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Bilancio sociale 2010

LiberoMondo - commercio equo - Bilancio Sociale 2010

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La cooperativa LiberoMondo è contenta di poter condividere il proprio Bilancio Sociale. Il 2010 è stato un anno davvero intenso, a tratti difficile e complesso, per l’attività della nostra cooperativa, e in ogni settore l’impegno e la partecipazione di tutti sono stati determinanti per affrontare situazioni difficili e ricevere nuovi stimoli dai momenti positivi. Ripercorrere le tappe salienti dell’anno, e ricordare difficoltà e successi, è forse, mai come quest’anno, importante e doveroso, in vista delle sfide esterne e dei cambiamenti interni che LiberoMondo è chiamata ad affrontare nei prossimi anni. A tutti l’augurio di una buona e proficua lettura e di poter ancora cogliere, dietro a numeri, attività e resoconti, quello spirito e quell’originalità che sanno ancora rendere unica, nel panorama del commercio equo italiano e internazionale, l’esperienza della cooperativa sociale e della centrale d’importazione LiberoMondo.

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LiberoMondoVia Savigliano, 15 - 12062 Roreto di Cherasco (CN)

tel. 0172.499169 - fax [email protected]

Bilancio sociale

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Cari soci di LiberoMondo e amici delle Botteghe del Mondo,

anche quest’anno siamo particolarmente contenti di poter condividere con voi il Bilancio Sociale.

Il 2010 è stato un anno davvero intenso, a tratti difficile e complesso, per l’attività della nostra cooperativa, e in ogni settore l’impegno e la partecipazione di tutti sono stati determinanti per affrontare situazioni

difficili e ricevere nuovi stimoli dai momenti positivi. Ripercorrere le tappe salienti dell’anno, e ricordare difficoltà e successi, è forse, mai

come quest’anno, importante e doveroso, in vista delle sfide esterne e dei cambiamenti interni che LiberoMondo è chiamata ad affrontare nei

prossimi anni. A tutti l’augurio di una buona e proficua lettura e di poter ancora

cogliere, dietro a numeri, attività e resoconti, quello spirito e quell’originalità che sanno ancora rendere unica, nel panorama del

commercio equo italiano e internazionale, l’esperienza della cooperativa sociale e della centrale d’importazione LiberoMondo.

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1. La Cooperativa ..................................................................................5

1.1 LiberoMondo, commercio equo e cooperazione sociale ....................6

1.2 L’organizzazione ................................................................................7

1.3 Il fatturato del magazzino .................................................................11

1.4 La promozione commerciale ............................................................14

1.5 La base finanziaria della cooperativa ................................................16

1.6 Il movimento del commercio equo ..................................................17 Agices, assemblea generale italiana del commercio equo ..................17 World Fair Trade organisation ..........................................................19

1.7 Formazione e sensibilizzazione ........................................................20

2 Produttori ........................................................................................23ù

2.1 La mappa dei produttori ..................................................................24

2.2 Importazioni ...................................................................................26

2.3 Le relazioni con i produttori ............................................................32 Cooperazione e Progetti ..................................................................32 Il Comitato Progetti .........................................................................33

3 Collaborare in rete ...........................................................................61

3.1 In rete con il commercio equo e solidale ..........................................65

3.2 In rete con le cooperative sociali italiane ..........................................83

Bilancio d’esercizio 2010..................................................................89

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La Cooperativa1. La 1.

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1.1 LiberoMondo,commercio equo e cooperazione sociale

Il commercio equo e solidale, da realtà sconosciuta ai più, è ora sempre maggiormente presente e ra-dicato anche nel contesto sociale italiano. La vasta rete del movimento è diffusa su tutto il territorio nazionale e si compone di associazioni e cooperative, tutte realtà senza scopo di lucro, che si occupano di promuovere e diffondere i criteri del commercio equo attraverso l’informazione, l’educazione e la vendita dei prodotti.I consumatori, educati al consumo critico, sono fortunatamente sempre più attenti ai comportamenti non solo delle imprese tradizionali, ma anche delle realtà eque, cui è richiesto di rendere ragione in modo sempre più approfondito delle proprie scelte e delle proprie prassi.Accanto ai temi dello sfruttamento del lavoro, della giustizia sociale ed economica, della sostenibilità del modello di sviluppo è progressivamente cresciuta l’attenzione alle relazioni con l’economia locale e la cooperazione sociale, la tutela dell’ambiente, la qualità dei prodotti.All’interno della cornice generale, definita da una serie di criteri comuni che le organizzazioni del settore si sono date sia a livello internazionale che nazionale, le diverse realtà hanno sviluppato proprie sensibi-lità e sperimentato specifici percorsi che costituiscono la ricchezza del movimento.LiberoMondo è una cooperativa sociale nata nel 1997 dall’esperienza di una precedente associazione per proporre un commercio equo e solidale che promuove giustizia sociale ed economica sia nel Sud che nel Nord del Mondo, operando a favore dei produttori di Africa, America Latina, Asia e offrendo, in Italia, una concreta possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, soprattutto per le persone che provengo-no da situazione di disagio sociale o sono diversamente abili.Per questo LiberoMondo è una cooperativa sociale di tipo b, con propri laboratori di produzione di pro-dotti alimentari di commercio equo e solidale, e collabora con altre organizzazioni italiane impegnate a promuovere un’economia attenta alle persone e all’ambiente.Il commercio equo e solidale ha nella relazione con i produttori un aspetto nodale della propria attività e su questo misura anche il valore e l’efficacia della propria azione.LiberoMondo si relaziona direttamente con oltre 90 gruppi di produttori, in 30 paesi di Africa, America Latina e Asia. Garantisce il pagamento di prezzi equi, il prefinanziamento della produzione con almeno il 50% del valore degli ordini, relazioni stabili e continuità degli acquisti (che danno la possibilità ai produttori di programmare le proprie attività con maggiore sicurezza) e il supporto per lo sviluppo di progetti sociali e ambientali.

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L’organizzazione interna della Cooperativa LiberoMondo è frutto della mediazione tra quanto previsto dalla normativa sulle cooperative sociali e la volontà dei soci di creare una struttura il più possibile oriz-zontale, caratterizzata da una partecipazione diffusa ai processi decisionali.

Gli organi socialiL’Assemblea Soci si è riunita per due volte nel corso del 2010. Il primo incontro è stato dedicato a prose-guire il percorso, avviato nel 2009, sul tema “Cooperazione sociale. LiberoMondo e il contesto locale. Dinamiche e prospettive”. L’assemblea di maggio si è invece concentrata sull’analisi del bilancio e sulla definizione delle linee strategiche per l’anno in corso.

Il Consiglio di Amministrazione si è riunito almeno una volta al mese per la gestione ordinaria della coo-perativa, le decisioni inerenti il personale, la pianificazione delle attività, la messa in opera delle delibere assembleari.Presidente: Emanuele GiordanaVice Presidente: Luca GioelliConsiglieri: Gianfranco Giordana, Giovanna Avalle, Massimo Sottimano, Daniela MelottiI componenti del Consiglio di amministrazione non ricevono alcun emolumento per la carica che rico-prono. Il Presidente, che attualmente svolge anche la funzione di amministratore, percepisce un com-penso pari alla retribuzione media lorda di un socio lavoratore.

Il Collegio Sindacale si è ritrovato trimestralmente per effettuare le verifiche di legge ed ha partecipato alle riunioni del Consiglio di Amministrazione.Presidente: Silvia Marengo Sindaci effettivi: Giuseppe Cagliero, Gianluca BergiaSindaci supplenti: Giorgio Giuseppe Boglione, Mario Bonada

Gli organi esecutiviLa cooperativa ha organizzato la sua attività in dodici settori, che costituiscono l’ossatura su cui si basa l’operatività di LiberoMondo. Ogni settore è coordinato da un responsabile, che, con cadenza mensile, si riunisce con i suoi colleghi di area, per valutare l’andamento delle attività e riferi-re quanto emerso nella riunione dei responsabili.I responsabili di settore si riuniscono una volta al mese per ve-rificare l’andamento delle attività, coordinare l’operatività dei diversi gruppi di lavoro e pianificare le attività a venire.Il ruolo di direttore generale è attualmente ricoperto dal Presi-dente del Consiglio di Amministrazione. La sua funzione è quel-la di gestire il personale, in collaborazione con i responsabili di settore, coordinare le attività, favorire il flusso delle informa-zioni.

Il lavoro in cooperativaLe cooperative possono avvalersi della collaborazione di soci lavoratori e di personale dipendente. LiberoMondo ha scelto di privilegiare la figura del socio lavoratore, ritenendo che tale inquadramento consenta una migliore partecipazione di tutti i suoi operatori alla vita della cooperativa. Nel caso di assunzio-ne a tempo determinato, non viene richiesto al dipendente di

1.2 L’organizzazione

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Assemblea

associarsi, cosa che invece accade nel momento in cui il contratto passa a tempo indeterminato.

I soci lavoratori La disciplina sulle cooperative prevede la figura del socio lavoratore, che, da un punto di vista pretta-mente operativo, è a tutti gli effetti un dipendente e, in quanto tale, riceve uno stipendio, calcolato in base al contratto nazionale di riferimento. Allo stesso tempo, essendo anche socio, può partecipare senza limitazioni alla vita della cooperativa, condividendo con i suoi colleghi l’obiettivo di perseguire lo scopo sociale dell’organizzazione, con i diritti e i doveri che ne derivano. A prescindere dalla mansione, ognuno è chiamato a contribuire al meglio delle proprie possibilità, consapevole del fatto che non vi sono lavori importanti e altri no, ma che tutto concorre, in egual misura, al buon funzionamento complessivo.La struttura organizzativa prevede una differenziazione dei ruoli, ma i diversi incarichi non devono essere intesi come espressione di una scala gerarchica, che premia chi è collocato ai livelli più alti. Gli incarichi particolari, come quello di responsabile di settore, devono essere intesi come un servizio reso alla coope-rativa e ai colleghi. Per questo motivo, LiberoMondo ha deciso di non differenziare gli stipendi in base al tipo di mansione (magazziniere, promotore commerciale, addetto alla segreteria, responsabile di settore, direttore, ecc..), ma di corrispondere a tutti i dipendenti il medesimo stipendio netto, fatti salvi i fattori non dipendenti dalla cooperativa stessa, come le addizionali regionali e comunali, gli assegni familiari, gli scatti per anzianità di servizio.La cooperativa applica il contratto della categoria consumo-commercio che prevede quattordici men-silità. Al momento dell’assunzione, al neo dipendente viene offerto un contratto a tempo determinato con un inquadramento al quarto livello. Se la collaborazione prosegue, viene richiesto alla persona di diventare un socio lavoratore, il contratto passa a tempo indeterminato e lo stipendio viene adeguato al terzo livello della categoria consumo-commercio.

Contratto categoria consumo-commercio, terzo livelloRetribuzione lorda 1.642 euroNetto in busta paga 1.195 euroCosto mensile per LiberoMondo 2.750 euro

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dei soci

LiberoMondo è una cooperativa sociale di tipo B, per cui almeno un terzo del personale assunto deve essere costituito da “soci svantaggiati” (questo è il termine utilizzato dalla normativa), ossia persone di-versamente abili, con difficoltà di natura fisica o mentale, o provenienti da situazioni di disagio sociale.La prima fase è costituita da un percorso di inserimento atto a valutare le capacità e l’ambito di lavoro più adeguato. L’obiettivo è quello di arrivare all’integrazione della persona nel gruppo e, in considerazione della serietà e dell’impegno dimostrati, equiparare lo stipendio netto a quello degli altri soci lavoratori. Il netto in busta paga dei soci svantagiati attualmente inseriti in cooperativa, varia da un minimo di 908 euro fino a un massimo che è uguale allo stipendio degli altri soci lavoratori.Il costo complessivo di un socio svantaggiato, a parità di ore e di stipendio netto in busta paga, è inferiore a quello di un altro dipendente, in quanto i contributi, di norma versati dell’azienda, sono a carico dello Stato.

I soci volontariI soci volontari sono una delle colonne portanti della nostra cooperativa, grazie al prezioso contributo che offrono, gratuitamente, nei diversi settori di attività: nella bottega di Bra quattro volontarie affiancano in modo continuativo la persona che vi lavora a tempo parziale; in magazzino due volontari collaborano per il trasporto delle merci e nel settore che si occupa del controllo dei prodotti artigianali in arrivo dai produt-tori, nel laboratorio di confezionamento un volontario presta quotidianamente il proprio servizio.Tutti i soci volontari sono iscritti nell’apposito registro e godono della copertura INAIL sugli infortuni.

Gli inserimenti lavorativiLiberoMondo, in quanto cooperativa sociale di tipo B, ha tra gli obiettivi prioritari l’avvio di percorsi di inserimento nel mondo del lavoro a favore di persone che provengono da situazioni di disagio sociale. In modo molto schematico è possibile individuare due tipologie di inserimento:- di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario quello di fornire un ambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali;- di tipo lavorativo, che ha l’obiettivo, dopo un periodo più o meno lungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacità lavorative e relazionali, di arrivare ad un’assunzione presso la coope-rativa stessa, o presso altre strutture ritenute adatte alla persona coinvolta nel progetto.

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Gli inserimenti vengono realizzati in collaborazione con strutture pubbliche (ASL, Ser.T, Consorzio Socio Assistenziale, Dipartimento Salute Mentale) o private, come cooperative e comunità (Comunità Tera-peutica La Redancia, Consorzio Iniziative Sociali, cooperativa Il Tavoleto, ecc…), e sono preceduti dalla stesura di un progetto che fissa tempi e obiettivi, elaborato sulla base di incontri con operatori e familiari. Gli eventuali aspetti problematici e i risultati raggiunti vengono analizzati nel corso di periodici incontri di verifica.Nel 2010, sono stati seguiti tre inserimenti lavorativi, di cui due nel settore del controllo qualità artigia-nato e uno nel laboratorio di confezionamento. LiberoMondo ha messo a disposizione le strutture e il proprio personale, mentre i costi assicurativi e il compenso per la persona inserita sono stati a carico dell’ente proponente. Due di questi inserimenti sono sfociati in una assunzione, cosa che non è stata possibile nel terzo caso, per motivi di natura personale.LiberoMondo ha proseguito le collaborazioni con altre organizzazioni attive nell’ambito della coopera-zione sociale. Ha confermato la sua disponibilità quale partner del “Progetto Quadro”, che promuove percorsi di inserimento al lavoro di persone con esperienze di carcerazione e problemi di tossicodipen-denza. LiberoMondo è uno dei soggetti promotori del progetto “S.C.O.P.R.I. - Sviluppare Competenze Per Rafforzare l’Inclusione” che si prefigge di supportare la cooperazione sociale di tipo B nella gestione degli aspetti psico-sociali relativi ai lavoratori svantaggiati e nella relazione con i servizi socio-sanitari del territorio. Le attività previste mirano a sviluppare competenze nei responsabili aziendali, formulare delle linee guida per un buon inserimneto lavorativo, valorizzare i risultati delle attività di monitoraggio e valutazione, elaborare uno schema utile alla composizione di portfoglio delle compentenze. Il progetto S.C.O.P.R.I. è stato approvato dalla Regione Piemonte e verrà sviluppato nel corso del biennio 2011-2012.

Collaboratori a progetto e consulenzeLiberoMondo ha utilizzato le tipologie contrattuali della collaborazione a progetto e della consulenza per due membri del Comitato Progetti. Si tratta di due soci della cooperativa che hanno effettuato alcuni viaggi di verifica e partecipato alle riunioni del gruppo. In entrambi i casi, il costo lordo sostenuto da LiberoMondo è stato equivalente, in proporzione alle ore lavorate, a quello dei soci lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato.

Formazione internaLa risorsa più importante di un’organizzazione sono le persone che la compongono, siano esse soci, dipendenti o collaboratori. La formazione è uno degli strumenti migliori per far crescere questo capi-tale umano. LiberoMondo organizza sia momenti di approfondimento aperti a tutti i soci, che percorsi pensati appositamente per gruppi più specifici. Tra i momenti di formazione comuni possiamo citare gli incontri con i produttori, le relazioni sui viaggi di verifica dei produttori, gli approfondimenti circa l’evo-luzione del commercio equo a livello italiano ed internazionale, gli incontri con rappresentanti di altre realtà dell’economia sociale. È proseguito, inoltre, il percorso di formazione e confronto sul tema della cooperazione sociale che si è sviluppato in tre fasi: un momento assembleare, la visione di una pellicola sull’argomento, un incontro di approfondimento e discussione.

“Quando si parla di giustizia sociale ed economica, sviluppo

sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, si sta de-

lineando un progetto che è valido a qualsiasi latitudine, che

è pienamente realizzabile solo se esteso sia al “Sud” che al

“Nord” del Mondo, solo se diventa un orizzonte comune.”

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1.3 Il fatturato del magazzinoNel 2010 il fatturato globale delle vendite all’ingrosso dei prodotti di LiberoMondo è stato di 5.164.358 euro, con l’esclusione delle vendite al costo delle materie prime. Il dato rivela una lieve flessione (-1,2%) rispetto all’anno precedente, dovuta essenzialmente alla contrazione delle vendite dell’artigianato, non del tutto compensata dal positivo andamento di altri comparti (alimentari e cosmesi). Le motivazioni vanno ricercate soprattutto nella flessione generale della domanda di prodotti dell’artigianato (legata alla non felice congiuntura economica italiana e internazionale, che, in qualche modo, ha interessato anche il commercio equo e solidale); ai ritardi nelle consegne di alcuni container, che hanno provocato la mancanza di alcune linee di prodotti in momenti cruciali dell’anno commerciale; al passaggio, rivelatosi più problematico di quanto previsto, dal vec-chio al nuovo sito (strumen-to fondamentale, ormai, per la gestione degli ordini e l’integrazione con l’intera logistica del magazzino). La categoria merceologica de-gli alimentari, pur con le inevitabili variazioni registrate tra le varie linee di prodotti, ha confermato di essere la più importante per la nostra cooperativa, con un andamento complessivo positivo. Analogo andamento hanno registrato i prodotti della cosmesi e la detergenza, la cui flessione del fatturato glo-bale è dovuta essenzialmente al passaggio sempre più marcato alla vendita dei prodotti sfusi (con prezzi al pubblico più convenienti, rispetto al confezionato, per i consumatori). Nel corso dell’anno è stata avviata la vendita dei prodotti compostabili a servizio delle attività di vending e catering, con risultati incoraggianti e che fanno ben sperare per il 2011.

La ripartizione delle vendite per categorie di prodotti è la seguente:

- alimentari 3.493.091 euro- detergenza 193.747 euro - cosmesi 161.491 euro - incensi e oli essenziali 17.685 euro - libri e materiale informativo 10.081 euro- materie prime 9.698 euro

La distribuzione del fatturato lungo l’anno, in linea con quelle dei predenti esercizi, confer-ma una notevole concentrazione nell’ultimo quadrimestre (con un’incidenza sulle vendite totali del 52%, seppure in diminuzione rispet-to al 54% del 2009); gli altri due quadrimestri salgono leggermente, come incidenza percen-tuale, rispetto agli analoghi precedenti (soprat-tutto il periodo gennaio-aprile). Le vendite per area geografica ci dicono che le regioni del Nord incidono per il 67% sul totale del fatturato (in quattro anni il valore percentua-

fatturato globale magazzino liberomondo (1998 - 2010)

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1.000.000

2.000.000

3.000.000

4.000.000

5.000.000

6.000.000

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

ripartizione percentuale vendite per area geografica

66,83

20,32

5,25

2,525,08

Nord

Centro

Sud

Isole

Estero

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le è comunque sceso di oltre 7 punti), mentre quelle del Centro restano stabili, attestandosi intorno al 20%; il Sud e le Isole registrano una lieve flessione. Buono l’andamento delle vendite all’estero (Spagna, Portogallo, Francia, Germania e Grecia), dove, complessivamente, le vendite sono quasi raddoppiate. Il cliente “equosolidale”, vale a dire quello rappresentato dalle “Botteghe del Mondo”, copre il 93% delle nostre vendite, mentre il restante 7% è costituito da negozi specia-lizzati in prodotti biologici e da altri punti vendita della piccola distribuzione. Il 48% circa del totale dei nostri clienti è costituito da botteghe singole e/o medio piccole, men-tre il 53% è costituito da organizzazioni di commercio equo che gestiscono più punti di vendita al dettaglio, oppure specializzate nella vendita all’ingrosso (è questo il caso di alcune realtà europee).

La tipologia del prodotto conferma la tradizionale prevalenza degli alimentari, che rappresentano quasi il 68% circa dell’intero fatturato (con un incremento di 3 punti rispetto all’anno precedente), seguiti dai prodotti dell’artigianato (che scendono dal 27 dell’anno scorso al 24% circa del fatturato) e della deter-genza e cosmesi (il 7% circa, senza variazioni significative). Analogamente all’anno precedente, il 2010 si è contraddistinto per la sostanziale stabilità nell’andamento complessivo mensile del gruppo degli ali-mentari (con l’eccezione delle flessioni registrate in settembre e dicembre, peraltro compensate dal buon andamento di ottobre e novembre) e per la notevole difformità nelle vendite dell’artigianato, con una tendenza complessiva al ribasso, come abbiamo già visto in precedenza. La categoria degli alimentari, e questo è un dato in linea con gli anni precedenti, si presenta con andamenti differenti nell’ambito dei gruppi merceologici. Segnaliamo, in particolar modo, il buon risultato di alcuni gruppi merceologici sta-gionali e da ricorrenza (panettoni, tartufi al cioccolato, prodotti pasquali, creme con cacao), e di altri a distribuzione diffusa nell’arco dell’anno (caffè, snack e prodotti salati in genere, confetture e marmellate, cereali, tè, bevande in bottiglia). Stabili le vendite di biscotti, caramelle e prodotti solubili, mentre hanno registrato flessioni più o meno marcate cioccolato, vino, torroni, confetti, tisane, snack dolci, zucchero e succhi di frutta. Tra i prodotti delle cooperative sociali, si evidenziano i buoni andamenti di parecchie

linee del marchio biologico “La Madre Ter-ra” (creme vegetali, sughi, passate e pelate, condimenti e sott’olio), mentre i prodot-ti di “Libera Terra” evidenziano un anda-mento complessivo al ribasso, soprattutto per quanto riguarda la pasta e alcuni tipi di vino; stabili le vendite dei prodotti pro-posti dalla cooperativa sociale L’Arcolaio (pasticceria e preparati a base di mandor-le), mentre la new entry costituita dai mieli della cooperativa sociale “il Pungiglione” è subito piaciuta parecchio ai nostri clienti.

Spostando lo sguardo sull’artigianato, l’an-no commerciale non è stato dei più sempli-ci, soprattutto per quanto riguarda alcuni

comparti tradizionalmente importanti (bomboniere, bigiotteria, borse, servizi e accessori per la cucina, cartoleria, giochi, arredo casa e oggettistica in legno). Stabili, o in crescita, presepi e articoli natalizi, ce-steria, accessori abbigliamento, giochi da collezione, strumenti musicali, terrecotte, oggettistica religiosa e artigianato artistico (batik, quadri, maschere e statue).

Tra i produttori di artigianato, è da evidenziare una significativa inversione di tendenza nella ripartizione

93,08

6,92

0%

20%

40%

60%

80%

100%

ripartizione percentuale vendite per tipo di cliente

Clienti no comes

Clienti comes

vendite delle categorie merceologiche nel 2010

161.491193.747

17.685

9.69810.081

22.618

3.493.0911.255.947

alimentari artigianato

detergenza casa cosmesi e igiene persona

compostabili incensi e oli ess.li

libri e mat. info materie prime

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delle vendite per continente: è in netta ripresa, infatti, il peso dei produttori latinoamericani mentre scende l’incidenza dei produttori asiatici, che l’anno scorso avevano segnato un notevole incremento; in lieve flessione il fatturato dei produttori africani. La ripartizione delle vendite per continente, in sintesi, è la seguente: Asia 43%; America Latina 38%, Africa 19%.

Da sottolineare il buon andamento della vendita della cosmesi, grazie ad alcuni prodotti specifici della linea “Taama” e alla generale buona richiesta delle saponette indiane della linea “Dharma”. Per i deter-genti valgono su tutte le considerazioni fatte in introduzione: la diminuzione complessiva del fatturato corrisponde soprattutto a uno spostamento di preferenze dei consumatori sui prodotti sfusi, meno cari, per unità di prodotto, rispetto a quelli venduti confezionati. Un calo di fatturato, quindi, che non leggia-mo negativamente, trattandosi di scelte dei consumatori che vanno nella direzione di una diminuzione degli imballi in plastica e dell’impatto ambientale in genere. Infine, ottimi risultati sono stati ottenuti anche sui due versanti delle collaborazioni con altre realtà dell’economia solidale e della cooperazione sociale in genere. Come di consueto, riportiamo l’elenco di tutte le collaborazioni attive (a dicembre 2010).

ArtigianatoAd Gentes, Pavia (Señor de Mayo - Bolivia); Il Ponte, Giaveno (ALSAR - El Salvador);Pangea, Roma (La Ruashi - Congo);Quetzal, Alba (APJ - Brasile);Raggio Verde, Cossato (Artes Maconde – Mozambico e Carai-beras – Brasile);Ravinala, Reggio Emilia (Progetto Madagascar);Scambiarti, Verona (COAD - Perù);Terre Solidali, Sanremo (progetti in Guatemala e Honduras);Unicomondo, Vicenza (Matembwe – Tanzania);Variomondo, Limbiate (Caritas Butare – Rwanda e Appa Kiwu-Congo);Vagamondi, Formigine (Araliya – Sri Lanka).

Tessile, abbigliamento e calzatureFair, Genova (Rajilakshmi Cotton – India);Il Piccolo Principe, Casarsa d. Delizia (Alpaquita – Bolivia).Nazca, Milano (Peace Steps – Palestina).Pace e Sviluppo, Treviso (Centro Salinas - Ecuador);Raggio Verde, Cossato (linea “BE cotton” – India e Italia).

AlimentariEquo Mercato, Cantù (CO): marmellate e sughi – Kenya; caffè - Uganda.Mondo Solidale, Ancona: caffè El Bosque – Guatemala;Tatawelo, Firenze: caffè Tatawelo – Messico;L’arcolaio, Siracusa: pasticceria;Il Pungiglione, Mulazzo (MS): miele;Libera Terra, varie sedi in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania: pasta, olio, vino e sotto vetro.Madre Terra, San Clemente (RN): prodotti vari biologici confezionati.Dritte Welt Partner, Ravensburg (Germania): miele, gelatine di frutta, praline.

Cosmesi e detergenza per la casaCroce del Sud, Piombino (Pag la Yiri – Burkina Faso e linea Taama);Equo Mercato, Cantù (Agua Escondida – Messico);Mondo Solidale, Equo Mercato – Fair (linea cura del corpo “Lympha Benessere”);Mondo Solidale, Equo Mercato – Fair (linea detergenti “Lympha”).

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Nel complesso, siamo sostanzialmente riusciti a mantenere, rispetto al 2009, pur con una lieve diminu-zione di fatturato di circa 19.000 euro, la già significativa percentuale di prodotti provenienti dalle ormai tante collaborazioni e distribuiti dalla nostra cooperativa. Ecco alcuni numeri al riguardo.

Collaborazioni artigianato*: 133.731 euro,, per un totale di 15 realtà Collaborazioni alimentari: 522.043 euro, per un totale di 8 realtàCollaborazioni detersivi: 193.760 euro, per un totale di 3 realtàCollaborazioni cosmesi: 98.369 euro, per un totale di 5 realtà

* Include anche le vendite di tessili, abbigliamento e calzature.

Il totale delle collaborazioni ammonta a 947.903 euro (-2% rispetto al 2008), pari a un’incidenza sul fatturato finale del 18,3% (pressoché identica a quella dell’anno precedente). Quasi un milione di euro, quindi, sono stati fatturati con prodotti provenienti da progetti gestiti da altre organizzazioni dell’eco-nomia solidale italiana.

1.4 La promozione commercialeUn anno molto intenso...Il 2010 è stato un anno molto intenso per la promozione commerciale, per certi versi anche difficile e particolare. Vale la pena di sottolineare, prima di scendere nel dettaglio del lavoro svolto, come ci si sia mossi in un contesto segnato in modo più marcato, rispetto al biennio precedente, dalla crisi economica generale. Anche il commercio equo italiano, che fino ai primi mesi dell’anno sembrava non risentire in maniera sensibile della crisi mondiale, nel secondo semestre ha rivelato più di una criticità in questo senso e, con tutta probabilità, la situazione non è destinata a migliorare nel corso del 2011: la preoccupazione e l’attenzione da parte di tutti, quindi, restano. Crisi significa anche qualcosa di positivo, vale a dire cam-biamento e nuove opportunità, ed è da questo punto di vista che possiamo parlare di anno particolare, perché mai come nel 2010 ci siamo confrontati con le botteghe, attraverso il lavoro dei nostri promotori commerciali, affrontando il tema della crisi e valutando insieme quali strategie adottare e come tentare percorsi differenti e innovativi.

Riassunto dell’attività commercialeLa promozione diretta presso il cliente continua ad essere l’elemento qualificante del settore commer-ciale; ad essa si sono affiancati altre attività specifiche: fiere, momenti formativi in bottega, accoglienza presso lo show-room. Tutte le botteghe italiane, ormai, sono visitate dai nostri promotori. Alessandro Baglioni (Lombardia), Fabrizio Spada (Triveneto e province di Brescia e Mantova), Paolo Marinucci (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) e Walter Fragola (Valle d’Aosta, Pie-monte, Liguria, Sardegna ed Emilia Romagna) hanno visitato botteghe a tempo pieno e per tutto l’anno. Da settembre in avanti c’è stato l’inserimento di Danilo Giusti (Toscana, Umbria e Lazio), che ha sosti-tuito Francesca Minerva (in Lazio ed Umbria) e Fabrizio Spada (in Toscana). Marco Gioelli ha passato definitivamente tutti i clienti del Triveneto a Fabrizio Spada e ha preso in carico la gestione delle vendite relative a materie prime e prodotti compostabili e delle attività di vending e catering. Diego Negro ha continuato nell’attività di coordinamento generale del settore commerciale (compresa la promozione in sede), di promozione nelle Marche e nell’area Europa, con la collaborazione di Marco Gioelli (per quanto riguarda i clienti in Grecia), Walter Fragola (Francia) e Fabrizio Pereno del settore produzione (Germania). Fabrizio Spada ha rilevato due province lombarde (Brescia e Mantova). Rispetto all’anno scorso, è stata mantenuta la stessa frequenza di visite in bottega (tre, concentrate nei periodi gennaio – aprile; maggio – luglio e settembre – dicembre), ad eccezione di alcuni clienti, con i quali, per particolari esigenze, si è concordato un numero di visite maggiore; il numero delle botteghe è leggermente aumentato, per via dell’ingresso di qualche nuova realtà; è stato garantito un buon nu-mero di attività di consulenza in occasione di manifestazioni specifiche, promozioni nel punto vendita e

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gestione di clienti territoriali della bottega. Da registrare, infine, la partecipazione a un elevato numero di interventi extra commerciali (momenti formativi e informativi, seminari, conferenze, corsi di forma-zione, interventi nelle scuole) organizzati della botteghe nostre clienti.

Da alcuni anni la nostra cooperativa ha deciso di limitare sensibilmente la partecipazione diretta a fiere e manifestazioni varie, non per disinteresse o scetticismo, bensì per una strategia volta a integrare e raf-forzare maggiormente il lavoro congiunto con i nostri clienti: i prodotti (ma anche la nostra attività e la nostra filosofia) sono quindi rappresentati da botteghe che conoscono bene LiberoMondo e partecipa-no agli eventi del loro territorio. Restano comunque alcuni appuntamenti particolari, tradizionalmente legati al commercio equo, come le fiere “Altrocioccolato”,“Tuttaunaltracosa” e “Tuttaunaltrafesta”, che vedono la nostra diretta presenza con uno stand promozionale e di vendita. Prima fra questi, in ordine cronologico, è stata “Tuttaunaltrafesta Family”, svoltasi a Milano dal 14 al 16 maggio nell’area del PIME. Alla manifestazione , diventata ormai un punto di riferimento per milanesi (e non solo), abbiamo parte-cipato con uno stand dedicato in particolar modo alle proposte alimentari, della cosmesi e dei prodotti compostabili. Buona, come sempre, la partecipazione del pubblico (comprese numerose botteghe del territorio). A Ferrara, dal 1 al 3 ottobre, nella suggestiva cornice di Piazza Ariostea, si è svolta invece “Tuttaunal-tracosa”, l’appuntamento nazionale per tutti gli operatori del commercio equo, giunto alla sedicesima edizione. Com’è nostra consuetudine, abbiamo investito molto nella partecipazione a questa fiera, alle-stendo uno stand di circa 300 m², interamente a disposizione delle botteghe (a parte un’area, di circa 30 m², dedicata alla vendita al pubblico) e in cui erano presenti tutte le novità alimentari e dell’artigianato autunno-invernali; ospiti, nel nostro stand, alcune “collaborazioni”, vale a dire progetti di commercio equo gestiti da altre realtà che hanno avviato con la nostra struttura una partnership commerciale: la detergenza biosolidale della cooperativa sociale Mondo Solidale, la linea “BE cotton” della cooperativa Raggio Verde e le proposte di “AQ System” per il risparmio idrico). Ottimi il successo di pubblico e la partecipazione delle botteghe durante tutti i giorni della manifestazione: abbiamo ricevuto visite da 106 realtà del commercio equo (per un totale di 116 punti vendita), soprattutto del nord e del centro Italia. L’attività fierisitica di LiberoMondo si è chiusa con “Altrocioccolato”, la tradizionale kermesse alternativa ad “Euro Chocolate”. L’ottava edizione (dal 15 al 17 ottobre) ha visto lo spostamento, per motivi orga-nizzativi e di logistica, dalla storica sede di Gubbio a quella di Castiglione del Lago, in riva al Trasimeno. LiberoMondo ha partecipato con uno stand interamente dedicato ai prodotti alimentari (soprattutto quelli a base di cioccolato e i dolci in genere) e gestito in maniera eccellente da due realtà del commer-

cio equo umbro: “L’arcobaleno” di Gubbio e “Ponte Solidale” di Ponte San Giovanni. Come sempre il focus è stato il cioccolato del commercio equo, con tante altre proposte (forse troppe…) extra alimentari. Il tempo, poco clemente a dire il vero, non ha tuttavia scoraggiato i visitatori, soprattutto nella gior-nata di domenica. Interessante e ricco il ca-lendario degli appuntamenti collaterali, con rassegne d’arte e cinematografiche, spettacoli di strada, mostre e convegni. Da segnalare alcune difficoltà di troppo e non previste a livello logistico e organizzativo, risolte con la buona volontà e la pazienza di tutti.

Una selezione di nostri prodotti alimentari era presente alle fiere “Fa’ la cosa giusta” di Milano (12 – 14 marzo), grazie allo spazio in compartecipazione con la Cooperativa AltroSpazio di Lainate, ed “Equa” di Genova (la fiera regionale ligure del commercio equo e solidale, svoltasi dal 3 – 6 giugno).

La newsletter che inviamo periodicamente, tramite e-mail, è un foglio di collegamento tra LiberoMondo e le botteghe clienti, ed è, insieme al sito, il modo più rapido ed efficace per aggiornare riguardo tutta l’attività commerciale (listini, promozioni, nuovi prodotti, progetti, ecc.). Nel corso del 2010 abbiamo

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inviato 15 fogli informativi. La nostra newsletter, pur avendo una prevalente funzione commerciale, è anche un utile strumento per comunicare le nostre iniziative (culturali, formative, informative..) e quelle degli altri iscritti alla mailing list: uno strumento che, poco per volta, stiamo sempre più ampliando nei contenuti e intensificando nelle frequenze.

Nel corso dell’anno il sito web, nostro principale strumento commerciale (e informativo) è stato sensibil-mente modificato, per venire incontro ad esigenze che sempre più le botteghe ci manifestavano. Alcuni importanti obiettivi sono stati raggiunti (maggior completezza d’informazione, maggiori dati tecnici e contabili nelle aree personali dei nostri clienti, tempo di gestione dell’ordine non più limitato), mentre altri non si sono rivelati all’altezza delle aspettative (velocità degli ordini, stabilità in alcuni momenti, praticità di consultazione delle varie sezioni). Per questo motivo si è deciso, a fine anno, di avviare un altro intervento tecnico, volto a migliorare gli aspetti meno apprezzati e la grafica complessiva. I risultati saranno attesi per la seconda parte del 2011.

Vogliamo infine dedicare una riflessione in più sulle attività extracommerciali, già ricordate in preceden-za. L’abbiamo ricordato prima, si è trattato di un anno particolarmente ricco e soddisfacente da questo punto di vista, soprattutto in alcuni territori, a testimonianza del fatto che le relazioni con le botteghe nostre clienti non si limitano all’aspetto puramente commerciale, bensì vanno oltre, cercando un “di più” per soci, clienti, interlocutori istituzionali: una trama fitta di attività, iniziative, convegni, cicli di incontri nelle scuole, momenti informativi per soci e volontari… Le tematiche sono state le più disparate: l’esperienza di LiberoMondo, approfondimenti sui progetti e prodotti, il significato e l’attività di Agices e WFTO, il commercio equo in generale e altro ancora. Il bilancio è sicuramente positivo, anche se ciò ha comportato, in alcune settimane, un sovraccarico di lavoro notevole per alcuni promotori (stanchi ma felici, come si dice in questi casi!).

1.5 Base finanziaria della cooperativa: capitale sociale, prestiti sociali, affidamenti bancari convenzionali

Capitale socialeLa prima fonte di finanziamento della nostra cooperativa è costituita dal capitale sociale sottoscritto e versato dai soci, indice della fiducia che i sottoscrittori hanno nei confronti delle persone, soci lavoratori e volontari, che ogni giorno operano per dare concretezza alle due linee guida di LiberoMondo: il com-mercio equo e la cooperazione sociale . Al 31/12/2010 il capitale versato da parte di 163 soggetti (158 persone fisiche e 5 persone giuridiche) ammonta ad euro 223.250,00. Detto capitale non è remunerato ed è composto da due tipi di azioni: le azioni “socio cooperatore” dal valore di 50,00 euro cadauna e le azioni “strumento finanziario” dal valore di 100,00 euro cadauna. Per essere soci è necessario possedere almeno una azione “socio cooperatore”, che viene rimborsata solo in caso di recesso. Nel caso in cui il socio lo desideri può sottoscrivere le azioni “strumento finanziario” che possono essere rimborsate, senza che ciò comporti il venir meno del proprio status di socio.

Prestiti socialiUna forma di sostegno molto importante per la cooperativa LiberoMondo è costituita dai prestiti che i soci hanno deciso di versare anche nel 2010. Si tratta di un aiuto preziosissimo che dà a molte persone la possibilità di rendere concreta la propria volontà di investire i risparmi in modo etico e monitorabile. La legge consente alle cooperative come LiberoMondo di raccogliere denaro, entro limiti individuali e collettivi previsti dalle norme vigenti, tra i propri associati al fine di perseguire lo scopo sociale.Nel corso del 2010, 52 soci hanno utilizzato questo strumento di finanza etica garantendo alla coope-rativa LiberoMondo la somma complessiva di 969.713 euro (valori al 31/12) ad un costo medio del 3% circa. La tassazione sugli interessi maturati è ad oggi del 12.5%, ma nell’attuale quadro generale di inasprimen-to della tassazione è prevedibile un passaggio di detta tassazione al 20%.

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Affidamenti bancariPer lo svolgimento delle proprie attività LiberoMondo utilizza fonti di finanziamento legate agli istituti bancari tradizionali. Al momento sono attive le relazioni con sette banche con le quali operiamo costan-temente con linee di finanziamento delle importazioni per i pagamenti ai produttori, con linee di smo-bilizzo di credito (ricevute bancarie ed anticipo fatture) per gli incassi da clienti e con linee di cassa. Nel corso del 2010 si è chiusa la collaborazione con la Shared Interest, finanziaria etica con base nel Regno Unito, poiché troppo onerosa. Lo sforzo è quello di tendere alla migliore allocazione degli utilizzi al fine di contenere i costi.

Il commercio equo e solidale è nato nel corso degli anni ‘70, come strumento per combattere la povertà e le diseguaglianze economiche prodotte da un sistema di scambi spesso troppo orientato al profitto e poco attento al rispetto delle persone e dell’ambiente.Le prime esperienze pionieristiche hanno gettato i semi di un movimento che ora è diffuso nei cinque continenti e coinvolge oltre un milione di piccoli produttori, in più di 50 paesi del Sud del Mondo, met-tendoli in relazione con i consumatori, attraverso una rete di migliaia di botteghe nei paesi del Nord del Mondo.Siamo di fronte a un movimento globale che a diversi livelli cerca di interagire con le istituzioni interna-zionali, per influenzare l’evolversi delle politiche economiche e sociali, per favorire un cambiamento nel-le dinamiche del commercio internazionale, attraverso il coinvolgimento dell’opinione pubblica e delle diverse organizzazioni della società civile. Si tratta di obiettivi molto ambiziosi, di un progetto a lungo termine, di un cammino che non è che all’inizio, ma nonostante ciò bisogna riconoscere che qualche passo in avanti è stato fatto. Il commercio equo ha sicuramente contribuito a sensibilizzare i consumatori e gli operatori economici tradizionali sul tema della responsabilità sociale ed ambientale, offrendo al contempo a un numero crescente di produttori la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita.Il movimento del commercio equo è complessivamente cresciuto sia nel Nord che nel Sud del Mondo, ma, dopo una fase di costante espansione, negli ultimi anni stanno emergendo difficoltà e problematiche che mettono a dura prova la sostenibilità sia delle organizzazioni dei produttori che degli importatori e delle botteghe. La situazione è complessa e sarebbe un errore pensare di poterla affrontare da soli, dimenticandosi che la forza del commercio equo è proprio quella di essere un movimento, una rete di persone che, sulla base di criteri comuni, elaborano idee, sperimentano soluzioni concrete e le condivi-dono, per costruire un sistema che mira ad una maggiore equità economica e sociale nel Sud come nel Nord del Mondo.Sfide come queste sono proibitive per le singole organizzazioni, ma possono essere affrontate se si riesce ad agire insieme, lavorando in rete. Non a caso nel corso della storia del commercio equo sono nati coordinamenti a livello locale, nazionale ed internazionale e numerose organizzazioni, tra cui anche LiberoMondo, si sono impegnate per la loro crescita e diffusione. Non si tratta di rinunciare alle proprie convinzioni e scelte, o aderire a un pensiero unico che abolisce un sano confronto e una dialettica anche accesa, purché corretta, ma di accettare che alcuni risultati sono possibili solo se si è capaci di collaborare con gli altri, sulla base di criteri minimi condivisi, in un quadro di regole chiare e nel rispetto delle reci-proche differenze e peculiarità.

AGICES - Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e SolidaleL’approvazione, nel 1999, della Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale e la successiva costituzione, nel 2003, dell’Associazione Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale (AGICES) sono senza dubbio due tappe importanti e significative per il movimento italiano del Commer-cio Equo e Solidale...Un lavoro lungo anni, iniziato nel 1998, che ha coinvolto tutte le organizzazioni che in Italia si occupano di Commercio Equo e Solidale.AGICES e’ l’associazione di categoria delle organizzazioni che promuovono i prodotti e la cultura del commercio equo e solidale in Italia ed è l’ente depositario della Carta Italiana dei Criteri del Commercio

1.6 Il movimento del commercio equo

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Equo e Solidale. Come recita il preambolo dello Statuto, “nasce dalla volontà di cooperazione delle or-ganizzazioni italiane no-profit” che promuovono i prodotti e la cultura del commercio equo e solidale, dall’esigenza di dar loro una rappresentanza nei confronti della società civile e delle istituzioni.AGICES ha fra i suoi scopi quello di gestire il Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale, attraverso l’individuazione di standard ed indicatori oggettivi, concreti e verificabili, che rap-presentano la trasposizione operativa dei principi generali contenuti nella Carta dei Criteri. Dal 2009 il Sistema di Garanzia e Controllo di AGICES è certificato da ICEA, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale.Con i suoi 92 Soci distribuiti in 16 Regioni italiane, AGICES rappresenta un movimento con una forte presenza sul territorio, grazie a una rete di ben 269 Botteghe del Mondo: punti vendita di prodotti del Commercio Equo e Solidale, ma anche luoghi di informazione e sensibilizzazione che presidiano la relazione con i cittadini, le istituzioni e la società civile, dando concretezza ai principi e ai volti del Com-mercio Equo.

Un sistema di garanziaAGICES offre alle organizzazioni socie un sistema di garanzia certificato, un elemento di eccellenza nell’ambito del commercio equo internazionale. Organizzazioni di diversa natura (Botteghe del Mondo e importatori) si sono date un sistema di tutela per garantire il rispetto dei valori del Commercio Equo, descritti nella Carta Italiana dei Criteri.Il sistema di monitoraggio di AGICES prevede diversi strumenti.

1. “Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale”: il Registro di AGICES con-tiene standard concreti e verificabili, individuati a partire dai principi contenuti nella Carta italiana dei Criteri, che sono stati “tradotti” e “classificati” in Requisiti Fondamentali (da soddisfare al 100%) e Requisiti Importanti (da soddisfare almeno al 60%).2. Regolamento di Gestione del Registro AGICES: contiene le procedure di iscrizione, cancellazione e sospensione delle Organizzazioni e le modalità per il monitoraggio.3. Comitato di Gestione del Registro AGICES: gestisce il Registro AGICES, ovvero monitora le Orga-nizzazioni italiane di Commercio Equo verificando che ne rispettino i requisiti.

Il sistema AGICES prevede un meccanismo di controllo a tre livelli:I. Autovalutazione: l’organizzazione italiana, che vuole iscriversi al Registro AGICES, compila annual-mente un Modulo di Autovalutazione, che misura la rispondenza ai Requisiti presenti nel Registro AGICES, e fornisce documenti e informazioni a supporto delle dichiarazioni rese.II. Verifica interna: è gestita dal Comitato di Gestione del Registro AGICES, che, ogni anno, verifica a campione almeno il 40% dei propri associati. Sono inoltre possibili verifiche “straordinarie”, che vengono effettuate in seguito a segnalazioni o a fronte di problematiche specifiche. Nel corso della verifica, condotta dai valutatori AGICES, oltre all’analisi documentale, vengono condotte interviste ai

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diversi stakeholders (lavoratori delle Botteghe del Mondo, volontari, membri dei Consigli di Ammini-strazione…). Tra gli strumenti di controllo delle Organizzazioni iscritte al Registro, va segnalato inoltre il SAW (Social Accountability Watch), una piattaforma web nella quale le Organizzazioni mettono a disposizione un proprio profilo e accettano di ricevere osservazioni sui propri comportamenti, da parte dei “monitori” e da parte del pubblico (www.sawnet.info/equosolidale).III. Verifica esterna: AGICES ha individuato ICEA – Istituto di Certificazione Etica e Ambientale - come ente terzo preposto a certificare il funzionamento delle proprie procedure di monitoraggio. Nel 2009, ICEA ha rilasciato un certificato di conformità per il sistema AGICES che ne attesta la validità e l’efficacia.

Nel corso del 2010 sono state svolte (in 69 giornate/persona dei valutatori) 35 verifiche interne (audit) di altrettante organizzazioni, visitando 82 sedi (uffici, magazzini, Botteghe, negozi clienti esterni), coin-volgendo 128 operatori, intervistando 81 lavoratori e 127 volontari. A fine del 2011 si completerà un ciclo di audit, per cui tutte le Organizzazioni socie avranno ricevuto, nel corso del ultimo triennio, al meno una visita di verifica.

World Fair Trade OrganisationLa World Fair Trade Organisation (WFTO), ex IFAT, è un’orga-nizzazione che opera a livello mondiale e che riunisce oltre 400 organizzazioni di commercio equo e solidale, sia produttori che importatori, presenti in 71 paesi. La base sociale è composta per la maggior parte, oltre il 60% del totale, da organizzazioni situate in Africa, Asia e America Latina.Il suo scopo è quello di svolgere un ruolo di collegamento tra le organizzazioni di commercio equo, creando uno spazio di con-fronto comune che coinvolge sia produttori che importatori.I soci si riuniscono in assemblea ogni due anni per definire le linee politico-strategiche dell’organizzazione, mentre la gestione ordi-naria è curata dal direttivo, composto da nove membri e coadiu-vato dal direttore generale e dal personale operativo della sede centrale che si trova in Olanda.La struttura organizzativa prevede inoltre cinque coordinamenti “regionali”, che hanno lo scopo di facilitare lo scambio e il con-fronto tra i soci, all’interno delle rispettive aree continentali, e di favorire un’azione congiunta sul territorio di riferimento. Si tratta di COFTA (Africa), WFTO Latinoamerica, WFTO Asia, WFTO Europe, soci Nord America e Pacifico.Mentre i primi quattro coordinamenti si sono dotati di una propria struttura organizzativa e di una for-ma giuridica legalmente riconosciuta, l’ultimo è tutt’ora una rete informale.Nell’anno che intercorre tra un’assemblea generale e la successiva hanno luogo le assemblee dei coordi-namenti “regionali”.LiberoMondo è socia di WFTO, accreditata dal 2003 quale FTO, e di WFTO Europe.

Il coordinamento dei soci italiani di WFTOLa realtà del commercio equo, sia nelle pratiche che nelle scelte politiche, non è completamente omoge-nea né a livello internazionale, né nei vari ambiti nazionali. Questo vale anche per l’Italia, dove, nono-stante differenze anche sostanziali, almeno su determinate tematiche è possibile individuare quello che potremmo definire come “modello italiano”.Ci sono delle differenze evidenti tra i diversi paesi europei sia per quanto riguarda l’approccio delle or-ganizzazioni che per quanto concerne in modo più ampio la percezione del movimento nel suo insieme e dell’opinione pubblica in generale.Non sempre la circolazione dei materiali utili alla discussione e le bozze delle varie proposte avviene in modo efficace e tempestivo, anzi è da rilevare in alcuni casi una significativa difficoltà ad avere accesso alle informazioni. Se a questo si aggiunge che non tutte le organizzazioni hanno il tempo, le risorse o, a volte, anche la capacità, di approfondire autonomamente le tematiche e i temi in discussione, si può

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generare un deficit di partecipazione e uno scarso coinvolgimento della base sociale. Per questo motivo risulta utile, oltre che significativa, la scelta dei soci italiani di cercare di confrontarsi e coordinarsi, attra-verso incontri periodici, per cercare, ove possibile, di elaborare proposte e strategie comuni, allo scopo di essere maggiormente efficaci e incisivi.L’azione comune dei soci italiani ha dato buoni risultati ed è riuscita a veicolare all’interno di WFTO sensibilità e punti di vista peculiari del nostro modo di intendere il commercio equo. L’attenzione del movimento globale nei confronti delle proposte provenienti dall’Italia è cresciuta. Il lavoro svolto sta contribuendo ad accreditare “il modello italiano”, centrato sulle organizzazioni, come un’esperienza all’avanguardia nel panorama del commercio equo internazionale.

La Carta Italiana dei Criteri definisce in modo chiaro che il commercio equo, attraverso le sue attività, deve favorire “la crescita della consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica”. Si tratta di un compito impegnativo, cui le organizzazioni di commercio equo devono dedica-re tempo e risorse, in collegamento con i movimenti dell’economia sociale, le ONG, le organizzazioni nazionali e internazionali che si occupano di diritti e di ambiente.La scelta di creare sinergie e azioni comuni, oltre ad essere una metodologia di lavoro auspicabile, è or-mai sempre più una necessità per affrontare le sfide del nostro tempo. Il lavoro in rete permette di con-dividere punti di vista e risorse, di valorizzare le singole esperienze e di porle a servizio di progettualità condivise. Per questo motivo LiberoMondo ha scelto di collaborare con altre organizzazioni, di parteci-pare a momenti di confronto e di aderire a campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.

Campagna Abiti PulitiLa Campagna Abiti Puliti è un coordinamento di organizzazioni, che fa da referen-te italiano della campagna internazionale Clean Clothes Campaign (CCC). Dal 1989 la CCC si impegna per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori attraverso la sensibilizzazione e la mobilitazione dei consumatori, la pressione sulle imprese e i governi. A queste azioni si affianca la solidarietà interna-zionale diretta ai lavoratori che si trovano ogni giorni a lottare per la conquista dei loro diritti. La CCC, presente in 14 paesi europei, è un’alleanza di organizzazioni provenienti dal mondo del sindacato e delle ONG che si occupano di un ampio spettro di tematiche: dai diritti delle donne ai diritti umani, dalla cooperazione allo sviluppo alla sensibilizzazione dei con-sumatori. Si basa su una rete di più di 200 partner nei paesi di produzione che identificano problemi e obiettivi, e ci aiutano a sviluppare strategie e campagne efficaci. Collabora con campagne gemelle negli Stati Uniti, in Canada e in Australia.In Italia la Campagna Abiti Puliti è promossa da Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Coordinamento Nord/Sud del Mondo, Fair e Manitese. Aderiscono: altrAqualità, Assobotteghe, Ctm-Altromercato, Fon-dazione Cuturale Responsabilità Etica, Gas Birulò, LiberoMondo, Rete Radie Resch,

Libera e la campagna “Corrotti”LiberoMondo è socia dell’associazione Libera, di cui condivide iniziati-ve e finalità. Nel corso del 2010, ha sostenuto, in modo particolare, la campagna “Corrotti – per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato”. L’iniziativa è nata per sensibilizzare circa il tema della cor-ruzione, chiedendo ai cittadini di inviare una cartolina al Presidente della Repubblica. La richiesta fatta a Napolitano è stata quella di intervenire affinché il governo e il Parlamento ratifichino quanto prima e diano con-creta attuazione ai trattati, alle convenzioni internazionali e alle direttive

1.7 Formazione e sensibilizzazione

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comunitarie in materia di lotta alla corruzione nonché alle norme, introdotte con la legge Finanziaria del 2007, per la confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti.

ItaliaNatsItaliaNats è un’associazione di cui fanno parte organizzazioni non governative e realtà del commercio equo e solidale, spinte da una comune finalità: appoggiare e promuovere i Movimenti dei bambini e adolescenti lavoratori, presenti in America Latina, Africa e Asia. NATs è la sigla di Niños y Adolescentes Trabajadores che, in italiano, significa appunto Bambini e Adolescenti Lavoratori. Essi sono nati per lot-tare contro ogni forma di sfruttamento economico, ritenendo il lavoro, quando svolto con opportune modalità, un mezzo di sviluppo e crescita del soggetto, anche quando si tratta di un bambino. Spesso non viene detto che nel Sud del Mondo ci sono organizzazioni, movimenti sociali, gruppi di base, che da anni resistono e lottano contro gravi condizioni socio economiche, attraverso progetti adeguati e talvolta di grande impatto sociale, in linea con la cultura e le tradizioni locali. Tra questi vi sono i Movimenti dei bambini e adolescenti lavoratori. ITALIANATs si è posta in posizione di ascolto ed osservazione di tali Movimenti e, considerata la validità delle loro strategie per la crescita di bambini e adolescenti lavoratori, ha deciso di affiancarsi a loro, per far conoscere l’esistenza di queste realtà troppo spesso inascoltate.

Incontri e seminariLiberoMondo ha organizzato o partecipato a numerosi incontri, seminari, convegni che hanno visto coinvolti diversi soci della cooperativa e rappresentanti dei produttori. Questi momenti di scambio e di confronto hanno permesso non solo di presentare le attività e le scelte di LiberoMondo, ma ancor più di ricevere interessanti stimoli e di costruire una fitta rete di relazioni e di scambi.

LiberoMondo e il territorio localeLiberoMondo è una realtà che ha instaurato una fitta rette di relazioni a livello nazionale e internaziona-le, ma al contempo ha anche una sua dimensione locale che si esplicita nelle attività della propria Bottega del Mondo di Bra e nelle collaborazioni con le altre organizzazioni del territorio.La cooperativa partecipa al coordinamento della Scuola di Pace di Bra che si occupa di attività di forma-zione e sensibilizzazione, organizza serate, convegni e iniziative nelle scuole cittadine.Prosegue l’attività della Bibliotequa allestita presso la sede di LiberoMondo, dove è possibile consultare e prendere in prestito libri, riviste documenti inerenti il commercio equo e solidale, l’economia sociale, il consumo critico, la nonviolenza e molti altri temi di carattere sociale, politico e culturale.Sono state riprese in modo più sistematico e strutturato le relazioni con alcuni istituti scolastici del ter-ritorio per l’organizzazione di momenti di formazione ed è continuata la collaborazione con studenti universitari per la realizzazioni di ricerche e tesi di laurea.

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I produttori2.

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GuatemalaDe La Selva El Bosque*El PuenteAsociación Chajulense Va’l Vaq Quyol

BoliviaSeñor de Mayo*

BrasileApiliderCopermateAPJ*

Burkina FasoPag La Yiri*

CileCalypsoComparteViña ChequenCanto de Agua

ColombiaDekomadera

CongoLa Ruashi*

EcuadorCamariCentro Exportaciones SalinasFundación ChankuapMCCHProPueblo

El SalvadorALSAR*

GhanaMysha

HondurasCooperativa Magu* Cooperativa Luciernaga*

MaroccoGie Targanine

MessicoMieles del SurMujeres por la DignidadSsit Lequil Lum

La mappa

ParaguayArtesvidaComitè Nueva EsperanzaMimbipà

PerùCandelaCIAPManos AmigasMinkaCOAD*

MaliFac GestDiakité

SudafricaCoppercraftStellar Winery

Legenda* progetti di collaborazioni in rete

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BangladeshBaseCreationDhaka

EtiopiaBosco ChildrenEgiserà/TokumaKechene PotteryOssaSignum VitaeTree SaversWomen Ex Fuelwood Carrier

FilippinePredaSalay

IndiaAshaEMAImaginationNavdanyaSIPATea Promoters

IndonesiaMitra BaliSurya Group

KenyaBega Kwa BegaSmolart

MadagascarRavinala*

Mauritius Craft Aid

MozambicoArtes Maconde*

NepalChildren NepalKumbeshwarMahaguthiManushiSana HastakalaWSDPACP

dei produttori

PalestinaHoly LandSindyannaYWCAPeace Steps*

RwandaCaritas di Butare*

Sri LankaGospel HouseSelynSiyathAraliya*

TanzaniaBella ArtsGoig HandicraftsMkombozi GroupsTcrs Women GroupTingatinga CooperativeZASPOMatembwe*

ThailandiaY DevelopmentProgetto Chaisrisa

VietnamCraft LinkCraft VillageEcolink K’Long

ZimbabweCommunity of WeyaMapepaMzilikaziTengenenge Community

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2.2 Importazioni

Si è chiuso un anno particolarmente intenso per il settore “Importazioni e Progetti” e, analogamente agli anni precedenti, il lavoro ha richiesto interventi specifici in base alla tipologia di prodotto importato. Data la complessità delle attività, sarebbe certamente riduttivo e di difficile comprensione per i “non addetti ai lavori” se ci limitassimo a riportare solo i numeri, senza chiarire, seppure per sommi capi, la cornice entro cui essi sono inseriti, evidenziando le criticità e i punti di forza emersi dall’attività del set-tore. Prima di entrare nel merito delle singole sezioni, diamo uno sguardo d’insieme alle importazioni del 2010. Il primo dato che emerge è quello dei produttori attivi, che è sostanzialmente uguale a quello dell’anno scorso (59 contro i 58 precedenti): di questi, 7 sono nuovi per la nostra cooperativa, contro i 12 del 2009, gli 11 del 2008 e, addirittura, i 28 del 2007. Il dato in discesa denota da un lato la pro-gressiva stabilizzazione dei produttori, considerando che sono “rientrati” nel piano acquisto ben 15 di essi a cui non erano stati inviati ordini (per vari motivi evidenziati nel precedente bilancio); dall’altro, rivela un inevitabile “raffreddamento”, dovuto soprattutto alla non facile congiuntura economica inter-nazionale. Rispetto al 2009 - periodo anomalo, da questo punto di vista, e anche qui rimandiamo alle considerazioni effettuate l’anno scorso - la diminuzione di nuovi produttori non è stata accompagnata da una flessione in valore delle importazioni: il confronto con il 2009, infatti, rivela un aumento com-plessivo del 15% (così ripartito: + 22 di materie prime, alimentari e articoli di artigianato utilizzati per confezionare prodotti alimentari; + 13% dell’artigianato; unica eccezione, la cosmesi, con una flessione del 10%). Se, invece, paragoniamo i dati con quelli del biennio 2008/2009, la flessione in valore si atte-sta rispettivamente su percentuali del 7% e del 5%. La stabilizzazione prima accennata in merito alla continuità degli acquisti si riflette nel sensibile aumento della percentuale di produttori - sul totale di quelli in relazione commerciale con LiberoMondo (80, di-stribuiti in 27 paesi del Sud del mondo) - a cui è stato inviato un ordine nel 2010: 74%, contro il 64% dell’anno precedente. Dal restante 26% non abbiamo importato per vari motivi: ritardo nell’evasione dell’ordine da parte del produttore, giacenza di prodotto, difficoltà organizzative dei singoli produtto-ri. A lato, nel dettaglio, la tabella riassuntiva, con lo storico delle annate precedenti. Anno Produttori di cui nuovi

2004 51 21

2005 64 20

2006 62 14

2007 67 28

2008 62 11

2009 58 12

2010 59 7

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Vale la pena di fare un bilancio, sebbene in forma schematica dell’intero anno. Tra gli aspetti da ricordare con soddisfazione va annoverato innanzitutto quello finanziario: l’aver onorato con precisione, rapidità e puntualità il pagamento delle fatture di importazione è sicuramente un dato di estrema importanza per noi, considerate le sofferenze che più di un produttore lamenta nei confronti di alcune centrali di importazione (italiane e non). Un altro elemento, di natura tecnica, che ha registrato un andamento favorevole sul fronte dei paga-menti è quello relativo al cambio euro/dollaro. Contrariamente alle previsioni più pessimiste, il cambio è stato favorevole alle nostre importazioni, raggiungendo il valore picco di 1,45 nel primo quadrimestre (e comunque, non scendendo mai sotto la soglia di 1,30).Nel 2010 è stato effettuato il pagamento in dollari del 72% delle nostre importazioni di alimentari/cosmesi (contro il 50% del 2009 e il 47% del 2008) e del 76% di quelle di artigianato (contro il 66% del 2009 e il 63% del 2008). I produttori latinoamericani non chiedono quasi mai i pagamenti in euro (con qualche “grossa” eccezione, come il Paraguay o la cooperativa Ssit Lequil Lum del Messico), mentre i produttori africani o asiatici richiedono sempre più il pagamento in euro, a fronte dell’oscillazione del dollaro, che ne comporta sempre una, in parallelo, a carico della loro moneta locale. Alcuni fornitori (al-cuni indiani, ad esempio) hanno cambiato il listino da euro a dollari, fissando un cambio “precauzionale” (generalmente a quota 1,25); altri sono passati ai dollari con il cambio del momento, pur aumentando i prezzi; altri ancora hanno mantenuto i dollari, ma hanno aumentato i prezzi in rapporto esatto al cam-bio dollaro/loro moneta locale; un certo numero, infine, ha variato il listino togliendo dollari ed euro e portando i prezzi solo in valuta locale.L’assistenza tecnica garantita dalla nostra agenzia doganale abituale (L’Unione del Porto di Genova) si è svolta sempre in modo rapido e preciso, garantendo nel contempo buone tariffe ed efficaci tracciabilità dei container in arrivo.

L’elenco delle criticità non può non iniziare da una considerazione di ordine generale: il 2010, a livello di importazioni, è stato il peggiore degli ultimi anni, a causa di ritardi vari e problemi dovuti soprattutto alla qualità e alle operazioni doganali in genere. Ciò ha comportato una serie di disfunzioni notevoli, con problemi tecnici legati all’importazione a volte molto complessi da risolvere. Segnaliamo, in particolare, l’aumento di circa un mese e mezzo nel tempo di evasione dell’ordine, e quello diffuso e costante dei prezzi delle materie prime (“soft commodities” o “breakfast commodities”, come cacao, zucchero, tè, tisane…). Le referenze in aumento sono passate dal 10-15% dell’anno precedente al quasi 60% del 2010. Tra le ragioni addotte per giustificare tale aumento ricordiamo in modo particolare l’incremento dei costi di produzione e dei salari, il cambio sfavorevole all’esportatore, la riduzione degli ordini da parte delle centrali di commercio equo.

Gli acquisti dei prodotti alimentari Iniziamo con una nota positiva: il numero di produttori da cui abbiamo importato nel 2010 è aumenta-to rispetto al 2009 (in cui si era verificata una brusca diminuzione): 17 realtà contro le 12 del passato esercizio (e le 19 del 2008), con 3 “new entry” (Mieles del Sur del Messico, in collaborazione con la cooperativa Equo Mercato; Navdanya dell’India e Chaisrisa della Thailandia, tramite l’ONG italiana “Reability”). Sono stati riavviati gli acquisti dalle organizzazioni di Kagera - Tanzania, Candela – Perù (nel 2009 l’importazione era stata effettuata tramite la centrale europea “Etico”), Fac Gest - Mali (ultimo ordine nel 2008) e Tea Promoters – India (ultimo acquisto nel 2008).Da due produttori, invece, non sono state confermate le importazioni, nel caso specifico Apilider – Bra-sile (per giacenza di prodotto) ed Ecolink – Vietnam (per giacenza prodotto e avvio pratica finalizzata all’importazione di prodotto biologico, prevista a inizio 2011).Tornando agli acquisti effettuati, riportiamo qui sotto, per maggior chiarezza, gli andamenti rispetto all’anno scorso, evidenziando le variazioni riscontrate. Si sono verificate diminuzioni di acquisto nel caso di: Centro Salinas, in Ecuador (per giacenza prodotto ed arrivo consistente a fine 2009); Ssit Lequil Lum in Messico (si è passati a un solo container, dopo i due del 2009, dietro richiesta specifica del produttore); Mimbipà in Paraguay (blocco della fornitura di zucchero per problemi di trasformazione legati al produttore; meno acquisti di erbe per tisane, a causa di ritardi imputabili alla gestione dell’ordine da parte nostra e alla qualità delle erbe stesse); Camari, in Ecuador (per giacenza di prodotto e scorte nel 2009); ZASPO, in Tanzania (per giacenze prodotto e pro-

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blemi legati alla qualità nel container del 2009).Gli aumenti di acquisto sono stati registrati nella importazioni da: MCCH, in Ecuador (si è reso necessa-rio il potenziamento delle scorte di fave di cacao); Comparte, in Cile (per necessità di scorta prodotto); Ywca, Palestina, (necessità di scorta prodotto); Sindyanna, Palestina (per introduzione di nuove referenze a listino).

Gli acquisti di prodotti e materie prime per la cosmesi e la detergenzaNel corso degli ultimi due anni gli acquisti di materie prime legate a questo comparto hanno registrato significativi incrementi, segno della volontà di diversificare l’offerta alle botteghe e del buon riscontro che quest’ultime hanno avuto dai consumatori. Riportiamo qui di seguito, e in maniera sintetica, le prin-cipali attività avviate (i nomi in corsivo si riferiscono ai produttori).

Gie Targanine (Marocco): consolidamento rapporti dopo il nostro viaggio-missione in loco;SIPA (India): importazione oli essenziali per la linea bio-equa della detergenza casa “Talybe”;Pag la Yiri (Burkina Faso): acquisto di burro di karitè in compartecipazione con l’Associazione “Croce del Sud” di Piombino, non senza difficoltà legate ai tempi e al trasporto;Imagination (India): avvio di una linea nuova di saponette prodotte con ingredienti naturali;Chankuap (Ecuador): importazione di oli naturali per massaggi e creme viso e corpo;Sindyanna (Palestina): conferma importa-zione della linea di saponette.

Data la complessità delle filiere legate ai prodotti della cosmesi, nel corso del 2010 si sono intensificate in modo particolare le collaborazioni con alcuni partner italiani: il laboratorio di cosmesi naturale Daymon’s Naturalerbe di Torino e l’agenzia di consu-lenza specializzata in prodotti della cosme-si “Angel Consulting” di Genova.

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Gli acquisti di artigianato…

… In America LatinaUn rapido sguardo d’insieme ai dati del 2010 ci permette di fare subito una considerazione legata alla geografia delle importazioni: dopo due anni di primato, l’America Latina cede lo “scettro” all’Asia (re-gistrando nel contempo un aumento del 6% rispetto al 2009 e una diminuzione del 11% in compara-zione con il 2008). Non è invece variato il numero (sette) di paesi da cui LiberoMondo ha effettuato importazioni. Da segnalare come la diminuzione si sia concentrata soprattutto in Perù, a differenza di quasi tutti gli altri paesi del subcontinente, che registrano in qualche modo una crescita (unica eccezione il Paraguay, stabile).

Spostando l’attenzione sui produttori, emerge subito come il numero complessivo delle organizzazioni, dodici, sia rimasto invariato rispetto al 2009. Di queste, due sono comunque nuove (Dekomadera in Colombia e ProPueblo in Ecuador. A due produttori non sono stati inviati ordini: Piel Acida (Colombia), per motivi legati soprattutto all’esclusiva su alcune linee riconosciuta a un altro importatore italiano (Al-tra Qualità di Ferrara); Canto de Agua (Cile): per giacenze di prodotto e mancato rinnovo del catalogo 2010. Le diminuzioni di acquisto sono dovute a giacenze di prodotto, e sono avvenute in Perù (produt-tori di CIAP), Paraguay (Nuova Esperanza) ed Ecuador (Camari).Gli aumenti sono imputabili a Manos Amigas, in Perù (acquisti su catalogo presepi e bomboniere), Artes Vida, in Paraguay (nuova linea natalizi), Calypso e Comparte, entrambi cileni (per aumento prodotti a catalogo e sostegno straordinario, in fase di acquisto, a gruppi di artigiani danneggiati dal terremoto del febbraio 2010), Mujeres por la dignidad, in Messico (grazie alle novità in catalogo).

… In AsiaTorna ad essere il primo continente per fornitura di artigianato, con un aumento del 50% rispetto al 2009 (e del 26% rispetto al 2008). In particolare, si nota una forte salita di India, Sri Lanka e Indonesia e la diminuzione (leggera) per quanto riguarda Nepal, Thailandia e Palestina. Il numero dei paesi, infine, è passato da 8 a 9 (con il “recupero” delle Filippine).Relativamente ai produttori, il numero delle organizzazioni è passato da 16 a 22 (erano 19 nel 2008), grazie all’inserimento di un produttore nuovo (Children Nepal) e il rientro di altri 7 produttori a cui non erano stati inviati ordini nel 2009.Sono rimasti senza ordinativi a Sindyanna in Palestina (peraltro si trattava unicamente di calendari, le cui vendite non avevano purtroppo fornito numeri incoraggianti) e ACP, in Nepal, a causa di giacenze consistenti di prodotto a magazzino.Le diminuzioni dell’importo in fase di acquisto, tutte imputabili a giacenze di prodotto, hanno riguardato invece i produttori di Mahaguthi, Manushi e Sana Hastakala (tutti e tre in Nepal), Creation e Dhaka (entrambi in Bangladesh) e Y Development (Thailandia).

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Gli ordini il cui importo ha registrato un aumento sono complessivamente cinque, come qui sintetica-mente riportato: - ASHA (India), in seguito a un’errata valutazione di importazione (in difetto) nel 2009;- Selyn (Sri Lanka), per l’ampliamento del nostro catalogo prodotti e l’inserimento nelle sorprese degli ovetti al cioccolato “Chico”;- EMA (India), grazie al notevole lavoro di sviluppo relativo ai prodotti in cuoio e al riassortimento della linea degli strumenti musicali;- BASE (Bangladesh), dovendo garantire scorta prodotto e per aumento prezzi del produttore (+25-30%);- Craft Link (Vietnam): per l’ampliamento del catalogo prodotti.

... In Africa Si registra complessivamente una marcata diminuzione (-30% rispetto al 2009), sebbene il numero di paesi sia rimasto invariato (uscita del Mozambico e inserimento del Mali). La ragione è duplice: maggior fragilità di parecchie organizzazioni del continente che, a differenza di altri fornitori di Asia ed America Latina, hanno risentito maggiormente delle ripercussioni della crisi economica mondiale (tale difficoltà si è avvertita ad esempio, nella minore capacità di rinnovo dei cataloghi, nell’allungamento dei tempi di consegna, nel forte e repentino aumento dei prezzi); notevole diminizione di ordinativi di artigianato africano al nostro magazzino. Nelle precedenti edizioni del bilancio sociale, abbiamo più volte manifestato l’intenzione di raggiungere una soglia di acquisto di artigianato africano pari al 30% del totale annuo. Dando uno sguardo ai numeri reali degli ultimi anni (26% nel 2005, 21% nel 2006, % nel 2007, 23% nel 2008, e 17% nel 2009), si nota come l’obiettivo non sia stato certamente raggiunto, analogamente al 2010, il cui trend in ribasso ha toccato addirittura quota 10%, la peggiore degli ultimi anni. Riteniamo sia quindi importante tentare un’analisi delle ragioni di tale discesa. Innanzitutto, la crisi: l’artigianato risente di più degli alimentari del-la ridotta propensione d’acquisto e, all’interno della macro categoria, i più colpiti sono i gruppi merce-ologici in cui prevale l’artigianato cosiddetto artistico, particolarmente consistente (e bello) nel caso dei

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cataloghi di provenienza africana. Pensiamo allo sforzo fatto dalla nostra cooperativa in questo senso; statue di Mysha del Ghana, dipinti Tingatinga della Tanzania, sculture in pietra di Tengenenge e batik di Weya, entrambi dello Zimbabwe… Alcuni di essi hanno registrato anche un buon successo di pubblico, tuttavia le difficoltà nel disporre in modo continuo degli articoli e nel rinnovare le collezioni limitano non poco le nostre importazioni. Infine le stesse organizzazioni che propongono le linee dell’artigianato artistico denotano più di un problema a livello organizzativo e strutturale.

I produttori sono passati da 18 a 8 (con un nuovo inserimento, Diakité del Mali). La diminuzione è drastica, per cui crediamo sia interessante, anche in questo frangente, spendere qualche parola in più per chiarire e motivare quanto è successo. Dagli artigiani mozambicani di Muteko Wahu non abbiamo purtroppo comprato per giacenze di prodotto in magazzino. Bella Arts e Mkombozi Group (Tanzania) non sono riusciti, per loro difficoltà organizzative e di logistica, a consolidare il “groupage” del container, per cui tutto è stato rinviato al 2011; restando in Tanzania, su valutazione negativa del nostro Comitato Progetti si è deciso di interrompere gli acquisti dal gruppo di Mikono. In Etiopia si sono concentrate, pur-troppo, numerose difficoltà tecniche, che hanno portato i produttori di Kechene, Women’s Fuelwood, Signum Vitae ed Egiserà a posticipare l’invio del container (unico per tutti i gruppi citati) al 2011. Sempre in Etiopia, il gruppo di Misrach ha deciso di non esportare più i propri prodotti.

Le diminuzioni di acquisto si sono concentrate su Coppercraft, Smolart e Bega Kwa Bega (il primo è su-dafricano, gli altri due si trovano in Kenya), essenzialmente per giacenza prodotto nel nostro magazzino e andamento favorevole del cambio euro/dollaro, che ha portato a un totale più basso.

Gli ordini con importo in aumento hanno, per fortuna, interessato più di un fornitore africano: anche in questo caso riteniamo importante chiarire le motivazioni. Insieme alla centrale di esportazione di Mysha è stato condotto un interessante lavoro sulle statue “antiche” e sugli strumenti musicali, con ricadute atte-se (sul nostro mercato) soprattutto nel 2011. Dal catalogo degli artisti di Tingatinga Cooperative abbiamo selezionato e comprato un notevole numero di tele, successivamente incorniciate in Italia (si è trattato di un vero e proprio investimento “a perdere”, dato l’elevato prezzo al pubblico che ne scaturirebbe se si vendesse con i margini usuali: riteniamo comunque importante farci carico in qualche modo di una forma d’arte bella, originale e dalla storia peculiare). Dall’Etiopia, nel caso di Tree Savers siamo final-mente riusciti a raccogliere i frutti di un lavoro congiunto durato tre anni, mentre, con Bosco Children, l’aumento è dovuto essenzialmente all’arricchimento del nostro catalogo.

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2.3 Le relazioni con i produttori

Cooperazione e progettiLiberoMondo opera nel commercio equo fin dal 1997 e, nel corso degli anni, ha instaurato collabora-zioni durature con i propri partner, basate su rapporti commerciali trasparenti, puntualità nel rispetto degli impegni presi e una correttezza di fondo che viene riconosciuta e apprezzata. Quando si parla delle relazioni tra organizzazioni di produttori e importatori, balzano immediatamente all’attenzione i dati relativi agli acquisti. La possibilità di accedere al mercato è fondamentale, per cercare di garantire ad artigiani e contadini un lavoro continuativo ed equamente retribuito. Non bisogna però dimenticare che una relazione si definisce equa e solidale non solo in base alla “quantità” dello scambio, ma anche in considerazione della qualità del rapporto. Questa è definita non solo da aspetti di natura commerciale, ma anche dalla capacità di condividere esperienze e risorse, di costruire reti, con tutti i soggetti impegnati a favorire un modello di società attento alle persone e all’ambiente. In alcuni casi, si rischia di essere un po’ troppo settoriali, eccessivamente concentrati sul proprio specifico, nell’incapacità di cogliere il quadro complessivo in cui si inserisce la nostra azione. Per questo motivo, LiberoMondo ha cercato di costruire reti che prevedono la partecipazione di una pluralità di soggetti, complementari tra loro, capaci di operare in modo sinergico a favore dei produttori e delle comunità locali.È stato naturale avviare collaborazioni con organizzazioni non governative, realtà dell’economia sociale e istituzioni pubbliche sulla base di criteri e modalità operative condivisi.

Progetto filiere e qualitàLiberoMondo ha avviato, con i fondi del 5 per mille, un progetto che coinvolge Mimbipà, organizzazio-ne paraguayana con la quale collabora in modo continuativo dal 2004. Si tratta di una iniziativa che si prefigge di migliorare la filiera di produzione di erbe ed essenze.La prima fase del progetto è stata avviata nel settembre 2009, con la visita in Paraguay del responsabile della cooperativa Valverbe, cui LiberoMondo affida la miscelazione e il confezionamento della propria linea di tisane in filtri. Grazie alla sua consulenza tecnica è stato possibile individuare con precisione gli interventi da mettere in atto, per quanto riguarda sia le operazioni nel campo che quelle relative alla trasformazione.La seconda fase prevede uno stage di formazione in Italia, presso la sede della cooperativa Valverbe, di un tecnico paraguayano selezionato da Mimbipà, allo scopo di approfondire le tecniche di trasforma-zione (selezione, essiccazione, macinazione). Quanto emerso nelle prime due fasi dovrebbe consentire di apportare le migliorie necessarie. L’ultima fase del progetto prevede la certificazione biologica della produzione.

Progetto OasiIl progetto “OASI - Agricoltura biologica ed equa per la solidarietà nella società israeliana” si prefigge di strutturare una filiera integrata per l’olio di oliva palestinese. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Chico Mendes onlus di Milano, in collaborazione con l’associazione AVAZ di Roma, la cooperativa Com-mercio Equo di Lecce e LiberoMondo. Il partner locale è l’organizzazione di commercio equo e solidale Sindyanna of Galilee.Il progetto prevede la bonifica di un terreno di dieci ettari (appartiene a una famiglia araba, ma è situato nella Galilea israeliana, ai confini con i Territori Occupati), l’installazione di un sistema di irrigazione e l’impianto di quattromila ulivi. Nell’arco di alcuni anni, sarà possibile ricavare dall’appezzamento circa dieci tonnellate di olio di oliva da agricoltura biologica e di commercio equo e solidale. I beneficiari diretti sono 30 contadini e trasformatori arabi (uomini e donne), che vivono in Israele, ma il progetto prevede anche un percorso di formazione all’agricoltura biologica che interesserà circa 300 contadini palestinesi che vivono nella zona.In Italia, studenti e adulti verranno coinvolti in una serie di iniziative volte a far conoscere la situazione palestinese, attraverso la divulgazione di esperienze di cooperazione tra arabi e israeliani.

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Progetto CopiapòIl rapporto con la sede regionale della Confcooperative ha consentito di sviluppare una serie di sinergie in ambito politico-istituzionale (lavoro per la legge regionale sul commercio equo) e di avviare iniziative di promozione del movimento cooperativistico. Uno dei risultati di questo lavoro è il progetto “Copia-pò: un modello di commercio equo e solidale e di turismo sostenibile”.L’iniziativa si rivolge alla comunità di Copiapò (regione di Atacama – Cile), e ha come referente locale la Corporación Canto de Agua, organizzazione cilena con cui LiberoMondo è entrata in contatto nel 2007.L’ente capofila è la Confcooperative Piemonte, cui si sono affiancati la cooperativa Viaggi e Miraggi, il Dott. Ciravegna dell’Università di Torino, l’AIESEC (Association Internationale des Etudiants en Sciences Economiques et Commerciales) di Torino e LiberoMondo.I partner sono stati scelti in modo da formare un gruppo che dispone di conoscenze nell’ambito del commercio equo, del micro-credito e del turismo responsabile. In questo settore si sono ottenuti i risul-tati migliori, con la definizione di un itinerario turistico inserito nel catalogo della cooperativa Viaggi e Miraggi.

In Re.Te con il MaliLiberoMondo ha iniziato a collaborare con l’ONG Re.Te nel 2006, partecipando a una serie di progetti che hanno coinvolto alcune comunità maliane della zona di Bandiagara. I principali partner locali sono la federazione FAC/GEST e l’ONG PDCO.Nel 2010, si è concluso il progetto “Creazione di una banca dei semi comunitaria e promozione degli input ecologici per le filiere orticole nel Paese Dogon”, che aveva come obiettivo la conservazione di varietà vegetali autoctone e la diversificazione delle produzioni agricole, in modo da favorire la sovranità alimentare. A febbraio 2010, è stato presentato un nuovo progetto dal titolo “Valorizzazione dei prodotti orticoli attraverso il sostegno alla trasformazione e alla commercializzazione nel Paese Dogon”. L’obiettivo è di avviare unità di trasformazione dei prodotti orticoli, in modo da creare posti di lavoro, aumentare il valore aggiunto per i contadini, ridurre l’inserimento nel mercato di prodotto fresco, consentendo ai produttori di ottenere prezzi migliori.

Il Comitato ProgettiIl commercio equo e solidale aspira a ridefinire le di-namiche degli scambi commerciali, secondo criteri di maggiore equità, proponendo un modello alternati-vo, frutto di sperimentazione e non di semplice spe-culazione. La relazione tra organizzazioni di produt-tori e importatori è, senza dubbio, uno dei momenti chiave di tale filiera e, per questo motivo, sono stati predisposti sistemi di controllo, per garantire tutte le parti coinvolte, compresi i consumatori. Associazioni di categoria come AGICES hanno elaborato una serie di criteri e standard, che i rispettivi affiliati devono rispettare. Si tratta di esperienze importanti, cui Li-beroMondo partecipa con convinzione. Per svolgere al meglio il lavoro di centrale di importazione e per rendere conto, in modo trasparente ed efficace, dei criteri di scelta delle organizzazione partner, Libero-Mondo ha deciso, qualche anno fa, di costituire un Comitato Progetti.I componenti di questo gruppo si occupano di visita-re le organizzazioni di produttori, raccogliere informazioni ed elaborare valutazioni circa l’opportunità di avviare o proseguire la collaborazione. Le delibere del comitato sono accessibili e riportano, senza

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esclusione, sia gli elementi positivi che quelli problematici. LiberoMondo non intende arrogarsi il ruolo di giudice, ma ritiene importante rendere ragione dei motivi che la spingono a collaborare, o meno, con una organizzazione di produttori. Allo stesso tempo, convinti che il commercio equo deve essere fonda-to su relazioni paritarie, è fondamentale riconoscere la stessa possibilità di scelta anche alla controparte. Per questo motivo, LiberoMondo mette a disposizione dei produttori tutte le informazioni sulle proprie attività, pronto a ricevere commenti e critiche.

Attività 2010Il Comitato Progetti di LiberoMondo si è riunito 6 volte, per un totale di 11 giorni lavorativi. Uno degli incontri è stato dedicato a un momento di revisione e di confronto, in cui si è discusso delle modalità di verifica dei nuovi produttori, prima dell’avvio del rapporto commerciale, e di come garantire la conti-nuità della collaborazione.Nel 2010 hanno partecipato al Comitato Progetti 6 persone (Tonino, Gigi, Francesca, Diego, Lele e Luca), che, oltre alle riunioni, sono state impegnate nei viaggi di verifica. Sono stati visitati 22 produttori, di-stribuiti in 6 paesi (Etiopia, Zimbabwe, Marocco, Guatemala, Cile e Messico). È proseguita l’attività di valutazione delle organizzazioni di produttori, con l’analisi di 27 griglie. La tabella riporta l’elenco dei produttori esaminati, di cui trovate una breve presentazione nelle pagine seguenti.

Valutazioni Comitato ProgettiProduttore Paese Prodotti Valutazione

Tree Savers Etiopia artigianato positiva

Egiserà Etiopia artigianato positiva

Tokuma Etiopia artigianato positiva

Bosco Children Etiopia artigianato positiva

Kechene Women Pottery Etiopia artigianato positiva

Signum Vitae Etiopia artigianato positiva

Asha India artigianato positiva con alcune criticità

SIPA India artigianato positiva con alcune criticità

Imagination India saponi positiva

EMA India artigianato positiva

Navdanya India alimentari positiva

Gie Targanine Marocco artigianato positiva

Ssit Lequil Lum Messico alimentari positiva

Mieles Del Sur Messico alimentari positiva

Mujeres por la Dignidad Messico artigianato positiva

Kumbeshwar Technical School Nepal artigianato positiva

Women’s Skill Development Project Nepal artigianato positiva

Children Nepal Nepal artigianato positiva

ACP Nepal artigianato positiva

Comitè Nueva Esperanza Paraguay artigianato positiva

ArtesVida Paraguay artigianato positiva con alcune criticità

Mimbipà Paraguay artigianato positiva con alcune criticità

Gospel House Sri Lanka artigianato positiva

City of Kings Business Ventures(ex Mzilikazi)

Zimbabwe artigianato sospesa in attesa di maggiori informazioni

Tengenenge Art Community Zimbabwe artigianato positiva

Rukore Weya Artists Group Zimbabwe artigianato positiva

Mapepa Zimbabwe artigianato positiva

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Tree Savers - EtiopiaLa deforestazione, combinata con un eccessivo sfrut-tamento dei pascoli e una gestione non sostenibile del territorio hanno accelerato, nel corso dell’ultimo decennio, i fenomeni dell’erosione del suolo e della desertificazione.L’impiego diffuso di combustibili tradizionali come la legna da ardere sta creando gravi problemi di tipo ambientale, ai quali si sta cercando di rimediare li-mitando l’uso di questa risorsa, nel tentativo di sal-vaguardare l’ormai esiguo patrimonio boschivo, e promuovendo progetti di riforestazione.Purtroppo l’esigenza di tutelare l’ambiente e le per-sone che in esso vivono si scontra con la quotidianità di comunità molto povere, che hanno come priorità la propria sopravvivenza e non sono in condizioni di scegliere tra diverse opzioni, più o meno corrette e lungimiranti.In questo contesto assumono un significato particolare tutti quei progetti che tentano, grazie a creatività e spirito di iniziativa, di trasformare la tutela dell’ambiente in una fonte di reddito per le comunità.Nel 1995 Terres des Hommes, una ONG svizzera, contribuì alla nascita di una piccola organizzazione impegnata nel riciclo del cartone. Successivamente questa struttura cessò le proprie attività, e le perso-ne coinvolte si trovarono senza lavoro. Fortunatamente Daniel Mekonnen, un giovane etiope, decise di intervenire coinvolgendo i neo disoccupati in un nuovo progetto che chiamò Tree Savers, “salvatori dell’albero”. Si tratta di una piccola organizzazione che coinvolge 12 ragazze e 5 ragazzi provenienti da situazioni economiche e sociali difficili (ex ragazzi di strada, orfani, madri sole e vittime di violenze).L’ambiente di lavoro è costituito da tre stanze, facenti parte di una modesta casa di fango e paglia, e da un piccolo cortile, in parte coperto da un telo in nylon, dove le persone possono lavorare all’aperto, accanto ai panni stesi. Daniel, partendo da una sua precedente esperienza nell’utilizzo della cartapesta, ha avuto la brillante idea di realizzare piccoli mobiletti ed altri accessori per bambini utilizzando del ma-teriale riciclato: carta e cartoni di ogni tipo, che, grazie alla fantasia e alle abili mani di questi artigiani, si trasformano in oggetti originali, molto colorati e adatti ad arredare le camerette o gli spazi giochi dei bambini.I camion della nettezza urbana scaricano nel piccolo cortile la carta raccolta in città e i ragazzi di Tree Savers la suddividono, creando mucchi separati per dimensione, spessore, colore,…Per realizzare l’intelaiatura dei vari oggetti vengono utilizzate scatole di cartone di sufficiente consistenza, in modo da conferire la necessaria robustezza. Successivamente la struttura viene ricoperta con fogli di carta bianca o colorata, in base al risultato che ci si prefigge di ottenere, e le fessure e gli interstizi vengo-no riempiti con una “pasta” ottenuta mescolando farina e acqua.Tutto il lavoro è svolto in modo manuale, senza l’ausilio di macchinari: gli oggetti così realizzati sono molto resistenti e possono sopportare, come nel caso delle seggiole per bambini, anche il peso di un adulto. Tra i progetti futuri vi è quello trasferire la produzione in un ambiente un po’ più spazioso, ma questo comporterebbe un investimento che al momento il gruppo non è in grado di sostenere. I prodotti sono commercializzati sul mercato locale, grazie soprattutto alle vendite ai turisti o agli opera-tori delle ONG che lavorano nel paese, e l’unica esperienza di esportazione è quella relativa alla merce inviata a LiberoMondo.Tree Savers è una piccola organizzazione, ma la sua attività rappresenta un felice connubio tra due esi-genze entrambe importanti, la salvaguardia dell’ambiente e la creazione di posti di lavoro per le fasce emarginate della comunità.

Progetto Egiserà - EtiopiaEgiserà (“Fatto a mano” nella lingua locale, l’amarico) è un progetto che ha sede a Zway, cittadina etio-pe a 180 km dalla capitale Addis Abeba. Nato alla fine degli anni ’90, è gestito da volontari dell’ONG italiana “Amici del Sidamo”, in collaborazione con missionari salesiani. Vi sono inserite 70 ragazze con rilevanti problemi di reddito, alcune delle quali soffrono inoltre di problemi di deambulazione, cecità, sordomutismo o altre disabilità.

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Egiserà si prefigge di contribuire al miglioramento della condizione femminile nella società etiope. Per questo motivo cerca di favorire l’accesso all’istru-zione e la valorizzazione delle capacità lavorative di ragazze e giovani donne, aiutandole a terminare gli studi (almeno le classi obbligatorie) e offrendo loro un giusto stipendio che serve a coprire i costi della scuola e le loro necessità quotidiane. Allo sco-po sono stati attivati alcuni laboratori dediti alla produzione di cesteria, abbigliamento e accessori per la casa, realizzati con tessuti tipici della tradi-zione locale.Le ragazze inserite nel progetto vengono invece pagate ad ore di lavoro, e il salario è determinato tenendo in considerazione la capacità lavorativa, il periodo di permanenza nel progetto, la buona vo-lontà, la frequenza ai corsi scolastici.Il salario orario nella zona di Zway è di 2,00 Birr (moneta locale) mentre quello delle ragazze dell’Egiserà va da un minimo di 2,20 Birr ad un massimo di 2,50 Birr, cui si aggiungono dei bonus in occasione del completamento degli ordini e delle 3 festività principali.Per incentivare le ragazze a frequentare i corsi scolastici diurni, sicuramente più efficaci di quelli serali, viene corrisposto un bonus di 15,00 Birr a chi partecipa alle lezioni per 15 giorni consecutivi.Assistenza sanitaria, maternità retribuita, possibilità di lavorare accompagnate dai figli, fino all’età di un anno: queste sono alcuni degli elementi essenziali che caratterizzano un progetto che non si pone in modo assistenzialistico, ma che propone percorsi personalizzati che tengono conto della situazione e delle difficoltà di ogni singola ragazza.Il centro dispone di un salone per il ricamo, di stanzette per il taglio e cucito, di otto macchine da cucire elettriche, di spazi dove le donne possono tenere d’occhio i figli piccoli. Grazie anche al supporto di volontari italiani esperti che supervisionano il lavoro, si è arrivati ad una discreta qualità produttiva.La collaborazione con LiberoMondo è nata dopo una serie di contatti avviati in Italia nel corso del 2006 e si è concretizzata nel luglio dello stesso anno con un viaggio di conoscenza in Etiopia. La necessità di seguire da vicino l’evolversi del progetto ha portato a un secondo viaggio in loco, nel maggio del 2008, e a un terzo nel 2010.I prodotti vengono venduti in alcuni mercati locali, a persone in visita al centro o attraverso le iniziative organizzate in Italia dai volontari dell’ONG Amici del Sidamo. Attualmente l’unica relazione “formale” risulta essere quella avviata con LiberoMondo, che prosegue nonostante le difficoltà logistiche legate all’esportazione.Per consentire al gruppo di strutturarsi con gradualità e per supportare e non stravolgere il programmi di lavoro del centro, è stato perfezionato un accordo che prevede, almeno in una prima fase, un’am-pia flessibità nei tempi di consegna che consente a Egiserà di gestire in piena libertà e senza pressioni il processo produttivo. Da perfezionare ancora la parte commerciale (sopratutto i costi e modalità di spedizione per l’export).

Progetto Tokuma - Etiopia“Tokuma”, ossia l’identificazione con il gruppo, è uno dei valori alla base della cultura degli Oromo, uno dei principali gruppi etnici presenti in Etiopia. La vita religiosa, sociale, politica ed economica degli Oromo, infatti, ruota attorno a tale concetto. La cooperazione è il centro di questo sistema, specialmente per quanto concerne l’ambito lavorativo.Il progetto Tokuma è nato nel 2006 a Zway ed è situato nelle immediate vicinanze di Egiserà, essendo sorto ad opera della stessa organizzazione di volontari, gli Amici del Sidamo.Questo progetto coinvolge attualmente 45 donne, scelte tra le più povere della comunità, quasi sempre ragazze madri in condizioni molto disagiate.Alle donne viene offerta la possibilità di formarsi in diverse tipologie di lavoro artigianale quali, ad esempio, la pulizia del cotone grezzo e la sua filatura, la tessitura con telai artigianali, la produzione di cesteria. Inoltre, sono messi a loro disposizione piccoli appezzamenti di terreno dove sperimentare sem-

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plici tecniche agricole e diversi metodi di irrigazio-ne. L’obiettivo è quello di offrire la possibilità alle donne coinvolte nel progetto di acquisire le abilità e le conoscenze necessarie ad avviare, anche grazie al programma di micro-credito, piccole attività che garantiscano loro un’occupazione e un reddito per mantenere se stesse e i propri figli.Nel periodo di formazione, che può durare da sei mesi ad un anno, vengono garantiti assistenza sani-taria e congedo di maternità retribuito. I compensi vengono corrisposti settimanalmente, e nel com-puto vengono inclusi anche i permessi per le visite mediche e le ore dedicate ai corsi formativi.Il progetto include infatti corsi di alfabetizzazione

nelle lingue locali, amarico e oromo, e momenti di formazione su salute ed igiene, per aiutare le donne a conoscere e possibilmente prevenire le malattie più ricorrenti nella zona (causa, in più di un’occasione, di vere e proprie epidemie). Un altro servizio a disposizione delle donne è lo “spazio bimbi” . Fin dalla nascita del progetto è emersa la necessità di garantire uno spazio riservato ai figli delle lavoratrici, in modo che siano accuditi mentre le madri sono impegnate nelle attività formative e produttive: ai bambini, dai pochi mesi di età fino ai 6 anni (o più, nel caso di bimbi con malattie o handicap), vengono proposte attività ludiche ed educati-ve, quali ad esempio giochi di gruppo, disegno, attività con piccoli strumenti musicali, utili a sviluppare le loro capacità. Ai bambini viene inoltre offerta una colazione, costituita da un bel bicchiere di latte e biscotti altamente proteici.Tokuma, seppur continui a essere un gruppo informale, ha iniziato ad organizzarsi, grazie soprattutto al lavoro di una coppia di volontari italiani che hanno investito molto sulla formazione delle donne. Il cambiamento più evidente è stata la costituzione di 6 sottogruppi, ciascuno dei quali è coordinato da una responsabile. Con queste innovazioni le donne sono più partecipi della gestione e si rendono mag-giormente autonome. Si tratta in conclusione di un progetto ad alto valore etico-sociale, che sperimenta interessanti modalità di intervento a favore di donne con figli e famiglie in condizioni molto disagiate. Unisce infatti l’alfabe-tizzazione all’apprendimento di piccole tecniche di coltivazione per l’auto-sostentamento, alla forma-zione professionale, all’accompagnamento nell’avvio di piccole attività imprenditoriali, facilitate da un programma di micro-credito alla cui gestione partecipano gli stessi componenti di Tokuma.

Bosco Children - EtiopiaIn Etiopia il fenomeno dei ragazzi di strada è in continuo aumento, a causa delle misere condizioni in cui vivono le famiglie, sia delle zone rurali che delle periferie degradate delle grandi città: l’UNICEF stima che nella sola capitale Addis Abeba i ragazzi e bambini di strada siano circa 70.000, ma è convinzione diffusa che si tratti di un dato in difetto, e che più realisticamente si dovrebbe parlare di cifre intorno alle 120 o 140 mila unità. Oltre alla difficile situazione economica interviene anche un altro fattore, legato al problema dell’AIDS: causando la morte dei famigliari, spesso madri sole, condanna i bambini a soprav-vivere, cercando sulla strada il proprio sostentamento.Alcuni volontari dell’Associazione In Missione, insieme con i Salesiani di Don Bosco, si sono interrogati su questo fenomeno e hanno cercato di intervenire dando risposte concrete.È nato così il progetto Bosco Children, un’iniziativa che mira alla prevenzione e alla riabilitazione dei ragazzi di strada. Attraverso la scuola, la formazione professionale ed un clima di condivisione e di fami-glia, il progetto si prefigge di recuperare i ragazzi, fornendo, grazie all’assistenza di personale qualificato, la possibilità di imparare un mestiere.L’avvio delle attività è stato preceduto da una fase di studio e di conoscenza: Don Dino Viviani, Gigi e Chiara Bottura e due “social worker” etiopi hanno lavorato un anno intero nelle strade di Addis Abeba per conoscere la realtà e i ragazzi e preparare il progetto.L’intervento si struttura in più fasi, che partono da un primo contatto con i ragazzi nel loro ambiente, la strada. I social worker, per circa 2/3 mesi, incontrano i ragazzi settimanalmente senza regalare loro

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nulla, se non il proprio tempo, in modo da stabilire un rapporto.La seconda fase prevede che i ragazzi (circa un cen-tinaio), con cadenza settimanale, possano incontrare gli operatori presso il centro diurno Bosco Children, partecipando a giochi e momenti di incontro, consu-mando insieme un pranzo e usufruendo di una doc-cia.Dopo questo periodo di orientamento, per i ragaz-zi che lo desiderano, c’è la possibilità dell’ospitalità giorno e notte; in questo momento sono ospitati in maniera fissa 32 ragazzi, il massimo che la piccola struttura attuale possa recepire.Ai ragazzi viene offerta la possibilità di formarsi pro-fessionalmente attraverso attività pratiche e con l’ac-compagnamento di personale preparato. Presso il centro sono attivi due laboratori, uno dedito alla produzione di mobili e oggetti d’arredo in bambù, l’altro alla lavorazione del cuoio finalizzata alla creaziorne di braccialetti, borse, portachiavi, portafogli, ecc….La commercializzazione dei prodotti avviene prevalentemente sul mercato locale, anche attraverso un negozio attiguo da poco inaugurato, ma al momento le vendite non sono ancora sufficienti a finanziare in modo adeguato l’attività.Allo scopo di poter coinvolgere un maggior numero di ragazzi di strada, su un terreno di 36.000 mq donato dal comune, nel quartiere di Mekanissa, è stato costruito un secondo centro, il Bosco Children 2. Dotato di otto dormitori, dodici aule scolastiche, quattro laboratori, lavanderia, refettorio, cucine, teatro, uffici, casa per gli operatori e per i volontari, è in grado di accogliere, a regime, circa 200 bambini. Una goccia nel mare, se si pensa agli 80.000 ragazzi di strada della sola capitale etiope, ma pur sempre una segno concreto per cercare di dare una speranza ad altri bambini.Il progetto ha un alto contenuto sociale, e per le finalità, il modo di operare e lo spirito con cui vengono portate avanti le attività risulta essere tra le iniziative che maggiormente meritano di essere supportate.

Kechene Women’s Pottery - EtiopiaLa Kechene Women’s Pottery è una cooperativa che ha sede in una zona periferica di Addis Abeba, nell’omonimo quartiere di Kechene. Il gruppo ini-ziale si formò su iniziativa della responsabile di una organizzazione non governativa canadese, che nel 1991 cercò di coinvolgere donne a basso reddito in progetto di imprenditoria femminile.La produzione di terrecotte è molto comune nel quartiere, ed è tradizionalmente appannaggio delle donne, così come la tessitura è invece un’attività tipi-camente maschile.Le tecniche di lavorazione e i modelli vengono tra-smessi da madre a figlia, ma le artigiane non sono

coordinate tra loro per cui la produzione e la commercializzazione sono svolte in forma individuale.Il gruppo, dapprima informale, assunse la forma attuale nel 1994, anno in cui venne ufficialmente re-gistrata la cooperativa. L’obiettivo principale è quello di creare opportunità di lavoro per le artigiane, consentendo loro di migliorare le condizioni di vita delle rispettive famiglie. Alcune delle donne coin-volte sono vedove, o comunque senza compagno, e devono provvedere da sole al mantenimento e alla cura dei figli. Le artigiane coinvolte nel progetto sono circa 30 e svolgono il lavoro sia presso la sede del gruppo che a domicilio.La cooperativa offre corsi di formazioni sulle tecniche di produzione, il miglioramento della qualità, l’or-ganizzazione del gruppo, sia da un punto di vista di gestione delle dinamiche e dei rapporti che da un punto di vista tecnico-amministrativo. Lavorando insieme, le artigiane hanno inoltre potuto apprendere

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le une dalle altre, compiendo un percorso di condivisione e di crescita collettiva. Questa attenzione alla formazione e alla creazione di spazi di partecipazione e confronto ha creato, nelle fasi iniziali, qualche problema. Alcune artigiane, infatti, si sono allontanate considerando tali momenti non prioritari, rispetto alla necessità primaria di commercializzare i prodotti per poter sostenere le famiglie.Chi ha avuto pazienza e ha inteso l’importanza di investire sulla propria formazione e sulla costruzione del gruppo, sta iniziando a raccogliere i frutti di questo percorso, perlomeno per quanto riguarda la for-mazione professionale e il miglioramento delle proprie capacità.Nello stesso edificio in cui è situato il laboratorio di produzione la cooperativa ha allestito un negozio, gestito dalle stesse artigiane, in cui sono esposti i manufatti. La cooperativa trattiene per sé il 20% del ricavato delle vendite, per finanziare le proprie attività, mentre il restante 80% va alle artigiane.La commercializzazione dei prodotti rimane comunque la difficoltà maggiore, in quanto, attualmente, i principali canali di vendita sono costituiti dalle vendite realizzate nel corso di una fiera (organizzata con cadenza mensile dal coordinamento delle organizzazioni non governative locali e straniere operanti sul territorio), e grazie agli acquisti di alcuni negozi per turisti.

Signum Vitae - EtiopiaSignumVitae è un’organizzazione che ha sede ad Addis Abeba, nel quartiere di Aware. Venne fondata nel 1989, quale sede locale di una organizzazione non governativa svizzera, allo scopo di offrire corsi di formazione e riabilitazione a persone disabili. Nel 2003 si trasformò in una cooperativa, attualmente gestita dalle stesse persone disabili.Signum Vitae è uno dei membri fondatori dell’ONG Bazaar, mercato che si tiene ad Addis Abeba con cadenza mensile e che offre la possibilità ad organizzazioni non governative, cooperative e associazioni di esporre e vendere i propri prodotti.La cooperativa dà lavoro a 65 persone, di cui l’85% sono disabili, tutte regolarmente assunte e con uno stipendio superiore al minimo nazionale. La maggior parte delle persone lavora nei laboratori di produ-zione allestiti presso la sede, in spazi ampi e puliti, periodicamente controllati da personale del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali.Le attività possono essere suddivise in due settori ben distinti: da un lato la clinica oculistica con annessa produzione di occhiali, dall’altro la produzione artigianale. La clinica oculistica si avvale della collabo-razione di personale preparato e molto motivato e richiama moltissimi pazienti, provenienti da zone anche lontane dalla capitale. Signum Vitae si occupa anche della produzione degli occhiali, che sono realizzati dalle persone disabili nei locali della cooperativa.Sono molte le persone che si avvalgono della consulenza del centro, perché il servizio offerto è di buon livello e i costi sono ragionevoli e accessibili.Il settore artigianale si occupa della produzione di cartoline ricamate, vestiti, bambole e giochi in legno. Il responsabile di questo settore si chiama Harun ed è anch’egli un disabile.Tutti i prodotti sono realizzati manualmente, comprese le montature degli occhiali, anche se la loro pro-duzione sarebbe molto più rapida se effettuata con appositi macchinari. In questo caso però si sottrarreb-bero posti di lavoro e si agirebbe in contrasto con quella che è la filosofia della cooperativa: man-tenersi lavorando. Se si considera che la maggior parte dei disabili in Etiopia vive chiedendo l’ele-mosina ai bordi delle strade, si può capire quale sia l’importante e profondo significato di questo motto.Le materie prime utilizzate per la produzione ar-tigianale sono di origine locale. I prodotti vengo-no venduti in un piccolo negozio all’interno del centro e a fiere locali; sono ben curati, originali, e qualitativamente interessanti. Alcuni articoli ven-gono esportati e commercializzati tramite l’ong Signum Vitae Swittzerland.

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ASHA - IndiaASHA riunisce 71 gruppi di produttori di diverse parti dell’India che realizzano un’ampia gamma di prodotti lavorati a mano: manufatti di legno, pietra, ottone, ferro, acciaio, ebano, cuoio, carta riciclata, prodotti di abbigliamento in cotone, seta e lana.Asha significa “speranza” in sanscrito ed è una delle prime e delle più grandi organizzazioni indiane nell’ambito del commercio equo e solidale. E’ stata fondata nel 1975 a Mumbai al fine di sostenere, at-traverso la commercializzazione dei prodotti, gruppi di artigiani svantaggiati con difficoltà di accesso al mercato e soffocati da prestiti bancari caratterizzati da alti tassi di interesse. Il miglioramento delle con-dizioni di vita è un importante deterrente allo spopolamento delle zone rurali a causa dell’emigrazione verso le zone urbane sovrappopolate.Superato un periodo critico negli anni ‘80, quando, in alcune occasioni, i membri del consiglio direttivo dovettero autotassarsi per pagare alcuni gruppi di produttori, a partire dagli anni ‘90 Asha è cresciuta in maniera significativa (10-15% all’anno) ed ha registrato un aumento delle vendite, specie dopo essere diventata membro di IFAT (ora WFTO).L’andamento positivo ha permesso ad Asha di promuovere attività in ambito sociale (fra cui programmi educativi, sanitari e di promozione del risparmio) e di fornire formazione tecnica, grazie a uno staff di “operatori sociali” che risiedono negli stati in è concentrato il maggior numero di artigiani.Questi fungono anche da collegamento fra Asha e i gruppi di produttori, seguono l’andamento degli ordini e sono responsabili della qualità dei prodotti e della puntualità delle consegne. Una quota del 2 per cento del prezzo dei prodotti è destinato ad attività in ambito sociale.I campi di intervento sono molteplici, e tra le iniziative in atto possono essere citati: il Centro medico di Saharanpur, cittadina del nord dell’India, che dal 2006 offre visite e farmaci gratuiti agli artigiani della zona e alle loro famiglie; la E-Accademia, che propone corsi di informatica e inglese a 20 figli di artigiani; il programma di assistenza didattica e i gruppi di studio che ogni anno coinvolgono centinaia di bambini e ragazzi figli degli artigiani; il progetto “cucine senza fumo”, che cerca di fornire alle famiglie strumenti per la cottura dei cibi che evitino l’utilizzo di fuochi liberi all’interno delle case, limitando i problemi di intossicazione e i pericoli di incendio; i programmi di riforestazione.Si tratta, quindi, di una struttura molto articolata, che fa affidamento su numerosi gruppi di produttori che beneficiano dei progetti e delle attività sociali, ma che collabora anche con alcune realtà organizzate e completamente autonome, di cui si limita a commercializzare i prodotti.A questa seconda tipologia appartiene ANSA, un’organizzazione che ha sede nel Tamil Nadu meridio-nale, nella città di Tiruchirappalli. Si tratta di una ONG fondata nel 1979 con la finalità di preservare la

coltivazione e l’utilizzo di piante medicinali che pos-sono essere utilizzate dalla popolazione locale a sco-po curativo, e che costituiscono una fonte di reddito per gli operatori coinvolti.Nel 2002 si è costituita un’impresa commerciale, ANSA Herbs and Food, che si occupa della commer-cializzazione di integratori alimentari e prodotti co-smetici ecologici. La collaborazione con Asha riguarda la distribuzione delle noci del sapone. ANSA acquista le noci del sapone da grossisti nell’Himachal Pradesh, India settentrionale, ma non ha alcun contatto diret-to con i raccoglitori e non dispone di informazioni sul prezzo che ricevono per il prodotto conferito. Le noci vengono distribuite a vari gruppi di donne, che si occupano della snocciolatura manuale, per poi essere confezionate in sacchi di cotone e vendute ai clienti. Le donne coinvolte nel processo ricevono un com-penso di 4,50 rupie (7 centesimi di euro) per ogni chilo di prodotto trattato, mansione che richiede circa un’ora di lavoro, e nel corso della visita in loco hanno segnalato in modo molto chiaro la propria insoddisfa-zione per il trattamento economico.

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Il comitato progetti, dopo aver analizzato le informazioni raccolte, ha valutato estremamente problema-tica la filiera delle noci del sapone così come gestita da ANSA, a causa dell’assenza di informazioni circa i raccoglitori e le inadeguate condizioni salariali delle donne impegnate nella snocciolatura. Per questo motivo la cooperativa LiberoMondo ha deciso di sospendere gli acquisti di questo prodotto e ha chiesto ad Asha di intervenire presso il suo fornitore, ANSA, affinché si adoperi per migliorare le condizioni delle persone coinvolte nella filiera delle noci del sapone.Nonostante ciò, il comitato progetti di LiberoMondo, dopo aver analizzato i report delle visite effettuate ai produttori di artigianato e le attività promosse in loro favore, dà una valutazione complessivamente positiva dell’operato di Asha. Dai dati raccolti, la filiera delle noci del sapone risulta essere un caso ano-malo e sostanzialmente fuori dal controllo di Asha, cui è stata però segnalata la necessità di verificare con più attenzione le nuove collaborazioni con strutture esterne, anche quando si tratti della semplice distribuzione di un prodotto.

Sipa - IndiaSIPA (Federation of South Indian Pro-ducer Assotiations) è una federazio-ne di 40 organizzazioni di produttori dell’India meridionale. La sede cen-trale è a Chennai, nel Tamil Nadu, e i gruppi associati sono distribuiti in tutti i cinque stati del sud del paese: Andra Pradesh, Karnataka, Kerala, Pondicherry e Tamil Nadu. SIPA è nata con l’obiettivo di facilitare la crescita socio-economica di artigiani e produttori marginalizzati. Per con-seguire questo obiettivo promuove e sviluppa il lavoro in rete, fornendo servizi di commercializzazione e raf-forzamento delle capacità organizza-tive e produttive.Nel 1984, Coproma, un’organizzazione nata per distribuire i prodotti di varie ONG e cooperative del Sud dell’India, cessò le proprie attività a causa di problemi di gestione e lasciando diversi gruppi di pro-duttori orfani di una struttura di commercializzazione. Alcuni ex affiliati di Coproma decisero, supportati dall’ong Oxfam e da alcuni consulenti e professionisti dello sviluppo sociale, di dare vita a SIPA, caratte-rizzandola non solo come strumento di accesso al mercato, ma anche come agenzia che potesse fornire formazione tecnica e organizzativa ai propri associati.La relazione fra SIPA e i suoi produttori è trasparente e ben articolata, anche grazie al fatto che molti produttori sono associati e fanno parte degli organi sociali. Questo favorisce la conoscenza del com-plesso delle attività, della situazione finanziaria e garatisce la partecipazione alla definizione delle linee strategiche dell’organizzazione. L’intensa attività di formazione a favore dei soci rappresenta inoltre un forte incentivo per i gruppi che collaborano con SIPA ad entrare a far parte della federazione.A tutti i gruppi di produttori SIPA paga un anticipo del 50 per cento sugli ordini. Il rimanente 50 per cento è pagato attraverso un assegno circolare entro 45 giorni dalla consegna. Fra gli attuali 40 gruppi, ricevono ordini per quasi 10 mesi all’anno i produttori impegnati nella produzione di giocattoli di legno, ceramiche, candele, incensi, prodotti di cartoleria. La struttura applica un margine medio del 20%, de-stinato alla distribuzione dei prodotti e alla realizzazione dei programmi sociali e di rafforzamento delle capacità.LiberoMondo acquista diverse tipologie di prodotti commercializzati da SIPA, tra cui gli incensi del grup-po associato Inner Reflection. Questa organizzazione è stata costituita nel 1996 con l’obiettivo di creare opportunità di lavoro formale per le donne più povere dei villaggi situati nei dintorni di Pondicherry, capitale dell’omonimo Stato federale del sud dell’India. Inner Reflection iniziò le proprie attività produ-cendo candele e impiegando 5 artigiane, ma la concorrenza dei prodotti a basso costo provenienti dalla Cina spinse il fondatore, Riaz Khan, a cambiare tipologia di prodotto, orientandosi verso una produzione

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tipica della zona, gli incensi. Il primo passo è stato quello di organizzare in gruppi e cooperative donne che lavoravano in modo informale a domicilio, per intermediari con i quali spesso si indebitavano. Riu-nirle in gruppi significava dare loro l’opportunità di sviluppare le proprie capacità, ottenere pagamenti migliori e rapportarsi con organizzazioni formalmente riconosciute.Inner Reflection conta 88 lavoratrici distribuite in unità produttive collocate nei tre villaggi di Muthialpet, Reddirpalayam e Chinna Mudalian Charati (quest’ultimo gravemente colpito dallo tzunami del 2004). Grazie al lavoro di sensibilizzazione e di pressione messo in atto da Inner Reflection nei confronti del governo locale, tutte le lavoratrici sono ora in possesso di una “carta dell’artigiano”, che garantisce una serie di coperture dal punto di vista assicurativo e sanitario.Il fondatore di Inner Reflection ha inoltre promosso la fondazione e sostenuto l‘avviamento di altre cooperative di produttrici di incenso, assumendo un ruolo chiave nella crescita organizzativa e nel mi-glioramento delle condizioni delle lavoratrici di incenso di tutta la città.LiberoMondo acquistava da Inner Reflection, tramite SIPA, incensi e olii essenziali, ma l’importazione di entrambe le referenze sono al momento sospese. Gli olii essenziali non sono prodotti dall’organizzazio-ne, che si limita a imbottigliarli, ma vengono acquistati da grossisti che hanno sede a Pondicherry: la loro origine è locale, eccetto per due essenze, tuttavia non vi è alcun controllo sulla filiera di approvvigiona-mento. LiberoMondo ha deciso di sospendere le importazioni di questa tipologia di prodotto, valutando inoltre come l’impatto sulle artigiane coinvolte nel confezionamento sia minimo.Per quanto riguarda gli incensi, la problematica è invece di natura prettamente tecnica. Nel corso del 2009 è entrato in vigore un nuovo standard europeo per cui gli incensi realizzati con la formulazione tradizionale non sono più conformi. Anche se altri incensi reperibili sul mercato italiano presentano le stesse caratteristiche e continuano ad essere importati, LiberoMondo ha deciso di sospendere momen-taneamente gli acquisti. Ritenendo che Inner Reflection sia una buona organizzazione e non volendo penalizzare in alcun modo le 88 lavoratrici coinvolte, è stato di avviato un percorso di accompagna-mento del produttore che consenta di rivedere la filiera di produzione degli incensi in modo da renderla conforme ai nuovi standard.

Imagination - IndiaImagination è un’organizzazione che è stata fondata nel 1992 da due artisti latinoamericani con l’obietti-vo di creare opportunità di lavoro attraverso la produzione di articoli tessili e di saponi naturali realizzati con con metodi eco-compatibili. E’ una delle piccole “industrie verdi” situate nella città internazionale di Auroville, nello stato del Tamil Nadu (India del Sud). Imagination fa parte di un più ampio proget-to di sviluppo sostenibile, sociale e ambientale, che è l’elemento costitutivo dalla città internazionale di Auroville. Questa “città dell’aurora”, concepita da Mirra Alfassa (The Mother) sulla base della filosofia del mistico indiano Sri Auribondo, è nata nel 1968 per essere un “laboratorio” di convivenza pacifica tra culture diverse. La sua fondazione venne sostenuta dal Governo Indiano e dall’Assemblea Generale dell’ UNESCO, che presentò Auroville come “progetto di basilare importanza per il futuro dell’umanità”.Alla cerimonia di inaugurazione, il 28 Febbraio 1968, presero parte i rappresentanti di 124 Paesi, ognuno dei quali portò con sé una manciata di terreno dalla propria terra natale, tutt’ora conservata in un’urna di marmo ad Auroville. Centinaia di persone lavo-rarono alla riforestazione e all’irrigazione di un’area che allora era praticamente desertica.Oggi Auroville è una foresta verde, con una ricca biodiversità e un tessuto economico attivo. Vi abita-no più di 2000 persone provenienti da diversi paesi del mondo, che vivono secondo regole condivise e

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secondo un principio di proprietà collettiva. Al centro della città sorge un grande tempio d’oro e luogo di meditazione, il Matrimandir, intorno a cui si sviluppano le aree residenziali, i campi coltivati, le guest-house per i numerosi turisti, scuole, campi sportivi, piccoli negozi, uffici, bar e ristoranti di cucina indiana e internazionale. La cosiddetta “area industriale” è occupata dalle unità produttive di Auroville: si tratta di piccole “industrie verdi” che producono oggetti di artigianato, cosmesi e abbigliamento riducendo al massimo l’uso di elettricità e utilizzando, quando possibile, materiali di riciclaggio. Oltre a contribuire all’auto sostentamento della città, queste unità produttive generano opportunità di lavoro regolare per uomini e donne dei villaggi vicini. In tale contesto è nata e opera Imagination, che al momento coinvol-ge 54 artigiani, prevalentemente donne, che vivono nelle zone limitrofe ad Auroville e offre loro corsi di formazione in diversi settori quali la sartoria, la tessitura, la produzione di batik, bambole e saponi naturali. A questi si aggiungono una serie di servizi, tra cui l’assistenza sanitaria e la concessione di pre-stiti senza interessi, e vari benefit, attività ricreative e di socializzazione, tra cui una vacanza pagata che consente ai lavoratori di visitare ogni anno una città del Sud dell’India.La filosofia che ispira Auroville permea anche la struttura organizzativa di Imagination, che è gestita da due presidenti: il regolamento della comunità relativo alle attività economiche, infatti, impedisce la con-centrazione delle responsabilità nelle mani di una sola persona. La scelta di vivere in armonia con la natura e nel rispetto di tutti gli esseri viventi influenza e guida le scelte in ambito produttivo.Per la produzione dei saponi della linea Dharma, importati e distribuiti da LiberoMondo, Imagination utilizza olii essenziali e grassi vegetali, quali olio di cocco e di oliva. Il processo di lavorazione a freddo non prevede l’aggiunta di grassi animali o di origine industriale.Il sapone è prodotto in modo totalmente artigianale ed è certificato “Beauty without crueltly”.

Equitable Marketing Association - IndiaEquitable Marketing Association (EMA) è un’orga-nizzazione fondata nel 1977 da un gruppo di giovani ragazzi e ragazze di un college di Calcutta, intenzio-nati a promuovere il movimento cooperativistico.L’idea iniziale era quella di riunire vari gruppi di ar-tigiani, in modo che per loro fosse più semplice re-perire le materie prime e vendere i prodotti. Inizial-mente aderirono sette cooperative, ma di anno in anno si sono aggiunti nuovi gruppi e attualmente le organizzazioni coinvolte sono 25.All’obiettivo iniziale di sostenere gruppi di artigiani nella commercializzazione, se ne è presto aggiunto un altro: quello di creare un progetto ampio che fosse allo stesso tempo progetto economico, sociale e ambientale. Per questo l’associazione, la cui sede

iniziale era nella città di Calcutta, ha acquistato un terreno in una zona rurale in cui poter costruire sia gli uffici sia alcune unità produttive. L’attuale sede di Ema sorge a Baruipur, una municipalità di oltre 44 mila abitanti, situata a 25 km da Calcutta, nello Stato del Bengala. A Baruipur ci sono gli uffici, 4 unità produttive, una struttura che ospita i produttori per cinque giorni la settimana, una mensa, un grande orto in cui si coltivano ortaggi, legumi e frutta, sette pozzi artificiali per la raccolta dell’acqua piovana (per uso agricolo), pannelli solari che forniscono energia pulita e sostengono le attività dell’intero centro. Le attività produttive di EMA si inseriscono quindi in un percorso più ampio che mira alla creazione di un gruppo che si relazioni, lavori e viva mettendo in pratica dinamiche di rispetto, reciprocità e aiuto mutuo, in cui ognuno possa esprimere le proprie potenzialità, nel rispetto della natura e in armonia con essa. I lavoratori sono scelti tra persone non qualificate, con poche possibilità di trovare impiego altrove, e privilegiando madri sole e disabili. Attualmente nella sede di Baruipur lavorano oltre 200 persone.Le quattro unità produttive sono le seguenti: cuoio, candele, strumenti musicali e tessile. EMA si relaziona inoltre con altre unità produttive esterne, da cui acquista altre tipologie di prodotto, come oggetti in legno, in pietra e mandala.Negli anni ‘90 EMA ha vissuto una serie di problemi e spaccature interne, dovute in particolare alla

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mancanza di consenso verso le scelte del manager di allora. Dalla scissione è nata, nel 1994, una nuova organizzazione, Madhya Khalikata, anch’essa impegnata nel commercio equo. EMA ha risentito di quegli anni di crisi, anche con un calo nelle vendite e con perdita di alcuni clienti internazionali. La dirigenza di Swapna Das, donna brillante e intelligente, ha ridato nuovo slancio e riaperto buone prospettive per il futuro e la crescita dell’associazione.Nella sede di Baruipur, vengono elaborati prodotti in cuoio, candele, sciarpe di seta, sciarpe di cotone e strumenti musicali.

Navdanya - IndiaNavdanya è un movimento per la conservazione della biodiversità, l’agricoltura sostenibile e i diritti degli agricoltori, fondata dalla famosa attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva. E’ stata avviata nel 1987 come programma della Research Foundation for Science, Technology and Ecology (RFSTE - Fondazione di ricerca per la scienza, la tecnologia e l’ecologia). “Navdanya” vuol dire nove semi, che rappresentano la fonte collettiva per la sicurezza alimentare dell’India e un equilibrio ecologico vario a più livelli, dall’ecologia della terra all’ecologia del nostro corpo. Uno dei principali motti di Navdanya è: “la diversità è prosperità”.Sin dall’inizio, Navdanya si è occupata di tematiche legate alla biodiversità, all’agricoltura biologica, ai diritti dei popoli, alle risorse naturali e alla sostenibilità. Queste tematiche sono affrontate lavorando su 3 livelli, dal micro al macro: attività di ricerca attraverso comitati di esperti; lavoro sul campo con migliaia di agricoltori per promuovere l’agricoltura biologica, facilitare la conservazione e lo scambio dei semi delle varietà tradizionali; distribuzione dei prodotti a livello nazionale e internazionale.Navdanya, che attualmente ha oltre 5 mila membri in tutto il paese, ha costruito una fattoria biologica, la “Fattoria biologica della conservazione della biodiversità”, su un area di 20 acri, a Deradhun, fra le montagne dell’ Himalaya e Sivalik, nell’Uttrakand, India settentrionale. La terra era stata precedente-mente desertificata dalla monocoltura di eucalipti e adesso ospita un habitat in cui crescono oltre 650 varietà di piante che includono, fra le altre, 250 varietà di riso, 30 varietà di grano e molte specie di piante mediche. A Deradhun si svolgono attività di ricerca sul campo, seminari e laboratori di formazio-ne con gli agricoltori. Visitano la fattoria e partecipano ai laboratori e ai workshop studenti e volontari da tutto il mondo.Grazie soprattutto al prestigio internazionale di Vandana Shiva nell’ambito dei movimenti sociali e del commercio equo, Navdanya distribuisce i propri prodotti a numerose organizzazioni partner a livello internazionale. Molte ONG e movimenti sociali di Spagna, Francia, Regno Unito, Canada, USA e di altri paesi sostengono Navdanya nel finanziamento dei suoi programmi e delle attività di ricerca.Il riso, che è la coltura più diffusa a livello globale, è oggetto di studi e ricerche per l’importanza che ha come alimento base nella dieta di metà della popolazione mondiale. Si consumano annualmente circa 200 milioni di tonnellate di riso e più del 90% della produzione si concentra in Asia. E’ generalmente riconosciuto che il riso è stato coltivato in origine nelle regioni dell’India o dell’Indo-Cina. I più significa-tivi ritrovamenti archeologici della coltivazione del riso in India risalgono al 9000 - 8000 a.C. (Mesolitico avanzato) e il suo forte radicamento nella cultura locale è testimoniato anche dal suo utilizzo in numerosi rituali religiosi.Con la diffusione della Rivoluzione Verde negli anni Sessanta, in India è aumentato rapidamente il tasso di sostituzione delle varietà tradizionali (soprattutto riso e grano) con le moderne va-rietà ad alta resa (HYV). Il fenomeno prosegue tutt’ora e incide sempre maggiormente sulla trasformazione delle colture indige-ne e dei relativi ecosistemi: oltre il 75% della produzione indiana di riso proviene da 10 varietà migliorate (HYV), che hanno sosti-tuito la maggior parte delle varietà indigene. In realtà, secondo quanto dimostra Navdanya nei suoi esperimenti e studi, le HYV non hanno un’alta resa se la produttività è misurata in termini di rendimento per volume unitario di acqua utilizzata (tonnellate/ k. lit) e le varietà indigene sono meno costose e più sostenibili ecologicamente della maggior parte delle HYV.

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GIE Targanine - MaroccoGie Targanine è un’organizzazione che si è costituita nell’ottobre del 2003. Si tratta di un “raggrup-pamento di interesse economico”, un’organizzazione senza scopo di lucro che coordina il lavoro di 6 cooperative situate in un raggio di 110 km dalla città costiera di Agadir. È la zona delle foreste di argan, un albero che cresce in Marocco nella zona del Souss, in un triangolo di terra compreso tra le città di Agadir, Marrakech ed Essaouira.Nei primi anni novanta, Zoubida Charrouf, docente presso l’Università Mohammed V di Rabat, avviò una serie di studi e ricerche sulle caratteristiche organolettiche dell’olio di argan. I risultati del suo lavoro confermarono ciò che la saggezza popolare da lungo tempo affermava circa le ottime proprietà di que-sto olio, sia in ambito alimentare che cosmetico. Purtroppo queste caratteristiche non erano sufficienti a garantire la salvaguardia delle foreste di argan, la cui estensione si stava riducendo a causa di squilibri ecologici dovuti all’intervento dell’uomo: nelle zone collinari e montane molti alberi venivano tagliati per ricavare legna da ardere, mentre nelle zone pianeggianti la foresta cedeva il passo all’intensificarsi dello sfruttamento agricolo. La deforestazione aveva come risultato l’erosione del suolo, con effetti lega-ti alla desertificazione delle aree interessate, e all’abbassamento delle falde freatiche. Più di una voce si levò per segnalare la gravità del fenomeno, tanto che l’UNESCO, per tutelarla, dichiarò la zona “riserva della biosfera e patrimonio dell’umanità”. Una delle strategie migliori per preservare le foreste era però quello di valorizzarle agli occhi degli abitanti dell’area facendo sì che diventassero una risorsa anche dal punto di vista economico.Gli studi di Zoubida Charrouf e la sua capacità di coinvolgere persone attorno al progetto diedero im-pulso alla creazione delle prime cooperative, che successivamente si consorziarono dando vita a Gie Targanine. Le difficoltà da superare erano molte, legate sia ad aspetti produttivi che culturali. Le donne non erano in grado di fornire un prodotto di qualità e non avevano esperienza circa la gestione di una struttura cooperativa. Gli uomini della comunità non volevano accettare che le donne diventassero maggiormente emancipate e ottenessero una certa autonomia economica, grazie a un lavoro equamente retribuito e al miglioramento delle proprie abilità. Seguendo la tradizione le donne avrebbero dovuto occuparsi solo del lavoro dei campi e della cura della famiglia. Grazie a un lavoro di formazione delle produttrici e di sensibilizzazione della comunità locale è stato possibile compiere significativi passi avanti senza per questo generare conflitti o lacerazioni insanabili. Le cooperative sono ora gestite dalle donne, che hanno migliorato le tecniche di produzione in modo da ottenere prodotti di ottima qualità, mentre gli uomini, anche grazie alle positive ricadute economiche sul reddito familiare, hanno incominciato ad accettare l’idea e a rispettare maggiormente il lavoro di madri e figlie.Gie Targanine è controllata dalle cooperative che ne fanno parte attraverso processi democratici traspa-renti e che favoriscono la partecipazione di tutti gli associati. Le attività produttive sono a carico delle organizzazioni associate, mentre la struttura centrale si occupa della commercializzazione, delle attività formative e dei progetti sociali. Ha sviluppato servizi specifici per il settore produttivo, come corsi di formazione volti a migliorare le tecniche di estrazione dell’olio e a implementare il sistema di tracciabilità dei prodotti, corsi sull’igiene e la protezione alimentare.Targanine gestisce anche un programma per combattere l’analfabetismo femminile nelle zone rurali, corsi di salute di base e di micro imprenditoria, promuove campagne di sensibilizzazione per la salvaguardia delle foreste di argan e seminari sulle problematiche ambientali.

Ssit Lequil Lum - MessicoLa cooperativa Ssit Lequil Lum (“I frutti della madre terra” in lingua tzeltal) è costituita da indigeni zapa-tisti prevalentemente di etnie chol e tzeltal che vivono nella regione nord del Chiapas.I villaggi in cui vivono fanno parte, a livello amministrativo, di uno dei 5 Caracoles (chiocciole) nei quali è suddivisa dal 2003 l´organizzazione del movimento zapatista, precisamente quello di Roberto Barrios, o Caracol V. La cooperativa è nata nel 2003, anche se le esperienze aggregative di lavoro collettivo sono anteriori. Già alla fine degli anni novanta, grazie all´appoggio di organizzazioni di base che operano in Chiapas, come il Capise, il Desmi, il Ciepac, il Frayba, Enlace Civil, impegnate nella solidarietà alla causa zapatista, nell´economia solidale, nel supporto alle lotte indigene, erano sorte le prime esperienze col-lettive di organizzazione cooperativistica.Con la nascita dei Caracoles, gli zapatisti decisero di rafforzare le proprie cooperative, anche quelle dedite alla produzione del caffè, chiudendo i rapporti con i produttori non vicini al movimento e proce-

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dendo in modo autonomo. L´obiettivo prioritario è quello di strutturare forme alternative di economia, svincolate dal mercato tradizionale. Il caffè, princi-pale prodotto rivolto all´export, diventa centrale in questo disegno strategico. Fin da subito si è cercato di curare la qualità del prodotto, anche per smarcar-si dalla dipendenza dagli intermediari al soldo delle grandi imprese (i cosiddetti coyotes).La cooperativa Ssit Lequil Lum è nata per promuo-vere la commercializzazione del caffè, ma anche la produzione collettiva, lo scambio di prodotti, la col-tivazione di frutta e verdura, l’allevamento e l’arti-gianato.È stato avviato un processo di autocertificazione della qualità attraverso la Giunta del Buon Governo ed è stata nominata una commissione di delegati che con-trollano, a livello locale e municipale, che i vari pro-duttori lavorino senza utilizzo di additivi chimici. La cooperativa non lavora solo per beneficiare se stessa o alcuni municipi, bensì per tutta la Zona Nord del Chiapas: i proventi infatti non vanno unicamente ai 5 municipi produttori di caffè, ma a tutto il Caracol V. Le attività della Ssit Lequil Lum sono parte di un progetto strategico più ampio volto al rafforzamento dell’autonomia, alla crescita integrale di tutti i municipi della zona, al raggiungimento degli obiettivi del movimento zapatista (casa, terra, salute, edu-cazione, alimentazione). I municipi della Zona Nord che non producono caffè commercializzano altri prodotti come mais e fagioli o si dedicano all’allevamento. Ssit Lequil Lum quindi, pur essendo formata in gran maggioranza da produttori di caffè, si propone l’obiettivo di ridurre la dipendenza da questo prodotto stimolando la diversificazione, migliorando le coltivazioni alternative e promuovendo il commercio locale di quanto si produce nel Caracol V.Negli anni 2007 e 2008 la cooperativa Ssit Lequil Lum ha lavorato per dotarsi della struttura gestionale e amministrativa necessaria per lo svolgimento delle attività. Con il sostegno dell’ONG Desmi e di una volontaria spagnola, i quattro principali responsabili dell’organo direttivo (mesa directiva) hanno im-parato ad utilizzare computer, fax e telefoni, a gestire i permessi per l’esportazione e hanno iscritto la cooperativa presso il registro federale.La fase successiva è stata quella di trasferire le conoscenze e le capacità acquisite, in modo che più persone all’interno della cooperativa siano in grado di gestire, in modo quasi autonomo, le varie fasi della filiera, compresi gli aspetti legati all’esportazione. Si tratta di una scelta di fondamentale importanza, anche in considerazione del fatto che cambieranno i componenti dell’organo direttivo. Nel corso del 2010 alla cooperativa si sono aggiunti i produttori del municipio Francisco Villa e la Ssit Lequil Lum ha iniziato a fornire ai produttori prestiti per esigenze personali e problemi di salute.I contatti con la Ssit Lequil Lum sono nati nel contesto delle relazioni tra la cooperativa zapatista e l’As-sociazione Tatawelo che, nata come coordinamento informale nel 2003, si è costituita ufficialmente nel 2006 iniziando a seguire direttamente la filiera del progetto.La collaborazione tra LiberoMondo e l’associazione Tatawelo è cresciuta nel corso degli anni sia nella collaborazione per i viaggi di verifica che per la distribuzione del caffè attraverso la rete delle Botteghe del Mondo.

Mieles del Sur - MessicoIl percorso che ha portato alla fondazione di Mieles del Sur è iniziato nel 1980, quando trentacinque pic-coli produttori, di una zona centrale del Chiapas, decisero di organizzarsi per avviare la vendita dei loro prodotti. Si trattava perlopiù di giovani studenti che cercavano modi e terre dove poter vivere, lavorare e… cambiare il mondo. Per diversi anni si appoggiarono per le vendite ad un’organizzazione più grande, Miel Maya (oggi scomparsa), che raccoglieva la produzione e si occupava dell’esportazione verso i canali del commercio equo europeo.La cooperativa Mieles del Sur iniziò la sua vita ufficiale nel 1999, ma divenne completamente operativa

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nel 2001, quando i produttori, nel frattempo cresciuti fino a 150, riuscirono a gestire tutto il processo, dalla produzione all’esportazione.I soci sono tutti uomini di origine indigena, delle etnie tzeltal o tzotzil, cui devono essere sommate alcune donne che collaborano indirettamente, di solito in-tegrando le attività con la produzione di artigianato. Si tratta di piccoli produttori i cui appezzamenti, per statuto, non possono superare i due ettari. Ognuno di loro possiede qualche decina di arnie e alterna questa attività con altre produzioni agricole, come caffè, fa-gioli, mais, ortaggi.Agli associati vengono offerti gratuitamente, o a prez-zi calmierati, strumenti di lavoro, momenti di forma-zione tecnica e il monitoraggio del processo produtti-vo. A questo si aggiungono programmi sociali a favore delle fasce più povere della comunità. Molti di questi interventi sono possibili grazie al supporto di una or-

ganizzazione non governativa locale di nome Despertar.Il miele prodotto dagli associati viene conferito alla cooperativa che si occupa dell’esportazione verso i canali del commercio equo europeo. Nel corso del 2009, sono però intervenuti dei cambiamenti che hanno complicato il processo. La legge messicana che norma il settore dell’apicoltura si è fatta sempre più restrittiva, con la giustificazione che le istituzioni europee richiedono norme molto rigide per l’im-portazione del miele, tra cui l’obbligo per chi esporta di disporre di strutture proprie per l’estrazione, lo stoccaggio e il trasporto. La disciplina, cui si fa riferimento in modo particolare, è quella conosciuta come HACCP, che impone una serie di regole relative alla predisposizione degli ambienti in cui il prodotto viene lavorato e stoccato. Mieles del Sur non ha ancora una struttura di sua proprietà per la pulizia e lo stoccaggio del miele, fatto che rappresenta un forte limite allo sviluppo delle attività e un ostacolo insormontabile per l’esportazione diretta. La soluzione migliore è quella di acquistare un terreno ed edificare una struttura, con appositi spazi per il trattamento e lo stoccaggio del miele. Le difficoltà che si frappongono alla realizzazione di questo progetto sono però notevoli. Il costo del terreno e dei lavori è elevato e, data la vicinanza di Mieles del Sur alla causa zapatista, il governo locale e quello nazionale boicottano costantemente la loro azione, creando difficoltà burocratiche e non concedendo nessun tipo di appoggio.Al momento, la via più semplice è quella di esportare il miele attraverso altre organizzazioni in pos-sesso dei requisiti necessari, anche se questo comporta un aumento dei costi. Si tratta di una soluzione temporanea, in attesa di trovare le risorse economiche necessarie a finalizzare il progetto di un proprio impianto di trasformazione.

Mujeres por la Dignidad - MessicoLa società cooperativa “Mujeres por la Dignidad” è stata costituita formalmente il 1° marzo del 1997, in seguito ad una assemblea generale, cui parteciparono oltre 500 artigiane e una decina di uomini di origine maya tzotzil. Le artigiane appartengono ai municipi della zona Altos del Chiapas, principalmente San Andrés, San Juan Chamula, Zinacantán e Chenalhó, villaggi in cui è sempre stata molto forte la pre-senza di gruppi paramilitari e in cui gli appartenenti al movimento zapatista hanno subito e continuano a subire frequenti intimidazioni. La maggior parte delle donne, tutte basi d’appoggio del movimento zapatista, è monolingue e non parla spagnolo. La loro età va dai 15 agli 80 anni. Alcune di loro sono sposate, altre sole, vedove, con o senza figli; vivono in contesti di estrema povertà e si sono organizzate collettivamente per poter contribuire al mantenimento delle loro famiglie. La sede iniziale della cooperativa era a San Andrés de Larrainzar, (luogo della stipula degli omonimi accordi fra governo ed EZLN), circa 30 chilometri dalla cittadina di San Cristobal. Nel 1998 un gruppo di paramilitari assaltò San Andrés e distrusse il negozio della cooperativa, che fu costretta a trasferirsi nel Caracol di Oventic, sede di uno dei cinque governi autonomi zapatisti. La storia di questa cooperativa è strettamente legata alla storia dello zapatismo e in particolare al percor-

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so organizzativo delle donne all’interno del movi-mento: già un anno prima della sollevazione in armi del 1994, dopo una lunga consultazione tra le donne dei villaggi, l’EZLN si era dotato di una “Legge Ri-voluzionaria delle Donne” che individuava, in dieci punti, una serie di diritti.Mujeres por la Dignidad è la più antica e la più strut-turata tra le cooperative zapatiste di artigianato. Prima della sua costituzione, le artigiane lavorava-no in forma individuale, e ognuna vendeva i pro-pri prodotti a prezzi irrisori a intermediari che poi li commercializzavano al mercato di San Cristobal. Da lì la necessità di organizzarsi in collettivo e iniziare a vendere direttamente, sfruttando soprattutto la rete internazionale di solidarietà con il movimento zapa-tista.L’obiettivo principale della cooperativa è dunque la commercializzazione di prodotti dell’artigianato a prezzi più giusti, l’autonomia rispetto al sistema eco-nomico di quello che loro chiamano il “Mal Gover-no”, nonché una maggiore indipendenza nel conte-sto familiare, rispetto a padri e mariti. La loro attività è anche legata al riscatto e alla conser-vazione dell’identità tradizionale Maya. Le artigiane, prevalentemente tessitrici, sono infatti responsabili di conservare e riprodurre i motivi e i colori ereditati dai loro avi. Per i primi anni la cooperativa è stata assistita dalla ONG chiapaneca Desmi, che ha fornito corsi di con-tabilità, amministrazione e ha dato suggerimenti per lo sviluppo dei prodotti. Dal 2008 il direttivo della cooperativa ha deciso di sospendere questa collaborazione, considerando di aver raggiunto una buona autonomia e capacità di auto-gestirsi, scegliendo così di procedere esclusivamente con le proprie forze e risorse interne. Nonostante gli indubbi progressi della condizione della donna nelle comunità zapatiste, il loro ruolo rimane tuttavia principalmente legato alle attività domestiche e alla cura dei figli, in famiglie ancora molto numerose (spesso con oltre 6, 7 figli). Per molte socie, quindi, la partecipazione ad una attività cooperativa non è risultata compatibile con gli altri impegni e, rispetto alle 500 socie iniziali, nel corso degli anni il loro numero si è quasi dimezzato. Nel 2007, oltre allo spazio nel Caracol di Oventic, la cooperativa ha aperto un secondo punto vendita nella cittadina di San Cristobal.Le artigiane vengono pagate a cottimo, sulla base di prezzi stabiliti in modo collettivo durante le assem-blee annuali e solo una volta che il loro prodotto viene venduto al pubblico.Le condizioni di lavoro e retributive vanno analizzate tenendo in considerazione il contesto molto pe-culiare del Chiapas e del movimento zapatista: chiunque ricopra ruoli di responsabilità, come i membri del consiglio direttivo di una cooperativa, presta un “servizio” volontario e non viene retribuito se non sotto forma di “rimborso spesa” e con donazioni di mais e fagioli da parte dei soci della cooperativa. Stesso discorso vale per chi ricopre cariche politiche, chi si occupa dell’insegnamento e del servizio presso le cliniche, dei progetti agricoli (i cosiddetti promotori di salute, educazione e agro ecologia).La democrazia interna è garantita da una rotazione continua delle responsabili e dalla pratica costante della partecipazione, che è alla base del movimento zapatista.La partecipazione alla vita della cooperativa rappresenta una grande esperienza per l’empowerment, la crescita dell’autostima, delle capacità linguistiche, relazionali e gestionali e contribuisce in modo si-gnificativo alla progressiva modifica del ruolo e della percezione della donna indigena messicana nella società.

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Kumbeshwar Technical School - NepalKumbeshwar Technical School (KTS) è stata fondata nel 1983 da Siddhi Bahadur Khadgi, ex membro del Consiglio di Stato, ed è situata a Lalitpur (Patan), una delle principali città della valle di Kathmandu. La comunità locale si compone principalmente di persone di etnia Newar appartenenti alle caste consi-derate “inferiori”, come macellai, barbieri, autisti, lavoratori, braccianti, spazzini.L’organizzazione, legalmente registrata nel 1987, è impegnata a favore dello sviluppo socio-economico delle donne e dei bambini appartenenti a famiglie a basso reddito.Sebbene il target dei beneficiari si sia successivamente ampliato, la scuola fu inizialmente avviata allo sco-po di assistere la comunità “Pode”, appartentente alla casta che occupa il livello più basso, quella degli spazzini, e altri gruppi socialmente ed economicamente svantaggiati come bambini abbandonati e immi-grati giunti da aree remote del paese in cerca di lavoro. I “Pode” sono considerati “intoccabili” e hanno poco peso nell’ambito delle decisioni sociali e politiche, sono privati dell’educazione e perfino della possibilità di partecipare alle attività religiose. Le loro condizioni di vita sono estremamente povere.Siddhi Bahadur Khadgi, che continua a vivere con la propria famiglia in questo luogo, potè constatare le urgenti necessità della zona e della popolazione che vi viveva. Decise di accettare la sfida e avviò un centro diurno che si prendeva cura dei bambini che le donne “Pode” erano solite portare sulle loro spalle mentre spazzavano le strade. Successivamente vennero attivati un programma di educazione primaria per i bambini, sei classi di alfabetizzazione per adulti e corsi di formazione alla tessitura di tappeti, un programma di alimentazione e vaccinazione.In oltre 25 anni di attività KTS è lentamente, ma costantemente cresciuta fino al presente. Le attuali atti-vità comprendono: un scuola materna e primaria per 250 bambini, una comunità che accoglie 20 minori senza casa, programmi di formazione professionale per ragazzi e ragazze in ambiti quali la falegnameria, la tessitura di tappeti, la filatura e il lavoro ai ferri da maglia, un centro diurno per i figli dei produttori e delle persone in formazione.L’attività produttiva che coinvolge più persone, tra cui alcune disabili, è quella del lavoro ai ferri da maglia. Sono circa 28 le artigiane che si ritrovano presso il centro per svolgere il loro lavoro sia nella produzione che nel controllo qualità, mentre circa 470 persone, nella quasi totalità donne, svolgono il lavoro presso la propria abitazione. Circa il 20% di loro lavora direttamente con KTS, mentre gli altri fanno riferimento a uno dei 13 gruppi informali collegati all’organizzazione.Le persone complessivamente coinvolte sono però molte di più, oltre 2.000, in quanto bisogna conside-rare che alle attività partecipano più componenti per ciascun gruppo familiare.Lo staff e il personale docente sono assunti con contratto a tempo indeterminato e gli stipendi, diffe-renziati in base alla mansione, sono buoni e comunque generalmente superiori a quanto previsto per gli operatori del settore. Le persone esterne che conferiscono i propri prodotti a KTS vengono remunerate a cottimo. Sia i lavoratori assunti che i produttori a cottimo possono usu-fruire di numerosi servizi offerti dall’organizzazione, quali ad esempio agevolazioni per l’accesso al credito, contributi per cure mediche e degenze ospedaliere.KTS finanzia borse di studio per l’educazione secondaria a favore di bambini che hanno frequentato le scuole primarie presso il centro, organizza corsi su salute e prevenzione, con particolare attenzione a malattie quali il tetano e l’HIV, pro-muove campagne di vaccinazione contro la tubercolosi.Tutte queste attività non producono utili, anzi vengono offer-te gratuitamente o a costi calmierati alle fasce indigenti della popolazione, alle persone inserite nei percorsi formativi e al personale di KTS.Le attività produttive, oltre a generare reddito per le persone coinvolte, consentono con i ricavi delle vendite di finanziare i programmi di assistenza sociale.

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Women’s Skill Development Project (WSDP) - NepalWomen’s Skill Development Project (WSDP) fu fondato a Pokhara nel 1975, nel corso “dell’anno inter-nazionale della donna” proclamato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nacque come centro di formazione finanziato dal governo per offrire la possibilità alle donne che lo de-sideravano di imparare a tessere, tagliare e cucire. Nel 1989, a causa della difficile situazione politica del paese, in una fase di transizione dalla monarchia alla repubblica, i fondi a sostegno delle attività vennero tagliati e il centro si avvicinò pericolosamente alla chiusura definitiva.Molte donne che partecipavano alle attività si trovarono senza un lavoro, ma un’impiegata del centro, Ramkali Khadka, convinta delle potenzialità del progetto, decise di prendere l’iniziativa. Utilizzando risorse personali, coinvolgendo i propri familiari e altri componenti della comunità riuscì a raccogliere una somma di 10.000 rupie nepalesi (poco meno di 100 euro) che costituì la base per il rilancio delle attività.Costituito un gruppo con tre colleghe, Shanti Thapa, Lalu Gurung e Surya Panday, iniziarono a produrre artigianato e WSDP si trasformò gradualmente in un’organizzazione non governativa autosufficiente e di successo che ora coinvolge circa 200 donne.WSDP ha come obiettivo quello di offrire formazione professionale e di creare opportunità di lavoro per le donne, in particolare quelle più bisognose, in modo da consentire loro di provvedere a se stesse e ai propri figli. Oltre a un salario equo, alle produttrici vengono offerti numerosi servizi: corsi di ag-giornamento, corsi di educazione alla salute e visite mediche gratuite, borse di studio per i figli, giorni di vacanza retribuiti, fondo per i momenti di ristoro offerti presso la sede, fondo pensione per gli impiegati, indennità per il pasto fuori casa, fondo spese per le celebrazioni religiose, visite formative in Nepal e all’estero.Le artigiane di WSDP si occupano dell’intero processo produttivo partendo dal filato grezzo fino al prodotto finito. Le fasi della tintura e della preparazione dell’ordito avvengono presso la sede dell’or-ganizzazione, mentre la tessitura, per cui si utilizza il telaio a tensione, può essere svolta anche presso la propria abitazione. Le donne lavorano spesso nelle loro case site nelle zone rurali in modo da poter contemporaneamente accudire la famiglia.Normalmente un tessuto di sette metri di lunghezza e 40 centimetri di larghezza viene preparato in due giorni. La striscia così realizzata viene consegnata a delle incaricate per essere pesata e, al momento del conferimento, l’artigiana viene puntualmente pagata. Le successive operazioni di taglio e cucito avven-gono presso la sede. Nasce in questo modo un’ampia gamma di prodotti in cotone tessuto e cucito a mano che comprende borse, astucci, portafogli, zaini, sciarpe,… A partire dal 2006 è stata avviata la produzione di articoli tinti con colori di origine com-pletamente naturale, mentre più recentemente è sta-ta introdotta una linea di prodotti realizzati tessendo l’allo, fibra naturale di origine locale ricavata dalla specie botanica Girardinia diversifolia, anche cono-sciuta come “ortica gigante himalayana”.Nell’arco degli anni sono state formate persone pro-venienti da situazioni e contesti sociali, economici, et-nici estremamente diversi. Molte donne provenivano da villaggi rurali ed erano vedove, divorziate, disabi-li, vittime di violenze, alcune erano state allontanate dalle loro case e dai loro villaggi.WSDP ha offerto loro corsi di formazione in molte di-scipline: taglio, cucito, tessitura, tintura, gestione delle attività e molti altri aspetti legati alla produzione arti-gianale. Hanno potuto inoltre usufruire di corsi sulla cura della salute e la lingua inglese, tutti offerti gratui-tamente da volontari locali e stranieri. Nel corso degli anni WSDP ha aiutato centinaia di donne ad acquisire le abilità professionali necessarie a rendersi autonome e, a tutt’oggi, è una delle poche organizzazioni della regione formata e gestita da donne.

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Children Nepal - NepalIl Nepal è un paese con una popolazione di circa 27,6 milioni di abitanti, di cui la metà con meno di 18 anni, in cui solo il 27% dei bambini conclude la scuola primaria.Il lavoro minorile è molto diffuso e circa 2,6 milioni di bambini sono sfruttati perché le famiglie, che non sono in grado di provvedere loro, sono costrette a mandarli a lavorare, anche molto lontano da casa. Molti bambini, privati del diritto ad un’educazione a causa della povertà, dell’analfabetismo di massa e di problemi socio-economici, sono vittime di abusi o costretti a lavorare in condizioni di semi schiavitù.Pokhara è una città di circa 200 mila abitanti situata a circa 200 km dalla capitale Kathmandu ed è una delle località che attraggono più turisti perché, oltre alla bellezza del luogo e alla sua storia, da qui parto-no molti percorsi per gli appassionati del trekking. Pokhara è anche una città dove 13.000 mila bambini vivono in zone povere e degradate, più di 8.000 lavorano come manovali e circa 130 dormono per strada. Naturalmente le più a rischio sono le bambine che spesso trovano un’occupazione come “dome-stiche” presso le case delle famiglie benestanti.Questo è, in estrema sintesi, il contesto in cui opera Children Nepal, un’organizzazione non governativa e no profit impegnata a promuovere i diritti, il benessere e lo sviluppo dei bambini che vivono ai margini della società. Lavora direttamente con i bambini e le loro famiglie con attività pratiche, aiutandoli a sfug-gire agli effetti della discriminazione, dello sfruttamento e della violenza basati sulla casta, la disabilità, il genere e lo stato sociale. È stata fondata nel 1995 da un gruppo di professionisti impegnati nell’ambito dell’educazione, della salute e dei servizi sociali che avevano vissuto esperienze simili nel corso della loro infanzia. Nel tentativo di migliorare la situazione dei singoli bambini, CN è fortemente impegnata a lavo-rare con le loro famiglie, aiutandole ad affrontare i problemi della vita quotidiana e cercando di facilita-re l’accesso ai servizi pubblici locali. Children Nepal opera secondo un approccio olistico, e individua la famiglia e la comunità locale come ri-sorse imprescindibili per giungere a un reale miglio-ramento della condizione dei bambini.Il suo intervento sviluppa in più direzioni: livello base, ossia le attività con i bambini e le famiglie, li-vello intermedio caratterizzato dal lavoro con scuo-le, distretti, servizi di salute pubblica, altre organizza-zioni non governative e cooperative, e infine livello “macro” che consiste nella promozione di azioni di pressione e momenti di formazione circa i diritti dei bambini, l’uguaglianza per tutte le persone e il mi-glioramento dei servizi sociali previsti per i poveri.

Suryamukhi HandicraftsChildren Nepal ha avviato, nel febbraio del 1999, un programma volto alla generazione di reddito chia-mato Suryamukhi Handicrafts (il termine Suryamukhi in sanscrito significa “dal volto splendente come il sole”) che si prefigge di creare opportunità di lavoro per donne a basso reddito, per aiutarle ad au-mentare le loro risorse e a migliorare le loro condizioni di vita. Oltre a fornire una fonte di reddito e un supporto sociale a queste donne, Suryamukhi è stato pensato per contribuire al sostegno dei programmi e delle attività di Children Nepal.Si tratta, almeno al momento, di un ambito che non è strutturato e pensato come una vera e propria uni-tà produttiva a se stante, ma più che altro come un programma di sostegno a donne in difficoltà, molte delle quali madri o sorelle dei bambini inseriti nelle attività del centro. In questo senso il loro coinvolgi-mento nell’attività artigianale è da leggersi come funzionale a un intervento integrato, un progetto com-plessivo che coinvolge non solo i minori, ma necessariamente anche gli altri componenti della famiglia.Le persone che usufruiscono di questo programma sono attualmente 40, tutte donne.

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Association for Craft Producers - NepalIL’Association for Craft Producers (ACP) è una orga-nizzazione non governativa nepalese che lavora con circa 1.200 produttori, in ben 15 distretti del paese. L’associazione è stata costituita nel 1984 da un gruppo di persone con competenze in ambito economico-sociale e con esperienza nel settore dei progetti di sviluppo a favore delle donne. L’obiettivo principale di ACP è quello di sostenere artigiani a basso reddito, permettendo loro di vivere degnamente. Per questo motivo, si è dotata di una struttura che fornisce for-mazione e servizi di consulenza su design, marketing, gestione. L’intera attività è volta a promuovere uno sviluppo sostenibile che ha come capisaldi la salute e la sicurezza dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente, evitando, ove possibile, l’utilizzo di materiali o pro-cessi produttivi inquinanti.ACP ritiene di aver contribuito a cambiare la perce-zione del lavoro artigianale, che, prima, era conside-rato da molte donne alla stregua di un hobby o al massimo un lavoro saltuario. È loro convinzione che donne, con un livello di istruzione molto basso, possono essere formate, sia da un punto di vista teorico che pratico, e diventare abili artigiane, capaci di organizzarsi e di rendere remunerativa la loro attività. Questo porta a una maggiore autostima e all’aumento della considerazione di cui esse godono a livello famigliare e sociale, contribuendo a renderle maggiormente indipendenti e, al contempo, partecipi delle decisioni che riguardano loro stesse e la famiglia.Le persone che lavorano per ACP sono inquadrate secondo tipologie contrattuali differenziate: il perso-nale e gli artigiani che lavorano presso la sede sono assunti, mentre gli artigiani dei gruppi esterni ven-gono pagati a cottimo. Nella valutazione delle remunerazioni è importante considerare anche i benefit: programma di risparmio, prestiti agevolati, premio produzione, fondo previdenza, servizio mensa gratu-ito, servizio di assistenza psicologica, programmi di educazione informale, sussidi per l’istruzione dei figli, indennità per le festività, congedo di maternità e paternità, fondo malattie ed emergenze, ecc….Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi progetti in ambito sociale, quali programmi di educazio-ne di base e corsi di igiene, assistenza sanitaria, consultori famigliari.ACP rivendica il fatto di non essere un ente assistenziale, ma di operare, pur con intenti e finalità sociali, in modo professionale e con un’organizzazione efficiente che mira a garantire la sostenibilità della strut-tura. Ritiene fondamentale avvalersi delle prestazioni di personale qualificato, che consenta di gestire al meglio i vari settori di competenza, ma, altresì, motivato e partecipe delle finalità dell’organizzazione.ACP è un’organizzazione non governativa e in quanto tale la legislazione del paese non le permette di essere in possesso di una licenza di esportazione. Allo scopo è stata costituita una società controllata (loro la definiscono organizzazione “sorella”), la Nepali Craft Trading Pvt. Ltd., che si occupa di tutte le attività legate all’export.

Gospel House - Sri LankaGospel House è una impresa nata nel 1976 nella città di Colombo, ad opera di John Karunaratne che, preoccupato per le condizioni di vita dei giovani disoccupati, decise di attivarsi per cercare di dare una risposta ai loro bisogni. Utilizzando il motore di una asciugatrice dismessa, regalatogli da un pastore protestante del luogo, costruì un tornio per la lavorazione del legno.Tearcraft (ora “Created”), organizzazione inglese di ispirazione cristiana impegnata nel sostenere progetti nel cosiddetto “Sud del Mondo”, venne a conoscenza di questa iniziativa e inviò un primo ordine di alcuni articoli in legno, dando così inizio alle esportazioni di Gospel House.Alla morte del fondatore, avvenuta nel 1983, la moglie Noeline e i figli Modestus e Shiran si fecero carico dell’attività. A fine 2010, Noeline e Modestus hanno lasciato la struttura che ora è gestita completamente da Shiran.Nonostante si tratti di un’azienda privata, gli eventuali utili non vengono divisi tra i proprietari, ma,

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seguendo l’impostazione data dal fondatore, vengono reinvestiti per lo sviluppo dell’organizzazione e delle sue attività. I proprietari lavorano all’interno dell’organizzazione e percepiscono uno stipendio mensile.Gospel House si propone di contribuire all’economia nazionale, valorizzando le risorse sostenibili del paese grazie all’utilizzo di tecnologie appropriate. Lo scopo è quello di elevare le condizioni di vita dei dipendenti, dei produttori e della comunità, lavorando per il mutuo beneficio di tutti i soggetti che com-pongono la filiera, dal produttore al consumatore.Presso la sede, che ora si trova a Madampe, a circa 80 chilometri a nord di Colombo, lavorano 37 dpendenti. Il personale viene selezionato seguendo l’idea iniziale del fondatore di dare lavoro a giovani poveri e con scarsa istruzione. Si tratta di un’impostazione tutt’ora attuale in un contesto in cui la di-soccupazione giovanile è molto alta, tanto che il 40% dei giovani, di età compresa tra i 25 e i 29 anni, è ancora dipendente dai genitori. Nel corso dell’esperienza lavorativa all’interno di Gospel House, i giovani hanno l’opportunità, oltre che di ricevere uno stipendio, di formarsi professionalmente e di col-mare alcune delle lacune legate alla loro preparazione scolastica. Il trattamento salariale di base e buono (superiore del 10% a quanto previsto dalla legge per un lavoratore qualificato), e i lavoratori godono di servizi e benefit integrativi: un fondo pensionistico, uno di fine rapporto e uno assistenziale, quest’ultimo gestito dagli stessi dipendenti; congedo per maternità retribuito; contributi per spese mediche, matrimo-nio, nascita di un figlio, decesso di un congiunto. Gospel House si presta, inoltre, a fungere da garante, nei confronti delle banche, per prestiti richiesti da dipendenti e produttori, finalizzati all’acquisto o alla ristrutturazione della casa.Gli ambienti di lavoro sono confortevoli, salubri, ben illuminati e dotati di servizi igienici per uomini e donne. I locali sono attrezzati con sistemi per l’aspirazione delle polveri e i lavoratori sono forniti di mascherine, anche se qualcuno dei lavoratori non sempre le utilizza, soprattutto quando si trova ad ope-rare in ambienti aperti. Le dotazioni di sicurezza e gli estintori sono disponibili e facilmente raggiungibili. Vengono organizzati corsi per la prevenzione degli incendi.In alcuni casi, parte delle lavorazioni vengono affidate a realtà esterne. Si tratta, per lo più, di gruppi informali o famiglie allargate che operano presso il domicilio di uno dei membri. Spesso si tratta di per-sone segnalate da associazioni benefiche o da gruppi organizzati della società civile (organizzazioni non governative, chiese cristiane, tempi indù, ecc…) in quanto in situazioni economiche difficili o con scarse opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.Gospel House ha saputo intessere una serie di relazioni sia a livello locale che internazio-nale, anche grazie alla attiva partecipazione della famiglia Karunaratne alle attività della comunità protestante. Questo ha consen-tito loro di avviare una serie di attività in ambito sociale, sia direttamente che dando vita a nuove realtà. A tale proposito è op-portuno citare la Community Restoration and Uplifment Foundation, organizzazione non governativa creata per gestire interven-ti e progetti a favore delle comunità colpite dallo tsunami che, il 26 dicembre 2004, ha devastato buona parte delle regioni costiere dello Sri Lanka.

City of Kings - ZimbabweCity of Kings è un’impresa privata, costituita nel 2006 nel territorio di Bulawayo (la seconda città dello Zimbabwe per numero di abitanti e centro economico nevralgico del paese) e attiva nella gestione di attività e servizi in precedenza appannaggio della municipalità. La città di Bulawayo, infatti, attraverso la società Kings Businnes Ventures, controlla sei differenti “unità di business, attive nei più disparati ambiti lavorativi:“Mzilikazi Ceramic”, la prima, produce in un laboratorio artigianale alla periferia di Bulawayo oggetti-stica varia e servizi per la cucina in ceramica;

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“Caravan Park”, specializzato in servizi turistici, propone pernottamenti in chalet e gestisce un campeggio per caravan;“Mzilikazi Art & Craft School” è specializzata nella formazione in “Fine Art” (disegno artistico, scultura, arte commerciale), a beneficio del laboratorio di ceramica vero e proprio; Umguza Mazwi è una struttura ricettiva e parco naturale specializzata in servizi e itinerari turistici; Parchi Nursery è un vivaio; Coffin Manifacturing, infine, è specializzata in servizi funerari. La gestione diretta da parte del comune è stata abbandonata, in quanto troppo esposta a fenomeni legati al malaffare, alla corruzione e all’eccessiva burocrazia. L’affidamento alla società City of Kings si pone quindi l’obiettivo di una razionalizzazione dei servizi e di una maggior efficienza gestionale. All’in-terno di City of Kings lavora una quarantina di dipendenti, a cui viene garantito un contratto di lavoro regolare e la rappresentanza delle maestranze (esiste, infatti, un comitato dei lavoratori che rappresenta i dipendenti nelle relazioni con la direzione).Fra le sei “Unit Business” Mzilikazi riveste un ruolo centrale, per il prestigio delle sue produzioni e la sua storia. Fondata nel 1958, con l’obiettivo di fornire ai giovani in cerca di lavoro una valida opportunità professionale, Mzilikazi (il cui nome è stato mutuato dal fondatore dell’antico regno degli Ndebele) si è presto distinta per la produzione di varie linee di ceramiche e, nel contempo, per la serietà dei propri percorsi formativi (“Mzilikazi Art & Craft School”). Nella struttura di Mzilikazi sono attivi gli uffici amministrativi, una galleria d’arte, il laboratorio di pro-duzione vero e proprio, l’area destinata alla vendita diretta e un forno di cottura. Tra le attività formative vanno anche elencati i workshop condotti con le comunità locali e i corsi di formazione destinati alle fasce più deboli della popolazione.Pur essendo controllata dalla municipalità, la struttura non riceve alcun finanziamento, e conta unica-mente sui proventi delle vendite per finanziare le attività programmate. La crisi politico-sociale che ha investito il paese nell’ultimo decennio, e la più recente recessione economica mondiale, han-no messo a dura prova la stessa sopravvivenza di Mzilikazi, che basa buona parte delle proprie attività commerciali sugli acquisti del turismo in-ternazionale. Ai lavoratori di Mzilikazi è garantito il contratto nazionale dell’industria della ceramica. Il salario è più elevato di quello minimo nazionale, sebbe-ne non consenta ai propri dipendenti una fonte di entrate sufficiente, soprattutto dopo gli ultimi pesanti anni di crisi.

Comunità artistica Tengenenge - ZimbabweTengenenge è un villaggio situato nella zona settentrionale dello Zimbabwe, nella regione del Masho-naland Central, 150 Km circa a nord dalla capitale Harare; sorge ai piedi della Great Dyke, una fascia collinare che attraversa il paese per oltre 500 km da nord a sud. Il villaggio, il cui nome nella locale lingua “Shona” significa “L’inizio dell’inizio”, è composto da una comunità multiculturale di artisti: tutti gli abitanti, infatti, traggono sostentamento dalla loro attività di scultori, e i più giovani fra essi rappre-sentano ormai la terza generazione. L’esperienza di Tengenenge inizia nel 1966, quando Tom Blomefield, personaggio poliedrico di origine inglese e irlandese nato a Joannesburg quarant’anni prima, fondò il primo nucleo della futura comunità, utilizzando come base la propria fattoria (fino ad allora dedita in prevalenza alla coltivazione del tabacco). Tom aveva avuto modo di conoscere, in quanto salariati nella sua piantagione, numerosi immigrati provenienti dall’Angola, dal Mozambico e dal Malawi, rimanendo affascinato dalla storia delle loro culture e tradizioni. Il progetto prese forma in seguito all’incontro con Chrispen Chakanyuka, un giovane artista specializzato nella lavorazione della steatite (pietra saponaria), giunto in quei luoghi per insegnare a Blomefield stesso la tecnica per la lavorazione della pietra e in se-guito coinvolto in una vera e propria attività didattica a livello comunitario. Alcuni salariati della fattoria, infatti, incuriositi dalla tecnica scultorea di Chrispen, scoprirono in forma del tutto casuale una notevole

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attitudine nello scolpire i bellissimi ser-pentini presenti nella fattoria o le stessa pietra saponaria portata da Chrispen. Ben presto ci si rese conto di come l’ar-te, nella forma precipua della scultura, potesse fornire un linguaggio comune per far dialogare culture ed esperienze diverse, diventando nel contempo una risorsa economica. La coltivazione del tabacco venne progressivamente abban-donata nei terreni della proprietà sorse-ro gli atelier degli artisti e nelle radure della boscaglia circostante furono adibi-te a show-room all’aperto per l’esposi-zione delle opere finite. Nei primi anni la comunità godette dell’appoggio di Ian Mc Ewen, l’allora direttore della “National Galley” di Sa-lisbury (il nome che l’attuale capitale, Harare, aveva prima della rivoluzione degli anni ’80), il quale si dedicò con non poco impegno alla diffusione delle

opere in tutta la nazione e a livello internazionale, soprattutto presso galleristi e collezionisti in Europa, Stati Uniti e Giappone. L’esperienza di Tengenenge, pur con alterne fortune e varie vicissitudini, è soprav-vissuta fino ai nostri giorni, e sempre la figura del fondatore Blomefield è stata centrale. Particolarmente difficili furono il periodo degli anni Settanta (culminato con la rivoluzione del 1980, che portò al potere il presidente Mugabe) e la crisi sociale, economica e politica che, dal 2007 in avanti, portarono il paese alla bancarotta e all’esplosione di drammatici conflitti sociali. Attualmente il villaggio ha come figura di riferimento (una sorta di direttore e coordinatore) Domenic Benhura, scultore di fama internazionale at-tivo ad Harare e profondamente legato all’esperienza di Tengenenge. Le sculture di Tengenenge, a diffe-renza di numerose altre analoghe esperienze del continente africano, sono prevalentemente elaborazioni soggettive, non ricreano l’idea del mito e non cercano di dare un volto a uno spirito o all’anima di un defunto, come succede, ad esempio, in numerose forme artistiche dell’Africa sub sahariana o del Golfo di Guinea. Il retroterra geografico e culturale degli artisti, come già ricordato in precedenza, è molto vasto, e l’arte che ne scaturisce proviene da un substrato piuttosto variegato di racconti, allegorie, tradizioni, celebrazioni e paesaggi legate a territori molto diversi tra loro. Ne deriva, in sostanza, un mondo popo-lato da oggetti e forme abbastanza slegati dalle tipologie tradizionali dell’arte africana - i riti religiosi, le danze, il ricordo dei morti, gli spiriti – fortemente legate a un preciso territorio.Il villaggio, attualmente composto da un centinaio di famiglie, è gestito in forma prevalentemente co-munitaria, attraverso regole, enunciate prevalentemente in forma orale, che derivano dalla fusione di tradizioni, esperienze e modi di vita di persone provenienti da svariati paesi (Zambia, Angola, Malawi, Mozambico, Botswana). Tutte le famiglie della comunità godono di numerosi servizi: corrente elettrica , acqua potabile (quest’ultima proviene da una sorgente posta sulla colline circostanti, ed è convogliata al villaggio tramite una rete idrica finanziata totalmente da Tengenenge), trasporto collettivo (tramite un’automobile comunitaria), assistenza medica, attrezzi e macchinari necessari alla lavorazione della pietra (quest’ultima viene fornita gratuitamente ai vari atelier). Sono in valutazione quattro notevoli progetti per il futuro: costruzione di una scuola materna, una scuola primaria, un centro di salute per prima accoglienza, e di uno show-room al coperto in cui esporre le opere degli artisti.

Rukore Weya Artist Group - ZimbabweIl villaggio di Weya è posto 170 km a sud est della capitale Harare, nei territori del Makoni District (provincia di Manicaland, nella parte orientale del paese, al confine con il Mozambico). La popolazione appartiene al gruppo etnico degli Shona (la componente maggioritaria dello Zimbabwe) ed è dedita in particolar modo all’agricoltura, sebbene i terreni non siano particolarmente fertili e facili da coltivare: la

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coltura principale è quella del mais, oltre a piccole coltivazioni ortive destinate alle esigenze familiari. Il villaggio si trova alla base di una montagna, denominata “Rukore” (il sui significato, in lingua Shona, è emblematico: “Terra di nessuno”), ed è rag-giungibile tramite una via sterrata che si collega alla strada che da Harare conduce al porto mozambicano di Beira. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, questa piccola comunità si è resa protagonista per un interessante ed originale progetto volto all’organizzazione e valorizzazione del lavoro femminile. Nel 1987, infatti, su impulso di Ilse Noy, insegnante d’arte e scrit-trice tedesca presente in Zimbabwe da alcuni anni, ebbe inizio il coinvolgimento di alcune donne del villaggio nell’ambito del centro di formazione professionale “Mukute Farm Society”, fino ad allora prevalentemente dedito ad organizzare attività forma-tive a beneficio prevalentemente della componente maschile. Il lavoro di Ilse si unì ben presto a quello di Agnes Shapeta e Amos Shonge, entrambi coinvolti nell’attività del centro di formazio-ne, dando origine a una proficua e duratura collaborazione. Ai primi corsi, finalizzati in particolar modo alla creazione di capi di abbigliamento, se ne affiancarono presto altri, sempre finalizzati alla lavorazione di tessuti (stoffe, in particolare) ma con l’obiettivo di produrre “appliqués” artistici (vale a dire tele su cui venivano applicati con la tecnica del ricamo dei quadretti rappresentanti , in genere, scene di vita familiare e di villaggio). Il successo (anche di vendita) di queste realizzazioni richiamò altre donne, diede forte impulso all’attività e permise la costituzione di un primo gruppo di artiste. Con il passare del tempo la tecnica degli appliqués, prevalentemente basata sul ricamo, venne affiancata (e in seguito, quasi del tutto sostituita) da quella del disegno, utilizzando tecniche simili a quelle utilizzate per la realizzazione dei batik. Il successo fu ancora più ampio, e permise alle creazioni delle artiste di varcare i confini della regione, assumendo prima una diffusione nazionale e, successivamente, internazionale. Caratteristica dei batik di Weya è l’utilizzo, per buona parte di essi, della tecnica “Sadza”, caratterizzata dall’utilizzo di una sorta di “polenta” di mais in sostituzione della solita cera o altre sostanze utilizzate per ottenere gli effetti di contrasto nella fase di applicazione dei colori (tale tecnica, ultimamente, è stata quasi to-talmente abbandonata, in seguito alla scarsità di produzione di mais dovuta alle ricorrenti siccità e alla necessità di preferire quest’ultimo per l’alimentazione umana). Le figure e rappresentazioni che com-pongono il retroterra culturale e immaginario delle artiste di Weya fanno riferimento in maniera stretta alla tradizione del villaggio e alla cultura “Shona”. I temi più ricorrenti nella creazione dei batik sono, quindi, la vita di villaggio, l’amore, il matrimonio, i figli, la religione e il culto dei morti (con annessi riti e usanze), i problemi sociali e politici, i diritti civili e la guerra (soprattutto nelle creazioni degli anni Ot-tanta e Novanta era vivo il ricordo della guerra d’indipendenza che portò alla costituzione dell’odierno Zimbabwe). Il gruppo di Weya, dopo quasi 25 anni caratterizzati da notevoli successi e crisi molto forti –(generatesi in tre momenti distinti: il rientro in Germania di Ilse Noy; la morte di Amon Shonge, in se-guito a un incidente, nel 1996, fino ad allora forte punto di riferimento e di equilibrio; l’aggravarsi della crisi economica e socio-politica del paese, dal 2007 in avanti) è attualmente costituito da 75 donne e 5 uomini, distribuiti intorno al villaggio vero e proprio, nell’arco di 20 chilometri circa. La maggior parte delle donne vive in contesti familiari piuttosto difficili: molte di esse sono vedove, oppure single, in se-guito all’abbandono dei rispettivi coniugi, emigrati verso la capitale Harare in cerca di fortuna. L’attività artistica legata ai batik, in tale contesto, costituisce l’unica forma di integrazione del reddito familiare, basato essenzialmente su un’agricoltura povera e soggetta a notevoli avversità climatiche. Il progetto è tuttora coordinato da John Vekris, cittadino zimbabwano di origine greca, ed è supportato dall’ONG statunitense ZAP (Zimbabwe Art Project), che si occupa soprattutto nella ricerca di mercati per le opere artistiche delle donne di Weya. Il gruppo, attualmente gestito in forma di “comitato”, non dispone purtroppo di molte risorse per ap-poggiare l’attività e le esigenze delle proprie associate: le unica forme di assistenza possibili si limitano al rifornimento di alcune semplici attrezzature e materie prime (aghi e filo per cucito, stoffe), al reperimen-

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to di sbocchi commerciali a livello locale e nazionale, e a una minima forma di appoggio ad alcune socie particolarmente bisognose (distribuzione di alimentari e medicinali). Il coordinatore, John Vekris, svolge anche un’importante funzione di collegamento fra il gruppo e l’ONG americana “ZAP”.

Mapepa - ZimbabweMapepa è un progetto nato nel 1986 da un’intuizio-ne di Walter Ruprecht: creare opportunità di lavoro per persone in difficoltà, attraverso la produzione di manufatti artigianali realizzati con materiali rici-clati. Lo Zimbabwe, così come molti paesi africani, importa la maggior parte della carta e del cartone di cui necessita. Per questo motivo, i costi degli imbal-li e degli articoli di cartoleria sono elevati. Non esi-ste, tuttavia, un sistema di raccolta differenziata che consenta di riciclare questi materiali “preziosi”, che vanno così a finire in discarica o, ancor peggio, accre-scono i depositi improvvisati di rifiuti. Partendo da constatazioni come queste, Walter Ruprecht pensò di sfruttare l’attività di riciclaggio di carta e cartone per realizzare una filiera produttiva che contribuisse a ri-durre il problema dei rifiuti e, contemporaneamente, offrisse opportunità di lavoro a persone povere ed emarginate. Da questa idea nacque Mapepa, il cui nome nella lingua locale significa “carta”.Come primo passo, fu necessario organizzare la filie-ra produttiva, che può essere suddivisa in tre passag-gi: reperimento materie prime, processo produttivo, commercializzazione dei manufatti.Le materie prime sono costituite da: carta e cartone riciclato, proveniente dalla raccolta effettuata per strada, presso gli uffici e le scuole; fibre vegetali, come sisal, foglie di banano, scarti della lavorazione della canna da zucchero, alberi ricavati da appezzamenti oggetto dei progetti di riforestazione promossi da Mapepa; materiale tessile, per lo più scarti di pro-duzione delle industrie locali. Il processo produttivo è affidato a gruppi, associazioni e cooperative, in gran parte nati grazie al sostegno di Walter Ruprecht. Lui stesso si è occupato della formazione dei vari artigiani e ha fornito alle diverse organizzazioni le attrezzature necessarie all’avvio dell’attività. L’ultima fase della filiera riguarda la commercializzazione. Le vendite sul mercato locale possono essere effettuate direttamente dalle singole unità produttive, ove queste ne abbiano le capacità, o grazie alla mediazione di Mapepa. Le esportazioni sono tutte affidate a quest’ultima, in quanto le singole realtà non hanno i permessi necessari e, soprattutto, non hanno le competenze per gestirle direttamente. La gamma dei prodotti, che all’inizio si limitava ai soli articoli di cartoleria, si è ampliata e ora include altri manufatti realizzati con materie prime riciclate, come complementi di arredo, materiali per imballaggio, cestini, tappeti, ecc…Nel corso degli anni, Walter Ruprecht ha visitato diversi paesi, in particolare la Repubblica Sudafricana e il Botswana, dove ha organizzato corsi di formazione e ha contribuito alla nascita di nuovi gruppi. Le persone che partecipano ai corsi di formazione possono decidere liberamente se entrare a far parte di un gruppo già costituito o avviare delle nuove attività. In questo caso ricevono assistenza tecnica e un aiuto per l’acquisto di materiali e attrezzature.Mapepa ha sei dipendenti e fornisce servizi e lavoro a 27 unità produttive, situate in Zimbabwe, Botswa-na e Repubblica Sudafricana, per un totale di 197 artigiani (equamente suddivisi tra uomini e donne), di cui 20 sono disabili.Una parte dei ricavi delle vendite viene utilizzata per progetti sociali e per finanziare scuole materne, centri per disabili, strutture di accoglienza per ragazzi di strada.

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Comitè Nueva Esperanza - ParaguayNel 1998, in una piccola sartoria dedita alla produzione di biancheria intima, cinque ragazze, apparte-nenti alla Congregazione “Pueblo de Dios”, hanno maturato l’idea di avviare un progetto a favore di anziani e infermi della propria comunità. La congregazione fornisce gratuitamente, a tutti i suoi membri, vitto e alloggio, ma non ha risorse sufficienti per provvedere alle cure mediche specialistiche o all’assi-stenza. Il gruppo decise di costituire un “comitè”(gruppo organizzato in forma semi autonoma), associa-to alla cooperativa Coprosa, e di chiamarlo Nueva Esperanza.Le fondatrici avviarono una piccola ricerca, per individuare quali tipologie di articolo potessero interes-sare il mercato europeo del commercio equo e solidale, con il quale erano entrate in contatto grazie alla cooperativa Coprosa e a Mimbipà. La scelta fu quella di sfruttare al meglio le materie prime reperibili localmente, come il cotone, e le proprie abilità nel uso dell’uncinetto e nel taglio e cucito. Presero così forma accessori per la casa, capi di abbigliamento, bomboniere.Il comitè ha 12 soci, tutte donne, che si riuniscono, almeno una volta ogni tre mesi, per la gestione del gruppo e la programmazione della produzione. Collaborano con Nueva Esperanza, in modo non conti-nuativo, altre ottanta ragazze, che vengono interpellate quando il carico di lavoro aumenta.Le associate hanno deciso di devolvere una parte, o tutto, il proprio stipendio alla congregazione per il finanziamento di attività sociali, come il progetto “Ancianos Felizes” (anziani felici). Per capire questo tipo di scelta è necessario ricordare il contesto in cui sono inserite queste donne. La Congregazione “Pueblo de Dios” propone una forma di vita comunitaria, che deriva le sue origini dalla confessione pentecostale, e propone ai membri di mettere in comune le proprie risorse. Non si tratta di un’imposizione, prova ne è il fatto che circa la metà dei congregati fa questa scelta, mentre altri dispongono di risorse economiche personali. La congregazione garantisce i servizi di base (vitto, alloggio, edu-cazione primaria, ecc..) e in caso di necessità particolari i singoli possono richiedere quanto necessario persone appositamente incaricate. Le altre ra-gazze che collaborano con il comitè vengono ricevono un regolare stipen-dio per le ore di lavoro svolte.Nel corso del 2010, il progetto “Ancia-nos Felizes” è giunto a compimento, con la realizzazione di un centro poli-funzionale che offre ad anziani ed in-fermi assistenza sanitaria gratuita, spazi per la socializzazione, servizio mensa con la consulenza di un dietologo, e altri servizi, tutti a titolo gratuito.

ArtesVida – ParaguayNel 1997, Cristina Mazzonetto, italiana appartenente alla Congregazione Pueblo de Dios, venne incari-cata dai responsabili della comunità di avviare attività a favore dell’infanzia. Fu costituito un gruppo di genitori e volontari per organizzare iniziative nel settore. Nel 2000, venne fondata l’associazione senza fini di lucro “San Infancia”, formata da genitori ed insegnanti. Questa esperienza non diede risultati signi-ficativi, per la mancanza di risorse economiche, oltre che per la scarsa partecipazione dei soci. L’associa-zione è rimasta in stand-by per anni, fino ad essere riattivata recentemente per il progetto di costruzione di una scuola, con annessa cucina sociale. La struttura dovrebbe ospitare attività educative e servire da centro di aggregazione per bambini e ragazzi. Allo scopo di reperire i fondi necessari si pensò di avviare un attività produttiva e, nel 2005, nacque, come parte della cooperativa Coprosa, il Comitè ArtesVida. Nel 2009 il gruppo ha deciso di rendersi autonomo e si è trasformato in una società a responsabilità limitata.Lo sviluppo dell’attività produttiva e lo sforzo di mantenere alti standard di qualità, hanno assorbito gran parte delle energie e del tempo di Cristina, la responsabile del gruppo. Tale situazione ha influito

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negativamente sui tempi di avanzamento del progetto per l’infanzia. Nel corso del 2010, la situazione è mutata, anche grazie alle sollecitazioni dei responsabili del Pueblo e alle richieste avanzate da Libero-Mondo dopo il viaggio di verifica effettuato a fine 2008.La gestione del gruppo e delle varie attività è fortemente concentrata sulla responsabile, ma, nel corso degli ultimi anni, sono stati avviati dei percorsi per distribuire maggiormente gli incarichi e consentire una maggiore partecipazione di tutti i componenti dell’organizzazione.ArtesVida da lavoro a 16 soci lavoratori, in maggioranza donne. A questi si aggiungono altre 30-35 persone che vengono coinvolte in occasione dei picchi di lavoro. Tra gli operatori occasionali si registra un ricambio molto alto, dovuto al fatto che un certo numero di donne sceglie di emigrare in Europa per lavorare come badante. La maggior parte dei componenti del gruppo fa parte della congregazio-ne, ma questa non è una condizione necessaria. Il personale stabile riceve un salario mensile, mentre i collabo-ratori occasionali vengono pagati a cottimo.La gestione amministrativa e la politi-ca salariale sono state oggetto di veri-fica, nel corso delle visite in loco del rappresentante del Comitato Progetti. In seguito all’analisi dei dati raccolti, LiberoMondo ha deciso di segnalare ad ArtesVida una serie di criticità, pro-ponendo alcune azioni correttive. La situazione sarà monitorata in modo da verificarne l’evoluzione.

Mimbipà – ParaguayMimbipá è una società a responsabilità limitata, nata nel 2003, che si occupa della commercializzazione di prodotti agricoli. Il nome, che significa “città lucente”, è legato alla mitologia guaranì, una delle più importanti etnie indigene dell’America Latina. La “città lucente”, secondo la leggenda, si trovava nel cuore della foresta, in un giardino incantato.Mimbipá ha avviato le sue attività nel 1997, come comitè della cooperativa Coprosa. I comitè sono gruppi di lavoro, composti da almeno 10 persone, che si uniscono per sviluppare attività collettive, sotto l’egida di una cooperativa. A promuovere la nascita del gruppo contribuirono in modo determinante due membri italiani della congregazione Pueblo de Dios. Essi realizzarono una ricerca di mercato, so-prattutto nell’ambito del commercio equo, per individuare dei prodotti commercializzabili nel contesto italiano. Data la loro esperienza in ambito agrotecnico, decisero di orientarsi sulla produzione di prodotti agricoli, come zucchero, erbe ed essenze. La prima vera e propria esportazione avvenne nel 1998, con il supporto di Coprosa, che fece da tramite per la fatturazione e la spedizione. Con gli anni Mimbipà si è professionalizzata ed ha raggiunto l’auto-nomia nel controllo delle operazioni commerciali, arrivando a fornire servizi ai propri associati e a curare le transazioni commerciali, anche per altri comitati interni al Pueblo de Dios.Chi lavora per Mimbipà viene pagato secondo le norme nazionali sui salari. I due soci lavoratori sono membri attivi della congregazione e hanno scelto di devolvere il loro stipendio al Pueblo, fatta eccezione per il rimborso delle spese vive. I lavoratori saltuari e gli addetti alle erbe ricevono una retribuzione di circa 7 euro al giorno, per otto ore di lavoro. In caso di lavoro straordinario, le ore in eccesso vengono retribuite come da contratto. I lavoratori interni ricevono al momento del pagamento mensile un “reci-bo de pago”, una specie di busta paga, come previsto dalla legge. I saltuari vengono saldati alla consegna della merce.LiberoMondo ha avviato, con i fondi del 5 per mille, un progetto che coinvolge Mimbipà, organizzazio-ne paraguayana con la quale collabora in modo continuativo dal 2004. Si tratta di una iniziativa che si prefigge di migliorare la filiera di produzione di erbe ed essenze.

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3. Collaborare in rete

In rete...per davvero!Lavorare, comunicare, agire in rete… Sempre più si parla di reti come di una modalità di lavoro, se non proprio innovativa, certamente differente e “rivoluzionaria” rispetto al modello economico dominante, che è sì globalizzante e, a suo modo, creatore di reti, ma secondo dinamiche e regole tutt’altro che par-tecipative e orizzontali. Il commercio equo e solidale italiano si è sempre caratterizzato per la pluralità di esperienze, in bottega come nella relazione con comunità di produttori del Sud del mondo, anche se tale ricchezza non sempre riesce ad ottenere la giusta visibilità e considerazione all’interno del movimento. Progetti davvero interes-santi, spesso situati in regioni remote del globo e condotti in situazioni ambientali e socio-economiche difficilissime, non ottengono la giusta considerazione e il “successo” che meriterebbero, a causa della frammentazione e della dispersione di energie. L’esperienza quotidiana ci ha insegnato, quindi, quanto sia importante “fare rete”… E quanto sia difficile! Per tale motivo, da alcuni anni, la nostra cooperativa sta tentando, insieme a numerose realtà, di creare una rete di contatti che consenta a tutti di partecipare al mantenimento e alla crescita di microprogetti, di importazione ma non solo, avviati in numerosi paesi del Sud del mondo. Nei primi tempi non si poteva parlare di vera e propria rete (che è pluridirezionale per definizione), quanto di collaborazione a due LiberoMondo-Bottega del Mondo. Negli ultimi anni, invece, questa collaborazione si è estesa in modo trasversale ai vari soggetti, per cui parecchie realtà che si rivolgevano alla nostra struttura per un appoggio nella distribuzione di alcuni prodotti si sono “ac-corte” della presenza di altre esperienze simili, individuando “da bottega a bottega” percorsi originali e interessanti. Non possiamo che essere felici per questo inizio di percorso, incoraggiando tutte le organiz-zazioni attualmente coinvolte a mantenere vivo questo intreccio di relazioni. Da parte nostra, confer-miamo l’interesse a proseguire nell’esperimento, nel limite delle possibilità che la struttura ci consente, e con il mantenimento delle nostre convinzioni (che sono, in fondo, quelle di una bottega che, dopo tanti anni di commercio equo, è cresciuta, diventando una centrale di importazione, per quanto piccola rispetto ad altre esperienze in Italia e in Europa). E proprio il ripensare alle nostre radici ci ricorda quanto siano importanti alcuni punti fondamentali: la scelta di un certo tipo di distribuzione (meglio crescere e irrobustirsi tra piccoli che illudersi di condizionare i grandi, quindi anche con le collaborazioni la grande distribuzione è esclusa); si collabora non per vendere “semplicemente” un prodotto, ma per confrontarsi e gestire insieme la filiera, dal produttore (il cui contatto e relativo progetto, sono sempre e comunque gestiti dalla bottega) fino alla vendita; si valorizza il progetto, anche dal punto di vista del prezzo, per cui si evitano di gonfiare troppo i costi della distribuzione (LiberoMondo trattiene da un 5 a un 15%, ed è stato chiesto a tutti di allinearsi a un margine medio del 10%, che corrisponde al minimo indispensabile per sostenere i costi di gestione legati alla vendita); si ritagliano cinque minuti, anche se spesso il tempo è tiranno, per discutere di questioni generali attinenti il commercio equo e l’economia solidale, perché fare rete significa anche questo.

In rete… Ma quanti siamo? Nel corso del 2010 abbiamo sostanzialmente confermato le collaborazioni precedenti (a parte due ec-cezioni), mentre altre se ne sono aggiunte. I motivi per cui si inizia un percorso con il progetto di una bottega sono tanti, e bisognerebbe scrivere un bilancio sociale (anzi… un bilancio delle collaborazioni) solo per raccontare storie, circostanze, incontri… Ci limitiamo qui a farne cenno, mentre ci soffermere-mo più nel dettaglio nella descrizione dei vari progetti. L’abbiamo detto poco fa… Si avvia una collaborazione per svariate ragioni, razionali o “del cuore”, ma soprattutto perché constatiamo, nei nostri interlocutori, una profonda convinzione e una forte deter-minazione, ed è sempre molto interessante, costruttivo ed istruttivo ascoltare racconti, progetti, analisi, dati e resoconti di viaggi. Il cuore e la sfida coinvolgono senz’altro anche noi, quando parliamo di Africa, ed è questo il motivo per cui cerchiamo di appoggiare il più possibile i progetti di questo continente, soprattutto quando si trovino in contesti a volte difficilissimi. E’ il caso delle attività di sostegno alla produzione artigianale gestite dall’Associazione Variopinto di Limbiate in Rwanda (terra bellissima ma, purtroppo, dai contrasti

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etnici mai sopiti, che in passato hanno causato l’esplosione di veri e propri genocidi) e dalla Cooperativa Pangea – Niente Troppo di Roma in Congo (paese tra i più ricchi di risorse al mondo e, nel contempo, tra i più poveri, vittima di una instabilità politica e sociale permanente). In alcuni casi le attività in Afri-ca sono monitorate da strutture del commercio equo con cui la nostra cooperativa ha collaborato fin dalla nascita: pensiamo alla Cooperativa Raggio Verde di Cossato (che è stata, per lungo tempo, socio finanziatore della nostra cooperativa), che opera in Mozambico a sostegno di vari gruppi organizzati di artigiani; alla Cooperativa Unicomondo di Vicenza, altro “vecchio” e importante nostro compagno di viaggio, che in Tanzania sostiene, congiuntamente all’ONG Cefa, un progetto molto articolato, com-prendente anche l’importazione di cesteria equosolidale; alla Cooperativa Ravinala di Reggio Emilia, attiva in Madagascar, dove segue uno dei progetti più “antichi” del commercio equo e solidale italiano. In altri casi, infine, recenti collaborazioni hanno portato a un’integrazione davvero forte e originale: ci riferiamo al progetto - avviato con l’Associazione Croce del Sud di Piombino e il laboratorio di cosmesi naturale Daymon’s di Torino - finalizzato alla creazione di una linea di cosmesi partendo da una materia prima naturale, il burro di karité, che si trova solo in determinate zone centrali dell’Africa, e che la stessa Croce del Sud importa da una cooperativa del Burkina Faso (paese della fascia subsahariana sempre tra i più poveri del continente).

Alcuni paesi del mondo rappresentano, per la nostra cooperativa, un vero e proprio pezzo di storia, ospi-tando organizzazioni di produttori con cui il legame è stato, ed è ancora, fortissimo (con qualche produtto-re possiamo davvero dire di essere cresciuti insieme): quando arriva una bottega che ci propone di appog-giare un’idea nata “da quelle parti”, diventa molto difficile dire di no! Così è stato nei confronti della Co-operativa Nazca di Milano, quando ci ha raccontato di un bellissimo (e coraggioso) progetto in Palestina, mirato alla nascita e al sostegno di un piccolo calzatu-rificio; analogamente, abbiamo iniziato a distribuire i maglioni e gli accessori in lana della Cooperativa Pace e Sviluppo di Treviso, dato il legame condiviso con il Centro Salinas in Ecuador; all’artigianato della Cooperativa Vagamondi di Formigine è difficile resistere, sia perché, spesso, è originale, (dove la trovate un’organizzazione che vende prodotti in cacca di elefan-te…), sia perché proviene dallo Sri Lanka, terra di molti e importanti produttori per LiberoMondo. Dal Perù e dal Brasile, altri due paesi dalle ricchissime tradizioni di commercio equo e con cui il legame con la nostra cooperativa è sempre stato molto intenso, provengono rispettivamente due proposte in cui l’artigianato è parte integrante di un progetto molto vasto e articolato: i raffinati oggetti in ceramica di COAD (tramite l’Associazione Scambiarti di Verona) e la bigiotteria del centro di formazione professio-nale APJ (da oltre dieci anni in contatto con la Cooperativa Quetzal di Alba, storica organizzazione del commercio equo piemontese).

Alcune filiere sono particolarmente complesse, perché si riferiscono a prodotti centrali per la nostra vita quotidiana (e, nel bene e nel male, anche per l’economia mondiale), che sarebbe molto difficile cercare di gestire autonomamente; al contrario, il lavoro in rete permette di valorizzare appieno conoscenze e competenze, ottimizzando le varie tappe e la resa finale. Nel caso dell’abbigliamento in cotone organi-co ed equosolidale, la collaborazione con la Cooperativa Raggio Verde di Cossato e Fair di Genova (su due progetti distinti, ma tutti e due facenti capo a materia prima, quando non del prodotto finito, pro-veniente dell’India) ci ha consentito di fare luce sulla complessità e delicatezza di tale filiera, anche per quanto riguarda le ricadute sul mercato nazionale. Parlando di detergenti, invece, la relazione con altre centrali di importazione - le cooperative Equo Mercato, Fair e Mondo Solidale - quest’ultima capofila del progetto e importatrice dal Brasile dell’olio di babaçu, materia prima base per ottenere i tensioattivi dei detersivi - è stata determinante per sviluppare una linea di prodotti altrimenti difficilmente ottenibile con la stessa efficacia e il medesimo successo.Esistono, infine, alcuni progetti che fanno della tradizione artigianale del loro paese, della ricchezza dei

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loro manufatti e dell’abilità degli artigiani, un vero e proprio motivo di riscatto sociale. In alcuni casi non è un manufatto a veicolare un simile messaggio, bensì un prodotto della terra. Nel Centroamerica, ad esempio (Guatemala, Honduras ed El Salvador), sono operativi - grazie anche all’appoggio di due organizzazioni di commercio equo italiane, le cooperative Terre Solidali di Sanremo e Il Ponte di Giave-no - alcuni bellissimi esempi di “artigianato comunitario”, in cui l’identità culturale locale è difesa in ogni possibile modo e viene vissuta con orgoglio. In Bolivia, un progetto a sostegno delle donne artigiane, in una delle zone più povere del paese, è preso come modello a livello internazionale, ed è conosciuto in Italia anche grazie all’impegno e alla passione dei volontari dell’Associazione Ad Gentes di Pavia. In Messico, infine, nella regione del Chiapas, intorno alla coltivazione e raccolta del caffè si esprime tutta la filosofia antica e rivoluzionaria del movimento zapatista, sostenuto in Italia da varie organizzazioni, tra cui l’Associazione Tatawelo di Firenze, che costruisce sul lavoro in rete insieme a decine di gruppi e organizzazioni la sua stessa identità, e con cui LiberoMondo ha avviato, da alcuni anni a questa parte, una intensa collaborazione.

In rete con le cooperative sociali italiane: un’espe-rienza di lunga data Facciamo commercio equo tutti i giorni, ma non ci dimentichiamo di essere una cooperativa sociale. Per questo motivo Libero Mon-do ha sempre guardato con interesse ad altre analoghe esperienze sorte sul territorio nazionale, avviando in alcuni casi importanti e proficue collaborazioni. Il primo contatto, addirittura, è antece-dente la nascita della nostra cooperativa, quando, più di quindici anni fa, a fare commercio equo era l’Associazione Tsèdaqua e si guardava con attenzione ad alcune realtà della cooperazione socia-le, a cominciare dalla Cooperativa La Fraternità che, nell’entroter-ra riminese, aveva da poco avviato il Centro “La pietra scartata”, finalizzato all’accoglienza e all’inserimento lavorativo di persone diversamente abili e con disagi sociali: i prodotti biologici in esso confezionati, a marchio “La Madre Terra”, iniziarono così ad essere distribuiti sul nostro territorio. La collaborazione con il Centro di

Accoglienza “La Pietra Scartata” non è mai venuta meno, irrobustendosi nel corso degli anni e non solo dal punto di vista commerciale. La condivisione di esperienze e percorsi comuni, infatti, ci ha in più di un caso portati a momenti di confronto e riflessioni comuni. La stessa cosa è avvenuta, qualche anno più tardi, con Libera Terra. Fin dal 2003, infatti, LiberoMondo è entrata in contatto con il progetto lanciato dall’Associazione Libera, distribuendo alle botteghe i primi prodotti provenienti dalle terre confiscate alle organizzazioni della criminalità organizzata e proponendo momenti di confronto e riflessione sulle tematiche della legalità, della solidarietà e dell’impegno civile. Il filo conduttore del disagio sociale, e delle concrete risposte che il movimento cooperativo sociale può fornire ad esso, è stato mantenuto da LiberoMondo nel corso degli anni, e alle due precedenti collaborazioni si sono aggiunte, nell’ultimo biennio, quelle con le cooperative sociali L’Arcolaio di Siracusa e Il Pungiglione (operante in Lunigiana): qui l’accento è posto in modo particolare sulle problematiche relative al disagio della vita carceraria e al recupero alla vita sociale al termine della detenzione. In tutti i casi è davvero difficile rendere con poche parole la complessità (e la bellezza) di simili esperienze, tuttavia è doveroso, per i nostri soci e clienti, fare un tentativo, per cui troverete, nelle pagine più avanti, i profili e gli aggiornamenti delle attività delle organizzazioni con cui collaboriamo).

Diamo i numeri… in rete Nel 2010 le collaborazioni in rete sono state, complessivamente, 24, di cui 16 relative a organizzazioni del commercio equo e solidale e 8 a cooperative sociali italiane (calcolando singolarmente le 5 realtà del Consorzio Libera Terra Mediterraneo con cui siamo stati in contatto). Il totale dei progetti appoggiati in Sud del mondo è stato, invece, di 19 (considerando che di due cooperative, Raggio Verde e Terre Solida-li, appoggiamo più di un progetto). Il totale del fatturato dovuto alle collaborazioni è stato di 947.903 euro circa: significa che il 18,3% del fatturato totale di LiberoMondo è ottenuto lavorando in rete con altre realtà dell’economia solidale.

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3.1 In rete con il commercio equo e solidale

L’associazione Variopinto e la bottega del commercio equo VariomondoVariopinto è un’associazione di volontariato senza scopo di lucro, con sede a Limbiate (MI), che pro-muove ed organizza attività sociali e culturali, appoggia progetti umanitari e sostiene iniziative per la diffusione di una cultura di giustizia e solidarietà tra le persone. Da 13 anni si occupa delle problematiche relative al settore giovanile in Italia e, dalla fine del 1994, ha iniziato a collaborare, insieme ad altre associazioni, a progetti mirati nello stato africano del Rwanda. L’attività, in Italia, viene svolta attraverso numerose iniziative culturali e di sensibilizzazione, in molti casi condotte con il coinvolgimento e l’ap-poggio di scuole, comuni, parrocchie e molte realtà legate all’associazionismo del territorio. Dal 2005 è attiva, a Limbiate, la bottega Variomondo, che propone alimentari e artigianato del com-mercio equo e solidale, con un particolare riguardo all’oggettistica proveniente da venticinque gruppi di artigiani dislocati sul territorio della diocesi di Butare, in Rwanda.

Il progetto RwandaVariopinto Onlus dal 1995 ha intrapreso un cammino in Rwanda, in primo luogo a Butare, cittadina situata nel sud del paese dove, nel quartiere di Tumba, è stata fondata una “Casa Famiglia” per ragazzi orfani. Variopinto Onlus, che collabora con le autorità religiose e la società civile presenti sul territorio, appoggia lo sviluppo di servizi educativi e scolastici, in particolar modo orientati all’istruzione primaria, fino ad allora particolarmente precaria in quel quartiere.

La scuola primaria, inaugurata nel 2000 in collabo-razione con la locale diocesi (che ne ha la gestione), è oggi frequentata da circa 1200 bambini impegnati nei primi sei anni del ciclo formativo scolastico. Nel 2003 si è aggiunta la scuola materna, che ha accol-to oltre 165 minori dai tre ai sei anni. Nel 2007 è stata siglata una collaborazione tra Variopinto e le autorità civili di Tumba, per la realizzazione di altre cinque scuole materne decentrate - sempre dislocate nel medesimo quartiere - con l’obiettivo di consenti-re a tutti i bambini l’avvio di un percorso educativo. Il progetto, che ha visto il forte coinvolgimento della cittadinanza, ha permesso l’inaugurazione di quattro asili nel biennio 2009-2010. L’impegno nell’ambito dei progetti finalizzati alla didattica si è esteso nel

2008 alla scuola secondaria, con l’inaugurazione di una scuola aperta a tutti i ragazzi (attualmente sei-cento, ma se ne prevedono a breve circa ottocento) indipendentemente dalla provenienza e dal censo. Inoltre, su richiesta della diocesi, dal 2005 l’associazione “Variopinto Onlus” ha avviato un progetto per la gestione del Centro per ragazze di strada Nyampinga, che ospita sessanta bambine e ragazze prive di sostegno familiare; fra queste, diciotto, che hanno frequentato un corso professionale presso il centro stesso, sono state inserite, nel 2009, nell’Atelier de Couture Nyampinga, che rappresenta un passaggio importante in vista di un reinserimento lavorativo e sociale (grazie alle opportunità commerciali offerte dal mercato interno e da quello italiano del commercio equo e solidale). Le ragazze dell’atelier hanno partecipato a un corso specifico di formazione nell’ambito della sartoria, e sono attualmente in grado di confezionare vari tipi di abiti, sia di linea tradizionale che in stile più moderno. La professionalità ac-quisita ha permesso al centro di ottenere alcune importanti commesse da clienti nazionali (forniture di

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uniformi scolastiche, obbligatorie per accedere a tutti gli istituti ruandesi) ed estere. I progressi compiuti dal centro e l’abilità dimostrata sono stati di grande aiuto per la crescita personale e professionale delle ragazze, e sono stati un potente stimolo per il rafforzamento dello spirito di gruppo, tanto che, dal no-vembre 2010, è stata avviata una forma di gestione di tipo cooperativo, che ha come obiettivo la costi-

tuzione di una vera e propria struttura (traguardo non ancora vicinissimo, in quanto manca ancora una completa formazione tecnica e amministrativa). Si sta tuttavia predisponendo tutta la documentazione necessaria al rico-noscimento formale da parte dello stato. E’ previsto un contributo iniziale a fondo perduto - tramite un finanziamento messo a disposizione dall’as-sociazione Variopinto e gestito dalla locale Caritas Diocesana – a parziale copertura delle spese iniziali necessarie all’avvio della struttura.Nel 2010, inoltre, è stata aperta una casa di accoglienza temporanea per ragazze orfane (ma adulte), con l’assistenza e l’appoggio di un’equipe di educatori. Da segnalare, infine, il centro che a Mugombwa, parrocchia distante circa venti kilometri dalla città di Butare, dal settembre 2008 accoglie sedici ra-gazzi e ragazze con situazioni di disabilità fisica o mentale.

Per maggiori informazioni: www.variopinto.orgwww.variomondo.org

La Cooperativa Terre Solidali Nata a Sanremo nel 2005, con l’obiettivo di contribuire alla costruzione di modelli economici e sociali alternativi e sostenibili, promuove e diffonde il commercio equo e solidale, l’agricoltura biologica e bio-dinamica, il consumo consapevole, la finanza etica, nonché l’utilizzo di prodotti e soluzioni ad ampio impatto ecologico. Terre Solidali è una cooperativa sociale di tipo B, con oltre cento soci aderenti, che importa direttamente prodotti di artigianato da piccole cooperative guatemalteche e honduregne.

Cooperativa MaguMAGU è sorta nel 1998 nella comunità di La Arada, nel sud dell’Hon-duras, a pochi chilometri dal confine con El Salvador e sull’unica via di collegamento terrestre tra i due stati centroamericani. Il territorio circostante è abitato dai Lenca, il gruppo indigeno più numeroso in Honduras, composto da circa 250 mila persone che vivono in una condizione estremamente difficile dal punto di vista sociale ed econo-mico. Il nome della cooperativa deriva dall’unione dei due cognomi tradizionali della zona, “Manzanales” e “Gutierrez”, e ancora oggi le ventidue socie (si tratta, infatti, di un’organizzazione interamente al femminile) sono in qualche modo legate da vincoli di parentela ai due ceppi familiari. Accanto al nucleo storico, composto da circa una decina di artigiane, si è affiancato un gruppo di giovani donne, molto abili e dal forte senso imprenditoriale, che sta dando un nuovo im-pulso alle attività produttive, in particolar modo alla qualità e ricerca di nuovi prodotti. La cooperativa garantisce un prezioso supporto per tutte quelle fasi di lavorazione il cui svolgimento domestico sa-rebbe troppo oneroso o complicato; fornisce, inoltre, uno strumento

indispensabile per la commercializzazione dei prodotti, soprattutto quelli destinati al mercato estero. I manufatti vengono realizzati dalle artigiane secondo le antiche tecniche della tradizione locale, risalenti all’arte precolombiana. La lavorazione dell’argilla è, qui, un’arte tipicamente femminile, che viene tra-mandata di madre in figlia e richiede abilità e manualità particolari; non è previsto l’uso del tornio e le

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decorazioni avvengono tramite una particolare tecnica detta “a negativo”: le colorazioni dei disegni, infatti, derivano da quelle, più o meno sfumate, dell’argilla stessa. I prodotti realizzati sono molteplici: dai tradizionali piatti in cui venivano anticamente cotte le “tortillas” di mais, alle pentole per la cottura dei fagioli; dalle figure mitiche legate alla cosmovisione della tradizione “Lenca”, quali l’armadillo o il “tigrillo”, alle forme più moderne, ad uso esclusivamente decorativo. Le opere classiche delle artigiane di questa regione sono riconosciute dall’Istituto Antropologico dell’Honduras come patrimonio nazionale. Attualmente, il solo acquirente estero è la Cooperativa Terre Solidali, ed è questo l’unico momento di vero funzionamento della cooperativa, in quanto, per il mercato interno, le vendite sono ancora affidate ad iniziative individuali. Uno degli obiettivi fondamentali della collaborazione Terre Solidali – Magu è proprio il rafforzamento della identità cooperativa in ogni fase delle varie attività produttive e commer-ciali del gruppo. Nel biennio 2009 – 2010 non sono mancati i risultati concreti, derivati dalla vendita attraverso i canali del commercio equo e solidale: miglioramento di alcuni aspetti fondamentali legati alla qualità della vita - quali l’alimentazione, l’istruzione per i figli, la disponibilità di acqua potabile – e alle condizioni abitative.

Cooperativa Luciernaga - HondurasLa cooperativa Luciernaga (“La Lucciola”) è un progetto dell’Organizzazione “Azione per lo sviluppo comunitario” (ADP), sita a Tegu-cigalpa, capitale dell’Honduras. L’associazio-ne, costituita quasi interamente da donne che in passato hanno subito violenze e maltrat-tamenti, promuove una serie di programmi volti al sostegno sociale e psicologico, alla formazione professionale, al sostegno del microcredito e alla gestione di un centro di accoglienza. La Luciernaga gestisce attivamen-te un laboratorio artigianale specializzato in candele decorative e pensato originariamente in funzione terapeutica. Dopo due attentati particolarmente gravosi subiti nel giugno del 2005 e nell’ottobre del 2006, che hanno completamente distrutto il laboratorio e causato nove vittime (tre giovani madri e sei bimbi), la cooperativa ha ripreso la produzione di candele, grazie all’aiuto e alla solidarietà internazionale e, soprattutto, al coraggio e alla determinazione delle donne. L’attività è stata tuttavia in parte compromessa, e anche il numero delle socie, in seguito a questi terribili episodi - e ai disordini che hanno colpito il paese nel corso della breve ma violenta dittatura del 2009 - è diminuito fortemente. Attualmente trovano lavoro nella struttura sei donne, di cui due sono vere e proprie socie, mentre le altre quattro sono impiegate in occasione di forti ordinativi da preparare. Nel corso di questi anni sono stati chiusi anche alcuni importanti servizi, come quello materno infantile e la casa rifugio (il primo per mancanza di fondi, la seconda perché necessita di interventi strutturali). La cooperativa è stata nuovamente presa di mira nell’ultimo anno, dopo che una delle sue fondatrici, Emma Meia, ha deciso di impegnarsi politicamente nelle file del “Partido de la Uni-ficación Democratica”, l’unica formazione di sinistra attualmente rappresentata al Congresso Nazionale. Non si contano, infatti, gli episodi vandalici ai danni della sede e degli uffici (effrazioni, furti, interruzione dell’energia elettrica, danneggiamento dei due autoveicoli ed altri ancora). Terre Solidali sostiene la Casa Rifugio con donazioni (raccolte in Italia attraverso le cosiddette bomboniere della solidarietà) e tramite gli acquisti fatti con la modalità del commercio equo e solidale.

Asociación Chajulense Va’l Vaq Quyol - GuatemalaL’Asociación Chajulense Va’l Vaq Quyol, (il cui nome, in lingua Maya-Ixil, significa “Con una sola voce”) è stata fondata nel 1988 grazie all’appoggio della chiesa cattolica locale e di un missionario italiano, Padre Rosolino Bianchetti, con l’obiettivo di organizzare le famiglie produttrici di caffè e promuovere il miglio-ramento delle condizioni di vita della popolazione locale. L’associazione si trova nel dipartimento di El Quiché, nella zona nord-occidentale del paese, al confine con il Messico (municipi di Santa Maria Nebaj, San Juan Cotzal e SanGaspar Chajul): un territorio molto ricco di acque e caratterizzato da clima sub-

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tropicale e vegetazione rigogliosa. L’esperienza di Va’l Vaq Quyol affonda le sue radici nella metà degli anni Settanta, quando, per la prima volta, venne fondata una cooperativa di risparmio e credito (presto affiancata da una fattoria e da un caseificio), poi sciolta nel decennio successivo a causa della sanguinosa guerra civile che sconvolse il Guatemala. Per molti anni, infatti, l’esercito guatemalteco, appoggiato dalle forze paramilitari e dal governo statunitense, ha cercato di debellare ogni sforzo organizzativo di tipo cooperativistico. Attualmente il progetto Asociación Chajulense Va’l Vaq Quyol, dopo alcune anni di dif-ficoltà, dovuti in parte alla partenza di padre Rosolino (nominato vescovo di Zacapa), è incentrato soprattutto sulla produzione ed esportazione del caffè attraverso i canali del commercio equo eu-ropeo e statunitense. Alcuni locali della ex fattoria, inoltre, sono stati ristrutturati e adibiti a punto di accoglienza per il turismo responsabile. Nel triennio 2004 – 2006 l’Asociación Chajulense conobbe un periodo di forte crisi, culminata con il licenziamento di settanta donne impiegate nella lavorazione del caffè. Da questa difficile situazione è nata la Cooperativa de Mujeres Unidas por la Vida, specializzata nella produzione di tessuti e abbigliamento in cotone e nell’attività di microcredito a favore delle socie (che sono oltre un centinaio). Le donne attivamente impiegate nella cooperativa sono circa una ventina, le restanti beneficiano di un prestito finalizzato a intraprendere piccole attività commerciali. La collaborazione con la Cooperativa Terre Solidali è stata avviata nel giugno del 2009.

El Puente - GuatemalaFondata nel 1996 e strutturata in forma di consorzio, offre appog-gio a ben otto comunità artigiane guatemalteche (cooperative e associazioni), per un totale di 270 singoli produttori, situati nella parte di altipiano compresa tra la regione del Quiché e quella nord occidentale di San Marcos: una zona molto suggestiva e di estremo interesse ambientale e naturalistico, fatta di catene montuose e vulcani tra i più imponenti di tutto il Centro America. Obiettivo di “El Puente” è la tutela e diffusione dell’arte della tessitura, vero proprio patrimonio culturale e artistico (tutelato dall’Unesco) del Guatemala, spesso sminuito da una produzione semi industriale e di scarsa qualità, a puro beneficio del turismo di massa. Altri due obiettivi primari del consorzio sono la difesa dell’identità india - duramen-te provata da decenni di guerra civile e di indifferenza (quando non di ostilità) da parte del governo centrale – e l’organizzazione in forma comunitaria, per meglio sfruttare le potenzialità produttive e commerciali (a tale scopo sono a disposizione degli artigiani due centri per la produzione comunitaria, che mettono a disposizione materie prime, attrezzature e consulenza professionale). Fanno parte del consorzio i seguenti gruppi organizzati di produttori: Cooperativa de San Pedro Unido, Asociación Co-munal de Chuacruz, Asociación de Auto Aiuda Chinimayá (ASOAC), Tejedoras de San Juan, Asociación de Desarrollo Integral Páulense (ADIP), Asociación de Mujeres en Acción de Comalapa, il Centro de Co-mercio Maya (CEPCOMA), la Cooperativa de Vidrio Soplado Copavic. La produzione non è solo di tipo artigianale, comprendendo anche coltivatori di caffè e frutta secca. Le vendite sono rivolte al mercato nazionale e internazionale (Germa-nia, Italia, Messico, Nuova Zelanda, Stati Uniti d’America e Svezia).

Per maggiori informazioni: www.terresolidali.it

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La Cooperativa sociale Pace e SviluppoPace e Sviluppo è costituita da una fitta rete di soci, consumatori e cittadini che opera nelle province di Treviso, Padova e Venezia ed è impegnata in molteplici attività: distribuzione di prodotti del commercio equo e solidale; diffusione dei concetti e della pratica dello sviluppo sostenibile; sensibilizzazione alle tematiche della finanza etica; promozione di una cultura di pace e di più equi rapporti tra Nord e Sud del mondo. La Cooperativa, socia fondatrice del Consorzio CTM Altromercato, è nata nel 1993, conta attualmente oltre 1600 soci e gestisce ben dodici Botteghe del Mondo.

Il Progetto Salinas in EcuadorLa Cooperativa Sociale Pace e Sviluppo ha avviato un progetto di gemellaggio con i centri femminili di Salinas de Bolivar (Ecuador): un’importante relazione commerciale e culturale che permette di pro-muovere prodotti rispettosi delle persone e dell’ambiente, di tessere le trame di relazioni culturali di-rette e di intrecciare importanti legami personali con la popolazione ecuadoriana, anche attraverso lo scambio di volontari che, in vario modo, partecipano alle attività. Salinas è un piccolo paese della “sierra”ecuadoriana, a 3.550 metri di altezza, situato nella parte nord della regione di Bolivar, a circa cinque ore di macchina a sud di Quito, capitale dell’Ecuador. E’ un villaggio, conosciuto e visitato per la particolarità del suo modello di sviluppo economico, che ha offerto ai suoi abitanti opportunità lavora-tiva, evitando l’emigrazione in massa verso le città. Padre Antonio Polo, missionario salesiano che dagli anni ‘70 vive nel paese andino, ha dato l’impulso alla nascita di una serie di micro imprese a conduzione cooperativistica: sono nati così il caseificio, la fabbrica del cioccolato, del torrone, degli oli essenziali, dei funghi secchi e delle marmellate. Alcuni di questi prodotti vengono importati dalla rete del commercio equo e venduti nelle botteghe del mondo italiane. Pace e Sviluppo ha scelto di avviare un progetto di gemellaggio con i centri femminili, al fine di offrire un’opportunità lavorativa alle donne, altrimenti escluse dal mercato. Le produttrici tessono prodotti in lana e intrecciano graziosi cestini in paglia, in un progetto che risponde pienamente ai principi del com-mercio equo. Tutte le fasi di lavorazione dei prodotti in lana si svolgono a Salinas, garantendo in questo modo tracciabilità della filiera: le pecore pascolano sui prati dei villaggi vicini, vengono tosate e la lana viene lavorata alla filanda del paese, dove le donne si recano per acquistarla e utilizzarla nel confezio-namento dei caldi capi di abbigliamento. Anche le fasi di lavorazione dei cestini si svolgono nel villaggio e nei centri abitati circostanti: le donne raccolgono sui prati la paglia del “Paramo” (come viene definita la fascia di territorio in cui si trova Salinas, stretta tra la fascia tropicale e quella andina vera e propria), la fanno seccare per due o tre giorni, la ripuliscono e poi la intrecciano, creando manufatti capienti, re-sistenti e di qualità.Il gemellaggio, nel corso degli anni, si è sviluppato grazie anche ai viaggi di alcuni volontari, che con il loro contributo hanno fatto nascere nuove linee di prodotti (abbigliamento colorato con tinte vegetali, per bimbi, e cesteria). Pace e Sviluppo ha inoltre finanziato un corso di formazione per potenziare le competenze delle donne e migliorare la qualità dei prodotti. Dall’autunno 2010 è partito il progetto “Adotta un alpaca”, che intende porre rimedio alla carenza di materia prima di lana di alpaca, con la qua-le le produttrici confezionano la maggior parte dei capi importati. L’iniziativa, che coinvolge soprattutto le botteghe della cooperativa Pace e Sviluppo, si pone l’obiettivo di rac-cogliere fondi da destinare all’acqui-sto di alpaca.

Per maggiori informazioniwww.pacesviluppo.itwww.anoiimporta.org

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L’ Associazione Scambiarti e il progetto COAD in PerùScambiarti Onlus è un’associazione, con base a Verona, promossa nel 1997 dal MLAL (“Movimento Laici America Latina”) e dalla cooperativa La Buona Terra. Tra le numerose e ambiziose finalità perseguite van-no segnalate in modo particolare: l’informazione e la sensibilizzazione alla solidarietà; la promozione di azioni sociali ed economiche tendenti ad eliminare lo sfruttamento e a favorire la diffusione di una cultura equa e solidale; la salvaguardia dei diversi patrimoni culturali, ambientali e sociali, attraverso forme di reciproco scambio e crescita; la salvaguardia dell’integrazione socioculturale e della sostenibilità ambientale; la difesa dei diritti dei lavoratori; il sostegno a progetti di sviluppo e a iniziative d’assistenza. Scambiarti Onlus è impegnata soprattutto nella promozione di progetti di sviluppo rurale, indirizzati alla realizzazione di microimprese compatibili, sostenibili e socialmente utili, nelle quali la produzione artigianale divenga la continuazione naturale della produzione agricola. Per il raggiungimento delle pro-prie finalità l’associazione si propone come “vetrina” delle varie produzioni di piccole comunità rurali e indigene o di microimprese artigianali, che realizzano manufatti originali e di qualità.Sono stati avviati, nel corso degli anni, progetti in Argentina (microimprese sostenibili); Ecuador (inter-scambio culturale, salvaguardia della biodiversità, difesa dell’identità e della cultura di alcune popolazio-ni indie); Kirghizistan (sostegno in campo medico e importazione di artigianato tradizionale da gruppi organizzati di artigiane); Madagascar (sostegno alla biodiversità, interscambio e importazione di artigia-nato tipico da gruppi organizzati di produttori). Il Progetto promosso in Perù, intorno al quale si è instau-rata la collaborazione con LiberoMondo, riguarda gli artigiani peruviani di COAD (Ceramicas Originales Artisticas Decoradas), microimpresa, con sede nella capitale Lima, che produce ceramiche da collezione rifinite e decorate a mano da produttori locali e da ex ragazzi di strada che hanno appreso il mestiere di decoratore. Le ceramiche, ottenute da argilla bianca mediante un processo di lavorazione manuale che permette solo una produzione giornaliera limitata, sono decorate a mano con colori naturali.

Per maggiori informazioniwww.scambiarti.it

La cooperativa NazcaCostituita nel 1991, grazie all’impegno di tre associazioni della coope-razione internazionale (ACRA-CESVI-COSPE), Nazca gestisce un impor-tante magazzino di commercio equo che, nell’area nord di Milano e in Brianza, rifornisce gruppi di volontariato, botteghe del mondo, gruppi di acquisto solidale e negozi del biologico. Oltre all’attività commer-ciale, la cooperativa propone ai propri clienti momenti di formazione, informazione e sensibilizzazione sulle diverse tematiche attinenti il com-mercio equo, pace, sviluppo e rapporti tra Sud e Nord del mondo. Nella sede di Milano, oltre al magazzino, Nazca gestisce un punto ven-dita al dettaglio. Da alcuni anni, inoltre, sperimenta l’inserimento lavo-rativo di persone svantaggiate.

Il progetto palestinese “Impronte di Pace”La Palestina vive una delle fasi più drammatiche della propria storia. La paralisi del processo di pace, il perdurare dell’occupazione militare israeliana, la costruzione del muro e l’avanzare delle colonie israelia-ne hanno determinato una situazione difficile e una generale perdita di speranza nella gente comune. Le strutture sociali, amministrative ed economiche risultano pesantemente compromesse, e ampi strati della popolazione sono scivolati verso una situazione di assoluta povertà. Nella società palestinese i campi profughi sono le realtà che manifestano i maggiori tassi di disagio: si tratta di strutture sovraffollate, dove molti servizi sono praticamente assenti e il tasso ufficiale di disoccupazione tocca il 70%. La situazione di costante tensione e i frequenti interventi militari all’interno dei campi hanno inoltre provocato l’insor-genza di gravi sindromi da trauma, soprattutto a carico dei minori, che spesso presentano disturbi della personalità e problemi comportamentali. Un terzo dei minori, inoltre, è affetto da malnutrizione e soffre di patologie intestinali e respiratorie dovute alla scarsa qualità dell’acqua e ai problemi igienici.

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Il diritti al gioco, alla crescita e alla pace sono di fatto negati ai bambini, e le strutture e i servizi a loro dedicati sono praticamente inesistenti.

La cooperativa Nazca, partner del progetto “Impronte di Pace”, commercializza in Italia i prodotti che la cooperativa Peace Steps Hand Crafts realizza nel campo profughi palestinese di Kalandia, grazie alla col-laborazione con l’ONG italiana Vento di Terra. La cooperativa è stata costituita, all’interno del campo di Kalandia (Ramallah), per recuperare l’importante tradizione artigiana locale della lavorazione del cuoio e della pelle. L’iniziativa è finalizzata alla generazione di reddito per la popolazione dei campi profughi e al reinvestimento degli utili nei servizi educativi per i minori all’interno dei campi profughi di Shu‘fat (Gerusalemme) e Kalandia. I sandali sono il prodotto principale della cooperativa, e sono fabbricati con pelle di cammello e ovini locali, lavorata e conciata da una piccola azienda di Hebron. La suola è composta da un’altra piccola fabbrica, con materiali importati. Le attrezzature utilizzate per la cucitura, il taglio e l’assemblaggio finale dei sandali, relativamente obsolete ma perfettamente funzionanti, sono di origine italiana. La produzione è limitata, a causa delle chiusure del mercato palestinese imposte da Israele e delle dimensioni ridotte dell’azienda stessa (vi lavorano, attualmente cinque operai).

Per maggiori informazioni: www.nazcacoop.itwww.improntedipace.org

VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) Il VIS è una ONG che, dal 1986, si occupa di educazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, promuovendo progetti in decine di paesi in via di sviluppo. Si ispira ai principi cristiani e all’esperienza della comunità salesiana, affiancando autonomamente, come organismo laico, l’impegno sociale di tale congregazione nel mondo. Particolare attenzione è riservata all’educazione interculturale, all’approfon-dimento del tema delle migrazioni e a quello dei diritti umani nei paesi del Sud del mondo. Gli interventi guardano principalmente all’educazione come fattore di promozione umana in grado di allargare cono-scenze, garantire pari opportunità e superare le discriminazioni. Le iniziative promosse dal VIS ruotano intorno al volontariato internazionale, in affiancamento alle comunità salesiane presenti in numerosi paesi del mondo. Il VIS ha lavorato per oltre dieci anni in Ecuador insieme alla Fundación Chankuap, promuovendo un progetto di sviluppo di filiere produttive sostenibili di prodotti naturali e ad alto valore aggiunto, sostenuto da LiberoMondo attraverso la commercializzazione dei cosmetici della linea “Ikiam Alma amazonica”.

La Fundación Chankuap - EcuadorIl nome, mutuato dall’omonimo fiume che scende dalla Cordillera del Kutuki, caratterizza una fondazio-ne sorta in Ecuador all’interno del mondo missionario salesiano e con la finalità principale di sostenere economicamente e socialmente la popolazione locale. Gli interventi di Chankuap si snodano lungo tre direttrici principali: formazione tecnica per gli studenti indigeni, soprattutto per quanto concerne le tematiche legate alla valorizzazione delle risorse naturali; ricerca scientifica sulla biodiversità vegetale; elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto. Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dalla cooperazione canadese, sono state potenziate le attività legate alla pro-duzione di arachidi e cacao, al recupero delle specie vegetali native e alla riforestazione. Nel 1998, grazie a un progetto finanziato direttamente dal VIS, sono state avviate le prime sperimentazioni relative alle distillazioni di piante aromatiche e medicinali locali, all’interno di un più ampio progetto per lo sviluppo di filiere produttive. Tra i principali risultati ottenuti va segnalata l’elaborazione di una linea di cosmetici, tutti ottenuti dalla trasformazione di oli essenziali di agrumi, zenzero, curcuma, ishpink (un’essenza simile alla cannella) e ungurauha (frutto di una palma locale). Parte integrante del progetto è stato lo sviluppo di reti per la commercializzazione, tanto sul mercato naziona-le quanto su quello estero; il commercio equo è stato individuato come un canale commerciale prioritario, e in quest’ottica si è inserita la collaborazione tra Vis, Fundación Chankuap e LiberoMondo.

Per maggiori informazioni: www.volint.it

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L’Associazione TataweloIl progetto Tatawelo ha avuto inizio nel 2003 dalla sinergia tra diverse realtà dell’economia solidale italiana (G.A.S., botteghe, associazioni e soci individuali) per sostenere le comunità indigene dello Stato del Chiapas, attraverso la commercializzazione del loro caffè. Nel 2005, a Firenze, viene costituita legal-mente l’Associazione Tatawelo, che dall’anno successivo inizia a seguire direttamente tutta la filiera del progetto. Attraverso la quota progetto (10 centesimi di ogni pacchetto venduto), l’associazione finanzia attività volte al rafforzamento delle capacità produttive, gestionali e al raggiungimento della sovranità alimentare dei contadini. In Italia, Tatawelo ha collaborato (fino al 2009) con la cooperativa sociale Pausa Caffè, facendo tostare il proprio caffè all’interno della casa circondariale di Torino e favorendo così l’inserimento lavorativo di detenuti. Ha successivamente portato avanti questo percorso con la cooperativa Pawahtun, nell’ottica di favorire l’inserimento lavorativo di ex-detenuti che hanno appre-so in carcere il mestiere del tostatore. L’associazione promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione e informazione sui temi del mercato mondiale, del commercio equo e del movimento zapatista. Nel 2009, Tatawelo ha avviato una collaborazione con la facoltà di Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale dell’Università di Firenze, che ha permesso ad alcuni studenti di realizzare un tirocinio in Chiapas.

La cooperativa Sssit Lequil Lum - MessicoLa cooperativa Sssit Lequil Lum (che in lingua Tzeltal significa “I frutti della madre terra”) è costituita da circa 500 indigeni zapatisti apparte-nenti alle etnie Chol e Tzeltal che vivono nella regione nord del Chia-pas. La struttura è nata nel 2003, anche se le esperienze aggregative di lavoro collettivo risalgono agli anni ‘90: già da allora, infatti, molti contadini iniziarono a organizzarsi per strutturare forme alternative di economia, svincolate dal mercato tradizionale e dai cosiddetti “co-yotes”, intermediari al soldo delle grandi imprese. La cooperativa è sorta per promuovere la commercializzazione del caffè - ma anche la produzione collettiva, lo scambio di prodotti, la coltivazione di frutta, verdura, l’allevamento - e per sostenere reti di economia alternativa a livello locale. Dopo una prima fase in cui ha lavorato per il miglio-ramento della qualità del caffè e per dotarsi della necessaria struttura gestionale e amministrativa, nel 2007 Sssit Lequil Lum ha iniziato a esportare il prodotto in grano verde, relazionandosi prevalentemente con i gruppi europei di solidarietà con gli zapatisti. L’ingresso in alcune reti di economia alternativa ha permesso ai produttori di vedere valo-rizzata la loro attività agricola e trarre benefici per la crescita comples-

siva delle comunità di appartenenza. La Ssit Lequil Lum è sostenuta in loco dalla ONG messicana Desmi, che accompagna l’auto-sviluppo delle comunità indigene attraverso corsi di formazione sull’agricoltura biologica e il sostegno allo sviluppo di un mercato locale. Tuttavia, a gestire l’intero processo, dalla rac-colta del caffè alla commercializzazione, sono gli stessi soci indigeni, in particolare i quattro responsabili del direttivo, che vengono eletti ogni tre anni. Nel corso del 2009 la cooperativa ha raggiunto una struttura piuttosto consolidata, avendo formato al proprio interno persone in grado di gestire le varie fasi dell’esportazione. Grazie ai fondi della quota progetto ha costruito un proprio ufficio e ha avviato la vendita del caffè anche sul mercato locale. Nel corso del 2010 alla cooperativa si sono aggiunti nuovi produttori, appartenenti al municipio di Francisco Villa. Sul versante delle attività, i tecnici municipali e locali hanno portato avanti, insieme al Desmi, i corsi relativi alla coltivazione organica, mentre, a livello politico, è stato avviato il “passaggio di consegne” in vista del prossimo direttivo. Dal punto di vista commerciale, la cooperativa è riuscita a riconoscere a ogni produttore il 25% in più di quanto hanno pagato i coyotes.L’obiettivo principale di Sssit Lequil Lum rimane l’acquisto di un terreno su cui edificare, congiuntamente, uffici e magazzino, e in cui collocare le macchine per la tostatura/macinatura del caffè per il mercato lo-cale. Recentemente, un socio della cooperativa si è detto disponibile a vendere parte del suo terreno per questo scopo (si è in attesa dell’approvazione della compravendita da parte delle autorità zapatiste). Le difficoltà sono soprattutto legate al contesto estremamente militarizzato e a un clima di dura repressione

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verso i movimenti sociali e ogni tentativo di auto-organizzazione. Tuttavia, il fatto di gestire in autono-mia un’attività produttiva e commerciale, all’interno di un’organizzazione di base, sta rappresentando per i soci della cooperativa un importante motivo di riscatto umano, sociale ed economico.

Per maggiori informazioni:www.tatawelo.it

La Cooperativa Mondo Solidale Cooperativa sociale marchigiana di commercio equo, fondata nel luglio del 1993 e attualmente presente su tutto il territorio regionale con 16 Botteghe del Mondo e più di 3.000 soci (di cui 300 volontari e 5 lavoratori). Mondo Solidale intende promuovere, attraverso la vendita dei prodotti del commercio equo, un modello economico alternativo basato su relazioni paritarie tra Nord e Sud del mondo, nel pieno rispetto e nella promozione dei diritti umani fondamentali. Nel corso degli anni, a Chiaravalle (AN), è stato acquistato un magazzino, nell’ottica di fornire un importante punto di riferimento per gruppi e botteghe di commercio equo, sia dentro che fuori la regione. Sono anche stati avviati quattro progetti di importazione da comunità di produttori del Sud del mondo: caffè da “El Bosque”, in Guate-mala; artigianato da ALSI (Perù), UVIP (Kenya), Iss Fair Traders (India). Nel 2006, in collaborazione con le cooperative Equo Mercato, Fair e LiberoMondo ha avviato il progetto della detergenza biologica e solidale che, a partire da olio di cocco babassù importato dalla cooperativa brasiliana Coppalj, prevede la produzione di una linea di detergenti per la casa e una per la cura del corpo. Mondo Solidale ha, inoltre, partecipato attivamente alla costituzione della Rete di Economia Solidale delle Marche.

Il caffè “El Bosque” e la Cooperativa Nueva Esperanza - GuatemalaEl Bosque è un piccolo villaggio situato in una vasta zona boschiva a 1500 metri di altitudine, nel muni-cipio di Santa Cruz Naranjo, a sud-est di Città del Guatemala e abitato da un centinaio di famiglie che vivono coltivando piccoli appezzamenti di terreno. Nel 2003 alcuni coltivatori di caffè della comunità hanno dato vita alla Cooperativa Nueva Esperanza, per meglio coordinare tutte le attività che ruotano attorno alla raccolta del caffè, la principale attività economica di quella zona. La relazione tra la co-munità di El Bosque e Mondo Solidale è iniziata nello stesso anno della fondazione della cooperativa, in seguito al crollo dei prezzi del caffè provocati dalla crisi internazionale. I piccoli coltivatori della

comunità, che già vivevano in una situazione preca-ria, ne furono duramente colpiti e si trovarono sul punto di abbandonare la coltivazione del caffè, loro principale fonte di reddito. L’avvio della collabora-zione ha permesso ai soci coltivatori di organizzare esportazioni annuali, grazie alla registrazione presso Anacafè (l’associazione nazionale guatemalteca dei produttori di caffè) e Inacoop (la federazione nazio-nale delle cooperative), e il conseguente ottenimen-to delle licenze di esportazione. La cooperativa ha inoltre acquistato una macchina per la lavorazione del caffè “Pergamino” e ha elaborato un progetto per la costruzione di un beneficio, con centro sani-tario annesso. Quest’ultimo progetto, del valore di

60.000 dollari, è stato finanziato da Mondo Solidale con il contributo del Comune di Macerata.Gli obiettivi per il futuro sono tanti e ambiziosi: dare continuità alle importazioni; continuare a sostenere la scuola di El Bosque; concretizzare la realizzazione del centro sanitario, per il quale è già stato indivi-duato un terreno e realizzato un progetto di massima. Nel 2010, anche grazie al contributo della Regione Marche, la cooperativa Nueva Esperanza si è dotata di un proprio mezzo per il trasporto del caffè; ha inoltre acquistato una “zaranda clasificadora” per la selezione meccanica dei chicchi. E’ continuata la collaborazione con il centro “Nufed”, che permette di avere una scuola media nella comunità, e con i coordinamenti nazionali di Anacafè e Inacoop: attraverso una serie di corsi di formazione, infatti, i produttori di caffè potranno migliorare le competenze tecniche

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e amministrative, e affrontare temi di rilevanza sociale quali la discriminazione di genere o l’alcolismo. Sempre nel 2010 è stato formalizzato un accordo, con l’associazione Tatawelo, finalizzato all’utilizzo di una parte di caffè “El Bosque” nella miscela di caffè “Excelente”.

I produttori brasiliani di ASSEMA/Coppalj e l’olio di babaçuLe eccellenti linee di detergenti biosolidali per la casa a marchio “Talybe” e “Talybe Benessere” non potrebbero esistere senza l’olio di babaçu, materia prima fondamentale per ricavare i tensioattivi che garantiscono l’efficacia dei prodotti. L’olio viene ricavato da una palma brasiliana che cresce nella fascia preamazzonica, nelle regioni del” Nordeste” del grande paese sudamericano. La cooperativa Mondo Solidale ha avviato da alcuni anni una collaborazione con la cooperativa Coppalj, che, nella zona di Lago

do Junco (stato brasiliano del Maranhão), raccoglie e lavora le noci del cocco babaçu. La relazione tra le due realtà non si limita allo scambio commerciale (tutto l’olio di babaçu necessario alla produzione dei detergenti Talybe è importato da Mondo Solidale), bensì si estende ad una fitta serie di scambi culturali e di sviluppo di progetti comuni. Nel corso del 2010, ad esempio, in seguito alla visita di una delegazione di Mondo Solidale, è stato sottoscritto un accordo con la Associazione ASSEMA - Associação em Áre-as de Assentamento no Estado do Maranhão - che, in otto municipalità dell’omologo stato, sostiene e coordina il lavoro di svariati gruppi di contadini e

raccoglitori di noce babaçu, al fine di migliorare le condizioni di lavoro, aumentare le conoscenze tecni-co-professionali e difendere i diritti delle comunità rurali. L’accordo prevede l’avvio di un progetto volto alla ristrutturazione di alcuni locali della sede di ASSEMA e all’avvio di un’attività di turismo responsabile (in collaborazione con l’agenzia di turismo responsabile “Viaggi e Miraggi” è in via di definizione un primo viaggio sperimentale, al momento riservato ai soci di Mondo Solidale). Da segnalare, infine, che la Provincia di Macerata ha emesso a favore di ASSEMA un finanziamento di 1000 euro, che quest’ultima ha destinato a copertura delle spese di organizzazione dell’assemblea annuale di AMTR, l’associazione delle donne lavoratrici rurali, svoltasi a luglio 2010.

Il progetto Talybe L’anno 2010 è stato particolarmente delicato e importante per il progetto Talybe e la commercializzazio-ne dei detergenti ad esso collegati. A seguito di una controversia legata all’utilizzo del vecchio marchio “Lympha” – simile, per assonanza, a un marchio commerciale precedentemente registrato da un’azienda con sede a San Marino e distributrice di linee di prodotti simili – si è reso necessario, pena il pagamento di una pesante multa, il cambio del nome. La scelta è caduta sul termine “Talybe”, ottenuto dalla compo-sizione della parola “Taly”, (che in una lingua indiana, significa “petalo”) e “be” che sta per “bio-equo”. Il nuovo nome va così a identificare tutti prodotti della detergenza biosolidale proposti da Mondo Solidale (linee casa e igiene persona). Il cambio del nome ha fornito l’occasione per apportare alcune significative migliorie ai prodotti, grazie all’eliminazione delle residuali formulazioni di tensioattivi di de-rivazione petrolchimica ancora presenti e alla sostituzione con un ulteriore tensioattivo ricavato dall’olio di babaçu. In questo modo tutti i tensioattivi (cioè i principali agenti responsabili della rimozione dei vari tipi di sporco) dei vari prodotti sono ora di derivazione vegetale. Tale sostituzione ha portato a un duplice miglioramento: per l’ambiente (è ulteriormente diminuito il già basso impatto ambientale) e per l’efficacia (si è potenziata l’azione pulente delle varie formulazioni). Da ricordare infine un importante riconoscimento per Mondo Solidale: grazie al crescente affermarsi della vendita di detersivo sfuso alla spina, la cooperativa ha ricevuto il premio “Meno Rifiuti 2010 – Speciale Prevenzione” nell’ambito di un progetto promosso da Legambiente e Regione Marche.

Per maggiori informazioni: www.mondosolidale.itwww.talybe.it

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La Cooperativa Unicomondo Attiva sul territorio della provincia di Vicenza, promuove i principi e i valori del commercio equo e solidale; raggruppa dieci Botteghe del Mondo e gestisce un magazzino che è diventato ormai punto di riferimento storico per numerosi gruppi, informali e non, dell’area del vicentino. Nella cooperativa lavorano dieci persone, ma è sempre importante e determinante l’apporto di numerosi soci volontari. Unicomondo, attualmente, raggruppa oltre 700 soci.

Il progetto Matembwe - TanzaniaLa Cooperativa Unicomondo sostiene le attività promosse dalla Ong CEFA, presente in Tanzania da oltre 25 anni, dove ha avviato un interessante progetto-paese che ha come obiettivo generale il mi-glioramento della qualità della vita della popolazione, a partire dai bisogni primari dell’alimentazione e della produzione agricola. Il CEFA, con i suoi volontari, si è impegnato nella gestione di un allevamento avicolo, nella realizzazione di due piccole centrali idroelettriche e nell’avvio di progetti di formazione. Tra questi, il progetto Matembwe Village Company (MVC), sostenuto anche da Unicomondo, si prefigge di promuovere uno sviluppo sostenibile e permanente della realtà locale attraverso l’appoggio a gruppi familiari impegnati nella lavorazione dell’artigianato (legno e cesteria). L’attività artigianale, oltre a influ-ire positivamente sul reddito delle famiglie coinvolte, intende creare nuove opportunità professionali per categorie sociali, quali giovani e donne, solitamente poste ai margini della realtà produttiva tanzaniana. Il progetto punta inoltre alla vendita di oggetti artigianali nei circuiti del commercio equo e solidale, grazie all’attività di importazione svolta da Unicomondo.I cesti prendono il nome dalla zona di Matembwe (nella regione di Iringa, nella parte sudoccidentale del paese): sono realizzati utilizzando un’erba spontanea locale chiamata “Malulu”, che viene tradizional-mente essiccata e intrecciata a mano dalle donne dei villaggi.

Per maggiori informazioni: www.unicomondo.orgwww.cefaonlus.it

Cooperativa VagamondiVagamondi è stata costituita in cooperativa nel 2002 (nella forma sociale dal 2007), al fine di gestire l’attività di commercio equo e solidale a Formigine, in provincia di Modena. L’attività è rivolta in partico-lare a donne (italiane e straniere) che, sul territorio di Formigine, si trovano in una condizione di disagio sociale ed economico; la maggior parte sono ragazze madri seguite in collaborazione con il Centro di Aiuto alla Vita. Ad esse viene proposto un lavoro che consiste prevalentemente nel confezionamento di bomboniere. Alla classica attività di vendita in bottega, nel 2004 Vagamondi ha affiancato l’importazio-ne diretta, dallo Sri Lanka, di numerosi prodotti artigianali.

Progetto Araliya – Sri Lanka“Araliya” è il nome di un profumatissimo fiore bianco originario dello Sri Lanka, che, in lingua cingalese, significa “bellezza di donna” e viene usato, secondo antiche tradizioni, per dare il benvenuto agli ospiti. Il progetto, avviato grazie all’appoggio di Vagamondi e dell’associazione Cose dell’Altro Mondo onlus, sostiene la produzione di un gruppo di donne artigiane dello Sri Lanka, garantendo loro la commercializ-zazione dei manufatti e l’accesso ad alcuni servizi assistenziali di base. Il progetto coinvolge attualmente circa 80 donne specializzate nella realizzazione di piccoli fiori in fibra di cocco, tulle e coccarde, tradi-zionalmente utilizzati per la confezione di bomboniere. Le donne sono distribuite in gruppi differenti, che quasi sempre assumono il nome dell’artigiana che mette a disposizione la propria casa per svolgere le attività produttive. Illustriamoli brevemente: il “Gruppo tulle”, costituito da 5 donne che inizialmente erano solite lavorare nelle loro case, mentre, dal 2008, hanno a disposizione un piccolo magazzino per svolgere la loro attività; il “Gruppo Nathalia, il primo ad essere costituito in Araliya; il “Gruppo Camari” dal nome della donna che ha ideato i fiori in fibra di cocco; il “Gruppo Jasemine”, che ospita una decina di artigiane, anch’esse specializzate nella produzione di fiori in fibra di cocco; il “Gruppo Concy”, che si raduna nell’abitazione di una produttrice storica di Araliya, ed è particolarmente attivo nella produzione di oggetti realizzati con la carta derivata dal trattamento della “cacca di elefante”: il “Gruppo Sriany”, che propone il “tulle della pace”, un classico della produzione di Araliya.

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Vagamondi è attivamente impegnata nel sostegno di progetti a carattere sociale, quali la scuola elemen-tare gestita da suor Chidimma, dell’ordine delle “Figlie della Provvidenza” di Modena, e il Convitto “Domus Fabbriani”, a beneficio di persone sordomute. Nel corso del 2010 è stato dato ulteriore impulso alla realizzazione di nuove linee di artigianato, tra cui vanno annoverate le colorate ed efficienti lavagne in fibra di cocco e le originali borse in carta da gior-nale. E’ ormai definitivamente decollato il progetto di turismo alternativo: per il terzo anno consecutivo, infatti, ha avuto luogo il tour organizzato per gli operatori italiani del commercio equo, mentre è in sensibile aumento il numero di turisti che visitano in loco il progetto. Nel mese di ottobre è avvenuto il rinnovo delle cariche sociali, a suggello di un lungo lavoro di confronto che ha portato l’intero gruppo di Araliya a una sensibile maturazione e alla formazione di una forte identità collettiva.

Per maggiori informazioni:www.vagamondi.net

La Cooperativa Sociale Ravinala e il Progetto MadagascarFondata nel 1987 dall’esperienza di un gruppo di persone da anni im-pegnate in progetti di volontariato internazionale, Ravinala gestisce da molti anni un progetto volto a sostenere diverse comunità di artigiani del Madagascar e a promuovere la ricca tradizione artigianale della grande isola africana. In collaborazione con l’ONG Reggio Terzo Mondo e all’in-terno del “Progetto di Sviluppo del Commercio Equo in Madagascar”, da circa due anni sono stati avviati corsi di formazione, tenuti da personale locale e in stretta relazione con designer italiani, volti al miglioramento e al rinnovamento di alcune produzioni artigianali. Gli artigiani hanno così l’opportunità di ricevere una formazione tecnica atta ad abbinare materie prime locali e design moderno. Sono anche in svolgimento corsi specifici rivolti alla gestione del colore nel trattamento della materia prima. Nella produzione artigianale del Progetto Madagascar spiccano alcuni ma-teriali particolari, fra cui vanno annoverate la “carta Antaimoro”, la rafia, la paglia e la latta riciclata. La prima, comunemente detta carta di riso sebbene con questo cereale non abbia nulla a che vedere, prende il nome da un gruppo etnico che

vive sulla costa est del Madagascar. Questo tipo di artigianato non è tipico del paese, provenendo da naviganti arabi approdati casualmente sulla costa est dell’isola; la popolazione Antaimoro, fortemente influenzata dalla tradizione araba, apprese da questa l’arte di fabbricare la carta e la diffuse in varie zone del Madagascar. La lavorazione della carta si articola in diverse fasi, e parte dalla corteccia di un albero locale, comunemente chiamato “avoha” (una sorta di papiro): questa viene fatta bollire in grosse pento-le, dopo di che viene pestata, sciolta in acqua all’interno di grosse cornici in legno o metallo, variamente adornata (con petali, foglie e ramoscelli) e posta ad asciugare al sole. La lavorazione artigianale della rafia e della paglia viene eseguita soprattutto dalle donne, che intreccia-no a mano i fili precedentemente colorati con tinture naturali: vengono in questo modo creati svariati oggetti (borse, cappelli, cestini, pochette, vassoi, scatoline…). La lavorazione della latta indica come, in Madagascar, tutto sia recuperabile e riciclabile! Latte, lattine, barattoli vengono infatti recuperati e lavorati, per essere trasformati in modellini di automobili, camion, motociclette, aeroplani… Le lattine vengono raccolte o acquistate a peso, poi aperte e ripulite all’interno: i fogli che si ricavano da queste sono tagliati, modellati e saldati, fino ad ottenere la forma desiderata.

Per maggiori informazioni: www.ravinala.org

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Associazione Croce del Sud Da quasi vent’anni (anno di fondazione 1992) l’Associazione Croce del Sud è impegnata in progetti di cooperazione internazionale ispirati ai principi del commercio equo e solidale. Nel 2009 è stata fondata anche la cooperativa, con lo scopo precipuo di coordinare tutte le attività attinenti il commercio equo (gestione della bottega di Piombino e importazione e commercializzazione dei prodotti realizzati in Burkina Faso dagli artigiani di Pag-la yiri: cesteria, tessuti, oggetti in legno, strumenti musicali e burro di Karitè).

Il progetto Zabré – Burkina FasoL’associazione ha avviato, con il sostegno di alcuni enti locali (Comune di Piombino e Provincia di Livorno) e di altre associazioni del territorio, un progetto volto alla realizzazione di alcuni centri sanitari e di scolarizzazione per la comunità del villaggio di Zabrè, ubicato nella parte sudorientale del Burkina Faso, vicino al confine con il Ghana. All’interno di tale progetto, inol-tre, è stata individuata e avviata un’attività di produzione ed esportazione di artigianato e burro di karité, prodotto trasformato tipico di quest’area e ingrediente fondamentale per la realizzazione di cosmetici ad elevata qua-lità. E’ proprio quest’ultimo prodotto a costituire la base per la collabora-zione con la nostra realtà: nell’autunno del 2008, infatti, Croce del Sud e LiberoMondo hanno avviato la commercializzazione di una linea di cosmesi naturale (denominata “Taama”, dal nome che il burro di karité ha in Burkina). Il burro di karité deriva dai semi di Butyrospermum parkii, albero (simile alle nostre querce) dal portamento maestoso e diffuso in alcuni paesi dell’Africa centrale: Sahel Occidentale e alcune aree di Sudan, Senegal e Gambia. Nel villaggio di Zabré l’Association Pag-la-Yiri - il cui nome significa “Donna fondamento della casa e della società” – raccoglie e trasforma i semi di questa pianta, ottenendo il burro di karité che Croce del Sud importa in Italia. Il gruppo, interamente composto da donne, è stato fondato nel 1975, ed è composto da circa 10.000 donne, sparse in tre provincie e raggruppate in 703 gruppi di base. L’associazione si pone l’obiettivo di favorire l’integrazione, nella società burkinabè, dei gruppi più emarginati e meno istruiti (donne, bambine, anziani, portatori di handicap ed orfani). All’interno di questa ampia azione a livello sociale, il progetto sostenuto dall’associazione Croce del Sud ha portato alla realizzazione, nel corso del 2009, della scuola elementare “La Fille” (con il sostegno del Comune e della comunità di Piombino). Un altro importante obiettivo è stato raggiunto in ambito sanitario nel biennio 2009/2010: un operatore sanitario del dispensario pubblico di Zabrè ha potuto partecipare a un corso di formazione finalizzato alla gestione di un piccolo laboratorio d’analisi mediche di base. Il corso è stato organizzato insieme ad una equipe di medici e tecnici del laboratorio di analisi del P.O. di Villamarina e con la partecipazione del Comune di Piombino. Lo stesso laboratorio, acquistato con il contributo del Comune di Piombino, dell’ASL 6 e della Croce del Sud, è stato donato al dispensario di Zabré.

Per maggiori informazioni:www.bottegacrocedelsud.it

Cooperativa Raggio VerdeNasce nel 1997 a Cossato, nel biellese, e l’anno dopo inaugura la prima bottega di commercio equo (seguita, negli anni successivi, da altri cinque punti vendita, dislocati nelle province di Novara, Verbania e Vercelli). Alla vendita in bottega si sono presto affiancate altre attività commerciali importanti, quali il catering e il vending. Dal 2000, su richiesta dell’Associazione Cuore Attivo di Borgomanero, Raggio Verde inizia la collaborazione con il Progetto Mozambico, intervenendo come importatore per il merca-to equo e solidale. A questa prima importazione ne seguiranno altre due, rispettivamente da Bangladesh e Brasile. È stato inoltre avviato da qualche anno “BE cotton”, un importante e ambizioso progetto di produzione e promozione di capi in abbigliamento in cotone biologico proveniente da progetti di com-mercio equo.

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Artes Maconde - MozambicoIl progetto di commercio equo in Mozambico, giunto ormai all’ottavo anno di attività, si svolge con la collaborazione, in loco, di un’organizzazione, Artes Maconde, che fornisce supporto logistico, favorisce le comunicazioni con i produttori e agevola le pratiche burocratico/amministrative. I gruppi di produt-tori con cui la cooperativa Raggio Verde opera sono concentrati in due aree: al nord del paese, nella regione di Cabo Delgado, e a sud, nella capitale Maputo. Si tratta in totale, di quattro grandi aree di produzione, suddivise per tipologia di prodotto: batik, gioielleria in argento, cesteria e mobili.

I produttori coinvolti nella realizzazione dei batik sono localizzati nella zona di Maputo, e sono raccolti in un gruppo composto da 13 artisti, ognuno dei quali lavora a sua volta con vari apprendisti: da un minimo di uno fino a cinque, per un totale di circa 25. L’età media degli artisti è molto bassa, inferiore ai 30 anni, mentre gli apprendisti sono in genere ragazzi di 16 e 17 anni. Pur essendo, di fatto, un gruppo non riconosciuto, le decisioni che riguardano il lavoro vengono prese in perfetta democrazia e condivi-sione: tutti i componenti, infatti, hanno sottoscritto un contratto-statuto in cui i ruoli e le finalità sono ben definiti e chiari a tutti

Gli artigiani dell’argento e dei gioielli vivono nella zona di Ibo e Pemba, e, più a sud, a Ilhia de Moçam-bique (nella provincia di Nampula). Nel corso di questi ultimi anni, alcuni gruppi di artigiani si sono spe-cializzati nel riciclare una gran quantità di oggetti in argento, risalenti al periodo coloniale e fortemente radicati nella cultura indigena locale. Vari gruppi sono coinvolti nel progetto di commercio equo: Abdala (dal nome del fondatore); cooperativa da Fortaleza; cooperativa Nruno; gruppo dell’Ouriversaria Pem-ba. Sono coinvolte in totale, tra apprendisti e artigiani, oltre 50 persone.

Il Progetto Mekufi, nella zona nord del paese (province di Cabo Delgado e Nampula) ha per obiettivo lo sviluppo della lavorazione artigianale della paglia, e comprende quattro cooperative, per un totale di circa 110 persone coinvolte.

Nella capitale Maputo, un gruppo di ragazzi ha av-viato una piccola cooperativa per la produzione di mobili in paglia e ferro. Il gruppo, composto da una trentina di persone, è completamente autogestito. La qualità dei manufatti realizzati è piuttosto elevata, e così la tipologia, che spazia da semplici sedie in paglia a veri e propri ambienti arredati (in particolare salotti, con bellissimi tavoli, poltrone e divanetti). Le vendite sono quasi completamente finalizzate all’esportazione (attraverso i canali del commercio equo).

Caraiberas – Brasile Caraiberas è un piccolo centro abitato dello stato de Pernambuco, nel nordest del Brasile: una regione prevalentemente agricola, con forte presenza di allevamenti. Il settore industriale è poco sviluppato, ad eccezione del comparto energetico (molte centrali idroelettriche, infatti, sono state costruite lungo il cor-so del “Rio San Francisco”, un grande fiume che attraversa gran parte del nordest del Brasile). Il villaggio di Caraiberas si caratterizza, invece, per la vivace tradizione tessile, con produzione di coordinati per la casa (tovaglie, coperte, tappeti), abbigliamento in genere ed amache. Girare per le strade della cittadina è uno spettacolo inusuale, rispetto al resto della regione: ogni casa è, infatti, un piccolo laboratorio. La situazione sociale è, tuttavia, pesante, perché la maggior parte della persone impiegate nel settore la-vorano in condizioni di semi sfruttamento, a unico beneficio dei fornitori di cotone e degli intermediari, che acquistano il prodotto finito e lo rivendono a prezzi molto più elevati. Il reddito medio d’ogni famiglia equivale a circa 360 “reais” al mese (al cambio attuale circa 146 euro), che, suddiviso per il nu-mero medio di componenti d’ogni famiglia (circa 5-6 individui) significa un reddito giornaliero di meno di un euro a persona. Per porre rimedio a questa situazione critica, nel 2008 è nato il “Progetto cultura di pace”, che coinvolge una pluralità di organizzazioni italiane e brasiliane: associazioni, enti locali (tra cui la regione Piemonte) e istituzioni. Si tratta di una piccola sperimentazione, a livello di cooperazione

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decentrata, che si pone un duplice obiettivo: la creazione di un ponte d’interscambio culturale tra Italia e Brasile; la creazione di opportunità di lavoro e impiego, grazie anche a micro finanziamenti a beneficio di specifiche attività. In tale contesto si inserisce il progetto di commercio equo, con l’obiettivo, parziale per il momento, di sostenere l’unica coo-perativa attualmente presente in tutta l’area, la Cooperativa dos Artesanos Texteis de Tacaratu: composta da 32 soci, la struttura coinvolge più di un centinaio di persone, che aumentano considerevolmente se si considera anche l’indotto. Rispetto al progetto approvato dalla regione Piemonte, Raggio Verde si è impegnata, per il primo anno di attività (2008) ad acqui-stare ad un prezzo equo merce per un valore di 10.000 euro, a fronte di un supporto economico dell’ente regione a sostegno della formazione e del miglioramento della struttura commerciale della cooperativa brasiliana.

Il progetto BE CottonLa filiera produttiva del cotone è sicuramente tra le più complesse a livello mondiale, con ricadute pesanti a danno dei vari elementi che la compongono: l’ambiente (inquinamento dovuto all’uso mas-siccio di fertilizzanti e pesticidi, uso intensivo di acqua); i lavoratori (condizioni di lavoro precarie e durissime, totale assenza di diritti); i trasformatori (concorrenza esasperata, soprattutto a danno delle piccole imprese); i consumatori (prodotti poco sicuri per la pelle, scarsa qualità). Inoltre, molte delle linee di abbigliamento biologico presenti sul mercato non offrono garanzie su tutti i punti sopra citati. Il progetto BE cotton nasce proprio per dare risposte concrete a tutti gli attori della filiera, dal coltivatore di cotone al consumatore. Il rispetto dei diritti umani e sociali e dell’ambiente arrivano rispettivamente dal commercio equo e dalle certificazioni biologiche, mentre la qualità è garantita da piccole aziende di trasformazione del distretto tessile del biellese, tra i più rinomati al mondo per competenza e qualità e nello stesso tempo, purtroppo, tra i più colpiti dalle profonde trasformazioni che ha vissuto l’industria tessile negli ultimi decenni.

Per maggiori informazioni: www.raggioverde.com

La Cooperativa FairCooperativa sociale, sorta a Genova nel 2006 e attiva in ambiti molteplici, fra cui consulenza e formazio-ne sulle economie solidali, comunicazione sociale e cooperazione internazionale. Le attività sono gestite grazie alla collaborazione con un pool di professionisti, esperti ed operatori, e i destinatari sono le orga-nizzazioni del commercio equo e solidale, del terzo settore in generale e piccole imprese. Nel corso degli anni la cooperativa ha avviato una fitta rete di contatti e collaborazioni con organizzazioni partner.

Il Progetto Rajlakshmi Cotton in IndiaLa filiera del cotone, in virtù dei forti elementi di criticità che presenta a livello ambientale, sociale ed economico, rappresenta senza dubbio una delle sfide più ardue per l’economia solidale. L’India rap-presenta, all’interno di questa importantissima risorsa economica mondiale, uno dei punti geografici di maggior produzione e investimento. Non deve quindi sorprendere che, nei a distretti caratterizzati da una forte specializzazione in uno o più degli elementi della filiera (coltivazione del cotone, filatura, confezionamento, commercializzazione) si siano create situazioni estremamente difficili per l’ambiente, i lavoratori e la popolazione residente. Il progetto a cui partecipa la cooperativa Fair, in collaborazione con altre organizzazioni no profit eu-ropee, intende sostenere esperienze alternative di filiera in questo ambito variegato e complesso, dalla produzione del cotone biologico al confezionamento finale. Partner indiano centrale di tutta l’iniziativa è la Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, impresa privata che produce ed esporta prodotti tessili e che ha scelto, insieme a poche altre del suo settore, di investire sulle persone e sull’ambiente. L’azienda, infatti, parte-cipa al Mahima Organic Project e al Solidaridad-VOFA Project. Il primo, avviato nella zona di Indore, nella zona centrale del paese (stato di Madhya Pradesh), coinvolge numerosi piccoli produttori di cotone organico. Mahima Organics è l’organizzazione che si occupa di garantire la formazione, il coordinamen-

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to delle attività e la vendita dei semi di cotone. Il Solidaridad Project - sviluppato nello stato dell’Andhra Pradesh, nel sudest dell’India, e lanciato nel 2003 dalla organizzazione olandese Solidaridad - è formato anch’esso da piccoli produttori che coltivano campi totalmente privi di irrigazione artificiale, dipendenti quindi dalla piovosità. A questo si collega anche il VOFA Project, composto invece da produttori di mag-giori dimensioni, coordinati e formati all’interno della filiera. Entrambi i progetti sono certificati FLO. Tutte le fibre di cotone sono acquistate e filate nell’impresa Maikaal Fibers Ltd, (vicino Indore, in India centrale), la prima in India a trasformare il cotone organico certificato in fibra e filato (e attualmente certificata da FLO). I progetti di cotone organico e tutte le unità produttive sono certificati da SKAL (organizzazione olandese accreditata da IFOAM) e sono conformi alle pratiche del commercio equo e solidale. Nel 2002 inoltre è nata Green License, moderno stabilimento dedicato al confezionamento che impiega oggi circa 120 persone ed è in regola con le richieste contenute nel codice di condotta della Clean Clothes Campaign.

Per maggiori informazioni:www.faircoop.itwww.abitipuliti.org

La cooperativa QuetzalLa cooperativa Quetzal inizia la propria attività ad Alba, nel giugno del 1992, con l’intento di realizzare il progetto di una bottega del mondo in cui far convergere i punti qualificanti e le proposte principali dell’economia critica: commercio equo e solidale, alimentazione biologica, finanza etica. Quetzal, inol-tre, opera attivamente nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo i rapporti tra Nord e Sud del mondo e il consumo responsabile. Nel 1993 Quetzal diventa socia del Consorzio Altromercato. Dal 2000, al fianco di Quetzal, opera l’associazione culturale Verso Sud, che ha la finalità di sostenere ini-ziative di formazione e informazione sui temi dell’intercultura e proporre progetti educativi rivolti alle scuole.

Progetto A.P.J. - BrasileL’associazione A.P.J. - Apreder Produzir Juntos - è nata nel 1984 su proposta di un missionario albese, Padre Giovanni Lisa, e di un gruppo di brasiliani. E’ un ente senza fini di lucro che opera nella città di Teofilo Otoni, nello stato brasiliano del Minas Gerais. L’A.P.J. opera principalmente nell’accoglienza e formazione dei ragazzi adolescenti, ed è organizzata in due grandi ambiti: la cooperativa A.P.J., che promuove la formazione umana, professionale e cooperativistica, e la Casa dell’Adolescente o Officina Pedagogica, che lavora nell’ambito della prevenzione, fornendo uno spazio educativo a ragazzi a rischio (accoglie attualmente oltre 800 ragazzi, distribuiti in due turni quotidiani, e lavora in stretto contatto con la scuola e le famiglie di provenienza). La cooperativa è strutturata in quindici ambiti produttivi, e impegna un centinaio di persone circa, a seconda dei periodi. Ogni settore si avvale di personale speci-ficatamente preparato, con compiti di formazione professionale, coordinamento produttivo ed ammini-strazione. I giovani accolti nella cooperativa seguono un periodo di apprendistato, di durata variabile, al termine del quale potranno decidere se rimanere nella cooperativa, diventando soci, o tentare un percorso individuale.

All’interno della cooperativa è attivo un laboratorio di gioielleria. Il Minas Gerais, infatti, è uno stato ricco di pietre semipreziose (ametista, topazio, tormalina, berillo, quarzo, ecc) e preziose (acque marine e smeraldi) e Teofilo Otoni rappresenta il mercato più importante. La Cooperativa A.P.J. acquista le pie-tre grezze direttamente dai cercatori e le trasforma nel proprio laboratorio, dove lavorano 8 persone. Vengono realizzati anelli, orecchini, collane e braccialetti. Dagli scarti di lavorazione si ottengono inoltre altri oggetti, quali animali, immagini religiose e vasi. La cooperativa Quetzal commercializza i prodotti di Teofilo Otoni dal 1998.

Per maggiori informazioni:www.coopquetzal.it

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La cooperativa Pangea- Niente troppoPangea-Niente Troppo è una cooperativa sociale che sorge dalla fusione di due organizzazioni romane, la Cooperativa Sociale Pangea (avviata nel 1991 come associazione, trasformatasi nel 1993 in cooperativa e nel 2003 in cooperativa sociale) e la Cooperativa Sociale Niente Troppo (sorta nel 2001 come associa-zione, trasformatasi nel 2003 in cooperativa sociale).Scopo precipuo di Pangea – Niente Troppo è la diffusione del commercio equo e solidale e della finanza etica come strumenti di cooperazione e di tutela dei diritti umani. Gestisce sette botteghe del mondo (cinque a Roma città, una in provincia a Monterotondo e una a Passo Corese – RI) e svolge attività cul-turali e di educazione allo sviluppo: pubblicazione di materiali info-educativi, anche con il sostegno della Commissione Europea; proposte, alle scuole di ogni ordine e grado, di percorsi ed itinerari didattici; organizzazione di corsi di formazione per insegnanti ed educatori e per operatori di Botteghe; incontri e seminari per il pubblico in generale; promozione e sostegno a campagne di sensibilizzazione e boicot-taggio. Pangea-Niente Troppo coopera con diverse realtà locali, nazionali ed internazionali ed è socia del Consorzio Ctm altromercato.

Il progetto La Ruashi - CongoL’importazione dal Congo da parte di Pangea-Niente Troppo è iniziata dal-la collaborazione con l’associazione Amka onlus, che opera dal 2001 nella regione del Katanga, ai confini meridionali con lo Zambia. Amka, attraver-so personale congolese, sostiene l’emancipazione della popolazione che vive alla periferia di Lubumbashi e nei villaggi vicini: interviene nel settore educativo con progetti di istruzione e alfabetizzazione; in quello sanita-rio, gestisce un centro di salute, un programma di prevenzione dell’aids e garantisce l’accesso all’acqua ai villaggi in cui opera. Ha promosso inoltre un intervento di microcredito a sostegno delle attività produttive, ed è in quest’ambito che è nata una collaborazione con Pangea-Niente Troppo, per l’avvio di un progetto di commercio equo. Sono state individuate tre cooperative operanti nella periferia di Lubumbashi, nel quartiere La Ruashi, concedendo loro dei piccoli crediti per sostenere le attività produttive. Le cooperative Huru, Tujikaze e Mawazo (che in lingua swahili significano ri-spettivamente “Libertà”, “Forza” e “Conoscenza”) sono costituite da ar-tigiani impegnati prevalentemente nella lavorazione della malachite, mi-nerale semi-prezioso presente nelle miniere di rame vicine alla città. La cooperazione tra Pangea e Amka onlus ha reso possibile l’accesso al mercato equo e solidale italiano per 190 artigiani di La Ruashi. Dal 2006 vengono effettuati due ordini l’anno, prefinanziati al 50% e saldati alla consegna. I prodotti importati in Italia sono monili realizzati in malachite, frutto dell’incontro tra la lavorazione tradizionale e il gusto dei consumatori italiani che frequentano le botteghe.

Per maggiori informazioni:www.commercioequo.org

La cooperativa Il PonteIl Ponte è una società cooperativa senza scopo di lucro, con sede a Giaveno (TO), che gestisce tre punti vendita di commercio equo nella provincia di Torino. Da anni è impegnata nella diffusione del commer-cio equo e solidale, per uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell’uomo e dell’ambiente.La Cooperativa Il Ponte, oltre alla vendita dei prodotti, si impegna in attività di formazione sui temi ine-renti ai rapporti Nord-Sud, interculturalità, tolleranza e solidarietà, collaborando da anni con comuni e scuole del territorio. Presso la Cooperativa Il Ponte funziona stabilmente anche uno sportello di finanza etica, e si organizzano periodicamente iniziative culturali di approfondimento su diversi temi rivolti alle scuole.Il Ponte sostiene ormai da parecchi anni un progetto di educazione popolare in El Salvador, nella comu-nità rurale di S. Francisco Echeverria, ubicata nella regione di Cabañas: un villaggio fortemente segnato dalla guerra civile che sconvolse il paese negli anni Ottanta (qui, nel 1984, furono commesse atrocità in-descrivibili, e 64 civili vennero massacrati). Il centro della comunità è costituito dalla “Scuola Popolare”,

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sorta al termine della guerra civile per garantire l’istruzione di base ai minori. Dopo un avvio particolar-mente difficile, la scuola si è dotata, dal 2006, di una struttura permanente, costituita da tre edifici, nei quali sono distribuite aule dotate di banchi e fornite di materiale didattico per tutto l’anno. Le classi fun-zionanti vanno da una scuola materna per bambini dai 4 ai 6 anni, fino al nono grado (che corrisponde relativamente alla nostra terza media-prima superiore). L’attività didattica è gestita da 10 maestri, di cui 7 ministeriali; gli altri si sono laureati e formati grazie al sostegno finanziario della cooperativa Il Ponte. A partire dal 1997, Il Ponte ha inoltre contribuito alla fornitura del materiale didattico per la scuola. Negli ultimi anni l’attività si è concentrata sul finanziamento della costruzione di una biblioteca e (dal 2010) sul sostegno di un progetto di qualificazione professionale a beneficio dei giovani della comunità.

La cooperativa ALSARDa più di dieci anni la cooperativa Il Ponte è impegnata in un progetto di importazione diretta, con i principi del commercio equo e solidale, di prodotti di artigianato tipico da El Salvador. “Casa de las Artesanias” fu fondata nel 1977 dall’ONG salva-doregna Fundasal, con il proposito di creare e consolidare una struttura commerciale autonoma e dare sostegno agli artigiani in essa coinvolti. Nel 2005, per iniziativa degli stessi lavoratori, “Casa de las Artesanias” è diventata una vera e propria coopera-tiva di artigiani completamente autogestita, cambiando il nome in ALSAR (Alianza Salvadoreña de Artesanos de Responsabilidad Limitada). Attualmente la struttura, che ha la sua sede a La Palma (dipartimento di Chalatenango), conta 64 soci (di cui 25 in at-tività), compresi anche gli artigiani che vivono in altri municipi, come Ilobasco, Concepcion e Quetzaltepeque, e che lavorano non solo il legno ma anche il “copinol”(un seme della pianta omonima, diffusissima in Centro America), la terracotta e i prodotti tessili. ALSAR è formata per più della metà da donne imprenditrici, rimaste vedove o abbandonate dai mariti, e con famiglia a carico. Nei labo-ratori della cooperativa trovano spesso impiego temporaneo studenti, che lavorano per pagarsi gli studi, oppure giovani madri bisognose di aiuto, senza escludere molti piccoli artigiani che vivono soprattutto in villaggi isolati e ai quali viene affidata una parte del lavoro.

Grazie al ricavato delle vendite dei prodotti, ALSAR ha potuto realizzare progetti di utilità sociale a favore dei lavoratori e delle loro famiglie come, ad esempio, l’acquisto di prodotti alimentari e di prima necessi-tà (“canastas basicas”) per gli abitanti più poveri dei villaggi del municipio. Inoltre, si è potuto allestire un servizio di trasporto presso gli ambulatori di zona per tutti coloro che hanno problemi di salute. Nei la-boratori artigianali di ogni socio si offre alle ragazze madri la possibilità di lavorare e, nello stesso tempo, tutelare in tutta tranquillità la sicurezza e salute dei figli. Nei limiti del possibile, ai lavoratori e ai collabo-ratori vengono concessi degli anticipi sul pagamento finale pattuito, nel caso si presentino necessità impel-lenti a cui fare fronte. Sono in fase di attuazione due

nuovi progetti: l’acquisto di giochi per i bambini e l’assistenza sanitaria gratuita a tutti i lavoratori, grazie anche al sostegno di una ONG.

Per maggiori informazioni:www.coopilponte.org

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Associazione Ad GentesFondata nel 1994 da persone provenienti da diverse esperienze di volontariato e volte a promuovere la sensibilità dell’accoglienza e della condivisione, l’associazione ha orientato fin da subito la propria attività nel solco del commercio equo e solidale, aprendo un punto vendita nella città di Pavia. Nel biennio 1998 – 99 è stata avviata la collaborazione con l’associazione boliviana “Señor de Mayo” e, successivamente, ha avuto inizio la commercializzazione di una linea di prodotti pasquali equosolidali (uova di cioccolato). Il trasferimento della bottega in un locale più ampio e centrale della città, e l’aper-tura di un secondo negozio in provincia, a Binasco, sono state altre due tappe importanti nella crescita dell’associazione.

Señor de Mayo (ASARBOLSEM) - BoliviaSeñor de Mayo, nata nel 1989 nella città boliviana di El Alto, lavora con 18 gruppi o organizzazioni di base (tre dei quali composti da persone svantaggiate), per un totale di 200 persone, il 95% delle quali sono donne. Lo scopo principale è la promozione e la valorizzazione delle donne indigene boliviane, che, nella maggior parte dei casi, sono emarginate, sole e con molti figli a carico. Fondatrice e anima di Señor de Mayo è Antonia Rodriguez de Moscoso, una donna indigena di origini umili, già tecnico formatore del SEMTA (un centro di servizi per le tecnologie appropriate che fornisce assistenza alla pic-cola imprenditoria artigiana) e che attualmente ricopre la carica di ministro allo “sviluppo produttivo e dell’economia plurale” all’interno del governo Morales. L’attività dei vari gruppi è concentrata sui capi di abbigliamento in fibra di alpaca, realizzati a mano, o con tradizionali telai rustici, e abilmente cuciti e rifiniti. Non mancano, tuttavia, altre linee di prodotti, quali strumenti musicali tipici della cultura andina, artigianato in legno, ceramiche decorative e di uso comune. Señor de Mayo, la cui sede si trova a Villa Juliana, (un quartiere povero di El Alto), riunisce comunità e produttori di etnia quechua e ayamara pro-venienti da aree suburbane e rurali. Nel 2008 è stata inaugurata la “Casa del Artesano”, dove trovano spazio il magazzino, gli uffici, i dormitori, un nuovo show-room e la bottega dedicata alla vendita al pubblico.Señor de Mayo è socio WFTO ed è stata riconosciuta dal PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), come una delle 15 imprese modello in America Latina; in Bolivia ha avuto il riconoscimento della stella di platino per la qualità dei prodotti tessili e un premio per il miglior marchio per il logo ASARBOLSEM.

Per maggiori informazioni: www.adgentes.org

3.2 In rete con le cooperative sociali italiane

Cooperativa Sociale La Fraternità e Centro di Accoglienza Socia-le La Pietra ScartataLa Fraternità è stata costituita nel 1992 a Rimini - all’interno del mondo associativo facente capo all’As-sociazione Comunità Papa Giovanni XXIII - come cooperativa sociale di tipo A per la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi. Successivamente è diventata cooperativa di tipo misto, per poter effettuare inserimenti lavorativi di persone diversamente abili. La cooperativa gestisce principalmente centri diur-ni, laboratori protetti e centri di terapia occupazionale diurna. E’ stata anche aperta una palestra, per consentire e meglio coordinare l’attività motoria e sportiva degli utenti. I centri ad oggi gestiti sono 16, dislocati in Emilia Romagna, Marche e Umbria. Le persone accolte possono presentare disabilità più o meno gravi dal punto di vista fisico e mentale. Le attività sono di tipo ergoterapico: assemblaggio, stam-pa e fotocopie, oggettistica da regalo, piccola falegnameria, recupero di materiali esausti e indumenti e gestione di un negozio per l’usato, oppure di tipo riabilitativo e ludico, come manipolazione, disegno,

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danza-terapia, musicoterapia, ippoterapia, teatro. Vengono promosse anche attività sportive, come pi-scina, sci di fondo, atletica leggera e palestra.

La Pietra Scartata è uno dei centri aperti e coordinati dalla Cooperativa La Fraternità. E’ ubicato nei din-torni di San Clemente, nell’entroterra collinare riminese, e si occupa della trasformazione, in un proprio laboratorio alimentare interno, di prodotti provenienti da agricoltura biologica e della relativa commer-cializzazione attraverso il marchio “La Madre Terra”. All’interno della struttura è operativo un “Centro di lavoro protetto”, in convenzione con l’ASL di Rimini, a beneficio di persone con disabilità psico-fisiche. Il centro si occupa anche della commercializzazione di prodotti di altre cooperative aderenti al consorzio “Condividere”. Attualmente lavorano all’interno del laboratorio 35 persone, di cui 20 diversamente abili, 10 operatori con diverse funzioni di responsabilità e 5 ragazzi, dimessi dal carcere con forme al-ternative, che stanno seguendo un programma di recupero dalla tossicodipendenza. Periodicamente sono presenti gruppi di giovani che intendono sperimentare, tramite il lavoro quotidiano all’interno della struttura, momenti di impegno e condivisione. L’obiettivo fondamentale è dunque attuare, in una eterogeneità di persone ed esperienze, forme alternative di vita comunitaria, favorendo la crescita uma-na e professionale delle singole persone. Un altro punto qualificante è la ricerca di approcci economici alternativi a quelli attualmente dominanti, spesso basati sulle logiche del profitto e della concentrazione del potere. Non a caso il nome prescelto, “pietra scartata”, intende porsi come momento di incontro per coloro che la società emargina, con una visione e un’esperienza che possa fungere da inciampo al modello sociale ed economico dominante. I prodotti trasformati sono davvero tanti: marmellate, salse, sott’oli, sott’aceti, farine, sughi, cereali… Tutti provenienti da modalità di coltura biologica e trasformati in modo naturale.

La collaborazione tra LiberoMondo e il Centro di Accoglienza Sociale La Pietra Scartata è più che decen-nale. Fin dalla sua costituzione, infatti, la nostra cooperativa ha messo a listino una selezione di prodotti trasformati a marchio “La Madre Terra”. Con il trascorrere degli anni il lavoro congiunto si è intensifi-cato, non solo dal punto di vista commerciale. Attualmente, nel nostro magazzino sono presenti oltre cinquanta referenze, tra sughi, salse, pesti, sott’oli, farine, cereali… E’ proprio il caso di dire: “Chi più ne ha, più ne metta!”… Purché buoni, biologici e solidali, proprio come quelli a marchio Madre Terra.

Per maggiori informazioni: www.lafraternita.comwww.lamadreterra.com

Villaggio dell’Accoglienza e cooperativa Sociale Il Pungiglione Nato dieci anni fa all’interno dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, il Villaggio dell’Accoglienza svolge principalmente attivi-tà terapeutiche e sostiene progetti socio-educativi a favore di persone che hanno sperimentato forme di disagio sociale ed economico (carcere, tossicodipendenza, alcolismo). Il numero di persone ospitate nel centro varia di anno in anno, in base alle richieste e alle esigenze. Dall’inizio dell’attività (2000) ad oggi, le persone uscite da percorsi di emarginazione e disagio sociale e attivamente inserite nel mondo lavorativo sono state circa 150. Gli ospiti che arrivano al centro iniziano un percorso formativo ed educativo e, nello stesso tempo, hanno la possibi-lità di apprendere una professione. L’accoglienza è attualmente gestita all’interno delle quattro case famiglia dislocate nel ter-ritorio circostante. E’ inoltre attivo un centro di ospitalità per 15 persone adulte, provenienti prevalentemente dal carcere ed inserite dai servizi sociali in un percorso di vita strutturato. Il Villaggio dell’accoglienza organizza anche corsi di italiano per immigrati (avviati dal 2009 e proseguiti anche nel 2010). Viene posta estrema importanza nella creazione di un mutuo rapporto

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con il territorio circostante, ad ogni livello: dai privati cittadini alle associazioni di volontariato, per arri-vare alle istituzioni locali e regionali.

La cooperativa sociale Il Pungiglione è parte di un più ampio progetto, gestito sul modello delle “Co-munità famiglia” che si ispirano ai valori e all’esperienza comunitaria proposti dall’Associazione Papa Giovanni XXIII. L’apicoltura è stata la prima attività intrapresa, e conta attualmente su circa 1200 alveari produttivi, che forniscono un miele molto apprezzato per la qualità (il miele della Lunigiana è stato il primo ad aver ottenuto, a livello nazionale, la certificazione DOP). La struttura è dotata di un moderno laboratorio (estrazione del miele, della cera e invasettamento) e di un magazzino per lo stoccaggio del prodotto. Il miele ottenuto è proposto a negozi di alimenti biologici, alla rete delle botteghe del mondo e ad alcuni supermercati locali. Oltre al miele si producono anche polline, pappa reale, cera e propoli. E’ allo studio un corso residenziale di apicoltura (unico, in Italia, nel suo genere). Nel 2010, inoltre, è proseguita la collaborazione con il “Consorzio di tutela del miele della Lunigiana DOP”, per meglio coordinare le piccole realtà produttive socie e sostenere altri prodotti tipici e a filiera corta. L’apicoltura è solo una delle numerose attività svolte all’interno del villaggio: fra le altre ricordiamo il laboratorio di falegnameria (all’interno del quale si costruiscono i telai delle arnie) l’orticoltura, la colti-vazione di piante officinali e la gestione della bottega dei prodotti a filiera corta. E’ in fase di costruzione una fattoria didattica che, una volta ultimata, sarà il riferimento per percorsi didattici dedicati alle scuole elementari e medie della regione Toscana. Si stanno potenziando l’attività del ristorante – fino ad ora ad esclusivo beneficio delle famiglie e degli ospiti del villaggio, ma si intendono proporre piatti e menù tipici anche a clienti esterni – e dell’ostello, sfruttando le ricche possibilità delle risorse turistiche locali, che, dai monti e boschi della Lunigiana, si estendono fino al mare della Liguria di Levante e della Versilia. E’ in corso, attualmente, una campagna di raccolta fondi volta alla costruzione di un caseificio per la trasformazione del latte a filiera corta della Lunigiana.

LiberoMondo ha iniziato nel 2009 la distribuzione di alcuni tipi di miele, tutti molto apprezzati dalla rete delle botteghe del mondo: acacia, castagno, eucalipto e zagara.

Per maggiori informazioni: www.ilpungiglione.org

Libera e Libera Terra“Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” è nata nel marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordi-namento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, tutte territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera, che è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall’Eurispes tra le eccellenze italiane.

Libera Terra è il marchio che raggruppa varie cooperative che aderiscono alla rete dell’associazione Libe-ra. Le cooperative aderenti producono alimenti biologici sui terreni confiscati alle organizzazioni mafiose in Sicilia, Puglia, Campania e Calabria, sulla base della legge 109/1996, che ha permesso il riutilizzo socia-le dei beni confiscati ai mafiosi. Esperienza pilota è stata la cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra di San Giuseppe Jato, partita nel 2001 con 155 ettari nell’Alto Belice Corleonese, in collaborazione con il Consorzio di Comuni Sviluppo e Legalità - una struttura amministrativa costituita ad hoc e che è proprie-taria dei terreni, ceduti a titolo gratuito alle cooperative. Placido Rizzotto e Terre di Puglia (di Mesagne) hanno dato vita, successivamente, alla Società Consortile Libera Terra Mediterraneo, che collabora con altre associazioni che si occupano di alimentazione biologica (Alce Nero & Mielizia, Fondazione Slow Food per la Biodiversità), di turismo (Firmatour) e di finanza sociale (Banca Popolare Etica, Coopfond). Al nucleo iniziale si sono aggiunte altre cooperative: Valle del Marro, attiva nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria; Le Terre di don Peppe Diana, in Campania, a Castel Volturno.

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Il Consorzio si propone di stimolare la nascita di un circuito di economia legale, nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, che permetta di restituire valore alle terre sottratte ai mafiosi e di rafforzare il mercato legale del lavoro nelle aree meridionali.

LiberoMondo e le cooperative del consorzio Libera Terra MediterraneoLiberoMondo ha avviato fin dal 2003 contatti con Libera prima e Libera Terra poi, iniziando, l’anno seguente, la distribuzione dei prodotti nelle botteghe del mondo italiane (ed ora, anche ad alcune realtà dell’economia solidale europea). La collaborazione ha avuto inizio con la Cooperativa Placido Rizzotto, e, successivamente, si è estesa alle cooperative Valle del Marro, Terre di Puglia, Lavoro e non solo e Terre di Peppe Diana.

La Cooperativa Sociale Placido Rizzotto - Libera Terra nasce nel 2001 grazie al progetto Libera Terra, pro-mosso dall’associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo: le terre confiscate ai boss mafiosi del corle-onese, dopo anni di abbandono, sono così tornate a essere coltivate. La Cooperativa opera sulle terre del Consorzio dei Comuni “Sviluppo e Legalità”, ove effettua l’inserimento lavorativo di soggetti svantag-giati, creando opportunità occupazionali e ispiran-dosi ai principi della solidarietà e della legalità. LiberoMondo distribuisce i vini bianco e rosso “Cen-topassi”, l’intera linea di pasta “Il G(i)usto del Grano” e i ceci lessati.

La Cooperativa Sociale di Lavoro e Produzione Valle del Marro-Libera Terra è stata costituita nel 2004, e coltiva in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro, 60 ettari di terreni confiscati alla ‘ndrangheta. I soci fondatori sono un gruppo di giovani che, con la loro chiara scelta etica e imprenditoriale, hanno deciso da quale parte stare, rifiutando la logica del compromesso, l’apatia del quieto vivere e la rassegnazione culturale all’onnipotenza mafiosa. La missione dell’impresa è quella di contribuire allo sviluppo durevole della comunità, creando nel comparto agricolo un rinnovato spirito di iniziativa imprenditoriale, stimo-lando nuove forme di cooperazione e tenendo alta l’attenzione antimafia. L’attività produttiva in regime di agricoltura biologica ha portato fino ad ora alla commercializzazione di svariati prodotti: melanzane a filetti, pesto di peperoncini piccanti, miele, olio extra vergine di oliva. LiberoMondo ha avviato una collaborazione commerciale con i ragazzi della “Valle del Marro”, e distri-buisce l’olio extra vergine di oliva; in seguito, visto il notevole successo riscontrato da tale prodotto, ha ampliato la gamma, introducendo altre due formati di olio di oliva extra vergine (bottiglietta da 250 ml e latta da 5 Kg), il pesto piccante e le melanzane a filetti.

Terre di Puglia è il nome della cooperativa sociale fondata nel gennaio 2008 da giovani pugliesi, per il riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Anche in Puglia, infatti, si contano numerosi beni confiscati alla mafia (nello specifico alla Sacra Corona Unita, organizzazione malavitosa che, a partire dagli anni Settanta, si è infiltrata pericolosamente nel tessuto sociale della società pugliese). A seguito delle esperienze siciliane e calabresi, il progetto Terre di Puglia - Libera Terra prevede inizialmente l’uso dei beni confiscati alle mafie nella provincia di Brindisi, nei comuni di Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico. Si tratta di circa venti ettari di terreno coltivati a grano biologico - grazie al quale già nel 2007 sono stati prodotti i primi tarallini con marchio Libera Terra, diffusi presso gli ipermercati Coop - e di circa trentacinque ettari di vigneto tipico, in via di recupero dopo anni di abbandono anche grazie alle competenze tecniche offerte da Slow Food. Partner del progetto, oltre ai Comuni interessati dai beni confiscati, la Prefettura di Brindisi e Libera, sono la Provincia di Brindisi ed Italia Lavoro Spa (con le risor-se del “Programma Pari”). Al percorso partecipa l’agenzia nazionale Cooperare con Libera Terra, una rete di soggetti economici di rilievo nazionale (Legacoop - e la sua articolazione territoriale Legacoop Puglia-, Coop Italia, Conapi, Progeo, Alce Nero & Mielizia, Unipol e numerose altre) che mettono le proprie competenze a servizio delle sfide di Libera Terra. Fondamentale il sostegno politico ed economico della

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Regione Puglia, che scommette su questa esperienza a vantaggio di tutto il territorio.LiberoMondo distribuisce da alcuni anni i vini “Salento”, rosso e rosato, proposti dalla cooperativa socia-le.

Le Terre di don Peppe Diana è il nome della costituenda cooperativa campana, cui verrà affidata la ge-stione delle terre confiscate alla camorra nei comuni di Castelvolturno e Cancello Arnone. Per sostenere il nascente progetto, è stata proposta da Libera Terra, nel 2010, la commercializzazione dei “Paccheri” di don Peppe Diana, prodotti artigianalmente a partire da grano duro coltivato su terreni confiscati nel comune di Pignataro Maggiore e appartenenti al camorrista Michele Zaza. I paccheri portano il nome di don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994. La cooperativa opererà coltivando i terreni e confiscati nei comuni di Cancello ed Arnone, Carinola,Castel Volturno, Pignataro Maggiore e Teano. Nel 2010 è stato effettuato un bando pubblico, con l’intento di selezionare un gruppo di esperti e lavoratori che, dopo una fase di start-up, concretizzerà il piano d’impresa della prima cooperativa Libera Terra in Campania. Lo studio di fattibilità - elaborato dall’Agenzia Cooperare con Libera Terra grazie alle competenze messe a disposizione dai soci Granarolo, Alce Nero & Mielizia, CIA e Legacoop Campania - prevede la realizzazione di un’impresa cooperativa attenta alle produzioni biologiche di alta qualità e rispettose delle tradizioni locali, capace di coinvolgere altri produttori sani del territorio. Sono allo studio anche la realizzazione di una fattoria didattica e l’avvio di un progetto di turismo responsabile. LiberoMondo ha aderito con convinzione al progetto della costituenda cooperativa, acquistando, per la distribuzione alle botteghe del commercio equo, i buonissimi paccheri.

La Cooperativa Sociale Lavoro e Non Solo nasce nel gennaio 1998 dalla collaborazione tra ASL e l’associa-zionismo sociale di Canicattì (AG), con l’intento di favorire l’inserimento sociale e lavorativo di pazienti psichiatrici. E’ una struttura dell’ARCI Sicilia che, dal febbraio 2000, gestisce un’azienda agricola su terre-ni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone e Monreale. L’attuale compagine sociale è composta da 13 soci lavoratori con differenti competenze, di cui 5 svantaggiati. La cooperativa gestisce 120 ettari di terreno (affidati dal Consorzio Sviluppo e Legalità costituito dai comuni di Altofonte, Corleone, Cam-poreale, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, S. Cipirello e S. Giuseppe Jato). In questi dieci anni di attività, la cooperativa si è impegnata soprattutto nella realizzazione di due obiettivi prioritari: la costruzione di un gruppo coeso, con la consapevolezza non solo che si può creare un’opportunità lavorativa, ma soprattutto che è possibile contribuire a un processo di cambiamento del territorio; la bo-nifica dei terreni incolti e abbandonati, per garantire sviluppo alla cooperativa ed opportunità di lavoro per i soci. La cooperativa coltiva grano duro, ceci, lenticchie, pomodori, melanzane, peperoni, uva, fichi d’india, mandorle, olive. A partire da questi prodotti vengono confezionati pasta, semola per pizza e pane, passata di pomodoro, sughi pronti, caponate, antipasti di peperoni, marmellata di fichidindia, vino bianco e rosso. Alcuni articoli rientrano nel circuito Libera Terra, e tutti sono commercializzati in tutta Italia, grazie alla rete di distribuzione delle botteghe del mondo, dei gruppi d’acquisto solidale, dei punti vendita Coop e delle reti di vendita informali, tenute in piedi da moltissimi volontari.LiberoMondo appoggia la cooperativa Lavoro e Non Solo distribuendo alle botteghe del mondo la pas-sata di pomodoro.

Per maggiori informazioni: www.libera.it

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Cooperativa Sociale L’ArcolaioL’Arcolaio è una cooperativa sociale di tipo B, nata a Siracusa nel 2003 con lo scopo primario di offrire, di concerto con la direzione penitenziaria, percorsi qualificati di reinserimento sociale e lavorativo ai de-tenuti della locale Casa Circondariale. Nel 2005 è stato creato il marchio registrato “Dolci Evasioni”, e tre anni dopo si è deciso di estendere l’attività all’agricoltura sociale. La cooperativa L’Arcolaio aderisce al sistema consortile CGM-Welfare Italia ed è socia di AIAB, di Libera e di Banca Etica. L’attività princi-pale svolta dalla cooperativa è oggi la produzione dolciaria da agricoltura biologica: paste di mandorla, amaretti e altri dolci tipici della tradizione siciliana. Il laboratorio di pasticceria si trova all’interno della Casa Circondariale di Siracusa, una struttura di recente costruzione collocata in una zona agricola a circa sei chilometri di distanza dalla città.

Il laboratorio è potenzialmente in grado di realizzare notevoli volumi di prodotto finito e, parallelamen-te, di dare opportunità di inserimento a un significativo numero di detenuti.Allo stato attuale vengono prodotti, in media, 50 kg di prodotto al giorno e sono impiegati a tempo pieno 4 detenuti. L’obiettivo è di quadruplicare questi numeri. Sotto la direzione di un maestro pastic-ciere, i detenuti acquisiscono una professionalità e ritrovano la piena dignità di lavoratori, essendo loro riconosciuti tutti i diritti e le tutele previsti dal contratto nazionale di lavoro delle cooperative sociali. Particolare cura viene posta a stabilire relazioni che siano attente ai bisogni della persona, in un clima di rispetto reciproco e di professionalità condivisa.

Il nome si ispira all’insegnamento di Gandhi, che fece dell’arcolaio un simbolo di libertà, invitando alla riscoperta dei mestieri tradizionali e all’utilizzo coerente delle ricchezze della propria terra. Fin dall’ini-zio, infatti, la cooperativa ha scelto di aderire all’agricoltura biologica, valorizzando alcuni prodotti di eccellenza del territorio, in particolare la mandorla di Avola. L’Arcolaio sostiene con convinzione la linea della qualità sociale globale, legandosi in particolar modo al territorio e alle sue eccellenze. Intende inoltre continuare a dare il suo contributo: all’evoluzione del sistema penitenziario verso una vera funzione rieducativa; allo sviluppo del consumo critico e alla valo-rizzazione dei prodotti locali; all’attenzione alla salute e all’ambiente; alla solidarietà con i paesi del Sud del mondo; al rafforzamento delle esperienze di economia sociale. Attualmente i prodotti “Dolci Evasioni” vengono commercializzati su tutto il territorio nazionale, prin-cipalmente attraverso i negozi specializzati di biologico, le botteghe del commercio equo ed i gruppi di acquisto solidale. LiberoMondo ha da tempo avviato una collaborazione con L’Arcolaio, distribuendo con successo i pro-dotti di punta del suo laboratorio di pasticceria: paste di mandorla, amaretti siciliani morbidi, mandorle pelate e il ricercatissimo preparato per latte di mandorla.

Per maggiori informazioni: www.arcolaio.org

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Bilancio d’esercizio 2010

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Reg. Imp. 02575550047 Rea 0218204

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015 Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 223.250,00 i.v.

Bilancio al 31/12/2010

Stato patrimoniale attivo 31/12/2010 31/12/2009

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti (di cui già richiamati )

B) Immobilizzazioni I. Immateriali 31.270 20.052 - (Ammortamenti) - (Svalutazioni)

31.270 20.052 II. Materiali 511.549 488.494 - (Ammortamenti) 342.623 291.731 - (Svalutazioni)

168.926 196.763 III. Finanziarie - (Svalutazioni)

Totale Immobilizzazioni 200.196 216.815

C) Attivo circolanteI. Rimanenze 2.136.502 1.826.760 II. Crediti

- entro 12 mesi 2.771.415 2.952.567 - oltre 12 mesi 6.995 18.494

2.778.410 2.971.061 III. Attività finanziarie che non costituiscono

Immobilizzazioni 774 774

IV. Disponibilità liquide 192.769 49.915

Totale attivo circolante 5.108.455 4.848.510

D) Ratei e risconti 2.956 11.632

Totale attivo 5.311.607 5.076.957

Stato patrimoniale passivo 31/12/2010 31/12/2009

A) Patrimonio netto I. Capitale 223.250 234.700 II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

III. Riserva di rivalutazione IV. Riserva legale 60.158 50.223 V. Riserve statutarie VI. Riserva per azioni proprie in portafoglio VII. Altre riserve Riserva ordinaria indivisibile 156.417 134.229

156.418 134.230 VIII. Utili (perdite) portati a nuovo IX. Utile d'esercizio 22.670 33.116 IX. Perdita d'esercizio Acconti su dividendi Copertura parziale perdita d’esercizio

Totale patrimonio netto 462.496 452.269

B) Fondi per rischi e oneri

C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato 262.052 216.480

D) Debiti - entro 12 mesi 4.422.491 4.226.550 - oltre 12 mesi 16.268 44.377

4.438.759 4.270.927

E) Ratei e risconti 148.300 137.281

Totale passivo 5.311.607 5.076.957

Conti d'ordine 31/12/2010 31/12/2009

1) Rischi assunti dall'impresa Fideiussioni a imprese controllate a imprese collegate a imprese controllanti a imprese controllate da controllanti ad altre imprese 29.500 6.250

29.500 6.250 Avalli

Altre garanzie personali

Garanzie reali

Altri rischi crediti ceduti pro solvendo Altri

29.500 6.250

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

2) Impegni assunti dall'impresa 3) Beni di terzi presso l'impresa

4) Altri conti d'ordine 3.868.623 3.034.448

Totale conti d'ordine 3.898.123 3.040.698

Conto economico 31/12/2010 31/12/2009

A) Valore della produzione 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 5.415.774 5.485.951 2) Variazione delle rimanenze di prodotti in lavorazione, semilavorati e finiti

3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione 4) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni 5) Altri ricavi e proventi: - vari 59.577 36.089 - contributi in conto esercizio 6.300 6.500 - contributi in conto capitale (quote esercizio) 13.883 15.159

79.760 57.748 Totale valore della produzione 5.495.534 5.543.699

B) Costi della produzione 6) Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 2.711.681 2.500.380 7) Per servizi 1.673.663 1.567.274 8) Per godimento di beni di terzi 177.995 179.689 9) Per il personale a) Salari e stipendi 749.286 733.058 b) Oneri sociali 181.966 172.198 c) Trattamento di fine rapporto 59.959 56.813 d) Trattamento di quiescenza e simili e) Altri costi

991.211 962.069 10) Ammortamenti e svalutazioni a) Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali

20.015 19.400

b) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali

51.666 54.654

c) Altre svalutazioni delle immobilizzazioni d) Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo circolante e delle disponibilità liquide

12.500 13.300

84.181 87.354 11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci

(309.742) 46.884

12) Accantonamento per rischi 13) Altri accantonamenti 14) Oneri diversi di gestione 33.006 33.519

Totale costi della produzione 5.361.995 5.377.169

Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) 133.539 166.530

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

C) Proventi e oneri finanziari 15) Proventi da partecipazioni: - da imprese controllate - da imprese collegate - altri

16) Altri proventi finanziari: a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni c) da titoli iscritti nell'attivo circolante d) proventi diversi dai precedenti: - da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti - altri 681 191

681 191 681 191

17) Interessi e altri oneri finanziari: - da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti - altri 74.568 110.633

74.568 110.633

17-bis) utili e perdite su cambi (12.071) 4.698

Totale proventi e oneri finanziari (85.958) (105.744)

D) Rettifiche di valore di attività finanziarie 18) Rivalutazioni:

19) Svalutazioni:

Totale rettifiche di valore di attività finanziarie

E) Proventi e oneri straordinari 20) Proventi: - plusvalenze da alienazioni - varie 1.242 6.814 - Differenza da arrotondamento all'unità di Euro 1

1.243 6.814 21) Oneri: - minusvalenze da alienazioni - imposte esercizi precedenti - varie 845 4.085 - Differenza da arrotondamento all'unità di Euro

845 4.085

Totale delle partite straordinarie 398 2.729

Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E) 47.979 63.515 22) Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite e anticipate a) Imposte correnti 25.309 30.399

b) Imposte differite c) Imposte anticipate d) proventi (oneri) da adesione al regime di

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

consolidato fiscale / trasparenza fiscale 25.309 30.399

23) Utile (Perdita) dell'esercizio 22.670 33.116

Il Presidente del Consiglio di amministrazione GIORDANA EMANUELE

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Reg. Imp. 02575550047 Rea 0218204

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015

Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 223.250,00 i.v.

Nota integrativa al bilancio chiuso il 31/12/2010

Premessa

Signori soci, il bilancio chiuso al 31/12/2010 evidenzia un utile d’esercizio, al netto delle imposte, di euro 22.670. La Cooperativa Liberomondo, pur risentendo delle difficoltà congiunturali del momento economico, si è consolidata come seconda centrale a livello nazionale di importazione e di distribuzione di prodotti equosolidali. La cooperativa, inoltre, unica tra le maggiori, ha confermato la propria scelta di non servirsi del canale di vendita della “grande distribuzione”.

I soci, al 31/12/2010, sono 163, di cui 5 sono persone giuridiche . L’attività sociale è stata molto intensa: l’assemblea dei soci a marzo a proseguimento della riflessione “Liberomondo come cooperativa sociale”; l’assemblea dei soci di approvazione del bilancio a maggio, e l’assemblea straordinaria di modifica delle statuto a recepimento del percorso di riflessione effettuato dalla base sociale negli incontri del 2007 e 2008; 21 riunioni del Consiglio di Amministrazione, decine di incontri con i produttori, in sede, durante i viaggi missione, o in occasione delle le fiere cui alcuni responsabili della cooperativa hanno partecipato, riunioni mensili dei responsabili di settore (laboratori, evasione ordini, controllo qualità, segreteria amministrazione…).

Importazioni dirette e distribuzione commercialeAbbiamo importato nel 2010 da 65 produttori (di cui 7 nuovi) dell’Africa, Asia ed America Latina con un aumento delle importazioni del 15%, recuperando in buona parte la diminuzione del 17% che c’era stata nel 2009. Abbiamo distribuito oltre 10.000 referenze di prodotti artigianali, 300 varietà di prodotti alimentari equo e solidali e oltre 200 prodotti alimentari biologici e di cooperative sociali, in particolare prodotti della Cooperativa La Fraternità, dell’Associazione Libera , delle cooperativa sociale L’Arcolaio e Il Pungiglione.

Il fatturato a margine dell’ingrosso è diminuito di circa l’1%, a causa in buona parte di mancanze di nostri prodotti alimentari che per varie difficoltà imputabili ad organizzazione interna, a difficoltà di fornitura dai trasformatori esterni, ed a difficoltà incontrate negli approvvigionamenti dai produttori medesimi, non siamo riusciti ad avere disponibili in concomitanza al verificarsi delle domanda. Altre difficoltà sono derivate dal travagliato avvio del nuovo sito internet e dal difficile momento economico che hanno certamente influito sulle vendite, soprattutto di prodotti artigianali.

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Abbiamo inoltre continuato a sviluppare un piano commerciale basato sulla visita diretta alle botteghe attraverso i promotori presenti sul territorio per far conoscere la nostra cooperativa, i nostri prodotti e le varie iniziative attuate anche in collaborazione con molte altre realtà di commercio equo italiano, attraverso parecchie collaborazioni “in rete”.

Trasformazione dei prodottiNel corso del 2010, anche a causa delle difficoltà sopra accennate, le ore di lavoro dei laboratori di produzione e confezionamenti alimentari sono diminuite: sono state infatti 13.800 contro le 14.100 del 2009. Nella ripartizione delle ore lavorate il 31% è rappresentato dal laboratorio di pasticceria, il 68% dal laboratori di confezionamento e pasta. Per quanto riguarda il laboratorio di pasticceria abbiamo avuto un piccolo decremento della produzione passando dalle 126.000 confezioni di biscotti del 2009 alle 117.000 del 2010. Le ore lavoro del laboratorio di pasta sono a loro volta risultate in diminuzione rispetto al 2009 a causa di difficoltà organizzative. Fattore molto positivo è il continuo miglioramento delle rese, che hanno consentito recuperi di produttività. Positivo anche l’andamento dei prodotti nuovi, anche se con un impatto sul fatturato minore rispetto al 2009.

Bottega di Bra Le vendite al dettaglio realizzate tramite la bottega di Bra ricoprono complessivamente l’1,7% del fatturato complessivo. La Bottega nel corso del 2010, (dopo un 2009 molto positivo) ha avuto un brutto crollo raggiungendo il più basso livello di fatturato dal 2001; tale calo è dovuto, oltre che al difficile momento economico al calo delle bomboniere realizzate nel corso dell’esercizio rispetto agli anni passati ed alla mancanza di prodotti. Sempre invece molto positivo l’apporto dei volontari nella gestione.

Informative specificamente richieste dalla legge per le società cooperative

Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si evidenzia che la cooperativa è costituita ed operante nel rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto Cooperativa sociale risulta a Mutualità prevalente.La percentuale delle persone svantaggiate, al 31/12/2010, rispetto al numero complessivo dei lavoratori è del 52%, ed è pertanto rispettato il limite previsto dalla vigente normativa. Per quanto riguarda le vendite ai soci, esse sono circa il 10% delle vendite della bottega, ossia circa 9.100 euro.

Ai sensi dell’articolo 2545 del codice civile e dell’articolo 2 della legge 31 gennaio 1992 n. 59 si relaziona quanto segue:

• La cooperativa ha organizzato un’impresa che persegue – mediante la solidale partecipazione della base sociale – scopi sociali ed educativi al fine di contribuire a realizzare una nuova economia della sobrietà e della fraternità, operando nell’ambito di un progetto di commercio nazionale ed internazionale equo e solidale, attivando rapporti commerciali con gruppi e cooperative di produttori e trasformatori di paesi del sud del mondo. La cooperativa opera inoltre nell’interesse generale della comunità alla

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promozione umana ed alla integrazione sociale dei cittadini mediante l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, nelle percentuali e come definito dalla legge 8/11/1991 n. 381.

• L’attività prevista nell’oggetto sociale si è concretizzata materialmente con quanto indicato nella premessa della presente nota integrativa.

• In particolare si comunica che, nel corso dell’anno 2010, oltre al proseguimento dei rapporti di lavoro con i soggetti svantaggiati iniziati nel precedente anno, sono stati effettuati tre inserimenti in collaborazione con il Consorzio I.N.T.E.S.A. di Bra, con il Consorzio socio assistenziale Langhe e Roero e Apro Alba Barolo.

• Tali inserimenti, effettuati presso il laboratorio di confezionamento ed il settore controllo qualità artigianato, a seconda delle attitudini e possibilità lavorative, sono soggetti a verifica periodica congiunta con i responsabili della cooperativa.

• Nel corso dell’esercizio sono stati occupati n. 42 lavoratori soci, n. 1 socio collaboratore a progetto, n. 1 lavoratore non socio e n. 1 amministratore a compenso (il Presidente del CdA).

• I soci svantaggiati complessivamente impegnati nel corso del 2010 sono stati n. 14. Hanno prestato la loro opera n. 10 soci volontari per circa 650 giornate di lavoro.

• Il costo dei soci lavoratori ha costituito oltre il 90% circa del totale del costo per il personale.

Ai sensi dell’articolo 2528 ultimo comma del codice civile si specifica che nel corso dell’esercizio:

- sono stati ammessi n. 9 nuovi soci risultanti in possesso dei requisiti di legge e statuto;

- sono state presentate ed accolte n. 1 domande di recesso di soci; - non sono stati autorizzati trasferimenti di azioni in capo a nuovi soci; - è stato escluso n. 1 socio persona giuridica per perdita dei requisiti a norma

di statuto e di regolamento.

Criteri di formazione

Il presente bilancio è stato redatto in forma abbreviata in quanto sussistono i requisiti di cui all'art. 2435 bis, 1° comma del Codice civile; non è stata pertanto redatta la Relazione sulla gestione. A completamento della doverosa informazione si precisa in questa sede che ai sensi dell'art. 2428 punti 3) e 4) C.C. non esistono né azioni proprie né azioni o quote di società controllanti possedute dalla società anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona e che né azioni proprie né azioni o quote di società controllanti sono state acquistate e/o alienate dalla società, nel corso dell'esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona.

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Criteri di valutazione

I criteri utilizzati nella formazione del bilancio chiuso al 31/12/2010 non si discostano dai medesimi utilizzati per la formazione del bilancio del precedente esercizio, in particolare nelle valutazioni e nella continuità dei medesimi principi. La valutazione delle voci di bilancio è stata fatta ispirandosi a criteri generali di prudenza e competenza nella prospettiva della continuazione dell'attività. L'applicazione del principio di prudenza ha comportato la valutazione individuale degli elementi componenti le singole poste o voci delle attività o passività, per evitare compensi tra perdite che dovevano essere riconosciute e profitti da non riconoscere in quanto non realizzati. In ottemperanza al principio di competenza, l'effetto delle operazioni e degli altri eventi è stato rilevato contabilmente ed attribuito all'esercizio al quale tali operazioni ed eventi si riferiscono, e non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di numerario (incassi e pagamenti). La continuità di applicazione dei criteri di valutazione nel tempo rappresenta elemento necessario ai fini della comparabilità dei bilanci della società nei vari esercizi. La valutazione tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato che esprime il principio della prevalenza della sostanza sulla forma - obbligatoria laddove non espressamente in contrasto con altre norme specifiche sul bilancio - consente la rappresentazione delle operazioni secondo la realtà economica sottostante gli aspetti formali.

DerogheNon si sono verificati casi eccezionali che abbiano reso necessario il ricorso a deroghe di cui all’art. 2423 comma 4 del Codice Civile.

In particolare, i criteri di valutazione adottati nella formazione del bilancio sono stati i seguenti.

ImmobilizzazioniImmaterialiSono iscritte al costo storico di acquisizione ed esposte al netto degli ammortamenti effettuati nel corso degli esercizi e imputati direttamente alle singole voci. I costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità con utilità pluriennale sono stati iscritti nell'attivo con il consenso del Collegio sindacale e sono ammortizzati in un periodo di cinque esercizi. L'avviamento, acquisito a titolo oneroso, è stato iscritto nell'attivo con il consenso del Collegio sindacale per un importo pari al costo per esso sostenuto e viene ammortizzato con l’utilizzo dell’aliquota prevista dalla normativa fiscale. Le migliorie su beni di terzi sono ammortizzate in un periodo di cinque esercizi. MaterialiSono iscritte al costo di acquisto e rettificate dai corrispondenti fondi di ammortamento. Nel valore di iscrizione in bilancio si è tenuto conto degli oneri accessori e dei costi sostenuti per l'utilizzo dell'immobilizzazione, portando a riduzione del costo gli sconti commerciali e gli sconti cassa di ammontare rilevante. Le quote di ammortamento, imputate a conto economico, sono state calcolate

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attesi l'utilizzo, la destinazione e la durata economico-tecnica dei cespiti, sulla base del criterio della residua possibilità di utilizzazione, criterio che abbiamo ritenuto ben rappresentato dalle seguenti aliquote, non modificate rispetto all'esercizio precedente e ridotte alla metà nell'esercizio di entrata in funzione del bene:

- impianti generici: 10% - macchinari: 12,50% - attrezzature: 20% - mobili e arredi: 12% - elaboratori e macchine ufficio: 20% - automezzi: 20%.

Non sono state effettuate rivalutazioni discrezionali o volontarie e le valutazioni effettuate trovano il loro limite massimo nel valore d'uso, oggettivamente determinato, dell'immobilizzazione stessa.

Operazioni di locazione finanziaria (leasing)Le operazioni di locazione finanziaria sono rappresentate in bilancio secondo il metodo patrimoniale, contabilizzando a conto economico i canoni corrisposti secondo il principio di competenza. In apposita sezione della nota integrativa sono fornite le informazioni complementari previste dalla legge relative alla rappresentazione dei contratti di locazione finanziaria secondo il metodo finanziario.

CreditiSono esposti al presumibile valore di realizzo. L'adeguamento del valore nominale dei crediti al valore presunto di realizzo è ottenuto mediante apposito fondo svalutazione crediti, tenendo in considerazione le condizioni economiche generali, di settore e anche il rischio paese.

DebitiSono rilevati al loro valore nominale, modificato in occasione di resi o di rettifiche di fatturazione.

Ratei e riscontiSono stati determinati secondo il criterio dell'effettiva competenza temporale dell'esercizio. Per i ratei e risconti di durata pluriennale sono state verificate le condizioni che ne avevano determinato l'iscrizione originaria, adottando, ove necessario, le opportune variazioni.

Rimanenze magazzinoLe giacenze di magazzino di materie prime, ausiliarie e prodotti finiti sono iscritte al minore tra il costo di acquisto o di fabbricazione e il valore di realizzo desumibile dall'andamento del mercato, applicando il metodo FIFO.

Fondi per rischi e oneri

Non sono presenti in bilancio.

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Fondo TFRRappresenta l'effettivo debito maturato verso i dipendenti in conformità di legge e dei contratti di lavoro vigenti, considerando ogni forma di remunerazione avente carattere continuativo. Il fondo corrisponde al totale delle singole indennità maturate a favore dei dipendenti alla data di chiusura del bilancio, al netto degli acconti erogati, ed è pari a quanto si sarebbe dovuto corrispondere ai dipendenti nell'ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro in tale data.

Imposte sul redditoLe imposte sono accantonate secondo il principio di competenza; rappresentano pertanto gli accantonamenti per imposte liquidate o da liquidare per l'esercizio, determinate secondo le aliquote e le norme vigenti.

Riconoscimento ricaviI ricavi per vendite dei prodotti sono riconosciuti al momento del trasferimento della proprietà, che normalmente si identifica con la consegna o la spedizione dei beni. I ricavi di natura finanziaria e quelli derivanti da prestazioni di servizi vengono riconosciuti in base alla competenza temporale. I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta sono determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta.

Criteri di conversione dei valori espressi in valutaI crediti e i debiti espressi originariamente in valuta estera sono iscritti, ai sensi dell’art. 2426 n. 8 bis c.c., in base al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell’esercizio. Gli utili e le perdite che derivano dalla conversione dei crediti e dei debiti sono rispettivamente accreditati e addebitati al Conto Economico alla voce 17 bis Utili e perdite su cambi. Il risultato netto derivante dall'adeguamento ai cambi di fine esercizio costituisce una perdita che concorre alla formazione del risultato d'esercizio. Non esistono immobilizzazioni in valuta.

Garanzie, impegni, beni di terzi e rischiLe garanzie, gli impegni, i beni di terzi, i nostri beni presso terzi ed i rischi sono indicati nei conti d’ordine sulla base del loro valore nominale.

Attività

A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti

Non sono presenti crediti verso soci per versamenti ancora dovuti.

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B) Immobilizzazioni

Non sono state effettuate rivalutazione e/o svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e immateriali, né sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti nell’attivo. Non esistono immobilizzazioni di natura finanziaria. Nell'esercizio non sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti all'attivo.

C) Attivo circolante

I. Rimanenze

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni2.136.502 1.826.760 309.742

I criteri di valutazione adottati sono invariati rispetto all'esercizio precedente e motivati nella prima parte della presente Nota integrativa. La valutazione adottata rispetto a quella effettuata con il criterio dei costi correnti non differisce in modo rilevante.

II. Crediti

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni2.778.410 2.971.061 (192.651)

Descrizione Entro12 mesi

Oltre12 mesi

Oltre5 anni

Totale

Verso clienti 2.435.964 2.435.964 Verso imprese controllate Verso imprese collegate Verso controllanti Per crediti tributari 8.473 8.473 Per imposte anticipate Verso altri 326.978 6.995 333.973 Arrotondamento

2.771.415 6.995 2.778.410

Non sono presenti, nel bilancio al 31/12/2010, crediti vincolati. Nella voce “Crediti Tributari” sono indicati crediti per IRES pari ad euro 4.721, crediti per IRAP pari ad euro 369, crediti per IVA pari a euro 3.335 e crediti verso erario per ritenute subite per euro 48. Un importo significativo dei crediti al 31/12/2010, pari a Euro 129.902 è espresso in moneta estera. I criteri di conversione dei valori espressi in valuta sono riportati nella presente nota integrativa. E’ presente un credito, di euro 7.462, garantito da iscrizione ipotecaria su beni

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immobili. L'adeguamento del valore nominale dei crediti al valore di presunto realizzo è stato ottenuto mediante apposito fondo svalutazione crediti che ha subito, nel corso dell'esercizio, le seguenti movimentazioni:

Descrizione Importo TotaleSaldo al 31/12/2009 22.983 22.983Utilizzo nell'esercizio 4.646 4.646Accantonamento esercizio 12.500 12.500Saldo al 31/12/2010 30.837 30.837

La ripartizione dei crediti al 31/12/2010 secondo area geografica è riportata nella tabella seguente.

Crediti per Area

Geografica

V / clienti V /Controllate

V / collegate V / controllanti

V / altri Totale

Italia 2.386.061 42.624 2.428.685Spagna 3.709 3.709Portogallo 5.823 5.823Grecia 27.840 27.840Germania 9.420 9.420Francia 2.370 2.370San Marino 741 741Bangladesh 6.846 6.846Cile 1.102 1.102Equador 25.567 25.567Etiopia 19.193 19.193Filippine 2.208 2.208India 41.906 41.906Indonesia 15.090 15.090Israele 33.688 33.688Kenya 11.686 11.686Malawi 3.550 3.550Messico 39.226 39.226Nepal 3.454 3.454Paraguay 7.417 7.417Perù 26.246 26.246Thailandia 11.088 11.088Togo 25.400 25.400Vietnam 6.450 6.450Zimbabwe 11.232 11.232Totale 2.435.964 333.973 2.769.937

III. Attività finanziarie

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni774 774

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Descrizione 31/12/2009 Incrementi Decrementi 31/12/2010In imprese controllate In imprese collegate In imprese controllanti Altre partecipazioni 774 774 Azioni proprie Altri titoli Arrotondamento

774 774

La partecipazione iscritta nell’attivo circolante tra le attività finanziarie è relativa alla quota di partecipazione in Unionfidi Piemonte Società cooperativa di garanzia collettiva dei fidi, ed è valutata al costo di sottoscrizione.

IV. Disponibilità liquide

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni192.769 49.915 142.854

Descrizione 31/12/2010 31/12/2009Depositi bancari e postali 190.586 47.351 Assegni Denaro e altri valori in cassa 2.182 2.564 Arrotondamento 1

192.769 49.915

Il saldo rappresenta le disponibilità liquide e l'esistenza di numerario e di valori alla data di chiusura dell'esercizio.

D) Ratei e risconti

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni2.956 11.632 (8.676)

Misurano proventi e oneri la cui competenza è anticipata o posticipata rispetto alla manifestazione numeraria e/o documentale; essi prescindono dalla data di pagamento o riscossione dei relativi proventi e oneri, comuni a due o più esercizi e ripartibili in ragione del tempo.

Passività A) Patrimonio netto

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni462.496 452.269 10.227

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Descrizione 31/12/2009 Incrementi Decrementi 31/12/2010Capitale 234.700 750 12.200 223.250 Riserva legale indivisibile 50.223 9.935 60.158 Differenza da arrotondamento all'unità di Euro 1 1Varie altre riserve 134.229 156.417

Riserva ordinaria indivisibile 134.229 22.188 156.417 Arrotondamento Utili (perdite) portati a nuovo Utile (perdita) dell'esercizio 33.116 22.670 33.116 22.670

452.269 55.543 45.316 462.496

Nella tabella che segue si dettagliano i movimenti nel patrimonio netto

Capitale sociale

Riserva legale

Altre Riserve

Risultato d’esercizio

Totale

All’inizio dell’esercizio precedente 211.050 35.115 100.489 50.360 397.014Destinazione del risultato dell’esercizio (50.360)- attribuzione dividendi - altre destinazioni 15.108 33.741Altre variazioni 23.650Risultato dell’esercizio precedente 33.116Alla chiusura dell’esercizio precedente 234.700 50.223 134.230 33.116 452.269Destinazione del risultato dell’esercizio (33.116)- attribuzione dividendi - altre destinazioni 9.935 22.188Altre variazioni (11.450)Risultato dell’esercizio corrente 22.670Alla chiusura dell’esercizio corrente 223.250 60.158 156.418 22.670 462.496

Si precisa che una quota del 3% degli utili netti realizzati nell’esercizio 2009 (pari ad euro 993) è stata destinato ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione ai sensi dell’articolo 11 punto 4 della Legge 31/01/1992 n. 59 e di quanto previsto dallo Statuto sociale.

Il capitale sociale è così composto.

Azioni/Quote Numero Valore nominale TotaleAzioni ordinarie 205 50 10.250Azioni strumento finanziario 2.130 100 213.000Totale 2.335 223.250

Le azioni strumento finanziario sono parte del capitale sociale ai sensi di quanto previsto dall’art. 15 lettera a) numero 2) dello statuto sociale.

Si sottolinea che, stante la natura di società cooperativa, tutte le riserve presenti nel patrimonio netto sono riserve indivisibili che pertanto non possono essere ripartite fra i soci né durante l’esistenza della società né all’atto del suo scioglimento in conformità al dettato di legge ed alle previsioni statutarie.

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B) Fondi per rischi e oneri

Non esistono, nel presente bilancio, fondi accantonati a fronte di rischi ed oneri.

C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni262.052 216.480 45.572

La variazione è così costituita.

Variazioni 31/12/2009 Incrementi Decrementi 31/12/2010

TFR, movimenti del periodo 216.480 59.959 14.387 262.052

Il fondo accantonato rappresenta l'effettivo debito della società al 31/12/2010 verso i dipendenti in forza a tale data, al netto degli anticipi corrisposti.

D) Debiti

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni4.438.759 4.270.927 167.832

I debiti sono valutati al loro valore nominale e la scadenza degli stessi è così suddivisa (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).

Descrizione Entro12 mesi

Oltre12 mesi

Oltre5 anni

Totale

Obbligazioni Obbligazioni convertibili Debiti verso soci per finanziamenti

969.714 969.714

Debiti verso banche 2.055.833 16.268 2.072.101 Debiti verso altri finanziatori Acconti Debiti verso fornitori 1.190.361 1.190.361 Debiti costituiti da titoli di credito Debiti tributari 70.109 70.109 Debiti verso istituti di previdenza

38.131 38.131

Altri debiti 98.343 98.343 Arrotondamento

4.422.491 16.268 4.438.759

Non sono presenti debiti in relazione a operazioni che prevedono l’obbligo di retrocessione a termine. I “Debiti verso soci per finanziamenti” sono disciplinati da apposito regolamento

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dei prestiti sociali approvato dai soci della cooperativa e rispettano quanto previsto dalle norme di legge e dallo statuto sociale. In particolare il rapporto tra i prestiti soci ed il patrimonio netto è, al 31/12/2010, pari a 2,10. I "Debiti verso fornitori" sono iscritti al netto degli sconti commerciali; gli sconti cassa sono invece rilevati al momento del pagamento. Il valore nominale di tali debiti è stato rettificato, in occasione di resi o abbuoni (rettifiche di fatturazione), nella misura corrispondente all'ammontare definito con la controparte. La voce "Debiti tributari" accoglie solo le passività per imposte certe e determinate. Nella voce debiti tributari sono iscritti debiti per ritenute d’acconto da versare per euro 28.134, debiti Verso dogane per IVA e dazi differiti per euro 41.590 e altri debiti tributari per euro 385. L’importo dei debiti in valuta al 31/12/2010è pari ad Euro 459. Non sussistono debiti assistiti da garanzia reale su beni sociali.

La ripartizione dei Debiti al 31/12/2010 secondo area geografica è riportata nella tabella seguente.

Debiti per Area Geografica

V / fornitori V /Controllate V / Collegate V / Controllanti

V / Altri Totale

Italia 1.182.370 98.343 1.280.713 Bangladesh 70 70 Cile 7 7Nepal 381 381 India 58 58 Sri Lanka 165 165 Austria 1.514 1.514 Senegal 4.444 4.444 Germania 1.352 1.352 Totale 1.190.361 98.343 1.288.704

E) Ratei e risconti

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni148.300 137.281 11.019

Rappresentano le partite di collegamento dell'esercizio conteggiate col criterio della competenza temporale.

Conti d'ordineTra i rischi assunti dall’impresa sono indicate le fidejussioni rilasciate dalla società pari ad euro 29.500. Negli altri conti d’ordine è indicato il valore nominale delle nostre merci presso terzi in conto lavorazione (Euro 148.041), delle nostre merci presso terzi in viaggio (Euro 203.035), delle nostre merci presso terzi in conto vendita (Euro 1.547) e delle fideiussioni ricevute da terzi a garanzia di debiti sociali (Euro 3.516.000).

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Conto economicoA) Valore della produzione

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni5.495.534 5.543.699 (48.165)

Descrizione 31/12/2010 31/12/2009 VariazioniRicavi vendite e prestazioni 5.415.774 5.485.951 (70.177) Variazioni rimanenze prodotti Variazioni lavori in corso su ordinazione Incrementi immobilizzazioni per lavori interniAltri ricavi e proventi 79.760 57.748 22.012

5.495.534 5.543.699 (48.165)

Nella voce “Altri ricavi e proventi” sono iscritte le quote di competenza dell’esercizio 2010 dei contributi in conto capitale ricevuti dalla società (per euro 13.883) ed i contributi in conto esercizio (per euro 6.300).

I ricavi delle vendite e delle prestazioni vengono così ripartiti: 97,87 % circa – ricavi commercio ingrosso e produzione 2,13 % circa – ricavi commercio dettaglio negozio di Bra e fiere

B) Costi della produzione

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni5.361.995 5.377.169 (15.174)

Descrizione 31/12/2010 31/12/2009 Variazioni

Materie prime, sussidiarie e merci 2.711.681 2.500.380 211.301Servizi 1.673.663 1.567.274 106.389Godimento di beni di terzi 177.995 179.689 (1.694)Salari e stipendi 749.286 733.058 16.228Oneri sociali 181.966 172.198 9.768Trattamento di fine rapporto 59.959 56.813 3.146Trattamento quiescenza e simili Altri costi del personale Ammortamento immobilizzazioni immateriali 20.015 19.400 615Ammortamento immobilizzazioni materiali 51.666 54.654 (2.988)Altre svalutazioni delle immobilizzazioni Svalutazioni crediti attivo circolante 12.500 13.300 (800)Variazione rimanenze materie prime (309.742) 46.884 (356.626)Accantonamento per rischi Altri accantonamenti Oneri diversi di gestione 33.006 33.519 (513)

5.361.995 5.377.169 (15.174)

Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci e Costi per servizi

Sono strettamente correlati a quanto esposto nella parte introduttiva della Nota

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integrativa e all'andamento del punto A (Valore della produzione) del Conto economico.

Costi per il personaleLa voce comprende l'intera spesa per il personale dipendente ivi compresi i miglioramenti di merito, passaggi di categoria, scatti di contingenza, costo delle ferie non godute e accantonamenti di legge e contratti collettivi.

Ammortamento delle immobilizzazioni materialiPer quanto concerne gli ammortamenti si specifica che gli stessi sono stati calcolati sulla base della durata utile del cespite e del suo sfruttamento nella fase produttiva sulla base di quanto indicato nei “criteri di valutazione” della presente nota integrativa.

Altre svalutazioni delle immobilizzazioniNon sono state effettuate svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e/o immateriali.

C) Proventi e oneri finanziari

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni(85.958) (105.744) 19.786

Descrizione 31/12/2010 31/12/2009 VariazioniDa partecipazione Da crediti iscritti nelle immobilizzazioni Da titoli iscritti nelle immobilizzazioni Da titoli iscritti nell'attivo circolante Proventi diversi dai precedenti 681 191 490 (Interessi e altri oneri finanziari) (74.568) (110.633) 36.065 Utili (perdite) su cambi (12.071) 4.698 (16.769)

(85.958) (105.744) 19.786

Utile e perdite su cambi Gli utili su cambi non realizzati derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art 2426 n. 8 bis c.c. sono pari a euro 277; Le perdite su cambi non realizzate derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art. 2426 n. 8 bis c.c. sono pari a euro 3.362; Il risultato netto della componente valutativa è pertanto negativo per euro 3.085.

Imposte sul reddito d'esercizio

Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 Variazioni25.309 30.399 (5.090)

Page 112: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio Sociale 2010

LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Imposte Saldo al 31/12/2010 Saldo al 31/12/2009 VariazioniImposte correnti: 25.309 30.399 (5.090)IRES 11.465 16.186 (4.721)IRAP 13.844 14.213 (369)Imposte differite (anticipate)IRES IRAP

25.309 30.399 (5.090)

Sono state iscritte le imposte di competenza dell’esercizio. Ai sensi dell'articolo 2427, primo comma, n. 14 C.c. si evidenzia che nel presente bilancio non sussiste fiscalità differita e/o anticipata.

Operazioni di locazione finanziaria (leasing)

La società ha in essere n. 4 contratti di locazione finanziaria relativi ad automezzi strumentali per la società. Conformemente alle indicazioni fornite dal documento OIC 1 - I PRINCIPALI EFFETTI DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO SULLA REDAZIONE DEL BILANCIO D'ESERCIZIO, nella tabella seguente sono fornite le informazioni sugli effetti che si sarebbero prodotti sul Patrimonio Netto e sul Conto Economico rilevando le operazioni di locazione finanziaria con il metodo finanziario rispetto al criterio cosiddetto patrimoniale dell'addebito al Conto Economico dei canoni corrisposti.

Attività a) Contratti in corso Beni in leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente, al netto degli ammortamenti complessivi pari a Euro 19.560 alla fine dell’esercizio precedente

35.366

+ Beni acquisiti in leasing finanziario nel corso dell'esercizio - Beni in leasing finanziario riscattati nel corso dell'esercizio - Quote di ammortamento di competenza dell'esercizio 10.985 + / - Rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario Beni in leasing finanziario al termine dell’esercizio, al netto degli ammortamenti complessivi pari a Euro 30.544

24.380

b) Beni riscattati Maggior valore complessivo dei beni riscattati, determinato secondo la metodologia finanziaria, rispetto al loro valore netto contabile alla fine dell’esercizio c) Passività Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente (di cui scadenti nell’esercizio successivo Euro 11.639 scadenti da 1 a 5 anni Euro 20.431 e Euro scadenti oltre i 5 anni)

32.070

+ Debiti impliciti sorti nell'esercizio - Riduzioni per rimborso delle quote capitale 11.638 - Riduzioni per riscatti nel corso dell’esercizio Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario al termine dell'esercizio (di cui scadenti nell’esercizio successivo Euro 10.667 scadenti da 1 a 5 anni Euro 9.765 e Euro scadenti oltre i 5 anni)

20.432

d) Effetto complessivo lordo alla fine dell’esercizio (a+b-c) (274) e) Effetto netto fiscale (87) f) Effetto sul Patrimonio Netto alla fine dell’esercizio (d-e) (187) L'effetto sul Conto Economico può essere così rappresentato Storno di canoni su operazioni di leasing finanziario 14.966 Rilevazione degli oneri finanziari su operazioni di leasing finanziario 1.585 Rilevazione di - quote di ammortamento

- su contratti in essere 10.985 - su beni riscattati

- rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario Effetto sul risultato prima delle imposte 2.396 Rilevazione dell’effetto fiscale 753 Effetto sul risultato d'esercizio delle rilevazioni delle operazioni di leasing con il metodo finanziario

1.643

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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE

Informazioni sugli strumenti finanziari emessi dalla societàGli strumenti finanziari emessi dalla società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello statuto sociale, azioni di valore nominale unitario di 100 euro emessi ed offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori e finanziatori. Gli strumenti finanziari emessi dalla società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello statuto sociale, azioni di valore nominale unitario di 100 euro emessi ed offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori e finanziatori. Alla data del 31/12/2010 le azioni “strumento finanziario” sono 2.130 per un ammontare complessivo di euro 213.000. Tali strumenti costituiscono parte integrante del patrimonio sociale .

Informazioni relative al fair value degli strumenti finanziari derivati La società ha stipulato nel corso del 2010 una apertura di credito per operazioni di capital market per l’importo originario di 250.000 euro (possibilità di stipulare contratti a termine e/o flexible forward per l’acquisto di dollari a protezione del rischio cambio euro/dollaro) – valore residuo da utilizzare alla data di chiusura dell’esercizio di 100.000 USD, il cui fair value non si discosta in modo significativo dal valore nominale.

Informazioni relative alle operazioni realizzate con parti correlate La società non ha posto in essere operazioni con parti correlate.

Informazioni relative agli accordi non risultanti dallo stato patrimoniale La società non ha in essere accordi non risultanti dallo Stato Patrimoniale.

Informazioni relative ai compensi spettanti al revisore legale La revisione legale e stata affidata al Collegio sindacale, al quale sono stati attribuiti compensi, per il 2010, per complessivi euro 9.500.

Proposta di destinazione del risultato d’esercizio

Si propone all’assemblea dei soci di destinare l’utile di bilancio al netto delle imposte, pari ad euro 22.670, come segue:

• A Riserva legale indivisibile (30%) 6.801 • Ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione (3%) 680 • A Riserva straordinaria indivisibile 15.189

Il presente bilancio, composto da Stato patrimoniale, Conto economico e Nota integrativa, rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria nonché il risultato economico dell'esercizio e corrisponde alle risultanze delle scritture contabili.

Il Presidente del Consiglio di amministrazione GIORDANA EMANUELE

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LIBEROMONDO SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282- 12042 BRA (CN)

Reg. Imprese 02575550047 Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.

Relazione del Collegio Sindacale al Bilancio chiuso al 31.12.2010

Il progetto di Bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2010, che il Consiglio di

Amministrazione sottopone alla Vostra approvazione, è stato redatto secondo le disposizioni di

legge ed è costituito dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico e dalla Nota Integrativa. Tale

complesso di documenti è stato messo a disposizione del Collegio Sindacale nel rispetto del temine

imposto dall’art. 2429 C.C..

I sindaci preliminarmente informano:

- che la funzione di controllo contabile ex. art. 2409 bis c.c. è loro attribuita ai sensi dell’art. 32 del

vigente statuto, adeguato alle nuove norme del diritto societario in vigore dal 2004 in data 11

dicembre 2004;

- che tutti i membri effettivi del Collegio Sindacale – ai sensi dell’art. 2409 bis, co. 3° c.c. – sono

iscritti nel Registro dei Revisori istituito presso il Ministero della Giustizia;

-che gli esiti della duplice funzione di controllo attribuita ai Sindaci sono formalizzati in un unico

documento accompagnatorio al progetto di bilancio al 31 dicembre 2010, chiaramente suddiviso per

tipologia di relazione richiesta dalla normativa e con la disponibilità di chiarire ogni aspetto che

sarà ritenuto opportuno in sede di assemblea;

-che tutte le deliberazioni dai Sindaci sono state assunte collegialmente e all’unanimità.

Informativa specificatamente richiesta

dalla legge per le società cooperative

Ai sensi dell’art.2454 del codice civile e dell’articolo 2 ella legge 31 gennaio 1992 n. 59 si attesta

che gli amministratori in sede di nota integrativa hanno relazionato indicando specificatamente i

criteri seguiti per la gestione sociale e per il conseguimento dello scopo mutualistico e che le

informazioni da essi forniti risultano veritiere.

Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si rammenta che la cooperativa è costituita ed operante nel

rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto Cooperativa sociale risulta a Mutualità

prevalente.

Page 115: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio Sociale 2010

Relazione di giudizio sul bilancio di esercizio

art. 14 D.Lgs. 39/2010

I Sindaci danno atto:

1. di aver svolto il controllo contabile del bilancio d’esercizio chiuso al 31.12.2010, esercizio

coincidente con l’anno solare e non interrotto da alcun evento di natura straordinaria precisando che

la responsabilità della relazione del bilancio compete all’organo amministrativo della Società,

mentre al Collegio Sindacale spetta la responsabilità del giudizio tecnico-professionale basato sul

controllo contabile;

2. che l’esame è stato condotto secondo i principi statuiti per la revisione contabile. In

conformità a detti principi, la revisione è stata pianificata e svolta al fine di accertare se il bilancio

d’esercizio sia viziato da errori significativi e se risulti, nel suo complesso,accettabile. Il

procedimento di controllo comprende l’esame, sulla base di verifiche a campione, degli elementi

probativi a supporto dei saldi e delle informazioni contenuti nel bilancio, nonché la valutazione

dell’adeguatezza e della correttezza dei criteri contabili utilizzati e della ragionevolezza delle stime

effettuate dagli amministratori. Riteniamo che il lavoro svolto fornisca una ragionevole base per

l’espressione del nostro giudizio professionale.

3. che per la redazione del bilancio, che risulta conforme alle risultanze contabili della società,

sono state seguite le norme, di cui agli artt. 2423 C.C. e segg., introdotte con decreto legislativo 9

aprile 1991, n. 127. In particolare si rileva che:

- sono state rispettate le strutture previste dal Codice Civile per lo Stato Patrimoniale e per il

Conto Economico, rispettivamente all’art. 2435 bis, esponendo in maniera comparativa i dati

dell’esercizio precedente;

- nella redazione del bilancio gli amministratori, per quanto a nostra conoscenza, non hanno

derogato alle norme di legge, ai sensi dell’art. 2423 C.C., comma 4 e non sono state iscritte

nell’anno poste di bilancio con natura pluriennale ex art. 2426 commi 5 e 6 del C.C.;

- sono stati rispettati i principi di redazione previsti dall’art. 2423-bis del codice civile;

- quanto ai criteri di valutazione e/o alla classificazione delle poste di bilancio utilizzati, essi

non sono stati modificati rispetto al precedente esercizio.

4. che per quanto riguarda le voci del Conto Economico, il controllo a campione eseguito ne

accerta una sostanziale corretta imputazione dei costi e dei ricavi nonché una loro corretta

classificazione.

In conclusione, a nostro giudizio, il sopramenzionato bilancio nel suo complesso è redatto con

chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il

risultato economico della società.

Page 116: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio Sociale 2010

Relazione sui risultati dell’esercizio e sull’attività svolta dal Collegio Sindacale

art. 2429 del Codice Civile

Nel corso dell’esercizio chiuso 31.12.2010, come previsto dall’art. 2403 del C.C., la nostra attività è

stata ispirata alle norme di comportamento del Collegio Sindacale raccomandante dai Consigli

Nazionali dei Dottori Commercialisti e Ragionieri.

1. In particolare:

- abbiamo vigilato sull’osservazione della legge e dell’atto costitutivo e sul rispetto dei

principi di corretta amministrazione

- abbiamo partecipato alle riunioni del Consiglio di Amministrazione e diamo atto di

aver ottenuto dagli amministratori informazioni sul generale andamento della

gestione e sulla sua prevedibile evoluzione, e possiamo ragionevolmente assicurare

che le azioni poste in essere sono conformi alla legge e allo statuto sociale e non

sono manifestamente imprudenti, in potenziale conflitto di interesse o in contrasto

del patrimonio sociale

- abbiamo valutato e vigilato – per quanto di nostra competenza – sull’adeguatezza del

sistema amministrativo e contabile nonché sull’affidabilità di quest’ultimo a

rappresentare correttamente i fatti di gestione, e a tale riguardo non abbiamo

osservazioni che debbano essere evidenziate nella presente relazione

2. Nel corso dell’esercizio non sono pervenute al Collegio Sindacale denuncie ai sensi

dell’articolo 2408 Codice Civile e non sono emersi fatti censurabili da richiedere la segnalazione

e/o la menzione nella presente relazione.

3. Il Collegio Sindacale, nel corso dell’esercizio, non ha rilasciato pareri ai sensi di legge.

4. Per l’attestazione che il bilancio di esercizio al 31.12.2010 rappresenta in modo veritiero e

corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della Vostra società ai sensi

dell’articolo 14 del D.Lgs 39/2010 rimandiamo alla prima parte della nostra relazione.

5. Lo stato patrimoniale ed il conto economico evidenziano un utile di € 22.670,00 e si

riassumono nei seguenti valori:

Stato Patrimoniale A) Crediti verso i soci per i versamenti 0 B) Immobilizzazioni 200.196 C) Attivo Circolante 5.108.455

Page 117: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio Sociale 2010

D) Ratei e risconti attivi 2.956 Totale attivo 5.311.607 A) Patrimonio netto 462.496 B) Fondo rischi ed oneri 0 C) Trattamento di fine rapporto 262.052 D) Debiti 4.438.759 E) Ratei e risconti passivi 148.300 Totale passivo 5.311.607 Conto Economico A) Valore della produzione 5.495.534 B) Costi della produzione 5.361.995 SALDO 133.539 C) Proventi e oneri finanziari ( 85.958) D) Rettifiche di valore di attività finanziarie 0 SALDO 47.581 E) Proventi ed oneri straordinari 398 Risultato prima delle imposte 47.979 Imposte sul reddito 25.309 Utile d’esercizio 22.670

6. Per quanto sopra rappresentato, a nostro giudizio, il progetto di bilancio dell’esercizio in

esame nel suo complesso è redatto con chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto

la situazione patrimoniale e finanziaria nonché il risultato economico della società, in

conformità alle norme ed ai principi contabili adottati per la formazione del bilancio stesso.

7. In considerazione di quanto sopra esposto, non avendo osservazioni da formulare, il

Collegio Sindacale non rileva motivi ostativi all’approvazione del bilancio di esercizio al

31.12.2010, né ha obiezioni da formulare in merito alla proposta formulata dal Consiglio di

Amministrazione per la destinazione dell’utile d’esercizio.

Con osservanza.

Bra, 14 aprile 2011

Il Collegio Sindacale

Page 118: LiberoMondo - commercio equo - Bilancio Sociale 2010

LiberoMondoVia Savigliano, 15 - 12062 Roreto di Cherasco (CN)

tel. 0172.499169 - fax [email protected]