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La prosa letteraria oggi è a rischio. Non mi preoccupa la qualità ma la situazione degli scrittori - Laura Pugno LINK: https://www.periscritto.it/2017/03/22/la-prosa-letteraria-oggi-e-a-rischio-non-mi-preoccupa-la-qualita-ma-la-situazione-degli-scrittori-laur... by periscritto Questa intervista è sponsorizzata da Streetlib , la migliore piattaforma per scrivere, pubblicare e vendere il tuo libro online. La protagonista di questa intervista è Laura Pugno che è una scrittrice di poesia e narrativa che oggi dirige l'Istituto Italiano di Cultura di Madrid. Ha esordito nella prosa con il romanzo che s'intitola " Sirene " pubblicato nel 2007 da Einaudi, mentre nel 2016 è stato pubblicato da Marsilio " La ragazza selvaggia " che è il suo quinto romanzo. Qui di seguito potete trovare un estratto di questa intervista ricca di contenuti interessanti. - Laura hai cominciato scrivendo poesie e dai vent'anni in poi ti sei dedicata anche alla prosa ma Laura che scrive poesie e Laura narratrice sono la stessa persona? La poesia per me è il mondo originario nel senso che se io per assurdo dovessi scegliere tra poesia e prosa sceglierei la poesia. Non mi considero una narratrice di storie anche se di fatto i miei romanzi hanno una forte tenuta narrativa. La poesia però in qualche modo è l'ultima frontiera, tutto ciò che ci resta dell'uso sacro della lingua. E sacro per me non ha un significato religioso ma è il potere della lingua. - Qual è secondo Laura Pugno lo stato di salute della letteratura italiana contemporanea? Mi preoccupa la prosa letteraria ma non nel senso della qualità della scrittura che è molto alta, quanto piuttosto della situazione che vivono oggi gli scrittori . A differenza della poesia, la prosa ha dei costi umani altissimi di tempo e di fatica e molti scrittori vivono uno stato di grande sofferenza, in un ecosistema editoriale che li circonda e che non è più uno stato di equilibrio sostenibile. - Il tuo stile è molto lineare. Tu preferisci scrivere in terza persona e mettere l'opera in primo piano. Cos'è che caratterizza di più la tua voce? La terza persona è stata per me sin dall'inizio una scelta di riservatezza e di distanziamento tra me stessa e la mia scrittura, sia nella poesia che nella prosa. A mio avviso permette più libertà e offre modi diversi per affrontare la materia. Oggi le mura che circondano il mio giardino ci sono ancora ma sono meno alte. - I tuoi romanzi Laura si possono definire come dei romanzi di ricerca? "Sirene" e "La ragazza selvaggia" si possono definire così. Oggi il romanzo è un po' ovunque, è la forma editoriale dominante. Io del romanzo amo proprio il suo lato romanzesco ma non nel senso dell'artificiale o della coincidenza improbabile bensì dell'elemento d'avventura. Del romanzo mi piace il fatto di essere uno strumento che consente di porre delle domande che sono quelle che il nostro tempo inizia a suggerirci. Oggi il romanzo di ricerca è sicuramente minoritario perché perturbante e perché trasforma ciò che è familiare in qualcosa di lontano e di estraneo. Per concludere questa bellissima chiacchierata ho chiesto a Laura Pugno qual è oggi il senso del suo scrivere e devo dire che la sua risposta mi ha emozionato molto. Se volete scoprirlo anche voi e accedere a questa intervista nella versione integrale, vi consiglio di ascoltare subito questo episodio. Ascolta questo episodio in podcast su iTunes e Spreaker Advertisements La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 22/03/2017 11:49 Sito Web periscritto.it

La prosa letteraria oggi è a rischio. Non mi preoccupa la ... · La poesia per me è il mondo originario nel senso che se io per assurdo dovessi scegliere tra poesia e prosa sceglierei

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La prosa letteraria oggi è a rischio. Non mi preoccupa la qualità ma la

situazione degli scrittori - Laura PugnoLINK: https://www.periscritto.it/2017/03/22/la-prosa-letteraria-oggi-e-a-rischio-non-mi-preoccupa-la-qualita-ma-la-situazione-degli-scrittori-laur...

by periscritto Questa intervista è sponsorizzata da Streetlib , la migliore piattaforma per scrivere, pubblicare

e vendere il tuo libro online. La protagonista di questa intervista è Laura Pugno  che è una scrittrice di

poesia e narrativa che oggi dirige l'Istituto Italiano di Cultura di Madrid. Ha esordito nella prosa con il

romanzo che s'intitola " Sirene " pubblicato nel 2007 da Einaudi, mentre nel 2016  è stato pubblicato da

Marsilio " La ragazza selvaggia " che è il suo quinto romanzo. Qui di seguito potete trovare un estratto di

questa intervista ricca di contenuti interessanti. -   Laura hai cominciato scrivendo poesie e dai vent'anni in

poi ti sei dedicata anche alla prosa ma Laura che scrive poesie e Laura narratrice sono la stessa persona? 

La poesia per me è il mondo originario nel senso che se io per assurdo dovessi scegliere tra poesia e prosa

sceglierei la poesia. Non mi considero una narratrice di storie anche se di fatto i miei romanzi hanno una

forte tenuta narrativa. La poesia però in qualche modo è l'ultima frontiera, tutto ciò che ci resta dell'uso

sacro della lingua. E sacro per me non ha un significato religioso ma è il potere della lingua.    -  Qual è

secondo Laura Pugno lo stato di salute della letteratura italiana contemporanea? Mi preoccupa la prosa

letteraria ma non nel senso della qualità della scrittura che è molto alta, quanto piuttosto della situazione

che vivono oggi gli scrittori . A differenza della poesia, la prosa ha dei costi umani altissimi di tempo e di

fatica e molti scrittori vivono uno stato di grande sofferenza, in un ecosistema editoriale che li circonda e

che non è più uno stato di equilibrio sostenibile. -  Il tuo stile è molto lineare. Tu preferisci scrivere in terza

persona e mettere l'opera in primo piano. Cos'è che caratterizza di più la tua voce? La terza persona è

stata per me sin dall'inizio una scelta di riservatezza e di distanziamento tra me stessa e la mia scrittura, sia

nella poesia che nella prosa. A mio avviso permette più libertà e offre modi diversi per affrontare la materia.

Oggi le mura che circondano il mio giardino ci sono ancora ma sono meno alte. -  I tuoi romanzi Laura si

possono definire come dei romanzi di ricerca? "Sirene" e "La ragazza selvaggia" si possono definire così.

Oggi il romanzo è un po' ovunque, è la forma editoriale dominante. Io del romanzo amo proprio il suo lato

romanzesco ma non nel senso dell'artificiale o della coincidenza improbabile bensì dell'elemento

d'avventura. Del romanzo mi piace il fatto di essere uno strumento che consente di porre delle domande

che sono quelle che il nostro tempo inizia a suggerirci. Oggi il romanzo di ricerca è sicuramente minoritario

perché perturbante e perché trasforma ciò che è familiare in qualcosa di lontano e di estraneo. Per

concludere questa bellissima chiacchierata ho chiesto a Laura Pugno qual è oggi il senso del suo scrivere e

devo dire che la sua risposta mi ha emozionato molto. Se volete scoprirlo anche voi e accedere a questa

intervista nella versione integrale, vi consiglio di ascoltare subito questo episodio. Ascolta questo episodio

in podcast su iTunes e Spreaker Advertisements

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22/03/2017 11:49Sito Web periscritto.it

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Data Pubblicazione24/09/2016

Sito Webblog.iodonna.it_ioleggo

La ragazza selvaggia di Laura Pugno

La ragazza selvaggia

di Laura Pugno

Marsilio , pagg 174, € 16,50

Può un bambino sopravvivere nella natura come un animale? L'interrogativo – è noto – ha affascinato nel tempo filosofi come Rousseau e ha ispiratopersonaggi letterari immortali come il Tarzan di Burroughs. Ogni tanto la cronaca riferisce di casi di ragazzi smarriti nella giungla e allevati dai primati opersino adottati dai cani randagi nei sotterranei della metro in Romania. Difficile dire qual è l'intreccio di pensieri e sentimenti che muovono chi vivequeste condizioni estreme, forse si può solo esserne spettatori.

Questo è quello che fa Tessa, la protagonista del romanzo di Laura Pugno, che da biologa studia una riserva naturalistica. In questo bosco labirintico (enon solo per l'esuberanza della vegetazione) la ricercatrice si imbatte in Dasha, una giovane donna che era scomparsa da casa ancora bambina e che èriuscita a sopravvivere nella foresta. Impaurita e ferita, la ragazza selvaggia non sembra essere in grado di comunicare. Difficile anche il reinserimentoall'interno della famiglia, che anche a seguito di questa vicenda ha vissuto un'evoluzione drammatica.

Il quinto romanzo di Laura Pugno (che dirige l'istituto italiano di cultura a Madrid) si dipana sul dualismo tra uomo e natura, e sul groviglio di pulsioni cheimprigionano le esistenze. A volte più buie e intricate del bosco.

Vuoi partecipare al caffè letterario di Io donna? Inviaci le recensioni dei tuoi libri preferiti qui: http://www.iodonna.it/speciali/io-leggo/ lepiù belle saranno pubblicate su questo blog e sul giornale

http://blog.iodonna.it/io-leggo/2016/09/24/la-ragazza-selvaggia-di-laura-pugno/

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EEDDIITTOORRIIAALLII

ANNO XXI NUMERO 208 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 3 E DOMENICA 4 SETTEMBRE 2016

La Giornata* * *

In Italia

L’ISTAT CONFERMA LE STIME SULPIL FERMO NEL SECONDO TRIMESTRE.L’Istat ha pubblicato i dati aggiornati sul-l’andamento del pil nel 2016. Le cifre han-no confermato le stime del 12 agosto circala crescita dell’economia nel secondo tri-mestre dell’anno, che è stata nulla. Allostesso tempo, i dati acquisiti hanno miglio-rato la previsione della crescita dell’econ-mia su base annua, portandola dallo 0,7previsto ad agosto, allo 0,8 per cento.

“Il pil è in crescita. Questo è il mio com-mento”. Lo ha affermato il ministro dell’E-conomia, Pier Carlo Padoan, in seguito al-la pubblicazione dei dati Istat.

* * *Renzi ha parlato a Cernobbio. Il presiden-

te del Consiglio, Matteo Renzi, ha parlatoalla platea del forum Ambrosetti di Cer-nobbio. Renzi ha sostenuto che il dato dicrescita annua dello 0,8 per cento è positi-vo, perché migliore di quelli del 2015 e del2014, ma non sufficiente per garantire alpaese di raggiungere il gruppo di testa del-le economie europee. “C’è stato un ecces-so di toni per responsabilità diverse, anchemie”, ha detto il premier circa il referen-dum, aggiungendo che anche in caso disconfitta “non c’è la fine del mondo”.

* * *Raggi offre rassicurazioni. Il sindaco di

Roma, Virginia Raggi, ha parlato dopo ledimissioni di 5 dirigenti romani avvenutegiovedì: “Siamo determinati a lavorare peril bene della città. Queste dimissioni nonci spaventano”.

* * *Svelato il piano industriale di Fs. Renato

Mazzoncini, ad di Ferrovie dello stato, harivelato dettagli sul piano industriale chela compagnia presenterà a fine mese. Maz-zoncini ha spiegato che entro il 2016 contadi procedere alla fusione con Anas, men-tre nel 2017 potrebbero essere quotate inBorsa alcune controllate di Fs. L’ad haescluso ipotesi di scorporo nel gruppo.

* * *Borsa di Milano. FtseMib +1,54 per cento.

Differenziale tra Btp e Bund a 121 punti. L’eu-ro ha chiuso in ribasso 1,11 sul dollaro.

Nel mondoRAJOY NON OTTIENE LA FIDUCIA,

LA SPAGNA VA VERSO LE ELEZIONI. Ilpresidente del governo spagnolo uscente,Mariano Rajoy, non ha ottenuto la fiduciadal Congresso dei deputati, dal momento isocialisti non gli hanno concesso il soste-gno, neppure uscendo dall’Aula. Se nessuncandidato otterrà la fiducia entro il 31 ot-tobre, la Spagna sarà costretta a celebrarenuove elezioni politiche, le terze in un an-no (probabilmente a dicembre).

* * *L’Isis rivendica l’attacco in Danimarca. In

una nota sul suo sito di propaganda, l’Isisha affermato che Mesa Hodzic fosse un suocombattente, usando la formula già utiliz-zata per gli altri attentatori in occidente.Hodzic il 31 agosto aveva sparato a dueagenti e un passante, ferendoli, a Christia-nia, sobborgo di Copenaghen. L’uomo erarimasto a sua volta ferito ed era morto il 2settembre. Se la rivendicazione corrispon-desse al vero, si tratterebbe del primo at-tentato di matrice islamica in Danimarca.

* * *Disoccupazione stabile in America. La di-

soccupazione negli Stati Uniti è rimastaferma al 4,9 per cento per il terzo mese con-secutivo. I dati ufficiali sul mercato del la-voro hanno spiegato la stabilità dell’indicecon un calo nel numero di nuovi posti di la-voro nel mese di agosto, passato a 151 miladai 271 mila di luglio.

* * *Esplosione nelle Filippine. Almeno dieci

morti in un mercato di Davao, città nataledel presidente Rodrigo Duterte, in seguitoa una forte deflagrazione. Incerte le cause,il presidente si trovava in città.

* * *Morto il presidente dell’Uzbekistan. Ve-

nerdì il governo uzbeko ha annunciato lamorte per emorragia cerebrale del presi-dente Islom Abdug’aniyevich Karimov,mettendo fine alle speculazioni sulla suaassenza. Karimov aveva governato il paesedal 1989, come segretario generale del Pc,e poi dal 1991 come presidente.

Roma. Uberworld e Uberville. Per unacoincidenza interessante, ieri il più impor-tante magazine britannico, l’Economist, eun’influente rivista online dedicata alla tec-nologia, The Verge, hanno pubblicato duelunghissimi reportage (l’Economist vi ha an-che dedicato la copertina) sul medesimo te-ma: Uber è pronto a conquistare il mondo.Che la compagnia di trasporti con app fonda-ta da Travis Kalanick, oltre che la startup piùgrande della storia (70 miliardi di dollari divalore stimato) fosse anche una delle più fa-meliche, è noto da tempo. Le sue lotte con leamministrazioni cittadine, la sua espansioneeccezionale, le sue rivalità (se ne sta per apri-re una con Google) e le sue guerre commer-ciali (quella in Cina si è appena conclusa conun accordo con Didi Chuxing) sono famose.Ma la vicenda di Altamonte Springs, sobbor-go di Orlando, in Florida, mostra come le am-bizioni della startup vadano ben oltre. Grazieall’attività di un sindaco ambizioso, scriveThe Verge, lo scorso marzo Altamonte è di-ventata una delle prime località al mondo incui i trasporti pubblici sono stati in un certosenso esternalizzati a Uber. Grazie a un ac-cordo con l’amministrazione cittadina, chesovvenziona parte delle tariffe, Uber offre adAltamonte corse a prezzi che fanno concor-

renza agli autobus. La cittadina, che è ungrande sobborgo allungato su una strada eprivo di un vero centro,ha storicamente dei tra-sporti pubblici inefficien-ti, e grazie all’accordo conUber il sindaco è riuscitoa facilitare la vita dei cit-tadini. Autobus e treniesistono ancora, ma sonomolto meno utilizzati e lacittà risparmia sull’acqui-sto di nuovi mezzi e sulla costruzione di sta-zioni e depositi. Il boom delle corse con Uberdimostra che i cittadini apprezzano, nono-stante alcuni problemi di accessibilità (Ubernon ha l’obbligo di dotare le sue macchine diservizi per disabili, e le persone senzasmartphone o carta di credito non possonousare il servizio). Altamonte è diventata unadelle prime città a fare affidamento su Uberper i suoi trasporti (altri cinque centri dellazona hanno seguito l’esempio; ci sono inoltreaccordi di minor peso con grandi città, comeSan Francisco, Dallas, Pittsburgh), e soprat-tutto è l’esempio di un modello di espansio-ne che si diffonde, come racconta l’Economi-st, all’intero settore dei trasporti. Uber nonvuole (solo) sostituire i taxi, vuole diventare

il metodo standard con cui sono trasportatipersone e merci nel mondo. Già adesso, inAmerica, spostarsi con il servizio UberX haun costo per chilometro che è circa la metàrispetto all’uso di una automobile propria, enel suo costante abbassamento dei prezziUber ha chiaro in mente il modello Amazon,spiega il magazine britannico: occupare ilmercato grazie a prezzi imbattibili, anche acosto di subìre perdite. I passivi della societàsono rilevanti (1,3 miliardi di dollari que-st’anno, secondo report non confermati circo-lati sui media), ma come è avvenuto negli an-ni ruggenti di Amazon, gli investitori sosten-gono Kalanick perché convinti di avere trova-to il prossimo dominatore di un mercato,quello dei trasporti, che vale diecimila mi-liardi di dollari solo per la parte degli sposta-menti personali, secondo una stima di Mor-gan Stanley. Il fulcro di questa crescita, checonsentirà l’abbassamento dei prezzi più si-gnificativo, saranno le macchine che si guida-no da sole. Uber ha già annunciato un proget-to pilota a Pittsburgh. Ma la concorrenza è al-tissima e, come ammette Kalanick parlandoall’Economist, potrebbe essere questo il cam-po in cui il disruptor rischia di essere a suavolta rottamato.

Eugenio Cau

Le nuove idee di Uber per trasportare il mondo

La nuova triade di Trump non fa prigionieri(segue dalla prima pagina)

Infaticabile mastino della galassia an-ticlintoniana, è stato descritto dal suonuovo superiore come “un guerriero cheha dimostrato il suo valore in molte bat-taglie e anche un tattico competente chesarà in grado di integrare la nostra cam-pagna sul campo con gli strumenti digi-tali”. Cresciuto nel liberal Massachusettse poi trasferito nell’altrettanto liberalMaryland, da ragazzo era ossessionatodalla figura di Ronald Reagan. La primavolta che è andato al seggio per registrar-si ha detto all’inserviente che il nome delpartito non era importante, a lui importa-va stare con Reagan. In anni recenti haaderito con trasporto e capacità di in-fluenza alle cause libertarie del TeaParty, che non erano poi lontane da quel-lo che Reagan andava predicando, so-prattutto prima di arrivare alla CasaBianca.

Politicamente si tratta di uno sposta-mento verso un approccio più agguerritoe senza compromessi: è questo ciò cheTrump ritiene più efficace per gli ultimidue mesi di campagna elettorale. Se Ma-nafort era un vecchio lobbista che a Wa-shington e nel mondo serviva con lealtà ilmiglior offerente, un professionista del-le relazioni torbide e delle triangolazio-ni, il trio Conway-Bannon-Bossie è unafalange agguerrita che ha come unicoscopo quello di cancellare la famigliaClinton dal panorama politico, e non si fascrupoli quando si tratta di attaccare re-

pubblicani moderati trattati alla streguadi traditori. Bossie conosce da anniTrump, ma soprattutto conosce bene gliambienti da cui il candidato trae risorsee legittimazione, in particolare la miste-riosa famiglia Mercer, guidata dall’hedgefund manager Robert e animata dalla

primogenita Rebekah, titolare della Fon-dazione di famiglia. Pare sia stata lei afare pressione su Trump per cacciare Ma-nafort e assumere al suo posto Bannon eConway, vicinissimi ai Mercer. Bossie è il

completamento naturale della triade.Trump aveva già pescato alcuni funzionaridella campagna dal prolifico bacino di atti-visti di Citizens United: Bryan Lanza, exportavoce dell’associazione, oggi lavora nelteam della comunicazione del candidato, eBossie potrebbe avere le caratteristichegiuste per tenere insieme una compaginefinora disarticolata e litigiosa. Due cambial vertice dell’organizzazione sono moltianche per un professionista del licenzia-mento come Trump.

Il nuovo arrivato nella campagna si eradistinto oltre vent’anni fa come segugio del-le malefatte dei Clinton, e la cosa non erasfuggita a Newt Gingrich, antagonista clin-toniano incoronato speaker della Cameraquando nel 1994 i repubblicani hanno rove-sciato la maggioranza democratica con unavittoria monumentale. Bossie è rimastonell’orbita di Newt anche quando lui è sta-to abbandonato dai vertici del partito, fi-nendo in un’orbita periferica del mondoconservatore; la location perfetta per medi-tare una vendetta, che infine si è presenta-ta sotto le spoglie di Trump. Anche Gingri-ch, dunque, ha avuto un ruolo nell’assun-zione di Bossie, che dapprima è stato coin-volto come sostenitore e alleato informaledella campagna di Trump, per poi passarea un ruolo ufficiale quando l’intensità del-la campagna lo ha richiesto. E’ l’ennesimopezzo di artiglieria pesante in una campa-gna che non prevede tregue né ritirate tat-tiche.

Mattia Ferraresi

(segue dalla prima pagina)Ci sono articoli in lingua turca di giugno

– quindi prima del fallito colpo di stato mi-litare – che dipingono Sadat come “l’eserci-to invisibile di Erdogan”, pronto a fare quel-

lo che il governo non può chiedere e fare invia ufficiale. Sono esagerazioni giornalisti-che, ma rendono bene l’idea di un presiden-te che oggi è più che disposto a sfidare qual-che attrito con l’opinione pubblica pur diavere vicino il chiacchierato ex generaleTanriverdi.

Non ci sono molti dettagli sul congedo for-zato dall’esercito del neo consigliere avve-nuto nel 1996, se non che da ufficiale orga-nizzava gruppi di preghiera in caserma eaveva un comportamento definito poco con-sono ai valori del kemalismo, ovvero della li-nea politica che in Turchia separa semprepiù blandamente stato e religione. Tra icompiti che oggi Erdogan gli ha affidato invia informale ci sarebbe anche quello diriorganizzare la gerarchia dell’esercito ri-chiamando in servizio altri ufficiali che co-me lui furono silurati per questioni di islam.Ci sono vuoti da riempire perché dopo il 15luglio il presidente turco ha disarticolato la

catena di comando con epurazioni ampie enon ancora terminate, che hanno lasciato alvertice soltanto il solitario capo di statomaggiore, Halusi Akara.

Secondo il sito specializzato IntelligenceOnline, il governo turco ha ordinato ancheuna revisione dell’intelligence, colpevole diavere avvisato troppo tardi il presidente delgolpe in atto. Il capo dell’intelligence turca,Hakan Fidan, ha conservato il suo posto,sebbene nei giorni successivi al trauma na-zionale del golpe anche lui sia stato conside-rato a rischio cacciata. Ora è prevista lacreazione di un non meglio specificato cor-po intermedio di sorveglianza che valuteràl’attendibilità delle informazioni passatedai servizi segreti al governo.

In questi giorni Erdogan è alla guida diun’operazione militare complessa nel norddella Siria, per cacciare dalla zona di con-fine sia lo Stato islamico – cosa che non hapresentato grosse difficoltà finora – sia leunità di difesa curde, le Ypg. Questo secon-do fronte è un guaio intricato per l’Ammini-strazione Obama, che sostiene sia Erdogansia i curdi, e non può permettersi di perde-re Erdogan e nemmeno i curdi.

Come ricordava la settimana scorsa un ar-ticolo di Liz Sly sul Washington Post, un

gruppo di ufficiali turchi – che poi ha presoparte al golpe – ha rallentato di almeno unanno l’inizio dell’operazione oltreconfine.Tra loro c’era anche il capo delle Forze spe-ciali, Samih Terzi, morto la notte del 15 lu-glio mentre dava l’assalto al quartier gene-rale delle Forze speciali. Ora che quel nu-cleo di resistenza è stato eliminato – o me-glio: che si è tolto di mezzo da sé, sbaglian-do il golpe – l’operazione “Scudo dell’Eufra-te” sembra fatta apposta per le competenzedi specialisti come Tanriverdi. Un corpo dispedizione misto, formato da gruppi sirianie corazzati turchi, che combatte una campa-gna poco convenzionale.

In queste ore il centro dell’operazione sisposta verso Manbij, città liberata ad agostodalle Forze democratiche siriane (compostein maggioranza da curdi). I turchi voglionola città come guarnigione che segnerà ilmassimo punto a est della loro espansionein Siria, e che negherà alle detestate Ypguna presenza a ovest dell’Eufrate. Ieri peròi curdi hanno issato bandiere americane sualcune posizioni dentro Manbij, come a di-re ai turchi: “Abbiamo strappato questacittà allo Stato islamico in collaborazionecon gli americani. Ora avrete davvero il co-raggio di colpire queste?”

Il nuovo duro di Erdogan per gli affari militari

Se la cannabis la legalizza il poliziotto

La performance dell’economia italiananel secondo trimestre di quest’anno è

stata inferiore alle attese, configurandouno stallo della ripresa. Secondo l’Istat iltasso di crescita del pil è rimasto invaria-to tra I e II trimestre. E a confronto con ilrisultato dello stesso periodo del 2015 ilmiglioramento (più 0,8 per cento) c’è manon è esaltante. Inoltre, a sorpresa, la spe-sa per i consumi è rimasta invariata tra Ie II trimestre e ciò – insieme al rallenta-mento dell’attività industriale – porta a ri-tenere che se nei prossimi mesi il sostegnoalla ripresa derivante dai consumi doves-se indebolirsi ancora l’Italia tornerà dinuovo con un segno meno (anche se ilboom di turismo registrato questa estatepotrebbe aiutare a correggere la rotta delpil) . Molti attori economici dovrebbero at-tivarsi per evitarlo. Il governo, ovvio, maaccanto a esso anche tutti i sindacati: im-prenditori e lavoratori. Le tre confedera-

zioni Cgil, Cisl e Uil e Confindustria han-no appena firmato un documento congiun-to per mettere a fattore comune i fondi in-terprofessionali al fine di attivare mecca-nismi di formazione e ricollocazione deilavoratori di aziende in crisi. Non è epicoma segnala una novità: i sindacati riconsi-derano il loro massimo obiettivo (mante-nere i lavoratori all’interno di imprese de-cotte attraverso gli ammortizzatori socia-li) e aprono alle politiche attive; gli im-prenditori abbandonano gli istinti egoisti-ci e permettono che i dipendenti si ricol-lochino in aziende concorrenti. Tuttavia,per dare prova di responsabilità, impresee sindacati dovrebbero sbloccare la lungatrattativa per il rinnovo del contratto deimetalmeccanici con l’ottica di spostare lagestione del salario a livello aziendale. Senon ci riusciranno perderanno credibitàe, insieme, le chance di un recupero del-l’economia si ridurrebbero ancora.

Le crepe che mettono a rischio la tenu-ta dell’amministrazione capitolina si

sono manifestate in tempi sorprendente-mente rapidi, ma sono una conseguenzapressoché inevitabile della peculiare co-struzione politica del Movimento 5 stelle,la cui impostazione di base consiste nellalotta per “mandare via” una classe dirigen-te politica considerata incapace e corrot-ta. Questo obiettivo raccoglie consenso so-prattutto in situazioni come quella roma-na, in cui il degrado amministrativo è evi-dente, ma anche in situazioni – come quel-la torinese – in cui si manifesta stanchez-za per un establishment sempre eguale ase stesso, anche se efficiente. Quando peròsi deve passare dalla protesta “contro” glialtri alla gestione di dossier complessi,cioè si deve esercitare potere politico, siavverte tutto il peso di un’impostazione pu-ramente speciosa. Proporre di dare a tutti

un reddito fisso, di risolvere la questionedei rifiuti facendoli smaltire agli altri, didifendere a spada tratta i “beni comuni”anche quando in realtà si tratta di societàpubbliche inefficienti e costose, non forni-sce alcuna indicazione praticabile. Quan-do si tratta di gestire un potere è inevita-bile che si scontrino opzioni e interessi di-versi, ma se si nega alla radice la dialetti-ca politica – descritta dai grillini sempresolo come effetto della penetrazione dilobby – si crea una situazione in cui la lot-ta di potere resta, ma diventa criptica e in-decifrabile. Il clima interno del Movimen-to 5 stelle è il corollario inevitabile di unanegazione del confronto tra posizioni diffe-renti. Forse è un bene che la crisi si sia ma-nifestata tanto precocemente, perché met-te tutti di fronte all’evidenza della impra-ticabilità di un certo metodo organizzativoe di una certa opzione ideologica.

Ieri sono stati identificati e denunciatiquattro energumeni No Borders ritenu-

ti autori di scritte ingiuriose contro il po-liziotto Diego Turra, morto d’infarto inservizio il 6 agosto a Ventimiglia. Un’inda-gine sollecitata, tra gli altri, dai sindacatidi polizia a tutela del proprio lavoro e di-gnità. I sindacati servono per questo.Qualche dubbio in più suscita il fatto cheil sindacato di polizia intervenga per sug-gerire quali leggi si dovrebbero fare. Fe-lice Romano, segretario nazionale delSiulp, il principale sindacato di polizia,ha rilasciato un’intervista alla Stampa incui chiede la legalizzazione della canna-bis. Spiega che a fronte del “massiccio im-pegno di risorse spese, non c’è stato nes-sun effetto poliziesco-giudiziario, per nonparlare della necessità di tutelare i piùgiovani e la loro salute”, se non uno, “ro-vinare la vita di un giovane a causa di ri-

percussioni che neanche immaginava”. Sidice pertanto “favorevole alla distribuzio-ne dei derivati della cannabis in centricontrollati, a soggetti maggiorenni”. (Haincassato molti applausi, che di solitomancano quando i sindacati dei poliziot-ti difendono se stessi). Ovviamente ognicittadino ha diritto a pensare ciò che vuo-le e di dirlo, con i caveat di regole e dibuonsenso determinati dal ruolo pubbli-co o istituzionale che ricopre. Non fannogià abbastanza danni i magistrati che pre-tendono di dettare (o cassare) le leggi?Romano conclude: “Nelle forze di poliziac’è sensibilità, ma prevale ancora uno spi-rito conservatore. Questo perché in Italiasiamo spesso governati da un falso mora-lismo”. Toh, pensavamo di essere gover-nati dalle leggi, le quali vengono osserva-te e difese dagli uomini in divisa, quelli“usi a obbedir tacendo”.

Perché non regge il metodo 5 stelle

Soluzioni per un’economia in stallo

Tutti i limiti del grillismo messi a nudo dalla crisi della giunta Raggi

Il segno meno incombe. Imprese e sindacati battano un colpo vero

Non bastavano i pm, anche il sindacato di polizia vuole dettare le leggi

Il silenzio di Netanyahu sull’America

Per tre ore, il primo ministro Benja-min Netanyahu ha parlato di tutto –

di Israele e del medio oriente, del suo re-cord e dei suoi piani. Un argomento cheha accuratamente evitato con i visitatoriamericani lo scorso fine settimana, però,è stato quello delle prossime elezioni ne-gli Stati Uniti”. Così ieri il New York Ti-mes faceva il punto sul silenzio del soli-tamente loquace premier israeliano du-rante il recente briefing con gli ex fun-zionari della sicurezza americani a TelAviv. Quattro anni dopo essere stato ac-cusato di ingerenza nelle elezioni ame-ricane perché favorevole all’elezione diMitt Romney, il leader israeliano questavolta ha fatto voto di silenzio. Come spie-garlo? Col fatto che fra Trump e ClintonNetanyahu non saprebbe chi scegliere:dopo Obama chiunque sarebbe meglioper lo stato ebraico. “Tutti in Israele ca-

piscono che la cosa più importante è tor-nare al punto in cui siamo stati negli ul-timi 68 anni, ovvero a un atteggiamentobipartisan”, ha dichiarato Yair Lapid,leader dell’opposizione in Israele. Du-rante il suo incontro con una delegazio-ne di ex funzionari della sicurezza nazio-nale americani, Netanyahu ha espressoforte timore che gli Stati Uniti si stianoritirando dalla regione e che quel vuotoverrà riempito dalla Russia. Se HillaryClinton è associata a molti disastri diObama, Trump è uno sconosciuto che hacriticato l’intervento americano in mediooriente e ha proposto di limitare gli aiu-ti esteri. Il sentimento a Gerusalemmeoggi è questo: “Sappiamo molto su Hil-lary e sappiamo molto poco di Trump”.Così Israele rimane alla finestra a vede-re come va. Mentre il medio oriente tut-to intorno viene giù.

Si spiega con l’incognita dei due candidati e il ritiro americano

Ne “La ragazza selvaggia”, Laura Pu-gno continua a sviluppare il tema

che è centrale nella sua poetica, ovveroil racconto dell’apocalisse. Se c’è unacontinuità tra il suo esordio narrativo(nel 2002 con una raccolta di raccontiper Sironi) e questo suo ultimo testo, èsicuramente da rintracciare nella lungae fedele riflessione sul tempo ultimo. Lastoria de “La ragazza selvaggia”, infatti,altro non è che il tentativo di racconta-re un ritorno o, meglio, una resurrezio-ne. Il tutto prende le mosse in un imma-ginario parco naturale di Stellaria (unasorta di ardito esperimento scientificoper fare sì che la natura riprenda il so-pravvento senza controlli e senza rego-le di questi ettari di boschi, campi emonti) dove Tessa – una ricercatrice chemonitora le varie fasi del ritorno al “sel-vatico” – ritrova dopo dieci anni Dasha,giovane figlia adottiva di una famiglia diricchi industriali, che due lustri prima siera perduta nel bosco ed era stata dataper morta. Dasha, che incontriamo de-scritta come una ragazza/cagna, ha unasorella gemella, Nina, che è in coma do-po un incidente stradale. Intorno a que-ste due vicende si muovono tutti i fili diuna storia che ha il suo fulcro in due do-mande, mai dichiarate apertamente, mache aleggiano nelle pagine. Può ciò cheè morto tornare alla vita? Si può “ritor-nare” alla vita – Dasha rappresenta ap-punto un revenant – e che conseguenze

ha questo ritorno? La risposta della Pu-gno è negativa. Sin dalle prime pagine,l’immagine della foresta e del bosco cheprendono possesso con silenziosa tena-cia delle case abbandonate, delle strut-ture lasciate in disarmo, rinfoltisconoboschi, cancellano sentieri in una sortadi paradiso vegetale, che ricorda certesuggestioni de “La carta e il territorio”di Houellebecq, si affianca al suo pro-gressivo fallimento. Non è possibile so-stenere i costi del parco e del suo insel-vatichimento, molto meglio una “selvati-cità” controllata e farlo diventare unparco turistico.

Proprio nei giorni in cui tutto sta perfinire, ecco che Tessa trova Dasha. Ciòrappresenta, in maniera del tutto invo-lontaria, il risultato più concreto e visi-bile del parco. Una ragazza che non hapiù nulla del suo essere “umano”: nonparla, cammina come un cane a quattrozampe, ha una folta peluria sul corpo, i

suoi capelli sono un indistinto incrociodi terra, sassi, foglie. Al suo odore di sel-vatico, che impregna il container doveviene ospitata da Tessa, si contrapponel’algido freddo pulito della camera d’o-spedale dove Nina, la sorella più gran-de, è in coma. Il legame tra le due gemel-le separatesi dieci anni prima – separa-zione iniziata con la scomparsa miste-riosa di Dasha nel bosco – si salderà inmodo inaspettato alla fine del romanzo.Uno dei tratti fondamentali degli scrittidella Pugno è l’assenza di suggestionireligiose, anzi, è di certo una delle scrit-trici dove l’immaginario cattolico è me-no presente. Nello stesso tempo, la scel-ta della lingua del romanzo è piana, nonha accensioni o punte, neppure liricheo sentimentali. Lo stile è volutamentecontrollato; quasi che al sogno di ritro-vare uno stato di natura e di innocenzasi opponesse una sorta di algida freddez-za; non è forse un caso che molta partedella storia avvenga nei giorni a cavallotra Natale e Capodanno e che quasi tut-to il racconto si svolga in luoghi chiusi.Un distacco che però non può negare ladrammaticità della risposta alle doman-de sottese al testo. La ragazza selvaggiacon la sua sintassi scabra e senza pietàsembra suggerirci che nessuno può ri-tornare alla vita di prima, così come Laz-zaro che dopo la sua resurrezione conti-nuò a sentire l’acre profumo della mor-te e non desiderò altro che liberarsene.

LLIIBBRRIILaura Pugno

LA RAGAZZA SELVAGGIAMarsilio, 174 pp., 16,50 euro

IL FOGLIO quotidiano

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DI DANIELE RAINERI

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Un riuscito ritorno e un nuovo cantante

Per molti adolescenti anni ’90 è stato un trio di culto, icona di trasgressione e ironia. Ora, dopo una lunga pausa e una rivoluzione nell’organico, i Blink 182 sono tornati col set-timo disco, California (BMG). Non c’è più Tom DeLonge, cantante, chitarrista e cofon-datore, che ha scelto la strada solista. Sembrava la pietra tombale all’avventura dei Blink, invece s’è trovato su-bito un sostituto, Matt Skiba, vecchio amico della band americana. Poteva essere un ripiego senza arte né parte, invece, il gioco funziona. E ri-porta in auge lo stile incon-fondibile del gruppo, un pop-punk divertito e divertente, fatto di ritmi serrati, melodie orecchiabili, chitarre pun-genti e l’ottimo lavoro alla batteria di Travis Barker. Spiccano il singolo Bored To Death, la scanzonata Sober, la breve e tiratissima The Only Thing That Matters e la più ariosa California. In chiusura il fulmineo sberleffo di Brohe-mian Rhapsody, niente a che vedere col quasi omonimo ca-polavoro dei Queen. DIEGO PERUGINI

MUSICA

Il mondo di DashaStellaria è il suggestivo nome di un espe-rimento. Una riserva naturale dove tutto dovrebbe corrispondere a uno stato pri-mitivo. Un luogo reale o forse solo men-tale, in cui l’equilibrio primordiale po-trebbe ricrearsi e offrirsi in pasto a studiosi attenti e rispettosi. È in questa riserva che trova rifugio la piccola Dasha, abbandonata per gioco o per emotività malata, dalla sorellina Nina. Ed è proprio Dasha Held La ra-gazza selvaggia che dà il titolo al ro-manzo di Laura Pugno (ed. Marsilio). Cresce per molti anni allo stato brado, leccando acqua dalle pozze come un ani-male, spennando volatili, combattendo con gli esseri viventi della riserva. Si nu-tre di carne cruda, costruisce tane e si ri-para come può. Fuori il mondo procede, la sorella Nina cresce fino a scontrarsi con l’impossibile della vita che diviene un muro contro cui sbattere, rischiando di morire. La ragazza selvaggia nel frat-

tempo viene rintracciata, osservata e sal-vata, da Tessa, una ricercatrice sensibile e affascinata da questa forma di femmi-nilità-naturale e di apparente libertà to-tale. Ma il sistema famiglia si impossessa di nuovo del corpo selvatico di Dasha, la chiude in un terrario, la riempie di seda-tivi e cerca di addomesticarla. Questo è uno dei molti modi in cui è pos-sibile raccontare questo libro che ci parla inoltre di fili invisibili che legano le creature della terra tra di loro, di come ogni fine sia sempre un inizio, di legami e sacrifici. La parabola si chiude ricor-dandoci che paghiamo talvolta i nostri torti con la vita e altre volte chiediamo invano di avere ciò che invece non pos-siamo pretendere, L’autrice ha nella parola poetica uno stile efficace, lettrici e lettori potranno tro-vare in libreria anche Bianco, le sue po-esie edite da Nottetempo. ELISABETTA BUCCIARELLI

Cooperazione mette in palio 3 copie di «La ragazza selvaggia» (ed. Marsilio), di Laura Pugno. Inviate un SMS con la parola chiave WINI, il vostro nome, cognome, indirizzo al n. 2667 (fr. 1.–) o comunicate nome, cognome e indirizzo allo 0901900004 (fr. 1.– da rete fissa). Per giocare gratis: www.cooperazione.ch/passatempi Termine d’invio: 12 settembre 2016.Il libro si può acquistare presso Coop City Lugano, Coop Serfontana, Ipermercato Resega Canobbio.

BESTSELLER

CONCORSO VINCI UN LIBRO

♦ Il libro di Cooperazione«La ragazza selvag-gia» (ed. Marsilio), di Laura Pugno: la storia-parabola su una bambina sparita in un bosco e ritrovata dopo anni.

Laura Pugno è nata a Roma nel 1970.

Cooperazione · N. 36 del 6 settembre 2016 85

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26 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 31 LUGLIO 2016 n. 209

Letteratura

I più venduti

narrativa1 serenata senza nomeMaurizio de Giovanni, Einaudi, Torinopagg. 374, € 192 toringradDarien Levani, Spartaco, S. Maria C. V.pagg. 176, € 10

saggistica1 appiaPaolo Rumiz, Feltrinelli, Milanopagg. 360, € 19

2 classici per la vitaNuccio Ordine, La nave di Teseo, Milanopagg. 268, € 15

Cosa consiglia

1 fratello john, sorella mary Marco Ehlardo, Spartaco, S.Maria C. V.pagg. 172, € 10: «Le avventure semiserie di un operatore socia-le precario»2 spartaco. le armi e l’uomoAldo Schiavone, Einaudi, Torinopagg. 154, € 12: «In un avvincente racconto, la famosa rivoltapartita proprio dall’antica Capua»

infoLibreria Spartaco, via Martucci 18, Santa Maria Ca-pua Vetere (Ce). Tel. 0823 797063. Responsabili: Ugo eTiziana Di Monaco. Superficie: 110 mq. Titoli: 15mila. Al centro di una zona ricca di vestigia romane da visita-re guidati proprio dai suggerimenti dei librai, l’elegan-te libreria ha grandi vetrate ad arco che consentono divedere tutto l’interno anche quando gli autori conver-sano con gli astanti: una citazione del famoso anfitea-tro. Al piano superiore, comodi angoli lettura invitanoa regalarsi momenti piacevoli. I titolari, due fratelli an-che editori, da anni propongono deliziose iniziative a lettori divenuti ormai una folta legione. La loro tenaciae creatività sono vanto e risorsa per l’intero territorio. a cura di Enza Campino

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parola di libraio tamburino cover story_ CortonaFino al 7 luglio si svolge Cortona Mix Festival. Tra gli ospiti di questa edizione Nicolai Lilin, Simonetta Agnello Hornby, Wlodek Goldkorn, Chaimaa Fatihi, il premio Strega 2016 Edoardo Albinati (martedì 2 agosto, ore 19). Per informazioni www.cortonamixfestival.it

_ Santo Stefano BelboLa rassegna «Con gli occhi di Cesare Paves»e si conclude la sera di giovedì 4 agosto con un appuntamento dedicato alla tradizione dei falò: alle ore 19 in Piazza San Rocco la e la consueta cena sotto le stelle, seguita, alle ore 21 dall’accensione dei falò sulle colline di Santo Stefano Belbo e, alle ore 21.30, dal concerto della Filarmonica santostefanese.

Tutto il Maigret dispersoBenedetti collezionisti. Che scovano «La pipa di Maigret» in «Nazione Sera» del 1953 (sotto le parole crociate e a fumetti!); che pescano «La Neve Sporca» sulla rivista «Il Dramma» (1951) e si spingono fino alla rivista umoristica «Bis» (1926), per la quale Georges Sim firma il racconto «Ecco la fortuna!». È un lavoro prezioso quello di Giuseppe Cecconi e Antonio Vianovi: in «Fratta-gli» hanno raccolto tutto il Maigret disperso nelle riviste italiane. O, almeno, ci hanno prova-to. Perché sicuramente qualcosa da trovare ancora c’è... (s.sa.). Info: www.torrebabele.it 

etty hillesum

L’ultima camicia dell’umanità«Cosa ne è dell’uomosospinto sul baratro del male estremo»? È la domanda cui l’autrice ha rispostocon grande profondità

di Matteo Marchesini

«Nel concerto delleriflessioni su cosane è dell’uomo so-spinto sul baratrodel male estremo,nessuna è andata

in profondità come quella di Etty Hillesum»: co-sì Giancarlo Gaeta in Il privilegio di giudicare, un prezioso libretto che raccoglie i suoi saggi sulla ventinovenne olandese morta nel 1943 ad Au-schwitz. Gli scritti della Hillesum, stampati solonegli anni ’80 del riflusso ideologico, non han-no potuto nutrire il primo e decisivo dibattito sulla Shoah (incontrare il percorso della Arendt,ad esempio), e sono stati spesso letti in chiave intimistica. L’affermazione ha quindi un sapo-re polemico; ma è impegnativa in sé, soprattut-to se viene dal massimo studioso italiano di Si-mone Weil. Il confronto tra queste due giovani donne diversamente travolte dalla seconda guerra mondiale è quasi canonico. Da un lato lamistica cartesiana francese che rimuove il cor-po, il sesso, la psicologia, e soffre di tremende emicranie; dall’altro l’aspirante scrittrice e psi-cologa che tra Amsterdam e il campo di Wester-bork narra le montagne russe della bulimia, dell’umore, dell’eros, spiegando come quelloche sente «a sud del diaframma» influenzi il suopensiero. Ma sia Simone sia Etty, ebree lontanedalla tradizione, sono destinate a testimoniare Dio, costrette da qualcosa più forte di loro a ingi-nocchiarsi. Entrambe si caricano addosso la croce della tragedia collettiva, tenaci ma inermi,per sperimentare ciò che avvertono come il nu-cleo indistruttibile dell’umano, ed entrambe provano a trasformare le proiezioni illusorie dell’io in attenzione pura ed equa verso tutte le cose: l’attenzione che la Weil vede nell’Iliade e che la Hillesum mostra nelle lettere da Wester-bork, in cui, come scrive Gaeta, svela l’essenza diogni uomo «senza bisogno di esprimere alcun giudizio, poiché nell’imparzialità dello sguardo ciascuno si giudica da sé».

Sia Weil che Hillesum capiscono che la vio-lenza bellica viene da un male vicino, famigliare:dal modo in cui quasi tutti amplificano i propri meschini rancori nell’odio politico, e da forze in-teriori rimaste spaventosamente primitive in un mondo esteriormente complesso ma privo discopi. Perciò scelgono di «raccogliersi e distrug-gere in se stesse ciò per cui si ritiene di dover di-

struggere gli altri». Nell’olandese, però, questi tratti appaiono più sorprendenti perché ci vieneincontro con la domestica quotidianità di una ragazza che non vuole rinunciare a nulla, e che non dimentica mai come perfino l’amore più al-to dipenda «dai cambiamenti climatici». Insie-me alle vaste pianure interiori della madre russa,Etty conserva fino all’ultimo l’umorismo ebrai-co del padre, quello che tra le baracche del campole suggerisce di paragonare i tristi surrogati ali-mentari a leccornie principesche, e la brughiera a un fumettistico Klondike. È una tale “normali-tà” che rende così misteriosa e straordinaria la sua scelta di non sottrarsi ai nazisti. A qualcuno, questa scelta appare frutto di «semplice passivi-tà» spiritualistica o autodistruttiva. Ma Etty ri-batte che il suo popolo ha ormai «un destino di massa»: chi decide di sfuggirgli a qualunque prezzo deve sapere che un altro prenderà il suo posto. Soprattutto, se non si gettano le basi per una nuova forma di vita, salvare i corpi non sarà abbastanza: le cose che accadono sono «troppo grandi» e fatali per reagire con un’amarezza pri-vata. In questa sospensione dell’etica comune, dice Gaeta, sta il valore dell’esempio hillesumia-no. La «indifferenza del giudizio morale», ossia il suo sguardo “oggettivo”, permette a Etty di analizzare senza sconti la terribile ambiguità di ogni ruolo, compreso quello che lei stessa assu-me, prima negli uffici del Consiglio ebraico con-tro cui si scaglierà la Arendt e poi a Westerbork, dove l’aiuto che offre è inseparabile dal «mecca-nismo funesto» della strage, dato che calmare lemadri e vestire i bambini significa prepararli al-l’annientamento.

È dunque l’insufficienza delle categorie con-suete davanti al male estremo che impone alla Hillesum di recuperare «ciò che nell’umanità di

ciascuno è radicalmente altro, la trascendenza,il bene, Dio». A volte parla di questo Dio come diuna parte di sé, altre volte allude a un Tu sopran-naturale, e altre ancora considera il nome una metafora troppo rozza. Certo si tratta di un Dio «senza religione», di un Dio debole che si dis-solve se l’uomo non lo custodisce, secondo l’in-tuizione di Rilke. Gaeta nota un atteggiamento quasi materno verso questo Ente «spogliato da ogni attributo di potenza» come poi quello di Jo-nas: la sua impossibilità d’intervenire nel mon-do è compensata dalla «parte divina della crea-tura», che ristabilisce al di fuori di ogni teologia«la situazione propria della vocazione profeti-ca». Davanti a eventi che mai la ragione avrebbecreduto possibili, la Hillesum evoca infatti nuo-vi «organi» di comprensione e resistenza. Biso-gna attingere alla «corrente profonda» della vi-ta: sentirne l’unità, ma senza eluderne le con-traddizioni. Solo se si tengono presenti la sven-tura e la morte l’esistenza diviene un «insieme compiuto», mentre resta arbitraria «non appe-na se ne accetta o rifiuta una parte a piacere».

Col suo tipico umorismo, in un momento di pie-nezza Etty scrive che in lei «Rilke e Marlene Die-trich si tollerano splendidamente»; e altrove, intono più cupo, ricorda che la poesia e i geloni so-no ugualmente reali.

In questo tentativo di maturare organica-mente e senza forzature, come un frutto, le sue guide sono il poeta del Libro d’ore e Jung, ma so-prattutto lo psicochirologo Spier, un ebreo te-desco con cui instaura una relazione di eroti-smo intenso e trattenuto, e a cui dedica parole degne di un moderno Cantico dei Cantici. Quan-do muore di cancro, saluta in lui il suo interme-diario con Dio, pronta a farsi a sua volta inter-mediaria «per tutti quelli che potrà raggiunge-re». È Spier che la spinge a tenere il diario in cui matura lo stile delle ultime lettere, dove ogni aspetto di Westerbork, orrido o grottesco, è col-to con la stessa obiettiva limpidezza: le agonie eil cabaret, le partenze notturne e i notabili ridot-ti all’«ultima camicia della loro umanità». L’unica forma adatta a descrivere un mondo co-sì assurdo, pensa Etty, è quella della favola: perònon si sente ancora pronta a creare. Sente che leidee continuano a pendere dalla sua persona come vestiti troppo larghi, che non sa esprime-re ciò che ha compreso. Ma per raccontare una simile esperienza religiosa, forse nessun mo-derno conosce davvero le parole: senza il lin-guaggio condiviso di una tradizione, lo spazio che separa la fede di Weil e Hillesum dall’assur-do di Camus è un’intercapedine sottilissima di materia sconosciuta. E tuttavia, questa materiairradia un’energia enorme.

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Giancarlo Gaeta, Il privilegio di giudicare, Apeiron, Sant’Oreste, pagg. 128, € 8,90

matticchiate di Franco Matticchio

Molto più di una testimonianza«Etty Hillesum ha lasciato molto più di una testimonianza. La sua scrittura ha la rara capacità, cheha solo il grande artista, che aveva Primo Levi, di far vedere, di far partecipare. Si legge, ed è come

essere là: unica condizione perché quella somma mai uguagliata di dolore e di ingiustizia resti realee viva, invece di finire nell’immane serbatoio dell’abiezione, cioè del dolore negato e rimosso dalla

cattiva coscienza dell’umanità» scriveva Andrea Casalegno su Domenica l’11 novembre 1990www.archiviodomenica.ilsole24ore.com

di Serena Vitale

A Julia Dobrovolskaja, la linguista(e traduttrice, lessicografa,scrittrice) russa morta a novan-tanove anni in Italia, dove viveva

dall’82, devo molte cose. Le pazienti rispo-ste ai miei disperati SOS, quando dopo es-sermi inutilmente dannata su una frase osolo una parola di un testo russo renitentealla versione italiana, le chiedevo aiuto. Lesono debitrice, ancora, delle lezioni di lin-gua russa che tenne all’Università Cattoli-ca di Milano, finché un giorno dagli Ufficimi dissero: «Ha un’età che non le si può farfirmare nessun tipo di contratto» ( lei urlò:«A 86 anni sarei troppo vecchia per inse-gnare?» e un gruppo di studentesse che la

adoravano riuscì a ottenere dal prof. Ciga-da, allora nostro preside, la proroga di unanno a dispetto di leggi e decreti). E ancorarendo omaggio alla sua salvifica ospitali-tà: quando studiavo a Mosca andavo a tro-varla nel suo piccolo appartamento in viaGor’kij, in pieno centro, «così, per un brevesaluto». In realtà per risolvere il problemapiù assillante degli stranieri a Mosca: la pi-pì (non esistevano bar, per i ristoranti bi-sognava mettersi pazientemente in coda estare per un’ora o più al gelo acuiva il pro-blema). Dopo un po’ lei capì, ovviamente, esi divertiva a bloccarmi, ancora intabarra-ta, parlando del più e del meno (sempre“meno”, nella Mosca di quegli anni) finchénon imploravo, con le lacrime agli occhi:«Mi faccia andare in bagno, per piacere».Uscita dal gabinetto, potevo sempre con-tare su un tè caldo, su inflessibili quanto

preziose correzioni del mio ancora balbet-tante russo. Era stata anche insegnante diitaliano, e non lasciava correre con un sor-riso, come tanti suoi compatrioti, i miei ri-dicolissimi errori.

Nell’82, grazie a un matrimonio di co-modo, lasciò l’Urss, i miasmi della “stagna-zione” brežneviana ( «pedinamenti, dela-zioni, invidia»), i suoi libri e le sue cose,portando con sé solo i ricordi un passatodai tanti momenti oscuri.La militanza nel-la guerra civile spagnola quando, giovaneinterprete, aveva scoperto il trattamentoriservato dai sovietici agli anarchici, lacondanna a tre anni di lavori forzati (l’am-nistia di Stalin, nel ’45, li ridusse a uno) per-ché, conoscendo molte lingue straniere edessendo stata all’estero «avrebbe potutotradire», le soffiate, e i relativi licenzia-menti, di “amici” e colleghi …

E invece non tradì mai, Julia, la russacol marchio del “punto 5” (“nazionalità”:ebrea). Si può solo immaginare quantodifficile e tormentoso fosse per lei muo-versi nella strettissima lingua di terra cheseparava la coscienza dell’iniquità impe-rante dall’amore per la sventurata patria.Non diede mai soddisfazione agli uominidel Kgb che da una stanza sotto il suo ap-partamento ascoltavano ogni parola pro-nunciata da lei e dagli illustri ospiti italia-

ni - aveva, tra l’altro, il compito di inter-prete per le delegazioni ufficiali in visita aMosca. C’erano gli scrittori da lei tradotti(Moravia, Rodari…), gli amici Abbado, Pa-olo Grassi, Guttuso. Quest’ultimo la rin-negò come “traditrice” quando decise diemigrare. Avrebbe potuto dare lui il buonesempio, penso oggi con rabbia, lascian-do l’Italia ed emigrando nel paradiso so-vietico, ma dalle sue belle e oneste memo-rie (Post Scriptum, 2006 - converrebbe ri-

leggerle) la stessa Julja mi ammonisce :«Cosa mi è rimasto di Renato?... Unastruggente pietà per lui e Mimise, per lasua fine indegna e scandalistica. Una sor-da protesta contro la peste del 1917 che in-fettò l’intero pianeta avvelenando la vitadi molte generazioni…».

Julia era molto amica di Marcello Ventu-ri; aveva tradotto il suo Bandiera bianca aCefalonia (come ridemmo quando - dovevaessere il ’77 - durante un’intervista il titolovenne corretto da uno speaker della televi-sione sovietica in Bandiera rossa a Cefalo­nia). E a Venturi si deve la leggenda, sem-pre smentita dalla protagonista, che la bel-la giovane russa dai capelli d’oro sia stata ilprototipo della Maria di Per chi suona  lacampana. Ma nella leggenda Julia era giàentrata - con le sue traduzioni, il suo Corsopratico d’italiano (prima edizione 1964) sucui hanno studiato generazioni di russi,l’enorme lavoro al Dizionario russo­italia­no e italiano­russo, la sua passione pedago-gica. Anche con la sua straordinaria vitali-tà. La credevamo immortale.

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julia dobrovolskaja (1917-2016)

Julia che credevamo immortale

laura pugno

La familiaritàdell’estraneodi Filippo La Porta

I l quinto romanzo di Laura Pugno,La ragazza selvaggia, fa pensare acerti racconti dello splendido filo-ne non horror di Stephen King, lì

dove il perturbante agita il lettore mo-strandogli la domestica familiaritàdell’estraneo, l’oscurità impenetrabileche circonda il perimetro della razio-nalità. La giovane biologa Tessa, cu-stode della riserva protetta di Stellaria- un progetto fallito per mancanza difondi - «aprì la porta sul buio del bo-sco…». E così ritrova la ventenneDasha, sparita nel bosco quando erabambina: il corpo pieno di ferite e cica-trici, l’odore di selvatico, un flebilemugolio. Di lì ricostruiamo l’intera vi-cenda, fitta di personaggi (suggeriscodi fare uno specchietto nell’ultima pa-gina) e storie secondarie: Dasha e la so-rella gemella sono state adottate inUcraina dai coniugi Held, Giorgio eAgnese, poi Dasha sparisce nel bosco eNina resta in coma per un incidente;Nicola, figlio dei Varriale, trascorre glianni dell’infanzia con loro e si iscriveall’università - Economia - insieme aNina; con lui Tessa, a sua volta cresciu-ta orfana, sotto la protezione della ziaSagitta, intreccia una relazione senti-mentale e tenta - vanamente - di sbro-gliare quella che sembra la matassa diuna oscura maledizione.

L’incivilimento della ragazza sel-vaggia è destinato all’insuccesso - .Dasha continuerà a soffiare e a rin-ghiare di fronte a ogni tentativo peda-gogico - proprio come quello del ra-gazzo selvaggio dell’Aveyron nellaFrancia dei lumi (raccontato da Truf-faut nel 1971 con un film molto edulco-rato). Nel romanzo di Laura Pugnotutto precipita, fallisce, in un invernosenza fine, prima - forse - del risvegliodel mondo: l’amore, i progetti di ricer-ca scientifica, la famiglia, il recuperodella ragazza selvaggia attraverso illogopedismo, perfino le carriere (unprofessore universitario riappare co-me barbone - e quasi fantasma - sulLungotevere), etc., lasciando una do-lorosa scia di decessi, suicidi, impazzi-menti, malattie terminali, fughe…Sepensiamo che la nostra narrativa hauna fisiologica incapacità di rappre-sentare il tragico - perfino il reportagedeve virare sulla spettacolarità - . Lau-ra Pugno mostra qui anzitutto unasensibilità di tipo tragico e una insolitaradicalità: per lei i conflitti principalidell’esistenza non hanno vera solu-zione. Il che non ci esime dall’affron-tarli. È immune da qualsiasi attrazio-

ne estetizzante per la catastrofe, e anzi- sembra suggerirci - l’esperienzaumana consiste proprio nel subire ildestino, ma al tempo stesso nellostrappare al destino le chance che im-plica. Il fallimento diventa una prezio-sa forma di conoscenza e autoeduca-zione. Tessa alla fine non è la stessadell’inizio: si avventura nella neve altainsieme a Nicola, dopo aver fatto l’uni-ca scelta coerente: riconsegnano la in-domabile Dasha, secondo la volontàpaterna, al buio del bosco, con unaborsa frigo piena di carne cruda scon-gelata.

Laura Pugno, che ha pubblicato treraccolte di poesia, è considerata - atorto o a ragione - poetessa “speri-mentale”. Certo il romanzo è tutt’altroche formalmente spericolato o disar-ticolato, né appare sfiorato dal benchéminimo espressionismo verbale.Struttura lineare, sintassi piana, unalingua quasi referenziale. Come se ilnucleo tragico - raggelato e disturban-te - della narrazione non ammettessemanierismi avanguardistici e dovesseessere quasi protetto entro un involu-cro apparentemente convenzionale. Ilracconto di una lacerazione immedi-cabile richiede sobrietà. Nonostantela pletora di antiromanzi e metaro-manzi probabilmente il genere del ro-manzo non deve mai cancellare il pat-to con un pubblico (più o meno identi-ficabile o immaginabile). È una finzio-ne che non può ignorare del tutto ilproblema della realtà, di una realtà“inventata” ma in cui in cui altri possa-no continuamente riconoscersi, è unacostruzione artificiale che lavora suciò che hanno in comune le persone,sulla rielaborazione di immagini e ar-chetipi condivisi (si veda il recente Di­scorso sul romanzo moderno di AlfonsoBerardinelli, Carocci). Inoltre: La ragazza selvaggia ci mostraanalogie e corrispondenze segrete (ades. Nina, la gemella muore la notte cheDasha viene investita da un’auto, e so-pravvive), intermittenze del cuore e fi-gure nebbiose di un destino irrevoca-bile, e insomma il mistero di cui è intes-suto ogni quotidiano. Da sempre il ge-nere romanzesco ha dato spazio a unalogica diversa e sfuggente, ad un “sa-pere” estraneo alla cultura razionali-stica della modernità. In ciò rivela lapropria stessa natura non interamenteaddomesticabile né laicizzabile. Sitratta insomma di un genere “selvag-gio”, che ha bisogno di una sola cosa: lasincera voglia di sporgersi sul buio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Laura Pugno, La ragazza selvaggia, Marsilio, Venezia, pagg. 174, € 16,50

quasi centenaria  Julia Dobrovolskaja

Karl Kraus, Detti e contraddetti, Milano,Adelphi, 2009

L’aforismascelto da: Gino Ruozzi

Una faccia dove le rughesono trincee

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20 LIBRI E CLASSIFICHE

Domenica 12 giugno 2016 il Giornale

L eggendo le opere di Shakespeare,sembra quasi di avere tra le mani

delle sceneggiature per il grandeschermo. Come se l’autore, di cui ri-corrono quest’anno i quattro secolidalla morte, sapesse già che i suoidrammi sarebbero stati saccheggiatida registi di ogni spessore, spesso an-che solo in forma di citazione oomaggio. Il libro di Ilaria Floreano,più di ogni altro, mostra quanto riccasia stata (e sarà) questa produzionedi film, arricchendo il testo con curio-sità, aneddoti e numerose foto di sce-na. Un titolo davvero prezioso.

Maurizio Acerbi

CINEMA

Shakespearenumero unodegli sceneggiatori

I nchiesta lucida e necessaria sulpiù grande disastro ferroviario

nella storia d’Italia. Con testimo-nianze dirette si fa luce sul 29 giu-gno 2009: il treno 50325 deraglia nel-la stazione di Viareggio con al segui-to quattordici cisterne piene di GPL.La fuoriuscita del carico si insinuaovunque ed è un’esplosione a cate-na. Crollano palazzine, ponti, salta-no strade, automobili, perdono la vi-ta 32 persone a cui questo libro scrit-to con i guanti riconsegna dignità inattesa di conoscere l’esito di un pro-cesso giudiziario senza fine.

Paolo Sortino

S crittore colombiano e moralistauniversale, Nicolás Gómez Dáv-

ila (1913-94) è un autore culto comesolo le (ri)scoperteAdelphi sannoes-sere. Al di là della destra e della sini-stra, ha fatto del proprio pensiero informadi aforismi un’armamicidialecontro la stupidità del mondo mo-derno. Ora grazie agli (anti)modernigiovani intellettualidelCircoloProu-dhon arrivano, in prima traduzioneitaliana, le sue perfide e sublimiNo-tas. Suaprimaopera, e giàdefinitiva.

Luigi Mascheroni

Massimiliano Parente

JoyceCarol Oates paragonal’esordiodiBreeceD’JPan-cake a quello di Heming-way: entrambi hanno ini-

ziato con una raccolta di rac-conti,maPancake si è fermatolì. E comeHemingway si è sui-cidato, ma subito dopo averesordito, nel 1979, a soli 26 an-ni, per cui i suoi racconti sonol’unica opera che ci resta. Ap-penapubblicati in Italiadami-nimumfaxcon il titolodiTrilo-biti, sono l’occasione della ri-scopertadi unautore poco co-nosciuto che, se fosse andatoavanti, avrebbe potuto essereun nuovo Faulkner.Ambientati in una zona de-

pressa del West Virginia, i do-dici racconti hanno in comu-ne con la grande letteraturaamericana del secondo Nove-cento un’attenzione dramma-ticaper lamaterialità delmon-do. In Pancake ogni immagi-ne è cristallizzata, scolpita inun descrittivismo nominalisti-coesistenziale. Le fogliedi can-na, il bestiame, le tartarughealligatore da pescare e bollire,le pompe di estrazione delgas. Epoi «il silenzio traoscuri-tà e luce», «il fango nero delfiume», «il vento polveroso»,«la ruggine in fondo ai cam-pi».Così, perfino le tazze appese

dietro al bancone di un pubconducono a pensieri di mor-

te: «Le tazzemimettono ibrivi-di. Le guardo appese ai gancidietro la vetrina. E coperte dipolvere. La più pulita è quelladi Jim. È pulita perché la usaancora, ma sta appesa insie-me alle altre. Lo vedo dalla fi-nestra mentre attraversa lastrada.L’artrite gli stritola le ar-ticolazioni. Penso che mancaancora tanto prima che crepo,ma Jim è vecchio e mi vengo-no ibrividi, a vedere la sua taz-za appesa lì». Si noti il passag-gio, quasi organico, immedita-to, tra la tazza pulita e l’artriteche stritola le articolazione.Tutto è statico e tremenda-

mente mutevole. L’aria è pe-sante e lascia patine sulla pel-le. Nelle praterie su cui pasco-lavano ibisonti ora ci sonodel-le rotaie, «e ora le rotaie sonosepolte da un’autostrada e lemacchine corrono su e giù nelvento».Infine, nel racconto chedà il

titoloal volume italiano,diven-taemblematica la ricercacom-piuta dal narratore di gastero-podi e trilobiti, organismi vis-suti centinaia di milioni di an-ni fa, quando non c’era nulladi umano e la Storia era solouna lunga, indistinta preisto-ria: nessuna angoscia, nessundolore, nessun pensiero. Pan-cake si convertì al cattolicesi-mo, ma a giudicare da comeha posto fine alla sua vita, edalle cose che vedeva, nondo-veva essernemolto convinto.

RACCONTI

Pancake, preistoria della narrativa americana

Breece D’J PancakeTrilobiti(minimum fax, pagg. 192, euro 16)

recensioni

T essa vive in un container aimargi-ni di Stellaria, una riserva natura-

le che ha invaso un territorio primaabitato dall’uomo. Il suo lavoro di bio-loga sta per esaurirsi quando dalbuio, una notte, emerge una creaturaferita, metà donna metà lupo. Giuntaal suo quinto romanzo, Laura Pugnocontinua a trattare il nostro pianetacome lo sfondo ideale per un raccon-to di fantascienza. Stavolta dominaun tema, non meno fiabesco che filo-sofico, che concentra l’opposizionefra città e foresta in un singolo perso-naggio: quello dell’enfant sauvage.

Fabrizio Ottaviani

ROMANZO

Aiuto, è tornatol’uomo selvaggioMa è donna...

Laura PugnoLa ragazza selvaggia(Marsilio, pagg. 174, euro 16,50)

E sistono infiniti modi per raccon-tare una città. Se poi quella città

è Roma (quanti hanno provato a svi-scerarne il carattere?), allora è diffi-cile non partire dalle sue rovine. Mac’è chi, al posto delle rovine più anti-che, meta per tutti i turisti del mon-do, ne sceglie di più moderne. Sca-nu è andato alla ricerca dei cinemaindipendenti che nella capitale so-no stati definitivamente abbandona-ti. Edifici sacri (c’è una somiglianzatra le chiese e le sale), luoghi mitici.Ne viene fuori una archeologia senti-mentale – un libro necessario.

Andrea Caterini

COSTUME

La storia di Romasi proiettanelle vecchie sale

Stefano ScanuBuio in sala. Guida breve ai cinemadi Roma (Giulio Perrone editore,pagg. 126, euro 12)

Ilaria FloreanoShakespeare e il cinema. Vitae opere del Bardo sul grande schermo(Gremese, pagg. 192, euro 19,50)

INCHIESTA

I treni esplodono,eccome. Solo,non si sa il perché

Federico Di Vita e Ilaria GianniniI treni non esplodono.Storie dalla strage di Viareggio(Piano B edizioni, pagg. 160, euro 15)

C hi nonha sentito parlare della Leg-genda Aurea di Jacopo da Varagi-

ne? Ma pochi l’hanno letta. Eppure sitratta di una delle opere di religiositàpopolare più famose. Il beato Jacopo,nato nel 1228 a Varazze (Varaginis inlatino) in quel di Savona, era un dome-nicano che mise per iscritto le vite deiSanti più noti, da leggersi (legenda, lati-no) per la ricorrenza di ciascuno diloro. Scritta in linguaggio semplice,l’opera ebbe un successo strepitosoche superò i secoli. Non è lavoro stori-co nel senso moderno del termine, machissenefrega: è una storia bellissima.

Rino Cammilleri

RELIGIONE

Jacopo da Varagineè il santodegli agiografi

Jacopo da VaragineLeggenda Aurea(Libreria Editrice Fiorentina,pagg. 1330, euro 40, due volumi)

l’impossibile

Nicolàs Gómez DàvilaNotas(Circolo Proudhon, 2 voll.,pagg. 614, euro 14)

Note sulla stupiditàdel mondo. FirmateGómez Dávila

T ra i massimi scrittori giapponesi del’900, degno di stare a fianco della

triade Tanizaki-Kawabata-Mishima, Ya-sushi Inoue è l’autore del perfetto Il fuci-le da caccia, racconto con cui Adelphi loha sdoganato da noi. Ora Skira affrontaun libro delicato e capitale,Morte di unmaestro del Tè, da cui fu tratto il filmomonimo. Il testo, di lucida violenza, co-me sbalzare un bassorilievo sull’acqua,narra i tormenti esistenziali di un allievodi Sen no Rikyu, artista del tè vissuto nelXVI secolo, obbligato al suicidio rituale.Attendiamoora la traduzionedel roman-zo su Gengis Khan. Diconomeraviglie.

Davide Brullo

ROMANZO

Il maestro Yasushi,narrare con graziai tormenti e la morte

Yasushi InoueMorte di un maestro del Tè(Skira, pagg. 176, euro 16)

MATERIA Breece Dexter John Pancake (1952 - 1979)

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11/06/2016Pag. 43TUTTO LIBRI

diffusione:170497tiratura:245377

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

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Se la finedi un amoresi trasformaprestoin terribile ossessioneLa scrittrice di “Benzina” è in corsa per il Premio Stregacon “La femmina nuda” pubblicata da La nave di Teseo

STANCANELLI

Tessa è una giovane biologache lavora nella riserva di Stel-laria, un parco eolico concepi-to e voluto dall’impresa Tech-sa, fondata da Giorgio Held as-sieme al socio Michele Varria-le. La riserva però sta per chiu-dere, il governo ha deciso co-sì, e Tessa trascorre gli ultimitempi nel container che fa dabase e rifugio nella foresta. Inuna notte gelida, dal marginedella foresta compare un’om-bra, una figura umana selvati-ca e sfuggente. Tessa sa chi è,perché l’ha vista altre voltesenza dirlo mai a nessuno: sitratta di Dasha, la figlia adotti-va di Giorgio Held, originariadell’Ucraina, scomparsa tantianni prima proprio in quellaforesta dopo una fuga assie-me alla sorella gemella Nina,che da qualche mese giace in

coma in un letto d’ospedaledopo un incidente stradale.Dasha è ferita, Tessa la soccor-re e stavolta avverte chi deveavvertire. E il ricco GiorgioHeld ritrova sua figlia Dasha,anche se la ragazza è del tuttoinselvatichita, non parla, sem-

bra non riconoscere gli umanie si comporta come un anima-le predatore. Comincia così,in piena aderenza al nobile fi-lone narrativo dell’enfant sau-vage, il nuovo, bellissimo ro-manzo di Laura Pugno, “Laragazza selvaggia” (Marsilio,

pagg. 174, Euro 16,50), in cuila scrittrice esplora, come ingià nel romanzo d’esordio“Sirene” (Einaudi, 2007) il te-ma a lei caro del mostro che èdentro di noi, declinandolostavolta in un coinvolgente in-treccio che dal buio della na-tura porta al buio dei senti-menti. Dietro la fuga di Dashac’è un groviglio di dolore cherimbalza da Giorgio Held alsocio morto forse suicida, dal-la moglie Agnese segnata dauna mancata gravidanza ge-mellare fino alla sorella diDasha, Nina, anima specula-re e vittima dello stesso tor-mento della gemella. E anco-ra una volta sarà il ritorno auna natura silente e indiffe-rente a marcare i limiti di ciòche è umano.

Pietro Spirito

SAGGISTICA

L’INVESTIGATORE STRIKEARRIVA A UN CROCEVIATerzo libro della serie che ha perprotagonisti l’investigatore privatoCormoran Strike e la sua giovane edeterminata collaboratrice RobinEllacott. Da lei prende le mosse questogiallo ingegnoso, quando alla ragazzaviene recapitato un pacco che contienela gamba amputata di una donna. Soloquattro persone che fanno parte delsuo passato potrebbero esserneresponsabili e Strike sa che ognuna diloro sarebbe capace di un gesto di tale

brutalità. La polizia concentra le indagini su un sospettato, mal’investigatore è sempre più convinto della sua innocenza. Non rimaneche prendere in mano il caso, insieme a Robin, e immergersi nei mondioscuri e contorti degli altri tre indiziati. Intanto, altri disumani delittistanno per essere compiuti e i due non hanno molto tempo per venirnea capo.Un giallo e la storia di un uomo e di una donna giunti a uncrocevia della loro vita personale e professionale.

di Alessandro Mezzena Lona

Una storia d’amore che finiscedopo cinque anni. La solita bro-daglia di tradimenti nascosti,mezze bugie, sotterfugi, sorrisidi circostanza, silenzi. Una tra-ma che si ripete in chissà quantiromanzi. Da evitare accurata-mente, allora, per non impanta-narsi nella noia? No, se chi pro-va a raccontarla è una donna.Una scrittrice che trova il corag-gio di non nascondere nulla. Dimettere in piazza il dolore, l’an-sia, il tormento. Le meschinità acui si aggrappa chi non vuoleperdere il compagno fedifrago.

Elena Stancanelli è, senzadubbio, la scrittrice giusta. Nonsolo perchè ha dimostrato findal suo debutto nel 1998 con“Benzina”, premiato con il Giu-seppe Berto, di avere il coraggiodi guardare la realtà dritta negliocchi. Ma perché nel suo ro-manzo nuovo, “La femmina nu-da” pubblicato da La nave di Te-seo (pagg. 156, euro 17), è riu-scita a scendere nel maelströmdi una vicenda indicibile. Che sinutre di ossessioni, che sfiora lapersecuzione. Che lacera il cuo-re e la mente.

La femmina nuda di ElenaStancanelli, che sembra giocar-si assai buoni per la vittoria alPremio Strega, è Anna. Bella, in-telligente, inserita molto benenel mondo del lavoro, vive unastoria d’amore appagante percinque anni. Fino a quando Da-vide comincia a comportarsi co-me il classico uomo che tradi-sce. Inventa appuntamenti di la-voro che non esistono, dimenti-ca di cancellare imbarazzantimessaggi sul telefonino. Svicolaper non trovarsi faccia a facciacon la verità.

E soprattutto parla troppospesso di un’altra donna. Unache è andata da lui all’officinaper farsi riparare la macchina.Una che Anna comincia a chia-mare Cane. Perché Davide, piùche di lei, accenna spesso alquattrozampe che si porta sem-pre appresso. «Un meticcetto»,niente di più. Ma da quel giornoil battufolo di pelo diventa unossessione. Anzi, più di lui la suapadrona. E non conta che Davi-de si sia fatto beccare a confes-sare una lunghissima lista di oc-casionali amiche con cui non di-

sdegna di organizzare ren-dez-vous erotici. Potrebbe esse-re solo una tra tante?

È a questo punto che “La fem-mina nuda” subisce un’accele-razione. Da storia, molto nor-male, di tradimenti diventa cro-naca di un viaggio nella follia.Perché Anna perde completa-

mente di vista il filo dell’orizzon-te. E comincia a vivere solo infunzione della sua ossessione:controllare sul profilo Facebookdi Davide lo stato di avanzamen-to lavori della torbida storia conCane. Ruba la password d’in-gresso. Si industria a riscoprirlaquando lui si accorge di essere

spiato e la cambia. Ingaggia unaserie di improbabili corpo a cor-po carnali con i primi uominiche le capitano a portata di ma-no. Per vendicarsi. Non mangia,per dormire deve ubriacarsi. Fi-no a raggiungere il limite estre-mo: «Adesso mi piacciono tutti.Forse perché sto diventandovecchia e il tempo diminuisce.Ho pietà dei corpi. Ho una gran-de pietà e rispetto per i corpi. Diqualunque forma siano, perquanta strada abbiano fatto»,confessa Anna.

Ed è a quei corpi che Anna siaggrappa per risalire dal precipi-zio dov’è caduta. Non prima, pe-rò, di essere scesa fino al fondo.Quando sceglie di vedere Cane.Di parlarle, di farsi toccare ecoinvolgere in una serata pazzadestinata a finire malissimo.

Con una scrittura scavata neldolore e nell’ossessione, doveanche il sorriso diventa amaris-simo sghignazzo, Elena Stanca-nelli non risparmia niente allasua Anna. La spinge a valicare iconfini della dignità, la costrin-ge a sconfessare i principi del ri-spetto per sé e per gli altri. La favivere in una storia estrema, atratti forse tirata un po’ per lelunghe, ma pur sempre capacedi obbligare ogni lettore a spec-chiarsi. Per fargli ammettereche quella fuga nell’ossessioneè in agguato dentro tutti noi.

alemezlo©RIPRODUZIONE RISERVATA

NARRATIVA STRANIERANARRATIVA ITALIANA

MINIRECENSIONI

AMICIZIA AL MASCHILEIN UN DOLORE CHE UNISCEUn regista, nel mezzo dell’esistenza edella carriera, viene bruscamentemesso di fronte alla malattia del suomigliore amico. Un presente imprevistolo obbliga a interrogarsi su di sè,muovendo incontro ai fantasmi delpassato e del futuro. Philippe Claudel,scrittore francese di successointernazionale e regista (è suo “Non ciposso credere” con Neri Marcorè eStefano Accorsi), riflette in questoromanzo su che cosa significa esserevivi e quando possiamo dire di esserlo

davvero. E ci racconta una storia di amicizia al maschile. Il suoprotagonista mostra i segni dell’età che avanza nel corpo, ma ha il cuorepieno di curiosità e desideri. “Sta’ con i vivi” gli viene suggerito e questogli toccherà fare, tra ricordi, sensazioni, immagini, facendosi guidaredagli affetti consueti e da una nuova passione amorosa. Claudel conduceil lettore alla scoperta di quell’impalpabile sostanza di cui siamo fatti edi quel sottile filo che invisibilmente lega gli individui, che prima sonosolo estranei e poi finiscono per donarsi reciprocamente senso.

VIAGGI E RICETTEDELLA TRADIZIONE EBRAICAMangia per nutrire la tua anima. Forsepoche culture e religioni comel’ebraica sono così attente al cibo, allasua preparazione e consumazione. «Ilcibo e la natura tutta, infatti, non sonocasuali, seguono delle regole» e «ilgiusto usa il cibo come preghiera». Eancora, «mangiare per un ebreoosservante è un impegno, e non è uncaso: osservando la kashrùt, l’insiemedelle regole che definiscono glialimenti adatti ad essere consumati, i

bambini imparano sin dall’infanzia il concetto di disciplina,distinguendo tra ciò che è permesso e ciò che non lo è». Perciò CarlaReschia accompagna il lettore lungo un itinerario di storie che siintrecciano a precetti e al racconto dei viaggi e delle esperienzedell’autrice, aprendo un’ampia finestra sul mondo ebraico e le suetradizioni. Non mancano ovviamente, le ricette: dal pollo al curry alfalafel al gefilte fish, tipica pietanza askenazita.

L’immagine di copertina del romanzo “La ragazza selvaggia” (Marsilio)

I più venduti in Friuli-Venezia Giulia - dati di vendita forniti dalle librerie: Minerva - Einaudi - Nero su bianco - Ubik - Lovat - Feltrinelli (Ts) - Friuli (Ud) - Minerva - Al Segno (Pn)

1) ASSASSINIO DI UN IMMORTALE di Petros Markaris La nave di Teseo.....................................................................................................................................................

2) MI CHIAMO LUCY BARTON di Elizabeth Strout Einaudi.....................................................................................................................................................

3) QUELLO CHE NON UCCIDE di David Lagercrantz Marsilio.....................................................................................................................................................

4) LONDON UNDERGROUND di Don Wilson Einaudi.....................................................................................................................................................

5) MAESTRA di Lisa Hilton Longanesi

VENEZIA È UNA BALENARICCA DI ARTE E STORIAL'idea dell’autore è che Venezia siacome Moby Dick, la balena bianca concui Achab mette in gioco il suo destino:un'inafferrabile città-destino,immersa nel Mediterraneo con i suoitentacoli-isole. Da qui variaccostamenti fra la città dei campiellie il capolavoro di Melville, come il logodi Manuzio, quel Leviatano checampeggia su ogni suo libro,raffigurazione simbolica di Venezia.

Animato da quest'idea, de Seta si è mosso alla ricerca degli infinititesori che giacciono nel corpo di questo misterioso Leviatano: le opereche hanno segnato la storia dell'arte e sulle quali incombe una talebibliografia da far tremare i solai di una biblioteca. Un’escursione adampio raggio nell’arte e nella rappresentazione che di Venezia dàl’arte, da Tiziano a Canaletto, Guardu e Bellotto.

Venezia e Moby Dick ■ di Cesare De Seta ■ Neri Pozza■ pagg. 245 ■ Euro 16,00

Il romanzo del cuore e del corpo ■ Philippe Claudel ■ Ponte alle Gra-zie ■ pagg. 153 ■ prezzo euro 14,50

In viaggio con la cucina ebraica ■ di Carla Reschia ■ Algra Editore■ pagg. 147 ■ Euro 15,00

“La ragazza selvaggia” si salva nel boscoNel nuovo romanzo di Laura Pugno una giovane smarrita tra natura e sentimenti

1) L’ALTRO CAPO DEL FILO di Andrea Camilleri Sellerio.....................................................................................................................................................

2) LA BATTAGLIA NAVALE di Marco Malvaldi Sellerio.....................................................................................................................................................

3) CAFFÈ AMARO di Simonetta Agnello Hornby Feltrinelli.....................................................................................................................................................

4) IL CALCIO IN GIALLO di AA.VV. Sellerio.....................................................................................................................................................

5) HO SPOSATO UNA VEGANA di Fausto Brizzi Einaudi

1) PRIGIONIERI DELL’ISLAM di Lilli Gruber Rizzoli .....................................................................................................................................................

2) SHAKESPEARE. UNA BIOGRAFIA di Peter Ackroyd Beat .....................................................................................................................................................

3) STORIA DELLE TERRE E DEI LUOGHI LEGGENDARI di U. Eco Bompiani .....................................................................................................................................................

4) SOLO LA MENTE PUÒ BRUCIARE I GRASSI di R. Morelli Mondadori .....................................................................................................................................................

5) LA COSTITUZIONE E LA BELLEZZA di Michele Ainis, Vittorio SgarbiLa nave di Teseo

La via del male ■ Robert Galbraith ■ Salani ■ pagg. 599 ■ 18,60 eu-ro

Elena Stancanelli ha esordito nel 1998 con “Benzina”

36 Cultura e Spettacoli IL PICCOLO VENERDÌ 3 GIUGNO 2016

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DOMENICA 22 MAGGIO 2016 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 19

Che rapporto c’è fra Shakespeare e un bravo medico? La capacità di indagare in modo sofisticato e in ogni dettaglio il corpo e l’animo dell’uomo. Nei drammi di Shakespeare e nell’attività dei medici vita e morte si rincorrono

e si confrontano continuamente. Al punto che Cimbelino (Re di Britannia, in un’opera teatrale molto poco rappresentata) a un certo punto esclama: «La medicina prolunga la vita ma alla fine la morte si porta via anche il dottore».

La diagnosi del dottor Shakespeare

{Sopra le righedi Giuseppe Remuzzi

Laura Pugno incrocia parentele, lutto, natura, l’ombra di Chernobyl, i segreti di una «Zona interdetta». Un impasto che genera claustrofobia

Boschi e misteri: un labirinto(ma il labirinto è il romanzo)

Favole nere

di DANIELE GIGLIOLI

Stile UUUUU

Storia UUUUU

Copertina UUUUU

E ra una notte buia e tempestosa.No, sul serio, comincia propriocosì La ragazza selvaggia (Mar-silio) di Laura Pugno, anche senon con queste parole. Ciò non

per insinuare che si tratti di una sfilza diluoghi comuni di scrittura e di invenzione:al contrario. Chi ha letto le sue cose prece-denti sa che l’autrice ha un mondo narrati-vo tutto suo, riconoscibile all’istante neitemi e nel modo di porgerli, un insieme fi-nito e ricorrente di elementi che si combi-nano in maniera ogni volta diversa e sor-prendente. Vero però che ora, per la primavolta, quel mondo corre il rischio di appa-rire chiuso, fisso, non passibile di svilup-pi, il che ne rappresenta insieme il fascinoe il limite.

Quali sono questi elementi? Ecco laconfigurazione con cui si presentano qui.Ci sono la città e il bosco, natura e culturasempre colte nelle faglie in cui entrano infrizione: la ragazza selvaggia di cui al tito-lo, Dasha, perdutasi una decina di anniprima perché abbandonata dalla gemellaNina (entrambe orfane di Chernobyl adot-tate da Giorgio Held, imprenditore andatoa fare affari in Ucraina), viene ritrovata daTessa, nipote di una strega di paese, biolo-ga precaria e ultima abitatrice di Stellaria,riserva naturale creata per un esperimentouniversitario ora in via di smantellamentoe sul cui sfondo si staglia una selva di paleeoliche (simbolo di energia pulita, fragilealleanza tra bisogni umani e risorse am-bientali, bosco rassicurante).

C’è il tema dei fratelli legati da un nessomisterioso che si nega al linguaggio (Ninaestroversa, Dasha forse autistica; Nina fi-nita in coma nell’imminenza del ritrova-mento di Dasha quando un test le rivela diessere irrimediabilmente sterile). C’è il te-ma del lutto, una vera trenodia che attra-versa tutto il romanzo, cui è promessoGiorgio Held e da cui è segnato Nicola Var-riale, innamorato di Nina, da quando suopadre, solare e ottimista socio di Held, èprecipitato ubriaco da un balcone; e conloro molti altri personaggi. C’è il tentativotracotante e pietoso — tracotante perchépietoso? non sarà la pietà la più orgogliosaforma umana di ubris, a petto dell’inno-cente spietatezza della natura? — di Heldche usa la sua ricchezza per convocare la scienza al capezzale delle sorelle, Dasha darieducare, Nina da strappare al coma nellaconvinzione che il ritorno della sorellapossa scuoterla dal suo sonno neurovege-tativo.

C’è il tema della Zona interdetta dove

accadono cose inquietanti e inesplicabili edove Stellaria, contraddittorio propositodi ricreare con la manipolazione tecnicauno spazio incontaminato, fa da contral-tare a Chernobyl, avvelenata dall’erroreumano ma prima ancora dalla sua pretesadi scindere la sostanza ultima della mate-ria per sfruttarla. E c’è il tema dell’analogiama anche della non coincidenza dei desti-ni, il gioco allusivo ma sempre sviato delleloro simmetrie e dei loro scarti ingoverna-bili, tra la scienziata e la strega, tra lo spe-culatore e il filantropo, tra la genitorialitànaturale e quella artificiale, tra le buoneintenzioni e le cattive, tutte deluse, fru-strate, o destinate a un successo più cru-dele del fallimento. Peggior sorte toccasenz’altro a chi incarna l’aspirazione all’or-dine umano; l’ultima parola spetta al bo-sco, anche se, vedrà il lettore, in modo am-biguo e con sviluppi futuri alquanto incer-ti.

Favola nera, allegoria, romanzo filosofi-co e romanzo familiare: La ragazza sel-vaggia è tutto questo, e tutto è reso in unacostruzione articolata, con flashback e an-ticipazioni ben governati, un accorto equi-librio tra il discorso dei personaggi e quel-lo del narratore onnisciente ma anch’essobrancolante, una scrittura meno apoditti-

ca di quella dei libri precedenti eppuresempre tesa, contratta, guardinga, attentaa non concedere nulla in commento, spie-gazione, razionalizzazione.

Tutto funziona come deve, le franged’ombra e quelle in piena luce, le promes-se di felicità e le disillusioni, senza scom-pensi ma anche senza che al lettore sia da-ta la possibilità di tracciare vie di fuga, tra-iettorie impreviste, sentieri che lo ricon-giungano a un ignoto in cui aggirarsisenza bussola. La vera Zona è il romanzostesso. E la sensazione è che anche l’autri-ce non saprebbe come uscirne — comeuscire cioè dal suo immaginario, per que-sto condannato a ripetersi. Bel risultato insé, che però genera, oltre a una sensazionedi claustrofobia, anche un sospetto diclaustrofilia, mostrando forse la corda del-l’artificio laddove si pretende di enunciareuna necessità. Se è giusto che i suoi perso-naggi non ne vengano fuori, sarebbe vitalese Laura Pugno in futuro ci provasse.

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Racconti I mondidi Pino Roveredo

Alcol, sangueLa vita agra dei marginalidi IDA BOZZI

V entisei racconti, ma piùmondi ancora, nella rac-colta Mastica e sputa(Bompiani) di Pino Rove-redo. E moltissimi perso-

naggi. Alcolisti, detenuti, malati, anziani, vagabondi, emarginati, che lo scrittore coglie nel punto d’in-ciampo, nel cambio di passo fatale o nel momento del crollo, diverso per ciascuno. Roveredo però non si limita ad assemblare i tipi di un campionario umano: coltiva con

stili diversi leradici che da-ranno germoglidiversi. Adesempio, accor-da un ritmoveloce e leggeroalla storia delragazzo che perdebolezza si starovinando lavita con il bere,nel racconto Lofacevano tutti;o mette in scenaquasi una Ca-valleria rustica-

na di coltelli, alcol e sangue, per il racconto che dà il titolo al libro, Mastica e sputa, che inizia con una rissa al bar e finirà in galera.

C’è spazio anche per la tragicom-media, come ne Una vacanza carce-raria, in cui un «detenuto in transi-to» pare destinato a non smettere mai di transitare: ma è solo per mo-strare, con un riso disperato, logi-che tutt’altro che comiche di quel mondo.

Qua e là, su un tono più sommes-so, appaiono testi che suonano au-tobiografici: lo scrittore Roveredo è da anni volontario e operatore di strada dopo un’adolescenza di disa-gio, ed è bello che si confondano le storie degli altri e le sue, il ricordo della madre sordomuta, l’esperienza di disagio del manicomio, e l’uma-nità di un volontario che nell’infer-no ci è passato.

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Sopra, Roadworks, PerformanceStill di Mona Hatoum (Beirut, 1952), retrospettiva alla Tate Modern di Londra fino al 21 agosto (courtesy White Cube)

LAURA PUGNOLa ragazza selvaggia

MARSILIOPagine 172, e 16,50

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Stile UUUUU

Storie UUUUU

Copertina UUUUU

PINO ROVEREDOMastica e sputa

BompianiPagine 192, e 15

Pellegrinaggi Flavia Piccinni innesta l’elaborazione di un trauma su uno sfondo esotico

Notturno indiano, il tabù resta a Romadi CRISTINA TAGLIETTI

«T re giorni fa sonopartita da Romacome una vittima

del libero arbitrio. Non so un granché dell’India, né forse cerco davvero una risposta. Peradesso, ho bisogno soltanto di distanza»: parte da quello che potrebbe essere considerato uno stereotipo letterario Quel fiume è la notte di Flavia Pic-cinni. L’India degli occidentali come luogo altro, in cui perde-re se stessi per poi ritrovarsi, scoprendo come si può «esse-re felici e non avere niente a Calcutta, quando sorge il sole su Agra, che rumore fa la piog-gia su Khajuraho, quante len-

ticchie ci sono in un mortaio di terracotta e quante spezie servono a rendere saporito il pollo Tandoori».

Piccinni ha rivelato una voceinteressante fin dall’esordio, giovanissima, nel 2007, con Adesso tienimi (Fazi) a cui è seguito Lo sbaglio (Rizzoli 2011). Quel fiume è la notte è una sorta di ibrido tra il diario intimo e il racconto di viaggio. È composto infatti di due filo-ni narrativi: il qui ed ora del-l’India, l’immagine che del Paese si forma sotto gli occhi di Lea, la protagonista, e il motivo per cui Lea si trova lì, cioè quello che è successo

prima, a Roma, la città dove viveva con Cesare e da cui è fuggita dopo aver infilato fret-tolosamente due cose nello zaino. Le parole avvolgono come una cortina ciò da cui Lea vuole fuggire, quell’eserci-zio del libero arbitrio che l’ha portata ad abortire. A chi in-contra dice soltanto di avere avuto un lutto, in realtà sa be-nissimo che lì spera di incon-trare qualcuno che riesca a farle dimenticare quel giorno, la luce della sala operatoria che abbaglia, quasi essiccando il corpo, lasciandolo vuoto.

Piccinni distilla goccia a goccia quel dolore sordo che

incrosta e vivifica un’immagi-ne dell’India che rischierebbe altrimenti di essere un po’ convenzionale: odori, colori, una selva furiosa di tuc-tuc, persone, animali, la «poesia della povertà» che è un cliché tanto quanto il misticismo e la spiritualità.

Piccinni ha il coraggio e il merito di prendere frontal-mente un argomento ancora tabù, di affondare in questa materia dolorosa facendo con-fliggere in modo eclatante diritto alla scelta e senso di colpa, responsabilità e solitu-dine. Il punto di partenza è chela maternità non è un destino

ineluttabile per tutte le donne e che tutto ha comunque mol-te sfaccettature, come dimo-stra il rapporto di Lea con sua madre che nelle sbrigative telefonate con la figlia riesce a trasmetterle soltanto un senso di distanza.

La scrittura precisa dell’au-trice si rivela particolarmente efficace quando le descrizioni delle atmosfere e degli am-bienti indiani fanno germo-gliare corrispondenze interiori che si traducono in immagini oniriche, incubi, lacrime, ri-cordi, flashback familiari. Per-de tenuta nell’epilogo, troppo esplicitamente gravato dalla necessità di una ricomposizio-ne.

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FLAVIA PICCINNIQuel fiume è la notte

FANDANGOPagine 234, e 16,50

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Stile UUUUU

Storia UUUUU

Copertina UUUUU

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Data Pubblicazione18/05/2016

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La ragazza selvaggia

di Laura Pugno

[Domani esce La ragazza selvaggia (Marsilio), il nuovo romanzo di Laura Pugno. Ne presentiamo in anteprima alcune pagine].

Tessa aveva aiutato Dasha a stendersi sul letto da campo e aveva medicato la ferita. La ragazza era sprofondata in un sonno febbricitante e questo,pensò Tessa, le avrebbe facilitato il lavoro. La ferita era un taglio profondo, dai lembi netti, vide quando l'ebbe pulita. A giudicare dalle cicatrici cheaveva sul corpo, non doveva essere certo la prima volta che Dasha rimaneva ferita nel bosco, ma stavolta si era indebolita troppo, al punto da cercareaiuto.

Tirò fuori il disinfettante e le bende. Prese un asciugamano, lo inumidì e strofinò poco a poco, con acqua tiepida, il corpo di Dasha. Ci sarebbe volutomolto di più perché tornasse ad avere un aspetto normale. I capelli chiari si erano avviluppati in una massa fittissima e sarebbe stato necessario rasarli azero. Forse un giorno Dasha sarebbe stata capace di tornare a stare tutto il tempo su due gambe, a mantenere la posizione eretta.

Finita la prima opera di pulizia, non senza fatica Tessa infilò alla ragazza una sua vecchia maglia e i pantaloni di una tuta. Dasha rimase inerte, mugolandodi tanto in tanto qualcosa di incomprensibile. Tessa la coprì con il suo sacco a pelo e tutte le coperte che aveva, tra cui una caldissima, grigia. Devesudare, pensò. Nell'armadietto dei medicinali aveva paracetamolo e altri farmaci, ma non sapeva come avrebbe potuto reagire il corpo di Dasha. Sisedette sul letto da campo accanto alla ragazza che si era raggomitolata in posizione fetale. Aveva la fronte coperta di sudore, ma appena più fresca diprima. Ormai l'odore di selvatico aveva invaso il container.

Da sotto il letto, Tessa tirò fuori una vecchia borraccia che aveva riempito di porto e buttò giù due sorsate. Una volta, ricordò, era considerato un liquoremedicinale. Per un attimo, pensò di bagnare le labbra di Dasha col porto, ma scartò subito l'idea. Adesso la ragazza sembrava più tranquilla, e forseavrebbe dormito tutta la notte. Lei invece, Tessa, era destinata a non chiudere occhio; o forse sì avrebbe ceduto al sonno, e magari all'alba svegliandosinon avrebbe trovato più traccia di Dasha. Sentì un brivido correrle lungo la schiena, tirò fuori il cellulare dalla tasca e si alzò. Grazie ai ripetitori installatipoco lontano per servire gli impianti eolici, la zona dove si trovava il container era coperta da campo, e nella rubrica Tessa aveva archiviato anni prima unvecchio numero degli Held.

Il telefono squillò due volte, poi partì una segreteria su cui era registrato un numero di cellulare e una voce che diceva: «Se avete notizie di Daria Held,chiamate, a qualsiasi ora.» I primi tempi, pensò Tessa, quel telefono doveva aver suonato in ogni momento. Erano stati registrati avvistamenti in ogniparte d'Italia e anche all'estero, in Ucraina, nella zona di Pripyat-Chernobyl, da cui provenivano Nina e Dasha, piste false. Poi, di anno in anno, lesegnalazioni si erano diradate fino a scomparire. Eppure Giorgio Held continuava a mantenere quel messaggio in segreteria. Non aveva perso lasperanza, pensò Tessa. Oppure la sua disperazione era diventata talmente opaca e quotidiana da non permettergli di cambiarlo.

Tessa annotò il cellulare e attaccò. Aveva chiamato da un numero coperto, quindi forse era ancora in tempo a far finta che nulla fosse accaduto. Erano letre di notte, si rese conto guardando la radiosveglia a grandi numeri rossi che lampeggiava sul soffitto del container. La sera prima non aveva cenato,concentrata com'era nella revisione dei suoi appunti. Voleva lasciare tutto il dossier su Stellaria in ordine perfetto, se mai vi fosse stato un miracolo e ifinanziamenti fossero stati rinnovati, o se la ricerca fosse potuta riprendere qualche anno dopo. Era diventata quasi un'ossessione. Tutte le sere,maniacalmente, passava in rassegna il lavoro fatto sin dal suo arrivo anni prima. In buona parte si è rivelato inutile, pensò.

Improvvisamente Tessa sentì fame. Tirò fuori una busta di minestra di verdure, scaldò l'acqua e la versò in una ciotola. Forse l'odore di cibo sveglieràDasha, pensò, ma la ragazza continuava a dormire sotto il mucchio di coperte, con una nota acre nel sudore. Per tutti quegli anni doveva essersi nutrita diradici, uova e piccoli animali, quelli che riusciva a catturare. Immaginò Dasha accovacciata a terra, col viso affondato nelle interiora di una volpe, lelabbra e i denti sporchi di sangue: quella visione, si rese conto, le veniva facilissima. Pensò che se si fosse addormentata la ragazza avrebbe potutosvegliarsi, ormai libera dalla febbre, e attaccarla. Tessa non aveva idea di quale fosse ora la capacità mentale di Dasha, se avesse davvero sofferto didanni cerebrali sin dall'inizio, come avevano detto, o se la vita isolata del bosco avesse prodotto in lei dei cambiamenti. La sua idea era che Dasha nonfosse affatto una bambina ritardata che si era smarrita nel bosco, ma di questo non aveva mai parlato con nessuno. Dasha Held aveva dodici anni quandoera scomparsa, e Tessa credeva che avesse desiderato esattamente questo, scomparire. In fondo Dasha era cresciuta vicino a un bosco. Forse avevaimparato a trarre dal bosco il necessario per la sopravvivenza, senza che nessuno si fosse mai reso conto di quella sua abilità.

Tessa ricordò di avere ancora della carne avanzata nel congelatore. Ne mangiava ormai pochissima, ma di tanto in tanto qualcuno veniva a trovarla e leportava provviste dal paese nuovo, Stellanova, con le sue case basse e i suoi negozi. L'ultima volta, due mesi prima, era stato un suo ex tirocinante,Simone, che aveva fatto il viaggio fino a Stellaria per dirle che se ne andava definitivamente dall'Italia. Ormai fare ricerca era diventato impossibile, eaveva trovato posto in un'Università svedese. Simone era al primo anno di studi quando il gruppo di ricerca di Stellaria era in pieno fulgore, e sognava diunirsi a loro un giorno. Tessa se lo ricordava bene, un ragazzino con troppi capelli neri che erano caduti subito, tutti insieme, dopo la laurea, come seormai non vi fosse più bisogno della giovinezza, come se fosse un lusso che non poteva più permettersi. Negli anni del precariato postuniversitario eranorimasti in contatto. Quella sera, avevano cenato con la carne che Simone aveva comprato e svuotato due bottiglie di vino cattivo, poi il ragazzo si erasteso per terra col sacco a pelo ed era crollato quasi subito nel sonno concesso dall'alcol. Tessa era rimasta sveglia ancora qualche ora, a pensare aCecilia. Si erano riviste solo una volta da quando la sua amica era partita per l'Oregon. Adesso aveva una figlia, una bambina di sei anni, Corinna.Simone era partito il giorno dopo, all'alba. Tessa aveva il sospetto che non l'avrebbe più rivisto.

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Nel congelatore c'erano ancora due bistecche, alte quasi due dita. Tessa le prese, le mise su un piatto e fece fare loro un paio di giri di microonde perscongelarle. Si chiese se Dasha avrebbe notato la differenza di sapore, se avrebbe trovato quella carne in qualche modo alterata. Pensò che avrebbepotuto continuare a tenerle nel microonde e cuocerle, ma se Dasha in tutti quegli anni non aveva mai provato cibo cotto avrebbe potuto vomitare. Tiròfuori le bistecche tiepide e sanguinolenti, le tagliò in pezzi e posò il piatto a terra. Accanto alla carne lasciò una ciotola di plastica piena di latte Uht. Così,se si fosse addormentata e Dasha si fosse svegliata prima di lei avrebbe trovato subito del cibo. Intanto, Dasha continuava a mugolare piano nel sonno,come se chiamasse qualcuno, o forse per il dolore della ferita.

Improvvisamente Tessa ricordò un dettaglio che aveva dimenticato. Quando Dasha era scomparsa, dieci anni prima, aveva con sé Astrid. Una cuccioladi cane lupo cecoslovacco, un incrocio praticato negli anni Cinquanta tra lupo e pastore tedesco. Per questo, all'inizio si erano illusi di ritrovarlafacilmente, e forse proprio questo aveva fatto sì che chi la cercava commettesse qualche errore. Chissà che fine aveva fatto Astrid. Comunque dovevaessere morta, o rinselvatichita.

Tessa si chiese se qualcuno avesse tenuto Dasha prigioniera, tutti quegli anni, o anche solo per qualche tempo. Per quanto Stellaria fosse una riservaintegrale vigilata, di tanto in tanto si trovavano tracce di presenze umane. Bracconieri, migranti. Il barbone, che per mesi si era aggirato indisturbato,prima di finire i suoi giorni misteriosamente. Era un'ipotesi possibile, soprattutto all'inizio. Ma solo all'inizio, perché era da almeno due anni che TessaSantanera – di tanto in tanto, a distanza di lunghi mesi – avvistava nel bosco di Stellaria Dasha Held, e non l'aveva mai detto a nessuno. Fino a quelmomento.

[Immagine: Kiki Smith, Lying with the Wolf (as)]

Fonte: Le parole e le cose

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