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Alla cortese attenzione: del Presidente della Provincia di Lecco, dei capigruppo e dei consiglieri componenti il Consiglio provinciale di Lecco, della Giunta provinciale di Lecco, della Commissione Consiliare Ecologia e Ambiente, del Responsabile del procedimento, dott. Luciano Tovazzi, Dirigente del Settore Ambiente, Ecologia, Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Lecco Oggetto: Integrazioni al documento “Osservazioni alla Proposta di Piano Cave a seguito della prima adozione avvenuta con deliberazione n°20 del Consiglio provinciale in data 8 aprile 2013” protocollato in data 6 maggio 2013. Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected] 1 Vista aerea della ex cava Mossini, località Galbiate/Pescate

Le integrazioni dedicate a cava Mossini

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"Si ritiene importante comprendere in questa sede quanto disposto dal Piano territoriale di coordinamento del parco del Monte Barro, cui la ex cava Mossini -ove si prevede un intervento di “sistemazione” pari a 550mila metri cubi nei prossimi dieci anni- fa riferimento"

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Page 1: Le integrazioni dedicate a cava Mossini

Alla cortese attenzione:

del Presidente della Provincia di Lecco,dei capigruppo e dei consiglieri componenti il Consiglio provinciale di Lecco,della Giunta provinciale di Lecco,della Commissione Consiliare Ecologia e Ambiente,del Responsabile del procedimento, dott. Luciano Tovazzi, Dirigente del Settore Ambiente, Ecologia, Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Lecco

Oggetto: Integrazioni al documento “Osservazioni alla Proposta di Piano Cave a seguito della prima adozione avvenuta con deliberazione n°20 del Consiglio provinciale in data 8 aprile 2013” protocollato in data 6 maggio 2013.

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Vista aerea della ex cava Mossini, località Galbiate/Pescate

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Indice

1. L’ambito estrattivo denominato “ex cava Mossini” (p. 3)

Appendice

L’ambito estrattivo denominato “ex cava Mossini”, estratto riportato da “Osservazioni alla Proposta di Piano Cave a seguito della prima adozione avvenuta con deliberazione n°20 del Consiglio provinciale in data 8 aprile 2013” protocollato in data 6 maggio 2013 (p. 5)

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1. L’ambito estrattivo denominato “ex cava Mossini”

A titolo di integrazione del capitolo 6 del documento “Osservazioni alla Proposta di Piano Cave a seguito della prima adozione avvenuta con deliberazione n°20 del Consiglio provinciale in data 8 aprile 2013” protocollato alla Vostra attenzione in data 6 maggio 2013, che richiede la revoca del Nuovo piano cave in discussione, si ritiene importante comprendere in questa sede quanto disposto dal Piano territoriale di coordinamento del parco del Monte Barro, cui la ex cava Mossini -ove si prevede un intervento di “sistemazione” pari a 550mila metri cubi nei prossimi dieci anni- fa riferimento.

Il citato Piano territoriale di coordinamento del parco del Monte Barro (Ptc), promulgato con Legge Regionale numero 7 del 16 marzo 1991, dedica particolare attenzione al tema oggetto del Nuovo piano cave provinciale, e precisamente all’Articolo 6, “Attività estrattiva o di cava e movimento di terra”. Lo riportiamo integralmente:

1) In tutto il territorio del parco non è ammessa l'apertura di nuove cave, nonché l'estrazione di inerti di qualsiasi natura e l'esercizio di attività che determinino modifiche sostanziali della morfologia del suolo, fatto salvo quanto previsto al successivo art. 21 per le zone degradate da attività estrattive.

2) Sono comunque consentiti gli scavi per scopi scientifici di carattere archeologico e i piccoli movimenti di terra, connessi allo svolgimento di attività agricole o forestali; entrambi gli interventi sono sottoposti ad autorizzazione del consorzio del parco, fatte salve le competenze di altre pubbliche autorità competenti in materia, in base alla vigente legislazione.

È d’obbligo dunque riportare il citato Articolo 21 relativo a “zone degradate da attività estrattive” (in particolare “Zone di recupero ambientale”), per poter verificare la concordanza con quanto previsto dall’adottato Nuovo piano cave provinciale:

I) Zona di recupero ambientale

Sono individuati con apposito simbolo grafico gli ambiti territoriali in condizioni di grave degrado ambientale e morfologico, per la presenza di cave attive o dismesse, per le quali si impone un recupero adeguato a restituire i valori ambientali paesistici.L'individuazione di detti ambiti è operata al fine di garantire che il necessario recupero avvenga in modo da realizzare un effettivo

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ripristino della continuità e dell'integrità del sistema ambientale del parco.

II) Modalità di intervento

Il recupero delle aree degradate dovrà avvenire in conformità alle previsioni e prescrizioni dell'apposito piano di settore di cui al precedente art. 3, paragr. I, punto 2), lett. d) che dovrà fornire indicazioni relative alle attività e fruizioni ivi consentite, nonché agli interventi prescritti e ammessi, conseguenti al riassetto morfologico e connessi alle fruizioni previste.Gli interventi di recupero debbono comunque essere volti a realizzare spazi di significato naturalistico e attrezzature di pubblica fruizione.L'asportazione di materiali e di sostanze minerali volta a recuperare ambiti di cave dismesse potrà essere consentita unicamente secondo le procedure di cui al quinto, sesto e settimo comma dell'art. 46 della l.r. 18/ 82 e solo in caso di dimostrata impossibilità di soluzioni alternative.

III) Prescrizioni di natura ediliziaLe attrezzature, al coperto, necessarie per l'attuazione degli interventi corrispondenti alle fruizioni ammesse, non possono avere una consistenza superiore a quella corrispondente alla copertura di 1/2 della parte pianeggiante esistente nel fondo della cava, e con uno sviluppo in altezza non superiore a 1/3 del fronte attuale di cava.

A parere di chi scrive, il “caso di dimostrata impossibilità di soluzioni alternative” all’asportazione ipotizzata di 550mila metri cubi di materiale nei prossimi dieci anni dalla ex cava Mossini non risulta sufficientemente articolato e motivato all’interno della documentazione relativa all’ambito estrattivo contenuto nel Nuovo piano cave provinciale.

Motivo per cui, come già fatto nel documento cui queste integrazioni vanno ad aggiungersi, si richiede la revoca del Nuovo piano a livello complessivo e la conseguente rinuncia all’intervento così ipotizzato nella ex cava Mossini. Sulla quale peraltro si richiede un approfondimento definitivo in merito al reale rischio idrogeologico che la caratterizza, definendo una commissione tecnica terza che per conto dell’Ente pubblico accerti le condizioni della cava. Per completezza, in ogni caso, si riporta di seguito il capitolo 6 del documento oggetto delle seguenti integrazioni.

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Appendice: L’ambito estrattivo denominato “ex cava Mossini”

dalla Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave adottato l’8 aprile 2013

Ambito estrattivo

Riserve residue(mc)

Produzione prevista nel

Nuovo Piano Cave(mc)

Volume stimato

disponibile(mc)

Cava Mossiniignote le aziende

0 550.000(10 anni)

550.000(10 anni)

La produzione di sabbia e ghiaia nella Provincia di Lecco è, a seguito delle analisi ambientali e vincolistiche sostenute nella VAS, pianificata solo in un ambito estrattivo, denominato ex-Cava Mossini, posta in Comune di Galbiate e Pescate.

Questa la descrizione dell’ambito estrattivo Mossini, cava abbandonata prima dell’82 e individuata oggi dalla Provincia di Lecco come unico punto di produzione di sabbia e ghiaia dell’intero territorio provinciale. A deciderlo, i redattori del Nuovo Piano, che “argomentano” così la decisione:

Il settore merceologico la cui pianificazione generalmente è più critica, è quindi quello delle sabbie e ghiaie ma nel caso specifico

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della Provincia di Lecco esso è caratterizzato da un grande bacino d’utenza e da un unico bacino di estrazione, costituito dalla ex-cava Mossini. È apparso, in sede di analisi, superfluo e ininfluente attuare un’indagine di mercato per definire la richiesta di mercato delle sabbie e ghiaie quando con certezza essa può essere soddisfatta da un’unica cava pianificata nella Provincia di Lecco.

Quel che in fase preliminare colpisce dell’ambito estrattivo relativo alla Cava Mossini è l’assenza di un portatore d’interesse qualificato alla base della scelta dell’Ente pubblico. Un’incertezza che è infatti registrata anche all’interno della Relazione tecnica allegata al Nuovo Piano Cave:

Differenti sono i portatori di interesse al recupero della Cava Mossini ed in primo luogo la stessa amministrazione comunale ha più volte ribadito la necessità della messa in sicurezza del sito e della sua fruibilità.

Chi siano i “differenti portatori di interesse” non è dato saperlo, così come quale delle due amministrazioni comunali (Galbiate, Pescate) abbia “ribadito” -in quali sedi?, con quali atti?- la “necessità” della messa in sicurezza del sito.

Intervento ritenuto indiscutibile dai redattori del Nuovo Piano Cave, anche a costo di stravolgere il contesto di pregio paesaggistico pur riconosciuto.

L'area si presenta contestualizzata in un ambiente di pregio paesaggistico e naturalistico quale il Monte Barro, tuttavia permangono le condizioni di abbandono molto evidenti che impongono la necessità di un recupero ambientale mediante rimodellamento delle scarpate e ripristino delle aree vegetate.

Ciò che sfugge è il legame tra le condizioni di abbandono e l’intervento di attività estrattiva. Il principio contenuto nelle righe riportate è il seguente: l’unico metodo per recuperare -dal punto di vista ambientale, peraltro- un’area abbandonata coincide con l’asportazione di 550mila metri cubi di materiale in dieci anni (la durata del Piano per sabbia e ghiaia è la metà di quella per rocce ad uso industriale). Un principio che, a parere di chi scrive, non è sufficientemente verificato, dato che non vi è alcuna perizia o valutazione tecnica circa la “necessità di un recupero” imposta da condizioni di abbandono.

Un intervento così “necessario” da essere economicamente insostenibile, sempre a detta dei redattori del Nuovo Piano Cave provinciale.Qui Lecco Libera - www.quileccolibera.net - [email protected]

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Legenda

0 = impatto nullo

1 = impatto trascurabile

2 = impatto marginale

3 = impatto sensibile

4 = impatto rilevante

5 = impatto molto rilevante

Al fine di rendere il recupero economicamente sostenibile, indipendentemente dal riutilizzo successivo delle aree, è stato necessario ampliare le superfici di scavo, individuando un volume estraibile superiore al mezzo milione di metri cubi di ghiaia e sabbia. Tale valore emerge da un prima ipotesi di fattibilità che consente di restituire fronti ad inclinazioni limitate e costanti su cui sarà possibile la piantumazione e la restituzione delle aree boscate.

Anche in questo caso emerge con chiarezza l’incertezza e la genericità delle ragioni che stanno alla base delle scelte della Provincia di Lecco. Non è possibile conoscere l’identità del soggetto privato cui la Provincia di Lecco si preoccupa di garantire la sostenibilità economica dell’intervento. 550mila metri cubi di estrazione decennale dipendono infatti da una “prima ipotesi di fattibilità” di cui non si conosce autore e principale portatore d’interesse.

Ma è la valutazione ambientale contenuta nel citato Rapporto a gettare ulteriori ombre sull’ambito estrattivo relativo alla Cava Mossini, che risulta gravemente impattante sul contesto circostante, sia da un punto di vista ambientale, sia da un punto di vista della popolazione residente.

Indicatori Voti

Acque superficiali 2

Suolo e sottosuolo 4

Biodiversità, flora e fauna 4

Aria 3

Rumori e vibrazioni 2

Viabilità 3

Popolazione e salute umana 5

Beni materiali, patrimonio culturale e architettonico 4

Paesaggio 4

Sviluppo agricolo e zootecnico 1

Boschi 4

Vincoli non escludenti 4

Rete Natura 2000 4

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10 indicatori su 13 mostrano impatti sull’ambiente e il contesto circostante sensibili, rilevanti e molto rilevanti. A destare maggiore preoccupazione, costituendo una delle ragioni della richiesta di stralcio dell’ambito dal Nuovo Piano Cave, è la ricaduta e l’impatto molto rilevante sulla popolazione e la salute umana, essendovi insediamenti e centri urbani collocati a meno di 250 metri dall’area di cava.

Si segnala infine il contenuto del documento allegato “Schede illustrative ghiaie” che dà conto di una serie di vincoli e caratteristiche dell’area oggetto dell’intervento estrattivo che dovrebbero suggerire quantomeno una approfondita riflessione circa l’opportunità del citato -anche se non ben precisato dal punto di vista dei soggetti portatori d’interesse- intervento.

- l’85% del suolo che verrebbe intaccato dall’escavazione è costituito da boschi, da intendersi come “Aree forestali: Ambiti paesaggistici di interesse sovra-provinciale”;

- l’area appartiene alla “Fascia prealpina: paesaggi della montagna e delle dorsali” prevista dal Piano Territoriale Regionale della Lombardia;

- sempre secondo il Ptr il giacimento è compreso entro l’ambito di salvaguardia dello scenario lacuale;

- a proposito di pianificazione provinciale, il giacimento è limitrofo ad un percorso ciclopedonale di rilevanza territoriale;

- il giacimento è limitrofo alla strada SP639 classificata di interesse paesistico panoramico;

- tra gli aspetti vincolistici risulta la sua appartenenza al “Parco Regionale del Monte Barro”;

- nonché come Sito di Interesse Comunitario (Sic) del Monte Barro;- infine, ma non meno importante, l’area presenta il seguente vincolo: “Aree

a rischio idrogeologico molto elevato: non presente”, il che smentisce la tesi di chi vuole promuovere l’escavazione nella ex cava Mossini adducendo motivazioni di urgente messa in sicurezza;

A fini di maggior chiarezza, si dà conto all’interno delle presenti osservazioni che tra i portatori di interessi -che nel Nuovo Piano Cave non figurano- si annovera certamente la società “Pav Srl”, proprietaria del terreno, costituita il 22 giugno 1983, e di cui risulta essere proprietaria del 33,3% la società Holcim (Italia) Spa.

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Lecco, ________________________

in fede,

_________________________________________

(Duccio Facchini)rappresentante del movimento di impegno civile

Qui Lecco LiberaVia Spirola 12, Lecco (338.7452950)

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