Larivistadiengramma - Il Cielo Di Schifanoia

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  • 7/25/2019 Larivistadiengramma - Il Cielo Di Schifanoia

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    Engramma. La Tradizione Classica Nella Memoria Occidentale ISSN 1826 901X

    IL CIELO DI SCHIFANOIA

    Bertozzi / Bonora / Pedersoli

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    Engramma 102 dicembre 2012La Rivista di Engramma ISSN 1826-901x

    Il cielo di Schifanoia

    a cura di Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli

    Associazione Engramma - Centro studi classicA Iuav

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    Engramma. La Tradizione Classica Nella Memoria OccidentaleLa Rivista di Engramma ISSN 1826-901X

    Dmonica centanni

    Ranna ban, maria bergamo, giulia bordignon, giacomo calandra di roccolino, oliviasara carli, claudia daniotti, francesca dellaglio, simona dolari, emma filipponi,marco paronuzzi, alessandra pedersoli, daniele pisani, stefania rimini, daniela sacco,antonella sbrilli, linda selmin

    C S Rlorenzo braccesi, georges didi-huberman, alberto ferlenga, kurt w. forster, fabriziolollini, paolo morachiello, lionello puppi, oliver taplin

    this is a peer-reviewed journal

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    Sommario 102

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    EditorialeMarco Bertozzi, Alessandra Pedersoli

    Schifanoia: il salone dei dipinti perduti

    Marco Bertozzi

    Lo Zodiaco del Principe. Diario di LavoroMaurizio Bonora

    Mese per mese. Lettura dei registri superiori del Salone dei Mesi di SchifanoiaMarco Bertozzi, Alessandra Pedersoli

    Rimini-Padova-Ferrara. Cicli astrologici del Rinascimento: un aggiornamento

    bibliograficoa cura di Alessandra Pedersoli

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    Il cielo di SchifanoiaEditoriale di Engramma n. 102

    Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli

    Il numero 102 di Engramma, dedicato al cielo di Schifanoia, raccoglie saggie contributi riguardanti la decorazione del Salone dei Mesi di Palazzo Schi-fanoia a Ferrara e la complessa storia interpretativa dei soggetti ragurati neiregistri superiori dei comparti dei dodici mesi. Con questo numero celebriamoanche due anniversari: nel 1912 Aby Warburg, in occasione del X Congressointernazionale di Storia dellArte di Roma, avanzava per la prima volta lipo-tesi interpretativa della fascia mediana con i tre decani del segno per ciascunmese; nel 1992, nel Salone del Palazzo, Maurizio Bonora allestiva le sue tavole

    ricostruttive dei cinque registri mediani per i mesi del ciclo perduti. Come lostudioso amburghese in Tavola 27 dellAtlante di Mnemosyneorienta i suoi studisui registri superiori (il cielo di Schifanoia), anche il cuore delle ricerche sultema in Engramma sono rivolte allapprofondimento del complesso meccani-smo di tradizione dellantico che ha condotto gli artisti di Borso a tradurre perimmagini nel palazzo ferrarese.

    Il saggio di Marco Bertozzi introduce al tema, ripercorrendo la storia interpre-tativa dei decani, mentre il Diario di lavorodi Maurizio Bonora ripercorre liter

    metodologico di studio e ricostruzione dei decani. Il complesso lavoro di ricercae ricostruzione, messo in campo dallartista ferrarese, si basato sia sulle fonti

    Ferrara, Palazzo Schifanoia, Salone dei Mesi.

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    Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli Editoriale

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    letterarie antiche e coeve al ciclo astrologico, ma anche sulle fonti iconograchecoeve, presenti nello stesso Salone, sia sullopera degli artisti ferraresi del tempo.

    Viene quindi presentato Mese per Mese lintero ciclo iconograco nei suoi registrisuperiori il cielo di Schifanoia a cui intitoliamo questo numero monogra-co con le divinit in trionfo che sovrintendono al segno zodiacale e i decani,le personicazioni celesti che Warburg aveva ricondotto alla complessa culturaastrologica di Pellegrino Prisciani, ibridatisi nel passaggio dalla cultura egizia aquella romana, da quella araba e alla ranata e criptica erudizione cortese europea.

    Il tema dellastrologia cortese, che Warburg approfondisce e riprende in alcunetavole dellAtlante della memoria, ha rilevato la necessit di organizzare una Bi-bliograa ragionata dei contributi pi signicativi e aggiornati riguardanti i cicliastrologici di Padova (il Salone del Palazzo della Ragione), Rimini (la Cappelladei Pianeti nel Tempio Malatestiano di Rimini) e Ferrara (il salone dei Mesidi Schifanoia), per cui ci sembrato opportuno inserire nel numero un regestobibliograco aggiornabile, che possa essere di aiuto agli studiosi. Inne sonopresentati i materiali aggiornati per Tavola 27 dellAtlante Mnemosyne, dedicatada Warburg al Cosmo di Schifanoia.

    Il numero 102 che Engramma dedica a Schifanoia intende anche richiamarelattenzione sul dicile momento che l intera citt di Ferrara vive a seguito del

    sisma che la scorsa primavera ha compromesso gran parte degli edici storici,compreso Palazzo Schifanoia, a tuttoggi ancora chiuso al pubblico. I curatorie la redazione di Engramma invitano i propri lettori a contribuire alla campa-gna di raccolta fondi destinata al restauro e alla messa in sicurezza del Palazzoche ospita anche il Museo, in vista della riapertura nella primavera 2013.

    Mediante un versamento mediante bonico intestato al Comune di Ferrara, in-dicando nella causale Palazzo Schifanoia ricostruzione post sismica (IBAN:IT 26 K 06155 13015 000003204201), possibile contribuire per restituirealla citt, e ai visitatori e agli studiosi di tutto il mondo, questo prezioso luogo

    di arte e di memoria.

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    Schifanoia: il salone dei dipinti perduti

    Marco Bertozzi

    Alcuni anni fa, Maurizio Bonora venne a trovarmi per espormi il suo progettodi ridare vita ai dipinti scomparsi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia.Confesso che la mia piacevole sorpresa per tale iniziativa fu allora accompagnatada non poche perplessit. Comera possibile ricreare la fascia del pi famoso ciclopittorico del Quattrocento ferrarese, sulla base di pochi e quasi illeggibili fram-menti, sia pure appellandosi alla potenza della fantasia e della immaginazione?

    Il mio compito fu allora di indicare le fonti (lIntroductorium in astronomiamdi Albumasar, Picatrix e altri compendi astrologici) che pi potessero avvici-narsi alle tracce ancora visibili, che Bonora veniva lentamente riscoprendo congrande pazienza ed abilit. A quel punto, indicate le possibili fonti, lardua edappassionante sda dellartista consisteva nel ricreare, in piena autonomia, idipinti scomparsi, attraverso una complessa e delicata operazione. I frammentirimasti dovevano infatti costituire un vincolo imprescindibile, anche se essi nonerano certo sucienti, da soli, a riportare in vita immagini astrali che il tempoaveva ormai reso esangui o del tutto mute.

    Poi, quando inne ebbi modo di vedere riemergere dal tempo gli antichi decanidi Schifanoia, la mia impressione fu di trovarmi di fronte ad un risultato che,di per s, suscitava sorpresa e meraviglia. Altri avranno il compito di valutare laplausibilit di questa operazione. A me toccato in sorte il gradito privilegiodi aver visto i primi abbozzi del lavoro e di aver scoperto lemozione che si puprovare entrando nelle segrete stanze in cui lartista opera le sue alchemichetrasmutazioni.

    Ora, non mi resta che riprendere quanto ho gi avuto modo di scrivere re-

    centemente, per ribadire (ancora una volta) i motivi che mi hanno indotto asostenere, con viva convinzione, la possibilit di cogliere il senso profondo delciclo pittorico di Palazzo Schifanoia proprio attraverso la sua tessitura astro-logica. Ritengo quindi opportuno tornare a proporre qualche breve riessionesulla ormai celebre interpretazione di Aby Warburg, Arte italiana e astrologiainternazionale nel Palazzo Schifanoia di Ferrara(1912), in cui lastrologia sem-bra rappresentare eettivamente la chiave di lettura degli areschi (Warburg[1912] 1966; Warburg [1912] 20042; Ja [1932] 20042).

    Certo, pu essere fuorviante o limitativo considerare Schifanoia solo dal puntodi vista astrologico. Ma questo pu accadere se lastrologia viene pensata esclu-

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    Marco Bertozzi Schifanoia: il sa lone dei dipinti perduti

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    sivamente come un apparato di tecniche usate a scopo, pi o meno, divinatorio.Sono convinto che sia pi che mai indispensabile guardare allimpianto astro-logico di Schifanoia, alla parte giocata dallastrologia stessa nella ideazione del

    programma, per non perdere di vista la centralit della fascia mediana degliareschi, abitata dai (non pi tanto) misteriosi decani che, tre per segno, ac-compagnano le costellazioni zodiacali.

    Linterpretazione di Warburg ancora fortemente produttiva proprio perchnon solo ci costringe a riettere sul problema delle fonti astrologiche di Schi-fanoia, ma ci proietta anche nel sottosuolo, nel fondo della tecnica astrologica,cio nella sua essenza, nella sua richiesta di senso. Tornare sulle tracce di War-burg, non come vuoto e ripetitivo esercizio intellettuale, signica che ancoraci riguarda limmagine che luomo del primo Rinascimento (in un colloquiovivente e ricreativo con la cultura antica) veniva costruendo di se stesso e delposto che occupava nel cosmo. Non sintende cos riproporre un banale e ac-cademico problema di storia delle idee. Si tratta invece di trovare il modo diaccedere a quella mentalit che teneva ancora insieme la logica (astronomica)e la magia (astrologica): la memoria delle immagini aveva potentemente con-tribuito, sebbene in modo ambivalente, alla necessit delluomo di orientarsi edi soddisfare il bisogno di dare senso al proprio abitare nel mondo.

    per questo che Warburg apriva il suo saggio su Schifanoia dicendo di essere

    stato costretto a scendere nelle regioni semioscure della superstizione astro-logica, in un primo tempo assolutamente contro la (sua) inclinazione, inizial-mente attratto dalla considerazione di cose pi belle, cio dalla riconquistadellOlimpo greco, le cui divinit maggiori celebrano il proprio trionfo nellafascia superiore degli areschi. Fra lIdea platonica di Giustizia, rappresentatada Pallade-Minerva nella pi alta sfera del cielo di Schifanoia, e il mondo dellafascia inferiore, dove Borso dEste la viene saggiamente amministrando, sta ilregno dei demoni orientali: non ostacolo, ma necessario pathose tramite perscendere da e salire verso la sfera superiore. I decani, posti a capo delle ar-mate celesti, osservano lintero universo, vigili ed inquietanti custodi di quella

    parte che ciascuno destinato a rappresentare sulla scena del mondo. Essi nonsono, dunque, semplici unit di calcolo, ma gure di natura divina, in cui siriettono gli attributi di stelle e costellazioni che si levano e tramontano in unadeterminata sezione di spazio celeste.

    Se vogliamo ancora pensare alle segrete intenzioni del programma di Schifanoia,non possiamo che rintracciarne i segni nella tradizione astrologica veicolata dagliAstronomicadi Manilio (I sec. d.C.), dallIntroductorium in astronomiamdi Albu-masar (composto a Bagdad intorno alla met del IX sec.) e dal trattato di magia

    talismanica Picatrix. Il poema di Manilio, come ha dimostrato per primo Warburg, la fonte certa e sicura dello zodiaco olimpico di Schifanoia: la peculiarit della

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    Marco Bertozzi Schifanoia: il sa lone dei dipinti perduti

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    coppia Giove-Cibele, che posta a tutela del segno del Leone e del mese di Luglio,ce lo attesta in modo inequivocabile. Inoltre, nel primo decano indiano dellA-riete, cos come descritto nel trattato astrologico di Albumasar, ebbe il destino di

    imbattersi lo stesso Warburg, ricollegandolo alle enigmatiche gure di Ferrara cosspesso e da tanti anni invano interrogate. Secondo Albumasar, gli indiani diconoche in questo decano si leva un uomo nero dagli occhi rossi, di alta statura, fortecoraggioso e di elevati sentimenti; egli porta unampia veste bianca, cinta nel mezzoda una corda; egli adirato, se ne sta dritto e custodisce e osserva. In questa im-magine Warburg identic (sia pure discutibilmente) leroe greco vittorioso, Perseoliberatore di Andromeda. La lotta contro il mostro era lemblematica rappresenta-zione del duro patire che lumanit deve arontare per liberarsi dai propri eternifantasmi, dalle proprie oscure ed originarie paure.

    Qualcosa resta ancora da dire su Picatrix, la cui inuenza a Schifanoia or-mai dimostrabile sia nella fascia mediana che in quella superiore degli areschi(Bertozzi 1992, 111-121). Loriginario manoscritto arabo (Ghajat al-hakim,cio il ne del saggio) fu composto in terra di Spagna intorno alla met del

    secolo XI, venne fatto tradurre in castigliano da Alfonso el Sabio nel 1256e si diuse in Occidente attraverso una versione latina (Picatrix Latinus, cfr.nota bibliograca). Il capitolo dedicato alla descrizione dei trentasei decanifa parte del secondo libro, in cui si parla delle gure celesti e dei loro eettiin questo mondo. Si tratta della fondamentale illustrazione di quella scienzadelle immagini con cui si possono disvelare le virt e i poteri dei talismani.Il libro secondo, che ha il compito di dimostrare come attingere a questa scien-za, si apre con il nono aforisma del Centiloquiumdello pseudo-Tolomeo: om-nia huius mundi celestibus obediunt formis. Infatti, commenta Picatrix, tutti

    i sapienti si trovano daccordo nel ritenere che ogni cosa dipende dal moto edagli inussi degli astri: qui risiedono le radici stesse della magia.

    Picatrix.

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    Marco Bertozzi Schifanoia: il sa lone dei dipinti perduti

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    La pratica magica costituisce certo il ne, lo scopo del saggio, ma in quanto ilrisultato di un duro percorso speculativo: il losofo-mago, per intervenire atti-vamente sulla realt, deve prima avere raggiunto una conoscenza totale e com-

    pleta del mondo e dei segreti rapporti di simpatia che regolano il uire dellavita nellintero universo. La conoscenza losoco-scientica giustica quindilintervento operativo ed autorizza lideazione dei talismani, che sono dotati distraordinaria forza e potere proprio perch originati dalla violenza.

    Picatrixinterpreta, molto acutamente, il termine talismano nel senso di vio-lator, poich limmagine viene composta per ottenere il dominio e si puprevalere solo tramite la violenza. Lecacia del talismano garantita dallaconoscenza di precisi rapporti di calcolo astronomico, per mezzo dei quali sistabiliscono gli inussi astrali delle armate celesti. Le immagini dei talismaniper poter avvincere devono risultare composte da tutti quei corpi di cui riconosciuta la relazione di simpatia con la relativa divinit astrale; e tali corpidevono essere insieme disposti nel momento astronomicamente opportuno.

    Usando dunque il calcolo, le giuste erbe, pietre e certe suumigazioni, gli spiritivitali saranno attratti ed avvinti dalle immagini stesse costruite dal sapientelosofo-mago. Il potere dei talismani aerma Picatrix simile a quello del-la pietra filosofale, dellelisir, che domina la materia e alterandola la trasmutain altra materia pi pura; e cos le immagini fanno ci che fanno per mezzo

    della violenza. Come troviamo scritto nel Libro sacrodi Ermete ad Asclepio:se onorerai ciascun decano con la propria pietra, la propria pianta e la relativaimmagine, tu possiederai un potente talismano. Poich niente accade senza ilvolere dei decani, dato che in esso il Tutto si compie.

    Pellegrino Prisciani, lideatore dellerudito programma degli areschi ferraresi,aveva certo presente questo tipo di modelli culturali quando inviava i suoi con-sigli astrologici alle principesse di Ferrara e di Mantova. Egli le invitava a con-dare nella meravigliosa possanza de la conjunctione del Capo del Draconecum la salutifera stella di Jove, perch proprio in quel momento, tanto a lungo

    atteso, le loro preghiere avrebbero ottenuto leetto desiderato.

    Nella lettera inviata da Mantova (in data 26 ottobre 1487) ad Eleonora dAra-gona, consorte di Ercole I dEste, Prisciani aermava che alcuni erano soliti farincidere in argento, o in altro metallo, le figure celesti. Ma la preparazione diveri e propri talismani non sembrava, in quelloccasione, indispensabile: bastavainfatti evocare mentalmente le gure che si formano in cielo e pregarle, a tem-po debito e nel modo opportuno, per costringerle ad accordare il loro favore.Prisciani riteneva che le preghiere rivolte a Dio potevano essere esaudite solo

    attraverso la decisiva mediazione degli astri, che egli considerava vere e propriecause seconde.

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    Marco Bertozzi Schifanoia: il sa lone dei dipinti perduti

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    Ci troviamo di fronte, come si pu ben comprendere, ad una curiosa mesco-lanza di elementi pagani e cristiani, che doveva per risultare particolarmentegradita alla ranata corte di Ferrara, dove le pi diverse tradizioni astrologiche

    avevano trovato sicuro rifugio ed accogliente dimora. Warburg ci ha mostratocome sia possibile attraversare queste semioscure regioni senza perdersi, illu-minando anzi quelle zone dombra che ci impedirebbero di comprendere nonpochi e rilevanti aspetti della storia della nostra cultura.

    Riferimenti bibliografici

    Bertozzi 1992M. Bertozzi, Geroglifici del Fato. La magia dei talismani di Picatrix e lastrologia di Palazzo Schi-

    fanoia a Ferrara, in C. Gatto Trocchi (a cura di),Il alismano e la Rosa. Magia ed esoterismo, Roma1992, 111-121.

    Ja [1932] 20042E. Jaff, esti per lanalisi delle figure dei decani, trad. it. in M. Bertozzi, La tirannia degli astri. Gliaffreschi astrologici di Palazzo Schifanoia, Livorno 1999 (rist. 2004), 112-127 (le note di Elsbeth

    Ja non guravano nella precedente traduzione italiana del saggio di Warburg).

    Picatrix

    Picatrix Latinus, a cura di D. Pingree, London 1986.

    Warburg [1912] 1966A. Warburg, Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara[1912]; trad. it. in A. Warburg, La rinascita del paganesimo antico, Firenze 1966, 247-272.

    Warburg [1912] 20042A. Warburg, Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoja zu Ferrara[1912]; nuova trad. it. in M. Bertozzi, La tirannia degli astri. Gli affreschi astrologici di PalazzoSchifanoia, Livorno 1999 (rist. 2004), 84-111.

    Nota bibliografica sulle edizioni e le interpretazioni di Picatrix.

    Ledizione critica di Picatrix Latinus stata pubblicata, a cura di D. Pingree, dallIstituto Warburgdi Londra nel 1986. Il testo arabo fu allinizio attribuito dagli studiosi al matematico ed astro-nomo Maslama al-Magriti. Oggi i lologi ritengono improbabile tale attribuzione, sia perch iltesto rinvia ad un autore vissuto circa mezzo secolo dopo, sia perch il Ghajat rivelerebbe scarseconoscenze matematico-astronomiche, circostanza che sarebbe in contrasto con le altre opere

    attribuite allo stesso al-Magriti (cfr. V. Perrone Compagni, Picatrix Latinus. Concezioni filosofico-religiose e prassi magica, Medioevo, I (1975), 237-337). Lautore deve dunque considerarsi a

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    Marco Bertozzi Schifanoia: il sa lone dei dipinti perduti

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    tuttoggi sconosciuto. Anche il termine Picatrix, con cui nei manoscritti latini si trova indicatolanonimo autore, non stato ancora ben chiarito. Pingree, leditore del testo latino, si dichiarapoco convinto del tentativo di identicare Buquatis = Picatrix con qualche autore greco, come

    Ippocrate o Harpokration (su queste ultime ipotesi, cfr. H. & R. Kahane, A. Pietrangeli, Picatrixand the alismans, Romance Philology, XIX (1966), 574-593). Si veda inoltre linterpretazionedi J. Tomann, Te Name Picatrix. ranscription or translation?, Journal of the Warburg andCourtauld Institutes, LIII (1990), 289-296 (secondo cui Picatrix potrebbe essere la traduzionelatina di Maslama, il presunto autore arabo).

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    Lo Zodiaco del Principe. Diario di lavoro

    Maurizio Bonora

    I. Premesse

    I.1. lo studio preparatorio delle fonti

    Un accurato studio analitico preliminare stato il fondamento oggettivamenteindispensabile per limpianto progettuale e linquadramento generale di tut-to il successivo lavoro. In pratica lavvio consistito in un percorso iterativodellimportante lavoro di Giuseppe Mazzolani, eettuato alla ne del XIX: ilpittore ferrarese esegu una riproduzione completa molto meticolosa delle partiesistenti al suo tempo, in una scala inferiore rispetto alloriginale, che restituisceuno stato conservativo decisamente migliore dellattuale. Pertanto sulla basedella riproduzione ottocentesca possibile avere pi informazioni soprattuttosulle parti perdute dellopera che, per la diversa tecnica di esecuzione, sono pideperibili nel tempo (Varese 1989, Lippinkott 1992). Il pittore ottocentesconon super un livello ricostruttivo ulteriore rispetto alla copia e non pervennedi conseguenza alla rielaborazione formale di gurazioni che potessero origi-

    narsi dalla dissezione e dallanalisi stilistica del gi esistente.Per procedere nel lavoro si rese necessario il contributo di Marco Bertozzi,esperto della fascia astrologica di Palazzo Schifanoia, con le descrizioni deidecani mancanti desunte dalle fonti della tradizione araba di Albumasar. Perquanto riguardava poi lo sviluppo della tradizione dei decani nelle opere diCornelio Agrippa e Giordano Bruno ci si avvalsi dellausilio di Marina Alfa-no (Alfano 1992). Le tracce delle gurazioni delle pareti cancellate sono statesempre confrontate con il materiale letterario. Il collocamento di Schifanoia suquesto asse polare, tra fonti letterarie e losoche e testimonianze iconogra-

    che, risultato parimenti fruttuoso al ne della ricomposizione del talismanoestense.

    Di fondamentale importanza si sono dimostrate le fonti per orientare la decodi-cazione dei frammenti apparentemente indecifrabili, che diventavano perfetta-mente leggibili alla luce del repertorio della tradizione immaginifica dei decani.

    Si sviluppata strumentalmente in parallelo unampia e specica ricerca storico-iconograca sulle gurazioni astrologiche contenute nei manoscritti miniati, ne-

    gli incunaboli e in tutte le altre fonti gurative coeve ferraresi e di area circostantedi possibile inuenza.

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    Maurizio Bonora Lo Zodiaco del Principe. Diario di Lavoro

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    La ricostruzione del quadro astrologico di Schifanoia risulta particolarmenteardua per leterogeneit degli inussi, per la convergenza di plurime tradizioniastrologico-letterarie, per il ruolo svincolante che una logica combinatoria di

    leggi puramente estetico-gurative ha sicuramente giocato nella migrazione erielaborazione delle gure delle divinit tutelari dei mesi, i decani. Nel Rina-scimento essi scandiscono il proprio passaggio abbandonando le caratteristichepi spiccatamente teriomorfe e demoniche in favore di una progressiva uma-nizzazione, sotto la spinta congiunta di tre componenti. La prima, politica, laconversione occidentalizzante di contenuti di provenienza orientale. La secon-da, di carattere artistico, identificabile nel trionfo del naturalismo come atteg-giamento estetico-percettivo della realt. La terza, losoca, la razionalizza-zione delle componenti immaginarie e visionarie. Uno dei segni pi evidenti ditale ripulitura rispetto ai caratteri terrifici dei decani ad esempio labbandonodi numerose gure dalla pelle scura, pi evidentemente connesse ai contesti ge-ograci ed etnici delle aree di elaborazione pi arcaiche del sapere astrologico.Negli epigoni le descrizioni si dierenziano per la marcata tendenza a caricarsidi connotati e ad adattarsi a signicati simbolici e a realt socioculturali, sia sulpiano delle inclinazioni ai mestieri, sia su quello delle attitudini caratteriali edelle tipologie psicologiche.

    I.2. Locchio del pittore: i presupposti artistici

    Il primo e inevitabile interrogativo cui ho tentato di dare una risposta statoquello della paternit delle due pareti andate distrutte, se in denitiva ad operarefossero le stesse botteghe per altro gi molto numerose, individuate per i settorisuperstiti, oppure altre ancora, agenti contemporaneamente o in fasi successive.

    Per tentare di rispondere a questo e ad altri quesiti ho dovuto pazientemente ri-percorrere le vicende operative del Salone, principalmente con locchio del pittore,avvalendomi delle conoscenze tecniche e della possibilit di immedesimazione pra-tica acquisita con loperare, raccogliendo quindi progressivamente quegli elementibase su cui fondare unipotesi ricostruttiva della fabbrica pittorica di Schifanoia.

    Della dimensione culturale in cui lopera fu commissionata ed eseguita, caratte-rizzata dalla dialettica fra le diverse scuole e dal loro vivace dibattito, si percepisceuna profonda eco fra le pareti del Salone di Schifanoia anche sotto il prolotecnico, soprattutto per la realizzazione incoerente dellepisodio astrologico me-diano rispetto al contesto gurativo che lo accoglie. Appare contraddittoria ladisposizione dei decani, realizzati pittoricamente in stile realistico, come se fosse-ro collocati su piani reali di uno spazio reale, rispetto al fatto che sono invece ri-tagliati su di un fondo piatto blu oltremare, ambiguamente troppo chiaro perch

    risulti notturno e troppo scuro perch rappresenti il giorno. Diversamente i cielidelle due fasce superiore (con le divinit olimpiche) e inferiore (con le scene della

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    Maurizio Bonora Lo Zodiaco del Principe. Diario di Lavoro

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    vita di corte) hanno un aspetto pi naturalistico e rappresentano le diverse lumi-nosit di un cielo diurno. Nella fascia mediana invece si assiste, in denitiva, allarinuncia allo spazio prospettico abbandono esternamente signicativo in un

    sistema di rappresentazione tutto proteso ad esaltare e amplicare la profondit.

    In tutta la fascia astrologica un riferimento costante per tutti i comparti rimane,quale traccia sintomatica, il disco solare. Ed proprio dal disco solare di ciascunmese che ha preso lavvio lesplorazione delle fasce astrologiche. Questa com-ponente, rispetto allepisodio pittorico dellimpianto compositivo comprenden-te il segno zodiacale e i tre relativi decani, potrebbe parere secondaria mentre(anche per la perdita talvolta totale di elementi degli areschi) ha inciso inmaniera rilevante nel processo ricostruttivo. risultato dallanalisi delle carat-teristiche di tutti i soli dipinti che almeno altre tre botteghe, o mani distinte,realizzarono i cinque comparti mancanti. Nella sequenza dei sette mesi resi-dui, dove hanno lavorato sicuramente quattro distinti pittori (Lippinkott 1989,111-139), la dimensione variabile del diametro del sole in relazione allaltezzadella fascia denuncia interventi diversi, e la sua collocazione spaziale semprecompressa verso il basso per esigenze di montaggio compositivo. La sequenzadei soli rappresentati scandita omogeneamente come modulo costante, convarianti coerenti in rapporto alla porzione che si mostra visibile sotto il segnozodiacale. La tipologia solare di Schifanoia corrisponde alliconograa conven-zionale diusa in tutta larea europea di questo periodo senza varianti di rilievo.

    Per inciso, un identico sole dorato, modellato a bassorilievo, lo troviamo a Pa-dova, nello scomparto di Aprile del Salone del Palazzo della Ragione.

    Nella parete ovest, che accoglie in ordineantiorario i Mesi di Ottobre, Novembree Dicembre, a cui corrispondono i segnizodiacali di Scorpione, Sagittario e Capri-corno, si osserva anche da terra, e lo si puvericare con misurazioni ravvicinate piaccurate, che i tre soli, identici fra di loro,

    dieriscono dagli altri per diversa dimen-sione, collocazione, corona di raggi (pisottili, pi numerosi, pi regolari); e soprat-tutto per la colorazione rossastra sul fondoblu, che produce leetto di un caldo alonecome sfondo alla corona dei raggi.

    Per questi esemplari il modello su cartone fu evidentemente ricalcato per trevolte, senza rispettare alcuna esigenza di uniformit e coerenza rispetto alle

    restanti fasce, anzi, con la variante suppletiva dellalone rossastro; il che ci auto-rizza a congetturare che la bottega operante sulla parete ovest o quanto meno

    Riproduzione di un Sole in stucco dorato dalSalone del Palazzo della Ragione di Padova.

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    sulla fascia astrologica della medesima, non si sia posta il problema di rispon-dere gurativamente ad alcun controllo pittoricamente unicante.

    Sulla parete nord, dopo il comparto di Settembre, dove principia la parte per-duta dei dipinti, osservabile la singolarit del deterioramento che si delinea

    con perfetto e regolare allineamento sul anco sinistro del lo del pilastro. Noncredo che si possa dare unalternativa alla supposizione di un cambiamentodi tecnica esecutiva. Si tratta, verosimilmente, dellabbandono della tecnicadellaresco per una pi rapida pittura a tempera. Forse perch si era giunti allamet approssimativa dellopera, era possibile calcolare il tempo necessario peril suo completamento, pervenendo alla probabile conclusione che si rendevanecessaria laccelerazione al fine di rispettare linderogabile scadenza fissata perlultimazione del ciclo. I criteri di scelta che intervenivano nelladozione dellatecnica dellaresco erano fondati non tanto su di una valutazione estetica eformale, quanto su di una previsione conservativa dellopera: laresco infatti

    molto pi stabile rispetto alla pittura a tempera, come anche a Schifanoia iltempo ha confermato, con il progressivo e tuttora continuo distacco del coloredalle porzioni di parete non affrescate. Basti la constatazione del confronto fraquanto ancora al tempo di Mazzolani poteva essere visto delle pitture di Schi-fanoia, rispetto allattuale stato del deterioramento.

    Ipoteticamente, per far sparire un aresco bisognerebbe asportare con ener-gica raschiatura lo spessore di intonaco imbibito dal colore il quale, assorbitodallintonaco fresco posto a piccole zone sullarriccio, costituisce la giornata.

    Non a caso lidenticazione delle giornate ha supportato lesame delle impron-te pittoriche. E con lesatta localizzazione delle gure sulla base delle evidenti

    Misurazione della posizione dei soli nei singoli mesi.

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    tracce residue, definenti le precise dimensioni del contorno del corpo e dellatesta, sarebbero dovuti risultare i segni di sutura delle porzioni di intonacocorrispondenti alle parti da dipingere a fresco. Ma in tutta la restante fasciaastrologica esaminata non stata individuata alcuna porzione corrispondentealla dimensione esecutiva della giornata. A seguito di unattenta osservazionedelle giornate rilevate (Varese 1989) per esempio risulta che tutte le teste deidecani sono realizzate su una porzione di intonaco di poco superiore alla di-mensione del viso. nota limpossibilit di dipingere una grande superciese era prevista la realizzazione di volti umani. La limitazione assolutamenteindipendente dalla bravura artistica delloperatore e corrisponde puramente alreale tempo tecnico necessario allesecuzione di una porzione di dipinto tantoparticolareggiata. In talune situazioni, dove la supercie arescata si presenta

    particolarmente consunta, meglio si evidenziano le zone distinte in giornate,perch lo spessore di intonaco mostra il perimetro segnato da una vistosa scre-polatura determinatasi nel tempo con il ritiro della massa calcinosa accostatafresca contro i bordi secchi delle porzioni antecedentemente collocate. In altre visibile anche un diverso andamento di supercie, poich non tecnicamentepossibile ottenere una spianatura generale delladdizione di settori tirati lisciin momenti separati. Altro elemento utilizzabile nella lettura dei frammentipittorici delle zone scomparse la morfologia del distacco che sempre si mostracon bordi netti dal fondo liscio del muro bianco. un passaggio brusco tra laparte dipinta e la zona senza residui cromatici. Lesempio pi evidente lo abbia-

    mo nel blu di fondo della zona astrologica arescata delle pareti est e nord dovenei secoli avviene una trasformazione cromatica dal blu al marrone; nelle altreparti invece il muro resta bianco poich il colore scorporato dallintonaco nonsi modicato ma caduto. Le raschiature visualizzabili nella zona analizzatapotrebbero risalire proprio al periodo della riscoperta ottocentesca degli affre-schi. Con tutta probabilit gli incauti arteci dello scoprimento, ignari dellanon uniforme attuazione della tecnica a fresco, asportarono con la medesimaenergia limbiancatura a calce, provocandone la separazione con poco dannonella parte affrescata, ma causando lirrimediabile perdita della pellicola a tem-

    pera dallintonaco del muro negli altri comparti. Alla loro sicurezza di trovarelaresco sottostante probabilmente imputabile il successivo raschiamento.

    Giuseppe Mazzolani, I decani del Capricorno.

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    II. Stato dellarte e criteri per la ricostruzione

    II.1. Le tracce

    Concluso il rilevamento dei decani sulle pareti est e nord, ha preso lavvio unul-teriore fase del lavoro con il recupero, nella zona sud-ovest del Salone, di ognipossibile traccia ed elemento superstite che consentisse la composizione di unagriglia base su cui poter operare delle ipotesi ricostruttive.

    Sorprendentemente lesplorazione ravvicinata e meticolosa delle pareti orivainformazioni superiori alle previsioni, tanto da alimentare il progetto di far su-bentrare alla prima intenzione di ricostruzione graca, quella pi spettacolaree ambiziosa del rifacimento filologico pittorico, in grandezza reale, della fasciamediana del Salone.

    Lapertura del capitolo del colore comportava una dilatazione delle problema-tiche, soprattutto per lo scarto che sul piano percettivo opera nel tempo conil suo inevitabile degrado, invero fascinoso, che la nostra consuetudine visivaconnatura ormai indissolubilmente allopera stessa in quanto valore estetico,reagendo negativamente, con traumatico disorientamento, a ogni dipinto dinuova esecuzione, o al restauro dellantico con il ripristino della dimensionecoloristica originale.

    II.2. Criteri di ricostruzione

    Il criterio formale del processo ricostruttivo dei decani mancanti stata la de-nizione dei rapporti tra gure e fondi, ovvero una chiusura ragionata dei campidi fondo secondo le logiche compositive desunte dalla campionatura delle partiesistenti. Per quanto rimanga un certo margine per le diverse opzioni erme-neutiche e per le conseguenti scelte ricostruttive, le dimensioni reali del campoconsentono soltanto un numero nito di ipotesi combinatorie, le quali sono inovvio rapporto di inversa proporzionalit rispetto alla quantit e qualit delle

    tracce esistenti. Compiuta questa circoscrizione del campo per la denizionedelle gurazioni in termine di dimensioni, posizioni e caratteristiche speciche, subentrata la necessit di passare al piano operativo e soltanto in mancanza dievidenze oggettive ci si adati allintuito artistico e creativo.

    Si introduce qui un paradosso: la denizione delle gure nel dettaglio richiedevain molti casi unazione creativa originale, pur fondata su una acquisita sintonia constilemi estetici e moduli strutturali appartenenti al clima culturale e al linguaggiopittorico della scuola ferrarese del secondo Quattrocento. Ma un processo creativo

    originale e autentico che agisca in un ambito stilistico storicamente distante portainevitabilmente allevocazione di immagini che, pur nuove, non possono essere

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    considerate false in quanto risultano concettualmente compatibili ed esteticamenteplausibili. Ancora una volta il fare artistico il luogo in cui levento paradossale ri-esce a giusticarsi e a sostenere la tensione del rapporto tra verit, falsit e nzione,

    in forza della meraviglia che la stessa opera capace di suscitare.

    Riferimenti biliografici

    Alfano 1992M. Alfano, Larmonia di Schifanoia. Allegorie musicali nel Rinascimento, in E Bonatti (a cura di),Lo zodiaco del principe. I decani di Schifanoia di Maurizio Bonora, catalogo della mostra (Ferrara 5settembre-30 novembre 1992), Ferrara, 1992.

    Lippincott 1989K. Lippincott, Gli affreschi del Salone dei Mesi e il problema dellattribuzione, in V. Ranieri (a curadi),Atlante di Schifanoia, Modena 1989, 111-139.

    Varese 1989V. Ranieri (a cura di),Atlante di Schifanoia, Modena 1989.

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    Mese per meseLettura dei registri superiori del Salone dei Mesi di Schifanoia

    Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli

    Mese per mese una guida alla lettura della decorazione dei registri superioridel ciclo iconograco del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia. Il complessosistema ideato da Pellegrino Prisciani si sviluppa dalle scene della vita alla corteBorso dEste, ragurata nel registro inferiore, per poi salire verso il cielo, dovele divinit tutelari di ciascun segno zodiacale sono mostrate in trionfo. Nellospazio di transizione da un registro allaltro compaiono alcune figure oscure, didicile interpretazione: i decani.

    Sette i comparti conservati, cinque i comparti perduti (sulla riscoperta ottocen-tesca del paramento pittorico del Salone di Schifanoia e sulle ragioni tecnichedella perdita dei cinque riquadri, si vedano i saggi di Marco Bertozzi e Mauri-zio Bonora, in questo stesso numero di Engramma). Per ciascun mese conser-vato (marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre) sono descrittie interpretati i due registri superiori: la fascia con le divinit in trionfo e i tredecani di ciascun segno; per i cinque comparti ricostruiti (ottobre, novembre,

    dicembre, gennaio, febbraio) la descrizione limitata al registro mediano, con leannotazioni di Maurizio Bonora sul puntuale lavoro ricostruttivo e le fonti let-terarie impiegate, congiuntamente alle descrizioni proposte da Marco Bertozzi.

    Premessa alla lettura dei decania cura di Marco Bertozzi

    Le immagini dei decani sono poste sulla fascia mediana degli scomparti e accom-pagnano, tre per segno, le costellazioni zodiacali. Ogni decano occupa, dunque,uno spazio di dieci gradi e corrisponde a una decade di ciascun mese. La divi-

    sione dello zodiaco in 36 decani (a Schifanoia ne restano, integri, solo 21) diantica origine egizia: le stelle che indicavano il sorgere del sole si succedevano,in questa funzione, ogni dieci giorni circa (Neugebauer [1957] 1974, 106-120).In seguito, le stelle del mattino egizie vennero incorporate nello zodiaco e diven-tarono rappresentazioni di costellazioni extra-zodiacali oppure la combinazionedi parti delle costellazioni boreali e australi (in grecoparanatellonta) che sorgonoe tramontano insieme ai singoli gradi o campi delleclittica, accompagnandoli indirezione nord o sud. Con il termine decano, che corrisponde quindi a dieci gradidello zodiaco, non si deve per intendere una semplice unit di calcolo: si tratta

    anche di una gura di natura divina, in cui si riettono gli attributi e le qualitdi stelle e costellazioni che transitano in quella denita sezione di spazio celeste.

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    La cosiddetta sfera barbarica di Teucro il babilonese, composta in lingua greca(in terra dEgitto) nel primo secolo a.C., descrive le stelle e costellazioni (parana-tellonta) che appaiono nei singoli decani. La sfera di Teucro peregrin no in In-

    dia, per tornare poi verso Bagdad, dove lastrologo Albumasar (IX secolo d.C.) larielabor nel suoIntroductorium in astronomiam, descrivendo le gure corrispon-denti ai decani secondo la tradizione arabo-persiana, indiana e greco-tolemaica.Il trattato di Albumasar fu, in seguito, tradotto in latino (nel XII secolo) da Er-manno di Carinzia e da Giovanni Ispano, diondendosi poi nellOccidente me-dievale, anche attraverso vari compendi scritti da Leopoldo dAustria, Ludovicode Angulo, Ibn Ezra, Pietro dAbano e altri (testi che contengono signicative eutili varianti per comprendere i decani di Schifanoia).

    Inoltre, anche Picatrix(un trattato arabo di magia astrologico-talismanica, com-posto in terra di Spagna e fatto tradurre in castigliano, nel 1256, da Alfonso elSabio e diusosi poi in versione latina) costituisce una fonte di rilievo, sia per idecani di Schifanoia che per alcune parti della fascia superiore degli scomparti.

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    Mese di Marzo.

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    Mese di Aprile.

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    Mese di Maggio.

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    Mese di Giugno.

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    Mese di Luglio.

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    Mese di Agosto.

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    Mese di Settembre.

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    Mese di Ottobre. Mese di Novembre. Mese di Dicembre.

    Mese di Gennaio. Mese di Febbraio.

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    Bibliografia di riferimento

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    Lippincott 1994K. Lippincott, Gli di-decani del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia, in M. Bertozzi (a curadi), Alla corte degli Estensi. Filosofia, arte e cultura a Ferrara nei secoli XV e XVI, Ferrara 1994,181-197.

    Neugebauer [1957] 1974O. Neugebauer, Le scienze esatte nellantichit, Milano [1957] 1974, 106-120.

    Warburg [1912] 1966

    A. Warburg,Arte italiana e astrologia internazionale nel Palazzo Schifanoia di Ferrara, in La rina-scita del paganesimo antico, Firenze [1912] 1966, 247-272.

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    Marco Bertozzi, Alessandra Pedersoli Mese per mese

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    Fonti

    Manilio,Astr.

    Manilio,Astronomica.

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    Albumasar,Intr.Albumasar,Introductorium in astronomiam.

    Astr. Plan.Astrolabium Planum(1488).

    E. Cornelio Agrippa, De Occ.E. Cornelio Agrippa, De Occulta Philosophia(1533).

    G. Bruno,Imag.G. Bruno,Imagines facierum(1582).

    Picatrix

    Picatrix, a cura di D. Pendree, London 1986.

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    Rimini - Padova - FerraraCicli astrologici del Rinascimento: un aggiornamento bibliografico

    Alessandra Pedersoli

    Il presente contributo si propone come uno strumento per la ricerca sui ci-cli astrologici del Rinascimento, in particolare sui tre cicli astrologici che AbyWarburg ha approfondito nei suoi studi e ripreso in alcune tavole dellAtlante diMnemosyne: la decorazione del Palazzo della Ragione di Padova, La Cappelladei Pianeti nel Tempio Malatestiano di Rimini, la decorazione del Salone deiMesi di palazzo Schifanoia a Ferrara.

    Il regesto non ha carattere di esaustivit, ma raccoglie (e si pregge di aggior-nare in futuro) gli studi pi signicativi riguardanti il tema, registrati in ordinecronologico.

    Astrologia, catasterismo, mito e allegoresi astrologica nel Rinascimento.

    F. Boll, Sphaera: neue griechische exte und Untersuchungen zur Geschichte der Sternbilder (mit einem

    Beitrag von Karl Dyroff ), Leipzig 1903.

    C. Bezold,Interpretazione e fede negli astri. Storia e carattere dellastrologia[1931], Livorno 1999.

    W. Gundel, Dekane und Dekansternbilder, Glckstadt-Hamburg 1936.

    F. Boll, C. Bezold, W. Gundel, Storia dellastrologia, con prefazione di E. Garin [Sternglaube undSterndeutung: die Geschichte und das Wesen der Astrologie, Stuttgart 1966], Bari 1977; ora anchenella recente riedizione a cura di M. Ghelardi, Interpretazione e fede negli astri, orino 2010.

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    Alessandra Pedersoli Rimini-Padova-Ferrara

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    Alessandra Pedersoli Rimini-Padova-Ferrara

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    Padova, Salone del Palazzo della Ragione

    Sul Palazzo della Ragione

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    E. Vio (a cura di),Il palazzo della Ragione di Padova: la storia, l architettura, il restauro, Padova 2008.

    Sugli affreschi e il problema attribuzionistico

    L. Grossato, La decorazione pittorica del salone, in C. G. Mor, C. Semenzato, L. Grossato (a curadi),Il Palazzo della Ragione di Padova, Venezia 1963, 45-67.

    Il Palazzo della Ragione a Padova, a cura del Centro internazionale di storia della nozione e dellamisura dello spazio e del tempo, con unintroduzione di A. Tenenti, G. Bozzolato, E. Berti, Roma1992, 3 voll.

    Sugli affreschi e linterpretazione astrologica

    A. Barzon,I cieli e la loro influenza negli affreschi del Salone in Padova, Padova 1924.

    N. Ivano,Il problema iconologia degli affreschi, in C. G. Mor, C. Semenzato, L. Grossato (a cura

    di),Il Palazzo della Ragione di Padova, Venezia 1963, 73-84.

    G. Federici Vescovini, Pietro dAbano e gli affreschi astrologici del Palazzo della Ragione di Padova,Labyrinthos, 9 (1986), 50-75.

    E. Berti, Filosofia, astrologia e vita quotidiana nella Padova del trecento, inIl Palazzo della Ragionea Padova, a cura del Centro internazionale di storia della nozione e della misura dello spazio edel tempo con unintroduzione di A. Tenenti, G. Bozzolato, E. Berti, Roma 1992, vol. II, 97-108.

    F. Costaperaria, Le figurazioni dei mesi nel Salone del Palazzo della Ragione a Padova, Bollettinodel Museo Civico di Padova, A. 85 (1996), 49-94.

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    Alessandra Pedersoli Rimini-Padova-Ferrara

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    M. B. Rigobello, F. Autizi, Palazzo della Ragione a Padova: vita e arte sotto la volta degli astri,Piazzola sul Brenta 1998.

    M. B. Rigobello, F. Autizi, Palazzo della Ragione di Padova: simbologie degli astri e rappresentazionidel governo, Padova 2008; in partic. il capitolo: Lo Zodiaco di palazzo della Ragione: una storiamolto antica.

    Si veda in Engramma:Mnemosyne Atlas, tavola 23.

    Rimini, Cappella dei Pianeti nel Tempio Malatestiano

    Sullinterpretazione dellapparato decorativo interno del Tempio

    C. Cieri Via,Il silenzio e la parola: immagini geroglifiche nel empio Malatestiano di Rimini, in G. R.Cardona (a cura di), Sulle tracce della scrittura. Oggetti, testi superfici dei musei dellEmilia Romagna,Bologna 1986, 47-63.

    C. Hope, Te early History of the empio Malatestiano, Journal of the Warburg and CourtauldInstitutes, LV (1992), 51-154.

    M. Bertozzi (a cura di),Aby Warburg e le Metamorfosi degli antichi dei. Atti del convegno di studi,

    Ferrara, 24-26 settembre 1998, Modena 2002.

    M. Bertozzi, Segni, simboli, visioni: il empio Malatestiano e i suoi enigmi, in M. Musumeci (a curadi), emplum Mirabile, atti del convegno di studi, Rimini 2003, 158-170.

    M. Bertozzi, La vita postuma degli antichi dei nel empio Malatestiano di Alberti e Sigismondo, in A.Paolucci (a cura di),Il empio Malatestiano a Rimini, Modena 2010, 137-142.

    Interpretazioni iconologiche e opera di Agostino di Duccio

    M. L. Shapiro, Studies in the Iconology of the Sculptures in the empio Malatestiano, New York1958.

    Ch. Mitchell, Te Imagery of the empio Malatestiano, Studi romagnoli II (1951), 77-90.

    Ch. Mitchell,Il empio Malatestiano, Studi malatestiani (1978), 71-103; i saggi di Ch. Mitchellsono ora riediti in M. Neri (a cura di), Le raffigurazioni del tempio Malatestiano, Rimini 2000.

    S. Kokole,Agostino di Duccio in the empio Malatestiano 1449-1457: Challenges of poetic Inventionand Fantasies of Personal Style, Baltimora 1997.

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    Nello specifico, sulla Cappella dei Pianeti

    M. L. Shapiro, Studies in the Iconology of the Sculptures in the empio Malatestiano, New York

    University 1958; in partic. il cap. VII: Te Chapel of the Planets, 124-181.

    A. Zanoli, Un messaggio di buon augurio dal tempio Malatestiano, Paragone Arte, 229 (1969),49-52.

    P. Meldini, P. G. Pasini, La cappella dei Pianeti del empio Malatestiano, Rimini 1983.

    S. Kokole, Utque manu pendentia nubila pressit. A Marble Relief of Aquarius by Agostino di Duc-cio, Petrarchs Africa, and Ovids Description of Notus, Antiquit Vivante, Skopje, XLV (1995),175-182.

    S. Kokole, Cognitio Formarum ad Agostino di Duccio reliefs forthe Chapel of the Planets in the em-pio Malatestiano, in Ch. Dempsey (a cura di), Quattrocento Adrisatico: Fifteenth-Century Art of theAdriatic, Bologna 1996, 177-206.

    S. Kokole,Agostino di Duccio in the empio Malatestiano 1449-1457: Challenges of poetic Inventionand Fantasies of Personal Style, Baltimora 1997, 513-669.

    M. Campigli, empus loquendi, tempus tacendi: lascesa dellanima nella decorazione del tempio

    Malatestiano, Artista. Critica dellarte in Toscana, Firenze 1998, 24-55.

    S. Pandol,I bassorilievi della Cappella dei Pianeti nel empio Malatestiano, Romagna arte e storia,XIX, 55 (1999), 35-58.

    A. Turchini,Il empio Malatestiano, Sigismondo Pandolfo Malatesta e Leon Battista Alberti, Cesena2000.

    D. Blume, Regenten des Himmels. Astrologiche Bilder in Mittelalter und Renaissance, Berlin 2000,139-146; 267-269.

    F. Bacchelli, La cappella dei pianeti nel empio Malatestiano di Rimini, in A. Piromalli (a cura di),La cultura letteraria nelle corti dei Malatesti, Rimini 2002, 181-197.

    M. Bertozzi, La Cappella di S. Girolamo: i pianeti e lo zodiaco (schede), in A. Paolucci (a cura di),Ilempio Malatestiano a Rimini, Modena 2010, 225-236.

    Si vedano in Engramma: Mnemosyne Atlas, tav. 25; Mnemosyne, tappa Rimini, Il empio diRimini e il metodo warburghiano, conferenza di Moreno Neri in occasione della mostra Iter

    per Labyrinthum, Venezia 2004, e i contributi rubricati nel tema di ricerca dedicato al TempioMalatestiano.

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    Ferrara, Salone dei mesi di Palazzo Schifanoia

    Testi di riferimento generale

    V. Sgarbi (a cura di), Per Schifanoia. Studi e contributi critici, Ferrara 1987.

    M. Bertozzi, La tirannia degli astri. Aby Warburg e lastrologia di Palazzo Schifanoia, Bologna1985; riedizione riveduta e aggiornata: La tirannia degli astri. Gli affreschi astrologici dei PalazzoSchifanoia, Livorno 1999.

    R. Varese (a cura di),Atlante di Schifanoia, Modena 1989.

    Lo Zodiaco del Principe: i decani di Schifanoia di Maurizio Bonora. Catalogo della mostra Ferrara,

    Palazzo Schifanoia 5 settembre - 30 novembre 1992, Ferrara 1992.

    S Settis, W. Cupperi (a cura di),Atlante di Schifanoia, Modena 2007.

    Su Pellegrino Prisciani ideatore del ciclo ferrarese si veda il numero monograco della Rivistadi Engramma: Spectaculadi Pellegrino Prisciani, 58 (novembre 2010), e ledizione critica del testo:P. Prisciani, Spectacula, a cura di Elisa Bastianello, Quaderni di Engramma, n. 1, Venezia 2012,disponibile infree downloadnel sito di Engramma.

    Sulla storia e la riscoperta degli affreschi

    F. Avventi, Descrizione dei dipinti di Cosimo ura detto Cosm ultimamente scoperti nel Palazzo diSchifanoia in Ferrara, Bologna 1840.

    C. Laderchi, Sopra i dipinti del palazzo di Schifanoia, Ferrara 1840.

    F. Hark, Die Fresken im Palazzo Schifanoia[1884], a cura di A. Venturi, Ferrara 1886.

    A. Venturi, Gli affreschi di Palazzo Schifanoia in Ferrara secondo nuove pubblicazioni e ricerche,

    Atti e memorie della Regia deputazione di storia patria per le province di Romagna (1885),s. III v. III, 1-34.

    A. Venturi, Larte a Ferrara nel periodo di Borso dEste, Rivista Storica Italiana (1885).

    E. G. Gardner, The Painters of the School of Ferrara, London 1911.

    G. Bargellersi, Palazzo Schifanoia. Gli affreschi nel Salone dei mesi di Ferrara, Bergamo 1945.

    P. DAncona,I mesi di Schifanoia in Ferrara con una Notizia critica sul recente restauro di C. Gnudi,Milano 1954.

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    R. Longhi, Officina ferrarese, con ampliamenti e nuovi ampliamenti, Firenze 1956.

    G. Biondi, La letteratura sul Palazzo Schifanoia, in R. Varese (a cura di), Atlante di Schifanoia,

    Modena 1989, 25-36.

    K. Lippincott, Gli affreschi del Salone dei Mesi e il problema dellattribuzione, in R. Varese (a curadi),Atlante di Schifanoia, Modena 1989, 111-140.

    J. Bentini,Il restauro dei Mesi di Schifanoia: una vicenda plurisecolare, in S. Settis, W. Cupperi (acura di),Atlante di Schifanoia, Modena 2007, 151-157.

    M. Incerti, La dodicesima parte del cielo: da Schifanoia alla Ferrariae novae restauratio, in M. Incerti(a cura di), Mensura caeli. erritorio, citt, architetture, strumenti, Ferrara 2010, 161-180.

    Sullinterpretazione dellintero ciclo

    A. Warburg,Italienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoia zu Ferrara, inLItalia e lArte straniera. Atti del X Congresso Internazionale di Storia dellArte 1912, Roma 1922(Gesammelte Schriften I, 459-481;Arte italiana e astrologia internazionale nel Palazzo Schifanoia diFerrara, in La Rinascita del paganesimo antico, 247-272; in Te Renewal of Pagan Antiquity, 563-591; Opere, vol. I.1, 515-555; inNachhall der Antike. Zwei Untersuchungen, a cura di P. Schneider,

    Zrich 2012).

    R. Varese,Novit a Schifanoia, Critica dArte, 113 (1970), 49-62.

    E. Povoledo, La sala teatrale a Ferrara da Pellegrino Prisciani a Ludovico Ariosto , Bollettino delCentro Internazionale di Architettura Andrea Palladio, 16 (1974), 105-128.

    C. M. Rosenberg, Courtly Decorations and the Decorum of interior space, in G. Papagno, A. Quon-dam (a cura di) La corte e lo spazio: Ferrara estense, Roma 1982, 529-544.

    R. Varese, Proposte per Schifanoia, in G. Papagno, A. Quondam (a cura di) La corte e lo spazio:Ferrara estense, Roma 1982.

    S. Macioce, Palazzo Schifanoia: una proposta iconologica per il Settembre nella Sala dei Mesi, StoriadellArte, 48 (1983), 75-99.

    S. Macioce, La Borsiade di ito Vespasiano Strozzi e la Sala dei Mesi di Palazzo Schifanoia, AnnuariodellIstituto di Storia dellArte, n. s., Roma 1984, v. 2, 3-13.

    R. Varese,Il ciclo cosmologico di Schifanoia: un momento della civilt cortese in Europa, in J. Salmons(ed.), Te Renaissance in Ferrara and its European Horizons, Cardi-Ravenna 1984, 309-320.

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    F. Polignano,Mitografia palese e ficta religio: indizi, ipotesi e problemi nei mesi di Giugno e Luglio, inR. Varese (a cura di),Atlante di Schifanoia, Modena 1989, 85-96.

    A. Bacchi, Problemi aperti a Schifanoia: il giovane Ercole Roberti, in Da Borso a Cesare dEste: lascuola di Ferrara 1450-1628, Ferrara 1985, 175-178.

    C. Volpe, Palazzo Schifanoia, gli affreschi, Musei Ferraresi-Bollettino Annuale, 15 (1985-87), 9-28.

    A. Bacchi, Sul maestro dellagosto, in V. Sgarbi (a cura di), Per Schifanoia. Studi e contributi critici,Ferrara 1987, 37-41.

    M. Bertozzi, Lastrologia a corte, in F. Bocchi (a cura di), Storia illustrata di Ferrara, Milano 1987, 449-464.

    M. Bertozzi, Gli affreschi di Palazzo Schifanoia e i arocchi del Mantegna, in G. Berti, A. Vitali (acura di), I arocchi. Gioco e Magia alla Corte degli Estensi, Bologna 1987, 44-48.

    C. Fratucello, C. Knorr (a cura di),Il cosmo incantato di Schifanoia. Aby Warburg e la storia delle immaginiastrologiche. Catalogo della mostra Ferrara, Palazzo Schifanoia 24 settembre-22 novembre 1998, Ferrara 1998.

    M Bertozzi (a cura di), Aby Warburg e le Metamorfosi degli antichi dei. Atti del convegno di studi,Ferrara, 24-26 settembre 1998, Modena 2002.

    G. Federici Vescovini, Gli affreschi astrologici del Palazzo di Schifanoia e lastrologia alla corte dei du-chi dEste, in P. Morel (ds.), Lart de la Renaissance entre science et magie, Roma-Paris 2006, 55-82.

    P. Bell, Regent unter dem Himmel. Die Sala dei Mesi der Palazzo Schifanoia in Ferrara als Modelleine astrologischen Weltbildes, in P. Billion, N. Busch, D. Schlter (hrsg. v.), Weltbilder im Mittelal-ter, Bonn 2009, 1-27.

    M. Bertozzi, Caput draconis: i consigli astrologici di Pellegrino Prisciani alle principesse dEste, in M. Arianiet al.(a cura di), La parola e limmagine. Studi in onore di Gianni Venturi, vol. 1, Firenze 2011, 245-251.

    M. Bertozzi, Un rapido schizzo in forma sferica: Aby Warburg e lo schema del ciclo astrologico diPalazzo Schifanoia, La Rivista di Engramma, 100 (settembre/ottobre 2012).

    M. Bertozzi, A doppio senso: istruzioni su come orientarsi nelle immagini astrologiche di PalazzoSchifanoia, Aisthesis, vol. 5, n. 2 (2012).

    Sullinterpretazione e la ricostruzione della fascia mediana

    D. Pingree, Te Indian Iconography of the Decans and Horas, Journal of Warburg and CourtauldInstitutes, XXVI (1963), 223-254.

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    G. Magoni, Le cose non dette sui decani di Schifanoia. Una lettura astronomica, Ferrara 1977.

    M. Bonora, Lo Zodiaco del Principe: Diario di lavoro, in Lo Zodiaco del Principe: i decani di Schifa-

    noia di Maurizio Bonora. Catalogo della mostra Ferrara, Palazzo Schifanoia 5 settembre-30 novem-bre 1992, Ferrara 1992.

    M. Bertozzi, Geroglifici del Fato. La magia dei talismani di Picatrix e lastrologia di Palazzo Schi-fanoia a Ferrara, in C. Gatto Trocchi (a cura di),Il alismano e la Rosa. Magia ed esoterismo, Roma1992, 111-121.

    M. Bertozzi, La tirannia degli astri. Gli affreschi astrologici dei Palazzo Schifanoia, a cura di M.Bertozzi, Livorno 1999; in partic. il capitolo: Le immagini dei decani di Schifanoia, 38-72.

    E. Jaff, esti per lanalisi delle figure dei decani, in M. Bertozzi (a cura di), La tirannia degli astri.Gli affreschi astrologici dei Palazzo Schifanoia, Livorno 1999, 112-127.

    K. Lippincott, Gli dei decani del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia, in M. Bertozzi (a cura di),Alla corte degli Estensi. Filosofia, arte e cultura a Ferrara nei secoli XV e XVI. Atti del Convegno in-

    ternazionale di studi, Ferrara 5-7 marzo 1992, Ferrara 1994, 181-197.

    M. Bertozzi,Il talismano di Warburg: considerazioni sullimpianto astrologico di Palazzo Schifanoia,in M. Bertozzi (a cura di),Alla corte degli Estensi. Filosofia, arte e cultura a Ferrara nei secoli XV e

    XVI. Atti del Convegno internazionale di studi, Ferrara 5-7 marzo 1992, Ferrara 1994, 199-208.

    J. H. Abry,Ancora sui decani? Nuovi elementi alla luce della bibliografia pi recente, in M. Bertozzi(a cura di),Aby Warburg e le metamorfosi degli antichi di, Modena 2002, 203-220.

    M. Bertozzi,Il funambolo e la sua corda: Aby Warburg e il primo decano dellAriete, in M. Bertozzi(a cura di),Aby Warburg e le metamorfosi degli antichi di, Modena 2002, 20-35.

    M. Bertozzi, Enigmi figurati, in Atlante di Schifanoia, a cura di S. Settis, W. Cupperi, Modena2007, 143-150.

    Sullinterpretazione e la ricostruzione della fascia superiore

    C. Cieri Via,I trionfi, il mito, l amore: la fascia superiore dei Mesi negli affreschi da Palazzo Schifa-noia, in R. Varese (a cura di),Atlante di Schifanoia, Modena 1989, 37-56.

    C. M. Rosenberg,Immagini di Borso e aspetti della Ferrara del empo nella fascia superiore del Salonedei Mesi, in R. Varese (a cura di),Atlante di Schifanoia, Modena 1989, 81-84.

    Si veda, in Engramma:Mnemosyne Atlas, tavola 27.

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    pdf realizzato da Associazione Engrammae da Centro studi classicA Iuav

    progetto grafico di Silvia Galassoediting a cura di Silvia Galasso

    Veneziadicembre 2012

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