16
N.4 - 2012 PERIODICO DEL PRIMO SANTUARIO ANTONIANO DEL MONDO di Voce Santuario Sant’Antonio del Anno LXXXVI - N. 4 - 2012 - Trimestrale - Poste Italiane spa - Sped. in a.p. D.L. 353/2003, (conv. in L. 27.2.2004, n. 46) art. 1, comma 2 - NE/UD La e b u o n 2 0 1 3 ! ! B u o n N a t a l e e b u o n 2 0 1 3 ! ! Gemona del Friuli, Udine

LaVoce del Santuario diSant’Antonio · é NATALE 24 Dicembre Vigilia di Natale ore 22 S. Messa nella notte 25 Dicembre Santo Natale Ss. Messe 7.30 - 9.30 - 11- 17 ore 16 Canto del

Embed Size (px)

Citation preview

N.4 - 2012

periodico del primo saNtuario aNtoNiaNo del moNdo

diVoce Santuario

Sant’Antoniodel

Anno

LXX

XVI

- N

. 4

- 20

12 -

Trim

estra

le -

Pos

te It

alia

ne s

pa -

Spe

d. in

a.p

. D.L

. 353

/200

3, (c

onv.

in L

. 27.

2.20

04, n

. 46)

art.

1, c

omm

a 2

- NE

/UD

La

e buon 2013!!Buon Natalee buon 2013!!

Gemona del Friuli, Udine

SOMMARIO

VIVE CON LE VOSTREOFFERTE

CCP N. 10542330 - Tel. 0432 981113

Lettera del Padre Rettore pag. 2Senza musica non c’è Natale “ 4Riflessione Natalizia “ 6Fede e preghiera in S. Francesco “ 8Conoscere Francesco “ 10Sant Antoni di Glemone 12Cronaca del Santuario 14

““

In copertina:Particolare del presepe esposto in Santuario

Periodico del SantuarioANNO LXXXVI

Mensile - Trib. di Udine, 27.04.53 R.S. 16N. 4 - Ottobre - Novembre - Dicembre 2012

33013 Gemona del Friuli (UD) - ItaliaTel. 0432 98.11.13 - CCP 10542330

[email protected]

RedazioneFr. Luigi Bettin, Fr. Emidio Papinutti,Fr. Oreste Marcato, Fr. Fabio Longo,

Fr. Lorenzo Assolani,Clarisse di Moggio Udinese

Direttore ResponsabileLuigi Secco

Stampa: Tipografia OGV - Palmanova

Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

LETTERA DEL PADRE RETTORE

Gemona del Friuli, Udineperiodico del primo saNtuario aNtoNiaNo del moNdo

Sant’Antonio

del

Anno

LXX

XVI

- N

. 4

- 20

12 -

Trim

estra

le -

Pos

te It

alia

ne s

pa -

Spe

d. in

a.p

. D.L

. 353

/200

3, (c

onv.

in L

. 27.

2.20

04, n

. 46)

art.

1, c

omm

a 2

- NE

/UD

La

Buon Natalee buon 2013!!

Cari amici, benefattorie devoti di S. Antonio

La celebrazione della nascita di Gesù Cristo è sempre portatrice di novità, per-ché la visita di Dio all’umanità è l’evento salvifico che sempre accade per incontrare l’uomo in situazione, nella storia. Il Natale di quest’anno 2012, ci raggiunge in un cli-ma di crisi economica e sociale, di grande incertezza e instabilità a diversi livelli. Cer-tamente, l’attuale contingenza ci tocca non solo come italiani, ma come europei e come cittadini di un mondo che evidenzia sempre più chiaramente, insieme agli aspetti posi-tivi, anche carenze e lati negativi ed inediti dell’effetto globalizzazione.

Ma pur tra tante preoccupazioni e in mezzo a molte difficoltà, non mancano gli appelli alla speranza, segnali incorag-gianti che vengono dall’orizzonte di Dio. Dobbiamo anzitutto credere che il Natale ci rinnova nella certezza che Dio, facendosi uomo, è sempre presente in mezzo a noi, per dissipare con la sua luce le ombre che si addensano sul nostro cammino.

In questa dimensione teologico-spiri-tuale, per noi seguaci di Cristo ed alunni del Vangelo, l’anno della fede, inaugurato solennemente da Papa Benedetto XVI l’11 ottobre scorso, nel 50° anniversario del solenne inizio del Concilio Ecumenico Vati-cano II, è l’occasione favorevole che viene offerta ad ognuno di noi per un approfon-dimento delle ragioni del nostro credere, per rinnovarci interiormente, per ritrovare la gioia di essere oggetto della benevolen-za del Padre che sta nei cieli. Benevolenza che Egli ci ha manifestato inviando, nella pienezza del tempo, il suo Figlio, l’Amato. è questo il senso autentico del Natale!.

Nel contesto dell’anno della fede, è chiaro che la nascita di Gesù Cristo ci richia-ma all’essenziale. A considerare l’ esistenza come dono e compito, a non chiudere la

LETTERA DEL PADRE RETTORE

é NATALE

24 DicembreVigilia di Natale

ore 22 S. Messa nella notte

25 DicembreSanto Natale

Ss. Messe 7.30 - 9.30 - 11- 17ore 16 Canto del Vespro

26 DicembreSanto Stefano

Ss. Messe 7.30 - 9.30 - 11

31 Dicembreore 16 Canto del Te Deum

1 gennaio - Madre di DioGiornata Mondiale della PaceSs. Messe 7.30 - 9.30 - 11- 17ore 16 Canto del Vespro e del

“Veni Creator”

celebrazioni nataliziein santuario

porta del cuore alla novità di Dio che saprà condurci anche in questo nostro tempo per i sentieri della verità e del bene, della giu-stizia e della pace.

Per questo, anche se facciamo espe-rienza di vivere da decenni in una stagione di “desertificazione” spirituale, come ha recentemente affermato Benedetto XVI, sono tuttavia molti i segni, espressi, talvol-ta, in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. La spe-ranza non delude e dunque il deserto può fiorire, a patto, però, che persone di fede, con la loro stessa vita, indichino “la via ver-so la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo”.

L’Anno della fede, che avanza nella pro-spettiva e nell’impegno di tutta la Chiesa e di ogni battezzato nella nuova evangelizza-zione, è un appuntamento con la grazia del natale del Signore che irrompe con la debo-lezza di un bambino nella nostra esperienza troppe volte segnata da autosufficienza e scetticismo e ci dice proprio con il candore di un Bambino che tutto può rinascere, per-ché Dio, nel suo immenso amore per l’uo-mo ha deciso di fare nuove tutte le cose.

Così intuì San Francesco d’Assisi, in quella notte incantata del 1223, nel buio freddo della foresta di Greccio, illumina-ta solo dallo scintillio delle stelle, quando per l’ardore del suo cuore pieno di fede, di amore e di speranza, ebbe in dono di strin-gere tra le sue braccia di uomo il Bambino di Betlem. Con questi pensieri, l’augurio per ciascuno di voi, cari amici, per le vo-stre famiglie, per i giovani che sperano di intravvedere una porta che si apra sul loro cammino, su quanti sperano in un cambia-mento di vita, in un ritorno in primo piano delle verità che non passano, si fa preghie-ra ed implorazione perché ogni auspicio di bene diventi realtà.

Buon Natale di gioia e di speranza!fr. Luigi Bettin

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 20124

RIFLESSIONE NATALIZIA

sono le tradizioni popolari, il folclore, le operazioni commerciali.

In questi giorni è commovente avver-tire che tutto, in un modo o in un altro, porta verso Gesù. Il Natale-sport, che si esalta nell’ammirazione di nuovi pae-saggi al candore della neve, cullato dal suono delle campane e dei canti natalizi, trova risonanze religiose. Anche il Natale-famiglia, illuminato dalle luci del presepio o dell’albero, riscaldato dalle poesie dei bambini e dai piatti del cenone, condu-ce inevitabilmente a Betlemme. Perfino il Natale-mercato. Ogni giorno le Poste smistano milioni di pezzi; biglietti, lettere, pacchi, doni. Un’esplosione di amicizia, di solidarietà, di amore.

La musica accompagna e allieta l’o-perazione Natale: musica nelle chiese e

enza musica non

Forse perché a Betlemme cantarono gli angeli, la festa del Natale è lega-ta al diffondersi di canti e suoni.

La settimana che precede il Natale è la settimana più movimentata di tutto l’anno. La preparazione alla grande festa spumeggia brillante nelle strade illumina-te, si espone tentatrice nelle vetrine dei negozi e si rinchiude serena nell’intimità delle case. I fedeli si preparano con impe-gno al Natale, “vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode”.

La liturgia riconosce a questi giorni dei riti particolari: nell’Ufficio ciascun giorno ha inni, salmi, letture, responsori, versetti, antifone, orazioni e preci proprie. Nella Messa formulari propri per ogni giorno. Ma non è soltanto la liturgia che mette in evidenza l’importanza di questi giorni:

c’è NataleS

vengono affidate a varie voci: baritono lo Storico, tenore l’Angelo e, naturalmente, soprano la Madonna. Chi scrive ricorda ancora a memoria il canto completo del Missus di Jacopo Tomadini, imparato da bambino, in chiesa, durante la Novena di Natale.

Il 18 dicembre, o la quarta domenica di Avvento, si celebrava la festa dell’A-spettazione del Parto. Ne rimane una traccia nel canto dell’Ave Maria all’of-fertorio della quarta domenica di Avven-to: quella bellissima melodia considera-ta come uno dei più grandi capolavori dell’arte musicale. Nel rito aquileiese, il 23 dicembre si stabiliva una processio-ne speciale e quindi si cantavano i Vespri per i defunti. Tradizione molto simpatica quella di ricordare i defunti all’antivigilia di Natale.

E si arriva alla vigilia della grande fe-sta. “Oggi saprete che il Signore viene”. In molte chiese si canta ancora l’annun-cio ufficiale del Natale col canto del Mar-tirologio. Il sacerdote in piviale ripete il testo ornato con la bella antica melo-dia. “Nell’anno 5199 dalla creazione del mondo, 2957 dal diluvio, 2015 dalla na-scita di Abramo… 752 dalla fondazione di Roma… Gesù Cristo si è fatto uomo”. Non importa se le date non corrispon-dono. Il sentimento non si lascia vincere dalla matematica.

La notte di Natale non si dorme, si canta. “Cristo è nato per noi. Adoriamo”. Ufficio delle letture, Messa di mezzanot-te, canti tradizionali e canti nuovi, canti in latino (Adeste fideles) e canti in italia-no (Tu scendi dalle stelle) e pastorali e pastorelle. Tutto per esprimere al Bambin Gesù la pietà più profonda e quella più ingenua, il sentimento spirituale come pure il semplice sentimento umano di tutti i credenti.

fr. Emidio Papinutti

musica per le strade, musica nei nego-zi e musica nelle case. Pare che non si possa commemorare la nascita di Gesù senza musica. Il canto angelico di “gloria e pace” invade il mondo intero. Simpati-ca la tradizione latinoamericana dove si ripetono ogni sera las posadas: una pro-cessione in cui vengono portate le imma-gini di Maria e di Giuseppe che ricorda il viaggio verso Betlemme. Arrivati a una casa prestabilita, si bussa alla porta, la porta si apre e la serata trascorre in santa allegria al canto dei Villancicos.

Dal 17 dicembre tornano a risuona-re anche nelle nostre chiese le Antifone Maggiori. Un fatto che può sembrare trascurabile, ma che assume il significato di “segno”. Perché le Antifone Maggiori da sempre hanno dato il tono a queste giornate prenatalizie. La loro antichità si ricollega alle generazioni passate, ai tempi di Papa Gregorio Magno. La loro bellez-za arcaica ci fa gustare il sapore genuino del canto della Chiesa. Il loro profondo e geniale simbolismo ci introduce ai misteri della storia della salvezza. Vengono chia-mate Antifone “O” dalla vocale vocativa con la quale cominciano. O Sapienza, O Adonai, O Germoglio di Jesse, O chiave di David, O astro che sorge, O re delle genti, O Emanuele. Cantate dai bambini, queste antifone acquistano un dolce pro-fumo di primavera. Infatti le loro iniziali latine, lette in senso inverso, formano l’a-crostico profetico: Ero cras, sarò domani.

Il testo evangelico più cantato in que-sti giorni è il Vangelo dell’Annunciazione, il Missus: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio…”. (Lc, 1, 26-38). La liturgia lo assegna al giorno 20 dicembre. La pie-tà popolare lo canta ogni giorno. Nel-la tradizione della Chiesa di Aquileia la novena in preparazione al santo Natale consiste nel canto del Missus, un canto che diventa drammatico quando le parti

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012 5

RIFLESSIONE NATALIZIA

enza musica nonc’è Natale

Se nel giorno di Natale io mi trovassi solo in Chiesa, mi toglierei le scarpe e, camminando scalzo, attraverse-

rei lentamente tutta la Chiesa ricordando il lungo cammino che da Betlemme va a Gerusalemme.

E poi mi inginocchierei davanti a Gesù Bambino e gli consegnerei due la-crime! Sì, due lacrime di pentimento per non aver ascoltato la voce buona di Bet-lemme, per non aver capito la meravi-gliosa lezione di Betlemme.

Poniamoci ancora la doman-da: che cosa è accaduto a Betlemme? Perché da due millenni il mondo sembra fermarsi in questa not-te e in questo giorno? Mi trema la voce e mi batte il cuore nel ricor-dare il fatto incredibile: duemila anni fa, Dio ha fatto un passo decisivo e irreversibile verso di noi; Dio ha lasciato che il suo Fi-glio in qualche modo uscisse dall’abbraccio divino e en-trasse nella storia perico-losa, infida, inospitale: si, inospitale soprattutto per Dio.

Eppure è accaduto! E le conseguenze? Si vede qualche conse-guenza della venuta di Dio in mezzo a noi? Si, certamente: basta apri-re gli occhi!

Gesù è un potenziale d’amore divi-no che si è inserito nel tronco inaridito dell’umanità. Basta allora che un perse-cutore, davanti a Lui, cada dal cavallo dell’orgoglio…ed ecco il miracolo: il per-secutore si alza innamorato di Cristo fino a girare il mondo per Lui e a morire per Lui: è la storia meravigliosa di Paolo di Tarso. Basta che un lussurioso inquieto si nasconda nel silenzio e nella preghiera per ascoltare Cristo… e nasce un gigante di santità che ancora oggi fa venire le

vertigini: è la vicenda incantevole di Aurelio Agostino di Ippona. Ba-

sta che un giovane gaudente e malaticcio ascolti la voce del Crocifisso e nasce Francesco d’Assisi: un gigante della po-esia, un gigante della libertà

interiore, un gigante della pace, un gigante del dia-logo e della comunica-zione…perché era un gigante della santità, cioè un uomo che

si è offerto a Dio come una umile culla. Basta una donna analfabe-ta si inginocchi davanti a Gesù e si consegni total-mente a Lui… e nasce Caterina da Siena: una donna che è stata capace

di dare una svolta decisiva alla storia

Riflessione Natalizia

natale nella fede

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 20126

del suo tempo, ricordando il vangelo al primo responsabile del Vangelo: il Papa! Questi sono i fatti!

Basta una fragile donna dei nostri giorni senta la voce di Gesù che le dice: “Ho sete” …e nasce il miracolo d’amore di Madre Teresa di Calcutta: una donna che, pregando, è diventata un incendio di carità e un contagioso esempio di mi-sericordia, che ha stupito il mondo in-tero.

Tutto questo nasce da Gesù: tutto questo parte da Betlemme!

E poi milioni e milioni di persone che, nel silenzio della casa o della fabbrica o degli ospedali o dei lebbrosari o di mil-le altre frontiere d’amore, hanno scritto pagine meravigliose di bontà... sempre e soltanto per lui: per Gesù.

Questo è il Natale: accorgersi di Gesù, accoglierlo nella vita e lasciar continua-re in noi la novità della santità sbocciata come un inatteso miracolo nella povera mangiatoia di Betlemme.

card. Comastri

natale nella fede

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012

È Natale Ogni volta che sorridi a unfratello e gli tendi la mano,

ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare un altro,

ogni volta che volgi la schiena ai princìpi che relegano gli oppressi ai margini del loro isolamento,

ogni volta che speri con i prigionieri,con gli oppressi dal peso

della povertà fisica, moralee spirituale,

ogni volta che riconosci con umiltài tuoi limiti e la tua debolezza.

È NataleOgni volta che permetti

al Signore di amare gli altriattraverso te.

Preghiamo,per essere capaci di accogliere Gesù a Natale non nella fredda mangiatoia del nostro cuore,

ma in un cuore pieno di amoree di umiltà, un cuore caldo

di amore reciproco.

Beata Madre Teresa di Calcutta

è Natale

7

In occasione di questo “Anno della Fede”, è bel-lo pensare e rivedere l’e-

sperienza che ne hanno fatto i grandi Testimoni che ci hanno preceduto, i Santi. Tra tutti, certamente uno dei più grandi è S. Francesco.Dopo 800 anni Francesco ci parla ancora attraverso i suoi scritti, poco conosciuti. Francesco non è solo il “giullare” di Dio, il Santo dell’ecologia, il poverello che ha ammansito il lupo di Gubbio. Certamen-te anche questo, ma non solo questo. Francesco era un gigante nella fede.

S. Francesco esprimeva la sua fede con la carità fattiva e sincera verso tutti. Nulla però avrebbe potuto fare o dire senza una unione profonda con Dio nella preghiera. Si era immedesimato in Gesù, tanto che il biografo scrive di lui che non era tanto un uomo che pre-gava, quanto un uomo “fatto preghie-ra”. Sono innumerevoli nelle biografie i riferimenti a questo fatto. Ma quando ha iniziato a pregare Francesco? Solo progressivamente Francesco si distac-cò dalla sua vita di giovane ambizioso e brillante. La sua generosità lo portava a fare elemosina ai poveri e lentamente, riuscì a vincere se stesso per servire i leb-brosi. Questo passo importante per la sua vita di fede era accompagnato dal-la preghiera in una grotta presso Assisi (FF. 1409 – Leggenda dei tre compagni). Come pregava? I biografi scrivono che Francesco amava pregare “nel segreto”,

cioè nel proprio cuore: “…Do-vunque siamo e andiamo, noi abbiamo la cella con noi: fra-tello corpo è la nostra cella, e l’anima è l’eremita che vi abita dentro per pregare il Signore e meditare su di lui”.(FF 1659 – Compilazione di Assisi).

La preghiera “davanti al Crocifisso” di S. Damiano è lo scritto più antico, te-stimone di questo periodo tormentato della conversione di Francesco, quando insisteva nella preghiera affinchè il Si-gnore gli indicasse la sua vocazione:

“O alto e glorioso Dio,illumina le tenebre de lo core mio,

e damme fede dirittasperanza certa e carità perfetta,

senno e cognoscimento, Signore,che faccia lo tuo santo e verace

comandamento” (FF276)

Da qui è partita la sua conversione e la sua vita mirabile.

A chi si è convertito S. Francesco? A Gesù che gli parlò dal Crocifisso di S. Damiano. La volontà più ferma di S. Francesco era calcare le orme di Gesù. Tre anni prima della sua morte France-sco volle rivivere lo straordinario evento della nascita di Gesù facendo allestire dall’amico Giovanni un presepio vivente a Greccio, nella valle reatina. Tanto fu l’afflusso dei buoni cittadini di Greccio che il Presepio è rimasto una testimo-nianza di fede e di amore fino ad oggi.

F ede e preghiera in S.Francesco d’AssisiL’INCARNAZIONE DEL VERBO

Anno della fede

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 20128

In quella occasione Francesco, diacono, cantò il Vangelo della notte di Natale.

Francesco scrisse lui stesso una “composizione salmica” formata da 15 salmi, estratti letteralmente dal salterio biblico, nei quali si celebra l’intero miste-ro della Redenzione, dalla Incarnazione alla Resurrezione e Ascensione di Gesù.

L’entusiastica lode di Francesco rive-la tutta la sua spiritualità. Nel “Salmo di Natale”, ad esempio scrive:

….”Poiché il Santissimo Padre Celestenostro Re prima dei secoli

ha mandato dall’altoil suo Figlio diletto ed Egli è nato

dalla Beata Vergine santa, Maria….“…Poiché il Santissimo Bambino

diletto è dato a noi,e nacque per noi lungo la viae fu posto nella mangiatoiaperché Egli non aveva posto

nel’Albergo”…(FF 303)

volendo ricordare a tutti che il Sal-vatore ha scelto di essere “pellegrino, povero e forestiero, in questo mondo, e invitando tutti a rallegrarsi del Bambino Gesù.

Motivo di altissima lode, ammira-zione, ringraziamento è per Francesco l’Incarnazione del Verbo, ma altrettan-to motivo di lode è per lui l’Eucarestia, nella quale il Verbo si fa pane. Proprio partendo dal grande mistero dell’Incar-nazione del Verbo, Francesco è pieno di meraviglia e in una sua lettera all’Ordine dei Frati così invita a contemplare: “Tut-ta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è presente Cri-sto, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e stupenda degnazione! o umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signo-re dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si

umili a tal punto da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!....”(FF 221- Lettera a tutto l’Or-dine).

Passa a considerare il ruolo di Maria come Colei che ha rivestito della nostra carne il Verbo di Dio Padre rendendolo nostro fratello:

“Ave Signora , Santa Regina,Santa Genitrice di Dio Maria,che sei Vergine fatta Chiesa…

Ave, suo palazzo,Ave, suo tabernacolo,

Ave, sua casa,Ave, suo vestimento,

Ave, sua ancella,Ave, sua Madre….”

(Saluto alla Santa Vergine FF 259)

Che il Signore ci conceda la fede ardente di S. Francesco nel mistero di Gesù Eucarestia, e venga allontanata l’indifferenza, il disinteresse dal cuore dei cristiani.

Se per noi Cristo non si fosse fatto uomo, se non si fosse fatto Eucarestia che senso avrebbe la vita umana?

le Clarisse di Moggio Udinese

Anno della fede

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012 9

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012

Accresciuto il numero dei frati, Fran-cesco dà delle direttive su come essi devono andare per il mondo,

non per descrivere attività o servizi che i frati devono prestare, ma per specificare il loro genere di vita di Frati Minori. La Leg-genda ci ricorda che: «Si spargevano per il mondo “come pellegrini e stranieri,” nulla portando nel viaggio all’infuori dei libri indispensabili per recitare le ore litur-giche» (FF 40). Il pellegrino ha una meta chiara che Francesco riassume con queste parole: «Per questo (il Signore) vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate testi-monianza alla voce di Lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno onnipotente eccet-to Lui» (FF 216). “Pellegrini”, cioè senza appropriarsi di nulla: «né casa, né luogo né alcun altra cosa», capaci di fidarsi della Provvidenza che si farà carico dei discepoli. Essi sono anche “stranieri” che chi incon-tra deve vedere non come avversari ma come occasioni per ricercare e approfon-dire la verità, per lasciarsi interrogare sul proprio stile di vita, per crescere nel dialo-go e nell’accoglienza, per far emergere la voce di Dio assopita nel cuore dell’uomo, con la fiducia che «molti che ci sembrano membra del diavolo, possono un giorno diventare discepoli di Cristo» (FF 1469).Vediamo a quali voci i frati devono dare testimonianza. «Fratelli carissimi, conside-riamo la nostra vocazione. Dio, nella sua misericordia, ci ha chiamati non solo per la nostra salvezza, ma anche per quella di molti altri. Andiamo dunque per il mondo, esortando tutti con l’esempio più che con

le parole, a fare penitenza dei loro peccati e a ricordare i comandamenti di Dio. Non abbiate paura di essere ritenuti piccoli o senza cultura ma annunciate con coraggio e semplicità la penitenza. Abbiate fiducia nel Signore, che ha vinto il mondo! Egli parla con il suo Spirito in voi e per mez-zo di voi, ammonendo uomini e donne a convertirsi a Lui e ad osservare i suoi pre-cetti. Incontrerete alcuni fedeli, mansueti e benevoli, che riceveranno con gioia voi e le vostre parole. Molti di più saranno però gli increduli, superbi e bestemmia-tori, che vi ingiurieranno e resisteranno a voi e al vostro annunzio. Proponetevi, in conseguenza, di sopportare ogni cosa con pazienza e umiltà» (FF 1440). Il pre-

CONOSCERE I SANTI

C PELLEGRINI E FORESTIERIonoscere Francesco

XVIIIa Puntata

10

supposto dell’evangelizzazione non è da ricercare nelle qualità dell’evangelizzatore, che a detta degli uditori può essere ritenu-to “piccolo” nel vivere una sproporzione nei mezzi dell’annuncio, e “senza cultu-ra” per la semplicità della sua predicazio-ne che a volte incorre nell’insuccesso; ma in ogni situazione umana, nella quale la debolezza è colmata dalla “fiducia nel Si-gnore” che, con il suo Spirito, parla “nei” suoi servi e “per mezzo di loro”.

La fiducia è la condizione preliminare di un dialogo coltivato nella quotidianità, implica che ogni frate riceva “voce” dallo Spirito, e di questa voce si fidi, ad essa sin-tonizzi la sua esistenza e successivamente ne dia testimonianza con la propria vita e con la parola. All’evangelizzatore si chie-de la “pazienza e l’umiltà” del seminato-re che non vede la crescita del grano da lui seminato e neppure conosce se sarà presente per il raccolto. Egli stesso, d’al-tronde, ha sperimentato il lento e difficile lavoro personale di ascolto e attuazione di ciò che va seminando. L’annuncio si apre all’invito della penitenza dei peccati, ad accogliere la grazia dei Suoi comanda-menti, a denunciare i vizi e ad esaltare le virtù (FF 99).

L’impegno suggerito, tuttavia, rimane sempre secondario alla priorità dell’obbe-dienza della volontà di Dio, che si manife-sta con la voce del suo Spirito e con i suoi frutti (la pace, la bontà, la concordia, la mitezza). Ai frati, infatti, diceva: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza. Que-sta è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture, richiamare gli smarriti» (FF 1469). Come spesso si è notato anche qui si realizza la stretta connessione fra vita e azione: solo chi ha incontrato il Si-

gnore e vive nella pace può indurre gli altri alla pace, può curare le ferite, disporsi in quell’atteggiamento che diventa la ricerca del bene dell’altro. Francesco più volte in-vitava i frati a non adirarsi, a non giudicare e a guardarsi da ogni (noi sintetizziamo) “esteriorità”, “facciata” o “parola anche di pace che pur risuonando nelle labbra, tuttavia non nasce dal cuore” (FF 27). Guardarsi dentro, è la capacità di ascolta-re ciò che avviene nello spazio tra la pro-vocazione e l’azione. è la facoltà di dare un nome alle nostre emozioni, di saper discernere rabbie represse, vecchi schemi di risposte abituali incongruenti dalla voce dello Spirito che, riportandoci all’esempio del Signore, ci invita ad essere pacifici e miti. Gesù ci invita a rispondere “qui e ora” con un’azione proporzionata alla provocazione, ricordandoci sempre il suo esempio e mai facendo il male. La pace interiore viene così a coinvolgere tutto il nostro “corpo”, che ne vive in sintonia. Per questo il santo esorta tutti a custo-dire nella propria interiorità un rapporto vivo con il Signore e ad esserne testimoni “più con l’esempio che con le parole”. La missione, allora, non consiste in andare in chissà quali luoghi per fare qualcosa per gli altri, ma principalmente nell’essere in ascolto della sua Parola e nel lasciarsi con-durre da essa. L’anima, pertanto, percepi-sce di essere salvata “con l’aiuto della sua sola grazia” e di avere Dio accanto a sé come vita eterna che opera il bene.

ALCUNE DOMANDE PER TE

•Comeunpellegrinoestranierosaian-nunciare a chi incontri la forza della Sua onnipotenza?

•Predicadi più la tuaparolao il tuoesempio?

•Quandoincontriuncredentedialtrafede in che modo ti relazioni con lui?

fr. Lorenzo Assolani

CONOSCERE I SANTIXVIIIa Puntata

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012 11

Sant Antoni di Glemoneche la fede a lave a pît. La pubblica-zione è bilingue: Quando la fede andava a piedi.

Il contenuto del libro è presto detto. Si racconta del pellegrinaggio di una nonna con la propria nipotina di dieci anni, pel-legrinaggio fatto a piedi dalla Car-nia al Santuario di Sant’Antonio a Gemona per scio-gliere un voto.

Ma la trama è solo la tela. Ciò che impreziosisce il quadro è la cor-nice, che rende il racconto deli-zioso e la lettura

appassionante. Nonna Eugenia soffre perché la figlia Elisa non riesce ad avere bambini, pur desiderandoli. Promette a Sant’Antonio che, se la figlia avrà un bambino, andrà a piedi dal suo paese, Treppo Carnico, fino a Gemona. Il bam-bino arriva bello e sano.

Logicamente quel bambino viene chiamato Antonio.

La nonna, già ottantenne, ricorda il voto fatto a Sant’Antonio e un 12 giu-gno parte da Treppo Carnico a piedi, accompagnata dalla nipotina Giulia,

Iportoghesi lo chiamano “San-to António de

Lisboa”, gli italiani “Sant’Antonio di Padova”, per i friu-lani è “Sant Antoni di Glemone”.

A buon di-ritto può essere chiamato “di Ge-mona”, perché Sant’Antonio a Gemona è stato almeno di passag-gio, a Gemona ha operato almeno un miracolo, a Ge-mona ha lasciato come ricordo la cappella della Ma-donna delle Gra-zie e a Gemona si trova un santuario eretto in suo ono-re. Tra le numerose pubblicazioni che si riferiscono alla devozione dei friulani per Sant’Antonio, ce n’è una di partico-lare rilievo e destinata a lasciare un’or-ma nel tempo: un libro, non di grossa mole, ma di contenuto significativo.

La scrittrice ManuelaQuaglia, che da tempo si occupa di tradizioni popo-lari della Carnia raccogliendo testimo-nianze orali degli anziani, ha pubblicato un grazioso racconto che si riferisce al Santuario di Sant’Antonio di Gemona.

Il titolo del libro è simpatico: Cuant

i friulani e s. antonio

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 201212

Ha al suo attivo numerosi articoli, studi e libri riguardanti sempre le tradi-zioni popolari della Carnia. Per gustare il contenuto di Cuant che la fede a lave a pît… ci si trova nell’imbarazzo della scelta: se leggerlo nel testo friulano o in quello italiano. In friulano si gode di più l’originalità tipica dei personaggi e la visione incantevole del panorama e dell’ambiente del tempo, la lettura del testo in italiano ci porta a scorrere da una scena all’altra con la naturalezza di una fantasiosa sequenza cinemato-grafica. Il libro si rende ancor più inte-ressante per i disegni originali di Otto D’Angelo, disegni che ritraggono i mo-menti più significativi del racconto.

Il “sugo di tutta la storia” è esposto dall’Autrice nella Prefazione: “Le mani delle nostre nonne consumavano i gra-ni del rosario dal tanto pregare.

Pregavano prima di coricarsi, appe-na che si svegliavano la mattina, prima di uscire di casa, passando davanti a una chiesetta, pregavano per le anime dei morti… Arrivavano dappertutto a piedi, a messa, a vespro, in processio-ne, alle rogazioni, al bacio delle croci a San Pietro, a Sant’Antonio di Gemona, alla Madonna delle Grazie di Udine, a Castelmonte.

Camminando pregavano e prega-vano camminando con la speranza che il Signore avrebbe pensato anche per loro. Allora la fede andava a piedi e noi adesso, che corriamo tutto il santo giorno, potremmo fermarci e dar loro la mano.

Non c’è dubbio che andando a piedi potremmo avere una corona del rosario e preghiere a volontà”.

Viene spontaneo l’augurio che la vi-sione religiosa e idilliaca di Maria Qua-glia si traduca in consolante realtà.

fr. Emidio Papinutti

per trovarsi a Gemona il giorno del-la festa del Santo. Lungo la strada la nonna racconta alla nipotina la vita e i miracoli operati da Sant’Antonio: il mi-racolo della mula a Rimini, il miracolo di Gemona e di quel bambino risuscitato dopo che era caduto nel paiolo dell’ac-qua e la storia di quell’avaro morto il cui cuore viene trovato nella cassaforte.

Il viaggio è lungo, disagevole, ma non si sente la fatica.

La nipotina insiste perché la nonna le parli ancora di Sant’Antonio. E allo-ra nonna Eugenia attacca con le pre-ghiere: se uno perde un oggetto, reciti il “Si quaeris” e Sant’Antonio l’aiuterà a ritrovarlo. E giù simpatiche preghiere tramandate in friulano, come questa: “Sant Antoni benedet, / fami cjatà chel ogjet, / che jo ai perdût / e che tu di sigûr lu âs jodût”.

Finalmente le due pellegrine arriva-no a Gemona. Sperano di poter passare la notte in chiesa. Ma in chiesa non c’è più posto.

La buona donna si rivolge a una fa-miglia, che ben volentieri l’accoglie in casa per amor di Dio.

La festa di Sant’Antonio, profumata di gigli e d’incenso, passa presto. Quin-di il ritorno a casa per raccontare a tutti la gioiosa avventura.

Solo Manuela Quaglia poteva de-scrivere questo pellegrinaggio, con rara conoscenza delle usanze popolari e con grande sensibilità di artista, costruendo un prezioso monumento alle tradizioni religiose della Carnia.

Perché Manuela Quaglia, laurea-ta alla Facoltà di Lingue e letterature straniere presso l’Università di Udine, si occupa a scrivere e a tenere conferen-ze legate all’ambito tematico delle sue ricerche.

Attualmente vive a Buja.

i friulani e s. antonio

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012 13

Cronaca del Santuario

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 201214

VITA NOSTRA

Alcuni particolari del PresePe esposto al santuario di sant’Antonio a Gemona

Cronaca del Santuario

La voce deL Santuario di Sant’antonio

dicembre 2012 15

VITA NOSTRA

I genitori e la nonna affidano JorIs a sant’AntonioLuDoVICo TurCHI affidato a sant’Antonio

sCHNeIDer PIeTro e BurBA rAFFAeLeda sauris affidati a sant’Antonio

GABrIeL, emANueLe e BeNeDeTTAAffidati a sant’Antonio

AI SIGG. AGENTIPOSTALI:

Attenzione!

In caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio Postale di 33100 Udine, ferrovia per la restituzione al mittente,

che si impegna a corrispondere il diritto fisso.

TASSA RISCOSSA UDINE

TAXE PERÇUE ITALY

Vedu

ta a

erea

del

la n

uova

Gem

ona,

con

il c

ompl

esso

del

Con

vent

o e

Sant

uario

al c

entr

o de

lla fo

to.

www.santantoniogemona.it • [email protected]

Buon Natale eFelice Anno Nuovo

I frati del Santuario

augurano

orArIo ss. messeFestivo (per tutto l’anno):

ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 17.00 (solare) - 18.00 (legale)

CANTo DeL VesProore 16.00 (solare) - 17.00 (legale)

Feriale SS. Messe 8.00 e 9.007.40 lodi mattutine e 18.30 vespro

Santuario di Sant’Antonio