5
1 LAVORO ITALIANO NEL MONDO LAVORO ITALIANO NEL MONDO PERIODICO TELEMATICO Iscrizione Tribunale Civile di Roma n. 81/2014 Direttore Responsabile: Alberto Sera Direzione e redazione: Via Po, 162 Roma [email protected] @Se vuoi ricevere Lavoro Italiano nel Mondo sul tuo indirizzo e-mail compila la scheda di registrazione sul sito www.italuil.it Anno II | Numero 35 | 15 settembre 2015 IL PATRONATO A EXPO 2015 Anche il Patronato è dentro il contesto di Expo 2015 e dà il suo contributo al dibattito aperto dalla Uil Pensionati nel Convegno di Milano, del 15 settembre 2015, dal titolo “Ali- mentazione sicura in tutto il Pianeta e per tutte le età”. L’Ital, nell’ambito del confronto Europa e America Latina, porta l’esempio di un suo progetto di Servizio Civile dal tito- lo “Educare al cibo: il diritto alla differenza”, svolto a scuo- la per insegnare ai ragazzi la diversità dell’alimentazione. Come pure nell’attività del Patronato, quello della preven- zione della salute, rientra la sicurezza dell’alimentazione nelle mense nei luoghi di lavoro. E sempre in quest’ambito la prevenzione all’inquinamento industriale deve avere la massima allerta. Basta ricorda- re gli effetti devastanti sui prodotti agricoli e di allevamen- to che hanno la diossina, il mercurio, il piombo, il cadmio. Vanno poi messi in cantiere interventi che diano agli an- ziani piena sicurezza del cibo anche in un periodo della vita in cui declina la vista, l’olfatto, la memoria. Tutto questo il Patronato potrà fare con i “Punti di Accesso Assistito ai Servizi” che apriremo presto in alcune sedi Ital. La sicurezza, inoltre, non pregiudica ma esalta le quali- tà. Per cui questa manifestazione mondiale deve ricorda- re a tutti il primato della buona tavola italiana e l’afferma- zione italiana nelle professioni del buon gusto, che hanno però bisogno meno di strumenti mediatici di moda e più di orientamento. Ovviamente oltre alla salute, il tema del cibo riporta soprattutto alla tragedia della Fame dove più che di slogan e buoni propositi si ha bisogno di riflessione e di interventi mirati da parte degli Stati che devono, ne- cessariamente, inserire nella loro legislazione il diritto al cibo come diritto individuale, inalienabile e di presidio per la tutela della vita. Questo è un diritto imprescindibile ed essenziale per il benessere dei cittadini, al quale gli Stati non possono sottrarsi, pena un intervento della Comunità internazionale con sanzioni pesanti, alla stregua dell’omis- sione di soccorso e degli omicidi colposi. Gilberto De Santis #IMPULSOALRILANCIO Sud alla deriva, per il settimo anno consecutivo PIL ne- gativo. Il rapporto Svimez, puntuale, ogni anno, presenta la situazione economica del Mezzogiorno raccontando la dicotomia “Nord/Sud Italia”. Sud che scivola sempre più nell’arretramento, diseguale, diviso, con un tasso di oc- cupazione giovanile che sfiora la media del 27% contro il 47% del Centro Nord. Nord che accoglie sempre più emigrati arrivando a registrare, in due anni (tra il 2012 e il 2014), più di un milione e mezzo di nuovi arrivati. Allarme povertà, rischio desertificazione industriale, scarse risorse imprenditoriali e finanziarie. Per il sindacato della Uil, la situazione nel Mezzogiorno “è preoccupante” e, nonostante i dati di luglio sulla disoccu- pazione siano abbastanza positivi, il sindacato è lontano dal poter annunciare uno stato di benessere della nostra occupazione. Si parla infatti di oltre 3milioni di disoccupati, di cui 600mila giovani e di un alto tasso di disoccupazione del Mezzogiorno (20,2%) individuando, tra le possibili cau- se di questa forte distanza con il resto d’Italia, la prolunga- ta assenza di politiche volte al rilancio dell’area. “È interesse di tutti che nel Sud si realizzino vere oppor- tunità di crescita, perché altrimenti il Paese nel suo in- sieme rischia di perdere l’appuntamento con una possi- bile ripresa”. È quanto dichiarato dal Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che in previsione del prossimo ap- puntamento a Bari con i Quadri e Dirigenti Uil, annuncia proposte su Sud, contratti e sviluppo.

LAVORO ITALIANO NEL MONDO · buon contrappasso: veniamo da lontano, andiamo lonta-no, poi c’è ‘sto curvone a U, parabolico, che ci riporta lì, alla maggioranza silenziosa, alla

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

  • 1

    LAVORO ITALIANO NEL MONDOLAVORO ITALIANO NEL MONDOPERIODICO TELEMATICOIscrizione Tribunale Civile di Roma n. 81/2014Direttore Responsabile: Alberto SeraDirezione e redazione: Via Po, 162 [email protected]

    @Se vuoi ricevere Lavoro Italiano nel Mondo sul tuo indirizzo e-mail compila la scheda di registrazione sul sito www.italuil.it

    Anno II | Numero 35 | 15 settembre 2015

    IL PATRONATO A EXPO 2015

    Anche il Patronato è dentro il contesto di Expo 2015 e dà il suo contributo al dibattito aperto dalla Uil Pensionati nel Convegno di Milano, del 15 settembre 2015, dal titolo “Ali-mentazione sicura in tutto il Pianeta e per tutte le età”. L’Ital, nell’ambito del confronto Europa e America Latina, porta l’esempio di un suo progetto di Servizio Civile dal tito-lo “Educare al cibo: il diritto alla differenza”, svolto a scuo-la per insegnare ai ragazzi la diversità dell’alimentazione. Come pure nell’attività del Patronato, quello della preven-zione della salute, rientra la sicurezza dell’alimentazione nelle mense nei luoghi di lavoro. E sempre in quest’ambito la prevenzione all’inquinamento industriale deve avere la massima allerta. Basta ricorda-re gli effetti devastanti sui prodotti agricoli e di allevamen-to che hanno la diossina, il mercurio, il piombo, il cadmio. Vanno poi messi in cantiere interventi che diano agli an-ziani piena sicurezza del cibo anche in un periodo della vita in cui declina la vista, l’olfatto, la memoria. Tutto questo il Patronato potrà fare con i “Punti di Accesso

    Assistito ai Servizi” che apriremo presto in alcune sedi Ital. La sicurezza, inoltre, non pregiudica ma esalta le quali-tà. Per cui questa manifestazione mondiale deve ricorda-re a tutti il primato della buona tavola italiana e l’afferma-zione italiana nelle professioni del buon gusto, che hanno però bisogno meno di strumenti mediatici di moda e più di orientamento. Ovviamente oltre alla salute, il tema del cibo riporta soprattutto alla tragedia della Fame dove più che di slogan e buoni propositi si ha bisogno di riflessione e di interventi mirati da parte degli Stati che devono, ne-cessariamente, inserire nella loro legislazione il diritto al cibo come diritto individuale, inalienabile e di presidio per la tutela della vita. Questo è un diritto imprescindibile ed essenziale per il benessere dei cittadini, al quale gli Stati non possono sottrarsi, pena un intervento della Comunità internazionale con sanzioni pesanti, alla stregua dell’omis-sione di soccorso e degli omicidi colposi.

    Gilberto De Santis

    #IMPULSOALRILANCIO

    Sud alla deriva, per il settimo anno consecutivo PIL ne-gativo. Il rapporto Svimez, puntuale, ogni anno, presenta la situazione economica del Mezzogiorno raccontando la dicotomia “Nord/Sud Italia”. Sud che scivola sempre più nell’arretramento, diseguale, diviso, con un tasso di oc-cupazione giovanile che sfiora la media del 27% contro il 47% del Centro Nord. Nord che accoglie sempre più emigrati arrivando a registrare, in due anni (tra il 2012 e il 2014), più di un milione e mezzo di nuovi arrivati. Allarme povertà, rischio desertificazione industriale, scarse risorse imprenditoriali e finanziarie. Per il sindacato della Uil, la situazione nel Mezzogiorno “è preoccupante” e, nonostante i dati di luglio sulla disoccu-pazione siano abbastanza positivi, il sindacato è lontano

    dal poter annunciare uno stato di benessere della nostra occupazione. Si parla infatti di oltre 3milioni di disoccupati, di cui 600mila giovani e di un alto tasso di disoccupazione del Mezzogiorno (20,2%) individuando, tra le possibili cau-se di questa forte distanza con il resto d’Italia, la prolunga-ta assenza di politiche volte al rilancio dell’area. “È interesse di tutti che nel Sud si realizzino vere oppor-tunità di crescita, perché altrimenti il Paese nel suo in-sieme rischia di perdere l’appuntamento con una possi-bile ripresa”. È quanto dichiarato dal Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che in previsione del prossimo ap-puntamento a Bari con i Quadri e Dirigenti Uil, annuncia proposte su Sud, contratti e sviluppo.

  • 2

    LAVORO ITALIANO NEL MONDO Anno II | Numero 35 | 15 settembre 2015

    La Uil è decisa ad affrontare la “questione meridionale” e i problemi che continuano a gravare sul Sud del Pae-se e pone diversi interrogativi sulle promesse avanzate dall’Attuale Esecutivo che ha annunciato “Faville per il Mezzogiorno”.“Vorremmo capire – ha dichiarato appunto Barbagallo - come si può puntare al suo sviluppo se non si spendono

    le risorse assegnate dall'Unione europea, se non si fan-no investimenti pubblici e privati e se non si evita la mi-grazione dei nostri giovani disoccupati. In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando – per il leader della Uil - non possiamo permetterci il lusso di non spen-dere i fondi europei”. Il Paese cresce se cresce il Mezzo-giorno. (Silvia La Ragione)

    SEMPRE COLPA?

    “Ma per quanto possa piacere la nostalgia, il ricordo del tempo passato, il piccolo tepore della rimembranza, di-ciamolo una volta per tutte: nemmeno Proust si sarebbe mangiato una petite madeleine vecchia di sessant’anni. E invece ora eccoci qui, immersi nella turbo modernità postideolgica, produttivista e “di sinistra”, a masticare bi-scottini vecchi di oltre mezzo secolo. Uno per tutti, quello sfornato da Giorgio Squinzi, boss di Confindustria, a pro-posito dei sindacati che sarebbero “un fattore di ritardo, che ha fatto tardare tanto l’ammodernamento e l’efficien-za complessiva del Paese”. Ah, il vecchio sapore delle cose di una volta! Come tornare bambini. Io imparavo ad andare in bici e già si diceva “è colpa dei sindacati”. C’era il boom economico e comunque era colpa dei sindacati, poi la crisi petrolifera mondiale ed era colpa dei sindacati.

    Poi venne un’era di latte e miele: l’economia tirava, c’era il sor Bettino e giravano mazzette come coriandoli a ca-podanno e, niente… era colpa dei sindacati. E così tra al-ti e bassi, eccoci qui nell’anno due dell’era renzista, dove tutto luccica di speranza e belle frasette a effetto e: indo-vinate? È colpa dei sindacati. Lo scioglimento dei ghiac-ciai e quello dei Beatles, l’immigrazione interna e le crisi cicliche del capitalismo, le ristrutturazioni e i licenziamen-ti di massa, i Righeira, la disoccupazione giovanile al suo picco storico e siamo ancora lì. E che la frase più stan-tia della politica italiana di sempre venga poi pronuncia-ta tra gli applausi alla festa dell’Unità è anche quello un buon contrappasso: veniamo da lontano, andiamo lonta-no, poi c’è ‘sto curvone a U, parabolico, che ci riporta lì, alla maggioranza silenziosa, alla marcia dei quarantami-

    CONVENZIONE GLOBALE

    “È indispensabile definire quanto prima la Convenzione tra i Patronati e il Ministero degli Affari Esteri”. Il Presidente Ital, Gilberto De Santis, intervenuto a Mi-lano in occasione della Festa del Pd Mondo, ha sottoli-neato l’esigenza di una convenzione Maeci – Patronati: un accordo definito da tempo nelle sue linee essenzia-li, non ancora sottoscritto tra le parti, utile a garantire ai connazionali all’estero una maggiore certezza nell’eser-cizio dei diritti.Per De Santis la stipula di questa nuova Convenzione “arriva in un momento in cui la domanda di servizi da par-te dei nostri connazionali non trova più una risposta ade-guata nella rete consolare, a seguito della chiusura di de-cine di consolati e della rarefazione del personale a esso addetto, e – ha poi aggiunto il Presidente Ital - l’intensa ripresa dei flussi di espatrio, dovuta alla crisi occupazio-nale di questi anni ma anche alla ricerca di esperienze professionali di più ampio raggio, pone un problema di servizi mirati e innovativi rispetto al passato”. Servizi mirati e innovativi, professionalità, capillarità: questi i punti di forza dei Patronati all’estero, caratteristi-che indispensabili che per De Santis “non possono pre-

    scindere dal rapporto sinergico con i diversi attori istitu-zionali e del mondo associativo impegnati nella tutela dei connazionali all’estero”. Il Presidente dell'Ital ha poi proseguito nel suo interven-to: “La legge di Stabilità 2015, sia pure in un quadro di ri-duzione dei finanziamenti, ha rafforzato il ruolo dei patro-nati all’estero, prevedendo tra i criteri di legittimità quello di una soglia minima e significativa di presenza all’este-ro. Vi sono, dunque le condizioni – ha concluso il Presi-dente – non solo per non arretrare dai livelli di servizio raggiunti, ma di dare ad esso un maggiore respiro, allar-gando la visuale dalla materia previdenziale a quella sa-nitaria, delle politiche abitative, dello studio e della mobi-lità in genere”.E proprio al tema della mobilità giovanile è legata la pro-posta innovativa del Patronato Ital che intende abbatte-re gli ostacoli burocratici che il trasferimento in un nuovo paese comporta (come ad esempio l’iscrizione all’Aire) attraverso la creazione di un “fascicolo elettronico” che metta a sistema, con il Paese ospitante, le informazio-ni anagrafiche, curriculari, previdenziali e socio assisten-ziali del migrante.

  • 3

    LAVORO ITALIANO NEL MONDO Anno II | Numero 35 | 15 settembre 2015

    “SPEdIRE UNA RACCOMANdATA MENTRE SEI dAL PARRUCChIERE?”

    Con la nuova app di Poste Italiane pare che sia possibile farlo! Collegandosi comodamente da casa al proprio PC o mentre si è al cellulare, grazie ai servizi digitali offerti da Poste Italiane, oggi si possono risolvere problemi che prima sembravano insormontabili, se non recandosi presso un uf-ficio postale ed aspettando pazientemente il proprio turno.Ma non è tutto! I servizi offerti prevedono: la possibilità di monitorare lo stato di una spedizione, di inviare raccoman-date, telegrammi e lettere di posta prioritaria, nonché di prenotare il proprio turno alla sportello, scegliendo como-damente l'orario dell'appuntamento.Il tutto sembra ai nostri occhi facilmente consultabile ed accessibile, tuttavia occorre sottolineare che questa sem-

    plicità di azioni potrebbe essere dovuta all'abilità digitale che è tipica della nostra fascia d'età. Appare, invece, a tratti difficoltoso l'accesso ai servizi per chi si affaccia da poco all'uso del PC e d ai più anziani.Questi ultimi, infatti, sono proprio coloro che avrebbero la necessità di usufruire di questi servizi comodamente da casa poiché spesso impossibilitati agli spostamenti.Da parte nostra ci auspichiamo che Poste Italiane, nell'am-bito dell'alfabetizzazione digitale della terza età, possa continuare a promuovere il programma “Nonni su internet” per insegnare agli over60 come utilizzare il web e le più moderne tecnologie di comunicazione. (Noemi Mirulla – Roberta Patti)

    dA MATTMARK A OGGI: LA RICERCA dI UNA VITA MIGLIORE

    Ogni estate c’è un ricordo che commuove. Ogni estate sempre lo stesso ma sempre vivo. È la memoria della strage in miniera a Marcinelle in Belgio dove morirono centinaia di nostri italiani, lavoratori all’estero. Anche quest’anno il ricordo è andato a loro. Ma ad agosto scor-so è stata ricordata un’altra tragedia che ha coinvolto il

    lavoro italiano all’estero. Un’altra delle tante.Cinquant’anni fa, il 30 agosto del 1965 a Mattmark nella Valle Svizzera di Saas (Canton Vallese) persero la vita 88 lavoratori addetti alla costruzione di quella che dove-va essere la diga più grande d’Europa: 56 erano italiani, 23 svizzeri, 2 tedeschi, 2 austriaci e un apolide. In meno

    PIEdI IN TERRA

    La Uil aderisce, a livello nazionale, alla marcia delle don-ne e uomini scalzi promossa da un gruppo di attori, regi-sti, giornalisti ed esponenti della cultura, per richiamare l'attenzione delle istituzioni e della società civile sul dram-ma che coinvolge migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni.La Uil ribadisce l'urgenza di una soluzione internaziona-le al problema, che passa attraverso una soluzione politi-ca dei conflitti in atto in Medio Oriente ed Africa. Richiama la necessità di dare risposte solidali a chi ha diritto all'asi-lo, superare il regolamento di Dublino e condividere l'acco-glienza tra tutti gli Stati membri UE.

    11/09/2015. A Roma, la marcia è partita dal centro Baobab di via Cupa

    La Uil richiama infine l'urgenza di governare l'immigrazio-ne preziosa per il futuro dell'Italia e necessaria alla nostra economia oggi ed ancor più nel futuro.

    la, al dottor Romiti, a la Malfa e Malagodi.Si dirà che il classico va sempre, che la giacca blu e la fra-se “è colpa dei sindacati” non tramonteranno mai. Si dirà anche che ora si apre una stagione di rinnovi contrattua-li, e che quindi la formuletta torna di moda per motivi tat-tici. E si dirà anche che una classe imprenditoriale che in questi anni (tutti questi anni) ha dato il peggio di sé – l’altra metà della corruzione, dove la mazzetta è l’anello di con-

    giunzione tra la politica e l’impresa – se la cava con i saldi, indicando un capro espiatorio: il solito. Eppure c’è anche qualcosa di inedito. Ai “nuovi” che secondo Squinzi “realiz-zano tutti i nostri sogni” (ottobre 2014) di sogno ne sareb-be sfuggito uno: quello di calpestare i sindacati”.

    Alessandro Robecchi – il Fatto Quotidiano – 3 settembre 2015

  • 4

    LAVORO ITALIANO NEL MONDO Anno II | Numero 35 | 15 settembre 2015

    LA MEZZA ETà

    “I sessantenni hanno oggi lo spirito di un quarantenne, ma con meno pressioni e responsabilità dei quarantenni veri. I figli sono cresciuti, se ne sono andati e sono autonomi; chi ancora lavora lo fa in modo più rilassato e appagante, tie-ne la mente attiva dedicandosi agli hobby che prima aveva trascurato e può ancora andare, come quando era ragazzo, a sentire i concerti di Bob Dylan e dei Rolling Stones, attivis-simi settantenni rimasti giovani come lui. A sessant’anni oggi si prova un po’ d’irritazione se qualcuno si alza per offrirti il posto in autobus, o se la cassiera del cinema o del museo chiede se si desidera la riduzione per gli anziani: non è quella la categoria alla quale si pensa di appartenere e bisognerebbe inventarne un’altra. In Gran

    Bretagna hanno proposto «adulto senior», un’espressione accettabile, che fa pensare a un quarantenne con un po’ di saggezza e di esperienza in più. Ma quando è dunque che oggi si diventa vecchi? Gli esper-ti di gerontologia hanno rifatto i loro calcoli e stabilito che quella della vecchiaia sarà d’ora in avanti un’età variabile, che comincia dieci anni prima dell’aspettativa di vita me-dia. Poiché questo limite (oggi posto a circa 80 anni) cresce ogni anno, si potrà restare felicemente «adulti senior» an-cora a lungo: almeno fino alla prossima riforma della sanità e delle pensioni”.

    Vittorio Sabadin – La Stampa - 30 luglio 2015

    LAVORO MONdIALE

    “In Italia ci sono 722.400 posti di lavoro disponibili, negli Stati Uniti oltre 5 milioni, in Germania più di 1,5 milioni. A contarli è il radar Face4Job, che ha calcolato gli annunci di ricerca di personale lanciati sul web dalle aziende in tutti i paesi del mondo da gennaio a oggi (31 agosto). Ne emer-ge una fotografia in movimento che aiuta a capire quanto sia dinamico nel mondo la richiesta di profili professionali e quanto non sia sempre semplice fare incontrare le doman-de e le offerte di lavoro. L’idea generale è invece quella di un mercato stagnante, tanto più d’estate, tempo di vacanze. Ma non è così. Chi ha detto che a luglio e agosto le ricerche di personale vanno in vacanza? Nulla di più sbagliato. Anche in questi due mesi il mercato del lavoro ha lavorato parecchio, sia in Italia che nel mondo. La ricerca di personale continua infatti tutto l’an-no e non conosce soste né ferie; e cambiano le tecniche: mentre nel nostro Paese il reclutamento avviene ancora più

    spesso con il passaparola e le conoscenze, nel mondo si registra il trionfo assoluto del web-recruiting. A segnalare questi fenomeni e il ruolo critico dell’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro è il rapporto stilato da face4job.com, il portale di matrice italiana che riesce a calcolare tramite un algoritmo le cosiddette vacancy, vale a dire i posti di lavoro disponibili in un dato momento. Il porta-le, ideato e fondato da Alessio Romeo, un ingegnere di 39 anni umbro-siciliano, trasferitosi per alcuni anni in Califor-nia e poi tornato in patria, riesce a setacciare attraverso gli annunci di lavoro pubblicati dalle aziende di tutto il mondo le opportunità professionali disponibili. Se il mercato del la-voro si è globalizzato, il portale accompagna i job-seeker (i cercatori di lavoro) nei diversi paesi e nei diversi settori in cui c’è richiesta di manodopera”.

    Walter Passerini – La Stampa – 3 settembre 2015

    di trenta secondi la loro vita venne spazzata via da una valanga. Toni Ricciardi la definisce nel suo libro “L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana”. All’epoca la Svizzera era meta d’immigrazione operaia e, non mancavano fe-nomeni di razzismo locale. In quel maledetto cantiere la priorità non era la sicurezza dei lavoratori, bensì quella della diga. Slavine, incidenti, cadute di pezzi di ghiac-cio erano ordinaria amministrazione e, nonostante ciò mense, cantine e baracche vennero sistemate proprio in linea diretta al ghiacciaio Allalin. Gli operai lavoravano anche 16 ore al giorno con temperature polari e vivevano in baracche sovraffollate in condizioni igieniche disastro-se. Perché la cosa importante era solo l’ottimizzazione

    dei tempi di lavoro. E l’aspetto più grave della vicenda è che quegli emigranti vennero fatti partire mediante accor-di istituzionali. Istituzioni che non sentirono nemmeno il dovere di rendere omaggio alle vittime, né tantomeno di sostenere le famiglie degli operai morti.La tragedia di Mattmark di cinquant’anni fa e questo eso-do attuale di disperati, afferma il nostro coordinatore Uim Europa Dino Nardi, “hanno un minimo comune denomi-natore e cioè la fame che oggi come ieri, portava i nostri emigranti del secolo scorso e porta oggi questi disperati 2.0 a sfidare ambienti ostili (xenofobi o razzisti) e la stes-sa morte pur di poter guadagnare da vivere per sé e la propria famiglia”. (Viviana Toia)

  • 5

    LAVORO ITALIANO NEL MONDO Anno II | Numero 35 | 15 settembre 2015

    NON hA TOCCATO PALLA

    “18 ore di volo per nulla. Il mal di testa da jet lag il nostro premier stavolta se lo è andato a cercare. Due italiane in una finale di uno Slam sono di certo un evento storico, meritevole di attenzione e di più di un pizzico di orgoglio nazionale. Una gioia in primis per gli appassionati perché il tennis non è il calcio e lo Us Open non sono i Mondiali. Che Matteo Renzi invece abbia mollato baracca e burat-tini per precipitarsi a New York davvero con questa bella pagina dello sport c’entra poco. In passato non si sono mai visti (vado a memoria) politici durante questo tipo di finali. Nessun premier tedesco si è mai scomodato per la Graf, ad esempio, ma nemmeno nessun ministro russo quando capitò nei primi anni 2000 (vado a memoria) che due atlete ex sovietiche si contendessero un torneo di importanza comparabile a questo. Non penso che Oba-ma avesse in agenda di fare capolino all’Arthur Ashe Stadium se Serena avesse coronato il sogno del Grand Slam. A Wimbledon passano a volte principi e principes-se in rigoroso stile dimesso, “casual” e non ufficiale.Il motivo è abbastanza semplice: Flavia Pennetta e Ro-berta Vinci (ma tutte le protagoniste e i protagonisti di questo nobile sport) sono due professioniste che quando giocano non rappresentano il loro paese, ma loro stes-se. Diversamente accade quando perdono letteralmente i loro nomi e cognomi e diventano “Italia” in Federation Cup. Ogni accostamento a Pertini nell’82 è pertanto as-surda. Pertini non si sarebbe mai scomodato per una

    finale di un torneo, diciamo così, individuale e privato an-che se in campo ci fossero stati due connazionali. Pertini agitava braccia e pipa per l’Italia che scalava le vette del mondo portandosi dietro in questa celeste ascesa una intera nazione. […]Il tennis è uno sport di personalità, di solitudini, di sfide a se stessi. Di nomi e cognomi, prima che di provenienze e latitudini. Roger Federer è il re del tennis. Il suo regno non porta tratti della Svizzera natia. Martina Navratilova e Monica Seles, rispettivamente cecoslovacca e serba di nascita, poi entrambe americane d’adozione, sono sempre state identificate con nome e cognome, che au-tomaticamente conduce a tornei vinti, colpi vincenti, bei momenti di sport senza geografia.La dimensione del “noi” fatica ad entrare in questa di-sciplina. E fortunatamente anche la politica ha vita dura. Renzi non poteva aggiungere o togliere nulla alla loro vittoria, alla loro storia individuale sportiva. Le due cam-pionesse potevano però puntellare consapevolmente o inconsapevolmente la sua retorica del vincente che com-pare sempre dove l’inno alla gioia va in filodiffusione. Non l’hanno fatto. Non credo per scelta, semplicemen-te perché quella dimensione del vincere non appartiene loro. I tennisti non hanno tifosi. Hanno ammiratori”.

    Cristian Sesena – glistatigenerali.com 13 settembre 2015

    GLI APPUNTI dI AMPELIO

    Quasi un occhio superiore avesse visto che eravamo stanchi di un dibattito sull'immigrazione, privo di novità, quasi avesse capito che anche i salvataggi e le ecatom-be nel Mediterraneo fossero diventate una routine inter-rotta sempre più spesso solo dal raggiungimento di un nuovo primato, ahimè di morti, indignazioni, riflessioni, proposte diventate ormai aride e sterili. Occorrevano immagini che ci sbalzassero fuori dalle no-stre sicurezze. Ed ecco il corpo del bambino siriano morto sulla spiaggia turca di Bodrum. Deflagrante. E da lì un sus-seguirsi di immagini. I cittadini tedeschi che applaudono alla stazione ferroviaria di Monaco che applaudono alla

    stazione ferroviaria i profughi siriani in arrivo. Una marea di profughi che cammina sulle autostrade o superstrade europee. Una colonna di centinaia di automobili che fanno la spola dall'Austria alla Ungheria per andare a prendere i profughi e portarli entro il confine austriaco. Poi sì anche l'immagine incredibile della reporter ungherese che sgam-betta i profughi. E altro ancora che ci aspetta. Sì tra un pò avremo i muri in Macedonia e in Ungheria rispetto ai confini con la Serbia. Ma ormai le immagini rendono un gracchiare in sottofondo i commenti di tante parole inutili pro e contro, Le immagini sono un atto di accusa senza se e senza ma. A cui si risponde solo con fatti concreti e costruttivi.