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L’ARCHITETTURA PRIVATA AD AQUILEIA IN ETÀ ROMANA ANTENOR QUADERNI 24 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO (PADOVA, 21-22 FEBBRAIO 2011) a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori con la collaborazione di Alessandra Didonè e Caterina Previato

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L’ARCHITETTURA PRIVATA AD AQUILEIA IN ETÀ ROMANA

ANTENOR QUADERNI 24

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVADIPARTIMENTO DI ARCHEOLOGIA

ATTI DEL CONVEGNO DI STUDIO(PADOVA, 21-22 FEBBRAIO 2011)

a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori

con la collaborazione di Alessandra Didonè e Caterina Previato

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ANTENOR QUADERNI

DIREZIONEIrene Favaretto, Francesca Ghedini

COMITATO SCIENTIFICOMaria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea RaffaeleGhiotto, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, AlainSchnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann

COORDINAMENTO SCIENTIFICOIsabella Colpo

SEGRETERIA REDAZIONALEMatteo Annibaletto, Maddalena Bassani

La presente opera raccoglie gli Atti delle giornate di studio conclusive del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (bando 2007) “L’edilizia domestica ad Aquileia e nel suo territorio” coordinato dall’Università degli Studi di Padova (prof.J. Bonetto) in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e l’Università degli Studi del Molise.

Volume revisionato dal comitato scientifico composto da:Heimo Dolenz (Landesmuseum für Kärnten), Christof Flügel (Landestelle für nichstaatlichen Museen in Bayern), Angela Pontrandolfo (Università degli Studi di Salerno), Daniela Scagliarini (Università degli Studi di Bologna)

Volume realizzato con il contributo di:

Banca di credito cooperativo di Fiumicello ed Aiello del Friuli

Università degli Studi di PadovaDipartimento di ArcheologiaPiazza Capitaniato, 7 – 35139 [email protected]

ISBN 978-88-9738-519-6

© Padova 2012, Padova University PressUniversità degli Studi di Padovavia 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padovatel. 049 8273748, fax 049 8273095e-mail: [email protected] www.padovauniversitypress.it

Le foto di reperti di proprietà dello Stato sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali,Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (Aut. del 24/02/2012, prot. n° 563/19).

Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.

Volume stampato presso la tipografia Italgraf - Noventa Padovana

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Università degli Studi di Padova

Università degli Studi del Molise

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ALVIANO SCAREL, Premessa............................................................................................................... pag. IX

LUIGI FOZZATI, Premessa .................................................................................................................. » XI

FRANCESCA GHEDINI, Presentazione ................................................................................................ » XIII

JACOPO BONETTO, MONICA SALVADORI, Introduzione ..................................................................... » XV

TEMI GENERALI

JACOPO BONETTO, L’edilizia privata antica di Aquileia. Profilo storiografico ................................. » 1

CLAUDIO ZACCARIA, Chi erano i proprietari delle ricche domus aquileiesi? Piste epigrafiche ........ » 49

LE CASE E L’ARCHITETTURA

PATRIZIO PENSABENE, ENRICO GALLOCCHIO, Contributo per la storia del quartiere residenzialesud-ovest: i fondi ex CAL e Beneficio Rizzi ...................................................................................... » 67

MICHELE BUENO, VALENTINA MANTOVANI, MARTA NOVELLO, Lo scavo della casadelle Bestie ferite ............................................................................................................................... » 77

VANESSA CENTOLA, GUIDO FURLAN, ANDREA RAFFAELE GHIOTTO, EMANUELE MADRIGALI, CATERINA PREVIATO, La casa centrale dei fondi ex Cossar ad Aquileia: nuovi scavi e prospettive di ricerca .................................................................................................... » 105

FEDERICA FONTANA, La domus dei “Putti danzanti” lungo la via Gemina: aspetti planimetrici e funzionali ........................................................................................................ » 131

ANTONIA SPANÒ, FILIBERTO CHIABRANDO, FULVIO RINAUDO, Contributi della geomatica ai temi delle ricerche archeologiche. Il caso dell’insula di via Gemina ad Aquileia ......................... » 141

LUCIANA MANDRUZZATO, FRANCA MASELLI SCOTTI, Il quartiere abitativo precedente il complesso teodoriano di Aquileia................................................................................................... » 157

CATERINA PREVIATO, Tecniche costruttive utilizzate nelle case di Aquileia: le sottofondazioni pluristratificate ..................................................................................................... » 165

LE CASE E L’APPARATO DECORATIVO

MONICA SALVADORI, Edilizia privata e apparati decorativi ad Aquileia: lo stato della ricerca ......... » 181

MICHELE BUENO, MARTA NOVELLO, FEDERICA RINALDI, Per un corpus dei mosaici di Aquileia:status quo e prospettive future .......................................................................................................... » 195

Sommario

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MARTA NOVELLO, L’autorappresentazione delle élites aquileiesi nelle domus tardoantiche ........... pag. 221

FLAVIANA ORIOLO, Modi dell’abitare ad Aquileia: i rivestimenti parietali ...................................... » 243

FABRIZIO SLAVAZZI, Gli arredi di lusso di Aquileia: nuove ricerche ................................................. » 263

FEDERICA GIACOBELLO, Arredi in bronzo del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia............. » 273

FULVIA CILIBERTO, Il lusso dell’acqua: sculture con funzione di fontana ad Aquileia...................... » 281

FEDERICA FONTANA, EMANUELA MURGIA, La domus dei “Putti danzanti” lungo la via Gemina: alcuni elementi dell’apparato decorativo ........................................................................................... » 297

MAURIZIO GOMEZ SERITO, EDUARDO RULLI, I materiali lapidei naturali della domusdei “Putti danzanti”: marmi bianchi e colorati .................................................................................. » 309

LE CASE E I MATERIALI

ANNALISA GIOVANNINI, Ninnoli, oggetti di devozione domestica, ricordi famigliari: immagini di terracotta da Aquileia tra scavi e dati d’archivio .......................................................... » 317

GRAZIA FACCHINETTI, Ritualità connesse alla costruzione di domus. Le offerte monetali di fondazione ad Aquileia .................................................................................. » 337

FILOMENA GALLO, ALESSANDRA MARCANTE, GIANMARIO MOLIN, ALBERTA SILVESTRI, PATRICK DEGRYSE, MONICA GANIO, I vetri della casa delle Bestie ferite ad Aquileia: uno studio archeologico e archeometrico ........................................................................................... » 353

DIANA DOBREVA, Studio e analisi di alcuni contesti della domus centrale presso i fondi ex Cossar . » 369

LE CASE FUORI DELLA CITTÀ

PAOLA MAGGI, FLAVIANA ORIOLO, Luoghi e segni dell’abitare nel suburbio di Aquileia............... » 407

MAURIZIO BUORA, L’interpretazione delle foto aeree di Aquileia e una sconosciuta villa extraurbana nel suburbio occidentale........................................................................................ » 429

LUDOVICO REBAUDO, La villa delle Marignane ad Aquileia. La documentazione fotografica di scavo (1914-1970) - con appendici di Alberto Savioli ed Elena Braidotti..................................... » 443

FABIO PRENC, Dinamiche insediative e tipologie edilizie nella Bassa Friulana ................................ » 475

MARIA STELLA BUSANA, CLAUDIA FORIN, Le ville romane nel territorio di Aquileia: alcune considerazioni in merito all’articolazione e all’uso degli spazi .............................................. » 487

VALENTINA DEGRASSI, RITA AURIEMMA, L’edilizia residenziale lungo l’arco costiero nord-orientale, tra il Lacus Timavi e Grignano ................................................................................ » 511

PAOLA VENTURA, Edilizia privata presso il Lacus Timavi: la villa di via delle Mandrie a Monfalcone (GO) - con appendice di Gabriella Petrucci ............................................................... » 533

LE CASE TRA TARDOANTICO E MEDIOEVO

GIUSEPPE CUSCITO, Edilizia privata ed edifici cristiani di culto: un problema aperto ..................... » 555

YURI MARANO, Dopo Attila. Urbanesimo e storia ad Aquileia tra V e VI secolo d.C. ................... » 571

LUCA VILLA, Modelli di evoluzione dell’edilizia abitativa in Aquileia tra l’antichità e il medioevo ..... » 591

MARINA RUBINICH, Dalle “Grandi Terme” alla “Braida Murada”: storie di una trasformazione ..... » 619

SOMMARIOVI

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LE CASE E LA VALORIZZAZIONE

ANTONELLA CORALINI, Antichi vicini di casa. Presenze reali e virtuali nel mondo digitale............ » 639

GIOVANNA MONTEVECCHI, PAOLO BOLZANI, La domus dei tappeti di pietra. Un sito archeologico nel cuore di Ravenna ....................................................................................... » 665

EMANUELE MADRIGALI, Esperienze di restauro e valorizzazione di Aquileia: l’esempio dei fondi ex Cossar ............................................................................................................ » 685

VILMA FASOLI, Tra frammento e contesto: la valorizzazione come progetto condiviso..................... » 699

FABIANA PIERI, GIULIA MIAN, VALENTINA DEGRASSI, La villa romana di Ronchi dei Legionari. Un’esperienza di valorizzazione ................................................................................. » 707

MAURIZIA DE MIN, PIERLUIGI GRANDINETTI, EUGENIO VASSALLO, Un’idea progettuale per la conservazione, protezione e valorizzazione dei resti della domus della Pesca nel fondo Cossar ...... » 723

SOMMARIO VII

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EDILIZIA PRIVATA ED EDIFICI CRISTIANIDI CULTO: UN PROBLEMA APERTO

Giuseppe Cuscito**Università di Trieste, [email protected]

RIASSUNTO

Se escludiamo il caso di Dura Europos, vaghe e scarse sono, com’è noto, le notizie sulle cosiddette domus ecclesiae,le primitive aule nelle quali si tennero le assemblee liturgiche. A Roma, come pure ad Aquileia, le scoperte effet-tuate sotto alcune chiese hanno messo in luce resti di impianti pubblici o privati e di domus di età precostantinianadi indubbia importanza dal punto di vista storico e architettonico, ma senza la possibilità di stabilire con sicurezzache siano state adibite a usi liturgici. Anche per Parenzo mancano sicuri appoggi per sostenere che il tricliniodella domus della metà del sec. III abbia funzionato per un certo periodo come domus ecclesiae in relazione aMauro detto in una discussa epigrafe episcopus et confessor.

ABSTRACT

If we exclude the case of Dura Europs we have imprecise and insufficient information about the so-called domusecclesiae, the primitive halls where the liturgical meetings were held. In Rome as well as in Aquileia, the discoveriesmade beneath some churches brought to light the ruins of public or private buildings and of domus which dateto the pre-Constantinian age and are very important from the historical and architectural point of view, but it isimpossible to prove that they were used for liturgical practices. Also for Parenzo there is no evidence that thetriclinium of the domus dating back to the middle of the third century was for a certain period the domus ecclesiaerelated to Mauro named episcopus et confessor in a controversial inscription.

L’architettura privata ad Aquileia in età romana, Atti del Convegno di Studio (Padova, 21-22 febbraio 2011),a cura di Jacopo Bonetto e Monica Salvadori, Padova 2012, pp. 555-570.

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Il tema prevede tre percorsi di ricerca:– residenze private adibite a scopi cultuali e ad assemblee liturgiche: il caso della domus ecclesiae in

età precostantiniana;– l’edificio di culto impiantato su una domus privata, in un’aula palatina o sul posto di edifici pub-

blici;– edilizia associata al luogo di culto e adibita a funzioni pastorali.

Se escludiamo il caso di Dura Europos, la città costruita da un generale di Alessandro per difenderel’Eufrate e distrutta dai Parti nel 265, vaghe e scarse sono, com’è noto, le notizie sulle cosiddette domusecclesiae, le primitive aule nelle quali si dovevano tenere le sinassi liturgiche1 . A Roma le scoperte ef-fettuate sotto alcune chiese titolari hanno messo in luce resti di impianti pubblici o privati e di domusdel sec. III di indubbia importanza dal punto di vista storico e architettonico. Ma, qualora si volesseroaccogliere i vari indizi per riconoscervi una domus ecclesiae, la difformità di schemi tra i diversi gruppidi ambienti investigati non permette di prevedere un modello iconografico definito almeno prima diCostantino.

Prima della pace della chiesa il cristianesimo non aveva lasciato alcun segno tangibile nell’aspettodella città: scriveva il Krautheimer che, prima di quell’epoca, “un comune visitatore di Roma avrebbeancora notato i templi degli antichi dei, gli edifici amministrativi, i palazzi, i teatri, le grandi dimore,avrebbe visitato i quartieri dei ceti medi e – meno volentieri – i bassifondi, ma non si sarebbe accortodelle domus ecclesiae o del trofeo di Pietro, a meno di non essere egli stesso cristiano”2. Il riflesso piùmacroscopico dei “nuovi tempi” sul piano monumentale fu senz’altro la realizzazione dei primi edificidi culto cristiani specializzati, le chiese, di cui Costantino volle dotare la comunità di Roma3.

Si iniziò con la costruzione della cattedrale, la basilica Costantiniana di S. Giovanni in Laterano,cui il sovrano volle legare il suo nome4. Finito prima del 324, l’edificio, ancora sostanzialmente in piedi,era di proporzioni grandiose che adottava lo schema dell’aula absidata, già ampiamente attestato nel-l’architettura profana contemporanea di carattere pubblico e privato. Esso fu impiantato in un luogoperiferico dell’urbe, accanto alle mura sull’area già occupata dalle caserme degli equites singulares, dapoco disciolti: tali edifici furono abbattuti, ricavandone una spianata su cui fu impiantata la basilicacristiana. Gli scavi compiuti fra il 1934 e il 1938 sotto la basilica hanno messo in luce sotto i muri dellacaserma case più antiche del I e II secolo con pitture di discreta qualità, ritenute resti del palazzo dellafamiglia dei Laterani da cui venne il nome all’area più tardi passata al patrimonio imperiale5.

1 TESTINI 1980, p. 121.2 KRAUTHEIMER 1981, p. 31.3 FIOCCHI NICOLAI 2001, p. 49.4 Liber Pontificalis, pp. 172-175.5 FIOCCHI NICOLAI 2001, pp. 50-51.

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EDILIZIA PRIVATA ED EDIFICI CRISTIANI DI CULTO: UN PROBLEMA APERTO 557

Ma è soprattutto la basilica di S. Clemente a dimostrare meglio d’ogni altra chiesa, “come inRoma diversi strati di cultura si siano sovrapposti l’uno all’altro, lasciando ciascuno le proprie traccee contribuendo tutti a creare quell’impronta di continuità che è la caratteristica della storia del-l’Urbe”6.

La “conquista dello spazio urbano” all’interno delle mura non ebbe una progressione rapida e,quanto alla struttura dell’architettura chiesastica urbana promossa direttamente dalla Chiesa nei de-cenni immediatamente successivi al regno di Costantino, occorre dire che ce ne sfuggono i conno-tati7.

A Roma i primi esempi di chiese parrocchiali urbane, i tituli, risalgono già alla prima metà del sec.IV e vanno moltiplicandosi dall’età damasiana: sono basiliche d’impianto canonico, ad aula mononaveo più frequentemente a tre navate che obliterano strutture romane preesistenti in genere di tipo abi-tativo.

6 KRAUTHEIMER 1937, p. 120.7 FIOCCHI NICOLAI 2001, p. 60.

Fig. 1a. Roma: fronte delle case di età imperiale sul Clivus Scauri con locali di abitazione e commerciali su cui fuedificata la chiesa del SS. Giovanni e Paolo al Celio (da COLINI 1944). Fig. 1b. Roma: ricostruzione del complessoabitativo con utilizzazione cultuale cristiana su cui si impiantò la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo al Celio (daKRAUTHEIMER 1937). Fig. 1c. Roma: sezione dell’oratorio martiriale installato negli edifici sottostanti la chiesa dei SS.Giovanni e Paolo al Celio (da COLINI 1944). Fig. 1d. Roma, oratorio cristiano al primo piano delle domus romanesituate sotto la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo al Celio: affresco con figure di oranti e scene di martirio (tardo sec. IV).

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GIUSEPPE CUSCITO558

Senza affrontare in questa sede un’analisi puntuale ed esaustiva che richiederebbe troppo tempo,mi limito a concludere che le prime chiese di Roma risultano fondate da privati in aree private e so-prattutto nell’ambito di domus, cioè di abitazioni unifamiliari che avevano il vantaggio di offrire spaziinterni articolati soprattutto al pianterreno e aule tricliniari più o meno ampie che ben si adattavanoal riutilizzo diretto8. Basterebbe pensare a S. Lorenzo in Lucina, a S. Pietro in Vincoli, a S. Sabina, aS. Pudenziana e a tanti altri tituli romani che rioccupano più o meno integralmente grandi aule absidatedi rappresentanza di ricche domus tardoantiche,

Da scavi recenti sotto il cortile del Palazzo della Cancelleria risulta che la chiesa di S. Lorenzo inDamaso era stata eretta sopra strutture preesistenti del III-IV secolo, dove forse sorgeva la casa paternadi Damaso secondo quanto sembra suggerire l’epigrafe dedicatoria (hinc pater...creverat)9.

In nessun caso però gli edifici preesistenti hanno restituito tracce della presenza di un culto cristianodi età precostantiniana. La teoria in auge nella prima metà del Novecento che sotto le chiese titolari sitrovassero sistematicamente le domus ecclesiae anteriori alla pace religiosa (presunti tituli precostanti-niani) non ha trovato conforto nell’archeologia10.

Solo sotto il titulus Byzantis et Pammachi (SS. Giovanni e Paolo al Celio) una serie di case di abita-zione mostra un’utilizzazione cultuale cristiana (figg. 1a-1b-1c-1d), a partire forse già dall’età costan-tiniana, certamente nella seconda metà del sec. IV, prima dell’erezione della chiesa soprastante: unpiccolo oratorio martiriale installato nella seconda metà del sec. IV all’interno del complesso abitativopotrebbe ricollegarsi all’utilizzazione degli ambienti da parte di un gruppo famigliare cristiano o diuna più ampia comunità11.

Ma per venire alle chiese di questo nostro angulus Venetorum, è il caso di considerare l’insula epi-scopalis di Aquileia, capitale della Venetia et Histria, dove il più antico complesso cultuale sorgeva,come altrove, in un quartiere urbano presso la cinta muraria romana di sud-est (figg. 2a-2b), costruitodal vescovo Teodoro (308?-319?) all’indomani della pace religiosa e riconosciuto appena tra la fine

8 GUIDOBALDI 2000, p. 124.9 FERRUA 1942, p. 210, n. 57; BRANDENBURG 2004, pp. 135-136.10 PIETRI 1976, pp. 3, 92-96; FIOCCHI NICOLAI 2001, p. 99.11 KRAUTHEIMER 1937, pp. 265-300 e spec. p. 293, fig. 158; COLINI 1944, p. 169, fig. 129 e p. 179, fig. 141; FIOCCHI

NICOLAI 2001, pp. 93-95, 99-100 e fig. 70; p. 154, tav. XXXa.

Fig. 2a. Pianta di Aquileia: particolare con la zona meridionale della città e con l’insula episcopalis (da BERTACCHI

1980). Fig. 2b. Ricostruzione virtuale di Aquileia romana.

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EDILIZIA PRIVATA ED EDIFICI CRISTIANI DI CULTO: UN PROBLEMA APERTO 559

dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. L’impianto (figg. 3a-3b) era costituito da due aule paralleleanabsidi disposte in direzione est-ovest e collegate da un ambiente intermedio entro i limiti di un’insula,in cui le più recenti esplorazioni inducono a riconoscere un’area già adibita a quartiere abitativo peruna borghesia benestante12. Lo spazio intermedio tra le due aule parallele era occupato dal battistero,un vano a pianta quadrangolare con al centro una vasca ellittica, adiacente all’aula sud13, e da altri am-bienti minori la cui articolazione rimane incerta e in rapporto con l’ingresso da prevedere sul lato orien-tale14.

Quanto alla tipologia dell’impianto teodoriano, anche il Testini aveva osservato che Aquileia restasempre un caso a sé rispetto all’architettura del sec. IV, ad eccezione di Treviri, mentre, rispetto all’ar-chitettura del sec. III, l’unico antecedente sicuro per Aquileia – e unico superstite in assoluto – reste-rebbe la domus cristiana di Dura Europos15. Il progetto di Aquileia, dunque, perderebbe la sua atipicitàsolo estraendolo dal quadro dell’architettura sacra di età costantiniana e inquadrandolo invece nellatradizione di progettare la sala dell’assemblea liturgica entro e non fuori l’unità della domus: Aquileiaverrebbe a porsi così nel momento terminale dell’itinerario storico della domus ecclesiae, quando fattoridiversi stimolarono innovazioni a favore del comunitario e del sociale16. Si spiegherebbero in tal modo

12 MASELLI SCOTTI 2008, pp. 386-387; CUSCITO 2009, p. 55.13 MENIS 1986, pp. 5-87.14 BRUSIN, ZOVATTO 1957, pp. 125-140; CUSCITO 2009, p. 55.15 TESTINI 1982, pp. 369-388; CUSCITO 2009, pp. 58-59.16 VILLA 2003, p. 503, n. 3: l’A. piuttosto che ricorrere “impropriamente al confronto con la domus ecclesiae” pre-

ferisce ricondurre la struttura essenziale del complesso “all’elaborazione di modelli, senza dubbio sperimentali, dellaprima architettura cristiana”, come risulterebbe dal raffronto con Treviri.

Fig. 3a. Aquileia: pianta del complesso teodoriano e dell’attuale basilica. Fig. 3b. Aquileia: ricostruzione virtualedell’impianto teodoriano.

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GIUSEPPE CUSCITO560

la posizione storica delle aule aquileiesi, il contenuto delle iscrizioni con suono augurale per personaggiviventi e la decorazione musiva dei pavimenti, ispirata a un repertorio zoo e fitomorfo nell’alveo dellacorrente di gusto per visioni bucolico-marittime, vivacissima lungo il sec. III.

Al centro dell’estrema campata occidentale dell’aula nord, oggi nella cripta degli scavi, si legge ilnome di Teodoro in un’iscrizione musiva dal tono acclamatorio (fig. 4), particolarmente interessantedal nostro punto di vista: vi si attesta che Teodoro proprio lì era felicemente cresciuto: [Theod]ore felixhic crevisti, hic felix (“Qui o Teodoro beato, qui sei cresciuto beato”). Il verbo crevisti, che evoca il cre-verat dell’iscrizione damasiana di Roma, consente almeno due interpretazioni, potendo significare chelì Teodoro aveva avuto la sua casa di abitazione dov’era cresciuto, ovvero che in quell’ambito avevapercorso i gradi della carriera ecclesiastica fino all’episcopato.

Ma comunque si voglia interpretare l’iscrizione, il Brusin inclinava a ritenere che essa facesse rife-rimento a una casa privata con un locale adibito al culto cristiano, cioè a una domus ecclesiae, anteriorealla pace della chiesa, attestata da “opere murarie e frustoli di intonaco affrescato” emersi da saggi discavo nell’ambito di quella campata, quasi che lì fosse “esistita prima della chiesa la casa dell’abitazionepaterna di Teodoro”17. Del resto ad Aquileia, dove il cristianesimo dovette presto approdare e dar vitaa una comunità organicamente matura almeno dal sec. III, glorificata da un manipolo di martiri, nonpoteva mancare un luogo di culto sviluppatosi, come a Roma e altrove, nella casa di qualche facoltosocittadino aderente alla nuova fede.

Una di queste case ospitali si potrebbe forse riconoscere nello spazio interposto fra le due aule pa-rallele, dove è ancora visibile un contesto archeologico con i resti della domus di età augustea, succes-sivamente obliterata dal complesso di Teodoro, che avrebbe preso come centro la domus in cui forsepoteva essere “cresciuto”: allora l’ambiente trasversale tra le aule parallele occupò la parte occidentaledella casa abbattuta, mentre la parte orientale fu destinata a battistero e ad ambienti di servizio. Ma a

17 BRUSIN, ZOVATTO 1957, pp. 60-61.

Fig. 4. Aquileia, aula teodoriana nord:epigrafe musiva del vescovo Teodoro.

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EDILIZIA PRIVATA ED EDIFICI CRISTIANI DI CULTO: UN PROBLEMA APERTO 561

questa supposta successione di edifici si frappongono non poche difficoltà, come il notevole dislivellodi circa un metro fra i due livelli d’uso e il salto cronologico di tre secoli fra i pavimenti musivi delladomus di età augustea e l’impianto teodoriano18; a ciò si aggiunge la poca usura dei mosaici, indizioquesto di una breve fruizione della casa19.

Esclusa poi l’ipotesi di un primitivo oratorio preteodoriano supposto dal Brusin nelle due campateorientali dell’aula nord, l’organizzazione del complesso risulta troppo coerente per non essere considerataunitaria, nonostante le innegabili diversità di tecnica e di gusto riscontrabili nel mosaico tra le singole partidi entrambe le aule e specialmente tra le campate che pavimentano l’aula nord, giustificate dalla presenzadi più mani e di più botteghe impegnate nell’esecuzione dell’opera per un certo numero di anni20.

Anche a Verona una recente lettura delle strutture finora messe in luce nei pressi della cattedraleha ricostruito le varie fasi di vita del nucleo episcopale a partire da una supposta domus ecclesiae dellatarda età imperiale: in effetti tale ipotesi, che trova riscontri in altre città, è stata suggerita dai resti diun edificio privato preesistente e sottostante la più antica delle due basiliche del gruppo paleocristiano,detta chiesa A21.

Ma è soprattutto Parenzo che merita particolare attenzione a tale riguardo: nella zona delle basilichecristiane sorte su una delle insulae nord-orientali del nucleo urbano (fig. 5)22, gli strati archeologici di

18 CUSCITO 1977, p. 160.19 BERTACCHI 1980, p. 188.20 CUSCITO 2009, pp. 56, 62-64.21 Le tracce materiali del Cristianesimo 1989, p. 109 (la scheda è di C. Fiorio Tedone).22 MIRABELLA ROBERTI 1986, pp. 185-200.

Fig. 5. Parenzo: impianto urbano della città romana con l’indicazione del complesso episcopale (da MIRABELLA

ROBERTI 1986).

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Fig. 7. Parenzo, battistero eufrasiano: iscrizione di Mauro episcopus et confessor.

Fig. 6. Parenzo: schema ricostruttivodelle prime aule cristiane (tardo sec.IV) sul sito della domus romana inneretto (da ŠONJE 1965).

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precedenti costruzioni romane attestano l’estensione dell’abitato fin presso la spiaggia. A nord del-l’Eufrasiana sono stati messi in luce soprattutto nel secondo dopoguerra alcuni resti di precedenti edi-fici romani appartenenti a tre successive fasi architettoniche. Lo strato superiore sembra riferirsi a unacasa di abitazione databile circa alla metà del III sec. d.C. Di questa domus (fig. 6) sono stati identificatil’atrio con una nicchia semicircolare nel muro di fondo e, dietro ad esso, una grande sala riconosciutacome probabile triclinium o tablinum, da dove partiva un corridoio per dare accesso ad altri ambientipiù a est23.

Che la prima sistemazione episcopale regolare sia stata impiantata negli ultimi decenni del sec. IVsul posto della precedente domus è dimostrato dai risultati delle indagini fin qui condotte; che il tricliniodella domus abbia funzionato per un certo periodo come domus ecclesiae in relazione a Mauro, dettoepiscopus et confessor nella nota epigrafe di discussa datazione (fig. 7), è un’ipotesi bisognosa di appoggi,ma non certo da accantonare con leggerezza secondo una tendenza oggi abbastanza diffusa. Del restola forte possibilità di riconoscere nel protovescovo Mauro un martire di età precostantiniana inducel’archeologo a supporre l’esistenza di un luogo di culto nel triclinio della domus, da cui successivamentesi svilupparono fino alla strada romana le tre aule parallele del primo complesso basilicale, forse propriocontemporaneamente alla traslazione delle spoglie di Mauro dal cimitero suburbano al luogo ubi epi-scopus et confessor est factus, dentro la cinta muraria della città24.

23 ŠONJE 1965, pp. 799-806; CUSCITO 2009, p. 249. 24 CUSCITO 2009, p. 249.

Fig. 8. Parenzo, prime aule cristiane (tardo sec. IV): riquadro musivo a meandri con il più tardo inserimento dei duesimbolici pesci (da MARUCCHI 1896).

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Fig. 10. Orsera: impianto tardoantico, già interpretato come edificio di culto (sec. IV-V) (da MIRABELLA ROBERTI 1944).

Fig. 9. Parenzo: particolare col pesce nel riquadro musivo a meandri.

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Fig. 12. Concordia: pianta del complesso paleocristiano con le ultime scoperte (da CROCE DA VILLA 2001).

Fig. 11. Aquileia: pianta dellabasilica post-teodoriana nord (daBERTACCHI 1980).

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Fig. 13. Grado, scavi sul sito dell’episcopio: base di colonna in edificio monumentale di età romana (da LOPREATO

1988).

Certo la ricostruzione presentata dal Šonje non manca di destare perplessità e interrogativi, comedel resto l’ipotesi già avanzata dal Marucchi nel 189625, secondo cui il riquadro musivo a meandri(fig. 8) col più tardo inserimento dei simbolici pesci a danno dei precedenti motivi ornamentali(nodo gordiano e svastica) nell’aula di mezzo potrebbe essere appartenuto al triclinio della domused essere stato conservato nel primo complesso basilicale come veneranda memoria delle origini.Tuttavia l’impianto cromatico, la compattezza del disegno, la condensazione dei motivi ornamentalie lo spessore naturalistico dell’intreccio, oltre che dei due realistici dentici successivamente inseriti(fig. 9), sembrano differenziare il riquadro musivo non poco dagli altri due scomparti dell’aula concui ha in comune la quota e le dimensioni delle tessere, tanto che anche il Mirabella Roberti nonescludeva la possibilità di riconoscervi un oratorio domestico pur in mancanza di una documenta-zione archeologica26.

Dopo le recenti indagini degli archeologi croati sullo sviluppo di alcuni centri economici lungo lacosta occidentale dell’Istria dal I al VI secolo, pareva assodato che, con la penetrazione del cristianesimonel territorio, i luoghi di culto si fossero impiantati nell’ambito delle stesse ville rustiche divenute im-portanti centri produttivi e residenziali: così, oltre alle emergenze archeologiche di Orsera (fig. 10),già interpretate in senso cultuale dal Mirabella Roberti27, ne avrebbero dato prova per il sec. V i risultati

25 MARUCCHI 1896, pp. 3-31; CUSCITO 1998a, pp. 185-210 e spec. 199-204.26 MIRABELLA ROBERTI 1972, p. 198; CUSCITO 2009, pp. 249-250.27 MIRABELLA ROBERTI 1944, pp. 509-541 (= AMSI 79-80, 1979-80, pp. 33-61); CUSCITO 1998b, pp. 174-177.

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Fig. 15. Parenzo, episcopio eufrasiano: sala delle udienze dopo gli interventi de restauro (da MATEJCV

IC� 2007).

Fig. 14. Parenzo: schema ricostruttivo della basilicadoppia preeufrasiana (metà del sec. V) (da MATEJC

V

IC�,CHEVALIER 1998).

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degli scavi condotti a Cervera e a Sorna presso Parenzo28, e forse quelli di Medolino presso Pola29. Male recenti osservazioni di Francis Tassaux sugli ambienti absidati di tali ville, da lui intesi come sale dirappresentanza tipiche delle domus tardoantiche, ci inducono a una interpretazione profana di taliresti monumentali30. E lo stesso si può affermare per i cosiddetti oratori di Aquileia31.

Quanto all’edilizia associata al luogo di culto e adibita a funzioni pastorali, non mancano testimo-nianze epigrafiche in grado di illustrare il fenomeno e riscontri archeologici anche in centri a noi moltovicini.

Così, per fare ricorso ancora una volta alle testimonianze romane, è da segnalare che, secondo dueiscrizioni tramandate dalle sillogi, la chiesa di S. Lorenzo in Damaso era dotata anche di un battistero,che ne attesta la funzione parrocchiale32 e rispettivamente di una domus religiosa eretta sumptibus pro-priis da Attica, moglie di Felice Magno, prefetto al pretorio e corrispondente di Sidonio33.

Se poi vogliamo limitarci a considerare i riscontri archeologici esistenti sul nostro territorio, dob-biamo partire ancora una volta da Aquileia, dove le investigazioni del 1972 hanno messo in luce le fon-dazioni dell’episcopio (fig. 11) sul lato settentrionale del quadriportico della post-teodoriana nord(metà del sec. IV)34; a Concordia, dove recenti indagini hanno riconosciuto un presunto episcopio oun hospitium per pellegrini (fig. 12) adiacente al lato meridionale del quadriportico (sec. IV-V)35; aGrado (fig. 13), dove, a sud della basilica di S. Eufemia, sono emerse le fondazioni dell’episcopio pa-leocristiano e altomedievale sovrapposte a un monumentale edificio romano36; ma soprattutto a Pa-renzo (fig. 14), dove, a nord del quadriportico, tuttora sopravvive l’episcopio di Eufrasio (metà delsec. VI) diviso in due piani, di cui il terreno, su strutture pre-eufrasiane, adibito a magazzino e il supe-riore (fig. 15) a sala di rappresentanza37.

28 JURKI� GIRARDI 1978-1979, p. 290; JURKI� GIRARDI 1981-1982, pp. 22, 31; MATIJAŠI 1997, p. 217.29 JURKI� GIRARDI 1978-1979, p. 31.30 TASSAUX 2003, pp. 383-390; CUSCITO 2009, pp. 260-261.31 BISCONTI 1996, pp. 273-286.32 Inscriptiones christianae 1888, pp. 135, n. 6; BRANDENBURG 2004, p. 136; ma a p. 325, n. 9 è errata la citazione

(IC II, p. 150, n. 19) che invece rinvia al fonte di S. Anastasia.33 Inscriptiones christianae 1888 II, p. 151, n. 25: si segnala il v. 3 (haec sunt tecta pio semper devota timori) ripreso

come clausola finale nell’iscrizione dedicatoria del patriarca Elia a Grado; KRAUTHEIMER 1962, p. 148: è un errore del-l’A. aver confuso Felice Magno, corrispondente di Sidonio, con Felice corrispondente di Aurelio Simmaco rinviandoa PAULY-WISSOWA, Realencyclopädie, VI, col. 2167; MARTINDALE 1980, pp. 181-182, 463-464.

34 BERTACCHI 1972, cc. 61-88; CUSCITO 2009, p. 118.35 CROCE DA VILLA 2001, pp. 253-261; CUSCITO 2009, pp. 166-172.36 LOPREATO 1988, pp. 325-333; CUSCITO 2009, p. 323.37 MATEI�I� 1995, pp. 84-89; CUSCITO 2009, pp. 293-294.

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