12
2 www.gazzettino.it Domenica 19 Novembre 2017 Primo Piano IL CASO VENEZIA Dopo la gioia, la grande delusione. Dopo quasi trenta chilometri di marcia in tre gior- ni, dopo le notti all’addiaccio, dopo le ore trascorse su un argi- ne del Brenta per contestare l’ac- coglienza in una base militare, quando sono scesi dal pullman hanno visto che la loro nuova de- stinazione era l’ex caserma Sere- na di Treviso. Tanto rumore e tanta fatica per tornare alle stes- se condizioni di prima. Così, trenta migranti tra quei 241 in fuga da Cona hanno rifiutato la loro nuova destinazione: 24 so- no stati redistribuiti in altre tre strutture, sei sono fuggiti per tornare alla loro situazione provvisoria, a Mira, chiedendo di essere riportati alla base della discordia. Niente da fare: ormai per rientrare serve una nuova autorizzazione della prefettura. LA FUGA I sei richiedenti asilo fuggiti in serata sono stati riportati nella Marca ma in altre strutture. Ol- tre ai sei trevigiani, anche i 14 portati a Jesolo, alla Croce rossa, avevano tentato di fuggire per la frustrazione. Si aspettavano del- le case, ma quando si sono trova- ti di fronte a un’altra struttura per l’accoglienza di massa, le gambe già provate dalle fatiche dell’ultima settimana li hanno fatti cadere definitivamente in ginocchio. Alla fine, però, si trat- ta di una minoranza: agli altri, c’è da dire, è andata meglio. La grande fuga, la “marcia della li- bertà”, come sono state ribattez- zate le quattro giornate di cam- mino dei migranti partiti dalla base di Cona per raggiungere Ve- nezia, hanno lasciato un segno. E nell’ex base militare c’è già chi pensa a replicare la manifesta- zione visto che chi ha aderito, in un modo o nell’altro, è riuscito a cambiare il proprio destino. I NUMERI Facciamo un po’ di ordine. In 241 hanno lasciato Conetta (242, se contiamo anche Salif Traorè, il 35enne ivoriano travolto e uc- ciso da un’auto mentre stava raggiungendo il corteo accam- pato in chiesa a Codevigo per trascorrere la notte) e nessuno di loro tornerà. Venerdì matti- na, dalle cinque strutture di Mi- ra offerte dal patriarcato di Ve- nezia, sono partiti gli autobus per portare i migranti ribelli alle loro nuove destinazioni. Non tut- ti, a dire il vero: si è trovato il po- sto, in varie strutture del Vene- to, solo per 222. I 19 appiedati, quindi, sono rimasti nella strut- tura di accoglienza temporanea a Gambarare di Mira. «Lunedì in ogni caso partiranno anche lo- ro», assicura il primo cittadino rivierasco, Marco Dori. Tra i 222, 61 sono rimasti nel Venezia- no, redistribuiti in sette struttu- re tra i comuni di Venezia, San Michele al Tagliamento, Jesolo, Mira, Santa Maria di Sala e Cam- ponogara. I RIFIUTI In due situazioni, però, i mi- granti si sono sentiti punto e a capo. A Jesolo, infatti, i 14 desti- nati alla sede in capo alla Croce rossa, hanno fatto resistenza fi- no all’ultimo, per poi accettare anche se a malincuore. A Trevi- so ne sono arrivati 30 all’ex ca- serma Serena. Nessuno ci è ri- masto: sei di loro sono fuggiti, tornando in Riviera del Brenta, e in serata, sono stati ritrasferiti nella Marca in strutture alterna- tive. Gli altri 24 sono stati ripar- titi tra il Ferrhotel, degli apparta- menti in zona Stiore e in un’altra piccola struttura lungo la Noale- se. MOVIMENTI «Cona non è un lager - spiega il prefetto di Venezia Carlo Boffi - ha una superficie di 210 metri quadrati di spazi esterni e 13 mi- la al coperto. Se qualcuno vor- rebbe già tornare un motivo ci sarà. Il problema è che sono stati illusi da qualcuno, l’ex base non sarà un hotel a tre stelle ma non è neanche una prigione: ci sono attività di lingua italiana e corsi vari, certo che se qualcuno non vuole ascoltare la lezione non si può certo obbligarlo». L’illusio- ne, per il prefetto, arriverebbe dai sindacalisti di Usb, ormai ri- conosciuti come i rappresentan- ti delle istanze dei migranti. E non è un caso che gran parte di loro abbia voluto la tessera del sindacato. LA TENSIONE Ieri, a Conetta, si respirava un clima di tensione. Lunedì ci sarà un’assemblea all’interno dell’ex base missilistica di via Rottano- va. «Se a loro è andata bene, per- ché non dovrebbe funzionare anche per noi?» Anche perché adesso, a Cona i fuoriusciti non potrebbero tornare neanche vo- lendo: dopo tre notti fuori, i loro badge identificativi sono stati cancellati. «Il Governo deve ca- pire che l’accoglienza non si può fare in una tendopoli – ha detto ieri il sindaco di Cona, Alberto Panfilio - L’accoglienza diffusa è stata decisa attraverso l’accordo Stato-Regione. Se da due anni non funziona, non possiamo continuare a dire che sia quella la strada da perseguire. Per que- sto sarò sempre a favore di qual- siasi forma di protesta, se orien- tata a tutelare la dignità delle persone». Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA LA STORIA CONA Un matrimonio, nella bufera di questi giorni. Sembra una storia surreale quella vissuta, ieri matti- na, nel piccolo comune che conta meno di 3mila abitanti e che è arri- vato a ospitare anche 1500 richie- denti asilo. Una vicenda che si sta- glia nella realtà difficile di queste giornate e, che in realtà esprime tutta la forza di un “sì”. Si sono sposati nel municipio di Pegolotte: lei giovane italiana, ope- ratrice nel centro profughi di Co- netta, lui richiedente asilo del Mali. I due si sono conosciuti nel cen- tro di accoglienza e dalla loro rela- zione, che dura ormai da un annet- to, è nata una bambina, anche lei presente al matrimonio. Una storia che, pare, non sia nemmeno un ca- so isolato nell’ex base militare adi- bita a centro di accoglienza. Perché di relazioni tra migranti e operatri- ci, in questi mesi, ce ne sarebbero state. LA CERIMONIA «Sono stato molto felice di po- ter suggellare l’unione di questi ragazzi – afferma il sindaco di Cona Alberto Panfilio – anzi spe- ro che in futuro avvengano più spesso unioni di questo tipo. In questo caso ha vinto l’amore». I due coniugi hanno preferito vi- vere nell’intimità la loro unione, lontano dai riflettori. Più che per evitare le critiche dei compaesa- ni, la scelta sembra di stile. Riservatezza che ciascuno vorrebbe per il proprio matri- monio. Perché, in fondo, loro stanno vivendo nella normalità. A essere fuori da ogni controllo è il contesto intorno a loro. Una situazione difficile che va oltre i confini di Cona e che sta dila- gando un po’ ovunque. LA REAZIONE Per il piccolo paese si è tratta- to di un vero evento, ancora più forte della baraonda di questi giorni. Una ventata di aria fre- sca che è riuscita a mettere in se- condo piano le proteste, le pau- re e le tensioni che, da una setti- mana, hanno portato Cona al centro della cronaca nazionale. «L’accoglienza – dice Panfilio – è anche questa. È normalità del- le relazioni e non solo tensio- ne». Filippo Greggio © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo il figlio, il matrimonio: l’operatrice sposa il profugo NELL’EX BASE DI CONETTA NON SAREBBE L’UNICO CASO DI RELAZIONE IN CORSO ` Si sono conosciuti nel centro d’accoglienza Ieri il matrimonio IL SINDACO: «IN QUESTO CASO HA VINTO L’AMORE, SPERIAMO IN FUTURO AVVENGANO ALTRE UNIONI DEL GENERE» La protesta ANDATA E RITORNO Un gruppo di profughi che ha abbandonato l’ex base militare di Conetta con valigie e biciclette Cona In 241 se ne sono andati con la marcia verso Venezia I luoghi Jesolo In 14 hanno rifiutato la sede della Croce rossa e hanno tentato la fuga Treviso Sono arrivati in 30: alla vista della caserma Serena, 6 sono fuggiti A JESOLO IN 14 HANNO RIFIUTATO LA SEDE DELLA CROCE ROSSA, MA ALLA FINE HANNO DESISTITO ` Treviso, alla vista della “Serena” in trenta non sono scesi dal pullman: trasferiti altrove ` Alcuni hanno chiesto addirittura di essere riportati nel centro di Cona da cui erano fuggiti L’INGRESSO Il centro profughi di Conetta nel Veneziano «La caserma non ci piace» Il dietrofront dei migranti (C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

«Lacasermanoncipiace» Ildietrofrontdeimigranti · attività di lingua italiana e corsi vari, certo che se qualcuno non vuole ascoltare la lezione non si può certo obbligarlo»

Embed Size (px)

Citation preview

2

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017Primo Piano

IL CASO

VENEZIA Dopo la gioia, la grandedelusione. Dopo quasi trentachilometri di marcia in tre gior-ni, dopo le notti all’addiaccio,dopo le ore trascorse su un argi-ne del Brenta per contestare l’ac-coglienza in una base militare,quando sono scesi dal pullmanhanno visto che la loro nuova de-stinazione era l’ex caserma Sere-na di Treviso. Tanto rumore etanta fatica per tornare alle stes-se condizioni di prima. Così,trenta migranti tra quei 241 infuga da Cona hanno rifiutato laloro nuova destinazione: 24 so-no stati redistribuiti in altre trestrutture, sei sono fuggiti pertornare alla loro situazione

provvisoria, a Mira, chiedendodi essere riportati alla base delladiscordia. Niente da fare: ormaiper rientrare serve una nuovaautorizzazionedellaprefettura.

LA FUGAI sei richiedenti asilo fuggiti in

serata sono stati riportati nellaMarca ma in altre strutture. Ol-tre ai sei trevigiani, anche i 14portati a Jesolo, allaCroce rossa,avevano tentato di fuggire per lafrustrazione. Si aspettavano del-le case,ma quando si sono trova-ti di fronte a un’altra strutturaper l’accoglienza di massa, legambe già provate dalle fatichedell’ultima settimana li hannofatti cadere definitivamente inginocchio. Alla fine, però, si trat-ta di una minoranza: agli altri,c’è da dire, è andata meglio. Lagrande fuga, la “marcia della li-bertà”, come sono state ribattez-zate le quattro giornate di cam-mino dei migranti partiti dallabase di Cona per raggiungereVe-nezia, hanno lasciato un segno.E nell’ex basemilitare c’è già chipensa a replicare la manifesta-zione visto che chi ha aderito, inunmodo o nell’altro, è riuscito acambiare il propriodestino.

I NUMERIFacciamo un po’ di ordine. In

241 hanno lasciato Conetta (242,se contiamo anche Salif Traorè,il 35enne ivoriano travolto e uc-ciso da un’auto mentre stavaraggiungendo il corteo accam-pato in chiesa a Codevigo pertrascorrere la notte) e nessunodi loro tornerà. Venerdì matti-na, dalle cinque strutture di Mi-ra offerte dal patriarcato di Ve-nezia, sono partiti gli autobusperportare imigranti ribelli alleloro nuove destinazioni. Non tut-ti, a dire il vero: si è trovato il po-sto, in varie strutture del Vene-to, solo per 222. I 19 appiedati,quindi, sono rimasti nella strut-tura di accoglienza temporaneaa Gambarare di Mira. «Lunedìin ogni caso partiranno anche lo-ro», assicura il primo cittadinorivierasco, Marco Dori. Tra i222, 61 sono rimasti nel Venezia-no, redistribuiti in sette struttu-re tra i comuni di Venezia, SanMichele al Tagliamento, Jesolo,Mira, SantaMaria di Sala e Cam-ponogara.

I RIFIUTIIn due situazioni, però, i mi-

granti si sono sentiti punto e a

capo. A Jesolo, infatti, i 14 desti-nati alla sede in capo alla Crocerossa, hanno fatto resistenza fi-no all’ultimo, per poi accettareanche se a malincuore. A Trevi-so ne sono arrivati 30 all’ex ca-serma Serena. Nessuno ci è ri-masto: sei di loro sono fuggiti,tornando inRiviera delBrenta, ein serata, sono stati ritrasferitinellaMarca in strutture alterna-tive. Gli altri 24 sono stati ripar-titi tra il Ferrhotel, degli apparta-menti in zonaStiore e inun’altrapiccola struttura lungo la Noale-se.

MOVIMENTI«Cona non è un lager - spiega

il prefetto di Venezia Carlo Boffi- ha una superficie di 210 metriquadrati di spazi esterni e 13mi-la al coperto. Se qualcuno vor-rebbe già tornare un motivo cisarà. Il problemaè che sono statiillusi da qualcuno, l’ex base nonsarà un hotel a tre stelle ma nonè neanche una prigione: ci sonoattività di lingua italiana e corsivari, certo che se qualcuno nonvuole ascoltare la lezione non sipuò certo obbligarlo». L’illusio-ne, per il prefetto, arriverebbedai sindacalisti di Usb, ormai ri-

conosciuti come i rappresentan-ti delle istanze dei migranti. Enon è un caso che gran parte diloro abbia voluto la tessera delsindacato.

LA TENSIONEIeri, a Conetta, si respirava un

clima di tensione. Lunedì ci saràun’assemblea all’interno dell’exbase missilistica di via Rottano-va. «Se a loro è andata bene, per-ché non dovrebbe funzionareanche per noi?» Anche perchéadesso, a Cona i fuoriusciti nonpotrebbero tornare neanche vo-lendo: dopo tre notti fuori, i lorobadge identificativi sono staticancellati. «Il Governo deve ca-pire che l’accoglienzanon sipuòfare in una tendopoli – ha dettoieri il sindaco di Cona, AlbertoPanfilio - L’accoglienza diffusa èstata decisa attraverso l’accordoStato-Regione. Se da due anninon funziona, non possiamocontinuare a dire che sia quellala strada da perseguire. Per que-sto sarò sempre a favore di qual-siasi forma di protesta, se orien-tata a tutelare la dignità dellepersone».

DavideTamiello©RIPRODUZIONERISERVATA

LA STORIA

CONA Un matrimonio, nella buferadi questi giorni. Sembra una storiasurreale quella vissuta, ieri matti-na, nel piccolo comune che contameno di 3mila abitanti e che è arri-vato a ospitare anche 1500 richie-denti asilo. Una vicenda che si sta-glia nella realtà difficile di questegiornate e, che in realtà esprimetutta la forza di un “sì”.Si sono sposati nel municipio di

Pegolotte: lei giovane italiana, ope-ratrice nel centro profughi di Co-netta, lui richiedente asilodelMali.I due si sono conosciuti nel cen-

tro di accoglienza e dalla loro rela-zione, che dura ormai da un annet-to, è nata una bambina, anche leipresentealmatrimonio.Una storiache, pare, non sia nemmeno un ca-so isolato nell’ex base militare adi-bita a centrodi accoglienza. Perchédi relazioni tramigranti e operatri-ci, in questi mesi, ce ne sarebberostate.

LA CERIMONIA«Sono statomolto felice di po-

ter suggellare l’unione di questiragazzi – afferma il sindaco diConaAlberto Panfilio – anzi spe-ro che in futuro avvengano piùspesso unioni di questo tipo. Inquesto caso ha vinto l’amore». Idue coniugi hanno preferito vi-vere nell’intimità la loro unione,lontanodai riflettori. Più cheperevitare le critiche dei compaesa-ni, la scelta sembradi stile.Riservatezza che ciascuno

vorrebbe per il proprio matri-

monio. Perché, in fondo, lorostanno vivendo nella normalità.A essere fuori da ogni controlloè il contesto intorno a loro. Unasituazione difficile che va oltre iconfini di Cona e che sta dila-gandounpo’ ovunque.

LA REAZIONEPer il piccolo paese si è tratta-

to di un vero evento, ancora piùforte della baraonda di questigiorni. Una ventata di aria fre-sca che è riuscita amettere in se-condo piano le proteste, le pau-re e le tensioni che, da una setti-mana, hanno portato Cona alcentro della cronaca nazionale.«L’accoglienza – dice Panfilio –è anche questa. È normalità del-le relazioni e non solo tensio-ne».

FilippoGreggio©RIPRODUZIONERISERVATA

Dopo il figlio, il matrimonio: l’operatrice sposa il profugo

NELL’EX BASEDI CONETTANON SAREBBEL’UNICO CASODI RELAZIONEIN CORSO

`Si sono conosciutinel centro d’accoglienzaIeri il matrimonio

IL SINDACO:«IN QUESTO CASOHA VINTO L’AMORE,SPERIAMO IN FUTUROAVVENGANO ALTREUNIONI DEL GENERE»

La protesta

ANDATA E RITORNO Un gruppo di profughi che ha abbandonato l’ex base militare di Conetta con valigie e biciclette

ConaIn241 senesonoandaticon lamarciaversoVenezia

I luoghi

JesoloIn14hannorifiutato lasededellaCrocerossaehannotentato la fuga

TrevisoSonoarrivati in30:allavistadella casermaSerena,6sono fuggiti

A JESOLO IN 14HANNO RIFIUTATOLA SEDEDELLA CROCE ROSSA,MA ALLA FINEHANNO DESISTITO

`Treviso, alla vista della “Serena” in trentanon sono scesi dal pullman: trasferiti altrove

`Alcuni hanno chiesto addirittura di essereriportati nel centro di Cona da cui erano fuggiti

L’INGRESSO Il centro profughi di Conetta nel Veneziano

«La caserma non ci piace»Il dietrofront dei migranti

(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

3

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017Primo Piano

IL CASO

VENEZIA La fugadi 240migrantidall’ex base missilistica di Co-netta di Cona, nel veneziano,diventa un caso politico. Nontanto per la protesta dei giova-notti che si lamentavano dellecondizioni in cui si vive nellatendopoli, quando per la deci-sione di accogliere la loro ri-chiesta di essere trasferiti al-trove. I 240, dopo aver passatounaprimanottenella chiesa diCodevigo e la successiva neipatronati di quattro parroc-chie di Mira, sono stati infattismistati in giro per il Veneto.Ed è così che il deputato diScelta Civica, Enrico Zanetti,ha deciso di presentare una in-terrogazione al ministerodell’Interno.

LA PROTESTA«Cedere alle richieste degli

immigrati in marcia da Cona -dice l’onorevole Zanetti - è sta-to un gravissimo errore che de-terminerà in futuro problemidi ordine pubblico crescenti,perché è un precedente chespingerà gruppi di giovanistranieri non soltanto a molti-plicare questi comportamenti,ma anche a renderli più ag-gressivi per vedere fino a doveci si può spingere». Di qui la de-cisione di presentare un’inter-rogazione al ministro dell’In-terno «per capire chi ha presoquesta decisione e a che livelliè stata discussa e concordata».«È singolare - scrive Zanettinell’interrogazione - comeunaprotesta organizzata e non im-

provvisata sia stata tolleratadagli organi dello Stato che in-vece di ristabilire le regole han-no consentito di infrangere ladirettiva della prefettura chetra le varie cose detta l’obbligodi rientrare entro le ore 21all’interno dell’hub per il per-nottamento. La stessa prefettu-radiVeneziahadichiarato che“i migranti hanno libertà dimovimento durante la giorna-ta ma alle 21 devono rientrare,altrimenti dopo 48 ore di as-senza salta il programmadi ac-coglienza. Il non rientro equi-vale a rinuncia”». In realtà in240 sono stati trasferiti in altricentri del Veneto ed è qui cheZanetti insiste: «Chiedo di sa-pere come è stato possibile as-secondare in modo diretto e

pubblico le richieste dei mi-granti di non tornare al centrodi accoglienza, quali responsa-bili e livelli istituzionali sonostati interessati nel processoche ha portato a questa deci-sione e quali iniziative il gover-no intende assumere per rista-bilire la legalità».

LA REPLICAIl prefetto di Venezia, Carlo

Boffi, non si scompone, ancheperché la decisionedi smistarei profughi in fuga da Cona nonè stata presa in laguna senzacoperture superiori: «Avevochiamato Roma». Di più: «Hoavuto indicazioni in merito -ha detto Boffi - e ne renderòconto a tempo debito nelle se-di opportune». E all’onorevole

Zanetti cosa risponde? «Aspet-todi vedere l’interrogazione».

LO STOPResta il fatto che i profughi

usciti per partecipare allamar-cia di protesta lungo la Romeanon potranno rientrare a Co-na. Ingresso vietato anche aquelli che, dopo essere statismistati in vari centri del Vene-to, hanno rifiutato le sistema-zioni e adesso - ebbene sì - vor-rebbero tornare a Conetta. Mala cooperativa che gestisce ilcentro ha annullato i loro tes-serini di riconoscimento e perrifarli dovrebbero chiederli al-la prefettura.

DavideTamiello

AldaVanzan

©RIPRODUZIONERISERVATA

LA DECISIONE

PORDENONE A Pordenone tramon-ta l’ipotesi di un dormitorio gesti-to dalla Croce rossa, mentre sonouna settantina imigranti che dor-mono all’addiaccio. A mandaredefinitivamente in soffitta il pro-getto portato avanti dalla Cri ne-gli ultimimesi è stato il tavolo riu-nitosi giovedì in Prefettura, alquale hanno preso parte - oltre alprefettoMariaRosariaLaganà - ilsindaco Alessan-dro Ciriani e il pre-sidente della Cro-ce rossa GiovanniAntonaglia. La so-luzione del dormi-torio è stata defini-ta «non percorribi-le»: a prevalere èstata la tesidell’amministra-zione comunale,secondo la qualeun dormitorioavrebbe l’effetto dirichiamare in cittàaltrimigranti, pro-venientimagari da città comeGo-rizia, dove vivono in condizioniancorapiùprecarie.

LA SITUAZIONEAttualmente sono una settanti-

na le persone che dormono all’ad-diaccio, in ripari di fortuna, fra gliandroni dei palazzi e la zona in-dustriale della Comina. Per lastragrande maggioranza si trattadi richiedenti asilo cheattendonodi entrare nell’hub della ex caser-ma Monti: un’attesa che tuttaviasi protrae da settimane, dal mo-mento che il turn over è bloccatodalla mancanza di posti nel siste-ma dell’accoglienza diffusa. Ac-canto a questi, pochi casi di stra-nieri usciti per varie ragioni dalprogetto di accoglienza o, come

nel caso del 40enne di origine in-diana trovato morto una decinadi giorni fa in un parcheggiomul-tipiano, di persone arrivate in Ita-lia da tempo, che con la perditadel lavoro hanno perso anche ilpermesso di soggiorno e dunquehanno ricevuto un decreto diespulsione. A tutti la Croce rossafornisce quotidianamente il pa-sto serale. Poi, per la notte, lamaggioranza dei migranti restanei dintorni della casermaMonti,dormendonel vicino fossato, al ri-paro di un telo di nylon, nell’areaesterna del vicino Centro islami-coo in altri rifugi di fortuna.

L’IMPEGNOProprio per rimediare a questa

situazione la Cro-ce rossa si è impe-gnata, alcuni mesifa, nella ricerca diuna struttura. Laprima soluzioneindividuata, unimmobile vicinoal centro, si è scon-trata con l’opposi-zionedei residentie dell’amministra-zione comunale ecosì, lo scorso lu-glio, la Prefetturaha invitato la Cri acercare un’alter-nativa. In unmese

si è così trovato lo spazio per rea-lizzare la mensa, mentre la ricer-ca di un edificio da adibire a dor-mitorio ha dovuto fare i conti, daun lato, con il veto dell’ammini-strazione pordenonese, e dall’al-tro con l’indisponibilità dei Co-muni contermini. Giovedì, in Pre-fettura, la definitiva bocciaturadel progetto: la soluzione va cer-cata, si è detto, nel sistema dell’ac-coglienza diffusa, che tuttavia fa-tica a rispettare le quote previstedal patto Anci-Ministero: in cittàsono infatti oltre 400 i richiedentiasilo sistemati in strutture e ap-partamenti, a fronte dei poco piùdi 200previsti.

LaraZani

©RIPRODUZIONERISERVATA

Il caso finisce in Parlamento

`Zanetti (Sc) scrive al ministero dell’Interno«Gravissimo errore, si è creato un precedente»

LA PARTENZA I migranti di Cona smistati per il Veneto dopo la marcia

`La regola impone il rientro alla base alle 21Il prefetto: «Ho avuto indicazioni da Roma»

`Niente dormitorio,il Comune temel’effetto-richiamo

ALL’ADDIACCIO In un parco

«COSÌGLI STRANIERIDIVENTERANN0ANCHE PIÙAGGRESSIVI»Enrico

Zanetti

«Sbagliato cedere alla forza»

Pordenone, in 70 costrettia dormire ancora all’aperto

‘‘LA VITA È TROPPO BREVE

PER ACCONTENTARSI.’’

NON HA TERMINI DI PARAGONE.

(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

4

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017

LO SCENARIO

ROMA Quindici giorni. La datapiù probabile delle elezioni,ora che è scattato l’ultimo girodella legislatura, slitta dal 4 al18marzo. E’ questa l’ultima in-dicazione che esce da palazzoChigi. E, sembra,MatteoRenzinon avrebbe nulla da ridire.Perché un paio di settimane inpiù possono essere utili per co-struire la «coalizione larga» dicentrosinistra. E perché inquel lasso di tempo, il governopotrebbe tentare di vararequalche legge in più. A comin-ciaredal biotestamento. Lo Iussoli, invece, dovrebbe essereesaminato e votato (con la fidu-cia) dal Senato indicembre.Ciò significa che Paolo Gen-

tiloni non salirà più sul Colle,come era stato programmato,prima di Natale per annuncia-re al capo dello Stato che il suolavoro è concluso. E vuol dire

che Sergio Mattarella, da sem-pre convinto che la legislaturasarà di fatto conclusa con l’ap-provazione dellamanovra eco-nomica, procederà allo sciogli-mento del Parlamento dopol’Epifania. A metà gennaio oforse un po’ più in là. E senzache il premier si debba dimet-tere.Il “tutti a casa”, in ogni caso,

sarà decretato in base ai prov-vedimenti da approvare.Nell’elenco c’è anche la leggesulle professioni sanitarie equella sui parchi. Ma soprat-tutto il testamento biologico,ora benedetto perfino da papaFrancesco.Insieme alle elezioni per il

Parlamento, il 18marzo si vote-rà anche per i consigli regiona-li di Lazio, Lombardia e Moli-se. Renzi mastica amaro, vor-rebbe evitare l’effetto-trascina-mento lombardo,ma per evita-re il doppio voto servirebbeuna legge: le tre Regioni, infat-

ti, giànel 2013 votarono siaperle politiche che per le ammini-strative. Non si tratta comun-que di un election-day comple-to: le Comunali si svolgeranno(come prevede la legge) tra il15 aprile e il 15 giugno.

NESSUN BIS A GIUGNOSul Colle e a palazzo Chigi boc-ciato poi, come prive di fonda-mento, le voci che vorrebberoGentiloni e Mattarella inten-zionati ad anticipare il votoper poter tornare alle urne ingiugno nel caso che i risultatielettorali non decretassero

una maggioranza capace diformare il nuovo governo. Pri-mo perché, tra un adempimen-to e l’altro, ci vorrà unmese so-lo per insediare le Camere. Se-condo perché, come dimostral’impasse in Germania, Matta-rella non alzerà subito bandie-ra bianca: concederà qualchemese ai partiti per tentare ditrovare un’intesa. In più, se ilRosatellum si rivelasse inadat-to, sarà da valutare se ritocca-re la legge elettorale. Conclu-sione: nella sciagurata ipotesidella paralisi, gli italiani torne-

rannoalle elezioni in autunno.Nonprima.Per il rinvio del voto e per

l’election-day con le Comunalispinge Silvio Berlusconi.L’obiettivo: urne a maggio. Lasperanza: la riabilitazione en-tro quella data da parte dellaCortedi Strasburgo.Un’ipotesiche non piace agli alleati. «Spe-ro che nessuno voglia tirare acampare», diceMatteo Salvini.«Primasi vota emeglio», tagliacortoGiorgiaMeloni.

AlbertoGentili

©RIPRODUZIONERISERVATA

Eccoli i trenta«esempi civili», gli eroidellavitadi tutti i giornipremiati con leonorificenzealmerito, «motuproprio»,dalCapodelloStatoSergioMattarella.Tra ineo-cavalieriGessicaNotaro (nella foto), sfregiatacon l’acidodal suoexcompagno.Accantoa lei ancheduepoliziotte(FrancescaRomanaCapaldoeRobertaRizzo) chehannoguidato la squadrachehacatturato ilbrancodelcongoleseGuerlinButunguedeiminorenniautoridi stupri sulla spiaggiadiRimini.Eancora:TeresaDiFrancescodiCaserta, che sièprodigataaRigopiano,nell’albergo travoltodallavalanga,epoiaCasamicciola,doveper tutta lanotte - insiemealpompiereGiuseppeBove,anch’eglipremiato -haparlatocon idue fratellini intrappolati sotto lemacerie.

Mattarella premia trenta «esempi civili»

Verso le politiche

«Perridarevisioneaquestaregioneserve l’impegnoditutti. Sperochequestabellacoalizionesiallarghi ancora».LohadettoGiorgioGori (infoto), candidatodelcentrosinistraallapresidenzadellaRegioneLombardia,nell’interventoallaconventiondovehapresentato ieri la suacandidatura.

Lombardia, Gori: al viala sfida a Maroni

Il centrosinistra

Animali e politicaBrambilla in pista

La trasmissione

Primo Piano

Road map del governo:18 marzo election dayinsieme alle regionali`Per il Quirinale dopo la manovra legislatura finita ma Gentiloni vuole avere marginisu Ius soli e biotestamento. In caso di impasse, escluse nuove urne prima dell’autunno

BERLUSCONI ASPETTASTRASBURGO E SPINGEPER UN RINVIOA MAGGIO, SALVINIE MELONI PERÒNON LO SEGUONO

L’ATTESA

ROMA Ilmunicipio di Ostia si pre-para a scegliere la sua nuovaguida politica, dopo due anni dicommissariamento per infiltra-zioni criminali. Le urne apronoquesta mattina alle 7 e chiude-ranno alle 23, con i 183 seggi vi-gilati anche da agenti in borghe-se. Seggi blindati dopo la vicen-da dell’aggressione ad un gior-nalista, che ha portato all’arre-sto di Roberto Spada. E che il cli-ma non sia dei più sereni sul li-torale romano lo testimonia an-che l’intimidazione al circoloPd di Ostia con il portone bru-ciatoda ignoti.

IL TIMOREMentre le forze dell’ordine sa-

ranno impegnate a tutto campoper garantire la regolarità delvoto e a evitare «condiziona-menti», c’è un altro spettro cheincombe sulla consultazioneelettorale: l’astensionismo. Alprimo turno del 5 novembre, in-fatti, nella ex circoscrizione ro-mana ha votato appena il36,15% degli aventi diritto. Edora il timore è che tale percen-tuale diminuisca ancora, nono-stante per l’appello al voto siasceso in campo lo stesso mini-stroMarcoMinniti.

LE CANDIDATEA sfidarsi per la poltrona di

presidente del X municipio so-no due donne: Giuliana Di Pillo,la candidata del Movimento 5Stelle che ieri ha chiuso la suacampagna elettorale con la sin-daca Virginia Raggi e Alessan-dro Di Battista; e Monica Picca,in corsa per il centrodestra, ac-compagnata nel rush finale dal-

la leader di FdI Giorgia Meloni.Ma nessuna delle due ha fatto ilpienone in piazza, altro segnaledi una disaffezione crescentedei cittadini, forse causata an-che dagli episodi intimidatoriregistrati nelle ultime due setti-mane. Chi è rimasto fuori dallasfida, segnatamente Pd e Casa-pound, non ha dato indicazionidi voto lasciando dunque un

13,6% di elettori dem e un 9% disimpatizzanti dell’ultradestra(queste le percentuali prese alprimo turno) orfani di endorse-ment.

L’ORDINE PUBBLICONonostante sia stata annun-

ciata «una vigilanza discreta» aiseggi, oggi le forze in campo siprospettanomassicce. Il questo-re Guido Marino, nei giorniscorsi, ha firmato un’ordinanzache prevede, tra le altre cose, lavigilanza dell’esercito sul depo-sito delle schede elettorali. Il do-cumento, varato in stretto con-tatto con il prefetto Paola Basilo-ne, prevede anche il controllo24 ore su 24 di «ogni plesso elet-torale a partire dal giorno prece-dente le votazioni da polizia, ca-rabinieri e Guardia di Finanza.La vigilanza terminerà solo a de-finitiva chiusura dei seggi».«L’aria che tira» l’avevano respi-rata anche i giornalisti dell’omo-nima trasmissione di La7, aiquali erano state tagliate le gom-me della macchina propriomentre la Ostia antimafia scen-deva in piazza per la secondavolta in cinque giorni. Inoltre laporta del circolo Pd locale erastata trovata bruciata.

LE URNEOggi però la parola passa alle

urne. Stamattina Di Pillo, che alprimo turno è risultata la più vo-tata con il 30,21%delle preferen-ze, voterà alle 10 al seggio eletto-rale dei via Delle Rande, 22. Pic-ca, che corre sostenuta da FdI,Lega e Forza Italia e il 5 novem-bre ha raggiunto il 26,68% deiconsensi, voterà un’ora dopo -alle 11 - in via Telemaco Signori-ni, adAcilia.

©RIPRODUZIONERISERVATA

Ostia, spettro astensionismosui seggi blindati per il voto

INCENDIATA

La porta della sede del PartitoDemocratico, data allefiamme l’altra notte, uno deitanti episodi intimidatoriavvenuti a Ostia

`Si chiama“Dallapartedeglianimali”, è la trasmissionechepartesuRete4e inreplicasuLa5 (Mediaset) condottadallapresidentedelMovimentoanimalista, ovvero ladeputatadiForza ItaliaMichelaVittoriaBrambilla (nella foto), giàpresidentee fondatricedellaLega ItalianaDifesaAnimali. IlMovimento, checontapiùdi50dirigenti localimentre latrasmissionesfiora ilmilionedicontatti, èdallapartedeglianimali comerecita ilprogrammatv,masaràpuredallapartedellacoalizionedicentrodestraalleprossimepolitiche,visto cheSilvioBerlusconiè tra i socifondatoridellanuovacreaturapoliticastimata tra il 3,5e il 5percento.L’unicacacciacheammetteBrambillaèquelladellenicchiedimercatoelettorale: «Peschiamomoltotragli indecisi e trachi siastiene».Scorrendo lostatutofiorisce l’effettoRosatellumeci si concede lapossibilitàdi«impegnarsi in formadirettainattivita`politicaancheattraversoconsultazionielettorali»esi può«collaborare/ aderireapartiti,concui ritengaappropriatostabilirecollegamenti».

©RIPRODUZIONERISERVATA

DOPO LE INFILTRAZIONICRIMINALI, I DUE ANNIDI COMMISSARIAMENTOE GLI ATTENTATI, OGGILA SFIDA TRA DUE DONNEDI M5S E CENTRODESTRA

Le onorificenze

Musumeci si è insediatoaPalazzod’Orleans. Il cambiodiconsegnecon l’uscenteCrocetta s’è svolto inunclimacordiale.CrocettaharegalatoaMusumeci «Viaggio inSicilia»,diGoethe, ilneogovernatoreharicambiatoconOscarWilde, spiegando: «Lei èunapersona trasgressiva»

Musumeci regala a Crocetta Oscar Wildel’ex ricambia: Viaggio in Sicilia di Goethe

Palermo Il passaggio di consegne(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

5

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017

LO SCENARIO

ROMA Un colloquio «lungo e cor-diale» tra Romano Prodi e Mat-teo Renzi è stato il punto di svol-tadi questa duegiorni che, dopotanta impasse, sembra final-mente segnare un passo positi-vo per la coalizione di centrosi-nistra. Il Professore e il leaderdem si sono parlati a lungo ve-nerdì mattina (anche se si è sa-puto solo ieri sera), studiando ilpercorso «veloce» per la nascitadella coalizione di un centrosi-nistra «largo». E il padredell’Ulivo, quando ieri sera si so-no diffuse le voci di una possibi-le lista con il suo nome ha smen-tito seccamente. «Romano nonlavora a un pezzetto della coali-zione, ma al suo insieme e nonscenderà mai in campo diretta-mente», dice il suo braccio de-stro Sandra Zampa, «nascerà in-vece un listone ulivista che nonvuole essere un cespuglio, maun interlocutore forte e credibi-ledel Pd».

I RIFLESSII riflessi della chiacchierata traProdi e il segretario dem si sonoavuti in serata nella e.news diRenzi: «La coalizione di centro-sinistra alla quale stiamo lavo-rando con il generoso contribu-to di tutti, dovrà garantire egua-le dignità a tutti i componenti».Dunque anche al “listone ulivi-sta” guidatodaGiulianoPisapiae a cui lavorano anche prodianicome Zampa e Giulio Santaga-ta. «Penso di poter dire», ha ag-giunto Renzi, «che avremo unacoalizione di qualità, con pre-senze significative sia alla no-stra sinistra che al centro e chesaremo competitivi praticamen-te in tutti i collegi».Sempre ieri, a sua volta, Piero

Fassino ha incontrato insieme a

MaurizioMartina, proprio Pisa-pia. Prima della riunione, lostesso Prodi ha chiamato l’exsindaco. «Mi ha detto di andareavanti nel tentativo di unire ilcentrosinistra», rivela Pisapia,«e lo dico perché mi ha autoriz-zato a dirlo», ha puntualizzato.Pisapiadagiorni vadicendo cheil Professore dovrebbe avere il

ruolo di «garante» della coali-zione e la stessa richiesta ha ri-volto direttamente ai due rap-presentanti delNazareno.L’uno e gli altri parleranno, a

sera, di un «incontromolto posi-tivo e costruttivo». Nel merito,l’ex sindaco si aspetta ora segna-li concreti dalla legge di bilan-cio, l’apertura a modifiche al

jobs act, l’impegno su Ius soli ebiotestamento, nonché sui su-perticket in manovra: tutti temisu cui c’è già un’intesa di massi-ma con il Nazareno. Pisapiachiede «un segnale forte di uncambio di rotta», insomma, maanche un «garante» del patto dicoalizione, che potrebbe esserelo stesso Prodi. Il Professore,

che nel pomeriggio vede Paolo

Gentiloni a un convegno sulla

Cina, ha precisato però, come si

diceva, che «non vi sarà nessu-

na lista intestata» a lui o all’Uli-

vo.Ma la novità è che il confron-

to si apre sul serio, stavolta. C’è

un’intesa sul metodo e ci si tor-

nerà a confrontare sui contenu-

ti in settimana, forse già giovedì.

I NODI IRRISOLTI

Se - «e non è detto» - un accordo

con il Pd ci sarà, l’idea dei pisa-

piani è costruire non una lista

civetta ma un soggetto «forte»

delle adesioni dei prodiani (Pisa-

pia sarà oggi a Bologna con lo-

ro), dei Radicali, magari i Verdi.

Ma sul piano politico restano

nodi che rischiano di far inca-

gliare l’intesa. Una condizione

su cui l’ex sindaco non sembra

voler transigere è tenere fuori

Ap dalla coalizione. Ma Loren-

zo Guerini, che lavora per af-

fiancare al Pd un soggetto di

centro, in giornata sente Angeli-

noAlfano. ERenzi ribadisce che

in coalizione ci saranno «i cen-

tristi». L’altro nodo irrisolto è la

leadership. «Non può essere il

leader della coalizione chi è sta-

to divisivo in questi anni», dice

daCpMarcoFurfaro, alludendo

aRenzi.

EppureMatteo, a chi l’ha sen-

tito, è apparso molto soddisfat-

to: «L’obiettivo di una coalizio-

ne forte, in grado di competere

in ogni collegio, è a portata di

mano», tira le somme alla fine

di questa duegiorni.

BarbaraJerkov

©RIPRODUZIONERISERVATA

La mediazione di Prodi

sblocca l’intesa a sinistra`L’ex sindaco vede Fassino. E Matteopromette: «Tutti avranno pari dignità»

La costruzione della coalizione

`Colloquio del Professore con Renziapre la strada all’accordo Pd-Pisapia

CAMPO PROGRESSISTA

CHIEDE CHE ALFANO

RESTI FUORI

LE APERTURE DEM

SU IUS SOLI

E MANOVRA

INTESA

Il segretario del PdMatteo RenziA sinistra, Piero Fassinoe Giuliano Pisapia

(foto ANSA)

Primo Piano

(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

V

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017

Treviso Sotterranea boccia i park interrati

La parrocchiadi Selvanaspegne60 candeline

SOSTA E POLEMICHE

TREVISO Parcheggio sotterraneo alPattinodromo: dopo i dubbi di Ita-lia Nostra, arriva oggi la presa diposizione di Treviso sotterranea.L’associazione che ha intrapresoun’importante opera di tutela evalorizzazione delle Mura, espo-ne la contrarietà all’opera. Neitempi e nei modi. «Sabato scorsosono terminate le celebrazioniper i 500 anni delle Mura - affer-ma il presidente Roberto Stocco -già neanche una settimana dopo,è stato approvato il progetto cheprevede un parcheggio sotterra-neo nell’area dell’ex pattinodro-mo, che andrà a ridosso dellemu-ra e ingloberà il muro di contro-scarpa rendendo inutilmente visi-bile solo all’interno del parcheg-gio. La nostra associazione, haespresso da sempre la contrarie-tà alla realizzazione di questoprogetto, in quanto compromet-terebbe definitivamente e irrever-sibilmente il sistema difensivo ba-

stionato ideato da Fra Giocondoda Verona, originariamente com-postodapiù elementi inscindibilitra loro, caratterizzati l’architet-turamilitare cinquecentesca».

TUTELARETreviso sotterranea si batte per

la stesura di un piano di tutela im-mediato per tutte le superfici defi-nite dal sistema bastionatomonu-mentale e il recupero funzionaledi tutte le strutture sotterraneeoriginarie collocate in corrispon-denza dei bastioni, sotto le portemonumentali e lungo la cortinamuraria. «Altre città come Ferra-ra, Lucca e la vicina Padova, datempohanno adottato piani di tu-tela, salvaguardia e ripristino e di-rei anche di rispetto per le anti-che vestigia - prosegue Stocco -tanto è vero che ad esempio Fer-rara, sta continuamente perse-

guendo la logica della riappro-priazione pubblica delle struttu-re e delle pertinenze adiacenti,nel tempo alienate e destinate adaltri usi privati».

LOGICHE DI DISTRUZIONEI referenti erano presenti all’ul-

timo consiglio comunale. E han-no seguito con attenzione la di-scussione sulnuovo sistemadellasosta. Quello che non riescono acomprendere è come sia possibi-le che proprio nel momento incui i sistemi bastionati veneziani(vedi Palmanova) sono stati inclu-si dall’Unesco come patrimoniouniversale dell’umanità, a Trevi-so «si perseguano ancora una vol-ta logiche di distruzione delleMu-ra, perpetuando la tesi che sianoun impaccio e un ostacolo». Noncomprendiamo questa logica ir-razionale della costruzione diparcheggi multipiano interrati,soprattutto in centro storico. Frapoco infatti, dovrebbe partire an-che la discussione sul parcheggiodetto “Cantarane”- concludequindi l’associazione - abbiamogià ampiamente visto, il fallimen-to dei multipiano a pagamento:ex Dal Negro, ex Miani, sovradi-mensionati e poco utilizzati: necreiamodinuovi?»

ElenaFiliniOCCUPATO L’ex pattinodromo diventerà un park interrato

Ilparcheggio interratoalPattinodromoèunprogettochedaanniemergeescomparetra lepieghedellapolitica trevigiana.Durante ilperiododelleamministrazioni leghiste,sembravache le suarealizzazione fosseaunpasso.LaFondazioneCassamarca,comeonerediurbanizzazioneper ilmaxi recuperodelvecchioospedaledel SanLeonardo,presentò infatti ilprogettoperunparcheggiointerratoaridossodelleMura.Ma,adifferenzadiquelloapprovato inconsigliocomunalegiovedì sera,sarebbeandatomoltopiù inprofondità, finoa lambire ilmurodicontroscarpachesitrovaoranel sottosuolo. E laSovrintendenzabocciò tutto.LagiuntaManildoha inveceoptatoperunoscavomenoprofondoeper lavalorizzazionedelmuro.

Un progetto attesoda vent’anni

La storia

«ALTRI COMUNI

HANNO PIANI

DI TUTELA

NELLA NOSTRA

CITTA’ I MULTIPIANI

HANNO GIA’ FALLITO»

MUSEO CONTESO

TREVISO Il museo Bailo continua afar discutere. E non si pensi a dot-te disquisizioni sulle opere d’arteivi conservate. Ad accendere lepolemiche è la volontà dell’ammi-nistrazione comunale di concede-re il rinnovato spazio musealeper eventi non artistici (peraltronon una gran novità, come nonnuove sono le polemiche a propo-sito). La decisione ha scatenatouna diatriba al calor bianco tra ilconsigliere comunale MaristellaCaldato e l’assessore ai Beni cul-turali, Luciano Franchin (inci-dentalmente nella stessamaggio-ranza, ma da tempo Caldato haposizioni critiche). Per la primacosì si rischia di ritrovarsi convendite di pentole tra le sculturedi Arturo Martini. Per il secondo,verranno ospitate solo iniziativeselezionate, per di più spesso ab-binate a visite guidate, dunqueun’occasione di aumentare gli in-cassi e rafforzare la pubblicità.Ora la consigliera torna alla cari-ca. Annunciando che domani pre-senterà formale richiesta di acce-dere alla documentazione sullavendita dei biglietti del museo econfermare così la «quasi assen-zadi visitatori».

L’AFFONDO«Una terribile verità - sottoli-

nea - conseguente al fatto chequesta amministrazione comuna-le non è stata in grado di forgiareun adeguato piano di comunica-zione per lanciare il Bailo: non ba-stano le mostre di Goldin ma civuole inventiva propria, cioè ca-pacità imprenditoriale nell’istitu-zione, cioè nel Comune, nella par-te politica». La promozione non èandata oltre a qualche «striscio-ne sospeso lungo il Put, con il tito-lo ‘Ben tornato Bailo’, tutto scolo-rato e sbiadito» e l’idea dell’auto-finanziamento è «un alibi para-vento, per cedere ai privati sotto-costo spazi pubblici». «Se secon-do l’assessore Franchin le pento-le si continueranno a vendere neipullman - ironizza -, auspico chelui e la giunta saranno in grado diaccalappiare quei pullman di tu-risti e di stimatori di pentole, perportarli una volta per tutte a co-noscere ilmuseoBailo».

M.Z.

La Caldato«Al Bailomancanoi visitatori »

` L’associazione:«Il pattinodromo saràun danno per le Mura»

LA RICORRENZA

TREVISO Il 15 novembredel 1957, lachiesa di Cristo Re a Selvana veni-va eretta a parrocchia. Le crona-che dell’epoca riferiscono di co-me il vescovo Antonio Mantiero,nella sua decisione, dovette an-che superare le resistenze del par-rocodi SantaMaria delRovere, dicui fino ad allora Selvana era sta-ta succursale, ovviamente nontroppo contento di “perdere” ter-ritorio, fedeli (ed elemosine).

IL COMPLEANNOA sessant’anni di distanza, la

parrocchia selvanese celebra l’an-niversario:mercoledì scorso, nel-la data precisa della ricorrenza,con una santa messa e un pranzocomunitario, oggi con un concer-to. Alle 16, in chiesa, il Coro in-Canto, diretto daMarinaBottacine con l’accompagnamento all’or-gano di Giovanni Feltrin, esegui-rà musiche di Pachelbel, Rhein-berger, Guerrero, Monteverdi.Nel secondo dopoguerra, questaborgata era ancora ben lontanadall’urbanizzazione attuale: lefunzioni religiose si celebravanoin un granaio di Villa Saccardo,senza finestre e con una scalamalmessa come unico accesso.Fu un gruppo di abitanti della zo-na ad impegnarsi strenuamenteper poter creare un luogo di cultodegno, mettendo a disposizionedenaro e immobili e avviando va-rie iniziative, compresa la sagraancora in programma. Tra tutte,spicca la figura di Ippolita Fanna,proprietaria di Villa delle Rose,insiemea suoi familiari. La primapietra venne posata nel 1950, madopo un’interruzione causata dal-la mancanza di fondi, la primamessa venne officiata solo nel1955, con i lavori ancora non deltutto completati. Nel 1956 venneassegnato anche un sacerdote sta-bile, don Egidio Imoli, diventatoun anno dopo il primo parroco.Curiosità: l’intitolazione origina-ria doveva essere al Cuore imma-colato diMaria, poimutata in Cri-sto Re. Un cammino lungo, a vol-te travagliato (basti pensare chela consacrazione ufficiale è avve-nuta solo nel 1983), ma che conti-nua tuttora con vitalità. E che vadunquecelebrato.

M.Z.

Treviso

(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

XI

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017

LastellaMichelinha frenatol’intraprendenzadello lochefFrancescoBrutto,manonnehascalfito l’immaginazione.Con la“stella”èarrivata lanotorietàeil superlavoroche lohannocostrettoarinviare l’apertura,previstaoggi,delnuovo locale.MaBruttoèunvisionariosenzalimiti: aperturaposticipatasoloall’1novembre.

L’apertura slittaal primo dicembre

Secondo locale

I NUOVI SAPERI

TREVISO (mf) Una scuola supe-riore che assomiglia sempre dipiù a una università. O agli isti-tuti del nord Europa, se preferi-te. Le classi tradizionali rimar-ranno. Ma solo per l’insegna-mento dellematerie fondamen-tali per gli indirizzo di studio.Per il resto sarannogli studentia muoversi. Non aspetterannopiù i professori, ma si sposte-ranno, raggiungendo le aule de-dicate alle diverse materie, dif-ferenziate in base al livello diinsegnamento. Ci saranno auledi latino, scienze, fisica e cosìvia. Il tutto seguendo un pianodi studio personalizzato. Pro-prio comeall’università.

RIVOLUZIONEIl Pio X del futuro sarà così.

Un futuro tutt’altro che lonta-no. La svolta arriverà già a set-tembre. E coinvolgerà i sei gliindirizzi offerti dal collegio ve-scovile: liceo classico, scientifi-co (con la matematica creati-va), delle scienze applicate, lin-guisticomoderno, linguistico aindirizzo giuridico-economicoe quello linguistico europeo aindirizzo artistico-letterario.Gli iscritti al classico, valga co-me esempio, avranno la possi-bilità di frequentare le lezionidimatematica del liceo scienti-fico. Stessodiscorsoper le altrematerie. Il piano verrà illustra-to nei dettagli oggi, dalle 14.30alle 18, in occasione della dome-nicadel PioXaporte aperte. «Asettembre inaugureremo unascuola dinamica, dove sarannogli studenti amuoversi – spiegail preside Simone Ferraro –.Questo consentirà ai ragazzi dimisurarsi in modo diverso conle materie. Così l’orientamentoproseguirà anche nel primobiennio. Con le classi aperte sa-

ràpiù semplice inserirsi in altripercorsi. È una grande sfida. Cisiamo preparati e ci siamo con-frontati con realtà internazio-nali e poi abbiamo calato il tut-to nel modello della scuola ita-liana – aggiunge –. Facciamo in-novazione, sì, ma sempre fon-dendola con la tradizione».

ALL’AVANGUARDIALa rivoluzione sarà neimeto-

di. La sostanza, invece, ovvia-mente non cambierà. «Il Pio Xresterà una scuola paritaria co-me prima», dice il preside ascanso di equivoci. Tra le novi-tà ci sarà il liceo linguistico eu-ropeo a indirizzo letterario. An-che questo partirà a settembre.Ci saranno tre aree distinte: ar-tistico-letterario con corsi di di-segno, scrittura creativa e pittu-ra; grafica con pubblicità e foto-grafia; multimedia con mon-taggio video e animazione in3D. Nel frattempo si prepara ilterreno all’arrivo del primo li-ceo scientifico di quattro anni.Il Pio X ha chiesto alMiur di po-ter attivare a Treviso, dal pros-simoanno scolastico, unadelle100classi sperimentali previstein tutta l’Italia. La risposta do-vrebbe arrivare entro Natale.«Abbiamo messo a punto unprogettodettagliato – concludeFerraro – non tagliamo i pro-grammi, ma separiamo la di-dattica dalle verifiche concen-trandole in 4 ore a settimana. Equesto ci permette di avere a di-sposizionemoltopiù tempo».

PROTAGONISTI Francesco e Regis, chef e sommelier, soci del locale

Svolta al Collegio Pio Xl’università fa da modello

GUSTO

TREVISO Undicesimo Vineria Up,il nuovo locale del neo stellatoenfant prodige Francesco Brut-to avrebbe dovuto aprire oggi.Ma il giovane chef e il suo staffsono stati travolti dagli eventi:la stella Michelin (primo risto-rante a Treviso) ha portato aun’impennata del lavoro. Il ri-sultato? Per avere un tavolo disabato bisogna prenotare consettimane d’anticipo. E tempoper completare i restauri e la bu-rocrazia ne è rimasto poco. Ilnuovo locale aprirà al massimol’1 dicembre. E sarà un bistrot inminiaturadovegustarepinchoseccezionali, con cocktails e bir-re che arrivano in esclusivadall’estero.La vera rivoluzione?Un piatto potrà costare anchedai 5 (mezza porzione) ai 9 eu-ro. E il giovane chef trova il tem-po per svelarne in anteprima lafilosofia.Brutto, il saltodi qualità con

UndicesimoVineria?«Undicesimo Vineria Up si

chiama così (ma non siamo per-suasi al 100% del nome) perchè,banalmente si trova sopra il ri-storante. È un ex locale per ledegustazioni».

Qual è lanuovasfida?«Proporre i nostri piatti d un

prezzo competitivo. Un piattocosterà circa9 euro».Mache locale sarà?«Una specie di bistrot. A farla

da padrone saranno i pichos, i ti-pi piatti unici di ispirazione ibe-rica. Ma non sono snack: è tuttacucina. Il piatto sarà ordinato altavolo con posate, ma senza to-vagliato».L’ideadegli interni?«Molto caldi. Avremoun ban-

cone e dei tavoli, sempre distan-ti tra loro comenella nostra logi-ca. Venti coperti in tutto. E uningresso indipendente rispettoal ristorante».L’idea (vedi Dolada con Do-

ladino) è di avere l’appendicegourmandma lowcost?«Proprio così, vogliamo avvi-

cinare i ragazzi alla buona cuci-na e al gusto. L’idea è che si pos-sa mangiare bene e sano spen-dendopoco».Trevigiani inVineria?«Ora sì. Dopo il servizio

sull’Espresso, ci hanno scoper-to. E abbiamo incrementato del300% il fatturato. Il ristorante èletteralmente esploso. Prima aavevamo soprattutto clienti dalrestod’Italia».Il vostro locale ha contribui-

to a riqualificare un luogo del-la cittàunpo’ a rischio.«Si è vero. Noi abbiamo porta-

to controllo e vitalità. E abbia-mochiestopulizia e decoro.Orail parcoè carino».Unospazio in centro?«No. Ci piace pensare che chi

arriva qui lo faccia di proposito.Venga perchè vuole trovare noi.Poi la facilità di parcheggio èun’innegabile comodità».Bruttocosavi aspettate?«Di continuare a far bene, di

avere clientela giovane e distringere il legame con Trevisoe i trevigiani».

ElenaFilini

DA SETTEMBRESARANNOGLI STUDENTIA SPOSTARSI DI AULAPER FREQUENTARELE LEZIONI “EXTRA”

Ecco Vineria Up«Piatti stellaticon prezzida fast food»

Treviso

` L’ultima scommessa dello chef Brutto«Avvicinare i giovani all’alta cucina»

(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

XVIII

Domenica19Novembre2017

[email protected]

MONTEBELLUNA

In qualche caso, la scelta dimettersi in gioco è nata dopo untrauma, in altri era nel Dna di fa-miglia, in altri ancora rappre-senta un’esigenza. Sviscerata an-che ieri in occasione del Forumprovinciale Giovani Avis, svolto-si a Montebelluna. Fra tanti gio-vani, Margherita Battistella diMotta, pattinatrice campiones-sadelmondo, nuova testimonialdei giovani Avis. Con lei tanti ra-gazzi e ragazze dalle storie spe-ciali, nella loronormalità.

STUDENTIAdesempio, la ventenneGior-

gia Stocco, studentessa universi-taria castellana. «Sono cresciutain una famiglia impegnata nelvolontariato e nell’Avis -dice- Di

sangue c’è sempre molta richie-sta e mi hanno sensibilizzato icasi di conoscenti che hanno neavuto bisogno. E’ un dovere civi-le». Che però troppi giovani nonsentono: le donazioni infatti so-no in calo. «Credo che ciò sia do-vuto a stili di vita non conformialla donazione ma anche allapaura diffusa degli aghi. Lo per-cepisco quando cerco di convin-cerli». Le fa eco Francesca Pa-nazzolo, studentessa venticin-quenne attiva nell’attività di sen-sibilizzazione nelle scuole delmontebellunese. «Mi piace dar-mi da fare per una buona causae essere in contatto con gli altrigruppi Avis. Sento che c’è consi-derazione per i giovani e ciò mispinge a darmi da fare. Ricevosenza dubbio più di ciò che doda tali esperienze». Ma France-sca non si limita a impegnarsi

nell’Avis. «Sono attiva anche inparrocchia, nell’Acr, con i cori econ i gruppi parrocchiali». Mat-teoDalla Rosa, consulente infor-matico ventottenne vice presi-dente dell’Avis di Asolo, dice: «Imiei nonni facevano partedell’Avis; perme è stata una que-stionedi altruismo.Mi spingonoadesserci lo spiritodi squadra, ildesiderio di stare assieme con al-tri giovani e di fare del bene aqualcuno».

LA STORIAPure il montebellunese Mat-

teo Casella, idraulico ventino-venne, ha trovato in famiglia lasensibilità al volontariato. Manon solo. «Giocando a rugby, hosubito un’operazione a una spal-la e ho avuto bisogno di trasfu-sioni. Ero minorenne ed è statoallora che mi sono ripromessodi donare, non appena avessi po-tuto, per contraccambiare l’aiu-to avuto. Con i giovani attiri i gio-vani. Dobbiamo inoltre puntaremolto sulle scuole». Sulla stessalunghezza d’onda la ventitreen-ne nervesana Gloria Toffoli, chesta prestando servizio civilenell’Avis regionale e fa parte deigruppi comunali e provinciali.«Per cambiare qualcosabisognaessere i primi a mettersi in gio-co», dice.

L.Bon

VOLPAGO

L’ossario 84, settore C, del ci-mitero di Volpago, per il mo-mento non ha fiori, non ha no-mi. C’è, però, qualcosa che lo dif-ferenzia da tutti gli altri. Un qrcode. E’ quello che Elena, mo-glie di Luca Pais Becher, infor-maticomorto a 49 anni per unagrave forma tumorale, ha giàmesso.Ed ègià funzionante.

IL COLLEGAMENTO

Se avvicini lo smartphone, in-fatti, in automatico ti collega al-la pagina di Luca, quel blog chelui, esperto di informatica maanche versatile ed estremamen-te creativo, ha voluto realizzarequando ha saputo che la malat-tia non già avrebbe dato scam-po. E Elena, come lui pratica, co-me lui solare, come lui desidero-sa di guardare avanti e trasmet-tere, nonostante tutto, un mes-saggio positivo, non ha persotempo. «Questo qr code è tem-poraneo -spiega- poi verrà rea-lizzato in maniera stabile congli stessi materiali della foto.Ciò, però, avverrà più avanti, do-po l’inserimento in ossariodell’urna con le ceneri». Ieri, in-tanto, nella Chiesa di Venegaz-zù a Luca è stato dato l’ultimosaluto, in una parrocchiale gre-mita di amici, colleghi di lavorodi Luca e di Elena, semplici co-noscenti che stimavano quell’in-formatico innovativo e semprealla ricerca di qualcosa di nuo-vo. Cosi lo hanno dipinto gliamici e colleghi alla fine dellacerimonia, così lo ha dipintodon Massimo che l’ha officiataassieme ad un altro religioso.Così lo stesso Luca ha amato di-pingersi nel suoblog.

NEL WEB

«Mi è sempre piaciuto -hascritto infatti- creare, inventarecosenuove e vivere insiemeaglialtri le sperimentazioni e le

emozioni di progettare e fare co-se inedite e originali». Come ap-punto quel qr code che permet-teràa chiunquedi leggere la suastoria. Una scelta indubbiamen-te inedita, nella mentalità loca-le. Ma non così lontana dalleaspirazioni degli uomini di ognitempo, desiderosi di essere ri-cordati. Oltre il lutto e oltre lamorte. E che il veicolo sia unapoesia, “monumento più peren-ne del bronzo”, come la defini-sce il poeta latinoOrazio, una te-stimonianza in grado di vincere“di mille secoli il silenzio”, co-me scrive Foscolo, o un qr codepoco importa. Quel che conta èche di noi, di chi siamo stati, deinostri sogni, di ciò di cui anda-vamoorgogliosi, non si perda lamemoria. Lo hanno detto i clas-sici, lo ha detto un informaticocreativo volato in cielo davverotroppopresto.

LauraBon

MONTEBELLUNA

Soltanto dieci giorni fa erastata festeggiata alla casa di Ri-posoUmberto I per aver taglia-to il traguardo dei 107 anni. Siera commossa VirginiaMazza-riol nel vedere tutte quelle per-sone che la festeggiavano conil sindaco Marzio Favero in te-sta con tanto di fascia tricolo-re. Le avevano consegnatoun’orchidea e lei allettata dacirca unmese aveva ringrazia-to tutti con quel piccolo filo divoce che le era rimasto.

I FIGLI

Dopo quel giorno di festa edi tanta confusione per l’andi-rivieni di tutti gli ospiti dellacasa di riposo che non voleva-nomancare allo storico appun-tamento, Virginia assistita quo-tidianamente dai figli Marisa eGiuseppe e dalla nuora Gisel-da, ha iniziato amanifestare al-cuni gradi di febbre dovuti adei problemi di respirazione evenerdì 17 si è spenta serena-mente assistita da tutti i suoifamiliari. «Mia mamma - spie-ga commosso il figlio Giusep-pe - era una donna dal fisico ec-cezionale, che durante la sualunga vita ha superato tantissi-me difficoltà con una grandis-sima fede che l’ha sorretta finoall’ultima ora. Si consideravamontebellunese, di MercatoVecchio, la frazione storica del-la città dove era nata. Con lasua famiglia, si era poi trasferi-ta in campagna e comemezza-dra aveva lavorato i terreni delconte Pietro Bertolini. Poi l’atti-vità di sarta dallo storico sarto“Colotto” e successivamente ilmatrimonioconEugeniodetto“Spiri” noto impresario in quelperiodo».

IL RICORDO

Per tutti i suoi figli era il pun-to di riferimento assoluto, erail collante importante che lehapermesso di far crescere figlilegati ai valori della famiglia,del rispetto e della fede. «Ha vi-sto due conflitti mondiali in

prima linea e soprattutto du-rante la Seconda guerra mon-diale ha tratto in salvo diversepersone facendole riparare inun bunker che mio padre ave-va realizzato per contenere i di-versi bombardamenti perpe-trati dai tedeschi e dagli allea-ti».«Mia mamma - prosegue

Giuseppe - a cento anni al Ca-vallino a Jesolo si è rotta un fe-more. Operata è guarita in po-che settimane senza sottoporsia cure di fisioterapia». I segretidella sua longevità? «Era bra-vissima in cucina e preparavapiatti semplici ma sani. Ma so-prattutto era serena, una don-na straordinaria che ha sem-pre vissuto serenamente conl’aiuto di Dio al quale si rivolge-va spesso». Lascia i figli Mari-sa, Giuseppe ed Anna che viveda tempo inAbruzzo , lanuoraGiselda e tantissimi nipoti aiquali era solito raccontare itempi andati, come quando vi-de il principe Savoia all’inau-gurazione delle elementari Gu-glielmo Marconi. I funeralimartedì alle 15 in duomo.

LucianoBeltramini

Viaggiavanosu lunghe tradotteesucarribestiame,dopoestenuanti visitesanitarie.All’arrivo, avevanocomealloggi lebaraccheeglihangardeicampidi concentramentoeil lavoro inminieraavvenivacentinaiadimetri sottoterra.Erano igiovanidi ieri, quelli chepurdi sbarcare il lunariosceglievano la stradadellaminiera.Eungruppodigiovanidioggi, figli diminatoridisecondae terzagenerazione,nati eattualmenteresidenti inBelgio,haavuto l’ideadiraccontare le lorostorie inunamostra.Si chiama“Uomini in

cambiodi carbone. StoriediitalianinelleminieredelBelgio”, inaugurata ieri all’exPretura.Tra i racconti anchequellodiRinoTesser,diSanGaetano, classe 1932.Trascorselavorandoindueminiere inBelgioquasidieci anni, dal 1951al 1960,dai 19ai 28anni. Enel1956soccorsealcuniminatoricoinvoltinella tragediadiMarcinellechecostò lavitaa262minatoridi cui 136 italiani.Traquesti 7eranotrevigiani,comeGuerrinoCasanovadiMontebelluna,decoratoconmedagliad’oroalmeritocivilenel 2005. (lbon)

I carri bestiame e gli hangar,la mostra sui minatori trevigiani

«UNA TRASFUSIONEDI SANGUE MI SALVO’E IO ADESSO VOGLIOCONTRACCAMBIAREQUESTO GESTODI GENEROSITA’»

`Sulla tomba del 49enne di Volpagola moglie ha apposto un “qr code”

`Con lo smartphone ci si collega al blog«Mi sono sempre piaciute le invenzioni»

Volontariato, la carica dei ventenni: «Aiutare gli altri è un dovere civile»

IN PRIMA LINEA i giovani donatori dell’Avis, di grande esempio

`Virginia Mazzarioldieci giorni fa avevaspento le candeline

E’ morta a 107 annila nonna della città

SPIRATA Aveva 107 anni

Il codice dà voce al defunto«Io Luca, ero un informatico»

All’ex pretura

IERI L’ADDIO

Luca Pais Becher, il 49ennedeceduto in seguito a una graveforma tumorale: l’ultimo salutonella chiesa di Volpago

PUNTO DI RIFERIMENTODI TUTTA LA FAMIGLIAAVEVA FESTEGGIATOCON IL SINDACOIL COMPLEANNOALL’UMBERTO PRIMO

L’IDEA è stata la moglie Elena a far collocare il codice sulla tomba del marito Luca Pais Becher

Montebelluna(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it

XX

www.gazzettino.itDomenica 19Novembre2017

` Nella Pieve a San Pietro di Felettoè conservato un rarissimo affresco

SAN PIETRO DI FELETTO

Colline del Prosecco, dolci e si-nuose. Un paesaggio incantevolequello che si contempla a SanPie-tro di Feletto dall’alto della colli-na dove svetta il campanile diuna delle più belle chiese di tuttoil territorio trevigiano. Sotto ilportico dell’antichissima Pievec’è un affresco che da secoli os-serva quello scenario spettacola-re. È il Cristo della Domenica,una rappresentazione inusualedi Gesù perché appare strana-mente martoriato da attrezzi dalavoro impiegati nei mestieri delcontadino e dell’artigiano. Pinze,tenaglie, seghe da falegname eancora scalpelli, zappe, torchi etanti altri strumenti che procura-no ferite e fanno zampillare ilsanguedel Salvatore. Cristo restaoffeso e ferito non più dalla Pas-sione, ma dal lavoro compiuto didomenica. Una sorta di cartellodi divieto in chiave medievale ri-volto verso un popolo che risulta-va allora per buona parte analfa-beta. Il messaggio è semplice maefficace: di domenica non si lavo-ra.

UN CASO UNICO PER LA MARCAIlmodello iconografico del Cri-

sto della Domenica si diffondetra il Trecento e il Cinquecento ecessa con il successivo Conciliodi Trento che, imponendo una ri-gida disciplina nell’uso delle im-magini sacre, ne ordina la distru-zione. Alcune di queste opere sisono salvate forse per inosser-vanza di alcuni parroci e in Italiarisulta quindi assai raro. Quellodi San Pietro di Feletto è l’unicocaso della provincia di Treviso, ilquarto documentato nelle TreVenezie insieme agli esemplariesistenti a Tesero, Vicenza e Por-denone. «Questo insolito simbo-lo religioso pare essere arrivatoin Italia grazie ai flussi di pelle-grinaggio sviluppatisi a cavallodelMilleduecento eMillequattro-cento», spiega Luigi Ghizzo,esperto di storia della pedemon-tana trevigiana. «In tale epocaeranomoltissimi i fedeli che sca-valcavano leAlpi seguendo le rot-te verso Roma e la Terra Santa,portando con sé nuove culture etradizioni religiose, come quelladel Cristo della Domenica. Un fe-nomeno, quello del pellegrinag-gio, arrestatosi con l’invasioneturca che ha lasciato segni tangi-bili in tutta l’AltaMarca Trevigia-na, nei cognomi, nei toponimi,nell’architettura enelle chiese».

DI DOMENICA NON SI LAVORAL’affresco, riconducibile al pe-

riodo compreso tra il XIV e XV se-colo, rappresenta un chiaromes-saggio di osservanza alla preghie-ra. Gli strumenti di lavoro inflig-gono a Gesù gravi ferite perchéusati nel giorno in cui tutti do-vrebbero fermarsi a meditare.«Come dice il terzo comanda-mento, bisogna ricordarsi di san-tificare le feste. Ilmessaggio vole-va esseremolto diretto, non a ca-so l’opera venne collocataall’esterno della chiesa per esse-re ben visibile a tutti, a mo’ di po-ster ammonitorio», sostiene Ma-riachiara De Lorenzi, guida turi-

stica della Pieve di San Pietro diFeletto. «Gesù è offeso non piùdalla flagellazione e dai chiodi,ma dagli attrezzi da lavoro cheproducono una sorta di secondacrocifissione. L’inosservanza delriposo festivo evidentemente rap-presentava una fatto estrema-mente graveper l’epoca».

UN CANYON TUTTO DA SCOPRIREIl Feletto, così viene chiamato

l’ambiente collinare che gravitaattorno agli abitati di San PietroVecchio, Rua, Bagnolo, SantaMa-ria e SanMichele di Feletto, è pergran parte occupato da vignetidel Conegliano ValdobbiadeneProsecco Superiore Docg. Unpaesaggio meraviglioso, punteg-giato da antiche borgate comequelle di BorgoAnese, il cui topo-nimo si rifà ai lanaioli che qui viabitarono in tempi antichissimi,ma anche Borgo Castagnè e Bor-go Frare. Colline, pianure, vallo-ni, antichi mulini mossi dal tor-rente Crevada che ha creato unpiccolo canyon in quella che vie-ne chiamata Val Trippera. Per-ché in quel profondo anfratto, se-greto e inospitale, nel passato cisi nascondeva a produrre illegal-mente la grappa, ma era anche illuogo ideale per eliminare gliscarti della macellazione deglianimali non censiti durante l’oc-cupazione veneziana. Trippe but-tate nel burrone in gran segreto,ecco perché Val Trippera. Esisteun anello escursionistico (segna-via n.019 “Val Trippera” – contat-tare il Comune di San Pietro diFeletto per escursioni guidate)esteso in poco meno di sette chi-lometri chepermette di visitare apiedi questo luogo, unendo scor-ci di ruralità con l’ambiente ca-ratteristico offerto dal canyon.Davvero suggestivo.

UNA CHIESA ANTICHISSIMALa Pieve di San Pietro di Felet-

to è uno degli edifici religiosi piùimportanti della diocesi di Vitto-rio Veneto. È documentata a par-tire dal 1124, ma pare essere benpiù antica. Fu matrice delle vec-chie parrocchie di SantaMarghe-rita di Refrontolo, di SantaMariadi Feletto, di San Dionigi di Col-lalbrigo, di San Pancrazio di For-meniga e di altre da esse derivatein un territorio compreso tra icorsi dell’alto Lierza, il Montica-no ed il Crevada. L’esterno pre-senta un pregevole porticato contravature in legno, mentre all’in-terno si segnala la cappella batte-simale con i dipinti quattrocente-schidel ciclodi SanSebastiano.

GiovanniCarraro

Il Cristo della Domenicacontro il lavoro festivo

Tesori nascosti e questioni aperte

Giovanni Cobolli Gigli

Persecoli le terreveneteviderouncostanteed intenso flussodipellegrini cristianichescendevanodal centroEuropa indirezionediRomaeTerraSanta,attraverso iprincipali valichi,comeaesempio ipassi diPraderadegoedelSanBoldo.Sonomolte le traccediquestopassaggio. Sidiceche il cognomeViezzer, tipicodell’areaSolighese, siaderivatoda“Svizzera”,perchéda lìprovenneungruppodipellegrinistanziatisi allabasedelcollediSanGallo.ORusalen (riferitoaHierusalèm,ossiaGerusalemme)versocui sidirigevaun’altrarottadipellegrinaggio.Ancorpiùcuriose le influenzesuimodididire.Sembra infatti chenellaparlata locale il termine“strucar” (premere) siaderivatodal tedescodrückene“sgnapa”(grappa)daschnaps.

Un crocevia sullastrada dei pellegrini

Terra di passaggio

FRA I LUOGHIMENO CONOSCIUTIDEL FELETTOLA VAL TRIPPERADOVE SI PUÒ VISITAREUN CANYON

Di diverso parere Giovanni Cobolli Gigli, presiden-te nazionale di Federdistribuzione che riunisce erappresenta le grandi imprese della distribuzione.Presidente, come si è evoluto il mercato negli ul-timianni?«Rispetto al passato, oggi tutto è diverso.

L’e-commerce è diventato un fenomeno ormai inar-restabile, attivo 24 ore su 24. Di conseguenza le no-stre catene di distribuzione si sono attrezzate af-fiancandoun negozio virtuale sul web per soddisfa-re un consumatore che ha cambiato le abitudini.Ecco nascere quindi l’esigenza dell’apertura festivadeinegozi e lanostra associazione è favorevole».Servonodavvero inegozi sempreaperti?«Già prima del 2011 era possibile aprire di dome-

nica, saltuariamente, specie nelle città d’arte e ad al-ta vocazione turistica. Poi è arrivata la legge Montichehagenerato la libertà di aprire e chiudere comee quando si vuole in base alle necessità del consu-matore. È lui che detta le regole e noi dobbiamo in-

seguire il cambiamento. Guardi come si sono evolu-te le banche che aprono anche di sabato o le conces-sionarie d’auto nei weekend. Tengo a precisare pe-rò che quasi tutti i nostri associati mantengono lachiusura in certe festività».Osservando il Cristo della Domenica, non le

pare che sia stata trascurata la famiglia e le tra-dizioni religiose?«Il Cristo della Domenica si riferisce al Medioe-

vo. Il mondo oggi è cambiato e la Chiesa stessa hadovuto adeguarsi introducendo innovazione difronte anuove esigenze.Oggi il dipendente, chepursempre ha la facoltà di decidere se lavorare nei gior-ni festivi, può trovare il tempo in altrimomenti del-la settimana per andare amessa. Quello che in effet-ti è cambiato è lo stare in famiglia alla domenica,questo sì. Ma il mondo va avanti in un’unica dire-zione. Dobbiamo accettarlo senzamiopia o conser-vatorismo».

G.C

Perché no Federdistribuzione

«Il mondo da allora è cambiatoil consumatore detta le regole»

Massimo Zanon

Dopo così tanti secoli, il Cristo della Domenica rap-presenta un argomento ormai superato? Evidente-mente no se lo confrontiamo a quanto sta accaden-do nei negozi e nei grandi magazzini delle nostrecittà. Secondo uno studio realizzato dall’Associa-zione Artigiani e Piccole Imprese diMestre, già nel2016 erano oltre quattro milioni gli italiani che la-voravano di domenica e di questi una buona parteanche nel giorno di Pasqua. Numeri destinati a cre-scere negli ultimi tempi.Ma è giusto o sbagliato la-vorarenei giorni festivi?Massimo Zanon, presidente di Confcommercio

Veneto (l’associazione che rappresenta le impresededicate al commercio, al turismo e ai servizi delsettore terziario) è decisamente contrario. «Noirappresentiamo una categoria di aziende struttu-rate attorno al concetto di famiglia che hanno sem-pre fatto riferimento a sane tradizioni culturali.L’evoluzione e il mutamento dei mercati hannostravolto progressivamente questo aspetto e la

grande crisi del consumo ha favorito l’ingresso dinuovimodelli distributivi con formuledirompenti.Riflettendo sul Cristo della Domenica, mi viene dapensare a quando ci siamo dovuti inventare lames-sa al sabato sacrificando la domenica. Basta accen-dere il televisore o visitare un grande magazzinoper rendersi conto che si è giunti all’esasperazione.Si parla di panettoni e alberi di Natale quando sia-mo ancora in spiaggia almare, si stanno sperimen-tando le aperture dei negozi ventiquattr’ore su ven-tiquattro e crescono le nuove categorie di giovaniconsumatori che preferiscono passare la domeni-ca al centro commerciale obbligando gli operatoria trascurare i propri affetti, la religiosità e il pro-prio riposo.Tenere chiuso l’esercizio commercialenelle festività non significa rimanere vecchi, sem-mai rappresenta uno stimolo a mantenere intatti ivalori. Serve maggior buon senso da parte di tutti,siadal lato dell’esercente chedel consumatore».

G.C.

Perché sì Confcommercio

Primo Piano

UN’OPERA FIGLIADELLA TRADIZIONERELIGIOSA IMPORTATADAL NORD DI CUISOPRAVVIVONOPOCHI ESEMPLARI

` Gesù sanguina trafitto dagli attrezziper ricordare il giorno del riposo

UN MONITO la grande figura del Cristo della Domenica nella pieve di San Pietro di Feletto

«Tenere chiuso è uno stimoloa mantenere intatti i valori»

(C) Ced Digital e Servizi | ID: 00890372 | IP: 79.41.241.37 sfoglia.ilgazzettino.it