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LIBERI TUTTI - UdS FVG e MovStud Ud verso e oltre il 6 maggio

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La piattaforma rivendicativa degli studenti medi del Friuli Venezia Giulia per e oltre lo sciopero generale

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LIBERI TUTTI!Si può resistere alla forza di un esercito,

non si può resistere alla forza di un'idea (Victor Hugo)

piattaforma rivendicativa

Unione degli Studenti Friuli Venezia Giuliae Movimento Studentesco – Udine

VERSO e oltre IL 6 MAGGIO in Friuli Venezia Giulia

SAPERI LIBERI, PERSONE LIBERE

Oggi l'accesso alla conoscenza è il presupposto fondamentale per potersi definire liberi. È per questo motivo che avanziamo l'accusa che il Governo e le autorità stiano intenzionalmente creando una società non libera. Sono infinite, infatti, le barriere economiche, sociali o di altro tipo che quotidianamente impediscono l'accesso ai saperi e alla conoscenza a migliaia di persone in questo Paese, a partire dall'accesso a scuola. Oggi andare a scuola costa, e per una famiglia che non arriva a fine mese costa troppo, l'azione del Governo

dovrebbe consistere nell'aiutare queste persone. Da più di 10 anni il Governo ha demandato la questione del Diritto allo studio, e cioè del sostegno a queste famiglie, alle Regioni. Ogni Regione stabilisce autonomamente i propri criteri di intervento per garantire il Diritto allo studio mediante leggi regionali. La legge regionale del Friuli Venezia Giulia risale esattamente al 1980, ossia 20 anni prima che lo Stato le delegasse questa responsabilità. A più di 30 anni dalla stesura della stessa possiamo dire con certezza che la legge regionale sul Diritto allo studio del Friuli Venezia Giulia è completamente inadeguata. Infatti rispetto ai criteri più basilari di intervento è molto carente, e al suo interno non troviamo quasi niente se non il comodato d'uso dei libri di testo. Per questo motivo abbiamo elaborato una proposta di legge regionale dal basso. Una legge che riconosca i reali bisogni degli

studenti e che ponga la cultura come strumento per un reale sviluppo sociale diverso, che non si basi sul fattore economico e su una concorrenza sempre più spinta all’interno di questo modello neoliberista della produzione, del consumo e della competizione. Una legge che garantisca il diritto allo studio a tutti i soggetti in formazione per il raggiungimento di un nuovo modello di sviluppo.In particolare questa proposta di legge prevede borse di studio realmente efficaci che abbiano come criteri prioritari la situazione economica di provenienza e il rischio di abbandono scolastico, l'erogazione di reddito diretto per i soggetti in formazione, che consiste in un contributo di 300 euro volto a garantire a questi una tutela economica come soggetti slegati dal proprio contesto di provenienza, l'erogazione di reddito indiretto, ovvero tutte quelle riduzioni che permettano l’accesso alla cultura (sui trasporti, vitto e alloggio, comodato d’uso, sconti su libri, cinema, teatri, etc.) e incentivi alla progettualità per aprire nelle scuole nuovi percorsi didattici. Altri punti che la legge prevede riguardano le politiche d’integrazione e di contaminazione culturale, attraverso l’assunzione di mediatori culturali in ogni istituto con più del 3% di studenti e studentesse stranieri, abbattimento delle barriere architettoniche e tutela dei soggetti con disabilità, tutela delle minoranze linguistiche e culturali. Inoltre la Regione dovrebbe favorire politiche di orientamento e rimotivazione scolastica per giovani e adulti istituendo un fondo regionale e provinciale per garantire la formazione permanente, ovvero corsi di aggiornamento per disoccupati e cassintegrati poiché il mondo del lavoro richiede un continuo aggiornamento delle competenze. Uno dei problemi maggiori del sistema scolastico riguarda la didattica, per questo secondo la bozza di legge devono essere istituite in ogni scuola delle commissioni paritetiche (organo formato da uguale numero di docenti e studenti) per la rimodulazione annuale del POF.Siamo convinti che senza diritto allo studio i diritti

fondamentali degli studenti medi non siano rispettati. Per questo continueremo la nostra campagna presentando ufficialmente la legge in Consiglio Regionale e sensibilizzando la cittadinanza sui temi del diritto allo studio per tutti e tutte.

LEGGE REGIONALE SUI GIOVANI, UNO SPOT ELETTORALE BIPARTISAN. LA VERA RISPOSTA: REDDITO CONTRO LA CRISI

A fronte di quelle che sono le nostre necessità, prima tra tutte quella che venga realmente garantito il welfare studentesco, e più in generale che si diano risposte a tutti bisogni di quei soggetti che vivono una situazione di precarietà esistenziale tra cui disoccupati,

cassintegrati, giovani in ricerca si un primo impiego, migranti, lavoratori precari e atipici la nostra Regione propone una legge sui giovani totalmente inadeguata. Questa legge, individuando una categoria di “giovani” contrapposta a un “mondo degli adulti”, inevitabilmente non dà risposte alla precarietà. Non possiamo accettare una legge per “l’autonomia dei giovani” che innanzitutto pone questo divario ma la nostra idea è che sia fondamentale, per un riconoscimento reale dei diritti dell’individuo, prevedere

l'erogazione, in modalità e forme diverse per i vari tipi di precarietà, di un reddito di cittadinanza, in quanto tutti siamo inseriti e partecipi di una comunità. Il reddito deve costituire un pilastro fondante per la partecipazione di tutti e tutte alla vita politica, sociale, culturale della Regione anche all'interno di un contesto neoliberista come quello nel quale siamo inseriti, e per il quale la forma salariale legata alla prestazione lavorativa, forma che sempre più spesso manca o non è sufficiente, è ad oggi in Regione l'unica misura in grado di garantire la cittadinanza.La legge di iniziativa della Giunta Tondo, ma che ha ricevuto apprezzamenti anche dal centro-sinistra, ha invece come obiettivi principali la promozione della 'cultura' del merito e l’incentivo per la realizzazione di una “comunità competitiva” e per la creazione di nuove imprese, per fornire ai giovani la possibilità di un lavoro autonomo. Noi non crediamo che il lavoro autonomo debba essere l'unica modalità con la quale una persona si rende autonoma, quindi rigettiamo il tentativo di inculcare la presunta cultura imprenditoriale e concorrenziale, subcultura della società neoliberista, fin dai luoghi di studio. Inoltre crediamo che il merito non possa essere uno strumento per il raggiungimento dell'autonomia e siamo convinti che, senza che diritti universali siano garantiti, sia solo un gioco di parole, uno slogan propagandistico buono solo per le campagne elettorali.Particolarmente grave è l'attacco ai diritti del lavoro operato attraverso l'introduzione dei voucher o buoni lavoro, ovvero l'anticamera della precarietà e del lavoro in nero, sottopagato e senza diritti.Con questa proposta di legge, inoltre, il Consiglio Regionale si è dimostrato incapace di riconoscere all'interno della partecipazione alla vita politica della Regione tutte quelle realtà, iniziative, mobilitazioni, momenti di analisi ed elaborazione che si svolgono al di fuori dei luoghi tradizionali ed istituzionali quali i partiti e la stessa Regione con gli Enti Locali.

Siamo convinti, ormai, che la vecchia politica abbia fallito, e che è compito nostro portare avanti una politica vicina agli studenti e slegata dalle Istituzioni.Siamo convinti inoltre che l'unico modo per uscire da questa crisi sia garantire a tutti e tutte, giovani e meno giovani, studenti, lavoratori e disoccupati, la possibilità di vivere in maniera dignitosa e partecipare alla vita politica, culturale, sociale di questa Regione. Lo strumento del reddito di cittadinanza, per il diritto a partecipare alla vita della comunità nella quale si vive, è quindi centrale nelle nostre rivendicazioni e in merito a questo tema intendiamo costruire un percorso allargato a tutto il movimento e tutti i settori della società per ampliare e rafforzare questa rivendicazione.

CONTRO LA SCUOLA-LABORATORIO DI REGIME, PER L'ALTRARIFORMA

Nel corso degli ultimi anni la scuola pubblica è stata oggetto di forti cambiamenti che hanno stravolto il suo funzionamento e le sue caratteristiche fondamentali, attaccando fortemente i diritti degli studenti all’interno delle scuole.L'intervento che si è fatto sentire di più tra le mura scolastiche è stato il progressivo e costante taglio di risorse al sistema della pubblica istruzione, mentre

sull'altro fronte le scuole private vengono continuamente incentivate a livello di finanziamenti diretti ed indiretti, tramite interventi di carattere nazionale e regionale. Una situazione evidentemente inaccettabile, liberticida e criminale nell'intento di trasformare la scuola in un mercato, un bene al quale non tutti possono accedere.In questo contesto si inserisce anche il ddl Aprea che, pur essendo fermo alla Commissione Cultura del Senato, è un ottimo esempio di come questo Governo immagina la scuola: prevede infatti la trasformazione delle scuole pubbliche in fondazioni gestite da consigli di amministrazione formati da “partner scolastici” pubblici e privati che modificheranno l’offerta formativa in base ai loro interessi, oltre che il rafforzamento dei poteri dei Dirigenti Scolastici a scapito degli Organi Collegiali e delle rappresentanze studentesche.All'interno della stessa proposta di legge la scolarizzazione di massa viene descritta come una “gabbia” che limita le opportunità e la libertà di scelta. In verità sono questi interventi ad essere dannosi per il sistema scolastico, in quanto rendono la formazione disponibile solo per un gruppo di persone ristretto che possono permettersela, spingendo il resto della popolazione verso una condizione di ignoranza e ledendo così le basi fondamentali del diritto allo studio e dell'uguaglianza sostanziale tra gli individui.Quella che dai politici e dai media è stata battezzata 'riforma Gelmini' è in realtà un semplice riordino degli indirizzi che ha tagliato ore e percorsi di studio, portando tra l'altro ad una distinzione ancora più evidente tra scuole di serie A (Licei) e serie B (Ist. Tecnici e Professionali), in quanto chi frequenta il liceo avrà diritto ad un'istruzione perlomeno dignitosa, gli altri vengono 'parcheggiati' per tre anni in scuole depotenziate in particolare con il taglio dei laboratori.Gli studenti continuano e continueranno a mobilitarsi per contrastare questa ormai incessante cancellazione dei diritti che la

scuola pubblica dovrebbe garantire, nonostante le sanzioni disciplinari che vengono date ingiustamente, per intimidire coloro che protestano e si ribellano di fronte alla distruzione del proprio futuro. Avvenimenti simili sono accaduti anche nella nostra regione a Trieste lo scorso autunno in seguito alle occupazioni e nel 2008 a Udine gli studenti del Liceo Marinelli che avevano occupato la scuola avevano visto il loro voto di condotta abbassarsi.Per contrastare il disegno governativo di distruzione della scuola pubblica, abbiamo elaborato a livello nazionale e locale il progetto dell'Altrariforma, che intendiamo portare in tutte le scuole superiori della Regione per cambiarle dal basso e a partire dai bisogni materiali degli studenti, proprio da quei bisogni ai quali nessun Governo è stato mai in grado di rispondere pienamente.

STAGE: NON SIAMO SECONDI A NESSUNO!Il mondo della scuola, parallelamente a quello del lavoro sta subendo una crisi dei diritti, che va dall’assenza di welfare studentesco alla volontà di trasformare le scuole in aziende e l’impossibilità di partecipazione attiva degli studenti all’interno della scuola. Gli istituti tecnici e professionali sono quelli ad essere maggiormente penalizzati per diversi

motivi. In primis perché nella legge 133 del 2008 sulla finanziaria

Tremonti ha reintrodotto la pratica dell'avviamento al lavoro a 14 anni, ciò diviene spesso in istituti tecnici e professionali un incentivo all’abbandono scolastico dal momento che la scuola che viviamo dall’emanazione della Riforma Gentile del ‘23, ha mantenuto un’ impostazione classista per la quale ai licei spetta il compito di formare la futura classe dirigente, figlia dell’attuale piccola e media borghesia, mentre gli istituti tecnici e professionali diventano di fatto una sorta di avviamento al lavoro. Un’altra causa della situazione di precarietà di queste scuole è quella del recente riordino degli indirizzi, che vede eliminare molte specializzazioni ed abbassare drasticamente le ore di laboratorio e di alternanza scuola-lavoro.In questi istituti sono presenti quei momenti di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini che permettono agli studenti di vivere dei periodi di vita lavorativa e anche di percepire da vicino il sistematico smantellamento dei diritti. Infatti gli stage rappresentano un ottimo esempio di quella che possiamo definire precarietà esistenziale, situazione in cui si trova gran parte della popolazione sotto diverse forme, a partire dal fatto che il tirocinante durante questi periodi non è assolutamente tutelato, né come lavoratore, né come studente. I problemi che l’ alternanza scuola-lavoro e gli stage comportano sono molteplici:• L’assenza di parità di giudizio tra studenti, professori e

azienda, poiché sono unicamente il tutor interno (un professore) ed il tutor esterno (lavoratore dell’azienda) a poter esprimere un giudizio sull’attività lavorativa dello studente.

• Il conflitto di interessi a cui è portato il tutor esterno in quanto non interessato alla riuscita didattica del progetto quanto alla produttività dell’azienda; lo stage, infatti, si può trasformare facilmente in un momento di sfruttamento dello stagista, in ambiti non coerenti con il proprio percorso formativo.

• Lo stage non costituisce rapporto di lavoro, perciò non sono

previsti né uno stipendio né i contributi, ed il rimborso spese (trasporto, vitto e alloggio) è solo parziale o spesso nullo. Anche l’attività di tirocinio diventa così accessibile su una base classista e di censo.

• Nel caso in cui il tirocinio venisse svolto dal singolo studente e non dall’intera classe, si pone il problema di garantire il recupero delle ore di lezione perse.

• Il riordino degli indirizzi presentato dal Governo comporterà un accrescimento delle ore di flessibilità gestibili dagli istituti tramite un comitato tecnico-scientifico composto pariteticamente da professori ed imprenditori, portando presumibilmente ad un sempre maggiore asservimento degli interessi didattici a quelli aziendali. Inoltre la riduzione delle ore non professionalizzanti punta a creare una conoscenza univoca e parcellizzata.

Per questo motivo, parallelamente ad una legge regionale sul diritto allo studio che rende possibile quello che dovrebbe essere il ruolo della scuola, ovvero abbattere i muri sociali e permettere a tutti e tutte le stesse possibilità, chiediamo l’approvazione in tutte le scuole dello Statuto delle studentesse e degli studenti in stage.Questo Statuto dovrà garantire che ci siano dei momenti di informazione sui diritti e la sicurezza antecedenti lo stage, che il rimborso spese sia totale anche tramite la conversione di servizi, che si svolgano consultazioni frequenti tra professori e studenti e tra gli studenti stessi, che lo studente stagista possa esprimere un giudizio complessivo dell’esperienza da presentare al Consiglio di classe, che gli obiettivi didattici siano fissati di concerto tra le componenti della scuola tramite Commissioni Paritetiche.Nei mesi scorsi in un istituto professionale di Genova è stato approvato, per la prima volta in Italia, uno Statuto degli studenti e delle studentesse in stage: esportiamo questa rivendicazione anche nella nostra Regione e nelle nostre scuole!

GLI SPAZI SOCIALI PER RIPRENDERSI LE CITTA'La vita quotidiana nelle nostre città è segnata da una freddezza e chiusura sempre più marcata nei rapporti sociali. Una società nella quale nascono 'soluzioni' apparentemente alternative come il razzismo e la xenofobia, recentemente tradotti dalla

Regione in ronde di 'volontari per la sicurezza' che in realtà non ci rassicurano per niente.Questa chiusura nasce anche perché i luoghi comuni – fisici e non – vengono semplicemente attraversati e non realmente vissuti dalle persone, tanto che s'è addirittura persa la concezione stessa di 'luogo pubblico', ovvero di proprietà comune e utilizzabile realmente da tutti. Ciò è la conseguenza di un modello di società dove gli spazi mentali e i tempi sono contingentati e regolati dall'esterno, non dipendono più da noi e quindi noi stessi non riusciamo più a trovare spazi fisici dove esprimerci e confrontarci liberi da alcun vincolo.Uno spazio nel quale poter incontrarsi per studiare, parlare o semplicemente stare assieme risulta quindi necessario.I giovani non hanno attualmente la possibilità di provare l'emozione di sentirsi parte di un gruppo di persone con le quali confrontarsi e crescere, al di fuori dell'ambiente scolastico che non offre certamente le stesse possibilità di socializzazione e integrazione di uno spazio sociale.E allora ci chiediamo: dove sono i nostri spazi? Perché questo nostro bisogno è così sottovalutato? Chi ci governa, o meglio ci

controlla, crede seriamente che distruggendo la scuola e qualsiasi altro spazio comune, di crescita e condivisione, potrà garantirci un futuro?La necessità di tutti noi di esprimere le proprie doti artistiche creative e culturali dovrebbe essere soddisfatta almeno nell'avere un posto dove potersi esprimere fuori dalle logiche di mercato, ma oggi come oggi ciò è reso sempre più difficile da chi amministra le nostre città. Questo sciopero rappresenterà un altro passo in cui noi metteremo in evidenza questa nostra necessità e rivendicheremo il diritto di tutti di poter avere degli spazi e quindi abitare veramente le nostre comunità.Caso emblematico dell'assenza di spazi e della riluttanza delle istituzioni a concedere spazio e spazi alle associazioni studentesche e della loro “pericolosità” è stato il sequestro del Csa via Scalo Nuovo di Udine. Tra i vari gruppi all’interno del centro sociale c’era quello del Movimento studentesco di Udine che dal 2008 al 2010 ha conosciuto un enorme adesione e seguito tra gli studenti delle scuole friulane. In linea con il clima di repressione diffuso in tutta l'Italia, il Csa è stato sequestrato il 10 dicembre 2009 durante una riunione del Movimento Studentesco.Altri esempi concreti della negazione di spazi sociali riguardano le città di Trieste e Gorizia. A Trieste il Comune, per fini meramente elettorali e all'evidente inseguimento delle posizioni leghiste, vieta e in seguito regolamenta in maniera rigida l'attività dei musicanti di strada, che certo non sono un problema della città, mentre in precedenza erano state attuate misure repressive nei confronti di chi, senza casa, passava le notti sulle panchine di Piazza Venezia. A Gorizia da anni il Comune costringe i giovani all'esodo notturno oltreconfine a causa dei regolamenti comunali ‘antischiamazzi' che in realtà trasformano la città isontina in una casa di riposo a cielo aperto. Inoltre possiamo constatare questa mancanza di spazi poiché in Regione l’ Unione degli Studenti che è presente nelle città di

Trieste, Monfalcone e Gorizia non ha una sede fissa, non ha un luogo dove poter svolgere le proprie riunioni, dove organizzare assemblee e dibattiti, dove socializzare.Ai giovani non vengono lasciati spazi per la libera espressione della propria cultura e delle proprie forme di divertimento: i concerti e le altre iniziative, se non legate a logiche di profitto o di ascolti televisivi, sono relegate in periferia, o comunque fortemente ostacolate con barriere politiche e burocratiche.E le scuole, luogo pubblico per eccellenza? Il pomeriggio è difficile poterne usufruire, e pochissime in Regione hanno attivato l'aula autogestita, un diritto sancito dal DPR 567.Tutti questi sono segnali di una regressione verso una società chiusa, immobile e atomistica, fatta di spazi recintati e tempi rigidi.Per questo siamo convinti che sia necessario, da parte dei giovani e degli studenti medi in particolare, reagire a questa situazione, continuando a fare pressioni per ottenere dei luoghi dove poterci esprimere a livello culturale, politico e ricreativo. Se non otterremo risposte valide siamo pronti a reagire, costruendoci da soli percorsi di emancipazione e lotta per la realizzazione completa della nostra libertà, per riprenderci il futuro, prendendo in considerazione l’idea di occupare luoghi abbandonati occupandoci della loro ristrutturazione e utilizzandoli come luoghi di libera diffusione di cultura e saperi.

BENI COMUNI, REDDITO, DIRITTI: OLTRE LA CRISILe nostre rivendicazioni che riguardano i diritti degli studenti non possono e non devono tralasciare il contesto generale in cui sono inserite. Lo smantellamento

dei diritti a scuola rientra infatti in una dinamica in cui potere economico e quello politico hanno strumentalizzato il concetto di crisi per il raggiungimento obiettivi precisi, che portano alla rerefazione di tutti i diritti a tutti i livelli. In particolare nel nostro Paese abbiamo assistito al varo di un Collegato Lavoro illegale applaudito dai sindacati ‘concertativi’ e ad accordi separati negli stabilimenti FIAT di Pomigliano e Mirafiori, ratificati dai referendum di fabbrica, diventati ricatti burocratizzati. Ciò dimostra che l’intento è la distruzione del concetto di lavoro come diritto e soprattutto come prestazione che il lavoratore fornisce al datore di lavoro, e non viceversa che il datore di lavoro concede o sottrae in completa libertà.Questo è il primo e maggiore esempio all’interno di questo percorso che arriva fino ai tagli indiscriminati sulla cultura e sui saperi collettivi, che quindi porta a derive culturali, devastazioni ambientali e persino lo smantellamento dei diritti umani fondamentali, con la privatizzazione dell’acqua e le misure prese nei riguardi dei migranti. Un altro pericolo che minaccia l’Italia è la

possibilità della reintroduzione delle centrali nucleari.Questo sciopero generale del 6 maggio quindi sarà una parte fondamentale di quel percorso di lotta a questo sistema malato che porta ad un declino irreversibile.Noi, come studenti, ci impegneremo in particolare nella battaglia contro la privatizzazione dell’acqua, contro l’intento per la costruzione di centrali nucleari e per difendere i diritti umani internazionali. Il fatto che un bene, pubblico da sempre, come l’acqua venga privatizzato costituisce un’azione illegale che mira a lucrare perfino su un bene necessario alla vita di un essere umano. Privatizzare l’acqua significa dare in gestione ai privati gli acquedotti con conseguenti rischi di innalzamento dei costi della stessa. L’acqua è un bene indispensabile per la nostra vita, per questo deve rimanere pubblico.Per quanto riguarda il nucleare, di fronte a Stati che, come la Germania, fanno un passo indietro dichiarando lo smantellamento delle centrali, l’Italia punta a costruirle. Dopo 25 anni dallo smantellamento delle centrali nucleari in Italia non sono ancora stati individuati i siti di smaltimento delle scorie e i governanti pensano di ricostruirle. I casi di Chernobyl e Fukushima devono insegnarci che investire sul nucleare significa rischiare casi tragici di contaminazione e/o di evacuazione di territori (per di più sappiamo tutti che l’Italia è uno Stato dall’alto rischio sismico) e inquinare l’ambiente poiché non si sa ancora come e dove smaltire i rifiuti della scissione. Bisognerebbe invece puntare sulle energie rinnovabili, economiche e sane, ma, come spesso accade, gli interessi economici sono assai elevati e investire nel rinnovabile piuttosto che nel nucleare comporterebbe pochi guadagni per i grandi costruttori.Per tutti questi motivi invitiamo gli studenti e tutti i cittadini ad andare a votare per i referendum del 12 e 13 giugno 2011, votando tre sì per l'acqua pubblica e contro il nucleare.L’ultimo aspetto, ovvero il tema dell’immigrazione, si riferisce alla

violazione dei diritti umani e internazionali. Da diverse settimane successive alle rivoluzioni in Maghreb abbiamo visto l’enorme incremento del tasso del numero di migranti giunti in Italia che ha causato una situazione di crisi sull’isola di Lampedusa. Il governo, agendo con un ritardo di diversi giorni, sta riservando ai tunisini e agli africani lo stesso trattamento che ha ideato per tutti gli immigrati: la reclusione all’interno dei CIE. I centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono delle strutture costruite appositamente per identificare e cacciare dal nostro territorio i clandestini. Viste le numerose violenze che la polizia attua all’interno di queste carceri (vedi il caso di Joy, ragazza africana vittima di violenze sessuali da parte di un poliziotto) e considerata la forte prevaricazione dei diritti dell’uomo riguardo alla reclusione nei CIE e all’espulsione dall’Italia di esseri umani provenienti da situazioni di crisi, preferiamo definire queste strutture lager di stato.Di fronte alle responsabilità che l’Europa ha riguardo alla situazione di crisi dei paesi del (cosiddetto) Terzo Mondo, causata nel passato dal colonialismo e ora dal neocolonialismo, la “civile” e “democratica” Europa attua metodi che violano i diritti umani e criminali.Noi stiamo dalla parte dei popoli che chiedono il diritto ad autodeterminarsi, osteggiamo il neoimperialismo occidentale interessato a difendere le sue posizioni di potere acquisite in un'area importante come il Medio Oriente, lottiamo perché il vento di rivoluzione e di democrazia proveniente dal Maghreb porti, anche in Italia, una grande stagione per la conquista di diritti, per i diritti fondamentali per tutti e tutte, per riappropriarci dei beni comuni e della democrazia.

IN BREVE:DIRITTO ALLO STUDIOPER una nuova legge regionale sul diritto allo studioCONTRO l'attacco alla libertà dei saperi e delle personeREDDITOPER una legge regionale sulla cittadinanza che tuteli tutti i soggetti deboli: studenti, precari, migranti etcCONTRO la legge 'spot' sui giovani, contro la cultura della concorrenza e del falso meritoSCUOLAPER l'Altrariforma in tutti gli istituti del Friuli Venezia Giulia: cambiamo la scuola dal basso!CONTRO lo smantellamento della pubblica istruzione, degli organi collegiali e i finanziamenti alle privateSTAGEPER degli stage di qualità e per tutelare i diritti degli studenti con lo Statuto degli studenti in stageCONTRO le nuove forme di sfruttamento del lavoro, dagli stage-schiavitù ai voucherSPAZI SOCIALIPER riprenderci le città, costruendo spazi di condivisione e contaminazione politica e culturaleCONTRO le politiche di controllo sociale e di repressione delle forme di partecipazione attiva e di dissensoDEMOCRAZIA, DIRITTI, BENI COMUNIPER la difesa dei beni comuni, dei diritti umani, del diritto alla cittadinanza per tutti e tutteCONTRO l'attacco ai diritti dei lavoratori, la privatizzazione dell'acqua, il nucleare e il neoimperialismo occidentale in Libia

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