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LIBRO VI.

C A P I T O L O I .

Raffaele Sansoni Riario — Commendatario della diocesi — Suc-cede a Pietro Riario come cardinal nepote — Suoi precedenti — Opinioni coutradittorie su di lui — È coinvolto nella congiura dei Pazzi,— Peripezie subite in Firenze — Ya legato in Perugia ed in Ancona — È promosso Camerlengo di S. Chiesa. — Conciaie per la morte di Sisto IV — Elezione d'Innocenzo V i l i — Vita fastosa del Riario — Suo mecenatismo — Il palazzo della Cancelleria — Il cupido di Michelangelo — Uccisione del conte Girolamo — Gli suc-cede il primogenito Ottaviano — Elezione di Alessandro VI — Be-nefici ed incarichi di fiducia ricevuti dal Riario — Persecuzione di Cesare Borgia — Fuga del cardinale.

Alla morte del vescovo Cibo, la diocesi di Viterbo e Tuscan ia fu data in c o m m e n d a a Raffaele Sansoni,1

successo nello dignità di cardinal nepote a Pietro Riario, morto, c o m e fu veduto, a 28 anni , assumen-done altresì il c o g n o m e . 2 Avviato alla carriera eccle-

1 Nacque il 3 maggio 1460 da Antonio Sansoni di Savona e da Violante Mario (UGHF/LLT. I 77 - CIACCONIO - O L D O I N O I H 70). L' anno della nascita è confermato dall'età attribuitagli nel 1483 (Cod. Va tic. 5633 f. 86) e nel 1513 in SANUTO (Diari X V I I 30J, mentre alcuni cronisti 1' anticipano o la ritardano.

2 A pag. 169 di questo Volume. La parentela fra i Riario e i Della Rovere non è bene accertata. Comunemente si ritiene che una figlia di Leonardo, padre di Sisto LV, fosse maritata a Paolo Riario. Nei documenti ufficiali il Card. ì ietro era chiamato da quel Pontefice « secandnm cameni nobis nepos »; ed il PLATINA (O chiunque altri fosse l'autore della vita di Sisto IV, certamente contemporaneo) il car-dinale è detto « ex consobrina nepos » (nuova ed. p. 406J. Cf. PASSERINI Cont. a Litta Disp. 147 - Nota 3 a PLATINA p. 408. Non manca chi insinua fosse il Riario unito a Sisto IV da più stretti vincoli di sangue, I). TUCCIA (p. 103) riferisce la voce che fosse i l frutto di sacrileghi amori coti una C l a r i s s a , tale Maddalena da Viterbo. Cf. PASOLINI Caterina Sforza I p. 91.

Incerto è auche il vincolo di parentela che univa il Sansoni ai Riario. Dai più si vuole che la suddetta Violante, madre di Raffaele, fosse sorella di Pietro e Girolamo Riario (BERGOMENSE Chron. 252 -

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s i a s t i c a e d a s c r i t t o fra i P r o t o n o t a r ì p a r t e c i p a n t i , 3 i l Sansoni a t t e n d e v a ag l i s t u d i i n P i s a , 4 a l l o r c h é , p o c o p i ù c h e d i e c i a s s e t t e n n e , n e l c o n c i s t o r o d e l 10 d i c e m b r e 1477 f u d a S i s t o IV, s u o a f f i n e , c r e a t o c a r d i n a l e de l -T o r d i n e d e i d i a c o n i e d i n v e s t i t o d e l t i t o l o di S. G i o r g i o a l v e l a b r o d ' o r o , 5 e r i c o l m o i n o l t r e d ' i n n u m e r e v o l i l u c r o s i b e n e f i c i e c c l e s i a s t i c i . 6 Si d i m o s t r ò eg l i d e g n o d i t a l e p r e d i l e z i o n e , di t a n t a r i m u n e r a z i o n e ? A l c u n i c o n t e m p o r a n e i n ' e s a l t a n o l ' i n g e g n o , la d o t t r i n a , do l -c e z z a di c a r a t t e r e , b o n t à d ' a n i m o , l ' e s p e r i e n z a n e g l i a f far i p u b b l i c i , s ì da d i v e n i r e i n b r e v e u n o d e i p i ù a u t o r e v o l i m e m b r i d e l S. C o l l e g i o . 7 V ' h a i n v e c e c h i

DE CONTI I , 2 0 - VOLA.TKRKA.NO 2 1 4 - PANVINIO 2 6 0 - GARIMBERTO 370 - OLDOINO 1. c. - MONTI Comp. di meni, istor. della città di Savona I p. 331). Ma dai documenti pubblicati da PASOLINI (op. cit. n. 78 e 82) risulta che la sunnominata Violante ebbe per marito Domenico Riccio governatore d' Imola. Ya notato infine che i figli di Girolamo chiamavano zio il cardinale, mentre, se questi avesse avuto a madre la sorella del padre, sarebbe stato loro cugino.

3 BONACCORSI Antichità et excellentia del Protonotariato Apostolico p. 157. La sua effigie, riprodotta da un affresco di Melosso da Forlì può vedersi in VENTURI (Storia delP Arte Italiana YII P. II p. 7-8;. E' il personaggio iu piedi a destra di Sisto IV.

4 FABRUTIUS Coli Mon Pisanae Accademiae in CALOGERÀ Opuscoli X X X I V p. 190. Compiè i primi studi in Imola, avendo a condiscepolo il decantato poeta Giov. Antonio Flaminio (Flaminiorum Epistola e I n. 7).

5 Ada Consist. in EUBEL II p 18. In quell'occasione Marsilio Ficino « secondo padre della filosofia Platonica » e capo della famosa Accademia Fiorentina, che colmava di lodi il giovane studente « dalla parola più soave dell' ambrosia e del nettare » (Episfolae - Ed. Basilea -p. 795 - ed altre improntate tutte ad affetto e stima verso di lui a p. 800 - 801, 811, 879) lo ammoniva che « così eccelso grado di dignità non dovesse attribuire ai meriti suoi, che in sì giovane età non poteva avere, nè al caso, perchè i sacri misteri e gli ordini divini dipendono non dalla temerità della fortuna, ma dalla sapienza di Dio » (Veritas de institntione principis - opera a lui dedicata).

6 Lorenzo De Medici riconosceva che 11011 potendo il pontefice rendere la sua dignità ereditaria non può dir suoi, se non gli onori ed i benefizi che fa ai suoi (FABRONIO Vita cit. II p. 390) Cf. GREGOROVIUS I I I p. 8 3 6 .

7 Oltre quanto gli scriveva il Ficino, riferiamo qui altri giudizi concordanti:

EGIDIO DA VITERBO nella Hi st. XX Saec. (f. 313) dice di lui: Qui nunc ecclesiae camerarius primus summo ingenio, summus operibns, snmma authoritate; ed altrove lo chiama « Princeps optimus et virtntis cujuscumque studiosissimns »/ ed ancora « Ego cum animi ingeniiqne tui exploratum habeam et elegantiam et snavitatem, scribo ad te sae-picnle (Lett. in Cod. 1001 Bibl. Angelica - SIGNORELLI II Card. Egidio da Viterbo App. I doc. XXIII).

PIETRO MARSI, nel dedicargli la Recognitio in officia Ciceronis, esalta « eminentissimum celsitndinis tuae ingenium et snpra aetatem in rebus omnibus jndicium » Cf. CORSIGNANI II nepotismo di Sisto IV in Civiltà Cattolica 1868 Yol. I l i p. 412 e seg.

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CAPITOLO I 295

scrive nulla in lui apparire del prete, a n n o v e r a n d o l o fra i molt i cardinal i del tempo, u n i c a m e n t e dediti ad interessi m o n d a n i e noncurant i del le sorti della Chiesa . 8 Esagerano gli uni e gli altri. Ad ogni m o d o i particolari che, pur brevemente , si daranno di lui, of fr iranno ai lettori il mezzo di formarsi un più esatto concetto, di quel che non si sia fatto finora, di tale ins igne uomo, il quale si trovò co invol to in tutti gli avven iment i seguiti in un lungo periodo di tempo, attraverso ben sei pontificati fra i più agitati e com-battuti , durante i quali aveva fine il m e d i o evo e sorgeva una nuova età.

Il Riario invero non in iz iò f e l i cemente il cardi-nalato, trovandosi impl icato nella famosa congiura dei Pazzi diretta a sovvertire il d o m i n i o de' Medici in Firenze; la quale m a l i g n a m e n t e si disse aver cost i tuito per lui « il battesimo di sangue da supplire il di fello dell'età » . 9 Ma può, senza tema di errare, affermarsi che egli non fu compl i ce della cospirazione c h ' e b b e il sanguinoso epi logo il 26 aprile 1478, bensì s trumento incosc iente in m a n o a coloro, che si valsero del la sua presenza per megl io raggiungere il loro fine.10

Lo stesso Lorenzo de* Medici mostrò di prestar fede al le proteste d ' i n n o c e n z a del Riario, sot traendolo alle ingiurie della plebe e facendolo condurre sotto buona scorta nel palagio della Signorìa, ove fu trattenuto « più qual mediatore che come ostaggio ».11 Lasciato libero, non tanto per t imore del le pene spirituali mi-nacciate da Sisto IV, il quale menò , natura lmente ,

8 GIOVIO Vita Leonis X p. 88 - ZIEGLER Hist. C/ementis VII iti SCHELTIÓRN Amoenitates hist. eccl. II p. 319-320.

9 « Voluit ut his primitiis et per sanqiiinem Christianum defectum snppleret aetatis » (Inrectiva in BOXI: c o r Congiura dei Passi doc. XIII p 148).

10 Di Montesecco, il teste principale che rivelò il piano della con-giura, non lo nomina affatto. Poliziano, Scala ed altri, fca cui il maledico In fessura, accennano soltanto alla parte di -comparsa che gli si fece rappresentare. La stessa Invertiva (l. c. p. 149) pone in dubbio la sua complicità. Innocente del tutto lo affermano BER-GOMENSE (f. 283), CONTI (I p. 26), P A N V I N I O (p. 261) ed altri contem-poranei. Of. G R E G O R O v r u s III p. 845 - P E R R E N S I p. 402 - ROSCOE II p. 64 - AMSTRONG L. De Medici p. 197 - PASTOR II p. 467 -469.

11 « Non tam guani obses sed intercessor servare tur * ( Invertiva p. 163). Sull'intervento del Medici vedi ivi p. 153 - 155 e Itri documenti in BOXUCCI (U. XLI e XIV).

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g r a n d e s c a l p o r e p e r la c a t t u r a d e l c a r d i n a l e , 1 2 q u a n t o p e r c o n s i g l i o d e l l a r e p u b b l i c a V e n e t a , 1 3 il Rinvio m a n i -f e s t a v a a l l o z i o p o n t e f i c e il b e n e v o l o c o n t e g n o u s a t o v e r s o di l u i da l Medici e d a l l a S i g n o r ì a , 1 4 a f f r e t t a n d o s i p e r ò a p a r t i r s i da F i r e n z e e r a g g i u n g e r e 1' U r b e . 3 5 D ò p o la c e r i m o n i a d e l l ' a p e r t u r a d e l l a b o c c a , f u i n v i a t o a l l a L e g a z i o n e di P e r u g i a , 1 6 e di p o i a q u e l l a p i ù l o n t a n a e p i ù i m p o r t a n t e d i A n c o n a . 1 7 C i ò si f e c e p e r c h è c o n la s u a i n g e n u i t à n o n i n t r a l c i a s s e i d i s e g n i c h e il c o n t e Girolamo, « deus ex machina » d e l l a t r a m a o r d i t a c o n t r o i Medici, m o l i n a v a p e r il c a p o , ed a c u i S i s t o IV, at-t e g g i a n d o s i q u a s i a v i t t i m a , c o n s e n t i v a co l p r e t e s t o di d i f e n d e r e la l i b e r t à d e l l a c h i e s a e di v o l e r s o t t r a r r e i F i o r e n t i n i a l l a t i r a n n ì a . 1 8 D o p o e s s e r e s t a t o p r o v v i s t o

12 "Ne reclamò F immediato rilascio sotto pena della scomunica (BONUCCI doc. X - FABRONIO II p. 116,121 e seg. - ROSCOE II doc. XI).

13 Lett. del Senato 22 maggio in ROMANIX (Storia documentata di Venezia IV p. 389 - 90) « Pare a noi, si scriveva, che dal frappar dimora alla liberazione del cardinale non possa conseguir alcun modo, quando la liberazione toglie ad ognuno ogni occasione di straparlare e di giustificare sè stessi d" ogni non buona operazione ed anche recida ed amputi ogni offensiva d'animo che i cardinali potessero per una più lunga ritenzione concepire.

14 Lett. 10 giugno inserita in Invertiva (p. 164). 15 Partì il 13 giugno consigliato ad andarsene dai frati di S. Gallo,

ov'erasi rifugiato fin dal 5 (Breve Cronaca e Ricordi di S. Gallo in BONUCCI p. 84, 97 - L A N D ITOCI Diario p. 73). Chi lo vide in Siena scrive eh' era « più morto che vivo per la gran paura, che gli pareva tuttavia che li fosse messo il capestro alla gola » (ALLEGRETTI Diario Senese in R. I. SS. XX[IL 784). GARIMBERTO (p. 370) aggiunge che d'allora perde il colorito naturale del volto, divenuto di un cereo pallore. Giunse il 20 in Roma (Ada Consist. in EITBEL II p. 41).

16 Ada Consist. in EITBEL II p. 386 -388 - PASTOR II p. 471. 17 Acta Consist. in EITBEL II p. 43-44 - VOLATERRANUS Diarinm

pag. 80. 18 Lett. di Sisto IV al duca d'Urbino ed al re di Francia

(FABRONTO II p. 130 e seg. - RAVXALDI X 597). La bolla (1 giugno) di scomunica fu data auche alle stampe. Significantissima è la protesta fatta all' oratore del Papa dalla repubblica di Venezia, nella quale si poneva in rilievo che F offesa non era fatta alla persona del Medici ma « al presente stato e forma di governo de la città di Fiorenza per sovvertirlo e ridurlo dove se pensa e tenta redur tutta Italia » (ROMAXIX 1. c. p. 390-91). In quella lottasi trovarono, 1'una contro F altra armate, due coalizioni di stati. Col Papa furono il re di Napoli e il duca d' Urbino; contro, oltre Firenze e Venezia, i duchi di Milano e Ferrara e taluue città pertinenti allo stato pontificio, tra cui Bologna. E ad un certo momento la guerra parve assumere un carattere inter-nazionale per l'intervento del re di Francia e dell'Imperatore di Alemagua; ma, per la scaltrezza diplomatica di Lorenzo De Medici, fulcro della vita politica italiana di quel tempo, iu breve si potè concludere un accordo fra lui e Ferdinando di Napoli, a cui accedeva il Papa, verso il quale sì personalmente, che a nome della repubblica fiorentina, il Medici, almeno a parole, umiliavasi, prestandogli rive-

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CAPITOLO I 297

delle rendite di vari vescovati sì in Italia che al-l'estero,1 9 il 24 gennaio 1483, r i tenendosi che il g iovane cardinale avesse ormai acquistato una certa esperienza e sagacità, fu ch iamato ad esercitare le mans ion i di Camerlengo di S. Chiesa,2 0 nel quale alto uff icio invero si mostrò mol to attivo ed an imato da retto senso di giustizia, ed oltre ogni dire muni f ico , accatt ivandosi il favore dei Romani , che lo cons ideravano quasi < un altro papa ».21

Anche i Viterbesi ebbero prova della imparzial i tà e l iberalità di lui, ot tenendo, fra altro, il divieto di rappresaglia da parte dei Romani per certe loro pre-tese;22 una larga sovvenz ione per la costruzione del palazzo del Governatore; 2 3 e la sentenza definit iva nel la in terminab i l e causa contro Montefiascone, dovuta al suo autorevole intervento. 2 4

Alla morte di Sisto IV il sacro col legio si adunava in casa del Camerlengo, cui spettava il governo della Chiesa nel la sede vacante, da tutti rispettato e ben voluto, 2 5 mentre Roma era in grande subbugl io e la plebaglia devastava e saccheggiava il palazzo del conte Girolamo ed i fondachi dei Genovesi . 26 Eletto a ponte-

renza, come a rappresentante della Chiesa * cunclorum fidelinm water et magistra » (13 marzo 1480). Venezia, lasciata quasi in disparte, stipulava un trattato a parte col Papa (17 aprile 1480).

19 KUBKL II p. 118, 133, 20$, 216, 223,237, 254 e III p 1. Nella tassazione della decima nel 1500 gli si calcolava un reddito annuo di 18000 ducati uno dei maggiori quotati (RAYNALIH XI, 328 -PASTO R I I I 4 0 4 ) .

20 Reg. Vatic. 659 c 32 » - Cod. Vatic. 5633 f. 86 - PONTANO Diario p. 24 - VOLATERRANUS p. 114 - Lett. Lanti in Arch. Soc. Rom. St. I\ XI p. 609. Ufficio del Camerlengo era principalmente « patrimonim ecclesiae curarti gerere et qui nervi reipublicae dicuntnr pecnniarutn habere curam » FI» io II ad Martinum Maijer). Cf. MOROXI YII p. 61 e seg.

21 Relazione Giorgi in ALBI:RI (VII p. 55). 22 l'erg. 804 Coni. - Marg. I p'. 190. 2* Riforme X X I I f. 109 '- Cf. PASTOR II p. 217. 24 Riforme cit. f. 113. L' oratore Senese Lami scriveva: Et papa

ha posto et tutto in lo governo del Conte et S. Giorgio et non mancherìa judice che desse sententia ad modo loro (I. C. p. 610). Cf. PASOLINI I pag. 134.

2 5 BURCHARD I p. 17 - CONTI I p. 207 - Disp Lanti 1. c. p. 618 -Disp. Vespucci in THUASNE I p. 198 - PASOLINI doc. 221 - PASTOR ITI 155 - 156.

2 6 DE VASO H CO p. 5 1 4 - I X F KSS IJ R A 1 6 1 - 1 6 4 - PONTANO 3 8 - 4 1 -Lanti 1. c. p. 618, 621 - PASOLINI doc. 221,

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fice I n n o c e n z o V i l i , 2 7 q u a n t u n q u e il s i s t e m a di g o v e r n o c a m b i a s s e de l t u t t o p e r la p a r s i m o n i a d e l Cibo, tut-tav ia il n e p o t e di S i s t o IV, a c u i fu m a n t e n u t o l ' u f -f i c i o di C a m e r l e n g o , 2 8 n o n l a s c i ò di c o n d u r r e la s o l i t a v i ta f a s t o s a , a c q u i s t a n d o s i i n tal m o d o v i e p p i ù il f a v o r e de l p o p o l o e la b e n e v o l e n z a de i c o r t i g i a n i , n o n c h e la g r a t i t u d i n e d e g l i ar t i s t i e l e t t e r a t i , di c u i f u u n o d e i p i ù s p l e n d i d i p r o t e t t o r i , s ì da e q u i p a r a r l o ai Pisoni ed ai Mecenati d e l l ' a n t i c a R o m a . 2 9 S o t t o i s u o i a u s p i c i gl i A c c a d e m i c i i n t r a p r e s e r o la r e c i t a di t r a g e d i e e c o m -m e d i e a n t i c h e e m o d e r n e n e l t e a t r o a p p o s i t a m e n t e f a t t o e r i g g e r e a p a l c o m o b i l e e c o n r e l a t i v i s c e n a r i 10

n e l c o r t i l e de l p a l a g i o e d i f i c a t o da l u i ex novo p r e s s o la c h i e s a d e i SS. L o r e n z o e D a m a s o , c h e r i u s c ì u n o d e i p i ù b e l l i e m o n u m e n t a l i di q u e l l ' e p o c a , r i t e n u t o a n z i l ' u l t i m o g e n i a l e p r o d o t t o d e l l ' a r t e q u a t t r o c e n -tesca . A q u e l l ' e d i f i c i o si r a p p o r t a u n e p i s o d i o , c h e d i e o c c a s i o n e a Michelangelo Buonarroti d i v e n i r e iti R o m a , o s p i t a t o d a l C a r d i n a l e , a p r o f o n d e r v i i t e sor i

27 II Rinvio, eli' ebbe anch'egli qualche voto di ripiego (BITROIIARD I p. 65), appoggiava sul principio il Borgia ma poi, dopo qualche tergiversazione, riversò anch'egli i suoi suffragi sul Cibo (Lauti p. 619 - Dispacci in FABRONTO II p. 256-57,259, 262) Cf. PETRUC-CELLI I p. 306-307 - PASTOu III p. 161.

2H Gli sarebbe stato formalmente promesso dal Cibo, unitamente al capitanato per il conte Girolamo ed alla protezione dello stato [ Lett. Pandolfini in FABRONIO II p. 256, 262).

2 9 i». .MARSi dedica cit. Il FLAMINIO (Ep, 8 - 9 ; ebbe da Ini un appannaggio in denari e cibarie anche per la famiglia e potò per la sua liberalità aprire una scuola in Imola.

3 0 SULPIZIO DA v E R O L i pref. a Vitruvio dedicata al cardinale (TIRABOSCHI VI P. II pag. 215). Oltre quelle di Aristofane, Plauto e Terenzio, erano in voga le commedie del Dovizi e Macchiavelli riboc-canti, pur troppo, di situazioni immorali e frasi invereconde. Nel 1492 fu rappresentato un dramma di Carlo Verardi, segretario del car-dinale, pubblicato per i tipi del Silber (iV ANCONA Origini del teatro in Italia 2 p. 65 e seg. 347 e seg. - GREGOROVUTS IV p. 228, 247).

In quello stesso anno il Cardinale offrì 200 ducati per un torneo in Piazza Navona a fine di festeggiare la conquista di Granata (BUROUARD I p. 339 - CONTI I 374-75 - TE DAL LINI 317). Altra pas-sione del lì in rio era di possedere i più bei cavalli. Si racconta perfino che non avendo potuto averne uno magnifico posseduto dal Senatore, glielo fece togliere a viva forza (INFESSURA p. 225).

:u E quello della Cancelleria, il cui diseguo fu da alcuni attribuito a Bramante Altri fauno il nome del Sangallo, di Giocondo da Verona, di Andrea da Pregno, («NOLI II palazzo della cancelleria ecc. in Arch. Star, dell- Arte V p. 177 e 331 - Bramante in Poma in Rivista d' Italia 15 aprile 1898 p 690 - LA VAGHINO II palazzo della Cancelleria e seg. Cf. GR EGO uovi LTS IV 270, 329 - PASTOR III p. 461.

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CAPITOLO I 299

d e l l a s u a m i r a b i l e a r t e . 3 2 A n c h e Raffaello d' Urbino e b b e c o m m i s s i o n e d a l Riario p e r u n q u a d r o 33

U n t r a g i c o a v v e n i m e n t o t o l s e il C a r d i n a l e ag l i o z i di R o m a . Il 14 a p r i l e 1488 d e c e d e v a i n F o r l ì i l c o n t e Girolamo, v i t t i m a di u n a c o n g i u r a . 3 4 La v e d o v a Caterina Sforza, c o n la s u a s c a l t r a e d i n t r e p i d a c o n d o t t a , s a l v ò la v i ta e l o s t a t o a s è e d ai figli. D o p o p o c h i g i o r n i i n f a t t i i l p r i m o g e n i t o Ottaviano era a c c l a m a t o a s i g n o r e d i F o r l ì . 3 5 II C a r d i n a l e , c o l à a c c o r s o , vi g i u n g e v a a c o s e a g g i u s t a t e , m a « c o i r a u t o r i t à d e l g r a d o e c o n la s u a p r u d e n z a e d e s t r e z z a » si a d o p r ò a c a l m a r e o g n i a g i t a z i o n e e d a c o n s o l i d a r e l o s t a t o ai c o n g i u n t i , 3 6 ot-

32 II cardinale, per adornare le vaste sale del palazzo, andava acquistando qua e là oggetti d'arte e ricchi mobili; ma 11011 pare che s'intendesse molto di anticaglie. Fatto sta che un bel giorno gli si presentò un antiquario di Firenze ad offrirgli per 200 ducati mia statuina raffigurante uu amorino dormiente, che asseriva fattura di scultore greco o romano. Invece era opera di Michelangelo il quale, con artificio a lui soltanto noto, le aveva dato il colore del marmo antico. Il cardinale rimase facilmente gabbato, ma 'vi fu poi chi sol-levò dubbi siili' autenticità della scultura. Fu quindi inviata persona iu Firenze per conoscerne la provenienza, la quale, capitata nello studio dei Buonarroti, apprese da lui stesso come fosse andata la cosa, ed avesse ricevuto dei 200 ducati soltanto 20 per compenso della sua opera. Meravigliato di tanta bravura, non che della ingenuità dello scultore fiorentino, il cardinale lo fece invitare a recarsi ili Roma presso di lui. Il Buonarroti annuì e fu accolto dal Riario con grande cordialità (BUONARROTI Lettere - ed. Milanesi n. 342 - <;AYE Carteggio di artis'i II p. 53 - CONDIVI Vita di M. Buonarroti c 10 -(«OTTI Vita di M. Buonarroti 1 p. 15 e seg. - doc. 3). Il Cupido, di cui si fecero tante ricerche, non si sa ove sia finito (VENTURI in Arch. Storico dell' Arte I p 1 e seg ). Giova anche ricordare che, allorquando fu ritrovato il famoso gruppo di Lacoonte, il Cardinale vi aveva messo l'occhio sopra, ma dovè arrendersi all' ordine di Giulio II che fece trasportarlo in Vaticano, facendo dare dallo stesso, qual Camerlengo, ai fortunati scopritori De Fredis i proventi della porta Celimontana {Arch. Vatic. Arni. X X I X f. 57 p. 34 -VENTURI A. in Arch. Stor. dell'. Arte III p 97 e seg.).

33 Lett. 5 settembre 1508 cit. da VENTURI Storia della pittura del 500 II p. 16.

34 Relazione in EABRONIO II p. 319 - THUASNE I p. 520 - 2 1 -PASOLINI I p. 195 e seg., 245, secondo il quale la complicità di Lorenzo Medici non potrebbe risultare più chiara. In quanto alla parte che vi avrebbe avuto Innocenzo V i l i , Stefano di Castrocaro asseriva l'uccisione avvenuta « conscio Ponti/ice », mentre Ve spacci scriveva che il Papa desiderava « la novità dello stato, sed solum permettere » (FABRONIO l i p. 316, 320 e seg.). Cf. PASOLINI I p. 248.

35 30 aprile (PASOLINI I p. 230 e seg. - 264 e seg.). 3 6 PASOLINI I p. 306 - 307 e doc. 283, 287. Vi si trattenne dal 21

maggio al 19 ottobre ed il 26 tornava in Roma (BURCHARD I p. 239 -EUBEL II p. 49 n. 351). Recavasi di nuovo colà il Cardinale nell' anno seguente per sottrarsi alle ire di Franceschetto Cibo, il quale, avendo perduto una forte somma al giuoco, ebbe l'impudenza di accusarlo

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300 LIBRO VI

t e n e n d o di poi da I n n o c e n z o V i l i la c o n f e r m a de l -l ' i n v e s t i t u r a a d Ottaviano,:r7 e d a l l o s t e s s o Lorenzo Medici, t u t t ' a l t r o c h e e s t r a n e o a l l ' u c c i s i o n e d e l c o n t e Girolamo s u o fiero n e m i c o , la p r o m e s s a di p r o t e g g e r e il d i l u i s u c c e s s o r e . 1 , 8

A l l a m o r t e d ' I n n o c e n z o , a s s u n s e i l Riario, c o m e al s o l i t o , l e r e d i n i d e l g o v e r n o d e l l a C h i e s a , r i u s c e n d o a m a n t e n e r e , d u r a n t e la s e d e v a c a n t e , u n a r e l a t i v a t r a n q u i l l i t à . 3 9 E l e t t o A l e s s a n d r o VI , 4 0 o l t r e la c o n f e r m a d e l c a m e r l e n g a t o , si e b b e n u o v i l u c r o s i b e n e f i c i , 4 1 e d a l t r e s ì d i v e r s i i n c a r i c h i di f i d u c i a , fra i q u a l i q u e l l o di e s s e r e i n v i a t o a C a r l o VIII p e r d i s s u a d e r l o d a l pro-p o s i t o di v e n i r e i n R o m a ; 4 2 di f a r p a r t e d e l l a c o m -m i s s i o n e p e r la r i f o r m a d e l l a C h i e s a , a l l o r c h é q u e l p a p a i n u n m o m e n t o di r e s i p i s c e n z a d o p o l ' u c c i s i o n e

di baro. Chiarite ìe cose, il Riario potè di nuovo attendere ai doveri del sno ufficio ( INFESSUKA p 251 -52 - ARETINO Ragionamento della certe) Cf. GREGOROVIUS IV p. 16, 64.

18 lugl io 1488 (PASOLINI I p. 307). 38 Lett. in FARRONTO (II p. 364) nella quale il Medici, fra altro,

scriveva: Per S. S Revdma faro sempre quanto farei per un padre et protettor mio.

3 9 T H L A S N E I p. 5 5 7 , 5 7 0 e s e g . - PASTOR I I I p 2 5 1 . 40 Non è esatto che al Riario si dovesse principalmente 1' elezione

del Borgia (Vi a di Alessandro Y I e del duca Valentino Mss Bibl. Comunale p 33). Risulta invece che egli nei primi scrutini votò per il Carafa, sostenuto dallo Sforza (Prospetto dei voti ili DELLA TORRE Del conclave di Alessandro V I - 1933). Tale scrittore tentò difendere Alessandro VI dall'accusa di simonìa generalmente riconosciuta da gravi scrittori (PANVINIO, RAYNALDI ecc. sino a PASTOR I II p. 253 e seg. - doc. 180 - e THIJASNE II doc. 2 e seg.).

41 Reg. Vatic 772 f. 40, 43 - 773 f. 230. Disp. Valori in THIJASNE I p. 611. Si ebbe inoltre il palazzo del Card. Sforza, dando Borgia in compenso il p ropr io ov'era la Cancelleria vecchia (i>. TORRE p. 57-58). Secondo la Vita s c. (p. 30) avrebbe avuto anche 22000 ducati in contanti.

Va ricordato che durante il solenne possesso ili Laterano Ales-sandro VI fu colto da sincope e sarebbe caduto in terra, se Riario, che teneva uno dei lembi del manto pontificale, non 1Q avesse sorretto (DELFINO Lettere TU p. 88 - THIJASNE II p 4 e doc 5 a p. 616.).

4 2 DE CONTI (II p. 88) riferisce i termini della fiera protesta ch'ebbe a fargli, osservandogli, fra altro, * che la guerra a prò della religione (di cui quel re vanta vasi) non poteva cominciare dall' oltraggio a quella ». Ciò smentisce la notizia della succitata Vita (p. 132) che il cardinale in concistoro perorasse in favore di Carlo V I I ! e tanto meno l'asserzione del GIUSTINIAN (Dispacci - editi dal VILLART - I p. 85) che avesse contribuito a consigliare quel re a scendere in Italia. È noto invece quanto egli parteggiasse per Alfonso (TRINCHERÀ (yocl Aragonese l ì p 48 e seg.) per favorire il quale recossi presso la Sforza a persuaderla di unire le sue forze a quelle regie e pon-tificie (PASOLINI TI p. 337). Fu inoltre fra I cardinali i quali, nel ritorno di Carlo V U l <la Napoli, abbandonò Roma seguendo il Papa in Orvieto (EITBEL II p. 52 u. 580 - PASTOR III p. 312).

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CAPITOLO I 301

del duca di Gaudio, dichiarava di volersi u n i c a m e n t e dedicare « al bene della re l ig ione e della Santa Sede »;4* non che de l l 'a l tra per la d i samina del le accuse fatte al Savonarola, di colui cioè che più di ogni altro e con la maggiore sincerità propugnava la riforma eccle-siastica.4 4 Contraddizioni della politica di ogni tempo! La remissività ai voleri di papa Borgia procurò inf ine al Riario l ' a m m i n i s t r a z i o n e della diocesi di Viterbo e Tuscan ia 4 5 ambita per la v ic inanza a Roma e l ' im-portanza della città capoluogo del Patr imonio , se non per la ricchezza della mensa.

Ma, in breve, cotanto favore doveva a m a r a m e n t e scontarsi da l l ' operoso e leale porporato, dosare Borgia, dopo aver tentato di sost i tuir le nel camerlengato e d'insidiargli* perfino la vita,4 6 deposta la porpora, che mal gli si addiceva, imbrandiva la spada per formarsi uno stato.4 7 II suo cupido sguardo si volse princi-pa lmente sulla Romagna ove, fra i più floridi principati , era quel lo di Forlì e d ' I m o l a governato, stante la gio-vinezza di Ottaviano, dalla madre Caterina Sforza. Ed Alessandro VI, per secondare i disegni del figlio pre-diletto « oggetto e soggetto » di tutta la sua politica, d iment i co di aver promesso di essere altro padre per il g iovane principe, da Uri tenuto al fonte battes imale , 4 8

lo dichiarava, senz' altro, decaduto da ogni diritto su quel la città, per trovarsi in mora nel pagamento del

4 3 PASTOR I II p. 341 e seg. - doc. 37 e 41 - Molte furono le riforme suggerite, sulla scorta delle quali fu redatta una minuta di bolla, che non fu mai pubblicata, rimanendo lettera morta. Cf. CELIER Alexandre VI et la reforme de l'Eqlise in Melanges d? Archeol. et d histoire XXVII .

44 PELLEGRINI in Ardi. Soc. Eoiìi. St. P. x r . p. 719. 45 24 agosto 1498 (A. C. Canteri. I 67 - BIT BEL II p. 269). Cf.

IJGHELLI. 1 1410. È erronea l'asserzione di CORET INI. (p. 71), rac-colta da MARIANI (p 274), CAPPELLETTI (VI p. 151) e CRISTOKORI CTombe ecc. p. 257) che anche precedentemente il Cardinale avesse avuta l'amministrazione della Diocesi.

Wel Camerlengato del Clero di quell'anno (Arch. Catt.) si registra la spesa per il dono « D. Card S. (ieorgii Episcopo nostro in cjus creatione » consistente in 4 torcie di 15 libre P una, 8 paia di p 1-lastri, 8 libre di giaculotti; e l'altra per l'oratore inviato in Roma con le lettere relative al sussidio caritativo.

46 Disp Scalori in GREGOROVIIIS (IV p. 144). 47 17 agosto 1498 (BURCHARD I I p. 115 - 1 1 6 - EI BEL I I 54). 4 8 PASOLINI I p . 2 3 2 .

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302 LIBRO VI

canone dovuto alla Chiesa, co lpendolo altresì con le censure eccles iast iche. 4 9

Lo zio cardinale , con la sua abituale prudenza, cercò di stornare dal capo del congiunto la tempesta, o p p o n e n d o motivi di nul l i tà , a c c a m p a n d o la compen-sazione con diversi suoi crediti verso V erario ponti-fìcio, e r icorrendo ad innumerevo l i eccezioni dilatorie. Il suo modo di agire cauto, ma scaltro e persistente, se destava V a m m i r a z i o n e della curia romana , 5 0 non fece che irritare maggiormente i Borgia, fermi nel proposito di est inguere tutta « la progenie de la serpe indiavolata ». A nulla giovò V essere stato cotanto fedele e s o m m e s s o ai voleri del Pontefice, aver col laborato alla di lui doppia politica, l 'avere ammin i s t ra to con la mass ima oculatezza e correttezza il tesoro della S. Sede, provvedendo, oltre che al decoro ed all' abbel-l imento de l l 'Urbe , 5 1 anche ad allestire le soldatesche occorrenti al le imprese guerresche di Cesare Borgia.

Assicuratosi costui de l l 'appogg io di Luigi XII di Francia e contando sulla neutralità di Firenze e Venezia a cui invano aveva fatto appel lo la Sforza per stornare il grave pericolo che le incombeva , 5 2 un po' con le lusinghe, un po' con le minaccie , riusciva a impadro-nirsi d ' I m o l a e Forl ì . 5 1 Mentro la coraggiosa donna,

49 9 marzo 1499 (PASOLINI doc. 1012). Ha principio con la solita formula: Cum itaque iniquitatis fllins. L'iniquo era lo spogliato, non chi ne prendeva le spoglie !

5 0 PASOLINI doc. 1 0 9 1 . 51 Ebbe egli incarico in concistoro d'informarsi sullo stato delle

vie e ponti di Roma (26 novembre 1498). E sulla relazione da lui fatta fu deliberata 1' apertura della nuova via, che fu chiamata Ales-sandrina, della quale il Cardinale ebbe la direzione dei lavori (Lib. Concisi C p. 9, 29 e seg. - in PASTOR III p. 453). La nuova via fu inaugurata col giubileo.

5 2 PASOLINI I I p. 9 2 e s e g . - doc. 1 0 4 4 , 1 0 4 9 , 1 0 5 1 , 1 0 6 1 , 1 0 6 7 , 1 0 7 6 , 1 0 9 0 - SANUTO I I 1 3 3 2 , 1 3 7 0 .

53 25 novembre - 17 dicembre 1499 (PASOLINI Caterina Sforza p. 162 e seg., 170 - Nuovi doc. 62). Il Papa aveva inviato in Francia il figlio « quo nihil carius » raccomandandolo a Luigi XII, il quale lo assicurava della sua « filiale obbedienza » (Lett. 28 settembre 1498 - 4 febbraio 1499 in MOLINI doc. 11 e 13), e si accinse a far da pronubo a Cesare, disposandolo ad una figlia del re di Navarra, assegnandogli altresì il ducato di Valentinois ed il titolo di luogo-tenente generale, sicché quinci' innanzi questi si firmava: C. B de Francia Dnx Valentinensis ac regis Christianissimi generalis locnm tenens (Lett. in PKLISSIHR L' Alleanza fra Alessandro VI e Luigi XII in Arch. Soc. liom. St. P X V I I I p. 212-213 ed altre) Lo si chia-mava volgarmente il Duca Valentino. Quel re ipocritamente rispon-

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C A P I T O L O I 303

dopo aver messo al s icuro i figli, resisteva impavida nella rocca di quest' ult ima città agli sforzi .riuniti del le armi pontif icie e francesi , 5 4 il Cardinale, infor-mato dai suoi fidi di quanto si tramava in Roma a suo danno, sotto pretesto di recarsi ad una partita di caccia, si rifugiava nel le terre degli Orsini.55 Eppure, non ostante tale e tanta persecuzione, aderendo alla richiesta del Papa, cercò di persuadere la Sforza alla resa « acciò non fosse la total disfatta de' figlioli », aggiungendo Tofferta, da parte sua, di u n ' a n n u a rendila di 4000 ducati per essa e famigl ia, a che 1' eroica donna rispose con un rifiuto, tacciando di viltà e pusi l lani-mità il cardinale . 5 6 Rimasta però con pochi uomin i alla difesa della rocca quasi cadente, stremata di forze e ferita, finì co l i 'arrenders i . 5 7

Per quel l ' impresa Cesare Borgia ebbe gli onori del trionfo, ricevè il grado di Gonfaloniere della Chiesa e perfino la rosa d 'oro , solita a darsi ai più potenti principi od ai più celebri capitani , 5 8 mentre l ' intrepida « virago > era condotta prigione in Roma e r inchiusa in Castel S. Angelo , 5 9 ed il cardinale andava ramingo

deva alla Sforza: Noi non siamo giudici del Papa che li possiamo vetare che ne le sue terre non possa usar jurisdictione a suo modo (PASOLINI doc. 1090).

Sì Venezia, che Firenze erano legate da speciali trattati al re di Francia (15 aprile - 28 ottobre 1499 - LUX RI IL 1990 - MOLINE doc. 14).

5 4 S A N i r r o I I I 49 - 5 0 , 5 6 - PASOLINI I I 1 4 1 , 1 5 4 - 5 5 . 55 21 novembre 1499 (BUEÌCHAKD II, 170 - E»ELESSEER l.-c. p 211).

Da Monterotondo, ove sostò dapprima, raggiunse poi Pitigliano, indi Talauione e di là si recò in Savona, sua patria (SANUTO i l i 72 -Lett. Catano 6 dicembre in PASOLINI doc. 1106); ma poi tornò in Toscana, trovandosi il 29 in Lucca (IDEM C. Sforza Nuovi documenti numero 64).

5 6 PASOLINI Nuovi doc. ii. 63 - 64. Secondo il PRIULI (Diari p. 244) il cardinale si sarebbe recato per la bisogna in Porli. Egli poco si preoccupava, del resto, di Caterina, n a cercava salvare lo stato ai nepoti, e vedendo la mala parata aveva indotto i Veneziani a ricet-t a r l i (SANUTO I I I 5 0 , 56) .

5 7 12 g e n n a i o 1 5 0 0 (PASOLINI doc. 1117 - I I p 2 2 3 c s e g ). Cf. BURCHA.UI) II 198 ed altri. Il generale Ludovico Marinelli pub-blicò uno studio dal titolo - Caterina Sforza alla difesa dei suoi domini della Romagna - in cui - constatata la lenta ed incompleta organizzazione della difesa di lle due rocche, per quauto veri e propri baluardi in quel tempo, l'azione fiacca e slegata dei difensori, l'in-capacità di alcuni capi e la codardìa di altri - conclude che 1* eroismo soltanto di una donna non poteva esser sufficiente per siffatta ardua impresa (Atti e Doc. per le provincie di Romagna 1932 p. 95 e seg.j.

M U IL NO il A un III 204- 206, 208 -212 - KIT BEL II p. 55 n. 126. 5 9 SANUTO I I I 5 8 , 8 9 , 1 4 1 - TEDALLINE 2 9 3 .

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304 L I B R O V I

i n I ta l ia , r e c a n d o s i di po i i n F r a n c i a a r i n g r a z i a r e di p e r s o n a i R e a l i p e r la p a r t e a v u t a n e l l a l i b e r a z i o n e d e l l a S f o r z a e p e r r a c c o ' m a n d a r l o r o la s o r t e d e i ne -p o t i . 6 0 D i là t o r n ò i n I ta l i a al s e g u i t o di L u i g i XII; 6 1

e, r i d o t t o s i p o s c i a i n P a v i a , vi r i m a s e s i n o a l l a m o r t e di A l e s s a n d r o VI . 6 2

6 0 SANUTO III 72, (399, 805, 848, 1095, 1548 - IV 136. Entrò in Parigi ricevuto con tutti gli onori il 17 febbraio 1502 (ivi IV 176, 186, 258 - 59).

Il D' Allegre si era recato da Viterbo il 20 giugno 1501 in Roma a reclamare la liberazione della Sforza, sotto minaccia di ricorrere alla forza (PASOLINI II p. 284- 85). Scarcerata il 30, andò in Firenze ove fu ospitata da Lorenzo Medici, nel cui palazzo visse (Nuovi doc. n. 1152) Cf. .MARTAxr Del luogo ov' è morta Caterina Sforza -Bologna 1880. È gratuita asserzione quella di GREGOROVIUS (IV p. 108) e di altri che fosse segregata in una cella delle Murate.

61 Entrò in Milano il 2N luglio 1502 e segui poi il re a Genova (i»' AVTOX I I p. 2 4 - 2 5 , 5 0 - I I I 5 0 , 8 3 - SANLTO I V 2 9 0 , 2 9 6 , 2 9 9 , 312 - TEDALLINI 299 - 300). Cf. XKRT ACHILLE La venuta di Luigi XII a Genova in Atti Soc. Ligure XIII 967 e seg.

62 Secondo il G I I S T I N I A N (TI p. 85) SL il Hiario che il Card. Della Rovere avevano rappresentato al re V Italia come un paradiso, mentre egli vi trovò l'inferno (SAXITO IV 647, 752 - 53).

Non ostante che Alessandro VI gli avesse intimato di tornare in Roma, sotto pena di decadenza da ogni ufficio, tuttavia, per non imicarsi il re di Francia che lo proteggeva, non osò privarlo neppure del Camerlengato. Gli atti continuarono ad essere emanati in suo nome (Arch. di Stato di Roma - Mandati 1501 - 1502) Cf. DEL RE Discorsi critici sui Borgia in Arch. Soc. Rom. St. r. IV p. 165 e seg. Ed inoltre fu il Riario incaricato di procedere contro gli ecclesiastici del ducato di Milano, che non riconoscevano 1' autorità di Luigi XII (Bolla 1 ottobre 1500 in PELISSIER Documents sur le reqne de Louis X I I -Montpellier 1912 - p. 297 - 98).

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CAPITOLO II 3 0 5

CAPITOLO I I .

Lotta ad oltranza fra le fazioni Viterbesi — Indifferenza dei Borgia — Rapina in danno del duca Talentino — Aggressione del-l' ambasciatore Francese — Punizione del Comune — I Magari zesi entrano in città — I Gatteschi sopraffatti - tentano la rivincita — Cospirazione contro Cesare Borgia — Alessandro Y I in Viterbo — Tradimento Borgiano — Dimostrazioni popolari per la pace — Indulto papale — Venuta del Valentino — Frate Egidio rappacifica i con-cittadini — Morte di Alessandro VI — Baldassarre Simi e Adriano Caprini ne curano la salina — Ritorno del Card. Riario — Pio I I I — Giulio II.

Per l'assenza forzata del Cardinal Camerlengo e Vescovo di Viterbo, veniva a mancare il più autore-vole intermediario fra le fazioni cittadine, le quali, rotto ogni freno alla loro irriducibile rivalità, si fecero di una combattività sempre più aggressiva. I Gatteschi si sarebbero acconciati ad una tregua, purché gli esuli si tenessero a debita distanza dalla città,1 ma costoro non solo non accettarono tale condizione, avidi, come erano, di una rivincita; ma sfogavano tutta la loro rabbia nel depredare il territorio ed uccidere quanti trovavano a coltivare i campi ed a custodire il be-stiame, coinvolgendo nelle loro rapine anche viandanti stranieri.2 I rettori della città si vendicavano di tali delitti, cacciando indistintamente parenti ed affini dei fuorusciti;3 i quali, a loro volta, a tale sistematico ostracismo, contrapponevano la persecuzione dei par-tigiani dei Gatteschi, che vivevano in Roma ed altrove. Andrea Spiriti, protonotario apostolico e chierico di

1 31 maggio 1499 (Riforme X X V I f. 92). La presenza ai patti nuziali fra Laura Orsini e Federico Farnese (2 aprile) dei Viterbesi Prospero de' Gatteschi, dottor Aristofilo Fiorendoli e letterato Cornelio Benigni (GREGOROVIUS L. Borgia doc. 18) ci fa credere che fossero essi incaricati delle trattative.

2 II 12 luglio furono uccise 20 persone e catturate oltre 600 bestie grosse. Più tardi furono aggrediti taluni Senesi (Biforme cit. f. 99 1 , 113). bell'agosto fu assalito un corriere lombardo sulla via di Roma (Disp. in P E L L I S I E R / / alleanza ecc. 1. c. p. 190). JSe 1 gennaio 1500 presso Viterbo fu rapinato un ricco signore che andava al perdono (LANDucci p. 205).

3 Biforme cit. f. 100.

20

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3 0 6 LIBRO VI

camera « degnissimo e molto reputato prelato » venne aggredito e ferito per le vie dell'Urbe, e sarebbe stato ucciso, se non si fosse rifugiato nel palazzo del car-dinale Orsini, mentre la propria casa era svaligiata.4

Per rappresaglia i Gatteschi fecero una cavalcata contro Veiano, castello degli Orsini, per l 'aiuto che costoro davano ai Maganzesi.5

Le autorità governative in quelle lotte partigiane rimanevano del tutto passive, seguendo forse in ciò le istruzioni dello stesso Papa, il quale, meditando la rovina di entrambe le potenti famiglie Colonna ed Orsini e loro aderenti, considerate come « vere piaghe dello stato della chiesa », vedeva di buon occhio che si dilaniassero vicendevolmente, politica invero in certa guisa giustificabile,6 qualora non vi fosse stato a rac-coglierne r eredità un Cesare Borgia, il quale doveva formarne un primo nucleo per estendere il suo dominio anche sul Lazio.7 A scuotere l'indolenza del Papa e dei suoi ufficiali era d'uopo che venisse dapprima svaligiata, presso Bolsena, una carovana di muli carichi di sete e broccati d' oro pertinenti al Valentino, di che fu fatto carico ai Farnese, per essersi i ladroni rifugiati nelle loro terre;8 e di poi fosse aggredito sullo stradale da Montefiascone a Viterbo 1' ambasciatore di Francia Barone D'Aigremont, il quale, oltre che essere stato spo-

4 16 agosto 1499 - BURCHARD l i 160 - Giusiinian Dispacci I p. 31. 5 Prot. I I Spiri. Altobelli p. 90 - Riforme cit. f. 111. 6 MACCHIA.VELLI (Principe cap. X I ) lo giustifica senz'altro, fa-

cendo rilevare che quelle due fazioni « stando con le armi in mano in sugli occhi del pontefice, tenevano il pontificato debole ed infermo ».

7 Ideile fortezze si ponevano castellani a lui devoti (PASTOR I I I doc. 48). Nella rocca di Montefiascone pose egli un presidio spagnolo ( F I E R I BUTI p. 198). Il governatore del Patrimonio doveva da lui prendere gli ordini (Breve 27 settembre 1501 - Riforme cit. f. 201 l ) . Fin dal 1494, valendosi di persona a lui devota, aveva tentato di avere il governo di Orvieto, a cui si sarebbero uniti Bagnoregio, Montefiascone, Acquapendente, Girotte, facendone una legazione a parte. Le sue pretese doverono però limitarsi alla sola Orvieto di cuij(16 luglio 1495) fu fatto governatore perpetua (Riforme d'Orvieto C L X I I c. 293 e seg ). Nel 1496 (22 marzo) ebbe il governo a vita di Bieda (PERUGI Codex Dipi. Bleranus doc. X X I V ) e nel 1498 (24 set-tembre) quello di Soriano (PENNAZZI p. 256). Si vociferava infine di farlo dittatore perpetuo di Roma (DE CONTI IT p. 267).

8 GREGORO viiis L. Borgia p. 109.

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CAPITOLO II 3 0 7

gliato di tutto il denaro e del bagaglio, fu ferito uni-tamente ad un suo famiglio9.

Fu finalmente inviato un commissario con pieni poteri, che prese di mira principalmente i Corsi, gente di pessima fama, cacciandoli dalla provincia; ma furono sospettati anche i fuorusciti ed i Colonnesi.10 Ciò che però passò il segno si fu l 'aver ritenuto il Comune civilmente responsabile dell' aggressione, per la ragione che era accaduta nel territorio viterbese, e fu quindi multato in mille ducati.11 Giustizia veramente Bor-giana! Il cattivo esempio veniva invece dall'alto,12 e non poteva davvero farsi uno speciale addebito a Viterbo di una condizione di cose deplorata come una triste prerogativa di quel periodo, in cui, a giudizio di Egidio da Viterbo « giammai nelle città del dominio pontificio più immani furono le sedizioni, più frequenti le distruzioni, più cruente le stragi, più impunite le grassazioni sulle vie, più pericoloso il viaggio dei pel-legrini ».13

9 12 inaggio 1500 - BURCHARD II 217 - SANUTO|III 327 - Lett. in THUASNE I I I 4 5 - PINZI I V p. 3 8 6 .

10 15 dei presunti autori del delitto furono catturati esimessi in Roma (BURCHARD 1. c.). Circa i Corsi vedi Brevi 21 - 25 maggio 1500 ad Acquapendente (Arch. Soc. Hom. St. P IV p. 101), a Montefiascone (PIERI BUTI 199), a Nepi (RANGHIASCI 130), a Soriano (EGIDI n. 48), a Tuscania (CAMPANARI doc. 83). Simile breve dovè inviarsi anche a Viterbo, seppure non fu tenuto conto che il nostro Comune fin dal 1499 aveva licenziato quanti Corsi erano al suo servizio (Biforme cit. f. 78 1 ). SANUTO (III 403) fa ascendere al numero di 80 i Corsi di qua sfrattati. Non ostante tali ostracismi ne rimanevano nello stato e perfino ai servizi del Bargello, uno dei quali rubò un cavallo^, al Duca di Gravina (Atto 8 giugno 1501 nel Prot. 12 di Gir. Erculei p. 75), Anche il Governatore di Roma emanò un bando al riguardo (BURCHARD II 218). Sui Colonnesi vedi lett. 23 maggio in THUASNE I I I 45.

11 Riforme cit. f. 132 1 . Si conciliò per la metà. IlJ{Signore D' Aigremont ebbe 1300 ducati e non se ne contentò (SANUTO I I I 403).

12 In un' Invertiva contro Alessandro VI, deplorandosi i tumulti e le stragi che ovunque avvenivano e particol arni ente in Viterbo, gli si rimproverava di averne dato egli l'esempio (BURCHARD I I p. 212 e seg. !. E non mancava chi attribuiva gli episodi briganteschi agli ordini del Papa, che poi faceva mostra d'inviar gente a re-primerli (Disp. in PKLLISIER 1. c. p 172, 191). Va notato^ anche quanto scriveva BURCHARD (II 217) a proposito dell'attentato allo Spiriti. « S. D. JN". ernbuit et videbafnr valde dolere quod res acta esset ita inecte ».

13 « Nunquam in rivi tati bus sacrae ditionis sediti o immanior, nunque direptio crebrior, nunque caedes cruenti or, numque in viis crassatorum vis liberior, numque peregri no rum iter pericuìosius » (Hi st. X X Saec. f. 328,). Cf. GUICCIARDINI I p. 3 1 3 .

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3 0 8 LIBRO VI

Tutti questi incidenti, e le conseguenze che ne deri-varono, diminuirono il favore dei cittadini verso la parte Gattesca, che da diversi anni, a dire dei suoi detrattori, tiranneggiava, sempre nel timore di essere scalzata da un momento all 'altro dal potere.14 Gli av-versari infatti si preparavano ed un colpo di mano, d'accordo con Cesare Borgia, i cui luogotenenti Vitel-lozzo Vitelli, Carlo Orsini e Giovati Paolo Baglioni pre-starono loro valido aiuto, e con la complicità altresì del castellano della rocca, a cui il pontefice stesso avrebbe ordinato di lasciar libero ingresso agli assa-litori. I Gatteschi, a capo dei quali era Giulio Colonna, non seppero o non ebbero il tempo di organizzare alcuna resistenza; ed i loro capi, avendo caro e grazia di aver salva la vita, fuggivano per 1' usciolo di una porta della città, abbandonando cavalli e roba all'avida soldatesca, che non contenta di tal bottino, si diè a saccheggiare le case, senza distinzione se di nemici o di amici, disputandosi poi la preda a colpi di spada.15

Ciò avvenne il 24 agosto 1500 e l'accaduto si gabellò qual mutamento « dello stato ecclesiastico », la cui ricorrenza venne poi annualmente celebrata con corse di cavalli e con giostre di tori.16

Naturalmente d' allora le parti s' invertirono. I perseguitati ed i fuorusciti di prima, impadronitisi del

14 Silvestro di Fazio, notaio di Canepina notava: MuHae angnstiae et tribulationes passi sumus propter partialitates Viterbii, quia Gattenses Viterbium tenebant in maximum timo rem alterius partis quae erat exul (Prot. 2 p. 138 l ) . E nelle Riforme ( X X Y I passim.) si accenna al tempo « regiminis ac tyramnidis, tumultus et invasioni s Gattensium ».

15 II suddetto Kotajo scriveva: S. Pontifex et Ursini ingredierunt Viterbium et Gattenses fugam acceperunt cum D. Iulio Golumna qui Viterbium tenebat contra uoluntatem Pontificis et D. Ursini cives statum Viterbii optenti possiderunt (f. 139). Cf. MATA RAZZO p. 131 - 32 -SANUTO I I I 685, 713 - TOMM. DI S. SILVESTRO 141-42 - PINZI I V 387 -388. Devesi anche tener presente che Fa1)io Orsini nepote del Card. G. Battista aveva per moglie una Borgia (GREGOROVIUS L. Borgia p. 160).

16 II giorno preciso si rileva da una testimonianza del 1532 (Cod. 49 Com. f. 13). PINZI ha il 27. Circa i festeggiamenti, oltre il Cod. cit., Cf. Riforme X X V I I f. 34 * - 35 al 23 agosto 1501, ciò che conferma la data sopraindicata.

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CAPITOLO II 3 0 9

Comune17 e protetti dagli Orsini,18 divennero i perse-cutori degli avversari, che doverono, a loro volta, esu-lare dalla patria, rifugiandosi parte in Bagnoregio, parte in Umbria e nelle Marche.19 Triste alternativa di quei tempi di fazioni!

Nel settembre, avendo il Papa fatto pressione, per i fini della sua doppia politica, a che Orsini e Colonnesi si rappacificassero, posero questi ultimi per condizione che si riammettessero in Viterbo i fuorusciti loro par-tigiani. Avviate le trattative, quantunque gli Ortani garantissero per i Maganzesi, nulla si concluse.20 Frat-tanto i Gatteschi, rimasti in città, tramarono un'insur-rezione popolare, giovandosi del malcontento vivissimo della popolazione per i danni subiti in occasione del passaggio delle truppe pontificie e francesi dirette verso Napoli, tanto che la città era stata « quasi per intiero spogliata e derubata »;21 ma i Maganzesi messi sull'av-viso, coli 'aiuto del Baglioni e di altri fautori degli Orsini, irruppero nelle case elei cospiratori (13 luglio

17 Biforme X X Y I f. 149 e seg. Dei Priori fu anche il figlio di Paiamone 1' uccisore di Princivalle Gatti ( X X V I I f, 3), e la custodia della città era affidata a Rinaldo Monaldeschi ( X X Y I f. 180). Agli eredi di Serafino Cerrosi, ucciso in uno dei trambusti, fu abbonato il debito per 1' appalto di una gabella (ivi f. 158).

18 Carlo Orsini, cui si dava l'appellativo di sua dominatio, fu pregato di lasciar soldati a difesa della città, e di far liberare l'ora-tore degente nel carcere di Tordinona; al medesimo ed a Giordano si raccomandava di adoprarsi a che non si subissero danni da parte delle truppe francesi e così di seguito (Riforme X X Y I f. 164 e seg., 172, 178 e seg.). Il Card. Orsini poi veniva nominato protettore della città unitamente al Card. Borgia (ivi f. 159, 174).

19 Atti nel Prot. I I di Spin. Altobelli (p. 99 - 126) per quanto riguarda Bagnoregio, i cui rappresentanti, per liberarsi da qualsiasi molestia, chiedevano che la città fosse aggregata al governo d' Orvieto (Biforme d' Orvieto c. 3 5 1 0 8 1 cit. in nota a TOMM. DI SILVESTRO p. 134). I ricoverati nell' Umbria si univano ai fuorusciti di Todi e di altri paesi (MATERAZZO p. 161 e seg., 170). Alcuni presero ingaggio contro Pesaro (SANUTO I I I 713).

20 Atto 1 dicembre 1500 in LEONCINI Fabrica Oriana I Y p. 257 -Ms. in Arch. d' Orte. Cf. SANUTO I I I 842.

21 Riforme cit. f. 177 1 e seg. 183 -84. Ciò avvenne nel giugno 1501. Una vendita la si diceva fatta « propter annonam caram et alendi rictus carior solito propter adventus exercitus et castrorum in civitate Viterbii fere tota spoliata et derobata (Prot. 11 G. Erculei p. 45).

Sul contegno di quelle truppe sotto il comando di Berard Stuart d'Aubigny, giunte il 28 in Roma Cf. BURCHARD I I p. 288 e seg. -CONTI I I 2 3 5 - 3 6 - SANUTO I Y 49 e seg . 6 1 - 6 2 - TOMM. DI SILVESTRO 164-65. Però v'ha chi lodava i francesi per il loro ordine e la puntualità nel pagar biade e vettovaglie (NARDI I p. 250 - TEDAL-LINI 294) .

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6 LIBRO VI

1501) uccidendone parecchi, e rimanendo vittima della loro efferatezza perfino un putto di 18 mesi, in modo da togliere a chiunque la velleità di ulteriori muta-menti. 22

Per quanto Alessandro VI non si preoccupasse troppo di tali lotte locali, pur tuttavia, a corto di denari, avendone bisogno per combattere i Colonna caduti in disgrazia, rei di aver prestato aiuto agli Aragonesi,23 impose una forte multa ai Viterbesi, i quali cercarono, a mezzo dei loro protettori e di altri influenti personaggi, di farla alquanto ridurre.24 E dopo tutto ciò, per colmo di misura, si ordinava al nostro Comune di fare incetto di pollame e selvaggina per onorare e festeggiare la comitiva che da Ferrara, con a capo il Cardinal Ippolito, si recava in Roma in occa-sione del matrimonio della prediletta figlia di Ales-

2 2 BURCHARD I I 2 9 8 - TOMM. DI SILVESTRO 1 6 6 - SANUTO I V 7 6 -SILV. DI Euzio 139. Il giorno dopo fu inviato in Roma un oratore a significar ch'era cessata ogni turbolenza (Ri orme cit. f. 195J.

23 Federico d' Aragona fu dichiarato decaduto dal regno con bolla 25 giugno 1501, che veniva diviso fra Luigi X I I di Francia e Fer-dinando di Spagna (RAYNALDI X I 380 e seg), ciò che fu biasimato da MACCHI A VELLI (Principe c. 3J coinè uno degli errori commessi dal sire francese il quale doveva occuparlo, se poteva, con le sue forze, per la qual cosa non potè mai stabilmente possedere alcuno stato d'Italia. Sulla parte presa da Egidio da Viterbo a favore del disgra-ziato re Federico vedi SIGNORELLI II card. Egidio da Viterbo p. 9 - 1 0 e nota a p. 132.

PIXZI (IV p. 385) è in errore nel credere che i Gatteschi con-tassero sull'appoggio de' Francesi, i quali invece erano contrari ai Colonnesi che parteggiavano per 1' Aragonese.

24 Fu fissata in lOOCfO ducati, e ridotta a 4500 (Riforme cit. f. 199, 2 1 9 P e r pagare l'ultima rata di 2000 fu imposta una tassa sul bestiame e furono impegnati i beni del Comune, non che le argenterie della fabbrica di S. Lorenzo ( X X V I I f. 25 * - 27 PINZI (IV p. 389Ì dubita che fosse questo il compenso pattuito dai Maganzesi per 1' oc-cupazione della città. Ma riflettasi che se ne parla soltanto nell' ottobre 1501 e perciò deve quel pagamento riferirsi agli ultimi avvenimenti. Inoltre si fa cenno di un istromento stipulato al riguardo; e, per quanto si fosse in periodo Borgiano, non è verosimile che una con-venzione sì obbrobriosa e compromettente si facesse per iscritto. Si consideri infine che, nel trattare la riduzione d'ella somma, la si qualifica composizione, e quindi doveva riferirsi ad una multa (Riforme X X V I f. 218 e seg. - X X V I I f. 25). A dare esecuzione a tali sanzioni fu incaricato Tommaso vescovo di Forlì di cui nel breve relativo (27 settembre) si diceva: Cum sit prelatus noster domesticus et a nobis solis ac a dilecto fllio nobili viro Cesare Borgia duce Romandiole dependet (Riforme X X V I f. 201 » ).

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CAPITOLO II 3 1 1

Sandro VI Lucrezia con Alfonso d'Este, transitata per Viterbo il 21 dicembre.25

Dopo i Colonna, dichiarati ribelli, colpiti dalle censure ecclesiastiche e privati dei loro castelli che vennero divisi fra i Borgia,26 gli Orsini, i quali avevano cooperato alle imprese del Valentino, ben compresero che sarebbe giunta anche per loro l 'ora del « redde rationem » e cercarono perciò di porre un riparo alla strapotenza del Duce, facendo causa comune con quanti signorotti condividevano con essi il timore di « essere uno ad uno divorati dal dragone».27 Alessandro VI, per ogni evenienza, andava dal proprio canto for-tificando la rocca di Civitacastellana, col forzoso con-corso anche de' Viterbesi, i cui lavori sorvegliava e sollecitava di persona, transitando, in una delle visite che vi faceva, per la nostra città.28 Per la troppa cre-dulità e balorda cecità dei collegati, gli avvenimenti però si svolsero a loro esclusivo danno; dappoiché, dopo essersi concluso un accordo con la reciproca intenzione di non osservarlo, il Valentino, più astuto

25 8 dicembre 1501 (Riforme cit. f. 224 1 ). Simile richiesta facevasi ad Acquapendente e Castro (Arch. Soc. Rom. St. P. I Y p. 104, 586; a Corneto (App. a DE CONTI I I doc. 21;, a Montefiascone ( P I E R I RITTI p. 45), a ]Nepi (IÌANGHIASCI 132) e Yetralla (PAOLOCCI - SCRIATTOLI 132). Le nozze seguirono il 28 (GREGOROVIUS L. Borgia doc. 32). Anche nel natale 1502 il Papa chiedeva l'invio di capponi e sel-vaggina, per la cui abbondanza d' ordine del Duca Valentino si era riservata la bandita della Cipollara (Riforme X X V I I f. 43 1 , 57;.

26 20 agosto 1501 (RAYNALDI X I 363 e seg.). Vi si ricordava perfino l'affrónto fatto in Anagni a Bonifacio V i l i ! Dei beni loro con-fiscati si fecero due ducati, fra cui quello di Nepi dato ad un fanciullo di 3 anui Giovanni figlio del Papa e di Giulia Farnese sfrontatamente legittimato il primo settembre, dopo aver tentato di attribuirlo a Cesare (GREGOROVIUS L. Borgia doc. 27-28) . Cf PASTOR U t 412-413.

Qualche castello di poca importanza fu dato a Paolo Orsini (Reg. Vatic 868 f. 183;. Con atti 25 novembre - 10 dicembre 1502 (Prof. 9 Ag. Almadiani f. 58-62) si ratificava in Palestrina la vendita di Penne da Francesco Colonna a Giov. Corrado Orsini.

27 Così scriveva G. Paolo Baglioni (VILLARI Macchiavelli I, 390). È famosa 1' adunanza della Magione presso Perugia, alla quale intervenne il Card. Orsini con altri della famiglia (GUICCIARDINI I I p. 55 e seg. - DE CONTI I I 257 - MATARAZZO 204-205 - SANUTO IV 337, 366,377,382) - Cf. BALDI Vita di Guidobaldo da Urbino I I p. 15 e seg. - VILLARI Macchiavelli I 390 e seg. - PASTOR I I I 423 e seg.

28 Si chiesero all'uopo 100 uomini, ma poi si convenne di cor-rispondere 300 ducati, ridotti in seguito a 200 (Riforme cit. f. 171,177;.

Della sua venuta il Papa dava l'annunzio il 10 settembre per il prossimo mercoledì (Riforme X X V I I f. 38 l ) . Cf. GREGOROVIUS IV p. 127.

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3 1 2 LIBRO VI

e adusto all ' inganno ed al tradimento,29 riuscì a trarli nel tranello, facendoli imprigionare e poi uccidere.30

E ad un tempo in Roma, per ordine del papa, era arrestato anche il Card. Orsini coi suoi più intimi famigliari, fra cui il viterbese Andrea Spiriti.31

Della disgrazia capitata agli Orsini naturalmente profittarono i Gatteschi, parecchi dei quali si aggiravano ansiosi di rivincita nei paesi vicini, mentre i loro fautori rimasti in città vi suscitavano continui tu-multi.32 Nel gennaio 1503 un forte numero di esuli si riuniva presso le terme con lo scopo di tentare un colpo di mano su Viterbo, per la qual cosa i Maganzesi si posero sulle difese.33 Ogni mena faziosa fu però sventata dal popolo stanco di quelle lotte partigiane.

Un bel giorno un gruppo numeroso di donne e fanciulli vestiti di bianco, che agitavano ramoscelli d'olivo, dipartendosi dalla chiesa della SS. Trinità percorse processionalmente le vie della città gridando:

2 9 EGIDIO DA VITERBO (Hist. cit. f. 326) lo diceva t dolo ac proditione potentissimus ». Invece MACOHIAVELLI (Principe c. 16, 18) riteneva una necessità in un principe, massime nuovo, di operare contro la fede per mantenere lo stato !.

30 Lo stesso Borgia V annunziava al doge di Venezia (SANUTO IV 593); ed incaricava il Machiavelli, inviato a lui dalla Signorìa di Firenze (teste de visu) di render quella avvisata del successo « per avere spento i nemici capita]issimi al re, a lui, e a voi e tolto via ogni seme di scandolo e quella zizzania eh' era per guastare V Italia » (MACCHIAVELLI Legazione al duca Valentino lett. 44). Cf. del medesimo la Belasione in Opere - ed. 1868 - p. 222 e seg. - BURCHARD II 354 - 356 - Lett. d> Isabella dy Est e in Arch. Stor. Ital. App. I I 236 ecc. -GREGOROVIUS TV p. 129 - 131, 156-57, ove si riportano le congra-tulazioni fatte al Borgia chiamato prudente ed astuto, mentre oggi si porrebbe al bando del mondo civile chiunque commettesse simile delitto. Anche i più recenti critici sono alquanto benevoli a suo riguardo considerandolo non peggiore di molti altri dei loro giorni, dato che essi avevano la forza e perciò il diritto (SEMERAN Die Con-dottieri p. 312).

3 1 BURCHARD I I 3 4 3 , 3 4 5 , 3 5 6 - 5 7 - GIUSTINIAN I 3 1 3 - 3 1 4 -SANUTO I Y 602 - TE DAL LI NI 302, 305. Non fu liberato lo Spiriti che alla morte di Alessandio VI e sotto cauzione, non ostante le migliaia pagate per il riscatto. Ebbe la soddisfazione di presenziare il verbale dei funeri fatti a quel Papa (THUASNE App. I I I n. 14).

32 iNelP agosto 1502 i Priori ricorrevano al Senato Romano contro i Vitorchianesi che ricettavano i fuorusciti (Riforme X X V I I f. 33). Nel Cod. 581 Com., contenente il registro del Camerlengo, nell' aprile 1502 e nel gennaio 1503 è segnata la spesa < in nocte qua fuit tnmultns Gattensium * (f, 18 », 38 » ).

33 Biforme cit. f. 61 * - 62.

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CAPINOLO Ì1

pace pace con voi, pace vuole la Madonna.34 II governatore Niccolò d' Esle, vescovo di Adria « amante della pace e della quiete » colse la palla al balzo, adoprandosi a tutf uomo per comporre ogni dissenso, in che trovò consenziente Alessandro VI, che gli diè piena facoltà di assolvere i colpevoli di qualsiasi delitto ed eccesso compiuto nelle trascorse turbolenze, di restituire i beni confiscati e riammettere ai pubblici uffici chiunque ne avesse diritto.35 Tale indulto, il quale per altri papi avrebbe avuto il significato di un atto di vera e propria indulgenza, per il Borgia non fu che un mezzo politico, onde assicurarsi la neutralità, se non la benevolenza, di chi avrebbe potuto intralciare i progetti ambiziosi di suo figlio Cesare, deciso a snidare dagli aviti castelli, ove s'erano rifugiati, i superstiti della famiglia Orsini, volendo « tutta sradicarla questa casa ».36 Per la bisogna il Duca attendeva a radunare ingenti milizie nel Patri-monio, che andavano ovunque devastando e rubando per soddisfarsi delle paghe arretrate.37 Per circa quin-dici giorni pose egli il quartiere generale in Viterbo con circa 6000 uomini, 1000 cavalli e 20 carri di arti-

34 Chron. Conv. SS. Trinitàtis nel Cod. 28 Arch. Catt. p. 504 -505 -BUSSI p. 291 - BONANNI II Santuario della Madonna Liberatrice in Viterbo p. 18 e seg. - Ànnales Angustin. I p. 31 e seg. - SIGNORELLI Il Card. Egidio in Viterbo p. 11 -12. he donne offrirono un voto d' argento alla Madonna Liberatrice, PINZI non fa cenno affatto di tale episodio.

35 Breve 22 gennaio 1503 (Marg. I f. 126 1 - SIGNORELLI op. cil. doc. LIX) . Anche tale documento fu trascurato da PINZI, che pure accennava al suo contenuto ed alla pace stabilita e giurata il 15 di quel mese, desumendo la data, senza citarla, dalla Cronaca sopra indicata, data, come sotto si vedrà, errata. Niccolò, nominato gover-natore fin dal 10 giugno 1502, era chiamato « amator pacis ac quietis » (Biforme cit. f. 44 *, 62 » ).

36 Relazione in SANUTO (IY, 208). Il Valentino, oltre minacciare Pitigliano feudo di Niccolò Orsini, generale delle truppe venete, faceva arrestare la moglie di Bartolomeo D' Alviano ed altre donne, ricusandosi di rilasciarle, non ostante gli ordini del Papa ed i reclami della repubblica della laguna («FUSTINIA.N I 333 - SANUTO I V 649 -TE DA. L'UNI 302, 309 - IIO.MA.NRN V 160-161). Ippolita Baglioni, vedova di Giovanni .Gatti, donna « di sommo ingegno e prudenza e molto onorata dai cittadini » (MATARAZZO p. 153), fuggiva con le sue figlie in Firenze per sottrarsi ad ogni pericolo (Lett. Ardinghelli in Arch. Stor. Ital. S. I l i Y . XTX p. 38).

3 7 BURCHARD I I 347 - COSTI I I 251 - TOMM. DI SILVESTRO 199-200 -NARDI I 150. Fra gli altri paesi fu saccheggiato Yitorchiano (SANUTO IY 374), che s'era rifiutato a ricevere le soldatesche Borgia-ne, di che in seguito, per intercessione del Senato Romano, ebbe da Cesare il condono (BOVANI p. 41).

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3 1 4 Lt&fcO VI

glieria, di cui fece la mostra con grande apparato.38

La città rimase ancora una volta priva di qualsiasi vettovaglia e spoglia di tutto, tanto che (come scriveva T oratore veneto) i meschini abitanti si morivano di fame 39

Quella lunga fermata neppure capacitò ad Ales-sandro VI, cui premeva che si fosse presa d'assalto Bracciano, la rocca forte degli Orsini, per la quale impresa aveva rimesso al Duca in Viterbo 40000 ducati, a mezzo del cardinal San Severino, con severi rimbrotti e perfino minaccie contro il figlio.40

Partito T ospite non desiderato, furono riallacciate le trattative per la rappacificazione generale, a che molto contribuì la parola calda e persuasiva del con-cittadino Egidio, che qua, fortunatamente, ebbe a tro-varsi.41 L'accordo, di cui si fecero garanti i giurati delle Arti prestando una cauzione in denaro, fu san-zionato con pubblico rogito e festeggiato con un solenne

38 La sua venuta « cum felici exercitu ecclesiae » era da lui stesso annunziata il primo febbraio, e quindi si deliberava di riceverlo degnamente (Riforme cit. f. 65 1 ). Il 31 gennaio era in Acquapendente da dove il 2 febbraio partì per Bolsena ove si fermò a desinare, e da Montefiascone il 5 entrò in Viterbo (GIUSTI.NI.AN I p. 379 - Lctt. in GREGOROVIUS L. Borgia doc. 45 - TOMM. DI SILVESTRO 199-200). La mostra si effettuò il nove (GIUSTINIAN p. 391 - SANUTO IV 740, 749). Del 12 è una lettera di lui da Viterbo (DE CONTI App. doc. 23). Il 18 era ancora qua e il giorno seguente raggiungeva Su tri (GIU-STINIAN p. 402 - SANUTO IV 764). Non si sarebbe dunque fermato in Viterbo soltanto 2 o 3 giorni, come riferisce TOMM. DI SILVESTRO (1. c.) uè 20 come in Ricordi Sacchi p. 32 e BUSSI 291. Anche di tale venuta (inconcepibile omissione) tace il PINZI.

11 2 marzo qua transitavano altre milizie (Riforme cit. f. 68J e vi rimaneva di guarnigione una compagaia col capitano Borso (6od. 581 p. 44). Erano forse i berrovieri assunti dal Governatore a spese metà del nostro Comune e per l'altra della Provincia (Riforme cit. f. 6 2 ' ) .

3 9 GIUSTINIAN I p. 402 - SANUTO I V 758. Per ogni evenienza il Comune aveva consegnato ad un privato gli oggetti preziosi e 1' ar-genteria « ut in loco tnto portaret in transita, ecclesiastici exercitns » che doverono poi oppignorarsi per far fronte a spese urgenti (Riforme cit. f. 82 -83). In un atto si diffalca un affitto « castris Ducis t e Valentia et soldatis adventis » (Prot. 15 G. Erculei p. 108J.

4 0 TOMM. DI SILVESTRO p. 201 - Lett. 1 marzo al duca d' Este (<J 1 LEGO ROVI US I V p. 1 5 7 ) .

41 Chron. Conv. SS. Trinitatis p. 507. Il 15 gennaio (data ivi indi-cata). Ma è errata, poiché Frate Egidio iu quel mese fu dapprima in Siena e quindi in Bologna (Leti, nel God. 1001 B. A. f. 62 - 63 -SLGNOIÌELLI li Card. Egidio n. 65 a p. 176).

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c a p ì t o l o tt

banchetto.42 II governatore, a sua volta, pronunciava la sentenza di assoluzione., secondo il mandato rice-vuto. 43 E per qualche mese sembrò invero che final-mente la pace regnasse in Viterbo.

Il 18 agosto 1503, dopo alcuni giorni di malattia, moriva Alessandro VI, sul quale, a parte quanto narrò la cronaca spìcciola o inventò la leggenda, gli storici imparziali hanno emesso il loro severo giudizio a co-minciare da Egidio da Viterbo44 sino al Pastor, che nella sua retta coscienza scriveva: La longanimità di Dio era esaurita.45 E a figurarsi se lo fosse la pazienza dei sudditi! Roma cadde in piena anarchia e pareva che « fosse tutta per andare in rovina ».46 Cesare Borgia, gravemente malato, si era rinchiuso e fortificato nel Vaticano da dove, a mezzo de' cardinali a lui fedeli, cercava di far pressione sul Sacro Collegio per la ele-zione di un papa, che continuasse l'opera del padre.47

Ma ormai egli era esautorato, di modo che nulla o ben poco si aveva più a temere da lui. Visto pertanto inutile qualsiasi tentativo per conservare il potere, non

42 II 7 marzo si nominavano due oratori a ringraziare il Papa della concordia raggiunta; ed il 2 aprile si adunava per sanzionarla il consiglio generalissimo in S. Francesco (Biforme cit. f. 69 1 , 74). Il banchetto fu indetto per il 18 (ivi f. 78)

L'atto fu stipulato dal JNot. Napoleone di Ser Angelo cancelliere del Comune (Chron. Conv. Trin. p. 508), ma non si ritrova nè nelle Riforme, ove (al fol. 60 1 ) si ha soltanto l'intestazione del Bannimen-tum Gubernatoris super pace habito, senza riferirne il contennto, nè nei protocolli di quel Notaio conservati nell' Archivio Notarile.

La garanzia delle Arti si rileva da atto 2 giugno con cui quella dei Calzolai accede alla richiesta fatta dal Governatore « prò pace et bono civitatis ne factiones amplius vigeant » (Prot. 9 Ag. Almadiani pagina 103).

43 4 aprile (Marg. I p. 1261 ). Non ne fa menzione PINZI. In memoria del fausto avvenimento è rimasta 1' epigrafe apposta

sull'architrave della porta del palazzo già Gatti in Piazza S. Stefano ora V. Emanuele: CONCORDIA CIVIIJM INSTAURATA MDIII.

. 44 Hist. cit. f. 327 - riferito da GREGOROVIUS I V p. 343 - ed in volgare da PINZI IV p 394.

45 I I I p. 429. L'illustre storico gabella i tentativi di salvarne la fama quale « indegno travolgimento della verità » (p. 434). Anche DELLA TORRE (op. cit. p. 125) riconosce che niun apologista riuscirà mai a togliere ogni macchia dalla memoria del Borgia e ninna difesa potrà cancellarne le colpe. PASOLINI (C. Sforza I I p. 309) osservava: Se la chiesa non gli era morta fra le braccia è proprio segno che Dio la protegqev Cf. anche PICOTTI Alessandro VI in Enciclopedia Treccani I I p. 344.

4 6 EGIDIO DA VITERBO 1. C. Cf. GREGOROVIUS I V p. 3 4 6 e s e g . 47 Più volte fu dato per morto (SANUTO V 68, 76). Presso di lui

erano 11 cardinali (GIUSTINIAN I I 134, 157 - SANUTO V 106).

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316 LtfìRO VI

badò che a serbare le ricchezze accumulate ed a schi-vare le insidie tesegli dai nemici, concludendo un accordo col Sacro Collegio, per il quale obbligavasi a lasciar Roma entro breve termine.48

In mezzo a tanto affannarsi del Valentino e dei partigiani suoi per porre in salvo, con le proprie per-sone, le loro robe,49 e nell'abbandono del Vaticano da parte dei più intimi cortigiani, va rilevato V atteg-giamento caritatevole di due viterbesi: Baldassarre Si mi, allora semplice sostituto del sacrista, divenuto poi cerimoniere pontifìcio, che prestò volonteroso l'opera sua per lavare e vestire il cadavere del defunto Pon-tefice; e Adriano Caprini, chierico di camera, che assunse In direzione delle onoranze funebri.50

Durante il conclave giungevano in Viterbo truppe Francesi, le quali pretesero di avere in pegno la rocca, minacciando altrimenti di prenderla d'assalto. Il Gover-natore, che vi si rinchiuse, rifiutò dichiarando che r avrebbe soltanto consegnata qualora ne ricevesse gli ordini del sacro Collegio che, a sua volta, negò T au-torizzazione richiesta.51 Per fortuna sopraggiunse il Card. Riario, il quale, quantunque sollecitato a recarsi in Roma fin da quando Alessandro VI si considerava beli' e spacciato, non si era mosso da Pavia, temendo Cesare Borgia, da cui cercavasi infatti d'impedire ad ogni modo la venuta dell' insigne porporato sì per mare che per terra.52 Rassicurato però dall' accordo concluso da costui col S. Collegio, in base al quale si obbligava di ritirarsi in Nepi, si affrettò a raggiungere l'Urbe, ove, dopo una breve sosta nella nostra città

4S BURCHARD I I p. 3 5 2 , 3 6 1 - GÌ IT STI XI A * I I App. doc. 5 - SAVI'TO V 8 0 - BALAX V 4 2 5 .

49 Dispacci in PASTOR III App. doc. 50-51. 5 0 BURCHARD li 352, 361. Il Caprini era stato nominato Segretario

apostolico il 31 marzo ed aveva fama di persona molto destra (cir-STINIAX II p. 30). Su entrambi vedi SIG SORELLI II Card. Egidio da Viterbo App. II cap. IY n. 6 e 10 È certo esagerata la narrazione

che faceva il Marchese di Mantova sui funeri del Borgia avvenuti « senza molto honore » avendo un facchino trascinato il cataletto con ima corda legata al piede del cadavere (Lett. 23 settembre in CHE-CORO vi uà L. Borgia doc. 44).

51 2 settembre (TOMI, NI SILVESTRI) p. 228 - BURCIIAIÌD TI 363 -GUICCIARDINI l i 100) .

5 2 GIU3TIXI A.N I I p. 1 1 3 - CONTI I I 2 9 0 .

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CAPITOLO II 3 1 7

ov' era cotanto atteso,53 pervenne il 9 settembre, accolto trionfalmente, oltre che dai rappresentanti del S. Col-legio e del Senato, da numeroso popolo che lo ac-clamava, quasi se fosse « papa o re ».54 Qual Camer-lengo immediatamente assunse la presidenza del celo cardinalizio e la custodia del conclave, di cui fu segre-tario il sullodatò Adriano Caprini, mentre altri prelati e professionisti viterbesi vi assistevano al seguito dei più influenti cardinali.55

Non pare che fra i papabili si facesse anche il nome del Iìiario. La sua nomina in quel momento sarebbe stata il segnacolo di una troppo brusca reazione alla politica Borgiana e la prevalenza assoluta della fazione francese,56 mentre i cardinali italiani inten-devano evitare il sopravvento sì di questa, che della spagnuola, le quali si contendevano il papato. Tuttavia ebbe anch'egli alcuni voti.57 Dopo alquanti scrutini, il ventidue di quel mese risultò eletto il Piccolomini, degno invero della massima stima ed accolto con sommo giubilo sì in curia che dal popolo; ma, pur troppo, era così malandato in salute che dopo 27 giorni di pontificato passò all 'altra vita.58

Sì il periodo del primo conclave, che quello del breve regno di Pio III, non che l 'altro del secondo

53 Fin dal 29 agosto (TOMM. DI SILVESTRO p. 224); ina il 4 set-tembre era tuttora in Firenze (LANDUCCI 259). Cf. Riforme d' Orvieto 165 f. 301.

54 Ada Concist 14 - BURCHARD II 308 - GIUSTINIAN II 187 -SANUTO Y 8 4 - T ED AL LINI 3 0 7 .

55 Furono costoro: Giov. Battista Almadiani scrittore apostolico al seguito del Card. Cara fa; Fazio San tori col Della Rovere, e Niccolò Bonelli medico del Card. Casteldensi ed inoltre il Si mi familiare del sacrista (BURCHARD II 372 -73, 379, 383 - GIUSTINIAN II 197 -SANUTO Y 8 6 , 93) .

5 6 PASTOR (III p. 470) fa anche il nome di lui fra gli esclusi, basandosi sopra un dispaccio riferito al Doc. 53, nel quale però non se ne fa cenno. Del resto il favorito dei francesi era V Amboise, il quale, facendosi forte della vicinanza dell'esercito francese, minac-ciava di ricorrere alla forza contro gli avversari (GIUSTINIAN II 150 e seg. - 185 e seg).

R>7 BURCHARD II 382 - SANUTO V 93-94 . 58 II 18 ottobre (BURCHARD I I 393). Yi fu chi insinuò che ap-

punto per essere vecchio ed infermo fu eletto (GUICCIARDINI I I p. 104). EGIDIO DA VITERBO, che pronunziò un prolisso discorso in Siena, ove trovavasi, sul tema « fecit lumen in tempore suo » (TIZIO Ilist Senensis f. 365) lo diceva Sacri Se natii s lux et gloria din habitus (Hist. X X Saec. f 329). Cf. PICCOLOMINI PAOLO II pontificato di Pio III in Ardi. Star, Ital. S Y. T 32 p. 102 e seg. - L-ASTOR III p. 473 e seg.

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3 1 8 LIBRO VI

conclave per Viterbo segnarono una ripresa della lotta delle fazioni. A turbare la calma, durata qualche giorno dopo la morte di Alessandro VI, sotto la minaccia del-l'occupazione straniera, proprio il dì in cui si adunava il conclave per la scelta del successore (16 settembre), entrava in città uno degli Orsini, Renzo da Ceri, che dava la caccia ai seguaci di Cesare Borgia. I Maganzesi ne profittarono per lanciare il grido di guerra O/so, Orso ! Allarmati di ciò, i Gatteschi si armarono e scesero sulla via, ed incontratisi cogli avversari, ne nacque una rissa furibonda, che il Governatore con le sue poche guardie non riuscì a sedare. Molti furono gli uccisi da ambe le parti; e la zuffa micidiale terminò soltanto a sera con la espulsione degli Orsini.™ Ai primi di ottobre costoro tentarono di prendersi la ri-vincita. Fu questa volta Bartolomeo d' Alviano, il celebre condottiero, che si presentò a chiedere la consegna della rocca;60 ma, incontrata seria resistenza da parte dei cittadini, tirò innanzi con la mira di catturare il duca Valentino,61 al quale Pio III aveva avuto la dab-benaggine di perdonare, permettendogli di rientrare in Roma da Nepi, ed assicurandolo che 1' avrebbe protetto dall'ira popolare e dalle insidie degli Orsini/2

non ostante 1'opposizione dei cardinali e specialmente del Riario.63

5 9 TOMM. DI SILVESTRO p. 228. Furono uccisi perfino il nepote del Governatore e 15 guardie (Ivi e SANUTO V, 147) Cf PINZI IV p. 399-400. Ili atti 25 settembre e 3 ottobre a riguardo di un cavallo consegnato a Renzo di Ceri, a titolo di rappresaglia sul Valentino, si accenna a « multa homicidia et derobationes in civitate commissa * (Prot. 12 Gir. Erculei p. 270 - Divers. Th. De Antiquis 11 Borgia aveva fatto man bassa del castello di Ceri (Testimonianze in atto di ricognizione del corpo di S. Felice papa in C A P P E L L E T T I X p. 539).

6 0 GIUSTINIAN 11 p. 228 - SANUTO V 168 Nelle Riforme ( X X Y 1 I f. 95) all' otto ottobre si registrano i provvedimenti « prò tutela ci-vitatis attentis quae noviter occurrerunt hiis snperioribus diebus ».

61 Costabili in BALAN V 426 - TEDALLINI 309. Secondo notizie raccolte da M A C C H I A VELLI (Legazione Prima alla corte di Roma Lett. 18) alcuni soldati dell' Alviano si trattennero alquanto in Viterbo, in attesa della paga per raggiungerlo. Aveva egli, a quanto si diceva, un odio particolare contro il Borgia, per avergli catturata e violentata la moglie (SANUTO IV 649, 763); e quindi corrispose con la massima buona volontà agli inviti dei suoi congiunti (GUICCIARDINI II p. 99).

6 2 CONTI I I 2 9 3 - GIUSTINIAN I I 2 1 8 , 2 2 6 - GUICCIARDINI l i 104-105 - SANUTO V-148, 187-88 - TEDALIJNI 308. Lett. del Duca da Nepi nell' Arch. Gonzaga soìio citate da GREGOROVIUS (IV p. 410).

BURCHAR1) l i 390 - GIUSTINIAN 11 237 - SANUTO V 160,169,177.

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CAPITOLO II 3 1 9

I Viterbesi, sicuri di trovare altrettanta indulgenza presso il buon Pio, a mezzo di speciali oratori chiesero a loro volta la remissione di tutti i delitti perpetrali durante i tumulti popolari, ed il condono di una parte del tributo, onde rifarsi dei danni sofferti dalle genti del Borgia e dai Francesi « che avevano estenuato la città in modo che vi era rimasto appena di che vi-vere ».64 Allorché giunse in Roma Y ambascerìa, Pio III spirava. Intesa la morte del Pontefice, Micheletto, mi-nistro del Borgia, rimasto nella rocca di Soriano a guardia del tesoro del padrone, il 20 ottobre scendeva con la sua soldatesca in Viterbo a liberare i Gatteschi che si erano rifugiati nella rocca per timore degli Orsini65 ignari, al certo, che costoro, per mediazione del cardinal Riario, ed in odio a Cesare Borgia, si erano accordati coi Colonna di non venire in contrasto fra loro e di proteggere la libera elezione del nuovo Pontefice.66

Anche nel conclave che seguì tornò a farsi il nome del Riario, quale probabile successore al pontificato;67

ma il più favorito era quello del cugino Della Rovere,68

con cui aveva condiviso l 'esilio, il quale, avendo avuto questa volta maggior agio di preparare T am-biente, dopo poche ore risultò eletto il primo novembre con T unanimità dei suffragi, avendovi concorso sì Francia che Spagna, Orsini e Colonnesi e perfino il duca Valentino coi suoi partigiani.69 Al Riario, che fu

64 « Propter damna intollerabilia et incomoda in presenti anho tum propter adventum D. Yalentini, tum per transitimi Gattorum qui adeo ipsam ex'enuarunt ut vix vitam ducere et se alere possimi » (Riforme cit. f. 97).

6 5 TOMM. DI SILVESTRO f. 2 3 3 - SANUTO V 3 5 6 . TE DALLI NI (p. 305 - 306) lo chiama « Boja suo » adattandosi egli perfino a stran-golare le persone designate

6 6 (il USTI NI A. N li 237 - GUICCIARDINI II 1 0 6 - 1 0 7 - MACCHI A VELLI Leg cit Lett. 1 e 3 - SANUTO Y 127, 177. Cf. GREGOROVIUS IV p. 349 - 50

6 7 SANUTO V 204. Lo stesso re di Francia non aveva più in Ini fiducia (Disp. Nasi in PETRUCCELLI p. 459).

68 Si scommetteva su di lui al 90 per 100 (MACCHIAVELLI 1. c. lett. 4).

6 9 BURCHARD II 400 - CONTI II 296-97 - GIUSTI xi AN II 272 e seg. -MACCHI AVÈLLI 1. c. lett. 6. In quanto al Duca e fautori 1' oratore Fiorentino così si esprime « L'uno ha bisogno di esser resuscitato, gli altri d' essere arricchiti » (lett. 4). S'intende che larghe furono

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3 2 0 LIBRO VI

uno dei suoi principali fautori, spettò di proclamare l'elezione di Giulio II (che si vuole scegliesse tal nome per mostrare 1' alto concetto che aveva del pontificato, del quale intendeva raffermare e consolidare il dominio temporale),70 e di porgli sul capo il triregno,71 facendo inoltre egli stesso le spese dell'incoronazione, poiché la cassa pontificia si era trovata vuota.72 E nel solenne possesso in Luterano il medesimo fece eriggere un arco trionfale simile a quello di Costantino, entro cui era nascosto un giovane che al passaggio del pontefice uscì fuori a recitar versi in lode di lui. Chi lo vide lasciò scritto \che fu una « delle cose belle che mai furono fatte in Roma ».7:{ Tanto zelo fu, come si vedrà, molto male ricompensato da Giulio II.

le promesse (GUICCIARDINI II p. 108 - MACCHIAVELLI lett. 3 - 4 , 8) Cf. PASTOR III p. 480 - p ET R UCCELLI p. 464 - LUZIO Isabella d'Èst e e Giulio II in Rivista df Italia die 1909 p. 858 e seg.

70 Animus Cesareus (Orazione gratulatoria dei Genovesi in Atti della Società Savonese I 437).

71 BURCHARD l i 4 1 1 , 4 1 4 - SANI ;TO V 4 7 0 . 72 At'ch Vatic. Intr. et exit 535 f. 156. 73 TE DALLI NI p 310.

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CAPITOLO III 321

CAPÌTOLO III.

Il Card. Kiario protegge Viterbo — È elevato a Vescovo di Albano — Missione pacifica del Card. San Severino — Bolla papale sulla conciliazione delle fazioni — Interpretazione e modifiche di troppo severe sanzioni — Gita di Giulio I I — Morte del Card, di Gurch, legato del Patrimonio — Fazio Santori cardinale — Altra gita del Papa — Zuffe fra soldati della scorta — Matrimoni imposti.

Il cardinale Riario, naturalmente, fu uno dei più intimi ed assidui confidenti del cugino salito alla cat-tedra di S. Pietro,1 su di che contavano molto i Vi-terbesi, i quali, del resto, trovarono in lui ad ogni occasione un protettore equanime e disinteressato.2

Avendo egli avuta il 29 novembre 1503 la chiesa di Albano, una delle suburbicarie,3 in ossequio alle regole canoniche, da semplice diacono, quale era ri-masto sino allora, ritenne doveroso ordinarsi prete, per poi esser consecrato vescovo. 4

Ciò non ostante, non lasciò T amministrazione della diocesi viterbese (come da taluno si disse) per fortuna della nostra città, che potè continuare ad avere in lui un potente ausilio presso il Papa, spe-cialmente per riparare alle tristi conseguenze delle lotte partigiane, a causa delle quali, com'ebbe a con-statare lo stesso Giulio II, Viterbo, ch'era già « fra le

1 BURCHA.RD I I p . 4 0 3 e s e g . , 4 2 3 , 4 3 2 , 4 5 4 - GIUSTINIAN I I 2 9 1 -SANUTO V 333, 484, 504 e seg., 611 e passim. Al card. Grimani lo stesso papa disse che qualunque cosa volesse si rivolgesse a colui (ivi 483).

2 « Ex quo est maximae authoritatis cnm D. iV. P. » (Riferme X X V I I f. 100 -101). A mezzo degli oratori dottor Bernardino Nini e Raniero Capocci suoi familiari, si rinnovarono le istanze fatte a Pio III , aggiungendosi la richiesta del Card. Medicia legato, conte-nuta quest' ultima in un memoriale a parte da consegnarsi soltanto al cardinale, mentre se ne taceva in quello rimesso direttamente al Papa ! - Cf. PINZI I V p 403. I l Medici, f in dal 1492, aveva avuto il governo di Bolsena (DOTTARELLI Storia di Bolsena p. 373); e brigava, per riavere anche la legazione del Patrimonio.

3 B U R C H A R D II p. 412 - EUBEL III , 3 - CRISTOFORF Cronotassi 42. 4 1 - 9 aprile 1504 - e celebrò la prima messa il 26 maggio in

S. P ie tro (BURCHARD I I p. 433, 452, 456).

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322 LIBRO VI

più ricche e tranquille città dello stato della Chiesa > era ridotta « quasi vuota di cittadini e di ricchezze ».5

A rappacificare i Viterbesi ed a salvarli da guai ulteriori, il Ria rio ebbe a validi cooperatori dapprima il Duca d'Urbino che avrebbe avuto speciale incarico al riguardo dal Papa,6 e di poi il cardinal Federico San Severino, al quale fu affidata la legazione del Pa-trimonio. 7

Nel recarsi questi nella nostra città (22 luglio 1504), dopo avere imposto una forte contribuzione al Comune, per mantenere un buon numero di armigeri necessari ad assicurare V esecuzione dei suoi decreti, indusse i Viterbesi ad eleggere quattro pacieri,8 i quali però, sia per poco zelo od insipienza, sia per la caparbietà dei concittadini, nulla riuscirono a concludere. I Gatteschi, molti dei quali vivevano qua e là in esilio, non si fidavano dei loro avversari; e non fu, se non dopo lunghe trattative e previe sicure garanzie, che si deci-sero a nominare i loro rappresentanti per comparire dinanzi al Papa, che aveva a sè avocata la cosa. 9

5 Dal breve 28 settembre 1505 (Marg. I f. 197 ' ). Con atto 15 . novembre il Comune era costretto a cedere il pascolo di una parte del territorio « cum propter suas seditiones et factiones et parlialitaies et rixas sit in maxima egestate et calamitate » (Prot. 14 Gir. Erculei p. 17).

6 Al novembre 1503 leggesi nelle Riforme (XXVII f. 104): Fama est quod. Ili Dux Urbinns discedens ab Uibe et huc transiens habet in commissis a S. D N. componere et quietare res civifatis. Lo si nominò perciò protettore. Ma non si ha altro cenno di tale missione. Del resto Giulio II, fin dall'inizio del pontificato, preoccupato delle pes-sime coudizioni in cui aveva trovato il Patrimonio, aveva emanato un decreto contro i baroni ed i comuni, perchè provvedessero alla sicurezza della provincia (8 novembre 1503 in Bull Rom. V 399 e seg.). Con altro 22 luglio 1506 condannava tutti gli abusi, oppressioni, ingiustizie da parte dei signori sì ecclesiastici che laici ed obbligava tutte le autorità comunali di essere annualmente sottoposte a sindacato (ivi 418) Cf. GOTTLOB Cam. Ap. 120 e seg., 145, 170 circa altri prov-vedimenti - e PASTOR I l i p. 492.

7 La nomina fatta fin dal 24 maggio 1504 (BU.RCHA.RD II p 452 -EUBEL III, 4) fu partecipata con breve 5 giugno (Riforme cit f. 118-PINZI I V p . 4 0 4 ) .

s Riforme cit. f. 125 » -126, 130 - Ricordi Priori II p. 6 1 . Insi-steva egli principalmente per rimettere in città i fuorusciti, per la qual cosa lo si accusava di essor favorevole ai Colonnesi (GIUSTINIAN III p. 202).

9 « Asserentes de voluntate et parte Gattesca multos esse et in variis locis morati et propterea difficile est illos simul in eodem loco conveniri et congregari » (Dalla procura 28 dicembre 1504 fatta in Bagnaia - Prot. 2 Spinello Altobelli p. 138 e segJ. PINZI (IV p. 417) erra nell' attribuire tale atto al 1505. 11 suddetto notaio era fra coloro

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CAPITOLO III 323

Giulio II, udite le parti contendenti, con bolla 10 gennaio 1505 impose ai Viterbesi « vera e perpetua pace » con reciproco perdono di tutte le offese ed ingiurie, assolvendo da ogni pena gli autori dei delitti perpetrati nei trascorsi moti faziosi, ma ordinando nel contempo che avesse piena esecuzione qualsiasi sen-tenza pronunciata o da pronunciarsi per i reati com-messi fuori di quel periodo, e mantenendo altresì lontano dalla città e dalla diocesi per cinquanta miglia i condannati; ordinando inoltre che si restituissero i beni a coloro, a cui erano stati indebitamente tolti od ai loro discendenti, tranne quanto fosse stato preda di truppe straniere; e tutto ciò, previa consegna delle armi da chiunque detenute e sotto comminatoria della scomunica e delle più severe pene pecuniarie e corpo-rali ai contravventori, dichiarandoli rei di lesa maestà e nemici del cristianesimo e ponendoli al bando del civile consorzio col negar perfino la sepoltura in luogo sacro ai loro resti mortali da gettarsi in un letamaio, alla pari degli animali immondi! 1 0 Ciò non ostante, non si ristabilì pienamente la pace fra le fazioni, tanto che lo stesso Giulio II, il quale riteneva « suo dovere la giustizia verso chiunque » ed altrettanto reclamava dai suoi sudditi,11 trovò necessario mitigare in parte le dette disposizioni, meglio determinando alcune clau-sole contenute nella bolla, estendendo V indulto ai delitti commessi nei sei giorni consecutivi ai tumulti, designando individualmente i cittadini da escludersi dalla città, il luogo ove dovessero dimorare e la durata della pena, fissando norme per la restituzione dei beni e la consegna delle armi, è prescrivendo infine che niun barone o signorotto potesse intrattenersi in Viterbo oltre tre giorni e per più di tre volte Tanno, 1 2 a ciò

che dimoravano fuori di Viterbo. Del 1503-04 si hanno parecchi atti da lui stipulati in Roma nel palazzo apostolico ed in quello Colonna (ivi p. 127 1 e seg.).

10 Marg. I p 197 t - PINZI IV p. 406- 407 - che la dà volgarizzata. Nel 1506 fu destituito un Notaio per avergli trovato armi nascoste

in casa (Prot. I I Giov. Malvicini p. 125). "•Dal breve 23 febbraio 1505 (Perg 820 Com.). 12 Breve 28 settembre 1505 (Marg. I p. 197 » - PINZI I V p. 410

e seg.). Fra i banditi erano Giovanni di Palemoner Gregorio Monaldeschi,

a cui i Gatteschi non sapevano perdonare le antiche e nuove offese.

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324 LIBRO VI

indotto dalle scorrerie continue che facevano nel ter-ritorio taluni messeri, pronti sempre a pescare nel torbido.13

E per meglio accertarsi quale fosse il vero stato delle cose, dopo aver visitato Nepi, Civitacastellana, Soriano, Caprarola ed altri paesi, si recò nella nostra città nel settembre 1505, entrandovi trionfalmente il 19. Aveva egli desinato nel convento della Quercia, ove era pervenuto il giorno innanzi, ospitato dal Cardinal Ria rio. u Prese residenza nella rocca;15 ed il 27 inter-venne alle funebri onoranze rese nel tempio della Trinità a Raimondo Perault, detto il cardinale di Gurk,

13 Principalmente Bartolomeo di Alviano, reduce dalla guerra di Napoli, « cupido di cose nuove e impaziente di quiete » si aggirava qua e là, danneggiando il territorio, più da predone che da soldato » (GUICCIARDINI I I 1 5 5 - DE CONTI I I 3 4 0 - SANUTO V I 19 - TOMM. DI SILVESTRO 291). Il nostro Comune, per aggraziarselo, gli fece un dono (Cod. 581 p. 135;.

Nel luglio era presso Vetralla e di là si recò alla selva dei SS. Giovanni e Vittore, ove si trattenne alquanto, volendosi assicurare dell' aiuto di Gian Paolo Bagliori, eh' era in .Graffignano, e poi di là, cedendo alle rimostranze del Papa, lasciò il Patrimonio transi-tando per Capodimonte, diretto a Pitigliano (MACCHIAVELLT Legazione l i a biena Lett. 1 - 7 ) . Rifiutato da Firenze qual capitano, si volse ai datini di quella repubblica, e correva voce che volesse ridurre la Toscana sotto il dominio di Spagna (IDEM Lett. Familiari 1 giugno 1504). Ma il viceré Consalvo lo sconfessava avvisandolo di nulla tentare sotto pena di ribellione (PITTI Dell' Istoria Fiorentina p. 88-89 -Vita di Antonio Giacomini in Arch. Stor. Hai IY P. II p. 214-215). Il condottiero « senza condotta » tanto per cominciare tentò liberare Pisa, ma, sconfitto dai Fiorentini (17 agosto - SANUTO VI 213 - TOMM. DI SILVESTRO 1. c.) se ne tornò al soldo de' Veneziaui dai quali fu no-minato governatore generale dell' esercito. Fatto prigione nella bat-taglia d' Agnadello (14 maggio 1509) rimase in cattività sino al 1513 (ROMANIN V p. 184, 207 e seg.). Sotto le sue bandiere erano alcuni Viterbesi, fra cui Ottavio Tignosini (Atto in Prot. II di Nap. Ser. Angeli p. 189), mentre al soldo de' Fiorentini erano G. Battista Spiriti e Giulio Colonna, (FITTI Vita cit. p. 211) richiamato nel settembre 1505 da Viterbo, ove si trovava (MACCHIAVELLI Lett 3 aprile 1503 e Istru-zioni 2 settembre 1505 - in Opere p. 928 e 945). Neil'agosto di quel-1' anno era segnalata la presenza nel Viterbese del famigerato Miche-letto, rimasto anch' egli senza padrone, associatosi ai Baglioni (TOMM. DI SILVESTRO p. 292). Nel Cod. 581 (f. 1971 ) si accenna infine a certi Spagnoli, che pretendevano aver alloggio in città. Costoro erano stati assoldati dai Fiorentini ed il 31 erano nella selva dei S. Gio-vanni e Vittore in attesa della paga (MACCHIAVELLI 1. c. p. 966).

1 4 BURCHARD I I 492 - 94. Avevalo già accompagnato in Frascati, Ostia, Nepi e Civitacastellana, da dove lo precedè in Caprarola (Ivi 459, 477, 493-94 - SANUTO V I 148, 217, 222 - KUBKL I H p 9).

15 Ricordi Sacchi f. 34 - BURCHARD 1. c. - SANUTO VI 237, 239 -TOMM. DI SILVESTRO 2 4 1 .

La rocca fu adobbata a spese del Comune, che dovè anche pagare 25 scudi, per il riscatto del baldacchino ai palafrenieri del Papa. A sera s'incendiò la girandola (Cod. 581 f. 140 e seg.;.

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CAPITOLO III 325

morto in Viterbo,16 mentre vi esercitava le funzioni di Legato.17 II giorno seguente, celebrata la messa dello Spirito Santo in S. Francesco, fece giurare e pubblicare la pace cittadina.18

Il primo ottobre il Pontefice andò in Toscanella e di là proseguì per Corneto, Tolfa e Civitavecchia.10

Il primo dicembre, non ostante la viva opposizione del Sacro Collegio,20 ebbe luogo una promozione di vari prelati al cardinalato, fra i quali fu Fazio Santoli Viterbese, Vescovo di Cesena e datario apostolico, che, da familiare devoto e discreto, aveva seguito il Della Rovere sì nella buona, che nella mala fortuna.21

Nel febbraio 1506 Viterbo era di nuovo in sub-buglio. Giovati Battista Spiriti, nel tornare da Roma ov'erasi recato per talune incombenze del Comune, fu aggredito e gravemente ferito; perciò si minacciavano violente rappresaglie contro i presunti autori ed ispi-ratori del delitto. Dovè intervenire di nuovo il Papa a calmare gli animi, riservando a sè la ricerca e pu-

16 Celebrò la messa il sacrista Niccolò di Acquapendente, Ago-stiniano, Arcivescovo di Durazzo (BUROHARD 1. c.).

17 Dal 30 maggio ( B U R C I U R D II 485, 492 - SANUTO VI 230). Era stato uno dei più fieri oppositori di Alessandro VI e grande amico del Della Rovere, col quale lo vedemmo transitare per Viterbo al seguito di Carlo V i l i (Pag. 197 di questo Volume). Giulio II se lo tenne caro dicendolo « rectus et sedis apostolicae admodum utilis » (Breve in PASTOR I I I 58). Cf. ivi a pag. 196 e seg. - passim - PINZI IV n. 3 a p. 409 - SIGNORELLI II Card. Egidio 11. 115-116 a p. 143.

1 8 BURCHARD II p. 494 - PINZI IV p. 410 - Napoleone di ISer Angelo in SIGNORELLI op. cit. App. I doc. LX. Quel notaio diceva Giulio II restaurator ac amator pacis. Due brevi da Viterbo del 23-30 settembre si riferiscono da PASTOR (III doc. 86).

1 9 BURCHARD 1. c. Non si trattenne dunque 14 giorni come nei Ricordi Sacchi.

A Tuscania donò 130 ducati per il restauro di S. Pietro (TURIOZZI Mem. p. 55). In Corneto celebrò la festa di S. Francesco ed il 6 tenne concistoro, nominando Cesare Riario a Patriarca di Ale»sandria (EÙBEL III p 9).

2 0 BURCHARD l i 499 -500 - SANUTO VI 103, 209 - Ada Consist. R. Riarii in PASTOR III 487. Nel novembre il Cardinale fu testimonio agli sponsali di Laura Orsini figlia di Giulia Farnese con Niccolò Della Rovere (GREGOROVIUS L. Borgia doc. 52).

21 Acta Consist. in EUBEL 1IL p. 11 - BURCHARD I I 501 -502 -CONTI I I 343 - SANUTO IL 266. Il Cardinale annunciò direttamente ai Priori la sua esaltazione, offrendo i suoi servigi alla patria (Lett. 17 dicembre in Marg. I p 198). Cf. PINZI IV p. 433-34 - SIGNORELLI GIOVANNI Cenni intorno alla famiglia ed alla vita del Card. Santori in Rivista Araldica fase. 20 agosto 1922 - SIGNORELLI II Card. Egidio n. 109 a p. 171 -172.

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326 LIBRO VI

nizione dei colpevoli;22 ed allo scopo di prender più esatta cognizione della situazione, nel muoversi da Roma per l ' impresa di Bologna, quantunque, ciò fa-cendo, allungasse alquanto il viaggio, volle di qua transitare. Giunse in Viterbo nella sera del 30 agosto in forma ufficiale, ricevuto, oltre che dai cardinali, dagli ambasciadori dei vari potentati, che ve lo avevano preceduto, fra cui messer Niccolò Macchiavelli inviato ad assicurare il Pontefice dell 'appoggio della repub-blica Fiorentina alla progettata spedizione.2 3 A tre miglia dalla città gli si fece incontro il Governatore del Patrimonio con alquanti ufficiali; ed alla porta il vicario vescovile, in assenza del Cardinal Riario,24 ac-compagnato da tutto il clero, obbligato a trovarsi presente sotto pena di scomunica, diè a baciargli la croce col velo, intonando poi 1' Ecce Sacerdos magnus, come di pragmatica. Il magistrato comunale, a sua volta, presentavagli le chiavi della città, unendosi poi al corteo già formatosi in S. M. in Gradi. Cavalcava il Papa in abiti pontificali la tradizionale mula sotto il baldacchino retto da giovani nobili e addottorati, preceduto dal sacrista coli' Ostia consacrata, per le vie

22 Breve 21 febbraio 1506 (Perg. 824 Cotti.). Altri due brevi di quel mese (2-4) sono nelle Perg 822-823, col primo dei quali si approvò la lista degli ufficiali del Comune e si diminuì il numero degli sbirri, e col secondo si riconosceva il diritto di pascolo e legnatico nel Viterbese a prò degli agricoltori e possessori di bestiame osta-colato da alcuni signorotti e si ordinava la ricognizione dei confini del territorio, PINZI (IV p. 417 - 418) riferisce quest'ultimo, non facendo menzione degli altri due. Ha relazione a quello la protesta di alcuni mercanti di bestiame (6 ottobre) con cui si minacciava di 11011 voler oltre pagare le tasse, non che di tenere il terzo delle bestie a disposizione dei macellai, qualora non fossero loro assegnate le solite bandite (Prof. 14 Ag. Almadiani p. 13 *).

Lo Spiriti era commendatario di Bieda (PKRUGI. Cod. Dipi, di Bieda doc. 25). Uomo insigne nelle armi, dopo essere stato agli stipendi di Firenze, fece parte dell'esercito imperiale contro Venezia (BIANCHI f. 305 - BUSSI Uom illustri p. 379 - 380).

23 t ii papa ha fatto oggi V entrata qui in Viterbo pontificalmente » (MACCHIAVELLI Leg. 2 di Roma Lett. 2). Sono scritte pure da qua lettere dell' Oratore Fiorentino, che aveva raggiunto il Papa in Nepi il 27 e lo aveva seguito il giorno dopo in Civitacastellana, dal 31 agosto al 3 settembre (11. 3-6) .

24 Brasi egli recato in Orvieto per ricevere la sommissione dei Baglioni di Perugia (TOMM. DI SILVESTRO p. 320). Del vicario vescovile fa espressa menzione il DE GRASSIS (Diario - ed. Frati in Le due spedizioni militari di Giulio II - 1886 - p. 28). PINZI (p. 419) prende abbaglio nel far presente il vescovo Ottaviano, che ancora non lo era.

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CAPÌTOLO ì ì t 327

pavesate e qua e là adorne di archi trionfali, mentre fanciulli bianco - vestiti osannavano agitando rami di olivo, fra iP i trono delle campane e lo scoppio del-le bombarde.2 5 Giunto alla cattedrale, fu cantato il Tedeum; e poscia, impartita la benedizione al popolo, il Papa si recò alla rocca.26

A sera scoppiò una violenta zuffa fra balestrieri e tedeschi della scorta papale, a causa della rivalità di razza, per la scelta degli alloggi, r imanendo mortal-mente feriti quattro di quest' ultimi col loro capitano, e più o meno gravemente altri da ambe le parti.27

Non era davvero questo un buon esempio che si dava ai Viterbesi, i quali avrebbero potuto ritorcere le esor-tazioni alla concordia, che loro si facevano, alla co-mitiva papale.

Per cancellare le ultime vestigie delle inveterate inimicizie, Giulio II, trattenendosi due giorni più di quanto aveva fissato, ricorse ad una geniale trovata, quella, cioè, di stringere col vincolo coniugale alcuni giovani di famiglie rivali, ciò che si effettuò dinanzi a lui medesimo e coir assistenza dei cardinali Santoli e Alidosi.28 Permegl io poi raggiungere lo scopo, affidò

2 5 DE GRASSIS 1. c. p. 27 -28. BURCHARD, dal cui diario appren-demmo fin qui tante notizie, e che nel marzo era stato a curarsi nelle nostre terme, fermali dovisi sino ai 6 aprile, inori il 16 maggio (App. al Diario l i p. 507), lasciando esecutore testamentario il Card. Riario (THUASNE I I p. 426). Qual maestro di cerimonie ne prese il posto il 20 dello stesso mese Baldassarre Simi viterbese (DOLLINGER Bei-trage zur politischen und Kirchlichen geschichte I II p. 372 - FRATI Pref al Diario cit. p. X I - CONSTANT Les maitres des ceremonies da XVI siecle in Melanges d'archeologie et d histoire 1903 - p. 164) Per particolari sul medesimo vedi SIGNORELLI II Card. Egidio App. II c. IY n. 10.

26 I 17 cardinali presenti elargirono per l'occasione un'indul-genza C D E GRASSIS p 28).

Fu presentato al Papa un donativo di 40 paia di pollastri, 10 di capponi e di oche, 10 sommate (carne insaccata) 10 prosciutti, 10 rubbia di grano, 50 d' orzo, 4 vitelle e 10 castrati (ivi p. 29 e in DOLLINGER 1. c. p. 373 - Cod 581 p 162-63). Anche al Card. Santoli fu offerto un vaso d' argento (ivi).

2 7 DE GRASSIS p. 2 9 . 28 Furono Faustina di Domenico Bussi con Marsilio di Giov. Bat-

tista Spiriti, e Camilla di Ser Matteo de' Gatteschi con Francesco di Domenico Cordelli (Prof. 14 Agost. Almadiani p. 2 - 3 e Y di Giov. Antonio Bonsoni p 2). Cf. DE CONTI p. 348 - DE GRASSIS ed. Frati 29 ed. Dollinger 373 - ADRIAN us CASTELDENSIS Iter Iulii II in CIAC-CONIO - OLDOINO I II 235 A riprova della distensione degli animi va ricordato che Tiberio Tignosini con testamento 18 maggio 1507 dispo-neva per la restituzione al suddetto Matteo degli oggetti toltigli dai

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la legazione del Patrimonio al Cardinale Leonardo Grosso della Rovere, suo nepote, con mandato di cas-sare dall'ufficio tutti i funzionari incapaci o neghit-tosi;2 9 ed alla partenza condusse seco sei notabili viterbesi, i quali fin dai tempi di Alessandro VI si erano dimostrati i più fieri e rapaci faziosi, per confinarli qua e là lungo il viaggio.30 Ai confini del territorio i Montefiasconesi, pretendendo che i nostri, i quali ac-compagnavano il Papa, li avessero violati, vennero con questi alle mani, buscandosi parecchie bastonate.31

Tale incidente, cui seguirono entro breve tempo altri consimili , come si vedrà a suo luogo, doverono far riflettere alquanto quel Papa, il quale, quantunque di carattere veemente ed impetuoso tanto da essere appellato « terr ib i l e» , 3 2 dovè persuadersi che i più severi provvedimenti sono inutili di fronte alle com-petizioni di popolazioni rivali e di odi secolari, dispo-nendosi invece a dirimerli con la prudenza e la man-

suoi servi « tempore tumnltus » (Prot. 2 Nap. Ser Angeli p. 22). Quella di stringere alleanze familiari, a mezzo di matrimoni, era una spe-cialità di Giulio IT, che ne dava il buon esempio egli stesso col dare la propria figlia Felice a Giovanni Giordano Orsini del ramo di Bracciano, una nepote a Marcantonio Colonna, ed il nepote Niccolò ad una Orsini (GREGOROVIUS IV p. 364-65).

29 La bolla di nomina è del 2 settembre (Marg. I f. 198 » ) Cf. DE GRASSIS - ed. Frati - p. 30 - TOMM. DI SILVESTRO 325.

Cooperò con lui Angelo Leoncini Vescovo di Tivoli (VIOLA III p. 154).

Era stato nominato cardinale col Santori. Fu poi (1 febbraio 1507) trasferito alla legazione di Perugia (Brevi nell' Archivio di Perugia c i t . d a PASTOR ( I I I 5 2 0 n . 2) .

30 Partì il quattro settembre (Acta consist in Pasfor p. 517 -DE GRASSIS - ed. cit. p. 30 - MACCHI A VELLI Leg. cit. leti. 7 - SANUTO V I 414 - TOMM. DI SILVESTRO 326) - Il DE CONTI (II p. 348) fa i nomi dei sei, tutti di parte Orsina, compreso il figlio di Palemone con GÌ eg or io di Monte Calvello, un Bussi, un Verreschi ecc. - Il 5 al-loggiò a Montefiascone ed il giorno seguente giunse in Orvieto (MACCHI A VELLI lett. cit). Durante la dimora che colà fece visitava la Cattedrale, adorando il famoso corporale relativo al miracolo di Bolsena (DE GRASSIS p. 40), ciò che smentisce la maligna accusa del cronista locale di non averne il Papa fatto alcun conto, tacciandolo da « poco captolico », raccolta anche dal PINZI (IV p. 422). A mag-giormente esaltare quel miracolo Giulio II lo fece rappresentare nel mirabile affresco di Raffaello d' Urbino nel Palazzo Vaticano, ed in cui, oltre P effigie di quel Papa, nella figura di uno dei car-dinali, secondo l'opinione dei più, si ravvisa il Riario (PASTOR I II p. 730).

3 1 DE GRASSIS p . 3 1 . 3 2 EGIDIO DA VITERBO Hist. X X Saec. f. 333 - GUICCIARDINI II

108 - SANUTO X I 725 e passim Cf. PASTOR III p. 482-83.

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CAPITOLO III 329

suetudine, com'egl i stesso ebbe in seguito a vantarsi, per far tacere i suoi censori,33 su di che si formò anzi una specie di leggenda intesa a far comparire la provincia del Patrimonio divenuta quasi un oasi di pace e di tranquillità.3 4

33 Lett. 10 ottobre 1506 ai Veneziani e 9 agosto 1510 ad Alfonso di Ferrara (RAYNALDI X I 486, 551).

Vi fu chi lo paragonò al Nettuno Virgiliano, il quale tranquillo emerge dalle onde ed acqueta la furia della tempesta (Inghirami in PEA Notizie intorno a Raffaele Sansio p. 57).

3 4 EGIDIO DA VITERB ) 1. c. - CONTR (II 297) che aggiunse: si poteva da soli e sena' armi sì di giorno che di notte gire ovunque pure coli'oro in mano sema temer violenza - ed altre testimonianze in SIGNORELLI II card. Egidio 11. 9 a p. 145-146.

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3 3 0 LIBRO v i

C A P I T O L O I V .

O tta v i a n o R i a r i o v e s c o v o di V i t e r b o - p r i m o g e n i t o di G i r o l a m o • S i g n o r e di F o r l ì ed I m o l a — P r o g e t t i di nozze — Condotta eoi F i o r e n t i n i ^ s ,_È pr iva to d e l l o stato — T e n t a t i v i per r icuperar lo — A c c e t t a la c e s s i o n e de l v e s c o v a t o dal lo zio card ina l e — N e p r e n d e posses so — I l c l ero n e g a i l s u s s i d i o car i ta t ivo — R i c e v e G i u l i o I I — Il Comune r e c l a m a 1' abo l i z ione del P o d e s t à — I P r i o r i abbandonano 1' u f f i c i o — Contese di c o n f i n i — Il Card. A l i d o s i l ega to — Conf l i t t o di g i u r i s d i z i o n e G i u l i o I I torna in V i t e r b o — L a rocca res taurata dal B r a m a n t e — Contr ibuto per que l la di C i v i t a v e c c h i a - - I l g o v e r -natore de l P a t r i m o n i o occupa i l pa lazzo c o m u n a l e — R a s s e g n a d e l l e truppe d e s t i n a t e a l l ' i m p r e s a di Ferrara — Conc i l iabo lo di P i s a — Aper tura de l e o u e i l i o va t i cano .

Ottaviano Riario, a cai fa dal lo zio ca rd ina l e ceda lo il vescovato di Viterbo e Tuscan ia il 16 se t t embre 1506, 1 non fa da molli scri t tori bene identif icato, fa-cendosi g rande confus ione sulla sua personal i tà e sulla famiglia da cui d i scendeva . 2 Era egli il p r imogeni to di Girolamo Riario e di Caterina Sforza, lo spodestato signore d ' I m o l a e Forl ì . Nato il 31 agosto 1479 in Roma e tenuto al sacro fonte da l Card. Rodrigo Borgia,3

1 un ire i . I t i p. 335. Il (i d i cembre pagò i comnnia servitici ( iv i ) . Errano <• WMMÌI.I.K.ITI ( V I p. 153) e <;\>is jp. X X I I I ) ne l porre la re s ignaz ione del Card. liiario a quando ebbe il v e s c o v a t o di A l b a n o ; <'olì.IOTIS'I l p . 72>, BUSSI ( 3 6 9 ) , «IUSTOKOIU ( 2 5 7 ) a f i s s a r l a a l 1 5 0 5 ; e d r i n i K i . u (I, 1420) s e g u i t o da T in t iozzr (Meni. p. 53 - Serie n . 54) a r i tardarla al 15 OS

4 G e n e r a l m e n t e lo si fa d e l l a f a m i g l i a Visconti (ITIÌIIKLO, lu s s i , T l ' u i o z z r , ( At'i'Ki.i.KTTl) Ta le a t tr ibuz ione di c o g n o m e si d e v e al f i rmars i e g l i in numeros i document i Vicecomes, c iò c h e si s p i e g a fa-c i l m e n t e , qua lora si cons ider i che , perduta la contea, g l i r imasero le p r e r o g a t i v e del t itolo, in v i r tù di p r i v i l e g i o di S i s to I V del 7 apr i lo Ì 4 8 3 a f a v o r e del conte Girolamo e de l p r i m o g e n i t o suo non c h e de i d i scendent i (è r i fer i to ne l l ' Extensorinm de l N o t . Domenico Tondi a )). 6 ) - 0 1 ) . AI Vicecomes però n e g l i atti de i nostr i a r c h i v i è quas i s e m p r e a g g i u n t o De Mario.

Lett di Caterina Sforza a Bona di S a v o i a (PA.SOl.fNrr Op cit. (loc. 133). Il v e c c h i o pa lag io Riario in R o m a era presso p iazza de l -l' A p o l l i i u u e (ora Altemps), il qua l e dal Conte Girolamo, e s s e n d o s i quest i e d i f i c a t a una suntuosa v i l la al G i a n i c o l o (ora Corsini), f u c e d u t o al pr imogeni to , c o s t i t u e n d o n e un m a g g i o r a s e o (20 m a g g i o 1483) V e d i : \IUNOI.KI La torre de' Sanguigni e V Apollinare p. 478 - iiHKuoifi>v 11 s I V p. 321 - CELASI in nota al llilrchard I p. 231.

N e l l a ch i e sa dei S S . B iag io e Giro lamo ili For l ì è una tavo la

del l'ahneggiani, o v e è ra f f i gura ta la Madonna in trono col B a m b i n o

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CAPITOLO IV 2 2

aveva di poco supera to i nove ann i al lorché, come fu già na r ra to , gli fu p rod i to r i amen te ucciso il padre, al qua le successe nello stato, sotto la tutela della m a d r e che con la sua intrepidezza e con la cooperazione p ruden te ed attiva del Card. Ra/Jaele, glielo salvò e per ol t re dieci a n n i glielo conservò . 4

La previggente donna volle altresì ass icurare ad Ottaviano la d iscendenza col cercargli moglie; e non m a n c a r o n o n a t u r a l m e n t e buon i par t i t i , 5 f ra cui perf ino Lucrezia Borgia le fu proposta, e da essa r i f i u t a t a , 6

sf idando l ' i r à di Alessandro VI, che avrebbe veduto di buon occhio quel m a t r i m o n i o , di cui si era fatto, benché a ma l incuore , p r o n u b o Ludovico il inoro.'' Preoc-cupata poi che il figlio gli crescesse « grassoccio, mol le e fiacco »,8 p rocurò di f a rne un uomo forte, bene ad-dest ra to alle a rmi , r i tenendos i onora ta di acconciar lo

ed alla cui s inistra si scorge la f igura di un fanciul lo dal le fattezze regolari e dai capel l i spioventi sul le spalle. In quest' adolescente furono ritratte le sembianze di Ottaviano, che un cointeinporaneo di-ceva « gent i l e come un grauel lo d ' o r o » (PASOLINI I p. 193 ). Palmeg-giani fu a l l i evo di Melozzo da Forlì , coppiere di Caterina Sforza ( iv i TI p. 3 8 9 - 9 0 ) , ed un f i g l i o di quest' ult imo, Antonio, r imase al serviz io di Ottaviano, quale maggiordomo (Atti diversi nell' Archivio Notarile).

4 V e d i a pag. 300 di questo V o l u m e . 5 F u promesso dapprima ad Isotta Bentivoglio, clie però preferì

la v i ta c laustrale a quel la principesca (PASOLINI doc. 306, 672, 6X0). C f . IOA.XXR KA.BA.IHXO DE I.I ALTI ENTI Gi/nevra de le elare donne i n ziT.witiNi: Sceìta di curiosità letterarie - disp. "273 - Bologna 1885. N e l l e Memorie di Savona ed in altre storie si dà invece come avvenuto il matrimonio.

Si parlò quindi di una Gonzaga e di mia Medici (PASOLINI doc. 686, 731, 752).

" « Xon voglio, scr iveva , dare a mio figlio una donna di altri » E d agg iungeva: Quando vorrò dar moglie a mio figlio pensarò di darli persona che non habia ad esser repugnante » (Iiett. 31 maggio 1498 -i n PASOLINI doc. 7 7 2 ) .

Tale g iudiz io di una donna alquanto spregiudicata in fatto d i morale, coincide con quel lo di tanti altri contemporanei e non dà certo forza agl i argomenti addotti da Gregorovius e da altri recenti scrittori, che tentarono r ivendicare la fama del la f i g l i a di Alessandro V I , dicendola « v i t t i m a della storia » e facendone una f igura quasi s impatica. Ciò che non può negarsi si è che negl i ul t imi anni di sua vi ta cercò espiare con opere di pietà e carità, le colpe del la sua fr ivo la g ioventù. Cf in proposito PASTOU I I I p. 4 1 5 - 4 1 7 - SIGNOUELM 11 Card. Egidio n 92 a pag. 140.

7 PASOLINI doc. 577. CI', anche lettera del Card. Sforza (doc. 777). S e è vero quanto scr ive PASTOU ( I I I p. 391) che ne l la v i s i ta fatta da Alessandro V I a Lucrezia in Nepi il 25 settembre 1499, fu decisa la conquista del lo stato dei Riari , deve credersi che colei vo lesse vendicars i del r i f iuto ricevuto.

8 UKUVA.KDI p. 402.

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3 3 2 LIBRO vi

agli s t ipendi di F i renze in occasione della guerra di Pisa 8 sotlo la vigile guard ia del padr igno Giovanni I)e' Medici,10 mor to il qua le , 1 1 e m i n a c c i a n d o i Veneziani lo stato,1 2 la Sforza r ec lamò presso di sè Ollaviano, ma i F io ren t in i vollero t ra t t ener lo ai p ropr i o rd in i un a l t r ' a n n o ancora . 1 3 E finalmente potè questi t o rna re in Forlì ,1 4 m e n t r e i Borgia a n d a v a n o o rdendo il p iano per togliergli lo stato.

Vani f u r o n o gli sforzi del ca rd ina l Raffaele per

9 9 g i u g n o 1498 (xA.itl>r Istorie - ed. C e l l i - n. 2 a p. 142 - I\A-SOMXI II p 23 e seg . , doc. 776, 791). P r e c e d e n t e m e n t e erasi trattato col Papa, con F r a n c i a e co' V e n e z i a n i ( Iv i doc. 531, 535, 542, 589, 708).

L a compagnia del Riario era tale « da non e s s e r v i condott iero c h e l a p a r e g g i a s s e » ( L A X D U O C I p . 1 8 1 - S A N U T O I 9 6 8 , 9 7 2 - 7 3 ) . A l -l' annunz io de l la pr ima v i t tor ia in cui ebbe parte i l f i g l i o , Caterina fece coniare una m e d a g l i a commemorat iva , il cui fac simile è ripro-d o t t o i n ( Ì U E H O I Ì O V I U S I V p . 2 0 4 - 2 0 5 . »

10 I'ASOUXI TI p. 3 e seg . D a quel matr imonio tenuto s egre to quasi due anni da Caterina per non perdere la tutela dei f i g l i e la sovrani tà , nacque il 6 apr i le 1498 il c e l ebre Giovanni Dalle Bande Nere. R e s o poi pubblico, la s ignor ia di F irenze die a Caterina e f i g l i la c i t tadinanza (29 lug l io 1498 - luii i iEL I I I p. 73). Giovanni era il terzo marito di le i , dappoiché in seconde nozze a v e v a sposato Giacomo Feo, g i à suo amante , il qua le fu v i t t ima di una cong iura (27 agos to 1495), a cui non f u es traneo Ottaviano che od iava quel l ' intruso, incon-trando le ire de l la madre , dal la quale f n r inchiuso per v a r i o tempo n e l l a r o c c a d i F o r l ì ( P A S O L I N I I p . 3 5 6 e s e g . - dor. 4 7 1 . 5 8 4 , 1 4 0 3 - 1 4 0 4 ) La condotta de l la Sforza d i sp iacque molto al Cardinale , che inter-v e n n e a favore del nepote , cercando, a quanto pare, di sottrarlo a l la tutela de l la madre. D i c iò indispet t i ta , costei r icorse contro di lui al D u c a di M i l a n o ed al Card. Asranio Sforza, che ebbe a rass icurarla s u l l e intenzioni del co l l ega , di cui a s sunse la d i f e sa anche A l e s s a n d r o V I , merav ig l i andos i de l l e accuse fatte al suo Camerlengo , n e l l e qual i cercava essa una g i u s t i f i c a z i o n e all' opera sua di repress ioni v i o l e n t e e s a n g u i n o s e ( i v i doc. 6 0 6 , 6 3 4 - 3 5 , 6 4 3 , 6 4 9 ) .

11 14 se t tembre 1498 (I'ASOLISI I I p. 27). L o sos t i tu ì col t i tolo di Commissar io il conte Albertino Boschetti (BALAN Roberto Boschetti I p. 4 1 - 4 2 ) .

1 2 S A N U T O I I 8 4 e s e g . 13 MACCHIAVHLLI Legazione alla Sforza I s truzioni - SANUTO I I

1 1 8 , 1 2 2 - !• A S O L I V I doc. ' 9 1 9 , 9 3 5 - 9 6 1 - L e t t . C a s a l e i n IMU.ISSI Kit Alcuni documenti su Caterina Sforza in Arch. Stor. Hai. 1898 p. 328-29 n. 6 - 7 .

14 Lett . di Caterina (i-ASOl-lNt doc. 913, 918, 954, 961). I F i o r e n t i n i , del resto, oltre che negarg l i la sua quota del bott ino di guerra, non erano molto puntual i a pagargl i lo s t ipendio (Lett . Ludovico Sforza in rur. iss iBR 1. c. n. 4 p. 326).

A v v i a t e trat tat ive a mezzo del Macchiavelli, s i d i c e v a n o e s s i d ispost i a r i formare la condotta ad Ottaviano, ina a patti pegg ior i , che non si r i t e n e v a n o accet tabi l i , a cui tuttavia , anche per c o n s i g l i o d e l l o Sforza ( iv i p. 336), Caterina si sarebbe acconciata , purché la S i g n o r ì a si o b b l i g a s s e ad ass icurare a sò ed al f i g l i o lo stato, a che que l la non vo l l e impegnars i , per tenere il p iede in due s t a f f e (IIAII-CHI WKI.i.r Legazione cit. lett. 2 - 7 - i»ASOLISI I I p 90 e seg . - doc. 1046, 1049, 1051, 10(11, 1007, 107(5).

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CAPITOLO IV 3 3 3

acque ta re le b ramos ìe del Valentino ed a nul la riu-sc i rono ugua lmen te le p ra t iche tenta te dalla Sforza presso i F io ren t in i , i Veneziani , il re di Franc ia , a che non permet tessero quel la prepotenza, nè valse a scuo-tere l ' i nd i f f e r enza del duca di Milano l ' avergl i invia to lo stesso figliuolo ad i m p l o r a r n e aiuto, dopo aver vi-si tata, in veste di pellegrino, il s a n t u a r i o di Loreto. 15

Nè Dio, nè i Santi , nè gli uomin i ebbero pietà di lei e della famigl ia . Da tutt i a b b a n d o n a t a , niessi in salvo i figli, la fiera virago attese impavida lo scatenars i della bufera . Altrove si n a r r ò qua le fu la sua triste sorte.1 6

Perdu ta pe r t an to ogni speranza di r iavere lo stato, Ottaviano finì per umi l ia rs i d inanzi Alessandro VI. i m p l o r a n d o da lui la grazia di un ca rd ina la to , o al-m e n o di un vescovato; 17 ma quest i , che aveva elargito tant i cappel l i rossi e t an te mi t re in r i m u n e r a z i o n e di piccoli servigi od a chi meglio li pagasse, fece il sordo alle r ichieste del p ropr io figlioccio.

Alla mor t e di quel Papa , la m a d r e eccitava il pri-mogeni to a r i cupe ra re lo stato, pronta a l t r imen t i a far lo per p ropr io conto; 18 ma costui, privo di energia e più che mai reso t i tuban te dai consigli del lo zio ca rd ina le , che in tendeva sc indere la causa del nepote da quel la della Sforza invisa a molti , 19 ed assicurargl i un forte appoggio, tale da facil i targli il non facile compito , 4 0 non seppe agire a tempo, lasc iando sfuggire

15 L'ASOLIXI dot. 1 0 9 0 - SA.MITO I I 9 4 7 . 111 V e d i a pag . 305 di questo V o l u m e . 17 S u p p l i c a 27 m a g g i o 1500 (l'ASOLIVI doc. 1131). Ciò avrebbe

fatto per l iberare la madre dal la pr ig ion ìa (11 p. 255 - (toc. 1127 ,1129 , 1 1 4 1 - S A N U T O I I I 4 1 9 ) .

I» I \VSOI.INI doc. 1 1 9 2 , 1 1 9 6 , 1 1 9 9 , 1 2 0 1 . 19 A n c h e I frate l l i in c iò c o n s e n t i v a n o (PASOLINI doc. 1189, 1195).

In fa t t i sì For l ì , o v e g o d e v a un certo favore , che I m o l a si r i c u s a v a n o di r iceve i e Ottaviano per l ' o d i o v e r s o Caterina (OIUSTINIAN I I 377 -(IIIRCCIAIUUNI II 101 - MACCHIAVHI,U Legazione I alla corte di Roma lett . 31 - CANUTO V 138 - 3 9 , 1 9 4 . 2 2 3 - 2 5 , 3 5 1 e seg. , 799, 833 -p A s o LI Ni doc. 1 1 7 8 - 7 9 , 1182, 1 1 8 6 - 8 9 , 1198 - Nuovi documenti p. 80 e seg.) .

20 S i r ivo l se ai F i o r e n t i n i , al duca d' U r b i n o e s p e c i a l m e n t e ili V e n e z i a n i FU NI SITI MIA.* 1 1 1 8 8 , 2 0 5 , 2 1 1 , 2 4 9 , 2 6 9 , 2 9 3 e s e g - MAO-O H I A V K M . I 1. c . l e t t . 4 4 - S A X U T O V 1 5 5 , 1 7 8 e s e g . , 2 1 1 , 2 1 6 , 2 2 3 e s e g , 2 9 4 , 3 7 8 e s e g . , 3 9 0 , 5 7 0 , 5 7 2 - R O M A N I * V p . 1 6 2 e s e g . ) I l p ° v e r o spodestato s i sarebbe per f ino adattato a sp sare ima g e n t i l -donna de l la l aguna con promessa , in di fet to di prole , di fare erede la R e p u b b l i c a (SANuro V 108).

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3 3 4 LIBRO vi

le più favorevoli occasioni . Dopo i l breve pont i f icato di Pio III, Ottaviano si decise finalmente a fa re un tentat ivo su Imola , ma non vi r iuscì . 21 Salito al seggio s u p r e m o del la Chiesa Giulio II, r i n u n c i a n d o a rioc-c u p a r e con un colpo di m a n o lo stato, si aff idò di nuovo alla tattica d ip lomat ica dello zio per o t tener lo dal nuovo pontefice, a cui era legato con vincoli di sangue, i qua l i si cercò di s t r ingere maggiormente , mercè un rtiatrimonio con la figlia del prefet to di Roma. Sembrava , ad u n certo m o m e n t o , che la cosa si avviasse ad una felice soluzione; 2 2 ma anche ques ta volta il misero Ottaviano r imase gabellato, senza moglie e senza stato.2 3

Giulio II - il quale , dopo aver avuto verso Cesare Borgia un contegno, a l m e n o in apparenza , a l q u a n t o indulgente , al m o m e n t o o p p o r t u n o si era sbarazzato di colui, c h ' e r a il più ter r ib i le p re tenden te al prin-cipi! to della Romagna 24 - t roncò ogni velleità, ogni que-

*» MA.0CH1A.VKLU. 1. c. lett. 16 - sani''F<> V 266, 384. U e sempio lo dierono g l i Ordelaffi occupando For l ì (22 ottobre

1503; di che il Cardinale si gravò col i 'oratore Fiorentino, r i tenendo che la S ignor ìa ii aves se favori t i , la quale, pnr propensa a coloro, era sempre disposta anche a favorire Ottaviano e chiunque altri f o s s e maggiormente favori to dagl i abitanti , purché non s ' impadronis sero di quel la città i V e n e z i a n i (MACCHI A VELLI 1. c. lett. 1 - 2 e Istruzioni 22 agosto - 16 ottobre 1503 i n Opere p. 6!)3; Cf. SANUTO V 200, 206, 2 4 5 - P A S O L I N I doc. 1 1 9 8 .

n II Cardinale f u s ino all' u l t imo lus ingato dal Papa; e corse perf ino voce che fossero pronti i brevi di conferma (SA.NIJTO V 414, 421, 444, 484, 570).

23 Era eg l i d ivenuto straordinariamente cbeso (S.VNUTO V 799) e lo si d iceva anche « grosso di cerve l lo » (Lett . in PASOLINI doc., 1235). S i prefer iva però a lui il fratel lo Galeazzo, terzogenito (essendo i l secondogenito Cesare nel la carriera ecclesiast ica) . A tale combina-zione aderiva anche i l Cardinale, acerbamente rimproverato dal la Sforza (GIUSTI NI A N I I 3 9 5 , 4 0 5 - S A N u r o V 4 8 3 , 5 8 3 , 6 0 6 e s e g . , 6 9 6 , 7 1 1 , 7 4 2 , 7 5 4 , 7 9 9 , 1 0 3 1 , 1 0 4 2 , 1 0 5 9 - V I 3 9 ) .

B e n altra tempra sarebbe occorsa per resistere a G i u l i o I I « gi-gante ne l corpo e ne l lo spirito » mentre i l Hiario, t imido ed incerto per natura, erasi penti to di essersi cacciato in qne l l ' impicc io , lamen-tandosi che g l i si f aceva perdere « roba ed onore » e f aceva propo-nimento di non più occuparsene, lasciando al tempo di aggiustar le cose. D i v e n u t o di tutti sospettoso, si appartò ne l l e sue stanze, facen-dosi perf ino cucinare da persona di f iducia , liei t imore di e s sere a v v e l e n a t o ( G I U S T I N I A N I I I 1 8 3 , 3 4 4 , 3 5 7 , 3 9 8 ) .

24 Molte e disparate erano le voc i c irca le promesse fatte al Borgia dal Pupa, per averne l ' a p p o g g i o in conclave, a cui l ' a s tu to segretario f iorent ino non prestava fede, concludendo col dire: bisogna aspettare il tempo che è padre della verità (MAOCHIAVELLI 1. c. lett. 8, 10 - 11) E d infatt i Giu l io I I , che v o l e v a la rovina di Cesare, dopo essers i va lso di lui per tenere a bada i Venez ian i e g l i altri pre-

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CAPITOLO IV 3 3 5

r imon ia anche dei Iiiario, come di c h i u n q u e al t r i , non in t endendo , nella sua inflessibile volontà, r ip r i s t ina re grandi e piccoli t i r ann i nello stato della Chiesa.2 5

Svanita così ogni speranza del pr inc ipato , Otta-viano, che lo si vide per qua l che tempo aggirarsi in Roma e ne' d in to rn i « d i s p e r a t o e quasi mat to >,26 si rassegnò inf ine a d iven i re « uomo di chiesa », secondo il desider io dello zio. E, non avendo potuto o t tenere un posto nel sacro collegio, benché ne avesse avuta promessa , 2 7 in mancanza di meglio, accettò la cessione del vescovato di Vi terbo e Tuscan ia , fattagli dal car-d inale , onus to di benefici ecclesiastici e ricco di rendi te di ogni specie, ch 'eg l i però r ipar t iva generosamente f ra i nepoti.2 l i

tendenti a l le c i ttà di Romagna, lo f ece arrestare e condurre da Ostia in R o m a (1 dicembre 1503) l iberandolo di poi, sotto la custodia del Card, i'arvajal, a condizione che entro breve termine consegnasse tutte le fortezze che ancora deteneva . 11 Borgia, invocata la prote-zione di Spagna, r iusci a fugg ire in Napol i , ove però, non ostante il salvacondotto r i lasc iatogl i dal v iceré , a r ichiesta del Papa, fu di nuovo catturato ed iuv iato in S p a g n a ove, dopo alquante peripezie , morì i l 1 7 m a r z o 1 5 0 7 (ti RECO ROVI u s I V p . 3 5 1 e s e g . - P A S T O R I I I 4 9 7 e seg. - doc. 69). A l trattamento subito da colui che « sperimentò in sò g l ' i n g a n n i coi quali il padre ed eg l i avevano tormentato g l i altri » (liUtCCiARDiKi II p. 114, 136, 182), alquanto in f lu ì il Card. Mario. a cui si attribuì anche il proposito di togl iergl i la v i ta (OIUSTINIAN I I I 27 - D i sp . I.ucido Cattaneo in i . r z i o Isabella d'liste e Giulio 11 I. c. p. 844).

® F u perciò proclamato il secondo fondatore, o megl io , il restau-ratore del lo stato eccles iast ico , di cui f ece un vero principato l ibero e i n d i p e n d e n t e (CRK<;ORO VIUS I V p . 3 6 0 - 6 1 , 4 0 8 - H A N O K E I , 3 7 -PASTOR I I I 4 8 4 - 8 5 ) . Conviene però osservare che un 'eccez ione vi fu c o l i ' a v e r confermato a Giovanni sforza il f eudo di Pesaro , restituito i loro castell i ai Colonna ed Orsini e ripristinato i Caetani nel pos-sesso di Sermoneta, di cui Alessandro V I a v e v a fatto un ducato per i Borgia; 11011 così per l ' a l t ro di N e p i che vo l l e tornasse a l l ' i m m e -diata soggez ione de l la S. Sede (29 maggio 1505 - Li ber brevium 22 f . 2 9 5 - P A S T O R I I I p . 5 1 0 ) .

2(I SANUTO V 7 7 5 - 7 7 6 , V I 119. D e l 25 maggio è una sua lettera (PASOLINI doc. 1268) e dell' 11 g iugno un atto da lui s t ipulato in Caprarola, ospite del Card. Galeotto Franciotto Della Hovere (Prot. I Fr. M. Tiqnosini p. 25).

2 7 PASOLINI I I p. 3 . 1 6 - 1 7 e doc. 1 2 3 5 - S A N U T O V 7 4 5 , 7 8 2 , 7 9 9 , 833, 848 Giu l io II avrebbe detto di lui: nel sito gippone è poca bam-baza. Tuttavia il Iiiario sperava ne l l ' in tervento dell' imperatore Mas-similiano, che a v e v a per mogl ie Bianca Sforza, sorel la di Caterina ( P A S O L I N I doc. 1 2 3 5 , 1 3 0 2 , 1 3 0 7 , 1 3 2 3 ) .

20 Assicurò loro 4000 ducati l ' anno , in agg iunta a quel l i loro dati dal Papa ((ÌIUSTINIAN I I I 187, 189, 198, 222 . A Cesare a v e v a f i n dal 3 g iugno 1499 ceduto 1' arc ivescovato di P i s a (EIJBHL I I p. 216) e nel 1508 (6 ottobre) lo fece promuovere Patriurca d ' A l e s s a n d r i a ( I H , 1 0 2 ; .

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LIBRO VI

Ottaviano Riario fece il so lenne ingresso in Viterbo il p r imo giorno del 150729 in abit i pr inc ipeschi , non avendo potu to a n c o r provvedersi delle vesti prelat izie, e privo di l ibr i sacri e perf ino del sigillo episcopale. A corto di dena r i dovè per la bisogna rivolgersi alla madre , a cui faceva urgent i sol leci tazioni .3 0 Del resto, le r end i te del vescovato in quel t empo non e r ano tali da far vivere chi non avesse altr i cespiti d ' e n t r a t a ; 3 1

ed inol t re il clero, e s t r emamen te povero, r icusava a! nuovo presule il soli to sussidio car i ta t ivo. 3 2 II g iovane prelato, inesper to nel le cose ecclesiastiche, si t rovò poi mol to a disagio, non avendo chi lo assistesse nel di-sbrigo del le mans ion i relat ive al suo min is te ro , e perciò chiedeva ins i s t en temente ai suoi di t rovargli un buon vicario, poiché, a suo modo di vedere (non c o n f o r m e

20 Uiforme X X V I I I f. 80 - Cod. 581 p. 175. D e l 4 è il primo atto da Ini compiuto (Prot. I Frane. M. Tignosini p. 2). F u questi il suo cancel l iere , da lui nominato, in grat i tudine dei s erv ig i res ig l i , anche Conte Pa la t ino (Da attestato nel Letterario del Comune I I I p. 30).

3 0 L e t t . i n i 'ASOLIMI doc. 1 2 9 3 , 1 2 9 7 , 1 3 0 2 - 1 3 0 3 - G U J S T I N I A N I I p. 197. .Nel magg io 1507 fece egl i , per sol leci tare I' aiuto de l la madre, una gita in F irenze , come risulta da atto dol 17 st ipulato « in populo S. Laurentii in domo olim Lanrentii De Medicis » (Prot. 3 Frane. M. Tignosini p. 12 * ).

;n L a tenuta de l la Palenzana, principale possedimento, era d iv i sa in due bandite, inferiore e superiore, che fruttavano compless ivamente circa 230 scudi l ' a n n o per pascolo e . ghiandat ico (Prot. I I Fr. M. Tignosini p. 17 1 e I V . p. 2 ' ). E r a n v i poi a lcune v i g n e intorno al-l ' an t i ca Abazia , c h ' e r a ridotta a casa di v i l l egg ia tura del V e s c o v o , restaurata nel 1518 (Prot. I l i di Bernardino di Luca).'

11 caste l lo di Bagnaja corrispondeva soltanto Due . 9 e Ibaj 20 di censo, mezzo porco del peso di L ibre 80 e 12 sa lme di legna all' anno (Libro dei livelli p. 2 e seg. - Ardi. Com Sez. Bagnala) .

L a tenuta di <V. Giuliano in territorio di Tuscania era af f i t tata per 70 sa lme di grano e 50 di orzo (l'rot. V Fr. M. Tignosini p 2 « ).

L a chiesa priori le di S. M. di Civ i tavecchia corrispondeva la quarta mortuaria (l'rot. 3 ed. p 2).

L a mensa a v e v a inoltre pochi fondi l ive l lar i in Vi terbo, Tuscania e Bieda, una mola in Vetral la , un terreno in Comete» (Prot. 3 P. Serfredi p. 7 ' - 3 Fr. M. Tignosini p. 76 1 ed altri).

I fattori erano poi sempre in debito. U n o di costoro, che d o v e v a 450 ducati, fu carcerato (Prot. 3 Fr. M Tignosini p 12;. E nel 1512 il Vescovo si v ide obbl igato a disfarsi de l la M asser ia di pecore e capre (Prot. 5 Bern. di Luca p. 95).

32 D a 100 ducati fu ridotto a 75 (Atto del 1508 in Ardi, di S. Angelo). I rettori del clero doverono vendere uno stabi le per pagarlo (Prot. 3 Fr. M. Tignosini p. 7 ' ) . I più renitenti erano i canonici di S. A n g e l o e S. Stefano, che furono interdetti (Ricordi Priori I I p. 25 ' ) .

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CAPITOLO IV 3 3 7

a veri tà) in cit tà non v ' e r a « h o m o l ic terato in j u r e et che advochi ».33

Il 13 marzo qua venne Giulio II 14 di r i t o rno dalla fo r tuna t a spedizione in Romagna , per la qua le i suoi adula tor i lo ebbero a c h i a m a r e Giulio Cesare Secondo, e che fu co tan to magnif icata anche dal Card. Riario, poiché, a suo dire, aveva in tal modo « m i r a b i l m e n t e rafforzato ed accresciuto il credi to dello stato ed ag-g iunto al suo n o m e una gloria i m m o r t a l e ».35 La domen ica seguente dopo la benedizione, come di prag-mat ica , della rosa d ' o r o nella cappella della rocca, celebrò il pont i f icale in cat tedrale; e vi fu poi p ranzo a l l ' ep i scop io di cui fece le spese, con la consueta son-tuosi tà , il sudde t to card ina le . 3 6

I Pr io r i del Comune , r idot t i a mal par t i to per le r is tret tezze f inanziar ie in cui si d iba t tevano , con la conseguente deficienza dei pubbl ic i servizi, " profitta-

33 Lett. in iwsor.iMi doc. 1316, 1323. Gl i si promettevano 60 ducati 1' anno ed il terzo del la banca e dei inalef iz ì .

D o v è a l l ' i n i z i o adattarsi con Paolo De' Bossi di Canino, che a v e v a g ià ass is t i to il Cardinale (Prot. 3 Fr. M. Tignosini p. 66 e seg. ed altri) da Ottaviano r itenuto troppo superbo. Ma era quegl i invece molto esperto in materia. N e l 1509 fu Luogotenente del Patr imonio (Prot. cit. p. 1 3 7 ' ) e ne l 1512 d ivenne Udi tore del Palazzo Aposto l ico (Prot. •1 Nap. S. Angeli p 195). Lo sostituì presso i l V e s c o v o un tale di Firenze , Castellano De' Castellani {Prot. cit. Tignosini IVI - ed altri) che poco qna restò. Seguirono altri, fra i quali Landò de' Lanci di Orto, che esercitò qnell ' u f f i c io per d ivers i anni (Prot. 4 e seg. del lo s tesso Notaio) .

31 DB CHASSIS - Ed. Prati - p. 166. F i n dal 7 s i annunziava la venuta (Riforme X X V I I I f. 99). È errata la data del breve citato da PASTOU ( I I I p. 666 n. 2) che sarebbe stato ri lasciato da Viterbo. I l 3 va corretto in 13. Al tro breve a Toscanel la ugualmente citato dal detto storico (1. c. n. 3) ò del 19, nel qual giorno era il P a p a ancora ne l la nostra città. Cf. Riforme cit. f. 101 - DK CHASSIS p. 169.

33 Ada Consist. lì. Riarii in PASTOU p. 5 2 9 - 5 3 0 - DE CHASSIS 170 - TEDA LI.INI 313. A l ritorno però precedeva il Papa, fermandosi in F irenze (I.ANIXICCI p. 280) e recandosi poi in Roma, da dove emanò g l i atti per la vertenza di Cauepina e Soriano (23 - 27 febbraio - s. c. in nota 46). D i là v e n n e in Vi terbo incontro al P a p a (Atto 19 marzo in Prot. 3 Fr. M. Tignosini p. 12 1 ).

A n c h e qua erasi fes tegg iata 1' entrata di Giul io I I in Bo logna ed al suo passaggio g l i fu offerto un dono (Cod. 581. f. 173 e 181).

36 DE CHASSIS p. 1 6 7 - 1 6 8 - n e s s i 294 - PINZI I V 493. Recoss i poi in Civ i tacaste l lana rientrando in R o m a i l 28 (PASTOU I I I doc. 113 - 114).

37 Con atto 15 novembre 1505 ne l concedere una parto del ter-ritorio per pascolo del le pecore si premetteva: Cam Comune propter snas seditiones et factiones et parlialitates et rixas sit in maxima egestate.... miseriis et paupertate et cotidie fere alienavit omnia bona

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rono di que l l ' occas ione per d i m a n d a r e al Pontef ice che autor izzasse a l c u n e r iduz ioni di spese, fra cui la soppressione, a l m e n o t emporanea , dell ' ufficio del Podestà, non che il r i t i ro della soldatesca c h ' e r a a custodia della cit tà, la quale , per la sua indiscipli-natezza, piut tosto che tu te la re l ' o r d i n e , provocava con-t inui disordini.1 , 8

Giulio II però volle che fosse m a n t e n u t a quel la larva di magis t ra to comanda to , benché avesse pe rdu to tut to l ' a n t i c o prestigio, e consent ì so l tanto alla r idu-zione del la guard ia da 100 a 40 uomin i , s o p p r i m e n d o piut tosto, per fa r f ron t e alla spesa necessaria , l ' i nden -ni tà g iorna l ie ra di cui godevano i Pr ior i , i qual i , in segno di protesta, a b b a n d o n a r o n o la res idenza comu-nale; ma dopo pochi giorni f u r o n o obbligati a r i p r ende re il loro posto, sotto c o m m i n a t o r i a di pene pecun ia r i e e personal i . 3 9 Nè qui si a r r e s t a rono le m e n o m a z i o n i del potere mun ic ipa l e , dappoiché chi teneva le veci del Legato del Pa t r imon io , 4 0 f acendo le viste di veni re i ncon t ro ai desider i della r appresen tanza del Comune , delegava le a t t r ibuz ion i del Podestà al propr io udi tore . Se non che il r imed io era peggiore del male, perchè il Comune avrebbe dovuto c o n t i n u a r e a sostenere la spesa del giudice, senza il beneficio di avere a dispo-

sua immobilia et quod propter dictas faetiones sibi necesset et expediat habere et tenere custodes ligilias noctumas et diurnas ole. (l'rot. 14 Gir. Erculei p. 17).

E d i Pr ior i dell ' ul t imo bimestre 1506 lasc iavano scritto:' Tutte le cose della Comunità sono mal disposte in modo che se altrimenti non si provvede sarà necessario abbandonare ci priorato e serrar le case de' Priori, che non si troverà homo che voglia stare in tale ufficio (Uicordi Priori l i p. 7 ' ) .

33 Riforme cit. f. 101 - 102. 39 5 - 14 apri le (Biforme cit. f. 107 1 - 1 1 0 1 ). V e n i v a inoltre imposta

una tassa di 300 scudi a favore dei segretari apostol ici , che v e n n e ad es iggere apposito commissario , sotto minacc ia di rappresagl ia ( ivi 111 « ).

40 Era Legato i l Card. Alidosi. nominato f i n dal 19 febbraio (|>K I.RASSIS p. 148) e reso noto al nostro Comune i l 5 marzo (Biforme cit. f. 99).

V i c e l e g a t o era Bernardino Fabi ve scovo di L e s i n a (Huar), nomo rigorosiss imo, che f in dall' inizio del suo governo a v e v a emanato un bando con cui proibiva qualunque grido di Orso e Colonna, v i e t a v a la detenzione di qualsiasi arma, ordinava clie ch iunque non aves se rendite eserc i tasse un mest iere e si sfrattassero i forestieri; e con altro comminava il tagl io del la mano a clii fer isse qualcuno (Biforme cit f. 103, 142).

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sizione dei c i t tad in i in apposi ta sede un magis t ra to i nd ipenden t e da quals ias i au tor i tà es t ranea. I Pr ior i si r i f iu ta rono di cor r i spondere lo s t ipendio a quel Podestà posticcio, ed inol t re p rocederono alla n o m i n a di chi lo assistesse ed al caso lo sostituisse, il cosiddetto milite di mazza, prescr i t to dagli s ta tut i mun ic ipa l i . Inde irne! I Pr ior i reca lc i t rant i f in i rono per esser privati del loro ufficio e condanna t i inol t re a l l ' e s i l io ed alla confisca dei beni !41 La misu ra era colma !

Giulio II, non potendo recarsi di persona in Viterbo, come avrebbe voluto, t r a t t enu to in Roma da urgent i impor tan t i s s imi affar i , 4 2 inviò qua un commissa r io dal qua le i Pr ior i , dopo essere stati ch iamat i a giustificarsi d inanz i al Papa, f u r o n o def in i t ivamente cassati e so-sti tuit i con al t r i scelti da lui stesso per delega a v u t a n e dal lo stesso Pontefice, m e n t r e le del iberazioni relative a q u e l l ' i n c i d e n t e ven ivano a n n u l l a t e e deposto il can-celliere che le aveva verbalizzate.4 3

L ' a u t o n o m i a comuna l e^con siffatti p rovvediment i , era più che mai vu lnera ta ; ma, in seguito, lo stesso ca rd ina l Legato, r iconoscendo l ' i l legal i tà di q u a n t o aveva pra t ica to il suo luogotenente , prescriveva che il Podestà risiedesse nel palazzo all ' uopo dest inato, con tutti gli onor i , a t t r ibuz ion i ed obblighi inerent i , a te-nore dello s ta tuto comuna le . 4 4

41 Riforme cit f . 1 5 9 - 1 6 1 - PINZI I V p . 4 2 5 . 12 II 27 g iugno si emanava un bando per fornire g l i strami oc-

correnti ne l la prossima venuta del P a p a (Biforme cit. f. 1 4 3 ' ) e n e l lugl io ed agosto se ne r iparlava (Lett. di Ottaviano Riario in PASOLINI doc. 1293, 1302). Ma poi non si mosse da Roma, trovandosi ne l la p iù grande angust ia per le minacc ie di Francia e Spagna fra loro col-legate, coli' ades ione di alcuni cardinal i contrari al la pol it ica papale, e per 1' annunciata venuta di Mass imi l iano, a che cercò porre riparo, inviando ambasciatori sì a l le une che all'altro (PASTOR 111 p. 531 e seg).

43 B r e v i 12 agosto (Riforme X X I X f. 1 - 2). I l commissario f u i l l 'rotonotario Maissimo Orati.

« 27 maggio 1508 (Riforme cit. f. 46;. Inoltre i l Card. Riario, quale Camerlengo (6 dicembre - Marg. I p. 2 0 0 ' ) , faceva obbl igo al Governatore ed ag l i altri uf f ic ia l i di e s iggere per l e esecuzioni , car-cerazioni eco. le mercedi stabil i te dal lo statuto o secondo la consue-tudine, e ordinava che al f ine del loro u f f i c io fossero sindacati , ciò che fu sanzionato dal P a p a con breve 18 dicembre (Perg. 877 Coiti.), col quale altresì mi t igava le pene per a lcune contravvenzioni a l egg i locali .

11 v ice legato fu rimosso inviandolo, secondo il sol ito s is tema « promor.eatnr ut amoveatur, » in Perugia . E di poi anche V Alidosi lasciò il Patr imonio dest inato a Bo logna con breve 19 m a g g i o 1508

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Non appena poi potè assentars i dal l ' Urbe, venne qua il Pontefice, allo scopo prec ipuo di compor r e l ' an -nosa ques t ione con Soriano, 4 5 la qua le in quegli u l t imi tempi si era acut izzata , p roducendo u n o stato di cose q u a n t o mai pericoloso per la pubbl ica quiete , ed a cui i n v a n o sì il ca rd ina l Rinvio, nella sua qual if ica di Camer lengo di S. Chiesa,4 6 che f ra te Egidio, leso anche

(PASTOil III p. 541). Colà, fece catt iva prova e f in ì per cader v i t t ima del duca d' Urbino , « degn i s s imo per i suoi v iz i enormi ed inf in i t i di qualunque acerrimo suppl ic io » (GUICCIARDINI I I 44(5). 11 duca fu assoluto da quel del itto da una commiss ione cardinalizia di cui fece parte anche il Mario (SANUTO X I I 371, 435, 567 - TRDAIXINJ 223). Cf. siGNOHHLi.i Egidio n. a p. 162.

45 F i n dall' anno innanzi a v e v a manifestato l ' in tenz ione di ven ire « ni differentias inter Canapinenses et Surianensts fi ti i lì m occasione jvigentes componi faciamus » (Riforme cit. f. 48 - ECIDI doc. 60). N e l -

' agosto del 1508 se ne r iparlava (Ric. Priori I I f. 27J; ed il 3 .ettembre si adunava il Consigl io per decidere le sol i te onoranze -Riforme cit. f. 78;, D e l l a sua venuta si ha notizia nei Ricordi cit. . 28 ed in lettera 23 settembre in SANUTO V I I 639. Inoltre dal 2 al

7 si hanno atti compiuti nel palazzo di S. S i s to dal Card. Sanseverino, ch 'era al suo seguito (Prot. 2 Nap. Ser Angeli p. 1 6 0 - 6 2 - TARGIONI TOZZETTI V i l i 2 5 6 ) .

46 Già, nel 1505 (8 marzo) i V i terbes i erano stati obbligati a restituire certi buoi tolti ai Sorianes i (Perg. 820 Coni, e 47 Ardi, di Soriano - E C I D I doc. 5 3 j .

N e l 1507 il Iiiario avocava a sè la decis ione del la vertenza ter-ritoriale (Atti 23 febbraio - 14 aprile in ECIDI doc. 5 4 - 5 5 , 5 7 - 5 8 ) che poi de legò al V i c e l e g a t o del Patr imonio (Riforme cit. f. I l i ' ) . I n attesa della decis ione, i Sor ianes i tagl iavano gran numero di v i t i in quel di Canepina, per il qual danno furono condannati in 3900 ducati (23 aprile - Riforme X X V I I I f. I l i ) ; e poiché il bargel lo sequestrò loro alcuni buoi, ess i se li ripresero a v i v a forza, ferendo anche quel funzionario (Prot. 3 tìiov. Ma/vicini p. 4 1 ' ) . A loro vol ta i V i t erbes i decisero di agire contro i prepotenti v i c in i a mano armata (Riforme cit. f. 115, 1 1 8 - 1 1 9 ) . D i ciò informato, i l Papa con breve del 29 ordinava che si deponessero da entrambe le parti le armi (Marg. I p. 199 - Perg. 52 Soriano - ECIDI doc. 59); ed inv iava un commissario con una scorta armata per dirimere ogni confl i t to (Riforme cit. f. 116 118 ' ). Emanata f ina lmente la sentenza (6 maggio) a favore di Vi terbo (Perg. 826 Coni.), per la quale furono regalati al v ice legato , al com-missario ed al g iudice del Patr imonio se. 150 (Riforme cit. f. 122), i Sorianesi si appel larono ( i v i f. 136J. N e l 1508 venne qua Fran-cesco Armellini, chierico di Camera (che fu poi Cardinale) per fare un accesso ai conf in i (Riforme X X I X f. 95 e seg.). Tuttavia continuarono hinc inde le rappresagl ie . Soltanto il 23 settembre 1509 il Comunedi Soriano, riconoscendo il torto, si obbl igava a pagare 2000 ducati con cauzione sui beni stabili (Prot. 3 C. Ma! vie ini p. 49 ' ), ciò che v e n n e sanzionato da Giul io II con breve 6 ottobre (ECIDI doc. 61). Contemporaneamente si ebbero due vertenze col Comune di Vitorcl i iauo in favore del quale intervennero i Conservatori di Roma, e con Val l erano (Riforme cit. f. 112, 122 ' ).

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nei suoi par t icolar i interessi , 4 1 avevano cercato di porre r ipa ro .

Quella gita p rocurò alla nostra città al t resì il be-neficio della concessione del terzo del provento delle pene de ' malefici nel P a t r i m o n i o da impiegars i nella perfezione del palazzo del Governatore , la cui fabbr ica andava così a r i lento , che le p r imi t ive cost ruzioni già minacc i avano rovina, 4" tan to che u n bel g iorno Fran-cesco Della Rovere, che presiedeva al governo della provincia , con at to au tor i t a r io , i n t imava ai Pr ior i di cedergli il palazzo c o m u n a l e e di t rasfer irs i essi, in cambio , in quel lo incompiu to , pe rmu ta , che da prov-visoria, d ivenne poi defini t iva. 4 9

Neil' a n n o seguente da Civitavecchia, ove Giulio II si era recato a por re la p r ima pietra della nuova for-tezza 50 - aff idata al Bramante ad opera del qua l e era stata anche res taura ta la rocca di Vi terbo 5 1 - fu in-t ima to il nos t ro C o m u n e a con t r ibu i rv i con 4000 ducat i di a r r e t r a t i dovuti alla Camera Apostolica, i qual i si era confidato che sa rebbero stati abbona t i , o rd inandos i , in compenso , la sospensione di tu t te le rappresagl ie sì del fisco che de' pr ivat i credi tor i e re-lativi att i esecutivi, sequestr i di bes t iame e detenzioni di c i t tadini res ident i in Roma. 5 2

47 Gl i furono sequestrati certi as ini adibiti al trasporto di ma-teriali per la costruzione del Convento di Soriano, c h ' e g l i reclamò. Tuttavia non mancò in quel la ed i n altre occasioni d ' interpors i per aggiustare la vertenza (SICNORKL.I.I II Card. Egidio p. 4 0 - 4 1 , 44 note a p. 162, 164 - App. I doc. X I X - X X , X X X I V ) .

48 B r e v e 18 dicembre 1508 (Perg. 827 Com.) Cf. Riforme X X I X f. 17, 46 « 8 1 1 , 1 1 4 ' , 118.

« Ciò fu nel 1510 (Cod. 34 Com. p. 54 - Ricordi Priori I I p. 44 45). Cf. SKÌSORKUU II palazzo comunale di Viterbo in Bollettino del Comune di Viterbo lug l io 1929.

5,1 CAIASSK p. 397 - 398. V i g iunse il 2 e da Vi terbo s ' i n v i a r o n o oratori ad ossequiarlo (Riforme cit. f. 102 ' ). V i tornò anche ne l marzo 1509 ugualmente r iveri to dai nostri messi , che g l i presentarono un donativo ( ivi f. 1 2 3 ' , 1 2 8 - 2 9 ) .

51 In un mandato camerale del primo febbraio 1508 g l i si pa-gavano 50 ducati « prò totidcm per ettm expensis in reparatione arcis Viterbii (Dal l ' A re li Camnccini). A n c h e ne l 1511 Giul io I I parlava

di altri restauri da farsi ili Vi terbo (SANUTO X I I 482). D i lavori fatti e seguire in Civ i tacaste l lana e Montef iascone fa cenno I»K <ÌUASSIS (ed. Do l l inger - 26, 32).

52 Brev i 19 marzo 1508 (Riforme cit. f. 129 - CALISSK p. 400 -l'iNzr I V p. 427).

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Nel se t t embre poi il Pontef ice qua si recava di nuovo,5:1 per distogliersi dal le o rd ina r i e occupazioni e dars i un po' di r iposo. Quivi 1' ins tancab i le uomo, cavalcando, con foga giovanile, una mule t ta che «pa-reva un vento, t an to andava forte »,54 faceva m a n o v r a r e squad ron i di cavalleggeri i ta l iani e s t ran ie r i e schiere di fant i che aveva seco condott i ,5" a l t e r n a n d o a quel l ' e serc iz io eques t re lieti banchet t i e giuochi var ia t i . 5 0

Non tralasciava tut tavia di visi tare le chiese, a cui concedeva indu lgenze e soccorsi pecun ia r i per le più urgent i necessi tà , in teressandos i anche della canoniz-zazione di S. Rosa.5 7

5:t Ricordi Priori I I p. 38 - Cod. 581 p. '258. M a n c a n o , d i sgraz ia -tamente , le Riforme per parte del 1509 e per tutto il 1510.

S e c o n d o SANIITO ( I X 130, 1 8 0 - 1 8 1 ) , d o l e v a part i re da R o m a il 2 s e t t e m b r e per s tare q u a l c h e g i o r n o in CiviTacaste l laua e v e n i r e poi in V i t e r b o , ìua i n v e c e s i recò in C i v i t a v e c c h i a e so l tanto il 17 era in V i t e r b o o v e s i t ra t tenne 13 g iorn i (TOMM. I>I s . SII,VOSTRO p. 409) . I l pr imo ottobre trans i tò per T o s c a u e l l a ed il 4 da Corneto r i lasc iò mi breve , col quale r e i n t e g r a v a il nostro Connine ne l l ' e l e z i o n e del G u a r d i a n o de l d a n n o dato ed a p p l i c a v a il p r o v e n t o di ques to a l l a per fez ione de l palazzo de l G o v e r n a t o r e (Perg. 828 Coni.) Cf. IIASTI p. 267. I l 7 era di n u o v o in C i v i t a v e c c h i a (SANCITO I X 242, 251).

54 TOMM. DI s . s u . vicsTUO (teste ocu lare - 1. c ). 55 P e r r iun ire armat i a v e v a fatto pubbl i care mi b a n d o con cu i

v i e t a v a a c h i u n q u e de' suo i sudd i t i di acconc iars i al so ldo Mitrili, sotto pena di r i b e l l i o n e e c o n f i s c a de i beni , e per l ' o s s e r v a n z a di tale ord ine a v e v a obb l iga to Colonnesi ed Orsini di prestar cauzione. E per m e g l i o ass i curars i d e l l e loro in tenz ion i , a v e v a i n v i t a t o i pr in-c ipa l i e s p o n e n t i d e l l e due f a m i g l i e ad un conv i to , v a l e n d o s i di Giulia Farnese qua l e m e d i a t r i c e , c h e però f e c e ser ie r imostranze al P a p a per a v e r ques t i r i v o l t o loro acerbe parole , p e r f i n o m i n a c c i a n d o l i di morte ( i v i p. 394 - 9 5 ) . V a r icordato c h e Laura Orsini, f i g l i a d e l l a F a r n e s e , ne l 1505 s i era d i sposata a Niccolò Della Rovere uepòte di G i u l i o I I (<}iM'X)OitovTUS L. Borgia doc. 52).

56 De Grassis in BUSSI p. 295. L' oratore v e n e t o i l 27 s e t t e m b r e da V i t e r b o s i g n i f i c a v a c h e i l P a p a n o n v o l e v a m e n o m a m e n t e e s s e r e in fas t id i to da c h i u n q u e , ma una deputaz ione f rancese , a mezzo di due card ina l i , r iusc ì a d e s s e r e introdotta n e l l a rocca (SANATO I X 197, 240, 252, 266 - X 74, 81).

57 11 23 e l a r g ì u n ' i n d u l g e n z a al S . Lorenzo; i l 26 accordò 20 ducat i al S . F r a n c e s c o per l ' o i g a n o e d i l pav imento ; e d altr i 25 no d i e al monas tero di S Rosa . V i s i tò a n c h e i l c o n v e n t o d e l l a Querc ia (BOTTONIO App. a l la Vita di Savonarola p. 195). V a r icordato c h e ne l 1512 (15 m a g g i o ) i l C o n s i g l i o Comunale decretò di f are o g n i anno una s o l e n n e proces s ione n e l l a f e s t i v i t à di S . R o s a , c o n s i d e r a n d o « quod inter ceteras festivitates.... quae in civitate celebrantnr, illam potissime populns viterbiensis prue cunctis honorare et solemnisare debet.... de Beata Rosa Concìve nostra.... ipsinsque intercedentibus meritis cimi miranda nonnulla a nummo Ninnine acceperimus beneficia et in die re-cepturi simii.i majora (Riforme X X I X f. 152 e s eg . - trascri t to n e l 1702 s u copia autent i ca e s ib i ta da l le Monache) .

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CAPITOLO IV 3 4 3

Tut to q u e l l ' a p p a r e c c h i o di a rma t i era in prepa-raz ione alla guer ra che Giulio li - per il qua le « non era incredib i le proget to a lcuno, per q u a n t o vasto e smisu ra to » - aveva in men te d ' i n t r a p r e n d e r e allo scopo di cacciare dal l ' I talia i Francesi , dei qua l i erasi giovato nelle sue imprese , e che ora t ra t tava da barbari.58 Ria-vuta la Romagna , il suo sdegno cont ro i Veneziani , il cui potere aveva voluto « sminu i re , non dis t ruggere » era svanito; ed anzi r iconosceva che l ' es is tenza dello stato della laguna era necessaria si alla salvezza d 'I tal ia, cos t i tuendone u n b a l u a r d o na tu ra l e , che a garanzia di que l lo della Chiesa, l ibe randolo da più molesti e pe-ricolosi vicini .5 9 Pe r la r iconci l iaz ione con la potente repubbl ica mol to si era adopra to il Card. Riario, di-men t i co a n c h ' e g l i dei torti fat t i alla sua famig l ia / ' 0

58 II famoso motto - fuori i barbari - 11011 è storicamente provato che fosse da Giu l io I I pronunziato, ma i l senso dei suoi discorsi era quello. Al l 'oratore veneto il 30 ottobre 1509 d iceva esserg l i molto dispiaciuto unirsi a Franc ia e Spagna « per la mina del vostro sfato con augumento dei barbari - (UO.UA.MIN V p. 236) . Cf . PASTOU I I I p. 5 5 1 - 5 5 2 . Frattanto però ch iamava gl i Svizzeri , c iò che gli v e n i v a rimproverato da «UICOIAUDI.NI ( I I I p. 27) c h e l i ch iamava « barbari contro barbari » e da altri (FOUNAIU Spositione dell' Orlando furioso p. 575). 1 suoi apologist i lo d i fendono da tali accuse, dicendo esservi stato costretto prò liberiate ecclesiae (INCHIUAMI Oralio funibri.i prò lidio II). De l resto era così penetrato ne l convinc imento genera le la necessità, di l iberarsi da quel le mi l i z ie straniere che MACOHIAVELI.I ne l la f ine del Principe invocava da Lorenzo Medici, a cui l ' a v e v a dedicato, che l iberasse 1' Italia da quel la « puzza di barbaro dominio ».

5!T E C I D I O DA V I T E R B O Hi st. X X Saec. f . 3 3 3 - B A R B A R O Storia Veneta p. 953 e seg. - DA po l tro Lettere storiche dal 1509 al 151S p. 137 - GUICCIARDINI I I 279 , 2 9 9 - R e l a z i o n e Trevisan i n ALBERI S. I I Voi . I l i p. 36. A v r e b b e egl i detto: Se quella terra non fusse bisognerebbe farne un altra, e dichiarato altresì di gloriarsi di esser chiamato più presto veneziano che genovese.

«0 CONTI I I p. 4 0 0 e s e g . - SA.NUXO V i l i 5 0 2 , 5 1 2 - I X 297 - 2 9 8 , 3 9 2 , 4 7 8 , 4 9 0 , 5 2 9 e s e g . , X 7 4 , 8 1 - T E D A L L I N I 3 1 9 . C A P P E L L O (ALBERI V I I p. 22) lo dice perciò amico del la repubblica e nemic i s -s imo de' francesi .

L 'accordo fu ratif icato nel concistoro del 4 febbraio 1510 ed il 24 dinanzi il Riario, quale Camerlengo, i rappresentanti del la repub-bl ica fecero atto di piena sommiss ione (CONTI 1. c. - GUICCIARDINI I I 3 3 0 - S A N U T O I X 5 2 9 e s e g . - X 9 e s e g . - R O M A N I N V p . 2 4 1 ) .

Sul la parte avuta dal nostro Egidio per un accomodamento in precedenza tentato fra il P a p a ed i Venez iani e del suo rammarico provato per la battagl ia d ' A g u a d e l l o in cui perì « i l valore, la forza ed il f iore di tutta I ta l ia » pur rimproverando ai Venez ian i di aver troppo tirata la corda, attentando anche a l l 'autor i tà spiri tuale del P a p a vedi SIGNOUELLI II Card. Eqidio p. 25 - 2 6 , 4 5 - 46 e note a p. 148, 165 - e App. I doc. X X X I l i . '

V a ricordato in f ine che all' esercito de' Venez ian i era appartenuto un Antoniasso da Vi t erbo col grado di connestabi le (SANUTO V I I 708, V i l i 155 e seg. 220).

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Mentre a n d a v a n o ma tu randos i i grandios i progetti di Giulio II, ai qua l i teneva bordone lo zio ca rd ina le , Ottaviano, a cui era morta nel 1509 la madre , 6 1 ab-bandona to ornai a sè stesso, e pe rdu ta ogni speranza di m u t a r e stato,C1 si accingeva a farsi o r d i n a r prete e consecra r vescovo, ciò che avvenne nel marzo del 1510.

Neil' agosto di q u e l l ' a n n o tornava ancora una volta in Viterbo il Pontef ice per passare in rivista le t ruppe di terra , 0 4 dopo aver i spezionato in Civitavecchia le galee pontif ìcie le qual i , u n i t a m e n t e alla flotta vene-ziana, dovevano l ibe ra r Genova da l l ' egemonia dei f ran-cesi;65 p roseguendo poi alla volta di Bologna per Fitti-

e l 28 maggio (PASOLINI I I p. 340). Con testamento del lo stesso giorno la Sforza lasc iava a lui ed ai fratel l i i beni fuori del dominio f iorentino, e quel l i in Firenze e nel lo stato a Giovanni Medici altro suo f ig l io , al quale era fatto obbligo di curare 1' educazione di Cornelia. f ig l ia naturale di Ottaviano a v u t i da una donna d' Imola, e dotarla con 2000 scudi (PASOLINI I I p. 337 - e doc. 1335). Questi , a sua volta, con atto 7 agosto 1512 si obbl igava a legi t t imarla entro un anno (Prof. I V Fr. Al. Tignosini p. (55). D a lettere del medes imo al Medici risulta poi che i Mario lo avrebbero riconosciuto qual fratel lo, purché d iv idesse con essi a parti uguali l' eredità materna (GAUTIIIKit Nuovi doc. intorno a Giovanni dalle Bande Nere in Arch. Stor. Ila!. S. V T. X X X p. 7 3 - 7 4 ) . A d ogni modo le relazioni fra loro si mantennero buone. De l 1518 (9 ottobre) è una lettera del Medici (la Viterbo, nella quale scr iveva esser rimasto d' accordo con Ottaviano di maritar Cornelia (Arch. cit. N . S. V i l i P . I pag. 46).

62 D e l l e prerogat ive del principato rimase a lui quel la di far conti palatini , nominar dottori, notaj, l eg i t t imar bastardi ecc (Atti nei Prot. di Fr. M. Tignosini e d' altri).

f,:l Iti quel mese è annotata nei registri del Camerlengo la spesa per i l dono D. Episcopo quando celebravit missam novam (Cod. 581 p. 274). R i su l ta inoltre che il 12 ce lebrò i funeri di Niccolò Orsini in P i t i g l i ano (TOMJI. DI SILVESTRO p. 423), ed il 25 f a c e v a . l e ordi-nazioni sacre (Prot. 3 Fr. M. Tignosini p. 161). Il 20 maggio , a sua volta, consecrava Bartolomeo Della Rovere v e s c o v o di Vicenza per de lega del Papa ( ivi p. 162, 165 1 ).

N e g l i anni antecedenti le ordinazioni orano state fatte da altri vescov i , fra cui i V i terbes i Nino Nini t itolare di Potenza e Ludovico di Segni ( iv i f. 102, 1 0 3 ' , 123).

Ricordi Priori I I p. 52. I l 24 era in Corneto ed il 27 in Viterbo, r ipartendone il 30 (SANUTO X I 220, 262, 294). I l primo settembre si mosse da Montef iascone, proseguendo il v i a g g i o verso la mèta (DE CHASSIS - ed. D o l l i n g e r - 393 - Aita Consist. in PASTOR I H p. 558).

D a l l ' a n n o avant i erano state inv iate truppe in Vi terbo, ponendo a carico del Comune una parte dì esse (Breve 19 marzo in Riforme X X I X f. 125 ' ) Cf. SANUTO V I I I 15, X 162 - 1 6 3 , 1 7 0 , 397. TI 4 magg io 1' oste di S. Giovanni protestava per l ' in so l enza dei soldati ivi al log-giati , che gl' impedivano di accogl iere i v iandant i (Prot. I Seb. Malagriccia p. 72).

6 5 G UI CCI ARDI NI I I , 3 6 7 - S A N U T O X I 1 8 8 e s e g . , 2 1 3 e s e g . -GUGLIELMOTTI I p . 9 2 .

A n c h e nel g iugno si era colà recato, transitando per Roncigl io i ie ,

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CAPITOLO IV 3 4 5

presa cont ro Fe r ra ra , il cui duca si era a coloro al leato ai d a n n i di Venezia, r iusci ta « faticosa e vana spedi-z ione», e tale da met tere a repentagl io la stessa persona del Pontefice e dei Cardinal i , che lo accompagnavano. c , i

Tut tavia Giul io II « come impav ido aveva sfidato il pericolo della guer ra », con uguale fermezza sos tenne l ' o n t a della sconfitta."7

Luigi XII, f u r i b o n d o cont ro il suo ex alleato, dopo averlo comba t tu to con le a rmi , minacc iò di fal lo giu-d icare da un concil io, a n n u e n t e anche Massimiliano, al qua le si a t t r ibu iva perf ino l ' i dea di r i un i r e sul propr io capo al d i adema imper ia le la t iara pontif icia .6 8

ove prese parte ad una pesca sul lago di V i c o e per Vetra l la (SANUTO X 566, 583 - 84, 630 - 31)

I n Civ i tavecchia ce lebrava la presa di Modena, per la quale si ac-cese « mi fuoco d' esultanza » anche ne l la nostra città (Cod. 581 p. 288).

c c fiUICCIAUDiNl ( I I p 394) osserva che in quel la campagna Giu l io I I non a v e v a più del pontef ice « c h e l 'ab i to ed il n o m e » . I poeti lo esa l tavano qual nove l lo Marte (fi. A NT. FLAMINIO Cairn. I V 357). Esorbita dal nostro compito di narrarla, DE ORASSIS e S ANUTO ( X I - X I I passim.) ne r i feriscono le var ie fasi a cui aggiungans i le altre notizie in PASTOR ( H I p. 563 e seg.). Not iamo soltanto che il Mario segui il Papa, ma fu fra coloro che lo cons ig l iavano di ag-giustarsi coi Frances i , quantunque suoi nemic i (SANUTO X I 504, 546 e seg., 586, 641). F u eg l i inoltre incaricato di trattare col messo dell ' Imperatore ( f i n i r c i ARDINI I I p. 414), ma con n iuu risultato (I-ASTOU p. 567). V a ri levato che questi a v e v a più vo l te proposto al re di Francia di d iv ider fra loro l ' I ta l ia , a che questi , dopo essersi rif intato, nel l ' agosto 1510 si d iceva necessi tato a farlo per il contegno del P a p a (MAOCUIAVULLI Legazione 3a di Francia lett. 9).

67 Così s cr iveva EOI I>IO DA VITERBO (Hist. X X Sa e e. f. 335), ciò che va le a smentire le manifestazioni di v i l tà , che da altri gl i si attribuiscono, non confacenti a l la sua indole (SANUTO X I V f. 24-25 -« i iov io Vita di Pompeo Colonna 56). I pavidi cardinali e gl i amba-sciatori di Spagna e V e n e z i a g l i cons ig l iavano di abbandonar Roma, ma egl i si rif iutò, r imanendo impavido in attesa degli avven iment i , che riuscirono a lui propizi ((UTICCTARDINI I I I p. 69, 78, 87 -89) . P e r ò il suo f i s ico risentì alquanto de l le fat iche sostenute. N e l l ' a g o s t o 1511 si r iparlava de l la sol i ta gita iu Viterbo, ma poi si ammalò, ed anzi i l 2 3 s i d a v a p e r m o r t o ( S A N U T O X T I 3 6 2 , 4 3 4 , 4 4 0 , 4 5 6 - FUMI Car-teggio del C. di Orvieto iu Arch. Sor. Rom. St. P . X I V 157 - 158). I l P a p a raccomandava i suoi congiunti al Mario (DE GRASSIS - ed. Do l l iuger - p. 411).

fi" «iREiioi iovius ( I V 383, 418) dubita del mostruoso disegno, rite-nendo che si trattasse di una cel ia o di un art i f ic io diplomatico, liI.MANN (Kaiser Ma.ximilien 's Absichten auf des Papsthnm in den Iahren 1507 - 1511) cercò ugualmente sfatare quel presunto progetto, sostenendo che l ' imperatore tendesse a conquistare sì lo stato de l la Chiesa, ma intendeva lasciare ad altri la suprema autorità spirituale. NITTI (l.a politica di Leone X p. 95) osserva che la critica, per quanto acuta, del lo scrittore tedesco non g iunse a dis truggere l ' interpretazione che sgorga dal le s tesse lettere di Massimil iano. Cf. DE LEVA Storia documentata di Carlo V - I p. 1 2 3 - 1 2 4 - PASTOR I I I 572, 587 e seg .

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Per r imuovere quei potenti dal le loro macch inaz ion i mol to si adop rò il card . IUario,69 che secondò altresì il Papa nel la decis ione d ' i n d i r e il conci l io ecumen ico in Roma, 7 0 in con t rappos to al conci l iabolo di Pisa, parodia di quel lo di Costanza, a cui avevano ader i to a l cun i m e m b r i del sacro collegio.71 Adunatos i il su-p remo consesso della cattolici tà nel La te rano (3 maggio 1512), il Riario qua le camer lengo di S. Chiesa e vescovo d 'Os t i a , la più onorif ica delle sedi subu rb i ca r i e a cui aveva optato, 7 2 vi celebrava la messa del lo Spir i to Santo, 7 3 assis tendovi , fra gli al t r i vescovi, que l lo della diocesi Viterbese.7 4

«• s a l u t o X I I 12+, 127, 148 - Lett . di Bernardo da Bib iena in Ardi. Sor. Jìom. St . P. X X I I I p. 563 e seg. Tuttavia i l Card. Riario non trascurava di far la parte di paciere anche nel la nostra Provinc ia , fra altro, componendo la vertenza fra Vi terbo e Bagnoreg io (Dal Sommario del 1092).

70 Bo l la 18 lugl io 1511 (Af. Unii. Rom. V p 499 e s e g j . 71 SANUTO X I I 288 - Lett . di Bernardo da Bibiena 1. c. p. 503.

Fra gl i altri era i l San.se verino g ià legato del Patrimonio. 72 20 gennaio 1511 (tctiUBi. I l i p. 3, 50). Precedentemente a v e v a

optato per quel l i di Sabina (10 settembre 1507), Porto (22 set tembre 1 5 0 8 ) - I'.IIISHI, 3 , 5 5 , 5 8 - OIUSTOKCMU Crono/assi p . 1 3 , 3 5 , 4 2 , 3 4 0 - 4 1 . Ebbe altresì 1' amministrazione del la chiesa di Areszo (7 lugl io 1508) che cede nel 1511 al nepote Girolamo Sansoni, avendo in compenso l 'a l t ra di Savona (5 dicembre 1511), che nel 1510 res ignò a favore di altro parente (KCKKL 110, 291).

7;! S A N U T O X I V 2 0 3 - RUDAI.I .INI 3 3 1 . 74 Aria Concilii (irnKKi.K-iiKiKJKNiiOKTirF.u V i l i p. 497 e seg.). Era

ospitato nel palazzo del cardinale (Atto in l'rot. Dom. Tondi V p. 66).

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CAPITOLO V 347

CAPITOLO V .

Improvviso mutar di fortuna di Giulio I I — Sua morte — Con-clave — Riario f ra i candidati — Elezione di Leone X — Sua mu-nificenza — Nuove contese part igiane in Viterbo — Commissario venuto a reprimerle — Mancata visita del Papa — Un Governatore provocante — Leone X in Viterbo — Sua passione per la caccia — 11 parco della. Palenzana —• Bandi ta dal tevere al mare — Proteste delle popolazioni — Compensi — Alt r i tumulti — Provvedimenti contro 1' autonomia comunale — Matrimoni comandati — Poli t ica di equilibrio — Prel iminar i doli' accordo con Francia — Il trattato di Viterbo — Uff ic i carpit i — Prepotenze del Tesoriere -— Remozione dei Pr ior i e sospensione del bussolo — Cauzione richiesta agli Orsini — Atto di concordia — Il Comune reintegrato nella sua autonomia.

Dopo essere stato privato della Romagna, e tro-vatosi in procinto di perdere lo stato, la tiara e la v i t a , 1 le sorti di Giul io II, r imasto alla discrezione della fortuna, inaspettatamente mutarono; ed il papato tornò ad essere il centro di gravità d'Italia e del m o n d o politico. La battaglia di Ravenna fu per i coalizzati ai danni del pontefice una vera vittoria di Pirro. Genova e Milano in breve si sottraevano al d o m i n i o di Francia, le Romagne tornavano a far parte del lo stato della Chiesa, che s ' ingrandiva altresì con Modena, Reggio, Parma e Piacenza, lui tentativo di r ibe l l ione a l l 'auto-rità papale in Roma si risolveva in un atto di concordia fra Colonna, Orsini ed altre potenti famiglie , al lo scopo di non turbare la quiete nel prossimo c o n c i l i o , 2 la cui autorità era r iconosciuta anche da l l ' imperatore Mas-

1 11 re di Francia , in nome del concilio di P isa , proponeva di assaltar Roma; ed il suo generale in capo De Fox, prima della bat-taglia di Ravenna (in cui cadde ucciso) ar r ingava le truppe, promet-tendo loro il saccheggio de l l 'Urbe . Il Sanse verino, il più accanito dei cardinali scismatici, iniziava effet t ivamente la marcia su Roma, col-l ' in tenzione di deporre il Papa. Roberto Orsini, con altr i Romani, nell ' aprile, da Pi t igl iauo si mosse con cattive intenzioni verso il pontefice, ma, per mezzo di Giovati Giordano e Giulio della stessa famiglia, si sottomise (SANUTO X I V 158 - TEDA.LT.INI 230). 2 28 agosto LÓLL ( F I O R A V . V N T K Antiqui Roman. Pont, denarii p. l(il) I l 17 di quel mese, profittando della malatt ia del Papa, che si dava per morto, Pompeo Colonna, a capo dei malcontenti, a r r ingava il popolo in Campidoglio, incitandolo a r ivendicare la l ibertà (UUK-« o u o v i u s I V p. 384 e seg.).

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348 LIBKO VI

s i m i l i a n o . 3 Giul io II era pervenuto a l l ' apogeo della potenza, per virtù della sua grande forza d ' a n i m o (da qua lcuno chiamata temerità) di fronte alla debolezza dei suoi competitori; ma la vecchiaia e le malatt ie ne avevano logorato il fisico. Quindi , mentre si d isponeva a venire per un' ul t ima volta nella nostra città, e pel-le cattive condiz ioni di salute e per le gravi cure di stato, non si mosse da R o m a . 4 Non m a n c ò però di occuparsi della solita vertenza con Soriano, inv iando al riguardo due brevi (4 febbraio - 1 g iugno 1512) coi quali c o m m i n a v a severe pene, s ino alla scomunica , contro i perturbatori dei confini , in attesa della sen-tenza definit iva, che venne emessa il 15 d i c e m b r e . 5

Morì Giulio II nella notte fra il 20 e 21 febbraio 1513 . 6

Uno dei cardinal i , che aveva le maggiori proba-bilità di ascendere al pontificato, era il Mario, favorito di Spagna, considerato quale lustro principale del sacro col legio « per la sua ricchezza, per la magnif icenza della corte e per il lungo tempo ch'era stato in quel la dignità » . 7 Lo inna lzavano sugli scudi i giovani car-dinal i , che lo r iguardavano quasi l ' erede di Giul io li; ma i vecchi porporati, che agognavano quasi tutti al supremo seggio, gli erano c o n t r a r i . 8 11 rivale preferito

3 L'accordo, coneluso iì 18 novembre, fu pubblicato il 25 no-vembre 1512 in S. M. del Popolo, dopo un'orazione di Egidio da Viterbo (Leti, in I.ITZIO Feti. Gonzaga in Arch. Soc. iìom. St. P . I X p. 540). Cf. l'ArfToit I I I p. (>18 il. 4. Nel dicembre il Papa fece unii visita a Civitavecchia (mi IMIASSIS - ed. Dollinger - p. 415). 4 SANI!'ri> XI I 483, X I I I 255, 270, X I V 8. 5 Ricordi Priori II p. 7(ì « - i: <. 11 » i doc. 69-70. li ' annotava il Notaio Napoleone di Ser Angelo, facendo grandi elogi del defunto (sKJXOUF.i.l.i Egidio App. doc. LX). Ed ugualmente i cronisti Perugini , dei quali AI .KANI (p. 243; lo dice adorato come

santo. Diversamente lo giudicavano altri, T H D A L L I N I (p. 339) poneva a suo carico l ' ave r fatto perire 100000 persone nelle guerre. 1 colos-sali divisamente ripetuti perfino nel vaniloquio del l 'agonia, lo do-vevano condurre « ad essere il signore od il maestro del giuoco del mondo > (Trecisan 1. e. p. 34). Ad ogni modo fu più fortunato che prudente, più animoso che forte, degno di somma rinomanza, se avesse avuto tu ti' al tra corona: in capo che la tiara (i>u L E V A I p. 147). ' (iiMOdlAitnisr I I I p. 31.3 - O I O V I O Vita ai Leone X 121 - S A N U T O XVI (i, 15 -10, 19-20, 24, 30 - I-KTIÌUCCKU.i I 490 - PASTO » I V P . I pag. 12 e seg. Fin dal 1511, allorquando Giulio II cadde malato, si parlava di sostituirgli il Riario (SA.\"I;TO X i l l 434,441, 449, 484-Ijett. Albergali in I ' A S T O R p. 21 il. 2). " Fra i più ostili ora il Caute/densi, candidato preferito di Mas-

similiano (Iiett. in l'KTITRCCKI.i.r I 484, 493). Dai maldicenti lo si diceva inetto (ì.ett. in Ardi. Sior. Hai. VI 197 - ss A V U T O X V I 10). E u U N ' I O (1. C. p. 123) giunge a tacciarlo da

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CAPITOLO V 349

era il Medici, g iovane di anni , ma a lquanto malandato in salute, e che si sapeva mol to amante della pace, ciò che valse, sopra ogni altra considerazione, ad eleg-g e r l o . 9 Lo stesso Ricino, perduta ogni speranza di riu-scita, finì col raccomandarlo agli a m i c i , 1 0 r icevendo in compenso altri e maggiori benefizi , quanti non avrebbe mai potuto desiderare, benché gli apologisti del Medici esc ludano ogni ombra di s imonia , attr ibuendo le sue elargizioni ai sent iment i di magnanimi tà e generosità del nuovo e le t to ; 1 1 ed incarichi di fiducia, che dimo-strano in quale considerazione si aveva colui ch'era « il pr imo cardinale » . 1 2

Con Leone X il fasto della corte pontificia sali al più eccelso grado, poiché, dedito ai piaceri mondan i ed ai passatempi intel lettual i e schivo dì ogni fastidio, intese egli, sopra tutto, a godersi il papato. Lo si disse perciò più somig l iante all' imperatore Augusto, che al-l 'aposto lo Pietro; e gli umanist i sa lutavano un nuovo secolo d ' o r o da succedere a quel lo di f erro . 1 3 Della sua liberalità fin da l l ' in i z io del suo pontif icato sì ebbe prove anche la nostra città. Accogl iendo le richieste illetterato! Cf. N I T T I Leone X e la sua politica p. 6 - 7 - I 'ASTOU 1. c. p . 1 5 - 1 6 e ctoc. 4 .

8 ECIDIO DÀ V I T E R B O ffist. cit. f. 3 5 8 « Let tere in S H Ì N O R K U , ! Il card. Egidio App. doe. X L V I - X J J V I I - THD.U/ÉIXT p. 88!). In Perugia il corriere, che vi recò 1' aniiuuzio dell ' elezione, si presentò agitando palme d 'o l ivo (AXFANI p. 265). Cf. P A S T O U p. 18-19 .

1 0 F u notato il giorno precedente 1' elezione (11 marzo) ini col-loquio f ra loro, dal quale si arguiva che sarebbe r isul tata la nomina di uno di essi (Relazione in Arch. Catt. - G I O V I O p. 123 - S A N U T O X V I 83 - ì-BTRUCCULLi I 493-94). Annotarono 1' elezione i Notai Viterbesi Clemente Sani, Napoleone

di Ser Angelo, Giovanni Bonsoni e Domenico Tondi, senza commenti. 11 I.KON'IS X Reqestum - ed Hergenrother - U. 16, 18, 323, 360,

1 8 2 2 e c c . - E U B E L 1 Ì I p . 3 - 4 . [ja conferma del camerlengato era compresa liei capitoli votati iu conclave (SANIJTO X Y I 84 e sog). Cf. V E T T O R I Sotnm. p. 297 -o u i o c i A R i n N i I I I 147. Avrebbe egli detto: Prendete la tiara, fate come se foste tutti papi, accordatevi fra voi e pigliate quanto volete ([>K CHASSIS ed altr i in I W S T O R 1. c. p. 23).

1 2 Lo chiamò a decidere la vertenza col duca di Fe r ra ra , ed a presiedere la riunione de' Vescovi per studiare la r iforma della Chiesa (SANUTO X V I 147, 153 - T K I . A I . U N I 338, 340, 342 - I I E F U L E -HEU<iENit(")TUKit V i l i p. 565-566). 1 : 1 Avrebbe egli detto: Volo ut pontiflcatu isto quam maxime per-

fruamnr (Relazioni in AI .HERI H I 51 e 64 - SAN u r o X X I V 90 -d o v r ò 1. c. p. 141-42). i-ASTOR (1. c. p. 334-335) le ri t iene ciarle di anticamera, pure ammettendo che quelle sue frasi corrispondessero a l l ' indole ed alle intenzioni sue. Lìf. MA.MIA.NI Del papato nei tre ultimi secoli p . 4 6 .

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fattegli dagli oratori inviati a rallegrarsi dell' e lez ione e ad assistere al so lenne possesso in L a t e r a n o ( l l aprile) avvenuto con una magnif icenza non mai più veduta, confermava per prima cosa gli statuti e privilegi di che Viterbo godeva, e spec ia lmente que l lo d ' impiegare il provento del d a n n o dato e dei malef ic i nella fab-brica del palazzo del governatore tuttora in stato di co s t ruz ione , 1 4 c o n d o n a n d o altresì a l lo stesso scopo, non che per la r iparazione delle civiche mura, la terza parte del s u s s i d i o . 1 5

Nel g iugno 1513 il mastro di casa di Leone X av visava i Priori di preparare gli alloggi per la corte pontifìcia, des iderando il papa visitare Viterbo nel-l ' a u t u n n o . 1 6 Se non che agli ul t imi di luglio la nostra città, ove sembrava che Giulio II, con la sua fermezza e col suo tatto, senza eccessi punit ivi , avesse spento ogni spirito sedizioso, fu travolta, ad un tratto, in u n o dei soliti periodi di contese partigiane, che non valse a raffrenare n e m m e n o la calda e loquenza di Fra Egidio, che qua si t rovava . 1 7 Alcuni sconsigliati , non si sa per quale scopo preciso, ma forse per una d imostraz ione di forza, o megl io di prepotenza, occupavano a m a n o armata la porta di S. Sisto, pretendendo di averne essi la custodia, r i f iutando di consegnarla al le guardie del Vicelegato, contro cui minacc iavano la morte, se avesse

» Brevi 12 apri le 1513 (Marg. I p. 202 - ns/,l I V p. 445). E poiché in seguito il commissario della fabbrica della rocca di Mon-tefiascone, per la quale Leone X si era rivolto ad Antonio da Sangallo (Reg. (il. il. 2778J, aveva a quella applicato le pene dei malefici , revocava con altro breve (21 dicembre 1514) l 'ordine da lui impartito (l'erg. 8 3 4 Coni). C f . Ricordi Priori I I p 9 4 .

1 5 Let t . 30 aprile 1513 del Card. Camerlengo (l'erg. 830 Coni.), e breve papale 20 giugno (lieg. cit. u. 3258). Con nitro 3 dicembre con-fermava 1' ufficio del danno dato (Perg. 832 Coni.). Anche Acquapendente e Soriano, oltre la conferma dei privilegi, ottennero 1' abbono della terza parte del sussidio da impiegarsi nella riparazione delle mura civiche ( COSTANTINI doc. 68 -69 - K<ÌIDI doc. 71). E Tuscania si ebbe lo sgravio della gabella del sale ( C A M P A N A R I I p. 254). w Ilicordi Priori I I p. 80 - Lett . Lipomano iu SANirro X V I , 385. Anche nel gennaio del 1514 era progettata una visita (Ivi X V I I , 455). 1 7 Dal 19 luglio al 4 agosto (lieg. di S. Monica F f. I f. 12J. Alle riflessioni del L'INSJI ( IV p 414), che scrive una bella pagina rias-suntiva dei motivi di quella recrudescenza faziosa, giova aggiungere quanto notavano i Pr ior i del Comune liei Ricordi del 1512 (II p. 69 1 ):

Tutte le cose della comunità sono male et malissimo disposte perchè di quelle se n' è havuto et. assene poca cura et ognuno pon pede et possa a ben magnare et meglio bere.

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in ciò insistito. 1 8 Leone X inviava i m m e d i a t a m e n t e a commissar io il f iorentino Giovanni Degli Albizzi, col mandato di procedere r igorosamente contro i colpevoli , servendosi della tortura, qual mezzo di prova, ed ap-plicando, all' occasione, anche la pena cap i ta l e . 1 9

Nel lo stesso tempo s ' i n t i m a v a n o i cittadini a non suscitare altri tumult i e diff idavansi i castelli , le comu-nità e terre del Patr imonio a non prestare a iuto ai ribelli Viterbesi, sotto pena della scomunica e confisca dei b e n i . 2 0 In siffatto modo il novel lo pontefice non dava davvero prova del mite animo, di cui lo si diceva dotato, e le sue azioni, piuttosto che quel le de l l 'agnel lo , a cui erasi paragonato, corr ispondevano alla fierezza del n o m e a s s u n t o . 2 1 E la sorte dei deboli , che per non apparir troppo remissivi , in taluni moment i eccedono nella repressione.

I Priori accolsero il Commissar io con la debita riverenza, protestandosi pronti a sottomettersi alla vo-lontà del P o n t e f i c e . 2 2 Mercè il rigore, col quale si agì contro gli autori della r i b e l l i o n e , 2 3 la quiete fu rista-

1 8 Breve 2 agosto 1513 (Reg. - ed HergenrStlier - 11. 3919 - Marg. I p . 2 0 1 ' ) . C f . lieg. di ti. Monica cit. f . 1 3 .

I a Breve 15 agosto 1513 (Marg. I p. 201 ' - PINZI I V p. 447;. 2 0 Brevi sotto la stessa data (Marg. I p. 202; presentati il 28

(Riforme XXV11I f. 170) - p inz i IV, 447 e seg. 21 « Questo papa sarà dolce come un agnello anziché fiero come un

leone ». (Lett. cit. da « U K « O U O V Ì I Ì S I V p. 462). 'f KDAXLINI lp. 339) scriveva: Per la boutade sua fu fatto. Tuttavia GlJieciA.lU>tNl, che aveva ugualmente salutato con tanto entusiasmo quella scelta « per la v i r tù e bon tà» (Opere Inedite VI p. 195), posteriormente (Storia d'Italia IV p. 56) notava che si rivelò meno buono di quel che si giudicava. Per spiegare la condotta di Leone X, ora troppo indul-gente, ora troppo severo, si è di recente affermato che in lui alber-gavano due anime, ( P A S T O R IV p. 399). La maggior parte degli uomini, con questa teoria, sarebbero giustificati del male che fanno, negandosi il libero arbitrio.

22 Riforme cit. f . 1 7 0 - 1 7 1 . 2 : i Risul ta da alcuni atti di rivendicazione di beni che almeno due Viterbesi furono impiccati (Prof. V Nap. Ser Angeli p. 166 - I

Aut. M. De Antiquis 35). Gabriele Verreschi f u rilegato in Castel S. Angelo (Atto di cauzione 20 dicembre 1514 - Prot. I Giov. Maro sai p. 515). Si aggiunga che il Vicelegato Mattia Ugonio Vescovo di Famagosta, oltre che pretendere la precedenza sui Pr ior i nelle pubbliche ceri-monie, contro la consuetudine (Ricordi Priori II, 87J, giunse a schiaf-feggiare uno di essi, che aveva perorato la causa di un concittadino accusato di un de' i t to (Riforme X X X f. 9 ' ) . 11 violento governatore, di cui insistentemente si chiedeva la remozione, non fu richiamato che nel 1515 (ivi f. 60).

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bilita in città, c iò che fu ri tenuto però non un effetto della politica papale, ma una « grazia divina » . 2 4 Leone X, stizzito, m a n t e n n e il broncio ai Viterbesi, astenen-dosi dal visitare la nostra città nella gita che fece nel gennaio 1514 nel Patr imonio , g iungendo per Bracciano e Capranica s ino a Vetral la ,di là deviando a Toscanel la e Canino, e tornando in Roma per Corneto e Civita-vecchia. 2 5

Quella mancata visita fece sui viterbesi più effetto che qualsiasi provvedimento repressivo. Non è a dirsi quanto il magistrato c o m u n a l e brigasse, a mezzo di autorevol i personaggi, fra cui il Card. Rinvio e frate Egidio, perchè la nostra città non fosse oltre privata della presenza del Pontelice. Ed infatti nel settembre di quell ' a n n o Leone X si decise a qua recarsi. Non appena avuto il tanto atteso annunc io , il cons ig l io c o m u n a l e deliberava di non risparmiare spese per riceverlo degnamente ed offrirgli altresì un ricco do-nativo, 2 " tosto r icambiato dal muni f i co Pontef ice col fornire a c iascuno dei Priori il mante l lo di seta e col rifare, a sue spese, i gonfaloni dei quattro rioni sui qual i lacolt izzò di associare l ' a r m e Medicea a quel la del C o m u n e . 2 7

Partito il pr imo ottobre da Roma, per Nepi, Civita-castel lana e Roncigl ione, g iunse il Papa il 5 nella nostra città ove si trattenne s ino al 1 3 , 2 8 fatto segno a festosa e cordiale accoglienza, perchè i Viterbesi, al dire di un contemporaneo , « erano gente piacevole et

24 Riforme cit. f . 9 . 25 Hegesta Leonis X - ed. cit - 6296 a 6348 -, Brevi in Marg. (I, 201-202) del 16 -20 da Toscanella - m a i n o lì pi st. Familiares "VI li 33 -87. Furono inviati di qua oratori alla capanna bruciata (ora

Gapannaccie) a r iver ir lo ed a pregarlo che visitasse anche la nostra ci t tà (Ricordi Priori l ì , 8 4 1 j . Cf. su quella gita «NOLI I>. l.e cacce di Leone X in Nuova Antologia S. I l i Voi. X L I I I - 1893 - p. 617, 6 2 3 - 6 2 4 - P .VSTOU I V p . 3 8 5 .

™ Riforme X X X f . 3 1 « - 3 2 « . 27 Ricordi Priori II p. 92, 95. Da l Connine si dierono i calzari coi colori Medicei a 100 giovani (Riforme cit. I. 32). 211 Reg. cit. il. 12105 - 12339; menno Leonis X epistolae X u. I -

Familiares V I ep. 43 - 44 - s.vxirro X I X 109,124, 129. S A C C H I < Ricordi f 35) segna il 6 e con lui BUSSI, 294. Tace affa t to il PINZI . Prosegui per Montefiascone, Capodimonte, Toscanella, Corneto, Civitavecchia (Reg. cit. n. 12240 - 12283) Cf. « N O L I 1. c. p. 624.

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ott ima con ogni altro che con sè s t e s s i » . 2 9 E n o n m a n c ò di tornarvi gli anni success ivi , n o n appena le pioggie temperassero i calori estivi, f ermandos i ne l le terme a fare qua lche bagno, ed a l t ernando la cura de l le acque salutari con cavalcate attraverso i campi ed i boschi , s econdo le prescrizioni dei m e d i c i . 3 0 Pro-seguiva poi per i paesi della m a r e m m a , ove sovente si recava anche d ' i n v e r n o a fare qua lche cacciata, po iché è noto che Leone X, n o n ostante quel che ne d icano gli apologist i , fosse più devoto a Diana che a Minerva.31 Nè pioggia, nè vento, nè freddo, nè preoc-cupaz ione di affari pol i t ic i , ai qual i anzi si sottraeva spesso e volent ier i , r iusc irono a trattenerlo da tale passatempo, eh' era per lui una vera pass ione ed a cui dava le m i s u r e « di un' epopea ». Il cardinal Riario, secondato dal nepote a n c h ' e g l i a m a n t e del la caccia, che gli g iovava per s m i n u i r e un po' la pol isarcia da cui era a f f l i t t o , 3 2 aveva fatto recingere di mura in Bagnaia una larga e s tens ione di terreno, raccogl iendovi molta s e l v a g g i n a . 3 3 A que l parco, in occas ione de l le cacce papali , si aggiungeva tutto il t e n i m e n t o della Pa-lenzana , c i r c o n d a n d o l o di pal izzate e tele, lasc iandovi vagare branchi di cervi, i qual i , r incorsi dai cani ed acchiappat i , erano da Leone stesso trafitti con uno spiedo (anche questo non certo indice di a n i m o mi te e genti le!) . U g u a l m e n t e si era fatta riserva per l 'uc-ce l lag ione de l l ' I so la Bisent ina nel lago di Bolsena, mentre in Corneto, Montalto e Toscane l la si f o r m a r o n o

2 9 Lett. Negri in RIISOBLLI - ed. 1573 - Lettere di Principi I p. 88. : i ( u i o v i o Vita di Leone X p. 144 - HHMBO Leonina Ep. X u. 1. 3 1 « N O L I (Secolo di Leone X ? in Iti ni sta d'Italia 1 p. 74 e seg.J viene alla conclusione che il punto sommo delle arti e scienze era già sorpassato e che dal pontificato di qnel papa ebbe principio invece il primo cader delle foglie. Ed il SIASI (Gli storici e la storia

di Leone X in Nuovi studi e ristretti I p. 138 e seg.) nota che, qnal figlio della fortumi, il Medici raccolse quel che altri aveva seminato. Ciò è vero in parte; ma non si può negare il sentimento artistico di Leone X ed il suo mecenatismo, benché questo si estendesse ai più infimi poetastri ed ai buffoni, che rallegravano la sua vita alquanto frivola. In ogni modo per lui la caccia era una vera passione, per la quale poneva in non cale ogni altra cura. 3 2 Nella divisione coi fratel l i si riservò cani e sparvieri ( PASOLINI doc. 1361). 3 : 1 Istromenti di acquisto e di appalto in Prof. IV Fr. M. Tiqnosini p. 142, 147 K, 151 e Prof. VI Dom. Tondi p. 7 ' e 53. Cf. P INZI ' Ospizi p. 271.

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vaste bandite boschive, ove abbondavano capri e cin-g h i a l i . 1 4

Ciò però non bastava a soddisfare l ' insaz iab i l e passione venatoria di papa Medici, il quale e m a n ò da Viterbo un decreto con cui vietava ai privati di eser-citare q u a l u n q u e genere di caccia, tranne quel la degli augel l ini con le panie e la civetta, dalla Malliana, suo preferito luogo di piacere nell' inverno, s ino al tevere ed al mare, lungo tutta la regione attraversata dalla via Cassia, e cioè fino al confine della T o s c a n a . 3 8 Tale draconiana disposiz ione sol levò in Viterbo le proteste degli appaltatori della gabella, che ch iedevano uno sgravio per il mancato provento della s e lvagg ina . 3 6 Gli abitanti di Bagnaia, a loro volta, i quali vedevano d i m i n u i t o l ' u s o del pascolo, che godevano ab antiquo su lutto il territorio, si fecero a richiedere compens i , s icché il vescovo fu costretto a ridurre le multe per il' pascolo abusivo nel le bandite della Palenzana, in m o d o da corrispondere quasi ad una fida, ciò che il Pontefice sanzionava con bolla 2 maggio 1514. 3 7 Ma, non con-tenti di tale concess ione, quei terrazzani brigarono per

3 4 « N O L I (Le cacce 1. c. p. 629 e seg.J che si valse di un trattato di Domenico hoccamasgo, capocaccia pontificio, edito nel 1548 (Ivi p. 438 e seg.). Ne trattarono anche MOLOSSO T R A N Q U I L L O l'alietum seu descriptio venationis quam Alex. Farnesius in snis siivis Leoni X paravit in A N D R E S Anecdota graecaet latina I - Napoli 1816 - l ' O S T U M i o S I L V E S T R I in R o s e o K V i l i 189 e seg., 208 e seg. - ed un Poeta Pe-rugino ili B U I , L U C C I Manoscr. del cornane di Perugia 127 e seg.

Uno di coloro, che accompagnavano immancabilmente il Papa nelle cacce, era il Card. Marco (Somaro Legato del Patr imonio (dal 21 gennaio 1514 - Reg. cit. n. 9868 - KUBHL 111 p. 7), anch 'eg l i ap-passionato in tale genere di divertimento ( S A N U T O X X I V , 94 - Rela-zione in ALBICHI S. I l i , V . III , 94). Anche il Card. Egidio, che trovava quell 'esercizio salutare, ci-tando al r iguardo i Pat r iarchi e Socrate (Leti, a tì B. Almadiani ili

S K Ì N O R K L L I Egidio App. I doc. X X I X ; segui qualche cacciata (Postnmio i n G N O L I 1 . c . p . 6 4 3 ) .

: ' 5 7 ottobre 1514 ( B E M B O Leonis X Ep. L . X n. 1). Ed ai con-travventori si applicavano severe pene. Un tale In catturato e multato in 50 scudi (Prot. I Pietro Coretini Seniore p. 15). Non era però la pr ima volta che s ' i n t imava simile divieto. Anche nel 1507 lo fu d ' o rd ine di Giulio I I (Riforme XXV11I f. 106). Al contrario con breve 28 gennaio 1518 Leone X derogava al divieto a favore di Acquapendente, concedendo che si potesse colà cacciare un mese avanti Natale e per un altro innanzi le Ceneri, oltre il f iume Pagl ia verso Siena « prò tollendo odo juuentutis » ( C O S T A N T I N I On. cit. doc. LXX1II) . ™ Riforme X X X f . 4 2 ' 37 Arch. Coni. Sex. Bagnaia Perg. 28-29 Gen. 4135-36.

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avere a palli o l tremodo vantaggiosi la locaz ione di tutto il t en imento episcopale, 3 " contratto che Ottaviano im-pugnò per lesione, d icendolo st ipulato sotto la coazione del lo zio Cardinale, in pregiudizio dei diritti del ve-scovato. :|<J Era questa una parte accordata o fu un pr imo atto di emanc ipaz ione del buon u o m o dal lo stato di quasi tutela in cui era ancora tenuto? Ad ogni modo Ottaviano cercò una r icompensa al m i n o r profìtto che ricavava in Bagnaia col farsi assegnare il lucroso Pri-miceriato Toscanese ed altri b e n e f i c i . 4 0

Più volte nel 1515 i Viterbesi trascesero a gravi tumult i durante i quali si ebbero morti e feriti. Nel-l 'apri le venne perciò inviato espressamente dal Papa Fra Egidio, che impiegò quasi due giorni a pacificare i l it iganti, furenti di odio ed anelanti alla vende t ta . 4 1

Nel l 'agosto si era daccapo e si affidò una miss ione di pace a speciale commissar io , il quale, per fortuna, agì con prudenza e perizia, tanto che gli fu elargito un d o n o . 4 2 Profittando poi della solita gita venatoria, Leone X volle con la propria autorità porre un freno a quei l i t i g i . 4 3 Considerando pertanto che la cupidigia degli amministratori e la malversazione del denaro pubblico erano l 'or ig ine di ogni m a l e , 4 4 credè bene dare 1'esa-z ione dei proventi del Comune ad un tesoriere estraneo, il quale dovesse renderne conto direttamente al Legato od a chi per esso; e riservare al lo stesso Legato la

: ! S 14 maggio 1514 (l'rot. I V Fr. M. Tiqnosini p. 176;. 3» 26 agosto 1514 (Prot. cit. p. 191 « ;. ' 4 , 1 1515 (EUBUI. I l i p. 375 - T U mozz i N. S. p. 55). Nel 1519 resignò il Pr imicer ia to a favore del suo vicario De Planis (Prot. V not. cit p. 185). 41 Reg. di S. Monica Dd 12 f. 41 - Ff I f. 2 4 ' - NOIU.S 1. C. 811 42 Riforme cit. f. 72-73 , 79. E r a tale Antonio De Maggi. 4 3 Si par lava della gita fino dai primi di settembre ( S A N L ' T O XXI , 37). Uu breve papale del 21, seguito da una lettera del Legato, l ' annunziava ufficialmente (Riforme cit. f. 76;. Par t i to da Roma il primo ottobre (EiniKr, III p. 13 n. 3 - DE « R A S S I S Diario di Leone X ed. Delicati Armellini p. 25) giunse qua il 4 (Ricordi Sacchi - BUSSI p. 397). Si hanno lettere dell' oratore veneto dal 7 al 13 in S A N U T O X X I 224 - 225, 231, 241, 343, 375. Cf. o m i 1. c. p. 624. 4 4 Uu Pr iore lasciava scritto, non si sa se con maggiore ingenuità od impudenza, nei Ricordi (Il p. 103 ' ) : Perchè tra noi è stata poca

concordia et spesso havemo gridato insieme et per questo havemo spedito poche faccende del Comune. Vi preghiamo non ci voliate far vergogna et actendere, secondo il consueto, a magnar con la bocca et colle mani, facendo a gara come chi potrà et saprà.

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facoltà di formare il bussolo b iennale e di sospendere altresì l ' i m m i s s i o n e in possesso del magistrato comu-nale quante volte la sort izione fosse caduta su persone che non lo a f f idassero . 4 5 In tal modo, sotto pretesto di r imuovere qualsiasi sopraffazione o frode, si sop-primeva l ' a n t i c o privilegio fino allora goduto dai Vi-terbesi di scegliere l iberamente gli amminis trator i della cosa pubblica, arrecando un grave colpo all' autonomia comunale . A garantire poi megl io la pace fra cittadini si ricorse al sol i to espediente dei matr imoni comandat i fra giovani del le principali famigl ie r i v a l i . 4 6 La bolla pontificia, che ciò ordinava, pubblicata con grande solennità, fu anche notificata a Pompeo Colonna, pro-tettore della fazione gattesca ed ai rappresentanti del le città e signori dei vicini c a s t e l l i . 4 7

Di altro e mol to più generale e s ignif icativo atto di pacif icazione furono da Leone X gettate le basi nella sua permanenza in Viterbo. Fedele al programma di godersi in pace il pontificato, aveva egli creduto con la sua polit ica d ' e q u i l i b r i o fra Spagna e Francia di poter impedire che 1'una o 1'altra acquistasse in Italia preponderanza, cercando di trar profitto da entrambe, da vero « mercante fiorentino »; ma, oltre che rendersi inviso ad ambidue i monarchi , eh' erano a capo di quel le grandi potenze, finì col trovarsi in balìa del primo, che ponesse le mani adunche sul lo stato della Chiesa. 4 8 La

« Bolla 16 ottobre (Biforme X X V I I I f. 171 e seg. - Èarg. 1 p. 206 1 - P I N Z I IV p. 45!? e seg.J. La nomina del tesoriere, in persona del castellano della rocca

Giov. Antonio Odazio, fu fa t ta il 23 dal Legato e confermata con breve del di successivo da Corneto (informe X X X f. 80-81) . Quanto al bussolo lo si era fatto < secundum conxnetudinem rei-

pttbblicae Viterbiensis » alla f ine maggio; ma fu rinnovato « instai SS. Domini Nostri per D. Legatimi » (Riforme cit. f . 6 2 ' , 6 9 « , 8 8 e s e g ) .

Bolla s. c. Anche nelle Riforme (f. 79) al 27 ottobre si fa cenno della concordia celebrata in S. Francesco. 41 Riforme X X V I I I f. 181 e seg. Il Colonna dimorava in casa

Gatti. F r a le città intimate erano Soriano e Vetralla con le quali si era f inalmente aggiustata ogni divergenza (Riforme X X X f. 137 - 140 -K G I N I doc. 7 7 ) .

4 8 MACCH1A.VELU (Leti. Familiari 24 e 37J, polemizzando con Francesco Vettori, che sosteneva essere ufficio del P a p a « non s ' i n -tr icare in guerre, ma mettersi di mezzo e comporre e sedare quelle nate f ra i principi » si dichiarava favorevole all' alleanza con Francia , la più logica, data la situazione delle cose, osservando che lo star neutrale non è uti le ad alcuno, poiché viene in odio a chi perde e

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CAPITOLO V 357

vittoria di Marignano (14 settembre 1515) per la quale Francesco I, coadiuvato da capitani e soldati i tal iani, diveniva padrone della Lombardia e sembrava dovesse estendere il suo d o m i n i o a tutta I ta l ia , 4 9 costrinse Leone X a mutar politica, facendo buon viso al trion-fatore, istigato a ciò da Giuliano e Lorenzo Medici, i quali t emevano da un m o m e n t o all' altro di esser cacciati da Firenze e di perdere quanto avevano ot-tenuto dal p a p a . 5 0

I prel iminari de l l 'accordo con Francia, avvenuto fin dal 20 settembre, furono firmati, a mal incuore , dal Papa in Viterbo il 13 o t t o b r e . 5 1 Francesco I si obbli-gava a difendere, oltre lo stato della Chiesa, quel lo di Firenze; ed in corrispettivo Leone X gli ricono-

in dispregio a chi vince. Ma non si t ra t tava di vera neutrali tà, bensì di una politica equivoca, essendo abitudine di Leone X di non con-cluder mai lega con alcuno senza trat tar contemporaneamente col-1 'avversario del l ' a l lea to (SOIUA.NO in ALIÌBKI S. I I Voi. I I I p. 290). Ed infat t i , dopo essersi obbligato con Massimiliano, Ferdinando d' Ara-gona, il duca di Milano, e gli Svizzeri a combattere Francia e Venezia (3 febbraio 1515 - Montini. Asburgica p. 544 e seg.), t irava per le lunghe la rat if ica del trattato col pretesto che non si era stipulato in Roma e non lo si considerava capo della lega, ma in effetto per negoziare patti migliori con Francia Questa però molto prometteva, senza nulla in realtà concedere, sicché f inalmente s i l Pontefice il 17 luglio ra-t if icava la lega CLett di Principi I p. 13 - Documenti riguardanti Giu-liano De Medici e il pontificato di Leone X i n Arch. Stor. Ital. App. I I p. 300 e seg.) Cf DB LEVA. I p. 203 e seg. Dei moderni storici PASTO it (IV P . I p. 340) nota la doppiezza e la falsi tà di Leone X , che il O f A X (in Archivio Veneto X X X p. 360) chiama « lubrica an-guilla ».

4 8 L a battaglia defini ta « lotta di giganti » fu accanita ed alla vittoria de' Francesi ebbero gran parte gl' Italiani sotto il comando del Triiulsio e di Bartolomeo d' Alvi ano, per merito dei quali furono rotti per la prima volta gli Svizzeri, sovvenzionati dal Papa, r i tenuti fino allora invincibili (SANUTO X X 449, 470 X X I 52 e seg. - 115, 123, 135 - CÌIOVIO p. 313 e seg. - G U I C C I A R D I N I I I I 246- v.K.ON.I Vita di liart d' Alviano p. 126-127, doc. 192, 241).

Corse voce, mentre il Papa era in Viterbo, che Francesco I sarebbe venuto in Roma male intenzionato (I>B CHASSIS in I I A Y N A L D I , XII, 105 - S A N U T O X X 307, 329). La vittoria del re di Francia destava preoccupazione nelle al t re potenze d 'Europa . L 'ambasc ia tore inglese di Roma scriveva: Se non si inette riparo, noi vedremo risorgere un altro Carlo Magno (State Papers V p. 39). 50 Giuliano, f ratel lo di Leone, fatto capitano generale della chiesa (10 gennaio 1515) ed investito del possesso di Modena, di cui, con

Panna, Piacenza e Reggio lo si voleva far duca, recandosi in Roma con la moglie Filiberto di Savoia, transitò per Viterbo ( S A N U T O X X 101 -103, 355, 362-63, 383, 400-401, 411); e nel l 'agosto vi passava il cardinal Giulio, diretto in Bologna, di cui era stato nominato legato (Riforme X X X f . 7 2 ) .

51 Arch. Stor. Ital. X X V I p. 400 - D U M O N T IV, I , 214.

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358 LIBKO VI

sceva il possesso di Milano e gli concedeva inoltre Parma e P i a c e n z a . 5 2 Per la ratifica del trattato, da Corneto, ov'erasi recato, il Papa inviava una circolare ai cardinal i , invitandol i a trovarsi il trenta ottobre in V i t erbo , 6 3 ove c o n v e n n e altresì, accolto con tutti gli onori , Bonnivet, l ' a s tuto manipolatore di que l le tratta-tive, in rappresentanza di Francesco I, a cui aveva invano rivolto l ' inv i to di recarsi nella nostra c i t t à . 5 4

Espletate le funz ioni religiose d'Ognissant i e della c o m m e m o r a z i o n e dei defunti nel tempio di S. Fran-cesco, d ivenuto per l 'occasione cappella papale, Leone X convocò per il c inque novembre il so lenne concistoro nella rocca, in cui fu confermato quel lo che prese il

5 2 fu Bologna furono tali patti alquanto modificati, o, per lo meno, vi si trattò di possibili eventuali modifiche (Lett. Costabili in B A X A X R. Boschetti I p. 94-95 , (toc. XXVI) . P A S T O P (1. c. p. 90-91) stante il segreto mantenuto, r i t iene impossibile stabilire ciò che vi fu trattato e concluso. L ' u n i c o eh' era a cognizione di quei colloqui, sarebbe stato il Card. Riario, sub sigillo confessionis (Lettera del-l'Arcidiacono di Sabbie ne fa al duca di Mantova in l.irzio Isabella d'Este e Leone X i n Ardi. Slor. Hai. y . V . T 4 0 p . 3 0 ) . M a non pare che Francesco 1 rimanesse troppo soddisfatto del Papa , tacciandolo di agire in mala fede, come « un mercante fiorentino » ( ivi p. 77 - 78 ). V i fu certamente deciso di togliere Urbino a Francesco Della Rovere, che fu privato altresì della prefet tura di Roma, per dare 1' uno e 1' altra (18 agosto 1516) a Lorenzo, nepote del Papa rimasto unico nella predilezione di lui, dopo la morte di Giuliano (17 marzo 1516), che prometteva di essere un altro Cesare lìorgia. di quello, se meno astuto e valente nelle imprese guerresche, più ambizioso, poiché agognava al dominio di tutta Italia (Relazione Giorgi in AI .BKUI S. I I Voi. I l i 51 -52 - H A X A N I. c. doc. XXXI l ) . II Riario cercò di f a r desistere il Papa da quel proposito e n ' e b b e promessa che del ducato sarebbe stato investito il f iglio del Della Rovere, Guidobaldo; ma ogni sua azione, se riuscì a procrastinare i provvedimenti contro il Duca, non giunse ad impedire la catastrofe, da cui prevedeva originasse c qualche m i n a a la Chiesa» f i .uz to I. c. p. 36, 38). Ne segui infat t i una lunga guerra, che non tornò certo ad onore di Leone X. < Vergognosa, mina delle finanze, peg-gior m i n a della dignità pontificia » la disse «uuoo i to vn:s (IV 491). Anche P A S T O R (IV. I, 96) dice repugnaute ed odiosa la di lui con-dotta; e lo stesso A U W N ( l i , 190), grande difensore di quel Papa , la qualificava troppo rigorosa.

5 3 21 ottobre (BKHBO IJ. X I ep. 9 - Breve in PABIÌONTO Vita Leonis X p. 93 - itoscorc doc. 127). Del 22 e 23 si hanno brevi dallo stesso luogo (Riforme X X X f. 81 - Arch di Perugia in P A S T O I Ì p. 83). i l 19 si trovava in Toseanella (BKMUO ep. 8) ove era di r i torno il 24 ( S A N U T O X X I 273 - Lett . Ardinghelli del 29 in Arch. Slor. /tal. X I X p. 253).

54 I>K DIIASSRS ed. cit. p. 26 - P A S T O R I V doc XIV. Prese alloggio all ' ospizio della Corona. E d anche il viceré di Napoli qua venne ad ossequiare il Papa (SAN UTO XXI 271, 273).

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C A m O L O V 359

n o m e di « trattato di Viterbo » , 6 5 e fu del iberato che il Papa si recasse a ricevere Francesco*! in Bologna, non ostante l 'oppos iz ione di molti cardinal i che rite-nevano ciò indecoroso. Il dieci del lo stesso mese la corte pontifìcia lasciò Viterbo alla volta di quel la c i t t à . 6 6 Al cardinale Riario, che colà l ' a c c o m p a g n ò , qual cardinal decano, toccò l ' o n o r e di dare il benve-nuto al re di Francia, ciò che fece * con l inguaggio aperto, chiaro e sempl ice » . 5 7

La dimora di Leone X nella nostra città valse al-quanto a mitigare il contegno troppo severo fino al-lora usato, r iconoscendo perfino che a lcune n o m i n e di particolari ad uffici del Comune gli erano state carpite in buona fede da persone in teressate . 5 8 Nel r itorno da Bologna, scriveva poi ai Viterbesi raccomandando loro d' interporsi nella controversia fra Giovali Giordano Orsini e gli eredi di Bartolomeo d ' A l v i a n o ; 6 9 e li solle-citava altresì a prestargli val ido concorso per difendere le coste dei tirreno minacciate da p ira t i . 6 0 Siffatte prove di fiducia da parte del Pontefice ind icano che egli riteneva la città nostra ornai pacata, tranquil la e som-

55 MK CHASSIS 1. C. - BUSSI p. 297-298 - L 'ASTOR doc. X V . 56 i)K CHASSIS l. c. - TKDAM.rN'i p. 359. Da lettere del lincellai (31 ottobre - 3 novembre) si r i leva l ' indecisione sul luogo ove il Papa era diretto e sulla data della partenza (BOSSI App. al Voi. V I I di ROSCOIC p 174 -70). Il Papa avrebbe preferi to Firenze. Il 9 era nominato il Card, di Volterra legato in Boma (SANUTO XXI , 383); e del 10 è un breve da Moutefiascone col quale si esentava Domenico

Cordelli e famiglia dalle gabelle, per servizi resigli, q u a n d ' e r a car-dinale (Memoriali 1 n. 38 in Ardi. Coni. - BUSSI U. 1. p. 237). 5 1 n o s c o K doc. 130. 5 8 Lett. 19 uovembie del Legato da Cortona (Riforme X X X f. 85). 11 gennaio 1510 da Firenze (HKMBO XI. ep. 20). Il D'Alviano era morto il 17 ottobre 1515 (SANUTO XXI , 197) lasciando la vedova

Panlasilea Buglioni ed i figli quasi nella miseria, se non avesse prov-veduto la Signorìa Veneta, al cui servizio quel capitano era stato molti anni (ROMANIN V p 308). 6 0 Da Roma (BEMBO V I I ep. 8) . Fu scritto al r iguardo anche al V: Legato ed ai Comuni di Corneto, Moutefiascone e Tnscania (ivi

e p . 9 - 1 0 - CAMPANARI, doc. 8 8 ) . Alcune fuste di turchi entrarono nel porto di Civitavecchia, dir i-gendosi poi sn Corneto (SANUTO X X I I 183-184 - <; i; ci . rie r. MOTTI I p. 145 - 147). Il P a p a tornò in Boma il 5 febbraio. Se ne annunziò il passaggio per Viterbo (Riforme XXX f. 102J; ma non si sa se ed in qual giorno ciò avvenne. Il Mario lo aveva preceduto (LANUUCCI p. 801). I l primo gennaio cantò la inessa in S. Heparata di Firenze (DE ORASSIS - ed,

cit. - p. 29).

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360 LIBRO Vi

messa ai suoi voleri. Se non che u n ' i n c i d e n t e occorso nella stale d e f 1516 mostrò come sotto le ceneri covasse tuttora il fuoco mai spento della ribel l ione.

Fu questa volta a darvi mot ivo un decreto del tesoriere del Patr imonio Leonardo Iìartolini f i orent ino , 0 1

col quale si contestava al Comune il diritto di devol-vere i terratici a favore del Monte di Pietà, c o m ' e r a c o n s u e t u d i n e . 0 2 Correva un a n n o di carestia, ed il popolo, mal soffrendo che venisse sottratta al c o n s u m o quel la quantità di frumento, tumultuava contro i Priori in carica, i qual i ebbero la cattiva idea di sostenere a spada tratta le loro r a g i o n i . 6 3 Il cardinal Legato, qua recatosi, r i tenne opportuno, per ovviare al dissenso manifestatosi fra i cittadini, di r imuovere da l l 'u f f i c io i Priori e tutti gli altri ufficiali del Comune e sospen-dere altresì l 'es trazione dal bussolo, aff idando l 'am-minis traz ione della cosa pubblica ad un triumvirato." 4

Tali provvedimenti furono sanzionati , con breve 10 settembre, dal Papa," 5 il quale venne, qualche giorno dopo, in Vi terbo; 6 0 e per quanto distratto dai diver-t imenti da lui preferiti, non trascurò di occuparsi della compos iz ione del le discordie cittadine. Edotto però dai precedenti , non si fidò del le promesse de' Viterbesi, ma, perchè più non si r innovasse la guerra civile, vol le

6 1 Fu nominato il 4 maggio (Riforme cit. f. 121 ). «2 informe cit. f . 1 2 4 - Ricordi Priori I I f . 1 1 1 . 6 ; ! È alquanto fantastico il racconto che ne fa l ' ixzi ( IV p. 463). 6 4 11 legato venne ai primi di agosto ed il 16 era di ritorno in Roma « dopo aver sedata quella d i f fe renza » ( S A M I T O X X I I 443, 456).

Riforme cit. f . 1 3 0 . 1 1 6 Se ne annunziava la venuta dal 12 (Riforme cit. f. 128 ' ) . Par t i il 18 da Roma solatii capiendi causa ( D E MUASSIS - ed. cit. - p. 37). Ugualmente nel S A N A T O (XXII 636) si legge: per stare fuori un mese

et pigliare un po' di ricreatione. Ed anche F ra Egidio scriveva essere il Papa andato n Viterbo « recreandi grafia » (Lett. nel Cod. 1001 Tìibl. Angelica f. 301). Non è esatto ( P I N Z I I V p. 465) che qua si fermasse solo 2 giorni. Vi era già dal 22 (nniruo Ep. Leonis nomine X I I I il. 19); ed il 27 vi celebrava la festa dei SS. Cosma e Damiano protettori di casa Medici, avendo fatto venire appositamente i cantori da Roma (DE U R A S S I S l. c. - SANTTTO X X I I I , 12). Si trat tenne sino al 4 ottobre (SANuro 38-39) nel qual giorno andò a Moiitefiascone (Brere cit. da IMBUÌ IMITI p. 206 - B E M B O 1. c. u. 2 2 - 2 3 - Lett. Ardin-ghetti 1. c. Voi. XX'235-236) . L 'o t to era ili Toscanella ed il 13 in Corneto ( B E M B O 1 c. il. 24-25). Il 28 tornò in Roma, ma, dopo l ' u f -ficio in commemorazione dei defunti, veune di nnovo in Viterbo, e quindi ili Moiitefiascone e di là a Civitavecchia. Stiè fuori 2 mesi « diversatus spatiando, cenando et piscando » ( I »E « ÌKASSIS p. 38).

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CAPITOLO V 361

una malleverìa di persone autorevoli estranee alla città. I più eminent i personaggi di casa Orsini si of-frirono a garanti;" 1 ma, oltre della sicurtà personale di coloro, il Pontef ice pretese che ciascuna fazione prestasse una cauzione di 4000 d u c a t i . 6 8 II 26 febbraio 1517 fu infine st ipulato nella chiesa di S. Lorenzo, alla presenza del vicelegato, espressamente delegato dal Cardinal Giulio De' Medici, a cui era stato affidato il non facile incarico, e di gran parte del clero, l 'atto di concordia, al quale intervennero altresì alcuni degli Orsini per sè e gli altri di famiglia e loro ade-renti, rendendosi tutti mallevadori della pace giurata e promettendo a loro volta che farebbero pubblica vendetta contro ch iunque rompesse la fede e si ribel-lasse a l l 'autori tà pont i f i c ia . 6 9

A Leone X non sembrò vero che il campo del le sue escursioni c ineget iche r imanesse in tal m o d o sgombro da qualsiasi pericolo di compet iz ioni da parte di fazioni c ittadine e di popolazioni rivali; e non m a n c ò di fare a n n u a l m e n t e la gita autunnale nella nostra città e nei vicini paesi, ove maggiormente abbondava la selvag-g i n a . 7 0 E finalmente, dopo due anni consecutivi di

,!7 « Sponte et non alicnjus partium et factionnm petitionem sei/ instantiam » (Atto sotto cit.) Risulta però che, recatasi una deputazione in Corneto (non i t r iumviri , come in PINZI p. 465), il Papa ed il Legato, non che altri cardinali presenti suggerirono: ut in fide cautione et securitate utriusque factionis Comunis Viterbii deberet unirersns populus nonnullos III. D. Ursinos excipere. Ed il Consiglio antorizzò i t r iumvir i ad eleggere 8 cittadini « ad excipiendam mentem et rolnn-tatem pref. SS. et, D Reverendissimi Legati super premissis ». L a depu-tazione fu accolta dal Papa « laeto vultu et serena fronte » dichiarando altresì che nul la gli era di più grato, giocondo e caro « guani habere voluntatem totius pnpnli Viterbiensis bene et paci/ice vivere > (Riforme XXX f. 131 ' - 133).

Riforme cit. f. 133. I l 10 febbraio nella chiesa di S. Francesco si ora adunata la fazione Maganzese od Orsina di cui facevano parte gli Almadiani, /lussi, Capocci, Caprini, Cerrosi ecc. per nominare i procuratori onde obbligarsi verso gli Orsini « prò pace et. quiete ci-citatis » (Prot. ' V I Ed. Bartoli p. 1 6 ) .

m Riforme X X V I I I f. 186 - 191 - Marg. I 209 - P I N Z I I V p. 466, 468. Lorenzo da Ceri, uno dei f irmatari , ne profittò per dar guasto al territorio viterbese sotto pretesto di una vertenza con Toscanella (SAN u r o X X V 492 - Protesta 29 aprile 1519 in Prot. V Ang. Penisi p . 2 3 ) .

7 0 11 20 settembre 1517 V Ardinghelli scriveva: N. S. andò jersera fuori alla volta di Viterbo un poco a sollazzo (I. c. p. 368). Cf. S A N U T O X X I V 670, X X V 101). Giunse qua il 24 (Reg. di S. Monica Ff . I f. 39). I l 27 visi tava il tempio della Quercia (Reg. cit. e Cron. nel Cod. 28 Arch. Catt ). II 28 1' oratore veneto dava notizia che molti

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362 LIBKO VI

piena tranquil l i tà, accogl iendo le cont inue istanze che gli si facevano, reintegrava il nostro Comune nella sua piena autonomia , compresa la libera ammin i s t raz ione delle gabelle e del le altre rendite, e sentandolo altresì dal pagamento del la guardia, purché desse valida cau-z ione di est inguere entro quattro anni ogni pass iv i tà . 7 1

Si faceva inoltre obbligo ai Priori di provvedere col fondo loro assegnato alla spesa Rer la cera da offrirsi nel le s ingole festività al le varie chiese, da ritirarsi sul provento della gabella del v i n o ; 7 2 e contemporanea-mente dal Cardinal Camerlengo si provvedeva a repri-mere le pretese del Tesoriere verso il c lero viterbese. ™ cardinali eransi ammalati « per li caldi et li piaceri de la caga » ( S A N U T O XXV 21). Pa r t ì il 3 ottobre per Montefiascone (lieg. cit. f. 3 9 ' ) . IV nudici era in Toscanella ( «UJU'ANAUI 1 j». 254), il 17 in Oorneto, ove, dopo essere stato in Roma, tornò il 15 novembre (s.vxt'TO 41, 64, 91). Cf. (i.vor.r (1. c. p. 624) ove l ' i t inerar io riferi to è incompleto.

I l 4 settembre 1518 la curia at tendeva che rinfrescasse l ' a r i a per andarsene da Roma (SANATO X X V I 49). In l e t t in i di Bartolomeo da Bibiena del 18 da Viterbo si legge: S. A*, si va ricreando e risto-rando in parte da tanti fastidì che ha avuto (Lelt. di Principi I p . 5 1 ) . Del 23 dalla nostra città si hanno lettere di Giulio Medici (Arch. Slor, Ital. S. I l i V. X X I V p. 16) e del 29-30 del Minio (SAN u r o X X Vl 93-94). Di ques t 'u l t ima data è puro un breve pontificio con annotazione del Serapìca, famoso cameriere di Leone X, circa una somma pagata « a quello che sona la l ira in la rocca di Viterbo » (in I ' A S T O U I V p. 378 il. 1 e 408 n. 4). I l 3 ottobre il Papa era in Montefiascone ed il 4 in Toscanella (Lett. di Giulio Medici 1. c. p. 18, 23), il 16 in Corueto (SANuro X X V I 141) da dove il 19 emanava uu breve contro i sudditi ribelli di Lorenzo Medici nel ducato di Urbino (UAI.AN II. Boschetti doc. L V I l ) . Cf. «INOLI. I. c. p. 624.

Anche nel settembre 1519 si parlava del solito viaggio in Viterbo ( S A N I I T O X X V I I I 407); ma, secondo l ' i t inerar io riferi to da «INOLI (I. e.), il Pontefice si fermò alquanto in Cerveteri e poi si recò lungo il t irreno da Civitavecchia a Montalto e così nel 1520, ove delimitò una nuova bandita e fece costruire uu palazzo (ivi p. 624, 635). Nel 1519 si spinse sino a Toscanella e nell ' anno successivo visitò Mou-terosi, Nepi e Su tri (ivi).

7 1 Breve 9 gennaio 1519 (l'erg. 837 Com.ì trascurato dal ITNZI , il quale |p. 469) non fa più tornare dopo il 15.18 il papa fra noi. Leonardo Bartotini di Firenze, assegnatario da parte di Leone X del l ' in t roi to delle gabelle e del danno dato, vi rinunciò, meroò il pagamento di 7000 ducati, che furono pagati da Gregorio Monaldeschi e Antonio Del Drago ai quali furono venduti quegli introiti (Affari Diversi I n. 4).

7 2 Bolla 28 gennaio 1519 (Arch. Catt. n. 49 - C I U S T O K O I U Tombe p. 384 e s e g j . Il 28 giugno il clero si adunava per una transazione col Ooinuno, che fu stipulata nel giorno stesso (E'rot V Fr. M. Ti gnosi ni f. 144 e seg.) nel senso che si sarebbe per 4 anni data soltanto metà della cera e l ' iu t ie ra quanti tà in seguito, se fosso il Comune reintegrato di tutte le sue reudito. 7 : 1 14 marzo 1518. I l Tesoriere voleva che i viterbesi pagassero collettivamento il sussidio per i preti di tutta la. diocesi, mentre si prescrisse elio ciascun prete lo corrispjudesse secundam catastimi et

libros et litteras apostoheas (Marg. Cleri p . 1 5 6 ) .

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CAPITOLO VI

CAPITOLO V I .

Il card. Riario coinvolto nella congiura Petrucci contro Leone X — È carcerato, torturato, condannato — I contemporanei non cre-derono alle accuse fattegli — Ritorsione di accuse al Papa — Com-menti dei critici moderni — Tentativi dei fratelli per salvarlo — Intervento di Venezia e di vari principi — Proteste dei Romani — È graziato, mercè il pagamento di una forte somma e con altre con-dizioni — Parenti, amici, dignitari e comuni si quotano per pagare il riscatto — È ripristinato nella dignità cardinalizia — È acclamato dal popolo — Il Papa lo ospita ili Vaticano e lo conduce seco nelle gite autunnali — Suoi rapporti coli' elettore di Sassonia — Trascorre i suoi ultimi giorni in Napoli — Sua morte — Se ne rivendica la fama — Ottaviano prende possesso del parco di Baguaia - ove muore di peste — Sue disposizioni testamentarie.

Il c a r d i n a l e Riario, da 40 a n n i d e c a n o del S. Collegio, popolar i ss imo in R o m a , g e n e r a l m e n t e a m a t o e tenuto nella m a s s i m a c o n s i d e r a z i o n e in c u r i a , fa-vori to senza fine da L e o n e X, che lo r i c o l m a v a di s e m p r e più lucrosi benetìci 1 e gli affidava inol t re i più gravi e delicati i n c a r i c h i , 2 era nel 1517 nella pienezza della sua potenza. Pro te t tore delle belle art i e delle lettere, presiedeva, col titolo di Gran Cancel-liere, l ' U n i v e r s i t à R o m a n a , 3 acca t t ivandosi la s t ima e l ' a m m i r a z i o n e di dotti i tal iani e s t r a n i e r i . 4 Ad un t ra t to tanti attestati di benevolenza da parte del Pon-tefice v e n n e r o m e n o , s u b e n t r a n d o i sospetti, le accuse , l ' o n t a di un processo, la c o n d a n n a , l ' e s a u t o r a z i o n e più c o m p l e t a .

1 II 9 marzo 1 5 1 7 gli fu affidata la chiesa di Lucca (KUISKL I I I pag. 2 2 9 ) .

2 Gli fu delegata la scelta degli ambasciatori ai principi per la crociata (SAXUTO X X I V 1 5 1 - I-ASTOR IV doc. 2 5 ) ; e gli fu commesso il giudizio sulla controversia fra minori conventuali ed osservanti per la nomina del generale ( sa lu to X X I V , 321).

:T HKNAZ/.I Università di Roma I I App. N. 2 - «RKGOROVIUS IV, 5 5 9 . 4 Era, fra altri, Erasmo di Rotterdam (Epistolae 168, 180 - Col-

loquia Praef.). Colui, che passava per il più grande erudito del secolo XVI , era stato ospite del Cardinale, che si vantava di proteggerlo scrivendogli: Aliis alia patria est, Roma comnnis literatoram omnium et patria est et altrix et evectrix.

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364 LIÌ5R0 VI

Scopertasi la c o n g i u r a Pelrucci, c h e di è luogo a tante discussioni ed ai più disparati g i u d i z i , 5 m e n t r e stavasi per c h i u d e r e la procedura a c a r i c o dei prin-cipali imputat i , i n a s p e t t a t a m e n t e , fra la generale me-raviglia, uscì fuori il n o m e del Iiiario, che si diceva a n c h ' e s s o coinvol to nella cospirazione , su d e n u n z i a più o m e n o esplicita del Pelrucci e c o m p l i c i e per altri indizi a suo c a r i c o . 6 II C a r d i n a l e fu messo agli arrest i , e L e o n e voleva, s e n z ' a l t r o , che si r inchiudesse a n c h ' e s s o in Castel S. Angelo, m a a lcuni colleghi si

5 Le relazioni fra il Papa ed il A / i m i erano da tempo molto tese, avendo fatto quegli togliere il governo di Siena al fratello del cardinale, il quale aveva giurato di vendicarsi ( F E R R A J O L I t.a con-giura dei cardinali contro Leone X p. 8 e seg. - I'ASTOR IV P. I p. 108 e seg.). Ma resulta d' altronde che era fra il Papa ed il cardinale interceduto un accordo, in virtù del quale era egli riammesso a go-dere dei beni e degli onori in patria (16 maggio 1517 - KKRRA.IOT.I il oc. I t i ) . Il Peti-ucci aveva anche interessi in Viterbo e Patrimonio. Xel 1513 ebbo il governo di Bolsena e di Grotte, i cui abitanti si rifiutarono di riconoscerlo (TOSI.U. DI SII.VESTRO p 488). A vincerne la resistenza, invocò 1' assistenza del castellano di Montefiascone; ma il Papa ordinava di non ricorrere a mezzi coercit vi, senza sua spe-ciale licenza (prrciu m m p. 203-204). Risulta però che il cardinale entrò iti possesso di quei castelli, avendogli Leone X (settèmbre 1515) data facoltà di nominarvi il podestà ed altri ufficiali (i>oTTA.nnr.Lf op. cit. doc. 96); ed inoltre l '8 novembre di quell'anno si ha un ab-bono concesso da lui al commissario debitore di 1000 fiorini per 1' am-ministrazione di Bolsena (Prof. 5 B. Latini p. 59). Era inoltre il l'etrucci assiduo frequentatore delle terme viterbesi, e ne profittava anche per i suoi intrighi politici, avendo intelligenze con alcuni suoi incaricati di vigilare su quanto avveniva nella nostra città ed ingag-giarvi soldati al fine di preparare, d' accordo col duca d' Urbino, la riconquista di Siena Era, fra gli altri, un Camillo da Viterbo che gli promise 25 cavalieri e 100 fanti (Interrogatori dei minori complici nel Processo KKRRAJOI.I p. 222, 237, 241).

Possedeva pure il Cardinale alcune case in Viterbo, fra cui il palazzo Lunensi vendutogli con patto di riscatto (1 luglio 1511 - Prof. 3 di Seb. Tari ni p. 59 e 18 dicembre 1515 in Prof. Frane. M. Tignosini p. 279 e seg.). Dopo la condanna uno di tali stabili fu venduto al-l' incanto (Atto cit. da KKUKAJOLI in n. 4 a p. 89).

(i I verbali degli interrogatori de' principali imputati non si sono ritrovati (PASTOR V 1. c. p. 118). In quelli dei minori complici, alquanto incompleti, da talune circostanze accennatevi, sembra che ltiario fosse quegli indicato col pseudonimo di Carciofo (KKRRA.IOI.T p. 30, 253, 260). Dagli Actn < onsist. V Cane. 29 maggio - 5 giugno (PASI'OR doc. 28-29), da DE «RASSIS (ed. cit. p. 48; e dalle comuni-cazioni fatte al corpo diplomatico (Lett. Minio e Costabili in EER-RA.ior.r p. 49) risulta che furono il l'etrucci ed il Salili ad accusarlo, ciò che viene confermato dalle confidenze fatte dallo stesso ltiario all'arcidiacono di Sabbioiieta, che ne scriveva al duca di Mantova. Ma si aggiungeva trattarsi di false accuse fatte con la speranza di salvarsi essi col coinvolgere nella loro rovina lo stimato e potente collega (Lett. 5 dicembre 1519 in I.ITZIO Isabella d ' Est e e Leone X 1. c. p. 87).

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C A P I T O L O V I 365

interposero , o t t e n e n d o c h e fosse p r o v v i s o r i a m e n t e cu-stodito in V a t i c a n o . 7 Ad un cer to m o m e n t o s e m b r a v a che ii Pontefice volesse p e r d o n a r e sì a lui, che agli al tr i i m p u t a t i . 8 Se non che, non si sa per quale precisa c i rcos tanza s o p r a v v e n u t a , L e o n e X m u t ò idea, ordi-n a n d o che a n c h e il Rinvio fosse i n t e r n a t o in castel lo e si procedesse s e v e r a m e n t e c o n t r o di lui e q u a n t i altri fossero impl ica t i nella c o n g i u r a . A l l ' a n n u n c i o di tale o r d i n e il Cardinale , le cui condizioni di salute da q u a l c h e t e m p o non e r a n o buone, 9 c a d d e in deliquio, e fu necessar io t r a s p o r t a r l o a b r a c c i o d' u o m o nella cella dest inatagl i . 1 0 Senza a l c u n a c o m m i s e r a z i o n e per il suo stalo, si vietò di dargli qualsiasi c ibo e bevanda e gli s ' infl isse il t o r m e n t o di tenerlo desto con con-tinui s c o t i m e n t i e r u m o r i . "

Niuna meravigl ia d u n q u e c h e il malcapi ta to , dopo sette i n t e r r o g a t o r i durat i mol te ore, nei quali si m a n -t e n n e nella più assoluta negat iva , 1 2 indebolito dalla

I 29 maggio 1517 (Acta Consist. in l 'ASTOK (dot. 28J - Reg. S. Monica F {. I I. 36 - S A L U T O X X I V 374 - TEDAIYMNI 372).

8 Acta Consist. 3 giugno in RIJBKI , I l i p. 3 - FURRA.IOLI p. 82 A ciò contribuì anche Fra Egidio il quale nel Reg. cit. f. 36 ' notava: Mnnus ad Leonem Decimum misimus per epistolam longissimam gratulaii'es </uod cai dinalibus incarceratis veni ani dare cogitaverit. Tale lettera trovasi nel Cod. Latin. 11. 6248 c. 217 e seg. della Vaticana (lfmt-R A . I O U p. 214-215).

II Èia/io era protettore dell' ordine Agostiniano e con lui il Generale era legato da vincoli, oltre che di soggezione, di vera ami-cizia, chiamandolo praesidium et decus meum e dichiarando altresì di nulla fare « gnod tu non anteaprobes ant jubeas » (siGNORicr/Lt II card. Egidio u. 170 a p. 178 e App. I doc. X X l l I - X X I V , X X X I X - X L ) .

11 Nell'agosto sene prognosticava male (SANUTO X X I V 474-475). 10 Ada Consist. 4 giugno in PASTO it doc. 24 - Disp. Minio in

SANUTO X X I V 354 - «iovro Vita di ì.eone X p. 157 - TKDAI.LINI, 372, 11 Lott. ContaUli in I'ASTOU doc 32 - SANUTO X X I V 321, 324.

354 - Vita Leotiis X in h'oscoe doc. 210. 12 TIC DAL LI p. 372. Anche negli Acta Consist. 5 giugno (1 c.)

si notava essere il cardinale tuttora negativo, mentre negli altri dei 3 si faceva cenno di una confessione in parte degl' imputati, senza dire di quali.

11 Costabili riferiva che anche Riario avesse confessato, ma per pubblici opinione; ed infine Minio spiegava che questi avrebbe in un primo momento confessato, poi negato, ed ili ultimo ammesso soltanto di avere avuto cognizione della cosa, ma non vi avrebbe partecipato in alcun modo, e tutto ciò sempre a detto del Papa (Liett. in FF.it-R.V.IOM p. 59). Da tali notizie incerte e contradittorie non può rica-varsi fino a qual punto sia entrato il Cardinale nella trama (PASTOK 1. e. p. 119); e non può ammettersi davvero col FICITITAJOR.I (p. 62 e seg.) che dovesse presumersi l'adesione dalla circostanza che parte essenziale del complotto fosse la creazione di im nuovo p a p a , desi-gnato nella persona di lui.

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366 LIBRO VI

f a m e e dalla sete ed affranto dalla veglia prolungata , alle insistenti ins inuant i d o m a n d e del fiscale, c h e gli opponeva le pretese rivelazioni dei presunti c o m p l i c i Unisse c o l l ' e s c l a m a r e : poiché così dicono sarà così. Queste e non al t re , a q u a n t o pare, furono le parole s trappa-tegli di b o c c a ; 1 3 m a per giudici ignorant i e poco scru-polosi di quel t e m p o e r a n o sufficienti ad a t t r ibuirvi il significato di una esplicita confessione, e perc iò il C a r d i n a l e fu c o n d a n n a t o . u Mentre però il Petrncci subiva 1' e s t r e m o supplizio, il Riario fu sol tanto pr ivato della dignità cardinal iz ia e di ogni o n o r e e privilegio inerenti , non c h e di tutte le c a t t e d r e vescovili e di q u a l u n q u e beneficio godesse. 1 5

La maggior parte de' c o n t e m p o r a n e i r i m a s e stupita ed i n c r e d u l a c i r c a la grave accusa di cui fu incolpato il C a r d i n a l C a m e r l e n g o . 1 6 T u t t o al più si a m m e t t e v a che avesse egli agito con cer ta leggerezza, a s c o l t a n d o le confidenze del Pctrucci « u o m o irriflessivo e facile a c i a r l a r e » senza darvi a l c u n peso, e non r i ferendole perciò a chi di dovere , 1 7 c o m e r i conosceva lo stesso Riario, il quale però aggiungeva di aver lo r e d a r g u i t o . 1 8

13 SAXUTO X X I V 419 - FERRAJOLI p. 60-61. 14 Le risultanze del processo furono lette nel concistoro del 22

giugno (Ada Gonsist. in OLDOINO I I I p. 171-172 - EUHKL I I I p. 4) e comunicate tosto al corpo diplomatico (SANUTO X X I V 419). Erano presenti alla adunanza 12 cardinali. La discussione fu vivacissima e vi furotio grida e risse (me CHASSIS ed cit. p. 51). Qrimani votò contro; ed altri assentirono alla condanna, benché non convinti, per non contrariare il pontefice, raccomandando gì' imputati perchè fos-sero graziati. Il Card. Grosso Della Rovere, non intervenuto, avrebbe detto: vi pare che queste siano vere confessioni? (SANUTO 418, 420).

15 l'ASTOit IV p. 118 - 119. Degli altri Sauli, Godermi e ta-stai densi si salvarono col pagamento di una somma, ma di molto inferiore a quella voluta dal Riario (DE CHASSIS ed. cit. p 49).

1B « La incolpazione di S Giorgio dette ammirazione a ciascuno » (AT.PA.NI p. 281). Gonzaga scriveva alla moglie: et più ce meravigliamo di S. Giorgio che tutti gli altri, considerando la magnanimità e sapienza sua (LUZIO 1. C. p. 85). D E CHASSIS (1. C.) non sapeva capacitarsi che uu uomo così esperto fosse stato tanto imprudente e mal destro, e che, essendo*colpevole, non fosse fuggito.

17 ouroorAitunn Storia I I I p. 3 1 3 - S A N U T O X X I V 513 - T H D A I -I,INI 371. Secondo ulto degli inquisiti, Petrncci era una « testa calda ed avventata » e TIZIO SHXK.SK (VIII , 34) afferma tutta la famiglia aver la vena di pazzia per eredità materna ( I ' B R R A J O I . I p. 10, 253, 260). « I O V I O (Vita cit. p. 137) scrive che si rideva delle sue « smar-giassate ».

Secondo le informazioni avute dal Gonzaga, avrebbe egli • dopo aver riandato tutto il passato per veder se avesse mai fatto cosa che potesse offendere la mente di N. S. t detto di non ricordarsi « di-altra cosa se non che una volta il cardinale di Siena essendo seco a

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E r a d u n q u e un obbligo fare il d e l a t o r e ? Secondo le n o r m e g iur idiche al lora prevalenti , lo era , t ra t tandosi di delitto di lesa maestà , per il quale chi n ' e r a consc io era t ra t ta to alla stessa stregua di chi l ' a v e v a ordi to . 1 3

Non m a n c a r o n o , al c o n t r a r i o , c o l o r o che r i t o r s e r o l ' a c c u s a c o n t r o L e o n e X, il quale avrebbe voluto yd ogni m o d o i n c l u d e r e il Riario nel processo, sia per vendicars i delle a n t i c h e ingiurie sofferte dai Medici per opera di Sisto IV e suoi , 2 0 sia per a n n u l l a r e d ' u n t ra t to il debito pecuniar io c h e aveva verso quel dovi-zioso e munif icente c a r d i n a l e , cogliendo l ' o c c a s i o n e di farlo a giusta ragione e s f rut ta rne le r icchezze, onde rifarsi delle spese i n c o n t r a t e per la disastrosa guerra d ' U r b i n o . 2 1 Chi può s c r u t a r e l ' a n i m o di quel Papa ,

ragionamento, dolendosi del Papa, che gli aveva tolto la patria et fat-togli altre injurie, disse che un dì, come un disperato, gli metterla un può nate nel petto, et lui lo riprese di tale parlare. Non lo denunciò es-sendo che quelle parole fossero procedute da furor giovanile passeggero » ( r . i / Z i o I. c. p 86). Anche al Minio diè la stessa versione, aggiungendo di averla giudicata una gaggia (i'KHiiA.loi.r n. 1 a p. 66) Cf. anche lettera dell'arcidiacono di Sabbioneta al Gonzaga (1. c. p. 87) ed in FttitKA.ioLi p. 67. Che quella e non altra fosse la colpa del cardinale è confermato nella lettera sotto citata (a n 25) dei nepoti. • Quod qnaedam verba corani ipso Card. Senensis, liti jnvenis nec satis pensi habens, ad versus Pontificem, non Ulico ti. S., liti debebat, renunliando euraverat ».

10 «ixr<;otA.ui»Txi Storia I II p. 314 - Opere inedite X p. 200 Per la quali cosa lo storico protestante zrKor.KR (Hist. Ch mentis VII 1. c. p. 319-320) scriveva: ted quod non prodierat etiam, hoc satis cri-ni inis fiiit.

2 0 TU DAI, LI NI p. 372 - SIGISMONDO TIZIO Ilist. Senensis in GKK-couovrua (IV p. 536).

Angelo Colocci compose al riguardo il seguente epigramma: Quod fesso aetate seneeta - Tu facis, hoc juveni fecerat ante pater. Altri rimproveri erano' di aver contrariato sì 1' elezione di Leone X a papa, clie quella di Giulio Medici a cardinale

21 Avevagli già prestato 12000 ducati ed altri 7000 pochi giorni addietro, ricevendo in pegno alcune gioie (OOSTAIÌI I.I 1. c. - Minio iu SANUTO X X I I I , 553, X X I V , 244, 354) e altri 12000 nel corso del giudizio o 10000, secondo TICDALMXI (p. 372).

E certo poi che, spuntata appena l'accusa, il pupa fece segre-tamente sequestrare al cardinale tutti i valori ordinandone l'inven-tario, risultando la sola argenteria iu due. 1200 (<;<>sTAisn,r e THDAL-I.IN'I I. c ). Va notato infine che allo osservazioni fattegli circa le grandi spese incontrato per la guerra d' Urbino, Leone X, crollando le spalle, aveva esclamato: qualcuno le pagherà (Leti, iu i.t'zro 1. c. p. 83). E lo stesso tóiovio {Vita ci/, p. 135), pur propenso a quel Papa, raccoglieva la voce che i cardinali fossero condannati innocenti per ricavarne i denari necessari a detta guerra. Anche il Gheri, segre-tario di Lorenzo Medici osservava, dopo la grazia fattagli dal Papa, che quel contegno valeva ad accreditare 1' opinione che non si fosse trattato di vero delitto, ina di mi espediente finanziario (KF.IMÌA.IOLI li. 2 a p. 108).

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c o t a n t o esal ta to per la sua m a g n a n i m i t à , m a c h e da questo e dagli al tr i episodi ri levati in questa s toria , m o s t r ò di essere a n c h ' egli un u o m o del t e m p o con le passioni ed i vizi della società c o r r o t t a in cui viveva?

La c r i t i c a m o d e r n a v o r r e b b e spiegare la par te pi^esa dal Mario nella c o n g i u r a Pe.lriic.ci con m o v e n t i politici o personal i . 2 2 Ma non può credersi c h e un per-sonaggio, così p r u d e n t e e te t ragono a tante avversi tà , si fosse r isoluto a p a r t e c i p a r e a quella cospirazione , a n c h e che potesse s p e r a r e di d iveni r papa, c iò che sarebbe stata la sua più g r a n d e a m b i z i o n e . 2 3 Se non v ' e r a r iusc i to fino al lora con Je b u o n e ar t i , poteva davvero c r e d e r e di raggiungere il pontificato con la soppressione violenta di L e o n e X ?

La c o n d a n n a dello zio c a r d i n a l e fu, ad ogni m o d o , un colpo di f u l m i n e per tutti i m e m b r i della famiglia Mario, i quali , per il g r a n d e affetto che gli p o r t a v a n o , e la gra t i tudine c h e gli dovevano, passato il p r i m o m o m e n t o di s tupore e d ' i n d i g n a z i o n e , gareggiarono per sa lvar lo da tanta i g n o m i n i a . Il vescovo di Viterbo

® Sarebbe stato indignato principalmente per la condotta contro il duca d' Urbino ( (ÌKEGOKOVIUS IV p. 494).

Sn ciò vedasi quanto fu detto a n. 52 del capo precedente. Ma quale interesse particolare avrebbe egli avuto per assumere a sè la vendetta di altri?.

Si sarebbe anche stizzito per non aver avuto il cancellierato dato al Medici (SANIJTO X X I V , 51). Ma egli aveva il cainerleugato molto più importante e avrebbe dovuto lasciar questo per quello?

Oppure per essergli stato tolto il governo di Bieda concessogli a vita, per investirne Lorenzo d'Anguillara in compenso de' servigi militari e della somma di 5000 ducati dovutigli dal Papa (1 giugno 1516 - Perg. 104 lìeg. Anguillara in Ardi. Soc. Som. St. P. X p. 274). Ma risulta che fin dal maggio di qnell' anno il cardinale aveva spontaneamente rinunciato qnel governo (Arch. Com. di Bieda - I 'ERUOI 1, c. doc. 26 - 27J. Inoltre il 15 aprile 1515 aveva avuto la rocca d'Ostia ( Ardi. Val. Divers. in <;I:<ÌI,IEI,MOTTI I p. 135 n. 16).

2:1 Relazione Giorgi in AL li ERI I I I 55, 64. Avrebbe detto: Fatemi papa (SANTIJTO X X I V 354). Nella satira, attribuita all' Aretino e tra-scritta da 1111 Veneziano, contenente il testamento del famoso elefante donato a Leone X, si legge: Darai el mio avolio, al li. Card, de S. Zorsi azò che la sua assidua sete' tantalea cum perpetua expectatione del pontificato piti facilmente in quello sia temperata (ROSSI Scritti di critica letteraria I I I pag. 334).

E LUDOVICO AUIOSTO (Satire I I I p. 205 - 207;: Oiugne a quell'altro e la voglia anco il tira - A l'alia sedia che d'aver bramata - Tanto indarno S. Georg io si mar tira.

Anche il SIMEONI, conimelitaudo le imprese di Giorio (a p. 62), a ciò alludeva motteggiando: Chi troppo alto il pensiero si lera - M si contenta di un felice stato - Non si doglia di poi quando ingannato -Dal suo folle desìo danno rilieva.

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C A P I T O L O V I 369

Ottaviano ed i fratelli Cesare a rc ivescovo di Pisa , Ga-leazzo e Francesco Sforza si r ivolsero alla Signorìa Veneta , 2 4 ed al re d ' I n g h i l t e r r a p a r t i c o l a r m e n t e a loro benevolo , 2 5 affinchè intercedessero presso il Papa a favore dello s v e n t u r a t o congiunto , il q u a l e aveva er-ra to « n o n per mal iz ia e volontà d ' a n i m o , m a per inconsideratezza o negligenza », non essendo verosimile che avesse avuto intenzione di offendere e p r o v o c a r e lo sdegno di Colui col q u a l e « aveva vissuto int ima-m e n t e e con g r a n d e affetto e da cui aveva r i cevuto tante prove di mitezza, benignità e l iberali tà , tanto che nulla aveva a des iderare che i m m a n t i n e n t e non gli fosse concesso innanzi che r ichiesto ». Aggiungevasi : C o m e m a i avrebbe potuto far d a n n o a tale pontefice, di tutto il m o n d o c r i s t i a n o benemeri to , quel c a r d i n a l e che aveva tol lerato con s o m m a e q u a n i m i t à i tempi più lunghi e difficili di un Alessandro e di un G i u l i o ?

Alle is tanze vivissime degli ora tor i delle v a r i e po-tenze a prò del Riario,26 si u n i r o n o le proteste cla-m o r o s e dei R o m a n i . 2 7 E quindi L e o n e X si decise a l iberare dal c a r c e r e il C a r d i n a l e m e d i a n t e il p a g a m e n t o di c e n t o c i n q u a n t a m i l a ducati 2 ( 1 e la c a u z i o n e per al-

24 Lett. 14 SANUTO X X I Y , 326. 25 Lett. 6 giugno 1617 in UV.UICIÌ Foedera ecc. V I P I p. 134. 2 6 SANUTO X X I Y , 403 ed atto di garanzia 1 c. Anche i Duchi

di Mantova intercedevano per lui (Lett. Riario 28 luglio in I,UZIO 1. c. p. 86). Lorenzo De Medici, non venendo meno alle consuetudini di famiglia, finse di raccomandare la sorte del Riario, ma faceva scrivere tutto all' opposto dal suo segretario, ed allorché gli fu fatta la grazia, n' ebbe disgusto. (Lett. in KERRAIOI.I p. 84 e 90).

2 7 GREGOROVIUS I V p. 4 9 5 . 28 i relativi capitoli ed atti di prestazione di cauzione si pub-

blicarono da PASTOR (IV doc. 42-43). La pratica per la composizione era incominciata prima della

chiusura del processo. Si trattava per 20000 ducati e successivamente si offrirono sino a 150000 (SANUTO XXLV 354, 376, 418, 449 - T E I ) A L -BINI 375-376- rir/rito MARTIRE Ep. 3 0 - T I Z I O V i l i , 106). La somma doveva pagarsi in tre rate, la prima immediatamente, ia seconda ad O-gnisanti,la terza a Pasqua, FISA (Notizie di Raffaello p. 83- 84) pubblicò l'obbligazione assunta dal Chigi per la prima rata in base alla quale A UDIN (p. 209) e G K E G O R O V I u s (IV p. 496 e n. 76 a p. 536) dedussero che la pena fosse stata ridotta a quella somma. Sia dai documenti prodotti da PASTOR risulta chiaramente che fu dovuta sborsare per intiero. Doverono però concedersi delle proroghe. L'ultimo pagamento fu registrato il 10 febbraio 1519 (Intr. et Exitus 558 p. 108 - Ivi p. 125 n. 2 - EU li ET* I I I p. 4), ma fin dal 12 gennaio fu emessa la ge-nerale quietanza e l'esonero dei pagamenti (Div. Cam. 47 c. 117 -F E R R A I O L I d0C. 1 4 ) .

Si vociferò anche di altri patti segreti coi quali si cedeva dal Cardiuale il proprio palazzo alla Camera Apostolica, riservandosene

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t re t tanta s o m m a a g a r a n t i r e la piena osservanza delle condizioni a cui la grazia era v incola ta . E cioè: con-fessione in pubbl ico conc is toro della colpa e r icono-s c i m e n t o della giustizia della c o n d a n n a ; promessa di s o m m i s s i o n e , obbedienza e fedeltà al S o m m o Pontefice e di c o m p l e t o favore a Casa Medici ai cui danni non solo non avrebbe m a i agito, m a n e p p u r e escogitato ed ordi to a l c u n che; obbligo di non t r a t t a r e con qualsiasi principe , d o m i n i o e c o m u n i t à , nè con c a r d i n a l i e prelati , se non di affari suoi privati o di famiglia ; e con divieto infine di a l l o n t a n a r s i m a i dai luoghi che gli s a r e b b e r o assegnati a farvi d i m o r a , senza speciale l icenza scr i t ta . E d ol t re tale c a u z i o n e in d e n a r o , si pretese a n c h e la garanzia personale g iura ta dei dodici Cardinal i , che a v e v a n o preso par te alla sentenza di c o n d a n n a e del Della Rovere non intervenuto , di os-servar la ad nnguein e di non d i m a n d a r n e mai la revoca , di evi tare qualsiasi re lazione col c o n d a n n a t o ; non che quella d e l l ' I m p e r a t o r e , dei re di F r a n c i a , Inghil terra e Por togal lo e della R e p u b b l i c a Veneta a c c i ò fossero r iconosciut i e r ispettati tutti gli obblighi assunti dal Riario, con impegno, nel caso d ' i n o s s e r v a n z a , di non r ice t tar lo nei loro stati , m a di respingerlo , c a t t u r a r l o , i m p r i g i o n a r l o e conf inar lo ove al Papa sarebbe piac iuto e di mai c h i e d e r n e la grazia . 2 " T u t t e queste esorbi tant i imposizioni , di una eccezional i tà senza pari , di cui non v ' è e s e m p i o nella storia di quel tempo, d i m o s t r a n o c h i a r a m e n t e che si volle profi t tare di quel disgraziato inc idente non solo per s f rut ta rne le r icchezze, m a per togliere ogni autor i tà , ogni prestigio, ogni velleità al vecchio t e m u t o p o r p o r a t o . 3 0 T u t t ' a l t r o d u n q u e che la

l'usufrutto vita naturale d arante e si prometteva di dare una sua nipote in sposa ad un Medici («REfiOROVius IV p. 496,566). Ed in-fatti fu il palazzo con la chiesa annessa di 8. Lorenzo e Dainaso assegnata al Vice Cancelliere (l'ASTOU doc. 41 e 44); ma ciò non si dovè ad nn accordo, bensì ad un atto di autorità, del Papa.

2A PASTOR doc. cit. Si parlava di rilegarlo in Romagna (SANtiro X X I V , 446).

:1° TUDAI.I.INI (p. 373) osservava che mai fu visto in corte di Roma che Cardinali avessero la triplice dignità di vescovo, cardi-nale, camerlengo.

Oltre 1' Ostiense, amministrava le chiese di Conca in Spagna e di Lucca, la quale il 13 dicembre 1517 cedeva al nipote Frane. Sforza con riserva della metà dei frutti e con diritto di regresso

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CAPITOLO VI 371

d e c a n t a t a m a n s u e t u d i n e e generosità di papa Medici si r i v e l a r o n o in quella c o n t i n g e n z a . 3 1

S e m b r a v a impossibi le c h e si potesse raggiungere l ' e n o r m e q u a n t i t a t i v o da versarsi , ed in breve tempo, per la l iberazione del Riario.32 E p p u r e il prodigio si c o m p i è . Oltre che privarsi di gran parte delle rendi te di cui egli godeva , 3 3 parent i , a m i c i , dignitar i eccle-siastici , privati c i t tadini di R o m a , Bologna, Viterbo, c o m u n i t à del P a t r i m o n i o fec«ro a gara per pres tare la fìdejussione r i chies ta . 3 4 Ed a loro si u n i r o n o sì i tredici c a r d i n a l i , che gli ora tor i degli stati , dei quali si pre-tendeva la garanzia , con r iserva della ratifica da parte dei loro m a n d a n t i , che non t a r d ò a g iungere piena e sol idale . 3 5 T a l e g r a n d i o s o e solenne at testato di s t ima ed affetto dovè essere di g r a n d e c o n f o r t o al C a r d i n a l e ed alla famiglia nella sventura c h e li aveva colpiti . E nello stesso t e m p o è prova che g e n e r a l m e n t e non si prestò fede a l l ' a c c u s a a cui erais tato fatto segno l 'auto-revole porporato . E s a u r i t e le f o r m a l i t à prescri t te , il Riario fu s c a r c e r a t o , previa a l t ra obbligazione da par te dei nepoti Ottaviano, Cesare e Galeazzo n o n che di a l t r i

( E U B E L I I I 229) ricevendo in ceri-ispettivo quella di Pisa (3 set-tembre 1518), che ugualmente cedò all' altro nipote Galeazzo (ivi p. 274).

3 1 GUIOCIARIHNI I I I p. 312 - GIOVIO p. 127. Notisi anche che il Papa si mostrò titubante fino all' ultim' ora, sconsigliato da molti a fare la grazia (Lett. Minio in F E R R A I O L I p. 92).

32 Disp. Minio in FERRAIOLI n. 2 p. 21. 3 3 SANUTO XXLV, 477. Nel 1519 gli rimaneva appena un quarto

della rendita (Lett. in LUZIO 1. c. p. 87). Fu venduta anche una casa in Imola (Prof. V M. Tignosini p. 65).

Per soddisfare ai suoi impegni ottenne di poter cedere i benefici che godeva con pagamento anticipato senza incorrere in reato di si-monia (Minio in F E R R A I O L I p. 93).

34 I primi (il 7 luglio) furono i rappresentanti dei Comuni di Caprarola, Capraniea e Satri. Seguivano alcuni cittadini di quest'ul-timo paese fra cui Francesco (VA>iguitiara; Romani e Viterbesi di-moranti nell' urbe (Riccardo Aiazatosta e Antonio Del Drago) e taluni Bolognesi; ed infine moltissimi Viterbesi (Monaldeschi, Al-madiani, Fiorendoli, Spiriti, Boninsegni, Tignosini, Cordelli, Bussi, Bo-ttelli, Spreca, Capocci ed altri delle più distinte famiglie. 11 12 ade-rirono altri Romani (dei Cenci, Massimi, Astalli, Frangipane, Caffa-relli, S. Croce, Mattei ecc.). Fra i curiali diè il buon esempio Federico Flavio scrittore dell'archivio apostolico, che fu al servizio del Cardi-nale per 23 anni, accompagnandolo in Francia, ed a lui rimasto sempre a lato, nella buona e nella cattiva fortuna ( F A L O C I PIJLIGNANI 1 priori della Cattedrale di Foligno in Bolletino Umbro X X p. 437).

3 5 PASTOR doc. 42-43 - M. Torrigiani in Arch. Stor. Ital. S. I I I T X X V I p. 406 - SANUTO X X I V 477, 516, 526.

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372 LIBRO VI

undici vescovi per la s o m m a di 95000 ducati , ad assi-c u r a r e c h e il c a r d i n a l e non si sarebbe a l l o n t a n a t o dal palazzo apostol ico o v ' e r a stato condotto . : l c Alla nuova della l iberazione c o t a n t o attesa, una folla di a m i c i ed a m m i r a t o r i corse a r i v e r i r l o , : n m e n t r e il popolo lo ac-c l a m a v a nell ' a s c e n d e r e le scale del Vat icano , augu-randogli vita e felicità, fra il s u o n o delle t rombe, c o m e ad un trionfatore.3 I ) .

L e o n e X, scosso da tali d imostrazioni , a s s e c o n d a n d o la d o m a n d a presentata dal Riario (ed è da credersi , c h e non os tante la proibizione loro fatta c a r d i n a l i e principi unissero la loro intercess ione) r i t e n n e cosa prudente ed o p p o r t u n a di r ipr is t inar lo nella dignità cardinal iz ia , negli onori e benefici goduti per il pas-sato, t r a n n e il voto sì att ivo che passivo nei conc is tor i e c o n c l a v i . 3 9 Non r i n u n c i ò però a t ra t tener lo in Va-t icano, ove gli fece a p p r e s t a r e un sontuoso apparta-mento , o s t e n t a n d o di aver lo m o l t o a caro , m a col proposito evidente di sorvegl iarne meglio la c o n d o t t a . 4 " Infatti , nel recars i n e l l ' a u t u n n o in Viterbo, volle seco c o n d u r l o ; 4 ' e sol tanto in seguito si decise a dargli l icenza di a n d a r e ove meglio gli piacesse, persuaso

:!G 17-23 luglio in Doc. cit. 3 1 DEGUASSIS in OLDOINO I I I , 73 - Reg. Ord. Aqostin. f. 37. 311 SANUTO X X I Y , 517 - ini GRASSI* - ed. D. A. - p. 57. Cf. G R E -

GOitovrus IV p. 496. 39 24 luglio (Reg. Vatic. 1203 f. 15 v - i'.ASTOR doc. 44 - E'UBUI,

IIr , 4). Nel concistoro, in cui si decise, lunga fu la discussione, e si cercò S'intricare il Cardinale (TIÌDALMNI p. 374). Anche del Cam-inerlengato ritenne soltanto il titolo, essendone stata affidata, col consenso di lui, la gestione al Card. Armellini, il quale, alla morte del Riario. dopo un breve intervallo che 1' ebbe il Cibo, ne addivenne il titolare, avendo pagato per averlo una somma ingente (DEGRASSIS ed. D. A. p 86 - 87 - SANUTO X X X I - X X X I I ed altre notizie in L\V-S T o i t I V n 7 - 8 p . 3 4 5 - F E R R A I O L I p . 9 5 ) .

Eppure il Cardinale, nella sua grande « patieuza ed luniltìi » chiamava onorifica quella grazia tale da non potersi desiderare se non da un principe « benefico, clemente e giusto » (Lett. 28 luglio in i.u/.ro 1. c. p. 86). Si deve credere alla sincerità, di tali espres-sioni ? E che vilore può darsi ugualmente alla confessione della sua colpa fatta in qnel momento nel gettarsi ai piedi del Papa ? L'emo-zione gl' impediva di parlare e qualche frase, biascicata a mezza voce, fu interpretata al di là della sua intenzione (DEGRASSIS in OI.DOINO 1. C.).

4 0 SANUTO X X I V 664 - DIO GRASSIS ILI l 'ASTOR doc. 46 - FKR-It.vioi.i p. 101-102.

41 Acta con*ist. in E I J B E L III p. 15- DE GRASSIS I. e. - Atti del 25-30 settembre in Prot. V F. M. Tignosini p. 86 - A Tondi 8 p. 25

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C A P I T O L O V I 373

della sua i n n o c u i t à . 4 2 F u infine re integrato nella pie-nezza dei diritti pertinenti alla dignità c a r d i n a l i z i a . "

Scoppiato lo s c a n d o i o di Martin Lui ero, Federico principe elet tore di Sassonia , che prese a proteggere il m o n a c o ribelle, r i tenendo che le dot t r ine da lui divulgate non e r a n o state d i m o s t r a t e ereticali , scrisse una lettera in sua difesa a n c h e al Riario, alla quale questi, pur lodando il genio del r i f o r m a t o r e a l e m a n n o e giustificando la buona fede del principe , c o n d a n n a v a a p e r t a m e n t e la nuova d o t t r i n a . 4 4

42 Nel settembre 1518, trovandosi in Ostia, mancò poco che non fosse catturato dai turchi (s ANUTO XXV, 356).

Nel luglio 1520 si recava a Caprarola (ivi X X V I l ì , 300 - Disp. in Arch. Gonzaga in PASTOR IV p. 123). Di quel castello era egli rimasto sempre il Dominns, come si rileva da atto 25 agosto 1518 contenente la proroga della tregua fra gli abitanti del medesimo e quelli di Carbognano, con promessa di obbedire rispettivamente al Riario ed a Giulia Farnese (Esteus. D. Tondi p. 116-118), benché da atto 3 settembre di quell' anno si abbia una cessione di Frane. Sforza a Galeazzo di ogni diritto su Caprarola (Prof. 8 D. Tondi p. 83), ciò che fa credere aver il cardinale ceduti i proventi della castellanti ai nepoti. Ma il dominio sì spettava a lui, come si lia anche in atto del 1521 (Prof. 6 Giov. Bonsoni p. 198).

43 10 gennaio 1519 ( D E « R A S S I S , ed. D. A. - p. 71 - EUHEL I I I p. 4). Ma la cosa era decisa fin dal uatale precedente (Lett. 3 gennaio G. Medici in Arch. Stor. Ital. S I I I T X X V p. 9 - Lett. del 9 in LUZIO 1. c. p. 88 - Lett. Minio in SA.NU.ro X X V I 358, 379, 405-407 -GUICCIARDINI I I I p . 3 1 4 - F E R R A I O L I p . 1 0 3 ) .

Il DE CHASSIS (in P A S T O u doc. 46) si vantò di aver egli perorato ed ottenuto la grazia.

La scena eh' ebbe luogo in quel giorno fu commoventissima se-condo 1' arcidiacono di Sabbioneta (I. c.).

Gli ambasciatori si rallegrarono col Cardinale ed il Doge di Venezia gli scrisse una lettera di congratulazione (SA NI n o X X V I , 406).

4 4 LUTERÒ Opera Latina I p. 160. La risposta, naturalmente, non piacque a Lutero, il quale esclamò: Quale inimicizia in questi capi della chiesa, quale aberrazione di coscienza, quale confusione ! Anche di Leone X l'eresiarca tedesco, in un primo tempo, diceva le lodi deplorando che il santissimo uomo 11011 fosse nato in tempi migliori (ivi p. 188). Secondo Giorgi, il liiario non si nascondeva che i moti di Germania sarebbero stati la rovina d'Italia e della Chiesa (KANUTO X X I I , 39,. Fu in ciò più prudente di Leone X il quale, pure non ammettendo quanto si disse sul di lui conto, che non prendesse sul serio quelle ch'egli avrebbe chiamato « dispute di frati », certo non era l'uomo idoneo a far fronte all'uragano che si avanzava, non rico-scendo la gravità della situazione, uè le vere cause dello scisma ger-manico ( PASTOK Voi. IV Jntrod. p. 6). La lentezza nell'agire in Roma contro Lutero è rimproverata acerbamente dai critici cattolici («RISAI: Lutero p. 98 e seg., 134 e seg.) E può convenirsi anche col F E R R A J O L I (p. 148-149; che il disonorare al cospetto dol mondo il collegio car-dinalizio, già tanto screditato, fu un atto grave e discutibile da pàrto del papa, per quanto giuridicamente fosse legittimo il processo con-tro Petrucci e complici.

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L ' a m i c i z i a d e l l ' e l e t t o r e di Sassonia non poteva al lora essere oggetto di a l c u n sospetto, d a p p o i c h é lo stesso Leone X gli aveva inviato la rosa d ' o r o 4 5 e ne faceva il c a n d i d a t o preferito alla success ione nel-l ' i m p e r o ; 4 6 ma, essendo poi stato il pr inc ipe inc luso nel processo c o n t r o L u t e r o , 4 7 non può escludersi c h e q u a l c h e zelante m a l e v o l o facesse pretesto di quel la re lazione a c a r i c o del cardinale , il quale , per togliersi dall ' a m b i e n t e r o m a n o pieno di sospetti , di accuse , di c a l u n n i e , a d d u c e n d o motivi di salute, chiese ed ot tenne, non senza difficoltà, di a n d a r s e n e in Napoli , 4 " ove m o r i v a in pace il 7 luglio 1521 . 4 9

I)i là la s a l m a v e n n e t raspor ta ta in R o m a e sepolta nella chiesa dei SS. L o r e n z o e D a m a s o , c o m e dispose nel t e s t a m e n t o , 5 0 ma, in seguito, non si sa per q u a l e inolivo ed in qual a n n o , fu trasferi ta in SS. Apostoli dinanzi la tomba dello zio Pietro. Nel m o n u m e n t o sepolcra le leggesi tut tora l' epigrafe fattavi a p p o r r e dal c a r d i n a l e Giulio Medici, nepote di L e o n e X e futuro papa C l e m e n t e VII, che ne fu l ' e s e c u t o r e testamen-tario. 51

45 CAUTA.iti La rosa d'oro p. 96. La bolla è (lata da Civitavecchia, ove il Papa s'era recato. Cf. PASTOR IV p. 165.

4(i Su ciò si rimanda il lettore a quanto si dirà nel capitolo I del Libro V i l i .

« Consist 9 gennaio 1520 (PASTOU IV p. 250) - Bolla 15 giugno in M. Bull. Hom V 948 e seg.

411 Leono dapprima consenti, poi revocò il permesso ed infine die il nulla osta (SANUTO X X I X 829. 357). Parti il 16 ottobre 1520 giun-gendo ili Napoli ai primi di novembre bene accolto dal viceré e da molte notabilità (ivi 405, 406 - Diario cit. da PASTOU IV p. 123). Se-condo il DI: ( I I ; ,vss is (cit. da FUKU.V.IOÌ,! IL. 1 a pag. 94) alcuni car-dinali gli rimanevano ostili, e sopra tutto la corte Medicea si ram-maricava della grazia fattagli ( Ohe ri ivi cit. a n. 3 pag. 204:) Col-pito da paralisi nell'aprile 1521, fu colà curato da un medico ebreo; riavutosi alquanto, si faceva condurre iu lettiga a respirare l'aria di mare e si diceva che sarebbe tornato in Roma ( S A \ U T O X X X 90, 132, 189, 355). GAIUMBHÌUTO (p. 272) lo fa vivere negli ultimi anni quasi alienato di mente, ciò che non è affermato da alcun contem-poraneo.

4» Tale data -riferita dal Not. Domenico Tondi (Prof. 11 p. 75) confronta con quella del Diario cit. da PASTOIT (1. e ) e da SAXUTO (XXX 117, 189), mentre ICIMÌEÌ. (Ili , 3), DE CHASSIS (86) o con esso i.'EIIIIA.ioi.r (p. 106) la segnano al 9.

511 3 luglio 1521 per gli atti di Francesco Della Torre iu Ardi. Vat. Jnslr. Misceli. (I.-KSIU:A.IOI,I p. 105, 107). Cf. HE UIÌASSIS ed. cit. p. 86.

51 OI.DOINO I I I , 75 - IFONCEI.I.A I I 534. Rifacendosi nel 1708 la tribuna della Chiesa, fu ritrovato il cadavere intatto (CANGICI.I.IUHI Circo Agonale p. 331).

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CAPITOLO VI 375

Va ri levato infine un cur ioso s t r a n o par t i co lare , cioè, che a v e n d o L e o n e X , con la vita fastosa e spen-derecc ia ol tre ogni dire, lasciata vuota la cassa del pubblico e r a r i o , 5 2 per fargli il funere si d o v e r o n o ado-p r a r e le torcie che a v e v a n o q u a l c h e mese p r i m a servito per il t u m u l o del Riario, sul q u a l e episodio si c o m p o s e il seguente e p i g r a m m a :

Luco, e beni tolse ai padri vivendo Leon, e pò che consumati li ebbe, Delle funerarie spoglie, morendo, La salma sua ricopriva ancor.53

La fama del Riario fu r ivendicata , fra tanti al tr i , dal Macchiavelli, che lo giudicava : uno dei tanti cardinali a cui /' onore e la libertà ecclesiastica slava più a cuore.51

U n i c a eredità che il c a r d i n a l e , già t a n t o dovizioso, lasciava al nepote Ottaviano e per mezzo di esso al vescovato di Vi terbo, era il bello ed a m p i o p a r c o presso l ìagnaia , di cui questi e n t r a v a in possesso il 21 luglio . 5 5 Colà il vescovo viterbese si recava spesso,

5 2 VETTORI (Sommario 322) scriveva esser più facile che mia pietra voli in alto da sè che Leone X tenesse insieme 100 ducati; JIIXIO (in SA N'ero X X V I I I 576l ciò confermava Ed una satira cosi si esprimeva: Leone X s'è divorato tre pontificati, il tesoro di Giu-lio l ì , le entrate del suo governo e quelle del suo successore. Alla sua morte i creditori, che speravano su un lungo pontificato, si tro-varono dinanzi alla rovina finanziaria. Per provvedere alle neces-sità più iinpellauti si doverono impegnare mitre, tiare, oggetti sacri e persino i preziosi tappeti di Raffaele d' Urbino (SANUTO X X X I I 252, 296, 417, e seg. 442, 476. - Lett. Castiglioni in Ardi Stor. ltal. S. V. T. 45 p. 301).

Dall'inventario pubblicato da M I N T O (in Archivio Storico dell' Arte X p. 68) risulta anche un bacile d'argento donalo dal Comune di Viter-bo del peso di quasi 6 libre. Cf. l 'ASTOU IV p. 347 e sog. IL p. 4 o 42 e doc. 65.

5:1 Dempsit <>pes patribns ìncem ac Leo vivus - Et illis fnuctis defini-tila fiuterà surripuit (FLAVIO FEDERICO 1. C. p. 443). 11 medesimo, riferendosi al fulmini che aveva colpito il palazzo Riario compose l'altro epigramma: Explicuit ìivorem hominnm invidiamqw deoram -Fulminibns domus Inda est utriusqne Jovis.

64 Lett. familiari n. 18. Devesi notare che dal Collegio Cardinalizio, nell'interregno dopo la morte di Leone X, SII richiesta del Card. Soderini s'iniziò la procedura di revisione del processo e fu arre-stato il notaio ohe aveva redatto il verbale ina, caduto iu disgrazia di Adriano V I quel Cardinale, rimase tutto sopito ( F E R R A J O L I p. 135 e seg).

•>5 Prof. 5 Fr. M. Tignosini p. 265.

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376 LIBRO VI

c o m p i e n d o v i gli atti del suo m i n i s t e r o 5 6 e r icevendovi la visita dei suoi fratelli , a lui p a r t i c o l a r m e n t e af-fezionati . 5 7 Scoppiata nel maggio 1523 la terribile pesti-lenza, c h e fece tante vitt ime, c e r c ò rifugio in un luogo più isolato e salubre , nel palazzo del l 'ant ica Abazia della P a l a n z a n a da lui r e s t a u r a t o ; 5 " ma n e l l ' a u t u n n o volle di nuovo discendere in Bagnaia , ove m o r i v a il 6 ot-tobre dello stesso a n n o , 5 9 in età di a p p e n a 44 a n n i , d isponendo nel tes tamento di esser sepolto nella chiesa di S. Maria di quel cas te l lo , 6 0 ove infatti la sua s a l m a fu t u m u l a t a dietro l ' a l t a r e l a t e r a l e a corrili epislolae, c o m e a l l ' i s c r i z i o n e ivi r i n v e n u t a nel 1755, in o c c a s i o n e del r e s t a u r o della chiesa . 6 1

Nelle disposizioni di ul t ima volontà il Riario si m o s t r ò munif ìcent iss imo, is t i tuendo erede universa le il vescovato, d o n a n d o magnifici arazzi alla suddet ta chiesa , un piviale di b r o c c a t o d ' o r o alla ca t tedra le , c o n c e d e n d o piena a m n i s t i a ai Bagnaiol i per tutti i processi in corso, d is t r ibuendo fra i suoi famil iar i vesti, cavall i , gioielli ed a b b o n a n d o altresì loro q u a n t o dovessero per 1' a m m i n i s t r a z i o n e del palazzo e dei fondi rustici . E s e c u t o r i t e s t a m e n t a r i n o m i n a v a i fratelli Cesare e Galeazzo ed il suo v icar io Laudo de' Piani di Or te . 6 2 Nel t e s t a m e n t o non si c o n t e n g o n o lasciti ai fra-telli, l a r g a m e n t e forniti di rendite , nè si r i c o r d a la figlia Cornelia, m a r i t a t a ad Ottaviano Carissimi di P a r m a . 6 3

!,li 11 21 settembre vi faceva le ordinazioni sacre (Prot. cit. p. 261). Altri atti si hanno si nei protocolli di quel Notaio che negli altri di Domenico Tondi.

Va anello notato che con decreto 28 ottobre 1516 il Vescovo aveva ordinato che il Comune di Bagnala tenesse un libro ove si regi-strassero lo deliberazioni o le speso « consideranti quod Comunitas in suis negotiis quotidie defraudatili• » (l'rot. 4 F. M. Tignosini p. 366).

51 Atti nel l'rot. cit. p. 332 e seg. - Anche Giovanni Medici, suo fratello uterino, vi si trovava nel giugno 1521 (Arcìi. Stor. Hai. S I I T V i l i , I, p. 26).

Atto nel Prot. 3 di Doni. Tondi p. 74. 5!> TIMMO/.ZI p. 55 e Serie n. 54 - C . U T E I . L U T T I VI , 154. Invece

COKKTINI (p. 72) non lo fa vissuto oltre il 1517! E OKISTOKOIU (Tombe p. 257,), seguendolo, fissa perfino la data al 13 novembre!

5 ottobre in Prot. 5 Fr. M. Tignosini p. 334. 81 Meni, in Ardi. Cali. - TU uro/,zi 1. c. ,i2 Testamento cit. ,i:l Lett. di Cornelia al Medici in <;AI.'TIIIUR 1. c. p. 340. Era stata

dapprima promessa ad Anton Maria dei Oalberti di Palmi (Procura 10 novembre 1516 in Prot. 4 Fr. M. Tignosini p. 367). Il 18 giugno 1519 Ottaviano incaricava il Melosso di ritirare dal Medici hi dote (Idem. Prot. 5 p. 143;.