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Liceo Lorenzo Federici Giornalino Scolastico AS 2014/2015 Secondo numero, maggio 2015

Liceo Lorenzo Federici Giornalino Scolastico AS 2014/2015 ... · Copertina a cura di Marco Cianciotta, Chiara Piantanida [] e Domenico Saladino Impaginazione a cura di Elena Barboni,

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Liceo Lorenzo FedericiGiornalino Scolastico AS 2014/2015Secondo numero, maggio 2015

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Editoriale Uomini, in alto le lance! Benvenuti nel più truculento periodo scolastico: il temibile MAGGIO. Imbracciate forbici (possibilmente non a punta arrotondata), matite affilate, dizionari e disponetevi... in FORMAZIONE A TESTUGGINE! Avrete bisogno di tutto il vostro arsenale per sopravvivere al rush finale dell'anno scolastico. Ma non dimenticate che dopo la guerra...viene sempre la pace (prima o poi). Ed è proprio di questo che ci siamo ritrovati a parlare: un po' di guerra e un po' di pace, sofferenze scolastiche e sogni di mare e relax, terre con ferite aperte e cotte dal sole ma da cui può ancora germogliare una speranza. Siete stati in tanti a farci i complimenti per il nostro primo numero: di questo vi vogliamo ringraziare. Speriamo di essere ancora all'altezza delle vostre aspettative. A.H, A.B, T.P “Esiste soltanto il dovere estremo di vincere a tutti i costi la battaglia più sacra del nostro tempo: quella della pace.” -Romano Battaglia

Copertina a cura di Marco Cianciotta, Chiara Piantanida [www.sharikia.deviantart.com] e Domenico Saladino Impaginazione a cura di Elena Barboni, Francesca Cappiello e Eleonora Vitali

Editoriale Uomini, in alto le lance! Benvenuti nel più truculento periodo scolastico: il temibile MAGGIO. Imbracciate forbici (possibilmente non a punta arrotondata), matite affilate, dizionari e disponetevi... in FORMAZIONE A TESTUGGINE! Avrete bisogno di tutto il vostro arsenale per sopravvivere al rush finale dell'anno scolastico. Ma non dimenticate che dopo la guerra...viene sempre la pace (prima o poi). Ed è proprio di questo che ci siamo ritrovati a parlare: un po' di guerra e un po' di pace, sofferenze scolastiche e sogni di mare e relax, terre con ferite aperte e cotte dal sole ma da cui può ancora germogliare una speranza. Siete stati in tanti a farci i complimenti per il nostro primo numero: di questo vi vogliamo ringraziare. Speriamo di essere ancora all'altezza delle vostre aspettative. A.H, A.B, T.P “Esiste soltanto il dovere estremo di vincere a tutti i costi la battaglia più sacra del nostro tempo: quella della pace.” -Romano Battaglia

Copertina a cura di Marco Cianciotta, Chiara Piantanida [www.sharikia.deviantart.com] e Domenico Saladino Impaginazione a cura di Elena Barboni, Francesca Cappiello e Eleonora Vitali

ATTUALITÀ

04/ Forgotten bodies A cura di Agata Hidalgo

UNIVERSITÀ

07/ Liceale, Keep calm & Believe in yourself A cura di Giorgia Bontempi

SCUOLA

09/ La vita dello studente... FEUDALE A cura di Alessio Galluccio

SPECIALE

11/ Non ci voglio morire io qui A cura di Agata Hidalgo

15/ Dachau, Mauthausen, Hartheim A cura degli studenti del pellegrinaggio

LIBRI

17/ La storia di una ragazza che non sapeva odiare A cura di Bianca Bolis

SOCIETÀ

18/ Inseguendo la chimera A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

MUSICA

21/ MOZART Genio e trasgressione A cura di Marco Cianciotta

Sommario

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FILM

24/ LO HOBBIT Una delusione inaspettata A cura di Simone Gerosa

VIDEOGIOCHI

26/ Un tuffo nel futuro A cura di Domenico Saladino

VIAGGI & GASTRONOMIA

28/ Un mare in fiamme A cura di Tiziana Pezzotti

32/ Marmellata di mandarini A cura di Tiziana Pezzotti

CULTURA

33/ Non basta commuoversi (II) A cura di Anna Bonomelli & Diego Magni

MODA

35/ Storia di un paio di scarpe A cura di Stefania Marinoni

SPORT

37/ Europa League, PERCHÈ SÌ A cura di Pierfrancesco Modica

40/ Il maestro, l’eterno secondo e il simpaticone A cura di Pierfrancesco Modica

ATTUALITA’

A cura di Agata Hidalgo

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FORGOTTEN BODIES PULIZIA ETNICA FRA OMISSIONE ED OBLIO

i chiamano Lipana-Hye, “armeni

libanesi”. Il loro nome non vi dice

nulla? Forse il suo vi risulterà più

familiare.Ha trascorso anni urlando P.L.U.C.K

(Politically, Lying, Unholy, Cowardly

Killers...delicato, no?) e X e Holy Mountains

finché, nel 2010, non l’ha detto chiaro e tondo, in un sussurro: YES, IT’S

GENOCIDE.Cliccando sul sito dei System of a Down non compare solo lui, il

frontman Serj Tankian, ma l’intera band di metallari californiani discendenti da

sopravvissuti del genocidio armeno di 100 anni fa, con una richiesta: se non la

abbracci, almeno riconosci la loro causa. Perché lo chiedono? Perché il planisfero nero

punteggiato da rade luci rosse subito dopo dimostra che a farlo sono ancora troppo

pochi. La loro è la battaglia di un’intera nazione: ottenere il riconoscimento

internazionale dell’omicidio di un milione e mezzo di armeni, greci e assiri (le allora

minoranze cristiane), possibilmente anche da parte di quel Paese che ne è

responsabile. Il 24 aprile del 1915, infatti, il Parlamento dell’Impero Ottomano

(l’odierna Turchia) varò un provvedimento che portò al rastrellamento prima dell’élite

intellettuale armena, poi degli armeni arruolati nell’esercito nazionale ed infine degli

uomini delle campagne. E i vecchi, le donne e i bambini? Il governo non trovò modo

migliore di sbarazzarsene che avviarli a una mortale marcia attraverso il deserto verso

la località siriana di Deir Azzor (dove ancora oggi si accumulano cadaveri, per mano

dell’ISIS stavolta), lasciando che fossero la fame, il caldo, il freddo e gli stupri, i

rapimenti e le violenze dei Curdi a completare l’opera. La comunità internazionale

S

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ATTUALITA’

A cura di Agata Hidalgo

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non è mai stata all’oscuro di questa sistematica operazione di pulizia etnica: già allora

personaggi di grande energia e carisma come il diplomatico Giacomo Gorrini ed il

medico e fotografo Armin Wagner, che ne erano stati testimoni diretti, la portarono

alla pubblica attenzione. Il risultato? Oggi in Francia negare il genocidio armeno è

reato, ma il Regno Unito e 7 Stati USA nemmeno lo riconoscono. A febbraio

Starbucks ha dato scalpore in California per i suoi poster raffiguranti donne armene in

festa sotto bandiere turche, ma per fortuna in Times Square, a New York il 26 aprile

(due giorni dopo quello della memoria) si è svolta una veglia. Il 12 aprile papa

Francesco ha promesso una messa dedicata nella basilica di San Pietro e a Padova fra

l’11 ed il 12 marzo si è tenuto un convegno internazionale sulla memoria. Il 29

gennaio il presidente armeno Sarjsyan, nel memoriale nazionale di Tsitsernakaberd, ha

ufficializzato la Dichiarazione Panarmena del Centesimo Anniversario del Genocidio

Armeno, ma il mese seguente ha dovuto ritirare i protocolli parlamentari tesi alla

normalizzazione delle relazioni con la Turchia, che continua a sostenere le atrocità del

1915-16 furono commesse in egual misura da armeni e turchi e che ogni anno lo

stesso 24 aprile invita vari leader mondiali alle parate militari per la commemorazione

della battaglia di Gallipoli solo per sviare l’attenzione

internazionale dalle cerimonie in Armenia. Al Parlamento di

Ankara un lungimirante politico curdo ha presentato una

dichiarazione di riconoscimento di tutti gli antichi crimini del

regime ottomano (specialmente del genocidio armeno), iniziativa in cui i System

ripongono le loro speranze- peccato le avessero anche nel fatto che il presidente

Erdogan concedesse loro di toccare la Turchia (dove i fan difendono la band dai loro

compatrioti negaziositi) nel loro WakeUpTheSouls tour 2015. 100anni e questa storia

è cimelio da museo? Nient’affatto. Ci sono ancora troppi pezzi di dramma armeno

sparsi nel mondo. Cristiani, come gli armeni, sono gli abitanti della provincia

ATTUALITA’

A cura di Agata Hidalgo

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nigeriana di Maiduguri, al confine con Ciad e Camerun, culla del gruppo estremista

islamico Boko Haram che, in un video-inchiesta del Corriere della Sera hanno

raccontato di chiese bruciate e di studenti uccisi solo perché avevano un nome inglese.

Con gli armeni condividono le terre del loro massacro gli assiri cristiani, gli sciiti

turcomanni e shabak, gli yazidi, i kakai, i sabeani mandeani e tutte le minoranze

musulmane che fra nord dell’Iraq e Siria peregrinano nel deserto e sono vittime delle

violenze dei miliziani dell’ISIS. Sistematica come è stata quella armena è la pulizia

etnica in corso in Centrafrica, dove le milizie cristiane Anti-

Balaka dallo scorso anno rispondono ad un tentativo di

genocidio operato dagli islamici Seleka commettendo a loro

volta il genocidio della popolazione civile musulmana.

Stranieri nella loro terra come lo erano gli armeni sono i

birmani musulmani Rohingya, considerati clandestini dal Bangladesh quando la loro

etnia è invece presente da secoli sul territorio del Myanmar, confinati in 140 000 in

ghetti dopo i pogrom del 2012. Senza cittadinanza, senza diritto all’istruzione

universitaria, all’acquisto di terre, allo spostamento, all’attraverasamento della strada

accanto ai birmani buddhisti... Ma ancora, speranzosi come gli armeni nella possibilità

di riscatto che la musica può offire sono i turchi musulmani uighur, della provincia

cinese nord-orientale dello Xynjiang, cui è stato negato, dopo gli scontri del 2009, il

diritto di entrare in moschea prima dei 18 anni o di celebrare il ramadan se sono

studenti o funzionari pubblici e che sono vittime di processi ed esecuzioni sommarie

dopo gli attentati del 2013 a Beijing e Kunming.Il loro faro? Un novello Michael

Jackson, Ablajan, che da un villaggio di fango ora spopola sul web e si esibisce gratis

per la sua gente per ricordare loro di studiare, di trovare un buon lavoro e sopratutto,

di far sapere al mondo che loro non sono i violenti, dissoluti, retrogadi uomini

accigliati e barbuti dai nasi adunchi che le vignette cinesi vogliono far credere.■

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UNIVERSITA’ A cura di Giorgia Bontempi

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LICEALE, KEEP CALM AND BELIEVE IN YOURSELF

Da piccoli avevamo sempre le idee ben chiare su ciò che volevamo fare da grandi. Alle elementari il cartellone delle professioni contava nove calciatori, tre ballerine, cinque cantanti, due stunt man e quattro parrucchiere. Insomma, se avessimo dovuto scegliere a otto anni cosa fare nella vita non avremmo avuto dubbi. Adesso invece alla domanda “Cosa vuoi fare dopo?” i casi sono due: o sei uno con le idee chiare e determinato a realizzare un preciso “sogno nel cassetto” che non indugerai ad illustrare, oppure tergiverserai sfoderando il tuo miglior sguardo da pesce lesso. Se anche tu sei un esemplare di liceale-pesce non preoccuparti: sei in ottima compagnia. Sì, lo sappiamo che è una scelta difficile. Hai ragione, pieno di verifiche come sei hai a malapena il tempo di andare in bagno, è impensabile l’idea di passare interi pomeriggi a cercare quel benedetto filo che ti conduca fuori dal labirinto di atenei, facoltà e open day.

In più devi tener conto del fatto che se ti saltasse in mente di iscriverti a una

facoltà a numero chiuso c’è il test d’ammissione, magari pure ad aprile.

Ah, certo, poi c’è la tesina. E gli esami. A questo punto penserai che sia il caso

di salutare amici e conoscenti con la speranza, in caso di

sopravvivenza, di ritrovarli dopo la

maturità (e un paio di settimane di letargo post-secchiata) e di rinchiuderti in casa

seppellendoti sotto i libri con chili di

gelato a portata di mano. Ebbene no,

questa non è la soluzione. Prima di

tutto questo comportamento non

fa altro che aumentare la tensione,

conducendoti con cadenza sempre più preoccupante a crisi nervose. Inoltre così facendo ti

sbatterai tanto adesso da non avere più forze a giugno, quando ti serviranno

davvero. E poi parliamoci chiaro: alunni tra i più scansafatiche ce

l’hanno fatta, perché non dovresti riuscirci tu?

La verità è che a questo punto devi avere sangue freddo, contenere gli

scleri e… divertirti.

UNIVERSITA’ A cura di Giorgia Bontempi

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Divertiti, leggi, esci con gli amici. Fai esperienze e sfrutta al massimo quelle che ti offre la scuola. Goditi la gita di quinta, perché è l’ultima gita di classe che farai. Stampati bene nella testa le facce assonnate e semi-disperate dei tuoi compagni. Impara e cresci, ma non solo sui libri di scuola. Del resto è solo scuola, come domani sarà solo lavoro. Per carità, elementi importanti del puzzle, ma la vita è un’altra cosa, è molto di più e se la si riduce a un solo tassello c’è qualcosa che non va. In mezzo ai tuoi mille impegni ritagliati dei momenti per te, per dedicarti ai tuoi hobby e alle tue passioni. Cerca di interrogarti e di ascoltarti senza pregiudizi. Chiediti davvero quale professione tra dog-sitter e avvocato ti renderebbe più felice, senza aver paura di risponderti sinceramente. Oppure cerca di capire se magari preferiresti fare il medico invece che rilevare l’azienda di famiglia. Non ascoltare chi ti sprona ad iscriverti a Ingegneria piuttosto che a Filosofia, perché magari tu sei il nuovo Hegel e quelle persone non lo sanno. Se proprio non riesci a decidere, non essere affrettato. Concediti un anno per andare all’estero, o per fare servizio civile, o per qualunque altra esperienza ti interessi. Alla fine ripensaci, avrai le idee più chiare. Goditi questo ultimo anno, che non è così tragico come sembra, e l’estate che arriva. Poi inizia un nuovo viaggio, senza avere paura di inseguire i tuoi sogni: se ci credi davvero li realizzerai.■

UNIVERSITA’ A cura di Giorgia Bontempi

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Divertiti, leggi, esci con gli amici. Fai esperienze e sfrutta al massimo quelle che ti offre la scuola. Goditi la gita di quinta, perché è l’ultima gita di classe che farai. Stampati bene nella testa le facce assonnate e semi-disperate dei tuoi compagni. Impara e cresci, ma non solo sui libri di scuola. Del resto è solo scuola, come domani sarà solo lavoro. Per carità, elementi importanti del puzzle, ma la vita è un’altra cosa, è molto di più e se la si riduce a un solo tassello c’è qualcosa che non va. In mezzo ai tuoi mille impegni ritagliati dei momenti per te, per dedicarti ai tuoi hobby e alle tue passioni. Cerca di interrogarti e di ascoltarti senza pregiudizi. Chiediti davvero quale professione tra dog-sitter e avvocato ti renderebbe più felice, senza aver paura di risponderti sinceramente. Oppure cerca di capire se magari preferiresti fare il medico invece che rilevare l’azienda di famiglia. Non ascoltare chi ti sprona ad iscriverti a Ingegneria piuttosto che a Filosofia, perché magari tu sei il nuovo Hegel e quelle persone non lo sanno. Se proprio non riesci a decidere, non essere affrettato. Concediti un anno per andare all’estero, o per fare servizio civile, o per qualunque altra esperienza ti interessi. Alla fine ripensaci, avrai le idee più chiare. Goditi questo ultimo anno, che non è così tragico come sembra, e l’estate che arriva. Poi inizia un nuovo viaggio, senza avere paura di inseguire i tuoi sogni: se ci credi davvero li realizzerai.■

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La vita dello studente ... FEUDALE

gni giorno ti alzi e percepisci che questo mondo è marcio. Non esistono più i valori, si guarda troppo al denaro, la vita è troppo stressante e non c’è mai tempo per fare quello che più desideri. E’ tempo di cambiare. Basta con questa modernità che sta corrodendo l’uomo. Bisogna tornate ai veri valori, quelli del passato, quelli degli uomini del medioevo. La tua vita sarebbe

molto diversa e infinitamente migliore: vediamo i vantaggi dello studente feudale.

Ti svegli al mattino e ti dirigi per andare a scuola. Arrivi alla pensilina e scopri che l’autobus è in ritardo, e tu hai una difficile verifica alla prima ora. Fortunatamente nel medioevo non esistono questi infernali autobus, ma mezzi di locomozione altamente più efficienti ed eco-sostenibili, come il cavallo, il mulo, l’asino o i piedi. Dovresti ringraziare il Signore, non esistono neanche i ciclisti che ti tagliano la strada la Domenica mattina. Arrivato a scuola, dimentica materie come Matematica, Fisica, Chimica: sono tutte figlie di menti eretiche. Abbraccia invece una full-immersion di Latino, Filosofia, Teologia: materie estremamente più ortodosse. Non riesci a leggere la calligrafia del professore sulla lavagna? Per fortuna la scrittura medievale non prevede gli spazi tra le parole, rendendo la lettura più semplice e scorrevole. Il professore sta ritirando i compiti e tu l’hai dimenticato a casa. Come puoi dimostrare

che hai fatto veramente il tuo compito? Una semplice ordalia, come mettere la mano sul fuoco, risolverà la questione. Se la

tua mano si brucerà significherà che non hai fatto il compito; se rimarrà invece intatta alle fiamme significherà che agli occhi di Dio sei innocente, oppure che sei un mago che utilizza arcani incantesimi ignifughi. Prega che la gente preferisca la prima versione…

Vieni a sapere che la tua migliore amica ti ha rubato il ragazzo che ti piaceva? Un duello è la scelta ideale per sistemare ogni litigio, e per offrire spettacolo ai

O

SCUOLA

A cura di Alessio Galluccio

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passanti…Torni a casa e senti al telegiornale che i vaccini hanno causato altri morti, ma non ti preoccupare. Nel Medioevo non esistono i vaccini. Esistono piaghe come la peste bubbonica, il vaiolo, la sifilide che portano quasi sempre alla morte, ma non penserai che siano un problema, vero? Dopotutto, se il Signore ti punisce con la malattia a causa dei tuoi peccati, è giusto che tu muoia, no? Sempre al telegiornale senti che la politica italiana è un disastro: moltissimi battibecchi e pochissimi fatti.

Metti a tacere l’opposizione incoronando un degno imperatore che decida ogni cosa senza che nessuno possa contraddirlo o contrastarlo. Dopotutto, il volgo e la borghesia non hanno nessun diritto di immischiarsi nelle faccende di Stato. Solo la nobiltà e il clero ne hanno il privilegio, come è giusto che sia. La giustizia è troppo lenta e le pene per i criminali troppo scarse? Fortunatamente esistono cose come la tortura e l’ordalia per decidere se un imputato è reo innocente. Al diavolo gli avvocati difensori! Inoltre pene come il taglio delle mani o l’impiccagione sistemeranno l’affollamento delle carceri, no?

Mentre stai pranzando hai un litigio con tuo fratello perché condividete idee diverse su una insignificante questione. Lo denunci all’Inquisizione e il gioco è fatto. Tu hai ragione e lui irrimediabilmente torto. Dopo qualche ora ti senti estremamente in colpa per aver denunciato tuo fratello e non sai come rimediare. Fortunatamente esiste il banco delle Indulgenze presso il vescovo. Fai presto però, che fino a domani è presente il 3x2 sul peccato di gola! Desideri fare molti soldi e ottenere fama e prestigio agli occhi degli altri? Quest’oggi devi ammazzarti di studio fino a spezzarti la schiena per ottenere un misero lavoro mal stipendiato. Invece una vita da mercenario, saccheggiatore o guardia variaga è molto più redditizia e più salutare, a parte qualche piccola ferita infettata e qualche arto amputato…Quindi, cosa vuoi dalla vita? Abbandonarti alle peccatrici lussurie e mollezze tipiche della demoniaca

borghesia odierna, o seguire una vita virtuosa da vero uomo o donna medievale? Dove l’onore e il valore di una

persona si basavano sull’onestà, l’umiltà, la temperanza, la magnanimità, la coerenza, la castità, non come codesti odierni “vip” sulle ricchezze, la capacità di imbrogliare il prossimo, la superbia, la

vanità, la lussuria… A te la scelta. ■

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La vita dello studente ... FEUDALE

gni giorno ti alzi e percepisci che questo mondo è marcio. Non esistono più i valori, si guarda troppo al denaro, la vita è troppo stressante e non c’è mai tempo per fare quello che più desideri. E’ tempo di cambiare. Basta con questa modernità che sta corrodendo l’uomo. Bisogna tornate ai veri valori, quelli del passato, quelli degli uomini del medioevo. La tua vita sarebbe

molto diversa e infinitamente migliore: vediamo i vantaggi dello studente feudale.

Ti svegli al mattino e ti dirigi per andare a scuola. Arrivi alla pensilina e scopri che l’autobus è in ritardo, e tu hai una difficile verifica alla prima ora. Fortunatamente nel medioevo non esistono questi infernali autobus, ma mezzi di locomozione altamente più efficienti ed eco-sostenibili, come il cavallo, il mulo, l’asino o i piedi. Dovresti ringraziare il Signore, non esistono neanche i ciclisti che ti tagliano la strada la Domenica mattina. Arrivato a scuola, dimentica materie come Matematica, Fisica, Chimica: sono tutte figlie di menti eretiche. Abbraccia invece una full-immersion di Latino, Filosofia, Teologia: materie estremamente più ortodosse. Non riesci a leggere la calligrafia del professore sulla lavagna? Per fortuna la scrittura medievale non prevede gli spazi tra le parole, rendendo la lettura più semplice e scorrevole. Il professore sta ritirando i compiti e tu l’hai dimenticato a casa. Come puoi dimostrare

che hai fatto veramente il tuo compito? Una semplice ordalia, come mettere la mano sul fuoco, risolverà la questione. Se la

tua mano si brucerà significherà che non hai fatto il compito; se rimarrà invece intatta alle fiamme significherà che agli occhi di Dio sei innocente, oppure che sei un mago che utilizza arcani incantesimi ignifughi. Prega che la gente preferisca la prima versione…

Vieni a sapere che la tua migliore amica ti ha rubato il ragazzo che ti piaceva? Un duello è la scelta ideale per sistemare ogni litigio, e per offrire spettacolo ai

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SPECIALE

A cura di Agata Hidalgo

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NON CI VOGLIO MORIRE IO QUI Intervista a Battista Locatelli, alpino deportato come prigioniero di

guerra nel 1943 Gli piace scherzare che siano solo 19, ma oggi, 11 marzo, lui di anni ne ha compiuti 91. Il suo compleanno lo trascorre condividendo la sua storia, vorrei poter dire in esclusiva, ma in realtà Battista è un testimone molto prolisso e c’è da ringraziare la nostra compagna Alessia Manenti di 4aB linguistico, che mi ha messa in contatto con questo suo zio e l’ha intervistato insieme a me, se abbiamo l’occasione di raccontarla. A tradire lui e il suo compagno 72 anni fa fu la nebbia. Settembre 1943. Battaglione Edolo, divisione Tridentina. Il diciannovenne Battista è di stanza in una polveriera sul Brennero quando il generale Badoglio firma l’armisitizio e lascia le truppe qui al nord in balia di loro stesse. Fino a qualche giorno prima “eravamo perfino pronti a scendere a fermare gli americani...gli americani!” racconta Battista. Invece si ritrova ancora nelle pinete altoatesine, a pattugliare la zona in una mattina avvolta da una nebbia incredibilmente densa. Così densa che,“cammina cammina”, è lì che lui e il suo compagno vanno a parare: in un accampamento tedesco. Battista, d’istinto, imbraccia il fucile: il suo compagno, reduce dalla Russia, gli intima però di non abbandonarsi a

gesti sciocchi. Sono fatti prigionieri, messi a pelare patate. Quando anche il resto del loro battaglione viene catturato poche ore dopo, Battista e il suo compagno, a differenza degli altri, non hanno nulla con sé. Comincia la loro marcia verso Innsbruck, un’intera notte passata camminando. Gli italiani sono rinchiusi in un campo sportivo (“Ci hanno dato il pane nero, che pesa come... boh...e chi lo mangia questo pane, lo buttavamo via...i tedeschi ridevano...dopo lo andavamo a raccogliere in giro, eh, anche se era per terra!) e la mattina dopo caricati su un carro bestiame e portati a nord, in Germania, fino al campo Ottavo A: Gherliz. La fatica e gli stenti gli hanno fatto comparire delle pustole sulla pelle, così Battista viene subito internato in infermeria. Viene poi congiunto agli altri in baracca ed è allora che inizia la sua odissea di lavori forzati. Prima impiegato in una fabbrica delle ferrovie, viene in seguito sfruttato per scavare un bunker antiaereo. Parla Battista di una mattina lassù all’inferno: “Ho visto una cicoria, osteria questa me la mangio mi sono detto”. Troppo bello per essere vero: una guardia tedesca lo

SPECIALE

A cura di Agata Hidalgo

12

vede, lo colpisce impietoso sulla schiena col calcio del fucile, facendolo cadere in ginocchio. “Ha schiacciato su col piede quel delinquente” ricorda Battista. In ultimo, ma non meno terribile, il lavoro in miniera. “Era un lavoro duro, era un lavoro schifoso, anche per la paura...I puntelli in legno scricchiolavano...un giorno è venuta giù una massa di materiale, ma abbiamo avuto le fortune di riuscire a superarla e di avere le scalette di sicurezza fra un livello e l’altro... dovevo anche mandare giù i carrelli con l’ascensore e c’era un punto con uno scambio in cui, se non si era più che pronti, si ribaltava tutto e si doveva cercare dov’era la parete, trovare la propria lampada e caricare ancora tutto- era un lavoro bestiale”. I suoi effetti non tardarono a palesarsi infatti. “Una sera che mangiavo quelle rape e patate...

quella cosa lì insomma, mi è caduto sangue dal naso..e io l’ho mangiato lo stesso!”. Guai ai compagni che lo mettono in guardia: Battista prende sul serio la propria condizione solo quando gli diagnosticano una pleurite, confermata poi anche in Italia (“lo sento ancora il dolore a volte quando prendo freddo alla parte destra della schiena eh!”). Per un mese, abbandonato alla malattia, vede che “al mattino veniva il camion a portare fuori i morti” ed è questo spettacolo a spingerlo a dirsi “NON CI VOGLIO MORIRE IO QUI”. Si riprende, decide di unirsi al gruppo in partenza per un nuovo lavoro lontano da lì. Prima di lasciare Gherliz torna in baracca (“non avevo neanche la coperta, non avevo”), con una doppia razione di pane- preziosa, quanto facile da perdere. “Se ci stai facciamo a metà, un po’ dormi tu un po’ dormo io” dice al compagno, ma alla fine il pane glielo lascia tutto, convinto di star andando in un posto migliore. Carri bestiame. Di nuovo. “Questo trenino non si ferma mai...ci stanno portando in Russia questi qua!” sono i suoi pensieri durante il viaggio. Invece “siamo arrivati in un paesino in Polonia, Gimmel. [...] Si vedeva una cosa scura... reticolati anche qui accidenti! Uno comincia a bestemmiare, un altro comincia a sacramentare...”. La baracca della fattoria dove sono portati a lavorare è infestata dalle cimici, abbandonata di tutta fretta com’era stata dai russi, prigionieri che i tedeschi, con l’avanzata dell’Armata Rossa, avevano preferito riportare in seno alla Germania. A sostituirli, italiani e francesi, sottoposti agli ordini di un tedesco e di sua figlia. E’ la volta del massacrante lavoro di raccolta nei campi, ma un vantaggio almeno ce l’ha: “Se prima non credevo sarei tornato, adesso mettevo in bocca carote, avevo ritrovato la speranza”.

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SPECIALE

A cura di Agata Hidalgo

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Quando l’arrivo dei russi si fa imminente, i tedeschi si danno alla fuga. I prigionieri tentano di prendere possesso di quanto hanno lasciato, ma “è tornato indietro ancora questo sacramento [il fattore tedesco], con la pistola in mano, abbiamo dovuto dargli le radio”. Quando però gli aguzzini scompaiono di nuovo, Battista si avventura nel paese. “Ho trovato un sacco di pane, ma era duro. Poi sono andato dentro dal tabaccaio.

Ho trovato un giubbotto dell’aviazione, questo va bene a me, mi sono detto. Quando esco, sento parlare dietro, chi sarà. Mi volto e quando mi sono voltato... due russi col mitra spianato. Lo capisce lei il russo?” mi chiede Battista. “Ecco, neanche io”. Così, quando finalmente fa capire di essere italiano, il pericolo è tutt’altro che sventato. “Italianschi fascisti!” si mettono i due a discutere. E’ l’arrivo di un ufficiale a salvare Battista. Riconosce le stellette sul suo berretto, e dice le due parole magiche “Badoglio, da? (Badoglio, sì?)”. Ci vuole ancora un po’ perché i due soldati smettano di puntargli i fucili allo stomaco e lui di temere a uno di loro venga un tick al dito. Quando

torna dai compagni in fattoria, Battista si sente dire “Sei bianco come la neve!”, al che replica:“Andate anche voi là fuori, che poi vedete come diventate bianchi anche voi: ci sono i russi!”. Sono proprio i russi, dopo alcuni emigmatici giorni di stasi in cui il futuro della loro offesiva e quello dei prigionieri non sono ben chiari, ad intimare a italiani e francesi di lasciare le sponde dell’Oder, che sta per trasformarsi in un campo di battaglia, e ripiegare su Göritz, presso la Croce Rossa. Altra odissea per raggingere la città: i profughi che accompagnano Battista trovano prima asilo presso una famiglia polacca che “ci ha dato la zuppa con l’aceto e ci ha fatto dormire per terra”, poi in una fattoria dove ricevono la “visita” di un gruppo di russi. Per profilare vagamente la scena: “Non si poteva rifiutare...la vodka era un bomba, mamma mia, faceva male alla bocca, l’ho sentita arrivare giù fino alle unghie dei piedi... e fumavano toscani, alla fine erano là in cinque o sei in un angolo, ubriachi fradici, con due toscani in bocca...Io, che ero dentro al caldo, sapete dove mi hanno ritrovato al mattino? Nella stalla delle mucche. Io e altri non siamo riusciti a mandar giù nulla per giorni”. Per di più i russi si portano via i loro cavalli: un po’ coi buoi, un po’ a piedi, i profughi arrivano in città e, smistati prima dalla polizia russa, poi da quella polacca, arrivano in Croce Rossa. All’inizio vengono chiusi in una stanza, “che Croce Rossa è questa qui?”. “Il giorno dopo”, però, “ci hanno portato fuori e

SPECIALE

A cura di Agata Hidalgo

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dato da mangiare. C’erano i prigionieri americani lasciati indietro dai tedeschi. Avevano fatto portare un pianoforte, appeso una bandiera. Un carabiniere dei nostri ha detto: -possiamo attaccare anche noi la bandiera!- Prova ad attaccarla tu, cretrino, l’hanno vinta loro la guerra! [...]. Quando sono spariti gli americani, la faccenda ha cominciato a cambiare: mangiare, in qualche modo. Poi sono arrivati i nostri ufficiali, hanno cominciato a reclamare e loro cosa hanno fatto? Ci hanno portato all’ospizio degli anziani. A Göritz hanno cominciato ad affluire tutti i prigionieri che loro prendevano, belgi, francesi, greci, albanesi...ogni nazione doveva avere il suo capitano, il nostro era un carabiniere di Bergamo, un certo Vitali. [...] Là come vigili c’erano le donne e avevano la carabina dei carabinieri italiani. [...] Si facevano lavorare le donne tedesche nei magazzini, sentivi sbraitare [...] A me e a due altri avevano affidato la spesa e distribuzione dei viveri; altri andavano a dare una mano nelle campagne, ma poi tornavano ogni tanto

per vedere se c’era il treno per l’Italia. Il treno per l’italia? Quando c’era la macchina non c’erano i vagoni, quando c’erano i vagoni non c’era la macchina. Mi hanno preso il 25 gennaio e in Italia ci sono arrivato a settembre. In stazione c’era un via vai di malati da trasportare, di bagagli, di signorine che piangevano...a Linz, in Austria, ci hanno consegnato agli americani, che ci hanno fatto la disinfezione; a Pescantina sono arrivati quelli di Bergamo a prenderci. Il capitano Vitali, che è tornato con me, come tanti

altri italiani si era fatto la fidanzata in Polonia, e si era sposato. Tutte quelle che sono venute a casa con gli italiani sono scappate via, eh, pensavano di trovare il paradiso qui! Loro però li ho rivisti insieme un anno dopo, in via Roma”.

Battista, una volta rientrato a casa, ha subito ripreso in mano la sua vita: è tornato al suo vecchio posto di lavoro, a Milano, e, anche se quello non c’era più, se n’è venuto via con in mano una carta di raccomandazione che ha dato il via alla sua carriera di operaio presso varie industrie della zona. Un lavoro umile, che ha tuttavia saputo sfruttare al meglio.

Quando gli si chiede cosa lo spinga a testimoniare quando tanti, come Sultana Razor ospite da noi al Federici questo inverno grazie al prof. Vitali, preferirebbero tenere i ricordi angosciosi per sé, risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo: “Ho raccontato la mia vita, scusi! Tanti altri hanno raccontato la loro storia”. Ma sopratutto, ha aggiunto poi, “per non dimenticare”.■

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SPECIALE

A cura degli studenti del pellegrinaggio

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Dachau, Mauthausen, Hartheim...

PER NON DIMENTICARE

La memoria è una cosa importante, non bisogna mai dimenticare le cose successe in passato perché sono esse che ci permettono di non rifare gli stessi errori; non bisogna mai dimenticare tutte le persone che sono morte perché è grazie ad esse, grazie a tutti i loro nomi che ora noi non oseremo mai rifare una cosa del genere. - Sofia Porta (4H Scienze Applicate)

Questa esperienza mi ha fatto vedere i luoghi e le condizioni che le persone vivevano all’interno dei campi...e di come le persone fuori reagivano senza dire niente...e mi viene da pensare come certe persone adesso non credano al fatto che sia successo. - Lisa Carrara (4P Isis O.Romero, Albino )

Conservare la memoria è difficile! Ogni popolo tende ad eliminare ciò che più l’ha terrorizzato, ma noi dobbiamo farci valere e anche se non possiamo restituire la vita alle vittime, possiamo almeno fare in modo che tutto ciò che è successo non cada nell’oblio e che il male compiuto non rimanga impunito. Perché, ricordate, “l’ignoranza fa paura ma il silenzio è uguale a morte” -Arianna Suardi (4A Linguistico)

“Chi, se non io? E se non ora, quando?” Non dobbiamo mai arrivare a pensare che, una volta che stiamo bene noi, anche tutti gli altri siano a posto o addirittura assumere un atteggiamento di totale indifferenza nei confronti di ciò che succede accanto a noi,

SPECIALE

A cura degli studenti del pellegrinaggio

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vicino o lontano che sia. Sono le emozioni che proviamo che ci devono muovere, non solo commuovere. Da queste dobbiamo trarre insegnamenti ed esperienze da mettere in pratica e da trasmettere agli altri, ricordando. Ricordare non solo per avere compassione, ma per essere consapevoli e più responsabili delle scelte che facciamo, per essere persone che tengono alla vita degli altri tanto quanto alla propria, perché non c’è nessuno inferiore a noi, ne tantomeno superiore. Siamo tutti uguali. -Beatrice Savoldi (4C Scientifico)

Credo che il viaggio nei campi mi abbia fatto capire quanto la mente umana, nella sua complessità, sia fragile e quanto il male seduca. La libertà di pensiero perde la sua importanza e l’ingiustizia trionfa sotto gli occhi di tutti. Non voglio menzionare le atrocità e le pessime condizioni in cui vivevano i deportati, ma la poca considerazione della dignità umana. Vorrei che tutti riflettessero sulla necessità che il filo della memoria non si spezzi: ogni anno i testimoni vengono meno e c’ è bisogno, oltre che di non dimenticare, di ricordare. -Esi Taci (4C Scientifico)

Non tutti sanno cosa vuol dire avere un testo sotto cui stare, un letto in cui dormire e che significa mangiare tutti i giorni almeno 2/3 volte al giorno. Questa esperienza mi ha fatto capire che noi siamo molto più fortunati di loro ed è per questo che non dobbiamo assolutamente dimenticare, ma dobbiamo reagire raccontando quello che abbiamo visto e sentito perché questa è la nostra storia ed è giusto che vanga ricordata. -Laura Corna (4P Isis O.Romero, Albino )

Io non sono una persona molto brava a commuoversi. Spesso mi viene detto che com’è possibile, che faccio male, che se provo qualcosa come posso non commuovermi? Invece per una volta nella vita mi sono sentita dire che no, che commuoversi è troppo poco, troppo semplice. Perché “l’emozione e la compassione non hanno alcun valore se non estirpano il piccolo nazista intollerante che è in ognuno di noi”. -Agata Hidalgo (4B Linguistico)

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LIBRI A cura di Bianca Bolis

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"Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite" LA STORIA DI UNA RAGAZZA CHE NON SAPEVA ODIARE

Tutti conoscono la storia di Anna Frank, ebrea di Francoforte morta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Ma c'è un personaggio che visse a pochi chilometri da Anna, il cui diario e le cui lettere hanno raggiunto in questi ultimi anni un alto livello di interesse da parte di tanti. E' la figura di Etty Hillesum, ebrea di origine olandese, morta ad Auschwitz a soli ventinove anni. La sua storia è lontana dall'ordinario. Non è solamente la testimonianza delle persecuzioni naziste a danno degli Ebrei, ma racconta la rinascita interiore di una giovane donna e il suo amore per l'umanità intera. Il Diario e Le Lettere di Etty hanno entrambi una natura puramente filosofica. Si potrebbe definire Etty come "cuore pensante", perché attraverso i suoi scritti possiamo scoprire "l'abisso del male" del quale è vittima consapevole, ma impariamo che all'odio non si deve mai rispondere con l'odio. "Laggiù ho potuto toccare con mano come ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo renda ancora più inospitale". Etty voleva essere in armonia con tutto quello che esiste, non sapeva odiare niente, e nessuno, nemmeno il male che la circondava.

Il Diario di Etty Hillesum è un libro per tutti, è una forte testimonianza che vale la

pena di conoscere, perché è una storia lontana ma fortemente attuale.

Già al suo tempo Etty affermò che: "L'uomo occidentale non accetta il dolore come parte di questa vita: per questo non

riesce mai a cavarne fuori delle forze positive".

Etty però trova una soluzione a questo dolore:

offrire un abbraccio all'umanità, migliorare il

mondo partendo da un piccolo mondo nascosto, noi

stessi, il nostro centro interiore.

Gli scritti di questa giovane donna ci insegnano a

migliorare noi stessi giorno per giorno e a smettere di

accusare gli altri della nostra infelicità.

Non ci spinge a diventare ottimisti o ad amare qualsiasi cosa che ci

circonda, anche quello che non ci piace, ma ci dà la

forza per proporci sempre nuovi traguardi e non smettere mai di sognare. E' un lavoro su noi stessi e per noi stessi.

L'unica esperienza che l'autrice ammette di

temere, l'unica paura che possiede è la partenza per Auschwitz insieme ai suoi

cari. Ma il giorno della sua partenza, alcuni testimoniarono, Etty partì cantando. Un altro modo per combattere quel dolore talmente forte, che Etty, nonostante la sua

giovane età, riuscì a far tacere grazie al suo grande spirito di libertà e pace.■

SOCIETÀ

A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

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INSEGUENDO LA CHIMERA

ado a fare un’interrogazione su quel friendzonato di Alighieri”. Giusto per contestualizzare per le vecchie generazioni, finire nella friendzone è una delle fregature maggiori che vi possano capitare.

Lei sorride...tu vedi le porte del paradiso... è a un passo da te...sei a un centimetro dalle sue labbra...lei ti guarda intensamente, con quegli occhi...ed è allora che te lo dice: “Sei un amico fantastico”. Se ci siete caduti dentro, non temete: avete ancora una chance di scrivere un capolavoro come la Divina Commedia. Oppure potete finire come Logan Lerman ne “Noi siamo Infinito”, a spedire lettere alla vostra “migliore amica” che vi ha piantati per andare al college. Sempre meglio del povero Dante, comunque, che le poesie alla sua Beatrice le doveva scrivere nascondendo il suo nome dietro a quello di altre donne e il massimo a cui poteva aspirare era il suo saluto. Vi rendete conto? Una moderna pacca sulla spalla lo avrebbe mandato in solluchero (se non sapete cosa vuol dire, beh, cercatevelo sul dizionario, o la Divina Commedia non la scriverete mai di questo passo). Il destino sentimentale della società è perduto? Non ancora. Quanti adolescenti vedete ancora baciarsi sotto la pioggia nonostante tre camion li abbiano appena fatti sobbalzare a suon di strombazzate, quanti affrontano chilometri e ore a bordo di nauseabondi pullman solo per passare un pomeriggio con la propria metà o defenestrano letteralmente cannabis, sex e rock&roll per stare dignitosamente accanto alla propria amata?

“V

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SOCIETÀ

A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

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Pochi, non è vero? Beh, almeno ci sono. Sono quelli che sollevano la media, come Orfeo che scende fino agli Inferi per recuperare la sua Euridice, o Fiona che sceglie di diventare orchessa per dividere la sua vita con Shrek. Oppure Benigni che, nel ruolo di poeta e sognatore ne “La Tigre e la Neve”, è disposto ad affrontare le bombe di Bahgdad per poter sostenere nella malattia la sua ex moglie...paradossalmente, il suo unico vero amore. Ah, ma quanti veri amori strani ci sono al mondo, no? Potrebbe essere il ragazzo che ti attacca bottone sul pullman, o il migliore amico che fino a qualche giorno fa chiamavi fratello e che di colpo scopri essere l’unica persona al mondo che ti completi davvero. Potrebbe non c’entrare proprio niente con te, essere un donnaiolo incasinato e tu un’imperterrita lavoratrice, tu essere sicura di te stessa e conscia di cosa vuoi dalla vita e lui un pulcino bagnato che ha bisogno di coccole e aiuto. A volte il vero amore rasenta il malsano, come nella trama de “Der Vorleser” (“Il Lettore a voce alta”) di B. Schlink, in cui un liceale 15enne si guadagna il sentimento di una donna matura, ex nazista e segretamente analfabeta, perché lui poteva darle qualcosa che a lei mancava: la letteratura. E poi, ciascuno è diverso. Ti manca il fidanzato? Ecco, a Santa Teresa d’Avila mancava Dio. Non nel senso che non lo sentisse, per carità, aveva un sacco di visioni, ma se tu scrivi sms a mezzanotte per colmare la mancanza della tua metà, lei si chiudeva in quattro mura grigie a fare esercizi spirituali. Ah, avanti, non fate quella faccia: il vero amore non si tocca, contenta lei, contenti tutti. E vogliamo parlare dell’unica forma di amore che potenzialmente non dovrebbe mancare proprio a nessuno (tranne a Leopardi, è chiaro): la buona, vecchia, folle AMICIZIA? Tutti non fanno altro che dire che amore e amicizia sono cose diverse, che il tuo sogno gelosamente custodito non è dormire abbracciata al tuo migliore amico e che è con la tua ragazza che vorresti trascorrere l’esatto giorno del tuo compleanno: è

SOCIETÀ

A cura di Agata Hidalgo & Tiziana Pezzotti

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vero. Ma amore e amicizia hanno qualcosa in comune: entrambi danno appagamento. Non lo stesso, no. Eppure, la gioia che sono in grado di provocarti è ugualmente intensa. La risata sguaiata che ti nasce in gola nel sentire la tua ragazza stonare di brutto sulle note della sua canzone preferita non è il sano-malsano delirio di una compagnia che passa una notte a sproloquiare su video di you tube o a filosofare sul destino del mondo, ma entrambe le sensazioni fanno parte della ricetta per essere felici e non diventare un solitario e malaticcio topo da biblioteca come Leopardi. (Se sei un suo simile, non disperare: c’è sempre la nutella). La verità è che nessuno sa davvero dove trovare la felicità, non finché non la sperimenta. Magari qualcuno scopre che il sorriso più ampio e sincero, quello che anche se senti lacerarti le guance proprio non riesci ad evitare, gli si disegna sulle labbra quando vede davanti a sé la sua ragazza con una teglia di muffin tutta per lui. Qualcun’altro scoprirà di non poter proprio fare a meno della domenica con gli amici al bar e qualcun’altro di non saper vivere senza il proprio ideale. Per chi non riesce a stare fermo a guardare mentre i bambini dall’altra parte del mondo muiono nelle discariche o mentre il suo vicino di casa non può più mandare all’università i figli perché ha perso il lavoro, aiutare gli altri, cercare di rendere questo pianeta un posto un po’ migliore...è quello il suo grande amore: combattere per ciò in cui crede. Nel tentativo di catturare definitivamente questa sfuggente chimera che chiamiamo “cercare di capire che accidenti sia l’amore”, abbiamo deciso di rivolgerci a un personaggio di spessore culturale, un certo fisico di nome Albert Einstein. “Io non pretendo di sapere cosa sia l’amore per tutti, ma posso dirvi cosa è per me: l’amore è sapere tutto su qualcuno, e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L’amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L’amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancora di più è sentirsi cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride”. Ma in fondo, si tratta dello stesso uomo che ci ha insegnato che tutto è relativo.■

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MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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MOZART Genio e trasgressione

Dalla collezione di parrucche agli after con Lorenzo da Ponte!

Vienna. Appuntamento in una squallida bettola, il che mi fa presagire che dovrò offrirgli il pranzo. Mi sento leggermente emozionato all'idea che quest' intervista esclusiva sia concessa proprio a me, dal momento che Wolfgang Amadeus Mozart, il pupillo d'Austria, ha finalmente deciso di rivelare gli oscuri retroscena della sua vita, all'insegna della mai troppo vecchia formula " Sesso, Droga e Rock n' Roll". Il musicista si presenta con un fastidioso ritardo di quarantacinque minuti e con un paio di vistose occhiaie, ma iniziamo subito con l’intervista. Parliamo del vostro ultimo concerto, “Le Nozze Di Figaro”. Questo lavoro ha suscitato grande scalpore per il tema trattato: il servo che si fa beffa del padrone. Quale è stata l’ispirazione e il feedback ricevuto dal pubblico? Certamente non è stato facile convincere i piani alti: ho dovuto supplicare l’imperatore in persona per poter mettere in scena un’opera così criticata dalla nobiltà, per il fatto che la rappresentasse come sottomessa alle astuzie della servitù. Tutto nasce da una collaborazione con Lorenzo da Ponte, che ha scritto il libretto. Un giorno viene in studio e mi fa “ Senti bello ho un’idea!” e mi schiaffa sul clavicembalo quello che sarebbe stato il preludio di un futuro radioso. Nonostante la difficoltà del tema siamo riusciti ad ottenere un enorme successo: l’aristocrazia è divisa tra chi ci critica, ma continua a venirci a vedere, e le nostre sostenitrici che non ci fanno mai mancare il loro calore.

MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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Nome: ILARIO FRETI Professione: DOCENTE DI LETTERE Come si definirebbe in un aggettivo? Generoso Secondo lei, la musica oggi tra i giovani è motivo di isolamento o di socializzazione? Se il ragazzo la ascolta da solo, di per sè è motivo di isolamento, se però poi la condivide con altri, magari anche in momenti diversi, diventa motivo di condivisione; dipende da come la si vive. Che musica ascolta per darsi la carica, per rilassarsi e per ricordare la gioventù? Io in generale prediligo la musica classica perchè è la mia formazione e per rilassarmi ricorro soprattutto a quella; quando mi devo dare la carica non ho un genere preferito, a volte ascolto la radio, come RTL e di solito quello che mi propone è sufficiente; per quanto riguarda la gioventù, in generale brani anni '70 '80, quelli che si ballano, che sono un pò movimentati e da discoteca anche. Ha mai suonato o cantato in una band? In una band come la concepite voi giovani no, però ho suonato in una banda e tuttora suono il clarinetto in più bande della provincia. Crede che bisognerebbe insegnare musica a scuola? Assolutamente sì, perchè contribuisce alla formazione delle persone come tutte le altre arti e magari per qualcuno potrebbe essere l'occasione per suonare oltre che per ascoltare, quindi l'ideale sarebbe coniugare oltre allo studio e all'ascolto anche un pò di pratica, magari non per tutti, ma per chi se la sente.

E qual è il segreto per comporre un’opera geniale? Innanzi tutto essere un genio. Modestie a parte, servono sacrificio e dedizione al progetto. Per esempio, la composizione dell’opera si è protratta per sei settimane di lavoro no-stop: solo per il finale del secondo atto ho scritto per quasi trentasei ore filate. Solitamente quando compongo sono talmente assorto nel mio lavoro da riuscire a scrivere di getto ogni opera e questo mi velocizza molto, ragion per cui ho sempre nuovi pezzi pronti da portare in scena. Con tutto questo lavoro come gestite il rapporto con i fan? E’ difficile, ma cerco sempre di trovare del tempo per le mie ammiratrici. Spesso a fine concerto ho modo di “confrontarmi” con loro per capire se l’opera è stata gradita. Purtroppo non tutte le frecce vanno a segno. Per esempio qualche anno fa ebbi modo di essere introdotto presso una delle dame di Maria Teresa D’Austria, la quale pur avendo apprezzato la mia esibizione non volle accompagnarsi con me all’after party. Evidentemente preferì le lusinghe di Luigi XVI perché quella donna oggi è conosciuta come Maria Antonietta di Francia. In generale, comunque, posso vantare una generosa collezione di parrucche, dono che le mie fan mi recapitano sul palco mentre mi esibisco. Cosa ricordate della vostra infanzia da enfant-prodige? E’ stato un vero inferno. Sai cosa vuol dire essere scarrozzati per tutta Europa con le pessime infrastrutture che ci ritroviamo? Ho sempre sofferto il mal di carrozza. Tutto questo sacrificio per intrattenere gente che spesso non capiva fino in fondo il mio genio.

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LIBRI

A cura di Simone Gerosa

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LO HOBBIT, UNA DELUSIONE INASPETTATA

nno 2941 della Terza Era. Nella Terra di Mezzo la sedentaria vita di Bilbo

Baggins viene sconvolta dall'incontro con il potente stregone Gandalf e con la compagnia del principe nanico Thorin Scudodiquercia; con loro il nostro hobbit intraprenderà un viaggio inaspettato, alla ricerca di una città perduta, di un immenso tesoro e di un terribile drago. La loro via non sarà semplice, le più terribili creature della Terra di Mezzo cercheranno di ostacolarli: il povero Bilbo si troverà ad affrontare da solo orribili orchi,

terrificanti ragni, superbi elfi e molto altro; potrà contare solo sul suo coraggio, sulla sua astuzia e su...un anello magico. A quanti di voi è letteralmente mancato il respiro alla notizia dell'uscita de "Lo Hobbit, un viaggio inaspettato"? E quanti, dopo aver visto tutti e tre i film della trilogia, sono usciti dal cinema accompagnati da una sensazione di euforica delusione? Vi starete chiedendo come mai sono così tragico mentre parlo di un film che è stato, indubbiamente, diretto in modo magistrale in tutti i sensi...o quasi.

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LIBRI

A cura di Simone Gerosa

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LO HOBBIT, UNA DELUSIONE INASPETTATA

nno 2941 della Terza Era. Nella Terra di Mezzo la sedentaria vita di Bilbo

Baggins viene sconvolta dall'incontro con il potente stregone Gandalf e con la compagnia del principe nanico Thorin Scudodiquercia; con loro il nostro hobbit intraprenderà un viaggio inaspettato, alla ricerca di una città perduta, di un immenso tesoro e di un terribile drago. La loro via non sarà semplice, le più terribili creature della Terra di Mezzo cercheranno di ostacolarli: il povero Bilbo si troverà ad affrontare da solo orribili orchi,

terrificanti ragni, superbi elfi e molto altro; potrà contare solo sul suo coraggio, sulla sua astuzia e su...un anello magico. A quanti di voi è letteralmente mancato il respiro alla notizia dell'uscita de "Lo Hobbit, un viaggio inaspettato"? E quanti, dopo aver visto tutti e tre i film della trilogia, sono usciti dal cinema accompagnati da una sensazione di euforica delusione? Vi starete chiedendo come mai sono così tragico mentre parlo di un film che è stato, indubbiamente, diretto in modo magistrale in tutti i sensi...o quasi.

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MUSICA

A cura di Marco Cianciotta

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Nome: GIOVANNI MARIA GRAZIANO RANDO Professione: DOCENTE DI MATEMATICA Come si definirebbe in un aggettivo? Una chitarra stonata Secondo lei, la musica oggi tra i giovani è motivo di isolamento o di socializzazione? Purtroppo ho constatato che delle canzoni straniere, soprattutto negli ultimi anni, sono delle rivisitazioni di canzoni degli anni '80, quindi i ragazzi pensano di ascoltare musica di questi tempi, ma in realtà è una "scopiazzatura" degli anni '80. La musica di oggi, per me, non è che sia così esaltante, non riesco assolutamente a percepire qual è l'emozione che prova il ragazzo ascoltandola. Che musica ascolta per darsi la carica, per rilassarsi e per ricordare la gioventù? Principalmente colonne sonore, se dovessi fare una classifica metterei al primo posto le colonne sonore, al secondo posto canzoni italiane anni '70 '80 e al terzo posto canzoni straniere rigorosamente anni '80. Ha mai suonato o cantato in una band? Io ho cercato di cantare, ma il timbro della mia voce non me lo permette, quindi ho suonato qualche strumento a livello di "strimpellazione", ma niente di particolare. In una band no, però, sicuramente, nella mia gioventù, ogni tanto, insieme a qualche amico è successo di fare un duetto improvvisato in spiagga con due chitarre. Crede che bisognerebbe insegnare musica a scuola? Assolutamente sì, perchè è una disciplina che trasmette tante emozioni e sicuramente insegna molte abilità di carattere pratico, elaborativo e dà delle emozioni bellissime.

Era una situazione difficile per un bambino, non avevo quasi mai modo di poter giocare. Ricordo che una sera a fine concerto, nell’euforia generale, saltai in braccio all’imperatrice Maria Teresa. Mio padre sbiadì per la vergogna e il pubblico gelò. Fortunatamente sua maestà tranzolla, ci rise su. Il mio candore mi valse diverse rappresentazioni negli affreschi della sua reggia. Per quanto riguarda Salieri, come sono i vostri rapporti? Si dice ci sia dell’attrito fra di voi. Assolutamente no. Ne hanno dette tante su di noi, ma eccetto piccole incomprensioni, siamo sempre stati molto rispettosi l’uno dell’altro. Qualcuno ha messo in giro la voce che abbia cercato di rendere fallimentare la prima de “Le Nozze Di Figaro”. Sciocchezze. Come sempre si è complimentato con me e per festeggiare abbiamo bevuto insieme nel privé di uno dei locali del Lore ( Lorenzo Da Ponte NDR). Visto il successo della tournée, all’orizzonte si profilano altre collaborazioni? Progetti futuri? Per ora non ho ancora progetti pronti, continuerò a comporre su richiesta e a impartire lezioni alle dame. Vi aspetto nei salotti più prestigiosi della capitale. ■

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LIBRI

A cura di Simone Gerosa

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Purtroppo l'intera pellicola, sebbene tecnicamente ottima ed estremamente godibile da uno spettatore casuale, si dimostra pomposa e piena di lacune agli occhi di chi, come me, ha letto ed amato gli scritti di Tolkien: potremmo perfino dire che Peter Jackson ha "peccato di epicità". La trilogia, in ogni sua parte, è contornata da una forte atmosfera eroica, che purtroppo si rivela completamente fuori luogo rispetto al racconto originale, danneggiandone la magia fiabesca; non contento, il regista ha deciso di commettere un altro delitto contro l'opera del professore, distruggendo l'originale caratterizzazione dei personaggi: non avete anche voi trovato i nani di Jackson troppo "umani"? Per definizione dovrebbero essere creature estremamente chiuse e riservate, ma questi sono solo dettagli, perché il vero abominio si ha nell'inserimento degli elfi Tauriel e Legolas: la prima, inventata di sana pianta e dotata di un carattere banale, perfino irritante, si è fatta odiare dagli appassionati con la melensa ed inopportuna storia d'amore fra lei e il nano Kili; il secondo, che sarebbe dovuto essere solo citato, ha monopolizzato l'attenzione su di lui, rubando spazio a personaggi affascinanti come Beorn il mezzorso o il Signore dei Venti (e per quanto io abbia sempre amato Legolas, trovo

immensamente fastidiosa questa scelta). Per non parlare poi dell'inserimento di Azog l'orco, originalmente caduto in duello contro Thorin ben prima degli avvenimenti narrati, o della assoluta mancanza di un resoconto della battaglia dei cinque eserciti: come si sono appianate le contese fra uomini, nani ed elfi? Cosa è successo a Brand l'arciere? Chi ha preso il controllo della città di Erebor? Tutti elementi ben narrati nel libro e completamente assenti nel film. Spero fortemente che questi dettagli saranno inseriti nella versione senza cutscenes. Nonostante queste grandi pecche, non mancano molti lati positivi: un ottimo cast, l'eccellente fotografia, gli effetti speciali stupendi e le scenografie suggestive permettono al film di non risultare mai noioso. La colonna sonora completa il tutto; purtroppo, però, questi sono dettagli che non hanno la stessa importanza del contenuto della pellicola e sebbene non me la senta di definire "Lo Hobbit" un brutto film, che con la sua epicità è in grado comunque di coinvolgere ed appassionare gli spettatori, il retrogusto amaro che lascia ai fan di Tolkien non mi permette nemmeno di considerarlo un capolavoro. Senz'altro un film da non perdere, ma da vedere senza esagerate aspettative.■

VIDEOGIOCHI

A cura di Domenico Saladino

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Un tuffo nel futuro Lo scruti all'orizzonte, lo brami, lo desideri come Sauron desidera l'anello, eppure è ancora in closed alpha. Appena realizzi tutto ciò, cominci ad avere spasmi muscolari sul pavimento, finendo quasi inevitabilmente a passare per quello strano. Ma partiamo dalle origini. Nei lontani anni Novanta, mentre la neve cadeva a fiocchi, i bambini scrutavano fuori dalla finestra felici per il lento imbiancarsi del paesaggio e i genitori si strappavano capelli, sopracciglia e peli pubici al pensiero del ritorno al lavoro con le strade imbatuffolate di quel pallido mare di velluto, quello che attira maggiormente la nostra attenzione è l'innocuo, ma importante, pacchettino ai piedi dell'albero di Natale, ancora ignaro del ruolo che andrà a rivestire per i posteri: il videogame.

Il piccolo pacchettino, che ha compiuto da allora metaforicamente un viaggio non da poco, agli inizi degli anni 2000 è diventato non solo "il classico regalo di Natale" per ogni bambino, ma un vero e proprio "McDonald" dell'intrattenimento pomeridiano. Data la sua forse eccessiva influenza anche sulle fasce d'età "adulte", negli ultimi anni, al pari di un nuotatore, il videogiocatore è considerato uno sportivo. Ma ciò di cui voglio parlarvi oggi è una vera e propria rivoluzione nel "produrre" videogames: il

VIDEOGIOCHI

A cura di Domenico Saladino

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Un tuffo nel futuro Lo scruti all'orizzonte, lo brami, lo desideri come Sauron desidera l'anello, eppure è ancora in closed alpha. Appena realizzi tutto ciò, cominci ad avere spasmi muscolari sul pavimento, finendo quasi inevitabilmente a passare per quello strano. Ma partiamo dalle origini. Nei lontani anni Novanta, mentre la neve cadeva a fiocchi, i bambini scrutavano fuori dalla finestra felici per il lento imbiancarsi del paesaggio e i genitori si strappavano capelli, sopracciglia e peli pubici al pensiero del ritorno al lavoro con le strade imbatuffolate di quel pallido mare di velluto, quello che attira maggiormente la nostra attenzione è l'innocuo, ma importante, pacchettino ai piedi dell'albero di Natale, ancora ignaro del ruolo che andrà a rivestire per i posteri: il videogame.

Il piccolo pacchettino, che ha compiuto da allora metaforicamente un viaggio non da poco, agli inizi degli anni 2000 è diventato non solo "il classico regalo di Natale" per ogni bambino, ma un vero e proprio "McDonald" dell'intrattenimento pomeridiano. Data la sua forse eccessiva influenza anche sulle fasce d'età "adulte", negli ultimi anni, al pari di un nuotatore, il videogiocatore è considerato uno sportivo. Ma ciò di cui voglio parlarvi oggi è una vera e propria rivoluzione nel "produrre" videogames: il

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VIDEOGIOCHI

A cura di Domenico Saladino

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nostro "McDonald" videoludico è regredito a "sartoria". Detto in parole semplici, oggi è possibile farci "cucire" un videogame su misura, o quasi.

Ora che so di avervi irretiti per bene, miei dolci culturisti di pollici, mi spiego meglio, di modo che possiate diffondere la voce, anzi, farla correre come Nazgul alla ricerca dell'Unico Anello, perchè questo è ciò che noi tutti appassionati abbiamo sempre desiderato: finanziare i videgames. Esatto, avete letto bene: oggi anche noi comuni mortali possiamo scegliere che giochi far produrre, senza neanche sborsare i miliardi! Non vi sentireste tutti dei piccoli Bill Gates a "finanziare un videogame"?Ma passiamo al lato pratico: vi starete chiedendo in cosa consiste effettivamente tutto ciò, non è vero?

Ve lo dico io: nel remoto 2009 nasceva Kickstarter, una piattaforma dove chiunque, avente maggiore età e residenza americana, poteva proporre un progetto di videogame.

Questo progetto veniva "messo in vetrina" e chiunque fosse interessato a contribuire all'idea, avrebbe potuto donare delle somme di denaro -per fortuna il sito è americano, perchè tutti sappiamo quanto difficilmente gli italiani mettano le mani in tasca- per contribuire al progetto stesso. "Imbecille chi ha regalato i soldi" direte voi, ma io vi dico no e vi spiego immediatamente il perchè: in qualità di donatore, in base alla somma data come finanziamento, colui che ha condiviso le proprie risorse si è visto arrivare dal minimo di una maglietta o un portachiavi fino ad una cena con lo stesso ideatore del progetto.

Fidatevi, so quanto anche voi vorreste una cena con il programmatore del vostro videogame preferito.Ma nel concreto, come si applica Kickstarter al nostro discorso sui videogames? Ebbene, in questi ultimi due o tre anni il sito si sta occupando prevalentemente di videogames, in quanto si tratta del tipo di progetto più fruibile per tutti. Da bella sartoria quale Kickstarter è, il sito vi permette di scegliere quale videogame vedere sviluppati e siete voi, fisicamente, a far sì che il sogno di un persona diventi il suo pane e allo stesso tempo il vostro divertimento, ricevendo in cambio ricompense uniche da parte degli sviluppatori. Cosa chiedere di più?A parte il solito buon amaro lucano –ah, sapore vero- spero di avervi invogliato quantomeno a bazzicare questa possibilità che il web ci offre e, nel caso in cui non l'avessi fatto, beh, posso dire di averci provato! Alla prossima partita online e non dimenticate di pulire la tastiera la prossima volta che ci mangiate sopra!■

VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzotti

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UN MARE IN FIAMME Il profondo sud del nostro stivale, il cosiddetto Mezzogiorno…ci siete mai stati? L’avete mai vissuto in tutti suoi aspetti? Beh…osservare e scoprire ogni centimetro del tacco non è facile, direi impossibile.

Si potrebbe, però, descrivere questa terra come un grande campo, un aranceto che potrebbe dare bellissimi frutti, unici nel loro genere, lucidati dal sole e arricchiti da un retrogusto di mare e d’amore. Potrebbe sì, ma solo una piccola parte riesce a mostrare la sua ricchezza. Il resto è in continua rovina, arso da inarrestabili incendi e sradicato

da violente frane, sotto lo sguardo indifferente di tutti.

La terra che più rispecchia quest’immagine è senza dubbio la Calabria, dove ho la fortuna di passare buona parte delle mie vacanze estive.

I dati più recenti la registrano come regione più povera d’Italia. Povera in

VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzotti

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UN MARE IN FIAMME Il profondo sud del nostro stivale, il cosiddetto Mezzogiorno…ci siete mai stati? L’avete mai vissuto in tutti suoi aspetti? Beh…osservare e scoprire ogni centimetro del tacco non è facile, direi impossibile.

Si potrebbe, però, descrivere questa terra come un grande campo, un aranceto che potrebbe dare bellissimi frutti, unici nel loro genere, lucidati dal sole e arricchiti da un retrogusto di mare e d’amore. Potrebbe sì, ma solo una piccola parte riesce a mostrare la sua ricchezza. Il resto è in continua rovina, arso da inarrestabili incendi e sradicato

da violente frane, sotto lo sguardo indifferente di tutti.

La terra che più rispecchia quest’immagine è senza dubbio la Calabria, dove ho la fortuna di passare buona parte delle mie vacanze estive.

I dati più recenti la registrano come regione più povera d’Italia. Povera in

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VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzotti

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senso economico ma anche culturale poiché è il fanalino di coda italiano anche riguardo a iniziative di musica e teatro.

Qui si soffre, inoltre, la percentuale mafiosa più alta del Paese stimata al 27%, di fronte al 12% della Campania, 10% della Sicilia e 2% della Puglia. In cittadine di 10-15mila abitanti vi sono 300 o 400 affiliati a gruppi di criminalità organizzata, numero che non si raggiunge in una città come Palermo.

Dai piccoli paesi la ‘ndrangheta si espande persino a livello internazionale ed è difficile da contrastare perché è spesso presente anche nelle istituzioni. Purtroppo finché questi parassiti continueranno il loro lavoro, niente funzionerà come dovrebbe.

Uno dei settori maggiormente colpiti dal disagio e dai giochi di denaro è certamente la sanità: i pazienti muoiono per un banale sbalzo di corrente o per un’ambulanza che non si trova e che se arriva può non avere un medico a bordo. Si dice che mancano i fondi e poi le indagini scoprono la presenza di 32 dirigenti nel solo ospedale del paese di Palmi che conta 20 posti letto.

Episodio più grave fu lo scandalo del 2010 di Villa Anya, clinica dell’ex consigliere regionale Domenico Crea intestata alla moglie e con il figlio come direttore sanitario, la figlia amministratore delegato e la nuora direttrice amministrativa.

Non volevano decessi da loro e i morti li facevano diventare vivi e morire in altri ospedali, li lasciavano soffrire nelle corsie, senza cure e senza medici, deliberavano imprecise diagnosi a distanza basandosi sui resoconti degli infermieri. Poi alle successive elezioni regionali Francesco Fortugno poteva diventare assessore alla Sanità al posto di Domenico Crea. Tutti conoscevano la sua intenzione di fare pulizia nelle Asl. Così fecero fuori lui.

Una questione di soldi diventa anche quella ambientale: nel 2014 oltre 2200 ettari di boschi calabresi sono bruciati col verificarsi di 523 incendi. Nel rapporto annuale del Corpo Forestale dello Stato rispetto al 2013 si registra un loro aumento del 79% con un 15% in più di superficie bruciata, anche se la collaborazione dei cittadini è sempre più presente.

Il problema, però, non si risolverà mai se gli

VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzotti

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stessi operai della forestale e del comune appiccano i fuochi per garantirsi il lavoro per l'anno successivo. Non si può, poi, attuare un piano di prevenzione e controllo che funzioni in modo rapido ed efficace perché danneggerebbe un sistema in cui tanti guadagnano, per prime le industrie private di elicotteri. Ogni ora di volo costa circa 2800 euro, più incendi ci sono, più questi prendono il volo, e più si guadagna. Ciò che però balza subito all’occhio di chi visita questa terra è la grande varietà di luoghi meravigliosi grazie ai quali la regione potrebbe sostentarsi tramite il turismo. Purtroppo mancano spesso le strutture adeguate e non si riesce a valorizzare il patrimonio che la storia della Magna Grecia ha lasciato in eredità I bronzi di Riace sono presenti in tutti i libri di storia e arte, perciò sono molto conosciuti. Non tutti sanno che ci sarebbero, però, molti altri tesori da scoprire come l’ex colonia greca di Kaulon. Oggi è un parco archeologico sul litorale di Monasterace che rischia di essere spazzato via dalle onde del Mar Ionio per colpa della noncuranza politica. Lo scorso inverno due mareggiate hanno provocato il crollo delle mura del tempio dorico e di una parte dell’antico abitato. Qui è stato ritrovato il mosaico di epoca ellenistica più grande della Magna Grecia salvo grazie a collette e opere di volontariato. Se vi capiterà di passare per questa regione non dimenticatevi di visitare alcuni tra i borghi più belli d’Italia come Altomonte, Santa Severina, Chianalea di Scilla, Gerace e Stilo o di ammirare le numerose spiagge che, con le loro diverse caratteristiche riescono ad accontentare tutti. I giovani che preferiscono una vacanza dinamica si recano spesso a Caminia; Capo Rizzuto è una delle aree più affascinanti del Mediterraneo, mentre Capo Vaticano fa al caso degli amanti degli scogli. Per chi ama stabilimenti più attrezzati è consigliabile Tropea, chi è invece alla ricerca del meritato relax può recarsi a Diamante, perla della riviera dei cedri o alla spiaggia bandiera blu di Roccella Jonica.

Oltre a paesaggi mozzafiato la Calabria offre anche un piacevole turismo

enogastronomico: molti vi giungono solo per assaggiare la nduja, tipico salame piccante, le zeppole, deliziosi tocchetti di pastella fritta, o il tartufo di Pizzo, ottimo

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VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzotti

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gelato artigianale dal cuore di cioccolato fuso.

E’ lodevole, perciò, l’attività di quei giovani che combattono la crisi e non assecondano il sistema della criminalità organizzata investendo sui tesori del territorio.

Un farmacista della provincia di Reggio Calabria trasferisce le sue competenze nell’azienda da lui creata che commercia un integratore alimentare a base di bergamotto, un toccasana soprattutto per il colesterolo. Le potenzialità di quest’agrume potrebbero rilanciare l’economia del territorio, nel quale il dottore sogna di creare un polo farmaceutico. Il suo prodotto avrà più visibilità in occasione dell’Expo di Milano.

Brillante è anche il giovane crotonese che produce il suo vino seguendo le pratiche ebraiche attraendo, così, parte dei consumatori internazionali.

Proprio così, anche questa terra ha la sua parte stupefacente e buona. Essa emerge anche nel fondamentale valore dell’accoglienza, non dimenticato da molti comuni calabresi che, aiutati da fondi europei, pagano affitti a tempo determinato ad alcuni degli immigrati che ogni giorno sbarcano sulle coste del nostro Paese, preoccupandosi anche della loro formazione in un nuovo lavoro.

Nella terra della ‘ndrangheta c’è chi ha il coraggio di diventare promotore di pace, non violenza e solidarietà. La fondazione Angelo Frammartino ONLUS assegna annualmente il premio Angelo Frammartino a personalità che si sono impegnate concretamente nella promozione degli ideali della legalità e del dialogo interculturale. Il ragazzo a cui è dedicata la fondazione era un pacifista calabrese, laureando in giurisprudenza, volontario in una missione di pace a Gerusalemme per aiutare i bambini vittime del conflitto israelo-palestinese. È stato accoltellato nel 2006 nei pressi della Porta di Erode da un palestinese di 24 anni, membro della Jihad islamica che pensava di colpire un ebreo israeliano.

Insomma, nel nostro caro Sud, come in ogni altro luogo del Pianeta, c’è qualcosa di buono come di cattivo.

VIAGGI & GASTRONOMIA

A cura di Tiziana Pezzotti

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Il meridione rimane la terra dei grandi pranzi in famiglia, del calore del sole e della gente, dei falò sulla spiaggia, del traffico bloccato non per i troppi camion ma per quei due amici che sostano in mezzo alla strada pur di riabbracciarsi dopo tanto tempo.Non sarà mai, però, un aranceto del tutto splendente finché rimarrà infestato dalla troppa indifferenza e dagli spietati giochi di potere. Non riduciamo questa terra a un cumulo di stereotipi e, intanto, ricordiamo ai suoi politici e concittadini di non ridurre le sue bellezze a un cumulo di macerie. ■

MARMELLATA DI MANDARINI Se desiderate arricchire la vostra pasticceria casalinga e sperimentare una nuova e gustosissima crostata, farcite la vostra pasta frolla con questa marmellata di mandarini. La ricetta proviene direttamente dalla Calabria e vi assicuro che il lungo lavoro ne vale davvero la pena. INGREDIENTI:

-Mandarini non trattati 2 kg

-Zucchero di canna 400g

PROCEDIMENTO:

-Lavare bene i mandarini e farli bollire interi in acqua per 30 minuti.

-Scolarli, lasciarli raffreddare, togliere le bucce e i semi e passare la polpa al passaverdure.

-Tagliare a striscioline la buccia di 4/5 mandarini.

-Mescolare polpa e bucce.

-Mettere sul fuoco con lo zucchero fino a quando non si ottiene la consistenza giusta (su un piattino freddo la marmellata rovesciata non deve colare con troppa facilità).

Invasare in vasetti sterilizzati.

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CULTURA

A cura di Anna Bonomelli & Diego Magni

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Non basta commuoversi, BISOGNA MUOVERSI TUTTI (II)

Ebrei e Palestinesi, due popoli tristemente noti al mondo a causa del conflitto ormai quasi secolare che li divide per il controllo dello stesso piccolo territorio. Una questione per nulla facile, ma che per motivi di spazio siamo costretti qui ad affrontare in maniera generale e semplicistica per non dire limitativa. Se avete dubbi o curiosità non esitate quindi a contattarci per ricevere informazioni e materiale utili ad approfondire.Israele si autoproclama in modo unilaterale Stato il 14 maggio 1948 sulla base della risoluzione ONU 181 del 1947 e il supporto delle potenze americana ed europea. La risoluzione aveva visto l’opposizione di tutti gli stati arabi a causa dell’iniqua partizione dei territori. L’approvazione della risoluzione fu il detonatore della prima guerra arabo-israeliana: il 15 maggio 1948 gli stati arabi dichiararono guerra ad Israele che, vincendo, allargò ulteriormente i confini stabiliti dalla risoluzione. I dirigenti del nascente stato ebraico avevano in verità dato vita ad una sistematica opera di pulizia etnica della popolazione palestinese sin dal novembre 1947: la distruzione di circa 400 villaggi palestinesi e i massacri perpetrarti contro l’inerme popolazione contadina costrinsero 750.000 persone a divenire profughi. La risoluzione Onu 194 sempre del 1948 stabilì il diritto dei profughi a rientrare in possesso delle proprie terre e villaggi. Israele si è sempre rifiutato di adempiere il dettato della risoluzione e i profughi (che nel frattempo hanno raggiunto la cifra strabiliante di cinque milioni) stanno ancora aspettando in campi fatiscenti. Dal 1948

CULTURA

A cura di Anna Bonomelli & Diego Magni

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Non basta commuoversi, BISOGNA MUOVERSI TUTTI (II)

Ebrei e Palestinesi, due popoli tristemente noti al mondo a causa del conflitto ormai quasi secolare che li divide per il controllo dello stesso piccolo territorio. Una questione per nulla facile, ma che per motivi di spazio siamo costretti qui ad affrontare in maniera generale e semplicistica per non dire limitativa. Se avete dubbi o curiosità non esitate quindi a contattarci per ricevere informazioni e materiale utili ad approfondire.Israele si autoproclama in modo unilaterale Stato il 14 maggio 1948 sulla base della risoluzione ONU 181 del 1947 e il supporto delle potenze americana ed europea. La risoluzione aveva visto l’opposizione di tutti gli stati arabi a causa dell’iniqua partizione dei territori. L’approvazione della risoluzione fu il detonatore della prima guerra arabo-israeliana: il 15 maggio 1948 gli stati arabi dichiararono guerra ad Israele che, vincendo, allargò ulteriormente i confini stabiliti dalla risoluzione. I dirigenti del nascente stato ebraico avevano in verità dato vita ad una sistematica opera di pulizia etnica della popolazione palestinese sin dal novembre 1947: la distruzione di circa 400 villaggi palestinesi e i massacri perpetrarti contro l’inerme popolazione contadina costrinsero 750.000 persone a divenire profughi. La risoluzione Onu 194 sempre del 1948 stabilì il diritto dei profughi a rientrare in possesso delle proprie terre e villaggi. Israele si è sempre rifiutato di adempiere il dettato della risoluzione e i profughi (che nel frattempo hanno raggiunto la cifra strabiliante di cinque milioni) stanno ancora aspettando in campi fatiscenti. Dal 1948

CULTURA

A cura di Anna Bonomelli & Diego Magni

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lo Stato ebraico ha attuato nei confronti dei palestinesi rimasti nello Stato di Israele una politica di Apartheid non De iure ma De facto (come è stata definita da fonti autorevoli, tra le quali Nelson Mandela). Dal 1967 dopo avere occupato i territori della Cisgiordania e di Gaza (destinati a diventare il futuro Stato di Palestina), in violazione della risoluzione ONU 181/1948 e della IV convenzione di Ginevra, Israele ha iniziato su quei territori un’inarrestabile azione di colonizzazione finalizzata a sostituire la

popolazione palestinese con quella ebraica. Dopo questa breve introduzione storica le nostre coscienze dovrebbero risvegliare in noi

quantomeno un sentimento di curiosità e sarebbe opportuno cercare di informarsi attraverso i potenti mezzi che abbiamo a disposizione, superando la barriera di quell’informazione “preconfezionata” e ben selezionata che ci viene propinata alla

televisione. Non bisogna pensare che certi avvenimenti nel mondo, in particolare il conflitto israelo-palestinese, non ci

riguardino o che siano troppo complessi e più grandi di noi da impedirci di poter agire in merito. Attivarsi non significa necessariamente

mettere a repentaglio la propria vita dedicando la nostra intera esistenza a un tale scopo; si possono fare scelte molto meno radicali, ma che nel loro piccolo sono almeno un segno della vicinanza a una così oppressa porzione di umanità. Se provate a sporgere lo sguardo sul piccolo territorio che ci circonda rimarrete piacevolmente sorpresi dalla presenza numerosa di associazioni e gruppi attivi che compiono attività di informazione e sostegno alla causa palestinese. Si va da gruppi prettamente religiosi come

“Kairos Palestina!” di Cenate Sotto, che promuove momenti di preghiera per la pace, ad altri più laici come “Terra Santa”, che a Longuelo organizza

cene, spettacoli e mostre per far conoscere la questione israelo-palestinese. Il gruppo “Iabbok”, infine, rappresenta a nostro dire l’iniziativa più

interessante: si tratta di alcuni giovani che traducono dall’inglese documenti sulla violazione dei diritti umani in Palestina, rendendoli di facile fruizione nelle nostre zone. Questi possono essere consultati sul sito www.iabbok.com iscrivendosi alla newsletter. Speriamo con queste poche righe di essere riusciti a fornirvi un panorama sufficientemente ampio sulla questione e di aver stuzzicato la vostra attenzione e il vostro interesse. Informatevi, documentatevi, riflettete…e una volta fatto ciò vi appariranno chiari la strada da seguire, l’impegno che riterrete giusto dedicare a questa tematica, l’aiuto concreto che potrete e, speriamo, vorrete dare.■

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MODA A cura di Stefania Marinoni

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STORIA DI UN PAIO DI SCARPE enerazione dopo generazione, i giovani fanno loro le tendenze e le trasformano in veri e propri

simboli. Di recente, sempre più ragazzi e ragazze hanno iniziato ad indossare le calzature Dr. Martens. Ma da dove vengono queste scarpe?Klaus Maertens era un medico tedesco proveniente dalla città di Seeshaupt (nelle vicinanze di Monaco). Nel 1943 era in licenza militare quando, mentre sciava sulle Alpi Bavaresi, fu vittima di un infortunio e si ruppe una caviglia. Fu ricoverato nella città nativa e, durante il periodo di convalescenza, trovò molto scomodo camminare con le classiche suole di cuoio delle calzature che indossava di solito. Decise così di progettare un nuovo tipo di suola che fosse dotata di un cuscinetto d’aria in grado di ammortizzarla. Progettò inoltre un nuovo tipo di scarpone con la caratteristica di essere costituito da pelle più morbida.Quando finì la Seconda Guerra Mondiale, il dottore riuscì a realizzare il primo prototipo di Dr. Martens, senza avere la minima idea del successo che la sua creazione avrebbe avuto, sia nell’immediato futuro che negli anni a venire. Il modello costruito da Maertens consisteva in un paio di scarponi marroni a otto buchi che, inizialmente, non suscitarono grande interesse tra la gente. Fu il suo vecchio compagno di università, il

Dr. Herbert Funck, che diede la spinta decisiva per la fabbricazione e il successo degli scarponcini realizzati

dall’amico. I due, infatti, aprirono insieme una nuova attività di produzione utilizzando materiali di

riciclo. Per esempio, fu utilizzata la stoffa di vecchie uniformi dell’esercito tedesco per produrre la tomaia degli scarponcini.Le vendite

crebbero a dismisura fin da subito e, nel 1952, Maertens e Funck decisero di aprire una nuova fabbrica a Monaco. Le calzature piacquero in modo particolare al pubblico femminile, tanto che l’80% delle vendite era dovuto alle donne.Verso la fine degli anni Cinquanta, la fabbrica era arrivata a produrre oltre 200 modelli diversi e Maertens e Funck decisero di vendere la licenza.

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MODA A cura di Stefania Marinoni

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Fu l’inglese William Griggs (proprietario della R. Griggs Group Ltd.) ad acquistare il brevetto e a rinominare gli scarponi “Dr. Martens” (anglicizzazione del tedesco Maertens).Nel 1960 fu immesso sul mercato il primo paio di Dr. Martens inglesi: modello 1460 (anfibio a otto buchi e di colore rosso ciliegia, tuttora in produzione). Questo modello era il frutto della calzatura ideata e prodotta da Maertens con alcune modifiche della Griggs. Per esempio, fu ridisegnata la suola e il tacco fu arrotondato; inoltre fu aggiunta la fettuccia posteriore con il marchio “Air Wair” e fu introdotta la tipica cucitura gialla tra la suola e la tomaia. Nel giro di pochissimo tempo, i Dr. Martens acquisirono grande popolarità tra postini e operai e si guadagnarono la fama di scarpe da lavoratori. Verso la fine degli anni Sessanta, anche i poliziotti inglesi iniziarono ad indossare queste calzature, dovendo però annerire la cucitura gialla con l’inchiostro (non era consentita dal regolamento). Quando nel 1961 fu lanciato sul mercato il nuovo modello 1461, la scarpa a tre buchi fu subito adottata dagli impiegati delle poste.Gli skinhead, i membri di un movimento giovanile anticonformista sorto in Inghilterra a fine anni Sessanta, furono i primi a fare dei Dr. Martens un simbolo e a separarli dalla fama di “scarpe da lavoratori”. Gli scarponcini, che rappresentavano una rivendicazione della loro appartenenza proletaria, erano la componente più importante dell’abbigliamento degli skinhead. Nel corso degli anni Settanta, furono invece i giovani di sinistra del Regno Unito, appartenenti alla fazione politica opposta, ad assumere come elemento indispensabile e caratteristico del loro abbigliamento le scarpe Dr. Martens a tre buchi. Il paradosso era che sia i due gruppi politici rivali che la polizia, che spesso doveva intervenire per dividerli, indossavano Dr. Martens, anche se modelli differenti. Nei tardi anni Settanta furono i punk a far dei Dr. Martens un accessorio caratteristico del proprio look e negli anni seguenti i Doctors diventarono popolari anche tra i membri di altre numerose culture giovanili. In poco tempo si trasformarono così nel simbolo di appartenenza alla cultura underground.Le vendite calarono drasticamente a metà degli anni Novanta e la produzione nel Regno Unito fu cessata fino al 2007, quando iniziò un fenomeno che prende il nome di “Dr. Martens Revival”. Le calzature tornarono a far tendenza grazie ad alcune icone della moda, come ad esempio la modella Agyness Deyn. Nel 2013 il marchio dei Dr. Martens è stato ceduto dalla R. Griggs & Co. alla società britannica Premira per ben 300 milioni di sterline. ■ .

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SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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EUROPA LEAGUE; PERCHE’ SI’ Inter, Fiorentina; Torino, Roma e Napoli. Queste le cinque squadre che si sono qualificate per gli ottavi della Uefa Europa League. Istituita nel 1971 per sostituire la Coppa delle Fiere, ebbe, originariamente, il nome di Coppa UEFA: solo nel 2009 il nome cambiò in Europa League. Seconda coppa europea per importanza, il torneo inizia in luglio, con i turni preliminari, per poi concludersi a maggio con la finale. Dal 2000 la squadra detentrice della coppa acquisisce il diritto di partecipare alla Supercoppa UEFA. Si tratta di una coppa che sorride molto agli italiani,

in quanto delle quattro squadre che hanno vinto maggiormente questa competizione due sono nostrane: Juventus e Inter per l’appunto. Nella speciale classifica possiamo anche trovare il Parma degli anni ‘80/’90, che ha all’attivo due vittorie. Ma adesso andrei ad analizzare il grande risultato agonistico ottenuto dalle nostre squadre proprio quest’anno. Mai nella storia del calcio italiano cinque compagini del bel paese erano arrivate così lontano e, in un periodo di crisi del nostro calcio, questo va assolutamente controtendenza.

SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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EUROPA LEAGUE; PERCHE’ SI’ Inter, Fiorentina; Torino, Roma e Napoli. Queste le cinque squadre che si sono qualificate per gli ottavi della Uefa Europa League. Istituita nel 1971 per sostituire la Coppa delle Fiere, ebbe, originariamente, il nome di Coppa UEFA: solo nel 2009 il nome cambiò in Europa League. Seconda coppa europea per importanza, il torneo inizia in luglio, con i turni preliminari, per poi concludersi a maggio con la finale. Dal 2000 la squadra detentrice della coppa acquisisce il diritto di partecipare alla Supercoppa UEFA. Si tratta di una coppa che sorride molto agli italiani,

in quanto delle quattro squadre che hanno vinto maggiormente questa competizione due sono nostrane: Juventus e Inter per l’appunto. Nella speciale classifica possiamo anche trovare il Parma degli anni ‘80/’90, che ha all’attivo due vittorie. Ma adesso andrei ad analizzare il grande risultato agonistico ottenuto dalle nostre squadre proprio quest’anno. Mai nella storia del calcio italiano cinque compagini del bel paese erano arrivate così lontano e, in un periodo di crisi del nostro calcio, questo va assolutamente controtendenza.

SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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Fino a quest’anno le nostre rappresentative non avevano mai puntato forte su questa competizione, preferendo magari un buon piazzamento in campionato, cosa molto importante specialmente per squadre di metà classifica.

Mentre nessuno cercava di conseguire questo trofeo, le squadre arrancavano nell’altra coppa europea: la Champions League. Tutto ciò, inevitabilmente, ci portò a perdere una miriade di punti nel ranking UEFA e quindi a essere superati dal calcio tedesco. Fu una tragedia per i tifosi italiani, che da sempre si sentono più forti dei vicini alemanni. Per le squadre, però, fu una grande

Nome: PATRIZIA REGOLO Professione:DOCENTE DI INGLESE Come si definirebbe in un aggettivo? L’insostenibile leggerezza dell'essere 1) Cosa consiglia per mantenersi in forma: sport, dieta, o entrambi? Fare uno sport che piaccia in modo costante e curare l'alimentazione perchè noi siamo quello che mangiamo, mangiando di più la mattina e meno la sera. 2) Secondo lei, che ruolo ha l'educazione fisica a scuola? Secondo me è importante, io ho fatto pallavolo e canottaggio. Il corpo lo devi rispettare perchè ne hai uno solo e lo puoi modellare valorizzando le tue caratteristiche migliori. Il tuo corpo non fa altro che raccontare ciò che sei tu in quel momento e spesso i difetti che vediamo in noi sono solo psicologici. 3) Quanto conta l'apparenza per lei? In una società come la nostra in cui tutto è basato sull'immagine, fin troppa. Però io tendo sempre a ripetere agli altri: "never judge a book from the cover" (mai giudicare un libro dalla copertina) perchè le persone non sono mai necessariamente quello che appaiono, c'è molto altro. Per quanto riguarda l'abbigliamento non bisognerebbe omologarsi, ma esprimere se stessi, vale a dire il proprio stato d'animo; io ad esempio seguo una filosofia alla Oscar Wilde: non seguo la moda, creo ogni giorno la mia. 4) Qual è il suo segreto di bellezza? E’ difficile, cerco di curarmi, ma nella vita ho capito che

Nome: PATRIZIA REGOLOProfessione:DOCENTE DI INGLESECome si definirebbe in un aggettivo?L’insostenibile leggerezza dell'essere1) Cosa consiglia per mantenersi in forma: sport, dieta, o entrambi?Fare uno sport che piaccia in modo costante e cura-re l'alimentazione perchè noi siamo quello che man-giamo, mangiando di più la mattina e meno la sera. 2) Secondo lei, che ruolo ha l'educazione fisica a scuola?Secondo me è importante, io ho fatto pallavolo e ca-nottaggio. Il corpo lo devi rispettare perchè ne hai uno solo e lo puoi modellare valorizzando le tue ca-ratteristiche migliori. Il tuo corpo non fa altro che raccontare ciò che sei tu in quel momento e spesso i difetti che vediamo in noi sono solo psicologici.3) Quanto conta l'apparenza per lei?In una società come la nostra in cui tutto è basato sull'immagine, fin troppa. Però io tendo sempre a ripetere agli altri: "never judge a book from the co-ver" (mai giudicare un libro dalla copertina) perchè le persone non sono mai necessariamente quello che appaiono, c'è molto altro. Per quanto riguarda l'ab-bigliamento non bisognerebbe omologarsi, ma espri-mere se stessi, vale a dire il proprio stato d'animo; io ad esempio seguo una filosofia alla Oscar Wilde: non seguo la moda, creo ogni giorno la mia.4) Qual è il suo segreto di bellezza?è difficile, cerco di curarmi, ma nella vita ho capito che non bisogna cercare il confronto con gli altri,al-trimenti ci si sente sempre “il brutto anatroccolo”. Il segreto è la sicurezza di sé e bisogna capire che le persone ci dovrebbero apprezzare per il contenuto. Questa consapevolezza ci fa stare bene con noi stes-si, ma si raggiunge con un percorso lungo una vita.

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SPORT

A cura di Pierfrancesco Modica

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Nome: BRUNO CALLEA Professione: DOCENTE DI ED. FISICA E PERSONAL TRAINER Come si definirebbe in un aggettivo? Simpatico 1)Cosa consiglia per mantenersi in forma: sport, dieta, o entrambi? Attività fisica, preferibilmente lavoro aerobico, almeno tre volte a settimana per periodi di novanta minuti; da associare a una dieta equilibrata. 2)Secondo lei, che ruolo ha l'educazione fisica a scuola? Ha un ruolo importante, ma per una maggiore efficacia servirebbero più ore. E' utile per conoscere la propria struttura anatomica, ovvero come è fatto il proprio corpo e per apprendere le regole e i fondamentali dei vari sport. Inoltre favorisce la socializzazione e offre l'opportunità di fare esercizio a chi non può farlo nel pomeriggio.Secondo me dà anche l'opportunità agli studenti di riposare la mente dall'ordinaria attività accademica. 3)Quanto conta l'apparenza per lei? Poco, perchè c'è bisogno di tempo per valutare le persone. Le cose fondamentali sono il rispetto e l'educazione e non fermarsi alla prima impressione. 4) Qual è il suo segreto di bellezza? Dormire almeno sette ore a notte, fare una buona colazione, evitare alcol e fumo, fare sport.

scossa. Fino a quel punto le squadre italiane avevano una sorta di convinzione del fatto che, nonostante tutto, il calcio del bel paese fosse pressoché invincibile e, mentre altri stati, come ad esempio la Germania, costruivano stadi di proprietà e rifondavano il settore giovanile, noi ce ne stavamo seduti sugli allori, a litigare per i diritti tv. Ma il risultato conseguito dalle nostre società ha un sapore strano, sicuramente piacevole; quello della ribalta perché, ebbene sì, il calcio italiano non è morto, è ancora vivo e fa niente se non primeggiamo nell’Europa che conta, a noi servono punti per tornare lì, in alto nel ranking, a dettare legge. L’Europa League può essere una miniera d’oro per il nostro calcio in quanto oltre a regalarci grandi soddisfazioni potrebbe regalarci tanti punti e tante vittorie. Squadre come l’Inter, la Roma,

il Napoli ma la stessa Fiorentina sono società che potrebbero aggiudicarsi la competizione lottando e sudando. L’anno scorso è mancata l’impresa per vedere la Juventus in finale, quest’anno non si sa; bisogna vedere la fortuna che ogni squadra potrebbe avere nei sorteggi o l’impegno che ciascuna rappresentativa metterà in ogni singola partita. Vincere in Europa si può, anche se forse per la Champions è ancora presto.Concludo chiedendo uno sforzo al tifoso che sta leggendo questo articolo e che, come me, sta soffrendo vedendo la situazione del nostro calcio: è solo un periodo, non abbattiamoci. La speranza è sempre l’ultima a morire.■

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IL MAESTRO, L’ETERNO SECONDO E IL SIMPATICONE

Detta così sembrerebbe quasi una barzelletta, ma forse sono proprio questi i soprannomi che potremmo usare per tre campioni indiscussi

del tennis moderno: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, rispettivamente secondo, quarto e primo nel ranking mondiale. Andiamo ad analizzarli uno a uno.

Roger Federer, maestro indiscusso del tennis di tutti i tempi, è colui che è riuscito a vincere diciassette volte dei titoli del Grande Slam e ben sette volte il più importante di questi: Wimbledon. Una maestà assoluta, l’uomo che ha portato a concepire il tennis in un modo totalmente diverso, unendo classico e moderno. Nasce a Basilea, in Svizzera, nel 1981 e si dà al tennis all’età di 6 anni. Fino ai dodici gioca anche a calcio, per poi scegliere il tennis. Chi l’avrebbe mai detto che un

ragazzino tifoso accanito del Basilea e esterno di fascia sarebbe poi

divenuto il miglior giocatore della storia del tennis? Si contraddistingue sempre per

il suo stile: i colori non sono mai stravaganti, sempre ben

vestito. Indubbiamente la sua superficie favorita è l’erba e il suo

dritto è ancora un grande esempio di tennis classico.

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TEST: MISURA LA TUA FOLLIA PS: Non appena avrete terminato il test, troverete la tabella delle soluzioni. Dividete le vostre scelte in quattro gruppi. A,B,C e D e scoprite a che profilo appartenete!

1)HAI PRESO SEI IN FISICA, LA TUA REAZIONE TIPO È:a) Si! Finalmente dopo tutto l'impegno per studiare ci sono riuscito/a b) Meritavo di più! Devo cominciare una guerra contro il mio insegnante! c) Comincio ad annusare il foglio per carpire l'odore dell'inchiostro che amo! d) Tsk, ovvio! Grazie ai miei metodi di copiare infallibili il mio sei era scontato!

2)TI SI CHIEDE DI ELEGGERE UN NUOVO RAPPRESENTANTE DI ISTITUTO:a) Il mio cane, che domande! b) Ardi dalla voglia di candidarti tu stesso/a c) Proponi una scheda di voto con un tuo dipinto d) Trovi lo stratagemma per dare il potere a chi ti può favorire

3) VOSTRA SORELLA VIENE MESSA AL ROGO, LA VOSTRA REAZIONE è:a) Studio i colori del corpo che brucia b) Rimarrei confuso/a pensando che ci potrebbe essere un errore storico c) Dichiaro lutto nazionale d) Probabilmente non è mia sorella ma una controfigura, non sono preoccupato

4)VENITE ATTACCATI DA POPOLAZIONI LIMITROFE:a) Dichiaro guerra a Zeus b) Troverò sicuramente una soluzione con il mio cervello! c) Parlo con i gli amici che vedo solo io! d) Guerra? Io ero ad una serata di gala!

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Passiamo adesso all’eterno secondo: Rafael Nadal. Veramente eterno secondo non lo è stato. Nella sua carriera è stato anche primo nel ranking, ma un po’ tutti lo ricordano per la rivalità con Federer, in cui non sembra aver mai primeggiato. Tutto muscoli e

forza, Nadal fa del dritto in Top-

Spin il suo punto di forza. Ha vinto

quattordici dei titoli del Grande Slam, di cui ben

otto Roland Garros. Nasce a Manacor, in

Spagna, nel 1986 e da buon spagnolo quando vede il rosso si esalta:

ecco spiegate tutte le sue vittorie al Roland Garros e anche in tutte le altre superfici in terra battuta. Sicuramente uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi.

Dulcis in fundo, troviamo il simpaticone: Novak Djokovic. Simpaticone perché nelle sue partite è solito fare sceneggiate o imitare questo o quel personaggio. Attualmente primo nel ranking mondiale, è salito al trono quattro anni fa, dopo aver fatto una dieta ritenuta speciale da tanti. Prima di questa misteriosa dieta era sempre lì, ma mai in vetta: terzo, quarto, ma non si avvicinava mai ai due tennisti sopracitati. Ha vinto dieci dei titoli del Grande Slam e detiene ben la metà delle vittorie nell’Australian Open. Il suo colpo per eccellenza è il dritto, ma non disdegna neanche il rovescio a due mani. Nasce a Belgrado nel 1987 e la sua Serbia la porta sempre nel cuore, ovunque vada. ■

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1- A)Giova ; B)Caligo; C)Carava; D)Machia 2- A)Caligo ; B)Giova; C)Carava; D)Machia 3- A)Carava ; B)Giova; C)Caligo; D)Machia 4- A)Caligo ; B)Machia; C)Giova; D)Carava 5-A)Caligo ; B)Giova; C)Machia; D)Carava 6-A)Machia ; B)Caligo; C)Carava; D)Giova

7-A)Giova ; B)Machia; C)Carava; D)Caligo 8-A)Machia ; B)Giova; C)Caligo; D)Carava 9-A)Carava ; B)Giova; C)Machia; D)Caligo 10-A)Giova ; B)Carava; C)Machia; D)Caligo 11-A)Giova ; B)Caligo; C)Machia; D)Carava 12-A)Caligo ; B)Machia; C)Carava; D)Giova

tasca c) Hai già individuato il ladro e con uno stratagemma riesci a riprenderti il portafoglio d) Ti consoli con il tuo fidato animale domestico mentre c'è l'hai con il mondo intero

10) SEI SU UN AEROPLANO CHE SI STA PER SCHIANTARE, CHE FAI?a) Tremi dalla paura ma ti rassicura il fatto che la tua morte non sarà così dolorosa come potrebbe essere quella per rogo b) Studi la prospettiva aerea delle montagne c) Sei riuscito a rubare il paracadute e con molta nonchalance ti getti dall'aereo d) Muori con onore insieme ai tuoi amici senatori

11)VUOI PIANTARE UNA FIORE NEL TUO GIARDINO, QUALE SCEGLI?a) Un papavero rosso come il fuoco b) Una grande orchidea, simbolo di aristocrazia e superiorità c) Un cactus, simbolo di rigore e ordine d) Delle viole coloratissime

12) QUALE ANIMALE DOMESTICO VORRESTI AVERE?a) Un cavallo, senza ombra di dubbi b) Un gatto: pacato, silenzioso e intelligente c) Uno stravagantissimo pappagallo rosso giallo e blu d) Una fenice con il potere di rinascere dalle proprie ceneri

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5)LA PERSONA CHE VI PIACE È STATA CATTURATA: a) I nemici mi circondano, tagliate la testa a tutti i cortigiani! b) Non è possibile! La vedo solo io la persona che mi piace! c) Sono già a cavallo per salvarla, i miei informatori sanno tutto! d) Devo uccidere il suo rapitore!

6)STAI GUARDANDO LA TELEVISIONE E VIENE TRASMESSA LA NOTIZIA DI UN SERIAL KILLER:a) Le mie spie mi hanno detto che è solo un eroinomane b) HAHAHA lo devo far votare come senatore! c) Cambio canale per guardare Art Attack d) Guido un'armata per pattugliare tutto il paese

7) È SERA, SEI IN UN BOSCO E HAI PERSO LA STRADA: a) Continui imperterrito a camminare convinto che il sentiero, prima o poi, sbucherà da qualche parte b) Analizzi la situazione e decidi di risolvere il problema progettando minuziosamente un rifugio che ti proteggerà la notte c) Costruisci un razzo di segnalazione coloratissimo con tutto quello che trovi nel sottobosco d) Cominci a imprecare contro qualunque essere vivente a partire dai turisti fino alle forme più primitive di vegetali.

8) QUALE È LA VOSTRA CITAZIONE PREFERITA? a) 'Dove men si sa, più si sospetta’ b) 'Piangendola caduta | sul campo di battaglia || riconoscendola Santa | perchè conoscendola donna. c) 'Lasciate che ci odino, purché ci temano d) 'Si dipinge con il cervello et non con le mani’

9) TI HANNO RUBATO IL PORTAFOGLIO, CHE FAI?a) Disegni un identikit così realistico del presunto ladro da sembrare vero b) Lo cerchi instancabilmente per ore nella speranza che ti sia solo caduto di

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A dirla tutta, se questro è il vostro profilo, nel medioevo sareste sicuramente stati rinchiusi in una segreta: come la Giovi (appellativo bergamasco di Jean d’Arc) siete matti da legare. Non che non potreste andarne fieri: come a lei, la tenacia vi appartiene. Siete determinati a raggiungere i vostri obiettivi, anche quelli grandiosi come la vittoria in battaglia e, comunque vada, sapete restare fedeli a voi stessi e ai vostri valori. Non importa che si tratti di vincere ad Orleans, percorrere gli Stati Uniti coast to coast o prendere 6 in fisica: avete la perseveranza per ottenere ciò che desiderate. Qualche allucinazione non manca, ma tutto sommato siete un tipo apprezzabilissimo di pazzi. Un unico consiglio: non andate assolutamente al barbecue del Re di Francia, non si sa mai che tipo di carne voglia mettere sul fuoco.

Se vi trovate qui, nel vostro mondo non c'è posto per futile stravaganza o follia visionaria.

Machiavelli era un freddo calcolatore dell’ordine del mondo. Dal Principe ideale non accettava nessun passo falso. Come per lui, il vostro schema di vita è focalizza-analizza-agisci. Niente spazi per l’esuberanza: apparite meno folli nel vostro fare, ma in realtà evitare il fallimento è la vostra ragione di vita. Nessuno riuscirebbe a trovare un accordo diplomatico meglio di voi, evitando litigi o causandoli quando opportuno e risolvendo problemi con stupefacente efficienza. Forse ogni tanto dovreste anche lasciare che la vita vi spettini un po’ e ricordare che non potete prevedere ogni cosa: in fondo, c’è quel piccolo pizzico di follia insita nel genere umano che fa sempre saltare tutti i piani, anche i vostri.

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COMPLIMENTI! Siete totalmente folli!

Ora che avete accertato le vostre affinità con questo saggio personaggio della prima Roma imperiale potete aspirare a grandi cose: vi è accaduta una fatalità? Dichiarate guerra al Dio che preferite! Siete tristi per qualcosa? Negate la felicità ai vostri amici! Detestate i rappresentanti d'istituto? Eleggete un fedele equino al posto loro! La follia che vi contraddistingue vi permetterà di vivere una vita allegra e senza preoccupazioni; unica piccola controindicazione? Le persone che vi stanno intorno potrebbero non apprezzare la vostra esuberanza, e organizzare simpaticissime congiure per farvi fuori. Dunque occhio ai nemici, e non fate caso ai signori vestiti di bianco che vi stanno portando via!

Avete una predisposizione per l'arte? Sognate di diventare cavalieri ospitalieri? Amate passare a fil di spada gli avventori delle più sudicie bettole di Roma? Questo vuol dire che il nostro test funziona! Proprio come quella di Caravaggio, la vostra personalità è tanto creativa da essere folle...o tanto folle da essere creativa? Avrete senz'altro una vita piena, contornata da alti e bassi: periodi di feste nei palazzi dei più grandi nobili del vostro tempo (o più presumibilmente serate in discoteca) susseguiti da rapide fughe da chi vuole appendervi ad una forca, o semplicemente costringervi a darvi una mossa e studiare un po di più. Forse non sarà una prospettiva rilassante, ma sicuramente non potrete lamentare una vita noiosa, anche se smettere di respirare le esalazioni di piombo contenuto nei vostri colori e ridurre un pochino il vino che ingurgitate non potrà fare altro che giovare alla vostra salute.

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Dopo averne parlato nel nostro primo numero, finalmente l’Expo si fa realtà anche per il Federici: il 28 maggio ci saranno 9 volontarie al lavoro ed il 2 giugno una cinquantina di studenti in visita con il prof. Vitali

Per ricordare tredici giovani partigiani e i loro ideali

SILENCE TEATRO presenta

Venerdì 29/05/2015 ore 20.45 Cinema Teatro Nuovo Chiuduno

Dopo averne parlato nel nostro primo numero, finalmente l’Expo si fa realtà anche per il Federici: il 28 maggio ci saranno 9 volontarie al lavoro ed il 2 giugno una cinquantina di studenti in visita con il prof. Vitali

Per ricordare tredici giovani partigiani e i loro ideali

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