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LE CENTO CITTÀ D'ITALIA ILLUSTRATE L'AMIATA LA MONTAGNA DI SIENA Ar te , natura , poesia si dànno convegno alla fonte di Ar cidosso al Poggiolo. Fascicolo 63° CASA EDITRICE SONZOGNO- MILANO PRINTED IN ITALY Ce n tesi mi 80

L'Amiata, la montagna di Siena

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Serie "Le cento città d'Italia illustrate" edita dalla Casa Editrice Sonzogno di Milano nel corso degli anni '20.

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Page 1: L'Amiata, la montagna di Siena

LE CENTO CITTÀ D'ITALIA ILLUSTRATE

L'AMIATA LA MONTAGNA DI SIENA

A rte , natura , poesia si dànno convegno alla fonte di A rcidosso al Poggiolo.

Fascicolo 63° CASA EDITRICE SONZOGNO- MILANO P R I N T E D I N ITALY

Ce n tesi mi 80

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LE CENTO CITTA D' ITf\Lif\ ILLUSTRATE

Questa collana·; iniziata nel 1887 , ormai esaunta, rara e ricercatà, ha riveduto la luce in veste com­pletamente nuova, in un 'edizione di lusso.

Sona fascicoli di 16 pagine cadauno e ogni fascicolo descrive una città, ne narra la storia e ne ri­produce i più insignì e caratteristici monumenti .

La compilazio ne è affidata a Guido Vicenzo ni co n la co llaborazione di noti scrillori e studiosi. Le Cento Città d'Italia formano una raccolta cara a tutt i gli italiani , utilissima per chi visita 1-3

località della Patria. Ogni fa scicolo contiene circa 40 illustrazioni. l primi 70 fascicoli !zanna l'o rdine seguente:

r. ROMA ANTICA rS . BASSANO 36 . SAN MARINO (Repubblica) 53 · VOl TERRA

-. ROMA MODERNA ' 9 · PADOVA .li · GAT"NIA 5 1· CALTANISSETTA

3 · MILANO oo . TREVISO 3S . lA REGIONI!: ETNEA 55· CUNEO

4· NAPOLI o1. MESTRE (Porto di Venezia) 39 · MONI.ll s6 P!':SARO

5· POMPEI n LIVORNO 40 . lA BI!IANZA Si · LECCE

6. TORINO 2.). ARCIPElAGO TOSCANO 4 r. VIAREGGIO sS. EM!'OIJ

PAL!:RMO 24 . RAVENNA 4 0. FANO 59 · LU GO , .

S. FIRENZE 25 . AREZZO 43 · MONDOVI' 6o. GUBBIO 26 . LU ~CA 6r. SPOLETO

9· GENOVA 44 ·. ESTE E ARQUA PETRARCA 'i · PRATO

45 · LECCO 62 . NOVARA

lO . BO!.OCNA o S. PERUGIA 6.> · MONT~ Afo!IATA rr . VENEZIA FERRARA

46 . SAlERNO 6t . CR!:MONA 29-

12. LACUNA VENETA .) 0 . PIACENZA 47 · ROVIGO E ADRIA 6.; . M-'JNTECATINI I.) . PISA 3L PARMA 4S . COMO 61i . MONREAL~ L j . SIENA 32· REGGIO EMILIA cl9· LAGO DI COMO 6, . URBINO I S· BRESCIA 3.l · MODENA so . CREMA 6S . A QUI' A r6. V!':RONA 34 · PAVIA sr. PISTOIA 69 . SPEZIA

17 . VICENZA 35 · LA CERTOSA DI PAVIA 52 · BRINDISI E OTRANTO ; o . TRI!:STE

O gni fascicolo settimanale Cent. SO In vendita presso tutte le Edicole

ABBONAMENTO a 50 fascicoli L. .36 Estero F rs. 46

)) 20 )) )) 15 ) ) )) 18

Cf\RTELLf\ CUSTODIA Per la raccolta dei fascicoli LE CENTO CITTA D'ITRLIA

La Casa Editrice Sonzogno ha creato per gli acqu i­renti deil e Cerzto Città d' Italia illustrate una elegante, pra tica, so li da, car te lla-custod ia in tela e oro, del pre­ciso formato de i fasc icoli e di esatta misura per con­te nerne ci nquanta : si è scelta questa ,:, roporz ione, rite nendos i oppor tuno suddi videre la raccolta completa in gruppi di 50 fasc icol i .

Si rende cos ì poss ibil e ed agevo le a tut ti :

1. o Di avere sempre so tto mano, nell e migl iori con­diz ioni , tu tti i fascico l i de lle Cen to Città, con la pos­sibil i tà di co nsul ta rli separatamente o di asportarn e. co me potrebbe esse re co nsigliabi le, per valersene di succ in ta guida viaggiando in regioni o visitando città alle qual i siano dedicati uno o più fasc ico l i.

2. 0 Di co nservare !"opera in una ves te belliss ima, poiché la coper'ii na-custodia - crea ta con vero senso d 'a rte - ha est /.riormente l 'aspetto di un elegantissi mo volume r i lega to in tel a e oro del formato del ie Cerz to Città.

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Spedi zione a domi cilio, in porto franco e senza alcuna spesa, contro invio di cartolina-v aglia di L. 12.-

Inviare Cartolina- Vaglia alla Casa Editrice Sonzogno - Milano ( 4) - Via Pasquirolo, 14.

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LE · CENTO CITTA D, ITALIA

L' AMIATA LA MONTAGNA DI SIENA

O Monte , ancora g li occhi, ancora l'anima In un desio alle tue aeree cim e! Dal picciolello mondo e dai rissosi Uomini io vengo , e da le imploro pace.

Il viandante che. uscito da Siena, fuori delle vec · chie porte merlate , prose­gue l'antica strada romea. ·e spazia con la vista ol­tre l'ampia solitudine di colline ondulate come un mare di pietra, vede so­lenne nel fondo dell' im­menso scenario azzurreg­giare - come cantò il 1\ilar­radi - il bel M onte A mia­la , che sembra aduni ed e levi tutto l'anelito d elle misti che terre senesi verso l'infinito .

È la fedele montagna, che non sa ·e non può di­menticar.e d'essere stata in parte strappata alla città madre, donde trasse con l'idioma gentile le costu­manze cortesi e le tradi­zioni gloriose; ch'ebbe con Siena partecipe la fortuna li e ta ed infausta ; a c-omu­ne per secoli la vita dello spirito e l'esistenza econo­mica nelle frequenti rela­zioni intellettuali e nei pro­ficui scambi dell' industria e del commercio.

M ANFREDO YANNI.

t·o re n e l Papa di Siena, qui sosptroso di pace e con­forto a ll a sua anima stanca.

'' Se alcun luogo - scrisse Pio Il nei suoi Commen­tari - mai attrasse i poeti e con le soavi ombre, e

con le fonti argentine, P.

con le verdeggianti erbe dei ridenti prati. qui essi ri ­marrann o tutta restate ; poi­chè noi stimiamo che a que­sti gioghi deii'Amiata non siano da paragonarsi quelli di Cirra e di Nisa, tanto esaltati dalle mitiche favo ­le, e ne ppur·e da preferirsi sia la valle di T e m De col suo fiume Peneo n. -

Riposiamo du, que anche noi. al oari di Enea Silvio Piccolomini sull'aeree pen­dici d eli' Amiata, visitando in una rapida .corsa questa re gione chiamata. a nostro disdoro , l a Toscana scono­sciuta dall'inglese Edoardo Hutton ; auella terra mon­tana pitto~escamente. bella , semplice ed ospitale ne i suoi costumi del buon tem­po anti.co, stazione climati­ca per eccellenza.

DA SIENA

ALL' AMIATA

Montagna satura di ri·c­chezze naturali, non tutte ancora m esse in valore ; folta sino alla Cìma delle o pache selve di castagneti e di faggi ; frigida e canora di fonti e di la vacri ; custo­de gelosa di r·e ligione, di poesia e di leggenda ; lieta di feste . di costumi e di canti popola ri; incaste llata di paesi turri ti ; d oviziosa di arte e di m emorie , ma più dell'etern e b e llezze del creato divino ... è l' Amiata , che trovò il suo degno can-

Croce del R e d e ntore suli'Amiata eretta il 17 sett . 1910. Alta m . 22 . Lavoro in ferro battuto di Luciano Zalaffi (Sie na).

Possiamo yaggiungere la verdeggiante oasi del no­stro riposo estivo, scenden­do da Siena lun go l' Arbia , memore del grande scem­pio che la fece colorata in rosso , con uno di quei fra­gorosi, ma comodi aut-o­veicoli . che in mancanza di un mezzo di locomozione più rapido e indipendente, possono quotidianamente, ed a buon mercat-o, so­disfare le modeste esigenze d'un comune turista. Per Monteroni e Serravalle si

Pro11rle~ letteraria e artlltloa. Fasci colo 63.

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2 LE CENTO CITTA D'ITALIA

A rcidosso. Castel del piano. Santa Fiora. Abbadia di S . Salvatore. Piancastagnaio .

arriva presto a Buonconvento, fatale ad Enrico VII di Lussemburgo ; ma la grande ombra imperiale non h a per noi il fas cino eh' ebbe per Dante, il quale lo seppe qui mancato nel 13 13 al suo vindice sogno di parte, e fors e dubbioso raccolse la voce diffusa dalla delusa rabbia ghibell ina che un frate Bernardo da Montepul­ciano lo avesse avvelenato con la particola e ucaristica, donde il detto , anche oggi vivente in Toscana , Buon­convento e cattivi frati.

Degradando a valle, l'Arbia sfocia nel l'Ombrone, mentre la s~rada romana varca sotto Torrenieri l'Asso, ed ascende l'erta faticosa di S . Quirico per sboccare nella sottostante Val d'Orcia, dalla quale si può rag­giungere , attr~verso Campiglia e S . Filippo, il cuore dell'Amiata, sostando alla c-elebre Abbadia S. Salva­tore . Ma in luogo di questo lungo e faticoso giro, è preferibile, quando pur non si voglia dalla stazione di Torrenieri arrivare a quella d i Monte Amiata in mezz'ora , abbandonarsi prima, ma senza impazienze, alla mercè della ferrovia , che in tre ore circa da Sie­na . deviando ad Asciano, incontra lungo l'Orcia flava

la piccola stazione, che porta appunto il nome di tutta l'alta terra montana. Qui, a Monte Amiata, stazione ferroviaria - cui possiamo giungere egualmente da Grosseto in due ore - una vettura automobile , che ha sostituito l'antica diligenza, accoglie mattina e sera i reduci o gli ospiti; passa l'Orcia sul ponte sospeso, ed inizia subito la fati cosa ascesa della montagna.

Dall'alto, per boschi e dirupi, scende la v ertebra gigante dell'acquedotto, che dalle sorgenti del Vivo porta a Siena la pura e fresca linfa montanina; di­scendono per i ripidi tourniquets i pesanti carich i del legname segato. del carbone di cerro e di castagno. della farina fossile, del giallo bolo e del prezioso mer­curio. Le sonagli ere dei muli tintinnano nell'alto si­lenzio, e sfavillano al sole le ricche bardature .

La montagna , diboscata nelle sue estr.eme pendici. adusta e grigia, solcata dal vomere , sparsa di greggi e di armenti, trapunta dai grandi pagliai presso i ca­solari dispersi , ritrova più in alto· il suo naturale am­manto dei bassi filari di viti e degli uliveti giganti, d e lle folte selve di castagni e di faggi . E superata la

Solenne visione dell' Amiata, se l v oso . di ul ivi, di castagni e di fa ggi s in o alla somm ità del suo cono, e tra le cui ombre rom i te s 'aprono all' ospitalità corte se le bianche case . di Seggianò e alla quiete d e ll ' anima invita il tempio d ella Madonna d ella Car ità.

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L'AM I ATA 3

J. 'u t . li'.Ut tlliiiUrl, J.' lr~ 71 %t .

La Fonte Medicea scolpita e sormontata da stemmi, che getta limpida liafa da tre mascheroni , presso Arcidosso.

cima di scocchio lungo, ecco d'un tratto delinearsi il suo panorama superbo con l'intero cono spiegato in tutta l'ampiezza massiccia, e declinante leggermente a ll a catena delle m o ntagne inferiori, denominate dai loro più vicini paesi di Casteldelpiano, Arcidosso, San­ta Fiora, e tutte rivestite , come la maggiore, dello spesso vello dei castagneti.

PAESI E PANORAMI

SEGGIANO

La strada bianca si snoda ora in volute serpentine, precipi­tando verso la valle de l Vivo. alla cui confluenza con la V etra s'innalza un cinereo colle ombroso d ' ulivi, tra i quali occhieggia il paesello di Segg iano, patria del prode capitano Bernardino, che difese Siena , con Biag io di Monluc , durant·e il memorabile assedio. Il suo nome di battesimo derivò da quello del mistico oratore popolare, il santo Bernardino Albizzeschi, che visse la sua prima giovinezza nel qui v.icino e diruto asceterio del Co­lombaia. Il suo corpo ripo:;a lontano : ma su nell'oratorio, c h e il g iorno della sagra, il 20 maggio , si fa lieto di fiori e di canti il memore affetto dei fedeli mostra ancora alcuni suoi curiosi oggetti, come una borsetta di seta, la custodia degli occhiali , ed i ferri per prepa rare le ostie da m essa . E il ricordo del santo se-

Palazzina Giovann ini fra Casteldelpiano e Arcidosso dell'ar­chitetto Pie tro Amati, del sec . XV II .

nese riVIve tuttora m eglio nella fra granza dei fioretti della cro­aaca francescana del Pulinari, la quale ci tramanda il racconto della prima predica fatta dal giovanetto o ratore rubicondo e bello appunto in Seggiano, n onchè l'episodio di un 'aquila pie­tosa, che lasciò cade re un capriolo nel chiostro dei frati, pe rchè fest eggiassero essi pure il carneval e.

Degna d'essere visitata, più che la ricostruita pieve di S. Bar­tolomeo, è la cappella di S . Rocco, tutta affrescala alla fine del Quattrocento da maestro Girolamo di Domenico, discepolo di Taddeo di Bartolo, della bella scuola senese .

Così pure il tempio della Madonna del/a Carità, fuori del paese, merita d 'esser veduto per la sobria eleganza della co­s~ ruzione cinquecentesca, dominata da un'elegante e sve lta cu­pola. Nè si dovrebbe dimenticare il castello di Potentino, già de i marchesi Bourbon del lVIonte S . Maria , e la bella gita alle sorgenti del Vivo , presso le quali si nascondeva l 'asceterio, ove intorno al mill e S . i{omualdo istituì la sua riforma camaldolese.

Saccheggiato dai Salimbeni, ban diti da Siena , non offrì che le sue morte rovine a .Pio Il, quando nella piena estate del 1462 fu obbligato, p er il troppo fri g idore d ella sorgente e l'ombra stessa deg li abeti secolari, a fare s tendere la mensa al sole. E anche l'immagine fu ggi t iva d'un altro pontefice a leggia lassù fra quei mesti ruderi: papa Marcello Cervini, la cui breve gloria de l triregno, legata alla famosa Messa de l Palestrina ed a que­sto feudo , è tutt'ora per l'Amiata rimpianta e rievocata, come $imbolo della caducità delle umane cose, in u n monito popolare che avverte della possibi lità per tutt i di fare come il papa del­l'eremo.

Montelabro . Sulla cima del monte sono i rud er i della nuova Sion di David Lazzare tti , d evastata dall'inconsulto spmto fanatico avverso al m ovim e nto sociale e reli g ioso deli:ultimo mistico d ella terra di Siena. - Dav i d Lazzare tti ( 1835-1 878).

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LE CENTO CITTA D'ITALIA

CASTELDELPIANO Poichè la via h;, nga ci sospinge riprendiamo il cammino fra

le dense selve degli uliveti antichi, che cedono al castagno presso una vecchia ferriera, c~1 e gi;, affittata dalla Comunità di Caste l­de lpi.ano agli U gu rgieri. Ì;.v01Ò balestre ed ac1ibu gi per la su­prema dife:<a di Siena. Sul limi­tare della s trada, che ora sem­pre ascende, ecco cantare un invito, sotto la volta spessa e frusciante del castagneto, la pr i­ma fonte eh i ara e fresca detta la Bur iana . E pi ù ava nt i saffac­cia dalla sccgli e ra precipitosa uno dei tanti tabernacoli sacri. nei quali, come per questa della Madonna del d rago , e p er le croci votive pian tate da Baldas­sarr e Audibe r t - il pen itente convenzionis!a - la pi età reli­giosa si sposa c o n la più fanta ­stica leggenda.

Cotignola. In fond::> a lla verde scena si profila il diroccalo ca ­stello di Monte Late ro ne . inquadrato t: a la punta di Buceto e Monte L abro. la n uova Sion del famoso profeta d c ii ' Amiata, David L azzare tti. E. sceso il coile d e lla mill enaria ch iese tt 3 di S. L uc ia, diste nde nell'alti p iano sc ttostante al la v is ta , in una

fresca cornice di ve rzura la lun­ga fila di caseg g iat i e ~ca lla t: rri e campanili la ge mma d el mon­te , Casteldelpiano.

Di questo piccolo. de lizioso recesso montano (a 18 chilome­tri purtrop po d a lla fe rrov :a) co >Ì dice va il pr inci pe degli umani ­sii, papa P iccolomini, che lo v i­s itò n e llo stesso anno 1462: "Paesello a ll e fald e del monte . che per la bellezza d e l luogo è senza dubbio il primo fra qua n ­ti sorgono su quel v e rsante » .

La sommità d e l monte si per­de a In ano a mano ·che la sa­lita serpeggia sul d eclivio om­broso, mentr'e la vista s paz ia a ponente su nuovi s olenni o riz­zonti, che saprono e s i dileguo­no fra le verdi chio:ne dei se ­colari castagni. A l d i Il dell'Or­eia cor rono gli arid i colli d i

Il piccolo pode re d e l poe ~a Peri (1564-1636) presso Arcidosso, cui fa da sfondo la catena dell"Amiata .

Come tutti i caste lli d e l l" A­miata fu antico fe udo de lla ce­l e br e abbaz ia bene d ettina di S. Salvatore. cùi lo s ottrassen gli Ald obrande schi di S . Fiora. vinti alla loro volta dai S enesi nel 1330. l patti c i pace tra­scr itti n e l /(al cf! o vecchio della Repubblica furo n o s tipulati l'an­no d o po fra i conti Enrico, Gui­do , Stefano e il valoroso con­dottiero Guido Riccio da Foglia-

l'vlontalcino, ultirr.a ~ forte rocca di Siena ed u :ti rr. a mi r. accia , chiazzati dal pa:!se!b di Castelnuovo dell'Abate di S. Antimo, e v igilati dall 'alto S. An gelo. Lungo il fiume le a lture d .egra­dano da Roccastrada a Paganico; e a l di qua le folt e marruch e salgono a Monten e ro, ove s i s p e nse il fiero Guido Tarlati. si ­gno:e e vescovo d'Ar ezzo. Castagni. vigne ed ulive ti ridonano colore ·e vita al pae;;.aggio presso l'Ente scoglioso , dominato da Montegiovi, culla di Buoso Sforza, fi glio di Muzio Atte ndalo di

no, r itratto più vo lte da Simone IVIartini n e ll e sue imprese di guerra. Gli Aldobrandeschi cede ­rono anch e metà della torre e d e l cassero di Arcidosso, e . per compenso d ell' inte ro paese di Caste ldelpiano, i cui uomini giu ­ra rono solenn emente fedeltà a Siena il 12 febbraio 1332, ebbero ottomi la fiorini. E di Sie na , seg uì la fo rtuna, finch è con la ca­duta di Montalcino nel 1557. ch e C astcld e lpiano soccorse di armi e di vettovag lie, non si spense 13 libe: tà repubblicar.a.

Due a ntiche p o rt e (g ià chiamate p 'a n esc c castig /ionese) con

Arcidosso, dominato dalla torre e èal cassero d egli Aldobrandcschi. so rge tra le folt e selve di castagni, s ul colle scoglioso lam­bito dal precipitoso Ente e vegliato dalla catena superiore degli a ridi poggi. che salgono a l Mon te Labro, il mistico e remo del

profeta David Lazzare tti.

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L'A M lA T A

A sinistra, dall'alt o: L e t err eco tt e d ei Rabbia. nella Chiesa di S. Fiora: u n d ossale con l' " Inco ronazione »; lo . specchio cen­tral e d el pergamo con la « C e na » ; il fonte ba ttesima le e l'altare della « Madonna d e lla cintola» . - A destra: La tavola della

« Madonna d ell e Grazie» in Cast eldelp 'ano, di Matteo di Giovan ni. Il re liquia ri o di S. Marco papa (Abbazia di S . S alvatore) .

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6 LE CENTO CITTA D'ITALIA

Veduta di Santa Fiora con l'elegan te e snella torre campanaria che vigila il chiuso claustro d ell e «Cappuccine».

l" p1u recente spennazzia, perchè aperta dal capitano Cesare Spennazzi senese nel 1601, dànno accesso al vecchio paese, nero e scosceso, ove la vetusta chiesa di S. Leonardo - ampliata da una cella benedettina, ed in par-

eccettua la cappellina vagamente affrescata nell'antico Spedale . È la natura, più che l'arte, quella che trjonfa nell ' Amiata! La moderna facciata vignolesca della chiesa di S. Niccolò, che

chiude il !unato Cor3o; l'el egan­te r ipristinata, grazie all' amoros~ intelletto dell'arciprete Francese) Ginanneschi - le forti costru­zioni in pie tra concia, ed una superstite cortina di mura castel­lane, immine nti su Il a verdeg­giante conca di castagneti ed ulivi, attestano l' antichità d e l luogo, a lto e munito, quasi inac­cessibile una volta a circa set­tecento metri d'altezza, fra gli impervi sentieri d e lla montagna. Oggi , al c~ntrario, s'allarga il sole nel paese nuovo, sorto nel­l'ampia voluta della via maggi <>­re, aperta lun go il semicerchio delle mura d i ·levante, nella ri­d ente strada d~! borgo, c" iamz­ta davvero con pompa secente­sca Corso Nasini, da quella fe­conda famiglia di pittori paesanL che affrescò chiese ·C palazzi di mezza Toscana . Ancora soprav­vive in questa via principale del paese la casetta dei due fratelli Antonio e Giuseppe, ambedu e pittori. e figli di Francesco pit­tore, da cui discesero Tommas o, Giacomo ed Apollonia, che col­tivarono la medesima arte fino alla metà del secolo XV!ll. Cel e­bri al loro tempo - sopra tutti Giuseppe , della fantas iosa scuola cortonesca, l'autore .deL famos i Novissimi, · anteposti dal De La Lande alle pitture di Raffaello - la loro fama purtroppo si spe­gne come gli affreschi dipinti, secondo il costume del tempo, sulla facciata dei domestici lari. E dell e loro opere, ampiamente diffuse altrove, poco o nulla ri­mane nel paesello natale , se si

Il Palazzo Sforza Cesarini in Santa Fiora, sorto sui ruderi del ca3tello degli Aldobrandeschi.

te barocco d el tempietto della Madonna delle -Grazie, e la ta­vola aurata di questa soave .effi­gie mate rna della mistica scuola senese di Matteo di Giovanni, non vincono la be!lezza della so­vrastante catena montana, che spicca verdechiomata o risplende bianca nel suo ammanto di ne­ve. Dal giro della vasta piazza detta le Storte , ispirata a Giovan­ni Ginann eschi dal campo di Sie­na; dal prato del piazzone, pub­blico passeggio. che un altro pit­tore, Orazio lmberciadori dise­gnò con sontuosa ricchezza de­gna d'una città; ma più dall'a­perta strada romana, che si va popolando di case e di ville, la verde chiostra amiatina dispiega la sua solenne bellezza, facendo intravedere al fu gace viatore i miraggi delle sue ombre, al rez­zo d e ll e ventilate fronde, sotto gli spechi muscosi. al cospetto d e Il e g iganfi rupi !rachitiche, presso i fri gid i lavacri e le fonti sonore. Ma prima di riprendere l'ascesa ve rso Arcidosso, voltia­moci p er salutare ancora una volta il paesello adagiato lungo l'altipiano, coi suoi te tti rossi, le ve trate r ilucenti, e ' gli ag:li cam­panili osannanti le fresche voci della montagna , eco di quelle ormai s pente canzoni , c h e il buono a ba t e Giuliani coglieva sulle labbra di Sandro cieco, il povero Borgoni , il cui abituro ancora aUende un visibile e de­gno omaggio che ne perpetui la cara e dolce memoria .

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L'AMIATA

Dall'alto, a sinistra: Il ponte-viadotto di Santa f-iora. - Una via di Caste ldelpiano . - Il convento dei Cappuccini suUa strada d'Arcidosso, preceduto da un rustico porticato e la cappella Becchini disegnata dall'architetto Porciatti. - A destra: Le p orte. di Arcidosso: la prima turrita e sormontata da stemmi, la seconda caratteristica per l'arco a sesto acuto e il pinnacolo

a ceUa campanaria.

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Dall'alto: Il Palazzo cidosso , sorm ontata

LE CENTO CITTA D'ITALIA

del Bourbon del Monte in dalla balzana di Siena. Il

montagna, ricchezza di

Piancastagnaio. La Porta Talanese d' Ar­largo prodotto delle carbonaie in alta

quelle popolazioni .

ARCIDOSSO Oltre passato il convento dei Cap­

puccini - ove s i ammira una d olc e V e rgi n e in maestà, ado ra ta da S. F ran­cesco e da S. Bernardino , usc ita dalh calda e c olo rita mano di Francesco Vanni - e g irata la Palazz ina d e i Giovannini , a rchite tta ta dall'Amati , la to rre e il cassero d ' Arcidosso, do­minanti un con o di casupole affumi ­cate, simi li a un grappolo attaccato a lla roccia, appariscono d'un trat to in un'agreste vis,ione di poesia pasto­rale, ta le da ric h iamare subito a l c uo­re la semplicità onesta e fi e ra di Gio­van D o m e nico P e ri , il con tadi n o p oeta.

Il suo pode retto, arato fra un· otta­va e l'a ltra, s i mostra a ncora lagg iù in fondo , presso l'Ente precipitoso, tante volte da lui cantato , e su ll'in­g resso d e lla pove ra dimora s i leggo­no i v e rs i coi quali comincia la sua poe tica autobiografia n ell a favola pa­s torale Il Siringo : .

... in vile Tu gu rio io n acqui, e f ui per questi Nutrito da caduchi genitori, f monti Ignari de l bel canto, che s'apprende Ne /' età giovenil, colà in Parnaso.

Viss uto quasi sempre nel suo umi­le casolare dal 1564 a l 1639, fu lo­d a ti ss imo a utore di poe mi sa cri e ca­valle reschi, di dramm i pasto ra li e di ~atire, ispirati ai migliori esempi, ma de turpati dal gusto barocco del se­colo. Principi, papi e letterati lo ama­ron o e lo protessero , e d il più gran­de d ei con te mporane i, il Galil ei , vol ­le conoscere l e su e composizioni poetiche . Caratte re integro, sprezzan­te ogni pompa e servitù cortigiana, tenace m e nte affe zionato alla sua mon­tagna, ricusò o nori e ricchezze per vivere · povero, ma libero n e ll a sana e feconda pa.ce ·d e i campi. Per ciò m e ritamente alla s ua t empra d'uomo, più che ai suoi meriti le tterari, compaesani e g li ammiratori eressero n el 1911 un picco.Jo monumento in bronzo , con deco·ra.z'oni agresti e mu­s icali , opera di Vincenzo lerace, ispi­rata al rame d i Jacopo Callo!, pre­m esso al più noto poe;na di lui, la Fieso le distrutta . (Vedi pag. 16).

L'ospite che può indugiars i qualche giorno in Arcid osso , m eglio tutto il mese d 'agosto, per ass:stere alle feste tradizionali d e lla Madonna incoronata - dolce e ffi gie dipinta da un disce­polo di Taddeo di Bartolo. c ve ne rat a in un c lassico rec into cinquecentesco fuori del paese - p otrà ammira re il castello aldobrandesco con la sua m a­schia torre quadrata, la chiesa di Sa n Leonardo coi suoi b e lli a lta ri in pie tra serena , u n quadro del V a nni , e due mirabili statue in legno di S. Andrea e S. Processo , ul time reliquie su per­stiti del diruto convento francescano presso l'antichissima pieve di S. Ma­ria di lamulas . Ed a nche potrà l'ospi ­te, a lieto diporto. recarsi alle facil i m ète dell'acqua d'alto, già casca ta b e llissima , prima che un lanificio n e avesse quasi inaridita la copiosa r ic­chezza ; e all'altro pittoresco recesso, chiamato in memoria del Peri la Fo nte d el poeta .

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L'A M lA T A

Dall'alto a sinistra: Il Castello degli Or sini turrito, dai poderosi contrafforti a Piancastagnaio. l ruderi della rocca di Monte La­tron e . - Dall'alto a destra: Panorama suggestivo di Castelde lpiano e del dominante paese di Monte Latrone. Il Corso Nasini

di Casteldelpiano. Piazza Garibaldi nello stesso paese, con la veduta, nello sfondo , dell'Amiata.

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IO LE CENTO CITTÀ D'ITALIA

IL PROFETA DEL MONTE AMIATA

Gita più lontana e faticosa, ma di fascin o suggestivo per le memorie che ri sveglia, è l'altra di Monte Labro, l'eremo aprico del Messia d e ll 'Am iata , d el profe ta Lazzare tti , m eglio del sant e> David , il cui nome ha dato rinoman za ad Arcidosso n e l mondo p e r lo straordinario movime nto relig ioso , avvenu to in p ieno se­colo XIX ; come oggi fa r ipetere con insistenza , d opo la presunta scoperta di miniere au ri fere , una n ota profezia di lui , che cioè quell'arido e scoglioso promontorio nasconda tanto oro da com­p ra re il mondo. Sebben e illustrata, la sua vita e la sua dottrina da G iacomo Barzelletti con acume di scienza e con magiste ro d 'arte, in pa rte resta ancora velata e d egna d'indagine, destando sem­pre la curiosità dello studioso e forse la simpat ia. Certo è che la sua uccisio n e , voluta più che provocata, il 18 a gosto 1878, quand o inerme d isce ndeva d a l monte sac ro tra la variopinta turba, ebra di Dio, fu un erro re , peggio c h e 1m delitto.

Da le Bagnare a Santa Fiora Non ci misi ne ppure un 'ora .

Da le Bagno re ad Arcidosso Me n'a ndai sempre di trotto .

Da le Bagnare a Ca steld elpiano Me ne andai pian piano piano .

Era un rustico amatore del villaggio, che a seconda della varia pote nza d'affe tti, accelerava più o meno il passo verso la sua rubicon da montanina, alternando ogni strofa col rit orneilo: A m o re, amore, amor l - E la rosa l' è -un bel fior l

Raccolti dal Blanciardi di Montice llo p er il primo, poi d a l T ommaseo, dal Tigri e dal Giannini , q u esti s tornelli e rispe tti d e ii' Amiata sono forse la più fresca messe d i poesia, ve ra­m e nte popolare, che va nti l' Ital ia .

Bastino i due seguenti :

'\

Panorama delle Miniere di mercurio dell ' Abbadia S . Salvatore a piè deii'Amiata se lvaggio e presso i·l ride nte borgo che da quelle ha ottenuto lavoro e agiatezza.

· l tre colpi di m oschetto dell'arme benemerita . fe rmarono il g rande ili uso presso la c roce del Cansacch i n e ll'ora annunziata della sua trasfigurazione in C risto duce , m entre gettava in faccia alla morte il grido, ch 'è ancora un mistero: Viva la repubblica , regno di Dio/ Dispersa dal fuoco la mistica folla d ei di scepoli. restò alcuni istanti abbandonato sulla via bianca, n el sole . .. poi lo raccolse ro grondante sangue dal segno che l'an gelo del Si ­g nore g li avre bbe impresso ·sulla fronte ; lo t rasportarono morent ' alle Bagnare , ove in un rustico casolare , sotto la boscaglia folta, chiuse il suo ciclo d 'eroe . l lazzerettisti , che si sono battezzati col nome di Giurisdavidici, ancora l'atte ndono , com e Mosè , c h e scenda dal monte a riforma re nazioni e popoli; pubblicano la sua vita, i miracoli, gli scritti e le profezie .. . e vanno taciti e pensosi, uomini di g r'Vlde probità e di fede maggiore, le lun­ghe barbe incolte , per i sentieri d ell ' Amiata, ri evoca ndo quella gesta rel ig iosa, essi, d ocumenti superstiti d'un 'altra sublime e g e­n erosa fo ll ia di u niversa fratellanza umana.

SANTA FIORA Il ridente villaggio d e ll e Bagnare, con la s ua cele brata acqua

solfurea. lungo la strada maestra , che porta, dopo otto chilo­metri da Arcidosso a Santa Fiora, richiama all'ormai quasi spenta p oesia popolare d ell' Amiata con la vecchia. strofa:

O gen!ilina , gentilina tutta l Garo/anate son vostre parole, E l'alito , che v' esce dalla bocca Odora più d ' un mazzo di viole .

Odora più d ' un mandrulo e d 'un . pino La bella bocca e il bel parlar divino.

Odora più d'un mandrulo e d'un pesco La bella bocca e il bel parlare onesto.

E sete la più bella giovinetta Che in cielo e in !erra si possa trovarè, E colorita più che rosa fresca ; E chi vi vede fate innamorare.

E chi vi vede e non vi dona il core, O non è nato, o non conosce amore :

E chi vi à visto , e il cor non v' à donato , O non conosce amore, o n on è nato.

Santa Fiora, di dantesca memoria , che stende alla vista, dopo un b e l piano di selve castagnine , la lunga facciata fosca del pa­lazzo Sforza Cesarini, edificato sui ruderi del castello degli Al­d obrandeschi, s i può dire veramente il paese delle più belle fa nc iull.e d e ll' Amiata , d e ll e fonti più limpide e sonore, dell e feste. d ei canti , d e ll e tradizioni e delle leggende meglio conser-

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L'AMIATA Il

Dall'alto a sinistra : L'interno della l'v'adonna Incoronata d'Arcidosso. La cripta dell'Abbadia di San Salvatore, notevole per la lungh ezza e per le sue trenta colonne decorate nei fusti e nei capitelli. - Dall'alto a destra: L'esterno de! la Madonna Incoronata

di Arcidosso. La chiesa di San Niccolò, prepositurale di Castel~elpiano, nel Corso Nasini. L'interno della stessa chie<a.

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12 LE CENTO CITIA D'ITALIA

La tavola a fondo d'oro della • Madonna d'Arcidosso» della scuola senese di Taddeo di Bartolo.

vale, come rivelò fel icemente il Gall·etti nel suo colorito saggio di letteratura popolare, e g ià espresse a meraviglia , con la ca­rità del natio loco, Mario Pratesi nelle sue novell e e paesaggi amiatini. Ma vanta pure tesori d'arte s uperbi nelle copiose ter­recotte robbian e, aduna te a srraglianti pale d'altare, e in un pergamo, in un fonte battesimale, e in un ciborio della chiesa parrocchia.le delle Sa'nte tutelar i del luogo, le vergini martiri Flora e Lucilla. Sulla classica facciata quattrocentesca campeg­gia il leone, rampante le mela cotogna degli Sforza, inquadrato con la screziata aquila degli Aldobrandeschi, di cui l'ultimo, il conte Gu ido. dette sposa nel 1439 la fi g.lia .Ceci l i a a Bosio, fra­tello d e l g rande Francesco, duca di Mi lano.

Al dominio sforzesco ridonda appunto il merito d 'avere arric­chito questa loro chiesa d elle smaglianti terre invet ria te, delle quali l'Incoronazione e l'Assunzione sono meravigliose ripeti­zioni dei capolavori che si ammirano alla V e rna e d a S. Maria d egli Angeli in Assisi. Ma mentre la prima è certo dis,gnat.a da Andrea, n ell.a seconda. più propriamente La Madonna della cintola , è palese la maniera di Giovanni per la innovazione dell e statuette n e ll e lesene, e per le affollate scene d e i piccoli quadri del g radino. Le altre te rr ecotte , meno accurate , sono da attribuirsi a lla · scuola robb'ana, come la g rande composizione della 55. Trinità, avvo lta in un nimbo di cherubini , ch e si am­mira nell'omonima chiesa fra ncescana del convento della Selva, fondato da Guido . figli o di Bosio, il 1508, d opo che cacciando in quell'alte fo reste avrebbe ucciso, secondo la leggenda, un fiero drago n e . il c ui teschio tutt'o ra 13 si mostra.

Proseguendo la discesa del colle, giù dal Castello al luo~o detto Montecatino , ecco ·il chiuso tempio agostiniano. dominato da una elegante torre con bifore, che richiama a lla memoria più che il buon frat e Ba ttisti , annalista di S. Fiora, la truce fi­gura di Giovagn o lo , il sicario degli Aldobrandeschi, colà sepolto e poi gettato n e l fiume per la puzza emanata dal suo sepolcro. Del feroce episodio - documentato da.gli Assempri di fr. Fi­lippo da Siena - ch'egli avrebbe fatto scannare cento prigio­nieri, deliziandosi d ella loro lenta agonia, derivò forse il famoso

verso d ell'invettiva di Dante: E vedrai Santa{ìor com'è sicura l A contrasto di tanta scelleratezza di tempi e di uomini, «giù in

fondo al paese - come scrisse il Barzellotti - spicca sul grigio cenerognolo della campagna lì intorno la bruna massa del con­vento delle Cappuccine». Fu fondato nel 1619 per generosità della duchessa Eleonora Orsini , consorte di Alessandro C esarini Sforza, e p e r santo impulso d'una straordinaria mistica senese, Passitea Crogi, vissuta dal 1564 al 1615, la qua le emulò nei c<~rismi e n ell'attività spiegata in Ita lia e in Francia la concit­tadina più illustre Caterina Be ninca•a. Sono le sue seguaci della regola stretta di S . .Chiara. Man giano sempre di magro, e fann o frequenti digiuni. Coricandosi non si spogliano ma i, e ogni notte interrompono il breve sonno per alzarsi a mattinar lo Sposo. Non parlano tra loro se non ra re vo lt e a refe ttorio quando la badessa dispensa dal si lenzio ; ma possono venire alla ruota, se qualche parente domandi di risenti r/e . E d a una grata della loro povera chiesa fanno vede re in u n tabernacolo il ve­nerato tesoro, da esse custodito gelosamente: il taumaturgo Crocefisso, che la fondatrice mlvò d<:l legnaio , ove il padre, artista bizza rro, l 'aveva ge ttato per non essergli riu scito con­form e al meditato disegno.

Hitornando sui nostri passi , dopo la visita ascet ica, ci attende un diporto delizioso alle sorgenti copiose del classico Armino, la Fiora , che forma un ampio lavacro , trasparente come cri ­stallo, chiamato la peschiera , perchè vi gu izzano innumerevoli, pingui e brune trote, spruzzate di porpora. Tutt'attorno recinge il frigido laghetto un vasto parco signorile, denso di abeti, di verzieri e di bosso. per i cui meandri ombrosi è dolce sostare, fantasticando un improvviso ritorno in quella sua desolata si ­gnoria d e lla fulva Contessa lontana. (Vedi copertina 2).

Altri aspetti di vita e di colore locale possono trattenere l'ospite in questo caratteristico paese d ella montagna di Siena. La processione dei tre Cristi , così detta dai tre pesanti ed aiH tron­chi di croce, portati in giro dai più robust i paesani il 3 di mag­g io, cioè p er la festa dell\lnvenzione della Croce; la fiera di S. Rocco del 16 agosto con corse d' insaccati, palio a lla romana , e giuoco del saracino; befana te, calendimaggi e bruscelli ... per ­fino un volo della capra per S. N iccolò, sono in gran parte le tradizioni conservate in quest'angolo fortunato dell'Amiata più lontano dalle specio~e apparenze della presunta civiltà , livella­trice vandalica d'usi e costumi.

PIANCASTAGNAIO Il famoso botanico Micheli ricorda che n e l suo viaggio scien­

tifico all'Amiata il cavallo riusciva a stento ad aprirsi il varco per le folte selve della montagna d i S. Fiora. Oggi, al contrario la via larga , aperta sull'ombrosa pendice, conduce in breve, con la comoda automobile pubblica. all'altro ridente paesetto di Piancastagnaio, il cui nome svela la bellezza d el luogo, e ri ­corda l ' Uomo più illustre d ell'Amiata, che là, ove nacque, volle dormire il suo sonno supremo: Giacomo BnTZellotti , letterato e filosofo, storico e psicologo del movimento laz2:erettista. Di tutta

.la r·egione, ma in particolnre d el natio borgo i l Maestro com­pianto - che qui non ha ancora un memore segno della sua non caduca gloria - lasciò pagine d'insuperata prosa descrit-

L'abside romanica della Pieve di Lamulas, nel castagneto fra Arcidosso, Casteldelpiano e Montelatrone.

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L'AMIATA 13 - ---------------------------------------- - ------ ------------

Dall'alto a sinistra: L'antica chiesa d e i Benedettini all ' Abbadia S. Salvatore. Una delle caratteristiche p orte del paese , con loggia a duplice arcata. Un çurioso romitorio nel castagneto ricoperto, a guisa di dolmen druidico, da un grande masso_ - Dall'alto a

destra : La torre e il castello aldobrandesco di Arcidosso. La bella cascata dell'Ente, detta l'Acqua d'alto presso Arcidosso.

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14 LE CENTO CITTA D'ITALIA

Un'estiva cavalcata reduce da un pellegrinaggio a Mont o L :bro . la città santa d el Profeta d eii'Amiata.

tiva, forse la più perfetta che vanti l'Italia dopo il Manzoni. Anche noi con la guida sapiente dell ' autore di Monte Amiata

e il suo Profeta, possiamo rievocare gli splendori del secentesco palagio dei Bourbon del Monte, cui Ferdinando l dei Medici concesse Piancastagnaio in feudo nel 1602, ed i ripetuti asse di che Orvietani e Senesi strinsero interno alla rocca, tenut 1 an­cora sui primi del secolo XV dagli Orsini di Sovana. Questa guarda - come descrive il Barzellotti - - l'immenso castagneto, che le pianeggia davanti, e "al di l~ della porta merlata , oltre la piazza, su cui scende lo sprone della torre più alta, coperta d'ellera fino all'ampia base di peperino, cominciano a correre in giù a sghembo le viuzze d el paese . come se avessero fretta di riuscir fuori di quelle nere file di case , per fermarsi all 'aperto. a mezzogiorno .. .. Da codesta parte, all'aspetto e al colorito d ella campagna ci s'accorge già d ' esser quasi fuori di Toscana. Un non so che di più largo, e, a un tempo, di solenne, d'austero

di questa natura potente e maes:osa! Certo, poichè un tratto dell'antica strada romea lambiva fra S. Quirico e Acquapen­d e nte , sotto Radicofani , l' Amiata selvaggio di Guglielmo e di Oberto Aldobrandeschi. n eceS'"'-riamente questo tratto seppe l'orme di Dante, quando di re tto a Roma o reduce, raccolse n el luogo la fam a d ella pote nza, del valore , e della crudeltà dei Conti di S. Fiora. nonchè le gesta cortesi di Chino di Tacco dalle braccia fiere.

L'ABBADIA SAN SALVATORE Risalendo a cercare con la vis ta l'alto castello di Radicofani,

temuto e inespugnabile asilo del piacevole !adrone senese, che s:.~ggerì al Boccaccio l'a g il e e colorita novella dell'abate di Cluny, g uarito con la cura della dieta e delle fave secche dal suo mal Ji stomaco, eccoci all'ultimo e più alto borgo ami ati no (m . 834),

il più noto dai tempi remoti per il celebre convento benedettino, poi cistercense, che ebbe merum et mixtum imperium, e che gli dette il bel .nome, conservato fin oggi , di Abbadia S. Salvatore. La leggenda nar­ra ch e R achis, re dei Longobardi, caccian­do p e r le folte se lve ebbe il comando dal divino Salvatore, apparsogli tra le frond e di un annoso castagno - come ricorda lo stemma del paese - di fondare l'Abbazia,

fa presentire ,le campagne romane». Di­nanzi a questa veduta maestosa s'innalza nella severa semplicità dell'ultima architet­tura cinquecentesca, ancora immune dello sfarzo del barocco, il bel palagio, oggi de­serto e profanato, dei Bourbon del Monte, del cui parco fastoso, ricco di statue e di fontane, non restano oggi che ruder.i e frammenti, rovi e rovine, nel luogo detto il mugnello, ed un ampio morto cratere di grande vasca spenta, che la fantasia del popolo ha chiamato il piatto delle streghe. Ma il

mormoreggiar di selve brune a' venti con sussurrio di fredde acqu e cade nti giù per li verdi tramili dc' monti

Pianta della Pieve di S. Maria de Lamula nel Monte Amiata. - Pianta delle celle benedettine del Monte Arnia­la. Ermicciolo presso il Vivo; S. Maria in Villa; S. Biagio; S. Lucia ; S. Lo­renzo in Piana; S. Mustiola ed altre.

dotarla di ricchi feudi, ed in quella vo­tarsi alla rigida p enitenza benedetti na. An­che Pio Il . che trascorse in quel cenobio l' estate del 1462, ricorda la favolosa fon­dazione, v is ita il romitorio dell'Ermeta , ave clicevasi sepolta la regina Erminia, e coglie l'e rba scarlina, che avrebbe salvato l ' eser­cito di Carlo Magno dalla peste nella mar­ancora palpita e freme su in alto al rezzo

delle annose piante , ispiratrici del sone tto Candidi soli e riso di tramonti al ventenne Carducci, il quale nella· estate del 18SS, come ricordò il Fatini, assistè generosamente in Piancastagnaio i colerosi , ed intrecciò un breve, ma' indimenticato idillio con la figlia del medico del luogo, collega di suo padre Michele .

E chi sa! che un altro grande poeta, il Sommo, in una di quelle sue peregrinazioni ... non abbia percorso - d ' sse il Bar­zellotti - parte del Monte Amiata, e si sia ispirato all'aspetto

cia verso Roma. Presso il convento diruto e trasformato si eleva una rozza piramide di pietra a ricordare il luogo, ove il papa di Sienu, sotto l'ombra d'un castagno riceveva le ambascer ie , e datava le bolle; come già nella sala del Capitolo dell'Abbazia si ammirava un grande affr esco d i Francesco Nasini , illustrante appunto il ricevim~nto d'un'ambascer :a al 'a Corte pontificia adu­nata sotto le fresche ombre del castagneto. Lo stesso pittore di ­pinse ne lla chiesa del convento le scene principali della leggen-

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L'AMIATA l)

più illustri uomini dell'Amiata: il poeta Giovan Domenico P eri: il pittore Giuseppe Nasini; l'ingegnere e filantropo Gio­vanni Ginanneschi ; il lette rato e filosofo Giacomo Barzellotti.

daria fondazione della badia , che ammirate e descritte da Edoar­do Hutton furono da lu i attribuit e , per non aver saputo leggere

sandosi poi sul paesello, cresciuto all'ombra della vetusta Ab­bazia. « ... D e ntro al paese chi va per quelle viuzze tortuose, s e

la firma dell'artista , a un mai es istito pittore Casino! È b s tesso signore, che venendo a scrivere la storia di casa n ostra col libro citato principiando, rim­piange che l'Abbad ia non appa­risca p1u quale doveva essere prima che « dagli Svizzer i di Pie­monte fossero procreati gli lta­l.iani », sebbene la colpa della soppress ione del convento risal ­ga non all'opera d e ll'Italia uni­ta, universalmente ladra e van­dalica ( the uni versai robber an d vandal united italy) ma a Pie tro Leopo ldo che compensò con tan­ta ingratitudine le accoglienz! oneste e liete qui ricevu te dai monaci n e l 1782.

Fra i tesori d 'a rte e · di storia, fatti trasportare a Firenze dal Lorenese, il più noto e pre-zioso cimelio è la celebre Bibbia A­miatina , già cupidamente amm i­rata da Pio Il , oggi gelosamente conservata nella Biblioteca Lau­renziana . È in carattere o ncial e del sec. VH, e fu trascritta i n Northumbia da un'antica vulgata sotto la direz ione di Beda per essere donata al Papa da Ceol­frido, compagno e discepolo di S . Benedetto. • Alla rapacità d el Gra n Duca sfuggì un bell issimo r e liquiario di bronzo, del secolo XIV. che conserva la testa di S . Marco papa , e ch e è model­la to a sembianza umana . Nè potè naturalmente asportare l'an­tico e colossale Crocifisso inta­gliato nel tronco del castagno. sul quale il Salvatore sarebbe ap­parso a l R e longobardo, e che ha tuttora il suo ceppo millena­rio n e lla sottostante cripta, sor­retta da trenta colonne del mi­glior lavoro lombardo con capi­te lli zoomorfi, e nodi e rabeschi sul fusto delle colonne stesse.

Uscendo dall'oscuro sotterra­n eo s'allarga meglio il respiro alla fri zzan te a ria montanina, e meglio la vista spazia sulla pi ù alta cima della montagna, ripa-

Monumento in Arcidosso al contadino poeta Gian Dome­nico Peri (scult. Vincenzo jerace) .

alza gli occhi alle case nere e qua e là sdrucite, capisce come tutta codesta povertà, con l'im­pronta della vecchiaia e dell'ab­bandono ovunque tu ti volga, duri all'ombm della tradizione secolare d 'ozio e d' egoismo con­templativo lasciata dai monaci •.

È permesso dissentire in que­sto giudizio dall'Hlustre Barzel­lotti , che pur non ignorava l'o­pera altamente civ ile spiegata in secoli di ferro dall'Ordine di S . Benedetto. Il primo diboscamen­to di questa terra selvaggia, la bonifica dei t erre ni dalle acque s tagnanti , la coltivazione d e lla vite e dell'ulivo, l'apertura di s!Tade e di ponti , il soccorso, la ospitalità, sono meriti indiscussi d e i monaci, cui spetta anche l'o­nore d'aver conservato, c ome di­mostrano i codici della Lauren­ziana e il diplomatico dell' Ar­chivio di Siena, il patrimonio della cultura classica e cristiana. mentre accoglievano - e lo con­ferma la cripta superstite - il primo soffio dell'arte rinasce nte .

Qua nto all'ozio e . alla pove rt à dell'Abbadia, da tempo sono tra­s fo rmati in lavoro ed agiatezza, come fa testimonianza tutto un paese nuovo che è sorto , aperto lindo e ridente nella salubrità perfetta del e-lima , . grazie alla nuova ricchezza scoperta davve­ro, meglio dell ' oro favoloso, nelle viscere d e l monte; le mi­niere dalle quali proviene un quarto del mercurio annualme n­te posto sul mercato mondiale.

LE MINIERE DI MERCURIO

Il Papa Piccolomini aprì l'ani­mo alla più lusinghiera speranza di gloria quando Giovanni di Castro, gli annunziò la scoperta delle miniere di allume a Tolfa con queste parole: - Oggi ti reco la vittoria contro il Turco!

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16 LE CENTO CITTA D'ITALIA

Con più ra g ion e .Pio Il s i sa re bbe confortato n e l suo g ra nd e sogno d 'abbattere l'lslam , se avesse saputo q ual'altro tesoro , ben più prezioso dell 'a llume, la prodiga nat ura aveva nascosto nelle viscere d ella m o n tagna da lui tanto esa ltata .

Antiche minie re d e l ri cercato idargento, posto dagli alch imisti sotto l 'in flusso di Mercu r io, si conoscevan o fin dal sec. XVI presso S elvena e Castellazzara. co rri sponden ti a quelle cdie rn e del Siel e e del Corn a cchino , lun go la Fiora , d escr itt e ed illustrate da Mass imilia no Rome i in que l n o to suo s tud io, ch'ebbe l 'appro­vazione di Francesco Crispi. M a le più ricche e produttr ici mi­niere sono quelle dell 'Abbadia S . Sa lvato re, il cui g iaci m e nto cospicuo fu scoperto sol ta nto n e l 190 l. La fortunata Società, co­sti tu ita all'inizio di pochi capita li livornesi, potè così o rgani zza.re ott ime maestranze, costruire s ta.bilimenti m eta llurgici , e intro­du rre tutti i perfezionamenti ig ienici richies ti dalla est raz ione e lavorazione del m in erale. D a ta l'importanza d e l mercurio n e lla preparazione d e ll e mun izioni da. guerra, fu ri scattata n e l pe­riodo b e llico da l capitale ge rmanico, avendo a gio in tal modo in pie na ind ipende nza. dagli stranie ri di provvedere a l Ministe ro dell a Gue rra una quantità annua di mercurio, che raggiunse fin dal pr imo anno d e lla guer ra k g. 800 000.

S tudiate e desc r itte da va lorosi tecnic i, quali gli ingegneri De Fe rrari e D e Castro. e d a i chiari d ocenti Marin e lli e Savo ia, queste miniere dell ' Abbadia meriterebbero un'ampia trattazion e, qui vi e tata d a ll 'esigenze d e llo spazio. Limitiamoci a dire c h e l 'estrazione del minerale avviene en tro le ga llerie col m e todo « dei g ra dini rovesci» , cosicchè ogn i parte mineralizzata è in­teramente estratta ·e resa util e . P e r otten e re c iò, il mine rale , pro­sciugato da ess icatoi rotativi, passa in forni a t ino, dove una fiamma ossidante distrugge lo zolfo del c inabro, vaporizzando il m e rcu rio, che a sp irato da un venti latore centrifugo v iene poi a condensarsi attraverso un ser-pentino e una ser ie di camere refrige ranti. Libe rato dai pro­dotti catramos i e carbonasi, me­diante una sapon.ificazione di calce , il mercur io fini sce di pu­rificarsi u: p er decantazione , in appositi vasi comunicanti, dai quali esce p er essere racco lto e chiuso in caratter.istici rec ipienti chiama ti bombole. L e quali con ­te n gono kg. 34,5 ognuna di mi­nerale, e sono vendu te dallo Stato all'este ro per la b e lla som­ma di circa venti ste rline per bombola, essendo largamente ap­plicato il mercu r io, come è noto. oltre che alle con fezion i belli­ch e , a ll'ind ustrie elettriche, chi­miche e farmaceutich e.

È doveroso a ggiun gere che p er sottra rre g li operai al pericolo dell'intosSicazione idrargirica, i forni a tino e a caduta funzio­nano in aspirazione, in modo da e vitare ogni fu ga di vapore, ed a questo lavoro dei forni g li ope ­rai non dmangono che otto ore giornali e re per un m ese , a lter­n a ndo poi tal e fat ica con opere m e no g ravi all 'aria libera. L'ari > libera e salubre della n a ti va

montagna, che 'co i bag n i termali di S . Fi li ppo e Vigno n e, ri ­tempra loro il corpo , apprestandolo più forte al cimento , donde proviene ad essi m e ritata agiatezza , ed alla patria onore in pace, e in guerra vittoria.

Per lo spir ito è conforto c s peranza suprema la grande Croce, che vegli a so lenne s ull'estrem a cima d el monte, e che invita anch e noi al s uo e te rno e d infinito amplesso di pace .

LA CIMA DELL' AMIA T A Ascendiamo la m o ntagna di Siena da q uesto più fac ;le e brev-~

d ecl ivio dell 'Abbadia, purtroppo di recente schiomato in · parte d e l suo verde ammanto per la sete d ei subiti guada gni, a estin ­guere la quale furono persi no c hiamat i i prigion ieri aust ri aci : così da richiamare g iustamente c ontro il ,·andalico scempio la vig il e e p rovvida attenzion e della Socie tà Se n ese per la difesa d e l paesaggio.

La vetta del monte (m. 1732), che s i può raggiungere como­damente in ci rca due e re sui pazie n ti somare lli , è ch iamata il sasso di marem ma, p erc hè for_mata da una pi ram ide di g igante­sche ru pi !rach itiche. l' una su ll 'a ltra accava ll a te d a ll e ciclopiche forze d ella natura. o m eglio , secondo i geo logi, ~ruttate, come incandescente lava d a un 'enorme fessura vu lcanica, le cui lab­bra tag liavano le cime più e levate della ca tena montana. Ma dove una volta !'i gnovora furi a sferrava la morte, ride ogg i la vita: ride s ul piano -e rboso sottostante a l cumolo d e ll e rocce, solca te dal fulmine , d e ntro la cornice d e i faggi, ed a piè della g rande e mirabile Croce di ferro battuto n e ll e officine Z a laffi di Siena, e lassù a rditamente innalzata in o:na;:l'gio a Cristo R e­d e ntore ne l 19 10 .

Il viandante, che ha avu to la paz ie nza d i seguirei, è larga-m e nte com pensato dallo spetta­colo d e l panorama superbo , che non ha l'eg ua le in T oscana . D o­mina di lassù l' immenso g iro dell'alma te rra saturnia, d a Civi ­tavecchia all'Argentare , da Or­vieto a Vi te rbo, da Sie na a P e­rugia: ste rminato giro di valli e di monti, che il sole eguaglia sotto un Ravo amman to , e su c ui velegg iano le nti sperduti fiocchi di nubi . Il Trasimeno lontano sfuma e s i confonde col c ielo: m e ntre vicino un lembo di cielo sorrid e ne l lago di Bolsena , ove nav iga i' isola triste d'Amala­sunta. Il cono del Cimino, che nasconde R oma, profila l 'eterea sagoma in fond o ; corron o a sini ­stra come Autti incalza ti d a l ven ­to g li Appenn in i nevosi, e su l­l 'ultima linea, quas i vigile scolta . domina il Gran Sasso d ' Italia .

Il v iandan te, ch e sa la poes ia dell'altezza. al cospetto e a l di sopra di tanto m ondo , immerso lagg iù n ell e monda n e cure, è commosso da un senso di arca­na, felice libe razion e; sente la v ita d e llo sp irito , prova n o n s olo d ' essere più pross imo a l cieb. Jn a più vicino a Dio.

La #)rcscntc monografia ucnnc reda tta da l Dott . E u GENIO L AZZARESCHI.

Fotografie Magri ; dello S tabilimento Lombardi ; della Dilla V en turini di Sie­na; delle A rti G rafiche G ustaco Mo­diano di Milano c del sig. Luigi lm ­b :.. scia!i d A rcidoJso.

Monume nto ai Caduti di Caste lde lpiano (arò. Frane . Notari) .

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VISIONI E PANORAMI D E L L A MONTAGNA

Dall' alto: La scogli e ra di trachite che co ro n a il ve rtice d e ll' Ami~ta . II pae sello di Montegio.v i , fra gl i uliv i e i vi gn e ti . La poe­tica pesch ie ra de l p arco Sfo rza -Cesari n i a S . Fiora , fra alberi s ecola r i, d onde scaturi sce il fiume Fio ra. - Dall'alto a d e­s tra : Un cara tt e ri s ti co ponte d i legno su H' E n te fra Caste l d e l p iano e M onte La tro ne. Una ga ll eri a d e ll e min ie re di m erc u-

ri o all'Abba dia S. Salvato re.

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Opere di J. H. FABRE Henri Fabre - colui che Victor Ugo chiamò ((l'Omero degli insetti, -è veramente uno scopritore, un poeta. Il suo principale valore consiste in questo , di aver saputo sempli­ficare, rendendolo accessibile a tutti , il meccanismo delle scienze. Parla degli insetti e dei loro misteri istintivi, del cielo e de' suoi misteri astronomici, delle industrie umane e delle loro complicazioni, dell'agricoltura e dei suoi procedimenti, egli lo fa sempre in tal modo che tutto diventa chiaro, comprensibile e concreto.

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