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Questa pubblicazione è realizzata con il contributo di QC&I e SoCert Gennaio Numero 2 Filiera corta e sviluppo dei Farmer’s market 2009 pag. 15 Il Libro Verde sulla qualità dei prodotti agricoli pag. 12 I conservanti nella cosmetica pag. 8 La qualità secondo l’Europa... e secondo noi pag. 4 Comunicare: strada obbligata per il futuro pag. 2

La scienza della qualità - gennaio 2009

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In un mondo che diventa sempre più piccolo per effetto della globalizzazione incalzante, i prodotti dei paesi emergenti a basso costo di produzione esercitano una pressione crescente sugli agricoltori dell’Unione europea.

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Page 1: La scienza della qualità - gennaio 2009

Questa pubblicazione è realizzata con il contributo di QC&I e SoCert

GennaioNumero 2

Filiera corta esviluppo dei

Farmer’s market

2009

pag. 15

Il Libro Verdesulla qualità

dei prodotti agricoli pag. 12

I conservantinella cosmetica pag. 8

La qualità secondo l’Europa...

e secondo noi pag. 4

Comunicare:strada obbligata

per il futuro pag. 2

Page 2: La scienza della qualità - gennaio 2009

Comunicare:strada obbligata per il futuro

2gennaio 2009

AAllbbeerrttoo BBeerrggaammaasscchhii,responsabile comunicazione & marketing

QC&I International [email protected]

Questa è la terza uscita della newsletter “La

Scienza della Qualità”. Il numero zero è stato

di presentazione del progetto, il numero uno

di esibizione del ventaglio di strade potenzialmente

percorribili e questo numero due vuole dare inizio

alla passeggiata, in realtà alla sfida, che tutti noi abbia-

mo intenzione di percorrere.

Infatti, come l’uscita scorsa è stata molto ricca di argo-

menti trattati e di interventi dei maggiori esperti dei

settori approfonditi (a tal punto interessanti da riceve-

re molte richieste di inserimento nella banca dati degli

indirizzi informatici a cui viene spedita la newsletter),

questo numero avanza di un passo e sceglie la strada

da percorrere, che non è altro che il fil rouge che col-

lega gli argomenti trattati, compresi nel campo agroa-

limentare oppure in altri.

Questo filo di collegamento dopo osservazioni, verifi-

che, approfondimenti e analisi delle informazioni di

ritorno si è palesato nella poliedria espressiva della

comunicazione della qualità, del gusto informato,

della certificazione personalizzata o della qualità

reale opposta alla qualità percepita.

Tante parole per riappropriarsi finalmente della possi-

bilità di essere soggettivamente informato sulle

scelte che voglio fare e di informare oggettivamen-

te sulle scelte che propongo di fare.

Esigenze che sembrano ovvie, ma che nell’era della

tanto sbandierata e vituperata globalizzazione appaio-

no assolutamente anacronistiche: su internet è possibi-

le ottenere qualsiasi cosa (prenotazioni mediche, anda-

menti scolastici, movimenti bancari, operazioni di

borsa, dati societari e molto altro), però non è ancora

contemplata la possibilità di approfondire in modo

realmente significativo le caratteristiche dei prodotti

che vengono commercializzati.

Quali possono essere le motivazioni?

Non certo le difficoltà tecniche, ormai superate in qual-

siasi campo. Sicuramente non i costi, a questo punto

alla portata di qualunque portafoglio.

Le vere spiegazioni, penso, siano ascrivibili a due

grandi categorie di “venditori”, che hanno un grosso

potere economico e comunicativo: chi non vuole dare

informazioni sui prodotti, perché sarebbero dannose al

proprio mercato, visto il loro basso livello qualitativo; e

chi vuole comunicare principalmente e semplicemente

un marchio di vendita o di certificazione, da usare, in

seguito, come atout commerciale.

Ma ritengo sia arrivato il momento che chi ha qualche

cosa di significativo da trasmettere incominci a

farlo, altrimenti soccomberà nell’appiattimento in

basso a cui stanno tendendo tutti i mercati. Ed è pro-

vato che in una situazione in cui lo standard ricono-

sciuto e accettato è basso, i prodotti di alto livello qua-

litativo diventano quasi oggetto di derisione, tanto

sono lontani dalla linea della nuova normalità.

In un recente convegno sono stato interrotto, durante

il mio intervento, da un produttore alimentare che

affermava che l’unica cosa che davvero contasse nel

mercato era il prezzo. Tutto il resto erano solamente

parole, la solita filosofia.

Io sono convinto, e la mia risposta data al produttore

ne ha seguito il concetto, che se fosse così io dovrei

cambiare lavoro, e la cosa non sarebbe molto impor-

tante, ma soprattutto dovrebbero cambiare occupazio-

ne, e questo lo ritengo molto più rilevante, moltissimi

produttori dell’Unione Europea. Non a caso, infatti, i

primi due paragrafi dell’Introduzione del Libro

Verde sulla qualità dei prodotti agricoli (su cui trove-

rete diversi articoli di approfondimento) sono i seguenti:

Page 3: La scienza della qualità - gennaio 2009

La Scienza della qualità - Anno II, 2009 - numero 2Bimestrale informativo della società QC&I International Services

Direttore editoriale Alberto BergamaschiDirettore responsabile Guglielmo FrezzaCoordinamento Comitato scientifico Carmelo Bonarrigo

Le fotografie di questo numero sono state scattate alBioLife di Bolzano

La qualità secondol’Europa...e secondo noi

pag. 4Diritto & alimentazione

Il Libro Verdesulla qualità dei prodotti agricoli

pag. 12Normativa

Il nuovo Regolamento(CE) 889/2008

pag. 6Agricoltura biologica

I conservantinella cosmetica

pag. 8Cosmetica biologica

3 gennaio 2009

Editoriale

In un mondo che diventa sempre più piccolo per effet-

to della globalizzazione incalzante, i prodotti dei paesi

emergenti a basso costo di produzione esercitano una

pressione crescente sugli agricoltori dell’Unione euro-

pea. Si acuisce la concorrenza sia per i prodotti di base,

sia per i prodotti a valore aggiunto. Di fronte a queste

nuove sfide commerciali, l’arma più potente di cui

dispongono gli agricoltori dell’UE è la qualità.

La qualità è un punto di forza dell’UE grazie all’altissi-

mo livello di sicurezza garantito dalla normativa UE da

un capo all’altro della catena alimentare e grazie agli

investimenti realizzati dagli agricoltori – e più in gene-

rale dai produttori per conformarvisi.

Nondimeno, vi sono anche altri aspetti che possono

contribuire a migliorare la qualità in senso lato.

“Qualità” vuol dire soddisfare le aspettative dei

consumatori. Riferite ai prodotti agricoli, le qualità di

cui si parla nel presente Libro verde sono le caratteri-

stiche del prodotto, quali i metodi di produzione uti-

lizzati o il luogo di produzione, che il produttore

desidera far conoscere e che il consumatore vuole

conoscere. La qualità è un argomento che riguarda

ogni agricoltore europeo e ogni acquirente, sia che si

tratti di derrate rispondenti a requisiti minimi o di pro-

dotti di prima qualità nei quali l’Europa eccelle.

Il presente Libro verde lascia impregiudicate le questio-

ni attinenti alla qualità in relazione alla sicurezza ali-

mentare, già trattate da altre iniziative della

Commissione come l’etichettatura nutrizionale, il

benessere degli animali, ecc.

Non credo sia necessario utilizzare altre parole. La stra-

da da percorrere è indicata anche dalla Commissione

della Comunità Europea.

Ora andiamo a incominciare e... buona lettura a tutti

i produttori che hanno qualche cosa di importan-

te da comunicare.

La responsabilitàsociale delle imprese

pag. 14

Filiera corta e sviluppodei Farmer’s market

pag. 15

Una reteper la qualità

pag. 10Dalla parte del consumatore

Page 4: La scienza della qualità - gennaio 2009

PPrrooff.. AAvvvv.. PPaaoolloo BBoorrgghhiiOrdinario di diritto alimentare

Università di FerraraSDA Studio di Diritto [email protected]

veri e propri: il Libro inizia parlando della qualità come

di un “punto di forza dell’UE grazie all’altissimo livello

di sicurezza garantito dalla normativa UE da un capo

all’altro della catena alimentare”. Partire da una simile

premessa, che confonde questi due aspetti – qualità da

un lato, e igiene e sicurezza dall’altro – è non solo nor-

mativamente sbagliato (basti pensare al reg. 178/2002,

che rende nettamente distinguibili i due profili), ma

anche politicamente controproducente, perché le scel-

te future, al fine di valorizzare la qualità e di farne uno

strumento competitivo, devono nascere da idee chiare,

da una consapevolezza priva di confusioni concettuali.

L’idea di qualità deve essere, anzitutto, da subito chia-

ramente legata al “valore aggiunto”, a un “di più”

rispetto alla sicurezza.

Dopodiché, l’obiettivo dell’Europa – giacché oramai è

l’Europa a disciplinare quasi tutti gli aspetti della pro-

duzione e della commercializzazione degli alimenti –

deve essere quello di definire i pregi (possibilmente

non troppi) su cui puntare, in termini di competitività

di sistema; di scrivere norme chiare (possibilmente non

troppe) che rendano verificabili, in base a parametri

oggettivi, l’esistenza di quei pregi; di organizzarne la

tutela mediante una disciplina rigorosa dei sistemi e

degli organismi di controllo e di certificazione.

La Commissione appare invece ancora legata a schemi

di ragionamento non particolarmente innovativi, se è

Qualche settimana fa il direttore editoriale di

questa Rivista, Alberto Bergamaschi, inviò a

tutti noi redattori una email con un “Oggetto”

molto significativo.

Diceva: “Siamo sulla strada giusta”. Intendeva dire:

abbiamo avuto ragione a mettere al centro delle

nostre riflessioni il tema della qualità. E la ragione di

tanto (giustificato) orgoglio, era il fatto che la

Commissione europea avesse appena reso pubblico – il

15 ottobre 2008 – il “Libro Verde sulla qualità dei pro-

dotti agricoli: norme di prodotto, requisiti di produzio-

ne e sistemi di qualità” (COM(2008) 641 definitivo).

Non è la prima volta che la Commissione pubblica un

documento ufficiale che, in qualche modo, presenta

collegamenti al tema della qualità dei prodotti agrico-

li. E’ però la prima volta che una comunicazione di così

largo respiro – quali sono solitamente i Libri Verdi – ha

per tema centrale (anzi, unico!) quello della qualità dei

prodotti agricoli, cui l’Europa tenta ora di guardare da

molteplici angoli visuali; anzi, possibilmente, a trecen-

tosessanta gradi.

Anzitutto, vien da chiedersi, perché un “Libro Verde”?

A differenza dei “Libri Bianchi” – che talvolta seguono

un Libro Verde, e che contengono proposte di azione

comunitaria, spesso sotto forma di raccolta ufficiale di

proposte relative a una politica della Comunità, nel

tentativo di fornire uno strumento alle Istituzioni – i

Libri Verdi intendono presentarsi al pubblico come

documenti di riflessione su un tema particolare, affin-

ché tutti gli interessati, pubblici o privati, possano par-

tecipare ad un processo aperto di consultazione e di

dibattito su quel tema, i cui risultati sono a loro volta

pubblicati. In alcuni casi, i Libri Verdi rappresentano il

primissimo passo degli sviluppi legislativi successivi.

Lodevole, quindi, lo scopo che la Commissione si pre-

figge. Significativo il fatto che il tema stia a cuore alle

Istituzioni europee, e al più alto livello. Qualche dub-

bio può sorgere circa il modo in cui la Commissione

europea esprime la propria idea di qualità: ancora una

volta, un’idea che si conferma sfuggente, relativa, biso-

gnosa di riflessioni.

Non sono pochi i punti nei quali il Libro Verde confon-

de “requisiti minimi” – quali possono essere considera-

ti il livello di sicurezza e gli standard di igiene, garanti-

ti grazie al complesso sistema di norme create negli

ultimi quindici o venti anni – e “requisiti di qualità”

La qualità secondo l’Europa...e secondo noi

4gennaio 2009

Page 5: La scienza della qualità - gennaio 2009

vero che tutti gli spunti di riflessione contenuti nel

Libro Verde sembrano ispirati ad un certo aumento e

ad un appesantimento delle informazioni da dare al

consumatore.

Sin dal tema iniziale, ossia la preoccupazione di far

conoscere al mondo quella “qualità” (ma forse sarebbe

meglio dire: quella capacità rassicurante) rappresenta-

ta dal rispetto dei requisiti comunitari minimi di pro-

duzione, il Libro ipotizza – chiedendo il parere degli

stakeholders – la creazione di “nuovi sistemi che atte-

stino, mediante uno o più emblemi o loghi, il rispetto

dei requisiti di produzione vigenti nell’UE, al di là di

quelli relativi all’igiene e alla sicurezza”, con una possi-

bile apertura anche a prodotti di paesi terzi (se risul-

tassero conformi ai requisiti di produzione vigenti

nell’UE).

Ancora loghi? Altri e nuovi “emblemi”?

La Commissione non pare tener conto di uno dei pro-

blemi fondamentali della legislazione alimentare di

questi ultimi anni: l’eccesso di informazioni, che spesso

equivale a confusione, e dunque a scarsa informazione.

Could consumers suffer from green logo overload?: “i

consumatori potrebbero risentire effetti negativi da un

sovraccarico di “loghi” verdi?” si chiede proprio in que-

sti giorni Jess Halliday, su foodanddrinkeurope.com.

La domanda non è affatto retorica, e neppure origina-

lissima, a dire il vero: il processo di sovraccarico in que-

sti anni è stato evidentissimo, e se lo è domandato con

una certa insistenza anche la CIAA (Confederazione

delle industrie agro-alimentari dell’Unione europea),

in un recente congresso tenutosi a Bruxelles.

E il tema – come giustamente emerge dalle considera-

zioni citate – è particolarmente vero per quei loghi e

quei claims che concernono gli aspetti “verdi”. In un

prossimo numero ci occuperemo, più in particolare,

della parte del Libro Verde che riguarda il settore

“bio”.

In generale, la Comunità europea non sembra orienta-

ta a un cambiamento radicale di prospettiva, che impo-

sti le norme sulla qualità sulla individuazione di pochi,

chiari ed efficaci strumenti. Per fortuna, però, i Libri

Verdi nascono anche per questo. Ci si augura che le

proposte, le osservazioni e le critiche che saranno rac-

colte in risposta al questionario incluso nel Libro, saran-

no tradotte in indicazioni davvero utili: minor indige-

stione di informazioni, reale differenziazione qualitati-

va fra i prodotti, giusta valorizzazione delle peculiarità,

efficienza del sistema dei controlli, per un vantaggio di

tutti. Di chi produce seriamente, di chi consuma consa-

pevolmente, e di tutto il sistema alimentare europeo.

5 gennaio 2009

Diritto & Alimentazione

RotenoneSulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 246del 20/10/2008, è stato pubblicato il DM 8 ottobre 2008relativo alla non iscrizione delle sostanze attiveRotenone, Estratto di equiseto e Chinina cloridrata nel-l’allegato I del D.Lgs. 17 marzo 1995 n. 194, che harecepito la direttiva 91/414/CEE in materia di immissio-ne in commercio di prodotti fitosanitari, e revoca deiprodotti fitosanitari contenenti dette sostanze attive,così come richiesto dalla decisione della Commissione2008/317/CE del 10 aprile 2008.Della suddetta decisione riveste particolare importanzala revoca della sostanza attiva rotenone, poiché è unasostanza elencata nell’allegato II del Reg. (CE) n.889/2008 [ex allegato II/B del Reg. (CEE) n. 2092/91],alla voce “Sostanze di origine vegetale e animale”.Le autorizzazioni all’immissione in commercio dei pro-dotti fitosanitari a base di sostanza attiva rotenoneindicati in apposita tabella allegata al decretosono state revocate a partire dal 10 ottobre 2008, men-tre la vendita e l’utilizzo delle scorte è consentito finoal 10 ottobre 2009. Alcuni prodotti fitosanitari a basedella sostanza attiva rotenone possono essere utilizza-ti per specifici impieghi (usi essenziali) per i qualiattualmente non sono disponibili valide alternative.Pertanto le autorizzazioni all’immissione in commerciodei prodotti fitosanitari a base della sostanza attivarotenone riportati in tabella sono mantenute in vigorefino al 30 aprile 2011 limitatamente agli impieghi sumelo, pero, pesco, ciliegio, vite e patata.

Beauveria brongniartiiE’ stata pubblicata, sulla Gazzetta Ufficiale dell’UnioneEuropea n° 263 del 02/10/2008, la Decisione2008/768/CE relativa alla non iscrizione della sostanzaattiva Beauveria brongniartii nell’allegato I dellaDirettiva 91/414/CEE, in materia di immissione in com-mercio di prodotti fitosanitari, e revoca dei prodottifitosanitari contenenti detta sostanza attiva.La suddetta decisione riveste particolare importanzapoiché è una sostanza elencata nell’allegato II del Reg.(CE) n. 889/2008 [ex allegato II/B del Reg. (CEE) n.2092/91], alla voce “Microrganismi utilizzati nella lottabiologica contro i parassiti e le malattie”.Gli Stati membri dovranno provvedere affinché:- le autorizzazioni di prodotti fitosanitari contenenti

detta sostanza attiva siano revocate entro il 30marzo 2009;

- non siano più concesse né rinnovate autorizzazioni diprodotti fitosanitari contenenti detta sostanza attivaa partire dal 02/10/2008.

Per maggiori informazioni è possibile contattare l’uffi-cio documentazione di QC&I International services scri-vendo all’indirizzo [email protected]

Revocatedue sostanze attive

Page 6: La scienza della qualità - gennaio 2009

Regolamento (CE) 889/2008:gli alimenti trasformati

6gennaio 2009

CCaarrmmeelloo BBoonnaarrrriiggoo,responsabile documentazione QC&I International Services

[email protected] la disamina della nuova normativa in

materia di agricoltura biologica, vale la pena sof-

fermarsi sulle motivazioni che hanno portato il

Legislatore a procedurare l’attività di produzione di ali-

menti trasformati.

La produzione biologica di alimenti trasformati è un

tipo di produzione confacente alle preferenze di taluni

consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e pro-

cedimenti naturali; pertanto i prodotti de quo devono

essere ottenuti mediante procedimenti atti a garantire

la persistenza dell’integrità biologica e delle qualità

essenziali del prodotto in tutte le fasi della catena di

produzione, perseguendo i seguenti obiettivi e principi:

- la progettazione e la gestione appropriate dei processi

biologici si deve basare su una valutazione del rischio,

avvalendosi di misure precauzionali e di prevenzione;

- produrre alimenti biologici composti di ingredienti

provenienti dall’agricoltura biologica, tranne qualora

un ingrediente non sia disponibile sul mercato in

forma biologica;

- limitare l’uso di additivi, di ingredienti non biologici

con funzioni principalmente sensoriali e tecnologi-

che, nonché di micronutrienti e ausiliari di fabbrica-

zione alimentare, in modo che siano utilizzati al mini-

mo e soltanto nei casi di impellente necessità tecno-

logica o a fini nutrizionali specifici (alimenti arricchiti

e integratori alimentari destinati ad una alimentazio-

ne particolare);

- non utilizzare sostanze e metodi di trasformazione

che possano trarre in inganno quanto alla vera natu-

ra del prodotto;

- trasformare in maniera accurata gli alimenti, preferibil-

mente avvalendosi di metodi biologici, meccanici e fisici;

- nella composizione degli alimenti biologici trasfor-

mati, un ingrediente biologico non è contenuto insie-

me allo stesso ingrediente non biologico o prove-

niente dalla conversione;

- nella composizione degli alimenti biologici trasfor-

mati, gli alimenti prodotti a partire da colture in con-

versione contengono unicamente un ingrediente

vegetale di origine agricola;

- non è consentito l’impiego di sostanze e di tecniche

intese a ripristinare le proprietà perdute nella tra-

sformazione e nel magazzinaggio di alimenti biologi-

ci o ad ovviare a negligenze nella trasformazione

ovvero che possano altrimenti trarre in inganno sulla

vera natura di tali prodotti.

Ai fini della trasformazione degli alimenti biologici, il

Reg. (CEE) n. 2092/91 ha autorizzato, in condizioni ben

precise, l’impiego di determinati ingredienti non agri-

coli, di determinati ausiliari di fabbricazione e di deter-

minati ingredienti non biologici di origine agricola.

Per garantire la continuità dell’agricoltura biologica, la

nuova normativa ha mantenuto l’autorizzazione

all’impiego. Inoltre, per motivi di chiarezza, negli alle-

gati del Reg. (CE) n. 889/2008 sono menzionati i pro-

dotti e le sostanze che erano stati autorizzati ai sensi

del Reg. (CEE) n. 2092/91. In futuro, altri prodotti e

sostanze potranno essere aggiunti a questo elenco in

virtù dell’articolo 21, paragrafo 2, del Reg. (CE) n.

834/2007. Si è reso, pertanto, opportuno identificare il

diverso statuto di ciascuna categoria di prodotti e

sostanze per mezzo di un simbolo nell’elenco.

Al fine di non compromettere la continuità della pro-

duzione biologica sono state adottate, con il Reg. (CE)

n. 889/2008, misure transitorie intese ad agevolare la

transizione dal Reg. (CEE) n. 2092/91 al Reg. (CE) n.

834/2007, per quanto concerne le seguenti disposizioni

del Reg. (CEE) n. 2092/91:

1) gli ingredienti non biologici di origine agricola auto-

rizzati dagli Stati membri a norma del regolamento

(CEE) n. 207/93 possono intendersi autorizzati a

norma del presente regolamento. Tuttavia, le auto-

rizzazioni concesse a norma dell’articolo 3, paragra-

fo 6, del suddetto regolamento scadono il 31 dicem-

bre 2009.

Successivamente alla pubblicazione del Reg. (CE) n.

889/2008, nel rispetto della continuità alle norme di

produzione di alimenti trasformati, definite dal Reg.

(CEE) n. 2092/91, e per non perturbare il settore della

trasformazione degli alimenti biologici, il legislatore ha

definito ed attuato le specifiche norme di produzione di

alimenti trasformati.

Secondo i principi definiti dal Reg. (CE) n. 834/2007, il

Reg. (CE) n. 889/2008 ha stabilito le norme di produzione

dettagliate per quanto riguarda:

Page 7: La scienza della qualità - gennaio 2009

7 gennaio 2009

- le norme generali;

- il divieto d’uso di OGM;

- il divieto d’uso di radiazioni ionizzanti;

- l’uso di taluni prodotti e sostanze nella trasformazio-

ne (additivi alimentari; ausiliari di fabbricazione;

aromi; preparazioni a base di microrganismi ed enzi-

mi; minerali; oligoelementi; vitamine; i coloranti per

la stampigliatura delle carni e dei gusci d’uovo);

- l’uso di determinati ingredienti non biologici di origi-

ne agricola;

- l’uso di determinati ingredienti non biologici di origi-

ne agricola, autorizzati temporaneamente dagli Stati

membri;

- i criteri per l’uso di taluni prodotti e sostanze nella

trasformazione (additivi alimentari; ausiliari di fab-

bricazione; aromi; preparazioni a base di microrgani-

smi ed enzimi; minerali; oligoelementi; vitamine; i

coloranti per la stampigliatura delle carni e dei gusci

d’uovo);

- i criteri per l’uso di determinati ingredienti non bio-

logici di origine agricola;

- l’imballaggio ed il trasporto dei prodotti verso altri

operatori o unità;

- il ricevimento di prodotti da altre unità o da altri ope-

ratori

Risulta di particolare importanza segnalare le seguenti

novità introdotte dalla nuova normativa:

1) ai fini del calcolo della percentuale del 95% in peso

degli ingredienti di origine agricola biologica:

a) gli additivi alimentari elencati nell’allegato VIII

del Reg. (CE) n. 889/2008 e contrassegnati da un

asterisco nella colonna del codice dell’additivo

sono considerati ingredienti di origine agricola;

tuttavia la suddetta prescrizione si applica a

decorrere dal 1° luglio 2010.

b) le preparazioni a base di microrganismi ed enzimi

normalmente utilizzate nella trasformazione

degli alimenti, le sostanze aromatizzanti naturali

e le preparazioni aromatiche naturali, i coloranti

utilizzati per la stampigliatura delle carni e dei

gusci d’uovo, le sostanze minerali (anche oligoe-

lementi), le vitamine, gli aminoacidi e altri micro-

nutrienti e le sostanze non contrassegnate da un

asterisco nella colonna del codice dell’additivo non

sono considerate ingredienti di origine agricola;

2) l’uso nella produzione biologica di additivi, ausiliari

di fabbricazione, aromi, acqua, sale, preparazioni a

base di microrganismi ed enzimi, minerali, oligoele-

menti, vitamine, nonché amminoacidi e altri micro-

Agricoltura biologica

nutrienti destinati ad un’alimentazione particolare,

è soggetto alla seguente prescrizione: si trovano in

natura e possono soltanto aver subito processi mec-

canici, fisici, biologici, enzimatici o microbici salvo

ove tali prodotti e sostanze derivanti da tali fonti

non siano disponibili in quantitativi o qualità suffi-

ciente sul mercato;

3) l’uso delle seguenti sostanze, elencate nell’allegato

VIII, è riesaminato prima del 31 dicembre 2010:

a) nitrito di sodio e nitrato di potassio nella sezio-

ne A, ai fini della soppressione di questi additivi;

il riesame tiene conto degli sforzi realizzati dagli

Stati membri per trovare alternative sicure ai

nitriti/nitrati e per istituire programmi di forma-

zione in materia di metodi di fabbricazione

alternativi e di igiene destinati ai trasformato-

ri/fabbricanti di carni biologiche;

b) anidride solforosa e metabisolfito di potassio

nella sezione A;

c) acido cloridrico nella sezione B per la trasforma-

zione dei formaggi Gouda, Edam e

Maasdammer, Boerenkaas, Friese e Leidse

Nagelkaas.

Infine, anche per le produzioni di alimenti trasformati

è da segnale la novità introdotta dall’art. 9 del Reg.

(CE) n. 834/2007, in merito al divieto di uso di OGM.

Per i prodotti per i quali non possono essere escluse

tracce non intenzionali e tecnicamente inevitabili di

OGM autorizzati, viene fissata una soglia minima dello

0,9 (richiamata dalla direttiva 2001/18/CE, dai regola-

menti (CE) n. 1829/2003 e n. 1830/2003) sotto la quale

tali prodotti non devono essere etichettati con la dici-

tura “questo prodotto contiene OGM”.

Pertanto i prodotti che non siano etichettati o accom-

pagnati da un documento che riporti la suddetta frase

fa presupporre che nella coltivazione e/o allevamento

degli stessi non si è fatto uso di OGM o prodotti deri-

vati da OGM.

In caso di prodotti non biologici, diversi da alimenti o

mangimi, acquistati da terzi, il fornitore dovrà rilascia-

re una dichiarazione di conferma che gli stessi non

sono derivati od ottenuti da OGM, secondo il fac simi-

le riportato nell’allegato XIII del Reg. (CE) n. 889/2008.

Il Legislatore, con la pubblicazione del Reg. (CE) n.

889/2008, non ha deciso sulle misure di attuazione del

divieto di uso di OGM e di prodotti derivati od ottenu-

ti da OGM.

Page 8: La scienza della qualità - gennaio 2009

EElliissaa MMaaccccaaggnnii,Chimico - Esperta di prodotti cosmetici

[email protected]

inquinato in partenza, ma deve assicurarne la conser-

vazione nel tempo, ovvero deve proteggere un pro-

dotto durante l’uso.

Il conservante ideale dovrebbe avere le seguenti carat-

teristiche:

- ampia attività antimicrobica;

- non essere sensibilizzante, né irritante o tossico alle

dosi di impiego;

- non interagire o essere inattivato dagli ingredienti

del prodotto;

- non alterare il colore e l’odore del cosmetico.

Esistono numerosissime sostanze ad attività antimicro-

bica, ma non tutte sono utilizzabili in cosmetica, in

Si definisce sistema conservante l’insieme delle

sostanze che entrano a far parte dei prodotti

cosmetici principalmente per inibirvi lo sviluppo

dei microrganismi.

I conservanti sono molto utilizzati in cosmetica in

quanto i cosmetici rappresentano un ottimo terreno di

proliferazione per i microrganismi. Questi sono presen-

ti ovunque: nell’aria, sui macchinari, nelle materie

prime, sulle persone … ed è, pertanto, facile che possa

avvenire una contaminazione del prodotto cosmetico,

all’interno del quale i batteri o le muffe si moltiplicano

velocemente, grazie alle condizioni favorevoli dell’am-

biente (acqua, sostanze grasse, nutrienti, pH …), cau-

sando, in primo luogo, il deterioramento del prodotto

e quindi possibili irritazioni ed infezioni, anche molto

gravi, sulla pelle e sulle mucose.

Il problema dell’inquinamento può essere minimizzato

all’origine sanitizzando gli ambienti di produzione, i

macchinari ed il personale, controllando microbiologi-

camente le materie prime ed infine introducendo

opportuni conservanti nel prodotto finito. Il conser-

vante, quindi, non deve “pulire” un composto già

I conservantinella cosmetica

8gennaio 2009

L’Istituto ecologico Edelweiss vanta da sempre la creazione diprodotti unici, che si distinguono soprattutto per 4 caratteri-stiche fondamentali: la raccolta spontanea certificata, l’estra-zione a ultrasuoni, l’elevatissima concentrazione dei fitoestrattiutilizzati e l’assoluta naturalità delle materie prime.

La raccolta spontanea certificataEdelweiss è l’unica azienda autorizzata alla raccolta di pian-te officinali spontanee all’interno del parco delle OrobieValtellinesi e del parco del Bernina. Un ambiente protetto daaltissime montagne che hanno favorito l’instaurarsi di unparticolare microclima a cui si deve la crescita di specie vege-tali particolarmente ricche di principi attivi.La raccolta viene effettuata da personale competente, amano e nel rispetto dei tempi balsamici di ogni singola spe-cie. La sinergia con i ritmi naturali della montagna è assolu-ta. Le specie d’erbe spontanee aromatico-officinali utilizzatesono, di fatto, “piante infestanti” per gli alpeggiatori, popo-lo tutt’ora molto presente nella valle e che, pur tra mille dif-ficoltà, è ancora in grado di vivere grazie ai frutti che questamagnifica terra sa donare.Tutte le erbe raccolte vengono essiccate in modo completa-mente naturale, all’ombra, all’interno di baite appositamen-te attrezzate, senza l’uso di alcun trattamento fisico o chimi-co e senza l’utilizzo di agenti o antiparassitari di sintesi.

Questo metodo consente di conservare tutte le proprietàdelle piante che con il sole, il calore o con una essiccazioneforzata andrebbero perdute.

L’estrazione ad ultrasuoniLe piante officinali spontanee, così raccolte ed essiccate, ven-gono sottoposte ad un particolare ed esclusivo sistema diestrazione che prevede l’impiego di attrezzature a ultrasuo-ni. Questa tecnologia avanzatissima permette di ottenere deiprodotti unici, completi di tutte le loro proprietà organolet-tiche e di tutti i loro principi attivi, sia primari che secondari.Varie ricerche e controlli analitici hanno dimostrato chela tecnica ad ultrasuoni realizza un’estrazione totale, siaper quanto riguarda i principi attivi di base contenutinella materia prima vegetale trattata, sia per quellisecondari che esaltano e completano l’efficacia globaledell’estratto, in alcuni casi modificandolo in manierasostanziale. I solventi usati per le estrazioni sono solo quattro e rigorosa-mente naturali: acqua bidistillata, alcool etilico biologico,olio di germe di grano e olio di girasole biologico. I vantag-gi dati da questa tecnologia sono principalmente dovuti allapossibilità di effettuare una estrazione totale e selettiva atemperatura ambiente, e la successiva concentrazione allatemperatura massima di 23° di calore. Tutto ciò evita la cara-

mellizzazione delle parti zuccherine naturalmente contenu-te nelle materie prime usate, cosi come evita gli altri incon-venienti che si riscontrano in prodotti concentrati a tempe-ratura più elevata; tutti i principi attivi, notoriamente ter-molabili, restano dunque intatti.

L’elevatissima concentrazione dei fitoestratti utilizzatiIl rapporto di estrazione droga/estratto è 1:1, quindi estre-mamente elevato. Ciò assicura un’altissima concentrazionedi principi attivi. Nella formulazione di tutti i prodottiEdelweiss, inoltre, si riscontra puntualmente un’elevatissimapercentuale di fitoestratti presenti, sia per quanto riguardala quantità, che la varietà.

L’assoluta naturalità delle materie prime impiegateTutti gli ingredienti sono esclusivamente di origine vegetalee certificati da due enti certificatori di alto livello nel pano-rama biologico. La raccolta spontanea, certificata secondo lanormativa biologica Europea da un organismo accreditatoCEE, QC&I, garantisce e tutela tutti gli utilizzatori, preser-vandoli da qualsiasi imitazione tramite un brevetto d’inven-zione industriale (brev. N. DOM BO98A000134). La certificazione Socert, invece, assicura che tutti gli ingredienticosmetici sono di origine biologica e vengono quindi messi apunto nel totale rispetto dell’ambiente e del consumatore.

Tutta la natura della Valtellina

Page 9: La scienza della qualità - gennaio 2009

quanto alcune di esse risultano essere nocive per l’uo-

mo, sia totalmente che a determinate concentrazioni.

Pertanto, le sostanze che possono essere utilizzate

sono regolamentate dalla legge 713/86, allegato V,

dove sono elencati i conservanti ammessi e le quantità

massime da utilizzare. Di solito si utilizzano delle

miscele di preservanti, in quanto una sostanza può

essere più attiva verso alcuni batteri, un’altra verso le

muffe …

I conservanti “classici” sono sostanze chimiche sintetiz-

zate dall’uomo e, nel corso degli anni, studi clinici

hanno dimostrato che non sono solo tossici per i

microrganismi ma anche per l’uomo, alcuni in maniera

maggiore di altri. È importante, quindi, formulare cor-

rettamente un cosmetico, utilizzare materie prime sicu-

re e adottare tutte le precauzioni igieniche possibili

durante la lavorazione, per utilizzare la quantità mini-

ma possibile di conservanti. Bisogna rilevare come sia

comunque preferibile, per alcune categorie di cosmeti-

ci, come ad esempio quelli per il contorno occhi, utiliz-

zare prodotti conservati che rischiare una possibile con-

taminazione microbica pesante con tutte le conse-

guenze del caso.

Nella scelta del sistema conservante, la ricerca cosmeti-

ca è progredita e sono state messe a punto delle misce-

le conservanti che agiscono sui microrganismi rispet-

9 gennaio 2009

Dalla parte del consumatore

mellizzazione delle parti zuccherine naturalmente contenu-te nelle materie prime usate, cosi come evita gli altri incon-venienti che si riscontrano in prodotti concentrati a tempe-ratura più elevata; tutti i principi attivi, notoriamente ter-molabili, restano dunque intatti.

L’elevatissima concentrazione dei fitoestratti utilizzatiIl rapporto di estrazione droga/estratto è 1:1, quindi estre-mamente elevato. Ciò assicura un’altissima concentrazionedi principi attivi. Nella formulazione di tutti i prodottiEdelweiss, inoltre, si riscontra puntualmente un’elevatissimapercentuale di fitoestratti presenti, sia per quanto riguardala quantità, che la varietà.

L’assoluta naturalità delle materie prime impiegateTutti gli ingredienti sono esclusivamente di origine vegetalee certificati da due enti certificatori di alto livello nel pano-rama biologico. La raccolta spontanea, certificata secondo lanormativa biologica Europea da un organismo accreditatoCEE, QC&I, garantisce e tutela tutti gli utilizzatori, preser-vandoli da qualsiasi imitazione tramite un brevetto d’inven-zione industriale (brev. N. DOM BO98A000134). La certificazione Socert, invece, assicura che tutti gli ingredienticosmetici sono di origine biologica e vengono quindi messi apunto nel totale rispetto dell’ambiente e del consumatore.

tando l’uomo: sono state individuate anche delle mole-

cole (Ethylhexyl glycerin, Pentylene glycol, etc.) che,

pur non rientrando nella categoria dei conservanti,

hanno un certo potere conservante senza essere tossi-

che per il nostro organismo. Oltre ai conservanti di ori-

gine chimica, dobbiamo ricordare come l’alcol etilico

abbia ottime proprietà conservanti, anche se a concen-

trazioni abbastanza elevate, ed anche come alcuni oli

essenziali abbiano deboli proprietà antimicrobiche, tra

i quali si possono ricordare tea tree oil, timo, lavanda,

limone, bardana, rosmarino e bergamotto.

Merita inoltre sottolineare che alcune materie prime

sono addizionate dal produttore con conservanti, che,

inevitabilmente, finiscono nel prodotto finito. Un for-

mulatore attento, quindi, dovrebbe sempre sincerarsi

della composizione esatta delle materie prime utilizza-

te, per evitare di trovarsi a spiacevoli inconvenienti una

volta realizzato il prodotto cosmetico finito. La legge

cosmetica, infatti, consente di non indicare tra gli INCI

del cosmetico, gli additivi presenti nelle materie prime

e, quindi, potrei avere un cosmetico con parabeni, ad

esempio, senza leggerli in etichetta, perché sono con-

tenuti nelle materie prime che lo compongono.

Questo, potrebbe causare disagi a persone effettiva-

mente allergiche alle sostanze in questione ma anche

“ingannare” il consumatore attento, che ha scelto quel

cosmetico proprio perché non contiene quei determi-

nati conservanti. Bisogna, comunque, evidenziare

come le aziende produttrici di materie prime più atten-

te alla sensibilità del mercato forniscano, anche dietro

richiesta del cliente, i loro articoli senza conservanti o con-

tenenti conservanti ammessi dai vari disciplinari biologici.

Page 10: La scienza della qualità - gennaio 2009

SStteeffaannoo CCaassttiiggnnaannii,PEGASO management

[email protected]

tenerlo sempre allineato a quella qualità che il primo

tesoro (il consumatore) ricerca e apprezza. Abbiamo in

tale direzione approfondito uno studio al fine di verifi-

care l’applicabilità di un “sistema rete” all’interno di

un Gruppo di Distribuzione Organizzata.

Pegaso Management (www.pegasomanagement.com),

dopo oltre dieci anni di esperienza consulenziale e

organizzativa per oltre 450 aziende agroalimentari

(della produzione primaria, della trasformazione, della

vendita e della somministrazione) ha sviluppato un

progetto di qualificazione di gruppo teso proprio a

valorizzare l’esperienza per quelle organizzazioni che

hanno vissuto l’evoluzione del sistema di distribuzione

agroalimentare e che oggi vogliono differenziarsi

rispetto ai migliori competitors in termini di Qualità di

Prodotto e di Servizio.

Il progetto, teso in primo luogo a regolamentare il

Sistema di Gestione interno alla centrale distributiva

(per organizzare efficienze interne nonchè regolamen-

tare e perfezionare il rapporto che lega la sede centra-

le alla dislocazione capillare su territorio), vede la

nostra organizzazione come partner per la costruzione

di Disciplinari di Servizio e di Prodotto tesi alla defini-

zione di standards qualificanti e percepibili dal consu-

matore finale.

L’attenzione del consumatore e il sistema d’infor-

mazione socio-economica richiedono, oggi più di

prima, agli operatori del comparto agroalimenta-

re di non prescindere dalla strutturazione di un sistema

di garanzie e al contempo di efficienze interne.

Il consumatore, sempre più attento e sensibile alla qua-

lità di ciò che acquista, oltre ad pretendere caratteristi-

che primarie quali igiene e sicurezza, ricerca la soddi-

sfazione di ulteriori esigenze: veder valorizzata la qua-

lità e essere meglio informato sulla natura, le modalità

di produzione e di trasformazione, le caratteristiche

peculiari degli alimenti.

Il consumatore ha diritto a un’informazione chiara e

completa, indicante le esatte specifiche di un determi-

nato alimento, per essere orientato in una scelta con-

sapevole. Per meglio rispondere a tali esigenze di

“qualità”, anche la Distribuzione Organizzata ha

mostrato una sempre più viva volontà di approdare a

certificazioni volontarie, attraverso le quali garantire

controlli di filiera finalizzati alla verifica del costante

mantenimento degli standard qualitativi previsti e

richiesti.

Altro aspetto della qualità è quello psico-sociale, costi-

tuito dall’insieme delle componenti emotive che gli ali-

menti sono in grado di suscitare negli individui e che

sono variabili in funzione del Paese e delle sue tradizio-

ni culturali, dell’epoca, dell’ambiente sociale.

Grande influenza è inoltre rappresentata dalla fiducia

rivolta al nostro “venditore”: il nostro salumiere, il

macellaio, il fruttivendolo per la spesa quotidiana. Un

passo ulteriore che dovrà essere affrontato sarà quello

di costruire un ponte di contatto tra le Organizzazioni

di distribuzione e il consumatore finale, mediante un

servizio idoneo a soddisfare le aspettative implicite ed

esplicite che gratificano il consumatore e lo assistono

nelle scelte degli acquisti.

Risulterà in tale contesto fondamentale sensibilizzare il

consumatore, supportandolo con un servizio che sia

sempre più rispondente alle esigenze che lo stesso ha

dimostrato di voler vedere soddisfatte.

Si ritiene quindi che la fase di distribuzione debba rap-

presentare un anello fondamentale per coinvolgere il

consumatore finale nelle scelte qualitative di prodotto

e del “sistema organizzazione”, ricercando un “dialo-

go virtuale” con lo stesso, al fine di ottenere dati di

ritorno utili al perfezionamento del servizio, per man-

Una rete per la qualità del serviziocon al centro il consumatore

10gennaio 2009

Page 11: La scienza della qualità - gennaio 2009

Gli obiettivi del progetto

Il progetto si pone l’obiettivo di portare alla luce, oltre

che la rispondenza ai capitolati normativi con la conse-

guente garanzia per il consumatore finale del mante-

nimento degli idonei standard primari (igiene e sicu-

rezza), la predisposizione di un sistema strutturato di SER-

VIZIO per il consumatore finale: dalla modalità di approc-

cio al consumatore, alla raccolta degli input di migliora-

mento da parte dello stesso, alla fornitura costante e con-

tinuativa delle informazioni di prodotto e di gruppo.

Gli obiettivi, condivisi con la Direzione Generale dei

Gruppi di Distribuzione, saranno finalizzati a dar vita a

un vero e proprio MARCHIO QUALITA’ Aziendale. Lo

standard di servizio garantito al consumatore sarà defini-

to all’interno di una CARTA di GARANZIA QUALITATIVA,

la quale sarà divulgata e resa disponibile agli utenti in

ogni Punto di Vendita aderente.

In primo luogo si potrà procedere con la strutturazione

di un sistema centralizzato di condivisione delle infor-

mazioni relative alla rintracciabilià di alimenti e mate-

riali ed oggetti a contatto con gli alimenti. Il sistema

permetterà di gestire eventuali allarmi di sicurezza ali-

mentare, oltre che in rispondenza ai disposti normativi

(Reg. CE 178/02), con la massima rapidità e garanzia di

individuazione puntuale dei prodotti.

Come trasmettere le informazioni

L’informazione al consumatore sarà trasmessa e garan-

tita mediante idonei strumenti (come ad esempio

schermi a circuito interno contenenti le info degli allar-

mi e le modalità comportamentali da adottare per eli-

minare o minimizzare eventuali rischi per la salute).

Al centro del progetto sarà sempre il consumatore fina-

le: il maggior patrimonio delle organizzazioni provve-

derà indirettamente a tracciare le linee di sviluppo,

attraverso la costituzione di un canale di ascolto diret-

to e mediante strumenti di contatto che saranno per-

fezionati nello sviluppo del progetto.

Mediante strumenti di divulgazione delle informazio-

ni, ad esempio sistemi a display o locandine evolute, si

provvederà alla presentazione dei plus dei prodotti a

marchio di gruppo, informazioni sulle loro caratteristi-

che, provenienza e standard qualitativi garantiti in

tutta la filiera di prodotto, anche con un’attenzione

per le minoranze (ciriaci, intolleranti, ecc.).

Il sistema prevederà inoltre campagne di Verifica dei

fornitori che condividono la realizzazione dei prodotti

a marchio, mediante Audit tesi a verificare la rispon-

denza tecnico-operativa ai disciplinari all’uopo predi-

sposti e condivisi con la filiera. Mediante l’adozione ed

il perfezionamento di piattaforme software desk gli

utenti, in piena libertà e anonimato, potranno trasferi-

re input e spunti di miglioramento di servizio e di pro-

dotto (ad esempio perfezionamento gamma proposte,

valutazioni qualitative sui prodotti, ecc.).

Si potrà procedere con la strutturazione e il perfezio-

namento di un’equipe tecnica finalizzata alla condu-

zione delle verifiche di rispondenza ai Disciplinari spe-

cifici. Ispezioni potranno essere pianificate con caden-

ze programmate e alle stesse potranno essere affianca-

te verifiche non programmate (mistery guest e mistery

shopper), che avranno l’obiettivo di verificare con gli

occhi del consumatore il servizio quotidiano garantito

dal singolo punto di vendita.

I disciplinari, le scelte strategiche di prodotto e di servi-

zio, saranno sottoposti alla valutazione ed al vaglio da

parte di Enti terzi autorevoli, che garantiranno valenza

e coerenza dei contenuti. I risultati saranno tutti gover-

nati dalla sede centrale mediante software idonei alla

strutturazione di un sistema di business intelligence, al

fine di analizzare i risultati ottenuti, gli input dei con-

sumatori e pianificare strategie per la soddisfazione

dell’utenza e la conseguente crescita del gruppo.

Un progetto ambizioso per gruppi che hanno consoli-

dato strutture per crescere, che hanno maturato l’e-

sperienza per divenire punto di riferimento nel merca-

to, affrontando il percorso mediante la partnership con

un’organizzazione consulenziale che punta all’imple-

mentazione di progetti e sistemi premianti, per dotare

le organizzazioni di strumenti di crescita e migliora-

mento, per competere e affrontare i cambiamenti che

il mercato ci impone e ci imporrà.

11 gennaio 2009

Dalla parte del consumatore

Page 12: La scienza della qualità - gennaio 2009

caratteristiche che portano all’acquisto di un prodotto

e che devono essere approfondite. Queste peculiarità

da sapere sono di diverso tipo: zona di produzione,

metodi di produzione e altro.

In pratica è tutto quello che il produttore desidera

far conoscere e che il consumatore (o il grossista)

vuole conoscere. In questo modo, continua la pubbli-

cazione, si riescono a differenziare i propri prodotti

sul mercato, ottenendo così un vantaggio compe-

titivo. Benissimo.

Fino ad ora il Libro Verde è stato molto chiaro: poiché

il produttore europeo produce in modo migliore e, in

alcuni casi, secondo dei disciplinari ben codificati (DOP,

IGP, STG, Biologico e altro), ottiene un prodotto supe-

riore e molto ben controllato. Lo deve solo far sape-

re e riuscirà ad ottenere il vantaggio economico in

grado di ripagarlo dei maggiori costi sostenuti per

migliorare la produzione e adeguarsi alle regole. Una

frase della pubblicazione è molto indicativa: aiutare i

consumatori a scegliere e/o decidere se pagare di

più per un dato prodotto.

Sinceramente mi sarebbe piaciuto che fosse inserito

anche il concetto, sicuramente più drastico, di aiutare

il consumatore a decidere se acquistare o meno

un prodotto. Sarebbe passato l’idea, forse pericolosa,

che non tutto quello che le norme consentono è da

acquistare. D’altra parte, in realtà, è l’UE stessa che

dichiara che in alcuni paesi extra UE non ci sono le stes-

se regole da osservare, ammettendo di fatto una

oggettiva concorrenza sleale nel mercato.

I requisiti di produzione

Altri punti importanti da rilevare sono presenti nella

parte della pubblicazione che analizza i requisiti di pro-

duzione dell’UE:

“I requisiti di produzione si evolvono continuamente in

funzione delle richieste della società. Dovrebbero rap-

presentare un importante fattore di qualità degli ali-

menti offerti in vendita e un pregio da mettere in risal-

to. Si nota invece una certa mancanza di informazione

Il Libro Verdesulla qualità dei prodotti agricoli

12

Il Libro Verde sulla qualità dei prodotti agricoli, pub-

blicato il 15 ottobre 2008, diventerà sicuramente un

punto di riferimento per il concetto di qualità in

generale e per i legittimi desideri dei consumatori

riguardo alle informazioni che arrivano sul mercato,

per verificare il rispetto delle loro aspettative. A mio

parere questo punto di riferimento sarà sì, in prima

battuta, soprattutto in ambito agroalimentare, ma poi

evolverà in altri comparti analoghi e limitrofi, quali il

cosmetico e il tessile. Cerchiamo dunque di analizzarne

gli aspetti principali.

Globalizzazione: più problemi che benefici

Già nella prefazione si esaminano alcune novità che

stanno modificando in modo sostanziale i parametri

che regolano il mondo agroalimentare. Viene appro-

fondito, per prima cosa, il concetto di globalizzazione

in senso non positivo: viene considerata una delle moti-

vazioni dell’aumento delle importazione di prodotti da

paesi extra UE con direzione UE. Ma, ahimè, le produ-

zioni in questi paesi non devono sottostare alle

regole previste all’interno della UE.

Questo concetto è inserito in modo quasi subliminale.

Prima si afferma, infatti, che la pressione di vendita dei

paesi extra UE è dovuta, soprattutto, al basso costo di

produzione; di seguito, tuttavia, viene evidenziato

che l’arma più potente che gli agricoltori UE possano

utilizzare è l’alta qualità. Caratteristica che è stata

raggiunta in conseguenza alle normative vigenti e agli

investimenti che gli agricoltori e i produttori dell’inte-

ra catena alimentare dell’UE devono aver fatto per

conformarsi alle regole.

E’ evidente che il messaggio del Libro Verde è che non

solo gli agricoltori extra UE hanno delle possibilità pro-

duttive a minor costo, ma che non devono sottostare

alle regole europee sulla sicurezza alimentare, con

tutte le possibili conseguenze del caso.

Cosa significa qualità?

Un secondo punto toccato, molto interessante, è la

definizione della qualità, che non è altro che la sod-

disfazione delle aspettative dei consumatori (il

punto finale della filiera) e dei grossisti (all’interno

della filiera).

I consumatori e i grossisti hanno necessità non solo di

acquistare le derrate alimentari a un conveniente rap-

porto qualità/prezzo, ma anche di poter verificare altre

gennaio 2009

AAllbbeerrttoo BBeerrggaammaasscchhii,responsabile comunicazione & marketing

QC&I International [email protected]

Page 13: La scienza della qualità - gennaio 2009

certificazioni e di etichette in questi ultimi anni ha

fatto sorgere dubbi circa la trasparenza dei requisiti

prescritti da questi sistemi, la credibilità delle indica-

zioni e i loro possibili effetti sulla correttezza dei rap-

porti commerciali.”

Non potranno, infatti, essere i marchi o le etichette a

risolvere i problemi di comunicazione delle qualità

intrinseche del prodotto, quelle che come si è detto

riusciranno a convincere il consumatore e spendere più

denaro per l’acquisto di un prodotto, in modo tale da

remunerare in modo adeguato il produttore.

L’unica vera possibilità di fare una comunicazione

approfondita, aggiornata e sistematica è di utiliz-

zare l’onnipotente internet per inserire, gestire ed

emettere le informazioni.

Il marchio di garanzia è un fattore limitativo della

qualità, quello che io ho sempre definito binario (SI /

NO). Un segno grafico che equivale al 6 scolastico e

appiattisce tutti i prodotti al livello minimo. Il prodot-

to è promosso.

Bene, ma quali sono le sue caratteristiche? Al momen-

to non è previsto né possibile saperlo.

La vera novità sarebbe che il segno grafico non

garantisse il prodotto, ma una gestione delle informa-

zioni le più ampie e approfondite possibili, al limite

assicurate da un organismo di certificazione, a cui

poter attingere in tempo reale attraverso il grande ser-

batoio dell’web. In questo modo le caratteristiche dei

prodotti sarebbero comunicate in modo approfondito

ed esaustivo e la funzione “protezionistica” della qua-

lità europea, ma mi piacerebbe dire italiana, sarebbe

garantita.

Noi siamo già pronti a percorrere questa strada, ora

la palla passa al mercato.

13

dei consumatori circa l’esistenza e il rispetto di questi

requisiti di produzione”.

E ancora:

“Occorre stabilire un nesso più diretto tra i requisiti di

produzione – al di là di quelli strettamente attinenti

all’igiene e alla sicurezza – applicati dall’insieme degli

agricoltori dell’UE e il prodotto ottenuto. Se fossero

più ampiamente conosciuti e riconosciuti dai con-

sumatori, questi requisiti di produzione potreb-

bero diventare un vantaggio commerciale”.

Il crocevia dell’informazione

Fino ad ora tutte le strade del Libro Verde, come già

detto, convergono nel crocevia dell’INFORMAZIONE. La

parola d’ordine è: in UE si lavora meglio, si seguono le

regole (vedi le norme di commercializzazione, sia sem-

plificate che di autoregolamentazione, di cui si parla a

lungo nella pubblicazione), si spendono dei soldi per

ottenere questi risultati, facciamolo sapere ed avre-

mo il valore aggiunto che ci ripagherà dei soldi spesi

e ci fornirà la giusta remunerazione. Inoltre impediamo

con il “filtro informativo” una eccessiva importazione

dei prodotti extra UE di cui, fino a prova contraria,

poco sappiamo.

Non si può non essere d’accordo. Ma, e qui arriviamo al

punto cruciale, come facciamo a comunicare que-

ste informazioni?

Il primo dei possibili metodi è quello di essere inseriti

in uno dei quattro sistemi di qualità (indicazioni

geografiche, agricoltura biologica, specialità tradizio-

nali e prodotti delle regioni ultraperiferiche

dell’Unione Europea) specifici a livello UE.

In questi casi, “affinché i consumatori possano avere la

certezza che le indicazioni riportate in etichetta sono

veritiere, il rispetto del disciplinare è controllato da

un’autorità pubblica o da un organismo di certificazio-

ne privato. Gli agricoltori che commercializzano i pro-

dotti genuini sono tutelati dalla concorrenza sleale di

prodotti contraffatti venduti con la denominazione

protetta. Il loro impegno e le loro cure supplementari

dovrebbero quindi essere ricompensati da un prezzo di

vendita superiore”.

Una seconda possibilità è quella di conformarsi ad

altri sistemi di certificazione nazionali e privati. Infatti,

come riportato sempre dalla pubblicazione, “per gli

agricoltori, infine, i sistemi in questione rappresentano

un costo, ma anche un mezzo per comunicare le quali-

tà dei prodotti ai consumatori”.

Però anche il Libro Verde si rende conto del pericolo di

assuefazione insito in questa metodologia operativa di

esibizione di marchi: “tuttavia, la proliferazione di

gennaio 2009

Normativa

Page 14: La scienza della qualità - gennaio 2009

La responsabilità socialedelle imprese

14gennaio 2009

PPaaoolloo BBeerrttaazzzzoo,ANCCP srl

[email protected]

(per gentile concessione PUNTO CE)

Tra le tante certificazioni che esistono nel settore

agro alimentare la Responsabilità sociale delle

imprese – CSR – è quella che ultimamente sta

interessando molto il settore.

La Responsabilità sociale d’impresa è stata definita, sul

Libro Verde della Commissione Europea del 2001, come

“integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali

ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni com-

merciali e nei loro rapporti con le parti interessate”.

Nel documento è specificato che essere socialmente

responsabili vuol dire non solo soddisfare pienamente

gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare oltre

investendo di più nel capitale umano, ambiente e rap-

porti con altri parti interessate.

I soggetti interessati nel concetto di gestione social-

mente responsabile d’impresa sono i portatori di inte-

resse definiti stakeolder così individuati:

- Risorse umane;

- Soci/azionisti;

- Clienti;

- Fornitori;

- Partner finanziari;

- Enti pubblici;

- Comunità;

- Ambiente.

La Responsabilità sociale delle imprese agro alimentari

consiste nel preservare la riuscita economica e nel trar-

re vantaggi commerciali, migliorando la qualità azien-

dale e conquistando la fiducia dei consumatori.

Per le aziende agro alimentari i clienti, infatti, voglio-

no un fornitore affidabile, che sia riconosciuto per la

qualità dei prodotti e dei servizi che offre, i fornitori

invece vogliono clienti fidelizzati che ripetano gli

acquisti nel tempo ed effettuino con regolarità i paga-

menti.

L’azienda inoltre vuole contare sul fatto che operi in

maniera responsabile a livello sociale ed ambientale e

che i propri dipendenti sentano di lavorare in un azien-

da, che li renda fieri per l’impegno e che riconoscano il

contributo che essi apportano.

Il concetto di Responsabilità Sociale delle aziende agro

alimentari prevede l’integrazione di pratiche sociali e

ambientali nella prassi aziendali, così come per l’ado-

zione di altri sistemi di certificazione.

L’azienda agri alimentare deve pianificare ove investire

le proprie risorse concentrandosi soprattutto su uno o

più temi rilevanti per l’azienda e che si possano ritene-

re realizzabili nel più breve tempo possibile.

L’azienda agro alimentare, ad esempio, potrebbe inve-

stire nel settore delle risorse umane, offrendo ai propri

dipendenti la possibilità di partecipare a corsi di for-

mazione i cui risultati potranno essere a vantaggio sia

dei dipendenti sia per l’azienda stessa oppure intro-

durre norme e regole che tutelino i lavoratori stessi.

Principalmente l’azienda deve guardare soprattutto la

gestione interna, ma deve anche valutare e gestire i

rapporti con il territorio, la comunità locale e istituzio-

ni pubbliche anche per la tutela ambientale.

L’ottimizzazione energetica, la prevenzione all’inqui-

namento, la gestione dei rifiuti possono portare a ridu-

zioni di costi e favorire quindi la gestione economica

dell’azienda facendo così nascere nuove opportunità

commerciali con clienti che siano alla ricerca dei famo-

si certificati “verdi”.

Tali iniziative servono all’impresa per ottimizzare il pro-

prio lavoro e per favorire la collaborazione con altre

per organizzare gruppi di lavoro e vendita prodotti

proprio per ottimizzare la gestione aziendale social-

mente responsabile.

Per rimanere competitive, le aziende devono sapersi

adattare a nuove esigenze di mercato e richieste dalla

società in cui operano.

In conclusione gli obiettivi in sintesi sono:

- l’estensione della cultura della CSR;

- la diffusione di uno standard semplice e modulare, al

quale le imprese aderiscono volontariamente, che

permette il riconoscimento di comportamenti azien-

dali socialmente responsabili;

- l’identificazione degli strumenti di misurazione per

analizzare le prestazioni sociali;

- Il controllo sugli impegni presi dalle imprese per

garantire le attese della collettività.

La CSR come già definito in principio è una delle parti-

colari certificazioni emergenti nel settore agro alimen-

tare che si sta piano piano affermando.

Page 15: La scienza della qualità - gennaio 2009

La vendita diretta o filiera corta, è una delle oppor-

tunità fornita agli agricoltori di poter integrare il

proprio reddito. La crisi del settore agricolo dovu-

ta ad aumenti dei costi di produzione, alla Politica

Agricola, all’apertura di nuovi e interessanti mercati in

Asia e in America Latina, unita all’insufficiente soste-

gno pubblico dei redditi, hanno reso necessario rita-

gliare un nuovo ruolo per l’agricoltore, facendolo

diventare non più soltanto un produttore ma anche un

fornitore di servizi. Nel 2001 col Decreto Legislativo n.

228, la cosiddetta “legge di orientamento in agri-

coltura”, è stata perciò regolamentata la vendita

diretta, garantendo nuove possibilità di guadagno

all’imprenditore agricolo ma anche opportunità di

risparmio e maggiore qualità per il consumatore.

Questo nuovo canale distributivo interessa sia il setto-

re dell’agricoltura convenzionale sia quello del biologi-

co, ma quest’ultimo si sta confermando ancora una

volta un ambito pilota, probabilmente per la presenza

di una rilevante percentuale di giovani imprenditori

motivati, preparati ed all’avanguardia in grado di inve-

stire risorse e personale nella vendita diretta.

Anche i consumatori hanno cominciato a mostrare

interesse per la filiera corta come emerge dall’Indagine

Swg Coldiretti sulle abitudini alimentari, divulgata in

occasione della presentazione dei dati Istat sul com-

mercio al dettaglio del 2007. E’ stato infatti registrato

un cambiamento di tendenza nelle abitudini alimenta-

ri dei consumatori, che preferiscono comprare diretta-

mente dai produttori piuttosto che affidarsi alla GDO,

riscontrando maggiore genuinità e convenienza dei

prodotti.

Sebbene nel D. Lgs. n. 228/2001 siano contemplate

quattro modalità di vendita diretta (commercio itine-

rante; commercio elettronico; commercio su aree pub-

bliche con posteggio e commercio in locali aperti al

pubblico) in questi anni ha preso piede prevalente-

mente la vendita diretta in azienda, mentre la vendita

tramite mercatini in città non ha avuto il successo che

ci si aspettava a causa della mancanza di una regola-

mentazione chiara che ne definisca gli ambiti, ed anche

a causa dell’ostruzionismo di alcuni comuni combinato

con l’effetto freno esercitato dai commercianti tradi-

zionali.

Con la finanziaria del 2007 però, il governo ha deciso di

dare slancio ad una formula molto diffusa negli altri

paesi europei oltre che in America ed Australia, ossia ai

Farmer’s markets o “mercati agricoli di vendita

diretta”. E’ stato perciò emanato un Decreto

Ministeriale, il cosiddetto “Decreto De Castro”, in

attuazione alla finanziaria 2007 (art. 1 , comma 1065,

della legge 27 dicembre 2006, n° 296), che indica gli

standard dei mercati (soggetti ammessi, requisiti, ubi-

cazione), definisce il raccordo con la normativa di rife-

rimento e le competenze, e sottolinea il ruolo centrale

dei comuni, come dimostra l’intesa istituzionale con

l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI).

Gli imprenditori agricoli che intendono esercitare la

vendita nei mercati agricoli devono comunque ottem-

perare a quanto prescritto dall’articolo 4 del D. Lgs

228/01. Proponiamo quindi alcune note “operative” di

carattere generale, ovvero con valenza comunitaria e

nazionale riguardanti il D. Lgs 228/01 integrandole con

le novità apportate dalla finanziaria 2007 e dal

“Decreto De Castro”, anche se va precisato che molti

aspetti di queste operazioni dipendono da leggi, rego-

lamenti e ordinanze di competenza regionale, provin-

ciale, comunale e delle singole ASL.

Prevalenza

La novità di maggior rilievo del D. Lgs 228/01 consiste

nella possibilità riconosciuta agli imprenditori agricoli

di vendere al dettaglio sia prodotti provenienti dalle

proprie imprese sia prodotti acquistati all’esterno delle

stesse, a patto che i primi costituiscano più del 50% dei

prodotti commercializzati. Possono essere quindi com-

mercializzati anche prodotti e trasformati extra-azien-

dali, ma entro certi limiti (circolare 44/E del 14/05/02

dell’Agenzia delle Entrate).

Come si evince dall’articolo 4 di tale decreto il limite è

fissato a 80 milioni di lire per le ditte individuali e 2

miliardi per le società. Questi limiti sono stati ultima-

mente alzati rispettivamente a 160 mila euro e 4 milio-

ni di euro da una norma approvata dalla finanziaria

2007. Il loro superamento prevede la cassazione per

l’imprenditore agricolo di usufruire delle agevolazioni

fornite dal decreto.

CCaarrlloo BBaazzzzoocccchhii Consulente aziendale

esperto di agricoltura biologicaStudio Biologico - [email protected]

Filiera corta e sviluppodei Farmer’s markets

15 gennaio 2009

Page 16: La scienza della qualità - gennaio 2009

Filiera corta e sviluppodei Farmer’s markets

16gennaio 2009

Vendita diretta

Le agevolazioni fornite dall’articolo 4 del D. Lgs 228/01

sono riservate agli imprenditori singoli o associati iscrit-

ti al Registro delle Imprese, i quali possono vendere

direttamente al dettaglio su tutto il territorio naziona-

le previa comunicazione al sindaco del comune ove ha

sede l’azienda di produzione. La comunicazione va

fatta per tutte e quattro le ipotesi di vendita conside-

rate dalla legge d’orientamento. Non viene fatto nes-

sun riferimento alla vendita sul luogo di produzione, la

quale quindi potrebbe essere accessibile a tutti, com-

presi gli agricoltori senza iscrizione al registro delle

imprese, e senza obbligo di comunicazione alcuna.

In caso di vendita su aree pubbliche con posteggio o in

locali aperti, la comunicazione va fatta anche al sinda-

co del comune in cui si intende esercitare l’attività.

Nella comunicazione devono essere riportate le gene-

ralità dell’imprenditore agricolo, gli estremi di iscrizio-

ne al registro delle imprese e l’ubicazione dell’azienda,

oltre a indicare i prodotti che si intendono vendere e le

modalità con cui si intende praticare la vendita. La

comunicazione deve essere effettuata tramite il model-

lo elaborato dall’ANCI disponibile presso il relativo sito

internet (www.anci.it) o presso il comune di residenza.

Chi effettua la comunicazione deve inoltre attestare:

- la non esistenza di condanne nell’ambito delle frodi

in materia alimentare o sanitaria;

- il non superamento dei limiti previsti dal decreto per

i ricavi provenienti da prodotti extra-aziendali;

- il possesso delle autorizzazioni sanitarie nelle forme

previste per le diverse tipologie di prodotto;

- eventuali autorizzazioni regionali per le singole tipo-

logie di prodotto.

La stessa disciplina si applica anche nel caso di vendita

di prodotti derivati, ottenuti a seguito di attività di

manipolazione o trasformazione dei prodotti agricoli o

zootecnici.

Norme igienico sanitarie

Nel 2006 è entrato in vigore a livello europeo il

“Pacchetto igiene”, in cui sono specificate le norme

igienico sanitarie da rispettare in fase di produzione,

confezionamento e trasformazione dei prodotti ali-

mentari. I prodotti in vendita devono essere conformi

alla disciplina in materia di igiene degli alimenti e pre-

sentare l’etichetta con riportata l’indicazione del luogo

di origine e dell’impresa produttrice. Non si tratta in

realtà di una novità introdotta dal Decreto, ma di una

indicazione tesa a far sì che, potendo gli imprenditori

vendere sia prodotti propri sia prodotti e trasformati

da altre aziende, si possano identificare i prodotti di

produzione propria e distinguerli da quelli di altra pro-

venienza. Nell’espletamento delle funzioni autorizzati-

ve, i comuni sono coaudiovati dalle aziende USL, che

attraverso i propri servizi tecnici effettuano le istrutto-

rie e i controlli.

Aspetti fiscali e contabili

In termini di IVA l’imprenditore agricolo, come definito

ai sensi dell’art. 2135 del c.c., è normalmente soggetto

al regime speciale secondo l’articolo 34 del Dpr 633/72.

I produttori agricoli in regime speciale secondo l’arti-

colo 12, comma 2 della legge 413/91, sono esonerati

dall’emissione della certificazione fiscale Iva (scontrino,

ricevuta fiscale, fattura) in caso di cessioni dei prodotti

elencati nella prima parte della tabella A allegata al

citato Dpr 633/72 nei confronti di consumatori finali.

E’ invece necessaria l’annotazione dei corrispettivi gior-

nalieri nell’apposito registro, distinti secondo l’aliquo-

ta applicabile, entro il giorno successivo a quello cui i

corrispettivi si riferiscono.

Per le aziende che adottano un regime Iva ordinario,

per la vendita di tutti i prodotti non citati nella Tabella

A e per la vendita di prodotti extra-aziendali che non

vengono rilavorati in azienda, è necessaria l’emissione

della certificazione fiscale. In caso di vendita a sogget-

ti diversi dal consumatore finale permane l’obbligo di

emissione della fattura.

Page 17: La scienza della qualità - gennaio 2009

Farmer’s markets

o Mercati agricoli di vendita diretta

Col “Decreto De Castro” si è voluto dare una spinta

allo sviluppo dei mercati cittadini fornendo alle ammi-

nistrazioni comunali requisiti uniformi e standard per

la realizzazione degli stessi, identificando le modalità

di vendita dei prodotti agricoli, definendo le modalità di

autorizzazione e indicando ulteriori priorità ed attività.

Viene inoltre centrata l’attenzione sulla valorizzazione

del territorio. Infatti, come dichiarato dal ministro stes-

so, il territorio deve essere il primo a beneficiare della

vendita diretta, valorizzando imprese che commercia-

lizzano prodotti freschi e trasformati di provenienza

prevalentemente aziendale e comunque del territorio

in cui la vendita si svolge.

I “mercati agricoli di vendita diretta” potranno

essere istituiti:

- dai comuni;

- su richiesta di imprenditori, singoli o associati;

- tramite associazioni di produttori o di categoria.

In caso di richiesta da parte di imprenditori o associa-

zioni dovrà essere presentata una istanza di autorizza-

zione completa in tutte le sue parti al comune stesso.

Passati 60 giorni dalla presentazione le domande di

autorizzazione si intendono accolte. Vengono anche

definiti i luoghi in cui potranno svolgersi i mercati,

ossia:

- su area pubblica;

- in locali aperti al pubblico;

- aree di proprietà privata.

I comuni potranno quindi istituire o autorizzare i

“mercati agricoli di vendita diretta” sulla base di

un disciplinare che ne regoli le modalità di vendita e

considerando come obiettivo la valorizzazione della

tipicità e della provenienza dei prodotti. I comuni

devono inoltre favorire la fruibilità dei mercati renden-

do possibile la fornitura di servizi destinati ai clienti.

La vendita nei farmer’s markets può essere effettua-

ta dagli imprenditori agricoli iscritti nel registro delle

imprese di cui all’articolo 8 della legge 29 dicembre

1993 n. 580 a patto che:

- siano titolari di aziende ubicate nell’ambito territo-

riale amministrativo della regione o negli ambiti dalle

singole regioni o negli ambiti definiti dalle singole

amministrazioni competenti;

- vendano prodotti agricoli, anche manipolati o tra-

sformati, provenienti dalla propria azienda o dall’a-

zienda dei soci imprenditori agricoli, nel rispetto del

limite della prevalenza aziendale;

- siano in possesso dei requisiti previsti dall’art. 4,

comma 6, del decreto legislativo n. 228/01.

La vendita può essere effettuata solo dai titolari dell’a-

zienda, familiari coadiuvanti e dal personale dipenden-

te. Anche i “mercati agricoli di vendita diretta”

devono essere conformi alle norme igienico sanitarie di

cui al regolamento denominato “Pacchetto igiene” e

soggetti a relativi controlli da parte delle autorità com-

petenti.

Oltre alla valorizzazione del territorio si punta alla

valorizzazione dell’agricoltura in generale, permetten-

do all’interno dei mercati la realizzazione di attività

culturali, didattiche e dimostrative legate ai prodotti

tipici e artigianali locali. Con questo decreto si intende

quindi portare la cultura rurale in città, offrendo

un’opportunità di integrazione del reddito per gli agri-

coltori e dando nuove possibilità di promozione a quel-

le zone marginali in cui l’agricoltura sopravvive fatico-

samente.

Secondo le stime del MiPAAF (Ministero delle Politiche

Agricole Alimentari e Forestali) entro il 2010 il numero

di mercati cittadini potrà arrivare a 500, con circa 8 mila

aziende agricole ed un giro d’affari stimato tra i 100 e

i 150 milioni di euro.

(ha collaborato Francesca Pirini)

17 gennaio 2009

Multifunzionalità e diversificazione delle attività del-

l’azienda agricola – Provincia di Rimini, Assessorato

Agricoltura ed Attività Produttive – Rimini, 2006.

Il divulgatore. Agricoltura, Alimentazione, Ambiente.

n.5/2003. “La svolta dell’articolo 4” Pagg.19-28.

Il divulgatore. Agricoltura, Alimentazione, Ambirente.

n. 3-4/2008 “Vendita diretta”. Pagg. 23-33

Siti consigliati

www.anci.ti

www.mipaaf.it

www.coldiretti.it

www.campagnamica.it

Bibliografia

Normativa