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La Società della Trasparenza di Camilla Giovagnoli V classico Maturità 2015

La Società della Trasparenza - Lavoroperlapersona · Maturità 2015 . La Società della Trasparenza 2 INDICE ... ispira questa tesina infatti ha rapito il mio interesse dopo aver

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La Società della Trasparenza

di Camilla Giovagnoli

V classico

Maturità 2015

La Società della Trasparenza 2

INDICE

INTRODUZIONE .......................................................................... 3

1. COS'E' LA TRASPARENZA NELLA SOCIETÀ ................................. 4

2. LA FILOSOFIA DELLA SOCIETÀ DELLA TRASPARENZA ................. 6 Byung-Chul Han ............................................................................... 6

Sigmund Freud ................................................................................. 8

Friedrich Nietzche ............................................................................. 9

3. LA SOCIETÀ DELL'ESPOSIZIONE ............................................ 12 Dal ritratto alla fotografia .................................................................. 12

4. LA SOCIETÀ DELL'INTIMITÀ .................................................. 17

5. Società del controllo ............................................................. 18

Trasparenza applicata alla realtà (trasparenza, verità, fiducia) ......... 20

6. Trasparenza NEL CONTESTO AZIENDALE ................................ 20

7. Trasparenza NEL CONTESTO sociale: UNA RICERCA ................. 22 Abstract ......................................................................................... 22

Il Questionario ................................................................................ 23

Il Campione .................................................................................... 23

Risultati .......................................................................................... 24

Conclusione .............................................................................. 27

Bibliografia ............................................................................... 28

Allegati .................................................................................... 29 Byung-Chul Han .............................................................................. 29

Sigmund Freud ................................................................................ 29

Frederich Nietzche ........................................................................... 30

Luigi Pirandello ................................................................................ 30

Walter Benjamin .............................................................................. 31

Le immagini che ho scelto di inserire .................................................. 33

La Società della Trasparenza 3

INTRODUZIONE

Accade spesso - ed è accaduto nel caso di questa tesina - che non sia l'autore

a scegliere l'argomento, ma l'argomento a scegliere l'autore. Il tema a cui si

ispira questa tesina infatti ha rapito il mio interesse dopo aver assistito ad una

conferenza di una fondazione culturale. L'argomento della trasparenza mi ha

interessato perché l'ho trovato profondamente contemporaneo nelle sue

diverse sfumature, ma nello stesso tempo con radici ancorate nel passato. La

trasparenza è uno dei valori fondamentali della società contemporanea, viene

continuamente richiesta ed esercitata sia dai singoli individui sia dall'intera

società. Da una parte grazie alla trasparenza le informazioni sembrano a

portata di tutti, dall'altra però tutti sono trasparenti quindi esposti, “nudi”

davanti agli altri. E' proprio quest'ultimo argomento che mi è più caro: ormai

infatti tutti gli individui, compresa la sottoscritta, “svelano” a tutti le loro vite

senza considerare che altre persone potrebbero utilizzare le informazioni che

sono state rese pubbliche. In seguito agli stimoli emersi dalla conferenza ho

approfondito il tema leggendo il libro del filosofo coreano-tedesco Byung-Chul

Han la cui visione innovativa e radicale è stata una guida per affrontare un

argomento così articolato e verso il quale mi sentivo impreparata. Questo

filosofo interpreta la trasparenza come un falso ideale, che nasconde il reale

impatto sulle persone, sulla società e sulla cultura. Il tema della trasparenza

non è da ritenersi specifico di questo secolo, però le nuove tecnologie hanno

dato un'accelerazione alle conseguenze che ha nella nostra vita.È un tema

controverso, che porta con se molte prospettive, richiama numerose discipline,

apre possibilità, genera spazi nuovi; grazie a queste caratteristiche ho

impostato la mia tesina collegandomi a contributi di tipo filosofico, artistico,

letterario e politico. Il lavoro l'ho inteso come un incontro tra persone con cui

ho scambiato idee, riflessioni e persone con cui ho avuto il piacere di

“dialogare” soltanto attraverso i loro scritti. Inoltre ho voluto inserire le

opinioni dei miei compagni riguardo al tema dei social network legati alla

trasparenza, per farlo ho creato un questionario che poi ho somministrato a 5

classi del mio liceo. E' proprio questo scambio che ha reso questa esperienza

La Società della Trasparenza 4

piacevole e costruttiva. Le pagine successive non hanno l'ambizione di

affrontare in modo esaustivo l'argomento ma sono un inizio che continua ad

avere il carattere di scambio durante il nostro confronto.

1. COS'E' LA TRASPARENZA NELLA SOCIETÀ

Nel campo dell'ottica la trasparenza è la proprietà fisica che permette alla luce

di passare attraverso un materiale; i materiali trasparenti sono limpidi,

permettono a chiunque di vedervi attraverso. Questa non è solo la

caratteristica di alcuni tipi di materiali ma è anche la principale particolarità

della società della trasparenza.

Questo nuovo modello di società implica che ogni ambito della vita dei cittadini

sia totalmente trasparente, quindi privo di zone di ombra, e che tutti i cittadini

possano accedere senza difficoltà a qualunque tipo di informazione; però non è

detto che una vita e una società con queste caratteristiche siano il modello

migliore.

Ma quand'è che la società diviene trasparente?

Secondo l'autore Byung-Chul Han la società diviene trasparente quando si

libera da ogni tipo di negatività, quando le situazioni e le azioni rinnegano la

loro singolarità e tutte vengono classificate in modo che nulla sia considerato

sublime (ovvero sfugga alla classificazione stessa ).

Il modello della società della trasparenza non accetta nessun tipo di lacuna, sia

nella relazione tra le persone che nella comunicazione. Una relazione

totalmente trasparente può divenire una relazione morta, perché priva di ogni

tipo di attrattiva e vitalità. In una relazione spesso l'omissione o la reticenza

possono dimostrarsi produttive ed interessanti. Del resto la parola felicità in

tedesco Gluck deriva dalla parola Luck che significa lacuna (ed è interessante

notare come Luck in inglese significhi fortuna mentre Lack significhi lacuna):

dunque possiamo considerare che una società che non ammette lacune è una

società senza felicità. La comunicazione non può avere lacune perché se ce ne

fossero non ci sarebbe più trasparenza. La trasparenza infatti implica che tutte

La Società della Trasparenza 5

le informazioni siano visibili a tutti senza omissioni di nessun genere. Alla

società della trasparenza appartiene un nuovo tipo di linguaggio: il linguaggio

umano è infatti opaco, ambiguo, soggettivamente interpretabile laddove

qualsiasi cosa proferita non restituirà mai totalmente le intenzioni del soggetto

emittente. Riguardo a questo il filosofo Von Humboldt disse: «Ogni

comprendere è sempre, al contempo, un non-comprendere, ogni consentire in

pensieri e sentimenti è, al contempo, un dissentire»1. Ma dato che questo

modello di società richiede una totale trasparenza anche il linguaggio deve

modificarsi divenendo formale anzi puramente meccanico, sempre più vicino al

linguaggio matematico che è l'unico davvero chiaro e universale e quindi privo

di ambivalenza. Due fenomeni che caratterizzano la società della trasparenza

sono l'iper-comunicazione e l'iper-informazione. Ormai i mezzi per comunicare

sono diventati molteplici, e le persone hanno iniziato a soffrire di un fenomeno

detto iper-comunicazione, causata dal crescente sviluppo dei mezzi di

comunicazione che non solo danno la possibilità alle persone di conoscersi ma

spesso annullano il fattore umano delle relazioni. A questo fenomeno è

strettamente legato un altro detto iper-informazione, ovvero l'aumento della

quantità di notizie, immagini, video che il digitale ci permette di incontrare ogni

giorno: secondo uno studio pubblicato nel febbraio 2011 dal dottor Martin

Hilbert e dalla sua equipe dell’università della California (Communication and

Journalism) è emerso che, rispetto al 1986, il numero delle notizie a

disposizione si è quintuplicato. I fattori che di certo hanno contribuito alla

crescita esponenziale delle informazioni che riceviamo sono la diffusione di

internet, dei canali televisivi all news e dei telefoni cellulari. I due problemi

correlati all'iper-comunicazione e all'iper-informazione sono: che il nostro

cervello probabilmente non riesce ad immagazzinare tutte le informazioni; che

le informazioni o un accumulo di queste non è detto che producano maggior

conoscenza o maggior verità. Trasparenza e verità infatti non sono la stessa

cosa. I fenomeni di iper-comunicazione ed iper-informazione dimostrano una

crescente mancanza di verità, perché maggiori informazioni o comunicazioni

non eliminano l'opacità delle cose anzi l'accrescono. Un grandissimo numero di

1 V. Humboldt, la diversità delle lingue, Laterza, Bari 1991.

La Società della Trasparenza 6

informazioni infatti può rendere più difficile scoprire la verità perché queste

confondono il soggetto che la sta cercando. In questa nuova società che può

essere chiamata società del positivo si cerca di eliminare ogni tipo di negatività

perché potrebbe portare ad un arresto o a un ridimensionamento della

comunicazione, che è alla base di questa struttura sociale. Un esempio di

questo fenomeno lo troviamo nei social network: una delle principali possibilità

che facebook offre è il tasto “like”, attraverso il quale una persona può

esprimere il suo apprezzamento per una foto oppure per un commento. Ill “mi

piace” è appunto l'unico giudizio che la società del positivo esprime. Facebook

però si rifiuta di introdurre il tasto del “dislike” che essendo un giudizio

negativo limita la comunicazione. La rete e l'economia si muovono seguendo

solo i like e non i dislike.

2. LA FILOSOFIA DELLA SOCIETÀ DELLA TRASPARENZA

Il tema della società della trasparenza può essere analizzato facendo

riferimento a diversi filosofi, contemporanei e non. I filosofi che prendo in

considerazione in queste pagine sono Byung-Chul Han, Nietzsche e Freud. Ho

selezionato questi tre filosofi perché oltre ad essere i più vicini all'epoca

contemporanea (Nietzsche morì nel 1900, Freud nel 1939), parlano di questo

tema in modo innovativo e occupandosi ognuno di una diversa prospettiva.

Byung-Chul Han

Questo filosofo si interroga sul tema della trasparenza nel suo libro pubblicato

da Nottetempo “La società della trasparenza”. Da questo libro emerge una

critica fortissima del mito secondo il quale la trasparenza è giusta, bella e vera

di per sé. Il ragionamento di Byung-Chul Han si fonda su una tesi elaborata da

Georg Simmel, il fondatore della moderna sociologia, in un saggio "Il segreto e

la società segreta". Simmel spiegava che i rapporti umani si fondano sulla

conoscenza gli uni degli altri; per cui sapere cosa pensano gli altri di se stessi,

diventa fondamentale. Però è anche importante mantenere in una certa misura

la segretezza su di sé. Per il sociologo tedesco dunque il segreto è

La Società della Trasparenza 7

indispensabile poiché mediante questo «si ottiene un infinito ampliamento della

vita, perché molti dei suoi contenuti non possono affiorare neppure nel caso in

cui tutto venga reso pubblico»2. Però Simmel non considerava il segreto

totalmente positivo, infatti se da un lato lo lodava come strumento per

mantenere una buona relazione con gli altri, dall’altro sottolineava come la

ricchezza e il potere facessero aumentare la segretezza in senso negativo.

Mentre il filosofo coreano si differenzia perché ritiene che mantenere un ambito

di segretezza è esclusivamente positivo. A questo si collega il fenomeno della

trasparenza che viene considerato esclusivamente negativo perché comporta la

perdita della privacy/intimità, perché porta ad un inesorabile appiattimento

della società che, ormai iperpositiva, cerca di rinnegare la negatività intesa

come sofferenza o passione, o come stanchezza e depressione. Il filosofo si

occupa inoltre della politica che considera paralizzata dalla trasparenza totale.

Perché senza segreti la politica diventa una triste teatrocrazia dove la

trasparenza soccombe a un’insostenibile teatralità. Byung- Chul Han mette in

evidenza la degenerazione della societa’ della trasparenza sostenendo che la

pratica della sorveglianza è stata reinventata grazie al nuovo mondo digitale,

nel quale gli utenti, carcerati inconsapevoli, si connettono e comunicano

massivamente tra loro, esponendosi e denudandosi, creando una società dove

tutto è esposto ed esibito. La società della trasparenza, in questo modo,

degenera in una società del controllo, dove il soggetto si denuda non sotto

costrizione esterna ma in conseguenza di un bisogno auto-prodotto. È la fiducia

la vera grande assente della nostra società, secondo Byung-Chul Han : il

sospetto e la sfiducia fanno sì che ci si auto esponga al controllo. Il crescente

bisogno di trasparenza è causato dalla fragilità morale della società, dalla

decadenza incessante di valori quali l’onestà e la sincerità, resi oggi

insignificanti. Per sostenere la sua tesi il filosofo riprende molti scritti di diversi

autori ma l’ampiezza dei riferimenti culturali e il linguaggio utilizzato lo portano

spesso in contraddizione con la semplice ma potente realtà dei fatti: ad

esempio non è vero che struttura del controllo in cui siamo immersi sia “a-

prospettica“, cioè priva di un centro e fatta solamente del controllo diffuso. In

2 B. Han, La società della trasparenza, nottetempo.

La Società della Trasparenza 8

conclusione possiamo affermare che la teoria espressa da Han nel suo libro è

innovativa e moderna che induce a riflessioni suggestive si possono tuttavia

riscontrare alcuni aspetti contraddittori che la espongono a critiche.

Sigmund Freud

Freud formulò diverse teorie riguardo la struttura dell'apparato psichico

rappresentandolo come un insieme di funzioni e desideri, che si trovano in

precisi luoghi psichici: queste impostazioni sono dette topiche. Freud formulò

due diverse topiche. La seconda topica proposta nel 1920 ha una struttura

tripartita, è formata dall'Io, l'Es ed il Super-io. L'Es è il luogo governato dal

principio del piacere, in cui si risiedono le pulsioni primarie, l'energia vitale,i

desideri più profondi del soggetto e la volontà di ottenere il piacere in ogni

circostanza. Il super-io ha il ruolo di controllare e giudicare l'io, ed è il

depositario di un modello ideale dell'io. Il super-io agisce sull'io attraverso il

senso di colpa. Uno dei compiti principali di questo luogo psichico è di bloccare

alcuni dei desideri che provengono dall'Es. L'io ha il compito di interagire con la

realtà, però deve allo stesso tempo tenere conto anche degli impulsi che

vengono dall'Es e dal super-io che sono spesso in contrasto. Essendo così

divisa la psiche umana non è mai del tutto trasparente. Infatti non tutto ciò

che sentiamo e crediamo di intendere in superficie è in sé compiuto e

completamente chiaro. La psiche quindi potrebbe essere paragonata ad un

iceberg: la parte che emerge fuori dalle acque è la parte conscia, mentre la

parte sommersa, tanto più grande di quella visibile e tanto più importante è

quella inconscia; il grande pericolo degli iceberg deriva dal fatto che non è

possibile, da una nave, vedere la parte sommersa e quindi spesso causa gravi

danni: lo stesso avviene per la psiche umana. Nell'apparato psichico se l'Io non

coglie, a causa della censura, i desideri profondi e nascosti che risiedono nell'Es

si crea un contrasto psichico che si può tradurre in un disturbo, sintomo di

questo contrasto. Un esempio di questo genere è il famoso caso citato da

Freud di Anna O. Si tratta di una giovane donna, costretta ad accudire il padre

malato rinunciando alla propria vita e alle pulsioni giovanili che mostrava gravi

sintomi di isteria che erano l'espressione del contrasto tra i suoi desideri

La Società della Trasparenza 9

repressi e ciò che la morale e la società richiedevano. Da questo caso si può

evincere che l'uomo non è mai trasparente a se stesso, secondo Freud nega ciò

che l'inconscio afferma e desidera illimitatamente. L'Es rimane nascosto all'Io.

Quindi nella psiche umana si crea una crepa, che impedisce l'autotrasparenza

del soggetto. Dato che il soggetto non riesce ad essere trasparente con se

stesso è impossibile realizzare una totale trasparenza tra i soggetti.

Friedrich Nietzche

Nietzsche è l'ultimo filosofo che ho scelto di analizzare riguardo

l’interpretazione filosofica della società della trasparenza. Nietzsche si dedica

allo smantellamento della morale e trova l'origine di questi nell'opera “Al di là

del bene e del male” (1886) . La morale per Nietzsche è uno strumento di

dominio: essa consiste nella costituzione di valori come universali e auto-

evidenti che in realtà sono astratti e repressivi. In nome di tali valori, alcuni

uomini ne soggiogano altri . Vi sono infatti due tipi di morale: la morale dei

signori, che privilegia l’individualismo, la fierezza, l’amore per la vita; e vi è poi

la morale dei servi, dei deboli, che è sociale e utilitaristica, che predica la

democrazia e via dicendo. La morale degli schiavi è nata col cristianesimo ed è

sorta per il risentimento verso la classe dei signori. I deboli, che non sanno

vivere, hanno fatto diventare valore morali alcuni principi, ed attraverso questo

compiono la loro vendetta contro i signori. La morale così costruita tende però

ad indebolire l'essere umano che desidera soddisfare le proprie pulsioni. Qui

Nietzsche ha anticipato Freud: ha scoperto che esistono degli istinti profondi

che la forza della coscienza e della morale non può annullare. Ed ha scoperto

che, se non sono liberati per vie naturali, essi possono esercitare un’azione

ancora più perversa. L’uomo appare così a Nietzsche come un "animale

malato". Per liberare l’uomo da questo nichilismo (nella sua storia l’Occidente

ha progressivamente negato i valori vitali), Nietzsche propone una

transvalutazione di tutti i valori, in favore della creazione di una nuova tavola

di valori. L'uomo non si comporta come desidera ma è costretto a seguire i

valori morali che sono stati integrati nella società, quindi a causa di questo

l'uomo non può essere trasparente nelle relazioni perché il suo comportamento

La Società della Trasparenza 10

è mediato dai valori morali. Un altro dei principi legati al concetto di

trasparenza è quello della maschera. Il tema della maschera in Nietzsche è

legato alla sua esperienza diretta come filologo dove l’assunzione dell’antichità

classica come modello viene usata per poter fare una critica e per poter dare

un giudizio sul presente che inevitabilmente appare come decadenza e

degenerazione rispetto alla società antica. Come filologo dunque Nietzsche non

studia l’antichità classica con lo spirito dello scienziato che ricostruisce

“obiettivamente” un mondo passato, ma la studia prendendola come modello

di società e cultura superiore a cui l'uomo moderno dovrebbe rifarsi; inoltre

crea nell’antichità esempi e modelli per il presente di fronte ai quali la vita si

caratterizza come decadenza rispetto al passato a causa della perdita del

valore dei rapporti forma-contenuto, interno-esterno, essere-apparire. L’uomo

contemporaneo appare a Nietzsche caratterizzato dalla totale assenza di

coerenza tra forma e contenuto, per cui la forma non può che apparire come

un travestimento, oppure come una maschera. Il travestimento non è qualcosa

che ci appartiene naturalmente ma si forma in vista di qualche scopo. Nel caso

dell’uomo moderno, questo travestimento, viene assunto per combattere uno

stato di paura e di debolezza. Il travestimento nasce dall’insicurezza e

dall'incapacità che prova l'uomo rispetto alla storia, e significa assunzione di

maschere convenzionali, irrigidite; nella "Nascita della tragedia" infatti

Nietzsche parla di maschere con una sola espressione a proposito del decadere

della tragedia dopo Euripide e Socrate. Un altro aspetto della maschera

secondo Nietzsche è quello di celare la verità; questo concetto è spiegato in un

aforisma che recita: «Tutto ciò che è profondo ama la maschera; le cose più

profonde hanno per l'immagine e l'allegoria perfino dell'odio. (...) Ogni spirito

profondo ha bisogno di una maschera: e più ancora, intorno a ogni spirito

profondo cresce continuamente una maschera, grazie alla costantemente falsa,

cioè superficiale interpretazione di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di

vita che egli dà»3.La maschera è dunque un mezzo ambiguo, dietro il quale da

un lato la verità ama nascondersi per salvaguardare la propria profondità; ma

3 F. Nietzsche, Al di la del bene e del male, Adelphi Edizione, Milano 1977, cit, pp. 45-46

La Società della Trasparenza 11

che dall'altro noi utilizziamo per non vedere la realtà, per sfuggire da essa.

Dato che la verità si cela dietro una maschera e il soggetto a sua volta vuole

cercare di ignorare la verità, ne consegue che una totale trasparenza tra

soggetti sia difficile da realizzare.

Al concetto di maschera è legato un importante scrittore italiano del '900 Luigi

Pirandello. Uno degli elementi fondamentali della poetica di Pirandello è il

binomio vita-forma. La forma è il ruolo che un soggetto ha oppure gli viene

affidato nella società, mentre la vita è il fluire continuo di possibilità, ma il

soggetto è costretto a sceglierne una, perché se si vive senza forma si diviene

nessuno. Pirandello considera la forma una maschera quando il soggetto si

rende conto della forma che ha e ne vuole uscirne, infatti spesso i personaggi

sono una "maschera nuda", cioè un personaggio che si rende conto delle sua

situazione e tenta così di uscire dallo schema in cui è inserito (ovviamente

senza riuscirci, per cui o continua a lottare per cambiare lo schema o lo accetta

pur essendo consapevole di quanto esso sia sbagliato). Un ottimo esempio è

Belluca, protagonista de "Il treno ha fischiato": da bravo impiegato sfruttato

sia a casa che al lavoro una notte, sentendo il fischio di un treno, cambia

completamente, perché si ricorda che esiste un mondo oltre la sua vita e i

colleghi. La famiglia lo crede "impazzito" (nel senso che non si comporta più

come prima) ma in realtà lui è disposto a tornare a fare la vita di prima purché

gli si conceda ogni tanto di fare dei viaggi con la mente, di "staccare" dalla

routine. Anche se il personaggio accetta la maschera che gli viene assegnata è

sempre costretto a sottomettersi all'unica forma scelta e non può uscirne,

quindi di un soggetto emerge solo una delle possibilità che la vita offre di

essere.

La Società della Trasparenza 12

3. LA SOCIETÀ DELL'ESPOSIZIONE

La società dell'esposizione è un aspetto della società della trasparenza; in una

società in cui tutti i cittadini possono accedere ad un elevato numero di

informazioni senza difficoltà, il valore degli oggetti si fonda sull'esposizione il

cui compito è di generare interesse. In questa nuova società gli oggetti devono

essere esposti per essere: perché ha valore solo ciò che è visibile a tutti,

mentre quello che viene nascosto perde valore. Ciò che avviene nella società

dell’esposizione è l’opposto di ciò che avviene nel mondo artistico, in cui

un’opera che rimane per molto tempo nascosta aumenta sensibilmente il suo

valore.

Dal ritratto alla fotografia

La società dell’esposizione richiede un elevato livello di trasparenza, in modo

da rendere tutto ciò che viene esposto il più vicino alla realtà. Un esempio di

un “oggetto” che il soggetto utilizza per esporre continuamente se stesso e

ciò che fa è la fotografia, però la fotografia quando venne inventata non

serviva soltanto a rendere le comunicazioni più trasparenti possibile; infatti le

forme d’arte come la pittura e in seguito la fotografia non erano semplici

immagini della realtà ma avevano il compito di rappresentare i sentimenti o le

idee dell’autore. L'analisi, che sto per illustrare, inizia dal ritratto e finisce con

la fotografia e serve a mostrare come il valore di trasparenza, e ciò che ne

consegue, siano entrati sempre di più nelle forme artistiche, ed hanno condotto

alla riduzione del valore culturale di forme d’arte come la fotografia.

La Società della Trasparenza 13

Prima fase: la pittura

Nelle opere d’arte il pittore non riproduce semplicemente una situazione o una

persona così come appare, ma è sempre presente la sua interpretazione dei

fatti o dei sentimenti. Infatti se prendiamo in considerazione una qualunque

opera del pittore Munch, si nota che il pittore non ha dipinto una realtà

oggettiva ma ha dipinto la realtà mostrando la sensazione di angoscia

estraneità che sente verso il mondo.

Anche in correnti pittoriche caratterizzate da un attenzione maggiore verso la

rappresentazione fedele della realtà è sempre presente la mediazione

dell’autore dell’opera. Ad esempio nel ritratto fiammingo dove sono meno

visibili le idee dell’autore venne creato un nuovo metodo nella

rappresentazione dei soggetti dei ritratti, per permettere all'osservatore di

cogliere maggiori informazioni della fisionomia di uno stesso volto, e quindi

rendere la pittura più imparziale e simile ad una semplice foto. L'esempio più

evidente è il ritratto dei coniugi Arnolfini di Van Eyck. Qui vengono

rappresentati due persone dell'alta società che stanno celebrando il loro

La Società della Trasparenza 14

matrimonio. Anche qui tutto è rappresentato alla perfezione, e fin qui tutto

normale. Ma nella stanza c'è uno specchio, che riflette il pittore stesso e il

testimone degli sposi in uno spazio di pochi centimetri. Inoltre, nel bordo dello

specchio (spazio di un centimetro scarso) è rappresentata la passione di Cristo;

questo dimostra come i fiamminghi fossero ottimi pittori della realtà, tanto che

i loro dipinti potrebbero essere associati ad una fotografia, ma allo stesso

tempo inserissero il loro personale contributo nell’opera.

Seconda fase: la fotografia

Quando il deputato François Arago presentò “l’apparecchio dagherrotipico”

Mandé Daguerre, affermava: «A partire da oggi la pittura è morta». Il pittore,

litografo e caricaturista Daumier sosteneva: «La fotografia imita tutto e non

esprime nulla; essa è cieca nel mondo dello spirito»; la fotografia infatti come

tra la realtà così come appare senza la mediazione del pittore, inoltre dietro ad

una fotografia non c’e il lavoro umano, soprattutto da quando sono stare

inventate le macchinette digitali, al contrario delle forme artistiche precedenti

che erano totalmente realizzate dall’uomo. La fotografia appena venne

inventata però non era completamente priva di espressione, infatti non

essendo possibile realizzare molti scatti consecutivi i pochi che venivano fatti

La Società della Trasparenza 15

rappresentavano o momenti importanti o il segno di una persona ormai

scomparsa oppure il simbolo di un momento della storia.

Terza fase: la fotografia contemporanea

La fotografia contemporanea, ha perso ogni traccia di aura e di valore

interiore, è satura di un valore di esposizione e totalmente vuota di senso.

Nella fotografia digitale ogni negatività e singolarità è cancellata, la fotografia

non è più unica e non rappresenta più ciò che è stato ma diviene quasi un

oggetto pubblicitario. Il soggetto della fotografia non ha più valore culturale e

quindi diviene uguale a qualunque altro soggetto. La fotografia trasparente,

infatti, manca l'aspetto semantico e temporale questo la rende vuota, priva di

significato.

Dell’aspetto della riproducibilità se ne occupa nel saggio “L’opera d’arte

nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” Walter Benjamin (1892-1940), che

afferma che la riproducibilità dell’arte ad opera delle nuove tecnologie toglie

La Società della Trasparenza 16

alle opere d’arte un grande valore. Sullo sfondo di questa opera troviamo la

riflessione benjaminiana su cosa significhi un approccio materialistico e

dialettico alla storia e all’arte. In apertura del saggio Benjamin cita un passo di

un breve testo di Paul Valéry (1871-1945) , “La conquete de l’ubiquité”,

pubblicato nel 1931 nella raccolta Pièce sur l’art. In questo testo Valéry si

interroga sui mutamenti in atto all'interno della società causati principalmente

dall'uso di nuovi mezzi di comunicazione che renderanno ogni forma artistica

accessibile in doni luogo e momento. La stessa riflessione sui mutamenti in

atto nello statuto e nella fruizione dell’arte dovuti alla creazione di nuove

tecniche di riproduzione e trasmissione delle opere che avviene trattato nel

breve testo di Valéry è al centro del saggio di Benjamin, che ha come

presupposto la grande diffusione della fotografia e del cinema nei primi decenni

del '900. La riflessione dello scrittore parte dal fatto che un'opera d’arte è

sempre stata riproducibile. La riproduzione intesa come imitazione manuale di

disegni, quadri o sculture è sempre stata parte integrante della pratica

artistica, dell’apprendimento e della messa in circolazione delle opere. Ciò che

interessa a Benjamin , però, non è la riproduzione intesa in questo senso bensì

la riproduzione delle opere d'arte non più legata alla manualità ma legata alla

riproduzione mediante tecnologie nuove che cambiano però cambiano lo

statuto stesso dell’arte nella sua forma tradizionale. La tesi centrale del saggio

di Benjamin risiede nell’affermazione che nella riproduzione fotografica di

un’opera viene a mancare un elemento fondamentale : «l’hic et nunc dell’opera

d’arte, ciò la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova»4. Ciò

che rende unica un'opera d'arte non è solo la sua originalità ma anche il luogo

in cui essa è collocata. Il “declino” dell'aura (unicità, autenticità e autorità

dell’opera d’arte) determinato dall’avvento dei mezzi di riproduzione tecnica

delle opere, sarebbe il sintomo, secondo Benjamin , di un più vasto mutamento

nei modi in cui un'opera è percepita. Ciò che però viene meno, in un’epoca

caratterizzata dal bisogno di «rendere le cose, spazialmente e umanamente,

4 W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Enaudi, Milano 2000

La Società della Trasparenza 17

più vicine»5, è il contesto rituale e magico delle opere che era legato alla loro

appartenenza al mondo del culto, prima religioso e poi della bellezza. Il

discorso benjaminiano sulla fine dell’aura non è quindi riconducibile a una

forma di nostalgia, bensì è un tentativo di individuare le potenzialità ancora

non del tutto esplicitate della riproducibilità.

4. LA SOCIETÀ DELL'INTIMITÀ

La società dell'intimità è un aspetto della società della trasparenza. I soggetti

espongono le intimità come in un mercato in cui vengono consumate e

distrutte. Palesano i sentimenti intimi e le emozioni, mettendo a nudo l'anima,

credendo che in questo modo possano raggiungere la trasparenza dell'anima. I

social media hanno dato la possibilità di privatizzare il mondo, perché grazie

alla prossimità digitale il soggetto può interagire solo con i frammenti del

mondo che preferisce. Così viene cancellata una dimensione esterna, dato che

viene annullata ogni lontananza e segretezza. L'intimità acquista tanto valore

che anche le personalità che appartengono alla sfera politica vengono giudicati

sopratutto per la sfera privata ed intima. La società dell'intimità è abitata da

soggetti intimo-narcisisti, ai quali manca la capacità di distanziarsi da se stessi;

i soggetti narcisisti danno grande importanza alla sfera intima ma vogliono che

questa venga resa pubblica, inoltre investono eccessivamente sull'immagine di

Sé che è sproporzionato rispetto alla consapevolezza del proprio Sé reale.

Questi soggetti sono molto simili a Narciso protagonista di un mito greco.

Narciso era un bellissimo giovane di cui si innamorò la ninfa Eco. Eco, incapace

di esprimere il proprio amore perché condannata a ripetere solo le parole che

udiva, venne respinta da Narciso e morì di crepacuore.Gli dei punirono allora

Narciso facendolo innamorare della propria immagine riflessa dall'acqua, un

amore che lo condusse alla morte. Narciso fu punito perché aveva rifiutato

l'amore della ninfa Eco. Narciso non riesce ad amarla - perché attratto da altro,

da qualcosa di migliore.

5 W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Enaudi, Milano 2000

La Società della Trasparenza 18

5. SOCIETÀ DEL CONTROLLO

Come ogni forma di governo ha una sua degenerazione, anche la società della

trasparenza può degenerare e divenire società del controllo. Infatti l’utopia di

una società trasparente, si basa sullo sconfinamento del controllo;

bisognerebbe eliminare ogni flusso di informazione che crea una relazione

asimmetrica, sia dall’alto verso il basso sia il contrario. Ciascun cittadino

espone se stesso alla sorveglianza e al contrario, non solo riguardo alle sfere

più esterne ma soprattutto alle più intime, questo conduce ad una situazione in

cui ciascuno controlla l’altro. In questo aspetto possiamo paragonare la società

del controllo alla società immaginata dallo scrittore Orwell nella sua opere

“1984”; entrambi gli abitanti di queste società si omologano ad uno stile di vita

impostogli dalla società stessa, e vengono continuamente controllati. Nella

società di Orwell i cittadini sanno di essere controllati ma non vogliono esserlo,

infatti alcuni cercano di sfuggire, ma soprattutto sanno da chi sono controllati.

Nella società del controllo, invece, sono i cittadini che autonomamente

scelgono di esporre tutte le informazioni legate a loro stessi,e non sanno da chi

potrebbero essere controllati; la sorveglianza quindi non è un attacco alla

libertà come per Orwell, ma gli individui si concedono volontariamente allo

sguardo globale divenendo così, in un certo senso vittima e carnefice. Il gran

numero di informazioni che le persone rendono pubbliche vengono catalogate

ed utilizzate, ad esempio dalle aziende di comunicazione per creare una

pubblicità mirata per le singole persone oppure dalle forze dell’ordine, ma nei

casi più gravi e pericolosi possono essere sfruttate da persone disturbate o con

intenzioni malvagie. Ovviamente la società creata da Orwell in “1984” non è un

esempio della degenerazione della società della trasparenza, ma anche se non

potrebbe mai divenire repressiva come quella di “1984” ma potrebbe

comunque diventare un ambiente pericoloso per i cittadini che lo abitano. La

trasparenza limita il potere, che si ammanta volentieri del segreto spesso usato

per alcune manovre che non sarebbero approvate dalla comunità, dunque

l’organo che governa non deve essere trasparente verso i cittadini, solo i

cittadini devono essere totalmente trasparenti perché divenga una società del

controllo. In una società strutturata in questo modo una relazione di fiducia

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solida tra cittadino e stato è quasi impossibile, perché la fiducia è realizzabile

solo in una condizione tra sapere e non sapere, in cui un soggetto instaura una

relazione con un altro soggetto oppure con un’istituzione senza sapere tutto

dell’altra parte.

La Società della Trasparenza 20

TRASPARENZA APPLICATA ALLA REALTÀ (TRASPARENZA, VERITÀ, FIDUCIA)

Per rendere la mia tesina più di una semplice serie di collegamenti ho scelto di

aggiungere anche due riferimenti a situazioni reali: il primo è legato al contesto

lavorativo ma soprattutto alle aspettative che i giovani hanno verso le aziende

che gli propongono un impiego. Il secondo sono i risultati di un questionario,

creato da me, che ho sottoposto ad un gruppo di studenti della mia scuola.

6. TRASPARENZA NEL CONTESTO AZIENDALE

A causa della crisi del lavoro sviluppatasi negli ultimi anni verso le aziende si è

creata una sempre minore fiducia nelle aziende, che conseguentemente ha

portato al desiderio da parte delle persone di un sempre maggiore desiderio di

trasparenza. Questo è stato riscontrato nelle ricerche di una azienda americana

di ricerca CEB, che è riuscita a mostrare quanto sia importante la trasparenza

per generare la fiducia. La cosa più importante è capire a che tipo di

trasparenza ci riferiamo.

Uno degli ambiti aziendali in cui è richiesta trasparenza è quello del Recruiting,

reclutamento di nuovi talenti. Quando le aziende si apprestano ad attrarre

talenti dall’esterno esaltando il più possibile le organizzazioni in gergo tecnico

è definito “attraction for appealing”. In pratica quello che succede è che le

aziende illuminano alcune parti e lasciano in ombra altre.

Le ricerche di CEB tuttavia indicano che questo approccio non porta i risultati

sperati nel processo di recruiting. I messaggi che le aziende pubblicano sul

loro website di fatto non attraggono i giovani in cerca di lavoro, questo canale

infatti incoraggia a partecipare alla processo di recruiting solo il 20% dei

potenziali candidati. Il restante 80% dei candidati tende ad ignorare oppure a

non tenere molto conto delle forme ufficiali che l’organizzazione usa per farsi

pubblicità, ma vanno alla ricerca di forme alternative, che non sono sotto il

controllo dell’azienda, che ricavano da una comunicazione diretta con persone

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che facevano parte o fanno parte dell’azienda, da forum indipendenti che

offrono valutazioni dell’organizzazione. Combinando queste diverse fonti i

candidati formano una loro opinione che aiuta la decidere se dare o non dare

fiducia all’organizzazione. Questo significa che l’aspettativa di trasparenza è

sostanzialmente aumentata nelle persone alla ricerca del lavoro e rappresenta

a sua volta un criterio di valutazione. Si è sviluppato nei candidati, un basso

livello di tolleranza verso i messaggi pubblicitari, rilasciati dalle aziende ,che

non coincidono con la realtà. Conseguentemente essere trasparenti diviene un

obbligo. Le ricerche hanno mostrato che le organizzazioni che hanno attuato

questo principio di trasparenza riportano un aumento dei candidati di alta

qualità. La spiegazione è che la trasparenza aiuta i candidati a prendere la

decisione su quale azienda è più vicina alle proprie inclinazioni e valori. A

questo punto si può parlare di “attraction for influence”, come indicano le

ricerche CEB6 (2014 Top Global HR Insights). Il cambio di tendenza è che le

organizzazioni valorizzano i loro dipendenti come ambasciatoriincoraggiandoli a

condividere i pro e contro del loro lavoro attraverso i social media e ad

utilizzare questi contenuti per influenzare la decisione delle persone che si

sentono più vicine a un certo tipo di cultura e contesto. Una volta che un

candidato ha scelto un’organizzazione, ha espresso un atto di fiducia, mette le

proprie competenze, le proprie ambizioni nella mani di un’organizzazione a cui

ha dato credito e fiducia. In questo caso si evidenzia che i concetti di fiducia e

trasparenza non si escludono a vicenda infatti se siamo trasparenti come

organizzazione possiamo incontrare la scelta della fiducia delle persone che

vogliamo attrarre. In questo non dobbiamo essere solo “appealing” mettendo

in luce le parti migliori dell’organizzazione, ma dobbiamo dare un’immagine

coerente che sia una promessa per le persone.

L’atto di fiducia è però reciproco, infatti, se da una parte il candidato mette a

disposizione dell’organizzazione le sue abilità e competenze, dall’altra il “capo”

mette la sua esperienza, competenza, il suo tempo a disposizione per curare

la crescita delle nuove risorse. L’aspettativa di una maggiore trasparenza però

non finisce una volta che una persona è stata assunta, oggi i giovani talenti si

6 importante azienda America di consulenza.

La Società della Trasparenza 22

aspettano una trasparenza che passa attraverso continui e onesti feedback dai

quali cogliere spunti per migliorare il proprio risultato. In questo contesto però

non si può accettare l’idea di trasparenza assoluta perché sarebbe un’utopia; le

aziende ma soprattutto i manager devono accettare la responsabilità di essere

prima di tutto persone affinché si possa generare una fiducia e quindi una

relazione trasparente tra persona e organizzazione. Le aziende devono

accettare che prima di tutto si è persone e poi impiegati.

7. TRASPARENZA NEL CONTESTO SOCIALE: UNA RICERCA

Abstract

Nell’ambito della mia indagine sulla trasparenza, un punto cruciale è risultato

essere quello della degenerazione della società della trasparenza in società del

controllo: quest’ultima si sviluppa soprattutto grazie alle nuove tecnologie

informatiche ed in particolare tramite la forte diffusione dei social network

come Facebook, Twitter ed Instagram.

Dal momento che questi ultimi social network sono molto utilizzati dalla mia

generazione ed in particolare dai miei compagni di scuola, mi sono chiesta

quanto questi ultimi fossero:

-­‐ consapevoli del fatto che tutto ciò che da loro viene pubblicato sia pubblico e sfruttabile da altri soggetti (ad es. per finalità di marketing, di controllo ecc.)

-­‐ capaci di stabilire delle relazioni sociali “reali”, cioè costruite ed alimentate senza fare affidamento ai social network

-­‐ capaci di fare distinzioni tra relazioni “virtuali” e relazioni “reali”

Per darmi una risposta, ho deciso di chiederlo direttamente a loro: ho creato

un questionario (in appendice) che ho somministrato in 5 classi della scuola,

tutte del triennio dei licei classico e scientifico.

Prima di iniziare, mi aspettavo di trovare una scarsa attenzione ai temi della

privacy e dell’utilizzo dei dati a fini commerciali o di controllo. Mi aspettavo

inoltre che gli studenti fossero in grado di riconoscere la differenza tra relazioni

“reali” e “virtuali”, e tuttavia credevo che preferissero i social network alla vita

reale nello stabilire relazioni.

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Quello che emerge invece è un quadro più confortante.

I miei compagni di scuola si dichiarano piuttosto attenti alla privacy e si

preoccupano di trovare informazioni su come vengono utilizzati i propri dati,

anche se quest’attenzione risulta maggiore nell’uso dei social che non nell’uso

di Internet in generale.

Quanto alle relazioni, pur essendo consapevoli che i social non sono “necessari”

per crearle, ritengono che questi possano contribuire ad alimentarle, sia pur

con una scarsa capacità di arricchirle davvero.

Ed in effetti nelle risposte aperte gli studenti mostrano una chiara

consapevolezza della differenza tra rapporti “reali” e “virtuali”, dichiarando che

questi ultimi mancano di fisicità, non permettono una chiara percezione e

manifestazione delle emozioni e sono sostanzialmente meno “veri”.

Il Questionario

Il questionario era composto da 7 domande a risposta chiusa e 2 a risposta

aperta e le domande possono essere raggruppate in 2 ambiti:

-­‐ consapevolezza nell’uso dei social (item 1, 2 e 3) -­‐ relazioni sociali (item 4, 5, 6, 7, 8 e 9)

Il Campione

Il questionario è stato somministrato ad un totale di 66 studenti dell’Istituto

Villa Flaminia frequentanti le classi 3°, 4° e 5° Classico e le classi 3° e 5°

Scientifico (non è stato possibile svolgere la somministrazione nel 4°

scientifico).

La distribuzione per sesso, classe e indirizzo di studi è mostrata dai grafici che

seguono.

La Società della Trasparenza 24

Risultati

Consapevolezza e Ricerca di Informazioni

I primi 3 item possono essere raggruppare in un unico “cluster”. Ho chiesto

infatti di rispondere su una scala a 4 livelli (Sempre, Spesso, Talvolta e Mai)

alle seguenti domande:

Item 1: Quando utilizzi i social network ti preoccupi della privacy e riservatezza sulle informazioni condivise? Item 2: Quando utilizzi i social network ti informi su come vengono utilizzati i tuoi dati personali e le informazioni che inserisci? Item 3: Quando navighi su internet ti informi su come vengono utilizzati i tuoi dati personali e le informazioni che inserisci? Dalla rilevazione sembra emergere una maggiore consapevolezza e desiderio di

informarsi quando si utilizzano i social network (item 1 e 2): rispettivamente il

58% ed il 52% ha risposto “Sempre” o “Spesso”.

Invece nell’uso di Internet (in senso più generale) l’attenzione sembra essere

minore: solo il 50% risponde “Sempre” o “Spesso”.

Relazioni Sociali

Abbiamo in primo luogo cercato di capire quanto gli studenti ritengano

importanti i social network nella creazione e nella costruzione delle relazioni, e

se li ritengano fonte di arricchimento delle relazioni stesse. Per questo abbiamo

analizzato insieme gli item 8, 4 e 6:

Item 8: Ritieni possibile conoscere una persona escludendo i social network?

La Società della Trasparenza 25

Item 4: Secondo la tua esperienza l’utilizzo dei social network influenza la costruzione della relazione con gli altri (amici, compagni di scuola, conoscenti, ecc.)? Item 6: L ’utilizzo dei social network quanto arricchisce la relazione con l’altro? In primo luogo notiamo che in ambo i casi un elevato numero di studenti

risponde “Non So”, segno forse di una scarsa riflessione sul tema.

Da coloro che hanno espresso un’opinione emerge che i social non sono tanto

ritenuti necessari per creare relazioni (l’88% ha risposto di ritenere possibile

conoscersi senza i social), ma sono ritenuti importanti nell’alimentarle (il 64%

dice che la relazione ne è influenzata significativamente).

Eppure, nonostante il riconoscimento dell’impatto dei social sulle relazioni, gli

studenti non ritengono che queste ne risultino effettivamente arricchite: il

68% infatti dichiara che questo non accade oppure accade solo raramente.

Controllo

L’ultima dimensione quantitativa che abbiamo indagato è quella del controllo

del proprio gruppo, tramite l’item 5:

Item 5: L’utilizzo del social network talvolta può essere una modalità di

controllo del proprio gruppo sociale, ti capita di applicare questo approccio

quando li utilizzi?

Il 41,5% dichiara in effetti di utilizzare i social per controllare il proprio gruppo,

rispondendo “Sempre” o “Spesso”, mentre il restante 58,5% dichiara di non

farlo, se non raramente.

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Cosa non è possibile portare all’interno del PC?

All’interno del questionario abbiamo inserito una domanda a risposta aperta,

per capire meglio l’opinione degli studenti su cosa ritengono possa essere

vissuto esclusivamente all’interno di relazioni “reali” e non sia trasferibile nel

mondo “virtuale”.

Item 7: Quali aspetti, nella relazione o incontro con l’altro ritieni non possano

passare attraverso la tecnologia?

Le risposte vertono maggiormente intorno ai temi seguenti,

approssimativamente in quest’ordine di frequenza:

1. la fisicità della relazione (condividere una birra, abbracciarsi, vivere la sessualità)

2. la difficoltà di percepire o far trasparire emozioni (“i veri sentimenti o i reali stati d’animo non possono essere manifestati pienamente attraverso i social network”)

3. la comunicazione non verbale (“non si può guardare una persona negli occhi, non si vede la gestualità”)

4. la “verità” della relazione (“è semplice comunicazione, non relazione vera fatta di sguardi, contatto fisico…”, “la tecnologia, se vogliamo, può essere considerata una maschera”)

5. l’immediatezza (“le persone si prendono molto più tempo per rispondere, ragionando troppo”)

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CONCLUSIONE

Il percorso che ho svolto mi ha portato a formulare queste brevi riflessioni.

Innanzitutto mi ha stupito che il tema della trasparenza, così importante nella

società contemporanea, sia stato considerato in forme diverse da scrittori e

filosofi. Ciò che ho colto è che da un punto di vista intimistico non è possibile

realizzare uno stato di totale trasparenza a causa della relazione che il

soggetto ha con se stesso, e che una totale trasparenza, se fosse possibile,

potrebbe nuocere al soggetto stesso. Al contrario nelle situazioni sociali come

la realtà aziendale un alto livello di trasparenza aiuta a creare una relazione

basata sulla fiducia tra l’azienda, i potenziali candidati ai posti di lavoro e i

dipendenti stessi.

Nell’ambito artistico è emerso come le tendenze ad eliminare le distanze e a

rendere tutte le informazioni disponibili senza difficoltà, tipiche della società

della trasparenza, stiano conducendo alla perdita di un aspetto importante

dell’opera d'arte cioè la contestualizzazione e la singolarità dell’opera.

Ciò che mi ha più meravigliato sono stati i risultati del questionario che ho

somministrato dal quale, anche se non può essere considerata un’indagine con

validità statistica sia per le analisi condotte sia per la numerosità del campione,

i dati emersi mettono in evidenza che i ragazzi della mia scuola sono in grado

di comprendere la differenza tra una relazione “reale” e una “virtuale”; che a

differenza delle credenze comuni i social non sono visti come un modo per

creare una relazione sincera, anche se l’utilizzo è molto frequente la relazione

umana non ne viene arricchita.

Per concludere vorrei prendere in prestito le parole di un autore a me caro: «La

quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche

un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi,

credete che non s’è fatto apposta. »7

7 A. Manzoni, I promessi sposi, Principato, Milano 1990

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BIBLIOGRAFIA

A. Manzoni, I promessi sposi, Principato, Milano 1990 Avv, “Facilitating Transparent HipO Communications”;

B. Dusset, “The Big Reveal: HR In The Age Of Transparency”, Forbes,

03/02/2015;

B. Han, “la società della trasparenza”, nottetempo;

E. Harding, “Introducing the 2014 Employment Branding Effectiveness

Survey”, CEB blog, 2013;

F. Nietzsche, “Al di là del bene e del male”, Adelphi Edizione, Milano 1977, citt,

pp. 45-46;

V. Humboldt, la diversità delle lingue, Laterza, Bari 1991.

W. Benjamin, , “l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”,

Enaudi, 2000;

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ALLEGATI

Allego alla mia tesina le biografie dei principali autori e intellettuali che ho

affrontato nella mia tesina.

Byung-Chul Han

Byung-Chul Han ha studiato metallurgia in Corea prima di trasferirsi in

Germania nel 1980 per studiare filosofia, letteratura tedesca e teologia

cattolica a Friburgo in Brisgovia e Monaco di Baviera. Ha conseguito il dottorato

a Friburgo con una tesi su Martin Heidegger nel 1994. Nel 2000, entra a far

parte del Dipartimento di Filosofia presso l'Università di Basilea, dove ha

completato la sua abilitazione. Dal 2012 insegna filosofia e studi culturali

presso la Universität der Künste di Berlino (UdK), dove dirige il Studium

Generale programma generale di studio di nuova costituzione. Han è l'autore di

sedici libri, di cui i più recenti sono trattati di quello che lui definisce una

"società di stanchezza" (Müdigkeitsgesellschaft), una "società di trasparenza"

(Transparenzgesellschaft), e il suo concetto di neologist Shanzai, che cerca di

individuare modalità di decostruzione nelle pratiche contemporanee del

capitalismo cinese.

Sigmund Freud

Sigismund Schlomo Freud, conosciuto come Sigmund Freud, nasce il 6 Maggio

del 1856 a Freiberg (Příbor). Il padre di Freud è un ebreo laico, che non

trasmette al figlio un'educazione di stampo religioso-fideistico o tradizionalista.

Quando Sigmund ha appena quattro anni, la famiglia si sposta a Vienna per

motivi legati al lavoro del padre. Sigmund si diploma a diciassette anni

nell'istituto superiore "Sperl Gymnasium"; nel 1873 s'iscrive alla Facoltà di

Medicina dell'università di Vienna, dove conclude gli studi nel 1881,

dedicandosi nel frattempo alla ricerca psicoterapeutica. Freud trova impiego

nell'istituto zoologico viennese di Carl Claus, ma ben presto si sposta

all'Istituto di Fisiologia di Ernst Brücke, che diverrà una figura determinante

nella formazione del giovane Sigmund. Nel 1900 pubblica L'interpretazione dei

sogni, che fissa i paletti della futura psicoanalisi. Nel 1910 fonda la Società

psicoanalitica internazionale. Altri studi freudiani sono Al di là del principio di

piacere (1920), L'Io e l'Es (1922) e Il disagio della civiltà (1930). La salita al

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potere del nazismo hitleriano costringe però Freud all'esilio a Londra nel 1938,

dove lo psicoanalista muore l'anno successivo.

Frederich Nietzche

Wilhelm Friedrich Nietzsche nasce a Röcken il 15 ottobre 1844, nella famiglia di

un pastore protestante, ma rimane presto orfano del padre. Nel 1872

Nietzsche pubblica il suo primo libro, “La nascita della tragedia” e tra il '73 e il

'76 le “Considerazioni inattuali”. Fu legato a Wagner, ma i rapporti si

deteriorarono perché Nietzsche vide nei suoi ultimi lavori un ritorno

mascherato al cristianesimo e in “Umano, troppo umano”, pubblicato nel 1878,

scrisse il suo distacco da Wagner e da Schopenhauer. Nel 1880 esce la seconda

parte di “Umano, troppo umano”, che porta il titolo “Il viaggiatore e la sua

ombra”; nel 1881 “Aurora” e nel 1882 “La gaia scienza” dove si legge la

speranza del filosofo di insegnare all'umanità la strada verso un nuovo destino.

Tra il 1883 e il 1884 scrive “Così parlò Zarathustra”; nel 1885 “Al di là del bene

e del male” e di seguito “La genealogia della morale” (1887). Nel 1889 a Torino

viene colto da un attacco improvviso di pazzia. Sopravvive per più di dieci anni

e muore, infine, a Weimar il 25 agosto 1900.

Luigi Pirandello

Nasce a Girgenti (Agrigento) nel 1867, compie studi classici, si laurea a Bonn e

diventa professore universitario.

Nel 1894 sposa Antonietta Portulano con cui ebbe 3 figli.

Nel 1903, un tracollo finanziario genera in famiglia una crisi profonda, non

soltanto economica. La moglie, infatti, inizia a soffrire di disturbi psichici e

verrà curata in casa per 15 anni prima di essere affidata ad una casa di cura.

Pirandello naturalmente soffrì per questa situazione, a tal punto da meditare il

suicidio. Non lo fece, anzi, decise di “rinascere” affrontando la vita e

accettando la realtà per quello che è: un flusso continuo, un cambiamento, una

trasformazione inarrestabile che non può essere spiegata in maniera razionale

ne' comunicata con le parole. In linea con la sua rinascita e dopo essersi

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avvicinato alla psicanalisi, Pirandello lascia l'università e si mette a girare

l'Europa con una compagnia teatrale da lui fondata. Nel 1934 gli viene

riconosciuto il premio Nobel per la letteratura.

Muore a Roma nel 1936.

Walter Benjamin

Walter Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, da Emil, antiquario e

mercante d'arte, e Paula Schönflies, di famiglia alto-borghese di origine

ebraica.

Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni Trenta

Infanzia berlinese intorno al mille novecento.

Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa

esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il

teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Benjamin farà

parte fino alla scoppio della Grande Guerra. Nel 1907 torna a Berlino,

concludendo gli studi secondari nel 1912. In quello stesso anno comincia a

scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken.

Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo in Bresgovia.

Scampato all'arruolamento dopo l'inizio della guerra, rompe con Wyneken, che

aveva entusiasticamente aderito al conflitto. Nel 1915, trasferitosi a Monaco,

dove segue i corsi del fenomenologo Moritz Geiger, conosce Gerschom

Scholem, con cui inizia un'amicizia durata fino alla morte. Nel 1920, tornato a

Berlino, progetta senza successo la rivista Angelus Novus, scrive Per la critica

della violenza e traduce Baudelaire. Nel 1929 stringe un profondo rapporto

con Brecht, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a

più riprese nella sua casa in Danimarca. Il 1933 segna infatti la definitiva

separazione dalla Germania.

Esule a Parigi, trascorre comunque lunghi periodi a Ibiza, Sanremo e

La Società della Trasparenza 32

Svendborg.

Internato nel campo di prigionia di Nevers in quanto cittadino tedesco, viene

rilasciato tre mesi dopo. Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un

visto per gli Stati Uniti. Nel settembre del 1940 viene bloccato alla frontiera

spagnola dalla polizia: nella notte tra il 26 e il 27 si toglie la vita ingerendo una

forte dose di morfina. Ai suoi compagni di viaggio fu concesso di passare il

confine il giorno seguente.

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Le immagini che ho scelto di inserire

Sera sulla via Karl Johann è un dipinto di Edvard Munch datato 1892 ed è stato

eseguito con la tecnica dell’olio su tela. La sua dimensione è di 84,5 cm x 121

cm e fa parte della collezione Rasmus Meyer.

Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è un dipinto a olio su tavola del pittore fiammingo Jan van Eyck, datato 1434. Misura 81,80x59,40 cm ed è conservato nella National Gallery di Londra.

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Dorothea Lange, una fotografa documentarista americana, ha scattato questo emozionante ritratto di Florence Owens Thompson nel marzo 1936

"Federal Dead on the Field of Battle of First Day, Gettysburg, Pennsylvania" Mathew Brady, 1863

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