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L’ANALISI AMBIENTALE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI CON IL METODO DEL LIFE CYCLE ASSESSMENT

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L ’ AN ALISI A MBIENTALEDEI PRODOTTI AGROALIMENTARI

CON IL METODO DE L L IFE C YCLE ASSESSMENT

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2009 ARPA SIC I L IA - AGENZ IA REGIONALE PER LA PROTEZ IONEDEL L ’AMBIENTE DEL LA S IC I L IA

DIREZIONE GENERALE

Corso Calatafimi 217/219 (Albergo delle Povere)90129 PalermoTel. + 039 091 6563582 - Fax + 039 091 6574146E-mail: [email protected]

Direttore GeneraleSergio MARINO

L’analisi ambientale dei prodotti agroalimentari con il Metodo del Life Cycle Assessmenta cura di Paolo Neri

Comitato editoriale

Francesca FalconiPaolo NeriRoberto PergreffiGermana Olivieri LCA-lab srlspin off ENEA, Bologna

Raffaella RaffaelliMaria Grazia Marchesiello ARPA Emilia Romagna, Area Sistemi di Gestione di Prodotto

Michele FioreAgata Basile ARPA Sicilia, Area Gestione Qualità, Sistemi di Gestione Ambientale

Carola Arrivas Bajardidottore di ricerca in “Logisticae Gestione per la Qualità,l’Ambiente e la Sicurezza” –Dipartimento di TecnologiaMeccanica, Produzione e Ingegneria Gestionale(D.T.M.P.I.G) dell’Universitàdegli Studi di Palermo, c/o Agenzia Regionale per la Protezionedell’Ambiente, ARPA Sicilia

Loredana Giaimo dottorato di ricerca in “Fisica Tecnica Ambientale” – Dipartimentodi Ricerche Energetiche ed Ambientali (D.R.E.AM.)dell’Università degli Studi di Palermo, c/o Agenzia Regionale per la Protezionedell’Ambiente, ARPA Sicilia

Annalisa Romani Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche,Laboratorio di Merceologia e Qualità delle Risorse,Laboratorio di Qualità delle Merci e Affidabilità di Prodotto (QUMAP) del PIN - Polo UniversitarioCittà di Prato

Andrea Borsari Granarolo SpA

Ruggero Gallimbeni autore del softwareper la pubblicazionedi inventari LCA

Autori dei casi studio

Francesca AlbertiEmanuela AradeoCarola Arrivas BajardiValentina CarboniGloria CattoMariano D’AndreaLetizia De PietriCarmine Della CorteMichela DellagiovampaolaFrancesca FalconiValentina FantinLoredana GiaimoStefania GuidettiSilvia MandelliMarcia MontedonicoGermana OlivieriBarbara PediniMarco PetroneEmmanuel RomanoAndrea Storchi

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I N D I C E

INTRODUZIONE 6

1. CENNI METODOLOGICI SULL’ANALISI DEL C ICLO DI VITA LCA 10

1 . 1 D E F I N I Z I O N E D E G L I O B I E T T I V I E D E I C O N F I N I D E L S I S T E M A 10

1 . 2 A N A L I S I D I I N V E N T A R I O - L C I 11

1 . 3 A N A L I S I D E G L I I M P A T T I - L C I A 12

1 . 4 I N T E R P R E T A Z I O N E D E I R I S U L T A T I E VA L U T A Z I O N E D E I M I G L I O R A M E N T I 12

2. LA METODOLOGIA PER LA RACCOLTA DEI DATI PER L’APPLICAZIONE DELL’LCA NEL SETTORE AGROALIMENTARE 14

2 . 1 I N T R O D U Z I O N E 14

2 . 2 L A F A S E D I P R E P A R A Z I O N E A L L A R A C C O L T A D E I D A T I 15

2 . 3 R A C C O M A N D A Z I O N I 21

2 . 4 A P P L I C A Z I O N E D E L L A M E T O D O L O G I A P E R L A R A C C O L T A D E I D A T I A D U N ’ A Z I E N D A D E L S E T T O R E O L E A R I O 22

2 . 5 Q U E S T I O N A R I O P E R L A R A C C O L T A D E I D A T I N E L S E T T O R E O L I V I C O L O - O L E A R I O 30

3. LINEE GUIDA PER L’APPLICAZIONE DELL’LCA AI PRODOTTI AGROALIMENTARI 56

3 . 1 L A F A S E D I C O L T I VA Z I O N E 56

3 . 2 L A F A S E D I A L L E VA M E N T O 62

3 . 3 P R O D U Z I O N E I N D U S T R I A L E D A P R O D O T T I A G R I C O L I ( C O L T I VA Z I O N E ) 64

3 . 4 P R O D U Z I O N E I N D U S T R I A L E D A P R O D O T T I D I A L L E VA M E N T O 69

4. IL PROCEDIMENTO PER IL CALCOLO DELL’LCA 73

4 . 1 I L M E T O D O O L A N D E S E E C O - I N D I C A T O R 9 9 74

4 . 2 I L M E T O D O S V E D E S E E P S 2 0 0 0 82

4 . 3 I L M E T O D O D A N E S E E D I P 87

4 . 4 I L M E T O D O E D I P 9 6 E 9 7 A P P L I C A T O A L L E S O L E R I S O R S E 90

4 . 5 I L M E T O D O S V I Z Z E R O I M P A C T 2 0 0 2 + 91

4 . 6 L E C R I T I C I T A ’ D E I M E T O D I 96

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5. LA MODIFICABIL ITA’ DEI METODI: IL CASO DELL’ENEA 97

5 . 1 M O D I F I C H E A L M E T O D O E C O - I N D I C A T O R 9 9 97

5 . 2 M O D I F I C H E A L M E T O D O E P S 2 0 0 0 98

5 . 3 M O D I F I C H E A L M E T O D O E D I P 99

5 . 4 M O D I F I C H E A L M E T O D O I M PA C T 2 0 0 2 + 99

6. LE MODIFICHE AI METODI SPECIF ICHE PER I PRODOTTI AGROALIMENTARI 100

6 . 1 M O D I F I C A A L M E T O D O E C O - I N D I C A T O R 9 9 N E L P R O G E T T O P R O S C I U T T O D I P A R M A 100

6 . 2 I L C A L CO LO D E L FAT TO R E D I C A R AT T E R I Z Z A Z I ON E D I P M 1 0 , S O 2 , NO 2 , CO A L I V E L L O L OCA L E ( P RO V I NC I A D I M I L ANO ) N E L P ROG E T TO R I S O C A R N A R O L I 105

7. UN CONFRONTO SULLE POTENZIALITA’ E I L IMITI DEI METODI 107

7 . 1 V E R S O L A S C E L TA D I U N M E T O D O D I VA L U TA Z I O N E D E G L I I M PA T T I A M B I E N TA L I 110

8. IL CALCOLO DEI COSTI ESTERNI 112

9. I CASI STUDIO SUI PRODOTTI AGROALIMENTARI 114

9 . 1 L A P R O D U Z I O N E D I E N E R G I A D A B I O M A S S A 117

BIBLIOGRAFIA 119

GLOSSARIO 121

I N D I C E D E L C D A L L E G ATOContiene la sintesi degli studi sui prodotti agroalimentari e una banca dati dei processi

9. LE S INTESI DEGLI STUDI LCA APPLICATI AI PRODOTTI AGROALIMENTARI

10.PROGETTI E PROCESSI 1

1 0 . 1 O L I O S I C I L I A ( A R PA S I C I L I A - U N I V E R S I T A ’ D I P A L E R M O )

1 0 . 2 PA C K A G I N G L A T T E ( A R R I VA S B A J A R D I - F A L C O N I )

1 0 . 3 PA S TA A M AT O ( D E L L A C O R T E )

1 0 . 4 O L I V E T O S C A N A ( O L I V I E R I )

1 0 . 5 V I N O F R I U L A N O ( C A T T O )

1 0 . 6 I P R O C E S S I D I B A N C A D A T I

11.LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA BIOMASSA

1 1 . 1 S I N T E S I D E L L O S T U D I O S U L B I O G A S D A M A I S

1 1 . 2 I L P R O C E S S O D I B A N C A D A T I

1. All’indirizzo web lcaagroalimentare.net è stato allestito un motore di ricerca per l’esplorazione degli inventari LCA dei processi stu-diati nella presente opera

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 5

Con questo nuovo volume della collana ARPA Strumenti, ARPA Sicilia continua a promuovere laricerca ed al tempo stesso incoraggia la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti agro-alimen-tari mediante sistemi di produzione orientati ad uno sviluppo sostenibile.

Oggi più che mai si può affermare che gli impatti ambientali connessi alle attività agricole sonointrinsecamente collegati alla sicurezza alimentare sia a livello locale che a livello globale.

In considerazione di ciò, risulta evidente l’importanza di applicare in questo settore strumenti attia migliorare la sicurezza e le prestazioni ambientali dei prodotti. Tra questi strumenti la metodo-logia LCA, mediante l’analisi di consumi di risorse ed energia e degli impatti ambientali generatinell’intero ciclo di vita del prodotto, consente sicuramente di valutare, in un’ottica che va al bendi là dei cancelli dell’azienda, le opportunità di miglioramento degli aspetti ambientali.

Le linee guida oggetto di questa pubblicazione sono state realizzate da un gruppo di lavoro condiverse competenze, diverse esperienze e diversi compiti e consistono in una raccolta di analisiLCA (Life Cycle Assessment) effettuate su svariati prodotti agroalimentari italiani.

Il contributo di ARPA Sicilia consiste in un’attenta sperimentazione sulle potenzialità della meto-dologia LCA nel settore agro-alimentare, effettuata tramite l’analisi del ciclo di vita di un prodottotipico del territorio siciliano: l’olio extravergine d’oliva.

Tali Linee guida sono, dunque, un prezioso compendio tecnico e rivestono una notevole impor-tanza in quanto sopperiscono alla carenza di dati specifici, essendo corredate da una banca datiin formato elettronico contenente i numerosi processi agroalimentari creati dal gruppo di lavoro.

Sergio Marino

Direttore Generale di ARPA Sicilia

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6 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

I prodotti del settore agroalimentare derivanti direttamente da coltivazioni e allevamenti oppureda successivi processi di lavorazione, sono quelli che più facilmente richiamano l’attenzione deiconsumatori sul danno ambientale. In particolare per sapere se i prodotti contengono sostanze chepossono nuocere alla salute dell’uomo, ma anche perché in questo caso l’ambiente costituisce di-rettamente la fonte di produzione: se la terra diventa meno produttiva si riducono le produzioniagricole e gli allevamenti. La riduzione delle risorse di combustibili fossili e di minerali è una entità difficile da determinare.Ma forse a nessuno conviene determinarla per motivi economici e socio-politici. L’attribuzione dei cambiamenti climatici all’anidride carbonica e alle sostanze ad essa equiva-lenti sono ancora oggetto di contrasto nel mondo scientifico: c’è chi li attribuisce alle macchie so-lari e ai cicli naturali di raffreddamento e di riscaldamento degli oceani. E’ vero che ci sonoimpegni e strategie per ridurre la produzione della CO2 da parte di molti paesi, ma anche in que-sto caso ci sono forti resistenze da parte del mondo economico che non comprende il vantaggiodel rinnovamento dei processi produttivi per ridurne l’impatto ambientale. Inoltre anche la sensi-bilità del cittadino è inferiore perché la CO2 non è una sostanza che possa fare paura direttamentecome lo fa una radiazione ionizzante o un inquinante potenzialmente cancerogeno.Il depauperamento della qualità dell’ecosistema attraverso l’acidificazione e l’eutrofizzazione co-mincia a preoccupare di più perché riguarda la produzione dei frutti della terra. Anche se in que-sto settore interessano molto i frutti che servono per l’alimentazione delle popolazioni più ricchee poco o nulla quelli che servono per l’alimentazione delle popolazioni povere. Inoltre con lapaura dell’esaurimento dei combustibili fossili e, più ancora, dei loro costi, si sta cercando di fareaccettare la produzione da parte della terra di biomasse per la produzione di energia.Quindi l’analisi ambientale ottenuta con l’applicazione del metodo LCA (Life Cycle Assessment )è stata recepita inizialmente in modo più facile dal settore agroalimentare che da altri settori.

I N T RODU Z I ON E

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Almeno questo è accaduto durante l’esperienza del gruppo di lavoro costituito dai laureandi e daidottorandi presso l’ENEA di Bologna [2]. L’unico finanziamento pubblico ottenuto dal gruppo è av-venuto da parte della Regione Emilia Romagna per tre studi su prodotti della regione: il vino San-giovese, il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano. Inoltre tra i primi lavori ci sono stati quellisulla pasta Barilla e Amato, quello sull’olio calabrese Colli e quelli sulla produzione del latte Gra-narolo. Quest’ultima azienda era partita con uno studio mirato a verificare la convenienza di unatipologia di imballaggio. Poiché lo studio LCA aveva dimostrato che la parte più impattante eraquella degli allevamenti, l’azienda ha successivamente richiesto studi LCA sugli allevamenti conl’obiettivo di creare un protocollo di produzione ambientale interno all’azienda.Gli studi ambientali applicati all’agricoltura avevano mostrato fin dall’inizio l’importanza di infor-mazioni precise su tutti i dati necessari per l’inventario, in particolare relativi alla produzione deifertilizzanti e dei pesticidi, alla loro dispersione nei comparti e direttamente nei prodotti dellaterra e quindi nella catena alimentare. Per la produzione dei fertilizzanti e dei pesticidi negli ultimi anni è stata di notevole aiuto la bancadati del codice usato per il calcolo dell’LCA, molto più dettagliata di quella usata nei primi anni.Per la loro dispersione sono state fatte delle ipotesi semplificative, una per la dispersione in acquadei tre principi attivi dei fertilizzanti (N, P2O4 e K2O) e l’altra per la dispersione nei tre compartidei principi attivi dei pesticidi. Non si è tenuto quindi conto delle caratteristiche di dispersione delprincipio attivo del pesticida e del terreno nel quale esso ricade. Non è stata fatta invece alcunaipotesi sull’ingresso del principio attivo del pesticida nella catena alimentare che sembra inveceormai cosa certa. Tutto questo incide sui risultati perché non valorizza in modo completo la pro-duzione biologica, per la quale non si è tenuto conto nemmeno del suo effetto benefico sulle ca-ratteristiche del terreno e sulle coltivazioni adiacenti a quella biologica negli anni successivi aquello della sua applicazione.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 7

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E’ anche difficile stabilire quanta CO2 venga assorbita dall’aria e come essa si distribuisca tra ra-dici, fusto e semi di una pianta, quanti metalli pesanti vengano assorbiti dal terreno e quanti ceduti. Un problema è quello dei metalli pesanti contenuti nel letame e nel liquame che vengono immessidirettamente nel terreno [23]. Se i metalli pesanti provengono da integratori alimentari forniti aglianimali, bilanciano quelli usati per la produzione degli integratori. Se i metalli pesanti provengonodai mangimi che li hanno assorbiti dal terreno durate la crescita, bilanciano quelli assorbiti dallapianta.Di difficile soluzione è l’allocazione tra prodotti e co-prodotti che non sempre può essere fatta sucriteri di massa, o su base energetica o economica ma che potrebbe convenire fare sulla base delcontenuto di CO2.A tale proposito, affinché il bilancio della CO2 venga rispecchiato correttamente è necessarioconsiderare il fine vita della pianta. Per esempio, nel caso di un frutteto è necessario considerarela produzione nel corso della vita e un possibile fine vita (incenerimento, discarica, riciclo e riuso)come si fa per l’LCA degli edifici.L’LCA permette di valutare il danno ambientale legato alla vita di un prodotto, processo o attività.Poiché i sistemi agroalimentari sono la sede di attività produttive a stretto contatto con l’ambientee la gestione del territorio, si rende necessaria una valutazione dell’impatto ambientale: per un mo-nitoraggio delle tecniche agricole, per una valutazione della qualità, della sicurezza dei processidi trasformazione, confezionamento e distribuzione e per un controllo della gestione degli scari-chi, dei reflui e dei rifiuti. L’LCA di un prodotto/processo agroalimentare, si allinea, inoltre, conle consolidate pratiche di controllo della filiera. L’LCA è una metodologia complessa. Nonostante aspetti critici come la carenza di banche dati ela non univocità dei metodi di valutazione del danno, si ritiene che abbia un potenziale notevoleda studiare e migliorare con approccio sistematico a casi studio applicativi.

8 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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L’idea di una pubblicazione sull’applicazione del metodo LCA ai prodotti agroalimentari nasce daun gruppo di lavoro con diverse competenze, diverse esperienze e diversi compiti, istituzionali eprivati. E’ quello che è stato fatto per gli edifici e per i rifiuti [1], [16]. Per gli edifici le competenzeacquisite e i lavori eseguiti sono stati usati in due tavoli di lavoro costituiti uno dal Ministero delloSviluppo Economico e da ISPRA per l’applicazione dell’Ecolabel degli edifici [14] e l’altro dal Mi-nistero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare per la definizione della Strategia Na-zionale Consumo e Produzione Sostenibile (GPP)[15].L’obiettivo principale del gruppo di lavoro è fare conoscere al nostro Paese (enti di ricerca, Uni-versità, aziende e consumatori) l’utilità dell’uso dell’LCA come strumento per prevedere il dannoambientale di un prodotto e per calcolarne il costo ambientale (costo esterno), che dovrebbe es-sere aggiunto a quello di mercato (costo interno) per fare scegliere in modo trasparente al con-sumatore il prodotto. Infatti il consumatore paga direttamente il costo interno e indirettamente,insieme agli altri cittadini, il costo esterno. Inoltre il gruppo ha costruito una banca dati open source relativa ai processi agroalimentarisulla base di studi effettuati in dodici anni di lavoro da laureandi e dottorandi ENEA e da LCA-lab srl. Nell’ultimo anno si è aggiunto uno studio effettuato da ARPA Sicilia sulla produzionedi olio d’oliva da olive siciliane. La banca dati dei processi agroalimentari aggiunta a quelladei processi sulla gestione dei rifiuti e a quelli sull’edilizia può costituire un esempio di bancadati nazionale.Nella pubblicazione vengono presentate le sintesi di molti studi, per alcune delle quali vengonoriportati tutti i processi che ne costituiscono il progetto (nel cd ad essa allegato), le linee guida perla costruzione di un LCA di un prodotto agroalimentare, i metodi per la valutazione del danno conle loro modifiche e il calcolo dei costi esterni, i criteri per la compilazione della lista dei dati di in-ventario.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 9

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10 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

C E NN I M E TODO LOG I C IS U L L ’ A N A L I S I

D E L C I C L O D I V I TA L C A

Il Life Cycle Assessment (LCA) è un procedimento oggettivo di valutazione di carichi energetici edambientali relativi ad un processo o un’attività, effettuato attraverso l’identificazione dell’energiae dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente. La valutazione include l’intero ciclo di vitadel processo o attività, comprendendo l’estrazione e il trattamento delle materie prime, la fab-bricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale [SETAC, 1991].Il Life Cycle Assessment è applicato seguendo le norme UNI EN ISO 14040:2006 e UNI EN ISO14044:2006 che ne definiscono le fasi dell’analisi [10], [11]:1. Goal Definition and Scoping;2. Life Cycle Inventory Analysis - LCI;3. Life Cycle Impact Assessment - LCIA;4. Life Cycle Interpretation and Improvement.

1.1 Definizione degli obiettivi e dei confini del sistema

Vengono definite le finalità dello studio, il campo di applicazione, le funzioni del sistema studiato,l’unità funzionale, i confini del sistema, le caratteristiche dei dati, le assunzioni e i limiti, il metododi calcolo usato. Nella fase di definizione dello studio, perché sia caratterizzata da rapidità e ade-guatezza, vengono valutati progressivamente:• gli obiettivi del LCA (definizione del problema da analizzare, ossia se si vogliono confrontaredue prodotti o migliorarne alcuni già esistenti o progettarne di nuovi);

• il livello di dettaglio (grado di accuratezza dell’analisi);• l’oggetto dello studio (specificare il tipo di prodotto, la quantità, quali sono i limiti temporaliper la produzione, quali sono le funzioni rilevanti. In alcuni casi si dovranno prendere in con-siderazione i materiali degli imballaggi ed i comportamenti del consumatore).

1

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1.2 Analisi di inventario - LCI

Consiste nell’individuazione e quantificazione dei flussi in ingresso [12] e in uscita dal sistema og-getto di analisi lungo tutta la sua vita. Verranno, quindi, identificati e quantificati i consumi di ri-sorse (materie prime, acqua, prodotti riciclati), di energia (termica ed elettrica) e le emissioni inaria, acqua e suolo, arrivando così a strutturare un vero e proprio bilancio ambientale. Questa fase è costituita da quattro parti fondamentali:1. Lo schema del diagramma di flusso (Process flow-chart ); rappresentazione grafica e qualitativadi tutte le fasi rilevanti dei processi coinvolti nel ciclo di vita del sistema analizzato. È compostoda sequenze di processi (boxes) collegati da flussi di materiali (frecce). La sua caratteristica fon-damentale è quella di dividere un sistema in vari sottosistemi ed esplicare azioni di interconnes-sione; la produzione principale, la produzione secondaria o co-prodotto, la produzione dimateriali ausiliari, la produzione di energia e la possibilità di recuperarla sotto forma di caloreo di elettricità, il consumo di energia dovuto ai vari processi, i mezzi di trasporto utilizzati per iltrasporto del prodotto e del co-prodotto, il trattamento dei rifiuti. Il flow-chart permette, inoltre, divisualizzare e poi raccogliere i dati di input e di output per ogni fase del processo (Figura 1).

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 1 1

Figura 1

“Sistema di prodotti” per la LCI

Flusso di prodotto

Flusso di prodotto

Altrisistemi

Altrisistemi

Flussi elementari

Flussi elementari

Acquisizione di materie prime

Utilizzo

Produzione

Riciclaggio/Riutilizzo

Trasporto

Fornitura di energia

Trattamento dei rifiuti

Sistema ambiente Confini del sistema

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2. La raccolta dei dati (Data Collection).3. La definizione delle condizioni al contorno (System Boundaries); definizione dei punti di con-fine tra il sistema studiato e l’ambiente.

4. L’elaborazione dei dati (Processing Data).

1.3 Analisi degli impatti - LCIA

La fase di LCIA è lo studio dell’impatto ambientale provocato da un processo produttivo o da unaattività, effettuato mediante l’ausilio di alcuni indicatori aggregati di uso internazionale che con-sentono di quantificare gli impatti e confrontare le eventuali alternative di processo o di prodottoe di software di calcolo. In questa fase si passa dal dato numerico calcolato nella fase precedenteal giudizio di pericolosità. L’Analisi degli impatti è suddivisa in quattro fasi:1. classificazione. E’ una fase qualitativa, nella quale i dati dell’inventario vengono suddivisi ingruppi di temi o categorie di impatti ambientali, questi in tre grandi aree di protezione gene-rale: esaurimento delle risorse, salute umana, conservazione dell’ambiente (categorie didanno);

2. caratterizzazione, in cui si quantificano e aggregano gli impatti per individuare il danno re-lativo alla sostanza emessa o alla risorsa usata;

3. la normalizzazione, che divide i valori ottenuti nella fase precedente per un danno di riferi-mento nella stessa categoria, allo scopo di rendere confrontabili le categorie che hanno diverseunità di misura;

4. la valutazione, che attribuisce un valore in termini d’importanza a ciascun impatto e che puòessere effettuata seguendo diverse prospettive culturali.

Le prime due fasi sono obbligatorie, mentre le altre sono facoltative.

1.4 Interpretazione dei risultati e valutazione dei miglioramenti

E’ la fase finalizzata ad interpretare i risultati dell’analisi identificando le criticità ambientali emettendo in evidenza le potenzialità di miglioramento sia tecniche che gestionali del ciclo di vitadel prodotto oggetto di studio. Generalmente possono essere in questa fase effettuate delle ana-lisi di sensibilità per valutare e confrontare, ad esempio, scenari alternativi.La Figura 2 schematizza le fasi del LCA secondo le norme UNI EN ISO 14040:2006 e UNI ENISO 14044:2006.

12 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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La fase di LCIA (Life Cycle Impact Assessment ), descritta dalla norma ISO 14040-44 (2006), ha loscopo di convertire i dati precedentemente elaborati sui materiali e relativi processi in potenziali danniambientali, attraverso procedimenti di tipo tecnico-quantitativo. Vengono valutati e quantificati, in-fatti, gli effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente prodotti dall’oggetto di analisi nel corso del suo ciclodi vita. Il livello di dettaglio, la scelta degli impatti sui quali soffermarsi maggiormente e le metodolo-gie da utilizzare dipendono dall’obiettivo e dal campo di applicazione dello studio.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 13

Figura 2

Schema delle fasi di un LCA secondo la serie ISO 14040

Funzione di sistema

Unità funzionale

Fase 3Analisi degli impatti

Fase 4Interpretazione dei risultati

e proposte di miglioramento del danno

Analisi del danno ambientale con vari metodi di valutazione

Confronti e analisi di sensibilità

Confini del sistema

Finalità dell’analisiProcessi

Materie prime

Energie

Risorse Emissioni

NormalizzazioneCaratterizzazione

delle sostanze e delle categorie di impatto

Classificazione Valutazione

Fase 1 Definizione degli obiettivi e dei confini del sistema

Fase 2Analisi di inventario

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LA METODOLOGIA PER LA RACCOLTADEI DATI PER L’APPLICAZIONE DELL’LCA

NEL SETTORE AGROALIMENTARE

2.1 Introduzione

La definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione di uno studio LCA fornisce la pianifica-zione iniziale per effettuare l’Analisi del ciclo di vita del prodotto. Tale fase consente di definirel’insieme iniziale delle unità di processo da analizzare e le categorie di dati associate.Il momento successivo nella conduzione di un LCA è l’analisi dell’inventario del ciclo di vita (LifeCycle Inventory - LCI). Questa fase comprende la raccolta dei dati ed i procedimenti di calcolo checonsentono di quantificare i tipi di interazione che il sistema ha con l’ambiente.L’analisi di inventario costituisce il nucleo centrale e più impegnativo, in termini di tempo e di ri-sorse necessarie, di uno studio di LCA. In esso è esplorato l’intero ciclo di vita di un prodotto/pro-cesso/attività. È praticamente impossibile assicurare lo stesso livello di accuratezza per tutte le informazioni uti-lizzate. Infatti, i numerosi settori industriali, profondamente diversi tra loro, portano inevitabilmentea una gran varietà nelle componenti di un Inventario. Occorre comunque in questa fase adottareogni accorgimento affinché lo studio sia il più affidabile possibile. A questo scopo è importante co-struire un diagramma di flusso delle operazioni che concorrono a formare il sistema considerato.Tale diagramma, evidentemente, non potrà che essere un’approssimazione del sistema, e la suaqualità dipenderà dalla presenza al suo interno di tutte le componenti considerate significative.Una volta creato il diagramma di flusso dei processi compresi nel sistema, si può passare alla de-finizione delle tecniche di raccolta dei dati, alla raccolta dei dati vera e propria ed all’elabora-zione degli stessi.Il procedimento per condurre un’analisi di inventario ha carattere iterativo: ovvero la raccolta deidati consente una sempre maggiore conoscenza del sistema e, di conseguenza, possono emer-gere fabbisogni di nuovi dati o essere identificati nuovi requisiti o limiti riguardanti i dati già rac-colti. Tutto ciò può comportare un cambiamento delle procedure di raccolta e delle metodologiedi calcolo allo scopo di mantenere lo studio ancora coerente agli obiettivi prefissati e consentire,quindi, il raggiungimento di questi ultimi. Una revisione dell’obiettivo o del campo di applica-zione dello studio può, inoltre, essere richiesta dall’emergere di problemi relativi alla non reperi-bilità delle informazioni necessarie. È bene notare, inoltre, che i dati da utilizzare in un inventario dovrebbero, per quanto possibile,essere raccolti direttamente sul campo (primary data). Nel caso non sia possibile reperire dati di-

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retti ci si serve di dati derivati (secondary data) ovvero ricavati da letteratura o banche dati ap-positamente predisposte.La descrizione della qualità dei dati è importante per capire l’affidabilità dei risultati dello studioe per interpretare correttamente le sue risultanze. Si devono quindi specificare dei requisiti sullaqualità dei dati, al fine di rispettare l’obiettivo e il campo di applicazione dello studio. La qualitàdei dati dovrebbe essere caratterizzata sia attraverso aspetti qualitativi e quantitativi sia attra-verso i metodi utilizzati per raccogliere e integrare tali dati. I requisiti di qualità dei dati dovrebbero includere i seguenti parametri: • fattori temporali: l’anzianità desiderata dei dati (per esempio, entro gli ultimi cinque anni) e laminima estensione di tempo (per esempio, un anno) rispetto ai quali i dati dovrebbero essereraccolti;

• geografia: la zona geografica nella quale dovrebbero essere raccolti i dati relativi alle unitàdi processo, per soddisfare l’obiettivo dello studio (per esempio, locale, regionale, nazionale,continentale, globale);

• tecnologia: combinazione di tecnologie (per esempio, media ponderale delle combinazioni diprocessi operanti, miglior tecnologia disponibile oppure unità operativa più sfavorevole).

Si deve anche tener conto di altri descrittori che definiscono la natura dei dati, per esempio i datiraccolti in siti specifici confrontati ai dati provenienti da fonti pubblicate. Inoltre, quando i dati sonoraccolti da quelli pubblicati in letteratura, si deve fare sempre riferimento alla fonte.

2.2 La fase di preparazione alla raccolta dei dati

Una volta definiti l’obiettivo ed il campo di applicazione e dunque l’insieme iniziale delle unità diprocesso e le categorie di dati associate, si può procedere alla fase di preparazione alla raccoltadei dati. Tale fase ha lo scopo di descrivere ed analizzare le diverse fasi del ciclo di vita con i cor-rispondenti flussi in ingresso ed uscita e rappresenta la base per definire una valida tecnica di rac-colta dei dati, che si tradurrà nella stesura di un questionario da utilizzare per la raccolta dei datinecessari per lo studio.Schematicamente il lavoro da effettuare ai fini della raccolta dati può essere riassunto nelle se-guenti fasi:• studio del settore;• analisi della realtà aziendale;• descrizione del ciclo produttivo;• individuazione degli input ed output del sistema;• stesura di un questionario per la raccolta dati;• raccolta e verifica dei dati e della documentazione di riferimento.I primi quattro punti rappresentano le fasi preliminari per la raccolta dati e consentono di analiz-zare il settore produttivo oggetto dello studio e, in maniera più dettagliata, il processo produttivo

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specifico. Ciò consente di definire le fasi principali del ciclo produttivo e di individuare in manierachiara e completa i flussi di materia, energia e rifiuti da considerare nello studio.Di seguito verranno analizzate le diverse fasi sopra elencate, indicando per ciascuna di esse lemodalità operative e le problematiche connesse.

2.2.1 STUDIO DEL SETTORE

Quando si deve analizzare un prodotto ed individuare tutti gli elementi necessari per valutare gliimpatti generati lungo il suo ciclo di vita, il primo passo da compiere è quello di effettuare uno stu-dio della filiera produttiva, al fine di avere un quadro chiaro e complessivo del settore che si staandando ad analizzare.In questa fase dello studio andranno sviluppati i seguenti punti:• analisi del comparto produttivo e inquadramento nel contesto territoriale/ambientale;• disamina della normativa di riferimento per il settore (gli aspetti normativi a carattere ambien-tale, documentazione inerente i provvedimenti autorizzativi, l’analisi dei controlli effettuati);

• ricerca bibliografica e la raccolta di un’ampia documentazione sugli studi disponibili sul cicloproduttivo e sui relativi impatti ambientali.

Il punto di partenza dell’analisi è l’inquadramento del comparto nel contesto territoriale e pro-duttivo in cui è inserito, che, pur non essendo strettamente legati al ciclo produttivo, governano,in qualche misura l’interrelazione tra l’impianto e l’ambiente circostante. Le attività agricole, infatti,sono quelle rimaste più legate al territorio. La normativa e i dati nelle diverse regioni presentanoun diverso livello di accessibilità e completezza, in relazione alle attuazioni locali di norme ge-nerali di governo del territorio e di protezione dell’ambiente. Conoscere le principali tecnologie utilizzate, le particolare problematiche connesse al ciclo pro-duttivo, gli aspetti ambientali legati a particolari output del processo, come i sottoprodotti (es:sansa per la produzione dell’olio, vinacce per quella del vino), consente di avere un quadro ge-nerale del settore che possa permettere, una volta entrati in azienda, di individuare facilmente iprincipali aspetti del ciclo produttivo da attenzionare ai fini dello studio LCA.Altrettanto importante, in questa fase, risulta la conoscenza della normativa di riferimento per ilsettore, della legislazione ambientale applicabile e della documentazione di riferimento per ogniaspetto ambientale considerato (autorizzazioni, analisi, monitoraggi, ecc.), che potrà essere ri-chiesta in fase di raccolta dati per la verifica degli stessi dati forniti.

2.2.2 ANALISI E DESCRIZIONE DEL C ICLO PRODUTTIVO

L’individuazione corretta delle fasi costituenti il ciclo produttivo e delle loro reciproche relazioni èil punto di partenza per l’analisi ambientale dell’intero ciclo di vita. L’importanza di descrivere conaccuratezza i cicli produttivi e di monitorare i flussi di materia ed energia può rappresentare unvalido aiuto per individuare le fasi critiche del processo produttivo.

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Una volta delineato un quadro generale del comparto produttivo che si sta andando ad analiz-zare, sarà utile in primo luogo effettuare una visita presso il centro aziendale, in modo da indivi-duare le caratteristiche principali del ciclo produttivo ed effettuare quindi una prima analisi dellarealtà aziendale. A questo punto sarà possibile procedere alla descrizione del ciclo produttivo del-l’azienda, individuando i principali processi che lo compongono e gli input ed output del sistema. A tal fine, risulta utile tracciare dei diagrammi di flusso specifici del processo, che descrivano tuttele unità di processo da inserire nel modello, con le loro interrelazioni; ciascuna unità di processodeve essere poi descritta in dettaglio, indicando le categorie di dati ad essa associate. Tali dia-grammi devono essere tracciati sia per la fase di coltivazione/allevamento, sia per la fase di pro-duzione del prodotto.Dall’analisi del ciclo produttivo è così possibile individuare i principali input ed output del sistemae le corrispondenti fasi del processo coinvolte.I principali input individuabili riguardano:• materie prime;• materiali ausiliari;• risorse idriche;• risorse energetiche;• sostanze chimiche.Gli output del sistema possono essere:• sottoprodotti;• scarichi idrici;• emissioni in atmosfera;• contaminazione del suolo;• contaminazione delle falde e acque superficiali;• rifiuti;• rumore.Va comunque sottolineato che tali aspetti ambientali sono strettamente collegati alle caratteristichedell’organizzazione esaminata, per cui è probabile che l’elenco proposto sia non del tutto esau-stivo o, al contrario, contenga aspetti che non saranno riscontrati in particolari tipologie di impresedel settore in esame.

2.2.3 INDIVIDUAZIONE DEGLI INPUT ED OUTPUT DEL S ISTEMA

I principali input individuabili riguardano:• materie prime;• materiali ausiliari;• risorse idriche;• risorse energetiche;• sostanze chimiche.Le materie prime ed ausiliarie utilizzate nel processo produttivo vanno attentamente quantificate,

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considerando la loro natura, origine, e sistema di conferimento, in modo da quantificare i relativiimpatti, sia in termini di trasporto che di imballaggi.Per quel che riguarda le risorse idriche (sempre con caratteristiche definite e controllate) nella col-tivazione i consumi idrici sono rilevanti a seguito dell’attività di irrigazione. In un’azienda l’acquapuò essere utilizzata, oltre che per il lavaggio dello stabilimento e degli impianti, in varie fasi delciclo produttivo, come, ad esempio, per il lavaggio della materia prima; viene utilizzata inoltrenegli scambiatori termici, sotto forma di vapore, di acqua calda e come acqua di raffreddamentonella refrigerazione. Solitamente le fonti di approvvigionamento più comuni dell’acqua sono la reteidrica (acquedotto) o il pozzo.Le fonti energetiche utilizzate sono essenzialmente di due tipologie: l’energia elettrica, impiegatapressoché in tutti i reparti, ed i combustibili per l’alimentazione delle centrali termiche, per l’au-totrazione, per l’alimentazione di gruppi elettrogeni, ecc. Va inoltre considerato il consumo di carburante per trattori, mezzi di trasporto delle materie primee dei prodotti finiti, per le imbarcazioni, ecc.Nelle aziende alimentari in generale non è previsto l’uso di sostanze chimiche durante il ciclo pro-duttivo, ma le attività ausiliarie (fasi di lavaggio e pulizia, impianto di depurazione dei reflui) pre-vedono l’uso di sostanze ad azione detergente, disincrostante e igienizzante, come, ad esempio,soda caustica, acido nitrico, ipoclorito di sodio, alluminio policloruro, acqua ossigenata. Sono pro-dotti con caratteristiche di pericolosità (irritanti, corrosivi, infiammabili) e possono comportare fat-tori di rischio interno (per la salute dei lavoratori oltre che per la qualità dei prodotti). Per talemotivo lo stoccaggio deve avvenire in zone ben delimitate, dotate di dispositivi di protezionedagli eventi atmosferici, di prevenzione degli incendi e degli sversamenti accidentali.Gli output del sistema possono essere:• sottoprodotti;• scarichi idrici;• emissioni in atmosfera;• contaminazione del suolo;• contaminazione delle falde e acque superficiali;• rifiuti;• rumore.Gli scarichi idrici per un impianto sono individuabili secondo la schematizzazione seguente:• acque di processo;• acque derivanti dalle operazioni di lavaggio interno delle aree di lavorazione, macchinari, cas-sette e mezzi di movimentazione;

• acque di tipo meteorico, provenienti dalla superficie dei piazzali e dalle coperture dei fabbricati;• acque di tipo civile originate dai servizi igienici.L’acqua di processo deriva in gran parte spesso dal lavaggio della materia prima (olive, agrumi, ecc.). Il carico organico dei reflui in un’azienda alimentare può essere elevato. Le immissioni di tali re-flui nelle condotte fognarie industriali consortili o comunali sono subordinate al rispetto di para-metri chimico-fisici stabiliti dalla normativa, poiché l’impianto a valle potrebbe non essere ingrado di reggere valori eccessivi di carico organico e, di conseguenza, risultare non efficace nel

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processo depurativo. Nelle aree rurali i reflui vengono spesso destinati allo spandimento sui suoli;questa pratica, non sempre gestita correttamente, può influenzare negativamente la struttura delsuolo. I contaminanti possono, inoltre, percolare e compromettere la qualità delle falde acquiferesotterranee.Per le aziende diventa pertanto necessario operare opportuni trattamenti che abbassino il caricoorganico dei reflui ai livelli previsti dalla legge. La riduzione del carico inquinante dei reflui vienerealizzata in molte aziende attraverso un opportuno trattamento o pretrattamento, che va atten-tamente analizzato.Tra i principali aspetti ambientali legati alle emissioni in atmosfera vi sono i fumi relativi agli im-pianti di combustione. La possibilità che tale aspetto possa incidere pesantemente sull’ambientecircostante dipende dalla dimensione dell’impianto analizzato. Inoltre vanno considerate le emis-sioni diffuse, dovute ai mezzi agricoli, ai mezzi di trasporto utilizzati per l’approvvigionamentodelle materie prime ed ausiliarie e per la consegna del prodotto, nonché, ad esempio, quelle ge-nerate dai motori delle imbarcazioni e dei muletti nella piscicoltura. Infine le emissioni dovute al-l’uso di fertilizzanti e fitofarmaci.Nel settore agricolo l’aspetto relativo alla contaminazione di suolo, falde ed acque superficiali ri-veste particolare importanza per quel che riguarda le sostanze rilasciate a seguito dell’utilizzo difertilizzanti e fitofarmaci. Negli impianti, inoltre, forme di inquinamento del suolo possono verifi-carsi a causa di perdite di combustibile degli automezzi durante le fasi di carico, scarico e tra-sporto delle materie prime e dei prodotti finiti, nonché la perdita di sostanze e preparati pericolosi,rifiuti pericolosi da recipienti, fusti, serbatoi, macchinari.Altro aspetto importante da considerare, specie se ci occupiamo di piscicoltura o molluschicoltura, èl’immissione di inquinanti in ambiente marino e costiero, provocato dalle attività proprie dell’impianto.I problemi attinenti allo smaltimento dei rifiuti solidi (assimilabili agli urbani e speciali), sono mol-teplici e legati soprattutto alle differenti tipologie. Oltre ai rifiuti assimilabili agli urbani per qua-lità e quantità di produzione, quelli derivanti dall’attività di produzione possono essereprincipalmente:• scarti di prodotto, dovuti alla pulizia delle linee di produzione ed a non conformità del pro-dotto; tali scarti di prodotto sono caratterizzati da un elevato contenuto in sostanza organica,e possono spesso essere riutilizzati attraverso il processo di compostaggio, come ammendantio fertilizzanti organici;

• imballaggi, sia dei detergenti e delle sostanze chimiche utilizzati, sia dei prodotti finiti;• rifiuti speciali non pericolosi, che possono derivare dall’attività di manutenzione dei macchi-nari, dalla produzione di contenitori esausti di prodotti utilizzati per la lubrificazione e la di-sinfezione e dalle attività amministrative. Tra essi vi sono gli oli esausti e batterie dei mezziadibiti ad uso interno, che possono derivare da piccole attività di manutenzione, eventual-mente condotte in azienda;

• rifiuti speciali pericolosi, reagenti chimici esausti, fanghi di depurazione (di supero), prove-nienti dall’impianto di depurazione delle acque reflue, ecc.

Il rumore associato alle attività di un’azienda si può dividere, per quanto riguarda l’origine e ladurata dei fenomeni, in due tipologie ben definite:

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• rumore da sorgenti fisse: impianti, macchinari e apparecchiature di produzione; il rumore di-pende dalla tipologia del ciclo produttivo che può essere continuo o localizzato in determinateore del giorno. In questo caso il rumore prodotto rimane all’interno degli ambienti di lavoro;

• rumore da sorgenti mobili: camion, autocisterne di conferimento materie prime e distribuzioneprodotti; il rumore è limitato alle ore diurne, con eventuali punte in alcuni orari critici. Tale ru-morosità riguarda l’ambiente circostante, con possibili disturbi acustici sulle zone limitrofe.

2.2.4 STESURA DI UN QUESTIONARIO PER LA RACCOLTA DATI

Come detto, la raccolta dei dati presuppone la completa conoscenza di ciascuna unità di pro-cesso, attraverso la descrizione qualitativa e quantitativa dei flussi in ingresso e in uscita neces-sari per determinare dove il processo inizia e dove termina. Una volta acquisita tale conoscenza,ed individuati attraverso la metodologia appena descritta i principali input ed output relativi a cia-scuna unità di processo, sarà possibile procedere alla stesura di un questionario che consenta diraccogliere tutti i dati necessari per effettuare lo studio LCA.La struttura generale del questionario potrà prevedere i seguenti punti fondamentali:• indice;• informazioni generali sulla ditta;• informazioni generali sugli impianti produttivi;• fase di coltivazione/allevamento: input e output;• fase di produzione: input e output;• fase di distribuzione;• documentazione di riferimento.Sulla base della tipologia e dimensione dell’impianto e delle tipologie di prodotti, il questionariopotrà risultare notevolmente corposo. La presenza di un indice iniziale, in tali casi, permette unalettura immediata del questionario stesso, in modo da individuarne in maniera chiara la strutturaed evitare errori nella compilazione, come doppi conteggi o dimenticanze.La prima parte del questionario dovrà contenere una sezione per la raccolta dei dati generalidella ditta, quali nome ed indirizzo dell’organizzazione, nome e recapito del referente, ecc.La sezione dedicata alle informazioni generali sull’impianto, invece, conterrà i dati relativi all’a-rea totale coltivata e/o all’area del centro aziendale ed alle strutture a servizio, compresi even-tuali serbatoi di stoccaggio.Per quel che riguarda il corpo del questionario, sarà utile suddividere i dati da richiedere tra lefasi di coltivazione/allevamento, produzione e distribuzione finale del prodotto. In tal modo saràpiù semplice andare ad associare ciascun flusso alla corrispondente unità di processo in fase dianalisi d’inventario. Per quel che riguarda le prime due fasi, ciascuna di esse andrà poi suddivisain ulteriori fasi, che consentano una individuazione più chiara dei flussi in ingresso ed uscita. Perla fase di coltivazione, ad esempio, i dati da richiedere andranno suddivisi tra le fasi di prepa-razione ed impianto, coltivazione, raccolta e stoccaggio del prodotto, conferimento all’impiantoproduttivo.

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Per ciascuna fase individuata i dati andranno poi suddivisi tra input ed output sulla base delle in-dicazioni date nel precedente capitolo.Per la fase di distribuzione, invece, i dati da richiedere saranno relativi alle destinazioni finali delprodotto ed ai mezzi di trasporto utilizzati.Nella parte finale del questionario andrà poi inserita una sezione in cui verrà riportata la docu-mentazione di riferimento, definita sulla base della normativa vigente nel settore.Di seguito viene riportata una descrizione dettagliata dei principali input ed output individuabilie che sarà opportuno inserire all’interno del questionario.

2.3 Raccomandazioni

Si specifica che gli aspetti ambientali fin qui descritti sono strettamente collegati alle caratteristi-che dell’organizzazione esaminata, per cui è probabile che l’elenco proposto sia non del tuttoesaustivo o, al contrario, contenga aspetti che non saranno riscontrati in particolari tipologie diimprese del settore in esame.Uno degli aspetti più importanti da considerare, cui prestare attenzione fin dall’inizio nella fasedi raccolta dei dati, è l’anno di riferimento dei dati forniti e quindi dei flussi entranti ed uscenti dalsistema in esame. È bene, inoltre, che i dati forniti per ciascuna fase del processo siano puntual-mente verificati, visionando la documentazione di riferimento.Altro aspetto importante da tenere in considerazione è la verifica delle autorizzazioni cogenti edin generale della documentazione aziendale. Ricordiamo, infine, che è di fondamentale importanza per l’accuratezza dello studio la verifica-bilità e dunque la qualità dei dati utilizzati.Si riporta di seguito un esempio applicativo della metodologia sopra esposta1, riferito ad un’a-zienda del settore oleario.Allo scopo di illustrare le modalità con cui viene effettuato un LCA applicato al settore oleario,viene inoltre presentata, nel cd allegato alla presente pubblicazione, la sintesidello studio sulla valutazione ambientale del ciclo di vita dell’olio extravergined’oliva da coltivazione intensiva in Sicilia2.

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1. Il presente lavoro è stato sviluppatodall’ing. Loredana Giaimo e dall’arch.Carola Arrivas Bajardi, nell’ambito deldottorato di ricerca svoltosi pressol’ARPA Sicilia sotto la guida del dott.Michele Fiore e dell’ing. Agata Basile.

2. Autori del caso studio: ing. LoredanaGiamo (Università degli Studi di Pa-lermo), arch. Carola Arrivas Bajardi(Università degli Studi di Palermo); con-tributi scientifici: dott. Antonio Notaro(ARPA Sicilia), ing. Agata Basile (ARPASicilia); tutor e coordinatore scientifico:dott. Michele Fiore (ARPA Sicilia).

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2.4 Applicazione della metodologia per la raccolta dei dati ad un’azienda del settore oleario

L’applicazione, riguardante un’azienda olearia, ha permesso di effettuare una verifica e valida-zione degli strumenti e delle procedure messe a punto. Di seguito viene data una breve descrizionedel ciclo produttivo aziendale con uno schema dei principali input ed output individuati nel sistema. Si riporta inoltre un Questionario per la raccolta dei dati nel settore olivicolo-oleario realizzatosulla base dell’analisi condotta. Il Questionario è suddiviso in due parti, la prima relativa alle at-tività dell’azienda agricola e la seconda riguardante la produzione dell’olio. Tale questionario hacarattere generale e può quindi essere utilizzato per diverse tipologie di produzione.

2.4.1 DESCRIZIONE DEL C ICLO PRODUTTIVO

Il ciclo di vita dell’olio d’oliva può essere descritto attraverso le seguenti fasi:• fase di produzione delle olive;• fase di produzione dell’olio;• fase di distribuzione;• fase d’uso;• fine vita.Ai fini della raccolta dati risulta necessario in primo luogo effettuare un’analisi del ciclo produt-tivo dell’azienda, individuando i principali processi che lo compongono e gli input ed output delsistema. Tale analisi è stata condotta suddividendo il ciclo produttivo nelle fasi di produzione delleolive e di produzione dell’olio. Si specifica innanzitutto che l’azienda olearia oggetto dell’analisieffettua esclusivamente molitura di olive di produzione propria, procedendo successivamente alleoperazioni di imbottigliamento e di confezionamento. Per quel che riguarda la fase di produzionedelle olive, l’uliveto è costituito in parte da piante coltivate con il tradizionale sistema estensivo,ed in parte da nuovi impianti intensivi. La principale differenza tra i due sistemi è rappresentatadalla più elevata densità di impianto del sistema intensivo, cui si associano differenti modalità digestione dell’uliveto e di raccolta delle olive. Descriviamo brevemente ciascuno dei processi individuati.1. Impianto dell’uliveto: la preparazione del terreno all’impianto prevede in generale la realiz-zazione in sequenza delle operazioni di scasso, diserbo, aratura ed erpicatura. Segue la pian-tumazione degli astoni di olivo, effettuata previa concimazione di fondo del terreno.

2. Coltivazione dell’uliveto: in una prima fase si parla di “coltivazione di allevamento” (periododi crescita delle piante), la cui durata varia normalmente in base alla varietà coltivata ed al si-stema di impianto. In tale fase le lavorazioni del terreno (aratura, erpicatura, ecc.), le quan-tità d’acqua per l’irrigazione, i trattamenti fitosanitari e di fertilizzazione, gli interventi dipotatura che risultano differenti rispetto al periodo di “coltivazione di produzione”, in cui lapianta, ormai matura, inizia ad essere produttiva.

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3. Raccolta delle olive: una volta raggiunto il periodo di produzione delle piante, le olive vengonoraccolte utilizzando tecniche differenti (manuali e/o meccaniche) per l’impianto intensivo equello estensivo.

4. Trasporto delle olive al frantoio: una volta raccolte in apposite cassette forate (bins) le olive ven-gono trasportate al frantoio aziendale per la molitura.

Per quel che riguarda la fase di molitura delle olive, il ciclo analizzato è di tipo continuo. Di se-guito vengono descritti i processi di produzione dell’olio all’interno del frantoio, a partire dallo stoc-caggio temporaneo delle olive, fino al confezionamento e distribuzione finale (Figura 3).5. Stoccaggio: le olive vengono conferite al frantoio e stoccate in cassette forate (bins) che hannoil vantaggio di non danneggiare i frutti e di garantire una maggiore circolazione dell’aria. Siimpedisce così l’instaurarsi di fenomeni di fermentazione anaerobica, ed il conseguente dete-rioramento delle qualità chimico-fisiche ed organolettiche dell’olio.

6. Pesatura: le olive vengono pesate e convogliate in una tramoggia. 7. Defogliazione: mediante un nastro trasportatore le olive raggiungono il defoliatore. Tale mac-chinario ha la funzione di separare le olive dalle foglie e dai rami o da altro materiale inde-siderato. La defoliazione ha lo scopo di evitare il carattere aspro-astringente e l’amaro difoglia, nonché di allontanare rametti e frammenti che possono provocare danni negli impianti.I defoliatori sono costituiti normalmente da ventole o aspiratori che allontanano le foglie dalleolive.

8. Lavaggio: le olive vengono trasferite nella lavatrice per un lavaggio delicato con acqua a tem-peratura ambiente al fine di rimuovere terra, detriti, corpi estranei o residui di prodotti chimici.

9. Frangitura: tramite una coclea le olive passano alla frangitura, nella quale si ha la rottura deifrutti. Si ottiene così una pasta grossolana composta da polpa sminuzzata e frammenti di noc-ciolo che, agendo da drenanti, favoriscono la separazione della parte liquida della pasta daquella solida.

10.Gramolazione: dal frangitore la pasta di olive passa alla gramolatrice, costituita da vasche ri-vestite da una intercapedine al cui interno è fatta circolare acqua riscaldata al fine di mante-nere alla temperatura desiderata la pasta di olive. In particolare, tale temperatura vienemantenuta al di sopra o al di sotto dei 27 °C, a seconda che venga effettuata l’estrazione acaldo o a freddo. In quest’ultimo caso, a differenza della lavorazione a caldo, è possibile ot-tenere un prodotto di elevata qualità, pur con tempi di lavorazione più elevati. Lo scopo delriscaldamento è infatti quello di agevolare la rottura della membrana lipoproteica e quindi fa-cilitare l’aggregazione delle goccioline di olio. Nella gramolatrice la massa viene tenuta inlento e costante movimento per tempi variabili in base alle caratteristiche della pasta. In talmodo è possibile ottenere la rottura dell’emulsione olio-acqua e l’aggregazione delle goccio-line di olio in gocce più grandi, in modo da facilitarne l’estrazione. Al fine di favorire il pro-cesso è possibile aggiungere all’interno della gramolatrice piccole quantità d’acqua alla pastad’olive.

11.Estrazione: la pasta oleosa che esce dalla gramolatrice viene inviata all’estrattore centrifugoad asse orizzontale, detto decanter, costituito da un cilindro fisso contenente una vite senza fineed un tamburo. La pasta oleosa viene immessa nella vite che, con la sua rotazione, separa

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mosto oleoso e sansa umida. Tale processo “bifase” si differenzia da quello “trifase”, dal qualesi ottengono in uscita mosto oleoso, sansa ed acqua di vegetazione. In alcuni casi, per age-volare la separazione tra le fasi, la pasta gramolata può essere fluidificata con l’aggiunta diacqua calda. Il decanter, per effetto della forza centrifuga, separa le diverse fasi in funzionedella loro densità. L’olio rimane vicino all’asse di rotazione del macchinario e fuoriesce da unforo all’estremità del decanter.

12.Stoccaggio e spandimento al suolo della sansa: la sansa vergine che viene raccolta nella parteesterna della centrifuga è il sottoprodotto della lavorazione meccanica delle olive. Essa vieneprima allontanata mediante una coclea e successivamente stoccata temporaneamente, infine neviene fatto un uso agronomico attraverso lo spargimento periodico sulla superficie agricola.

13.Separazione: dal decanter l’olio passa al separatore centrifugo verticale, che ha lo scopo diseparare completamente le acque di vegetazione dall’olio, e anche quello di allontanare leparti più grossolane residue presenti nell’olio mosto (residui di pasta o mucillagini).

14.Stoccaggio olio: l’olio ottenuto viene pesato ed inviato, tramite condotte, ai silos in acciaioinox per lo stoccaggio temporaneo in atmosfera di azoto inerte.

15.Filtrazione: prima dell’imbottigliamento l’olio viene sottoposto ad una filtrazione mediante fil-tro a piastre al fine di eliminare impurità residue.

16.Imbottigliamento ed etichettatura: l’olio viene inviato alla macchina imbottigliatrice/etichettatrice.17.Confezionamento: le bottiglie vengono confezionate in scatole di cartone successivamente as-semblate in blocchi mediante film.

18.Distribuzione: i blocchi assemblati vengono caricati sui container per la distribuzione.

24 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 25

Figura 3

Descrizione del processo di produzione dell’olio

PRODUZIONE OL IO

Stoccaggio

Moliturae stoccaggio olio

Pesatura

Defogliazione

Lavaggio

Frangitura

Gramolazione

Estrazione

Separazione

Stoccaggio

Filtrazione

Imbottigliamento

Confezionamento

Stoccaggio temporaneo

Spandimento al suolo

DISTR IBUZIONE

OL IO SANSA UMIDA

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Dall’analisi del ciclo produttivo è possibile individuare i principali input ed output del sistema e lecorrispondenti fasi del processo coinvolte, così come sintetizzato nelle Figure 4 e 5. Il questiona-rio riportato nel Paragrafo 2.5 è suddiviso nei settori olivicolo e oleario.Nei riquadri in verde vengono indicati i processi principali in cui è stato suddiviso il ciclo produttivoed il corrispondente paragrafo di riferimento settore produttivo riportato nel questionario. In par-ticolare, la Figura 4 fa riferimento al settore olivicolo, la Figura 5 al settore oleario. I rettangoli inazzurro individuano, invece, le diverse fasi di lavorazione all’interno del frantoio, costituenti ilprocesso denominato “molitura e stoccaggio”. Per quel che riguarda gli output, i dati richiesti me-diante il questionario saranno relativi agli scarichi idrici ed ai rifiuti prodotti. I rimanenti output delsistema saranno ricavati mediante calcolo dai dati rilevati.

26 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Figura 4

Principali input ed output della fase di produzione delle olive

FASE D I PRODUZIONEDELLE OL IVE

Vivaio e Conferimento piantine(Paragrafo 2.3.1)

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

OUTPUT

Risorse energeticheCarburante per gli automezzi

Impianto uliveto (Paragrafi 2.2 – 2.3)

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Contaminazione suolo, falde e acque superficiali

(da calcolo)

RifiutiSacchi di concime

Vasi in PVCLacci in LDPE

Canne di sostegno

Risorse energeticheGasolio agricolo per il trattore

Sostanze chimicheConcime di fondo

Materiali ausiliariPali di sostegno in PVC

Lacci in LDPE

Coltivazione uliveto (Paragrafo 2.4)

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Contaminazione suolo, falde e acque superficiali

(da calcolo)

RifiutiImballaggi di fertilizzanti e fitofarmaci

Olii esaustiScarti di potatura

Risorse idricheAcqua per l’irrigazione, la fertilizza-

zione ed i trattamenti fitosanitari

Risorse energeticheGasolio agricolo per il trattore

Energia elettrica per l’irrigazione

Sostanze chimicheFertilizzantiFitofarmaci

Raccolta e trasporto olive al frantoio(Paragrafo 2.5)

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Contaminazione suolo, falde e acque superficiali

(da calcolo)

RifiutiOlive non idonee alla lavorazione

Risorse energeticheMiscela olio-benzina

Carburante per il trasporto

INPUT

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 27

Figura 5

Principali input ed output della fase di produzione dell’olio

FASE D I PRODUZIONEDELL ’OL IO

Molitura e stoccaggio olio (Paragrafo 4)

OUTPUT

Defogliazione

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

ImballaggiResidui derivanti dalla defogliazione

Risorse idricheAcqua per il lavaggio dei macchinari

e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

Lavaggio

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Imballaggi

Risorse idricheAcqua per il lavaggio delle olive,

dei macchinari e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

Frangitura

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Imballaggi

Risorse idricheAcqua per il lavaggio dei macchinari

e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

INPUT

Gramolazione

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Imballaggi

Risorse idricheAcqua di processo

Acqua per il lavaggio dei macchinari e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

GPL per la caldaia

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

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28 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

segue Figura 5

Principali input ed output della fase di produzione dell’olio

Estrazione

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Imballaggi

SottoprodottiSansa umida

Risorse idricheAcqua di processo

Acqua per il lavaggio dei macchinari e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

GPL per la caldaia

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

Spandimento sansa umida (Paragrafo 4.4)

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Risorse energeticheGasolio agricolo

per lo spandimento della sansa

Separazione

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Imballaggi

Risorse idricheAcqua per il lavaggio dei macchinari

e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

Stoccaggio

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Imballaggi

Risorse idricheAcqua per il lavaggio dei macchinari

e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

Filtrazione

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Filtri dal filtro a piastreImballaggi

Risorse idricheAcqua per il lavaggio dei macchinari

e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei localiAmuchina per la disinfezione dell’acqua

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 29

segue Figura 5

Principali input ed output della fase di produzione dell’olio

Imbottigliamento (Paragrafi 4.3 - 5)

Scarichi idriciAcque reflue

RifiutiOlio esaurito estratto dal refluo

Rifiuti vetrosiImballaggi

Risorse idricheAcqua per il lavaggio dei macchinari

e degli impianti

Risorse energeticheEnergia elettrica

Materiali ausiliariBottiglieTappi

Etichette

Sostanze chimicheDetergenti per la sanificazione

dell’impianto e dei locali

Confezionamento(Paragrafi 4.3 - 5)

Distribuzione (Paragrafo 10)

RifiutiImballaggi rotti e residui di materiale

di imballaggio

Emissioni in atmosfera(da calcolo)

Risorse energeticheCarburante per gli automezzi

Materiali ausiliariImballaggi secondari (scatole in cartone)Imballaggi terziari

(film di avvolgimento)Pallet

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30 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

2.5 Questionario per la raccolta dei dati nel settore olivicolo-oleario

SETTORE OLIVICOLO

2.5 Questionario per la raccolta dei dati nel settore olivicolo-oleario

SETTORE OLIVICOLO

1.

DATI GENERALI

Denominazione azienda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Sede legale indirizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Forma giuridica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Nominativo referente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Funzione in azienda del referente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Recapiti telefonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fax . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

E-mail . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Sito web . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Dipendenti fissi n. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Dipendenti stagionali n. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Certificazioni ambientali (ISO 14001, EMAS, ecc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

2.

DATI RELATIVI AD UN APPEZZAMENTO DI TERRENO

Riportare i dati relativi ad un appezzamento di terreno identificato da una cultivar di olivo utilizzato per la produzione dell’olio oggetto di studio

Appezzamento n. . . . . . . . . . . . cultivar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Allegare planimetria dell’impianto dell’oliveto

Distanza dal frantoio km . . . . . . . . . .

SAU totale ha . . . . . . . . . .

Sesto d’impianto m . . . . . . . . . . . x m . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Quantità di piante insistenti sull’appezzamento n. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Forma di allevamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Anno d’impianto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Primo anno di raccolta . . . . . . . . . . . .

Quantità totale di olive prodotte per appezzamento ton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tipo di impianto irriguo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 31

2 .1 . ANAL I S I

Allegare certificati di analisi in possesso

2.1.1. Analisi del terreno pre-impianto

Carotaggio del terreno q Manuale

q Meccanico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indicare il tipo di macchinario utilizzato ed eventualmente il consumo di carburante e lubrificante per il carotaggio

Numero di campioni di terreno per appezzamento . . . . . . . . . . . . . . . .

Peso di ogni campione . . . . . . . . . . . . . . . .

Laboratorio di analisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indicare il nominativo del laboratorio, indirizzo ed eventuali recapiti

2.1.2. Analisi del terreno durante il periodo produttivo della coltura

Numero di analisi durante il periodo produttivo . . . . . . . . . . . . . . . .

Laboratorio di analisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indicare il nominativo del laboratorio, indirizzo ed eventuali recapiti

2.1.3. Analisi fogliare durante il periodo produttivo della coltura

Numero di analisi durante il periodo produttivo . . . . . . . . . . . . . . . .

Laboratorio di analisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Indicare il nominativo del laboratorio, indirizzo ed eventuali recapiti

2 .2 . S I S T EMAZ IONE DE L T ERRENO PR IMA DE L L ’ IMP IANTO

2.2.1. Spietramento del terreno

Destinazione finale delle pietre q Riutilizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare

q Frangitura

q Vendita

Macchina operatrice o attrezzo1

Numero di operazioni

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Distanzepercorse3

km

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

1. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

2. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

3. Trasporti di materiali o prodotti sia all’interno che all’esterno dell’appezzamento in oggetto.

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32 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

2.2.2. Sbancamento e/o livellamento del terreno

2.2.3. Drenaggio del terreno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nel caso in cui i lavori vengano affidati a una ditta esterna indicare la denominazione e i recapiti

2.2.4. Concimazione organica e/o minerale di fondo

2.2.5. Lavorazione del terreno

1. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

2. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

3. Tubazione forata, ghiaione, pietrame, anelli prefabbricati in cemento rotocompresso, altro.

4. Diametro e lunghezza tubazioni o m³ di pietrame.

5. Scasso, rippatura, aratura, amminutamento, ecc.

Macchina operatrice o attrezzo1

Numero di operazioni

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

Materialeutilizzato3

Quantità4 Macchina operatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Nome commerciale o titolo del concime

Quantità

ton/ha

Macchina operatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Operazionecolturale5

Numero Macchina operatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 33

2 .3 . IMP IANTO

2.3.1. Piante

2.3.2. Messa a dimora delle piante

2.3.3. Elenco materiali della struttura di sostegno dell’impianto irriguo o palizzata

2.3.4. Messa in opera della struttura di sostegno dell’impianto irriguo o palizzata

1. “I”piante innestate; “F” piante non innestate; “A” altro (specificare).

2. Comprensivo di vaso, terriccio e pianta.

3. Sacchetti in polietilene, vasi, ecc.

4. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

5. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

6. Considerare il trasporto delle piante, dei materiali e dei prodotti, dal magazzino all’appezzamento.

7. Per i fili in metallo indicare lunghezza e diametro.

Nome e indirizzo del fornitore Tipo di piante1

Età delle piante

Numerototale

di piante

Tipo di imballo delle piante3

Peso e capacità del contenitore

g - l

Peso pianta2

kg

Macchina operatrice o attrezzo4 Potenza

kW o CV

Ore di lavoro5

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Distanza6

km

Nome e indirizzo del fornitore Tipo di materiale Numero di pezzi o confezioni7

Numero di pezzi per confezione

Peso per pezzo o confezione

kg

Macchina operatrice o attrezzo4

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro5

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Distanza6

km

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34 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

2.3.5. Elenco materiali impianto irriguoAllegare computo metrico e planimetria dell’impianto irriguo

2.3.6. Messa in opera dell’impianto irriguo

2.3.7. Infrastrutture a servizio dell’impianto irriguo

VA S C H E D I R A C C O L T A A C Q U A - P O Z Z I

1. Per la tubazioni indicare il diametro, per i gocciolatoi indicare la portata.

2. Per la tubazione indicare la lunghezza.

3. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

4. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

5. Considerare il trasporto delle piante, dei materiali e dei prodotti, dal magazzino all’appezzamento.

6. Vasca interrata o fuori terra, pozzo, ecc.

7. Dimensione delle vasche o del pozzo.

Macchina operatrice o attrezzo3 Potenza

kW o CV

Ore di lavoro4

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Distanza5

km

Nome e indirizzo del fornitore Tipo di materiale1 Numero di pezzi o confezioni2

Numero di pezzi per confezione

Peso per pezzo o confezione

kg

Tipologia6 Numero Materiale Dimensioni7 Capacità di una vasca

litri

Capacità di emungimento del pozzol/giorno

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 35

2 .4 . GES T IONE DE L L ’ IMP IANTO PRODUTT IVO

2.4.1. Gestione della vegetazione spontanea

2.4.2. Concimazione organica, minerale al terreno, fogliare e fertirrigazione

P R I M O A N N O

S E C O N D O A N N O

T E R Z O A N N O

1. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

2. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

3. Concimazione organica (CO), concimazione minerale (CM), concimazione fogliare (CF), fertirrigazione (F), trasporto dei concime dal centro aziendaleall’appezzamento (TA), specificare se la concimazione fogliare viene effettuata contemporaneamente ai trattamenti antiparassitari (A).

4. Indicare la quantità di fertilizzante utilizzato per ogni operazione, specificandone l’unità di misura, kg o litri (l).

Tipo di operazione3

Nome commerciale o titolo del concime

Macchinaoperatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Quantità4

kg o l

Numero di operazioni/

anno

Tipo di operazione3

Nome commerciale o titolo del concime

Macchinaoperatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Quantità4

kg o l

Numero di operazioni/

anno

Tipo di operazione3

Nome commerciale o titolo del concime

Macchinaoperatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Quantità4

kg o l

Numero di operazioni/

anno

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore

Prodotto - Nome commerciale o principio attivo

Quantità

l/ha - kg/ha

Macchina operatrice o attrezzo1

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36 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Q U A R T O A N N O

A R E G I M E

2.4.3. Lavorazioni del terreno durante il periodo produttivo

P R I M O A N N O D ’ I M P I A N T O

S E C O N D O A N N O D ’ I M P I A N T O

1. Concimazione organica (CO), concimazione minerale (CM), concimazione fogliare (CF), fertirrigazione (F), trasporto dei concime dal centro aziendaleall’appezzamento (TA), specificare se la concimazione fogliare viene effettuata contemporaneamente ai trattamenti antiparassitari (A).

2. Indicare la quantità di fertilizzante utilizzato per ogni operazione, specificandone l’unità di misura, kg o litri (l).

3. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

4. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

5. Dissodamento, amminutamento, ecc.

Operazione colturale5

Numero di operazioni

Macchina operatrice o attrezzo3

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro4

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

Operazione colturale5

Numero di operazioni

Macchina operatrice o attrezzo3

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro4

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

Tipo di operazione1

Nome commerciale o titolo del concime

Macchinaoperatrice o attrezzo3

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro4

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Quantità2

kg o l

Numero di operazioni/

anno

Tipo di operazione1

Nome commerciale o titolo del concime

Macchinaoperatrice o attrezzo3

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro4

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Nome e indirizzo del fornitore del materiale

Quantità2

kg o l

Numero di operazioni/

anno

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 37

T E R Z O A N N O D ’ I M P I A N T O

Q U A R T O A N N O D ’ I M P I A N T O

A R E G I M E

2.4.4. Spietramento del terreno durante il ciclo produttivo

Destinazione finale delle pietre q Riutilizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare

q Frangitura

q Vendita

1. Dissodamento, amminutamento, ecc.

2. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

3. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

4. Trasporti di materiali o prodotti sia all’interno che all’esterno dell’appezzamento in oggetto.

Operazione colturale1

Numerodi

operazioni

Macchina operatrice o attrezzo2

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro3

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

Operazione colturale1

Numerodi

operazioni

Macchina operatrice o attrezzo2

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro3

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

Operazione colturale1

Numerodi

operazioni

Macchina operatrice o attrezzo2

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro3

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

Macchina operatrice o attrezzo2

Numero di

operazioni

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro3

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Distanza percorsa4

km

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

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38 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

1. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

2. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

3. Legno, ferro, PE, PVC, ecc.

4. Riuso, raccolta differenziata, rifiuto indifferenziato, ecc.

2.4.5. Potatura

Fine vita scarti di potatura q Trinciatura

q Bruciatura

q Vendita kg . . . . . . . . . . . Acquirente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare indirizzo e recapiti

2.4.6. Legatura piante

2.4.7. Prodotti utilizzati nei trattamenti antiparassitari

Operazione colturale Macchina operatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Durata

anni

Periodicità di sostituzione

Fine vita4Pali tutori e legacci Tipo di materiale3

Peso o lunghezza e diametro

kg o cm

Nome e indirizzo del fornitore

Nome e indirizzo del fornitore

Numero di pezzi o confezioni

Peso per pezzo o confezione

kg o l

Prodotto - Nome commerciale o principio attivo

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 39

2.4.8. Consumo energetico per i trattamenti antiparassitari

2.4.9. Acqua di irrigazione

1. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

2. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

3. Distanza tra il punto di prelevamento dell’acqua e l’appezzamento.

4. Cisterna in terra battuta, pozzo, consorzio di bonifica o irriguo, lago, fiume, ecc.

Numero di trattamenti

Macchina operatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro2

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Acqua

litri

Distanza3

km

Tipo di approvvigionamento4

Numero di irrigazioni/

anno

Quantità di acquaper una irrigazione

m3/ha

Macchinaoperatrice o attrezzo1

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro

h/irrigazione

Carburante consumo medio

l/ora

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40 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

2 .5 . RACCOLTA

2.5.1. Operazioni di raccolta

Olive prodotte anno 2008 kg. . . . . . . . . . .

Olio ottenuto kg . . . . . . . . . .

2.5.2. Materiali ausiliari

Tipo5 Quantità Tipo di materiale6 Peso unitario o dimensionikg o m x m

Capacità dei contenitori

kg

1. Raccolta meccanica, trasporto dentro l’appezzamento, trasporto dall’appezzamento allo stabilimento di produzione.

2. Indicare la distanza percorsa e la quantità (o di cassette) di olive trasportate in un singolo viaggio.

3. Ripper, camion, frangi pietra, raccogli pietra, bulldozer, escavatore, pala caricatrice, spandi concime, rimorchio, aratro monovomere, aratro bivomere,erpice a denti fissi, erpici a denti vibranti, estirpatore a molle, pianta pali, trivella, atomizzatore, impolveratore, elettropompa, motopompa, prepotatrice,carica uva, vendemmiatrice, ecc.

4. Indicare le ore di lavoro che occorrono per effettuare una lavorazione.

5. Rete, cassetta, cestone (bin), rastrelli, ecc.

6. Legno, PE, PVC, metallo, ecc.

Operazione1 Distanza e quantità2

km - kg

Macchina operatrice o attrezzo3

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro4

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 41

2 .6 . R I F IU T I P RODOTT I

Tipologia di rifiuti prodotti

Speciali pericolosi ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Speciali non pericolosi ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Compilare un riquadro per ogni tipologia di rifiuto prodotto

Denominazione rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice CER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Processo/i che genera il rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Quantità di rifiuto prodotta kg/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Stoccaggio in azienda Sì/No . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tipologia di trattamento del rifiuto:

• recupero nel proprio ciclo produttivo % sul totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

• recupero presso soggetti terzi % sul totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

• discarica % sul totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Modalità di recupero interno e fasi interessate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Data di compilazione del questionario: . . . . . . . / . . . . . . . / . . . . . . .

Ulteriori informazioni

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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42 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

1.

DATI GENERALI

Denominazione azienda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Sede legale indirizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Indirizzo dello stabilimento aziendale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Nominativo referente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Funzione in azienda del referente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Recapiti telefonici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fax . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

E-mail . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Sito web . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Certificazioni ambientali (ISO 14001, EMAS, ecc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Certificazioni di prodotto q DOP (Denominazione di Origine Protetta)

q IGP (Indicazione Geografica Protetta)

q Prodotto ottenuto da agricoltura biologica

q Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare

Prodotto q Olio extravergine di oliva

q Olio vergine di oliva

q Olio di oliva

q Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare

2.

INFORMAZIONI GENERALI

2 .1 . DAT I SU L LA COLT IVAZ IONE

Totale superficie ha . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

di cui: • tare e terreni improduttivi ha . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

• S.A.U. ha . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

di cui: - coltura specializzata in asciutto ha. . . . . . . . . . . . . . . .

- coltura specializzata in irriguo ha. . . . . . . . . . . . . . . .

- coltura consociata in asciutto ha. . . . . . . . . . . . . . . .

- coltura consociata in irriguo ha. . . . . . . . . . . . . . . .

SETTORE OLEARIO

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 43

2 .2 . DAT I SU L C ENTRO AZ I ENDALE

Allegare planimetria del centro aziendale

Area totale del centro aziendale m2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Area coperta (edifici e capannoni) m2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Numero di corpi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Localizzazione del sito in q Area industriale

q Area urbana

q Area rurale

Presenza limitrofa di q Mare

q Lago

q Corso d’acqua

Dipendenti fissi n. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Dipendenti stagionali n. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Periodo di attività di molitura da . . . . . . . . . . . . . . . . . . a. . . . . . . . . . . . . . . . .

Quantità annua di olive molite ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Produzione annua di olio ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tipo di lavorazione q Tradizionale (discontinuo)

q Continuo a due fasi1

q Continuo a tre fasi2

q Continuo (a risparmio d’acqua)

q Misto (tradizionale/continuo)

q . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Attività del frantoio q Frantoio che effettua soltanto servizio di molitura in conto terzi

q “Frantoio aziendale”, che trasforma esclusivamente le olive prodotte dalla medesima azienda agricola

q Frantoio ad attività mista, che effettua molitura per conto della medesima azienda e per conto terzi

Tipo di attività supplementari svolte q Imbottigliamento

q Etichettatura

q Confezionamento

q Commercializzazione

1. Olio/sansa/acqua di vegetazione.

2. Olio/sansa.

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44 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

3.

DATI SULLA PRODUZIONE

D A T I R I F E R I T I A L L ’ A N N O 2 0 0 8

Quantità totale di olive molite per conto terzi ton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Nella tabella seguente distinguere i dati in base ai prodotti commerciali ottenuti

1. Bottiglia in vetro o PET, latta in acciaio, bustina monodose, ecc.

Nome del prodotto Tipologia di contenitore1 Numero di contenitori prodotti

Capacità del contenitore

litri

Cultivar Quantità di olive molite Olive proprie

tonOlive acquistate

ton

Resa in olio

ton

Nome del prodotto Quantità di olio prodotto

kg

Cultivar utilizzate e percentualeTipo %

Olio acquistato tal quale per cultivar

kg

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 45

4.

DATI SULLA MOLITURA

4 .1 . DAT I GENERAL I

Tempo medio di stoccaggio delle olive prima della lavorazione h . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tempo medio di stoccaggio dell’olio prima dell’imbottigliamento giorni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Quantità media giornaliera di olive molite ton/giorno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Totale di ore di attività lavorativa (molitura) annue n. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tipologia di estrazione q a caldo

q a freddo

Temperatura della fase di gramolatura °C . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

4 .2 . LABORATOR IO D I ANAL I S I

q Laboratorio esterno nominativo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

indirizzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

recapiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

q Laboratorio interno: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Allegare schede tecniche macchinari e reagenti

Nome del prodotto Numero di analisi

anno 2008

Tipo di analisi

Tipo e quantità di reagente utilizzato

g

Tipo di macchinariomarca e modello

Potenza

kW

Tempo impiegatoper una analisi

h

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46 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

4 .3 . MACCH INAR I E MEZZ I IMP I EGAT I

Inserire in tabella tutti i macchinari utilizzati nel processo di molitura e di imbottigliamento/confezionamento, compresi coclee e nastrotrasportatori (in questo caso indicare velocità, portata e lunghezza del nastro)

Allegare schede tecniche dei macchinari

Nelle tabelle seguenti indicare le strutture a servizio dell’impianto (serbatoi per lo stoccaggio dell’olio, vasche di stoccaggio della sansa e delle AV, di stoccaggio temporaneo del refluo, ecc.)

S E R B A T O I D I S T O C C A G G I O O L I O

VA S C H E O P L A T E E D I R A C C O L T A P R O D O T T I S E C O N D A R I E R E F L U I

Tipologia di serbatoio2

Numero di serbatoi

Materiale dei serbatoi

Dimensioni dei serbatoi

Capacità totale dei serbatoi

litri

Peso di un serbatoio

kg

Tipologia di vasca3

Numero di vasche

Materiale delle vasche

Dimensioni delle vasche

Capacità totale delle vasche

litri

Materiale stoccato

Macchinari e impianti1 Marca e modello Numero Ore di funzionamento

al giorno

Giornidi funzionamento

all’anno

Potenza

kW

Peso

kg

1. Bilico, muletti, defogliatrice, lavatrice, decanter, filtropressa, produttore di azoto, caldaia, soffiatrice bottiglie, riempitrice, etichettatrice, tappatrice, pallettizzatore, impianto di depurazione, pompe, centrifughe, ecc.

2. Silos, cisterna, interrato, fuori terra, ecc.

3. Interrato, fuori terra, ecc.

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 47

4 .4 . SANSA E ACQUA D I V EGETAZ IONE

Totale sansa ottenuta dalla molitura delle olive ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

di cui sansa ritirata dal produttore o dall’acquirente delle olive ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Totale acqua di vegetazione ottenuta dalla molitura delle olive mc/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Presenza di copertura del corpo di stoccaggio sansa q Sì q No

Presenza di copertura del corpo di stoccaggio acque di vegetazione q Sì q No

Destinazione finale dell’acqua di vegetazione q Spargimento al suolo mc/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

q Depurazione mc/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare recapito finale

q Altro mc/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare

Destinazione finale della sansa: q Sansificio ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

q Spargimento al suolo ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

q Utilizzo interno come biocombustibile ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

q Vendita come biocombustibile ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

q Altro ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Specificare

Nel caso di trasporto al sansificio

Indirizzo sansificio o distanza dal frantoio km . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Mezzo di trasporto utilizzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Capacità del mezzo: sansa trasportata in un viaggio ton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Prezzo di vendita al sansificio €/ton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Nel caso di vendita della sansa come biocombustibile

Indirizzo acquirente o distanza dal frantoio km . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Mezzo di trasporto utilizzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Capacità del mezzo: sansa trasportata in un viaggio ton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Prezzo di vendita €/ton . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Nel caso di spargimento al suolo di sansa e/o acqua di vegetazione

Trattamenti preliminari sansa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Superfici interessate dallo spandimento ha/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Quantità di fertilizzante evitato grazie all’uso della sansa kg/ha*anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Operazione colturale1

Numero Macchina operatrice o attrezzo2

Potenza

kW o CV

Ore di lavoro3

h/ha

Carburante consumo medio

l/ora

Ditta che esegue i lavori

denominazione e recapiti

1. Trasporto in campo sansa, trasporto in campo AV, spargimento sansa, spargimento AV, ecc.2. Rimorchio, camion, trattore, spargi concime, botte spargisansa.3. Indicare le ore che occorrono per effettuare una lavorazione.

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48 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

5.

IMBALLAGGI UTILIZZATI

Indicare i dati relativi agli imballaggi utilizzati per i prodotti oggetto di studio

Allegare le corrispondenti schede tecniche

Imballaggi Nome del prodotto Nome del prodotto Nome del prodotto

BOTTIGLIA

Materiale

Capacità cl

Peso g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

ALTROCONTENITORE

Materiale

Capacità cl

Peso g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

ALTROCONTENITORE

Materiale

Capacità cl

Peso g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

TAPPO

Tipo/Materiale

Peso g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 49

Imballaggi Nome del prodotto Nome del prodotto Nome del prodotto

CAPSULA

Tipo/Materiale

Peso g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

ETICHETTAFRONTEE RETRO

Tipo/Materiale

Dimensioni cm x cm

Peso g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

CARTONECON

DIVISOREINTERNO

Capacità n. di bottiglie

Dimensioni

Peso comprensivo di divisore g

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

INTERFALDE

Tipo/Materiale

Peso g

Quantità per pedana n.

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

Imballaggi Nome del prodotto Nome del prodotto Nome del prodotto

FILM

Tipo/Materiale

Dimensioni bobina h x l

Quantità per pedana gr o m

Nome e indirizzo fornitore

Scarti per rottura %

PALLET

Tipo/Materiale

Nome e indirizzo fornitore

Capacità n. di scatole

Fine vita

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50 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

6.

DATI SUI CONSUMI

6 .1 . CONSUM I ENERGET I C I

Presenza di contatori supplementari per la misura separata dei consumi elettrici

q Sì q No

Consumi di energia elettrica annui kwh/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Letture contatore inizio molitura . . . . . . . . . . . . . . . . . .

fine molitura . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Combustibile utilizzato per la caldaia tipo . . . . . . . . . . . . . . . . . .

quantità annua . . . . . . . . . . . . . . . . . .

6 .2 . CONSUM I I DR I C I

Presenza di contatori supplementari per la misura separata dei consumi idrici

q Sì q No

Fonte di approvvigionamento idrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Pre-trattamento acque q Sì q No

tipologia . . . . . . . . . . . . . . . . . .

fasi del processo servite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Consumo idrico annuo m3/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Consumo idrico durante il periodo di molitura1 m3 . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ricircolo acqua % . . . . . . . . . . . . . . . . . .

fasi del processo interessate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

1. Se la fonte di approvvigionamento è l’acquedotto, indicare le letture del contatore ad inizio e fine molitura.

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 51

Nella seguente tabella compilare i campi di pertinenza per ciascuna fase

Fasi del processo Quantità di acqua di processo

l/kg di olive - l/bottiglia

Frequenza di lavaggio del macchinario

Quantità di acqua di lavaggio

l per lavaggio

Note

Defogliatura

Lavaggio

Frangitura

Gramolatura

Estrazione (Decanter)

Separazione centrif.

Filtrazione

Stoccaggio olio

Riempimento

Tappatura

Etichettatura

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52 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

7.

sostanze chimiche

In tabella indicare le sostanze utilizzate per il trattamento dell’acqua di processo (l di sostanza/l di acqua) e per la gestione dell’impianto (detergenti, disinfettanti, sostanze per la depurazione delle acque, ecc.)

Allegare schede tecniche

In tabella indicare le sostanze utilizzate nel processo produttivo dell’olio

Azoto utilizzato per i silos l/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Azoto utilizzato per l’imbottigliamento l/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

1. Indicare le fasi del processo produttivo in cui viene utilizzata la sostanza ed il relativo stabilimento.2. Indicare le fasi del processo produttivo in cui viene utilizzata la sostanza ed i relativi prodotti oleari.

Nomecommerciale

Tipologia Componenti Quantità

Unità di misura

Utilizzo1 Note

Nomecommerciale

Tipologia Quantità annua

kg/anno - l/anno

Dose di impiego

g/kg - l/kg

Utilizzo2 Note

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 53

1. Fognatura, corso d’acqua, mare, suolo, altro.

8.

SCARICHI IDRICI

Allegare eventuali analisi delle acque reflue

Acqua di pulitura delle olive m3/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Specificare recapito

Acqua di lavaggio delle attrezzature/dilavamento pavimenti

m3/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Specificare recapito

Altro tipo di refluo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Specificarem3/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Specificare recapito

Impianto di depurazione acque reflue Allegare scheda tecnica

Tipologia di impianto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Rendimento di depurazione % . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Recapito finale1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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54 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

9.

rifiuti prodotti

Tipologia di rifiuti prodotti

Speciali pericolosi ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Speciali non pericolosi ton/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Compilare un riquadro per ogni tipologia di rifiuto prodotto

Denominazione rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice CER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Processo/i che genera il rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Quantità di rifiuto prodotta kg/anno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Stoccaggio in azienda Sì/No . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Tipologia di trattamento del rifiuto:

• recupero nel proprio ciclo produttivo % sul totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

• recupero presso soggetti terzi % sul totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

• discarica % sul totale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Modalità di recupero interno e fasi interessate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 55

10.

distribuzione dei prodotti

Data di compilazione del questionario: . . . . . . . / . . . . . . . / . . . . . . .

Ulteriori informazioni

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Nome del prodotto Destinazioni intermedie

Città Mezzo di trasporto

Destinazioni finali

Città Mezzo di trasporto

Quantità trasportatanumero di bottiglie

o % sul totale

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56 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

L I N E E G U I D A P E R L ’ A P P L I C A Z I ON E D E L L ’ L C A

AI PRODOTTI AGROALIMENTARI

La produzione di beni agroalimentari, sia che si tratti di prodotti da agricoltura e sia che si trattidi prodotti da allevamento, consiste in una serie di attività che trasformano la materia prima in pro-dotto finito. È possibile concepire i sistemi di produzione come suddivisi in processo primario eattività di supporto, che interagiscono con il processo primario. In un’ottica di questo tipo la com-pilazione di un LCI (Life Cycle Inventory, Analisi di inventario) consente di scomporre tali processiin sottofasi. Per la compilazione di un inventario di LCA è necessario, innanzitutto, procedere adun’accurata raccolta dati che individui gli aspetti peculiari di un sistema di prodotto/processo. I paragrafi che seguono illustrano le modalità di redazione di un inventario a partire dai lavorisvolti nel comparto agroalimentare [23].

3.1 La fase di coltivazione

Nell’analisi del ciclo di vita di qualsiasi prodotto agroalimentare esiste una fase agricola da pren-dere in considerazione, sia che si tratti di un prodotto da consumare tal quale (ad esempio, or-taggi) o della produzione di materia prima necessaria a successivi processi di trasformazione (adesempio, olio, vino, conserve, ecc), e sia che si tratti della produzione di un flusso che entra in unsistema più complesso (foraggi per gli allevamenti o biomasse per la produzione di energia).

3.1.1 OBIETTIVO

L’obiettivo è il calcolo del danno ambientale del ciclo di vita del foraggio, dei cereali e della fruttaprovenienti dalla coltivazione.

3.1.2 UNITA’ FUNZIONALE

L’Unità funzionale può essere la produzione di biomassa fresca, di granella o di frutti ottenuti dallacoltivazione di 1 ettaro (ha) di terreno. Si analizza la produzione durante la durata di vita della

3

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 57

coltivazione. La durata può essere molto variabile: per esempio, da novembre a luglio per il fru-mento, e 100 anni per l’ulivo. La produzione della frutta varia con l’età della pianta. Generalmenteper qualche anno la produzione è nulla, poi aumenta fino a un massimo nella maturità per poi ri-dursi nella parte finale della vita della pianta. Per questo si consiglia di considerare la produzionedi tutta la vita del frutteto. Problema analogo si incontra quando i dati sono ottenuti da frutteti dietà diversa. In questo caso si consiglia di studiare le produzioni per omogeneità di età del frutteto.Ciascun sottoprocesso considerato, poi, ha una propria Unità funzionale.

3.1.3 I CONFINI DEL S ISTEMA

I confini del sistema vanno dal vivaio (o dalla semina), alla raccolta e fino al fine vita della partedi biomassa che viene scartata. Il ciclo di vita si chiude con la crescita corporea e le deiezioni deglianimali e dell’uomo che usano per la propria alimentazione i prodotti considerati. Solo in questomodo, infatti, si conclude il ciclo del carbonio assorbito dalle specie vegetali degli alimenti.

3.1.4 REDAZIONE DI INVENTARIO

Nell’inventario vengono considerati, a seconda del caso in esame, i seguenti processi.• Il vivaio con i vasi entro i quali vengono coltivate le piantine, i fertilizzanti, i pesticidi e l’irri-gazione. Bisogna considerare anche il suo fine vita, compreso l’eventuale riuso.

• La lavorazione della terra prima dell’interramento dell’impianto o della semina. In generaletale lavorazione ha come Unità funzionale un ettaro di terreno e comprende i processi dellaproduzione e del fine vita di macchine agricole (ad esempio, trattore) e strumenti necessari perle lavorazioni meccaniche del terreno (aratro, zappa, erpice), del capannone nel quale ven-gono riposti macchine e strumenti, la quantità di combustibile necessario al funzionamentodelle macchine agricole e le emissioni della combustione del combustibile. I processi vengonorichiamati per la quota parte relativa all’Unità funzionale.

• Nel processo di interramento devono essere considerati i pali (legno, cemento o plastica) e ifili di juta o di plastica con cui le piante vengono legate ai pali.

• Per la semina occorre considerare sia il macchinario (con i suoi consumi) che serve per la se-mina che i semi che provengono da un’altra coltivazione, vengono conservati in sili e spessotrattati con pesticidi.

• L’irrigazione con l’indicazione della quantità, della composizione e della provenienza del-l’acqua (da falda o di superficie), l’energia (quantità di combustibile ed emissioni della com-bustione) usata per lo spargimento, il trattore e il capannone (ciclo di vita e tempo di uso).

• Lo spargimento dei fertilizzanti e dei pesticidi con l’indicazione dell’energia (quantità di com-bustibile ed emissioni della combustione) usata per lo spargimento, il trattore e il capannone.

• La produzione dei fertilizzanti: in generale sono composti di azoto, fosforo e potassio. I dati diinventario possono essere di due tipi: quantità per ha per anno di N, P2O5 e K2O oppure quan-

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tità di composto per ha e per anno che contiene N, P e K. In questo secondo caso è necessa-rio sapere in che quantità sono contenuti N, P e K1. Se il fertilizzante è sintetico ed è secco sideve indicare la quantità che lo costituisce e la quantità di acqua nel quale deve essere diluito.Se le acque sono superficiali occorre chiedere una loro analisi (o ipotizzare una analisi) per-ché, per esempio, i metalli pesanti spesso contenuti nelle acque di fiume vanno nel terreno edentrano nella catena alimentare. Della quantità secca devono essere indicati le materie primee i materiali che la compongono, le energie necessarie per ottenerla, i trasporti dalla ditta cheproduce le materie prime e i materiali, alla ditta che produce il fertilizzante. Se il fertilizzanteè sintetico ed è liquido si deve indicare la quantità e la composizione, le energie necessarie perottenerlo, i trasporti dalla ditta che produce le materie prime e i materiali, alla ditta che produceil fertilizzante. Se il fertilizzante è organico (letame e liquame), si richiama il processo che rap-presenta il letame come co-prodotto del latte. È necessario anche considerare l’uso dei fertiliz-zanti, cioè le emissioni nei comparti aria, acqua e suolo (cfr. Paragrafo 3.1.5).

• La produzione dei pesticidi (nella banca dati sono materiali). I dati di inventario possono es-sere di due tipi: quantità di principio attivo per ha per anno oppure quantità di composto checontiene il principio attivo per ha e per anno. Le istruzioni indicano la quantità di principio at-tivo contenuto nel prodotto e la quantità di acqua nella quale deve essere disciolto il compo-sto. Se il pesticida è secco si deve indicare la quantità che lo costituisce e la quantità di acquanel quale deve essere diluito. Se le acque sono superficiali occorre chiedere una loro analisi(o ipotizzare una analisi). Della quantità secca devono essere indicati le materie prime e i ma-teriali che la compongono, le energie necessarie per ottenerla, i trasporti dalla ditta che pro-duce le materie prime e i materiali, alla ditta che produce il pesticida. Se il pesticida è liquidosi deve indicare la quantità e la composizione della parte secca e la quantità e la composi-zione della parte volatile, le energie necessarie per ottenerla, i trasporti dalla ditta che producele materie prime e i materiali, alla ditta che produce il pesticida. Se in banca dati manca il prin-cipio attivo richiesto occorre sceglierne uno simile. Per l’uso dei pesticidi, ossia le emissioni neicomparti aria, acqua e suolo si rimanda al Paragrafo 3.1.6.

• Le emissioni (nella banca dati sono sostanze) in aria, acqua e suolo del fertilizzante sinteticoo organico e dei pesticidi.

• La potatura nel caso di frutteti. Bisogna considerare il processo di taglio (conquota parte di uso della sega, il consumo di combustibile e le emissioni dellacombustione), la raccolta e il fine vita dei rami tagliati (per esempio, il com-postaggio o la combustione). Alla coltivazione non viene attribuito il van-taggio del compost o dell’energia prodotta che costituiscono i co-prodotti deifine vita considerati.

• La raccolta: nel caso dei foraggi e dei cereali avviene il taglio della pianta.Certi foraggi, come l’erba medica, vengono tagliati tre o quattro volte al-l’anno e poi raccolti in balle confezionate con fogli di plastica. Il processo ditaglio richiede la quantità di combustibile necessaria, le emissioni della com-bustione, la quota parte di uso del taglia-erba, del trattore e del capannoneche lo ospita. Nel caso dei cereali avviene la separazione tra la granella e

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1. Ad esempio, la banca dati Ecoin-vent [18] contiene nella categoria Mate-rials (chemicals) i composti che nel lorotitolo riportano la molecola secondo cuisono allocati i processi che conten-gono. Per esempio, nei commenti delprocess Urea, as N si indica che 1 kgdi N corrisponde a 2,17 kg di urea al46% di N. Se ne deduce che se nel-l’inventario si richiede 1 kg di N per et-taro per anno, bisogna richiamare 1 kgdi Urea, as N, se si richiede 1 kg diUrea per ha per anno, viene fornito alterreno 0,46 kg di N.

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la parte restante della biomassa. Una parte di questa viene utilizzata come foraggio o lettieraper animali (per esempio, la paglia) che deve essere considerato come co-prodotto della pro-duzione della granella. Nel caso dei frutti la raccolta avviene quasi sempre una volta all’anno,spesso con macchine di cui deve essere considerato il consumo del carburante, le emissioni dellacombustione, la quota parte di uso del macchinario, del trattore e del capannone che lo ospita.

• Bisogna considerare anche la trasformazione e l’occupazione del suolo, l’assorbimento dellaCO2 (Carbon dioxide, in air) nella vita della biomassa, il potere calorifico (definito come Energy,gross calorific value, in biomass) e, per il legno, la quantità di sostanza legnosa (Wood, soft[hardwood], standing). Tutti questi dati sono considerati nella banca dati come risorse.

• La biomassa può fissare o cedere al terreno sostanze, quali, ad esempio, i metalli pesanti, lecui quantità devono essere calcolate. Se le sostanze vengono assorbite, ad esse viene attribuitoil segno negativo. A tale riguardo occorre osservare che i metalli pesanti assorbiti vengono re-stituiti al terreno con le deiezioni degli animali (letame e liquame). Nelle deiezioni sono con-tenuti anche i metalli pesanti che vengono dati agli animali come integratori alimentari. Se ilciclo coltivazione-allevamento è chiuso, il bilancio dei metalli pesanti e del carbonio deve es-sere verificato con buona approssimazione.

• Qualora il prodotto venga consumato fresco e quindi non sia necessaria alcuna trasforma-zione industriale si considerano anche:– trasporto dal campo al magazzino (se previsto: produzione at storage anziché at farm);– stoccaggio: quota parte del magazzino da attribuire all’Unità funzionale, processo di es-siccazione (naturale o con apporto di calore prodotto da energia);

– i pesticidi usati per la conservazione della biomassa o della granella;– confezionamento;– trasporto al punto vendita o al consumatore;– fine vita del packaging del prodotto consumato e fine vita del prodotto stesso (deiezioni).

• Il fine vita: – nel caso dei frutteti si considera il fine vita delle piante. Bisogna considerare il processo ditaglio (con quota parte della sega, il consumo di combustibile e le emissioni della combu-stione), la raccolta e il fine vita dei rami e dei tronchi tagliati (per esempio, il compostag-gio o la combustione). Alla coltivazione non viene attribuito il vantaggio del compost odell’energia prodotta nella combustione che si consiglia di considerare come co-prodotti deifine vita considerati;

– nel caso dei foraggi una parte di essi rimane sul campo (per esempio, le radici). Tale partedi biomassa contiene nutrienti che vengono dispersi nel terreno e deve essere consideratala loro funzione di fertilizzante. Perciò deve essere considerata come un co-prodotto del pro-dotto principale e richiamata come fertilizzante, se usata nella coltivazione. Tale biomassacontiene carbonio che in parte viene fissata da batteri ed emessa come CO2 nell’aria e, inparte, viene dispersa nel terreno;

– per ogni materiale portato sul campo deve essere considerato il trasporto e il fine vita.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 59

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3.1.5 EMISSIONI IN ARIA, ACQUA E SUOLO DEI FERTIL IZZANTI

I fertilizzanti, pur essendo determinanti per lo sviluppo dell’agricoltura, costituiscono un fattore dipressione ambientale piuttosto rilevante: il loro accumulo nel terreno ne altera le proprietà fisichee il loro uso può contaminare le acque superficiali o di falda contribuendo ai fenomeni di eutro-fizzazione.Schematizzare un processo di coltivazione, quindi, implica la descrizione del comportamento disostanze di origine organica o chimica che fungono da fertilizzanti per il terreno e le piante e chequindi contribuiscono alla loro crescita. È necessario, quindi, non solo conoscere le quantità di fer-tilizzanti e di anticrittogamici necessari ad una determinata coltivazione (e pertanto la loro pro-duzione) ma anche le quantità di rilascio di queste nei comparti aria, acqua e suolo.Le quantità rilasciate in aria, acqua o suolo dovranno essere calcolate a partire dalla quantità im-piegata e inserite alle voci Emission to air, Emission to water ed Emission to soil.I fertilizzanti sono fonti di contaminazione soprattutto dell’acqua freatica perché il drenaggio delterreno fa sì che il fertilizzante arrivi fino alle acqua sotterranee. La quantificazione esatta dellastima delle emissioni derivanti dall’uso dei fertilizzanti per l’agricoltura è influenzata da diversi fat-tori e può avvenire solo tramite misurazioni dirette di tutte le emissioni per l’area e il periodo diinteresse. Questo approccio è difficilmente utilizzabile nella pratica e pertanto si suggeriscono al-cune assunzioni, derivanti da letteratura2, che stabiliscono le percentuali di emissioni nel com-parto acqua e nel comparto suolo.Le emissioni riguardano gli elementi nutritivi che il fertilizzante contiene: calcolate tali quantità (at-traverso calcoli stechiometrici) è possibile conteggiare le emissioni in base alle percentuali suppostedi seguito [18]:• N-tot: emissione in acqua pari al 30% del suo contenuto;• P2O5: emissione in acqua pari al 20% del suo contenuto;• K2O: emissione in acqua pari al 60% del suo contenuto;e le emissioni di rame e zinco dal letame e dal liquame [20]:• Cu: emissione in acqua pari al 2% del suo contenuto,

emissione nel suolo pari al 98% del suo contenuto;• Zn: emissione in acqua pari al 2% del suo contenuto,

emissione nel suolo pari al 98% del suo contenuto.Si riporta, a titolo di esempio, la scheda per il calcolo delle dispersioni del letame bovino (Tabella 1).

60 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

2. Regione Lombardia e CRPA.

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 61

Una alternativa potrebbe essere quella di determinare le quantità dei composti che si formano daP, K ed N a contatto con l’acqua e considerare quelli come sostanze inquinanti.Infine bisogna considerare le emissioni in aria di NH3, NOx e N2O prodotte dall’azione battericanell’azoto immesso nel terreno con la fertilizzazione.

Tabella 1

Esempio di calcolo delle dispersioni di un fertilizzante (letame bovino)

Procedura per il calcolo delle emissioni di elementi nutritivi (N-tot, P-tot, K, Cu e Zn) contenuti nel letame bovino (1 kg)

Azoto Forma N-tot

Contenuto di N-tot presente in 1 ton di letame 5 kg

% di emissione di N-tot in acqua 30%

Quantità di N-tot emesso in acqua 5 kg*0,30 = 1,5 kg

Fosforo Forma P2O5

Contenuto di P2O5 presente in 1 ton di letame 2,5 kg

Contenuto di P-tot presente in 1 ton di letame: peso molecolare P: 30,973peso molecolare P2O5: 141,96contenuto P-tot: P2O5: [(30,973*2,5)/141,96] = 0,5454 kg

% di emissione di P-tot in acqua 20%

Quantità di P-tot emesso in acqua 0,5454 kg*0,20 = 0,1 kg

Potassio Forma K2O

Contenuto di K2O presente in 1 ton di letame 7 kg

Contenuto di K presente in 1 ton di letame peso molecolare K: 39,10peso molecolare K2O: 94,2contenuto K: K2O: [(39,10*7)/94,2] = 2,9 kg

% di emissione di K in acqua 60%

Quantità di K emesso in acqua 2,9 kg*0,60 = 1,74 kg

Rame Forma Cu

Contenuto di Cu presente in 1 ton di letame 11055 mg

% di emissione di Cu in acqua 2%

Quantità di Cu emesso in acqua 11055 mg*0,02 = 221,1 mg

% di emissione di Cu nel suolo 98%

Quantità di Cu emesso in acqua 11055 mg*0,98 = 10833,9 mg

Zinco Forma Zn

Contenuto di Zn presente in 1 ton di letame 45375 mg

% di emissione di Zn in acqua 2%

Quantità di Zn emesso in acqua 45375 mg*0,02 = 907,5 mg

% di emissione di Zn nel suolo 98%

Quantità di Zn emesso in acqua 45375 mg*0,98 = 44467,5 mg

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3.1.6 EMISSIONI IN ARIA, ACQUA E SUOLO DEI PESTIC IDI

I pesticidi sono, genericamente, tutte le sostanze o i prodotti chimici capaci di controllare, limitare,respingere o distruggere gli organismi viventi (microrganismi, animali o vegetali) considerati comenocivi, o di opporsi al loro sviluppo. Generalmente i pesticidi sono costituiti da sostanze tossichee pertanto il loro impiego ha un impatto ormai ampiamente confermato sulle proprietà fisiche echimiche dei suoli e sulla fauna. Alcuni residui, inoltre, possono contaminare le acque superficialie sotterranee, con ulteriori effetti pericolosi sulla salute umana e sull’ambiente. Come dichiaratoanche dall’APAT (ora ISPRA): “La limitazione al minimo necessario dell’uso di questi mezzi tecniciin agricoltura dovrebbe essere una delle politiche per progredire verso forme più evolute di agri-coltura sostenibile”.La fase più delicata di un pesticida è l’uso, cioè la sua modalità di emissione nei comparti acqua,aria e suolo, una volta che viene sparso sul terreno o sulle piante. La distribuzione ambientale di un pesticida è influenzata da numerosi fattori e viene trattata, in ge-nerale, secondo il modello di fugacità di Mackay [17] che permette il calcolo della distribuzionedella sostanza nei diversi comparti mediante la conoscenza di alcune caratteristiche della so-stanza attiva:• peso molecolare;• pressione vapore;• solubilità acqua;• coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua (Kow).Esiste un interessante archivio dei prodotti fitosanitari [19] più comuni e per i quali la distribuzioneambientale è già stata calcolata.

3.2 La fase di allevamento

3.2.1 OBIETTIVO

L’obiettivo è il calcolo del danno ambientale del ciclo di vita della carne o del latte provenientedall’allevamento di animali.

3.2.2 UNITA’ FUNZIONALE

L’Unità funzionale può essere il prodotto ottenuto dall’animale (ad esempio, latte o carne) nelcorso della vita dell’animale (ad esempio, 7 anni di vita media per una bovina da latte, 1 annoper il suino, 10 anni per la gallina).In generale nelle aziende zootecniche esistono anche dei co-prodotti:

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• co-prodotti del latte: letame, liquame, vitelli maschi che, dopo un breve periodo di svezza-mento, escono dalla stalla per andare al macello (qualcuno per la riproduzione), carne dellabovina al termine della sua carriera. L’allocazione può essere economica (prezzo dei co-pro-dotti) o basata sulla quantità di carbonio contenuto nei co-prodotti: in quest’ultimo caso deveessere considerato come co-prodotto anche il metano delle deiezioni dei bovini;

• co-prodotti della carne suina: letame, liquame, maialini maschi che, dopo un breve periodo disvezzamento, escono dalla stalla per andare al macello (qualcuno per la riproduzione), maia-line femmine usate per la riproduzione. L’allocazione può essere economica (prezzo dei co-prodotti) o basata sulla quantità di carbonio contenuto nei co-prodotti: in quest’ultimo casodeve essere considerato come co-prodotto anche il metano delle deiezioni dei suini.

3.2.3 I CONFINI DEL S ISTEMA

I confini del sistema comprendono l’intera vita dell’animale e i processi di trasformazione indu-striale dei prodotti da allevamento. Tali confini vanno dall’inseminazione della femmina dell’ani-male di cui viene considerato l’allevamento (per esempio il suino) o la produzione di latte (peresempio la bovina), al fine vita del prodotto ottenuto. Per rappresentare l’inseminazione è neces-sario considerare anche la quota parte del ciclo di vita della femmina e del maschio che contri-buiscono alla generazione di ogni singolo animale. Allo scopo di dimostrare il ciclo breve delcarbonio, in tale fine vita è necessario considerare anche gli effetti (accrescimento della massa cor-porea) e gli scarti (deiezioni) dei prodotti dopo il loro uso da parte dell’uomo.

3.2.4 REDAZIONE DI INVENTARIO

L’inventario considera tutti i sottoprocessi e i flussi input-output relativi alle attività di stalla. Si con-siderano, quindi:• la quota parte del ciclo di vita della stalla da attribuire all’Unità funzionale;• la quota parte del ciclo di vita della femmina e del maschio che hanno generato ogni singolo

animale (in riferimento all’Unità funzionale);• la vita dell’animale viene suddivisa in sotto-fasi di vita per ognuna delle quali vengono indi-cate le quantità di foraggi (coltivazione), mangimi (coltivazione e trasformazione) e acqua emedicinali necessari al mantenimento dell’animale. Per una bovina da latte, ad esempio, le fasi di vita sono: – svezzamento, – accrescimento,– asciutta,– lattazione. I primi due periodi (svezzamento e accrescimento) riguardano la fase in cui l’animale non èancora produttivo, la durata complessiva di tale fase è di circa due anni (età del primo parto).

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 63

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Il periodo di asciutta (2 mesi) è quello durante il quale la bovina è in fase di gestazione e nonproduce latte. Il periodo di lattazione va dal parto all’inizio di una nuova gestazione. La du-rata di vita dell’animale incide sulla produzione totale del latte: infatti tanto maggiore è la vitadella bovina e tanto minore è l’impatto ambientale del periodo di non produttività della bovina,il quale si ripercuote sull’intero ciclo di vita. Per un suino le fasi di vita sono:– svezzamento,– accrescimento;

• la pulizia della stalla e quindi tutti i detersivi, i detergenti e i sanificanti necessari;• i consumi energetici (energia elettrica e gas metano) delle operazioni di stalla (ad esempiomungitrice o frigo per il latte);

• i consumi idrici delle operazioni di stalla (ad esempio mungitrice o frigo per il latte);• la quota parte dei macchinari necessari alle operazioni dell’azienda zootecnica, riferita all’U-nità funzionale.

3.3 Produzione industriale da prodotti agricoli (coltivazione)

3.3.1 L’OBIETTIVO

L’obiettivo è il calcolo del danno ambientale del ciclo di vita dei derivati di una coltivazione.

3.3.2 UNITA’ FUNZIONALE

L’Unità funzionale può essere una quantità (ad esempio, 1 kg) di prodotti derivati dalle coltivazioni(ad esempio, pasta, olio, vino, marmellata, caffé, zucchero, frutta, riso o verdura).

3.3.3 I CONFINI DEL S ISTEMA

I confini del sistema partono dalla fase di coltivazione (Paragrafo 3.1) fino al fine vita del prodotto,considerando anche la distribuzione. Allo scopo di dimostrare il ciclo breve del carbonio, nel finevita è necessario considerare anche gli effetti di accrescimento della massa corporea e gli scarti(deiezioni) dei prodotti dopo il loro uso da parte dell’uomo.

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 65

Tabella 2

Fasi di inventario per il ciclo di vita della pasta

Produzione di pasta di semola di grano duro

La quota parte del ciclo di vita della coltivazione del frumento che si riferisce all’Unità funzionale: produzione della quota parte di frumento necessario per la produzione dell’Unità funzionale di pasta

Ú

Trasporto del frumento dall’azienda produttrice (o dal magazzino) al mulinoÚ

Quota parte del ciclo di vita dell’edificio del mulino (da attribuire all’Unità funzionale) nel quale avviene la lavorazione del frumento, con uso del territorio e materiali componenti

Ú

Macinazione del frumento con la produzione di farina e di crusca. La crusca costituisce il co-prodotto della farina. In questa fase bisogna considerare la quota parte del ciclo di vita dei silos, dei mulini e dei vagli per la separazione della farina dalla crusca,

le energie usate per macchinari e impianti, le emissioni in aria, acqua e suolo e il trattamento di fine vita degli scartiÚ

Trasporto dal mulino all’azienda produttrice di pastaÚ

Operazione di impasto farina-acqua (consumi energetici e idrici)Ú

Operazione di trafilatura della pasta (quota parte del ciclo di vita e consumi energetici della trafilatrice)Ú

Operazione di essiccazione (consumi energetici)Ú

Produzione del confezionamento primario (plastica o cartone) nel quale viene confezionata la pastaÚ

Riempimento del confezionamento (quota parte del ciclo di vita e consumi energetici della riempitrice)Ú

Posizionamento delle confezioni sul pallet (confezionamento terziario) e trasporto all’autocarro (quota parte del ciclo di vita del muletto)Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti vendita e smaltimento del confezionamento secondario e terziarioÚ

Fase di cottura (consumi energetici e idrici)Ú

Operazione di vendita (quota parte del ciclo di vita del negozio e dello scaffale, illuminazione negozio, scarti dovuti al deterioramento)Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatoreÚ

Fine vita del confezionamento che ha contenuto la pastaÚ

Smaltimento delle deiezioni umane

3.3.4 REDAZIONE DI INVENTARIO

Oltre all’inventario della coltivazione, già descritto si considerano:• stoccaggio del prodotto,• lavorazione del prodotto,• uso del prodotto (distribuzione nei punti vendita, energia per il mantenimento nello scaffale divendita, quota parte di uso dello scaffale, scarto),

• fine vita del prodotto (compreso il confezionamento, se previsto).Descriviamo di seguito, a titolo esplicativo, le caratteristiche di inventario di alcuni prodotti ali-mentari (pasta, vino, olio, frutta).

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Tabella 3

Fasi di inventario per il ciclo di vita del vino

Produzione di vino

La quota parte del ciclo di vita della coltivazione e del mantenimento delle vigne che si riferisce all’Unità funzionale: produzione della quota parte di uva necessaria per la produzione dell’Unità funzionale di vino

Ú

Il trasporto dell’uva dall’azienda produttrice alla cantina

Ú

Quota parte del ciclo di vita dell’edificio della cantina nella quale avviene produzione del vino (da attribuire all’Unità funzionale),con uso del territorio e materiali componenti

Ú

Operazione di pigiatura e di fermentazione con la produzione di mosto, vinaccia e feccia. La vinaccia e la feccia costituiscono i co-prodotti della pigiatura.

La vinaccia serve per la produzione della grappa, la feccia viene usata per ottenere l’acido tartarico. In questa fase occorre considerare l’acqua per il raffreddamento, la quota parte del ciclo di vita della tramoggia,

della diraspapigiatrice, della pressa, delle pompe, del refrigeratore e l’energia usata per le macchine. Inoltre in questa fase c’è la produzione di CO2 prodotta dal processo di fermentazione

Ú

Operazione di stabilizzazione tartarica (consumi energetici per la refrigerazione a -5 °C)

Ú

Operazione di microfiltrazione: occorre considerare la quota parte del ciclo di vita di serbatoi, filtri e pompa e i consumi di energia elettrica

Ú

Operazione di stagionatura: occorre considerare la quota parte del ciclo di vita dei serbatoi

Ú

Produzione di bottiglie di vetro o tetrapak che contengono il vino (confezionamento primario)

Ú

Operazione di riempimento meccanico delle confezioni (consumi energetici e quota parte del ciclo di vita del nastro trasportatore e della macchina riempitrice)

Ú

Produzione di confezionamento secondario (contenitori di cartone chiusi con nastro adesivo o cestelli di plastica)

Ú

Operazione di confezionamento secondario

Ú

Operazione di confezionamento terziario (pallet)e trasporto all’autocarro (quota parte del ciclo di vita del muletto)

Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti vendita e smaltimento del confezionamento secondario e terziario

Ú

Operazione di vendita (quota parte del ciclo di vita del negozio e dello scaffale, illuminazione negozio, scarti dovuti al deterioramento)

Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatore

Ú

Fine vita del confezionamento primario

Ú

Smaltimento delle deiezioni umane

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 67

Tabella 4

Fasi di inventario per il ciclo di vita dell’olio

Produzione di olio

La quota parte del ciclo di vita della coltivazione e del mantenimento degli ulivi che si riferisce all’Unità funzionale: produzione della quantità di olive necessaria per la produzione, tenuto conto degli scarti, di una quantità di olio pari all’Unità funzionale

Ú

Trasporto delle olive dall’azienda produttrice al frantoio

Ú

Operazione di lavaggio e defogliazione delle olive. In questa fase occorre considerare l’acqua e il suo trattamento finale, la quota parte del ciclo di vita del nastro trasportatore, della tramoggia e del defogliatore e l’energia elettrica per il funzionamento delle macchine

Ú

Eventuale recupero di foglie e rametti e loro utilizzo (co-prodotto se usati come fertilizzanti o fin vita se considerati come scarti)

Ú

Quota parte del ciclo di vita del sito frantoio

Ú

Operazione di frangitura e gramolazione delle olive. In questa fase occorre considerare l’acqua, la quota parte del ciclo di vita del nastro trasportatore, del frangitore/gramolatore e della caldaia e l’energia elettrica e quella termica per riscaldare l’acqua a 28 °C

Ú

Operazione di separazione dell’olio dalle acque di vegetazione e dalla sansa. In questa fase occorre considerare la quota parte del ciclo di vita della filtropressa e dei filtri e l’energia elettrica necessaria

Ú

Operazione di essiccazione della sansa per la produzione della sansa esausta. La sansa esausta costituisce il co-prodotto del processo di separazione se può essere usato come fertilizzante.

Se la sansa, tutta o in parte, non può essere usata come fertilizzante, occorre considerarla tutta o in parte come rifiuto. In questa fase occorre considerare la quota parte del ciclo di vita della pompa e del decanter

e l’energia elettrica per il funzionamento delle macchine

Ú

Trattamento delle acque di vegetazione (stoccaggio in vasche di calcestruzzo e trattamento di fine vita a ditte specializzate o spandimento del terreno per fertirrigazione)

Ú

Stoccaggio dell’olio. In questa fase occorre considerare la quota parte del ciclo di vita dei silos

Ú

Produzione della bottiglia di vetro nella quale viene versato l’olio (packaging primario)

Ú

Operazione di imbottigliamento dell’olio (consumi energetici e quota parte del ciclo di vita del nastro trasportatore e della riempitrice)

Ú

Operazione di confezionamento secondario dei contenitori in cartoni chiusi con nastro adesivo o in cestelli di plastica

Ú

Operazione di confezionamento sul pallet (confezionamento terziario) e suo trasporto all’autocarro (quota parte del ciclo di vita del muletto)

Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti vendita e smaltimento del confezionamento secondario e terziario

Ú

Operazione di vendita (quota parte del ciclo di vita del negozio e dello scaffale, illuminazione negozio, scarti dovuti al deterioramento)

Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatore

Ú

Fine vita del confezionamento primario

Ú

Smaltimento delle deiezioni umane

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68 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Tabella 5

Fasi di inventario per il ciclo di vita della frutta

Produzione di frutta

La quota parte del ciclo di vita della coltivazione e del mantenimento dei frutteti che si riferisce all’Unità funzionale:produzione della quantità di frutta necessaria perché, tenuto conto degli scarti, ne sia venduta una quantità pari all’Unità funzionale

Ú

Trasporto della frutta dal frutteto all’azienda confezionatrice

Ú

Quota parte del ciclo di vita dell’edificio nel quale avviene il confezionamento

Ú

Operazione di lavaggio con acqua e altre sostanze. In questa fase si considera anche il trattamento dell’acqua di lavaggio

Ú

Operazione di confezionamento primario (cassetta di plastica o cartone)

Ú

Operazione di riempimento meccanico della confezione (consumi energetici e quota parte del ciclo di vita del nastro trasportatore e della tramoggia)

Ú

Operazione di confezionamento sul pallet (confezionamento secondario) e suo trasporto all’autocarro (quota parte del ciclo di vita del muletto)

Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti vendita fine vita del confezionamento secondario

Ú

Operazione di vendita(quota parte del ciclo di vita del negozio dello scaffale, illuminazione del negozio, scarti dovuti al deterioramento)

Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatore

Ú

Fine vita del confezionamento primario

Ú

Smaltimento delle deiezioni umane

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3.4 Produzione industriale da prodotti di allevamento

3.4.1 L’OBIETTIVO

L’obiettivo è il calcolo del danno ambientale del ciclo di vita dei derivati di un allevamento.

3.4.2 UNITA’ FUNZIONALE

L’Unità funzionale può essere una quantità (ad esempio, 1 kg) di prodotti derivati dagli allevamenti(per esempio, formaggio, uova, pesce, prosciutto o carne in generale) o la produzione di derivatidei prodotti ottenuti dagli animali di una stalla durante la durata di vita degli animali (per esem-pio, il latte durante i 7 anni di vita della bovina da latte, le uova durante i 10 anni di vita dellagallina).

3.4.3 I CONFINI DEL S ISTEMA

I confini del sistema partono dalla fase di allevamento (Paragrafo 3.2) fino al fine vita del prodotto,considerando anche la distribuzione del prodotto ai punti vendita.

3.4.4 REDAZIONE DI INVENTARIO

Oltre all’inventario dell’allevamento, si considerano:• lavorazione del prodotto;• confezionamento del prodotto;• uso del prodotto (distribuzione nei punti vendita e vendita);• fine vita del prodotto (compreso il confezionamento se previsto).Descriviamo di seguito, a titolo esplicativo, le caratteristiche di inventario di alcuni prodotti di al-levamento (latte, formaggio, prosciutto).

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 69

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70 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Tabella 6

Fasi di inventario per il ciclo di vita del latte

Produzione di latte

La quota parte del ciclo di vita dell’allevamento delle bovine da latte che si riferisce al latte necessario per la produzione dell’Unità funzionale

Ú

Trasporto del latte dall’allevamento al sito di trasformazione e confezionamento

Ú

Processi di trattamento del latte per ottenere le caratteristiche richieste per la sua assunzione: sterilizzazione per il latte fresco e sterilizzazione e pastorizzazione per ottenere latte a media o lunga conservazione.

In questa fase bisogna considerare la quota parte del ciclo di vita delle cisterne e degli impianti e le energie usate per il trattamento del latte

Ú

Produzione del contenitore (bottiglia di plastica o vetro o tetrapak) nel quale viene versato il latte, del tappo e dell’etichetta (con sfridi, scarti e loro fine vita)

Ú

Operazione di imbottigliamento del latte ed etichettatura della confezione (con quota parte del nastro e della macchina imbottigliatrice)

Ú

Operazione di confezionamento secondario: foglio di plastica termoretraibile e l‘applicazione della maniglia di plastica

Ú

Operazione di confezionamento sul pallet e suo trasporto all’autocarro (quota parte del ciclo di vita del muletto)

Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti vendita e fine vita del confezionamento secondario e terziario)

Ú

Operazione di vendita (quota parte del ciclo di vita del negozio e dello scaffale, illuminazione negozio, scarti dovuti al deterioramento)

Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatore

Ú

Fine vita del confezionamento secondario

Ú

Smaltimento delle deiezioni umane

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 71

Tabella 7

Fasi di inventario per il ciclo di vita del formaggio parmigiano-reggiano

Produzione di formaggio Parmigiano-Reggiano

La quota parte del ciclo di vita dell’allevamento delle bovine da latte che si riferisce al latte necessario per la produzione dell’Unità funzionale del formaggio

Ú

Trasporto della quota parte del latte dall’allevamento al sito di trasformazione (con la quota parte del ciclo di vita del contenitore)

Ú

Quota parte del ciclo di vita del caseificio da attribuire all’Unità funzionale

Ú

Operazione di separazione della crema dal latte mediante l’uso di metà latte munto al mattino e di metà latte munto alla sera.La quantità di latte considerata è quella necessaria per ottenere una forma di formaggio.

In questa fase viene considerata la quota parte del ciclo di vita delle bacinelle nelle quali viene lasciata affiorare la crema. La crema che verrà usata per la produzione del burro è un co-prodotto del latte scremato

Ú

Operazione di cottura del latte scremato per ottenere la cagliata. La quantità di latte scremato considerato è quella necessaria per ottenere una forma di formaggio.

In questa fase viene considerata la quota parte del ciclo di vita delle caldaie nelle quali viene cotto il latte, l’enzima (caglio) che viene aggiunto al latte e l’energia necessaria per la cottura.

Il latte non cagliato (siero) prodotto che verrà usato per il lavaggio degli impianti e per l’alimentazione dei suini è un co-prodotto del processo di cottura

Ú

Operazione di formatura e riposo per alcuni giorni per lasciare defluire la parte di latte non cagliato (siero). In questa fase viene considerata la quota parte delle forme nelle quali viene formato il formaggio.

Il siero è un co-prodotto del processo di formatura e riposo

Ú

Operazione di salatura. In questa fase viene considerata la quota parte delle vasche nelle quali avviene la salatura, il sale, l’acqua e il trattamento dell’acqua.

La salatura consiste nell’uscita di acqua dalla forma con il conseguente aumento del suo tenore di sale

Ú

Operazione di stagionatura. In questa fase occorre considerare la quota parte del ciclo di vita della scaffalatura del magazzino e l’energia per la sua climatizzazione

Ú

Operazione di taglio (se il taglio non viene fatto a mano) e di confezionamento primario del formaggio

(con quota parte del ciclo di vita della macchina di taglio e di confezionamento l’energia necessaria)

Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti vendita

Ú

Operazione di vendita (vita di scaffale, illuminazione negozio, scarti dovuti al deterioramento)

Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatore

Ú

Fine vita del confezionamento che ha contenuto il formaggio

Ú

Smaltimento delle deiezioni umane

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72 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Tabella 8

Fasi di inventario per il ciclo di vita del prosciutto

Produzione di prosciutto

La quota parte del ciclo di vita del suino da attribuire all’Unità funzionale che per il prosciutto è la coscia

Ú

La quota parte del ciclo di vita del trasporto dei suini al macello

Ú

Operazione di macellazione: uccisione dell’animale (quota parte), taglio della coscia, trattamento di fine vita degli scarti della coscia (al fine di ottenere grassi da usare per la produzione di saponi e detergenti),

energia necessaria alla conservazione temporanea della coscia

Ú

Trasporto della coscia dal macello al sito di trasformazione e confezionamento

Ú

Operazione di stagionatura. In questa fase occorre considerare la quota parte della scaffalatura del magazzino e l’energia per la sua climatizzazione

Ú

Operazione di confezionamento del prosciutto

Ú

Trasporto dal sito di produzione ai punti di vendita

Ú

Operazione di vendita (quota parte del ciclo di vita del negozio e dello scaffale, illuminazione del negozio, scarti dovuti al deterioramento)

Ú

Trasporto dal rivenditore al consumatore

Ú

Fine vita del confezionamento che ha contenuto il prosciutto

Ú

Smaltimento delle deiezioni umane

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 73

4 I L P R O C E D IM EN TO P E R I L C A L C O LO D E L L ’ L C A [ 1 ] , [ 1 6 ]

Il procedimento per questo tipo di elaborazione si articola in cinque fasi: a. definizione delle categorie di impatto, secondo cui vengono identificate le tipologie di impattoindagate dal sistema di valutazione;

b. classificazione: i dati, raccolti precedentemente nell’inventario, vengono assegnati ad una opiù categorie di impatto ambientale. Per la scelta delle categorie di impatto, può essere con-siderato di riferimento il documento elaborato dalla SETAC, Working Group on LCIA (de Haes,1999) sulle tipologie di impatto relativo alle attività antropiche, così distinte in impoverimentodi risorse abiotiche, impoverimento di risorse biotiche, uso del territorio, riscaldamento glo-bale, produzione di rifiuti solidi, impoverimento dell’ozono stratosferico, eco-tossicità, tossicitàper l’uomo, acidificazione, arricchimento in nutrienti;

c. caratterizzazione delle emissioni e delle risorse nelle categorie di impatto: i dati presenti nel-l’inventario, vengono convertiti in contributo relativo alle categorie di impatto, di ogni singolasostanza emessa o risorsa utilizzata, moltiplicandoli per i fattori di caratterizzazione. Il fattoredi caratterizzazione misura l’intensità dell’effetto della sostanza sul problema ambientale con-siderato ed è stabilito da una autorità sulla base di considerazioni di carattere scientifico. Il ri-sultato della fase di caratterizzazione è il profilo ambientale del prodotto;

d. Damage assessment o caratterizzazione delle categorie di impatto nelle categorie di danno:i valori del danno dovuto alle categorie di impatto vengono moltiplicati per i fattori di Damageassessment e sommati nelle rispettive categorie di danno;

e. normalizzazione: i valori ottenuti dalle due fasi di caratterizzazione vengono normalizzati,cioè comparati a valori di riferimento – o effetti normali – rappresentati dai dati medi elabo-rati su scala mondiale, regionale o europea, e riferiti ad un determinato periodo di tempo. At-traverso la normalizzazione è possibile stabilire l’intensità dell’impatto ambientale del sistemastudiato rispetto alla media dell’impatto generato dall’uomo nell’area geografica presceltacome riferimento e confrontare fra loro diverse categorie di danno. I fattori di normalizzazionesono relativi alle categorie di danno;

f. valutazione: avviene una pesatura per categoria di danno,rese confrontabili per effetto della nor-malizzazione. I valori degli effetti, cioè, vengono moltiplicati per i fattori peso. Tali coefficienti espri-mono l’importanza relativa attribuita alle differenti categorie di danno.

La determinazione dell’impatto, a differenza della fase di inventario che ha raggiunto un buongrado di standardizzazione, è ancora caratterizzata da aspetti controversi che necessitano di ul-teriori approfondimenti scientifici, nonostante i notevoli sforzi per l’armonizzazione. Inoltre la sog-

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gettività legata alla scelta dei criteri di valutazione o di pesatura del danno rende più difficile ilconseguimento di un consenso internazionale. Esistono diversi metodi di valutazione a livello internazionale e verranno analizzate le caratteri-stiche di alcuni metodi stranieri, utilizzati presso l’ENEA per la valutazione degli impatti ambien-tali dei casi studio, che verranno dettagliati in seguito: il metodo olandese degli Eco-indicatoriEco-indicator 99, il metodo svedese EPS 2000 (Environmental Priority Strategies in product de-velopment), il metodo danese EDIP (Environmental Design of Industrial Products) e il metodo IM-PACT 2002+ elaborato in Svizzera. In Eco-indicator, EPS e IMPACT i danni vengono classificati in categorie di impatto, a loro voltaraggruppate in categorie di danno; in EDIP i danni vengono classificati soltanto in categorie di im-patto. Mediante l’operazione di caratterizzazione e di Damage assessment, nei quattro metodi,si ottengono dei valori espressi con unità di misura diverse e soltanto mediante le operazioni dinormalizzazione (assente in EPS) si può ottenere un valore adimensionale (Pt; punti) che rappre-senta l’impatto ambientale associato al prodotto.

4.1 Il metodo olandese Eco-indicator 99

Il metodo Eco-indicator 99 è un metodo olandese sviluppato dalla Pré (Product Ecology Consul-tants) per conto del Ministero dell’Ambiente Olandese [3]; costituisce uno strumento che esprime lavalutazione del danno dovuto ad un LCA mediante un punteggio espresso in Eco-indicatori. Quando si applica il metodo Eco-indicator 99 ad un LCA bisogna considerare che tutte le emis-sioni e i loro effetti sull’ambiente sono valutate con riferimento all’Europa, con alcune eccezioni erestrizioni: • il danno della riduzione dello strato di ozono e il riscaldamento globale sono valutati su scalaglobale;

• il danno dovuto ad alcune sostanze radioattive è valutato su scala globale; • il danno dovuto all’esaurimento delle risorse è valutato su scala globale; • il danno dovuto ad alcune persistenti sostanze cancerogene è definito considerando anche leregioni geografiche contigue all’Europa.

Tale metodo consente di assumere delle sfumature diverse, specialmente per quanto riguarda lavalutazione, a seconda degli atteggiamenti e delle convinzioni di ogni persona. Per consentire unarappresentazione più sfaccettata dei risultati, esso è stato pensato in tre distinte versioni, ognunadelle quali rappresenta una certa tipologia di persone. Per definire le classi di persone si è fattouso della Cultural theory, la quale distingue cinque principali sistemi di valori. Tale teoria è stataelaborata da Michael Thompson (1990), considerando i comportamenti delle persone rispetto adue dimensioni fondamentali dell’esistenza umana: • l’attaccamento al gruppo; • il grado di indipendenza nei confronti di imposizioni e prescrizioni esterne (il grid ).

74 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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Differenti combinazioni di valori delle due dimensioni considerate, identificano uno stile di vita cheinfluisce sulle scelte e sul sistema di valori di ciascun individuo e del gruppo a cui appartiene. Sono descritte di seguito, in maniera sintetica, le caratteristiche distintive di cinque archetipi: • Individualista (Individualist): è una persona libera da qualsiasi legame; nella sua visione, tuttoè provvisorio e soggetto a negoziazione;

• Ugualitario (Egalitarian): possiede un forte attaccamento al gruppo, ma non alle sue imposi-zioni; non riconoscendo differenze di ruolo, rende ambigue le relazioni all’interno del grupposcatenando spesso conflitti;

• Gerarchico (Hierarchist ): è un soggetto che possiede forti legami sia con il gruppo sia con lesue regole; crea una forte stabilità, favorendo azioni di controllo su di sé e sugli altri;

• Fatalista (Fatalist ): dipende profondamente dalle prescrizioni, ma non sente l’appartenenza algruppo, perciò agisce singolarmente;

• Autonomo (Autonomist ): appartiene a una minoranza che rifiuta l’influenza del gruppo e ditutte le sue prescrizioni.

A questo punto risulta evidente che le prime tre tipologie di persone fondano le proprie scelte suvalide prospettive, al contrario delle ultime due, le quali, per questo motivo, non vengono consi-derate nel modello. Il fatalista tende, infatti, a non avere opinioni proprie, ma ad uniformarsi algiudizio degli altri, mentre l’autonomista ha un pensiero completamente sfuggente a qualsiasi tipodi modellizzazione. L’uso della Cultural theory permette quindi di sviluppare, per ciascuno dei tre archetipi prescelti,un’ampia gamma di atteggiamenti e convinzioni che vanno a costituire una base importante perlo sviluppo della modellizzazione delle scelte personali. I comportamenti e le opinioni alla basedel sistema di valori utilizzato in Eco-indicator 99 sono raccolti Tabella 9.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 75

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La classificazione e valutazione dei tre archetipi hanno forti implicazioni sulla metodologia; l’effettopiù evidente è che non si ha più un unico modello, ma tre distinte versioni dello stesso modello. Nella prospettiva individualista il metodo include solamente le relazioni di causa-effetto che di-spongano di prove della loro validità, e prevede di utilizzare, quando possibile, una prospettivadi breve termine. La preferenza accordata alle situazioni sperimentate rispecchia l’atteggiamentodell’individualista di considerare discutibile tutto ciò che non gli trasmette certezza, così come ilfatto che non possa essere provato che gli effetti a lungo termine potranno essere annullati dal pro-gresso della scienza e della società. Per quanto riguarda la salute umana, nella percezione indi-vidualista, questa è valutata più importante nei più giovani rispetto agli anziani. La prospettiva gerarchica comprende meccanismi sostenuti con sufficiente riconoscimento dalla co-munità scientifica e politica: l’atteggiamento gerarchico è infatti piuttosto comune all’interno diquesti gruppi. Nella prospettiva ugualitaria il metodo ha adottato un principio precauzionale cercando di nontralasciare nulla, includendo anche ciò che non è completamente provato, riflettendo l’opinione

76 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Ugualitaria Individualista Gerarchica

Criterio guida Argomentazioni Esperienza Evidenza

Stile nelle scelte Prevenzione Adattamento Controllo

Distribuzione delle risorse Paritaria Prioritaria Proporzionale

Percezione del tempo Lungo periodo Breve periodo Bilanciamento lungo-breve periodo

Responsabilità versole generazioni future Presente < Futuro Presente > Futuro Presente = futuro

Visione delle risorse Verso esaurimento Abbondanti Scarse

Percezione del rapporto fabbisogno-risorse

Gestione del fabbisognoma non delle risorse

Gestione delle risorsee del fabbisogno

Gestione delle risorsema non del fabbisogno

Atteggiamento verso la natura Attenzione Laissez-faire Regolamentazione

Atteggiamento verso l’uomo Costruzione di una societàugualitaria Channel rather change Restrizione del comportamento

Percezione del rischio Avversione al rischio Ricerca del rischio Accettazione del rischio

Tabella 9

Le prospettive culturali di Eco-indicator 99

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di chi non accetta la guida della comunità scientifica e delle organizzazioni politiche. Allo stessomodo ha utilizzato una prospettiva di lungo termine, non condividendo l’idea che in futuro i pro-blemi potranno essere risolti dal progresso della scienza. È chiaro che questa è la versione più om-nicomprensiva, ma anche la più soggetta ad incertezze ed errori. Quindi il metodo non ha un solo valore in uscita, ma tre differenti valori dipendenti dalla pro-spettiva prescelta. Questo potrebbe sembrare un ostacolo per l’utilizzatore del metodo mentre,in realtà, riflette il fatto che il giudizio su problemi ambientali risente della prospettiva culturaleentro la quale è esplicitato. Presentando tre diverse prospettive, ciascuno è libero di sceglierequella che ritiene più adeguata allo scopo, può calcolare una media dei tre diversi valori otte-nuti, che potrebbe anche essere pesata considerando la distribuzione della popolazione europeanei confronti delle tre diverse prospettive; bisogna tuttavia considerare che la media dei valori,in questo caso, ha un significato limitato poiché rappresenta la media di tre visioni completamentedifferenti. I progettisti del metodo raccomandano di usare la versione gerarchica come predefinita per la va-lutazione all’interno dei codici di calcolo. Tale prospettiva è infatti quella che trova un maggioreaccordo con tutti gli altri modelli. Le altre due prospettive possono essere usate per conferire piùforza e sensibilità all’analisi. Il fatto di sapere se l’analisi dipenda o meno dalla prospettiva adot-tata costituisce essa stessa una informazione molto importante ai fini dello studio. Il metodo richiede in primo luogo un inventario di tutte le emissioni e di tutti i consumi di risorseda attribuire al prodotto nel suo intero ciclo di vita; il risultato di questo inventario è un elenco diemissioni, consumi di risorse e di impatti di altro tipo (trasformazione e occupazione dei terreniecc.) che, inserito in una tabella, prende il nome di Inventory Result. Eco-indicator 99 necessita di alcune specificazioni per la definizione dell’inventario. Sono presein considerazione emissioni in aria, acqua e suolo. Il metodo valuta esclusivamente tre tipi di ca-tegoria di danno: • Human Health (Salute umana);• Ecosystem Quality (Qualità dell’ecosistema);• Resources (Esaurimento delle risorse).Ogni categoria di danno è a sua volta suddivisa in categorie d’impatto. La categoria di danno Human Health comprende le seguenti categorie di impatto: • Danni causati da sostanze cancerogene;• Danni causati da sostanza organiche alle vie respiratorie;• Danni causati da sostanza inorganiche alle vie respiratorie;• Danni causati dai cambiamenti climatici;• Danni causati dalle radiazioni ionizzanti;• Danni causati dall’assottigliamento dello strato d’ozono.Il metodo utilizza differenti procedure per collegare l’inventario alle tre categorie di dannoprincipali; tali collegamenti permettono di individuare e pesare all’interno di una singola ca-tegoria il tipo di danno relativo alla sostanza emessa o alla risorsa usata. Vengono in questomodo determinati dei fattori specifici da moltiplicare per la quantità della sostanza emessa oconsumata.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 77

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Per la categoria Human Health vengono eseguite le seguenti analisi: • Analisi della diffusività – Fate analysis, che lega la sostanza emessa alla variazione della suaconcentrazione nel tempo;

• Analisi dell’esposizione – Exposure analysis, che lega questa variazione di concentrazionead una dose assorbita dall’uomo;

• Analisi degli effetti – Effect analysis, che lega la dose assorbita agli effetti sulla salute umana,come i tipi di tumore e gli effetti respiratori;

• Analisi del danno – Damage analysis, che lega gli effetti sulla salute al numero di anni vissutidall’uomo come ammalato (YLD: Years Lived Disabled ) e al numero di anni di vita persi (YLL:Years of Life Lost ).

La categoria di danno Ecosystem Quality considera le seguenti categorie di impatto: • Tossicità (Ecotoxicity);• Modificazione dell’acidità e dei livelli nutritivi (Acidification/Eutrophication);• Trasformazione a uso del suolo (Land use). Per le prime due categorie di impatto l’analisi procede come segue: • Fate analysis, che lega le emissioni alle concentrazioni;• Effect analysis, che lega le concentrazioni alla tossicità, ai livelli di acidità o a all’incrementodi sostanze nutritive;

• Damage analysis, che collega questi effetti all’incremento potenziale della scomparsa di piante. Per l’uso e la trasformazione del territorio (Land use), l’analisi si basa su dati empirici relativi allaqualità degli ecosistemi, funzione del tipo di uso del territorio, della sua area e del tempo di oc-cupazione. La categoria di danno Resources considera le seguenti categorie di impatto: • Minerali (Minerals);• Combustibili fossili (Fossil Fuels).Per la categoria Resources vengono eseguite le seguenti analisi: • Analisi delle risorse – Resource analysis, che lega l’estrazione di una risorsa alla riduzionedella sua concentrazione;

• Analisi del danno – Damage analysis, che lega la minore concentrazione di risorse all’au-mento dell’energia spesa per la loro estrazione in futuro.

Nel Damage assessment i danni dovuti alle categorie di impatto vengono moltiplicate per il fat-tore 1 per essere inseriti nelle rispettive categorie di danno, escluso quello dovuto a Ecotoxicity cheviene moltiplicato per il fattore 0,1 perché misurato in PAF che vale 0,1 PDF. Per la valutazione del danno occorre confrontare fra di loro i valori ottenuti per le tre catego-rie. Poiché essi sono caratterizzati da tre differenti unità di misura (DALY, PDF, MJ Surplus), sirende necessaria la fase di normalizzazione, nella quale i risultati ottenuti sono rapportati adun valore di riferimento. L’obiettivo è quello di rendere le diverse categorie di danno confron-tabili fra di loro. Per la determinazione dei fattori peso della normalizzazione per le categorie Human Health edEcosystem Quality il metodo Eco-indicator 99 segue la seguente procedura:

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• considera le emissioni, le radiazioni e l’uso del territorio relativi a tutta l’Europa (tutta la po-polazione e tutte le specie vegetali) nel periodo di un anno;

• calcola, per ogni categoria di impatto, la somma dei danni relativi ai quattro compartimentidi emissione considerati (aria, acqua, suolo industriale e suolo agricolo);

• valuta, per ogni categoria di danno, il danno totale, somma dei danni di ciascuna delle cate-gorie di impatto;

• divide il valore totale di ciascuna categoria di danno per il numero degli abitanti dell’Europa(380*106), ottenendo il danno riferito al cittadino europeo in un anno;

• assume l’inverso di tale valore come il fattore peso della normalizzazione delle categorie diimpatto afferenti la categoria di danno considerata.

Per la determinazione dei fattori peso della normalizzazione per la categoria Resources il metodoEco-indicator 99 procede, suddividendo le due categorie di impatto, secondo il seguente schema: • Risorse minerali:– considera i dati di consumo dei minerali negli USA; – divide tale valore per il numero degli abitanti USA (266*106)[3] e lo moltiplica per il numerodi abitanti dell’Europa1;

– calcola il surplus di energia necessario per estrarre 1 kg di ciascun minerale nel momentoin cui la quantità estratta sarà cinque volte quella estratta fino al 1990;

– moltiplica il surplus unitario per il consumo dei minerali del cittadino europeo. • Combustibili fossili:– considera i dati di consumo dei combustibili fossili in Europa;– divide tale valore per il numero degli abitanti dell’Europa; – calcola il surplus di energia necessario per estrarre 1 kg di ciascun combustibile fossile nelmomento in cui la quantità estratta sarà cinque volte quella estratta fino al 1990;

– moltiplica il surplus unitario per il consumo dei combustibili del cittadino europeo. Per calcolare un valore di normalizzazione unitario per la categoria Resources, si effettuano le se-guenti operazioni: • si sommano i surplus di energia per cittadino medio europeo relativi all’estrazione dei mine-rali e dei combustibili fossili;

• si assume l’inverso di tale valore come il fattore peso per la normalizzazione relativo ad en-trambe le categorie di impatto afferenti a Resources.

Infine, i danni normalizzati vengono pesati e sommati per ottenere un unico indicatore di danno(in punti). La fase di valutazione permette di esprimere l’impatto associato al prodotto attraversoun indice ambientale finale. I valori degli effetti normalizzati vengono moltiplicati per dei fattoripeso di valutazione relativi alle varie categorie di danno e sommati in modo da ottenere un unicovalore, l’Eco-indicatore (espresso in punti) che quantifica l’impatto associato al prodotto. Per definire i fattori peso per la valutazione è stato costituito un campione di in-dividui, rappresentativo delle diverse prospettive culturali, al quale sottoporre unquestionario. La Tabella 10 riporta, in percentuale, i fattori peso attribuiti nellafase di valutazione alle tre categorie di danno secondo le tre diverse prospettiveculturali.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 79

1. Il numero di abitanti di Europa eUSA qui indicato si riferisce alla ver-sione del metodo utilizzata nel presentelavoro. Si deve rilevare che questocome altri dati necessitano di un co-stante aggiornamento.

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Si possono inoltre calcolare i contributi percentuali delle diverse categorie di impatto relative alletre categorie di danno nelle tre differenti prospettive culturali (rispettivamente gerarchica, uguali-taria ed individualista). Tali contributi tengono conto, per ogni categoria di impatto, dei diversi pesiattribuiti alle emissioni e alle risorse nelle fasi di normalizzazione e valutazione. All’interno delle categorie di danno, nella prospettiva gerarchica, le categorie di impatto Land use,Climate Change e Fossil Fuels sono le più importanti; nella prospettiva ugualitaria, si nota l’ele-vata importanza del Land use, rispetto ad Acidification/Eutrophication ed Ecotoxicity; nella pro-spettiva individualista è dominante Respiratory inorganics e Carcinogens risulta di minoreimportanza; Fossil Fuels non è tenuto in considerazione, di conseguenza assume una importanzarelativamente maggiore la categoria Minerals. In Tabella 11 sono riportati le categorie di impatto e di danno e i fattori peso di normalizzazionee valutazione in Eco-indicator 99 prospettiva ugualitaria.

80 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Prospettiva Human Health Ecosystem Quality Resources

Gerarchica 40% 40% 20%

Ugualitaria 30% 50% 20%

Individualista 55% 25% 20%

Tabella 10

Le percentuali dei fattori di valutazione nelle prospettive culturali di Eco-indicator 99

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 81

Human Health

Resources

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di normalizzazione Fattore di valutazione Prospettiva ugualitaria

Minerals MJ Surplus/kg

1,68E-4 MJ Surplus-1 200 Pt

Fossil Fuels MJ Surplus/kg, m3, MJ

Ecosystem Quality

Tabella 11

Le categorie di impatto e di danno e i fattori di normalizzazione e valutazione in Eco-indicator 99 prospettiva ugualitaria

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di normalizzazione Fattore di valutazione Prospettiva ugualitaria

Carcinogens DALY/kg

64,7 DALY-1 300 Pt

Respiratory Inorganics DALY/kg

Respiratory Organics DALY/kg

Climate Change DALY/kg

Ozone Layer DALY/kg

Radiation DALY/kg

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di normalizzazione Fattore di valutazione Prospettiva ugualitaria

Ecotoxicity PAFm2Yr/kg =0,1*PDFm2Yr/kg

1,95E-4 PDFm2Yr-1 500 PtAcidification/Eutrophication PDFm2Yr/kg

Land use PDFm2Yr/kg

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L’unità di misura DALY è associata alle categorie di impatto contenute nella categoria di dannoSalute Umana. Se si vuole quantificare il danno arrecato alla salute umana è necessario consi-derare una scala che sia capace di misurare la salute della popolazione; essa dovrà comprendereil numero di individui interessati dal problema, il tempo sottratto a ciascun individuo da infermitào morte prematura e la gravità della malattia. A livello internazionale, un indicatore di questotipo, in grado di stimare il carico totale da attribuire a ciascun problema di salute, è stato svilup-pato da C. Murray in Global Burden of Disease Study (1996) portato avanti in collaborazione conla Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo indicatore esprime il nu-mero di Disability-Adjusted Life Years (DALYs), il numero di anni persi a causa di una infermità do-vuta ad una invalidità o a una morte prematura attribuibili alla malattia provocata dalle sostanzeemesse. Il concetto di DALY distingue gli anni trascorsi da ammalato (YLD) da quelli persi permorte prematura (YLL). Nella categoria di danno Qualità dell’ecosistema l’unità di misura PDF m2yr (PDF: Potentially Di-sappeared Fraction) è associata alle categorie di impatto Acidification/Eutrophication e Land usementre l’unità di misura PAF m2yr (PAF: Potentially Affected Fraction) è associata alla categoria diimpatto Ecotoxicity. Gli autori del metodo di valutazione hanno scelto di considerare la varia-zione del numero di specie vegetali presenti in un territorio come l’indicatore biologico della sa-lute dell’ecosistema e quindi l’unità di misura associata rappresenta il numero di specie scomparse(Disappeared ) o danneggiate (Affected ) rispetto al numero di specie esistenti in Europa (rapportoespresso in percentuale PDF) moltiplicato per l’area dell’Europa e per il tempo di vita del prodottoo servizio studiato. Il MJ Surplus è definito come la differenza fra l’energia necessaria attualmente all’estrazione di unarisorsa e quella indispensabile in un istante futuro. Si calcola il surplus di energia, valutato in [MJ],che sarà necessario per estrarre 1 kg di materiale nel momento in cui il consumo di quel materialesarà cinque volte quello estratto dall’umanità prima del 1990. La scelta del fattore N = 5 è total-mente arbitraria, ma valida perché l’obiettivo è quello di misurazioni relative.

4.2 Il metodo svedese EPS 2000

Lo sviluppo del sistema EPS cominciò in Svezia nel 1989 su richiesta della azienda automobilisticaVolvo, come cooperazione tra la stessa, lo Swedish Environmental Research Institute (IVL) e laSwedish Federation of Industries. Da allora è stato modificato e migliorato molte volte, grazie allacollaborazione di molte altre aziende. L’ultima versione risale al 2000 [5], [6].Il metodo EPS nasce per assistere i progettisti durante la progettazione del prodotto con il minorimpatto ambientale. Lo sviluppo di un nuovo prodotto è spesso visto come un processo sistematico,mentre in realtà è un processo dinamico e complesso in cui sono frequenti cambiamenti sostan-ziali. All’inizio di tale processo il grado di libertà è grande e i costi associati ai cambiamenti sonorelativamente bassi, ma col progredire della progettazione tali costi aumentano esponenzialmente.

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Per questo motivo diviene importante considerare fin da subito tutti gli aspetti connessi al prodottoda sviluppare, compresi quelli ambientali. Il metodo aveva l’intento di essere uno strumento d’usocorrente, facile da comprendere e da usare. Ciò che distingue EPS 2000 dagli altri metodi, oggetto di indagine in questo paragrafo, è il sistema di-verso di misura del fattore di Damage assessment o di caratterizzazione delle categorie di impatto, ba-sato su un criterio di valutazione di tipo economico e quindi dell’assenza della fase di normalizzazione.La peculiarità di EPS 2000 è infatti quella di stimare il danno in base alla disponibilità da parte dellasocietà a pagare WTP (Willingness To Pay) per evitare un peggioramento delle condizioni considerateo per rimediare al danno creato, attribuendo un valore economico al danno. Si riassumono in Tabella12 i fattori peso del Damage assessment relativi a tutte le categorie d’impatto presenti nel metodo. I fattori peso nascono dunque a partire da una valutazione di carattere economico e da una quan-tificazione monetaria (in €/unità di misura della categoria di impatto). Per i valori pesati è statadefinita come unità di misura l’ELU (Environmental Load Unit), e si è posto il valore 1 ELU = 1 €.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 83

Categoria di danno Categorie di impatto Unità Weighting factor

Human Health

Life Expectancy PersonYr 85000

Severe Morbidity PersonYr 100000

Morbidity PersonYr 10000

Severe Nuisance PersonYr 10000

Nuisance PersonYr 100

Ecosystem Production Capacity

Crop Growth Capacity kg 0,15

Wood Growth Capacity kg 0,04

Fish and Meat Production kg 1

Soil Acidification H+ eq. 0,01

Prod. Cap. Irrigation Water kg 0,003

Prod. Cap. Drinking Water kg 0,03

Abiotic Stock Resource Depletion of Reserves ELU 1

Biodiversity Species Extinction NEX 1,1E11

Tabella 12

I fattori di damage assessment in EPS 2000

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La disponibilità a pagare è un concetto che nasce in ambito economico e definisce un metododi valutazione volto a definire la cifra massima che un soggetto è disposto a pagare per ottenereun certo beneficio. Questo metodo viene spesso usato per attribuire valore monetario a costi ebenefici intangibili (come i costi esterni). La conversione è utile al fine di permettere l’analisi costi-benefici. Le misure della disponibilità a pagare possono essere sia dirette che indirette. Con un approcciodiretto si pone un individuo di fronte a possibili scenari ipotetici, chiedendo la cifra massima chesarebbe disposto a pagare perché la situazione attuale cambiasse o non peggiorasse. Nel casodi approcci indiretti la WTP degli individui si deduce traendo conclusioni dal loro comportamento.Ad esempio la differenza tra il reddito medio ed il compenso elevato può essere considerata allastregua di un premio di rischio che compensa i rischi addizionali comportati dall’assolvimento diquel determinato compito. Nell’analisi ambientale la WTP permette di valutare i costi che la co-munità deve sostenere per rimediare ai danni prodotti. Il metodo EPS 2000 classifica gli indicatori ambientali in quattro categorie di danno: • Human Health;• Ecosystem Production Capacity;• Abiotic Stock Resource;• Biodiversity.In ogni categoria di danno sono comprese una o più categorie d’impatto, ciascuna misurata dallastessa unità di misura per ogni categoria di danno. Le categorie d’impatto considerate in Human Health sono cinque: • Life Expectancy, espressa in Person-Yr; • Severe Morbidity and Suffering (come la fame), espressa in Person-Yr; • Morbidity (come un raffreddore o un’influenza), espressa in Person-Yr; • Severe Nuisance (che normalmente induce una reazione in modo da evitare quanto più pos-sibile il perdurare di un disturbo), espressa in Person-Yr;

• Nuisance (irritante ma senza alcun effetto diretto sulla salute), espressa in Person-Yr. Le categorie d’impatto considerate in Ecosystem Production Capacity sono sei: • Crop Growth Capacity, espressa in kg (di raccolto); • Wood Growth Capacity, espressa in kg (di legname); • Fish and Meat Production, espressa in kg (di pesce e carne); • Soil Acidification, espressa in moli equivalenti di H+; • Production Capacity Irrigation Water, espressa in kg (di acqua); • Production Capacity Drinking Water, espressa in kg (di acqua). In Abiotic Stock Resource è considerata una sola categoria di impatto: • Depletion of reserves, espressa in ELU. Infine, anche in Biodiversity è considerata una sola categoria di impatto: • Species Extinction, espressa in NEX, Normalised extinction of species, che rappresenta la fra-zione di specie scomparse, sul totale delle specie estinte in un anno, a causa delle emissioni inesame.

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L’unità di misura YOLL (Years of Lost Life), o Person yr, è associata alle categorie di impatto con-tenute nella categoria di danno Salute Umana e rappresentano gli anni di vita persi o trascorsi incondizione di infermità. L’unità di misura kg rappresenta le categorie di impatto contenute nella categoria di danno Ca-pacità di produzione dell’ecosistema e quindi la quantità di cereali, o carne prodotta, la quan-tità di acqua consumata per scopi diversi dall’irrigazione o dalla potabilità. La categoria di impattoAcidificazione sempre contenuta in questa categoria di danno utilizza invece come unità di mi-sura la quantità di ioni H+ emessi a causa di quella sostanza. Gli ELU (Environmental Load Unit ) rappresentano invece la volontà a pagare per evitare un dannosulle risorse energetiche (per esempio la spesa per finanziare una ricerca per la produzione di unnuovo materiale in sostituzione di una risorsa in fase di esaurimento). Nella fase di Damage assessment viene moltiplicato il valore della caratterizzazione per il costoesterno dovuto ad ogni singola categoria di impatto.In EPS 2000, dalla fase di Damage assessment si passa direttamente alla valutazione, senza pas-sare attraverso la normalizzazione. Il fattore peso della valutazione è 1 per tutte le categorie didanno. In Tabella 13 sono riportati le categorie di impatto e di danno e i fattori peso di Damageassessment e valutazione in EPS 2000.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 85

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Human Health

Abiotic Stock Resource

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di caratterizzazione della categoria di danno

Fattore di valutazione

Depletion of Reserves ELU/kg ELU/ELU 1 Pt

Biodiversity

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di caratterizzazionedella categoria di danno

Fattore di valutazione

Species Extinction NEX/kg 1,1E11 ELU/NEX 1 Pt

Tabella 13

Le categorie di impatto e di danno e i fattori di damage assessment e valutazione in EPS 2000

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di caratterizzazionedella categoria di danno

Fattore di valutazione

Life Expectancy Person yr/kg 85000 ELU/Person yr

1 Pt

Severe Morbidity Person yr/kg 100000 ELU/Person yr

Morbidity Person yr/kg 10000 ELU/Person yr

Severe Nuisance Person yr/kg 10000 ELU/Person yr

Nuisance Person yr/kg 100 ELU/Person yr

Ecosystem Production Capacity

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di caratterizzazionedella categoria di danno

Fattore di valutazione

Crop Growth Capacity kg/kg 0,15 ELU/kg

1 Pt

Wood Growth Capacity kg/kg 0,04 ELU/kg

Fish and Meat Production kg/kg 1 ELU/kg

Soil Acidification H+/kg 0,01 ELU/kg

Production Capacity Irrigation Water kg/kg 0,003 ELU/kg

Production Capacity Drinking Water kg/kg 0,03 ELU/kg

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4.3 Il metodo danese EDIP1

Il metodo EDIP è stato sviluppato in Danimarca all’interno del più ampio progetto nel 1991, conl’obiettivo di sviluppare una metodologia che permettesse di considerare gli aspetti ambientalinello sviluppo dei prodotti industriali [7], [8]. Il progetto è nato da una collaborazione tra il pubblicoe il privato e i soggetti coinvolti sono: • Danish Environmental Protection Agency; • Technical University of Denmark (Institute for Product Development and Department of Tech-

nology and Social Sciences); • Confederation of Danish Industries; • cinque importanti aziende: Bang & Olufsen A/S, Danfoss A/S, Gram A/S, Grundfos A/S eKEW A/S.

Il metodo comprende le seguenti generali categorie di danno: • impatto ambientale; • consumo delle risorse; • impatto nell’ambiente di lavoro. Queste tre categorie hanno tra loro la stessa importanza. Gli impatti interni a queste categorie prin-cipali sono ulteriormente divisi a seconda della loro estensione geografica in impatto globale, im-patto regionale, impatto locale. Questa suddivisione è significativa per la parte finale dellavalutazione, dove i contributi alle varie categorie di impatto sono normalizzati e pesati, perché ilcarattere e il modo dell’azione ha effetti diversi per estensioni geografiche differenti. Ciò che distingue EDIP dagli altri metodi di valutazione sono: le diverse categorie di impatto le cuiunità di misura non riguardano mai gli effetti ma solo le cause (emissioni equivalenti, m3 di fluido in-quinati e kg di rifiuti prodotti), un sistema diverso di misura del fattore di normalizzazione (inverso deldanno subito da una singola persona nel 1990), e di valutazione del danno (rapporto tra il dannosubito da una singola persona nel 1990 e quello che si ammette possa essere subito da una personain un anno futuro). Come fattori di caratterizzazione si utilizzano degli indici proposti per le varie ca-tegorie da CML, nell’ottobre 1992 come ad esempio il Potenziale per il Riscaldamento Globale (Glo-bal Warming Potential, GWP) per valutare l’effetto serra e il Potenziale di Riduzione dell’Ozonostratosferico (Ozone Depletion Potential, ODP) per valutare la riduzione dello strato dell’ozono. Nella fase di caratterizzazione, per ogni categoria di impatto c’è una sostanza di riferimento allaquale le altre sostanze vengono rapportate. Il fattore di caratterizzazione, in questo caso, è un sem-plice fattore di equivalenza, ovvero esprime il danno di una certa sostanza calcolata rispetto a unasostanza di riferimento alla quale viene attribuito il fattore unitario. Per esempionel Global Warming la sostanza di riferimento è il biossido di carbonio, CO2,e i vari fattori esprimono in questo modo gli impatti potenziali delle sostanzecome grammi di CO2 equivalenti per un grammo di sostanza. Scrivere che il me-tano ha un fattore di impatto pari a 25 g CO2, significa scrivere che 1 g di me-tano contribuisce al surriscaldamento del globo quanto 25 g di anidridecarbonica.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 87

1. In ENEA si è utilizzata la versioneEDIP 96, fino a quando non si è resadisponibile la versione successiva, EDIP97. Quanto qui descritto si applica adentrambe le versioni che, tuttavia, nonconsiderano l’impatto nell’ambiente dilavoro.

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88 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Come riferimenti di normalizzazione, il metodo EDIP utilizza il consumo di risorse e gli impatti to-tali dell’anno 1990. Per gli scambi ambientali che avvengono su scala globale (cioè esaurimentorisorse, riscaldamento globale e esaurimento dell’ozono), viene usato l’impatto totale globalequale riferimento di normalizzazione. Per gli altri impatti dovuti a effetti regionali o locali (tutti glialtri), il metodo considera come riferimento il danno totale riferito alla Danimarca. I fattori di normalizzazione rappresentano l’inverso dell’impatto potenziale per persona subito acausa delle attività umane, relativo alla categoria di danno considerata. La normalizzazione, dunque, permette di valutare quali tra i potenziali impatti sono grandi e qualipiccoli, mettendoli in relazione agli impatti cui era soggetta una persona media nel 1990. Ma anche se i potenziali impatti per due differenti categorie d’impatto sono ugualmente grandinella normalizzazione, questo non significa che siano ugualmente importanti. La comparazionedei potenziali per i vari impatti comporta che si valuti la gravità di ciascuna categoria d’impattorispetto alle altre (fase di valutazione). La gravità delle categorie d’impatto è espressa da un in-sieme di fattori peso per categoria d’impatto riferiti alle principali aree: quella ambientale, dellerisorse e dell’ambiente di lavoro. La ponderazione o valutazione è ottenuta moltiplicando il po-tenziale impatto normalizzato o il valore normalizzato del consumo di risorse, per il fattore pesoassociato alla categoria d’impatto o al consumo di risorse in questione. Per tutte le categorie di impatto, escluso l’esaurimento delle risorse, il fattore di valutazione rap-presenta il rapporto tra il danno per persona nel 1990 e il danno che si è stabilito di ammetterein un anno futuro. Poiché il danno deve essere ridotto il fattore di valutazione è maggiore di 1.Per l’esaurimento delle risorse, la valutazione (che viene riportata come caratterizzazione) consi-dera un fattore di valutazione che è dato dal rapporto tra il consumo per persona nel 1990 (checostituisce anche il fattore di normalizzazione) e la disponibilità attuale per persona della singolarisorsa. Poiché la disponibilità attuale per alcune risorse è ancora molto grande (come per esem-pio per i combustibili fossili) il fattore diventa molto piccolo, se non trascurabile rispetto alle altrecategorie di impatto.Nell’edizione di EDIP del 2003 [21] il Photochemical smog viene suddiviso nelle categorie seguenti:• Ozone formation (Vegetation) con il danno misurato in m2.ppm.h; • Ozone formation (Human) con il danno misurato in person.ppm.h. Acidification produce un danno misurato in m2, Eutrophication viene suddiviso in:• Terrestrial eutrophication misurato in m2; • Aquatic eutrophication EP(N) misurato in kg N; • Aquatic eutrophication EP(P) misurato in kg P. Le tre categorie di Ecotoxicity (water chronic, water acute, soil chronic) non vengono normalizzatee valutate.In Tabella 14 sono riportati le categorie di impatto e i fattori di normalizzazione e di valutazionein EDIP 97.

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 89

Categoria di impatto Fattore di caratterizzazione Fattore di normalizzazione Fattore di valutazione

Global Warming kg CO2/kg 1,15E-7 kg CO2-1 1,31

Ozone Depletion kg CFC11/kg 4,95E-3 kg CFC11-1 23

Acidification kg SO2/kg 8,06E-6 kg SO2-1 1,3

Eutrophication kg NO3/kg 3,36E-6 kg NO3-1 1,2

Photochemical Smog kg ethene/kg 5E-5 kg ethene-1 1,2

Ecotoxicity Water Chronic m3/kg 2,13E-6 m-3 2,3

Ecotoxicity Water Acute m3/kg 2,08E-5 m-3 2,3

Ecotoxicity Soil Chronic m3/kg 3,33E-5 m-3 2,3

Human Toxicity Air m3/kg 1,09E-10 m-3 2,8

Human Toxicity Air m3/kg 1,69E-5 m-3 2,5

Human Toxicity Air m3/kg 3,23E-3 m-3 2,5

Bulk Waste kg/kg 7,41E-4 kg-1 1,1

Hazardous Waste kg/kg 4,83E-2 kg-1 1,1

Radioactive Waste kg/kg 2,86E1 kg-1 1,1

Slag/Ashes kg/kg 2,86E-3 kg-1 1,1

Resources kg/kg n.a. n.a.

Tabella 14

Le categorie di impatto e i fattori di normalizzazione e di valutazione in EDIP 97

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4.4 Il metodo EDIP 96 e 97 applicato alle sole risorse

Il metodo EDIP nelle versioni 96 e 97, nella versione completa, considera il danno dovuto all’usodelle risorse nella fase di caratterizzazione dove normalizza e valuta i danni dovuti al loro con-sumo e li somma nella categoria Resources. Per una analisi dettagliata del danno dovuto alle sin-gole risorse rinvia all’appendice al metodo (EDIP 97 (Resources only). L’appendice è un approfondimento separato dell’uso delle risorse naturali. Secondo i redattoridel metodo EDIP, la categoria delle risorse non è comparabile con le altre, quindi, come anticipatosopra, il fattore di valutazione nel metodo completo viene posto uguale a 0; cioè nel metodo EDIPsi ritiene che le risorse debbano essere trattate con molta cautela, per cui i risultati dell’inventario,della caratterizzazione e della normalizzazione non possono essere confrontati con le altre cate-gorie d’impatto. Le categorie di impatto dell’appendice al metodo sono riportate in Tabella 15; il fattore di carat-terizzazione della risorsa è generalmente 1, tranne per le risorse provenienti da un minerale dicui ne costituiscono solo una parte.La normalizzazione delle quantità è basata sulla produzione globale, ripartita per ogni cittadinodel mondo, dato ottenuto da World Resources (WRI, 1992). La valutazione delle risorse non rinnovabili si basa sul concetto di orizzonte delle riserve (indi-cizzazione di World Life Reserves), che specifica il periodo per cui le risorse note dureranno conla stessa quantità di consumo attuale. Se non si ottengono dati per la normalizzazione per unacategoria singola, il fattore di normalizzazione viene assunto uguale a uno e il calcolo del fattoredi valutazione viene adeguato per rendere il risultato finale coerente. Questo ultimo passaggio ap-pare abbastanza dubbio e soggettivo. Per concludere si può notare, anche attraverso i risultati delle analisi condotte nei capitoli della faseapplicativa, come i risultati della valutazione delle risorse con l’appendice al metodo non sianoconfrontabili e integrabili con quelli del metodo completo: le risorse vengono davvero valutate po-chissimo rispetto alle altre e questo non rappresenta la realtà quando si studiano LCA di materialie processi ad elevato consumo energetico (come nel caso degli edifici, dei prodotti industriali eagricoli, dei servizi di gestione dei rifiuti e del traffico, di impianti per la produzione di energia). Nell’edizione EDIP del 2003 non è presente il metodo Resources only e le risorse vengono valu-tate e riportate tra le categorie di impatto nella sola fase di caratterizzazione.

90 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 91

4.5 Il metodo svizzero IMPACT 2002+

Implementato dallo Swiss Federal Institute of Technology di Losanna, il metodo di valutazione am-bientale denominato Impact 2002+ offre una soluzione intermedia tra gli approcci dalle prece-denti metodologie Midpoint oriented (basate sulle categorie di impatto, come CML ed EDIP) eDamage oriented (orientate alla valutazione per categorie di danno, come EPS ed Eco-indicator99), riconducendo i risultati desunti dalle analisi d’inventario a quattordici categorie di impatto,a loro volta riconducibili a quattro categorie di danno [4].Le categorie di danno utilizzate da Impact 2002+ sono: • Human Health, misurata in DALY e derivata dalle cinque categorie di impatto Human Toxicity(poi suddivisa in Carcinogens e Non-Carcinogens), Respiratory inorganics, Ionizing radia-tion, Ozone layer depletion, Respiratory organics;

• Ecosystem Quality, misurata in PDF*m2*yr, derivata dalle categorie di impatto Aquatic Eco-toxicity, Terrestrial Ecotoxicity, Terrestrial Acidification/Nutrification, Aquatic Acidification,Aquatic Eutrophication e Land Occupation. L’architettura di Impact 2002+, diversamente daquella di Eco-indicator 99, prevede la possibilità di allocare gli apporti delle diverse catego-rie di impatto all’interno di più categorie di danno: nel caso dell’ossidazione fotochimica è per

Categoria Unità della caratterizzazione

Aluminium kg

Brown coal kg

Coal kg

Cobalt kg

Copper kg

Iron kg

Lead kg

Manganese kg

Molybdenum kg

Natural gas kg

Nickel kg

Oil kg

Platinum kg

Palladium kg

Silver kg

Tin kg

Zinc kg

Tabella 15

Le categorie di impatto di EDIP 97 (resources only)

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l’appunto in fase di elaborazione una metodologia, già individuata per stimare il danno sullasalute umana, in grado di legare tale impatto anche all’integrità degli ecosistemi naturali;

• Climate Change, misurata in kg di CO2 equivalente in aria, derivata dall’unica categoria diimpatto Global Warming;

• Resources, misurata in MJ, costruita a partire dalle categorie di impatto Non-renewable Energye Mineral Extraction.

4.5.1 LE CATEGORIE DI IMPATTO

I fattori di caratterizzazione per le diverse categorie di impatto sono basati su un principio di equi-valenza, cioè i punteggi assegnati alle diverse sostanze sono espressi in kg equivalenti di una so-stanza di riferimento. In Tabella 16 sono riportate le categorie di impatto, le sostanze diriferimento, le categorie di danno, le unità di misura delle categorie di danno. Obiettivo princi-pale comune a tutte le categorie di impatto è la determinazione degli effetti a lungo termine, ot-tenuta mediante l’uso di un orizzonte temporale (time horizon) infinito (qualche volta approssimatoa 500 anni). La categoria di impatto Human Toxicity che costituisce uno dei principali aspetti di novità introdottida Impact 2002+, stima il rischio tossicologico cumulativo e i potenziali impatti associati ad unadeterminata quantità di sostanza liberata nell’ambiente. Tale legame viene esplicitato ricorrendoad un codice di calcolo denominato IMPACT 2002 (Impact Assessment of Chemical Toxics, da nonconfondere col nome della metodologia di analisi LCA che ne fa uso, cioè Impact 2002+), che èin grado di modellizzare rischio e potenziale dell’impatto di migliaia di sostanze chimiche, cal-colando i fattori a livello dell’Europa Occidentale con differenziazioni spaziali per 50 bacini idro-grafici e celle d’aria europee.

4.5.2 LE CATEGORIE DI DANNO

I fattori di danno delle sostanze vengono ottenuti moltiplicando i fattori di caratterizzazione perquelli di danno (Damage assessment ) delle sostanze di riferimento (vedi Tabella 16).

92 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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I fattori di caratterizzazione per le categorie di impatto di Human Health sono espressi inDALY/kgemissione o in DALY/Bqemissione per la categoria Ionizing radiation. Per la Ecosystem Quality le categorie di impatto Terrestrial Acidification, Terrestrial Nutrificatione Land Occupation sono state prese da Eco-indicator 99 e il loro impatto si determina come unafrazione di potenziale di specie in via di estinzione (Potentially Disappeared Fraction) in una certaarea e in un determinato intervallo di tempo per kg di sostanza emessa (espressa inPDF*m2*yr/kgemissione).

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 93

Categoria di impatto Sostanza di riferimento Fattore di danno Categoria di danno

Carcinogens non-carcinogens geq chloroethylene (in aria) 2,80 E-6

Human Health(DALY)

Respiratory inorganics geq PM2.5 (in aria) 7,00 E-4

Ionizing Radiations qeq carbon-14 (in aria) 2,10 E-10

Ozone Layer Depletion geq CFC-11 (in aria) 1,05 E-3

Respiratory organics geq ethylene (in aria) 2,13 E-6

Aquatic Ecotoxicity geq triethylene (in acqua) 5,02 E-5

Ecosystem Quality(PDF*m2*yr)

Terrestrial Ecotoxicity geq triethylene (in suolo) 7,91 E-3

Terrestrial Acidification/Nutrification geq SO2 (in aria) 1,04

Aquatic Acidification geq SO2 (in aria, acqua, suolo) 8,86 E-5

Aquatic Eutrophication geq PO4 (in aria, acqua, suolo) 8,86 E-5

Land Occupation mqeq organic arable land*yr 1,09

Global Warming geq CO2 (in aria) 1 Climate Change(kgeq CO2)

Non-renewable Energy MJ primary non-renewable 1Resources(MJ)

Mineral Extraction MJ surplus 1

Tabella 16

Le categorie di impatto e di danno di impact 2002+�

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Per Aquatic ecotoxicity e Terrestrial ecotoxicity il calcolo del danno è basata sulla Potentially Af-fected Fraction (PAF) delle specie integrato nel tempo e nel volume, espresso in PAF*m3*yr/kg. Perconvertire i PAF in PDF si è usato il fattore di estrapolazione diretta 10 tra il NOEC (No Obser-ved Effect Concentration) del PAF e il NOEC del PDF. Metodi di estrapolazione sono attualmente in fase di sviluppo per la determinazione dei fattori didanno che caratterizzano gli impatti sull’ecosistema causati da acidificazione acquatica e eutro-fizzazione acquatica. Anche l’ossidazione fotochimica e l’assottigliamento della fascia di ozonocontribuiscono potenzialmente all’impatto sull’ecosistema. Tuttavia mancano attualmente adeguateinformazioni scientifiche tali da poter quantificare i loro contributi in termini di PDF. Per la categoria Climate Change si è ritenuto che i dati per stabilire il danno dei mutamenti cli-matici sulla qualità dell’ecosistema e sulla salute umana non fossero ancora abbastanza accurati.L’interpretazione, di conseguenza, ha luogo direttamente al livello della categoria di impatto, va-lutabile come il danno relativo ai sistemi di supporto alla vita chiamati alla protezione della lorostessa esistenza. La categoria di impatto Global Warming viene considerata a sé stante, con unitàdi misura equivalente ai kgeq di CO2 e il fattore di danno (per essere accorpato nella categoria didanno Climate Change) pari a 1. L’orizzonte temporale è ancora di 500 anni, per tenere contosia degli effetti a breve che quelli a lungo termine. Per quanto concerne infine Resources, le due categorie di impatto sono Mineral Extraction e Non-renewable Energy Consumption. Il danno dovuto all’estrazione di minerali è calcolato come in Eco-indicator 99 mediante il concetto di Surplus Energy (in MJ). Esso si basa sull’assunzione chel’estrazione di un materiale determini un incremento del fabbisogno di energia per ogni ulteriorequantità di sostanza estratta dal sottosuolo in futuro; ciò a causa della ridotta ed eterogenea dif-fusione delle risorse minerarie nel pianeta e delle caratteristiche sempre meno vantaggiose in ter-mini di reperibilità e facilità di captazione dei giacimenti mondiali. Mentre i minerali potrebberoessere potenzialmente accessibili al termine dell’utilizzo, una volta avviati a smaltimento con even-tuale recupero, l’energia non rinnovabile (ad esempio, quella da combustibili fossili), invece, unavolta utilizzata, non può essere ripristinata a un livello exergetico funzionale al reimpiego. Perquesta ragione, contrariamente a quanto avviene in Eco-indicator 99, le risorse energetiche nonrinnovabili vengono misurate in base all’energia primaria potenziale contenuta nelle materie primedei materiali. L’unità di misura della categoria di danno Resources è il MJ corrispondente all’e-nergia primaria addizionale (Surplus) per l’estrazione dei minerali e all’energia primaria dei vet-tori energetici (energy carriers).

4.5.3 LA NORMALIZZAZIONE E LA VALUTAZIONE DEL DANNO

La normalizzazione è il rapporto tra l’impatto specifico per unità di emissione diviso per l’impattototale relativo all’Europa delle sostanze della specifica categoria, per persona e in un anno. L’u-nità di misura di tutti i fattori delle categorie di impatto è pers*year/unità di misura del danno,cioè il numero di persone equivalenti affette durante 1 anno per unità di misura del danno. In Ta-bella 17 sono riportati i fattori di normalizzazione per le categorie di danno.

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In Human Health il fattore di normalizzazione è calcolato in accordo con Eco-indicator 99, condue modifiche: gli impatti causati dai mutamenti climatici non sono presi in considerazione, men-tre la tossicità delle sostanze inquinanti per l’uomo viene calcolata come somma degli effetti can-cerogeni e non cancerogeni. Per ogni inquinante, l’impatto, in DALY/kgemissione è moltiplicato perle emissioni annuali nell’Europa Occidentale (ripartite tra comparti: aria, suolo ed acqua), otte-nendo il numero globale di DALY persi annualmente in Europa a causa della singola sostanza in-quinante. Gli impatti totali sulla salute umana in un anno si ottengono quindi sommando quelli ditutte le sostanze (2,695E 6 DALY/anno). Infine tale valore è diviso per la popolazione europea(380 milioni di persone) per ottenere il valore da usare per la normalizzazione per Human Health:7,092E-3 DALY/(pers*anno), che esprime una riduzione di vita di circa tre giorni per anno e perpersona. Anche in Ecosystem Quality il fattore di normalizzazione è determinato in maniera simile a quellousato in Eco-indicator 99, con due differenze: il danno alla qualità dell’ecosistema causato dallatrasformazione del suolo e dall’ossidazione fotochimica non viene considerato e il danno allaqualità dell’ecosistema causato dalle emissioni tossiche è ripartito tra le categorie di impatto pergli ecosistemi acquatici e terrestri. In Climate Change il valore rispetto al quale fare la normalizzazione è basato sulle emissioniannue totali di CO2 prodotte in Europa, moltiplicate per i potenziali di riscaldamento globale inun orizzonte di 500 anni. Il punteggio totale di riscaldamento globale relativo alle emissioni in Eu-ropa Occidentale è 3,78E12 kgeq CO2/anno. Tale valore viene diviso per la popolazione euro-pea, per ottenere la quota di gas climalteranti emessi per persona l’anno, pari a 9,95E3 kgeqCO2/(pers*anno). In Resources il valore rispetto al quale fare la normalizzazione è calcolato con il consumo totaledi energia non rinnovabile in Europa, includendo il consumo di energia nucleare.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 95

Categoria di danno Fattore di normalizzazione Unità di misura

Human Health 141 Persona*anno / DALY

Ecosystem Quality 7,30 E-5 Persona*anno / PDF*m2*anno

Climate Change 1,01 E-4 Persona*anno/ kg CO2

Resources 6,8 E-6 Persona*anno / MJ

Tabella 17

I fattori di normalizzazione in IMPACT 2002+

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4.6 Le criticità dei metodi

Risulta difficile fare una scelta definitiva del metodo, perché ogni metodo considerato presentabuone caratteristiche, ma anche alcuni limiti, e, in ogni caso, nessuno di essi è perfettamente ade-guato alla realtà del nostro territorio; quello che si tenta di fare di seguito è mettere in luce pro-prio le potenzialità e i limiti di ciascun metodo. Inoltre si riportano le modifiche ai metodi fatte dalgruppo ENEA[22], per tenere conto di sostanze e categorie di danno ritenute indispensabili per levalutazioni da condurre. Queste modifiche sono frutto di considerazioni sviluppate durante i la-vori di applicazione della metodologia LCA, avendo rilevato lacune o disequilibri fra le catego-rie di danno. Resta il problema di poter disporre di correlazioni tra le sostanze emesse e i dannida esse prodotte relativamente al territorio italiano e alla sua morfologia. Anche se il metodo LCA(e quindi i metodi per la valutazione del danno), per poter tentare di risolvere il problema am-bientale, deve essere sempre più universalmente valido e quindi indipendente dalle realtà localio comprensivo di esse. La necessità di modificare i metodi è nata gradualmente, notando in al-cuni casi la mancanza di alcune sostanze, tutt’altro che irrilevanti, in altri casi la sopravvalutazionedi alcuni parametri di peso dei danni, quali, ad esempio, il peso dell’uso del suolo agricolo, va-lutato come l’uso del suolo da parte di una infrastruttura o di un manufatto edilizio (in Eco-indicator99); oppure il peso del consumo di acqua, in alcuni casi eccessivamente sopravvalutato rispettoal consumo di altre sostanze (in EPS 2000).

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 97

5 L A MOD I F I C A B I L I TA ’ D E I M E TOD I :

I L C A S O D E L L ’ E N E A

La valutazione dell’impatto ambientale dei casi studio, sviluppati presso l’ENEA e che sono ri-portati nel cd allegato alla pubblicazione, viene eseguita utilizzando il metodo Eco-indicator 99,il metodo EPS 2000, il metodo EDIP, il metodo EDIP (Resources only), e il metodo IMPACT 2002+,a cui sono state apportate alcune modifiche1.

5.1 Modifiche al metodo Eco-indicator 99

• Si sono aggiunte le acque nella categoria Minerals escludendo le acque superficiali (mare,fiume, lago), per tenere conto che il consumo sempre maggiore di acqua (sostanza che non siesaurisce) richiede una quantità di energia sempre maggiore per estrarla. Si è assunto comefattore di caratterizzazione il surplus di energia (pari a 2,065 E-3 MJ surplus) per estrarre 1 ldi acqua causato dall’abbassamento della falda di 60 m per effetto dell’aumento del consumodi acqua di 5 volte quello del 1990. Per le acque la cui provenienza non è specificata il fat-tore di caratterizzazione è stato ridotto del fattore 0,4855, poiché da dati ISTAT si è rilevatoche in Italia, nell’anno 1999, l’acqua prelevata da falde è stata il 48,55% dei prelievi totali.

• Si sono aggiunte nelle categorie Minerals le sostanze litio, bromo, ghiaia, sabbia, uranio e argento,perché sostanze fondamentali: le prime due per la produzione di prodotti chimici, la terza e laquarta per la produzione dei prodotti dell’edilizia, la quinta e la sesta per la produzione di energia(l’argento viene usato nei pannelli fotovoltaici e nei pannelli solari). Per definire tali fattori di carat-terizzazione si è fatta l’ipotesi della costanza dei rapporti tra sostanze diverse in metodi diversi.

• Si sono inseriti le sostanze azoto e fosforo in aria e in acqua, COD (Chemical Oxygen De-mand, domanda chimica di ossigeno) e BOD (Biochemical Oxygen Demand, domanda bio-chimica d’ossigeno) in acqua, nitrati e fosfati in aria e in acqua in Acidification/Eutrophication,perché sostanze che producono l’eutrofizzazione dell’acqua. Per definire talifattori di caratterizzazione si è fatta l’ipotesi della costanza dei rapporti trasostanze diverse in metodi diversi.

• Sono tate inserite le emissioni di ferro in Carcinogens e in Ecotoxicity.• Si è aggiunta la categoria di danno Energia (per ottenere i risultati del solobilancio energetico dei processi), considerando le risorse e le energie della

1. Le modifiche ai metodi sono frutto diconsiderazioni e miglioramenti concor-dati e sviluppati attraverso le analisi evalutazioni condotte in nove anni di la-voro all’interno del gruppo di ricercadell’ENEA, PROT - INN, Bologna, co-stituito dall’Ing. Neri e dai laureandi etirocinanti presso l’Ente.

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categoria omonima di Eco-indicator 95. I fattori di caratterizzazione delle risorse sono pari ailoro poteri calorifici inferiori, mentre le energie prodotte sono misurate direttamente in MJ ehanno fattore di caratterizzazione pari a 1; la categoria viene normalizzata rispetto al con-sumo di energia del cittadino europeo in 1 anno, ma non viene valutata perché i suoi effettisono già stati considerati dalle altre categorie di danno.

• Si è aggiunta la categoria Costi che utilizza l’emissione non materiale Costo in euro, con fat-tore di caratterizzazione pari a 1, fattore di normalizzazione pari all’inverso dello stipendiomedio annuo (al netto delle varie tassazioni) del cittadino europeo, stimato in una cifra pari a15500 € e fattore di valutazione 0; in questo caso i dati dell’inventario sono i costi (o i ricavi)dei singoli materiali e processi.

• È stata inserita la categoria Funzione che utilizza l’emissione non materiale utilità della fun-zione, con fattore di caratterizzazione -1, fattore di normalizzazione 0,01 e fattore di valuta-zione 0. Tale categoria tiene conto del vantaggio che deriva all’ambiente dall’uso del sistemadi cui viene fatta l’analisi LCA. In questo caso i dati dell’inventario sono le quote di utilità sup-ponendo che queste varino da un minimo di 0 ad un massimo di 100.

• Assumendo la prospettiva culturale egualitaria, sono stati modificati i fattori di valutazione at-tribuendo alle tre categorie di danno lo stesso valore di 333,3 Pt.

• Sono stati calcolati i costi esterni calcolando i costi di 1 DALY (pari allo stipendio medio di uncittadino europeo), 1 PDF (pari al costo medio del ripristino di 3 specie in Italia diviso per il nu-mero delle specie europee) e 1 MJ Surplus (pari al costo di 1 MJ di energia elettrica in Italia).

5.2 Modifiche al metodo EPS 2000

• Sono state inserite nuove tipologie di occupazione del territorio in Species extinction non pre-senti nel metodo, calcolando il fattore di caratterizzazione in base al rapporto tra il loro fat-tore di caratterizzazione in Eco-indicator 99 e i fattori di alcuni tipi di uso del suolo presentiin entrambi i metodi.

• Sono state inserite le trasformazioni del territorio in Species extinction assumendo come fattoridi caratterizzazione il prodotto tra il fattore dell’occupazione corrispondente e il numero di anni(30) assunto come valore di riferimento consigliato da Eco-indicator 99.

• È stato modificato il fattore di caratterizzazione delle acque la cui provenienza (falda, sor-gente, corso d’acqua, ecc.) non viene specificata; il metodo considera come danno (con fat-tore 1) il consumo dell’acqua prelevata dalla falda e usata per scopi che non sianol’abbeveraggio e l’irrigazione. Da dati ISTAT è stato possibile rilevare che in Italia, nell’anno1999, l’acqua prelevata da falde è stata il 48.55% dei prelievi totali. Il nuovo fattore di ca-ratterizzazione per le acque generiche (unspecified) è pari a 0,4855 (il 48,55% di 1).

• Sono state aggiunte alcune emissioni in acqua nelle prime tre categorie di impatto di HumanHealth e in Species Extinction assumendo l’ipotesi della conservazione della proporzionalitàtra i fattori delle stesse sostanze in metodi diversi.

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• Sono state aggiunte le emissioni in aria nelle prime tre categorie di impatto di Human Healthdelle diossine, assumendo l’ipotesi di cui al punto precedente.

• Si è attribuito al weighting della categoria di danno Ecosystem Production Capacity un fattorepeso 0,1.

• Si è aggiunta la categoria Costi come in Eco-indicator 99. • Si è caratterizzata in Nuisance la substance noise through the wall per tener conto del dannodovuto al rumore negli edifici.

5.3 Modifiche al metodo EDIP 97

• Sono state aggiunte le emissioni in aria delle polveri nella categoria Human Toxicity Air. I fat-tori di caratterizzazione sono stati calcolati moltiplicando il fattore di caratterizzazione dellevarie tipologie di polveri in Eco-indicator 99 per il rapporto tra il fattore di caratterizzazionedegli ossidi di azoto in EDIP 97 e in Eco-indicator 99.

• La valutazione delle risorse, che in EDIP 97 viene riportata nella tabella della caratterizzazionee misurata in kg, è stata calcolata assumendo come fattore di valutazione (weighting) il rapportotra il consumo per persona nel 1990 e il consumo per persona che si prevede in un anno fu-turo (ridotto del 16,67%), anziché il rapporto tra il consumo per persona nel 1990 e la sua at-tuale disponibilità per persona. Tale modifica è stata apportata solo alle risorse per le quali ilfattore peso è minore di 1. La valutazione è stata modificata anche in EDIP 97 (Resources only).

5.4 Modifiche al metodo IMPACT 2002+

• Si sono aggiunte le acque nella categoria Mineral Extraction usando gli stessi criteri usati inEco-indicator 99.

• Si sono aggiunte nelle categorie Mineral Extraction le sostanze ghiaia, sabbia e argento, per-ché sostanze fondamentali. Per definire tali fattori di caratterizzazione si è fatta l’ipotesi dellacostanza dei rapporti tra sostanze diverse in metodi diversi.

• Si è aggiunta la categoria Costi come in Eco-indicator 99.• Sono stati inseriti nella categoria Mineral Extraction, Gallium, in ground con factor 4,0987 [cal-colato facendo il rapporto tra il factor del Silver, in ground in IMPACT (1044) e in EPS (54000)e moltiplicando per il factor di Gallium in EPS], Indium, in ground con factor 941,533 [cal-colato facendo il rapporto tra il factor del Silver, in ground in IMPACT (1044) e in EPS (54000)e moltiplicando per il factor di Indium in EPS] e Ruthenium, in ground con factor 574200 [cal-colato facendo il rapporto tra il factor del Silver, in ground in IMPACT (1044) e in EPS (54000)e moltiplicando per il factor di Ruthenium in EPS].

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 99

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100 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

L E MOD I F I C H E A I M E TOD I S P E C I F I C H E P E R I P R ODOT T I

A G RO A L I M E N TA R I

6.1 Modifica al metodo Eco-indicator 99 nel progetto Prosciutto di Parma

Nel metodo Eco-indicator 99 versione “(E)CWEVaNu definitivissimo” sono state aggiunte le se-guenti categorie di impatto: • benessere del suino [p];• durata della vita [p];• costi [p];• valore nutrizionale [MJ];• gusto [p];• vitamine [p];• sali minerali [p];• acqua [kg];• glucidi [kg];• lipidi [kg];• proteine [kg];• alcol [kg];e le seguenti categorie di danno:• benessere suino viene caratterizzata (fattore=1) nella categoria di danno benessere suino chenon viene normalizzata e valutata;

• durata di vita viene caratterizzata (fattore=1) nella categoria di danno durata di vita che nonviene normalizzata e valutata;

• costi viene caratterizzata (fattore=1) nella categoria di danno costi che non viene normalizzatae valutata;

• valore nutrizionale non viene caratterizzata in nessuna categoria di danno;• gusto, vitamine, sali minerali, acqua, glucidi, lipidi, proteine, alcol vengono caratterizzate nellacategoria di danno funzione che non viene normalizzata e valutata.

Nella categoria di impatto benessere del suino si richiamano come substances i parametri di Ta-bella 18.

6

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 101

SimaPro 5.0 Processes Date: 07.10.2004 Time: 16:05:10

Project Prosciutto di Parma

Process

Generator Dellagiovampaola-neri

Comment Il benessere del suino è un aspetto qualitativo. Il criterio con il quale è stato stimato si basa sull’utilizzo

di parametri che chiamiamo indicatori di benessere, ai quali si assegna un valore compreso

tra 1 se è positivo e 0 se è negativo (criterio desunto da uno studio effettuato su etologia e benessere animale

di Salvatore Barbera ricercatore Dipartimento di Scienze Zootecniche Facoltà di Agraria

Università degli Studi di Torino)

Non material emission [valore di p] [unità di misura]

Salute del suino 1 p Il suino è in buona salute quando è esente da malattie gravi

Produzione del suino 1 p La produzione è positiva quando alla fine dell’allevamento

il numero di suini allevati all’inizio rimane costante fino alla fine

Condizione corporea del suino 1 p La condizione corporea del suino è positiva quando non subisce

bruschi cali ma la crescita risulta costante secondo i canoni conosciuti

Deambulazione del suino 1 p La deambulazione è positiva quando il suino si sposta con facilità

Appetito del suino 1 p Il suino assume regolarmente il cibo secondo i canoni previsti

Comportamento del suino 0,5 p Il suino si comporta positivamente quando non è aggressivo con i compa-

gni, e non sfora dai normali canoni di comportamento

Longevità del suino 1 p Il suino raggiunge l’età fino al macello senza morire prima per altre cause

Postura del suino 1 p Il suino ha una postura positiva quando non ha problemi ad ergersi corret-

tamente

Lesioni del suino 0,5 p Il suino sta bene se non ha lesioni provocate da altri compagni o a causa

dell’attrezzature

Stereotipi o tic del suino 1 p Il suino non presenta stereotipi o tic

Fertilità del suino 1 p Il suino femmina risulta fertile e non ha problemi di procreazione

Products

Benessere del suino 1 p 100% prosciutto. 1 p corrisponde a 1 kg di prosciutto.

[p è unità di misura adimensionale che serve per indicare il numero

di unità funzionali rappresentate dal processo (per es. numero di auto)

o il numero di sostanze (per es. gli euro) o il valore di una sostanza]

Tabella 18

Indicatori di benessere dell’animale da allevamento (dal process benessere del suino)

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Ogni substance è caratterizzata con il fattore 1. Perciò la categoria di danno varia da 0 a 11 p(0 p estremo malessere, 11 p estremo benessere). Alla categoria di impatto durata della vita espressa in p fanno riferimento le substances espressein p (1 p corrisponde a 1 kg di prosciutto):• vita del suino corta (viene macellato a 100 kg, fattore di caratterizzazione pari a 0);• vita del suino media (viene macellato a 160 kg, fattore di caratterizzazione pari a 0,5);• vita del suino lunga (viene macellato a 240 kg, fattore di caratterizzazione pari a 1). La categoria costi richiama come substances con unità di misura l’euro:• costo in euro;• costo mangime;• costo elettricità;• costo consumo acqua;• costo energia termica.La categoria di impatto valore nutrizionale espressa in MJ è calcolata sommando l’apporto ener-getico di glucidi, lipidi, protidi e alcool etilico, che costituiscono le substances a cui la categoriadi impatto fa riferimento e sono espresse in kg:• 1 g di glucidi = 4 kcal• 1 g di protidi = 4 kcal• 1 g di lipidi = 9 kcal• 1 g di alcool etilico = 7 kcalPer esempio il fattore di caratterizzazione per 1 kg di proteine vale:

4000 kcal=4000*4,186 kJ=16744kJ=16,744MJ.La categoria di danno valore nutrizionale espressa in MJ è dato dalla somma delle 4 componenti.Le categorie di impatto glucidi, lipidi, protidi, acqua e alcol sono espresse in kg e fanno riferimentorispettivamente alle substances glucidi, lipidi, protidi, acqua negli alimenti e alcol etilico con unitàdi misura il kg. Si suppone che il limite massimo di tali substances contenuta in un kg di alimentopossa essere per ciascuna il 100% (per esempio l’olio è composto per il 100% da lipidi). Si as-sume per esse un fattore di caratterizzazione pari a 1.Per la categoria di impatto sali minerali espressa in p sono state considerate come substancescalcio, ferro e fosforo espresse in mg. Per ogni sostanza si è assunto come fattore di caratteriz-zazione l’inverso del valore massimo di contenuto di calcio, fosforo e ferro dell’alimento più riccomoltiplicato per il fattore 1/3 per tenere conto del fatto che i sali minerali sono 3 e che nella fun-zione alimentare verrà considerata la loro somma. A parità di peso per tutti gli alimenti l’alimentopiù ricco di calcio è il latte con 1323mg/100g di parte edibile, perciò il fattore vale:

1/13230=7,55858E-5 kg/mg; per il ferro è la milza di bovino con 42mg/100g di parte edibile, perciò il fattore vale:

1/420=2,38095E-3 kg/mg; per il fosforo è il latte con 1030mg/100g di parte edibile, perciò il fattore vale:

1/10300=9,70874E-5 kg/mg. Il valore della categoria di impatto che si ottiene è adimensionale perché ottenuto moltiplicandoil fattore di caratterizzazione per un peso di sali minerali per kg di parte edibile

(kgedibile/mgsali minerali*mgsali minerali/kgedibile=p).

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Per la categoria di impatto vitamine espressa in p sono state considerate come substances le vitamineA (espressa in mg), C, B1, B2, PP (espresse in mg). Per ogni sostanza si è assunto come fattore di ca-ratterizzazione l’inverso del loro valore massimo per ognuna moltiplicato per il fattore 1/5 per tenereconto del fatto che le vitamine sono 5 e che nella funzione alimentare verrà considerata la loro somma. I valori massimi divisi per 5 sono: • per la vitamina A 15165mg/100g di parte edibile, perciò il fattore vale:

1/151650=6,59413E-6 kg/mg; • per la vitamina C 229mg/100g di parte edibile, perciò il fattore vale:

4,3668E-4 kg/mg; • per la vitamina B1 1,52mg/100g, perciò il fattore vale:

0,065789 kg/mg; • per la vitamina B2 3,30mg/100g, perciò il fattore vale:

0,0303 kg/mg; • per la vitamina PP 14,5mg/100g, perciò il fattore vale:

6,89655E-3 kg/mg. Il valore della categoria di impatto che si ottiene è adimensionale perché ottenuto moltiplicandoil fattore di caratterizzazione per un peso di vitamine per kg di parte edibile

(kgedibile/mgvitamine*mgvitamine/kgedibile=p).Per la categoria di impatto gusto espressa in p, si considera la substance gusto espressa in p (1p = 1 kg di prosciutto). Si assume che il suo valore vari da 1 a 10 p e che il fattore di caratteriz-zazione sia rappresentato dal rapporto 1/10, cioè dal rapporto tra una unità di gusto e il suo va-lore massimo.Per definire l’utilità della funzione si è messo in relazione tale indicatore con le caratteristiche nu-trizionali del prodotto cercando di creare un’utilità della funzione specifica per la categoria di pro-dotti determinata dagli alimenti. Questo è stato fatto prendendo in considerazione i principialimentari, cioè i gruppi di sostanze chimiche fondamentali individuate nell’organismo umano:1. glucidi;2. lipidi;3. protidi;4. sali minerali;5. vitamine;6. acqua;7. alcol.In particolare glucidi, lipidi e protidi sono responsabili del valore energetico degli alimenti cioèforniscono energia all’organismo per le funzioni vitali. Oltre a tali caratteristiche è stato scelto diadottarne un altra, per lo più qualitativa, quale il gusto.Tali indicatori sono stati considerati come parametri per determinare quantitativamente l’utilitàdella funzione. Il principio su cui si basa tale indicatore è la varietà di principi alimentari conte-nuto nell’alimento: viene premiato l’alimento che contiene tutti i principi, sfavorito quello che con-tiene solo lipidi, favorito quello che contiene carboidrati.Ogni parametro contribuisce alla pari alla funzione dell’alimento nell’organismo umano suppo-

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nendo che ognuno di essi sia alla stessa maniera importante per la vita dell’uomo (il gusto rivestepiù una funzione di piacere che di funzione vitale ma è stato pesato allo stesso modo).Per il calcolo della funzione si è scelto di considerare con pesi diversi lipidi e glucidi rispetto aglialtri, in particolar modo perché i carboidrati sono la fonte energetica principale per l’organismoe i lipidi dal punto di vista energetico apportano una quantità di calorie quasi il doppio di pro-teine e carboidrati rispettivamente e secondo la dieta della piramide alimentare i lipidi devono es-sere consumati con moderazione.I principi considerati sono 8: lipidi, glucidi (disponibili), protidi, sali minerali, vitamine, acqua,gusto, alcol. Il valore della categoria di danno può essere assunto come una media pesata degli8 principi. I valori dei coefficienti di Damage assessment sono quelli indicati di seguito divisi peril fattore 8:• ai glucidi viene attribuito il fattore massimo pari a 2;• ai lipidi viene attribuito il fattore 0,5;• ai sali minerali, alle vitamine, al gusto e ai protidi è stato attribuito il fattore 1;• all’acqua (componente importante per l’organismo in particolare presente in abbondanza infrutta e verdura) è stato attribuito il fattore 1,25;

• all’alcol è stato attribuito il fattore minimo pari a 0,25, sia perché il suo apporto calorico è su-periore a parità di quantità rispetto a proteine e glucidi, sia perché è un alimento non stretta-mente necessario e potenzialmente dannoso per l’organismo.

I fattori per ogni principio sono:2/8 = 0,25 (glucidi)1/8 = 0,125 (sali minerali), (vitamine), (gusto), (protidi)

0,5/8 = 0,0625 (lipidi)1,25/8 = 0,15625 (acqua)0,25/8 = 0,03125 (alcol)Nelle Tabelle 19 e 20 sono stati riportati i valori della funzione alimentare per alcuni prodotti ali-mentari.

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Impact category Unit Grana Olio Pane Pasta Prosciutto Spinaci Succo VinoParma arancia rosso

Valore nutrizionale MJ 16 37,7 12,8 15,8 11,2 1,29 1,46 3,14

Gusto p 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7 0,7

Vitamine p 0,015 0 0,00526 0,0527 0,204 0,0907 0,0528 0

Sali minerali p 0,559 0 0,0303 0,068 0,0718 0,0627 0,0109 0

Acqua kg 0,305 0 0,29 0,124 0,333 0,901 0,893 0

Glucidi kg 0,037 0 0,675 0,828 0 0,027 0,082 0

Lipidi kg 0,25 1 0,004 0,003 0,184 0,007 0 0

Proteine kg 0,355 0 0,082 0,108 0,255 0,034 0,005 0

Alcol kg x x x x x 0 0 0,107

Funzione p 0,276 0,15 0,317 0,343 0,217 0,259 0,256 0,0908

Tabella 19

Il confronto tra diversi prodotti alimentari con la funzione alimentare (1 kg)

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6.2 Il calcolo del fattore di caratterizzazione di PM10, SO2, NO2, CO a livello locale (Provincia di Milano) nel progetto Riso Carnaroli

Lo studio Italian MISA Group, Meta-analisi degli studi italiani sugli effetti a breve termine dell’in-quinamento atmosferico, a cura di A. Biggeri, P. Bellini, B. Terracini, Epidemiologia & Preven-zione, Anno 25, supplemento (2) 2001 ha analizzato la situazione in 8 città italiane confermandola presenza di un’associazione statisticamente significativa tra inquinamento atmosferico urbanoe mortalità e ricoveri ospedalieri.I valori dei coefficienti di caratterizzazione calcolati nello studio sull’analisi ambientale della pro-duzione del riso Carnaroli nella Provincia di Milano, sono stati ottenuti principalmente sulla basedei risultati MISA e indicano l’effetto dei quattro inquinanti atmosferici considerati, sulla saluteumana (cardiovascolare, respiratorio e oncologico polmonare) in termini di anni di vita persi –DALY – imputabili all’emissione di 1 kg di sostanza inquinante.La sequenza dei passaggi di costruzione dell’indicatore è la seguente:• calcolo anni di vita persi per classe d’età (aspettativa di vita);• moltiplicazione per il numero di morti, a seconda della causa;• calcolo del rapporto:(totale anni di vita persi per età e causa / corrispondente numero totale di morti) == numero medio di anni di vita persi per ogni caso di decesso, per gruppo patologico;

• calcolo del rapporto: [numero di ricoveri per gruppo di causa * (giorni di degenza media * disability rating d + + giorni di convalescenza media * disability rating c) / 365 giorni] / / numero di ricoveri per gruppo di causa = = numero medio di anni di vita persi per ogni caso di malattia, per gruppo patologico;

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 105

Tabella 20

Il confronto tra diversi prodotti alimentari con la funzione alimentare (1 kg)

FUNZIONE

Grana Olio Pane Pasta ProsciuttoParma

Spinaci Succoarancia

Vinorosso

0,40

0,35

0,30

0,25

0,20

0,15

0,10

0,05

0

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• stima del contributo apportato dall’emissione di 1 kg di sostanza inquinante al livello di con-centrazione atmosferica della stessa;

• calcolo del prodotto: fattore di correlazione * numero di morti * concentrazione attribuita a 1 kg di inquinanteemesso = numero di morti imputabili all’emissione di 1 kg di inquinante;

• calcolo del fattore di caratterizzazione: (numero medio di anni di vita persi per ogni caso di decesso, per gruppo patologico) * * (numero di morti imputabili all’emissione di 1 kg di inquinante) = = DALY mortalità per gruppo di causa e inquinante;

• operazioni uguali alle due precedenti ma relative ai casi di malattia;• aggregazione finale. Somma per gruppo patologico (ad esempio, DALY dovuti a patologia car-diovascolare) o somma per tipo di effetto (ad esempio, DALY mortalità), per ciascuno dei quat-tro inquinanti atmosferici. L’ulteriore somma totale fornisce i DALY complessivi.

Per inserire nel metodo Eco-indicator 99 il fattore di caratterizzazione calcolato per CO, SO2

(SOx, SOx as SO2), NO2 (NOx, NOx as NO2), PM10 (Dust, Particulates) senza perdere quanto cal-colato dal metodo per le altre sostanze si è proceduto come segue:• modifica della categoria di impatto Respiratory Inorganics eliminando i fattori di caratteriz-zazione per i suddetti inquinanti;

• creazione di tre nuove categorie di impatto – patologia apparato cardiovascolare, patologiaapparato respiratorio, oncologia polmonare – che considerino le sostanze prima eliminate, acui viene associato il nuovo fattore di caratterizzazione locale;

• queste poi vengono richiamate nella categoria di danno denominata HH ProvMI inorg.Le categorie di danno risultano perciò quattro, ma in realtà rispettando la distinzione del metodosono ancora tre in quanto Human Health modif. e HH ProvMI inorg. costituiscono unitariamentel’originale categoria Human Health. Il metodo usato è Eco-indicator99 (E)CWEProv.MI / EuropeEI 99 E/CWEProv.MI.

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 107

7 UN C ON F RON TO S U L L E P O T E N Z I A L I TA ’

E I L I M I T I D E I M E TOD I

ECO-INDICATOR 99

VA N TA G G I

1. Tale metodo presenta maggiore raffinatezza scientifica nella determinazione dei fattori di ca-ratterizzazione nella categoria relativa alla saluta umana.

2. Sono considerate le radiazioni ionizzanti.

S VA N TA G G I

1. Le emissioni di CO2 vengono solo considerate in Climate Change, mentre sarebbe importanteconsiderarle anche in Ecosystem Quality, perché i cambiamenti climatici dovuti al riscaldamentoglobale producono danni non solo sull’uomo ma anche sulle specie sia vegetali che animali.

2. Caratterizzazione molto forte del Land use rispetto alle altre due categorie di impatto di Eco-system Quality e soprattutto una penalizzazione per quanto riguarda l’uso del suolo con l’a-gricoltura rispetto al suo uso con l’edilizia e con gli insediamenti industriali e minerari.

3. Non sono considerati i danni dovuti alle emissioni di ferro (Fe), considerate invece da EDIP eda EPS (anche se in questo ultimo metodo sono contenute in modo implicito in Metals unspe-cified) in Ecotoxicy, di azoto (N), di fosforo (P), della domanda di ossigeno chimico (COD),della domanda di ossigeno biologico (BOD) in Acidification/Eutrophication (considerate in-vece da EPS, in Species extinction, e da IMPACT 2002+), di ferro in Carcinogens (considerateinvece da EDIP e da EPS (anche se in questo ultimo metodo sono contenute in modo implicitoin Metals unspecified).

4. Valutazione secondo diverse prospettive culturali o comunque lasciata all’opinione (o all’inte-resse) del singolo.

5. Non sono considerati come materiali esauribili l’acqua (sostanza la cui quantità risulta semprepiù limitata rispetto all’uso che ne viene fatto (specialmente nella produzione dell’energia)),ghiaia, sabbia (materiali fondamentali per la produzione edilizia), uranio e argento (mate-riale fondamentale nella fabbricazione dei pannelli fotovoltaici). Tutti questi materiali, esclusala sabbia, sono considerati da EPS.

6. Non sono considerati nella valutazione i costi interni e quelli esterni: i primi sono necessari perconoscere la valutazione economica che il mercato attribuisce all’oggetto dello studio, i secondisono necessari per fare emergere la valutazione economica dei danni prodotti dall’oggettodello studio.

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7. Si riferisce alla sola Europa, mentre i confini del sistema della storia e dell’economia sonoquelli del mondo.

8. Manca la valutazione del consumo energetico, parametro che nella maggioranza dei casi me-glio rappresenta la valutazione del danno.

P O S S I B I L I R I M E D I

Al Punto 1: si potrebbe introdurre la CO2 in Ecotoxicy ipotizzando che il rapporto tra il fattore dicaratterizzazione della CO2 in EPS e quello di un’altra sostanza presente sia in EPS che in Eco-indicator, si mantenga anche in Eco-indicator (ipotesi del mantenimento della proporzionalità trasostanze in metodi diversi). Al Punto 2: si possono ridurre i valori dei fattori di caratterizzazione degli usi del suolo relativi al-l’agricoltura rispetto a quelli relativi all’edilizia e agli insediamenti industriali e minerari, sia per-ché la durata di questi ultimi è sempre molto maggiore di quella dell’agricoltura (e il fattore temponon basta a tenerne conto), sia perché le specie vegetali sotto l’area di un edificio scompaionomentre molte continuano a prodursi in un terreno coltivato. Per gli altri Punti è stata già realizzata una modifica (vedi il paragrafo La modificabilità dei me-todi: il caso dell’ENEA) escluso il Punto 7.

METODO EPS 2000

VA N TA G G I

1. Considera gli effetti della CO2 nelle categorie Human Health e Biodiversity. 2. Minore caratterizzazione dei Land use riferiti agli impieghi agricoli rispetto a quelli delle co-struzioni e degli insediamenti industriali. Minore peso della categoria di impatto Biodiversityrispetto alle altre categorie di danno di EPS al confronto di quello che Land use ha rispetto aEcotoxicity e Acidification/Eutrophication in Eco-indicator 99.

3. Non c’è la normalizzazione e il Damage assessment è fatto secondo il criterio dei costi esterni. 4. Si riferisce a tutto il pianeta nella valutazione degli impatti.

S VA N TA G G I

1. Forte valutazione del danno dovuto al consumo dell’acqua nelle due categorie di impatto Pro-duction Capacity Irrigation Water e Production Capacity Drinking Water rispetto alle altre ca-tegorie di impatto in Ecosystem Production Capacity.

2. Non considera le radiazioni ionizzanti. 3. Non considera le Transformation in Biodiversity importanti per tenere conto (come fa Eco-in-dicator) della condizione di uso del terreno precedente la sua occupazione che sarà ben dif-ficilmente quella della foresta vergine.

4. Manca la caratterizzazione di PCB (Poyclorinated biphenyls) e delle Diossine nelle prime trecategorie di impatto di Human Health, entrambi fattori inquinanti tra i più nocivi per la salutedell’uomo e considerati in Carcinogens di Eco-indicator 99.

108 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

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5. Non considera le emissioni in acqua in tutte le categorie di impatto escluse quelle relative alladomanda di ossigeno, all’azoto e al fosforo in Species Extinction.

6. Non considera la valutazione dei costi interni.

P O S S I B I L I R I M E D I

Ai Punti 1, 2, 3, 4, 5 e 6: è stata già proposta una modifica (vedi il paragrafo La modificabilitàdei metodi: il caso dell’ENEA).

METODO EDIP

VA N TA G G I

In questa analisi si prende come riferimento la versione EDIP 97 e non quella di EDIP 2003, chepresumibilmente potrebbe già aver incluso e definito alcune modifiche con l’aggiornamento dellaversione. 1. Valutazione con previsione di una riduzione del danno, ad esclusione delle risorse. 2. Caratterizzazione delle emissioni in acqua che producono danno alla salute dell’uomo e del-l’ambiente.

3. Caratterizzazione dell’emissione del ferro nelle categorie che riguardano la salute dell’uomoe dell’ambiente.

S VA N TA G G I

1. Viene dato scarso peso al danno dovuto all’uso di Resources. 2. Manca il danno dovuto all’uso del suolo. 3. Manca il danno dovuto alle polveri, ai PCB (policlorobifenili) e alle diossine. 4. Non c’è né la valutazione dei costi interni né la valutazione dei costi esterni. 5. Mancano le radiazioni ionizzanti. 6. Le unità di misura non riguardano gli effetti, ma solo le cause del danno. 7. Si riferisce a tutto il pianeta per i primi due danni (globali). Gli altri si riferiscono alla scala delterritorio della Danimarca.

P O S S I B I L I R I M E D I

Si possono apportare modifiche introducendo il danno dovuto alle polveri, alle diossine e ai PCB,all’uso del suolo e, soprattutto, considerando come fattore di valutazione il rapporto tra il consumoin un anno di riferimento del passato (per esempio, il 1990) e il consumo in un anno di riferi-mento del futuro (per esempio, il 2015) che deve essere inferiore a quello dell’anno del passato.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 109

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METODO IMPACT 2002+

VA N TA G G I

1. Attribuisce all’uso del suolo una minore caratterizzazione di quella che esso ha in Eco-indica-tor 99, ma sempre molto superiore a quella di EPS.

2. Permette una discriminazione spaziale su differenti bacini idrici e celle d’aria in Europa perquanto riguarda la categoria Human Toxicity.

3. Considera gli effetti delle radiazioni ionizzanti. 4. Calcola il consumo di energia non rinnovabile.

S VA N TA G G I

1. Manca la caratterizzazione di acqua, ghiaia, sabbia, argento. 2. Non considera i costi esterni e i costi interni. 3. La CO2 non entra nella caratterizzazione di Ecosystem Quality. 4. Non considera nella categoria Land use la fase di trasformazione (Transformation). 5. Si riferisce solo alla scala europea.

R I M E D I

Ai Punti 1, 2 e 3: si possono apportare le modifiche proposte per Eco-indicator 99. Al Punto 4 sipuò apportare la modifica proposta per EPS 2000.

7.1 Verso la scelta di un metodo di valutazione degli impatti ambientali

L’obiettivo di questo paragrafo non è quello di dettare una scelta definitiva di un metodo ottimalefra quelli finora presentati, ma di proporre delle indicazioni per lo sviluppo di un possibile metodounico. Negli studi riportati nel cd vi è stata la volontà di utilizzare vari metodi, contemplati dal co-dice di calcolo e di interfaccia, ai fini della sperimentazione e della ricerca, per meglio sviscerarele assonanze/dissonanze di ogni procedura di valutazione. Poiché la metodologia LCA sta di-ventando una prassi sempre più diffusa, diventa necessaria la codifica o la scelta di un metodo.Non è certo questa l’ambizione della presente trattazione, ma rimane questo un punto di possi-bile sviluppo a livello nazionale. Quello che si intende mettere in luce è l’appropriatezza di approccio di un metodo, tra quelli uti-lizzati e rispetto agli altri, che emerge dall’esperienza svolta attraverso le numerose analisi con-dotte dal gruppo di ricerca dell’ENEA [2]. Quella riportata di seguito è una proposta ovviamentesuscettibile di numerose ulteriori integrazioni e variazioni. Il metodo EDIP sottovaluta le risorse, non considera il danno legato alle polveri, si riferisce solo alterritorio della Danimarca per la maggior parte dei danni, non considera in modo esplicito gli ef-fetti dei danni sull’ecosistema: non è consigliabile utilizzare questa procedura di valutazione.

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Si propone di privilegiare la procedura del metodo EPS, poiché rispetto a Eco-indicator 99 e aImpact 2002+, presenta i seguenti vantaggi: • si riferisce alla scala globale dell’intero pianeta; • il danno dovuto all’uso del suolo ha un peso equivalente a quello degli altri danni; • i fattori peso relativi alle cause di uso del suolo sono tre: il valore massimo si riferisce all’occupa-zione del suolo con edifici, impianti industriali, strade, miniere e discariche, il valore minimo si ri-ferisce alle foreste coltivate, il valore relativo all’agricoltura è vicino a quello delle foreste coltivate;

• considera il consumo dell’acqua; • considera l’effetto dannoso dell’anidride carbonica sia nella categoria Human Health che nella

Biodiversity e ciò è corretto perché il riscaldamento globale modifica il clima e influisce anchesulle specie;

• considera l’esaurimento dell’uranio, dell’argento e della ghiaia; • considera anche gli effetti positivi di certe sostanze come anidride carbonica (CO2) e ossididi azoto (NOx);

• fa il Damage assessment secondo la disponibilità a pagare e, quindi, secondo i costi esterni,che costituiscono un modo per la valutazione del danno abbastanza efficace in ogni realtà eco-nomica;

• non passa attraverso la normalizzazione; • dà lo stesso peso a tutte le categorie di danno nella fase di valutazione. Si suggerisce inoltre una possibile modifica del metodo EPS con l’aggiunta: • di tipologie mancanti di occupazione del suolo (Occupation) e quelle di trasformazione delsuolo (Transformation), nella categoria di impatto Land use;

• di sostanze nocive come le diossine nelle tre categorie di impatto relative alla salute umana edelle sostanze emesse in acqua nelle tre categorie di impatto relative alla salute umana e inquella relativa alle biodiversità;

• dei costi interni; • dell’energia consumata; • di tutte le tipologie di acqua con fattore peso variabile da 1 a 0,4855 a seconda che l’acquasia di falda o di provenienza non specificata;

• un fattore peso per la valutazione del danno pari a 0,1 per la categoria di danno EcosystemProduction Capacity per ridurre il danno dovuto al consumo dell’acqua;

• della categoria di impatto Ionizing radiation in Human Health. A tale scopo si propone di assu-mere come fattori di caratterizzazione il prodotto tra i fattori di caratterizzazione di IMPACT2002+ (con l’unità di misura Bq C-14) e il fattore di valutazione del danno (Damage assessment)di IMPACT 2002+ (2,1E-10 DALY/Bq C-14) e come fattore di valutazione del danno quello re-lativo a Life Expectancy in EPS. Per esempio, per la sostanza Uranium 235 si ottiene: 0,1 Bq C-14/Bq x 2,1E-10 DALY/Bq C-14 x 80000 ELU/DALY = 1,68E-6 ELU/Bq.

In conclusione emerge comunque la realtà che il privilegio di una metodologia implichi comunquetutti i rischi intrinseci tipici di ogni metodo, già ampiamente illustrati precedentemente nel capitolo.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 1 1 1

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1 12 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

I L C A L C O LO D E I C O S T I E S T E R N I

Al termine dell’analisi LCA, si può completare lo studio quantificando in termini monetari il dannoambientale prodotto. Tale costo che si definisce esterno per distinguerlo da quello stabilito dalmercato, chiamato interno, rappresenta il costo sostenuto dalla Comunità (locale, nazionale, in-ternazionale) per rimediare ai danni prodotti sull’ambiente. Il costo economico viene indicato come un possibile fattore limitativo per la diffusione di interventia sostegno della riduzione dell’impatto: in particolare per le economie non emerse e quindi perquei settori, come soprattutto quello agroalimentare, che in quei contesti rivestono il ruolo più im-portante. Non vengono messe in conto le esternalità, quindi la valutazione di costi e benefici vieneestesa a una scala temporale ridotta, e soprattutto non vengono contemplati i vantaggi – diretta-mente economici – di una maggiore integrazione su scala locale delle attività economiche, inte-grazione che per più ragioni concorrenti rappresenta il corollario di politiche per la riduzione deldanno. L’uso di un argomento economico del genere è ancora più discutibile se si tiene conto del-l’impatto di monocolture estensive finalizzate alle esportazioni (come canna da zucchero, caffé ebanane, per non parlare della pesca) da preferirsi alla luce dei piani di riassetto strutturale dell’e-conomia a cui FMI e Banca Mondiale hanno a lungo subordinato l’erogazione di finanziamenti.Il metodo EPS 2000 [5], [6] esprime il danno ambientale direttamente in unità monetarie (ELU equi-valenti agli Euro), che corrispondono alla disponibilità a pagare (willingness to pay) da parte del-l’intero pianeta. La disponibilità a pagare rappresenta un criterio per definire i costi esterni.Per potere avere un’ulteriore valutazione monetaria del danno, si è scelto di convertire in euro ildanno calcolato con la caratterizzazione da Eco-indicator 99 (modificato), attraverso le seguentioperazioni.• Per convertire il danno nella categoria Human Health si assume che un anno di vita perso 1DALY (che nel calcolo è riferito all’intera popolazione europea) generi un costo esterno pariallo stipendio lordo di un cittadino medio europeo, stimato in 31150 €. In questo caso il cri-terio usato per il calcolo del costo esterno tiene conto della perdita che il PIL europeo subisceper effetto della perdita del lavoro di un cittadino europeo. Il costo vale: 31150 € / (DALY).

• La stima economica del danno per la categoria Ecosystem Quality è stata effettuata in base alcosto della reintroduzione di una specie animale nell’ambiente. In particolare è stato preso atitolo di esempio il ripristino del nibbio nel parco di Frasassi. Per ripristinare tale specie è ne-cessaria una spesa di 61974,83 €/anno. Inoltre si sono ottenute informazioni riguardanti ilripristino del camoscio di Abruzzo (145000 €/anno per la creazione di una popolazione suimonti Sibillini, 145000 €/anno per la creazione di una popolazione sul Sirente Velino,

8

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120000 €/anno per studi genetici, 170000 €/anno per la cattura e radio localizzazione,20000 €/anno per spese varie per un totale di 600000 €/anno) e del pollo Sultano in Sici-lia e Sardegna (200000 €/anno per la creazione reintroduzione, 100000 €/anno per il mo-nitoraggio e la ricerca, 1400000 €/anno per il ripristino ambientale, 2250000 €/anno perla creazione di una zona umida, per un totale di 3950000 €/anno). Si è fatta la media arit-metica delle spese sostenute per il ripristino di tre specie che consideriamo europee e si è at-tribuito tale valore al costo per il ripristino di una qualsiasi specie europea Cripr.:

(61974,83 + 600000 + 3950000)/3=1537325 [€/specie)]. Il metodo Eco-indicator 99 calcola nella categoria di danno Ecosystem Quality il valore deiPDFm2yr che rappresentano l’incremento della percentuale della frazione di specie scomparsein Europa (rapporto tra il numero di specie a rischio e il numero di specie totali). Tale defini-zione è stata tratta da quella data ai PAF [3] e applicata anche ai PDF.Le specie esistenti sul territorio europeo sono 215000, di cui il 24% sono a rischio (Affected ).Pertanto considerando che la superficie europea è pari a 2,16*1012 m2 e che per ripristinareuna specie occorra farlo in 3 zone, è possibile calcolare economicamente il danno associatoalla qualità dell’ecosistema seguendo il seguente procedimento: – percentuale delle specie disappeared rispetto al numero totale delle specie:

PDFm2yr / (2,16*1012 m2*1yr) = PDF– numero di specie disappeared = NSD:

PDF = (NSD/Numero di specie totale)*100 = (NSD/215000)*100da cui si ottiene:

NSD=PDF*215000/100=PDF * 2150– costo per il reintegro delle specie scomparse a causa del danno pari a PDFm2yr:

1537325 [€] * 3 * NSD = 1537325 [€] * 3 * PDF * 2150 = 1537325 [€] * 3 * PDFm2yr / 2,16*1012m2 / 1yr * 2150 = 4,5906*10-3 PDFm2yr.

Il costo vale: 4,5906*10-3 €/ PDFm2yr.• La stima economica del danno per la categoria Resources viene effettuata considerando peril MJ surplus l’attuale costo medio europeo di un kWh elettrico, cioè:

0,075 €/kWh1 = 0,075€/3,6MJ = 0,0208 €/MJ.Il costo vale: 0,0208 €/ PDFm2yr.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 1 13

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1 14 arpa s icilia • agenzia regionale per la protezione dell ’ambiente

Ogni studio costituisce un progetto. Sono stati eseguiti 30 progetti sui prodotti agroalimentari [2].Le sintesi dei casi studio riportate nel Capitolo 9 del cd allegato sono 24 e per 15 di esse è pos-sibile consultare tutti i processi che costituiscono il progetto nel Capitolo 10 del cd allegato. Per descrivere i trasporti, le energie termica ed elettrica, molti materiali e i trattamenti di fine vitasono stati usati i processi delle seguenti banche dati contenuti nel codice di calcolo usato:BUWAL250, Data Archive, IDEMAT 2001, Industry data, ETH-ESU 96, Ecoinvent v.1, DK Input Out-put Database 99, USA Input Output Database 98, LCA Food DK. Sono stati creati molti processi di prodotti agroalimentari. In particolare produzioni agricole (l’a-vena, il riso, le olive, il caffé, il kiwi), prodotti ottenuti da coltivazioni (la pasta (2 studi), l’olio dioliva (4 studi), lo zucchero da barbabietole, il vino (4 studi), la marmellata di albicocche, il succodi frutta di mela annurca), prodotti ottenuti da allevamenti (il latte (4 studi), il Parmigiano Reg-giano (3 studi), il prosciutto di Parma), risorse naturali (acqua (2 studi)). Di seguito vengono elencati i titoli dei casi studio effettuati dal gruppo di laureandi e dottorandidell’ENEA e da LCA-lab srl, spin off-ENEA, con i nomi degli autori e delle loro Università o Enti diprovenienza e gli anni in cui sono stati eseguiti gli studi: 1. Pasta Barilla (Ing. Parma) -Letizia De Pietri ([email protected]), anno 2000;

2. Pasta Amato (Scienze Amb. Parthenope Napoli) -Carmine Della Corte ([email protected]), anno 2003;

3. Olio d’oliva Colli (Ing. Amb. Cosenza) -Marco Petrone ([email protected]), anno 2004;

9 I C A S I S T U D I O S U I P RODOTT I AGROA L IMENTAR I 1

1. Il Capitolo 9 presenta l’elencodegli studi di cui è riportata la sintesinel cd allegato (Capitolo 9) e l’elencodei progetti di cui sono riportati i pro-cessi nel cd allegato (Capitolo 10).Tali elenchi sono riportati anche nelcd per facilitare il collegamento dellaparte stampata con quella in cd cheinsieme costituiscono un’opera unita-ria. Lo stesso è stato fatto per il Capi-tolo 9.1 riguardante la produzione dienergia da biomassa riportato anchenel Capitolo 11 del cd.

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4. Olio d’oliva da dati Standard (Master IFOA - Agraria Bologna) -Francesca Alberti ([email protected]), anno 2005;

5. Olio del Sud d’Italia (INAGRIMED - ENEA) - Elisa Guerra ([email protected]), anno 2005;

6. Prosciutto di Parma (Regione Emilia Romagna) - Michela Dellagiovampaola ([email protected]), anno 2004;

7. Formaggio Parmigiano Reggiano di produzione emiliana (Regione Emilia Romagna - Chimica ind. Bologna) - Stefania Guidetti ([email protected]), anno 2004;

8. Formaggio Parmigiano Reggiano di produzione lombarda (Ing. Mecc. Reggio E.) - Andrea Storchi ([email protected]), anno 2004;

9. Produzione del latte Granarolo (Economia Bologna) - Emanuela Aradeo ([email protected]), anno 2004;

10.Produzione del latte biologico Granarolo (Progetto Spinner) - Francesca Falconi ([email protected]), anno 2005;

11.Produzione del latte di Alta Qualità Granarolo (LCA-lab) - Francesca Falconi ([email protected]), anno 2006;

12.Produzione del latte biologico Granarolo (LCA-lab) - Francesca Falconi ([email protected]), anno 2007;

13.Olive toscane di Olivicoltori Toscana Associati (Spinner) - Germana Olivieri ([email protected]), anno 2004;

14.Produzione del latte di Alta Qualità Granarolo - aggiornamento dati (Spin off Spinta) - Francesca Falconi ([email protected]), anno 2007;

15.Vino Cabernet Sauvignon del Cile (Master IFOA - Agraria Bologna) - Marcia Montedonico ([email protected]), anno 2005;

16.Vino Sangiovese Bernardi (Scienze Amb. Urbino - Regione Emilia Romagna) - Michela Dellagiovampaola ([email protected]), anno 2003;

17.Vino Cabernet Sauvignon del Friuli (Ferrin-Castello di Arcano Superiore-Villa Russiz) (Scienze Amb. Trieste) - Gloria Catto ([email protected]), anno 2005;

18.Vino Rosso Piceno superiore Damiani (Economia di Bologna) - Emidio Croce ([email protected]), anno 2005;

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 1 15

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19.Marmellata di albicocche (Scienze Amb. Milano Bicocca) - Valentina Carboni ([email protected]), anno 2005;

20.Riso Carnaroli dell’azienda agricola Cascina Gaggiolie la sua lavorazione da parte della riseria Tarantola (Economia Milano Bicocca) - Silvia Mandelli ([email protected]), anno 2004;

21.Succo di mela Annurca (Biologia Federico II Napoli) - Rossana Spatuzzi ([email protected]), anno 2004;

22.Zucchero COPROB di Minerbio (BO) (Ing. Amb. Bologna) - Valentina Fantin ([email protected]), anno 2004;

23.Avena (Ing. Bologna) - Elena Marvasi ([email protected]), anno 2004;

24.Caffé del Guatemala (Scienze Amb. Urbino) - Barbara Pedini ([email protected]), anno 2003;

25.Kiwi di Intesa Coop (progetto Spinner) - Roberto Pergreffi ([email protected]), anno 2005;

26.L’acqua minerale Verdiana e l’acqua di rete di Reggio Emilia (Ing. Amb. di Bologna) - Emanuele Romano ([email protected]), anno 2003;

27.L’acqua Cerelia: studio per la certificazione EPD - LCA-lab -([email protected]), anno 2007

28.Il Parmigiano Reggiano del Parco dell’Appennino tosco-emiliano (Biologia ambientale di Firenze) -Elisa Guerra ([email protected]), anno 2008.

A questi si aggiunge il progetto sviluppato da ARPA Sicilia e Università di Palermo:29.La produzione di olio extravergine d’oliva in Sicilia - Carola Arrivas Bajardi ([email protected]), Loredana Giaimo, anno 2008

e lo studio30.Packaging latte - Carola Arrivas Bajardi e Francesca Falconi, anno 2008

Nel Capitolo 10 del cd allegato sono riportati i seguenti progetti: 1. zucchero che rappresenta lo studio Zucchero COPROB di Minerbio (BO);2. prosciutto di Parma che rappresenta lo studio Prosciutto di Parma;3. parmigiano Novellara che rappresenta lo studio Formaggio Parmigiano Reggiano di produ-

zione emiliana;4. caffé che rappresenta lo studio Caffé del Guatemala;5. vino friulano che rappresenta lo studio Vino Cabernet Sauvignon del Friuli;6. formaggio parmigiano del Parco Appennino che rappresenta lo studio Il Parmigiano Reggiano

del Parco dell’Appennino tosco-emiliano; 7. marmellata di albicocche che rappresenta lo studio Marmellata di albicocche;8. pasta Amato che rappresenta lo studio Pasta Amato;9. olio d’oliva Petrone che rappresenta lo studio Olio d’oliva Colli; 10.latte che rappresenta lo studio Produzione del latte Granarolo;11.allevamenti che rappresenta lo studio Produzione del latte di alta qualità Granarolo;

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12.acqua minerale e di rete che rappresenta lo studio L’acqua minerale Verdiana e l’acqua di retedi Reggio Emilia;

13.olio Sicilia che rappresenta lo studio La produzione di olio extravergine d’oliva in Sicilia;14.olive Toscana che rappresenta lo studio Olive Toscana;15.packaging latte che rappresenta lo studio Packaging latte.A tali progetti si aggiunge anche il progetto Biogas da mais che rappresenta lo studio L’energiada biogas ricavato dal mais (Capitolo 11.2 del cd).

9.1 La produzione di energia da biomassa

Dai prodotti agricoli si può ottenere energia direttamente attraverso la sua combustione oppure ri-cavando da essa biogas, syngas o olio (biodiesel). Tale argomento può essere considerato estra-neo a quello trattato dalla presente pubblicazione. Si ritiene comunque utile ricordare che la primaparte del ciclo di vita dell’energia da biomassa è la coltivazione della biomassa, a meno che lasua produzione avvenga in modo naturale, oppure sia ottenuta da rifiuti vegetali o animali. La se-conda parte del ciclo riguarda invece la produzione del combustibile e la sua combustione perottenere energia. L’Unità funzionale è la quantità di energia prodotta che può essere elettrica (pro-dotto) e termica (co-prodotto). La coltivazione e le emissioni dovute alla combustione sono le fasiche producono il massimo danno. Talvolta, durante la produzione del prodotto (come l’olio nellaproduzione del biodiesel), si ha la produzione di co-prodotti la cui allocazione può essere appli-cata sulla base della CO2 ripartita tra prodotto e co-prodotto. L’analisi del ciclo di vita deve di-mostrare che l’energia rinnovabile prodotta è superiore all’energia non rinnovabile usata per lasua produzione e che il danno ambientale prodotto è inferiore a quello di un combustibile non rin-novabile.L’uso dell’energia da biogas sta sollevando molti problemi scientifici, etici, politici, economiciquando usa un territorio agricolo per produrre energia da usare anche per macchine a bassa ef-ficienza come l’automobile (rendimento del 25%). Il problema principale è quello del soddisfa-cimento dei bisogni alimentari di tutte le popolazioni del mondo. Anche se, come qualcunosostiene, il terreno agricolo coltivato per produrre alimenti fosse davvero più che sufficiente persoddisfare tali bisogni, resta il fatto che attualmente un miliardo di persone soffre la fame. Delsoddisfacimento di tale bisogno essenziale si dovrebbero occupare i paesi ricchi producendo unsurplus di derrate alimentari e scambiandolo liberamente con le merci e le risorse dei paesi po-veri, senza tenere sotto controllo i prezzi delle merci scambiate. Come avviene oggi quando l’Eu-ropa paga i produttori per distruggere certi raccolti agricoli per mantenerne elevati i prezzi. Finoa quando il problema della fame nel mondo non verrà risolto, sembra socialmente ed eticamenteerrato usare un terreno per coltivare biomassa da cui ottenere energia. Sembra invece più utilela produzione di energia da scarti di produzioni agricole, purché le emissioni siano controllatecon la massima attenzione e cura.

ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 1 17

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Gli studi effettuati dal gruppo di laureandi e dottorandi presso l’ENEA sono i seguenti:1. L’energia da biomasse: il caso delle barbabietole da zucchero (ENEA - Lab.Energia) - Giovanni Stoppiello ([email protected]);

2. L’energia da biomasse: il caso del legno di pioppo (EUTEC) - Elsa Arras ([email protected]);

3. L’energia da biodiesel da olio di soja (Scienze ambientali di Padova) - Federico Alessandri ([email protected]);

4. L’energia da cippato (Scienze ambientali di Padova) - Alice Tanfoglio ([email protected]);

5. L’energia da biogas ricavato dal mais (Economia di Bologna) - Francesca Pelliconi ([email protected]);

6. L’energia da olio combustibile ricavato da semi di girasole(Progetto MINAMB - ENEA Giuseppe Gherardi) - Paolo Neri ([email protected]);

7. L’energia da syngas da cippato di bosco naturale e coltivato (Dottorato Ing. Messina) - Simona Sarli ([email protected]).

Allo scopo di illustrare le modalità con cui viene effettuato un LCA di un processo di produzionedi energia da biomassa viene presentata la sintesi dello studio sulla produzione di energia da bio-gas ottenuto da granoturco (Capitolo 11.1 del cd).

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 1 19

B I B L I O G R A F I A

[1] a cura di Paolo Neri, Verso la valutazione ambientale degli edifici, ALINEA Editrice, Firenze, 2008

[2] a cura di Vito Monno, Tesi di laurea con Metodo LCA, http://digilander.libero.it/giabon

[3] Mark Goedkoop and Renilde Spriensma, The Eco-indicator 99. A damage oriented methodfor Life Cycle Impact Assessment, 22 June 2001 Third edition, PRè Consultans B.V., Plotterweg 123821 BB Amersfoot

[4] O. Jolliet and others, IMPACT 2002+: A New Life Cycle Impact Assessment Methodology,Industrial Ecology & Life Cycle Systems Group, GECOS, Swiss Federal Institute of Technology Lausanne (EPFL), CH-1015 Lausanne, Switzerland

[5] Bengt Steen (1999), A systematic approach to environmental strategies in product development (EPS). Version 2000 - General system characteristics. CPM report 1999:4

[6] Bengt Steen (1999), A systematic approach to environmental strategies in product development (EPS). Version 2000 - Models and data of the default methods. CPM report1999:5

[7] Henrik Wenzel, Michael Hauschild and Leo Alting,Environmental Assessment of Products.Volume 1 (Methodology, tools and case studies in product development) Chapman and Hall, 1997, ISBN 0 412 80800 5

[8] Michael Hauschild and Henrik Wenzel,Environmental Assessment of Products. Volume 2(Scientific background) Chapman and Hall, 1998, ISBN 0 412 80810 2

[9] Pré (Product Ecology), SimaPro 7.1 - Reference Manual, 2007

[10] UNI EN ISO 14040:2006, Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di vita - Principi e quadro di riferimento

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[11] UNI EN ISO 14044:2006, Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di vita - Requisiti e linee guida

[12] UNI EN ISO 14050:2002, Gestione Ambientale - Vocabolario

[13] Testo unico dell’ambiente, D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006

[14] ISPRA, First_Background_Report_2008.12_EUcomments_2009.01.02_rev03

[15] A. Dominici, P. Neri, I. Oberti, M. Tarantini, M. Zinzi, Green Public Procurement (GPP) Product Sheet Finestre (verticali ed oblique) e porte-finestre comprensive di infissi, rev 013,12-11-2008

[16] P. Neri e altri, L’analisi ambientale della gestione dei rifiuti con il metodo LCA, http://lcarifiuti.net, gennaio 2009

[17] D. Mackay, S. Paterson, W. Y. Shin (1992), “Generic models for evaluating the regionalfate of chemichals”, Chemosphere, 24, 695-717

[18] INEA (Istituto Nazionale Economia Agraria), Misurare la sostenibilità. Indicatori per l’agricoltura italiana

[19] www.apat.gov.it/.../Prodotti_fitosanitari/Archivio_prodotti_fitosanitari

[20] P. Montavi, G. Bonazzi, “Riduzione del tenore di rame e zinco nei mangimi”, L’informatore agrario, 4/2004

[21] M. Hamschild, J. Potting (2003), Spatial differentiation in Life Cycle impact assessment.The EDIP 2003 methodology, Institute for Product Development Technical University of Danmark

[22] L’analisi dei costi esterni attraverso il metodo del Life Cycle Assessment, Tesi di laurea di Liliana Roddi, Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, 2010

[23] T. Nemecek, T. Kägi, “Life Cycle Inventories of Agricultural Production Systems”, Ecoinventreport n. 15, Zurich and Dübendorf, December 2007

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ANALISI AMBIENTALE DEi prodotti agroalimentari con il metodo LCA 12 1

G L O S S A R I O

Allocazione Ripartizione nel sistema di prodotto allo studio dei flussi in entrata e in uscita di unaunità di processo

Analisi dell’inventario del ciclo di vita (LCI) Fase della valutazione del ciclo di vita che comprendela compilazione e la quantificazione dei flussi in entrata e in uscita, per un dato sistema diprodotti nel corso del suo ciclo di vita

Analisi di sensibilità Procedura sistematica per valutare gli effetti dei dati e delle metodologie pre-scelte sui risultati di uno studio

Aspetto ambientale Elemento di un’attività, prodotto o servizio di un’organizzazione, che può in-teragire con l’ambiente

Categoria di impatto Classe che rappresenta i fattori ambientali interessati, ai quali i risultati del-l’LCI possono essere assegnati

Ciclo di vita Fasi consecutive e interconnesse di un sistema di prodotto, a partire dall’acquisizionedelle materie prime o dalla generazione delle risorse naturali, fino allo smaltimento finale

Confine del sistema Interfaccia fra un sistema di prodotto e l’ambiente o un altro sistema di prodottoCo-prodotto Uno qualsiasi di due o più prodotti che escono dalla medesima unità di processo,

da un sistema di prodotto, o dai risultati della valutazione del ciclo di vitaEnergia di processo Energia in ingresso richiesta da un’unità di processo per il funzionamento del

processo stesso o di un’apparecchiatura di processo, escludendo l’energia in ingresso ne-cessaria per produrre e distribuire detta energia

Fattore di caratterizzazione Fattore derivato da un modello di caratterizzazione, che è applicatoper convertire i risultati assegnati dall’LCI nell’unità comune dell’indicatore di categoria.Nota: L’unità comune permette di raggruppare i risultati nell’indicatore di categoria

Flusso di energia Quantità in ingresso o in uscita da un’unità di processo o da sistemi di prodotti,espresse in unità di energia

Flusso di riferimento Misura di quanto richiesto in uscita dai processi, in un dato sistema di pro-dotto, per soddisfare la funzione espressa dall’Unità funzionale

Flusso elementare 1) materia o energia che entra nel sistema allo studio, prelevati dall’ambientesenza alcuna preventiva trasformazione operata dall’uomo; 2) materia o energia che escedal sistema allo studio, scaricati nell’ambiente senza alcuna ulteriore trasformazione ope-rata dall’uomo

Flusso in entrata (input) Materia o energia che entra in una unità di processo. Nota: La materiapuò essere costituita da materie prime e da prodotti

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Flusso in uscita (output) Materia o energia che esce da una unità di processo. Nota: La materiapuò essere costituita da materie prime, da prodotti intermedi, da prodotti, da emissioni eda rifiuti

Indicatore di categoria di impatto del ciclo di vita Rappresentazione quantificabile di una categoriadi impatto

Interpretazione del ciclo di vita Fase della valutazione del ciclo di vita, nella quale l’analisi del-l’inventario o la valutazione dell’impatto, o entrambi, sono combinati coerentemente conl’obbiettivo prestabilito e lo scopo da raggiungere, al fine di ricavare conclusioni e racco-mandazioni

LCA Life Cycle Assessment, analisi del ciclo di vitaLCI Life Cycle Inventory, analisi di inventario del ciclo di vitaLCIA Life Cycle Impact Assessment, valutazione di impatto del ciclo di vitaMateria prima Materia primaria o secondaria utilizzata per realizzare un prodottoMateriale ausiliario in ingresso Materiale in ingresso che viene utilizzato dall’unità di processo

per realizzare il prodotto, ma che non costituisce una parte del prodotto stessoMeccanismo ambientale Sistema di processi fisici, chimici e biologici per una data categoria di

impatto, che collega i risultati dell’LCI agli indicatori di categoria e ai punti finali di cate-goria

Parte interessata Individuo o gruppo interessato o influenzato dalla prestazione ambientaleProdotto finale Prodotto che non necessita di ulteriori trasformazioni prima del suo utilizzoProdotto intermedio Prodotto in ingresso o in uscita da un’unità di processo che richiede un’ulte-

riore trasformazionePunto finale di categoria Attributo o aspetto dell’ambiente naturale, della salute umana o delle ri-

sorse, che identifica un fattore ambientale di interesseQualità dei dati Caratteristica dei dati consistente nella capacità di soddisfare i requisiti stabilitiRifiuto Tutto ciò che esce dal sistema di prodotto, che è destinato allo smaltimentoRisultato dell’analisi di inventario del ciclo di vita/risultato dell’LCI Esito dell’analisi di inventario

del ciclo di vita, che comprende i flussi che attraversano i confini del sistema e che forni-sce il punto di partenza per la valutazione dell’impatto del ciclo di vita

Sistema di prodotti Insieme elementare di unità di processo connesse tra loro per quanto riguardamateria e energia, che perseguono una o più funzioni definite

Trasparenza Presentazione aperta, completa e comprensibile delle informazioniUnità di processo La più piccola parte di un sistema di prodotto, per la quale sono stati raccolti i

dati nel corso della valutazione del ciclo di vitaUnità funzionale Prestazione quantificata di un sistema di prodotto da utilizzare come unità di ri-

ferimento in uno studio di valutazione del ciclo di vitaValutazione del ciclo di vita (LCA) Compilazione e valutazione attraverso tutto il ciclo di vita dei

flussi in entrata e in uscita, nonché i potenziali impatti ambientali, di un sistema di prodottoValutazione dell’impatto del ciclo di vita Fase della valutazione del ciclo di vita orientata a com-

prendere e a stimare l’ampiezza e l’importanza dei potenziali impatti ambientali di un si-stema di prodotto

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Acidification Acidificazione abbassamento del pH di laghi, foreste, suoli agricoli provocato dal-l’emissione di determinati composti nell’ambiente, soprattutto derivanti dalla combustionedi combustibili fossili, con gravi conseguenze sugli organismi viventi

Ecoinvent The Swiss centre for Life Cycle InventoriesEffetto serra Presenza nell’atmosfera di gas serra che assorbono radiazione infrarossa emessa

dalla terra, l’aumento della loro concentrazione provoca l’incremento della temperaturache può avere conseguenze gravi sul clima terrestre

EPD Environemental Product Declaration, Dichiarazione Ambientale di Prodotto basata sul LCAETH Eidgenössische Technische Hochschule ZürichEUSES European Uniform System for the Evaluation of SubstancesEutrophication Eutrofizzazione. La crescita degli organismi viventi è naturalmente limitata all’ap-

porto di sostanze nutrienti essenziali quali l’azoto e il fosforo. Un rilascio di tali sostanzepuò ridurre questa limitazione a causa di un abbassamento della concentrazione di ossi-geno dovuta all’aumento dell’attività biologica

Global Warming (GWP 100) Riscaldamento globale (misura del contributo all’effetto serra, rife-rito ad un periodo di 100 anni)

Impact Category Categoria di impattoISO International Standard OrganisationOzone layer depletion (ODP) Assottigliamento dello strato di ozono. L’ozono si forma continua-

mente nella stratosfera in seguito all’assorbimento di radiazioni ultraviolette a bassa lun-ghezza d’onda e viene contemporaneamente distrutto in seguito a diverse reazionichimiche che lo riconvertono in ossigeno molecolare. Quando tale equilibrio è destabiliz-zato dalla presenza di molecole di CFC (Cloro Fluoro Carburi) e HCFC (Hidro Cloro FluoroCarburi) viene danneggiato lo strato di ozono

Photochemical oxidation Formazioni di ossidanti fotochimici. Nei fumi della combustione del pe-trolio e dei suoi derivati sono presenti sia idrocarburi incombusti sia ossidi di azoto che inpresenza di radiazione solare reagiscono tra loro formando ozono, ritenuto pericoloso perla salute quando si trova nella troposfera e quindi a diretto contatto con l’uomo; questo fe-nomeno è anche detto smog fotochimico

SETAC Society of Environmental Toxicology and ChemistryUNI Ente nazionale italiano di unificazione

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Progetto grafico e Dtp Pierrestampa - Roma

StampaSeristampa - Palermo

Finito di stampare nel settembre 2010