le comunità tabarchine

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Samanunga 1

PAOLA SITZIA

LE COMUNIT TABARCHINE DELLA SARDEGNA MERIDIONALE: UNINDAGINE SOCIOLINGUISTICA

prefazione di EDUARDO BLASCO FERRER

Condaghes

Samanunga: comunit e norme linguistiche a confronto COMITATO DIRETTIVO/EDITORS/HERAUSGEBER Eduardo Blasco Ferrer Peter Koch John Charles Smith Shigeaki Sugeta (Universit di Cagliari) (Universitt Tbingen) (University of Oxford) (Waseda University Tokyo)

COMITATO DI REDAZIONE/PRODUCTION B OARD/REDAKTION Francesco Cheratzu Maura Francesca Murru Sonia Atabieva Delia Bentley Mariko Adachi (Cagliari: coordinatore/Manager/Leiter) (Cagliari) (Oristano) (Manchester) (Yokohama)

ISBN 978-88-86229-47-0 1998-2009 Condaghes Tutti i diritti riservati Condaghes s.n.c. via SantEulalia n 52 09124 Cagliari (CA), Italy telefono e fax: 070 659542; e-mail: [email protected] www.condaghes.it

INDICE

Prefazione di Eduardo Blasco Ferrer ............................ pag. vii Premessa ............................................................................ 1

I Lesperienza genovese doltremare 1.1 Lesperienza genovese a Tabarca ....................................... 5 1.2 Lesperienza tabarchina in Sardegna .................................... 13 II Introduzione alla problematica linguistica e alle fonti2.1 Il dialetto tabarchino. Le fonti e lo studio scientifico ............. 39 2.2 Cenni sulla tipologia del dialetto tabarchino ......................... 462.2.1 Caratteri genericamente settentrionali del tabarchino .................. 2.2.2 Caratteri gallo-italici ........................................................... 2.2.3 Caratteri genericamente liguri ................................................ 2.2.4 Caratteri specificamente genovesi .......................................... 2.2.5 Caratteri che distinguono il tabarchino dal tipo genovese urbano ... 2.2.6 Elementi di morfologia e sintassi ........................................... 2.2.7 Elementi lessicali ...............................................................

47 47 47 48 49 49 50

III Il questionario. Tipologia della ricerca ed esposizione dei dati raccolti 3.1 Considerazioni preliminari. Scopo del lavoro ......................... 3.2 Modalit e criteri di procedimento ....................................... 3.3 Analisi delle risposte e lettura dei dati .................................. 3.4. Analisi orizzontale dei dati .............................................. 3.4.1 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione alunni CF .. 3.4.2 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione alunni CA .. 3.4.3 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione adulti CF ... 3.4.4 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione adulti CA .. 3.5 Analisi incrociata dei dati ................................................3.5.1 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione alunni CF e alunni CA .................................................. 3.5.2 Esposizione dei risultati corrispettivi del campione adulti CF e adulti CA ...................................................

53 53 55 58 59 61 63 68 75 78 80

Conclusioni ........................................................................pag. 83 Bibliografia ......................................................................... 1 Studi storici e generali ........................................................ 2 Studi linguistici .................................................................. 87 87 94

Appendice .......................................................................... 97 1 Questionari ........................................................................ 97 2 Schede ............................................................................... 102 Riassunti .............................................................................. 119

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PREFAZIONE

1 La comunit linguistica (ovvero Samanunga) Prendendo spunto dalle riflessioni di Max Weber(1), possiamo affermare che una comunit linguistica prototipicamente un gruppo sociale compatto che rivendica un proprio codice comunicativo allinterno dun territorio ben definito, e storicamente fondato, allo scopo di affermare una sua identit etnico-culturale. Se segmentiamo la nostra definizione in unit di significato autonome, ricaviamo un quadro assai complesso distanze epistemologiche e di correlati riferimenti disciplinari: la comunit linguistica prototipica o ideale : prima di tutto, un gruppo sociale, vale a dire un insieme di soggetti, interazioni, convenzioni e valori; poi, un gruppo con un codice linguistico proprio che funge da mezzo di comunicazione normale e quotidiano, e da strumento di socializzazione, di coesione e di regolamentazione di comportamenti e azioni(2); infine, un gruppo che affida allhabitat tradizionale, alle radici storiche e culturali, e last but not least al mezzo di comunicazione orale (o anche scritto) valori particolarmente rilevanti per la definizione del proprio profilo etnico-culturale, ossia in ultima analisi della propria identit encorica (3).1) Il lavoro classico di MAX WEBER ovviamente Economia e societ. Introduzione di PIETRO ROSSI, Milano, Edizioni di Comunit, 1980, 3 volumi. 2) Come ricorda JAMES MILROY sulla scia di Gumperz: social meanings are carried in linguistic structures, in Linguistic Variation and Change. On the Historical Sociolinguistics of English, Oxford, Blackwell, 1992:43. 3) Il concetto didentit certamente legato a molteplici prospettive danalisi (sociologica, psicologica, antropologica, etnologica, linguistica), ma esso si pu sussumere positivamente nella ricerca, individuazione e affermazione dun modello culturale di riferimento, entro il quale ogni individuo esplica quelle azioni e relazioni

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In quanto sistema sociale e rete primaria di azioni e relazioni, la comunit linguistica oggetto di studio alternativamente della sociologia, dellantropologia, della psicologia sociale o di qualsiasi modello ermeneutico costruttivista (4). Osservata invece prioritariamente come sede funzionale di interazioni linguistiche, la comunit storica coinvolge nel suo studio discipline quali la storia della lingua, la dialettologia e soprattutto la sociolinguistica(5). Il vecchio teorema dualistico che pare essere intrinseco ad ogni approccio costruttivista(6), vale a dire lindissociabilit fra oggetto da

che gli consentono di trovare una collocazione adeguata nel sistema sociale in cui inserito. Unidentit encorica (dal greco , del paese o regione , indigeno, patrio), quando ben profonda e radicata nella comunit etnica dappartenenza. 4) Cfr., a titolo di orientamento non selettivo, le opere seguenti che contengono utili raccolte bibliografiche: MARISELDA TESSAROLO, Minoranze linguistiche e immagine della lingua. Una ricerca sulla realt italiana, Milano, Franco Angeli, 1990; UGO FABIETTI, Storia dellantropologia, Bologna, Zanichelli, 1991; KENNETH J. GERGEN, Psicologia sociale, Bologna, Il Mulino, 1988; SIEGFRIED J. SCHMIDT, Kognitive Autonomie und soziale Orientierung. Konstruktivistische Bemerkungen zum Zusammenhang von Kognition, Kommunikation, Medien und Kultur, Frankfurt a/M, Suhrkamp, 1994. 5) Lurgenza dapprontare un modello danalisi congiunto, che veda la sociolinguistica come parte integrante della storia della lingua, stata avvertita in Italia dai romanisti, e primo fra tutti da ALBERTO VRVARO in Storia della lingua: passato e prospettive di una categoria controversa, in Id., La parola nel tempo. Lingua, societ e storia, Bologna, Il Mulino, 1984: 9-79; per ulteriori contributi essenziali e riferimenti bibliografici si possono consultare: LUCA SERIANNI/PIETRO T RIFONE (a c. di), Storia della lingua italiana, Torino, Einaudi, 1993-1994, 3 volumi; FRANCESCO BRUNI, a c. di, Litaliano nelle regioni, Torino, Utet, 1994-1997, 2 volumi; JONATHAN K. C HAMBERS/PETER TRUDGILL, La dialettologia, Bologna, Il Mulino, 1987; GAETANO BERRUTO, Fondamenti di sociolinguistica, Bari, Laterza, 1995; SUZANNE ROMAINE, Socio-Historical Sociolinguistics. Its Status and Methodology, Cambridge, CUP, 1982; CORRADO GRASSI/ALBERTO A. SOBRERO/TULLIO TELMON, Fondamenti di dialettologia italiana, Bari, Laterza, 1998. 6) Dualismo che si lascia compendiare pregnantemente nelle formulazioni e sentenze epigrammatiche seguenti, attinte da autorevoli rappresentanti delle varie scuole costruttiviste tedesche: Wir erzeugen daher buchstblich die Welt, in der wir leben, indem wir sie leben (HUMBERTO R. MATURANA, Erkennen: Die Organisation und Verkrperung von Wirklichkeit, Braunschweig/Wiesbaden, Viehweg,

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descrivere e descrizione delloggetto, ovvero tra fenomeno da osservare e osservatore del fenomeno, si ripropone con forza nello studio delle istanze sociolinguistiche: il fenomeno linguistico appare inestricabilmente legato al tessuto sociale e lorganizzazione di questultimo sembra dipendere direttamente o indirettamente da coordinate squisitamente linguistiche(7). Questo principio dualistico inerente alla sociolinguistica ha portato recentemente, allinterno dun vivace e, direi, non ancora concluso dibattito fra specialisti, a una revisione dei compiti e dei limiti di questa disciplina, e persino da parte di alcuni a una sua ricollocazione statutaria(8). Un dato incontrovertibile emerso tuttavia da questa fertile discussione: la socio-

1985: 269); Jedes selbstreferenzielle System hat nur den Umweltkontakt, den es sich selbst ermglicht, und keine Umwelt an sich (NIKLAS L UHMANN, Soziale Systeme. Grundlage einer allgemeinen Theorie, Frankfurt/M, Suhrkamp, 1985: 146); In der Vorgangsweise, die hier entwickelt wird, bilden Objekt der Beschreibung und Beschreibung des Objekts eine Einheit. Das Objekt der Beschreibung ist nicht beschreibungs- oder sprachverschieden, sondern jener Teil der Beschreibung, der bereits ausgefhrt worden ist. Die Beschreibung ist nicht auf das Objekt gerichtet, sondern geht vom Objekt der Beschreibung aus (JOSEF MITTERER, Das Jenseits der Philosophie. Wider das dualistische Prinzip, Wien, Passagen, 1992: 56); Erfahrung ist Ursache, die Welt die Folge (HEINZ VON FOERSTER, Das Geheimnis vom blinden Fleck, in: GERHARD JOHANN LISCHKA, a c. di, Der entfesselte Blick, Bern, Benteli, 1993: 46). 7) Per questo binomio inscindibile basti rinviare rappresentativamente al lavoro fondamentale di URIEL WEINREICH/WILLIAM LABOV/MARVIN HERZOG, Empirical Foundations for a Theory of Language Change, in: WINFRIED P. LEHMANN/YAKOV MALKIEL (a c. di), Directions for Historical Linguistics, Austin, University of Texas Press, 1968: 95-188 (trad. it.: Bologna, Il Mulino, 1977: 101-202) e allopus magnum di WILLIAM LABOV, Principles of Linguistic Change. Internal Factors, Oxford, Blackwell, 1994 (altri due volumi in preparazione). Per posizioni minoritarie opposte e vivamente contrastate dalla maggior parte dei linguisti , in difesa di una autonomia dei fattori sistemici (leggi: mutamenti endogeni) dai fattori sociali (mutamenti esogeni), cfr. DAVID LIGHTFOOT, Principles of Diachronic Syntax, Cambridge, CUP, 1979 e ROGER LASS, On explaining Language Change, Cambridge, CUP, 1980. 8) Un ottimo riassunto delle posizioni assunte da pi specialisti internazionali sui ruoli autonomi o integrativi della dialettologia e della sociolinguistica si trova nel numero 2 della rivista Quaderni di Semantica (Bologna, Il Mulino, 1991: 207335), sotto la rubrica Wither dialectology? (con ampia prefazione di MARIO ALINEI, alle pp. 207-214).

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linguistica deve porsi come compito prioritario la ricerca della natura e del funzionamento della variazione linguistica operante nel seno della comunit, e di conseguenza la determinazione della direzionalit del cambiamento linguistico, o come vuole la scuola laboviana, del change in progress (9). 2 Comunit linguistica e variazione Uno dei postulati pi proficui nella moderna ricerca dialettologica e sociolinguistica muove dalla considerazione che ogni comunit linguistica attraversata da fratture multiple, in senso orizzontale e verticale. Scopo precipuo della dialettologia tradizionale stato, com noto, lo studio della distribuzione areale cio spazialeorizzontale delle varianti e la conseguente formulazione di unit diatopiche primarie (10). La dialettologia cos impostata ha acquisito da subito il marchio di rurale, poich concepiva il meccanismo della

9) Sul fitto intreccio fra variazione linguistica e cambiamento linguistico esiste ormai una letteratura abbondante che include alcune recenti sintesi e proposte di lavoro, fra cui menzionerei rappresentativamente, oltre al gi citato volume di James Milroy (v. nota 2): RALPH FASOLD/DAN SCHIFFRIN, a c. di, Linguistic Change and Variation, Amsterdam, Benjamin, 1992 e EDUARDO BLASCO FERRER, La lingua nel tempo. Variazione e cambiamento in latino, italiano e sardo, Cagliari, CUEC, 1995; Id., Across Linguistics: Towards a Functional Theory of Variation and Linguistic Change, Indogermanische Forschungen 100 (1995): 77-91. Id, Variazione e cambiamento di strutture nella grammatica storica. Verso una teoria variazionale del mutamento linguistico, in GIOVANNI RUFFINO, a c. di, Atti del XXI Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia Romanza. I: Grammatica storica delle lingue romanze, Tbingen (Niemeyer), 1998: 69-87. 10) Com noto, il termine operativo diatopia primaria stato coniato da Eugenio Coseriu allinterno del suo modello interpretativo dellarchitettura della lingua. Per lo studioso rumeno le variet diatopiche secondarie scaturirebbero dal contatto fra i dialetti primari e le lingue standard ufficiali, generando ci che la moderna linguistica variazionale ha chiamato le lingue regionali (italiano regionale, franais rgional ecc.). Cfr. EUGENIO COSERIU, Die Begriffe Dialekt, Niveau und Sprachstil und der eigentliche Sinn der Dialektologie, in: JRN ALBRECHT, a c. di, Energeia und Ergon. Sprachliche Variation - Sprachgeschichte - Sprachtypologie, I, Tbingen, Narr, 1988: 15-43, e per il territorio italoromanzo le sintesi di GAETANO BERRUTO, Tra italiano e dialetto, in: GNTER HOLTUS/MICHAEL METZELTIN/MAX PFISTER, a c. di, La dialettologia oggi. Studi offerti a Manlio Cortelazzo, Tbingen, Narr, 1989: 107-

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variazione come attributo quasi esclusivo delle comunit meno esposte allirradiazione di nuove norme provenienti dai grossi centri urbani(11). Il rovesciamento di questo modello interpretativo avvenuto non senza lausilio della spinta sociologica americana(12) con lingresso della dialettologia urbana nel novero delle discipline che si occupano della variazione linguistica. Il principio di staticit che sembrava governare la rete dinterazioni linguistiche in seno a una comunit, appariva ora confutato alla base dalla mera constatazione che allinterno del gruppo sociale si possono riconoscere subgruppi

123; ALBERTO SOBRERO, Italiano regionale, in: GNTER HOLTUS/MICHAEL METZELTIN/ CHRISTIAN SCHMITT, a c. di, Lexikon der Romanistischen Linguistik, IV: Italienisch, Sardisch, Korsisch, Tbingen, Niemeyer, 1988: 732-748 e TULLIO TELMON, Guida allo studio degli italiani regionali, Alessandria, DellOrso, 1990. 11) Per un quadro riassuntivo di questo primo orientamento che ha caratterizzato le prime grandi ricerche e imprese dialettologiche e geolinguistiche italiane ed europee, passando per Ascoli, Bartoli, Rohlfs, lALF e lAIS baster rimandare in questa sede ai contributi di CORRADO GRASSI (Ville et campagne dans la sociolinguistique italienne) e ALBERTO SOBRERO (Aspects linguistiques des migrations internes en Italie. Avec un fragment de sociolinguistique contrastive) nel volume curato da NORBERT DITTMAR/BRIGITTE SCHLIEBEN -LANGE, Die Soziolinguistik romanischsprachigen Lndern/La sociolinguistique dans les pays de langue romane, Tbingen, Narr, 1982, rispettivamente alle pp. 143-152 e 153-162. 12) Ben nota la posizione di ROBERT PARK e della scuola di Chicago che faceva capo al pragmatismo americano (W.I. Thomas, Charles Horton Cooley, George Herbert Mead), consistente nello studio dellinterazionismo simbolico nel microcosmo cittadino, considerato un ottimo banco di prova per lo studio dei complessi rapporti fra individui, gruppo, codici comunicativi, simboli e valori sociali. Cfr. On Social Control and Collective Behaviour. Selected Papers, Chicago, Chicago University Press, 1976. Ma limpulso definitivo verso una riconversione della dialettologia rurale in urbana avvenuto in Europa dopo la lettura dei lavori fondamentali di WILLIAM LABOV (e segnatamente di: The Social Stratification of English in New York City, Washington, Center for Applied Linguistics, 1965) e della sua scuola. Per una panoramica storica e contrastiva si vedano gli eccellenti riassunti di CORRADO GRASSI, Ortssprachenanalyse in Italien und der Romania, in: WERNER BESCH/KLAUS MATTHEIER, a c. di, Ortssprachenforschung. Beitrge zu einem Bonner Kolloquium, Berlin, E. Schmidt, 1985: 49-65 e GNTER H OLTUS, La dialettologia urbana nella germanistica oggi, in: Dialettologia urbana: problemi e ricerche (Atti del XVI Convegno del CSDI, Lecce 1-4 ottobre 1986), Pisa, Pacini, 1989: 132-156. Un lavoro sociolinguistico esemplare e pionieristico, condotto in Germania agli inizi

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autonomi che promuovono microprocessi di sfaldamento della compattezza originaria, e che questi subgruppi si concentrano elettivamente in quartieri o in aree urbane periferiche(13). Naturalmente, il trasferimento di questacquisizione euristica alla dimensione non urbana non s fatto aspettare: se quartieri, borghi e rioni possono agire da forze centrifughe nelle aree a forte densit abitativa, anche nelle piccole comunit rurali tolte alcune specificit formative o strutturali(14) questi reticoli sociali si configurano come potenziali focolai di subnorme geolinguistiche.degli anni Settanta con test, registrazioni e misurazioni di variabili socio-economiche, quello di ULRICH AMMON, Dialekt und Einheitssprache in ihrer sozialen Verflechtung. Eine empirische Untersuchung zu einem vernachlssigten Aspekt von Sprache und sozialer Ungleichheit, Weinheim und Basel, Beltz Verlag, 1973. 13) Lo sviluppo pi organico dun metodo danalisi idoneo a sondare le nuove realt sociolinguistiche italiane negli agglomerati urbani, ossia i rioni, stato condotto dalla scuola torinese di Grassi, e in particolare da Alberto Sobrero e dai suoi allievi; cfr. A. S OBRERO, Borgo, citt, territorio: alcuni problemi di metodo nella dialettologia urbana, Rivista Italiana di Dialettologia 2 (1978): 9-21, Id., Villages and Towns in Salento: the Way Code is switching, in: NORBERT DITTMAR/PETER SCHLABINSKI , a c. di, The Sociolinguistics of Urban Vernaculars, Berlin/New York, de Gruyter, 1986: 207-216; Id., Tavola rotonda, in: GIOVANNI RUFFINO, a c. di, Dialettologia urbana e geolinguistica (Tavola Rotonda, Palermo, 7 ottobre 1990), Palermo, CSFLS, 1991: 12-14; MARIA TERESA R OMANELLO, La citt nellarea linguistica salentina (Puglia meridionale), in: GABRIELLA KLEIN, a c. di, Parlare citt. Studi di sociolinguistica urbana, Galatina, Congedo, 1989: 111-143. Offre nuove, interessanti considerazioni su metodi, limiti e risultati della dialettologia urbana con una netta rivalorizzazione dellapproccio socio-economico la Ammon il contributo di GIOVANNI RUFFINO, Losservazione della dinamica linguistica, Rivista Italiana di Dialettologia 15 (1991): 113-136. 14) Fra le differenze costitutive esistenti tra quartieri di citt e rioni di paese occorrer almeno soffermare lattenzione sul fatto rilevante che non poche comunit rurali sono sorte, in periodo medievale e moderno, per gemmazione, cio per assimilazione di nuovi gruppi provenienti da aree spopolate o da comunit abbandonate in seguito a calamit e pestilenze. I nuovi gruppi entrati in questo modo a far parte di comunit pi resistenti si sono stabiliti in rioni periferici, i quali hanno mantenuto per secoli tradizioni, tratti linguistici peculiari e nel complesso unidentit distintiva. Daltra parte, manca alle comunit rurali, su un piano strutturale, la mobilit che propria dei grandi rioni cittadini e che promuove un pi rapido sfaldamento di subnorme centripete. Per i due aspetti qui accennati e per altri problemi relativi alla sociolinguistica dei rioni/borghi rurali e urbani si possono consultare: ROSANNA SORNICOLA, Lingua e dialetto a Napoli. I: Premesse, Napoli,

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Il connubio tra dialettologia urbana e dialettologia rurale sfociato, con piena naturalezza, in una linguistica variazionale (tedesco: Variettenlinguistik), che concede alla variabile diatopica uno statuto di equipollenza rispetto alle variabili diacronica, diastratica, diafasica e diamesica(15). Le tre prime variabili appaiono strettamente interrelate nella dinamica che presiede al cambiamento linguistico. Le differenze nel codice linguistico osservabili fra generazioni un fatto, questo, acquisito nei primordi della dialettologia rurale(16) resistono tenacemente ad una tassonomia soddisfacente, se disgiunte da fattori socio-culturali o da contesti situazionali. Ci spiega la nascita di nuovi, in parte assai sofisticati modelli descrittivi, tesi a contemplare organicamente tutti i vettori che cooperano alla definizione delle variabili dianzi esposte(17).Universit di Napoli, 1977; EDUARDO BLASCO FERRER, Geolinguistica e ricostruzione, in: Giovanni Ruffino, a c. di, Atlanti linguistici italiani e romanzi. Esperienze a confronto, Palermo, CSFLS, 1992: 13-28 e i contributi riuniti nel volume collettaneo dedicato alla Dialettologia urbana citato alla nota 12. 15) I tre ultimi termini sono stati introdotti, com noto, da Leiv Flydal, Eugenio Coseriu e Alberto Mioni, e stanno a indicare rispettivamente le opposizioni di variet legate a frattura di tipo socio-culturale ( attraverso e strato), le differenze esistenti allinterno del continuum di registri ( espressione) e il binomio parlato-scritto (e mezzo, canale), con la duplice natura di codice e di variet di scelte. Per questi termini e la loro genesi e traiettoria nella storia pi recente delle discipline linguistiche informano puntualmente PETER KOCH e WULF OESTERREICHER nel fortunato volume Gesprochene Sprache in der Romania: Franzsisch, Italienisch, Spanisch, Tbingen, Niemeyer, 1990, e cfr. anche GAETANO BERRUTO, Le variet del repertorio, in: ALBERTO SOBRERO, a c. di, Introduzione allitaliano contemporaneo. I: La variazione e gli usi, Bari, Laterza, 1993: 1-36. 16) Si ricorder qui il lavoro precorritore di LOUIS GAUCHAT sulla variazione generazionale della liquida palatale [] allinterno della piccola comunit svizzera di Charmey: Lunit phontique dans le patois dune commune, in: Aus romanischen Sprachen und Literaturen, Festschrift fr Heinrich Morf, Halle, Niemeyer, 1905: 174-332, e per una limpida panoramica sulla teoria della differenziazione nella dialettologia tradizionale il rinvio quasi obbligato al lavoro classico di ALBERTO VRVARO, Storia, metodi e problemi della linguistica romanza, Napoli, Liguori, 1980 (in particolare 19, pp. 114-122). 17) Per un chiaro riassunto delle proposte tradizionali danalisi e per un nuovo modello operativo si veda il bel contributo di MARI DAGOSTINO/ANTONINO PENNISI,

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Problematica appare oggi altres la rigida stratificazione verticale posta alla base del modello laboviano upper, middle, working class, con le note sottoarticolazioni , in particolare se correlata ai labili parametri di misurazione culturale stricto sensu scolastica , i quali su scala internazionale si rivelano altamente disuguali (18). Lo studio dei contesti duso, delle situazioni in cui una variante occorre pi frequentemente, rappresenta ancora un punto debole della ricerca sociolinguistica, anche se recenti proposte formulate dalla scuola inglese mirano a colmare questa lacuna, privilegiando losservazione del singolo parlante e della sua rete dazioni e interlocutori (speaker-oriented model) (19).Per una sociolinguistica spaziale. Modelli e rappresentazioni della variabilit linguistica nellesperienza dellALS, Palermo, CSFLS, 1995 (in particolare pp. 11-69). 18) Cfr., per un riassunto delle posizioni, GIORGIO RAIMONDO CARDONA , Introduzione alla sociolinguistica, Torino, Loescher, 1987 (capitolo 3 e note). 19) Cfr. LESLEY MILROY, Language as Social Networks, Oxford, Basil Blackwell, 1987 e lopera di James Milroy citata alla nota 2. Mi sembra indicativo di questo deficit tassonomico il fatto che linterpretazione vulgata di casual e careful speech (o styles, come preferisce fra altri Michael K. Halliday) venga subordinata quasi sempre, nei lavori sociolinguistici anglosassoni, allopposizione (diamesica!) testi liberi versus testi letti. Si veda a questo proposito quanto dice W. Labov nel suo pi recente volume, citato alla nota 7: Speech Styles. The sociolinguistic interviews that provide the date used here include a wide range of styles. The closest approach to the vernacular is found in casual speech, where attention to the forms of speech is minimal, and the most consistent representation of that style is to be found in excited, emotionally engaged speech. The major part of the interview, no matter how casual it may seem on first inspection, must be classed as careful speech. Together, casual speech and careful speech are labelled spontaneous speech, as opposed to the controlled styles used in reading (op. cit., 157). Per il riferimento a Halliday baster il rinvio alla sua opera fondamentale Spoken and Written Language, Oxford, Oxford University Press, 1989. Sintravede nella classificazione suesposta una dipendenza epistemologica e tassonomica dai modelli e approcci tipici delletnografia del parlato; cfr., a mo des., ALESSANDRO DURANTI, Etnografia del parlare quotidiano, Roma, NIS, 1993. Ben diversa caratura ha la recente polemica molto vivace in Germania sul presunto status dautonomia che alcuni riconoscono alla variet parlata allinterno della diamesia, e che altri vorrebbero invece neutralizzare e inglobare nelle fasce basse della diafasia, o racchiudere tout court nel concetto iperonimo di Umgangssprache; cfr. per ultimo REINHARD KIESLER, Franais parl = franzsische Umgangssprache?, Zeitschrift fr romanische Philologie 111 (1995): 375-405.

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Allanalisi della diamesia, cio dellopposizione fra parlato e scritto, la sociolinguistica ha conferito soltanto un ruolo ancillare, e a causa di questa precariet dellimpalcatura teorica certe caratteristiche essenziali e strutturali della comunicazione orale sono rimaste anche disattese a lungo nellapproccio dialettologico tradizionale e in buona parte moderno. Ci a dispetto del fatto, ben noto, che in assenza duna norma dialettale scritta il parlato comunitario si trova in tensione continua con lorganizzazione formale dello standard, da cui preleva arbitrariamente schemi formativi e varianti di maggior prestigio(20). 3 Comunit linguistica di frontiera e repertorio di varianti In condizioni disolamento, cio di discontinuit territoriale con larea storica in cui il codice linguistico trdito s originato e sviluppato, la comunit linguistica diventa comunit di frontiera(21) . Una comunit linguistica di frontiera si contraddistingue per due caratteristiche intrinseche: un repertorio pletorico di codici e varianti e una perenne labilit nei valori e negli atteggiamenti assegnati ai codici linguistici in competizione. La composizione del repertorio linguistico pu essere analizzata proficuamente con gli strumenti propri della

20) Cfr. G IANNA MARCATO, Oralit e scrittura nella dialettologia italiana, nel volume dedicato a Manlio Cortelazzo segnalato alla nota 10 (pp. 123-141). Per i numerosi problemi che pone la standardizzazione dun codice orale si possono leggere con profitto leccellente sintesi di JAMES MILROY/LESLEY MILROY, Authority in Language. Investigating Language Prescription and Standardisation, London, Routledge, 1995 e la monumentale silloge di contributi curata da ISTVN FODOR/ CLAUDE HAGGE, Language Reform: History and Future, Hamburg, Buske, 1983, 3 volumi. 21) Il concetto di Grenzmundart ben radicato nella dialettologia tradizionale, e anche nella cosiddetta Kontaktlinguistik la Weinreich: cfr. URIEL WEINREICH, Languages in Contact. Findings and Problems, The Hague, Mouton, 1968 e la traduzione tedesca del 1977 (Sprachen in Kontakt. Ergebnisse und Probleme der Zweisprachigkeitsforschung, Mnchen, C.H. Beck), con prefazione di A. MARTINET e postfazione di A. DE VINCENZ. Considerazioni interessanti sullinterazione di processi e dinamiche varie nella formazione di aree isolate e di frontiera si trovano nel volume di PAOLO MARTINO, Larea Lausberg. Isolamento e arcaicit, Roma, Dipartimento di Studi Glottoantropologici, 1991.

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linguistica variazionale, e anche della dialettologia di stampo strutturalistico-funzionalistico. Il concetto-base quello di diasistema(22), che in una prospettiva prevalentemente descrittiva contribuisce a identificare le varianti concorrenziali e il loro status funzionale allinterno della competenza multipla dei parlanti. Pi complesso il quesito riguardante la dinamica interna delle varianti in relazione ai valori e agli atteggiamenti dei parlanti. In assenza duna norma scritta standard, il codice etnico viene sottoposto, per primo, a continue verifiche circa la sua rappresentativit e purezza. Entra in gioco, in questa fase di valutazione personale e collettiva, il parametro klossiano dellAbstand(23) , ossia del distanziamento fra codice etnico comunitario di frontiera e codice etnico della madrepatria. I risultati di questo processo come si vedr in dettaglio pi avanti in questo volume confluiscono generalmente in una valorizzazione degli scarti dalla variet originaria, segnatamente quando questi si qualificano in seno alla variabile diacronica come arcaismi puri. Meno favorevole il giudizio riguardanti le innovazioni, in particolare quando queste trovano puntuale riscontro nelle variet alloglotte contermini e ci, ovviamente, a prescindere dal fatto che siffatte innovazioni possono rappresentare, per lo specialista, crudi fenomeni di convergenza. Nella maggior parte di questi casi il parlante interviene con misure puristiche, cercando alternative pi

22) Per il termine diasistema e la sua oscillante fortuna nella dialettologia e nella sociolinguistica sono dobbligo le letture di URIEL WEINREICH, Is a structural Dialectology possible?, Word 10 (1954): 388-400; ERNST PULGRAM , Structural Comparison, Diasystem and Dialectology, Linguistics 4 (1964): 66-82, da integrare con la lettura critica di KLAUS HEGER, Sprache und Dialekt als linguistisches und soziolinguistisches Problem, Folia Linguistica 3 (1969): 46-67 e con linformato riassunto di B RUNO STAIB , Semantik und Sprachgeographie. Untersuchungen zur strukturell-semantischen Analyse des dialektalen Wortschatzes, Tbingen, Niemeyer (in particolare pp. 96-114). 23) Cfr. HEINZ K LOSS, Die Entwicklung neuer germanischer Kultursprachen seit 1800, Dsseldorf, Schwann, 1978 (1952) e la vasta applicazione dei termini klossiani Abstandsprache und Ausbausprache alla romanistica da parte di ZARKO MULJACIC, ora facilmente recuperabile nella sua raccolta bibliografica di linguistica italiana: Scaffale italiano. Avviamento bibliografico allo studio della lingua italiana, Firenze, La Nuova Italia, 1991.

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valide a ci che egli considera ingenuamente lesito naturale di interferenze linguistiche. Rispetto ai codici allogeni del repertorio, se la situazione che caratterizza la nostra comunit quella duna duratura diglossia (con o senza bilinguismo) (24), la posizione della variet etnica nella scala gerarchica dei codici comunicativi sevincer tramite lattivazione dei parametri psicologici della coscienza linguistica (tedesco: Sprachbewutsein) e della lealt linguistica (inglese: language loyalty)(25), e di conseguenza dal loro contributo a una corretta definizione didentit sociolinguistica. noto che una forte coscienza linguistica tipica di comunit con un alto grado di coesione sociale e di senso di gruppo etnico, e che questa consapevolezza si riflette direttamente in atteggiamenti linguistici di tutela e di potenziamento del codice autoctono. Riflessi essenziali di siffatto atteggiamento positivo sono quelli contemplati dal secondo parametro klossiano, vale a dire dallAusbau (o elaborazione) del codice linguistico-amministrativo, il quale prevede la formulazione duno standard scritto valido per ogni situazione comunicativa quotidiana o specialistica e la sua graduale diffusione in tutti i settori della comunit. Nel complesso, dunque, le modalit della variazione costituiscono, in una comunit etnica e linguistica di frontiera, i piedritti della sua identit di gruppo, e perci la ricerca dialettologica e sociolinguistica in questo campo deve essere ben calibrata.

24) Come si sa, i termini diglossia e diglossia con/senza bilinguismo sono stati diffusi dalla scuola sociologica americana: CHARLES A. FERGUSON, Diglossia, Word 15 (1959): 325-340; JOSHUA A. FISHMAN, Bilingualism with and without Diglossia: Diglossia with and without Bilingualism, Journal of Social Issues 23 (1967/2): 29-38. 25) Coscienza linguistica e atteggiamento linguistico sono due concetti epistemologici e operativi tradizionali della dialettologia e della sociolinguistica, e stanno a indicare la maggior o minor capacit soggettiva di riconoscere e difendere le caratteristiche pi salienti e distintive del proprio codice linguistico comunitario. Per Sprachbewutsein, termine invalso nella linguistica tedesca, si pu consultare BRIGITTE SCHLIEBEN-LANGE, Soziolinguistik. Eine Einfhrung, Stuttgart, Kohlhammer, 1993; language loyalty invece concetto di matrice americana: cfr. JOSHUA A. FISHMAN, Reversing Language Shift, Clevedon, Multilingual Matters, 1991.

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4 Ricerca quantitativa e ricerca qualitativa Esiste fra gli specialisti pieno consenso sul fatto che il ricercatore che esplora una realt sociale o linguistica complessa si confronta, durante lo svolgimento delle inchieste, con una variazione non sistemica. Soltanto a posteriori, mediante unordinata campionatura e cernita dei risultati, egli pu acquisire dati attendibili circa la formazione o lo sfaldamento in atto di subnorme. La ricerca quantitativa, propria della sociolinguistica americana, ha affidato sin dallinizio della sua tradizione alla quantificazione dei dati il compito di collegare teorie epistemologiche e metodi danalisi con modelli esplicativi concreti, ipostatizzando un percorso deduttivo-nomologico che si rivelato in alcuni casi esiziale per il proseguimento della ricerca(26). Senza sminuire il valido apporto dei dati statistici alla comprensione di configurazioni variazionali complesse, diversi autori hanno manifestato lurgenza dintegrare la ricerca quantitativa con la ricerca qualitativa(27). Questultima propende per una disamina interna dei meccanismi linguistici, sociali, psicologici e dei soggetti che promuovono la gestazione e la susseguente generalizzazione di regole antitradizionali. Il ricercatore, per evitare il pericolo di estraniazione (Matthes: Exteriorittsgefahr) che deriva dalla cieca applicazione duna teoria ermeneutica preconfezionata a una realt a lui sconosciuta, diventa parte integrante della comunit esplorata, e da questa posizione privilegiata osserva, descrive e interagisce(28) . In conclusione: la ricerca qualitativa, seppure sussidiaria della ricerca quanti-

26) Informazioni necessarie sui limiti del metodo quantitativo si possono leggere, in sintesi, nei lavori di JAMES MILROY (op. cit., nota 2: 3.7: Excursus: On the Use of Quantification, pp. 75-79) e di MARI DAGOSTINO/ANTONINO PENNISI (op. cit, nota 17: 1.2: Qualit, quantit e rappresentazione nella sociolinguistica spaziale, pp. 15-30). 27) Un informatissimo resoconto delle teorie e delle correnti che fanno capo alla ricerca qualitativa si trova ora in: UWE FLICK, Qualitative Forschung. Theorie, Methoden, Anwendung in Psychologie und Sozialwissenschaften, Reinbeck bei Hamburg, Rowohlt, 1995. 28) Cfr. JOACHIM MATTHES, Die Soziologen und ihre Wirklichkeit. Anwendungen zum Wirklichkeitsverhltnis der Soziologie, in: WOLFGANG BON/HEINZ HARTMANN, a c. di, Entzauberte Wissenschaft, Gttingen, Schwartz, 1985: 49-64; offrono anche

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tativa, sembra sempre pi necessaria per convalidare o confutare le tendenze i changes in progress che sinferiscono dai dati statistici. 5 Una comunit linguistica di frontiera: il tabarchino La comunit linguistica tabarchina, compresa nei comuni di Carloforte e Calasetta nella Sardegna sudoccidentale, rappresenta, insieme con la colonia corsa di Bonifacio, uno dei due rami superstiti del ligure coloniale o insulare(29). Sui fattori storici che hanno consentito ai coloni liguri prevalentemente di Pegli e aree limitrofe dinsediarsi nel Sulcis, e sulle vicende che hanno contrassegnato il profilo evolutivo socio-economico dei due comuni fino ad oggi discetter profusamente e autorevolmente lautrice della presente monografia. A me preme sottolineare in questa sede il carattere di frontiera linguistica che spetta paradigmaticamente a queste due comunit sardo-liguri. Tratto, questo, identificativo e distintivo che si traduce puntualmente seguendo la trafila argomentativa svolta fin qui nella scelta della variet linguistica etnica in quanto modello di riferimento obbligato per ogni contesto comunicativo ed espressivo-affettivo, nella formazione collettiva duna netta coscienza di gruppo etnico storicamente coeso e nella promozione di atteggiamenti positivi di difesa e potenziamento verso il codice autoctono e i simboli ad esso connessi.

interessanti considerazioni e applicazioni: ROSITA RINDLER-SCHJERVE, Sprachkontakt auf Sardinien. Soziolinguistiche Untersuchungen des Sprachwechsels im lndlichen Bereich, Tbingen, Narr, 1987; UWE FLICK, Psychologie des Sozialen - Reprsentationen im Wesen und Sprache, Reinbeck bei Hamburg, Rowohlt, 1995. 29) Per Bonifacio si hanno, oltre alla grammatica rudimentale di MAX COMPARETTI, Un dialecte dorigine ligure parl par les Bonifaciens en Corse, ed. in proprio, s.l., s.d.), lo studio fondamentale di JEAN-PHILIPPE D ALBERA, propos du bonifacien et de sa position dans laire dialectale ligurienne, Etudes Corses 29 (1987): 89-114 e il bel lavoro, didatticamente concepito, di JEAN-MARIE COMITI , Bunifazziu e a sa lengua - Bonifacio et sa langue, Ajacciu, Squadra di u Finusellu, 1994. Nessuna traccia ligure sembra invece essere rimasta nella colonia alacantina (nella provincia catalana meridionale di Alacant/Alicante) di Tabarca, sebbene manchi ancora in questisola linguistica della Spagna una seria esplorazione sociolinguistica (come mi conferma gentilmente in una lettera il collega Antoni Mas i Miralles dellUniversit di Alacant). Carloforte e Nueva Tabarca si sono gemellate gi nei primi anni 80.

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Rispetto ad unaltra colonia allogena e alloglotta della Sardegna settentrionale, Alghero (catalano: LAlguer), le comunit tabarchine esibiscono un grado molto pi alto di fedelt ai valori etnico-linguistici tradizionali, mentre nella cittadina catalana se prestiamo fede a recenti analisi di tipo linguistico e qualitativo-antropologico(30) la recessione del codice autoctono sembra ormai irrevocabile. A prescindere dalle differenziate cause strutturali che gli esegeti delle trasformazioni sociali potranno addurre per spiegare (sit venia verbo) la diversit delle dinamiche sociolinguistiche e prima fra tutte, direi, la pi profonda erosione, ad Alghero dopo il secondo dopoguerra, delle attivit tradizionali, concentrate nel tessuto urbano interno, con la conseguente incrinatura della compattezza sociale e linguistica , sta di fatto che la tenuta complessivamente pi solida del dialetto nella minoranza tabarchina riflette il portato dun processo plurisecolare daccettazione della diversit e della sua rifunzionalizzazione in identit di gruppo. I risultati concreti di questa fedelt incondizionata al codice comunicativo etnico si riflettono puntualmente negli atteggiamenti di tutela, potenziamento e ipervalorizzazione che si possono constatare negli usi linguistici, e che in buona parte sono stati captati nella presente disamina. Latteggiamento di tutela sestrinseca nella consapevole sfiducia verso elementi, prevalentemente lessicali, che a ragione o a torto vengono avvertiti come esogeni e recenti, e concomitantemente nella salvaguardia di quelle unit di presunta origine ligure che a causa della loro bassissima frequenza duso si trovano30) Cfr. MARIA GROSSMANN/MARINELLA LRINCZI, La comunit linguistica algherese. Osservazioni sociolinguistiche, in: Atti del XVI Convegno SLI, Pisa, Pacini, 1980: 207-235; MARIA G ROSSMANN, Com es parla a lAlguer, Barcelona, Barcino, 1983; JOSEP MART I PREZ, LAlguer. Kulturanthropologische Monographie einer sardischen Stadt, Berlin, Dietrich Reimer, 1986. I dati pi recenti e attendibili sulla realt sociolinguistica algherese si trovano riuniti nellarticolo di ANTONIO COLLEDANCHISE , Aspetti psico-sociolinguistici da una indagine quantitativa sullalgherese, in: ANTONELLO MATTONE/PIERO SANNA , Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una citt e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo), Sassari, Gallizzi, 1989: 707-718. Secondo lautore, soltanto un 12% della popolazione vanterebbe una competenza attiva del catalano, mentre un 28% avrebbe dichiarato di possedere una competenza passiva di algherese e sardo.

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in pericolo destinzione(31). Il potenziamento della parlata locale condotto singolarmente o collettivamente mediante lapprontamento di grammatiche e di testi vernacolari scritti, segnatamente poetici. La scelta duna grafia sui generis rappresenta, nel mosaico di tessere sociolinguistiche qui schizzato, soltanto uno dei tanti problemi che pone attualmente la codificazione del tabarchino(32). La tendenza a ipervalorizzare aspetti della propria parlata che non trovano riscontro nel ligure, e in particolare nel genovese, portano in condizioni di variabilit diastratica e diafasica ancora da determinare con precisione a iperdifferenziare, cio a estendere una regola discriminatoria al difuori dei suoi limiti funzionali (vedi il caso della generalizzazione indebita dellesito tonico di [a] nei derivati presso alcuni parlanti: [kO:du] caldo, e di conseguenza [aSko:dO] anzich [aSka:dO]). 6 La ricerca di Paola Sitzia La comunit tabarchina stata in passato oggetto di pochi studi seri. Il carattere inequivocabilmente ligure della parlata era stato efficacemente identificato su base storico-comparativa da Gino Bottiglioni nel 1928, confermato a distanza di quasi cinquantanni da Joseph S. Ricciardi, con strumenti propri della fonetica generativa, e

31) Chiari indizi di questatteggiamento si ricavano naturalmente dalla lettura di testi divulgativi sulla realt linguistica tabarchina. Nella Grammatica tabarkina di NINO SIMEONE (Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 1992), si trova una curiosa appendice intitolata: Vocabolario delle parole da salvare, allinterno della quale si possono individuare elementi dindubbia origine sarda, erroneamente avvertiti come autoctoni (es. scimingiu pensiero fisso, vocabolo tipico campidanese). 32) E come in tante altre minoranze linguistiche prevale la tendenza a enfatizzare la singolarit del codice linguistico comunitario mediante la scelta di soluzioni grafiche peculiari e spesso antieconomiche, fatto ricordato opportunamente da Muljacic a proposito di alcune riforme grafiche formulate per dialetti italiani settentrionali: si ritiene necessario che lindipendenza anche grafica si imprima nella mentalit della gente, contribuendo a far pensare che le parlate minori non sono un italiano corrotto e da strapazzo, ma delle forme espressive tipiche e degne di rispetto, e si ritiene che la sudditanza psicologica rispetto alla lingua dominante passi anche attraverso ladozione della sua grafia (cito da: EDUARDO BLASCO FERRER, Espaa e Italia. Nuovas lenguas en ebullicin, Lletres Asturianes 36 (1987): 2339, brano a p. 33).

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ribadito per ultimo da chi scrive in un lavoro del 1994 che indaga anche sulla variazione sociolinguistica interna delle due comunit tabarchine. Baster qui ricordare fra i tratti pi distintivi del tipo ligure: il dileguo delle liquide intervocaliche latine R e L, tramite una fase intermedia una [r] non vibrante, palato-alveolare attestata in vaste aree della Liguria (33): PIRA , PECO (RA, SALE( M), DO@LO@RE(M) > [paja pe:gwa sO du], @ e la palatalizzazione a catena di tutti i nessi consonantici con secondo elemento liquido: PLU @S, CLAVE(M) VE(CLU(M) (attestato per VE(T U(LUM nellAppendix Probi), FLO @RE( M), BLASTIMA@RE, GLANDE(M) > [tSy tSO:ve ve:dZu Su:a dZastemO dZanda]. I tratti pi tipici del tabarchino si son potuti recuperare assai agevolmente grazie al rapido sviluppo di lavori dialettologici e di imprese lessicografiche recenti dampio respiro concernenti lintera Liguria (34), opere che consentono di stabilire classificazioni e discriminazioni di esiti diatopici, e spesse volte anche diacronici. A questaspetto della ricerca dialettologica e storica lautrice del lavoro ha concesso uno spazio molto limitato, allestendo tuttavia in una sezione iniziale una sintesi molto utile delle acquisizioni tradizionali e pi recenti relative allo sviluppo e alla posizione del tabarchino. Lo scopo precipuo e il pregio fondamentale della ricerca condotta da Paola Sitzia sono legati in realt alla dimensione socio33) La fase evolutiva intermedia ligure rimasta curiosamente perspicua nel sassarese, ossia in unarea isolata settentrionale molto limitata che stata a lungo dominata nel medioevo dalle casate liguri. Cos, a Sassari, Porto Torres, Sorso e Stintino si pu sentire peru (PI LUM) e sari ( SALEM), con una [r] che, secondo C HRISTIAN GARTMANN , Die Mundart von Sorso (Zrich, Juris, 1967: 55), ist schwcher als primres r, doch nur ganz leicht hrbar. Per lo sviluppo regolare di L, R nel ligure continentale attraverso i secoli resta ancora fondamentale il lavoro di ERNESTO GIACOMO PARODI, Studi liguri. Il dialetto di Genova dal secolo XVI ai nostri giorni, Archivio Glottologico Italiano 16 (1902): 105-151 e 333-365. 34) Opere di consultazione basilare sono certamente il recente repertorio bibliografico di FIORENZO TOSO/WILLIAM PIASTRA, a c. di, Bibliografia ligure. Aggiornamento 1979-1993, Genova, A Compagna, 1994 e lormai insostituibile Vocabolario delle parlate liguri (VPL), Genova, Consulta Ligure, 1985-1992, 4 volumi, curato da Giulia Petracco Sicardi. Dalla mano sicura di Fiorenzo Toso sono usciti inoltre recentemente diversi contributi importanti sulla storia e sulla grammatica dellintera area ligure: Storia linguistica della Liguria. I: Dalle origini al 1528, Genova (Le Mani), 1997; Grammatica del genovese, Genova (Le Mani), 1997.

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linguistica delle parlate tabarchine. Infatti, mancavano finora fatta salva lincursione pionieristica, ma purtroppo sbrigativa, di Alberto Sobrero pi di venticinque anni fa(35) lavori seri di ricerca quantitativa in grado di fornire dati attendibili sul tasso di fedelt al codice etnico allinterno delle comunit sardo-liguri. Ora la Sitzia offre al pubblico internazionale i risultati duna vasta inchiesta sociolinguistica che ha interessato prevalentemente i complessi rapporti esistenti fra lealt linguistica, variazione generazionale e stratificazione socioculturale. La capillarit nella distribuzione delle inchieste sono stati consegnati circa 1.700 questionari, su un totale di circa 9.300 abitanti fra Carloforte e Calasetta, e le risposte ottenute coinvolgono approssimativamente la met dei soggetti interrogati , la scelta differenziata delle domande a seconda dellet degli intervistati i quali coprono larco pi rappresentativo delle fasi dapprendimento, acquisizione completa e potenziale dissoluzione del codice linguistico e lo sfruttamento dei procedimenti di lettura incrociata dei dati che tendenzialmente esprimono in questo modo valori vettoriali congiunti relativi a diverse variabili in gioco hanno contribuito significativamente a offrire un quadro obiettivo e attendibile dellidentit sociolinguistica attuale di Calasetta e Carloforte, comunit in cui ladesione globale al codice etnico risulta essere come gi stato accennato prima molto elevata. 7 Desiderata ovvio che in un campo dindagine scarsamente battuto, com quello in cui s inoltrata lautrice di questo lavoro, lo spazio per ulteriori auspicabili ricerche sia molto vasto. Tali ricerche dovrebbero muoversi in due direzioni: in senso linguistico-descrittivo e in senso sociolinguistico-interpretativo. Ubbidendo a una direttiva che si sono dati i curatori di Samanunga, verranno segnalati nelle prossime righe alcuni settori che la ricerca futura sul tabarchino potrebbe prendere in considerazione.

35) Cfr. ALBERTO SOBRERO, Fenomeni di disgregazione recentemente osservati nel tabarchino, Parole e Metodi 1 (1971): 1-11, ristampato in successive raccolte di saggi del dialettologo leccese.

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Manca ancora una descrizione dettagliata e rigorosa di tutte le strutture del tabarchino, e in particolare delle strutture morfosintattiche. Questultima lacuna addebitabile in parte alla difficolt dapprontamento di questionari sintattici, i cui risultati dovrebbero essere necessariamente integrati da una solida batteria di registrazioni libere. Soltanto in questo modo, allestendo un corpus di testi prelevati dal parlato spontaneo, si potr avere sufficiente materiale empirico sintattico e pragmatico attendibile e pienamente sfruttabile nellelaborazione di modelli teorici(36). Anche una sistematica esplorazione del fondo lessicale autoctono consentirebbe di discriminare pi limpidamente prestiti e inter-

36) Due soli esempi relativi a problemi descrittivi e interpretativi della linguistica tipologica e romanza basteranno a illustrare i benefici che potrebbero derivare da un solido corpus di dati morfosintattici. Lorganizzazione sintattica della struttura di relativo rappresenta ormai un topos nelle discussioni scientifiche sulle variet substandard, nelle ricerche sui cosiddetti Universali, e anche negli studi psicolinguistici. La situazione del tabarchino sembra confermare lassunto circa la priorit naturale del tipo sintagmatico-analitico (che + gli/le - ci - ne) su quello paradigmatico-flessivo ( QUI - QUEM - CUIUS - CUI) e anche convalidare linteressante e diverse volte ribadita concordanza tipologica fra variet diatopiche primarie (dialetti) e variet substandard diastratiche, diafasiche o diamesiche (varianti popolari, registri colloquiali e strutture tipiche del parlato); cfr. tabarchino [a per'suNa ke g o da 'da Stu 'paku ki nu s a 'trO:ve]: la persona che gli/ci (a cui) debbo dare questo pacco qui non si trova. Un altro tema rovente della tipologia linguistica e della linguistica romanza riguarda lo status sintattico dei clitici soggetto. Come si sa, lobbligatoriet nelluso dei clitici soggetto dimostrabile soltanto con un test molto rigoroso che contempli tutte le posizioni ammissibili nella frase, anche quando la funzione di soggetto espressa formalmente da un nominale o da un pronome tonico. I risultati del test sono vincolanti per la definizione dun tipo linguistico a soggetto nullo (Null-Subject-Language o Pro-Drop-Language: in questo caso il clitico verrebbe formato, secondo i generativisti, sotto il nodo della flessione) o a soggetto espresso (e in questo secondo caso il clitico verrebbe generato nella flessione nominale). La situazione del tabarchino aderisce pienamente al primo schema: [u pa'Stu u l a'lE:te a 'pe:gwa] il pastore [+ cl] munge la pecora; [ni'SuN l E ve'yw] nessuno [+ cl] venuto; [g 'ea l 'O:ze k u man'dZOva 'paje 'bu:ze] cera lasino che [+ cl] mangiava pere acerbe. Analisi e ulteriori riferimenti bibliografici riguardanti questi due problemi si trovano selettivamente in: CHRISTIAN LEHMANN, Der Relativsatz. Typologie seiner Strukturen. Theorie seiner Funktionen. Kompendium seiner Grammatik, Tbingen, Narr, 1984; EDUARDO

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ferenze di vecchia o recente data e didentificare alcuni sviluppi autonomi nella formazione del lessico tabarchino(37). A questultimo compito sassocia intimamente lurgenza di avviare unoculata ricerca sociolinguistica e storica su alcune varianti in competizione, e segnatamente su varianti dislocate in parametri di variabilit differenziati (diastratici, diafasici, diatopici). Cos, manca ancora una disamina approfondita su differenze linguistiche fra rioni o fra subgruppi di parlanti legati dallo svolgimento duna stessa attivit lavorativa, su variazioni correlate al sesso o genere, come si preferisce dire in alcune scuole sociolinguistiche , su opposizioni vincolate ai contesti situazionali di massima rilevanza, quali sono il dominio privato o familiare, il dominio pubblico informale e il dominio pubblico formale(38).

BLASCO FERRER, Italiano popolare a confronto con altri registri informali: verso una tipologia del substandard, in: GNTER HOLTUS/EDGAR RADTKE, a c. di, Substandard III. Standard, Substandard und Variettenlinguistik, Tbingen, Niemeyer, 1990: 211-243; MARIANNE KILANI-SCHOCH, French Clitics for Natural Typology, in: Julin MNDEZ DOSUNA /CARMEN PENSADO , a c. di, Naturalists at Krems, Salamanca, Universit de Salamanca, 1990: 77-90; ELMAR SCHAFROTH, Zur Entstehung einer vergleichenden Typologie der Relativpronomina in den romanischen Sprachen, Tbingen, Niemeyer, 1993; EDUARDO BLASCO FERRER, Italiano, sardo e lingue moderne a scuola. Verso una glottodidattica democratica e aggiornata, Milano, Franco Angeli, 1998. 37) Su questargomento sta lavorando il dialettologo Fiorenzo Toso, a cui sono debitore di preziosi suggerimenti. Particolarmente difficili sono i casi di convergenza selettiva di tipi lessicali liguri e sardi, per i quali lattribuzione a fenomeni di prestito potrebbe venir garantita esclusivamente da un rigoroso spoglio di documentazione storica. Qualche caso emblematico segnalatomi gentilmente da F. Toso: lig.-tab. [ku de 'se:ne] e sardo campidanese colori de cinixi grigio, lett. colore della cenere; [alw'aw] stordito comune a Genova, Alassio, Arenzano, Varazze, e ritorna nel camp. alluau; locu un ispanismo penetrato per vie differenti in Liguria e in Sardegna (e sulla componente iberica nel ligure lo stesso Toso ha approntato un volume fondamentale: Gli ispanismi nei dialetti liguri, Alessandria, DellOrso, 1993). 38) Due modelli, certamente da imitare, di questo tipo dindagine sono: quello offerto dallOsservatorio Linguistico Siciliano con la pubblicazione curata da FRANCO LO PIPARO, La Sicilia linguistica oggi, Palermo, CSFLS, vol. I, 1990, e quello approntato da IMMACOLATA TEMPESTA in Contatti linguistici e sociolinguistici fra Puglia e Salento: gli indefiniti, Alessandria, DellOrso, 1995.

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Su un piano storico-linguistico sarebbe altres opportuno assodare, mediante una pi scaltrita indagine filologica negli archivi isolani o liguri , se in alcuni casi la variazione oggi presente nelle due localit sardo-liguri rinvia a processi diacronici di rifunzionalizzazione di vecchie opposizioni diasistemiche, operanti ab antiquo nella matrice ligure, ovvero gi presenti nellembrione tabarchino coloniale(39). Questo fitto intreccio fra sociolinguistica e dialettologia storica pu fornire ottimi contributi al linguista che lavora in diacronia e allo specialista delle variazioni, e nel contempo offrire nuovi banchi di prova per misurare la portata di recenti teorie sul nesso fra variazione e cambiamento di strutture. Allanalisi puramente quantitativa dei dati mancherebbe infine concludendo questa minima rassegna di desiderata lapporto indispensabile di parametri qualitativi, riferibili alle variabili in gioco e

39) Questo compito urgente della dialettologia e della sociologia storica risiede sul presupposto teorico che le istanze della variazione linguistica non rappresentano coordinate rigide nel tempo, bens soggette a spostamenti di variabile: una stratificazione verticale, ad es. diastratica, pu cos trasformarsi nel tempo in unopposizione diatopica, generando due norme dialettali autonome, e anche una distinzione orizzontale fra norme dialettali pu riconvertirsi in una gerarchia di posizioni fra varianti diastratiche. A quanto pare anticipando in questa sede dati di ricerche proprie e altrui certi tratti distintivi del tabarchino corrispondono a varianti diastratiche basse del genovese sei e settecentesco, fenomeni soggetti a censura sociale nel moderno processo di gestazione duna norma cittadina nobile, e perci in parte respinti verso le aree suburbane limitrofi, verso lentroterra ligure o anche verso le colonie insulari. Cos, la labializzazione di [a] (> [] > [O]) largamente attestata a Oneglia e nellimmediato Ponente genovese, presente nelle frazioni della Val Varenna, normale nelle valli alle spalle di Voltri e variamente funzionale nel dialetto rurale di Arenzano (dove si ha la curiosa opposizione tra [O] in localit Bicocca e [] a Campo e Terralba) e di altre parlate confinanti. Nelle stesse parlate rurali si hanno: lo spostamento, tipico del tabarchino, [ej] > [aj] (['maja] mela, ['saja] sera); la palatalizzazione della sibilante in posizione implosiva dinanzi a consonante ([a'yStu]), fenomeno registrato seppure in netto regresso fino a Voltri sulla costa, e gi documentato nelle Regole dortografia del 1745, ma per la cui massiccia rappresentazione nel tabarchino sarei personalmente pi incline a ipotizzare un influsso di rafforzamento da parte del sulcitano; il dileguo di [v]iniziale (['u:Ze] voce):, attestato dal VPL (IV, 1992, s.v. vxe) per Albenga, Pornassio, Loanio, Calice e Arenzano, e ben documentato nella tragicommedia secentesca in genovese popolare Il fazzoletto, di FRANCESCO MARIA M ARINI (F.M.

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anche ai processi psicologici di percezione e di valutazione dei codici comunicativi concretamente impiegati o noti allinterno della propria comunit di residenza(40). da augurarsi, in conclusione, che questo bel lavoro di Paola Sitzia dia lavvio a una fertile ricerca dialettologica e sociolinguistica sulle comunit tabarchine, sulla formazione e sulla densit effettiva della loro identit linguistica e di gruppo. Cagliari, ottobre 1998. EDUARDO BLASCO FERRER

Marini), Il Fazzoletto. Tragicommedia inedita del secolo XVII, a c. di FIORENZO TOSO/R OBERTO TROVATO, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1997, e in particolare la Nota linguistica di Toso, con riferimenti ai fenomeni qui accennati). La considerazione lineare che si evince da questaggregazione di dati che il tipo linguistico tabarchino rappresenta la naturale continuazione della subnorma diastratica bassa del modello genovese postsecentesco, ancor oggi documentabile in vaste comunit liguri marginali che hanno costituito il serbatoio principale della migrazione coloniale tabarchina (Pegli, Corigliano, Sestri Ponenti, Arenzano). Dati storico-linguistici fondamentali sulla stratificazione del genovese sei e settecentesco si trovano, oltrech nel gi citato lavoro di Parodi, in: FRANZ KOSAK , Der Dialekt von Genua, Wien, Dissertation, 1947; WERNER FORNER, Generative Phonologie des Dialekts von Genua, Hamburg, Buske, 1975; Id., Aree linguistiche I. Liguria, in: GNTER HOLTUS/MICHAEL METZELTIN/CHRISTIAN SCHMITT , a c. di, LRL IV (op. cit., nota 10): 453-469; Id., La dialettologia ligure: risultati e prospettive, nella miscellanea dedicata a Manlio Cortelazzo menzionata alla nota 10 (pp. 153-179); Id., Liguria, in MARTIN MAIDEN/MARGARET PARRY (eds.), The Dialects of Italy, London, Routledge, 1997: 245-252. Una prima applicazione in senso inverso (diatopia diastratia) alla situazione del fiorentino quattrocentesco stata condotta da MASSIMO PALERMO: Sullevoluzione del fiorentino nel Tre- e Quattrocento, Nuovi Annali della Facolt di Magistero dellUniversit di Messina 8-10 (1992): 131-156. 40) Penso, in primo luogo, a unindagine pi articolata che sfrutti il metodo del differenziale semantico di Osgood e le integrazioni apportate successivamente dalla ricerca psicologica, sociologica e linguistica, e che consenta inoltre di collaudare lattendibilit dei test mediante lo svolgimento dun vasto sondaggio con questionari e registrazioni sulleffettiva competenza idio- e sociolettale. Per una coerente applicazione del metodo di ricerca di C.E. Osgood a una realt sociolinguistica si vedano le considerazioni di Giuseppe Francescato nella prefazione allopera di M. Tessarolo citata alla nota 4.

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PREMESSA

In questo lavoro si cercato di descrivere la situazione linguistica attuale dei due comuni liguri di Carloforte e Calasetta in Sardegna. Obiettivo principale dello studio stato quello di inquadrare sotto il profilo sociolinguistico una realt locale nella quale luso prevalente del tabarchino, parlato dagli abitanti di ambedue i centri, sembra confermare lestrema vitalit dello stesso dialetto. La decisione di affrontare una ricerca di questo tipo nata dalla volont di approfondire un aspetto cos decisivo per la comunit dei parlanti, ed stata rafforzata dal sostegno di appassionati e studiosi (primo fra tutti Fiorenzo Toso, che ha da tempo rivolto i suoi interessi scientifici verso la problematica linguistica che caratterizza la popolazione tabarchina), che hanno sostenuto lindagine con i loro consigli e la loro esperienza. La scelta di effettuare uninchiesta di tipo sociolinguistico basata su un questionario da sottoporre allattenzione di un campione rappresentativo di abitanti delle due localit ha permesso di ottenere risultati che si ritengono aderenti alla realt sociale presa in esame. La metodologia seguita nellorganizzazione del lavoro ha previsto due parametri di scelta fondamentali: il numero degli informatori e il tipo di questionario. Nel primo caso si trattato di ricondurre ogni valutazione al problema della rappresentativit del campione di fronte alla totalit della popolazione locale. Nel secondo caso, la tipologia dei questionari stata adeguata alla duplice esigenza di mettere nelle stesse condizioni di comprensione tutti i giovani informatori intervistati (senza dimenticare quelli pi piccoli, dellet di 6 anni) e, contemporaneamente di ottenere dal campione degli adulti una maggiore qualit e specificit delle risposte. I questionari distribuiti sono stati quindi diversificati nelle domande a seconda del fatto che fossero da destinare ai ragazzi o ai rispettivi genitori e, soprattutto, resi flessibili nellimpostazione da una certa libert di giudizio. Il criterio secondo il quale stata definita lampiezza della fascia generazionale presa in esame ha inteso cercare una risposta alle domande formulate 29

allinizio della ricerca: qual la diffusione del dialetto nella comunit tabarchina? Quanti usano il dialetto e in quali circostanze? Quanto ha inciso lorigine della famiglia di appartenenza e il ruolo svolto dalla scuola e dai canali di comunicazione sulla competenza linguistica del singolo? Nel caso di Carloforte e di Calasetta, opportuno parlare di possibile scomparsa del tabarchino, oppure, nonostante limpatto sempre pi forte dellitaliano, si pu a buon titolo confermare lo stato di conservazione del medesimo? Limprescindibilit di tali aspetti che si pongono, di fatto, come i pi appariscenti del fenomeno analizzato, ha implicato cos di estendere linchiesta a tutti i soggetti residenti a Carloforte e a Calasetta in et scolare, ma che non avessero ancora superato la scuola dellobbligo (e per questo particolarmente esposti ad accogliere i diversi segnali provenienti dal nucleo familiare), ed a tutti i soggetti adulti, genitori dei primi, di unet compresa fra i 30 ed i 50 anni, appartenenti a diverse classi sociali. Sono stati deliberatamente esclusi dallindagine i liceali iscritti a Carloforte, per i quali possono valere i risultati ottenuti dagli allievi di 15-16 anni, cio lultima fascia det considerata, e gli universitari che rientrano nella fascia det compresa tra i 20 e i 29 anni, per i quali lallontanamento dai due centri per motivi di studio pu determinare una generale tendenza allitalofonia. Lo studio effettuato si avvale dei risultati ottenuti dallanalisi dei questionari per indicare, attraverso il livello di dialettofonia registrato, come il dialetto tabarchino possa essere considerato ancor oggi parte integrante della cultura linguistica delle due comunit, in che modo lo stesso abbia reagito a contatto delle variabili sociolinguistiche intervenute e quali siano infine i fattori che, al di la di una impersonale analisi numerica, siano da ritenere determinanti nel mantenimento della parlata tabarchina. La struttura del lavoro si articola in tre capitoli. Il primo offre unintroduzione storica degli avvenimenti politici ed economici che portarono alla fondazione delle due colonie liguri di Sardegna. La prima parte ricostruisce per sommi capi la fondazione di Tabarca in Tunisia. Nella seconda parte, con il breve accenno alle motivazioni che furono causa nel Settecento della diaspora dei tabarchini dalla colonia genovese, prende lavvio la storia della colonizzazione delle due isole

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di San Pietro e SantAntioco in Sardegna e quindi, dalla nascita delle due cittadine di Carloforte e di Calasetta. Questultima fase di descrizione storica non manca di mettere in luce le linee di sviluppo, i fattori economici e gli aspetti sociali che hanno interessato i due centri dallorigine ai nostri giorni. Il secondo capitolo si propone di delineare sommariamente alcuni aspetti della parlata tabarchina dal punto di vista strettamente linguistico. Ad una rapida introduzione che illustra criticamente le fonti disponibili e la storia dello studio scientifico seguir un esame dei tratti salienti del tabarchino nelle sue caratteristiche prevalentemente fonetiche (concluse poi da osservazioni di carattere morfologico, sintattico e lessicale), allo scopo di evidenziarne rapidamente i caratteri liguri (genovesi in particolare) e di conseguenza il livello di specificit rispetto alle parlate sarde. Il terzo capitolo, infine, quello pi propriamente legato alla tematica sociolinguistica. Dopo una breve esposizione delle modalit di procedimento si entra nel vivo dellinchiesta, con lesposizione dei risultati prodotti dal campione e tradotti in percentuale. stata compiuta inizialmente unanalisi orizzontale dei dati, intendendo in questo modo dare una lettura globale di tutte le risposte espresse dagli intervistati, evitando di suddividere il campione per fasce det, sesso e professione. A questa poi seguita unanalisi incrociata dei dati stessi, per la quale si presentata una lettura combinata di alcune risposte, ritenute pi significative, con le variabili extralinguistiche che sono entrate in gioco nel corso dellindagine. Per ogni risposta analizzata stato espresso un giudizio di valore che risulter poi utile a completare le conclusioni finali. Desidero a questo punto ringraziare tutte le persone che con la loro disponibilit, i loro suggerimenti e i loro consigli, hanno contribuito alla realizzazione del presente lavoro: gli alunni delle classi II e III della Scuola Media Statale V. Porcile ed E. Fermi di Carloforte e di Calasetta, anno scolastico 1992/93, Maria Cabras, Aurelia Campo, Magda Cipollina, i Presidi della Scuole Elementari e Medie Statali di Carloforte e di Calasetta, Luigi Rivano, Ezio Sapi, Remigio Scopelliti, Marco e Piero Sitzia, e tutti gli abitanti di Carloforte e di Calasetta che si sono gentilmente prestati alle interviste effettuate durante il mio soggiorno di studio.

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Un ringraziamento particolare lo devo a Fiorenzo Toso, per la sua disponibilit e per i suoi preziosi suggerimenti. Un ringraziamento va anche al prof. Lorenzo Coveri, relatore della tesi sostenuta nellanno accademico 1994/95, e al prof. Eduardo Blasco Ferrer, che ha sostenuto e promosso la pubblicazione del lavoro arricchendone la stesura definitiva con preziosi consigli. Un ricordo, infine, va al prof. Pier Luigi Zambardi, gi Preside della Scuola Media Statale G. Parini di Genova, del quale non va dimenticata la passione e limpegno dimostrato a mantenere vivi gli scambi culturali tra Pegli e le due cittadine sarde di origine ligure.

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CAPITOLO I LESPERIENZA GENOVESE DOLTREMARE

1.1 Lesperienza genovese a Tabarca Nella storia della colonia genovese di Tabarca, molte sono ancora, a tuttoggi, le zone dombra e le difficolt interpretative, soprattutto in rapporto ai meccanismi che ne ritmarono levoluzione ed alle cause che ne provocarono il rapido declino. Nella stessa ricostruzione documentaria della Tunisia seicentesca, la funzione economica e politica di Tabarca stata, per cos dire, appena intravista o semplicemente delineata dai pochi studiosi che ebbero occasione di occuparsi dellisola corallifera; inoltre la mancanza di materiale archivistico in Italia e limpossibilit, spesso, di consultare testi inediti conservati allestero, contribu non poco ad una scarsa conoscenza della vita tabarchina. Ma probabile che per una visione dinsieme meno riduttiva e superficiale possa venire in aiuto ci che Fernand Braudel sostiene a proposito del Mediterraneo del pieno Cinquecento: un mondo che i circuiti economici tendevano a unire e i conflitti politico-religiosi a spaccare, e che aveva estremo bisogno di punti di contatto, di realt interstiziali, di zone franche, pi numerose ed efficaci di quanto non dicano le vicende politiche e diplomatiche(1). Se, infatti, da un punto vista puramente economico, liniziale ricchezza delle pescherie di corallo interviene in maniera determinante nella scelta dellisola, lattenzione, non soltanto genovese nei confronti di questa colonia, si registra proprio in virt della sua particolare posizione geografica e del ruolo che essa andr assumendo nel corso dei secoli. Daltra parte, non potendo valutare con certezza leffettiva

1) F. BRAUDEL, Civilt e imperi del Mediterraneo nellet di Filippo II, Torino, Einaudi, 1977.

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redditivit dellimpresa e supponendo che anche il settore dellindustria corallifera non fosse estraneo ai momenti di crisi che lesaurimento dei banchi ed una realt politico-diplomatica locale fragile e discontinua talvolta provocavano, tenere conto dellimportanza strategica fondamentale per spiegare lintrico di interessi antagonistici che resero Tabarca un punto di eccezionale importanza nello scacchiere politico e negli interessi di molte potenze mediterranee. Tralasciando le origini della nota concessione in affitto, che si confondono molto spesso con la leggenda di Dragut, di Giannettino Doria e di Carlo V (2), gli aspetti che al riguardo meriterebbero ulteriore sviluppo sono diversi. Innanzitutto lestrema redditivit dellisola che le fonti ufficiali danno associata alla pesca del corallo almeno sino al 1590. Il motivo di natura economica legato alliniziale possibilit di sfruttamento delle pescherie non dovette certo passare inosservato da parte dei Genovesi che considerarono lafflusso del corallo sul mercato della Repubblica, ormai in crisi, utilissimo non solo ad alimentare lemporio cittadino, ma anche a creare una certa stabilit nellesistenza della corporazione dei corallieri(3).2) Il riscatto di Dragut e linsediamento dei Lomellini a Tabarca, sono in realt, due avvenimenti distinti. La versione di Giacomo Rombi ha infatti poca pertinenza con i fatti realmente accaduti; il documento del Progetto del Sig. Giacomo Rombi di Genova per lacquisto dellisola di Tabarca contenuto in C. SOLE, Due memorie inedite sullinsediamento genovese di Tabarca, in Miscellanea di Storia Ligure, IV, 1966. Risulta per che lisola venne data ai Lomellini patrizi di Genova, fin dal 1535. R. DI TUCCI, Lisola di Tabarca: le vicende e limportanza commerciale e politica in un progetto di cessione al Piemonte (1766), ristampa anastatica, Cagliari, 3 T. In effetti i Lomellini, insieme ai Grimaldi ed agli Spinola, ebbero la concessione di pescare nelle acque di fronte a Marsacares, ma non di avere lisola di Tabarca. Ad ogni modo, la pratica della pesca del corallo non doveva essere sconosciuta ai Lomellini dato che gi nel 1494 troviamo un Nicola Lomellino insieme ad altri genovesi, proprio a Marsacares. Per le vicende riguardanti le pescherie di Marsacares e lattivit svolta dai Lomellini prima della cessione di Tabarca, cfr. E. LUXORO, Tabarca e Tabarchini. Cronaca e storia della colonizzazione di Carloforte, Cagliari, Edizioni Della Torre, 1977, e O. PSTINE, Liguri pescatori di corallo, in Giornale Storico e Letterario della Liguria I, fasc. 3 e 4, 1931. 3) Cfr. O. P STINE, LArte dei corallieri nellordinamento delle corporazioni genovesi (sec. XV-XVII), in Atti della Societ Ligure di Storia Patria, LXI, 1933, pp. 315-318.

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Intervento significativo nelleconomia di Genova dunque e preminenza politica soprattutto in seno allOrdine dei corallieri: questi i vantaggi immediati che probabilmente lintervento di Andrea Doria sollecit presso Francesco Grimaldi e Francesco Lomellini, titolari della prima fase della trattativa dappalto stipulato, stando alle capitolazioni spagnole, gi nel 1544(4). Ma se la questione economica basta da sola a giustificare un interesse individuale o societario perch realizza i presupposti ideali per un intervento diretto, essa rappresenta, allo stesso tempo, il pretesto indispensabile attraverso il quale poter consolidare una preminenza fondamentalmente politica. Non a caso il fatto che Tabarca, grazie alla sua posizione, acquisti una sempre maggiore importanza come punto franco, come canale di comunicazione protetto, come centro di scambio e di osservazione, rientra in quei canoni di strategia politica che n Genova, n la Spagna di Carlo V, protettrice e garante dellindipendenza della Repubblica, avrebbero potuto ignorare(5). La fattoria genovese sullisola tabarchina venne

4) La concessione di Tabarca venne stabilita attraverso le Capitulaciones, ossia convenzioni che fissavano le modalit e le condizioni di affitto della colonia. Queste furono redatte da Gmes Surez de Figueroa (che sottoscrisse anche il loro rinnovo nel 1557) e da don Ferrante Gonzaga, governatore di Milano dal 1546 insieme ad Andrea Doria, uno dei principali sostenitori di Carlo V in Italia. Lisola venne di fatto amministrata da governatori nominati direttamente dai Lomellini (documenti e notizie sui Lomellini, in Archivio di Stato di Genova, Manoscritti, 452; 490496). Il governatore tuttavia, non appartenne quasi mai alla famiglia genovese e questo per dissimulare, nei confronti del Re di Spagna, la realt del possesso dellisola, per dimostrare lealt alla Repubblica e per guadagnare aderenti fra i consorti patrizi. La colonia di Tabarca rest comunque associata al nome dei Lomellini che sullisola trapiantarono corallatori del borgo di Pegli (chiamati, una volta sullisola Tabarchini), dove possedevano diverse propriet e dove era riconosciuto il loro patronato sugli abitanti. TITO B RUNA, I Pegliesi di Tabarca e la Colonia di Carloforte. Appunti Storici, Sestri Ponente, Tip. Commerciale, 1899; G. SALVI, Pegli, II, cap. XI, Ed. Lyons Club Pegli, 1967, p. 127; C. BITOSSI, Il governo dei Magnifici. Patriziato e politica a Genova fra il 500 e il 600, cap.V, Genova, ECIG, 1990, p.173; F. PODEST , LIsola di Tabarca e le pescherie di corallo nel mare circostante, in Atti della Societ Ligure di Storia Patria, XIII, 1885, p. 13. 5) Il valore militare dellisola di Tabarca, specie nei secoli XVI, XVII e XVIII, non

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fondata infatti mentre la Spagna si trovava in lotta con i Turchi insediati sulla costa nordafricana(6). Forse la presa di Tunisi nel 1535 fece s che Carlo V si accorgesse dellimportanza strategica di Tabarca, punto attraverso il quale il controllo di Tunisi ed Algeri (le basi pi importanti del traffico con lAfrica Settentrionale) avrebbe potuto avvenire con pi facilit. Ma se la preoccupazione della Corona spagnola riguardava in primo luogo la conservazione della sua autorit sullisola, anche vero che cedendo la stessa alle consorterie familiari genovesi legate al Doria, la Spagna avrebbe potuto mantenere una sicura avanguardia contro la minaccia turca e francese, senza aggravio di ulteriori spese(7) . In sostanza, la cessione di Tabarca ai Lomellini comportava un netto guadagno non solo dal ricavo della vendita del corallo per la quale i Genovesi si impegnavano a versare un quinto del pescato ma perch in questo modo la Spagna avrebbe risparmiato anche sulle spese di mantenimento della guarnigione nella fortezza. Il rinnovo delle capitolazioni di appalto nel 1557 conteneva al proposito unaffermazione importante: gli Spagnoli convenivano sullopportunit di assicurarsi linsediamento genovese, nonostante la redditivit allora scarsa della pesca, per impedire lintrusione dei Francesi presenti al largo di Bona gi dalla met del Cinquecento(8).

pot passare inosservato. Verso la fine del Cinquecento, Enrico III tent di far occupare lisola per minacciare Filippo II, e dopo la caduta della Goletta (La Galite), gli Spagnoli utilizzarono Tabarca come sede dinformazioni; allo stesso modo, indigeni della Reggenza al loro servizio, sbarcavano nellisola per osservare eventuali movimenti in Tunisia. Anche ai Cavalieri di Malta non sfugg la felice posizione del porto e la sua potenza bellica. A. RIGGIO, Tabarca e il riscatto degli schiavi in Tunisia da Kara-Othman Dey a Kara-Moustafa Dey 1593-1702, in Atti della Societ Ligure di Storia Patria, LXVII, 1938, p. 258, nota 2. 6) Per quanto riguarda la storia mediterranea di quegli anni, si veda F. BRAUDEL, Civilt e imperi del Mediterraneo nellet di Filippo II cit., G. SORGIA, La politica nord-africana di Carlo V, Padova, CEDAM, 1963. 7) Il bastione genovese costruito sulla vetta dellisola di Tabarca dai corallieri su ordine di Andrea Doria, controllava ad ovest Tunisi ed ad occidente Algeri. Edificato nel 1540, testimonierebbe la presenza della Repubblica di Genova sulle coste della Tunisia, ancor prima della cessione di Tabarca ai Lomellini, avvenuta nel 1542. E. LUXORO, Tabarca e Tabarchini, cit., p. 66. 8) C. BITOSSI, Il governo dei Magnifici, cit., p. 175.

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Come dire che gli Spagnoli consideravano Tabarca un investimento strategico e che i Genovesi, quantunque fossero consapevoli delle ovvie difficolt, si guardarono sempre dal rinunciare davvero a Tabarca. Daltra parte, le ricchezze affluite nei forzieri dei Lomellini derivavano, oltre che dalla pesca del corallo che allinizio del 1590 sembra ormai abbandonata dallesercizio di altri traffici, quali ad esempio quelli legati alla produzione di grano, vista limportanza che le esportazioni di cereali avevano per la Tunisia seicentesca(9). A conferma di quanto detto, negli anni 1710-1712, gli introiti contabilizzati riportano che la met circa dei ricavi dellimpresa, provenivano da commerci diversi da quelli effettuati attraverso lesportazione del solo corallo(10). La fattoria non a caso comprendeva tre magazzini per il grano e la lana, due per il cuoio e lolio, altri due per il legname da costruzione e per il corallo; a questi si aggiungevano un cantiere navale, due magazzini per le provviste e due mulini a ruota. Con Tabarca dunque, pi che una fattoria corallifera, i Lomellini avevano acquisito un vero e proprio emporio, nel quale si pu ipotizzare che a monte del commercio lecito, si svolgesse anche unattivit di contrabbando con le reggenze barbaresche e con le trib tunisine della regione, che individuavano nei Genovesi un intermediario commerciale, al tempo stesso n ostile n militarmente troppo forte, al centro della rete di relazioni tra gli insediamenti spagnoli del Mediterraneo occidentale, fatto questo che aiuterebbe a spiegare la lunga tolleranza nei confronti della colonia genovese. Lisola, che era di fatto unappendice esterna e privata del dominio genovese, crocevia di traffici pi o meno legittimi, divenne in sostanza una coerente estensione periferica del rapporto che legava Genova e singolarmente alcune famiglie del patriziato alla Spagna. Gli oligarchi Genovesi svolsero cio un ruolo di supplenza per il re di

9) Notizie di commerci di grano con la Barberia attraverso Tabarca, si attestano gi intorno al 1580. C. BITOSSI , Il governo dei Magnifici, cit., p. 181. 10) I calcoli degli introiti realizzati negli anni 1710-1712, sono riportati in Archivio di Stato di Torino, Sardegna, Materie politiche, categoria VI, fasc. 14, parte I, Progetto del sig. Giacomo Rombi, oggi in C. SOLE, Due memorie inedite sullinsediamento genovese di Tabarca, cit., p. 276.

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Spagna, assicurando una sorta di neutralit ad un centro di scambio strategico come Tabarca e ricavandone, sin dallinizio, il controllo di un ragguardevole commercio, a lato del quale diverse furono le ulteriori occasioni di arricchimento(11). Al proposito, una particolare attenzione rivolta alla gestione del traffico degli schiavi, condotta presumibilmente durante tutto il periodo dellinsediamento ligure nellisola, non mancher di mettere in luce aspetti oltremodo significativi legati al delicato equilibrio economico diplomatico interno alla colonia stessa. Pur non disponendo di molti documenti che associno una partecipazione in prima persona di elementi tabarchini alla gestione di tali interessi, sicuramente attestata limportanza della fattoria genovese come luogo nel quale i contatti per lo scambio di prigionieri cristiani in Tunisi e di schiavi barbareschi in Italia venivano effettuati con il concorso delle locali istituzioni ecclesiastiche. La comunit di Cappuccini insediatasi a Tabarca a partire dal 1597(12) svolse in questo senso un ruolo determinante, finalizzato a conciliare il tradizionale riguardo del clero genovese per le iniziative assistenziali di ampia portata con le esigenze di mantenimento e di rafforzamento dei vincoli commerciali con gli infedeli. Questa attivit si protrasse, addirittura, successivamente al trasferimento dei Tabarchini in Sardegna, quando i Cappuccini, stabilitisi a Tunisi nel 1652, continuarono il loro apostolato anche in assistenza degli schiavi cristiani col presenti.

11) Per le diverse attivit svolte a Tabarca, compresa lorganizzazione interna e la suddivisione dei ruoli tra la popolazione si veda, R. DI TUCCI, LIsola di Tabarca, cit., p. 6 e F. PODEST, Lisola di Tabarca e le pescherie di corallo nel mare circostante, cit., pp. 24-25. 12) Nel 1597 furono inviati a Tabarca, da Papa Gregorio XIII, sia frati Agostiniani che Cappuccini; questi ultimi, che per primi si stabilirono nellisola di Tabarca dalla provincia di Palermo col titolo di Procuratori degli schiavi cristiani, saranno sostituiti nel 1638 da quelli della provincia di Genova col titolo di Prefetti. Nel 1651 subentrarono ai Missionari Genovesi, i preti di Saint-Vincent de Paul che risiedettero a Tabarca sino al 1841, anno in cui cedettero il posto ai Cappuccini di Malta. F. PODEST, LIsola di Tabarca, cit., p, 22; A. RIGGIO, Tabarca e il riscatto degli schiavi in Tunisia, cit., p. 261, note 1 e 4.

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Ma il riscatto degli schiavi doveva essere sicuramente associato a particolari esigenze di movimentazione di denaro che, oltre a favorire diversi altri traffici, metteva a disposizione delle potenze contrapposte le valute necessarie agli investimenti commerciali. Interessanti verifiche al riguardo possono essere compiute attraverso la lettura di una serie di Atti del 1620, provenienti dallArchivio del Consolato di Francia in Tunisi(13) . Tali Atti, nel confermare come Tabarca sia stata il transito indispensabile, se non obbligatorio, degli schiavi cristiani riscattati, non mancano di rilevare come il massimo valore economico dellisola provenisse dai contatti quotidiani fra i Governatori genovesi e i rinnegati dellalta gerarchia musulmana tunisina. Scorrendo gli Atti che non trattano esclusivamente di schiavi, ma anche di altri affari commerciali, emergono, infatti, numerose figure di cristiani convertiti allislamismo in frequente comunanza dinteressi con i Lomellini ed altri Liguri. Di conseguenza non sono rare, da parte di Tabarca, operazioni bancarie e acquisti di carichi navali effettuati con lausilio di agenti e sensali di nazionalit genovese, ebrea, livornese e tunisina che, avendo regolari uffici in Tunisi, spesso esplicavano attivit affaristiche per conto proprio. Dalle pratiche relative al riscatto degli schiavi non chiaro, per, se i Lomellini ritraessero i loro guadagni sotto forma di provvigione od altro. La possibilit di esaminare la corrispondenza intercorsa fra i Tabarchini e i diversi ordini religiosi, potrebbe invece essere utile per fornire dei dati statistici sulla nazionalit degli schiavi che transitavano a Tabarca e forse per aiutare a conoscere il sistema organizzativo dei riscatti(14) che nella seconda met del Seicento, diventer monopolio quasi assoluto degli ebrei di Livorno. Se infatti i Lomellini riescono ancora ad avere nel 1688 una parte considerevole nel giro di tali traffici, il loro ruolo subir inevitabilmente un progressivo ridimensionamento.

13) A. RIGGIO, Genovesi e Tabarchini in Tunisia settecentesca, in Atti della Societ Ligure di Storia Patria, LXXI, 1948, pp. 4-18; Idem, Tabarca e il riscatto degli schiavi in Tunisia, cit., p. 267. 14) Alcune interessanti notizie riguardanti il riscatto degli schiavi ed il ruolo mantenuto da Tabarca e dai Cappuccini in detto traffico sono presenti in A. RIGGIO, Tabarca e il riscatto degli schiavi in Tunisia, cit., pp. 255-346, in part. nota 3 e 6.

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Indizi di una lieve flessione in questo senso si scorgono gi verso gli anni 1644 e 1645; molti dei candidati al riscatto ritirando dai governatori i denari in precedenza versati dimostrano, o scarsa fiducia, o mancanza di liquidi sufficienti per completare, come in passato, le somme necessarie alla liberazione, ed anche nelle contrattazioni commerciali i Lomellini risultano essere spesso morosi. In sostanza, la seconda met del Seicento registra in unattivit cos altamente remunerativa per i Genovesi, quale la redenzione degli schiavi, linserimento di altre forze concorrenti che, speculando apertamente, trasformano loriginaria opera religiosa in unautentica funzione dusura. Anche dalle pratiche connesse al mercato degli schiavi, dunque, il ruolo della fattoria genovese a Tabarca appare ben pi ampio di quanto la storiografia tradizionale abbia potuto indicare. Lesperienza tabarchina infatti, pur rappresentando per molti aspetti un episodio unico nella storia mediterranea, pu essere vista come modello di consimili avvenimenti. Destinato ad avere notevoli conseguenze, sia economiche che politiche, nella storia dei Genovesi in Tunisi, fu ad esempio linsediamento francese del Bastion de France. Fondato intorno alla met del Cinquecento, venne gestito sino allinizio del Seicento dalla compagnia dei fratelli Lenci, corsi naturalizzati francesi. Esso serv a controllare i commerci e le attivit delle forze mediterranee concorrenti lungo le coste del Maghreb, condizionando in questo modo le vicende di Tabarca alle mire espansionistiche francesi in Africa Settentrionale (15). La possibile alternativa francese e lidentificazione dellimpresa di Tabarca con gli interessi di un potente consorzio di nobili unito al re di Spagna fece s che, al momento delle discordie civili del 1575, dagli ambienti pi radicali della nuova nobilt genovese partisse la richiesta ai Francesi di far da intermediari con i Turchi per togliere

15) Attraverso il Bastion de France che sorvegliava sulla costa del Maghreb i commerci e le attivit della Spagna, dellImpero Ottomano e del Regno di Sardegna, la Francia mirava ad affermare il suo predominio su tutta lAfrica Settentrionale. E. L UXORO, Tabarca e Tabarchini, cit., p. 69; O. PSTINE, Liguri pescatori di corallo, cit., p. 174.

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Tabarca ai Lomellini. Ed effettivamente i tentativi da parte dei Francesi per impadronirsi di Tabarca furono diversi(16). Nel 1633 anche Sanson Napollon che ricostru il Bastion nel 1628, dopo che esso venne distrutto una prima volta nel 1604 dai Turchi di Bona tent senza esito un colpo di mano sullisola(17); ma allennesima manovra mancata su Tabarca, fece solo seguito una nuova distruzione del Bastion ad opera degli Algerini. La concessione francese conobbe una lenta ripresa solo a partire dagli anni sessanta del secolo per iniziativa del duca di Guisa, il quale propose, peraltro senza successo, laffidamento della sua gestione proprio ai Genovesi di Tabarca. La precariet delle sorti del Bastion de France fu in larga misura determinata dalla rivalit tra le compagnie del Bastion stesso e quella concorrente dei Marsigliesi che, attivi per proprio conto sulle coste nordafricane, miravano a stabilire incrociando analoghe iniziative da parte genovese, un loro emporio nellimportante scalo di Capo Negro. 1.2 Lesperienza tabarchina in Sardegna La presenza francese in Tunisia fu probabilmente tra gli elementi che nel contesto dellinsediamento politico della Repubblica e della Spagna, unitamente al decremento del peso economico della colonia, provocarono lesaurimento dellesperienza tabarchina. Non un caso, infatti, che con il progressivo accrescersi degli interessi francesi nellarea, si verificassero sempre pi numerosi i

16) Al 1584 e al 1585 risalgono le due cospirazioni (peraltro represse dal governatore Carlo Spinola) messe in atto per impadronirsi di Tabarca. 17) Il tentativo di Sanson Napollon di conquistare Tabarca (11 maggio 1633), ebbe senza dubbio una valenza politica. Come sostenitore della monarchia francese e collaboratore di Richelieu, Napollon si dimostr sempre in aperto contrasto con la borghesia di Marsiglia. Questa, daltra parte, da oltre un secolo manteneva rapporti commerciali con le popolazioni algerine, comperando cereali, cera e pollami, in cambio della possibilit di esportare polvere ed armi da guerra nonostan