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I volti della storia

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Copyright © Julia Lovell 2006First published in Great Britain in hardback in 2006 by Atlantic Books, an imprint of Grove Atlantic Ltd.

The moral right of Julia Lovell to be identified as the author of this work has been asserted in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act of 1988

Prima edizione: novembre 2011© 2011 Newton Compton editori s.r.l.

Roma, Casella postale 6214

ISBN 978-88-541-3206-1

www.newtoncompton.com

Realizzazione a cura di Corpotre, RomaStampato nel novembre 2011 da Puntoweb s.r.l., Ariccia (Roma)su carta prodotta con cellulose senza cloro gas provenienti da foreste

controllate, nel rispetto delle normative ambientali vigenti

Sullo stesso argomento

Confucio, Massime (GTE 532)J.A.G. Roberts, Storia della Cina (USN 41)Sun Tzu, L’arte della guerra (GTE 517)Maria Weber, La Cina alla conquista del mondo (CO 26)

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Claudio Rendina

Le papesseAmanti, favorite e mogli, sante, cortigianee suore al potere nella Chiesa di Romadalla papessa Giovanna ai giorni nostri

Newton Compton editori

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Ai miei genitori

fonti delle illustrazioni fuori testo

l’autrice e gli editori ringraziano per l’autorizzazione a riprodurre leimmagini: i syndics della Cambridge university library per i numeri 1,2, 4, 5, 6, 7, 11, 12, 14, 15, 16, 17, 19, 20, 21, 23; daniel schwartz,lookatonline per i numeri 3, 9, 26, pubblicati la prima volta in The GreatWall of China, london, thames and Hudson, 1990, 2001 (nuova edizio-ne); the British library e la Clarendon Press per i numeri 8, 18; la Bi-bliothèque nationale de france per il numero 10; rosamund Macfarlaneper il numero 13; Getty images per il numero 24; © Bettman/Corbis peril numero 25.

È stato compiuto ogni sforzo per contattare tutti i titolari dei dirittid’autore. Gli editori saranno lieti di correggere in future edizioni gli er-rori o le omissioni che saranno portati alla loro attenzione.

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non esiste il termine “papessa” nel vocabolario dellaChiesa di roma e nella gerarchia dell’ordine ecclesiasti-co. È stato coniato appositamente per un leggendario per-sonaggio medievale, Giovanna, dalla quale derivano lecaratteristiche proprie della Ecclesia come Mater e dellacerimonia di consacrazione del sommo pontefice. un leg-gendario personaggio che in realtà va identificato nellostorico sovrano pontefice Giovanni viii, che diede adito,come sodomita e pedofilo, alla leggendaria esistenza dellapapessa, come sarà rievocato in uno specifico capitolo. Èanche vero che papessa si è autonominata, alla fine delxiii secolo, l’eretica Maifreda da Pirovano, cugina di Mat-teo visconti, una suora seguace dell’ordine dei Gugliel-miti, ritenuto eretico dal tribunale dell’inquisizione; è inqualche modo un antipapa al femminile, in opposizione aBonifacio viii, e finisce sul rogo. Ma oltre al significatosimbolico e a quello eretico, il termine va inteso in sensoampio, in riferimento alle diverse figure che si sono avvi-cendate a fianco dei papi nella storia di due millenni, conle funzioni alternative all’uomo sul trono pontificio.la papessa è prima di tutto l’amante del papa, ovvero la

favorita di corte in veste di moglie, uxor Christi, come fuqualificata Giulia farnese alla corte del papa Borgia, evo-cata in diverse cronache e testi letterari, diventando perfi-no “eroina” di romanzi d’appendice, e non, come la Ju-

Premessa

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liette del marchese de sade. Ma la papessa è anche lacompagna, se non la moglie, del sacerdote e del cardinaleprima dell’avvento al trono pontificio, come una autentica“coppia di fatto”. una donna tenuta lontana dalla cortepontificia, come è stato per vannozza Cattanei e silviaruffini, non ammesse nel Palazzo apostolico di alessan-dro vi e Paolo iii. una donna che usufruisce però di tutti ivantaggi della vita di corte anche attraverso i propri figli,maschi o femmine, questi sì ammessi nel Palazzo aposto-lico, interpretando a loro volta la parte di favoriti. la papessa pertanto è un personaggio che affianca più o

meno direttamente il sovrano pontefice nella gestione delpotere, ovvero nello sfruttamento dei beni materiali chene derivano, dal denaro alle proprietà terriere e immobi-liari, dalle attività commerciali e industriali ai titoli ari-stocratici e politici. e sulla scia del “nepote” ci sono isuoi familiari, così che la papessa fa spesso riferimentoalla famiglia del papa ed è in ogni caso l’anima del nepo-tismo in senso ampio. emblematico resta il palazzo Pic-colomini di siena, soprannominato il Palazzo delle Pa-pesse, perché fatto costruire da Pio ii per le sorelle lau-domia e Costanza, e divenuto immagine edilizia del ne-potismo nel contesto delle famiglie che vi hanno abitato. Ma in alternativa è esistita anche la papessa come donna

animata da spirito religioso, una diaconessa o una suora,spesso santificata dalla Chiesa di roma e per lo più nonimplicata nelle passioni terrene, ma impegnata comun-que a mantenere il papa nella gestione di un potere pursempre ambiguo, diviso tra aspetto spirituale e tempora-le. e ancora, la papessa è in ultima analisi la Chiesa stes-sa, o meglio la Mater Ecclesia, evocata nella frase di Cri-sto che a caratteri dorati corre sul fregio della trabeazionenella cupola della basilica di san Pietro: «tu es Petruset suPer HanC PetraM edifiCaBo eCClesiaM MeaM».e la Chiesa come tale è raffigurata nei quattro basamenti

8 PREMESSA

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in marmo bianco di Carrara del baldacchino bronzeo del-la basilica di san Pietro. sui primi sette stemmi della fa-miglia Barberini del papa urbano viii, nell’incavo dellechiavi pontificie, è scolpito il viso di una donna nelle va-rie fasi di un parto, alle quali fa seguito, nell’ottavo, ilsorridente volto del bambino nascente. finché la chiesa-papessa viene raffigurata nel 1814 da antonio Canova, inuna statua, come immagine della Religione Cattolica contanto di mitra in testa. la papessa è in definitiva l’alterego del papa, ovvero il suo doppio, proprio come raffigu-razione della Chiesa, secondo quanto chiaramente indi-cato nella frase di Cristo. e considerando che nella Chie-sa si identifica il potere ecclesiastico e politico del sovra-no regnante, la figura della papessa trova nel papa stessola sua storica identità.

PREMESSA 9

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fin dalle origini, quando Gesù costituisce una comunitàreligiosa (interpretata in seguito come Chiesa, in cui si-mone è la “pietra angolare”, e per questo soprannominatoda Gesù stesso Cefa, ovvero “roccia”), è certa in essa lapresenza delle donne, a cominciare dalle mogli dei suoiapostoli e discepoli. la prima a cui si pensa è la moglie diPietro, per la quale fa testo l’indicazione riportata nel van-gelo di Marco (1, 29-31), in cui si dice che un giorno Gesùguarisce «dalla febbre» la suocera dell’apostolo nella cittàdi Cafarnao. l’esistenza della suocera di Pietro ha fattogiustamente ritenere che fosse sposato, e non risulta d’al-tro canto che Gesù abbia chiesto al suo apostolo di lascia-re la moglie; c’è quindi da credere che Pietro l’abbia tenu-ta con sé.Questo è confermato da Paolo di tarso, che nella prima

Lettera ai Corinzi (9, 5) scrive:« non abbiamo il diritto diportare con noi una donna credente, come fanno anchegli altri apostoli e i fratelli del signore e Cefa?». C’èquindi da ritenere che apostoli e discepoli fossero sposatie non avessero abbandonato le loro mogli per compierel’apostolato, anche quando si sono allontanati da Geru-salemme, raggiungendo ognuno la propria città di mis-sione. infatti, secondo Clemente alessandrino (150 ca.-215 ca.), la moglie di Pietro segue il marito nella sua pre-dicazione fino a roma, rivestendo il rango di papessa a

Tra mogli, diaconesse e agàpete

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fianco di colui che fu considerato il primo papa, e muoremartire perfino prima di lui. inoltre, sempre Paolo nella Lettera ai Romani (16, 1) scri-

ve: «vi raccomando febe, nostra sorella, diaconessa dellaChiesa di Cencrea», che era un insediamento costieropresso Corinto; là dove si fa un preciso riferimento a unministero femminile nel contesto di una comunità eccle-siastica, quella delle diaconesse. Queste donne, come hascritto lo storico aurelio Bianchi Giovini (1799-1862),«istruivano le giovani catecumene», ovvero le aspiranti al-la conversione alla religione cristiana, «nel battesimo, chesi faceva immergendo tutta la persona in un bagno, aiuta-vano le donne a spogliarsi e poi le vestivano coll’abitobianco; assistevano il vescovo quando le cresimava equando amministrava l’olio santo alle inferme; lavavanole donne morte e le componevano nella bara; nei tempi dipericolo erano le messaggere del vescovo, ne portavanogli ordini, ne eseguivano le commissioni, facevano la vecede’ diaconi nel distribuire le limosine», ovvero le elemosi-ne. si possono considerare come il braccio destro del ve-scovo, ovvero del papa, e in questo caso si può loro attri-buire l’appellativo di papesse in embrione. sono per lo piùsposate, ma votate a una vita di castità coniugale, anche sec’è sempre il rischio di qualche “caduta”, che comporta unvenir meno alla purezza della carica ricoperta. tant’è cheil papa sotero intorno al 170 proibirà alle diaconesse ditoccare la patena e il calice, nonché di bruciare incensonelle cerimonie. sul nome della moglie di Pietro non c’è traccia nei van-

geli ma, come ha scritto il biblista salvatore Garofalo, lafantasia popolare le ha accreditato «un improbabile no-me latino, Perpetua o Concordia» con tanto di figlia, Pe-tronilla, «il cui nome si credette di derivare dal nomestesso di Pietro, mentre si collega col classico Petronio».l’esistenza di questa figlia configura Pietro come un pa-

12 LE PAPESSE

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pa-papà, anche se con l’apostolo di Gesù la definizioneassume un significato gentile e non ha ancora quel valorenegativo che avrà in seguito nel rapporto dei papi conamanti e prostitute e relativi figli. e di questa figlia, a ro-ma con il padre e la madre, parlano gli Atti apocrifi diPietro, presentandola paralizzata e non guarita dal padre,come invece avrebbe potuto fare con un miracolo. negliAtti si spiega che lei era stata punita con quella malattiaper aver acceso, con la sua bellezza, il desiderio di ungiovane di nome tolomeo, che a causa della disperazioneera divenuto cieco. e una parallela tradizione fa morirePetronilla martire, come appare in un affresco con lascritta Petronella Mart dietro l’abside della basilica fattacostruire a roma da papa siricio, tra il 390 e il 395, nellecatacombe di domitilla sulla via ardeatina. Pietro sarebbe stato ospitato a roma sull’aventino nella

casa di Priscilla e aquila, genitori della tredicenne Prisca,e tutti e tre sarebbero stati battezzati dal primo papa; ePaolo nella Lettera ai Romani parla di una ecclesia dome-stica di aquila, qualificata successivamente come domusPriscae, sulla quale sarebbe sorta poi la chiesa di santaPrisca. Mentre alla madre fanno riferimento le catacombedi Priscilla sulla via salaria, le più antiche di roma. inogni caso il nome delle due donne, che tende quasi a unifi-carsi, ha creato incertezza sulla precisa definizione delleloro identità familiari, tanto che si è anche pensato a unasola persona. Che in ogni caso subisce il martirio ed è sta-ta considerata la prima santa dell’occidente a testimonia-re col sacrificio della vita la sua fede in Cristo, come sug-gerisce il suo nome, di origine latina, “primitiva”. Ma Pietro sarebbe stato ospitato anche sull’esquilino,

nel palazzo del senatore Pudente, dove avrebbe organiz-zato un oratorio, battezzando le vergini Pudenziana ePrassede, morte probabilmente intorno al 120, durante ilpontificato di sisto i; le due donne non sarebbero state

TRA MOGLI, DIACONESSE E AGÀPETE 13

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vittime di un martirio, ma piuttosto “custodi” dei martiriin veste di diaconesse. esse coltivano infatti una sorta didevoto collezionismo di reliquie: costruiscono nelle pro-prie case sul colle esquilino due pozzi, nei quali fannocolare il sangue dei martiri, considerato appunto un’au-tentica reliquia, tumulando poi i loro cadaveri sotto il pa-vimento e nel territorio circostante le case. sulle quali,più tardi, verranno costruite le rispettive chiese di santaPudenziana e santa Prassede; e mentre la prima custodi-sce sotto l’altar maggiore anche una tavola di legno sullaquale san Pietro avrebbe celebrato la messa, la secondaha le pareti tappezzate di lapidi con i nomi dei sepolti,con un disco di porfido a terra che indica il luogo esattodove era il pozzo. le case delle due diaconesse sono in pratica delle domus

ecclesiae, “case-chiese”, ovvero piccole basiliche sotter-ranee. in questi edifici nascosti si svolgono le pie pratichedi riunioni liturgiche: dalla lettura dei testi sacri alla cele-brazione delle messe e alle omelie, gestite da un presbite-ro, cioè dal più anziano della comunità, che proprio per lasua età matura ha ricevuto da un apostolo o un discepolodi Gesù, e poi da un vescovo, l’ordinazione sacerdotale.la domus ecclesia più antica, di cui si ha notizia storica-mente certa nel contesto di un episodio di persecuzione, èquella che si trova nei sotterranei della basilica di san Cle-mente in via di san Giovanni in laterano, fondata nel ivsecolo, ovvero a un terzo livello di scavi. vi si accede dauna scala in fondo alla navata, scendendo sotto le absididella basilica: è costituita da un vestibulum e da un tricli-nium, ovvero una grande sala a volta, dal soffitto a casset-toni con muri in blocchi di tufo e banconi in muratura lun-go le pareti laterali e, nel mezzo, un’ara marmorea con ri-lievi relativi al dio Mitra che immola un toro; e questoperché la domus ospiterà nel iii secolo un mitreo. Questa domus ecclesia è originariamente proprietà del

14 LE PAPESSE

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quarto papa di roma, Clemente, eletto alla cattedra diPietro nell’88; è figlio del senatore faustino, della gensFlavia, quindi parente dell’imperatore domi ziano. e for-se questa sua origine lo salva dalla brevissima ma intensapersecuzione scatenata nel 95 dall’imperatore. Clementeè solito riunire nella sua domus ecclesia i cristiani dellazona per pregare con loro e svolgere le funzioni religiose,in uno spirito di apostolato che finisce per incrementarediverse leggende. Come quella di sisinnio legata a un mi-racolo rimasto affrescato nella navata centrale della basi-lica inferiore.sisinnio è il prefetto di roma e il marito di una certa

teodora, convinta al voto di castità da Clemente e dive-nuta diaconessa della domus ecclesia; sisinnio, irato perla forzata astinenza, pedina la moglie con i suoi soldati ela sorprende nella domus ecclesia mentre assiste Clemen-te nella messa. sisinnio allora ordina ai soldati di arresta-re il papa, ma dio non lo permette, accecando il prefettoe i suoi sgherri. l’affresco della navata centrale ci riserva,nella parte sottostante il miracolo, il proseguimento dellaleggenda con una scena raccontata a fumetti: in essa simanifesta il lato comico dei soldati che, accecati, trasci-nano una colonna invece del papa, esprimendosi in unalingua intermedia tra il latino e il volgare. e si passa daun triviale «Filii de pute traite», a un equivoco «Fa livede retro co’ lo palo Carvoncelle», sui quali s’impone lasentenza di Clemente in latino: «Duritia cordis vestrisaxa trahere meruisti», cioè “Per la durezza del vostrocuore, meritaste di trascinare sassi”. Ma le conseguenzedi questo miracolo curioso si fanno sentire. sisinnio fa lasua denuncia e il nuovo imperatore nerva esilia il papanel Chersoneso, dove subirà la condanna a morte; infattifinisce nel Mar nero con un’ancora al collo. Ma le diaconesse seguitano a essere votate al martirio. È

quanto capita a Cecilia, durante il pontificato di eleuterio

TRA MOGLI, DIACONESSE E AGÀPETE 15

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(175-189), del quale è la probabile diaconessa. Cecilia èuna giovane della gens Caecilia, andata sposa a soli quat-tordici anni a valeriano, da lei convertito e convinto a ri-spettare la sua verginità. ed è proprio valeriano a subireper primo il martirio, insieme con il fratello tiburzio econ Massimo, incaricato del supplizio e convertitosi asua volta. Quindi è il turno di Cecilia, che viene tenutarinchiusa per tre giorni nel caldarium della sua casa, af-finché soffochi; uscita illesa dalla terribile prova, la gio-vane è decapitata. anche questa volta la morte non èpronta a venire; colpita per tre volte sul collo delicato,Cecilia continua a vivere ancora tre giorni, prima di co-gliere finalmente la palma del martirio, il 22 novembre. ilsuo corpo, sepolto nelle catacombe di san Callisto, vienefatto trasferire da papa Pasquale i in trastevere, probabil-mente nel luogo in cui un tempo era sorta la casa dellosposo di Cecilia, valeriano. al di sopra del sepolcro vieneinnalzata una chiesa, nucleo originale della futura basili-ca. riesumata nel 1599, Cecilia, secondo quanto descrivelo storico Cesare Baronio, è trovata miracolosamente in-tatta, reclinata da un lato come una dormiente, nella stes-sa posizione nella quale è ritratta dalla bella statua di ste-fano Maderno, vanto della basilica trasteverina. verrà no-minata patrona dei musicisti a causa di una maldestra in-terpretazione di un’antifona contenuta nei Vespri dell’uf-ficio composto in suo onore, da cui ebbe origine in segui-to l’accademia Musicale a lei intitolata.nel 295 è la volta di susanna, della quale si ha notizia

nella trascrizione di atti del tutto inattendibili, e il riferi-mento alla quale, nel Martirologio, è decisamente breve:«a roma, alle due Case, presso le terme di diocleziano,natale di santa susanna». Queste poche parole indicano illuogo del martirio della santa, ovvero del suo «natale cele-ste»; il riferimento a diocleziano fa nascere una leggendasecondo la quale la cristiana susanna, rifiutata la proposta

16 LE PAPESSE

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di nozze con un pagano dell’imperatore diocleziano, sa-rebbe stata sgozzata davanti alla propria abitazione. lamoglie dell’imperatore, serena, avrebbe posto la sua sal-ma in un sarcofago, collocato nelle catacombe di san Cal-listo. la leggendaria Passio di susanna, del vi secolo, lavorrebbe parente sia dell’imperatore diocleziano sia delcugino papa Caio (283-296) e sua diaconessa; avendo ri-fiutato di andare in sposa al figlio dell’imperatore, è con-dannata a morte e decapitata nella sua stessa casa. appare invece integro nella sua purezza il martirio che

subisce nel 304 la dodicenne agnese, giovanissima dia-conessa del papa Marcellino (296-304). denunciata co-me cristiana dal figlio del prefetto di roma, da lei respin-to, viene condotta tra le prostitute nel lupanare ricavatonei fornici dello stadio di domiziano; denudata, riesce asalvare il proprio pudore grazie ai lunghi capelli che,scioltisi miracolosamente, la ricoprono lungo tutto il cor-po. nessuno osa violare la sua verginità, tanto più chel’unico che tenta di farlo cade fulminato ai suoi piedi.Condotta davanti al prefetto, viene sfidata a ridare la vitaa quell’uomo in nome del dio dei cristiani; agnese com-pie il miracolo, per cui è accusata di magia e condannataal martirio. Muore sgozzata, come l’agnello di cui porta ilnome, che deriva dal greco agne, “casta”, e ricorda ap-punto l’agnello; sopra i sotterranei dove fu uccisa, a piaz-za navona, sorgerà la chiesa di sant’agnese, terminatanel 1123 e ricostruita nel 1657.non tutte le donne votate alla religione cristiana sono

diaconesse; ci sono anche quelle animate più che altro dauno spirito di carità verso il prossimo, chiamate alla gre-ca agàpete, (in latino agapetae, dal greco αγαπηται, ov-vero “amate, dilette”). «erano per lo più giovani che sidedicavano gratuitamente al servizio delle persone reli-giose», annota sempre Bianchi Giovini, «abitavano co’preti e talvolta dormivano nello stesso letto per mettere,

TRA MOGLI, DIACONESSE E AGÀPETE 17

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dicevano, a più dure prove la concupiscenza e avere labella gioia di vincerla. Ma si può ben credere che le cadu-te fossero più frequenti delle vittorie». Ci sono peraltroanche eunuchi, che svolgono il servizio di sacrestani,equiparati alle femmine, tanto che ambedue vengonochiamate anche sorelle adottive. sono questi i gestori del-la santa comunità cristiana che se ne sta nascosta per mo-tivi strategici, sotto il terrore della persecuzione, ed è de-stinata a costituire una categoria religiosa chiusa e com-patta nella difesa dei propri interessi materiali e spirituali. la convivenza è in origine casta, ma in seguito, a dispet-

to dell’origine spirituale del fondamento dottrinario, e no-nostante il blando deterrente offerto dalla verificabilitàdella illibatezza delle donne, ma non degli eunuchi, questausanza dà adito a vere e proprie degenerazioni, aberrazio-ni e scandali, che spesso gettano una generale ombra disospetto sull’intero fenomeno spirituale. tanto che delproblema si occupa anche la legislazione civile in specifi-ci articoli del Codice teodosiano del v secolo. Peraltrol’ostilità non basta a mettere fine al fenomeno, la cui com-pleta soppressione avviene solo molti secoli più tardi, nel1139, sotto il pontificato di innocenzo ii, con il Conciliolateranense ii. le agàpete non vanno confuse, come spesso avviene,

con le virgines subintroductae (in greco, parthenoi synei-saktai), cioè le “vergini (o donne) introdotte di nascosto”,conviventi con chierici, in una pratica che è anch’essa al-l’origine di devianze e pertanto oggetto di divieti. Questeultime sono donne che, al di fuori di voti spirituali, vivo-no con un chierico senza aver contratto matrimonio, co-me autentiche concubine, ovvero “compagne” di fatto,con tanto di degenerazioni. Basti pensare che una di que-ste è Marcia, una delle amanti preferite dell’imperatoreCommodo, pronta a sacrificarsi per la causa; infatti lei fafirmare a Commodo una lista per la liberazione di diversi

18 LE PAPESSE

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membri della comunità cristiana esiliati in sardegna, tra iquali Callisto. Che in effetti finisce in esilio non per moti-vi religiosi, ma per la sua attività di strozzino, che svolgenon essendo ancora cristiano. Gli capita di prestare dena-ro a un ebreo, che è restio a rimborsare i soldi ad usura, equindi Callisto lo va a rintracciare in sinagoga, duranteuna cerimonia; gli ebrei presentano una denuncia controdi lui per il disturbo della cerimonia e il prefetto lo con-danna ai lavori forzati in sardegna. lo libera di lì propriola lista compilata da Marcia e portata al procuratore del-l’isola dall’eunuco Giacinto; e una volta a roma il vesco-vo zefirino (199-217), su indicazione di Marcia, lo no-mina amministratore della comunità. Questa classe di subintroductae, esposta facilmente a de-

generazioni, è espressamente presa di mira dal divietocontenuto nel terzo canone del primo Concilio di niceanel 325, Delle donne che vivono nascostamente con ichierici: «Questo grande sinodo proibisce assolutamenteai vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi e in genere a qualsiasimembro del clero di tenere delle donne di nascosto, a me-no che non si tratti della propria madre, di una sorella, diuna zia, o di persone che siano al di sopra di ogni sospet-to». dopo di che si segnala solo un’enciclica di Giovannixix del 1023, che condanna il matrimonio e impone il ce-libato ai sacerdoti. e si arriva al Concilio di roma del1074, nel quale Gregoro vii stabilisce che vescovi e sacer-doti sposati non possono convivere con le proprie mogli einvia una lettera al vescovo ottone di Costanza nella qua-le prescrive che «coloro che si trovino nel delitto d’impu-rità, non debbano celebrare messa né servire all’altare co-me ministri inferiori». la norma non è però rispettata e, acommento, vale ricordare che nella sua Cronica, salim-bene de adam (1221-1288) riferisce di aver sentito «centovolte» sacerdoti italiani citare il proverbio latino «si noncaste, tamen caute», ovvero “se non castamente, almeno

TRA MOGLI, DIACONESSE E AGÀPETE 19

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con cautela”, attribuendolo falsamente a Paolo di tarso.Come a dire: l’importante è che certi comportamenti, perquanto impudichi, non diano tuttavia adito a scandali.il celibato ecclesiastico diventa effettivamente vinco-

lante solo con il Concilio di trento (1545-1563), che nesancisce, in forma inequivocabile, l’obbligo per tutti co-loro che dovessero essere ordinati sacerdoti. Ma la regolaseguiterà a non essere sempre rispettata, con papi, cardi-nali e sacerdoti spesso conviventi. senza contare che laChiesa cattolica orientale è rimasta fuori da quella clau-sola tridentina fino a oggi, così che sacerdoti e prelati diquella Chiesa possono sposarsi.

20 LE PAPESSE

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nella sua Storia ecclesiastica, scritta intorno al 430, ilgreco filostorgio parla di flavia iulia Helena come di«donna di bassa condizione e in nulla diversa dalle prosti-tute». il vescovo di Milano ambrogio non usa mezzi ter-mini quando indica gli umili natali di sant’elena con «destercore» e lo fa per evidenziare in lei l’opera di dio, chel’avrebbe innalzata da quella spregevole origine ai sommifastigi dell’impero, «ad regnum». infatti al momento delsuo incontro con l’ufficiale romano Costanzo Cloro, chela prende in contubernium ovvero come concubina, nel279, sant’ambrogio la qualifica come stabularia, terminerelativo alla sua attività lavorativa, che nella migliore del-le ipotesi è quella di una locandiera, ma nella peggiore po-trebbe essere quella di una serva. Questa attività elena lasvolge a drepanum, presso nicomedia, in Bitinia, «vil-laggio di nessun conto, nel quale forse era nata», secondolo storico del vi secolo Procopio di Cesarea, poco primadel 250; a drepanum passa appunto Costanzo Cloro, di ri-torno da un’ambasceria in Persia, come preside della dal-mazia, ed è un colpo di fulmine. la prende con sé come“gyné”, termine greco che corrisponde al latino “concubi-na”, e in sostanza è una sua amante; infatti non può spo-sarla, perché secondo la legge romana a un patrizio non èconcesso avere una moglie plebea. Ma intorno al 280 na-sce un figlio, Costantino, che sigilla un’unione felice, per

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quanto destinata a saltare dal momento che Costanzo nel293 diventa Cesare dell’imperatore d’occidente Massi-miano. infatti, per la sua posizione politica, è obbligato asposare una patrizia; abbandona elena e sposa teodora,figliastra di Massimiano, dalla quale avrà sei figli, dopoessersi trasferito a treviri.elena scompare allora di scena, ed è costretta a separarsi

anche dal figlio, destinato a essere educato alla corte dinicomedia, perché diocleziano, imperatore d’oriente,non vuole che cresca all’ombra del padre; oltretutto algiovane viene assegnata anche un concubina, Minervina,che gli darà un figlio, Crispo. secondo gli apologeti elenaconduce allora a drepanum «una vita di vedova cristia-na», facendo intendere appunto una sua conversione alcristianesimo, anche se di matrice ariana. Questo partico-lare pare sia legato al fatto che, secondo quanto riferiscel’ariano, elena «aveva caro drepanum perché vi era se-polto il martire luciano», presbitero di antiochia. Questiera il maestro del prete ario, che andava predicando unasua dottrina sulla trinità, secondo la quale Gesù era rite-nuto un uomo qualunque «adottato da dio come figlio inprevisione dei suoi meriti», negandone in pratica la divi-nità. e le reliquie di luciano, le prime della vasta collezio-ne che elena venererà, la dicono lunga sulla sua fede cri-stiana imbevuta di arianesimo; peraltro luciano avevaavuto fra i suoi discepoli l’ariano eusebio di nicomedia,che nel 337 avrebbe battezzato il morente Costantino. an-che se, a fronte di queste notizie, c’è l’indicazione di eu-sebio di Cesarea, che invece definisce elena pagana an-che dopo l’ascesa al trono del figlio, volendo però sottoli-neare l’innato spirito cristiano di Costantino, quasi ispira-to da dio, fino al punto che riuscì a convertire la madre econcedere poi la libertà religiosa ai cittadini dell’impero. nel frattempo è presumibile che Costantino da nicome-

dia riesca a mantenere, sia pure di nascosto, i contatti con

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la madre, subendo la relativa influenza filocristiana ve-nata di arianesimo; Costanzo peraltro invia continuamen-te messaggi al figlio, invitandolo a lasciare nicomedia eraggiungerlo. È quanto Costantino riesce a fare dal 303,combattendo al seguito delle truppe del padre che opera-no in Gallia e in Britannia, fin quando nel 305 Costanzodiventa augusto d’occidente, mettendosi in mostra conimprese di valore. Così che, nel 306, quando Costanzomuore, i soldati in Gallia proclamano Costantino augu-sto d’occidente, ricevendo l’appoggio dell’ex imperatoreMassimiano, del quale il giovane imperatore l’anno doposposa l’altra figlia, fausta, in pratica sua zia, dalla qualeavrà tre figli maschi e due femmine. Contemporanea-mente, in italia, le legioni proclamano augusto Massen-zio, il figlio di Massimiano, dando adito a una sorta dicoabitazione del potere che porterà a uno scontro tra i dueimperatori. Costantino ha con sé il figlio Crispo e chiamaa corte anche la madre da drepanum, assegnandole il ti-tolo che ha già fausta, quello di nobilissima foemina,cancellando così la sua origine plebea. È il primo gradinoper il passaggio di elena «de stercore ad regnum»; oltre-tutto il titolo di nobilissima foemina compare anche nel-l’emissione di monete bronzee. e drepanum, il paese do-ve elena è vissuta, viene nobilitato con il toponimo diHelenopolis.elena diventa allora l’ispiratrice dell’impegno di Co-

stantino a favore dei cristiani in politica e della sua con-versione al cristianesimo, naturalmente su una posizionefiloariana. ed è forse anche con lui nel 311 a labaro, do-ve la leggenda accredita la visione di Costantino dellaCroce e la scritta «In hoc signo vinces», usata nel 312 co-me insegna nello scontro vittorioso a ponte Milvio suMassenzio. Costantino, divenuto unico imperatore d’oc-cidente, nel febbraio del 313 s’incontra a Milano con ilcollega d’oriente licinio, per il matrimonio con sua so-

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rella Costanza, e insieme al cognato dichiara la libertà diculto nell’impero.Costantino risiede a roma e il palazzo imperiale è nel-

l’estrema parte del Celio a ridosso delle mura presso laPorta Prenestina, detta successivamente Maggiore, contanto di anfiteatro, e l’edificio è qualificato come sesso-riano, termine derivante dal verbo sedeo per esaltare ilsuo stato di “soggiorno”. si tratta in sostanza di una villache si estende fino al quartiere dei laterani, dove peraltrofausta ha anche una sua personale dimora. Ma la figuraimperiale dominante è quella di elena, che insieme a Co-stantino si prodigherà a favore dei cristiani, fino ad alloravittime delle persecuzioni. lei si fa protettrice del vesco-vo di roma, papa Milziade, con tutta l’autorità che le vie-ne dal suo stato di nobilissima foemina dell’impero, di-ventando in qualche modo una papessa. È senz’altro sual’iniziativa di far concedere al papa la «domus Faustae inLaterano», dimostrando che la nuora fausta conta evi-dentemente meno di lei, perché si è convertita al cristia-nesimo sospinta dal marito. Quella domus diventa la residenza del vescovo di roma;

e lì, nell’ottobre del 313, Costantino concede l’autorizza-zione allo svolgimento del primo concilio episcopale, pro-babilmente su incitamento di elena. Che non si ferma qui;vuole che i cristiani possano pregare alla luce del sole edona al nuovo papa silvestro i un fundus Lauretanus sullavia Casilina, nel quale erano state costruite delle catacom-be; su di esso Costantino farà erigere anche il mausoleo dielena, collegato al quale sorgerà la chiesa dei santi Pietroe Marcellino, che annovererà tra i suoi tesori anche ungrande bacile d’oro, dono personale di elena. e ancora, a ridosso della domus Faustae, ecco sorgere la

basilica del salvatore, la domus ecclesia episcopale disilvestro. l’opera è completata verso il 318 con la defini-zione della basilica «capo e vertice di tutte le chiese del-

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l’universo mondo», probabilmente secondo un desiderioespresso dallo stesso papa, e magari con un suggerimentoda parte di elena, che conferma il suo animo di papessa,come autentica protettrice della Chiesa di roma. È sem-pre lei a mettere in pratica lo spirito di carità, concedendonotevoli aiuti alle comunità cristiane e non solo di roma:«contribuisce con generosità ai bisogni di diverse perso-ne», scrive eusebio, «distribuendo ad alcuni denaro, adaltri vesti, ad altri ancora dando la libertà e facendoli tor-nare dall’esilio, proteggendo i deboli dai potenti che vo-gliono sfruttarli». Così si viene disfacendo della propriacollezione di beni materiali, e accumulandone invece dispirituali, che sono gli stessi cristiani con le loro domusecclesiae raccolti sotto la sua protezione. la sua opera però trova un ostacolo in oriente, dove li-

cinio mostra un atteggiamento ostile verso i cristiani; e aquesto punto Costantino, sospinto da elena, ma guidatoanche da motivi politici, si fa paladino della difesa deicristiani d’oriente, che quasi lo invocano chiamandoloIsapostolo, cioè “pari agli apostoli”. Costantino nel 323affronta in campo aperto licinio ad adrianopoli e a Cri-sopoli, e lo sconfigge, conquistando l’impero d’oriente eunendolo a quello d’occidente; l’ex collega finisce con-finato a tessalonica, dove sarà condannato a morte, accu-sato di un fantomatico complotto contro Costantino.Così nel 324 Costantino può assegnare ad elena il titolo

di Augusta con il diritto di fregiarsi del diadema d’impera-trice, sia pure insieme alla moglie fausta; sulle moneted’oro coniate ad antiochia l’effigie di elena è indicata co-me Securitas Reipublicae, a fronte di Spes Reipublicae, ti-tolo assegnato a fausta. si attua allora il passaggio defini-tivo di elena «de stercore ad regnum»; l’Augusta «è pro-prietaria di diversi beni dell’impero», scrive eusebio, «egode di libertà assoluta sugli introiti dell’erario». in so-stanza, ha potere e lo mette a disposizione del papa anche

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nell’opera di cristianizzazione dell’oriente che il martireluciano e ario hanno attuato. almeno fino al Concilio dinicea.Questo si svolge nel giugno del 325 su iniziativa di Co-

stantino, che ne è il presidente onorario, mentre su unpiano religioso il presidente effettivo è il vescovo di Cor-dova osio, non essendo stato convocato il vescovo di ro-ma silvestro. dietro questo concilio c’è sempre elena,che sollecitò il figlio perché lo indicesse e perché si fecesostenitrice della posizione secondo cui la dottrina diario non doveva essere considerata eretica. Ma la papes-sa su questo problema perde parte del suo prestigio. in-fatti il concilio condanna ario, nonostante la difesa daparte dei vescovi eusebio di Cesarea ed eusebio di nico-media, con la formulazione del cosiddetto Credo niceno,evidenziando la natura divina di Gesù nel concetto dellatrinità. la dottrina ariana è dunque eretica e sono ereticii cristiani che la seguono. e prima di tutto elena e Co-stantino; ma quella condanna non li colpisce direttamen-te, perché in qualche modo sono intoccabili.Piuttosto, l’esito del Concilio di nicea si ripercuote in

modo indiretto sulla famiglia imperiale, a cominciare daCrispo, il figlio di Costantino verso il quale elena è pienad’affetto; la nonna sogna per lui un futuro da imperatore,anche a danno degli altri figli che Costantino ha avuto dafausta. Questa però, nel 326, ordisce intrighi contro il fi-gliastro, forse filoariano come il padre e la nonna, accu-sandolo di complottare contro di lei, legata invece al Cre-do niceno; e allora Costantino ordina immediatamenteche il giovane sia ucciso con il veleno a Pola, all’insaputadi elena. una volta venuta a conoscenza della morte del-l’amato nipote, ne medita però la vendetta, con uno spiritocerto non cristiano. Ma non cerca di dimostrare l’innocen-za di Crispo; piuttosto denuncia fantasiosi tradimenti co-niugali di fausta a Costantino, il quale crede ciecamente

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alla madre, accusa la moglie di adulterio e la fa giustizia-re. e su di lei cala la damnatio memoriae, mentre elenaresta l’unica Augusta.Ma a questo punto probabilmente la fede di elena è in

crisi, divisa tra un credo filoariano e una morale cristianaortodossa tradita; ha bisogno di toccare con mano la fontedella sua religione. intraprende pertanto un viaggio in Pa-lestina «sulle orme di Cristo», alla ricerca delle reliquiedella crocifissione, compiendo un’opera da autentica pa-pessa al posto del papa, che non si muove da roma. unavolta giunta a Gerusalemme in veste di autorità imperia-le, in una sorta di inchiesta poliziesca, viene a sapere checolui che sa dove si trovano le reliquie è un certo Giuda,discendente di un discepolo di Gesù che le aveva sotter-rate alcuni giorni dopo che era stato sepolto. Ma Giudanon vuol rivelare il luogo in cui si trovano e allora elenalo fa arrestare, mettendolo sotto tortura senza pietà; Giu-da, calato per sei giorni in una cisterna, vinto alla fine dalfreddo e dalla fame, pur di essere tirato fuori di lì si deci-de a parlare. il luogo è alle falde del Golgota e elena simette all’opera dirigendo gli scavi sulla collina, alla ri-cerca della Croce di Gesù, per appurare il divino di queilegni e fare una collezione di tutte le reliquie che attestinola divinità di Cristo. Ci riesce, ed è il suo riscatto dall’a-rianesimo in una fede assoluta che santifica il suo statodi papessa. negli scavi prima di tutto viene riportata alla luce la ta-

vola fatta appendere da Pilato alla croce con l’iscrizionein ebraico, greco e latino, che spiega il motivo della con-danna di Cristo: «Gesù nazareno re dei Giudei». Quindiviene ritrovata la corona di spine e, vicino a questa, lecroci dei due ladroni e di Gesù. Ma è impossibile ricono-scere quella di Cristo, anche perché tutte hanno i chiodi,che sono stati reinseriti nei fori del legno dopo aver por-tato via i cadaveri. il vescovo di Gerusalemme Macario

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le suggerisce di portare quei legni in casa di un paraliticoe di farli avvicinare, uno per volta, al corpo dell’uomo di-steso in terra; quello resta immobile al contatto con le pri-me due croci, ma, toccato dalla terza, si tira su pieno dienergia, completamente guarito. e così la croce è trovata;e con essa anche i tre chiodi infissi nel legno. Per completare il recupero delle testimonianze della di-

vinità di Cristo, elena ha bisogno ancora di altri sacri re-sti, ed esattamente di quelli appartenuti a coloro che han-no adorato Gesù ancor bambino nella grotta di Betlem-me, riconoscendolo, secondo il racconto dell’evangelistaMatteo, re dei re: i Magi. Che sono morti nella propriaterra, in Persia, da dove erano venuti ad adorare il santoBambino, ma esprimendo il desiderio, una volta morti, diessere sepolti nella terra dove quel re dei re è stato cro-cifisso. le loro ossa sono sotterrate nel Calvario, le assi-cura Macario, e per averle bisogna seguitare a scavare;infaticabile, elena scava, aiutata dallo stesso Macario,finché recupera anche quelle ossa. Ma l’ispezione archeologica di elena non è finita; vuole

che quelle sacre testimonianze della divinità di Gesù re-stino avvolte nella terra in cui sono state sommerse da tresecoli. e così riempie alcuni sacchi con la terra del Calva-rio, testimone naturale della crocifissione di Gesù; e soloallora l’ex eretica ariana può dire di aver ritrovato il Cri-sto, dio fattosi uomo e morto sulla croce. Ma ora deve an-nunciarlo al mondo.torna così a roma, dove ancora risiede Costantino, che

però si sta costruendo una nuova città in oriente, chechiamerà Costantinopoli. il viaggio di ritorno è miracolo-so; il mare è molto agitato, ma quando elena fa immerge-re un chiodo nelle acque, subito si calmano. una volta aroma fa costruire una cappella sotterranea a ridosso del-l’imperiale Palazzo sessoriano; non più di una stanza ret-tangolare, sul cui pavimento sparge la terra del Calvario,

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destinata a custodire le reliquie della crocifissione. alme-no fino al xvi secolo, quando questa cappella sarà dedi-cata a sant’elena stessa e sarà sostituita da una nuovaCappella delle Reliquie, intitolata santa Croce in Gerusa-lemme, nella parte superiore della basilica, sorta sopral’ambiente creato dalla ricercatrice di reliquie. Ma le reliquie non sono integre, già da quando elena le

porta a roma; a cominciare proprio dalla sacra Croce,reliquia troppo importante per restare intera. infatti essafu divisa in varie piccole reliquie donate ad altre chiese,come quella assegnata alla basilica di san Pietro. nellacappella di sant’elena non restano che tre frammentiinformi, forse parte di una reliquia a sua volta divisa peressere poi riposta in un contenitore a forma di croce. Perquanto riguarda i chiodi, due vengono donati da elena aCostantino che, secondo la tradizione, ne mette uno nelfreno del cavallo e l’altro nell’elmo, che finirà poi nellacorona ferrea custodita nel duomo di Monza; l’unicochiodo rimasto a roma, nella cappella delle reliquie, sa-rebbe quello utilizzato da elena per calmare le acque nelviaggio verso roma. la corona di spine non è mai stata a roma, ovvero vi è

rimasta poco tempo, portata via da Costantino a Costanti-nopoli, se è vero che in quella città sarà venerata ai tempidi Giustiniano. e insieme alla corona sono tornate laggiùle ossa dei Magi, che l’imperatore riteneva fossero appar-tenute a dei re; pertanto quelle ossa erano degne di esserecustodite nella nuova capitale dell’impero; reliquie checomunque non sono in grado di compiere su Costantinoun’opera di conversione alla fede ortodossa, visto chel’imperatore sarà battezzato solo in punto di morte e daun vescovo ariano. e poi, chissà come, quelle ossa, (sesono sempre quelle), finiranno a Milano, regalate intornoal 344 al vescovo eustorgio dal figlio di Costantino, Co-stantino ii, impegnato a uccidere i fratelli per regnare da

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solo più che a collezionare reliquie ed essere animato daspirito cristiano. ed eustorgio le seppellisce dentro unabasilica, a lui successivamente intitolata, in un appositosepolcro bronzeo. Così, di tutta la collezione di reliquie,elena riesce a custodire a roma solo due spine, lunghetre centimetri e mezzo, il chiodo che ha domato il mare intempesta, qualche frammento ligneo della Croce e il tito-lo, spezzato; una collezione che verrà riunita nel 1144 dalpapa lucio ii in una cassetta e nascosta in una nicchia, dadove ritornerà alla luce nel 1492, grazie ad alcuni lavoridi restauro della cappella. Ma il ritrovamento della sacra Croce non costituisce per

elena solo uno stimolo alla costruzione di quella cappellaa ridosso del Palazzo sessoriano; piuttosto rinnova in leil’entusiasmo di onorare a roma altri luoghi sacri del cri-stianesimo, come le tombe di Pietro e Paolo. ed è sempreelena a spingere Costantino a farsi fondatore delle due ba-siliche. il medievale Liber pontificalis ci presenta l’impe-ratore che si rimbocca le maniche e mette la prima pietra,prendendo in mano egli stesso una vanga con cui scava lafossa delle fondamenta, trasportando poi dodici ceste diterra in onore dei dodici apostoli: il corpo di Pietro, o quelche ne resta, è tumulato in un sarcofago di bronzo cipriofissato a terra, disposto a sua volta in una stanza sotterra-nea in mezzo a ceri perennemente accesi. sull’arca bron-zea viene eretta anche una croce d’oro massiccio lungaquanto la bara, con la scritta «Constantinus Augustus etHelena Augusta hanc domum regalem simili fulgore coru-scans aula circumdat». e così anche a san Paolo fuori leMura: una «cella memoriae» sulla quale l’imperatore co-struisce una piccola basilica che, dirà il poeta aurelio Pru-denzio (348-413 ca.), «riempie di sontuose decorazioni».ora elena può anche morire: ha toccato con mano il suo

Gesù con «l’invenzione della santa Croce», come saràchiamata e raffigurata dagli artisti la sua mitica scoperta in

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Palestina. non si sa dove muoia, tra il 329 e il 335; alcunistorici ritengono che inizialmente sia stata sepolta da Co-stantino nella chiesa dei santi apostoli, costruita a Co-stantinopoli da lei o dal figlio, che poi trasportò la sua sal-ma a roma. Qui, sulla via Casilina, al civico 641, sopra lecatacombe dei santi Marcellino e Pietro, il figlio le fa co-struire un mausoleo a forma di torre rotonda, deponendoal suo interno un sarcofago di porfido, che finirà poi in va-ticano. ricoperto da una cupola, all’interno è mosso danicchie alternativamente curvilinee e rotonde, in parte an-cora conservate, cui si sovrapponeva un ordine di apertu-re; all’esterno si articolava invece con due tamburi a dia-metro decrescente, dei quali il superiore avvolgeva la cu-pola fino alla base e in nicchie curvilinee accoglieva le fi-nestre. la tradizione popolare ha ribattezzato il mausoleo“torpignattara”, dalle pignatte, ovvero i recipienti di coc-cio, o meglio anfore, che si vedono inserite nel calcestruz-zo delle volte di copertura, dove esso è franato, e dove so-no state inserite allo scopo di alleggerirne il peso. vi èperò una graziosa leggenda relativa alle pignatte; nella de-vozione popolare romana alla santa, festeggiata il 18 ago-sto, si tramanda che la stessa elena le volle nel suo sepol-cro, in ricordo di quando, giovanissima e bellissima, face-va l’ostessa e doveva faticare ogni giorno con le pignatte. annoverata come santa fin dal primo Martirologio Ro-

mano approvato da Gregorio xvi nel 1586, elena è la pa-trona di Pesaro e ascoli Piceno, ed è venerata con cultospeciale anche in Germania, nelle città di Colonia, trevirie Bonn. inoltre è considerata la protettrice dei fabbricantidi chiodi e aghi; in russia si semina il lino nel giorno dellasua festa, affinché cresca lungo come i suoi capelli, ed èlei che invocano coloro che sono in cerca di oggetti smar-riti.

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p. 7 Premessa

11 tra mogli, diaconesse e agàpete21 elena, la santa papessa32 la storia di Giovanna Papa44 la leggenda della papessa Giovanna48 la vera papessa Giovanni viii, sodomita e pe-

dofilo51 ageltrude, «una energica amazzone»61 teodora e Marozia, «puttane spudorate»68 nel palazzo bordello di Giovanni xii75 le papesse di Benedetto ix, papa tre volte79 Matilde di Canossa, la papessa di quattro papi85 Maifreda, una pia papessa antipapa92 le matrone di avignone98 Brigida e Caterina, due sante papesse

109 il Palazzo delle Papesse115 Mogli, figli e nepoti di innocenzo viii120 vannozza, la madre dei figli di alessandro vi128 Giulia farnese, uxor Christi135 lucrezia Borgia vicepapa145 l’amante e la papessa di Paolo iii151 la papessa Maria felice e la dinastia malefica

di sisto v157 la Mater Ecclesia in uno sciame di api

Indice

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p. 162 donna olimpia, la papessa di innocenzo x173 Cristina di svezia, la papessa di quattro papi182 i favoriti di Clemente xiv con la papessa si-

billa tiburtina188 i favoriti Braschi onesti di Pio vi194 Juliette, la papessa del marchese de sade200 la Religione Cattolica, ovvero la papessa di

antonio Canova204 il barbiere di Gregorio xvi con papessa, figli,

padre e fratelli211 Pascalina, la papessa di Pio xii216 le fidanzate, le amiche e la papessa di Giovan-

ni Paolo ii

aPPendiCe

229 Taxa Camarae

233 Bibliografia

239 Indice dei nomi

INDICE 251

Le papesse 1-256_Le papesse 1-256 26/10/11 17.31 Pagina 251