non ha avuto occasione di averlo in lettura.Cordialmente Luciano Tarricone

Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi la mail che apre questa nota.A dire il vero, anche per la mancanza di riscontro al nostro invito, ci è sembratotanto una “provocazione” bella e buona, animata da chi, abituato a mestare neltorbido, non può tollerare l’onesta e la linearità di condotta di chi, da oltre ven-t’anni fa informazione al servizio della città, avendo come cura solo gli interessidella comunità in cui opera.

La schiena drittaGli interessi dellaCittà al primo posto

continua a pag.4

Siamo arrivati al giro di boa dell’esta-te, che è notoriamente tempo di relax edi disimpegno.Anche LaVoce va in vacanza dopo ilrilancio dell’edizione a stampa chetanto scompiglio ha gettato nella poli-tica neritina per l’incisività della suadenuncia civile, ma soprattutto per laconcretezza dei riferimenti e dei datiforniti.Siamo stati testimoni, purtroppo pernoi, di uno dei periodi peggiori dellavita democratica della Città.La stessa che il Presidente Ciampi hainsignito della medaglia al valore civi-le per il grande esempio di civiltà datonegli anni a cavallo tra il 1943 e il1947 accogliendo migliaia di profughiebrei in attesa di ritrovare le propriesponde.La stessa che da anni riceve daLegambiente 4 vele per il privilegioecologico di cui gode.Una città in cui, mai così grande èstato lo iato tra “paese reale” e “paeselegale”.

Siamo stati una Voce libera, senzacondizionamenti, senza padroni chenon fossero la nostra coscienza, l’inte-resse di Nardò.Lo siamo stati anche grazie a quanti,collaborando con noi, hanno arricchitole nostre pagine del contributo dellaloro intelligenza e sensibilità.Lo siamo al punto che a noi si rivolgo-no anche consiglieri della maggioran-za che ci chiedono di denunciare prati-che che investendo addirittura livelliinteristituzionali fanno della praticaclientelare e lottizzatrice una virtù digoverno. E’ di qualche giorno fa una deliberadella Giunta Provinciale in cui, pren-dendo atto (sic) della volontàdell’Amministrazione comunale dinon prendere in carico la progettazio-ne degli interventi previsti dalla leggesul barocco, si nomina un bel grappolodi tecnici, ben remunerati a suon dimigliaia e migliaia di euro.Ci chiede e noi rivolgiamo la domandaal senatore Pellegrino che dice di

amministrare in nome della trasparen-za e della correttezza: come sono statiscelti i progettisti; in base a quale cri-terio; la parentela o affinità o vicinan-za molto stretta a personaggi di unacerta politica neritina che una voltaandava fiera delle mani pulite è casua-le anche se si tratta di mogli, generi,cognati. figli di supporter candidatialle recenti elezioni etc.etc.etc.?E’ una domanda legittima alla qualeaspettano risposta oltreche i nostri let-tori anche i tanti tecnici qualificati chea Nardò vorrebbero potersi confronta-re con incarichi di tale impegno eremunerazione.Con molto realismo sappiamo che ilsenatore Pellegrino non risponderàpreferendo non entrare nell’orticelloaltrui.E allora, tornando ai nostri collabora-tori e ai nostri lettori, che, poi, giudi-cheranno certe infelici scelte, a lorodobbiamo un ringraziamento cordialee caloroso e un arrivederci alla ripresaautunnale.

A l g i r o d i b o aA l g i r o d i b o at r a c l i e n t e l e e n e f a n d e z z e v a r i et r a c l i e n t e l e e n e f a n d e z z e v a r i e

www.lavocedinardo.it [email protected]

Page 3: la prima della prima

Chi leggerà LaVocetroverà una intera pagina dedicata al turi-smo e agli interventi autorizzati dall'Amministrazione comu-nale sulla costa senza aver prima provveduto ad approvare ilpiano della costa, come previsto dalla legge.Ed è ddei giorni scorsi una sentenza del TAR che sospendele autorizzazioni concesse, compresa quella della Torredell'Alto, intimando ai gestori di sospendere le attività dopoferragosto. Con un danno non lieve per chi ha investito fior di quattrtini.E un danno non lieve di immagine per la città che si proponeagli ospiti in una maniera approssimativa e incerta, a dir poco.Lo stabilimento balneare “Vip and Beach” è illegittimo e deveessere smontato; nessuna struttura, infatti, poteva essereassentita nell’insenatura antistante la Torre dell’Alto. Questa la conclusione cui è giunto il TAR Puglia - Sez. I diLecce (Pres. D’Arpe), che, con ordinanza del 20 luglio, haaccolto l’istanza di sospensione proposta dagli Avv.ti AntonioQuinto e Paolo Gaballo per conto di alcuni proprietari e resi-denti le abitazioni che fronteggiano lo stabilimento. Nella motivazione del provvedimento il TAR ha dato atto dellafondatezza delle censure sollevate dai ricorrenti. Nel ricorso, in particolare, i legali contestavano la violazionedella disciplina urbanistica del P.R.G. del Comune che, in queltratto, non consente l’installazione di alcuna attrezzatura bal-neare. Inoltre, veniva segnalata la violazione della normativadel PUTT/Paesaggio che, nell’area interessata, presenta vin-coli ambientali ed archeologici oggetto di particolare tutela. Il Tribunale Amministrativo ha accolto le censure esposte dailegali avverso gli atti autorizzativi concessi per l’insediamen-to della struttura. Per effetto della decisione del TAR, l’insenatura torna ora adessere destinata alla libera fruizione. Alla concessionaria è stato concesso il termine del 16 agostoentro il quale lo stabilimento dovrà essere smontato. “La decisione del TAR di Lecce - precisa l’Avv. Paolo Gaballo- riveste particolare rilevanza in quanto si tratta della primapronuncia sull’assentibilità o meno di una struttura balnearein base alla disciplina urbanistica del nostro litorale. Taledisciplina, in particolare, affida all’Amministrazione Comunalel’onere di individuare mediante appositi Piani Particolareggiatila localizzazione ottimale delle attrezzature per la balneazio-ne. Ad oggi, tuttavia, nonostante siano decorsi ben 4 anni dal-

l’entrata in vigore dello strumento urbanistico generale, non siè ancora provveduto ad approvare detti PianiParticolareggiati. In assenza di tali Piani, l’assentibilità distrutture del genere può essere solo temporanea ed inpochissimi siti individuati dal P.R.G.. Sul resto del litorale,viceversa, non è possibile autorizzare alcuna attrezzaturabalneare. L’eccessiva rigorosità e farraginosità della normati-va urbanistica vigente (artt. 110 e 121 N.T.A. del P.R.G.), inaggiunta al vuoto normativo innanzi riferito, condurrà inevita-

bilmente ad ulteriori contenziosi e la decisione del TAR è l’ine-vitabile conseguenza di questa situazione di inerzia ammini-strativa. In conclusione, nessuno è contrario agli stabilimentibalneari; al contrario, si tratta di strutture di sviluppo turisticoche certamente giovano alla nostra fascia costiera, priva dilitorale sabbioso. A tal fine, tuttavia, è indispensabile approva-re al più presto una disciplina urbanistica di dettaglio del lito-

rale e stabilire con certezza dove si possono stabilmente rea-lizzare le attrezzature balneari. In caso contrario, “la patatabollente” tornerà di nuovo nelle mani dei GiudiciAmministrativi”. Ancora oggi una città che si fregia di città del titolo di cittàd'Arte, dell'accoglienza, etc, etc, etc, non ha un cartellone dimanifestazioni turistiche, come invece già da tempo è perOtranto, Gallipoli, Melpignano, Casarano, Maglie.....Uno sfascio assoluto coltivato da scelte infelici

dell'Amministrazione Vaglio che ha svuo-tato le casse del comune e i capitoli dedi-cati alla cultura e al turismo per spenderee spandere in Auto Blu, Staff e consulenzevarie.Ora, mentre, Nardò offre questa miserevo-le immagine miserevole a Palazzo conti-nuano gli sprechi.E la Giunta starebbe per riproporre aldifuori di ogni programmazione e di ogniragionevole attuazione contrattuale ilbonus per un dirigente che in questi giorniavrebbe versato copiose lacrime di sudoreper organizzare la manifestazione di cele-brazione della Medaglia d'oro concessa aNardò dal Presidente Ciampi.Quello che per ogni impiegato e dirigentedovrebbe essere un orgoglio diventa soloun mezzo per battere in maniera impropriacassa.Che d'altro canto la celebrazione dell'odis-sea degli ebrei in S.Maria al Bagno fossesolo un spot elettorale del Sindaco e dellasua Giunta lo avevamo già scritto. E loconferma la voce secondo cui Vaglio sisarebbe letteralmente imbestialito per un

servizio pubblicato da Gente in cui compaino Paolo Pisacanee il vicesindaco Risi, ma non si fa in alcun modo cenno allasua persona.Imbestialito al punto che avrebbe esautorato Pisacane facen-dosi resitutire le chiavi del Museo e disponendo la sostituzio-ne delle serrature

“Non metto in discussione nessunaistanza che ogni cittadino è libero diprodurre: ognuno, giustamente,chiede opportunità di lavoro ed è,anzi, un bene che lo faccia. Mettoperò sotto accusa la superficialitàdegli uffici. Ho appreso che è ipotiz-zabile la richiesta di risarcimento deidanni per lucro cessante da partedei gestori dell'impianto «Beach &vip» dopo il dispositivo del Tar. Leresponsabilità di carattere patrimo-niale non possono essere addossa-te alla comunità: ritengo fondato ilricorso dell'avvocato Quinto e quindiritengo che sia gli uffici comunali

che quelli regionali debbano risponderne in toto». Così il coordinatore diCittà Nuova, Giovanni Siciliano, sulla questione che tiene banco: gli stabi-limenti balneari stagionali. Dopo la sospensione, ma solo dal 16 agosto,dell'attività di quello nei pressi della Torre dell'Alto, risulta improrogabileuna pausa di riflessione per bloccare le richieste in corso, approfondire lanormativa e varare finalmente il Piano delle coste. Le domande in stand-by, del resto, sono circa una settantina: troppe per non porsi il problemadi come procedere da ora in poi e alla luce dei ricorsi che possono esseremessi in piedi.

DIMETTETEVIturismo allo sbandoturismo allo sbandogli sprechi continuano. niente soldi per il turismo e le manifestazioni. Migliaia di euro per le auto blu, lo staff egli sprechi continuano. niente soldi per il turismo e le manifestazioni. Migliaia di euro per le auto blu, lo staff equalche dirigente. Niente per turismo e cultura !!!qualche dirigente. Niente per turismo e cultura !!!

Stabilimenti balneari

“ C h i h a s b a g l i a t o“ C h i h a s b a g l i a t op a g h i ”p a g h i ”

NARDO'/ Dopo il dispositivo del Tar «Licenze facili sulle coste chi sbaglia deve pagare»

Andrea... a

pag.....

Page 4: la prima della prima

Per oziare bene occorre allenarsi ogni giorno (A.B)

I nostri amministratori si allenano, giorno e notte. E i risultati si vedono!

Estate è tempo di migrare

PierPaolo Losavio , Consigliere Comunale eletto nella lista diForza Italia nonché candidato sempre in Forza Italia nelle pro-vinciali del 2004, supporter di Palese(F.I.) alle regionali del mag-gio2005 e Piero Errico ex Consigliere Comunale nell’Amministrazione di Centrodestra di Dell’Anna, candidato eprimo dei non eletti in Forza Italia alle comunali 2002 nonché inpredicato per la nomina di segretario di Forza Italia ,nonchésupporter di Baldassarre (F.I.) alle regionali del 2005 folgoratisulla via di Vaglio e Siciliano fanno bagagli e passano al centro-sinistra . Fa specie continuare a vedere come persone che fino aqualche settimana prima consideravano la amministrazioneVaglio come la peggiore della storia di Nardò e Vaglio stessopoliticamente un disastro se ne scoprano improvvisamenteinnamorati. Soprattutto se come in questo caso l’amore porte-rebbe Losavio a diventare assessore e Errico a subentrargli inConsiglio. Già ma tutto si fa per il bene della Città. Questa ope-razione fa il paio con quella dello staff orchestrata per far dive-nire assessore il “fido” della senatrice e consigliere unaltro”fido”. Fa specie vedere i partiti di una sinistra a pezziaccettare di tutto di più pur di continuare a mantenere una fettasempre più esigua di potere. Fa specie vedere il Sindaco tradiregli elettori che avevano votato lui e una coalizione che ormainon esiste più e dire che è persona dabbene. Per il potere si faquesto e altro. Un Democristiano DOC come Pier FerdinandoCasini al congresso UDC ha detto : “ Non si deve avere paura diperdere, in politica si vince e si perde. Bisogna aver paura diessere liquidati con il marchio dell’infamia e dell’ignavia”.Quest’Amministrazione il marchio dell’infamia e dell’ignavialo già ed è un marchio indelebile!A proposito di democristiani che fine hanno fatto i pronuncia-menti bellicosi di Riccardo Leuzzi?

Puttana a me ? Ovvero i polli diRenzo e le prostitute di Amsterdam

Il consigliere Giannuzzi nell’ultimo Consiglio Comunale ci haeruditi sulle varie sindromi che affliggerebbero, a suo dire, iconsiglieri comunali . Ha spiegato che alcuni soffrirebbero dellasindrome dei “polli di Renzo”, altri della sindrome “delle pro-stitute di Amsterdam.”La pacata reazione del consigliere Ottavio Piccione e quella piùsanguigna di Giuseppe Romeo lo hanno indotto a precisare cheesiste anche quella della “ vecchiaia”. Noi ci permettiamo diaggiungere che forse ve ne è un’altra ben più diffusa e cioè lasindrome del “ parac…”

Comunque sia a Peppone Romeo non è proprio andata giu’. Algrido di :”puttana a me???” ha giurato vendetta.

Flop, Flop, Flop, Flop...

Dopo il flop della Bit continuano le figuracce rimediatedall’Assessore al Turismo. L’ultima in ordine di tempo la Fieradel Rosato che si dovrebbe tenere la prima decade di agosto a S.Isidoro per suo esclusivo volere. Per la realizzazione della mani-festazione l’ Amministrazione ha impegnato 7000 euro, altri7000 pare verrebbero dalle casse della Regione e qualche altromigliaio da sponsor. Tutte le premesse per una grande manife-stazione che nelle intenzioni dovrebbe promuovere vino e terri-torio. Peccato, però, che solo tre o quattro aziende avrebbero

aderito. Le più importanti dalla Leone De Castris in poi avreb-bero cortesemente rifiutato l’invito, nonostante sembra si stiaspendendo anche il nome del neo Assessore Regionaleall’Agricoltura. I motivi? Innanzitutto la location. E poi lamancanza di credibilità . Che credibilità ha unaAmministrazione che propone l’affitto degli stand a 500 europer poi vista la “malaparata” offrirli gratuitamente?Comunque sappiate che ci sarà un premio al “miglior rosato”(gara fra due o tre Aziende sic!!!),e nella serata della premiazio-ne un bel cocktail organizzato da un noto Catering leccese . Iltutto pagato ovviamente dal Comune, cioè da NOI. A organizza-re non saranno bravi, ma a mangiare SI I I I I . La caccia all’in-vito è aperta.

SDI ovvero il gioco delle partiSDI ovvero il gioco delle parti. Nella seduta di ConsiglioComunale d 21 giugno hanno suscitato qualche perplessità leinterrogazioni presentate dal consigliere Malcangi a nome del

partito dello SDI. Sembrava che a parlare non fosse un consi-gliere di maggioranza ma un pasdaran dell’opposizione.Ottavio Piccione e Totuccio Calabrese si sono sfiziati nel chiede-re a Malcangi se non fosse il caso che chiedesse le dimissioni delsuo assessore e qualcuno si è anche chiesto: che succede nelloSDI? La risposta è semplicissima. Assolutamente niente. E’ ilgioco delle parti. Serve a ripulirsi la coscienza e dire che si èpartito di lotta e di governo. Il Malcangi si è anche affrettato asmentire alla stampa che non ha votato con Fracella nellarichiesta di numero legale. Perché votare con i transfughi delcentrodestra e far parte di una Amministrazione che di sinistranon ha proprio niente è meno peccaminoso? Meglio Fracellaconsigliere Malcangi ,che sarà pure “scombinato”, ma almenomantiene per il momento la sua coerenza. Quella coerenza poli-tica che a Lei e ai suoi “compagni socialisti” manca totalmente.

Che farà il Plantera rosa ?

A proposito di cambiacasacche e coerenza siamo curiosi di vede-re se il consigliere Plantera , dopo le dichiarazioni in ConsiglioComunale, dove si dichiarava contrario alla variazione di bilan-cio soprattutto nella parte che vedeva stanziare 60000 euro permanifestazioni culturali saprà essere coerente e rimettere ladelega allo spettacolo o cederà alla tentazione e cercherà digestire eventuali manifestazioni, magari proponendo 20000euro per il “suo” Premio Battisti? I segnali non sono incorag-gianti. Infatti non ha votato contro la variazione, si è solo aste-nuto.

Dalla parte di Cofferati e BassolinoCofferati, Sindaco di Bologna, uomo di sinistra ha avuto ilcoraggio di sfidare i luoghi comuni della sinistra sulla legalità.Cofferati con grande lucidità non confonde la solidarietà con latolleranza per chi viola le leggi. Cofferati fa sgomberare i CentriSociali occupati, rischia l’impopolarità. E BassolinoGovernatore della Regione Campania afferma :” Bisogna con-vincersi una volta per tutte che il crimine non è soltanto figliodella povertà. Spero che la sinistra lo abbia capito”.e ancora :”Esistono delle leggi e vanno rispettate, senza nascondersi dietroalibi di comodo”. Noi ,purtroppo, a Nardò abbiamo unSindaco, un Assessore alla Polizia Urbana e un Comandante checredono che il rispetto delle leggi, delle regole sia un optional .Forti a intervenire a S. Isidoro per far sgomberare qualche Vù’Cumprà deboli a Nardò e dintorni dove sorgono ipermercatiall’aperto che bloccano anche incroci semaforizzati. A Nardòabbiamo una senatrice che dice che gli ambulanti non si tocca-no altrimenti perde voti. Il grande saggio Enzo Biagi scrive:” Sequalcuno non sta alle regole del mondo civile, va punito. E pocoimporta se è nato a Cuneo, Oristano, Modena ,Tripoli oTirana”. Nardò farà parte del mondo civile?

Il variegato mondo dell’associazionismo neretino accoglie un nuovo movimento, è statacostituita ,infatti, da pochi giorni l’Associazione “ Pro S. Maria al Bagno”. UnAssociazione nata ,come precisano i promotori, “ per tutelare gliinteressi dei residenti e ottenere il rilancio della marina più impor-tante del territorio” Il movimento ha tra i suoi intendimenti anchequello d partecipare attivamente alla vita politica neretina contri-buendo con idee e proposte alla risoluzione dei problemi che afflig-gono la nostra Città. Coordinatore del Movimento è GiovanniDell’Anna coadiuvato in questa esperienza da Marco Pisacane ( resp.Attività sportive); Luigi Paglialunga ( resp. Rapporti con i residen-ti); Roberto Felline ( resp. rapporti con pescatori); Giacomo Fracella( resp. attività giovanili); Maurizio Pasca ( resp. strutture recettive);Avv. Andrea Frassanito ( rappresentante legale). Una struttura orga-nizzativa articolata . Abbiamo chiesto ai promotori perché ritengano che S, Maria siastata e sia penalizzata, ecco la risposta : “ Non siamo noi a ritenere che il Comune diNardò trascuri S. Maria al Bagno. E’ un dato di fatto che risale a decenni fa. In sintesile principali carenze sono l’assenza di un programma di sviluppo; l’aver favorito l’eso-do dei residenti non realizzando opere necessarie come case popolari, eliminando le scuo-

le e vari uffici, aver favorito l’abusivismo a scapito di una seria programmazione edili-zia.”. Il movimento ha ben chiare le direttive sulle quali dovrebbe essere indirizzato lo

sviluppo. Il porto innanzitutto, ma non solo. L’ultimazionedella rete fognaria e una seria programmazione delle struttu -re recettive e di svago. Infine abbiamo chiesto se non si esaspe-rasse una contrapposizione tra S: Maria e le altre marine. Ipromotori dell’Associazione sono categorici :” Nessuna con-trapposizione. Nel caso del porto, ad esempio, riteniamo cheS. Maria rappresenti il sito ideale, questo non vuol dire chenon si possano o debbano realizzare altre darsene o porti inaltre località a partire da S. Isidoro. Queste strutture, comequelle recettive, sono la base dello sviluppo economico”. Ideechiare unite alla fierezza di essere italiani, salentini, residentidi S. Maria al Bagno e, come concludono: “ vorremmo ancheaffermare di essere fieri di essere neretini”. Parole amare que-

ste ultime, forse un po’ ingenerose, ma da rispettare e sulle quali gli amministratoridovrebbero riflettere. Nell’augurare alla nuova Associazione buon lavoro ci permettia-mo di ricordare di non trascurarenel programma che andrà a proporre la difesa del-l’ambiente e il rispetto dei residenti e turisti.

Comune news

Frazioni

E S a n t a M a r i a d e c i d e d i f a r e d a s o l aE S a n t a M a r i a d e c i d e d i f a r e d a s o l anasce una nuova Associazione per la tutela degli abitanti

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Oltre questa ne abbiamo sentite di diverse e abbiamo subito ancheatti di inaudita privata violenza che valuteremo nei modi dovutitutelando con ogni forza e mezzo la nostra professionalità e dignità.Valgono per noi principi che non possono essere compressi néminati dal ricatto delle rivalse patrimoniali miliardarie. Siamo abituati a tenere la schiena dritta e la testa alta, come insegnail Presidente Ciampi che di recente ci ha ricordato come più volteha parlato di “schiena dritta e testa alta” che per me sono principie criteri che valgono per tutte le professioni. In particolare per voiquesti principi stanno nella consapevolezza che ciascuno deveavere della responsabilità di informare correttamente e di “pene-trare” con i vostri scritti, con le vostre parole, con le vostre imma-gini, nella mente e nell’animo altrui. In questo voi avete unaresponsabilità particolare, perché le altre professioni non hannoquesto diritto-dovere di “penetrare” nell’animo e nella mentealtrui, quotidianamente.Certo non soltanto per i giornalisti - ma per tutti coloro che nel-l’esercizio del loro lavoro, debbono affrontare scelte e decisioniche si riflettono sulla intera società - la coscienza rimane il giudi-ce ultimo dei propri comportamenti.

Vero è che nelle scorse settimane si è molto parlato intorno allavicenda dell’esternalizzazione dei servizi esattoriali.Non sempre in maniera propria. Non sempre in maniera esatta e cor-retta. Per quanto ci riguarda riteniamo di aver fornito intorno alla vicen-da amministrativa, in maniera esemplarmente corretta, le informa-zioni di cui disponevamo, ponendo una serie di interrogativi e sol-levando come è dovere di una stampa libera e disinteressata, proble-mi intorno alla “regolarità” amministrativa della vicenda, a partire

dalla delibera del Consiglio Comunale che dava mandato alla giun-ta di procedere in tal senso.E a dire il vero di risposte alle nostre domande ne abbiamo avutepoche.E non ce ne sono state neanche a quelle, formalmente, poste dai DSche avevano chiesto un apposito Consiglio Comunale per discutere“ed eventualmente revocare” la delibera che aveva dato origine allaesternalizzazione dei servizi finanziari.L’Amministrazione ha sottoscritto, come ha ritenuto dovuto, daparte sua, il contratto con la nuova ditta che subentra alla Sobarit,ma non ha fornito chiarimenti circa un elemento fondamentale dellaregolarità sostanziale dell’atto che è quello della economicità dellascelta di affidare all’esterno i servizi di riscossione dei cespiti tribu-tari.E, a scanso di equivoci, sia chiaro che per economicità non si inten-dono le condizioni economiche in base alle quali un soggetto priva-to si è aggiudicato un procedimento concorsuale qualificato dalbando di gara che poneva le condizioni poste alla base della propriaofferta, risultata la migliore.Le imprese , pur in un orizzonte di eticità della propria missione,orientano questa a massimizzare il proprio profitto. E a questa rego-la non fanno certo eccezione quelle che hanno partecipato alla garadi Nardò, né tanto meno la vincitrice.Quando parliamo di “economicità” della scelta intendiamo la “con-venienza” per la città di privatizzare servizi, perché di questo inrealtà si tratta, che possono essere svolti con proficuità economica-mente conveniente dalla mano pubblica, passando a una gestionedel servizio tutt’affatto differente, senza che siano state effettuate edocumentate in atti, pubblicamente ostensibili, le dovute opportunecomparazioni analitiche tra alternative possibili.

Alcune stime in nostro possesso dicono che tale convenienza nonesiste.Il Sindaco ancora non ci ha detto che è vero il contrario.Aveva assunto in Consgilio Comunale l’impegno a pubblicamentefare chiarezza, ma non lo ha fatto tradendo ancora una volta la parladata che evidentemente non vale molto.Speriamo che abbia ben chiara la sua responsabilità, politica eamministrativa, nella scelta adottata che nei prossimi anni.Che è una responsabilità chiara e precisa tanto nei confronti dellacittà quanto della stessa ditta che per nove anni dovrà svolgere, percontratto, tale servizio.Una responsabilità che Vaglio condivide con la sua maggioranza,con la commissione consiliare che ha dato il via libera all’opzionedi esternalizzare i servizi esattoriali.Non può ignorare il Sindaco che i conti di cui parliamo non sonoquelli che una volta disdicevolmente si dicevano “della serva”.Ma sono conti che, nelle grandezze di un bilancio comunale, regi-strano risorse importanti per il benessere della città.E non può ignorare che aldilà della responsabilità politica ne esisteanche un’altra amministrativa e contabile che avrebbe opportuna-mente dovuto considerare.Per quanto ci riguarda, poiché continuiamo a credere in quei princi-pi sacrosanti che nell’era moderna si concretizzarono in parlamentiinvestiti proprio del potere dovere di controllare la pubblica finanzae fiscalità, faremo in modo che nessuno possa pensare di essere legi-bus solutus, svincolato dalle leggi e da ogni controllo democratico.Vogliamo continuare a camminare a testa alta e con la schiena drit-ta.

Sig. Siciliano, dopo tre anni, è evidente il falli-mento dell’Amministrazione Vaglio. CittàNuova è uno dei punti di forza di questa mag-gioranza quindi ha fallito anche Città Nuova?

Non parlerei di fallimento. Abbiamo creduto treanni fa nella necessità di un cambiamen-to anche se oggi ci rendiamo conto che, adestra come a sinistra c’è chi rema con-tro. Noi cercheremo di dare sempre ilnostro contributo per la crescita dellacittà.

Esponenti politici delle forze di mag-gioranza asseriscono di non volere ele-zioni anticipate perché non ci sarebbeuna valida alternativa . Nardò intantoè allo sfascio. Non è un alibi per potercontinuare a gestire il potere in modoclientelare?

Non sempre “ cambiamento” vuol direottenere migliori risultati. Siamo convinti peròche le elezioni anticipate rappresentino il dannopiù rilevante. Abbiamo chiesto agli elettori fidu-cia per questa coalizione e, se ce lo consentiran-no, cercheremo di portare a termine il program -ma elettorale.

Lei, cioè Città Nuova, ha chiesto ultimamenteazzeramento di giunta e staff. Non avete otte-

nuto niente, fate finta di niente. Comodo,vero?

Premesso che Città Nuova è formata da vari con-siglieri e un gruppo dirigente, voglio precisareche noi abbiamo indicato la strada che riteneva-

mo

migliore. Siamo però abituati a confrontarci congli altri. Mentre c’è chi è abituato a scapparedavanti alle difficoltà, noi cerchiamo di lottareper portare avanti le nostre idee..

Discarica, staff, auto blu, viaggi istituzionali,caso tributi. E’ tutto un “casino”. O no?

Mi pare che tutto rientri nella logica di un’ammi-

nistrazione. Sono tutti problemi di cui si èdiscusso in maggioranza, spesso con toni accesi,talvolta fuori luogo. Ma questo è avvenuto anchein occasioni di dibattiti ospitati sulla stampa, ono?

Nel 1997 Città Nuova sostenne ilCentroDestra e Dell’Anna Sindaco; nel 2002 ilCentroSinistra e Vaglio Sindaco. Nel 2007 conchi vi schiererete e chi sosterrete come candi-dato sindaco? Vaglio o chi?

Vaglio rimane il nostro punto di riferimento. SeLui non dovesse accettare faremmo ricorso a unafigura proveniente dal mondo civile in grado dicatalizzare non solo forze politiche ma anche ilmondo dell’associazionismo. Se non ci fossero lecondizioni per ricandidare Vaglio potremmo,chissà, chiedere la disponibilità del dott. LucioTarricone.

Un Giovanni Siciliano misurato, cauto, attentoa pesare le parole, anche se alcuni passaggisono tutti da decifrare Trapela la consapevo-lezza del delicato momento e la volontà di nonaggiungere benzina sul fuoco. Ho sempre con-siderato Giovanni un uomo da intuizioni poli-tiche brillanti, troppo impegnato,però, nelricercare consensi a ogni costo. Portano la suafirma i passaggi nel centrosinistra di

D’Ambrogio,Losavio e Errico. Sta dimostran-do tutta la sua lealtà con Vaglio e ,forse, anchela voglia di scuotersi di dosso la nomea dicambiacasacche. E’, a mio parere, un “capo-popolo”, nel senso positivo del termine nonsara’ mai un leader. Un leader nei momentidifficili ha il coraggio di scelte difficilirischiando anche di perdere quello che ha. Loringrazio per l’attenzione nei mieiconfronti,ma ben sa che il modo migliore per“bruciare” possibili candidati è farne prestoil nome. Il 2007 non è lontano ,chissà anche aNardò si potrebbe verificare una “rivoluzio-ne” gentile come quella che ha portato al suc-cesso Vendola spazzando via la nomenklaturaal potere. Ci pensi. ( L. T.)

Giovanni Siciliano 57 anni, uomo di “centro”,fonda nel 1993 il Movimento politico CITTA’NUOVA ,del quale è il capo indiscusso. CittàNuova si presenta alle comunali del 1993 conil CCD, nelle elezioni del 1997 con ilCentroDestra e nel 2002 con il CentroSinistracon una lista autonoma che ottiene un notevo-le successo. Attualmente il gruppo consiliareconsta di 4 consiglieri, è in giunta con unassessore. Siciliano è stato candidato alle pro-vinciali del 1999 con Forza Italia ; nel 2004con UDEUR . Pur ottenendo un buon risultatoentrambe le volte non è risultato eletto.

In uno dei primi numeri dellanuova serie de LaVoceabbiamo proposto un’inter-vista a Riccardo Lezzi.E’ disponibile on line sul sitowww.lavocedinardo.it.Il tono è garbato, i contenutichiari e decisi.Inequivocabile il segnaled’allarme lanciato alla mag-gioranza e al Sindaco: ènecessario invertire la rotta edarsi da fare per realizzare le“promesse” elettorali.E’ passato un anno, quasi, el’Avv.Leuzzi ha avuto unaltro scatto d’orgoglio e hariprovato a mettere il suoPartito, la Margherita, din-

nanzi all’evidenza della“palude” dell’immobilismoamministrativo in cui Vaglioe la sua Giunta hanno gettatoNardò.Lo ha fatto con documentoche raccoglie e fa proprimalumori e delusioni diffusenella città per l’inerzia del-l’amministrazione in tutticampi che le sono propri eper il metodo di gestione checaratterizza le scelte compiu-te.Ma, sembra, quest’altromacigno gettato nelle acquemortifere della “palude” nonha sollevato altro che qual-che spruzzo che ha tuttalpiù

indispettito gli inquilini diPalazzo talmente tronfii delproprio status da considerareil patto elettorale proposto aicittadini nel 2002 come cartastraccia, di nessun valore.E se il programma è rimastolettera morta, la stessa mag-gioranza ormai, con trasferi-menti e passaggi dal centro-destra al “centrosinistra”, inrealtà non esiste più.E’ altra cosa.Ma nessuno sembra volerneprendere atto.La verità è che questa mag-gioranza vive solo per sestessa in una autoreferenzia-lità che sta divorando ineso-

rabilmente Nardò, semprepiù periferia delle periferie.Il bilancio di tre anni diGiunta Vaglio è a dir pocofallimentare.Sul piano delle realizzazionie soprattutto del costumedemocratico che mai ha toc-cato involuzioni così gravied evidenti.Nel “documento” di Leuzzi ètestimoniato il fallimento diquesta compagine ammini-strativa che ha miserevol-mente mortificato il sognoriformista dell’Ulivo e di uncentrosinistra nuovo e diver-so, aperto ai cittadini e gelo-so degli interessi veri della

NardòNardòè inè inunauna

paludepaludecontinua a pag 5

IntervistaBotta e risposta con Giovanni Siciliano diCittà Nuova

la schiena dritta, a testa alta..... continua dalla prima

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continua da p.4

cittadinanza.Spiace che RiccardoLezzi si fermi ametà strada. Nonabbia il coraggio diuna battaglia che,nell’interesse ditutta la citta, merite-rebbe di essere com-battuta per dare aNardò una nuovaclasse dirigente,capace, onesta, lun-gimirante.C’è stato un tempo

in cui, forseanche controppa facilità,non si esitavaa dimettersiper invocare loscioglimentodel ConsiglioComunale eridare ai citta-dini la possibi-lità di sceglie-re altri, diversirappresentantia PalazzoPersonè.Se non ricor-

diamo male l’ultimo Sindaco a prendere atto dell’impos-sibilità di realizzare il proprio impegno di mandato fuNicola Borgia che rassegnò, dignitosamente e responsa-bilmente le proprie dimissioni.In Consiglio Comunale, oggi, i suoi nipotini, che nespendono il nome in libri e convegni, giocano invece lapolitica del tanto peggio tanto meglio inseguendo poltro-ne e pubblici onori.Lo stesso Giannuzzi, cittadino onorario, dopo la “spara-ta” contro il Sindaco si è riadagiato nella quiete di unsilenzio rotto goliardicamente, ma non più di tanto, dapoco appropriate e comprensibili battute sui lupanari diAmsterdam e dintorni. Il livello si fa davvero sempre più basso-

ORDINE DEL GIORNO

Il sottoscritto Avv. Riccardo Leuzzi e quanti con-dividono il presente OdG

Preso atto

dei ritardi dell’Amministrazione comunale nellarealizzazione del programma amministrativo pub-blicamente denunciati anche dal sindaco e dagliassessori della Margherita;

Considerato

Che tuttora rimangono senza esito le indicazionidel Partito, più volte espresse, per il recupero dellacollegialità della Giunta, laddove le forze politi-che che compongono la maggioranza sono chia-

mate a concorrere a tutte le decisioni che riguar-dano la Città, e per la valorizzazione del ruolopolitico di indirizzo e di partecipazione delConsiglio comunale in rappresentanza del corpoelettorale;

che i problemi più urgenti della città, tra cui lachiusura della discarica, il riscatto dell’ospedale,la valorizzazione del centro storico e lo sviluppodel turismo e delle frazioni, la razionalizzazionedel traffico cittadino, la realizzazione della tan-genziale, il trasferimento del mercato settimanale,il sostegno allo sport e alla gioventù, il potenzia-mento dei servizi sociali, il miglioramento dei ser-vizi di nettezza urbana e di manutenzione strada-le, non hanno trovato sino ad oggi alcuna soluzio-ne né chiare indicazioni su come fronteggiarli;

che nonostante la città di Nardò vanti ormai daoltre un anno due componenti nella GiuntaProvinciale e registri la recente elezionedell’Assessore Regionale all’Agricoltura, nessunainiziativa è stata assunta dall’Amministrazionecomunale perché a Città ottenga l’attenzione e ilsostegno che merita;

che sino ad oggi non sembra vi siano le condizio-ni perché i Partiti e i Movimenti che compongonola maggioranza antepongano gli interessi dellaCittà a quelli di parte come dimostra il perpetuostato di crisi dell’Amministrazione comunaledovuto solo alla ricerca di posizioni di potere conscarso rispetto verso i partiti alleati e la cittadinan-za che aspetta invano segnali di una amministra-zione “amica” ed attenta ai suoi problemi.

Esprime voti al Commissario cittadino dellaMargherita ed agli amici del Partito che a variotitolo ricoprono responsabilità istituzionali, per-ché sia convocata con urgenza una serrata sessio-ne degli Organi di Partito con il coinvolgimentodegli iscritti e dei simpatizzanti al fine di appro-fondire la situazione politica cittadina e di verifi-care se sussistono ancora le condizioni perché“Democrazia è Liberta - La Margherita” continuiad impegnare i propri uomini in giunta, costretti asegnare il passo nella palude di questa maggioran-za o se non sia invece più utile per la città che sidissoci dalle responsabilità di governo e si impe-gni da subito a guidare il superamento dell’attua-le quadro politico e ad assicurare alla città il tota-le rinnovamento e la riqualificazione della classepolitica neritina”.

Esponenti del centrodestra hanno dato vita adun movimento che si dice pronto a dialogarecon tutti. E' la stagione delle civiche«Il gruppo si è costituito perché deluso daipartiti tradizionali»

Arriva un nuovo «Progetto per Nardò», deflagrante negliequilibri politici: ne fanno parte ex assessori e consigliericomunali, professionisti, commercianti, imprenditori. Tutti, oquasi, già molto vicini ai partiti tradizionali della destra. Adocchio e croce una macchina da guerra da oltre 1500 voti.E dicono di voler dialogare con chiunque. Sarà un'estatepirotecnica sul fronte politico e l'autunno già gravido di stra-ordinarie novità politiche: ieri è stato presentato ufficialmen-te il movimento politico-associazione socio culturale«Progetto per Nardò» con tanto di simbolo (un toro rossoincorniciato tra le spighe su fondo granata) che sa tanto diCittà Nuova, il movimento civico di Giovanni Siciliano chemiete successi da dieci anni. Andiamo, però, subito con inomi dei soci fondatori: il presidente è Carlo Longo(Rinascita Salentina, An) già capogruppo An e consiglierecomunale con Vaglio e Dell'Anna; poi Piero Di Gesù, il vice,consigliere durante il sindacato Dell'Anna. Ancora: MicheleBevilacqua e Michele Muci, consiglieri sia con Vaglio checon Dell'Anna. Tutti e tre definibili già azzurri. L'ultimo botto,tra chi ha ricoperto cariche pubbliche, è riservato aGiuseppe Tarantino: uomo di punta del centrodestra, sem-pre suffragatissimo, è stato anche assessore alle Finanze e,di recente, molto vicino all'Udc. Se a questi nomi aggiungia-mo gli altri soci fondatori, come Francesco Gatto e ToniFilieri oltre che una decina di altri aderenti, abbiamo la con-sapevolezza che si tratti di un gruppo che sarà un vero eproprio interlocutore pesante. «Il gruppo nasce dopo unalunga riflessione, dalla valutazione degli errori commessi,dalle delusioni subite all'interno dei partiti tradizionali chesentiamo molto lontani - anticipa Longo - e vogliamo rita-gliarci uno spazio ben definito costruendo una nostra identi-tà senza negoziare l'autonomia con altri gruppi o partiti».«Abbiamo deciso di partecipare alle prossime elezioniamministrative di Nardò - continua il presidente - e per rea-lizzare progetti ci vogliono i numeri: vogliamo costruire unarete di collaborazioni, una federazione con altri movimenti».

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Un po’ di tempo fa mi venne richiesta, dagli amici Marco Brizzidirettore e Matteo Agnoletto curatore della pagina “book review” di“Arch’ it”, (la prima rivista digitale di architettura italiana on - line,con sede a Firenze) una recensione del testo di nuova edizione, daltitolo “La generazione della rete - sperimentazioni dell’architetturaitaliana”. A quanto pare la pubblicazione di alcuni miei scritti d’ar-chitettura, osservazioni, riflessioni, critiche che sono state poi con-divise da docenti, gruppi di progettazione e da altre redazioni, con-vinse quella redazione a solleticare in me, l’interesse per recensireun testo che avevo già notato. Importante documento per qull’edi-toria nata direttamente dalla rete (potete digitare il titolo del testo eil nome dell’autore per leggere la recensione ora in rete). L’idea diunire un discorso editoriale ad un’attività ‘virtuale’ incessante esempre più presente delle nuove tecnologie per la progettazionearchitettonica, aveva davvero prodotto un buon risultato. Arrivaread una ‘continuazione’ cartacea del laboratorio virtuale, dato dallapresenza dei computers negli studi di architettura, è stato finalmen-te indicato come un considerevole passo in avanti della ricerca edella comunicazione nell’ambito professionale. Un documentoimportante per coloro che magari, si avvicinavano cautamente allecomunità di rete senza averne inteso i meccanismi. Il libro, infattiespone i rapporti, le ricerche, i gruppi di progettisti, le teorie, gliapprocci sperimentali alla progettazione architettonica, le nuoveidee dell’Italia a metà del 2003, “… il fermo immagine di un istan-te fluttuante…” come identificai allora, lo scenario italiano di quell’intelligenza collettiva in formazione. Sono aspetti che in questasede non tratterò, in quanto è altro quello che ha suscitato in medelle riflessioni, ma la premessa è stata utile per avvertire di una retepulsante e sempre più ‘strutturante’, che riguarda la comunicazionedella qualità architettonica. La sua esistenza e l’evidente presenzanei diversi campi dell’attività umana, esclude che ci siano individui(professionisti d’ogni settore anche tecnici di Nardò, architetti,ingegneri, geometri, designers) che possano trovarsi allo scuro diprogetti e soluzioni posti dalle problematiche architettoniche adot-tate in altri luoghi. Entrando nel vivo della questione,mi accorgo del rapporto sottile tra possibili equivociformali che subdolamente per convenienza e disinte-resse culturale, stanno infestando la morfologia com-positiva abitativa di Nardò. Strano, ma qui tutti ofanno finta di niente oppure siamo così assuefatti daquesto virus di un materiale nobile come la pietraleccese che ormai il suo uso è rientrato fisiologica-mente nel ‘volgo’ edilizio come stilema di ‘presunta’eleganza o qualità abitativa. Bhò ! Così facendo simoltiplicano, quelle che ormai sono diventate delleincrostazioni o degli pseudo-decorativismi esatta-mente come quelli funerari che dileggiano quelli veri,antichi e unici segni di un’epoca che per nessunaragione può essere rivissuta, immaginate poi se èpossibile copiarla pedissequamente! Sono caratteri-stiche quasi fieristiche che il mercato ormai distribui-sce offrendo variazioni stilistiche, alla domanda cre-scente di eclettismo pseuo-pseudo-pseudo storicisti-co fomentando quella repressa megalomania perife-rica (come la chiamo io). Non vi dico, ma lo fareteper conto vostro, cosa significano secondo la psicolo-gia questo bisogno di circondarsi di simmetrie classi-che o decorazioni antiche e crogiolarsi nelle formepassate! E’ allucinate ma l’invasione è iniziata, dacosa ce ne accorgiamo? Semplice,balaustre, finestrecon larghe cornici e conicioni che ‘cerchiano’ inquar-drando sommariamente i prospetti, scalette e scalina-te da villa del seicento con frontoni, colonnati conpronai, costruite pensate un po’, solo qualche mese fa(vedere gli originali archetipi nei riferimenti dei Trearchitetti della rivoluzione di E. Kaufmann), colonnee capitelli stilizzati ripresi dal più scontato stile postmodern ormai dimenticato dall’architettura contem -poranea, che sorreggono balconate visibilmentesenza proporzione e ritmo architettonico praticamen-te ‘grottesche’, da favola della bella addormentata nelbosco (a Nardò!!!). Manca solo che adesso si costrui-sca con colori a fasce orizzontali come i peggiori cen-tri commerciali che simulano vecchi templi egizi oantiche cattedrali generati da uno stile tipo Las Vegas misto tra sim-bolismo surrealista e pop americano fine anni settanta. Chi conoscela Sardegna, invece può rendersi conto come le caratteristicheespressive del territorio abbiano, almeno sulla costa, privilegiatol’aspetto comunicativo e ‘tradizionale’ del luogo senza caderebanalmente nello scimmiottare una presunta classicità. L’ignoranzadelle forme e dell’uso regna sovrana (il termine ignoranza, è quichiaramente inteso nell’accezione di ‘ignorare’ l’esistenza di tutta lastoria dell’architettura che sia ad ingegneri che geometri, ma anchead architetti disattenti non è stata indicata con la clausola dell’ag-giornamento continuo ed obbligatorio, per cui ecco spiegato il guaz-zabuglio di forme. Immaginate un chirurgo che conosce l’importan-za dell’intervento, ma non conosce assolutamente l’uso degli stru-menti per intervenire!!! Questo è il nostro caso. All’osservazioneperò deve seguire una proposta! Ne abbiamo già abbondantementeparlato negli scorsi numeri de La Voce di Nardò, perciò cerco diessere propositivo almeno per quel che riguarda il mio modestopunto di vista da cittadino che si è accorto di questa ‘piega-piaga’tecnicamente e compositivamente degradante, visto che sono unappassionato sostenitore di un’architettura aggiornata comunicativae soprattutto organicamente capace di trarre dalla sua diversità refe-renziale, una meritata ricchezza culturale e perché no, anche econo-mica. Non si tratta di ‘ritornare’ o di ‘ripartire’ oppure di ‘ripropor-re’ o addirittura di ‘indicare’, ma di riflettere e discutere sulle occa-sioni mancate e perse per un salto di qualità che la nostra zona devecomunque effetturare di qui a poco tempo, pena l’incalcolabiledeclino e l’omologazione di Nardò, ai peggiori paesaggi italiani.Quello che obbligatoriamente l’architetto deve fare è ‘rielaborare’in chiave contemporanea quei valori formali, quelle visioni anticheper sensibilizzarne le appartenenze d’uso, quei segni tradizionali,

quelle proposte progettuali che già la nostra terra ci indica e ci rive-la (vedere La forma del Tempo di G.Kubler, Einaudi e Vita delleforme di H.Focillon, Einaudi, ma consiglirei anche di R.Arnheim Ilpensiero visivo e sempre di R.Arnheim Il potere del centro). Questeimponderabili tracce di memoria e del nostro presente, in effetti,arrivano dalla sua essenza storica che il tempo ha saputo modifica-re preservandone le giuste funzionalità. L’imprudenza di cadere inpseudo-soluzioni progettuali ‘nauseanti’ a scapito della materiaprima della zona, usando la pietra leccese, in un’edilizia moderna,dosandola nel peggiore dei modi possibili, esplicita una pigrizia dibase, un adattamento alle condizioni omologanti e piatte, semprepiù esposte ad un pauroso e assecondante permessivismo edilizio.E’ palese, il discorso si riduce ancora e diventa elementare; siccomele ville antiche intorno a Nardò hanno determinate caratteristicheindividuate e definite come ‘belle’, ecco che quelle stesse caratteri-stiche vengono riportate, all’occorrenza, su altrettante costruzioninuove, messe alla rinfusa senza una gerarachia formale o un’armo-nia proporzionale di cui la grandezza di scala e la scelta compositi-va, rendono ragione solo nel caso di quelle ville, di quell’epoca enon di un’altra. Bisogna comprendere che il nostro tempo ha deter-minato delle condizioni d’uso degli ambienti e dei percorsi distribu-tivi nelle abitazioni, ben diversi da quelli utili a quelle strutture anti-che. Per cui, è chiaro che dobbiamo scegliere la serietà progettualecome un bene primario, e difenderla da questi ‘attentati’ costruttivi!Il risultato di questa accozzaglia di elementi incautamente giustap-posti, purtroppo ricrea ‘citazionismi’ di cattivo gusto e tante tanteoccasioni perse per l’architettura del nostro paese e non solo. E’deplorevole infatti, quel paradosso che vede nella semplicità, dellaforma di una casa, intesa come sinonimo di povertà , mentre l’usospropositato di docorazioni messe alla rinfusa, diventa piacevole!E’ un equivoco aberrante da sfatare e dimenticare al più presto.Manca la preparazione e una profonda intelligente dose di ‘culturastorica dei materiali’ locali, oltrechè la qualità della relazione tracommittente e tecnico. Notevole la spesa economica per decorare le

abitazioni moderne con un maquillage d’altri tempi. L’erroremadornale da sottolineare in rosso è proprio l’atteggiamento remis -sivo nei confronti della progettazione; davvero questi tecnici, di cuivediamo sorgere case frankenstein, pensano che con un paio dicolonne, due-tre archi, 6-7 metri lineari di balaustra con colonnine,una ridotta scalinata a tenaglia, un tetto a gronda, si possa costruirela sacralità di una casa contemporanea? Personalmente, penso seria-mente che bisognerebbe dare una svolta e che vengano scelte indi-vidualità competenti e aggiornate per superare queste problematicheprima che Nardò e le sue marine caschino nell’abisso del qualunqui-smo formale a scapito di una ripresa turistica che pure alle caratte-ristiche mediterranee guarda con curiosità (sono auspicabili peresempio dei concorsi d’architettura per progetti pubblici, per ilverde, per i parchi, per le piazzette del centro o per riqulificare lemura intorno alla parte storica, ma anche i privati cittadini devonoscegliere con cura le soluzioni adottate). Molti dei documenti che horicercato per definire quella caratteristica mediterranea ormai mal-trattata e reclusa come parente povera, certamente faranno risorge-re invece quella qualità che ci manca per iniziare un discorso seriosulla nostra repressa identità territoriale. Esiste, infatti una possibi-lità forte e concreta di risolvere questa impasse stilistica, ma soprat-tutto tecnologica. Non è difficile concepire infatti, quello cheKenneth Frampton definisce come ‘Regionalaismo critico’, che simuove tra il concetto vernacolare di architettura e l’ibridazione glo-balizzante di schemi fin troppo caduchi. Le ville storiche, vannobene solo per essere visitate, ammirate, raccontate, fotografate;copiarle fa parte di un comportamento compromissorio e ‘becero’.Pretendete dai vostri architetti soluzioni che contengano invece,identità e quindi mediterraneità. Chi si è aggiornato vi farà vederecose egregie, chi non l’ha fatto vi proporrà tetti spioventi, cornici in

pietra leccese, archi ecc….statene certi, si lavora molto meno delprodurre, forme casuali pagate a peso d’oro che impegnarsi in unasoluzione diversa che magari abbia un determinato carattere unico epiù attinente alla vostra vita, (lo dico per esperienza lavorativa per-sonale, fidatevi!). Và elogiata la purezza formale che trasmettevalori imprescindibili adeguati alle ‘colte’ regole, chimiamolemediterranee. Come sostenevo un po’ di tempo fa nei passati artico-li, quando l’indifferenza verso la cosa pubblica, raggiunge il limite,tanto che l’eccezione, diventa prassi o regola, allora c’è qualcosa daguardare con attenzione. L’amministrazione nella sua situazionestatica e fin troppo cristallizzata, può facilmente perdere di vista lecondizioni della normale o almeno sufficiente gestione, e non siaccorge che nell’intorno le cose cambiano anche troppo velocemen-te. In mancanza di un quadro organizzativo preciso, infatti è fisiolo-gico che ognuno cerchi con proprie regole, le improbabili tipologiedi sviluppo secondo interessi particolari. Ed è questo un altro erro-re dell’amministrazione che sarà difficile da cancellare, infatti l’or-ganizzazione delle possibilità di sviluppo và definita al più presto esecondo direttive che comprendano tutte le eventuali possibilità; lanascita di nuove attività e di quelle alternative forze lavoro, pernuove figure professionali come per esempio nel caso del turismobalneare, possono essere i guarda-spiagge-coste, per l’arredo dellepiattaforme date in una ‘programmata’ concessione, la decisione el’ordine delle rispettive aree per i parcheggi, la preparazione delpersonale di sicurezza (bagnini), la difficile situazione della regola-zione dei sensi di marcia per gestire il flusso di auto che saturano levie di comunicazione delle marine, decentrare le attività ricreativesecondo un ordine preciso, ecc…La voglia di trasformarsi dellecose non trova più nei politici, i riferimenti giusti che possano inter-pretare o farsi carico di effettive responsabilità; certo dovremo stareattenti perché lo sviluppo tanto atteso poi, non vada ad convogliarele sue naturali energie positive, in contaminanti politiche illusoria-mente innovative, ma che nascondono altre catastrofi urbane e ter-ritoriali. Questa è, in effetti, la difficoltà nella gestione di una terra

in trasformazione e ricca, di cui nessunoancora si è fatto carico con il dovuto impegnoanche a costo di rischiare mettendosi indiscussione. Ma l’indolenza e la mancanza diregole purtroppo genererà pericolose spere-quazioni a scapito della collettività. Altraconseguenza del silenzioso disastro per cuispero che le cose cambino, è perché come cit-tadino di Nardò mi sento abbastanza offeso,specialmente quando in riviera adriatica vedoquel tipo di mare e zone che non hanno nien-te da offrire cariche di turisti che solo per unaperitivo riempiono intere strade! Quandofinirà questa evidente fase di sopravvivenzache ci ha condotto ad accontentarci sempre,del ‘meno peggio’, se non del nulla? Nardòpotrebbe davvero diventare un laboratoriopermanente di discussione sociale e politica,dove l’effettiva riflessione culturale avrebbedirettamente la possibilità di proiettarsi sulterritorio, con le conseguenti verifiche per lacollettività. Avendo infatti, nell’area delcomune diverse importanti emergenze territo-rialmente così diversificate (storia naturaarchitettura) sarebbe l’ideale per programma-re degli studi sulla complessa gestione deiparametri omologanti della mondializzazionecon l’incontro (non si tratterebbe di urto), conla tradizione e i segni evolutisi sul singoloparticolaristico territorio. Più che di sagreavremmo bisogno di concetti profondi deri-vanti da ragionamenti concreti d’impegno.Più che di sorrisi e ammiccamenti televisivivorremmo confrontarci con Nardò quando latelevisione è spenta. Troppo banale ormai ilfatto che stiamo vivendo (purtroppo) unacampagna elettorale tanto silenziosa quantosubdolamente come sempre, adulatrice. Peròabbiamo imparato dal passato di Nardò a nonsovrastimare le individualità né tanto meno i

gruppi mutanti! Sapete perché? Perchè puntualmente, ancora unavolta, ci troviamo a scrivere da tanto tanto tempo e parlare d’emer-genza coste, discarica, centro storico, politica disattenta, salvaguar-dia dell’ambiente, sport sofferente o inesistente, attività socialimeno che niente, aggiornamento politico, vita di ‘sezione’ partiticaassente, ed un paesaggio neretino che muta diventando un qualun-que paesaggio, nell’ignoranza più totale nell’interpretazione dellesue caratteristiche fisiche. L’impegno potrebbe essere la ricerca diquella dimensione alternativa, caratterizzata da valori d’appartenen-za perfettibili, ma ben strutturati, dal nome che suona quasi comeuno slogan; identità. Con essa non esiste il potere, ma un concorre-re ad individuare le diverse potenzialità di una comunità, nasce dauna parola semplice, difficile da praticare, è il porsi all’ascolto dellanostra terra, servirebbe però tanta sensibilità, competenza e passio-ne in quello che si fà. Sarebbe sicuro, la nostra salvezza! Bene, concludiamo ancora una volta apprezzando l’arrivo dell’esta-te e dei suoi ludici appuntamenti; puntuale e ‘pungente’ (in questocaso più che mai) l’effetto ‘taranta’ torna a farsi sentire la miticacommistione di sensazioni. Parliamo chiaro come sempre, quellodella taranta è solo un fenomeno ‘indotto’ della nostra cultura, perestensione diciamo che è un prodotto della nostra probabile identi-tà. Detto questo, sostengo fermamente che manchi una struttura acui far appartenere questo ‘indotto’. Mi spiego, se non provvediamoa strutturare il territorio anche questo fenomeno si consumerà ocadrà nelle mani di un mercato che lo devitalizzerà (lo stà già facen-do) rendendolo, come succede in tutto il mondo, un contenitore pre-zioso per chi lo manipola, ma vuoto di senso. Pensiamoci, magarileggendo sotto l’ombrellone, oltrechè La Voce di Nardò, ancheL’impero dei segni R. Barthes, Einaudi, perché come dice WoodyHallen: “Io leggo per sopravvivere”, buona estate!

NOTE A MARGINE di Paolo Marzano

L’ IDENTITA’ di Nardò nei segni mediterranei

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“...Correva l’anno di grazia 1973, era un martedì abbastanzavicino alla santa Pasqua. Aprile, 10. Verso le cinque di mattinagli uccelli cinguettavano e compare Gigi metteva in moto ilVespone 250. Qualcuno uscì correndo in strada, bussò frenetica-mente al finestrino della Fiat 850 verdone di papà e disse: “Ènato! È nato!” Papà si svegliò e biascicò: “Non poteva aspettareun altro paio d’ore?”

The early years - I primi anni.

Crebbi in questa ridente (bah) cittadina per pochi anni, cinqueper la precisione. Nel 1978 la prima importante svolta: laGermania! Me ne andai lì con i miei e ancora ne porto i segni...nel senso che mi è rimasta dentro una grande nostalgia di quan-do ero lì. Sono tornato indietro a metà degli anni ‘80, più omeno, eppure sento ancora forte il richiamo. Certo è che in que-gli anni lì si è formata la mia psiche, essendomi io imbottito dipanini, di cartoni animati, di telefilm di Star Treck, di buonamusica anglosassone e di ridicolissima musica tedesca. A seianni me ne andavo in giro con la chiave di casa appesa al colloe avevo la tessera della biblioteca! Sono stato un bambino pre-coce, però poi sono rimasto bambino... Dopo aver frequentato laprima elementare in Deutschland, qualcuno ha pensato bene difarmi studiare in Italia... così ho proseguito qui ed ero bravis-sssimo. Se in Germania ero diventato una specie di pancionetipo Palla di Lardo, nella mia fase neretina divenni magro comePablito Rossi. Ma iosono così, mi allargo emi restringo ciclicamen-te. ....”

Il web di AndreaBaccassino è davvero davedere. Ma ncora più daimmaginare sono i per-sonaggi delle sue canzo-ni. Che fanno sbellicaredalle risa anche se spes-so parlano di cose serie.Di lavoro e di amarezza.Di cose da prendere sulserio e su cui costruiregiorno dopo giorno unavita che vale la penasempre di essere vissu-ta, comunque, con ilsorriso sulle labbra.Quando gli abbiamoproposto “l’intervista” quasi sveniva. Dalle risate.

E poi invece si è sciolto e anche se via web, ripresentandosi conun gustoso “son Baccassino...ti o inviato la mail” si è un po’ con-fessato. E quello che segue è solo responsabilità sua.

> 1 - Cabarettista, cantante, autore, scrittore...chi è AndreaBaccassino ?> Solo un tizio a cui piace dare voce alle storie che vogliono essereraccontate. Perché è così che funziona: io sto lì a farmi i fatti miei ed’un tratto arriva una canzone, mi bussa all’orecchio e mi dice “can-tami!”. Sono le storie stesse che scelgono la loro veste, qualcunavuole essere canzone, qualcuna racconto o monologo o poesia...> > > 2 - Le tue canzoni sono storie di vita di tanti.Chi sono questi tantiche ti ispirano ?>

Per fare il saputello potrei stupirti dicendo che i miei personaggi siispirano agli “everymen” di pre-shakespeariana memoria... ma sic-come sono solo Andrea Baccassino ti dico che i miei personaggisono il fruttivendolo che passa sotto casa mia, la signora che acqui-sta le pere da quel fruttivendolo, i figli della signora che mangianole pere, e il figlio spurio che di quelle pere fa altro uso... Insommaio credo che sia sufficiente uscire in strada e chiudere gli occhi persentir parlare i miei personaggi.

> 3 - Il dialetto è la lingua delle tue canzoni. Quanto serve e quan-to è ancora autentico ?> Il dialetto non è una lingua morta come il latino! è una lingua vivae in continua evoluzione e come tale cambia e si adegua al tempo incui viene parlata. Il dialetto parla di noi. Io non sono d’accordo conquelli che dicono che il “vero” dialetto era quello di cinquant’annifa. Chi l’ha detto? E cinquant’anni fa qual era il vero dialetto?Quello di cinquant’anni prima? Il dialetto è una lingua viva anchegrazie al fatto che si nutre di neologismi e di esterologismi (esistequesta parola? No? allora l’ho coniata io. Senno che scrittoresarei?).

> 4 - Come nascono i tuoi CD. Quanto costano ? Che accoglienzatrovano ?> I miei cd come dicevo prima nascono nella mia stanzetta dove, men-

tre io mi sto facendo i fatti miei, a un certopunto arriva dal nulla un personaggio e miracconta la sua storia, e io la giro al pubblico.I cd al produttore (quindi a me) costano ecostano cari (e i miei personaggi sono bravi aparlare, ma quando si tratta di SGANCIA-RE...). Grazie a Dio l’accolgienza che trovo èsempre ottima. tra l’altro ho scelto di venderei miei prodotti a cinque euro, il prezzo piùpolitico che ci si possa permettere. E nono-stante questo c’è ancora chi compra i dischisulle banca-relle deipirati! è unavergogna! Iomi sto facen-do promoto-re di unacampagna disensibilizza-zione chia-

mata “boicotta il pirata” proprioper vedere di sanare questa piaga.Ragazzi: io coi soldi che guadagnoposso produrre un nuovo cd e con-tinuare a farvi divertire. I piratiintascano il malloppo e lo spendo-no a pranzi a base di cozze crude...Per fortuna c’è ancora uno zoccoloduro di miei fans che scelgonol’originale a costo di richiederlovia internet!

> 5 - Raccontaci di Pinucciu: quan-ti Pinucci hai conosciuto nella tuavita ?> Pochi, troppo pochi purtroppo. Pinucciu con tutti i suoi difetti dibimbo discolo, monello e bugiardo resta comunque una figura di unrisplendente candore e di una simpatia travolgente. I Pinocchi di

oggi invece hanno conservato solo la capacità di mentire e tradire,consapevolmente!!! Lo fanno apposta! La nuova politica si fonda suquesta filosofia. Credo che tutta la vicenda irachena (per non parla-re di questioni interne) sia un esempio lampante di tutto questo. èuna cosa tristissima.>

6 - Fare arte spettacolo a Nardò...Tu viaggi, vai in giro: che diffe-renze noti tra la nostra città e ...il resto del mondo ?> Fare arte a Nardò significa più che altro fare sangue acido. Gli arti-sti neretini negli ultimi quindici anni hanno in qualche manierasbarcato il lunario grazie alle feste parrocchiali e soprattutto graziea pub e ristoranti, che sono gli unici palchi su cui ci si può esibire.MA SI Può!? Ora pare che il Teatro Comunale stia per riaprire, maio finché non lo vedo non ci credo. E comunque anche una volta ria-perto non è detto che non richiuda. Non sono un menagramo, è giàsuccesso. La differenza tra Nardò e il resto del mondo è che il restodel mondo si affida a gente veramente competente. Il trucco è lì. Civuole qualcuno che sappia davvero gestire queste cose, qualcunoche prima di tutto si renda conto che la popolazione neretina non haidea di cosa significhi andare a teatro.

> 7 - Quali sono i programmi di Andrea Pinucciu Baccassino ?> Allora, prima di tutto lasciatemi fare una comunicazione di servizio:ho saputo da voci di corridoio che si librano nell’aere terso di que-sta ridente (bah) cittadina che l’anno prossimo andrò a Zelig. Non èvero. Se l’è inventata il solito buontempone che presto finirà in unamia canzone. Per sapere la verità su Andrea Baccassino l’unica èvisitare il sito www.baccassino.com.Poi, per i primi di agosto è prevista l’uscita del mio nuovo cd, unvero capolavoro della musica leggera mondiale che entrerà negliannali della musica per la sua travolgente carica di potenzialitàinnovative! A seguire inizierà il tour promozionale e quindi la tour-neè vera e propria. Ci sarà da ridere, questo è certo. Approfitto ancora di questo spazio per ringraziare tutte quelle per-

sone che in questi mesi (l’ultimo un’oretta fa) sono passate da casaa chiedermi “quando esce il nuovo cd?”. Io non credo che i fan diRenato Zero e dei Pink Floyd si comportino così. Sono un uomofortunato. Grazie grazie.

WEBS

Era immensa la terrapalmo a palmo scoperta

ora tutta copertacostrettaristretta

da reti infiniteche al dio del suo ingegno

tributò l’uomo ragno.

A lui che gigantedalle mani nodose

fronteggiò un tempoinerme

il mistero e le cose

ridate i bei campile balze ventoseridate la gioia

della meravigliala strada tortuosale stanche miglia

rendete i confinioltre i quali sconfini

sotto un cielo di stellequel bosco incantato

ove spaziaimmutato

e mai vintol’Ignoto.

ELIO MARRA

La Poesia

Baccassino Story and comedy and CD and...“...Correva l’anno di grazia 1973, era un martedì abbastanza vicino alla santa Pasqua.

Che fine ha fatto lo staff ? Se non ricordia-lo male erano in cinque. O sei ? Difficiledirlo. Uno doveva portavociare; un altrocomunicare; un altro ancora fare finanzacreativa; gli altri due seguire gli affari legali estudiare, studiare, studiare, studiare. Uno, ilboy scout disse che avrebbe rinunziato alportafoglio in favore del volantariato. Fattosta che non si sa che cosa abbiano fatto. Eforse qualcuno dovrebbe chiarircelo vistoche, se i calcoli non sono errati ad oggi cisono costati oltre 50mila euro che in millemodi si sarebbe pouto più utilmente impie-gare.

Lo staffLo staff

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SCONFITTI, UMILIATI, RETROCESSI!!

Non è bastata la vittoria dell’andata, ora le speranzasono riposte nel ripescaggio.Tutta una stagione in 120 secondi.Tanti ne sono passati tra il primo ed il secondo gol delMentana in un torrido pomeriggio di giugno.Bastava prenderne uno in meno ed il Nardò poteva giàprogrammare una stagione nuova, con meno affanni econtraddizioni. Qualcuno pensava (sottovoce): con piùambizioni.Ed invece è bastato un mezzo colpo di testa di Tamaro,un alito di vento ed una mezza papera di Schettino percondannare il Toro all’inferno.Ma dirla così è troppo semplice.E’ il momento dei verdetti. Quindi, è il momento delleanalisi e delle polemiche.La disfatta di Mentana lascia in eredità interrogativi eveleni. Partiamo.

LA SOCIETA’ .

Si parte dai miracoli dello scorso anno. L’illusione èstata quella di pensare che possono ripetersi. Niente dipiù errato.Senza una base societaria non si può sperare di farlafranca in eterno. I risultati e la fortuna possono aiutarti,incoraggiarti, ma non possono mascherare l’improvvisa-zione e la gestione senza assunzione di responsabilità. Sidoveva partire da lì, senza il petulante ed ozioso riferi-mento ai (presunti)debiti di Papadia. Se le risorse sonostate trovate, perché non si è pensato di risanare il bilan-cio? Anche a costo di qualche investimento tecnico inmeno, visti i risultati. Sarebbe stato più utile e avrebbeincoraggiato a far parte del sodalizio tutti coloro i quali,si dice, non hanno assunto cariche societarie per pauradel “deficit”.Formare la società avrebbe significato vincere un cam-pionato.Invece, qualcuno ci spieghi perché, cammin facendo, ilgruppo che ha assicurato il “dopo-Papadia” si è inesora-bilmente sfaldato, depauperato, liquefatto.Via Cataldo, via Inguscio, via Massa, via Orlando, viaVenneri, via Perrone, (quasi) via Esposito.E non è toponomastica! Domanda: chi controlla i con-trollori?

LA SQUADRA.

Torniamo indietro di un anno. Si diceva, “miracolo”.Riconfermato l’asse Manta-Nobile, si affronta il torneosenza che la fortuna e gli arbitraggi aiutino la squadra.Si stenta a trovare il giusto assetto con gli under chevanno e vengono da Nardò manco fosse la StazioneTermini.Stessa situazione per i più grandi con la rosa rivoluzio-nata in pochi mesi. Nel frattempo, sfugge un rinforzoche sarebbe tornato molto utile: Carrozza sceglieCopertino e l’Eccellenza, alla nebbia che regna in senoal Nardò.Leopizzi, un tesserato del Nardò, si infortuna gravemen-te, non viene rimpiazzato ma pazientemente aspettato,eppure, dopo un mese dal suo rientro, chiede di andar viae viene accontentato, benché vincolato fino a fine cam-pionato. Mistero.Nel marasma, come spesso succede, paga il mister cheviene esonerato. A Nardò viene avvistato Toma, ma pareun bluff, con malintesi e reciproco scambio di accuse.E’ il turno di Levanto che analizza il contesto e operadelle scelte, dolorose, importanti. Ma le ritiene fonda-mentali per il suo progetto. Che, però, si scontra coi“poteri forti” e viene, per questo, fatto letteralmentefuori.Per far posto a Nobile atto secondo. Un fallimento.E’ il turno,allora, di Franco Leo, bandiera granata, tuttocuore ed orgoglio, ma, a giudizio dell’entourage, nullapiù. Anche lui capitola alla fine della regular season. Cichiede il perché di una decisione così drastica e clamo-rosa. Noi invece, ancora ci chiediamo chi e perché hascelto proprio lui, salvo poi sconfessare la propria sceltae farlo fuori senza complimenti….Infine, l’autogestione. In vista degli spareggi, forsel’unica strada percorribile, ma mezza Italia calcistica giàride…

I PLAY OUT.

Preparazione mirata. Gara uno, approccio ottimale,mosse azzeccate. Due gol di speranza. Quindi, il ritornocon una dote importante, ma qualcuno già festeggia…..Si va in visita ad una squadra ormai allo sbando, dobbia-mo passare indenni almeno il primo tempo. Ma le cer-

tezze della vigilia vengono anestetizzate da qualcheassenza importante. I dubbi ed i timori cominciano a ser-peggiare.All’appuntamento dell’anno, il torpedone che trasportala squadra granata, si perde nel groviglio di lamiere cheè il Grande Raccordo Anulare ed arriva con un ingiusti-ficabile ritardo tanto che la gara inizia una ventina diminuti dopo. Qualcuno, poi, ci dovrebbe spiegare.Lo speaker legge la formazione e qualcuno storce ilmuso. Rispetto a sette giorni prima, non ci sono Maglio,Savino, Di Tacchio e Migali. E’ il turno di Cezza ePrisciano (ci può stare), Inguscio e Frisenda (che nongiocano da una vita).Primi venti minuti che lasciano spazio ad una certezza:questo Mentana, ipnotizzato e contestato dai suoi tifosi,non fa paura.Ma l’imponderabile è dietro l’angolo, anzi, dietro “il”calcio d’angolo. Da lì, infatti, parte un innocuo cross cheSchettino trasforma in appetitoso assist. Siamo sotto diun gol ma ancora in D.Passa un altro minuto e Schettino si lascia uccellare daun tiro cross che si insacca.Chi vede e rivede il film dello spareggio pensa a qualco-sa di losco. Noi ci limitiamo a dire che, fino a prova con-traria, si tratta di due grossolane e clamorose svistedifensive.Si aspetta la reazione. Si attendono i cambi. Non arrivanulla di quanto sperato.Per la prima sostituzione si aspetta il 6° della ripresa,ossia dopo 32 minuti dal secondo gol mentanese:un’eternità.Si attende l’uomo più in forma della squadra, ossia quelGianni Migali che ha il solo torto di non fare la vocegrossa quando occorre. Marcirà in panchina, perché incampo ci va un acciaccato Corallo, incapace, perchévisibilmente claudicante, di innescare il suo proverbialesinistro.Il Mentana è salvo senza mai tirare in porta! Il Toro vaall’inferno.

I TIFOSI.

Numerosi, colorati, impagabili. Immensi. Nel momentodel pericolo, il popolo granata ha dato prova di un pas-sionale attaccamento alla maglia.Orgogliosamente presenti in massa al cospetto dei cugi-ni gallipolini e per la gara d’andata dei play out; un eser-cito al ritorno. Non si ricorda una trasferta così numero-sa da tempo immemore, ma, allora, il contesto era quel-lo dei professionisti. Intere famiglie al seguito, negli occhi stanchi e gonfi ilsacro furore, nel cuore la speranza di farcela.In tutti, la convinzione che questa gente non può ingoia-re l’ennesimo boccone amaro.Eppure, succede quel che non ti aspetti.Al termine della gara, nell’esercito dei fedeli in lacrime,sale sul proscenio il plotone degli imbecilli. Sfogano uninsano istinto cercando di far giustizia sommaria, infran-gendo norme scritte e non. Indegno epilogo di un falli-mento. Forse sono gli stessi “cerberi” che avevano col-pito al capo un guardalinee a Gallipoli ed un altro duran-te la gara interna col Calangianus, quest’ultimo episodiocostato due turni in campo neutro. Questi ragazzetti, altriplice fischio, scavalcano la recinzione e cercano digiustiziare i propri (ex) beniamini, riuscendoci, in qual-che caso. L’indegna gazzarra costa ulteriori tre turni di squalificaal campo, ma questa è solo una delle infauste conse-guenze degli incidenti perché il comunicato ufficiale delgiudice sportivo divulga a tutti, via internet, con doviziadi particolari, quanto accaduto e fa arrossire di vergognatutti i veri tifosi neretini.Non ci sono scuse o pretesti per le bestialità, nemmenouna retrocessione. Siamo (e saremo) sempre ogni formadi violenza, per questo stigmatizziamo gli episodi diMentana.Ci sono modi e modi, più urbani e civili, di manifestareil proprio disappunto nei confronti di coloro i quali, solopoco tempo prima, dagli stessi “giustizieri”, erano osan-nati ed incensati.Nardò non ha bisogno di questa gente, che macchia conquesti gesti un’intera tifoseria. Che non ha e non deveavere marchi e distintivi.Così come il Nardò non apparteneva a quel presidenteche, criticato per qualche scelta infelice, minacciò dichiudere i cancelli dello stadio e godersi lo spettacolo dasolo, allo stesso modo nessuno può e deve arrogarsi ildiritto di rappresentare, attraverso sigle di gruppi più omeno riconosciuti, una tifoseria e pretendere di monopo-lizzare una fede. Il Nardò è della città e di chi lo ha nelcuore.

PROSPETTIVE E RIPESCAGGIO.

Retrocesso sul campo, il Nardò ha concrete possibilità diessere ripescato. Carte alla mano (comunicato ufficialen°89 del 27/12/2004), i parametri, sulla base dei qualiverrà stilata la graduatoria delle 18 società retrocesse inEccellenza, dalla quale attingere quelle da riammetterenella serie “D”, sono molto alti. Anche perché ben quat-tro di esse non possono concorrere in quanto già benefi-ciarie di ripescaggio negli ultimi tre anni.Già, se non fosse per quelle complessive cinque giorna-te di squalifica al campo che, di fatto, compromettereb-bero seriamente tale possibilità, in quanto privano ilNardò di ben 5 punti nella graduatoria. Grazie a questi“eroi”, potrebbe sfumare anche questa opportunità.Entro il 15 luglio l’esito della domanda di ripescaggioinoltrata il 4 luglio scorso.Ma al di la di questo, c’è da programmare il futuro. Il“patron” Enzo Russo ha reso pubblici proclami di pro-spettive ambiziose in caso di salvezza (o ripescaggio).Sarà già tanto sapere che il calcio a Nardò non scompa-rirà, almeno a certi livelli. Se Eccellenza sarà, si aprireb-bero scenari diversi che comunque non potranno pre-scindere da una seria presa di coscienza di ciò che è statonegli ultimi tempi.E se ci sarà ancora la forza e la volontà di andare,comunque, avanti bisognerà porre basi societarie solidee scelte strategiche che partano dalla scelta delle perso-ne in grado di rappresentare al meglio la Nardò calcisti-ca, straziata e umiliata dagli ultimi protagonisti dei quali,altrove, non sentono la mancanza.E’ la legge della vita che deve diventare la legge del cal-cio: chi sbaglia, deve pagare. Con la perdita della poltro-na.

LO STADIO.

Un ultimo accenno lo merita il nostro stadio.Tutti i tifosi al seguito del Nardò in quel di Mentana sisono giustamente lamentati della precaria sistemazionenella zona prato del “XII Apostoli”, uno stadio nondegno di ospitare uno spareggio così importante. Ci sichiede come si faccia a rilasciare una dichiarazione diagibilità per un impianto così fatiscente. A nulla sonovalse le rimostranze di Enzo Russo e degli stessi tifosi.Il pensiero, però, non può non andare a tutte quelle tifo-serie “ospitate” al Comunale quando non esisteva anco-ra la curva o la gradinata. I supporters di Catania,Benevento, Messina, Taranto e Tricase, tanto per citarequelle più numerose viste a Nardò, furono “accolti” allostesso modo.Ecco perché allora ci vergognammo dell’immagineofferta dalla nostra città.Ma veniamo al nostro stadio, da sempre senza un nome,nonostante più volte si è cercato di intitolarlo ai numero-si illustri personaggi ricorrenti nei racconti e negli aned-doti che tutti i tifosi ricordano.Pochi giorni fa, su iniziativa del primo cittadino, è stataassunta la decisione di intitolare lo stadio al defuntoPapa Giovanni Paolo II. La scelta ha lasciato tutti un po’ perplessi ed attoniti.A parte che le scalee del “Comunale” da sempre fungo-no da palestra per l’esercizio della bestemmia, ma checonnessione esiste tra il Woijtila il Grande e Nardò, che,anzi, in occasione della visita salentina del ’94, nemme-no sfiorò (non per colpa sua, s’intende) nonostante lanostra città sia la sede di una delle Diocesi più antiche edimportanti?Che c’azzecca il nome del Papa polacco, così vicino aidisabili, persone sfortunate e, spesso, emarginate, affian-cato ad uno stadio da sempre vietato ai disabili?Caro Sindaco, lasci stare i santi, e se proprio vuole sco-modarne uno, si ricordi di San Gregorio, protettore diNardò o dei SS. Medici, a cui i neretini sono devoti.Pensi, invece, a tutti quei suoi concittadini in carrozzinache non possono assistere ad una partita al Comunale,semplicemente perché per loro non c’è un posto chepossa consentirli di sentirsi pienamente integrati nellacomunità che Lei rappresenta, al riparo dal sole o dallapioggia.Se deve pensare ad intitolare lo Stadio, si ricordi dei tantipersonaggi passati a miglior vita che hanno dato lustroalla città ed alla squadra. Antico, Merenda, Adamo,Morisco, Guaresi, Calabrese, Ingusci, Borgia, Tarriconeed altri ancora.E, magari, interroghi la città con un sondaggio pubblico. Ma lasci stare i santi. E, soprattutto, renda fruibile lo sta-dio ai suoi concittadini disabili.

GIUSEPPE IENUSO

SCONFITTI, UMILIATI, RETROCESSI!!Non è bastata la vittoria dell’andata, ora le speranza sono riposte nel ripescaggio.

CALCIOCALCIOdi GIUSEPPE IENUSO

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Espressione pura e tradizionale del nostro territorio, il vino rosato èstato, negli anni passati, relegato a vino minore, destinato a ruolisecondari anche nell’accompagnamento al cibo sulle nostre tavole.Considerato ingiustamente vino ‘femminile’, per palati meno raffi-nati e meno esigenti, è stato snobbato soprattutto dal mondo dellacritica enogastronomia, che purtroppo, sempre più negli ultimi anniha guidato le scelte di mercato dei consumatori, e conseguenzial-mente spesso anche le scelte dei produttori.Ora che però il mercato del consumo del vino è in crisi soprattuttoa causa dei prezzi sempre più alti, e che i vini ‘smart-buy’, dal cor-retto rapporto qualità/prezzo prendono piede, ecco che anche imedia si ricordano dei vini rosati, capaci di unire grande duttilitànell’abbinamento gastronomico a prezzi contenuti. Questo rinnovato interesse per il vino rosato ha portato nuove moti-vazioni ai produttori locali che avevano smesso di concentrare leloro attenzioni alla produzione di questa tipologia di vino, scorag-giati dalle precedenti delusioni del mercato.Le ultime due edizioni dell’Oscar del Vino organizzato da Bibenda,organo dall’Associazione Italiana Sommelier, hanno visto primeg-giare due dei più blasonati vini rosati salentini. Lo scorso anno avincere la statuetta è stato il Vigna Mazzì Rosa del Golfo di Alezio,vino che ha dato uno scossone al modo tradizionale di produzionedi tali vini, introducendo nel metodo di vinificazione dei rosati l’usodella barrique. Quest’anno la premiazione per il miglior vino rosa-to italiano è toccata al più famoso dei nostri rosati, il Five Roses diLeone de Castris, nella versione Anniversario, primo vino imbotti-gliato a sbarcare le soglie dell’Oceano nel 1943 e ad aprire i merca-ti americani ai nostri vini.Per far riflettere i propri soci su quanto possano essere degni di notai vini rosati, Francesco Muci, fiduciario della Condotta SlowFood di Nardò ha organizzato Venerdì 8 Luglio, in collaborazionecon ‘La Corte dei Pandolfi’ di Lecce, nella settecentesca VillaRiggia delle Cenate Vecchie, di proprietà della famigliaD’Ambrosio, una serata dal titolo ‘La leggiadria, patrimonio edignità del vino rosato’, nobilitata dalla presenza del noto criticoenogastronomico Sandro Sangiorgi di Porthos. Il fitto programma della degustazione prevedeva ben dieci vini aconfronto, accompagnati dai cibi preparati dallo chef MicheleMicati , della Divina Provvidenza di Lecce e, da quest’estate anchedel Praja di Gallipoli.La serata è iniziata con un tris tutto salentino formato dalNegroamaro 2004 di Cantele, dal Salice Salentino Le Pozzelle2004 di Candido e dal Vigna Flaminio 2004 di Agricole Vallone,abbinati a latticini e capocollo di Martina Franca. La seconda sequenza era formata dai due vini vincitori delle ultimeedizioni dell’Oscar del Vino di Bibenda, il Five RosesAnniversario 2004 di Leone de Castris ed il Vigna Mazzì 2003 diRosa del Golfo, intervallati dal trentino Vin dei Molini 2004 diPojer e Sandri. Gli accostamenti per questi tre vini sono stati deiravioloni di ricotta di bufala al pomodoro fresco, ed un cous cous albrodo di gallina con ‘tonno di gallina’, una preparazione tipica delleLanghe.L’ultima terzina è stata quella dei vini ‘ospiti’, con il franceseBandol Rosè 2003 di Domaine Tempier, lo spagnolo Rosado de

Crianza Vina Tondonia 1995 diLopez de Heredia, ed ilMontepulciano d’AbruzzoCerasuolo 2002 di Valentini, inabbinamento a degli involtini dipescespada alla messinese. Per finire come dessert, il MoscatoRosa 2003 dell’altoatesino FranzHaas, abbinato ad una crostata dimore e ad una bavarese di cannellacon salsa di lamponi Insomma una degustazione moltoparticolare che è stata resa ancorapiù unica perché a guidarla ci hapensato uno dei critici enogastrono-mici più capaci e più stimati dell’in-tero panorama enologico. SandroSangiorgi , romano, ideatore e cura-tore della rivista enogastronomicaPorthos , è una delle figure più noteagli appassionati enogastronomici,ed a ragione considerato uno dei piùgrandi degustatori che abbiamo inItalia. Ha iniziato il suo percorso diformazione nell’AssociazioneItaliana Sommelier, per poi diventa-re uno dei personaggi di spicco di

Arcigola Slow Food, di cui è stato socio fondatore, curandone permolti anni tutta la didattica e la guida Vini di Italia, edita assieme alGambero Rosso. Dal 2000 si occupa esclusivamente della sua casaeditrice, Portos Edizioni ed ha intrapreso un percorso tutto propriocon la rivista Porthos ed il programma di formazione didattico con‘Porthos Racconta’, che lo ha portato ad oggi ad incontrare più di15000 appassionati durante i propri corsi sul vino tenuti in tuttaItalia. Di rilievo la sua collaborazione con la rivista di cucina ‘Salee Pepe’, per la quale cura la scelta dei vini proposti per l’abbina-mento gastronomico. La collaborazione con Francesco Muci, fidu-ciario Slow Food era iniziata lo scorso ottobre con la degustazionesu uno dei vini bianchi più noti al mondo, il Coulée de la Serrant diNicolas Joly, produttore francese portavoce della biodinamica.Sandro Sangiorgi ha tenuto lo scorso aprile a Lecce presso il risto-rante-winebar ‘La Corte dei Pandolfi’ di Michele D’Ambrosio ilsuo ‘Corso Base’, che ripeterà forse proprio a Nardò a gennaio2006. Alla presenza dei produttori deivini salentini in degustazione,Alessadnro Candido, DonatoLazzari dell’Agricole Vallone,Piernicola Leone de Castris,Gianni Cantele ed EmanueleSansò in rappresentanza diDamiano Calò di Rosa delGolfo, Sandro Sangiorgi hadescritto ogni vino spiegandonepregi e difetti, non risparmiandocritiche e lodi, affascinando socie produttori con la sua capacità ela sua preparazione, trasmetten-do quella passione che chi cono-sce la sua rivista ritrova nei suoiscritti.Durante la degustazioneSangiorgi ha spiegato le diffe-renze di territorio tra un vino el’altro, facendo notare quantol’annata 2004 sia una dellemeglio riuscite degli ultimi anni,soprattutto per i nostri vini rosa-ti.Curiosità tra i partecipanti hadestato il rosato spagnolo conben dieci anni di invecchiamento, che si presentava con una fre-schezza ed un’eleganza patrimonio dei vini della sua zona. Cosìcome ha incuriosito il Vigna Mazzì 2003 per il suo passaggio inlegno, tecnica fino ad ora poco adottata per i nostri vini rosati, cheinvece rende così particolari sia il Bandol della Domaine Tempier,sia il Rosado de Crianza della Lopez de Heredia, che ilMontepulciano Cerasuolo di Valentini . Da sottolineare l’eleganza el’arminia che tutti i vini proposti hanno saputo trasmettere, testimo-niata dalle parole di elogio espresse, soprattutto per i nostri vini, da

Sandro Sangiorgi.La leggiadria dei vini rosati è stata ampiamente dimostrata dallapiacevolezza della serata che si è protratta fino all’una inoltratamantenendo un costante interesse ed una inaspettata attenzione daparte di ogni partecipante.Ringraziamenti e felicitazioni per la bella riuscita della serata sonostati espressi agli organizzatori Slow Food dai produttori intervenu-ti, che hanno auspicato che sempre più si organizzino serate di qua-lità come questa organizzata dalla Condotta Slow Food di Nardò, adiscapito di sagre e pseudo rassegne, quasi sempre improvvisatesenza alcuna preparazione, che poco hanno a che fare con la digni-tà che spetta ad un vino come il rosato che è simbolo della nostratradizione e della nostra cultura.

CARNE DIEM

Il prossimo 16 Luglio nel suggestivo scenario della MasseriaBrusca di Nardò gli amici della Condotta di Alberobello ripropor-ranno ai soci della Condotta Neretina il ‘Carne Diem’ , la serata sulfornello delle Murge che stanno ormai portando in giro in tuttaItalia.Il Fiduciario Francesco Biasi, assieme ai sui amici, soci Slow Foodche fanno tutt’altro che i ristoratori nella vita quotidiana, affianche-ranno Peppino Palasciano, macellaio di Alberobello nella prepara-zione e presentazione dei piatti tipici della loro zona.Si potranno così degustare la mozzarella fiordilatte di Gioia delColle, gli gnummarieddi di trippa suffuchet (nodini di trippa divitello cotti in umido), le brasciole di cavallo al sugo (grossi invol-tini di cavallo al sugo conditi con pecorino e prezzemolo), la salsic-cia grossa (di carne di maiale tagliata a punta di coltello e amalga-mata con vino primitivo), le bombette (fagottini di capocollo dimaiale farciti con formaggio e aromi), la zampina (salsiccia sottiledi maiale e vitello insaporita con vino bianco), gnummarieddi(involtini di interiora di agnello, agnellone e capretto), animelle(bocconcini di timo di vitello), caciocavallo silano dop , e per finireanguria e dolcetti.Il tutto accompagnato dai vini del comprensorio del territorio mur-giano, con Bianco di Martina, Bianco di Locorotondo, Aleatico enaturalmente Primitivo di Gioia del Colle.Lo scorso anno i soci della Condotta di Nardò rimasero affascinatidalla simpatia e dall’abilità dei nostri amici e dalla bontà delle lorocarni, preparate al momento su una griglia particolare realizzataappositamente per tale manifestazione.

Durante la serata il Dr. Antonello Del Vecchio, membro delCoordinamento Regionale di Slow Food Puglia, già fiduciario dellastessa Condotta Neretina, ed il fiduciario della Condotta, Dr.Francesco Muci, presenteranno i grandi impegni Slow Food nazio-nali e regionali, e faranno il punto sullo stato attuale dell’associazio-ne, che sta assumendo sempre più dimensioni internazionali di sal-vaguardia delle tradizioni culturali enogastronomiche.Per chi volesse avere informazioni sulla serata del Carne Diem tele-fonare al fiduciario della Condotta di Nardò al 328-2341776.

La vieLa vieenenroserose

LEGGIADRIA, PATRIMONIO e DIGNITA’ del VINO R O S A T O

le iniziative di Slow Food per promuovere la cultura e la filosofia del vino

Il coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Comune diNardò esprime grande sconcerto per le affermazioni dell’assessora-to Regionale all’Ambiente relativamente all’utilizzazione dellerisorse economiche del Parco Naturale “Portoselvaggio –Palude delCapitano”. Si tratta di risorse finanziarie legate al vecchio FondoInvestimenti Occupazione (F.I.O) per i quali la Giunta Regionalestarebbe predisponendo un progetto di utilizzazione, affidandonepoi la realizzazione al Comune di Nardò. Rammarica registrare, ancora una volta, l’assoluta mancanza dicoinvolgimento e partecipazione sia delle Associazioni ambientali-ste che della stessa Amministrazione Comunale di Nardò in scelteche incidono profondamente sulla vita del Parco. Ad oggi, infatti,non è dato sapere come si intendono utilizzare queste risorse. Ilmetodo utilizzato, e cioè l’assoluta mancanza di trasparenza e coin-

volgimento, non fa che alimentare il timore che i fondi possanoessere utilizzati per realizzare progetti che snaturerebbero il parco,rispolverandoli, magari, da vecchi cassetti.Quegli stessi progetti che hanno reso difficile la vita del Parco e chene hanno determinato dannosi ritardi nell’istituzione.L’Assessorato Regionale all’Ambiente comunica la predisposizionedi una deliberazione con la quale starebbe articolando l’utilizzazio-ne delle risorse. Sostanzialmente si calano dall’alto scelte sul terri-torio, ignorando quanto la cittadinanza neretina si sia spesa per lasalvaguardia e la tutela del parco. Non si può, altresì, fare a meno dinotare che, da un lato ci si “libera” della responsabilità della gestio-ne delle aree protette affidandole ai Comuni –operazione questasicuramente opinabile e poco meritoria-, e dall’altra, si ignoranocompletamente gli Enti Comunali relegandoli al ruolo di meri ese-

cutori di decisioni già assunte in Regione.Il coordinamento delle Associazioni ambientaliste chiedeall’Assessore Regionale all’ambiente di comunicare tempestiva-mente e pubblicamente come, per quali opere ed in quale zone delParco si intendono investire le risorse finanziarie disponibili,attuando quel metodo di democrazia partecipata a cui il GovernoRegionale dice di volersi ispirare.

Il coordinamento delle associazioni ambientaliste del Comune diNardò.Fare Verde – Protezione Civile - Ranger’s d’Italia – Apogon – Nardò, Gruppo Speleologico NeretinoWWF - Legambiente – Circolo “Arneo” - Italia Nostra

Portoselvaggio NON si tocca

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Mittente: “[email protected]>Destinatario: “lavoce” <[email protected]>Data: 13/06/2005 14:24Soggetto: la scogliera della rotonda e il nascente stabilimento bal-neare

Gentile Direttore,sono un frequentatore abituale del tratto di costa situato sotto latorre dell’Alto a S.Caterina e qualche giorno fa recandomi per laprima volta sul posto mi sono ritrovato la sgradita sorpresa. i lavo-ri in corso del nascente lido balneare mi hanno lasciato esterrefat-to. La stessa reazione ho potuto notare in tutti i bagnanti checome me vedevano per la prima volta ciò che sta avvenendo suquel meraviglioso paesaggio. Le posso giurare che prima di pren-dere atto della realtà che si ha sotto gli occhi ci si chiede più voltese ciò che si vede sia reale o frutto di immaginazione. SEMBRAIMPOSSIBILE che si sia data l’autorizzazione a realizzare uno

stabilimento proprio in quel tratto do costa. Sono rimasto letteral-mente basito! Allora ho preso la macchina fotografica, ho fatto unpo’ di fotografie, compreso il cartello dei lavori in corso e hocominciato a farmi una lunghssima serie di domande.Come ha potuto la Regione Puglia rilasciare la concessione?Come può aver dato parere favorevole l’Amministrazione comu-nale di Nardò? Cosa hanno fatto gli ambientalisti per denunciareciò che sta accadendo? E i cittadini di Nardò come hanno reagito aquesta notizia? Mi sono fatto un sacco di domande e mi sonomesso alla ricerca per cercare di capire qualcosa di più. Mi sonoimbattuto quasi per caso nel sito internet del vostro giornale e viho letto per la prima volta. Da una prima lettura ho avuto la possi-bilità di notare nel vostro impegno editoriale uno spirito di criticae una attenzione verso la cosa pubblica che condivido pienamente.

Ho trovato le pagine dell’ultimo numero interessanti e leggo chenel prossimo tratterete anche dell’argomento per cui vi scrivo. Perquesto Vi prego di denunciare ciò che sta accadendo con il clamo-re che merita e con la massima completezza possibile. Vi chiedoanche di spiegare come si svolgono da un punto di vista burocrati-co queste pratiche. La concessione viene rilasciata dalla Regione,ma il parere del Comune è vincolante oppure no? E come si èespresso il comune di Nardò? Chi è stato favorevole e chi contra-rio? Vi prego di essere quanto più minuziosi possibile nell’operadi informazione.Da parte mia le posso fornire le foto digitali che ho scattato e tantosostegno morale. Non sono un cittadino di Nardò, ma solo un fre-quentatore abituale di quel tratto di scogliera.Le chiedo di non pubblicare questa mail, ma se riterrà opportunofarlo la prego di contattarmi prima, Le chiederò solo di omettere ilmio nome, ma le fornirò comunque le mie generalità.

Saluti

lettera firmata

Mittente: [email protected] Destinatario: [email protected] Data: 01/07/2005 11:13 Soggetto: a proposito di stabilimenti...

Caro Direttore

Ho letto il messaggio inviato da un altro lettore inmerito al nuovo stabilimento balneare a S. Caterina eho pensato di esprimere anch’io il mio punto di vista,poichè ammiro molto la difesa dell’ambiente, dellerisorse, delle nostre coste, ecc ecc ecc.. ma mi stupiscee mi dispiace dover constatare, a volte, la parzialità dialcune prese di posizione.Premessa: per natura preferisco, in lineadi massima, recarmi in spiagge libere equalche volta penso con nostalgia aitempi in cui erano completamente sgom-bre da sdraio e ombrelloni (sopratutto inzone come la spiaggia delle canne cheormai è inaccessibile per via di cancellatee sbarramenti vari, e raggiungere un faz-zoletto di spiaggia libera è un’impresa – atale proposito chiederò informazioni a chidi dovere: a chi appartengono tutti queitratti a ridosso della spiaggia, che vengo-no delimitati da muretti, cancelli e luc-

chetti? E’ legittimo tale comportamento?). Poi, pero’,ci ripenso, e mi dico che è inutile sperare nel turismose non si lascia il campo ad iniziative tra cui gli stabi-limenti balneari, purchè realizzati con criterio e rispet-to dell’ambiente, e senza eccedere in numerosità,lasciano spazio anche alle persone che preferiscono laspiaggia libera. E, quindi, se il prezzo da pagare perdare un impulso alla nostra economia è quello di vede-re qualche ombrellone in più... e che sia! Per questaragione non capisco chi da un lato invoca lo sviluppo del turismo edall’altro si scaglia contro gli stabilimenti. Anzi, contro “lo” stabili-mento, nel caso specifico quello appena inaugurato a S.Caterina,verso il quale, per inciso e a scanso di equivoci, non ho interessi dialcun genere. Onestamente non capisco la ragione di tanto livore. Il

lettore lamenta che lo stabilimento sia posto in uno dei tratti piùbelli. Abbia pazienza, d’accordo che si debbano valorizzare tutti iluoghi, ma mi sembra anche abbastanza logico che si preferisca unsito suggestivo, piuttosto che uno senza alcuna attrattiva, spoglio,con il mare sporco, e quant’altro di negativo ci può essere.Qualcun altro lamenta l’assenza di una programmazione che rego-lamenti la realizzazione di simili iniziative. Giusto, ben detto!Speriamo che si faccia subito. La cosa che però mi immalinconisce un po’, è che lo spirito ideali-sta e battagliero emerga solo in alcuni casi. Mi spiego e precisoanche qui che non ho interessi – pro o contro - il Litos: quando èsorto il Litos, chi oggi critica il S.Caterina probabilmente non habattuto ciglio. Il Litos è un posto splendido e a me piace moltissi-mo. Ma allora non è stato stigmatizzato l’assalto alle coste e la pia-nificazione non è stata invocata. Eppure, può darsi che se si fossedeciso già a quel tempo di adottarne e pubblicizzarne una, chissà,forse più imprenditori avrebbero potuto farsi avanti e tutti avrebbe-ro avuto le stesse chance da subito. L’altra cosa che mi dispiace èche non si fa mai riferimento all’esosità dei prezzi applicati.Il turismo non si incentiva, forse, anche, offrendo servizi di elevataqualità a prezzi abbordabili? Nel caso qualcuno rilevasse che “altro-ve” i prezzi sono uguali o più alti vorrei dire non mi sembrerebbeuna buona strategia, quella di copiare le cattive abitudini deglialtri.....Se poi l’intento è quello di realizzare il maggior guadagnopossibile nel minor tempo... beh.. non parliamone più (ma nonlamentiamoci se i turisti preferiscono altre mete).E, sinceramente, da qualche anno imperversa una politica dei prez-zi, nelle nostre marine, che sembra mirare a scoraggiare i turisti, piùche ad attrarne l’interesse.Se poi si vuol fare turismo d’elite.. beh... si potrebbero fare altreconsiderazioni, ma si andrebbe sul personale, e non mi sembra lasede opportuna.Spero di trovare una bella sorpresa, di scoprire che il prezzo di 25

euro per un ombrellone, rilevato sul sito internet di uno stabilimen-to sia stato solo un brutto sogno e che critiche ed elogi saranno riser-vati a tutti con criteri equi e non con “due pesi e due misure”.Cari saluti

Una lettrice affezionata lettera fimata

Come la nostra lettrice ben sa, avendolo potu-to riscontrare nei numeri passati noi pubblichiamotutte le lettere che hanno un senso, sono educa-te, intelligenti e, sioprattutto, possono interessarei lettori de LaVoce.

Quelle che in questa pagina proponiamo cer-tamente lo sono, dimostrando, in maniera eviden-te una sensibilità e una propensione al dibattito ealla conoscenza dei fatti e dei problemi che inostri amministratori trascurano con colpevolenegligenza.

Avremmo avuto bisogno di molto più spazioper poter discutere dei tanti problemi che sia l’unoche l’altro, con toni e prospettive differenti, pongo-no alla nostra attenzione.

Diremo soltanto che è un dato reale e concre-to che il famoso piano delle coste chel’Amministrazione comunale ha commissionato atre tecnici da lungo tempo non è mai statp varato.E vale la regola che se la colpa è dei progettisti valoro revocato l’incarico e costretti apagare unapenale; se la colpa è dell’Amministrazione comu-nale allora la censura è ancora più pesante per-chè dice di un inganno ai danni dei cittadini e deglistessi operatori economici che non hanno alcunacertezza e riferimento nella pianificazione dei loroinvestimenti, tanto reali quanto potenziali.

La verità è che Nardò non vive di turismo. Non è “indu-stria” come lo è per Gallipoli, Otranto, S.Cesarea. O per alcu-ni paesi dell’entroterra che hanno sviluppato e rafforzato unapropria identità turistica originale e interessante.

Vive di improvvisazione e di generosa anche se professio-nale “improvvisazione” degli operatori economici i quali spes-so si lasciano prendere la mano, in maniera miope, dalla logi-ca del mordi e fuggi, dei prezzi alti che assicurano guadagniimmediati, ma rischiano di compromettere il raccolto futuro.

Il turismo a Nardò sopravvive solo per la lungimiranza dichi negli anni passati e, anche più recenti, ha saputo difende-re con i denti il territorio e l’ambiente dai tentativi di saccheg-gi e di devastazione che una politica connivente e complicese non ha favorito apertamente, certo non ha ostacolato.

E così oggi la stessa Serra Cicora è diventata nell’intelli-genza e nell’originalità di una piccola azienda agricola, unmarchio per reclamizzare i propri prodotti ma anche per farconoscere le peculiarità e ricchezze di un territorio che riccodi storia e di testimonianze di civiltà non ha un Museo che leoffra agli ospiti e le sottragga all’oblio dei depositi di lontanesoprintendenze.

Questa è la Nardò che il centrosinistra doveva cambiare ein cui invece il barocco e i musei del mare e lo stesso orgo-glio della solidarietà alla Shoah diventano spot elettorali epasserelle per politici senza cultura e senza più identità civilee sociale.

lettere al DirettoreLa costa ai privati, il turismo dimenticatoLa costa ai privati, il turismo dimenticato

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FOLLINI OSPITEFOLLINI OSPITEDELLA PIU' ANTICADELLA PIU' ANTICACANTINA VINICOLACANTINA VINICOLADEL SALENTODEL SALENTO'Un'altra visita illustre alla Cantina Sociale di Nardò. Il vice premier MarcoFollini ha visitato la più antica azienda vinicola della provincia di Lecce,fondata nel 1937. Per il leader dell'Udc è stata anche l'occasione perdegustare i vini pregiati ed in particolare il bianco doc, servito rigorosa-mente ghiacciato. Prima di Follini, dicevamo, altri illustri personaggi dellapolitica avevano visitato lo stabilimento neretino. Nel 1981 iniziò la seriel'allora ministro dell'agricoltura, Marcora. Poi nel 1987, nel 50° anniversa-rio della fondazione, fu il presidente della Repubblica Francesco Cossigaa trascorrere una intera giornata nella Cantina Sociale di Nardò. Nel1988 invece si registrò la visita del presidente Nazionale ConfederazioniCooperative, l'europarlamentare, Pisoni. E la visita di Follini, è servita astimolare ulteriormente gli sforzi dei dirigenti e del presidente dellaCantina sociale Roberto De Benedittis, che attraverso un'oculata e rigo-rosa gestione stanno cercando il rilancio dell'azienda neretina che contacirca 500 soci. A Nardò, Follini si è anche recato nel vescovato perincontrare monsignor Domenico Caliandro col quale si è soffermato suivalori della coerenza anche nella politica e ricordando i suoi trascorsi diresponsabile giovanile nazionale dell'Azione Cattolica.

17/07/2005

Comunicato stampa

Gli Inti Illimani in concertoa Gallipoli il 01/08/2005 infavore di Emergency – Associazioneumanitaria per la cura dellevittime civili delle guerre.

Dopo due anni di assenza dai palchiitaliani, gli Inti Illimani tornano nellaloro seconda patria con un nuovo Tourricco di sonorità suadenti e dolcissime,sempre profondamente intrise di cultu-ra popolare. Gli Inti Illimani, originari del Cile,

oltre ad essere gli ambasciatori dellamusica dell’America Latina sono,oggi, un gruppo di grande world musiccon intensa ricerca di contaminazioni,una modernissima band che cerca con-tinuamente di convertire le idee insuono, con alle spalle la polvere deipalcoscenici di tutto il mondo. Nel Tour “Intillimani estate 2005”saranno riproposti i brani storici delgruppo e presentati alcuni pezzi trattidal loro ultimo lavoro che uscirà inItalia nella primavera del 2006.

L’avventura dello storico gruppo partenel lontano 1967, quando alcuni stu-denti di ingegneria danno vita al pro-getto Inti Illimani che in dialettoAyamara significa “sole dell’Illimani”,una montagna nelle vicinanze di LaPaz, in Bolivia. Le prime compilationsono dedicate alle rivoluzioni inAmerica Latina, affondando nelle radi-ci della musica latinoamericana con

una orchestrazione fatta di strumenti afiato, ad arco, di percussioni con oltretrenta elementi in scena. Fin dagli albo-ri dunque, la loro caratteristica sarà laforza propulsiva della loro stessaimmagine: ricchissima e colorata e digrande impatto scenografico.

Gli Inti Illimani tornano dunque inItalia per deliziarci con la loro raffina-tezza compositiva, con le ariose melo-die, riuscendo sempre a trasmetterel’incontenibile caleidoscopio di suonied emozioni che li contraddistinguonoin tutto il mondo.

Musicisti emblemi di un inarrestabilemessaggio di pace, gli Inti Illimani pre-sentano il loro spettacolo a Gallipoli,dedicandolo al lavorodell’Associazione Emergency che, coni suoi ospedali in zone di guerra testi-monia quotidianamente le atrocità deiconflitti e le conseguenze sulle popola-zioni civili contribuendo alla cura edalla riabilitazione sociale delle vittimedelle guerre e si impegna direttamentenella diffusione della cultura di pace.

Il concerto, organizzato dall’AgenziaPindaro in collaborazione con i volon-tari di Emergency, è realizzato grazie alcontributo della Provincia di Lecce edel Comune di Gallipoli. Si terrà presso lo Stadio Comunale diGallipoli, lunedì 01 agosto 2005 alleore 21.30 – il costo dell’ingresso è di €10,00 ed una parte dell’incasso saràdevoluto ad Emergency.

concerto per la Pace

gli INTIINTI ILLIMANIILLIMANIper EMERGENCY

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Luigi Stifani: il simbolo del Salento che si evolve e che riesce afare di una (pseudo) patologia, il Tarantismo, la bandiera del suoriscatto etnico e del suo sviluppo economico.

È partito dalla figura del violinista-barbiere neritino il convegnoorganizzato dalla rivista “Melissi – le culture popolari” e dalla BesaEditrice, con il patrocinio degli assessorati alla Cultura e Pubblicaistruzione e agli Affari generali del Comune di Nardò, che si è tenu-to a Nardò il 24 e 25 giugno scorsi nella sala Consiliare di PalazzoPersonè e nella Sala Roma di piazza Pio XI. “Da Luigi Stifani alloshow business. Salento: lo sviluppo possibile”, era infatti il temadella due giorni di manifestazione-convegno che ha offerto unapanoramica sul fenomeno del Tarantismo, ormai in bilico tra le lucidella ribalta estiva e le ombre di “inesorabili inverni dello spirito”,e sul Salento alle prese con il dilemma della propria identità cultu-rale. Da alcuni anni, infatti, la penisola salentina sembra investita daun’ondata di accanito interesse da parte dell’industria culturale, dimolti operatori nel campo della comunicazione, degli intellettuali.Rinfocolato dallo strepitoso successo della pizzica e da eventi dimassa come “La Notte della Taranta”, nonché dal ciclo filmico diEdoardo Winspeare, il mito di un Salento ritenuto ancora verace-mente selvaggio e incontaminato dalle insidie della globalizzazioneè esploso al livello internazionale sostituendo alla vecchia percezio-ne di una terra marginale e povera la suggestione di un paradisoignoto e ritrovato, ove i ritmi incalzanti della musica e gli “afrorierotoculinari” di un Mediterraneo fortuitamente e abilmente libratosu tumulti di guerra e oblio della pace, su opulenza e sottosviluppo,su tentazioni dionisiache e utopie ecumeniche, esaltano più d’unoalla scoperta di un nuovo Eden. Come tutti i fenomeni di massa,questo crea grande dibattito. Che questo approdo sia in realtà unasapiente invenzione scaturita da una sorta di “astuzia della casuali-tà” è il dubbio che assale sempre più gli osservatori di fatti sociali eculturali e che è stato ribadito nel convegno. La manifestazione haconfermato gli auspici della vigilia: si è trattato di appuntamento dilevatura internazionale per il valore dei relatori che si sono succe-duti nel corso dei due giorni. Tanto per fare alcuni nomi, ma soloalcuni: Eugenio Imbriani, antropologo dell’Università di Lecce,Paolo Pacciolla, musicologo del Conservatorio “Tito Schipa” diLecce, Piero Fumarola, sociologo dell’Università di Lecce,Constance Frei del Dipartimento di Musicologia dell’Università diGinevra, Roberta Collu (Dipartimento di etnoscenologia -Università Paris VIII), Goffredo Fofi (critico letterario e teatrale).Oltre alle adesioni e i contributi di Sergio Torsello (Responsabilescientifico dell’Istituto “Diego Carpitella”), Gabriele Minadell’Université de Lyon, Karen Luedtke (Dipartimento di

Filosofia–Oxford University).È stata una discussione a “voci contrapposte” sull’immagine

strettamente legata ad alcuni aspetti delle tradizioni popolari, in spe-cial modo musica e danza, che, a volte in maniera ineccepibile, altrein maniera molto discutibile, sta monopolizzando gli interessi turi-stici e, soprattutto, le locali risorse economiche disponibili, con ope-razioni di marketing turistico. “Esiste davvero il rischio di far pas-sare in secondo piano, attraverso l’omogeneizzazione, ricchezzedate da diversità culturali di giacimenti artistici, architettonici e

naturalistici?” A questo lancinante quesito il convegno ha rispostoproponendo una sorta di “viaggio” che dalla figura di Luigi Stifani,barbiere-violinista di Nardò, musicoterapeuta del tarantismo, e dallastagione di fortuna che la musica popolare salentina sta vivendo, haportato all’esplorazione delle grandi opportunità che questo risve-

glio di interesse nei confronti della cultura del nostro territorio puòoffrire. Obbiettivo raggiunto grazie alla forte articolazione dei lavo-ri del convegno. La rotta tenuta nella navigazione, infatti, non guar-dava solo al campo musicale e alle culture popolari ma a tutto ilsistema-territorio e alle numerose occasioni per una sua qualifica-zione e per un uso illuminato delle sue risorse, in un’ottica di svi-luppo complessivo che, pur rispondendo con coerenza alle logicheeconomiche del mercato, utilizzi i mezzi più appropriati e adeguatialla realtà in cui essi si sviluppano, investendo di questa consapevo-lezza anche i settori dell’economia, della tecnologia, del turismoculturale, della conservazione “attiva” del territorio e di una politi-ca sensata. Ecco perché alla due giorni di convegno sono stati pre-senti per esporre il proprio pensiero, oltre a massimi esponenti delsettore specifico, anche voci apparentemente “esterne” all’ambien-te propriamente detto delle culture popolari (come, ad esempio,Antonello Del Vecchio, del Coordinamento regionale Slow FoodPuglia o larchitetto e storico della città Giancarlo De Pascalis) pro-prio allo scopo di mettere a confronto, integrare e, in un futuro pros-simo, riunire sotto un’unica voce di modello di “sviluppo mediter-raneo”, parametri originali, unici ed identitari per un benessere eco-nomico slegato dal piatto uniformarsi a modelli economici e proget-tuali globalizzanti e fondato su un principio di “scambio di ricchez-ze”. E proprio uno “scambio di ricchezze” si è verificato tra i rela-tori che hanno espresso il proprio pensiero più libero, sottopostoall’attenzione dei media e del pubblico, ognuno nel suo campo, ilproprio suggerimento e le proprie esperienze per individuare ilmodo migliore, o almeno sostenibile, per veicolare una energia vita-le che, se non resa organica e propedeutica a qualcosa, rischia divenire affogata “in un bicchiere di pessimo vino in una sagra paesa-na su una antica tradizione inventata”. È stata un’occasione impor-tante per l’intero Salento, dunque, e per la città di Nardò, in partico-lare, che, finalmente, ha avuto la possibilità di riscoprire e omaggia-re, anche se con estremo ritardo, la figura di Luigi Stifani, il barbie-re-musicoterapeuta che fu la guida sul campo dell’antropologoErnesto De Martino e la sua equipe nel corso del viaggio di studiosul fenomeno del Tarantismo compiuto negli anni ’50. A Stifani e alsuo violino, infatti, è stata dedicata la parte conclusiva della mani-festazione: un concerto di musica popolare in piazza Salandra nellaserata di sabato 25 giugno, a tre giorni dal quinto anniversario dellasua morte, con l’esibizione del “Trio Radici”, guidato dal violinistaRuggero Inchingolo, e la partecipazione del tamburellista PinoZimba.

Alla famiglia Stifani, l’Assessore alla Cultura Benedetto Vetereha consegnato una targa commemorativa.

“....C’è un paese nel Salento che si chiamaNardò, faquasi 35mila abitanti.Non è lonta-no dal mare,anzi, è apochi chilo-metri dalmare. Inq u e s t opaese, permolti anni,quasi daquando ènato, ha vis-suto unuomo che di

professione faceva il barbiere. Aveva un vero eproprio salone. Quest’uomo, scomparso a ottanta-sei armi, si chiamava Luigi Stifani, ed. era nato ungiorno di febbraio in un altro paese del Salento: aGallipoli.

La sua storia sembra una delle tante. La madredi Luigi morì di parto, e il bambino, che era natoprematuro, nei primi tempi fu allevato da una zia.Siamo nel 1914, Andrea, alla vigilia della primaguerra mondiale. Il Sud era poverissimo, e i bam-bini andavano molto presto a lavora re i campi.Anche per Luigi il destino era questo. A sette armicomincia a lavorare nelle campagne. Raccoglieolive, zappa la terra, vendemmia quel poco di vinoche si produceva allora. Ma per Luigi il destino èancora più amaro. Il padre Cosimo, che si è rispo-sato dopo la morte della madre, ha altri figli. Ma

solo a Luigi tocca andare per le campagne, gli altrihanno un trattamento ben diverso.

Uno dei fratellastri, ad esempio; può aprire unsalone da barbiere. Mentre per Luigi il lavoro èben più pesante, è fatto di sudore e di mani segna-te dalla fatica, di vestiti poveri, di levatacce moltoprima dell’alba, quando è ancora buio pesto, difreddi invernali e di rughe precoci, date dal sole.

Luigi porta i soldi a casa. Pochi soldi, quelliche bastano appena per tirare avanti e per un piat-to di minestra. I suoi fratelli invece vestono bene,hanno mani curate, e posso no anche farsi cresce-re l’unghia del mignolo. Che nelle famiglie conta-dine era un segno di distinzione: voleva dire chenon facevi lavori manuali, che non dovevi impu-gnare la zappa tutti i gior-ni.

Luigi ha un sogno:diventare barbiere comesuo fratello. Anzi: sogna dilavorare nel salone che ilfratello, con l’aiuto delpadre Cosimo, ha aperto aNardò. Ma purtroppo,come in tutte le favole cru-deli, il fratello non lo vuolea lavorare con lui. Anzi,cerca di opporsi in tutti imodi. Finisce che Luigi ungiorno, di punto in bianco,prende gli attrezzi che gli servono per lavorare lacampagna per con to dei latifondisti della zona, liscaraventa a terra, e decide che lui mai e poi maicontinuerà a zappare la terra: che lui farà il barbie-re, come quel fratello che lo tiene a distanza. Ma

siccome non ha i soldi per aprire un salone tuttosuo, si mette a farlo per quelli che nonpossono entrarci in un salone: i conta-dini. Quelli come lui, che sulla portadei sa- ioni da barbiere trovavanosempre un cartèllo con una scrittamolto esplicita: «Non si tagliano icapelli ai contadini»

Quel mondo, Andrea, purtroppoera così, classista e violento. Luigigira per le campagne con una borsasimile alla valigetta di un medico, condentro le forbici e le macchinette pertagliare i capelli. Va nelle case deicontadini, si fa pagare quel poco chepossono e taglia i capelli. Entro qual-che anno sarà in grado, con i soldi cheriesce a mettere da parte, di aprirsi unsalone tutto suo.

Ma la vera rivelazione nella vita diLuigi arriva in quel periodo. È la rive-lazione della musica. Luigi non può per mettersidi prendere lezioni di musica. Però impara a suo-nare il mandolino guardando gli altri. Da quelmomento comincia a capire che la musica è la suavita. Ma soprattutto che la musica è un mezzo perguarire. Comincia a suonare nelle tarantate, unrito particolare, Andrea, che un tempo si facevaper liberare le persone dal veleno del morso dellatarantola. Attraverso una musica che non di radochiamava no «musica indiavolata». Dove la per-sona morsa dal ragno ma anche a volte da un ser-pente—, seguendo il ritmo della pizzica cadeva intrance e infine guariva.

Cosa sia un tarantolato, cosa sia quella musica

non è facile spiegarlo. Risale alla notte dei tempi.

E moltissimi studiosi sono arrivati nel Salento percapirne i motivi. Tra questi un uomo straordinario,Ernesto De Martino, che dopo aver passato moltotempo in quei paesi, dopo aver filmato le taranta-te, ha scritto un bel libro intitolato La terra delrimorso. Ma in quel libro De Martino si occupadella parte antropologica, del rito in sé: di comepoteva verificarsi quel prodigio. Del perché acca-deva quello strano malore. Del come si comporta-vano le donne colpite dal tarantismo. Ma la musi-ca, Andrea? Che rapporto c’era tra la musica e laguarigione? E, soprattutto, come sopravvive quelrito antico ancora oggi, e in che modo?…..

“...C’è un paese che si chiama Nardò...”da “Chiedimi chi erano i Beatles” di Roberto Cotroneo, Mondadori ed.

folklore e new economyE la taranta ballò sulle note delviolino di Luigi Stifani di Giuseppe Tarantino

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“ Al significato delle immagini e del colore sono efficacementeraccordati i contenuti con le multiformi esigenze formative edespressive del fanciullo. E’ evidente l’esigenza di creare e di dif-fondere la cultura della pace, mediante l’accettazione del diversoe la conoscenza approfondita di organismi internazionali che lapromuovono. Apprezzabile la qualità editoriale”

Questa la motivazione con la quale la Scuola primaria 3° Circolo

Didattico “ Don Bosco” della nostra Città ha vinto il 2° premio al“Concorso Internazionale- VII Edizione- Premio Città diIsernia_ Giornalino Scolastico”. Promosso dal Centro ServiziAmministrativi di Isernia e rivoltoa Scuole di ogni ordine. Il concor-so ha visto la partecipazione discuole di varie nazioni tra le qualiSpagna e Romania. Un premioimportante, un premio che assumeun valore e un significato che tra-scende il semplice aspetto mate-riale. In un periodo nel quale lavita umana sembra non averevalore, nel quale la PACE è inpericolo la Scuola si confermaelemento insostituibile per ladifesa dei valori fondamentali cheregolano la convivenza civile. LaScuola “ Don Bosco” ,ilPrefabbricato come viene affet-tuosamente chiamata non è nuova a questi successi. Nei tre anni divita il suo giornale, Tutta mia la Città ha collezionato una citazio-ne di merito dall’Ordine dei Giornalisti di Roma e Medaglia condiploma alla manifestazione “Il miglior giornalino scolastico diCarmine Scinguetta”svoltasi aManocalzati (AV).Un palmares da farinvidia. Tutta mia la Città nasce nel2002 per iniziativa del DirigenteScolastico del III Circolo CarloLongo che ,con il suo entusiasmo,coinvolge docenti e allievi . “ Tuttamia la Città – afferma Longo- è unostrumento importante per far conse-guire all’intera comunità scolasticaun ulteriore salto di qualità. Siamoconvinti che attraverso il giornalescolastico gli allievi possano assume-re un ruolo di protagonisti, possanoesprimere liberamente il proprio pen-

siero, le sensazioni,raccontare le proprie esperienze e dialogare conla CITTA’ intera. Scuola e territorio, scuola e società si interfaccia-no, si fondono nell’ottica di una crescita civile, sociale, culturale. “

Tutta mia la Città racconta la quotidia-nità, attenta agli avvenimenti della vitascolastina e cittadina, ma non solo.Trovano spazio notizie da tutto ilmondo. Veramente pregevoli le intervi-ste a Monsignor Caliandro, Vescovo diNardò, e allo scrittore AlbertoBevilacqua presenti nell’ultimo numero.Come tutti i giornali che si rispettinoTutta mia la Città ha una redazione chevaria nel tempo per motivi scolastici .L’ultimo numero ha visto la partecipa-zione di. Davide Romanello ,SimonaOrlandi,Arianna Portorico,AlessandraMuci, Francesca Baccassino, IsabellaDurante, Giorgio Boccarella, Luca DeLorenzis, Marta Cordella, Valeria

Presicce, Sara Ragione, Alon Rutigliano, Valeria Vernai, Chiara DePace, Matteo Calignano, Irene Mandolfo, Ilaria Livieri e Giulia My.Una redazione allegra e gioiosa. A sovraintendere, correggere, gui-dare ,stimolare questa allegra brigata insieme al Dirigente Carlo

Longo le Proff.sse MariaGrazia Aloisi,Antonella Bove, Barbara Cuppone,Loredana Giannuzzi, Barbara Vaglio,Lietta Andriani. Ma l’impresa, comeprecisa Carlo Longo, non sarebbe statapossibile se non vi fosse stato e non vifosse la dedizione e l’impegno di tutti idocenti. Tutta mia la Città ha anche unsuo sito web: www.tuttamialacitta.it. Dai“giornalisti” de La Voce un grande augu-rio ai “giornalisti” di Tutta mia la CittàLa crescita culturale, civile e morale diNardò passa anche attraverso queste ini-ziative che sicuramente dovrebbero rice-vere maggiori attenzioni dalle Istituzioni

Si è concluso con grande entusiasmo il “Primo Torneo Power Kick2005” ed ha visto trionfare la squadra “Pasticceria De Lazzari NewTeam” di Casarano sui rivali della squadra “Agenzia Giannuzzi” diNardò con il risultato di tre reti a una.La compagine di Casarano si è quindi assicurata il PRIMO TRO-FEO POWER KICK 2005 e un assegno di 1000 €. La finalissima si è disputata nella serata di venerdì 8 Luglio alle ore21.30 sotto l’occhio di numerosi spettatori.La gara è stata ripresa dalle telecamere di TELE ONDA.

Lo scopo della manifestazione sportiva è stato quello di proporre alpubblico neretino e salentino calciatori in grado di saper divertirsi efar divertire. Prendono parte al Torneo infatti calciatori tesserati perla stagione in corso o ex calciatori in grado,con le loro giocate,distrappare ancora applausi alle platee,quali:Alessio Antico(ex Palmese e Terzigno) e Francesco Longo(Manfredonia),Salvatore Nobile (ex Inter e Pescara in A),FabioZamillo (Fasano),Stefano De Padova (Brindisi),AlessandroCarrozza e Riccardo Mele (Gallipoli),Michele Sergi(Taranto),Mauro Puglia (Gualdo),Mauro Antonacci(Gualdo),Sergio De Tommaso (ex Taranto e Martina),Luigi Incitti(ex Nardò),Emanuele Razzini (Cosenza),Antonio e Stefano DeRazza (Francavilla),Giuseppe Contaldo (ex Tricase), Gregory

Antico (ex Nardò),Marcello Romano (Casarano),Angelo Colaci (exGalatina),Piscopello Alberto (ex Nardò),Del Genio Antonio (exTricase).Ha preso parte alla Manifestazione anche una selezione dicalciatori del Taurisano,capitanata da Andrea De Benedictis eGiuseppe Branà.Le gare del Torneo sono state dirette da arbitri della CommissioneArbitri U.I.S.P. di Lecce,selezionati dal Sig. Pirandola Giancarlo (exarbitro di Serie A).Le partite sono state giocate presso il “Centro Sportivo GIOPPOSport”,strada P.le Gallipoli/Avetrana.Numerosi i premi posti il palio.Hanno collaborato per la Premiazione Finale: UNI EURO,PETULICCHIO DESING,MACELLERIA RUSSO,CAFE’ ROOM ’77,ARAGONA PUB,RISTORATE LA LANTERNA,UNIVERSAL PHONE.Alla manifestazione sportiva hanno collaborato più di quarantaaziende della cittadina neretinaHanno assistito alla partita conclusiva ed hanno partecipato allapremiazione finale,condotta da Fabio Marzo,vocalist di RadioReporter, anche personaggi del calcio Salentino,Pugliese eNazionale,come: Danilo Giannoccaro-Arbitro di Serie A e B-L’Avvocato LuigiBarbiero- Consigliere Comitato Interregionale;Danilo Pagni –Direttore Sportivo A.C. Gallipoli;Vito Tisci -Presidente Comitato Regionale Puglia F.I.G.C.;Biagio Sciortino -Consigliere Comitato Interregionale;Daniele Faggiano-Direttore Sportivo Brindisi Calcio;Fernando Venneri-Segretario Generale A.C. Gallipoli;Antonio Vallebona-Direttore Generale A.C. Gallipoli.Numerosi i premi assegnati tra cui il Premio alCapocannoniere,assegnato ad Antonio Del Genio (ex-Tricase);almiglior portiere,assegnato a Lorenzo Colazzo;al miglior giocatore,ad Alessandro Inguscio; alla squadra fair-play e agli Arbitri.Gli organizzatori Giorgio Venneri,Alessio Antico e Paolo Contaldo

ringraziano Nardò e tutti gli Sponsor che hanno contribuito allamiglior riuscita della Manifestazione,e danno appuntamento all’an-no prossimo per l’edizione “Power Kick 2006”,visti gli ottimi con-sensi avuti quest’anno.Info:Giorgio Venneri_328.8851857Alessio Antico_3496302570

al Gioppo

Power kick 2005Power kick 2005

Piccoli giornalisti crescono

Tutta mia la Città!Tutta mia la Città!l a b r i l l a n t e e s p e r i e n z a d e i r a g a z z i d e l I I I C i r c o l o d i d a t t i c o d i N a r d ò

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1985 / 2005 Vent’anni!Non sono molti, ma non sono neanche pochi, da quando un grup-po di amici, fra i quali c’ ero anch’ io, con caparbietà, ha volutodare vita a questo Juventus Club . Nei confronti di essi, tutti dob-biamo essere riconoscenti. Nel lungo cammino che mi ha visto alla guida di questo sodalizio,da oltre dieci anni, mentirei se affermassi che non vi siano statiproblemi, come del resto in ogni famiglia, superabili e superati, grazie al buon senso di tutti, mirato alla conservazionedello spirito per cui è nato questo Club. E anche di questo devo doverosamente essere grato a tutti. E’ mio intendimento in questa circostanza ribadire che, a miomodesto modo di vedere, il Club debba perseguire principalmenteil raggiungimento degli scopi per cui è stato fondato, cioè una comunione di intenti, di interessi, di fede sportiva. Ciò nonesclude la possibilità che in esso debbano esistere e coesisteremomenti di confronto di idee e di propositi fra amici, il cui fine non secondario è anche quello di costituire un luogo di tranquilli-tà e di relax, che ci tenga lontani dallo stress al quale per varimotivi quotidianamente siamo esposti.Ho detto “ fra amici”. E’ l’ amicizia che deve fare da sfondo inogni associazione. Ed io credo molto nell’ amicizia. Per me il Club rappresenta, dopo quella naturale, la seconda fami-glia, intesa non in senso patriarcale, ma in senso moderno, conun capo amico e dove ogni socio occupa il suo ruolo. Aggiungo che il sodalizio non appartiene, né deve appartenere, alPresidente o al Consiglio Direttivo. Appartiene a tutti. Il Club è ditutti i soci.

Questo è il mio pensiero.

Lunga vita al Club Juventus di Nardò.

Giuseppe Bove

I MOTIVI DI UN GRANDE FASCINO:“VITTORIE E PRIMATI”

di Salvatore Manieri

Vecchia Signora, fidanzata d’Italia, Madama: sono tutti appellativi,più o meno affettuosi, coniati per la Juventus. Ma da dove derivaalla squadra bianconera l’enorme fascino che riscuote in tutta Italia (ed anche all’estero), che in occasione delle partite più impor-tanti richiama a Torino una folla eterogenea che convoglia nelle vieadiacenti lo Stadio delle Alpi veicoli provenienti dai più remoti angoli d’Italia? Insomma, perché la Juventus è la squadra piùamata e, come ovvia conseguenza, più odiata della storia del nostrocalcio?Il fenomeno, credo, ha motivazioni semplicissime ed anche abba-stanza spiegabili. La Juventus innanzi tutto non delude mai: èun’autentica sicurezza. Insomma sui colori bianconeri si va sul sicuro (per quanto sicuro può essere tutto quanto è legato al calcio);e poi, motivo anche questo assai incisivo ai fini di una <<scelta>>calcistica, chi la racconta (ai figli o ai nipotini) ha a disposizione un repertorio di successi tale che instilla obbligatoria-mente nell’uditore la voglia disaperne di più, il che altro non rap-presenta se non il primo passo verso l’inglobamento nelle foltissime schiere dei suoi tifosi.

I suoi successi! La storia bianconera è tutta un inno a vittorie erecord. E se fino a poco più di vent’anni fa i momenti di gloria eranotutti legati al ruolino italiano, oggi, con un’escalation d’incredibile portata, la Juventus ha soggiogato l’Europa e ilmondo; e grazie ad una serie di vittorie internazionali ha costrettoalla resa gli scettici e convogliato nelle sue fila nuove masse di giovani tifosi che garantiscono la continuità juventina.C’è un club bianconero in ogni angolo d’Italia (ed è forse questo ilvero fiore all’occhiello della società, un record che le è invidiato datutti): il che si traduce in migliaia di spettatori che garantisconoappoggio affettuoso alla squadra in ogni trasferta e nel contempofanno felici tutti i cassieri delle società ospitanti, per gli incassirecord che si registrano quando gioca la Juventus. Si, indubbiamente i tifosi della Juventus rappresentano un bigliettoda visita impressionante, quello che tranquillamente può esseredefinito il primato dei primati.Se il seguito juventino è garanzia di continuità, la squadra e la socie-tà, dal canto loro corrispondono alle aspettative di tanti appassiona-ti con la grande volontà e determinazione di vincere sempre e ovun-que. Pensate , in Italia la squadra bianconera è al vertice delle vitto-rie sia in campionato sia in Coppa Italia; il che, parlando di recordvuol dire che ha totalizzato il maggior numero di gol segnati. Ma non è tutto. Ad esempio, nella primametà degli anni trenta le riuscì una serie di cinque scudetti conse-cutivi (nessuno c’era riuscito prima e un analogo exploìt fece annotare, dopo, soltanto il grande Torino di Valentino Mazzola) cheesaltò i nostri padri.Nel 1958, fu per la Juventus che si dovette inventare la <<stellad’oro>> sulla maglia, per distinguere le squadre che hanno vintodieci volte lo scudetto; e sempre la Juve, nel 1982, ha piazzato una seconda stella al fianco della prima (venti scudetti): edè questo un addobbo destinato a restare a lungo un <<distinguo>>di proprietà esclusiva della Juve, specialmente se consideriamo che fra pochi anni le stelle diventeranno sicuramentetre.Di record e primati del resto è caratterizzata l’intera storia dellaJuventus. Limitando la disamina alle più esaltanti <<cifre>> bian-conere, va ad esempio rimarcato come al servizio della maglia bianconera sia transitato il maggior numero dei campioni delmondo. Nei ranghi juventini se ne sono contati addirittura quindici,ed un altrettanto consistente gruppo non riesce a metterlo insieme nessun’altra squadra del globo.Trasferendo la disamina al calcio internazionale (dove la Juventusper un lungo periodo ci ha fatto soffrire), si scopre che la squadrabianconera è costantemente presente sul palcoscenico europeo daqualcosa come quarantatre anni (e chi può, in Italia, attualmentevantare un simile record?).Se partecipare è motivo di grossa soddisfazione, per noi tifosi, vin-cere è ancora più importante: e la Juventus, tanto per farsi guardareancora una volta con ammirazione, è riuscita a fare un pieno di successi assolutamente unico che oggi tutta Europa le invidia.Ecco quindi spiegati i motivi per i quali la Juventus gode di un gran-de fascino ed è la squadra italiana con il maggior numero di tifosi.Per rinfrancare la memoria ai tanti tifosi e sportivi in genere, si rie-pilogano di seguito tutti i trofei che la Juventus ha vinto nei suoi 108anni di gloriosa storia, aggiornati al 31/12/2004:

27 Scudetti9 Coppe Italia4 Super Coppe di Lega2 Coppe dei Campioni/Champions League

1 Coppa delle Coppe3 Coppe Uefa2 Super Coppe Europee2 Coppe Intercontinentali1 Mundialito per Club

In totale sono 51 …... Ma non è finita……

……FORZA JUVE!!!VENTI ANNI, MA NON LI DIMOSTRAdi Elio Marra*

La ricorrenza dei venti anni di vita del circolo sportivo JuventusClub di Nardò è vissuta dagli iscritti con orgoglio ed entusiasmo.Perché vent’anni non sono un lasso di tempo di poco conto; perché la tabella di marcia è stata del tutto soddisfacente; perché lostare insieme ha avuto per collante una fede sportiva, quella juven-tina, continuamente alimentata e sostenuta da una serie di successi nazionali e internazionali della squadra del cuore.

Un bilancio così positivo si correla, nel presente, ad uno stato diottima forma del sodalizio. E’ elevato il numero degli iscritti e lavocazione a farne parte non conosce crisi; significativa è la presenza di molti giovani, particolare apprezzabile in un contestosociale in cui i giovani sono attratti da numerose altre occasionid’intrattenimento e di svago; valide sono le iniziative interne nell’organizzare gare e tornei di vario genere per vivacizzare la vitasociale che ha sempre bisogno di essere promossa e incoraggiata.

Se lo scopo principale di un circolo è quello di offrire al lavorato-re o al pensionato un punto di riferimento, un’occasione d’incontro,un’ora di salutare svago, uno sfogo alle sue opinioni sportive che a volte premono come un’urgenza fisiologica, allorabisogna dire che il club Juventus riesce a fare tutto questo, ed anchebene.

Il merito ovviamente è delle amministrazioni che si sono succe-dute negli anni ed in particolare di questa amministrazione, che damolto tempo tiene la barra del timone con equilibrio ed energia allostesso tempo, contemperando interessi diversi, visioni diverse, cul-ture e aspirazioni le più varie. Perché una caratteristica interessantedel club è la estrema varietà delle sue componenti. Convivono leprofessioni ed i mestieri più diversi. Ed è una convivenza prevista,accettata e non tollerata, che si arricchisce di apporti diversi di idee,di esperienze, di culture, chefuori dal circolo difficilmente si sareb-bero incontrate.

Come in tutti i corpi sociali la varietà dei tipi umani è qualcosad’interessante, che si presta ad essere osservata e capita. Ma la cosache più colpisce è la naturalezza dei comportamenti, la spontaneità dei sentimenti, l’efficacia e l’immediatezza del linguag-gio pur contenuto nei limiti che una civile convivenza comporta. E’come se ognuno si sentisse in casa sua, ma con la consapevolezza che è la casa di tutti.

Il club dà qualcosa a tutti, e non solo in termini di spettacolo spor-tivo, particolarmente vibrante quando vengono trasmesse le partitedella Juve o del Lecce. Ma ad alcuni richiede anche impegno esacrifici. Sono gli uomini di buona volontà senza l’abnegazione deiquali non vi sarebbe futuro. Sono gli oscuri cirenei che spendonoore del loro tempo senza attendersi nulla aldi fuori della soddisfa-zione di tenere in piedi una comunità viva e vitale capace di proiet-tarsi nel futuro. Il che è sempre un miracolo.

Augurare lunga vita a questo club è un dovere di tutti i soci, maanche della comunità cittadina abituata a vedere in esso un organi-

Ventanni ma non li dimostra-no. E soprattutto intattoe anzipiù forte di prima è l’entusiasmoche anima gli aficionados dellavecchia signora che, pur conqualche capello bianco in più, aNardò hanno voluto celebrarequalche settimana fa soprattuttol’amicizia che li lega e la passio-ne per lo sport che la Juventuscelebra con le gesta pedatoriedei suoi campioni.

Una serata per ricordare ven-

tanni di entusiasmi, di delusioni,di speranze condivise con milio-ni di altri tifosi in tutta Italia.

Per aggiungere alla propriabiblioteca dei ricordi un preziosovolumetto che raccoglie la storiadello Juventus Club di Nardò.

Un volumetto da leggere e daguardare. In cui in qualche modospecchiarsi.

E potranno farlo anche in nonJuventini. perchè lo sport veronon ha confini e tutto sommato

non ha “casacche”.Le bandiere e i colori sociali

sono cosa preziosa da custodiregelosamente, ma cosa ancor piùimportante è l’amicizia che lega eaccomuna distaza di ventanniGiuseppe Bove a SalvatoreManieri a tanti degli altri soci checon fierezza hanno appuntato lacoccarda bianconera sulla giac-ca.

Con le parole e le foto cheseguono FORZA JUVE!!!

Forza JuveJuve club Nardò20anni ma non li

dimostra

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Come nasce una tesi su una discarica: unesercizio accademico o l’esigenza di chiarire,in termini scientifici, una questione sentitaperchè vissuta ?

La mattina mi piaceva, soprattutto in primaveraed in estate appena desto uscire sul balcone esentirmi accarezzare dal chiarore dell’alba, men-tre nell’aria si diffondeva il frizzante profumodella rugiada.Tutto ciò è ormai solo un ricordosbiadito ma ancora talmente sentito da spingermia vedere cosa io, nel mio piccolo potessi fare peraffrontare il problema della discarica nellamaniera più adatta dando magari così voce a tutticoloro che da sempre sono rimasti inascoltati.

In questi mesi abbiamo sentito parlare di varitipi di inquinamento provocati dalla discaricadi Castellino. Che cosa hai rilevato nel tuolavoro di ricerca ?

Marzo 1986, Loscoe, nel Derbyshire localitàdella Gran Bretagna, un’intera proprietà saltavain aria a causa della migrazione nel sottosuolodel biogas generato da una vicinadiscarica.Piemonte, anni a cavallo fra il 1993 edil 1995, si verificavano presso due discaricheesaurite fenomeni di esplosione di gas infiamma-bile presso spazi confinanti annessi a civili abita-zioni ubicate ad alcune centinaia di metri dagliimpianti. A seguito di uno degli incidenti perdevala vita una persona.La migrazione del biogas nel sottosuolo è unodegli aspetti più dannosi della discarica, in quan-to esso contiene elevate quantità di metano risul-tando così facilmente infiammabile ed esplosivooltre ad avere una ripercussione sull’ambiente, intermini di effetto serra, molto elevato.Ho concluso lo studio riguardo alle concentrazio-

ni e al rischio per la salute umana derivante daqueste.Come inquinante ho trattato il CVM, cioèil cloruro di vinile monomero, che è il compostobase del diffuso PVC.In particolare il cloruro di vinile è un gas tossico,cancerogeno, infiammabile e talmente instabilealle normali condizioni ambiente che se miscela-to con aria può diventare esplosivo.Negli StatiUniti d’America si è, ad esempio, stimato chedalle discariche vengano emesse fra le 60 e le33000 tonn/anno di CVM, sia in atmosfera chenegli acquiferi.Chiaramente i miei risultati possono essere sba-gliati, ma devono però dimostrarlo, con un altrostudio che possa però vantare i mezzi che io houtilizzato.Comunque, io ho analizzato tre lassi di tempo, le24 ore, un mese ed un anno.La situazione peg-giore è nelle 24 ore dove, in un raggio che vafino ad 1 km dalla discarica il rischio di contrarreil cancro è pari a 10^-5.Cioè una persona su10000 rischia di ammalarsi.Nel DM 471/99 si stabilisce che se la soglia dirischio è compresa fra 10^-6< R<10^-4 si rendenecessario affrontare il problema con contromisure.Anche però all’interno di un mese e per un rag-gio di 500 metri la situazione on è migliore, per-sistendo un rischio di 10^-5.Tieni presente che io ho analizzato solo il CVM,che uno dei 570 elementi che costituiscono letracce, quindi prova a pensare cosa possano faretutti insieme in termini di rischio.Riguardo proprio al CVM se vuoi farti un’ideabasta che trovi su internet gli articoli sul caso diPorto Marghera.A quanto appena accennato va aggiunto che neicomposti in tracce che costituiscono circa il 2%dell’intera massa di biogas vi sono circa 570 ele-menti di cui oltre la metà sono cancerogeni.

Come giudichi sul piano ingegneristico l’im-pianto di Castellino ?

Dal punto di vista prettamente impiantistico sonosicuro che ci si sia attenuti alle normative alloravigenti.Il problema è un altro, è il sito dove èsorta la discarica che non era e non è indicato inquanto: è posto a breve distanza da abitazioni,impianti e attività artigianali, rurali ma soprattut-to dal locale ospedale, dalla locale stazione e daistituti di istruzione media e superiore.Inoltre apeggiorare la situazione, come se non bastasse,gioca sfavorevolmente anche la posizione geo-grafica del vicino agglomerato urbano di Nardò,che risulta a valle rispetto al sito, disposto nelladirezione verso cui soffiano i venti “dominanti”.Ma ciliegina sulla torta risulta il fatto, e forsenon tutti lo sanno, che: prossima all’impiantopassa quella che è la più grande ed importantestruttura di approvvigionamento idrico dell’intera area sudregionale.Ebbene sì, a pochi metri, dall’impian-to,circa 5 o 6, passa la grande condotta delSifone Leccese, una delle più vecchi ed impor-tanti dell’intera regione.Non si può certo affer-mare con sicurezza che le attività dell’impiantodi smaltimento creino un pericolo reale per lacondotta, ci venga concesso però, almeno ilbeneficio del dubbio

Quanto tempo pensi che sia necessario per“recuperare”, se sarà mai possibile farlo, l’in-tera area occupata dall’impianto per usi civili?

Questo è un tasto dolente, in base alle leggivigenti l’area dopo la chiusura dell’impianto econ la copertura finale (capping) terminata dovràessere restituita alla comunità, che molto proba-

bilmente, come è successo in decide di altri casidovrà farsi carico della bonifica del suolo e del-l’ambiete circostante.Processo che potrebbedurare anni e risultare notevolmentecostoso.Come è ormai chiaro agli occhi di tutti, ilprogetto iniziale di restituire la zona degradatadalle cave, attraverso la discarica al suo aspettoiniziale, frase che ritorna spesso nella RelazioneGenerale dell’impianto, mi sembra ampia-men te f a l l i t o .Come giudichi la politica dell’amministrazio-ne sul piano ambientale ?Non è possibile dare un giudizio, poiché non mi sembraci sia stata alcuna politica ambientale da giudicare

Non so se hai già avuto modo di discutere coni tuoi professori della vicenda di Castellino.Ma se si che cosa ne pensano ?

La prima cosa che ha colpito i miei relatori ecome fosse stato possibile ubicare un impianto didiscarica praticamente dentro un centro urbano,senza magari andare ad indagare quali ripercus-sioni sul lungo periodo avrebbe avuto quellascelta.

E tu da cittadino di Nardò che cosa pensidi questo bubbone malato che lacera ilterritorio ?

Sono sicuro che dietro la decisione di ubicare lì la disca-rica ci siano state superficialità ed ingenuità, e sicura-mente dei giochi politici ed interessi economici chespero di non conoscere mai.Adesso vorrei che magari qualcuno di coloro che com-ponevano il Consiglio Comunale che approvò la disca-rica mi venga a spiegare quali benefici ne abbiamo otte-nuto, tenendo presente che la realtà discarica non cesse-rà semplicemente con la chiusura dell’impianto esauri-to.

La questione eolica in Puglia si evolve in maniera preoccupante,assumendo contorni e sfumature sempre più paradossali. Dapprima il rassicurante intervento dell’Assessore Regionaleall’Ambiente Losappio e della Giunta Vendola relativamente allanecessità di intervenire con una moratoria di tutti i progetti di par-chi eolici pugliesi per bloccare un fenomeno assolutamente scrite-riato di “corsa all’eolico” senza precedenti nella nostra Regione. Efin qui, tutti d’accordo. Poi, i primi dietro front, senz’altro imbaraz-zati ma non per questo comprensibili o giustificabili. La storia delParco eolico previsto a Lecce, tra Torre Chianca e Cerrate, è emble-matica ed inquietante. Si tratta di un progetto di Parco eolico“gemello” rispetto a quello che si vuole realizzare in agro di Nardò:diverso il nome giuridico della società, ma identico rappresentantelegale ed identica sede sociale. Anche in questo caso si tratta dioltre cento torri situate in un contesto paesaggistico di enorme valo-re.

Il progetto ha visto il parere sfavorevole del Comune di Trepuzziin sede di conferenza dei servizi ed il parere contrario dellaProvincia di Lecce che anzi, proprio a proposito del parco eolico di

Cerrate, ha più volte reclamato la competenza ad avviare le proce-dure di impatto ambientale.

E ciò nonostante, proprio in questi giorni, il diessino SandroFrisullo, Vice Presidente della Regione, annuncia la deroga allamoratoria per dare lavoro ai cento operai dell’Omfesa.

Grande imbarazzo nel centro sinistra, balbettii, rassicurazioni dicircostanza (“sarà l’unica deroga!”); gongolii soddisfatti nel centrodestra (“… sull’eolico il governo Vendola è ritornato sulle sceltedell’amministrazione Fitto”).

La strada imboccata dal Governo Regionale non è solo incoeren-te ma anche pericolosissima. Che cosa accadrà quando, tra soli treanni, gli operai dell’Omfesa avranno ultimato l’installazione delparco eolico di Cerrate? Sicuramente qualche altro progetto di parcoeolico diventerà “indispensabile” per l’occupazione.

E quando anche quest’ultime, così come le altre 500 torri previ-ste nel Salento saranno state installate, che ne sarà degli operaidell’Omfesa? E’ accettabile utilizzare l’ambiente come ammortizza-tore sociale?

L’episodio non può che sollevare dubbi e perplessità sul concetto

stesso di moratoria della quale, ancora oggi, non sono chiari né icontorni né le modalità di attuazione.

Ciò che si sa per certo è che, nonostante il tanto sbandierato stopai progetti in attesa della redazione del Piano Energetico Regionale,il progetto della “Parco Eolico Nardò s.r.l.”, continua placidamenteil suo iter di approvazione.

Il tutto è ancora più grave in quanto le rassicurazioni generichedell’Assessore Regionale all’Ambiente Losappio - anche nell’in-contro pubblico tenutosi in Piazza Salandra- hanno generato unclima di ragionevole ottimismo. Il pericolo dell’invasione di “pale”in realtà è ancora dietro l’angolo e nient’affatto scongiurato. Sidovrà attendere almeno l’autunno per vedere trasfusa in una leggela moratoria che riguarderà, probabilmente, i progetti per i quali laprocedura di valutazione d’impatto ambientale non sia stata ancoraconclusa.

Meglio allora sarebbe stato parlare di “mini-moratoria” o meglioancora di “semi-moratoria”, appellativi questi più riduttivo e conso-ni alla realtà delle cose.

Stefania Ronzino

COMUNICATO STAMPALA MORATORIA NON SALVERA’ IL SALENTO DALLASPECULAZIONE DELL’EOLICO

Il Forum Ambiente Salento prende chiara posizione contro lacostruzione di qualunque parco eolico fuori dal un piano di pro-grammazione organico dell’energia eolica in Puglia.L’amministrazione Vendola deve dare un segnale forte di disconti-nuità con la politica di speculazione incentivata dalle leggi a maglielarghe, che nei cinque anni precedenti, hanno stimolato gli appetitidegli speculatori dell’eolico e purtroppo anche quello di moltiSindaci, allettati dalle ingenti royalties che i proprietari dei parchisono disposti a pagare. Altro che ecologismo!!!Purtroppo la proposta di moratoria avanzata dall’AssessoreLosappio, sebbene sia assolutamente necessaria, per molti versiappare terribilmente inutile ed inadeguata a fronteggiare con tempe-stività l’emergenza eolico. Secondo i dirigenti dell’Assessorato

all’Ecologia della Regione, incontrati dai rappresentanti del ForumAmbiente nei giorni scorsi, il disegno di legge per la moratoriadovrà seguire l’iter consueto, Giunta - Commissione - Consiglio, epotrà diventare esecutivo solo nel prossimo autunno. Cosa succede-rà nel frattempo? Purtroppo nulla. Tutti i progetti già presentatiseguiranno il proprio iter e potenzialmente potrebbero tutti essereapprovati in modo definitivo prima dell’entrata in vigore dellamoratoria. Non si tratta quindi, come spiegava il PresidentePellegrino, di valutare alcuna deroga. Semplicemente, i progetti chesono in stato avanzato non possono essere assoggettati alla tantodiscussa moratoria. La moratoria quindi, salvaguarderà il territorioprobabilmente troppo tardi, ossia dopo che decine di progetti dinuovi parchi avranno già ricevuto tutte le autorizzazioni per farescempio del Salento. Condividiamo pienamente le tesi sostenute da Legambiente, ItaliaNostra e WWF, ma crediamo di non poter confidare nella moratoriaper tutelare il Salento dall’incipiente invasione di pale eoliche. Da

parte nostra accettiamo la proposta di mobilitazione che giunge daicittadini e dalle associazioni, e pensiamo che solo in questo modo sipotrà tentare di bloccare questa aggressione speculativa, prima chesia troppo tardi.Nello specifico, incredibili appaiono le determine di approvazionedegli studi di Valutazione di Impatto Ambientale (BUR n. 140 del2004) dei due progetti di parco eolico Lecce 3 Nord e Lecce 3 Sudche stanno per avviare i lavori: le due determine sembrano chiara-mente “redatte su fotocopia” e alimentano seri dubbi sul rigore delleprocedure che hanno portato al parere favorevole di V.I.A.Oltre alla mobilitazione popolare, quindi, prende corpo la possibili-tà di intraprendere un percorso indagine da parte della magistraturasulla regolarità delle autorizzazioni rilasciate.

29 giugno 2005

FORUM AMBIENTE SALENTO

Ambiente: dalla discarica ai parchi eolici un’inerzia colpevole

Discarica

La Voce intervista Giovanni Calignanosi laurea al Politecnico di Torino con una tesi sulla discarica di Castellinouna bomba ecologica alle porte della città: castellino come Porto Marghera ?

Nel numero scorso de La Voce avevamo promesso diritornare su alcuni temi di scottante attualitaquali la discaricadi castellino e i Parchi eolici. Lo facciamo con non poche pre-occupazioni che ci derivano soprattutto per quanto riguarda ladiscarica dall’aver letto il tanto declamato “rapporto” dellostaff del Sindaco.

Cose note e già dette. Che certo non meritavano il costoaggiuntivo di esperti che hanno scoperto l’acqua calda. E cioèche castellino, oltre al costo ecologico, avrà per la collettivitàun costo finanziario gravosissimo. per il risanamento di

un'area complessiva dei lotti esauriti di circa 6 ettari.“La situazione odierna - si legge - è la seguente: vi e

la certezza di 4 lotti esauriti e non ancora "messi in sicu-rezza", di un quinto lotto "in coltivazione", di una previ-sione di spesa di quasi 3 000 000,00 di euro per procede-re alla sola "messa in sicurezza" e, a fronte ad, unagaranzia di soli 700 milioni delle vecchie lire.”

Erano cose che laVoce aveva anticipatoattirandosi le iredel Sindaco che non capiamo perchè non abbia trasmesso iltutto anche alla Procura della Repubblica.

Anche sui Parchi eolici continua il silenzio del Comuneche si guarda bene dal dar vita a una Consulta per l’Ambienteseria ed efficiente.

Il territorio di Nardò rischia di essere gravente compro-messo. ma sono forti e trasversali gli interessi che spingonoe alcune visure camerali fanno emergere chiari conflitti diinteressi di esponenti di spicco della politica neritina, attenta-mente defilatisi dalle vicende comunali.

AMBIENTE: con i Parchi eolici territorio a rischio di Stefania Ronzino

Page 18: la prima della prima

Non sappiamo perché al suo nome aggiunseroanche il “sole”, ma Nzinu te lo trovavi sempre li, serio ecompunto, mesto e compassato, più degli stessi interessati,in prima fila, in mezzo ad essi, con passo lento e misurato,a seguire ogni funerale e dei morti del paese non glienescappava neppure uno.

Chi gli desse la notizia, l’orario preciso del funera-le e l’indirizzo del defunto, è un mistero, visto che non sape-va leggere i manifesti.

Forse ne fiutava il trapasso, oppure la telepatia glifaceva conoscere tutto.

Sicchè lo potevi scorgere in tutti i cortei funebri, siadurante i giorni dell’estate infuocata, che in quelli gelidi del-l’inverno, sempre con la coppola in testa o intabarrato in unlungo e pesante cappotto, ma sempre in prima fila, dietro ilcarro funebre, accanto ai parenti del morto.

Non importava se sul carro giaceva un vecchio o ungiovane, un’anziana donna o una vergine donzella, Nzinustava sempre li, in prima fila, muto e con lo sguardo che nonsi staccava un solo momento, lungo tutto il tragitto, da quel-la bara che sulla strada sobbalzava di continuo insieme alcarro che la trasportava da casa alla chiesa.

Chissà cosa gli passava per la testa in quei momen-ti.

Forse in se si domandava; perché quella persona eramorta, perché è destino di tutti noi un giorno lasciare questomondo e morire per sempre, dove si va a finire dopo la mortee l’anima perché deve staccarsi dal corpo, per andare dove?Son tutte domande che Nzinu, forse, si rivolgeva nel segretodell’animo suo.

Ma è pur chiaro che esse non potevano ricevere unarisposta certa, perché, prima di lui, queste domande se l’era-no poste di già, sin dai tempi più antichi, scienziati e filoso-fi, ma veramente, senza risolvere nulla.

Nzinu, però, insisteva con il suo sguardo e con lasua mente, incurante se i suoi pensieri, penetrando nellacassa da morto, davano o meno fastidio al defunto che, silen-zioso ed inerte, voleva certamente essere lasciato in pace inquella bara per tutti gli anni a venire, per l’eternità.

Anche se a lui sconosciuta, Nzinu si sentiva forseun amico della persona defunta, col dovere, quindi, di ren-derle pubblico omaggio.

Ma ciò che importanza poteva avere? Era la vivariverenza che egli serbava verso colui che aveva lasciato persempre la vita, sia che il morto fosse stato una persona perbene oppure un malfattore, un poveraccio o un ricco sfonda-to.

Non aveva importanza, perché la morte cancellatutte le differenze, ponendo tutti sullo stesso piano.

Noi crediamo che Nzinu lo facesse per rendereonore al morto, tant’è che era uno dei primi a recarsi in casadel defunto ed attendere l’arrivo del prete, nella camera mor-tuaria, addolorato ed afflitto, sino a far credere agli ignarivisitatori che egli era uno della famiglia e ne riceveva, conseria compunzione, strette di mano, abbracci e baci di con-doglianze.

E Nzinu lasciava fare.Quando poi il corteo si muoveva egli era dietro il

carro, addolorato, accanto ai parenti del morto, lungo tutte lestrade che portavano alla chiesa.

Qui prendeva posto sugli scanni, in prima fila, tri-stemente solenne, quasi ieratico, per tutto il rituale funebre,sino al commiato definitivo per il quale non si sottraeva aldovere della consueta stretta di mano.

Poi, anch’egli andava via, come tutti gli altri, manon sappiamo se questo distacco lasciava in lui una qualcheindelebile traccia di dolore, per quella esistenza perduta persempre.

Certo è che la vita di Nzinu fu tutta una sofferenzae la si notava sul suo viso profondamente scavato, negliocchi suoi tristi, nell’incedere lento e pesante, nel portamen-to estremamente dimesso e pensoso.

Quali allora le ragioni di questo interiore tormento?Noi crediamo che l’infelicità di quest’uomo era da ricercarsiessenzialmente nella solitudine che lo ha sempre circondato,nella mancanza di calore dei suoi parenti più intimi, il padree la madre che, anch’essi, gli erano venuti a mancare neitempi passati.

Era proprio questo vuoto primordiale che lo facevasentire vicino a chi lasciava la vita per sempre.

Chissà se la sua continua presenza in tutti i funera-li non contenesse dei messaggi d’amore che, col defunto,egli faceva pervenire ai suoi cari nell’al di là.

Dati questi presupposti, si comprende, allora, larabbiosa reazione che in lui scattava, con innominabili paro-lacce rivolte alle incolpevoli madri e sorelle, contro chioffensivamente gli gridava: “Nzinu, non ci vai” ( ai funerali,s’intende), perché, per lui, questa minaccia spezzava quelsilenzioso legame d’amore con i defunti suoi cari.

Anche per Nzinu, però, un triste giorno, arrivò fata-le l’ultima sua ora, così in silenzio, in quel silenzio al qualenon sfugge nessuno.

Chissà se nei suoi “accompagnamenti” aveva maipensato che un giorno anch’egli doveva finire nel regno deipiù.

Per lui, morto, forse non ci sarebbe stato, oltre ifamiliari, un altro Nzinu che gli rendesse l’ultimo omaggio.

E così fu, non c’era, infatti, un altro Nzinu, ma, manmano che il piccolo corteo funebre si dispiegava lungo le viedella città, silenziosamente si accodava, mirabile a dirsi, unnumero sempre crescente di accompagnatori ma tanti e tantida diventare una vera fiumana di maschi e femmine, vecchie bambini: erano le anime, invisibili agli estranei, di tutti idefunti che Nzinu aveva in tutta la sua vita accompagnatonell’ultima loro dimora.

Erano centinaia e centinaia di spiriti che avevanomomentaneamente lasciato le loro tombe per rendere l’estre-mo saluto a Nzinu; la casalinga era accanto alla nobildonna,il contadino che precedeva l’avvocato, la giovinetta nei pres-si di un nonnino che incedeva curvo nella schiena, il ragaz-zino in compagnia di una vegliarda, ecc…, e tutti procedeva-no in fila coi loro neri vestiti, le donne col capo coperto d’unvelo, con la corona fra le mani per il santo rosario e a mor-morare preghiere per l’anima del defunto Nzinu.

Era uno spettacolo inusitato; mai visti dei morti che,risuscitati, accompagnavano un altro morto verso la comuneeterna dimora.

Ma quel che sorprende di più è l’essersi tutti ritro-vati nel funebre corteo di Nzinu, quasi a ricambiargli la pas-sata partecipazione al dolore che un tempo nzinu avevaesternato verso ognuno di essi? Poi, dopo l’invocazione del-l’officiante in chiesa al Signore Iddio perché accogliesse inParadiso la sua anima, tutti si recarono al Camposanto edogni spirito, salutata la salma del nuovo arrivato, scompari-va andando a rinchiudersi nella propria tomba per non usci-re mai più, per tutti i secoli dei secoli.

Emilo Rubino

Eppure ti sorridono. Si sparano una decina di ore di fila, forse di più, ma ti sorridono. Sono individuia prima vista biechi, in genere tra i venti e i trent’anni.Fateci caso. L’estate del sole del mare del vento se la passano dietro al bancone di un bar. Aservire ai tavoli numerati. Negli stabilimenti balneari. Nei ristoranti tipici. Neilocalini sulla spiaggia. A shakerare intrugli per pagarsi gli studi invernali. Sonoalla mercé di gente che, come si usa dire, promuove il territorio. Questi giovanot-ti con l’aria sbarazzina che guadagnano tra le venti e le trenta euro a serata.Sempre lontani dai nostri dibattiti

(d’altra parte, si sa, chi si spacca il culo è sempre lontano dal dibattito. Non è nar-cisismo, è proprio una questione di sfiga).

Lo spiegano bene i più elementari manuali di economia politica: per ogni indivi-duo che non lavora e riesce a vivere, ce n’è sempre un altro che lavora per lui.Lasci la discoteca tutto sudato, alle cinque del mattino, con l’obolo del parcheg-gio ancora incastrato nel parabrezza, e vai al solito bar per il solito cornetto. Litrovi lì dentro questi compaesani tuoi coetanei pronti a servirti. Probabilmentevedranno l’alba insieme a te, ma stai tranquillo: il loro sarà tutto un altro punto divista. Altri odori e altri colori.La loro alba sarà quella di chi incastra le sedie una dentro l’altra. Di chi girerà itavolini uno sull’altro. Poi ti lascerai il mare alle spalle, vecchio mio, metterai ilcasco e tornerai a casa. Finalmente. Al semaforo incrocerai operatori ecologicivestiti tutti uguali che svuotano bidoni nel camioncino. I nottambuli che rientra-no, ai quali hai fatto il caffè un’ora prima. Qualche vecchio agricoltore in biciclet-ta. I cocciuti del footing. Questo è il nostro paesaggio delle sei del mattino di questi periodi.Eppure, anche sotto il casco, questi sorridono. Statene certi.

E Nardò continua a rimanere al palo nei progetti di cultura checontano.Mentre i 20mila volumi del CRSEC continuano a marcire in undeposito per il quale il Comune paga ogni anna migliaia di euroe continua a mancare un piano di sviluppo della BibliotecaVergari, la regione approva il Programma di sviluppo della retetelematica del Servizio Bibliotecario Nazionale per la Puglia edesclude Nardò la sistema provinciale che vede, invece, privile-giati Lecce e Maglie.Il Piano si articola in tre progetti, ognuno dei quali è destinatoalle Amministrazioni Provinciali titolari ed ai gestori delleBiblioteche aderenti al progetto SBN. Nel primo caso, il piano è destinato al potenziamento del PoloSBN “Terra di Bari”, ed è costituito dalla Biblioteca Provinciale“Santa Teresa dei Maschi” e dalla Biblioteca Nazionale“Sagarriga Visconti Volpi”. Il secondo, invece, mira allo lo sviluppo del Polo SBN diBrindisi, costituito dalla Biblioteca Provinciale e dai Nodi facen-ti capo alla Biblioteca Civica “Acclavio” di Taranto, alla BibliotecaProvinciale “Bernardini” di Lecce e alla Biblioteca Comunale“Piccino” di Maglie. Nel terzo caso, il progetto prevede l’ampliamento del Polo SBNdi Foggia, costituito dalla Biblioteca Provinciale. Il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), costituito dallaRete di Biblioteche raggruppate in Poli Locali, consente di met-tere a disposizione delle utenze i patrimoni librari e documenta-ri pubblici mediante un sistema integrato di riferimento delleinformazioni bibliografiche e di circolazione di documenti. “ L’SBN, è un Piano Operativo di Sviluppo indispensabile alpotenziamento del patrimonio libraio pugliese. Un servizio inno-vativo, di altissimo profilo tecnologico, avente come obiettivi ilrecupero delle Biblioteche e lo snellimento delle procedureinformative interne. Un progetto essenziale per il rilancio del-l’immenso patrimonio culturale di tutta la Regione, finalizzato arendere la cultura più fruibile a tutti gli individui”. Così, l’Assessore al Diritto allo Studio, con delega ai BeniCulturali, Paola Balducci, commenta l’approvazione del PianoOperativo di Sviluppo SBN. Per il progetto – Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali –ha assegnato alla Regione Puglia la somma di 774.685.33 Euro. La Regione Puglia ha assicurato un cofinanziamento di100.000,00 Euro. La somma complessiva di 884.685,33 Euro,sarà ripartita ai tre Poli SBN previsti nel progetto, facenti capoalle Biblioteche Provinciali di Bari, Brindisi e Foggia e ai Nodi diTaranto, Lecce, e Maglie.

Cultura - beni culturali

Nardò fuori dalSistema BibliotecarioNazionale

fatti e personaggi

Nzinu lu soleNzinu lu soleNzinu te lo trovavi sempre li.... di Emilio Rubino

LA VITA NON HAPREZZO

donare il sangue noncosta nulla

Il sangue umano è un fluido viscoso di originenaturale, indispensabile alla vita e soprattuttonon riproducibile artificialmente.L’impossibilità di ottenerlo tramite procedimentichimici e il suo larghissimo impiego terapeuticorendono il sangue sempre insufficiente. Non c’èistituzione o singolo che, da solo, possa far fron-te a questa perenne emergenza che può esseresuperata solo con la consapevolezza e la solida-rietà di tutti i cittadini. La maggior parte di noipuò donare il sangue e la maggior parte di noi,almeno una volta nella vita, potrebbe avernebisogno.Donare il sangue non comporta alcun rischio peril donatore e può davvero salvare una vita. Senessuno lo facesse, molti bambini malati di leu-cemia non potrebbero sopravvivere, così comele persone in gravi condizioni dopo un incidente.Inoltre, il sangue offerto può servire ai pazientiche subiscono un’operazione chirurgicaPer donare sangue bisogna avere i seguentirequisiti: età compresa tra i 18 e i 65 anni

buone condizioni fisiche generali

peso non inferiore ai 50 chilogrammiDonare sangue periodicamente garantisce a noi,donatori potenziali, un controllo costante delnostro stato di salute, attraverso visite sanitariee accurati esami di laboratorio. Abbiamo così lapossibilità di conoscere il nostro organismo e divivere con maggiore tranquillità, sapendo cheuna buona diagnosi precoce eviterà l’aggravarsidi disturbi latenti.

Non legare la tua disponibilità a dona-re ad un evento tragico che ti coin-

volge da vicino.La vita di molte persone dipende

anche dal tuo gesto.L’Associazione Donatori Volontari di Sanguedi Nardò con sede in via Napoli n.41/A, perdomenica 17 luglio e domenica 21 ago-sto, dalle ore 8.00 alle ore 11.00, ha pro-grammato due giornate di raccolta sangueper chiunque volesse compiere questo nobi-le gesto.

Per chiarimenti telefonate allo 0833571087 elasciate un messaggio alla segreteria tele-fonica dell’Associazione. Sarete richiamati alpiù presto.

Pensieri & pensieri

Quei biechiQuei biechiindividuiindividuidi Stefano Manca