3
La rubrica di APsi: I temi dell’Esame di Stato Il bullismo Secondo la definizione di DAN OLWEUS (1996) uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente, nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da pate di uno o più compagni. Le tre caratteristiche che spiegano il bullismo sono: - intenzionalità: implica la volontà deliberate di recare offesa; - sistematicità: indica una continuità nel tempo; - asimmetria di potere: indica la differenza fisica o psicologica tra bullo e vittima. Il bullismo può assumere forme diverse: 1. bullismo verbale: deridere, minacciare e insultare; 2. bullismo fisico: colpire con pugni o calci; rovinare gli effetti personali di qualcuno; 3. bullismo in rete: diffondere pettegolezzi o calunnie. Teorie sul bullismo Secondo OLWEUS ci sono diversi tipi di BULLO. Il BULLO dominante che mostra aggressività verso adulti e coetanei, scarsa empatia e prepotenza. Secondo OLWEUS alla base non vi sarebbe scarsa autostima, infatti si tratterebbe di ragazzi sicuri di sè con buone abilità sociali capaci di istigare gli altri. Questi bulli sono bambini il quale rendimento scolastico tende ad abbassarsi con l’andare del tempo e sembrerebbero sempre alla ricerca di emozioni forti, estreme e deumanizzano le vittime arrivando alla prevaricazione. Secondo l’autore, questi bulli presenterebbero una immaturità nel riconoscere le emozioni (in particolare la gioia).

La rubrica di APsi: I temi dell’Esame di Stato Il bullismo...La rubrica di APsi: I temi dell’Esame di Stato Il bullismo Secondo la definizione di DAN OLWEUS (1996) uno studente

  • Upload
    others

  • View
    22

  • Download
    2

Embed Size (px)

Citation preview

La rubrica di APsi: I temi dell’Esame di Stato

Il bullismo Secondo la definizione di DAN OLWEUS (1996) uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente, nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da pate di uno o più compagni. Le tre caratteristiche che spiegano il bullismo sono:

- intenzionalità: implica la volontà deliberate di recare offesa; - sistematicità: indica una continuità nel tempo; - asimmetria di potere: indica la differenza fisica o psicologica tra bullo e

vittima. Il bullismo può assumere forme diverse:

1. bullismo verbale: deridere, minacciare e insultare; 2. bullismo fisico: colpire con pugni o calci; rovinare gli effetti personali di

qualcuno; 3. bullismo in rete: diffondere pettegolezzi o calunnie.

Teorie sul bullismo Secondo OLWEUS ci sono diversi tipi di BULLO. Il BULLO dominante che mostra aggressività verso adulti e coetanei, scarsa empatia e prepotenza. Secondo OLWEUS alla base non vi sarebbe scarsa autostima, infatti si tratterebbe di ragazzi sicuri di sè con buone abilità sociali capaci di istigare gli altri. Questi bulli sono bambini il quale rendimento scolastico tende ad abbassarsi con l’andare del tempo e sembrerebbero sempre alla ricerca di emozioni forti, estreme e deumanizzano le vittime arrivando alla prevaricazione. Secondo l’autore, questi bulli presenterebbero una immaturità nel riconoscere le emozioni (in particolare la gioia).

Il BULLO gregario risulterebbe invece più ansioso, insicuro e poco popolare. Cercherebbe la propria identità affermandosi con il gruppo, affiancandosi spesso al bullo dominante. La VITTIMA invece, tendenzialmente ha scarsa autostima e reagisce agli attacchi chiudendosi in se stessa. Questa è la caratteristica della vittima passiva, ma l’autore ci dice che esiste un altro tipo di vittima, quella provocatrice, che è caratterizzata da una combinazione di modalità di reazioni ansiose e aggressive. Per le vittime si evidenziano deficit di riconoscimento della rabbia. Da un lato questa incapacità potrebbe tradursi in incapacità a riconoscere la rabbia provata dal bullo e di conseguenza una impossibilità a difendersi; all’altro lato la vittima potrebbe non essere in grado di controllare il proprio comportamento e favorire delle modalità comportamentali che finiscono per provocare ulteriormente la rabbia nell’altro. Essere vittima o bullo, a lungo andare, potrebbe rappresentare un fattore di rischio. Secondo le ricerche di OLWEUS, chi rimane a lungo prepotente, corre il rischio di entrare in una escalation di violenza che potrebbe culminare con problem con la legge. Per contro, chi rimane a lungo vittima, potrebbe veder diminuiti sempre più I livelli di autostima fino ad arrivare a forme di depressone sempre più gravi, fino a forme di autolesionismo come il suicidio. Nel tempo si sono susseguite numerose spiegazioni del fenomeno: oggi si sa che la spiegazione è multicasuale. Esistono:

- fattori personali: tipici del bullo o della vittima;

- contesto familiare: secondo gli studiosi dell’attaccamento, bambini con attaccamento insicuro-evitante esibirebbero con maggiori probabilità comportamenti di prepotenza verso I compagni, mentre I bambini con attaccamento insicuro-resistente assumerebbero maggiormente ruoli di vittima. Secondo gli studiosi, in contesti di sopraffazione e di educazione coercitiva ci sarebbero più probabilità che cresca un bullo. Al contrario, se il contesto familiar è permissive e troppo tollerante, il bambino sarà incapace di porre limiti al suo comportamento;

- contesto sociale: I ragazzi che opprimono e quelli che subiscono la sopraffazione, secondo OLWEUS sono figli di una società che tollera la frustrazione. Il bullismo è figlio di un contest ampio in cui si persegue un modello di pensare in cui vige la distinzione tra vincenti e perdenti.

In tutto questo, il gruppo dei pari ha un ruolo molto importante nello sviluppo e nel mantenimento del comportamento aggressivo. BANDURA aveva evidenziato come I comportamenti aggressive vengono appresi grazie all’osservazione e imitazione di un modello. Coloro I quali sono molto influenzati da questi modelli,

sono soprattutto I ragazzi più insicuri e dipendenti che non hanno un ruolo definite tra I pari e che vorrebbero affermarsi.

Strumenti Per valutare e rilevare la presenza di comportamenti prevaricatori OLWEUS ha messo a punto un questionario per rilevare il numero di violenze agite e subite e per indagare la consapevolezza del problema. Un colloquio clinic potrebbe permettere di comprendere I vissuti della vittima per cercare una strategia efficace per contrastarlo.

Ambiti applicativi Il bullismo è molto spesso oggetto di progetti, sia di prevenzione che di intervento. Gli ambiti applicativi riguardano quindi la psicologia scolastica in primis ma anche quella di comunità, date le implicazioni sociali di queste violenze.

Dott.ssa Alessia Giana, Psicologa area Neuropsicologica

[email protected] [email protected]  www.neuropsicologia-­‐bergamo.com