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1 LIBERTA’ DI STAMPA – FOCUS TURCHIA Dossier con dati, analisi di scenario, articoli di cronaca, report e letture di approfondimento. Denominatore comune la Turchia di oggi e la libertà di stampa, espressione e pensiero sempre più compromesse. a cura di Alice Fubini, laureanda in Comunicazione pubblica e politica presso l’Università degli Studi di Torino ( [email protected])

LIERTA’ DI STAMPA – FOCUS TURCHIA - VOCI SCOMODE …vociscomode.caffedeigiornalisti.it/wp-content/uploads/... · 2016-11-18 · Erdoğan che fu Primo ministro fino al 2014 e da

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LIBERTA’ DI STAMPA – FOCUS TURCHIA

Dossier con dati, analisi di scenario, articoli di cronaca, report e

letture di approfondimento. Denominatore comune la Turchia di

oggi e la libertà di stampa, espressione e pensiero sempre più

compromesse.

a cura di Alice Fubini, laureanda in Comunicazione pubblica e politica presso

l’Università degli Studi di Torino

( [email protected])

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DOSSIER

INDICE

1. LA LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO

Dati RSF

2. FOCUS TURCHIA:

Dati RSF

Scenario storico

Rassegna stampa

Letture di approfondimento

3. FOCUS EVENTO 29/11: I PROTAGONISTI

Voci Scomode

Caffè dei giornalisti

Maison

Giornalisti ospiti

3

1. LA LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO

I DATI DI RSF

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BAROMETRO VIOLAZIONI LIBERTA’ DI STAMPA NEL MONDO

2. FOCUS TURCHIA

DATI RSF

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SCENARIO STORICO

DATE PRINCIPALI STORIA DELLA REPUBBLICA TURCA

Fine dell’Impero Ottomano e proclamazione della Repubblica

Luglio 1919, un congresso nazionalista presieduto dal generale Mustafa Kemal Atatürk, leader del

movimento nazionalista turco, chiedeva uno Stato turco indipendente.

Aprile 1920: Ankara, in spregio al regime ottomano, fu convocata la Grande Assemblea Nazionale e

Atatürk fu eletto suo presidente.

Gennaio 1921: viene adottata La Legge Fondamentale per l'Organizzazione . Con questa normativa, i

nazionalisti proclamarono che la sovranità apparteneva al popolo e che questa veniva esercitata a

suo nome dalla Grande Assemblea Nazionale.

1 novembre 1922: Il sultanato fu abolito ufficialmente

29 ottobre 1923, fu proclamata la Repubblica di Turchia e Kemal Ataturk fu eletto Presidente.

Periodo Kemalista (1923-1938)

La Turchia kemalista era risolutamente laica: Il califfato fu eliminato il 3 marzo 1924.

10 novembre 1938: La morte di Ataturk

Periodo multipartitico (1946-1960)

Il vero periodo multipartitico inizia con le elezioni del Partito Democratico. Il governo di Adnan

Menderes all'inizio fu molto popolare allentando la stretta sull'Islam e favorendo un boom

economico. Durante l'ultima metà degli anni '50 tuttavia l'economia iniziò a declinare e il governo

introdusse la censura per reprimere il dissenso. Il governo fu flagellato da alta inflazione e da un

grosso debito.

Gli anni ‘60 e ‘70

27 maggio 1960: colpo di stato militare

Un gruppo di 37 giovani ufficiali militari turchi, che agirono al di fuori della catena di comando dello

Stato Maggiore, e orchestrato dal colonnello Alparslan Türkeş realizzarono il un colpo di stato

militare contro il governo democraticamente eletto del primo ministro Adnan Menderes. Il

generale Cemal Gürsel rimosse Celal Bayar dalla Presidenza della Grande Assemblea Nazionale Turca

e il Primo ministro Menderes, che fu giustiziato poco dopo, sotto l'accusa di avere ispirato

un pogrom anti-greco. Il sistema ritornò sotto il controllo civile nell'ottobre 1961.

Nelle elezioni indette in quella data, il Partito Popolare Repubblicano prevalse con il 36,7%

precedendo il Partito della Giustizia. Il 20 novembre İsmet İnönü venne chiamato a guidare un

governo di coalizione come nuovo Primo ministro, mentre Cemal Gürsel mantenne la carica di

Presidente della Repubblica.

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12 marzo 1971: "colpo di stato del memorandum"

i capi delle forze armate, guidati dal generale Faruk Gürler, presentarono un memorandum al

Presidente Cevdet Sunayin cui si esigeva l'istituzione di un "governo forte e credibile ". Il leader

dell'esercito mise in guardia i funzionari civili che le forze armate sarebbero state obbligate

nuovamente ad assumere l'amministrazione dello Stato se il governo non avesse messo in atto le

riforme economiche e sociali (compresa la riforma agraria) necessarie per frenare la violenza.

Demirel si dimise il giorno stesso. Questo avvenimento fu chiamato il "colpo di stato del

memorandum".

Anni '80 e ‘90

Verso la fine degli anni '70 la scena politica era sempre più frantumata e un lento sviluppo

dell'economia portarono al crescere di violenze tra gli ultranazionalisti e comunisti. Così nel 1980

un nuovo colpo di stato del generale Kenan Evren riprese il controllo della situazione e nel giro di

due anni il potere fu ridato nelle mani dei civili. Alle elezioni del 1982 fu eletto lo stesso Evren alla

presidenza, che restò presidente fino al 1989.

Il sistema politico fu governato allora dal partito unico di Turgut Özal, Partito della

Madrepatria (Anavatan Partisi, ANAP), che combinò un programma di sviluppo economico insieme a

valori tradizionali. Sotto la guida di Özal l'economia conobbe un forte sviluppo convertendo città

come Gaziantep in grossi centri di sviluppo. D'altra parte, furono fatte delle riforme amministrative

contro il terrorismo che portarono all'instaurazione dello stato di emergenza nel 1983 e alla

creazione nel 1985 delle guardie di villaggio, milizie locali paramilitari che dovevano combattere

contro il PKK, un gruppo indipendentista curdo. Dal luglio 1987, il sud-est del paese fu dichiarato

zona di emergenza, condizione che si è protratta fino al 2002.

Agli inizi degli anni '90 ritornò l'instabilità politica. Le elezioni del 1995 portarono a una coalizione di

breve durata tra l'ANAP di Mesut Yilmaz e il Partito Democratico di Tansu Çiller. Nel 1997 i militari

criticarono il sostegno del governo a "politiche religiose settarie" e inviarono un "memorandum" al

Primo ministro Necmettin Erbakan, intimandogli di rassegnare le dimissioni: una sorta di colpo di

Stato "morbido". Quindi, il Partito del Benessere (Refah Partisi, RP) fu censurato: rinacque come

il Partito della Virtù (Fazilet Partisi, FP). Il governo successivo fu formato dall'ANAP.

2002 - La Presidenza di Erdoğan

Le elezioni dell'ottobre 2002 portarono al potere il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Adalet ve

Kalkınma Partisi, AKP), inaugurando un lungo regime di potere guidato dal suo leader Recep Tayyip

Erdoğan che fu Primo ministro fino al 2014 e da quella data presidente della repubblica. Il quale

vinse nuovamente la maggioranza nelle elezioni nel 2007 e nel 2011.

2013: Scontri violenti tra polizia e civili manifestanti in merito alla decisione governativa di abbattere

un parco di Istanbul (Gezi Park). Le manifestazioni furono sempre condotte pacificamente dai

Giovani Turchi, ma portate alla violenza dall'ausilio inappropriato della polizia da parte del Governo

(la stessa UE accusò l'adozione di strumenti, quali gas lacrimogeni e acqua modificata chimicamente,

in merito alle manifestazioni). Così la Turchia perse l'appoggio dell'UE, ma anche delle nazioni

Medio-orientali che, fino a quel momento, non vedevano che un punto di riferimento da seguire, sia

per l'economia che per la democrazia. Erdoğan controbatté: "La Turchia ha superato il test della

democrazia". I Giovani Turchi proseguirono a manifestare pacificamente, coscienti del fatto che se

fossero stati loro i primi a colpire, avrebbero perso ogni ragione in merito. E, viste le continue accuse

e i ripensamenti da parte dell'Europa, Erdoğan esordì con le leggi su Internet: impossibile, per i

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Turchi, manifestare per mezzo dei social network e di Internet in generale il loro pensiero sulla

situazione attuale, specialmente impossibile pubblicare immagini o video riguardanti le

manifestazioni. I partiti d'opposizione parlano di censura, ma Erdoğan replica: "È un mezzo di tutela

per la privacy". E non replica, però, sul fatto che molti dei suoi sostenitori si uniscano alle fila della

polizia, manganelli alla mano e sassi pronti al lancio, contro i manifestanti. Una democrazia che

permette la partecipazione solo di una classe, quella favorevole al governo.

Nelle elezioni del giugno 2015 perse per la prima volta la maggioranza assoluta con l'ingresso del

partito HDP, rappresentante dei curdi, e pertanto la possibilità di attuare riforme costituzionali per la

trasformazione della Turchia in repubblica presidenziale, come caldeggiato da Erdoğan; dopo vani

colloqui per la formazione di una coalizione di governo, la Turchia tornò alle urne nel novembre del

2015, dove l'AKP tornò ad avere la maggioranza assoluta.

Nella serata del 15 luglio 2016 alcuni reparti delle forze armate turche tentano un colpo di Stato per

rovesciare il governo: vengono occupati dai militari i maggiori centri urbani, carri armati stazionano

ad Ankara e Istanbul. Il golpe tuttavia fallisce nel giro di pochissime ore. Erdoğan - che alcune fonti di

stampa affermano essere in fuga sull'aereo presidenziale - interviene tramite videoconferenza in una

trasmissione televisiva della CNN turca, incitando il popolo a resistere e a scendere in piazza.

All'incirca 4 ore più tardi, poco prima dell'alba, la situazione è ormai risolta, con tutte le agenzie di

stampa che annunciano il fallimento del colpo di Stato e il rientro del presidente Erdoğan

all'aeroporto di Istanbul.

Il ministro degli Interni nei giorni seguenti fa arrestare circa 12.000 persone, tra militari, poliziotti,

giornalisti, magistrati e dipendenti pubblici sospettati in maggioranza di simpatie güleniste,

minacciando di punire duramente (anche con la pena di morte, eventualmente da reintrodurre da

parte del Parlamento) coloro che hanno partecipato al golpe

Un bilancio di almeno 265 morti accertati e oltre 1.400 feriti

26 luglio 2016: 42 giornalisti, sospettati di legami con il predicatore Gulen, sono stati colpiti da un

ordine di arresto

31 ottobre 2016: la polizia turca oggi ha arrestato Murat Sabuncu, direttore di

Cumhuriyet quotidiano laico.

4 novembre 2016: arrestati i leader curdi, tra cui Selahattin Demirtaş, il più carismatico degli

oppositori di Erdoğan

APPROFONDIMENTO:

RAISTORIA

TURCHIA - DAL 1980 A ERDOGAN

http://www.raistoria.rai.it/articoli/turchia-oggi-dal-1980-a-erdogan/32525/default.aspx

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BREVE RASSEGNA STAMPA

REPORT

5/10/2016

(Per visualizzare il report: https://rsf.org/en/reports/turkey-you-cannot-report-news-under-state-

emergency )

ARTICOLI CORRELATI

( https://rsf.org/en/turkey )

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31/10/2016

(http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-10-31/repressione-turchia-giornalisti-arrestati-

erdogan-sceglie-rettori-123848.shtml?uuid=ADpsBZmB)

31/10/2016

Blitz contro l’ultimo giornale d’opposizione in Turchia: arrestati il direttore e 12 giornalisti

http://www.lastampa.it/2016/10/31/esteri/turchia-blitz-contro-un-giornale-dopposizione-in-

manette-ricercato-un-famoso-vignettista-GgenV0P56hg4NQdRLskkLI/pagina.html

2/11/2016

http://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2016/11/02/turchia-dittatura-impotenza-

occidentale

5/10/2016

http://www.corriere.it/esteri/16_ottobre_05/turchia-purghe-oltranza-1349fbde-8a65-11e6-8935-

fd9af6958684.shtml

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11/9/2016

Link: http://www.uikionlus.com/lespresso-vi-meritate-

il- dittatore-intervista-con-demirtas/

Allegato PDF per lettura integrale

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16/7/2016

http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2016/07/16/turchia-democrazia-morta-golpe

27/7/2016

(http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Turchia-mandato-di-arresto-per-47-giornalisti-50f3eac0-

086f-473a-8781-8cda249c435f.html?refresh_ce)

24/06/2016

Allegato PDF per lettura integrale

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22/6/2016

http://www.articolo21.org/2016/06/insieme-a-rsf-per-liberare-giornalisti-e-accademici-

arrestati-in-turchia

LETTURE

10/2016

Articoli correlati:

http://www.limesonline.com/demirtas-arrestato-hdp-erdogan-turchia-golpe-curdi/95171

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http://d.repubblica.it/attualita/2016/10/31/news/elif_shafak_scrittrice_turca_intervista-

3286493/?rss&refresh_ce

"Il modo migliore per arrivare a Istanbul sarebbe attraversando

lentamente il Mar di Marmara fino a veder apparire une

incomparable silhouette de ville...". Questo libro è il racconto,

potremmo forse dire il romanzo di Istanbul. Protagonista è una

città eterna, prodigiosa, una città incarnata nelle sue stesse

rovine. A comporne la trama sono le storie degli uomini e delle

donne che l'hanno fondata, vissuta, abbandonata: storie piccole

e insieme grandissime; a tenerle insieme sono le parole di un

autore capace, come raramente accade, di fondere in un unico

sguardo sapere e meraviglia.

3.FOCUS EVENTO 29/11: I PROTAGONISTI

VOCI SCOMODE | STORIE DI CHI SFIDA IL POTERE

“Voci scomode” è l’appuntamento annuale dedicato alla libertà di stampa nel mondo e alle

testimonianze dei giornalisti costretti all’esilio; è organizzato dal Caffè dei giornalisti in

collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politiche e Società dell’Università di Torino e la

Maison des Journalistes di Parigi. Giunto alla sua terza edizione, si ispira al progetto di

sensibilizzazione alla libertà di opinione e di espressione Presse 19, laddove il numero rimanda

all’articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, che sancisce tali diritti.

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Edizione 2016 - “Turchia, censura di Stato” è il tema dell’edizione 2016: le testimonianze dei

giornalisti rifugiati e degli inviati nell’area siro-irachena e turca diventano strumenti al servizio di chi

– giornalisti, studenti, opinione pubblica – vuole comprendere i motivi della svolta autoritaria

impressa da Erdogan all’indomani del fallito golpe dello scorso 15 luglio.

Edizioni 2014 e 2015 - In precedenza, l’edizione 2014 ha dato “voce” ai giornalisti Agil Khalilov,

proveniente dall’Azerbaijan, e Zara Mourtazalieva, russa di origini cecene, con un ricordo di Ilaria

Alpi. Le “voci” dell’edizione 2015 sono quelle di chi sfida il potere in Africa: Marie Angélique

Ingabire (Ruanda) e René Dassié (Camerun). Tutti rifugiati e accolti da La Maison des Journalistes di

Parigi.

IL CAFFE’ DEI GIORNALISTI

Fondato nel 2012 da Rosita Ferrato, giornalista, scrittrice e fotografa torinese, è un’associazione culturale al servizio della libertà di stampa e della libera manifestazione del pensiero. Ispirandosi alla Maison des journalistes, esordisce nel panorama culturale locale portando all’attenzione dell’opinione pubblica le violazioni perpetrate dai governi di tutto il mondo ai danni di giornalisti, fotoreporter e blogger “colpevoli” di fare un’informazione libera, democratica, approfondita e critica. Negli anni, il Caffè dei giornalisti inserisce altri temi di riflessione alla sua proposta di agenda setting: i cambiamenti geo-politici in atto nei paesi che affacciano sul Mediterraneo e la “saldatura” del giornalismo ai temi della cooperazione sociale e dello sviluppo sostenibile globale. Oggi - oltre a configurarsi quale luogo d’incontro (virtuale, fisico, itinerante) tra giornalisti e di confronto sulla maniera di intendere e interpretare l’informazione – è anche collettore e megafono d’iniziative finalizzate a sensibilizzare pubblici più ampi ed eterogenei sui temi della libertà d’informazione e di stampa. In questa duplice veste, il Caffè dei giornalisti partecipa al progetto lanciato dal Circolo della Stampa di Torino: valorizzare e promuovere la sede storica - Palazzo Ceriana Mayneri, ottocentesca dimora patrizia – nel suo ruolo di casa del giornalismo, attraverso l’organizzazione di dibattiti e incontri. Un luogo fisico di scambio, divulgazione e informazione che interagisce con quello virtuale, tradizionale punto di riferimento del pubblico del Caffè dei giornalisti: www.caffedeigiornalisti.it

MAISON DES JOURNALISTES

Nata a Parigi nel 2002 grazie all’impegno dei giornalisti francesi Danièle Ohayon e Philippe Spinau,

offre rifugio a giornalisti esiliati o fuggiti dal loro Paese d’origine per aver perseguito la libertà di

espressione. Dalla sua apertura, l’associazione ha accolto circa 300 giornalisti provenienti da 57 paesi

del mondo.

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I PROTAGONISTI

Halgurd Samad

Giornalista curdo-iracheno, rifugiato presso la Maison des Journalistes

Laureato in Letteratura inglese, ha cominciato la carriera di giornalista nel 2002. Specializzato in

diritti umani, giovani e politica, ha collaborato come reporter e fotografo per le testate curde

Hawlati, Dahenan, Aso, Rozhnama e diretto rivista Livn. Per aver criticato il governo in carica, ha

subito per anni minacce continue, culminate nel 2008 in un violento pestaggio. Due anni dopo, la

forte reazione del governo per un articolo pubblicato dal suo giornale lo induce a lasciare il Kurdistan

e rifugiarsi temporaneamente in Turchia prima di ottenere – nel settembre 2010 – il visto francese.

Corrispondente della televisione curda NRTTV, Samad è oggi reporter freelance per diverse testate

curde e attivista MDJ.

Sakher Edris

Giornalista siriano, rifugiato presso la Maison des Journalistes

Laureato in Informatica presso il London City College, ha lavorato come giornalista presso diverse

testate, tra le quali Dubai TV e Al Arabyia News, ottenendo molti riconoscimenti per trasmissioni e

inchieste che hanno contribuito alla discussione politica e sociale nel suo Paese e in altri dell’area

medio-orientale. E’ anche autore di articoli satirici pubblicati da riviste internazionali. Ha lasciato la

Siria nel 1991, da quando suo padre è stato identificato tra gli avversari di Hafez al Assad e

incarcerato. Da allora, vi ha fatto rientro per periodi molto brevi, in occasione dei quali è stato

interrogato dal governo in merito alle sue opinioni politiche. Attualmente lavora come giornalista

investigativo ed è in prima linea nell’organizzazione di manifestazioni a sostegno della libertà di

stampa e dei diritti umani. E’ Segretario Generale dell’Associazione del Giornalismo Siriano, alla

quale aderiscono circa 300 giornalisti in tutto il mondo.

Murat Cinar

Si definisce “un giornalista in bilico tra Italia e Turchia”: dopo gli studi in economia e le prime

esperienze nel campo giornalistico, nel 2002 si trasferisce in Italia, dove si specializza in riprese e

montaggio video, fotografia, web marketing. Scrive in Turchia per la rivista nazionale KaosGL, per il

quotidiano nazionale Birgun e per vari portali di notizie indipendenti come Bianet, Sol e Sendika. In

Italia ha scritto per Il Manifesto ed E-il mensile. E' uno dei fondatori del freepress mensile Glob011 e

collabora ancora oggi con BabelMed, Prospettive Altre e Pressenza.

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Ugur Bilkay

Nasce nel 1992 nel villaggio di Taslicay, nella profonda Anatolia, ufficialmente parte della Repubblica

di Turchia. Il nome storico e politico di questo territorio è Kurdistan, ed è teatro di scontri tra i

militanti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e i soldati dell’esercito turco. L’obiezione alla

causa militarista lo spinge a trasferirsi prima a Istanbul, poi ad abbandonare la Turchia per

l’Inghilterra, affidandosi a trafficanti di viaggio. Dopo passaggi in Kosovo, Serbia, Ungheria, Austria e

Germania giunge in Italia, divenendo il primo cittadino turco a ottenere lo status di rifugiato politico

in Europa per la sua obiezione di coscienza. Oggi studia Antropologia Interculturale a Torino.