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ANNO I - NUMERO I, GENNAIO 2016 Politica&Attualità Apatzingan, massacro di Stato, pag. 04 Messico: assassinata una sindaca insediatasi da un giorno, pag. 06 Roma Tre Link e La Strada: un’Aula Studio per la domenica, pag. 08 Cosa stiamo facendo a... ...Matematica e Fisica, pag. 09 ...Scienze, pag. 09 ...Filosofia, Comunicazione e Spet- tacolo, pag. 10 ...Scuola di Lettere, Filosofia e Lingue, pag. 10 Valleranello: residenza 2.0?, pag. 12 Link in Rete Non è una Regione per studenti, pag. 14 Scienza Produrre dal deserto, pag. 16 Recensioni The Lobster, pag. 18 Sport Sporting Club Locri: tutto pas- serà?, pag. 20 AAA Cercasi Campionato!, pag. 22 Scintille Alle vite spazzate, pag. 24 Squilibrio perfetto – Prima Punta- ta, pag. 25 Facciamoci avanti: LINKiostro è qui! Editoriale pag. 02

LINKiostro - Gennaio 2016 - Anno I Numero I

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Facciamoci avanti: LINKiostro è qui!

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ANNO I - NUMERO I, GENNAIO 2016

Politica&Attualità

Apatzingan, massacro di Stato, pag. 04

Messico: assassinata una sindaca insediatasi da un giorno, pag. 06

Roma TreLink e La Strada: un’Aula Studio per la domenica, pag. 08

Cosa stiamo facendo a......Matematica e Fisica, pag. 09...Scienze, pag. 09...Filosofia, Comunicazione e Spet-tacolo, pag. 10...Scuola di Lettere, Filosofia e Lingue, pag. 10

Valleranello: residenza 2.0?, pag. 12

Link in ReteNon è una Regione per studenti, pag. 14

ScienzaProdurre dal deserto, pag. 16

RecensioniThe Lobster, pag. 18

SportSporting Club Locri: tutto pas-serà?, pag. 20

AAA Cercasi Campionato!, pag. 22

ScintilleAlle vite spazzate, pag. 24

Squilibrio perfetto – Prima Punta-ta, pag. 25

Facciamoci avanti:LINKiostro è qui!

Editoriale pag. 02

0202 Editoriale

Raccogliere, verificare e condividere infor-mazioni su situazioni, questioni e proble-matiche. Su questa condizione necessaria e sufficiente fonda il proprio lavoro il gruppo di studentesse e studenti di cui faccio parte, Link Roma Tre – Sindacato Universitario. A partire da questa immagi-niamo, progettiamo e concretizziamo la nostra azione nel luogo e nel territorio in cui viviamo; grazie a questa garantiamo che tutte le nostre discussioni e determi-nazioni operative convergano su un unico fine: assicurare per tutti gli iscritti a Roma Tre condizioni sempre migliori in cui vivere questo luogo di formazione, cultu-rale e di vita. Se applicata via via a contesti sempre più ampi, la nostra propensione, spiccata e sentita, a documentare, analiz-zare e commentare consente di valutare il modo in cui idee, fatti, riflessioni e discus-sioni possano accumularsi e combinarsi tra loro, determinando i vari strati in cui si costituisce la realtà che ci circonda, che ci ingloba, di cui siamo parte. Condividere tale metodologia di visione sulla società e sul mondo: questa è l’idea che fa nascere il periodico mensile di cui avrete sotto gli occhi il primo numero, LINKiostro.

Il nuovo giornale vede dunque la luce in quell’ateneo pubblico, con sedi distribuite nel quadrante sud-ovest di Roma, di cui tanto io quanto il suo lettore tipo siamo studentesse e studenti. La nostra Roma Tre, appunto: quella che non vorremmo mai fosse, quella che realmente è, quella che desideriamo ardentemente sia, quella

che quotidianamente la nostra organizza-zione si impegna a fare in modo che diven-ti: un luogo ottimamente strutturato per rispondere alle esigenze di tutti noi. Questo è l’obbiettivo alto, ma progressiva-mente avvicinabile con sempre migliore approssimazione, a cui lavora ciascun giorno della sua attività Link Roma Tre – Sindacato Studentesco: attraverso questo giornale puntiamo anche a far capire meglio le modalità e i risultati della nostra azione, per rendere sempre più chiaro ai più chi sia questo gruppo di studentesse e studenti simili a ciascun altro, che sempre si spende nell’interesse e per il bene della comunità che siamo. All’interno e tutt’intorno a Roma Tre, però, il dibattito sociale e culturale non smette mai di svi-lupparsi. Ecco appunto perché lo spazio di queste pagine è destinato ad ospitare il racconto e le considerazioni non solo sul nostro ateneo, ma su qualsiasi tematica individuabile nella società: attualità, Poli-tica, Economia, Scienza, Cultura nel senso più ampio del termine, nuove produzioni letterarie – musicali – teatrali – cinemato-grafiche, Sport, svago. Tutte avranno un’apposita sezione a loro dedicata. Ciò su cui scommettiamo è che a cercare spazio per affrontare argomenti e questioni rela-tive a tali ambiti non siamo solo noi mili-tanti e Rappresentanti di Link Roma Tre.

Facciamoci avanti: LINKiostro è qui!

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Confidiamo infatti che a dar voce al pro-prio punto di vista ambiscano anche tutte quelle studentesse e tutti quegli studenti che, con più o meno facilità, sicurezza e consapevolezza, affrontano una tappa dopo l’altra uno dei percorsi di alta forma-zione culturale e morale che la nostra uni-versità offre. E pure, perché no?, tutti quei docenti che scelgano di cercare con noi un confronto e una condivisione delle rispet-tive convinzioni culturali e ideologiche su un piano di parità, riconoscendo alla nostra capacità di analisi critica del reale la validità e la bontà di chi guarda ai fatti da un punto di vista particolare: quello dell’individuo che si impegna per sé a completare la costruzione di un sapere aperto, critico e plurale. Per noi di Link Roma Tre – Sindacato Universitario, tale costruzione non può prescindere dalla condivisione di alcuni valori fondamenta-li, gli unici in grado di far muovere e man-tenere la società e la Storia nella giusta direzione: essi sono l’antirazzismo, l’anti-fascismo, la libertà di pensiero e la plurali-tà delle opinioni. Perciò portiamo avanti una lotta alle discriminazioni, anche a quelle di genere, e all’omofobia, e alle disuguaglianze di ciascun tipo; e lo faccia-mo fin da dentro il nostro ateneo perché siamo consapevoli di come esso non sia un’isola rispetto ai più ampi contesti della città, del Paese, dell’Europa, del mondo.Siamo convinti che la migliore espressio ne di questo nostro sentire possa concre-tizzarsi nel nostro agire, a patto che sia basata su una corretta Informazione. Nel contesto di una realtà contemporanea così pienamente globalizzata, però, le informazioni costantemente si accavalla-

no e si scavallano in un mare magnum: evitare di essere sommersi è possibile, se si possiede il mezzo giusto per esplorarlo. Un mezzo che sia in grado di selezionare quei fatti, quelle idee e quelle notizie che realmente e più da vicino vanno tenute ben presenti e correttamente valutate; uno strumento che consenta di analizzare e commentare gli eventi che definiscono la realtà e i mutamenti che ne determinano l’evoluzione; un’arma che permetta di tro-varsi nel cuore della dialettica sull’esist-enza a noi studenti universitari. Sì, pro-prio noi che, collettivamente, tendiamo ad essere lasciati ai margini della società di oggi, sebbene da una vita ci stiamo for-mando per parteciparvi e per una vita ne saremo la parte più determinante e vitale.-Questo sogniamo, progettiamo e facciamo in modo che sia LINKiostro. Ciò che con forza, chiarezza e semplicità ci proponia-mo di mettere nero su bianco è dunque: la nostra volontà di non rimanere estranei a quanto accade e si dice tutt’intorno a noi; la nostra esigenza che di ciascun fatto e di ciascun pensiero si analizzi la vera essenza e si colgano i reali effetti; il bisogno di fare quanto in nostro potere per evitare che le conseguenze di determinazioni insensate e di azioni malsane impattino negativa-mente su chi ne è coinvolto. Per questo il nostro giornale non sarà semplicemente un fiume di parole poste in ordine logico.

Grande ambizione la nostra, è vero; ma “siamo realisti, esigiamo l’impossibile”.

Francesco Balsamo

0404 Politica & Attualità

Il 6 gennaio in Messico si celebra, come in Italia, l’Epifania e il Día de Reyes, o il giorno dei re Magi. Ma da un anno, in Messico, il 6 genna-io non è più solo un giorno di festa.

6 gennaio 2015, 2:30 del mattino. Il palazzo municipale di Apatzingán, stato di Michoacán, è un bell’edificio, rosso e bianco, monumentale, sembra uscito dal Rinascimento. Davanti all’ingresso sono accampati un centi-naio di membri e simpatizzanti di una milizia rurale michoacana. Hanno dormito lì, stanno protestando contro le autorità perché sono tre settimane che il loro gruppo è stato sciolto; e, no-nostante cooperino con lo stato nella lotta al cartello dei Cavalieri Templari, non sono ancora stati pagati per il loro lavoro.

Solo sei manifestanti sono in possesso di una pistola, tutte peraltro regolar-mente registrate. Gli altri sono equipaggiati con bastoni e con rami di limone, frutto tipico di quella terra, a sottolineare con fierez-za le proprie origini contadine.

All’improvviso, i federali. «Ammazzateli come cani!», gridano. E poi lo fanno. Assieme ai poliziotti ci sono anche i

soldati del 30° battaglione di fanteria di Apatzingán. In tutto, tra militari e Polizia Federale, saranno un centinaio e forse anche qualcosa di più.

Uccidono un ragazzo di vent’anni, arrestano quarantaquattro persone tra cui un minorenne. Di quei quarantaquattro, otto vengo-no pure picchiati.

L’accusa – totalmente falsa – per tutti è di possesso illegale di arma da fuoco. Cinque ore dopo, un altro, analogo attacco lungo la via Constitución di Apatzingán: le forze armate puntano stavolta i loro mitragliatori M60 contro una decina di veicoli sui quali viaggiavano alcuni membri di quella milizia campagnola assieme ai loro familiari. Neanche i ragazzi e le ragazze più gio-vani vengono risparmiati.

Arriva infine l’immancabile commen-to delle autorità. Dice Alfredo Castillo, commissario per la sicurezza del Michoacán, che i morti – quelli “ufficiali” – sono nove, provocati dal «fuoco incrociato» con la Polizia federale, successivo all’«imboscata» dei manifestanti.

Apatzingán, massacro di Stato

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Ma una giornalista, Laura Castellanos, rifiuta questa verità e scopre, grazie ad un impressionante lavoro investigati-vo, che ad Apatzingán si sono consumate in realtà ben sedici esecuzioni extragiudiziali (e non unasparatoria) ad opera di militari e fede-rali.Castellanos scopre anche che i federali non permisero che i feriti potessero venire immediatamente trasportati in ospedale: l’autorizzazione giunse ad-dirittura a sette ore dal massacro. Le scene delle esecuzioni vennero inoltre alterate; i cadaveri e i corpi dei feriti spostati e accostati a delle armi, poste ad arte per simulare un’imboscata. Il risultato fu comunque pietoso, e il tentativo di manomissione evidente.

Purtroppo, questa non è stata la prima volta che la Polizia Federale messicana si è resa protagonista di crimini di questo tipo: il 26 settembre 2014, pochi mesi prima dei fatti di Apatzin-gán, ad Iguala quarantatré studenti di Ayotzinapa vengono rapiti e tre di loro uccisi a seguito di un’operazione, nella quale si ritrovano coinvolti anche vari corpi di polizia locale e l’Esercito.

Finalmente, lo scorso 25 novembre la Commissione messicana per i diritti umani (CNDH) stabilisce in via uffi-ciale che quello che alcuni poliziotti federali e militari commisero ad Apat-

zingán fu una grave violazione dei diritti umani, e che vi fu «un uso eccessivo della forza che sfociò in ese-cuzioni extragiudiziali».

La CNDH specifica anche che le per-sone assassinate in entrambi gli attac-chi erano disarmate.

Un successo, almeno stavolta, è stato raggiunto: riconoscere che uccidere chi manifesta per i propri diritti vuol dire spargere sangue innocente. Anche se a farlo è un braccio armato dello Stato.

Marco Dell’Aguzzo

Politica&Attualità

Apatzingan, massacro di Stato, pag. 04

Messico: assassinata una sindaca insediatasi da un giorno, pag. 06

Roma TreLink e La Strada: un’Aula Studio per la domenica, pag. 08

Cosa stiamo facendo a......Matematica e Fisica, pag. 09...Scienze, pag. 09...Filosofia, Comunicazione e Spet-tacolo, pag. 10...Scuola di Lettere, Filosofia e Lingue, pag. 10

Valleranello: residenza 2.0?, pag. 12

Link in ReteNon è una Regione per studenti, pag. 14

ScienzaProdurre dal deserto, pag. 16

RecensioniThe Lobster, pag. 18

SportSporting Club Locri: tutto pas-serà?, pag. 20

AAA Cercasi Campionato!, pag. 22

ScintilleAlle vite spazzate, pag. 24

Squilibrio perfetto – Prima Punta-ta, pag. 25

0606 Politica & Attualità

C’è bisogno di raccontare un Messico diverso, più vicino al Messico reale. Per farlo, bisogna smetterla di ricorre-re alla solita retorica del “narco”, che – purtroppo – contamina ogni notizia che giunge da questo Paese, impeden-do il più delle volte di capire davvero cosa succede.

La retorica del “narco” è quella che punta ad identificare i mali del Messi-co con i “narcos”, con i cartelli della droga (un altro termine che bisogne-rebbe iniziare ad abbandonare, dato che non rispecchia quasi più lo scena-rio della criminalità organizzata mes-sicana). Questa visione miope ed assolutamente parziale – non a caso promossa dalle istituzioni locali, che la usano per autolegittimarsi di fronte all’opinione pubblica nazionale ed estera – non tiene conto della com-plessità della crisi in cui versa questo Paese del Centroamerica. Chi volesse capire meglio il Messico deve pensarlo come uno Stato in cui le autorità perpetrano sistematicamente le più disparate violazioni dei diritti umani, che talvolta assurgono perfino a vere e proprie pratiche strutturali per la repressione del dissenso: esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, tor-

ture, detenzioni illegali, aggressioni verso i giornalisti e i difensori del bene pubblico. Il “narco” è soltanto una parte del problema, e non il problema.

Tale retorica del “narco” si è ripresen-tata, in terra messicana ma soprattut-to all’estero, con la morte di Gisela Mota la mattina del 2 Gennaio. Questa donna politica, di trentatré anni soltanto, militava nel Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), di centrosinistra; solo il giorno prece-dente si era insediata come sindaco di Temixco, stato di Morelos, quando cinque killer l’hanno raggiunta nella sua casa alla periferia della città, fred-dandola con quattro colpi alla testa. Di essi, due hanno perso la vita nel corso di un successivo scontro con le forze di polizia accorse sul posto, mentre gli altri tre vengono catturati: un minorenne, un diciottenne, e una giovane donna.

Qualche ora dopo l’accaduto, il gover-no del Morelos ha dichiarato che Gisela sarebbe stata uccisa dall’organi-zzazione criminale dei Los Rojos (una delle principali attive nella zona) per non aver accettato una somma di denaro offertale dalla gang.

Messico: assassinata una sindaca insediatasi da un giorno

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denaro offertale dalla gang. Fermarsi qui, però, significherebbe offrire una visione parziale del fatto.

Alcuni collaboratori della donna hanno infatti rifiutato questa versione ufficiale, ritenendo piuttosto che la sindaca possa essersi fatta dei nemici dopo aver annunciato la rescissione di alcuni contratti eccessivamente gene-rosi che il municipio di Temixco aveva stretto in precedenza con degli im-prenditori privati.

Sulla pelle di Gisela è stata presto con-dotta l’ennesima battaglia politica, dove una fazione in particolare (il suo stesso partito) ha “sfruttato” l’assassi-nio della sindaca per giustificare le proprie ragioni in merito al rafforza-mento del modello poliziesco del Mando Único nello stato di Morelos. Il Mando Único si prefigge di sottrarre all’amministrazione locale il controllo dei propri corpi di polizia, per farli gestire direttamente dal governo fede-rale messicano. Lo scopo dichiarato è quello di com-battere la corruzione e quindi la pre-senza delle gang nelle forze di sicurez-za locali: questi gruppi criminali, attivi su territori ben più ridotti dei vecchi cartelli, non possiedono infatti le capacità per infiltrarsi nei “piani alti” delle istituzioni.

La stessa Gisela Mota appoggiava

questo modello: per questo, i pro-Mando Único hanno usato la sua morte (riconducibile al crimine orga-nizzato soltanto ipoteticamente, e in realtà in maniera piuttosto incerta) per promuovere addirittura il poten-ziamento di questo sistema poliziesco in buona parte del Morelos. È proprio come dicevamo sopra: le au-torità messicane ricorrono e incorag-giano la retorica del “narco” per auto-legittimarsi (loro e le proprie politi-che) di fronte all’opinione pubblica. Poco importa – come fanno notare i suoi oppositori – che la legittimità co-stituzionale del Mando Único sia tra-ballante, dato che il governo federale può assumere il controllo dei munici-pi solo in casi di «gravi perturbazioni dell’ordine pubblico».

È vero, fermarsi ai narcos sarebbe stato più semplice. Solo, non sarebbe stato vero.

Marco Dell’Aguzzo

0808 Roma Tre

In una città complessa come Roma, risolvere, almeno in parte, le difficoltà sul piano logistico che uno studente universitario può riscontrare quoti-dianamente sarebbe impossibile per qualsiasi associazione studentesca, senza cercare continuamente di lavo-rare in rete con le altre realtà sociali che operano sul territorio.

Ecco perché Link Roma Tre – Sindaca-to Universitario ha tra i suoi obbietti-vi, ritenendolo tutt’altro che seconda-rio, quello di instaurare e mantenere rapporti di collaborazione sempre più solidi nell’ambiente in cui ci troviamo a vivere.

Questo vale soprattutto nei quartieri dove la nostra università ha le sedi, i quali, dopo anni in cui la presenza dell’ateneo si è radicata, ancora non presentano spazi adeguati alle esigen-ze di chi studia a Roma Tre.

Così abbiamo trovato un validissimo collaboratore nel Centro Sociale Oc-cupato Autogestito “La Strada” di Gar-batella, insieme a cui sviluppare un’azione di mutualismo e dare il nostro piccolo contributo per risolvere almeno uno dei problemi tipici di chi

studia all’università: avere sempre a disposizione un luogo, uno spazio, sufficientemente confortevole ma soprattutto tranquillo, dove poter stu-diare. Anche la domenica.

Quindi, si tenga a mente: per tutte le domeniche fino alla fine della Sessio-ne Invernale, dalle 10 alle 19, Link Roma Tre tiene aperta la Scuola Popo-lare “Piero Bruno” del C.S.O.A. “La Strada”, a via Passino 24.

Nei locali è disponibile anche una connessione wi-fi libera e gratuita. L’aula studio è facilmente raggiungibi-le anche con i mezzi di trasporto pub-blico: nei pressi fermano gli autobus 673, 670, 715; vicinissima anche la sta-zione della Metro B Garbatella.

Link e La Strada: un’Aula Studio per la domenica

0909

Chi l’ha detto che senza propri rappre-sentanti in un dato Dipartimento non si può lavorare?

Quando anche solo un singolo stu-dente ci sottopone una questione, Link Roma Tre – Sindacato Studente-sco non si tira mai indietro. Così il nostro Consigliere degli Stu-denti, nonché Rappresentante ADISU, Francesco Pellas si è messo subito al lavoro sul problema sentito da un gruppo di studentesse e studen-ti di Fisica: la scarsa disponibilità di giorni per l’Appello D, previsto nella settimana antecedente alla pausa didattica invernale, e l’assenza di un

Appello E nella Sessione Invernale anche per gli esami di corsi attivi nel II Semestre dell’anno accademico prece-dente.Sentito il Coordinatore dell’Area di Fisica, prof. Vittorio Lubicz, abbiamo ottenuto, con la collaborazione delle studentesse e degli studenti stessi di Fisica, di far estendere la durata dell’Appello D dal 14 al 22 Dicembre, invece che dal 14 al 18 come era prece-dentemente stabilito, e prevedere che l’Appello E riguardasse anche gli esami per gli insegnamenti sopracita-ti.Una vittoria piccola dal valore grande.

Cosa stiamo facendo a …Matematica e Fisica

Nel Dipartimento di Scienze, i nostri Rappresentanti degli Studenti, Loren-zo Pedalino e Giulio Cassani, hanno mantenuto la prima delle promesse fatte in campagna elettorale: grazie al loro impegno, nonché alla collaborazione con la Segreteria Di-dattica di area e il Direttore del Dipar-timento, prof. Settimio Mobilio, è stato infatti ottenuto un consistente

aumento delle postazioni studio disponibili nella nostra sede, con l’installazione di nuovi tavoli al piano -1 della struttura di Biologia.

Con la disposizione definitiva dei nuovi tavoli, essi verranno ulterior-mente aumentati per garantire ancora più posti.

Cosa stiamo facendo a …Scienze

1010 Roma Tre

Nel Dipartimento di Filosofia Comu-nicazione e Spettacolo, i nostri Rap-presentanti degli Studenti, Antonella Stelitano e Andrea Carnì, hanno dato inizio al loro lavoro affrontando un’annosa problematica che da sempre pesa sulle studentesse e gli studenti del DAMS: lo stato di incuria degli spazi esterni della sede di via Ostiense 133/b, totalmente non attrez-zati per rispondere all’esigenza di avere una postazione studio agevole o un luogo di relax confortevole.

Così i nostri Rappresentanti hanno chiesto che almeno venissero installa-ti dei tavoli e delle panche da esterno, così come si trovano nelle aree all’ape-

rto di altri Dipartimenti, come primo passo in tal senso.Purtroppo la difficoltà di portare a casa questo risultato è dovuta princi-palmente al fatto che gli spazi interes-sati saranno oggetto di nuova edifica-zione negli anni a venire: il Piano Edi-lizio di Ateneo prevede infatti che pro-prio a via Ostiense 133/b sorga la nuova sede del Rettorato.

Nonostante ciò, i nostri Rappresen-tanti Stelitano e Carnì hanno ottenuto l’impegno del Direttore del Diparti-mento, prof. Paolo D’Angelo, ad occu-parsi dell’installazione provvisoria degli arredi richiesti.

È comunemente riconosciuto che un’importante quota parte delle nuove studentesse e dei nuovi studen-ti che ogni anno si immatricolano nell’università italiana, se contempli di farlo in uno dei tre atenei pubblici romani scelga Roma Tre in quanto, per

le sue dimensioni contenute e sosteni-bili, esso è percepito come un ateneo caratterizzato dall’efficienza.

Non è stato così, purtroppo, per le stu-dentesse e gli studenti matricole di Lettere, Storia e Conservazione del

Cosa stiamo facendo a …Filosofia Comunicazione e Spettacolo

Cosa stiamo facendo a…la Scuola di Lettere Filosofia e Lingue

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Patrimonio Artistico, Scienze Stori-che, Filosofia e Scienze della Comuni-cazione, che al primo passo del loro percorso universitario si sono, loro malgrado, potentemente scontrati contro il grande tallone d’Achille da cui rischiano di essere influenzate tutte le fasi della carriera universitaria di chi frequenti la nostra università: la non corretta gestione delle procedure informatiche.

Quest’anno, per la prima volta le ma-tricole dei Corsi di Laurea ad AccessoLibero della Scuola di Lettere Filosofia e Lingue sono state chiamate a svolge-re la Prova di Valutazione in Ingresso con una somministrazione che si voleva fosse online: volontà venuta meno a causa dei vari problemi tecnici e di gestione manifestati dalla ditta esterna vincitrice di appalto per occu-parsene.

Catalizzatori della forte e motivata ondata di sdegno che è montata tra le nuove studentesse e i nuovi studenti della Scuola, i nostri Rappresentanti degli Studenti del Dipartimento di Studi Umanistici si sono messi al lavoro per evitare il ripetersi di tutte le criticità finora proprie degli Obblighi Formativi Aggiuntivi in ingresso, soprattutto per il 2015/2016: è dovero-so, infatti, assicurarsi che le studen-tesse e gli studenti matricole non pa-ghino più sulla loro pelle questa situa-

zione.

L’atteggiamento disponibile del Presi-dente della Scuola, dei Direttori di Di-partimento, dei docenti responsabili della gestione degli OFA e del Segreta-rio Didattico della Scuola, dettato dal loro personale rincrescimento per il verificarsi di disagi non dovuti a loro responsabilità, ha quindi fatto sì che per i prossimi test di recupero OFA si venga incontro a quanti non hanno mai sostenuto il primo test e nemme-no abbiano frequentato il corso di recupero;

e il nostro Rappresentante al Consi-glio della Scuola, Francesco Balsamo, ha ottenuto che ci si metta al lavoro per ripensare la struttura della deter-minazione e del superamento degli OFA perché non sia più in alcun modo penalizzante per tutte le future matri-cole.

1212 Roma Tre

Valleranello è una residenza universi-taria ubicata nell’omonima via, nell’omonima zona della periferia a sud-est di Roma, gestita da Laziodisu per ospitare gli studenti fuori sede dell’Università Roma Tre vincitori del bando per i posti alloggio.Abbiamo chiesto a Giulio Penna, stu-dente di Filosofia nato a Catania che vive lì da tre anni, di raccontarci quali siano le condizioni di vita nello stu-dentato, e se conosca persone che siano state escluse dai bandi o che siano idonee, e quindi aventi diritto al posto alloggio, ma di fatto impossibili-tate a vivere al suo interno.Le risposte ricevute ci hanno lasciato un po’ perplessi, come in fondo si rimane tutte le volte che si discute di diritto allo studio in Italia, così trascu-rato, come troppo spesso lo sono le cose importanti, e così importante, come troppo spesso lo sono le cose trascurate.La riforma dell’ISEE, ormai lo abbia-mo imparato, ci ha resi tutti più “ricchi” attraverso l’introduzione di nuovi parametri per il calcolo del pa-trimonio. Da quest’anno, infatti, molti studenti sono rimasti esclusi dai bandi anche solo per aver sforato di poco il parame-tro ISPE: Giulio racconta che un suo

conoscente non ha potuto completare gli studi a Roma per averlo superato di poco meno di duecento euro.

Diminuisce quindi la platea degli aventi diritto, e aumenta quella degli idonei ma non vincitori del posto alloggio anche a causa di motivi prati-ci come l’inagibilità delle stanze.

Le camere della residenza non sono infatti tutte occupate e il numero di quelle non assegnate aumenta ogni anno per “l’inesistenza di una manu-tenzione strutturale atta a riparare o sostituire elementi fondamentali come piastre e frigoriferi”.

“Molti fattori penalizzano una fruizio-ne efficace degli spazi”, la dilagante noncuranza è riscontrabile un po’ ovunque: ascensori guasti, muri pieni di infiltrazioni e muffa nei locali infe-riori, il verde dell’esterno trascurato da tempo, intonaci che cedono per fragi-lità strutturale. Mentre fino all’estate del 2013 era presente un manutentore incaricato di tenere in buono stato le strutture, oggi la sua figura è stata sostituita da varie ditte che si occupa-no saltuariamente di intervenire in caso di necessità.

Valleranello: residenza 2.0?

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“La pulizia nei locali comuni viene-mantenuta in maniera sufficiente, quantunque la quasi totalità dei bagni comuni presente in ogni piano sia chiusa, cosa che non dovrebbe avveni-re in una struttura pubblica.”

All'interno delle singole stanze, invece, molti studenti preferiscono occuparsi autonomamente delle puli-zie, anche per motivi di privacy.“Il mobilio all'interno delle stanze ga-rantisce una buona vivibilità degli spazi, cosa che non si può affermare per quanto riguarda gli spazi comuni: nei quali l'assenza di sedie, di tavoli, dei computer, dell'attrezzatura delle palestre, pesa sulla qualità della vita degli studenti.”Il principale motivo della mancanza di tali elementi è l’insufficienza di fondi destinati alle residenze universitarie. Diversi spazi comuni sono stati chiusi a causa di comportamenti inadeguati di alcuni studenti che hanno determi-nato ingiustamente conseguenze ne-gative per tutti. Ciò potrebbe essere evitato se si utiliz-zasse correttamente la rete di video-sorveglianza interna, che permette-rebbe di individuare i veri responsabili di tali azioni scorrette.

Il livello dei servizi è in generale molto scadente: ad esempio, l’inefficienza della rete internet ha costretto molti studenti a stipulare dei contratti di

connessione privati, quando invece in tutta la documentazione informativa tale servizio viene garantito. Altro tasto dolente è la lavanderia, con un numero di lavatrici e asciugatrici insufficiente rispetto al numero e alle necessità dei residenti.

Infine, per quanto riguarda i collega-menti, è presente un servizio navetta che impiega circa trenta minuti dalla residenza alla facoltà, tempo che rad-doppia nelle fasce orarie in cui non sono presenti le navette e l’unica alter-nativa sono i mezzi pubblici.

Il sindacato universitario Link Roma Tre ha a tal proposito scritto una con-tro-guida sulla residenza di Vallera-nello, sottolineando le discrepanze tra servizi garantiti nei documenti uffi-ciali e le reali condizioni di vita al suo interno.

Un approccio concreto per determina-re un più esteso e accessibile diritto allo studio per tutte e tutti.

Emma Pietroletti

1414 Link in Rete

Alla fine di un ennesimo primo seme-stre bisogna fermarsi un attimo e chie-dersi: come sta messo il Diritto allo Studio nel Lazio? Ad ogni inizio settembre, decine di migliaia di studenti nella nostra regio-ne si affrettano a presentare domanda di borsa di studio o posto alloggio all’ente regionale, Laziodisu, che ogni anno gestisce il diritto allo studio Lazio (borse di studio, posti alloggio, mense, agevolazioni, premi di laurea, ecc.). Quest’anno, tuttavia, la situazione si è presentata ancora più drammatica che nei precedenti: ad aggravarla è stata la riforma dell’ISEE (DPCM 159/2013), elaborata dal Governo Letta e appro-vata dal Governo Renzi, che si è abbat-tuta come un macigno sulle spalle di centinaia di migliaia di studentesse e studenti universitari.Nel nuovo ISEE, strumenti di welfare come borse di studio, assegni di ma-ternità e pensioni sociali, che consen-tono l’applicazione di diritti sociali ga-rantiti nella Costituzione, vengono nella dichiarazione equiparati ai red-diti da lavoro: dunque si considerano rendite quelle che in realtà dovrebbe-ro essere forme di sostegno, pensate per la tutela di soggetti nelle fasce di censo più deboli. Inoltre, nel calcolo dell’ISPE (Indicatore della Situazione

Patrimoniale Equivalente) il valore degli immobili viene aggiornato secondo i parametri IMU, che ne de-terminano una rivalutazione del 66%.Tale riforma ha causato solo nel Lazio più di 2000 esclusi dalle borse di studio e più di 300 dai posti alloggio; senza contare tutti coloro che non hanno presentato domanda, in conse-guenza di valori ISEE e ISPE maggio-rati oltre i massimali previsti dal bando. Il dato più rilevante è quello relativo al secondo indicatore: pur con un ISEE entro la soglia prevista, oltre 3000 studentesse e studenti sono stati esclusi dalle borse di studio e oltre 300 dai posti alloggio per il superamento del tetto ISPE. Il Governo è rimasto sostanzialmente impassibile anche di fronte a questa drammatica situazione, sminuendola nei suoi effetti e mascherandola con timidi finanziamenti al diritto allo studio – in Legge di Stabilità sono stati stanziati 50 milioni di euro a fronte di un fabbisogno di almeno 200 – e anzi fregiandosi, con i tratti ormai noti della retorica renziana, di essere il sal-vatore dell’Istruzione e del Diritto allo Studio in questo Paese.

Non è una Regione per studenti

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L’intera comunità di Link Sindacato Universitario a Roma, quindi, ha chie-sto e ottenuto con urgenza untavolo di lavoro con la Regione Lazio e l’ente Laziodisu, per affrontare queste problematiche e risolverle con la mag-giore efficacia nel minor tempo possi-bile. Nell’ultimo incontro abbiamo ottenuto: la riapertura delle graduato-rie, prevista a fine Gennaio, per tutti gli studenti e le studentesse esclusi per motivi formali – come ad esempio il calcolo ISEE non presente in banca dati INPS, motivo che in base ai dati ha determinato più di 2600 esclusi dalle borse di studio e circa 300 dai posti alloggio –; l’impegno a sbloccare i pagamenti dei Premi di Laurea, sempre per il mese di Gennaio; l’ape-rtura di un tavolo tra Regione, atenei e studenti al fine di provare a elaborare strategie coordinate ed alternative, così da ridurre ulteriormente il numero di studenti esclusi per il nuovo ISEE. A tal proposito, però, le amministra-zioni regionale e di Laziodisu non hanno visto con favore la richiesta di istituire un nuovo bando – come già hanno fatto le Regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia –; tuttavia si dicono disposte a trovare una soluzione alter-nativa, come l’erogazione diretta di sussidi straordinari agli studenti esclusi da quello attuale.Allo stesso tavolo abbiamo evidenzia-to, inoltre, lo scarto presente tra il

numero di posti alloggio messi a bando (2088) e quello di posti asse-gnati (1783) a Roma: ben 305 unità. Un dato che la Regione ha giustificato per l’inagibilità, parziale o totale, degli studentati stessi. In una città con oltre 80.000 studenti fuorisede e solo 1783 posti alloggio agibili a disposizione, è inaccettabile vi siano delle residenze ancora inagibili. Quindi è di vitale im-portanza che gli studentati esistenti vengano ristrutturati al più presto, e quanto mai necessario che nuovi stu-dentati vengano creati in edifici pub-blici dismessi; a ciò vanno affiancate altre politiche volte a calmierare il mercato degli affitti, ad oggi quasi totalmente in nero e fuori da ogni regolamentazione.In tantissimi altri Paesi, in Europa e al di là di essa, si stanno mettendo in campo riforme volte a garantire un’ist-ruzione universitaria gratuita; da noi, invece, ancora moltissimi studenti e studentesse sono costretti a destreg-giarsi per sborsare migliaia di euro per tasse, libri, trasporto pubblico. Al contrario di quanto vi vorranno far credere moltissimi economisti, giuri-sti e mass media studiare non è un pri-vilegio, ma un diritto, sancito dall’arti-colo 34 della Costituzione Italiana, per cui noi di Link Roma non smetteremo mai di lottare.

Francesco Pellas

1616 Scienza

Ai limiti del deserto del Sahara, a sud della città di Ouarzazate, in Marocco (circa 200 Km a sud di Marrakech) si sta costruendo il più grande impianto solare “a concentrazione” del mondo, chiamato Noor, in arabo “luce”. La sua tecnologia, conosciuta tecnica-mente come CSP (Concentrating Solar Power), rispetto alle altre garantisce rendimenti più elevati per unità di su-perficie del pannello solare: essa si basa sul principio di riflessione dei raggi solari verso un ricevitore, grazie a su-perfici riflettenti opportunamente orientate; questo, applicato al fotovol-taico tradizionale (impianti CPV – Concentrated PhotoVoltaics), consen-te la riduzione delle dimensioni delle celle di silicio che attuano la conversio-ne fotovoltaica.Agli inizi di Gennaio 2016 è stata inau-gurata la prima sezione delle quattro totali che comporranno l’impianto. Costruita a partire dal 2013, Noor 1 si compone di 500.000 specchi paraboli-ci, alti 12 metri e allineati in 800 file che tutte insieme coprono 2500 ettari; la disposizione dei pannelli è stata stu-diata per minimizzare i danni derivanti dalle tempeste di sabbia e dai venti del deserto. Questa centrale è di seconda genera-zione, grazie all’impiego della tecnolo-gia dei sali fusi per migliorarne la capa-

cità di stoccaggio e quindi aumentarne la resa: Noor 1 può garantire una pro-duzione energetica di 160 MegaWat-t/ora, e finora l’attività prevista è per 3 ore al giorno.Gli obbiettivi per le altre parti dell’impianto prevedono un tempo di produzione compreso fra 5 e 8 ore al giorno, così da accumulare un quanti-tativo di energia tale da garantirne l’immissione nella rete nazionale anche durante le ore notturne.

Noor 2 e Noor 3 è previsto siano con-cluse per il 2017. Il complesso avrà un costo totale di 9 miliardi di dollari, finanziati dalla Banca Mondiale, dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), dall’Agenzia di Sviluppo per la Francia (AFD) e da KfW Entwicklung-sbank (KfW). L’impianto al completo e a pieno regime arriverà a produrre 580 MW/h: così il Marocco potrà soddisfare quasi il 50% della propria richiesta interna. Per il momento l’energia prodotta da questo complesso è destinata solo al consumo interno; tuttavia, l’Agenzia per l’Energia Solare Marocchina (MASEN) ha fatto sapere che sono in corso trattative con alcuni Paesi della regione, in particolare con la Tunisia, per concludere accordi di esportazio-ne.

Produrre dal deserto

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Fino ad oggi, questo Paese africano per il 95% del suo fabbisogno di ener-gia elettrica ha importato combustibi-li fossili dall’estero, poiché non ne ha giacimenti sul suo territorio. Quindi ha deciso di iniziare a sfruttare la risorsa solare, che in vaste aree disabi-tate nella regione sahariana e sull’alto-piano a est dei monti dell’Atlante rag-giunge un’insolazione (misura della quantità di radiazione emessa dal Sole che raggiunge una data superficie per unità di tempo) che è quasi il doppio della media europea: se solo il 10% di queste aree fossero “solarizzate” po-trebbero produrre energia sufficiente a coprire il fabbisogno dell’intera Unione Europea.Il Sahara, però, non sarà l’unico deser-to ad ospitare strutture simili: il deser-to del Gobi, nella provincia di Qin-ghai, vedrà sorgere Delingha, che si estenderà su oltre 25 Km2 di terreno e sarà caratterizzata da sei enormi torri solari su cui centinaia di eliostati con-centreranno i raggi luminosi.Una volta completato, si vorrebbe entro il 2017, l’impianto avrà una po-tenza di picco di ben 200 MW/h: ab-bastanza da fornire energia elettrica a oltre 1 milione di famiglie l’anno in tutta la provincia; il suo sistema di accumulo di calore è progettato per lavorare alla massima efficienza per 15 ore, perciò è in grado di garantire una produzione di energia continua e sta-bile.

L’impianto Delingha è solo uno dei molti progetti rinnovabili innovativi intrapresi in Cina: tra il 2005 e il 2014 la Repubblica Popolare Cinese ha au-mentato la sua capacità solare di ben 40.000 volte, raggiungendo i 28 Gi-gaWatt/ora; permane, però, il proble-ma che molti grandi impianti già rea-lizzati non siano dotati delle infra-strutture adatte alla distribuzione dell’energia. Ciò nonostante, il gover-no di Pechino cerca senza sosta addi-rittura il primo posto mondiale nel settore della green energy.Questo Gennaio è un mese importan-te per l'energia rinnovabile, perché non solo il Marocco ha messo in fun-zione Noor: in Svezia è stato attivato un impianto di produzione di energia tramite le onde del mare. E questo dopo che già il governo india-no ha aumentato i fondi per il fotovol-taico, e un team di ricercatori israelia-ni ha sviluppato celle solari con effi-cienza al 30%. Dappertutto dunque si trovano nuove forme e nuovi modi, ecologicamente sostenibili, di ricavare energia per il mondo.

M.P.

1818 Recensioni

Con il suo ultimo lungometraggio, il regista greco Yorgos Lanthimos mette in scena un mondo disperato, assurdo, eppure così realistico da sentirsi messi a nudo quanto David (Colin Farrell), che dopo essere stato lasciato dalla moglie viene deportato in un hotel dove, entro quarantacinque giorni, dovrà incontrare la sua nuova anima gemella. Se non lo farà, diventerà un’aragosta. Questa la premessa di uno scenario che, dietro una sottile vena ironica, cela una serie di inquietanti domande.Nella prima parte del film ci vengono mostrati, tramite prolessi, i personaggi – consapevoli della loro condizione cri-tica – chiamati a decidere in quale ani-male trasformarsi nel caso in cui non riescano a congiungersi con un’altra metà. Nulla è lasciato al caso, facendo traspa-rire un copione lucido e semplice, a

tratti volutamente impostato, che riesce a guidare lo spettatore tramite una voce fuori campo verso quello che sarà il preludio di un tentativo di aggi-rare questo mondo distopico. Dunque, i rimandi ad una narrazione alla Orwell sono obbligati: l’amore, in The Lobster, non è una scelta. David, che non si rassegna alla sua sorte, scoprirà una dimensione oppo-sta al di fuori di quelle mura opprimen-ti, dove tuttavia ogni forma di relazione sentimentale è vietata in maniera cate-gorica. Ed è una situazione paradossale ciò che porta la condizione umana a scontrarsi con la ricerca della più intima libertà, ovvero un istinto primordiale: David, in questo posto, che è una foresta di fuggitivi, si innamora di una donna (Rachel Weisz). I due saranno costretti a subire le con-seguenze di questo amore, affrontando

The Lobster

Titolo: The LobsterRegista: Yorgos LanthimosCast: Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux, Olivia Colman, John C. Reilly, Jessica Barden, Ashley Jensen, Ariane Labed, Angeliki Papoulia, Michael Smiley e Ben WhishawProdotto da: Ceci Dempsey, Ed Guiney, Yorgos Lanthimos, Lee Magiday Distribuito da: Good FilmsAnno: 2015

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i limiti di una popolazione ribelle sfuggita al controllo del sistema.I due saranno costretti a subire le con-seguenze di questo amore, affrontan-do i limiti di una popolazione ribelle sfuggita al controllo del sistema.Ma è l’ultimo segmento di una struttu-ra tripartita a determinare le (dubbie) moralità dei personaggi: David dovrà decidere se rompere le barriere della falsità e delle congetture per lasciare spazio all’egoismo puro che caratterizza l’uomo libero, oppure cedere ai sentimenti (avvalorando o meno il pessimismo con cui Lanthi-mos descrive le relazioni umane).

L’intero cast, da un Farrell a proprio agio nei panni del disadattato prota-gonista alla Léa Seydoux de La vita di Adele, offre prove convincenti e degne di uno spettacolo di Harold Pinter. Che abbiano il delicato volto di Rachel Weisz o i duri e spigolosi lineamenti del grande John C. Reilly, gli attori en-trano in completa sintonia con la nar-razione, sorretta da una struttura interpretata in chiave fortemente alle-gorica.Ancor più interessante è come regia e sceneggiatura riescano, fino all’ultimo frame, a far conciliare tonalità grotte-sche a spunti quasi caricaturali; questo grazie soprattutto al “linguag-gio dell’incomunicabilità” adottato dal regista. Inquadrature simmetriche alla Kubrick – rigorosamente accom-

pagnate da una splendida fotografia di Thimios Bakatakis – ci riportano tut-tavia su un piano più drammatico del tempo dell’azione, seppur innegabil-mente atipico. Tecnicamente e visiva-mente ottimo, l’obiettivo riprende gli spazi claustrofobici, opprimenti, a tratti minacciosi del racconto, quasi a comunicarci direttamente ciò che sta per succedere, con uno stile fluido e personale.

Dopo il grande successo di Kynodon-tas (grazie al quale ha ottenuto una candidatura all’Oscar), Lanthimos regala al pubblico un’opera innovativa e surreale che tende a denunciare le ipocrisie, l’integrazione e l’accettazi-one delle regole imposte dalla società. Presentato alla sessantottesima edi-zione del Festival di Cannes, si aggiu-dica il Premio della Giuria.

Alessio Coccia

2020 Sport

Esattamente come un prodotto ali-mentare fresco sul banco, che, privo di conservanti e grassi aggiunti, se invenduto viene lasciato a marcire, la notizia immessa nel circuito mediati-co, cadenzato e sancito dall’audience, è valutata fondamentalmente per le sue vendibilità e scadenza (come se anche una notizia fosse confezionata con un’etichetta “Da consumarsi entro…”).Sicché l’esperienza sportiva – e non solo – che stanno vivendo le ragazze del Calcio a 5 dello Sporting Club Locri acquisisce rilevanza nazionale solo con l’arrivo di intimidazioni rivol-te al presidente, e alla società sportiva. Non conta niente che questo club in sei anni è riuscito a risalire le vette na-zionali del Calcio a 5 femminile, arri-vando a concorrere nella massima divisione e divenendo la squadra rive-lazione dell’anno. Non conta nemmeno che al momento la squadra di Lapuente è quinta nel girone B di Serie A Élite, a pari punti con la S.S. Lazio, e ha concluso il 2015 con un netto 0-7 in casa del Salinis, portando la calciatrice Lioba Bazan al secondo posto nella classifica marca-tori con sedici reti. Purtroppo però l’anno appena trascorso non si è chiuso nel migliore dei modi per questa squadra. Il 23 dicembre 2015,

infatti, il presidente della società spor-tiva in questione, Ferdinando Armeni, ha ricevuto due lettere minatorie – quattro, se si sommano alle due fatte recapitare ad altri membri della diri-genza del club –; ma è l’ultima di queste la più incisiva. In un biglietto depositato sul sedile posteriore dell’auto, è stato scritto: ”Forse non siamo stati chiari, lo Spor-ting Locri va chiuso”, e in aggiunta un’allusione alla figlia di tre anni; accompagnata ad esso, l’ormai usuale foratura di gomme. Data l’evidente situazione di pericolo il prefetto non esita ad assegnare la scorta al presi-dente. Nei giorni seguenti gli inquirenti ini-ziano a vagliare le varie piste, prima fra tutte quella ‘ndranghetista – seppur viene subito esclusa – e i riflettori me-diatici si concentrano nella Locride. Qualche giorno dopo al tragico acca-duto, Armeni decide di dare le dimis-sioni, concludendo con amarezza la sua esperienza alla guida dello Spor-ting Club Locri. Tutto faceva pensare al peggio: con il presidente dimissionario le sorti della squadra sembravano segnate. Nei primi giorni dalla decisione, la scritta “Chiuso per dignità”, apparsa sul sito internet del club, viene ripresa da numerose testate giornalistiche

Sporting Club Locri: tutto passerà?

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locali e nazionali come premessa alla narrazione dei fatti che tutt’oggi esi-gono risposta.Nonostante tutto ciò, lo Sporting Club Locri non ha ceduto. “La dirigenza ha mollato, ma la squa-dra continua”: così il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, il giorno del primo allenamento delle calciatrici nel nuovo anno. La squadra ha ripreso ad allenarsi con grinta, passione e coraggio – seppur mancante per il momento di una diri-genza – ed è uscita a testa alta da due importanti sfide. La prima, vinta, su tutti i piani dalla squadra e dallo sport, è stata non cedere alle minacce ricevu-te in un territorio non facile e conti-nuare a giocare; la seconda, prettamente calcistica, disputata domenica 10 gennaio in casa contro la Lazio (vincitrice del campio-nato di due anni fa e seconda nella sta-gione scorsa), persa, ma dando spetta-colo, per 2-3.Quella domenica pomeriggio, sugli spalti gremiti di spettatori si poteva assistere al valzer di figure istituziona-li, ormai classico in circostanze del genere, venute, come dice il sindaco di Locri in un’intervista, “a fare una pas-serella e a farsi, alla fine, una bella fotografia”. Presente anche il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio, un “burlone”, famoso per le sue riflessioni su “gli stranieri e le banane” e per i suoi lun-

gimiranti pensieri riguardo alla “donna nel calcio”! A riflettori accesi tutti – o quasi – risultano eccellenti politici e saccenti moralisti. Peccato però che i fari si accendono spesso in ritardo, nel momento in cui o qualcuno rischia la vita o è addirittu-ra già morto.

La vera partita in quelle terre si gioca quando, a luci spente, cala il buio; quando la vera informazione è fatta da pochissimi giornalisti che con corag-gio esercitano il loro mestiere; e quando i pochi Politici – con la “p” maiuscola per differenziarli dai tanti, troppi, politicanti di turno che guar-dano gli interessi loro e della cosca che rappresentano – denunciano i fatti e cercano di creare un presente ed un futuro migliore.

Intanto, fuori dal campo da gioco, gli inquirenti proseguono le indagini non convinti della pista ‘ndranghetista, seppur Locri sia una cittadina in cui le cosche dei Cordì e dei Cataldo regna-no quasi incontrastate. I fatti sono ancora in via di accerta-mento.

Ma cosa succederà tra qualche giorno, a fari spenti? Tutto tornerà come prima? Il buio mediatico regnerà sovrano in queste terre? Probabile.

2222 Sport

AAA Cercasi Campionato!

Però è una frase detta dal dimissiona-rio presidente Armeni che dovrebbe far riflettere. Riferendosi alle intimi-dazioni ricevute e chiedendosi se fosse corretto continuare quest’esp-erienza disse: «a questo punto mi chiedo: ma il gioco vale la candela?». Tradotto: “posso rischiare la sicurezza della mia famiglia per lo sport?”. È d’obbligo ora capovolgere la doman-da: perché mai lo sport dovrebbe condurre una persona a rischi di tal genere? Penso sia il caso di lasciare

intatta la domanda e “fermarci e pen-sare”, come ricorda Hannah Arendt intorno agli anni settanta.Forse, se i fari illuminassero e dessero forza alle storie di libertà, di sogni, di speranze e di nuovi inizi in una terra in cui il dominio totalitario della ’ndrangheta tenta costantemente di distruggere tutto, non ci accorgerem-mo di queste realtà solo nel momento della loro scomparsa.

Andrea Carnì

Il letto è caldo; fuori fischia il vento e niente mi convincerà a lasciarlo. Però all’improvviso mi ricordo.Oggi è Domenica: sì, proprio lei. Sembrava passata solo ieri a trovarmi ed è già tornata. Penso. Certo però l’ultima volta ha fatto male, più del solito. Mi alzo di botto, mi lavo e mi vesto, con la foga di chi deve prendere un treno che non passerà più per sette giorni; in pochi minuti sono pronto ad uscire.MI fermo, di botto. Un pensiero mi squarcia la mente; un brutto pensiero, vago, mi avvisa del pericolo. Mi ricordo.

Certo: il giornale, l’annuncio. Che stupido che sono stato. Lo avevo letto proprio la sera prima, prima di andare a letto: “AAA Cercasi Campionato! Disperatamente.” Non era firmato. Il cuore mi era finito in gola e senza bisogno di fare due più due avevo capito.Le voci del giorno prima erano fonda-te. Il campionato di calcio era sparito.Alcuni dicevano di averlo visto salire su un treno per tornare in Inghilterra, dove era nato. Altri giuravano di aver saputo da un amico di un amico che si era nascosto nel centro sportivo della Lazio, la quale lo avrebbe, dicono, portato nella Capitale.

2323

Ma i romanisti smentiscono. Al Nord gira voce che sia scappato e si sia nascosto nella Mole. Possibile un coinvolgimento di Moggi e la tesi della cupola, pardòn, del campanile della Mole come rifugio sembra la più fondata.Fatto sta che, nascosto o emigrato che sia, il campionato è scappato. Spezzettato dai diritti televisivi in giorni e orari improbabili. Maltrattato dalla violenza negli stadi. Con prezzi alle stelle. Barriere innalzate per separare curve. Schedature preventive dei tifosi come fossero criminali predestinati invece di punire i responsabili di atti crimi-nali.

Stemmi cambiati per vendere le maglie all’estero. Partite truccate, insulti e minacce alle giocatrici donne. Insomma, l’interesse e il business hanno sostituito la passione.Non più tifosi ma clienti, che se stanno a casa davanti la tv è meglio: pagano lo stesso e fanno meno casino. Ma chi è violento è violento sempre, se non fermato. Io, invece, che volevo solo vedere la partita, vengo punito. Costretto a stare a casa perché stufo.Caro campionato hai fatto bene. Scappa lontano e non tornare.Con affetto, un tifoso.

Lorenzo Picca

2424 Scintille

Un padre guarda ‘r fijocon la malinconiade chi con amor cresce, epoi se vede porta’ viail frutto d'una passioneche è durata anni,eppur questo non bastaper evita’ ‘sti danni.– Ma signo’, che v'ha fattosto ragazzo mal ridotto,che v'ha fatto, ha reagito?Nn’avrà mica mosso un dito! –– Ma no, ma si figuri,ben peggio ha fatto il ragazzo!In silenzio come ‘n ghiro…come si ce piasse ‘n giro! –– Ma no, ma nun ce credo,con amore l'ho educato;sì, sarà un po’ scalmanato,ma diteme, sto fio…nun me l'avete mica toccato? –

- Signore, ma che dice!Lo abbiamo ripulito…dallo schifo che de ‘sto mondosta a fa’ ‘n posto sempre più finito! –E così un padre se avvia,verso la malinconia,verso la disperazionede vede’ fermo quer core.E in quel volto massacratotutto l'amore è cancellato…per sempre se n'è andato.Nun so’ lacrime qualsiasinun possono esse’ tali,quanno co’ quegli occhi vedi‘l male de tutti i mali.So’ lacrime de rabbia,so’ lacrime de sfida,contro chi, pe’ "pulì"ha spazzato via ‘na vita!

Simone Trinca

Alle vite spazzate

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Monia SerapigliaSquilibrio Perfetto

Il vento si è scarnitoe lei mi ha chiamato:

“amore”.Mario Sandro

Prima puntata

Con Fabrizio era così: quello che non riusciva a fare con le sue mani difetto-se, lo faceva con gli occhi. Di un azzurro violento, penetranti, appena mi urtavano mi s'increspava la pelle. Avvampavo. Soffocavo nei vesti-ti. Mi mancava il respiro. Se capitava al refettorio, in mezzo agli altri ragazzi e agli altri operatori, mi cadeva tutto dalle mani. Inciampavo. Disarticolavo le parole. Per non farmi accorgere lo scansavo con lo sguardo e mi concentravo sul cibo. Lui, dal suo posto, mi fissava e sorrideva beato. Io gli lanciavo sguardi di disapprovazione: non era prudente. Io l’assistente lui il paziente, ci rimet-tevo il posto. Metteva il broncio, s'incapricciava, stornava gli occhi a forza. E per essere imboccato, se gli cadeva la cannuccia dal bicchiere, chiamava un altro assistente o un inserviente.

Poi, finalmente, mi capitava il turno di notte, la comunità dormiva e scivolavo dalla mia brandina. Le scarpe in mano, attraversavo il cor-ridoio con il batticuore, fino alla sua stanza.

Dicevano: è uno pericoloso. È un ani-male selvatico. È un bambino spaven-tato. Sta chiuso in un mondo tutto suo, non vuole nessuno.

Il giorno che me l'hanno affidato ho dovuto picchiare con i tacchi sul pavi-mento per scuoterlo dal suo mondo Lui ha smesso di colpo, mi ha guarda-ta con occhi confusi, ha detto: – No Niente Cose mie Niente –, ha afferra-to, sgualcendoli, i fogli sparsi sul tavolo e li ha fatti sparire sotto le mani. – Che hai lì sotto, Fabrizio? – .

2626 Scintille

Gli parlavo piano e lentamente perché con certi pazienti non si è mai sicuri, non puoi prevedere la reazione: un minuto sono tranquilli e quello dopo ti sputano in faccia.Lui ha attorcigliato le dita sopra ai fogli, abbassato la testa sul tavolo. Il collo non era quello di un uomo di mezza età. Era lungo e liscio. Lo sapevo che non era prudente ma m'incantava la peluria capricciosa e scura che gli copriva la nuca. Ho sentito un bisogno ansioso e con-fuso di affondarci le dita, lisciare i ricci, domarli. E ho ceduto. Quando si è sentito le mie dita addos-so ha fatto uno scatto brusco e si è sbi-lanciato su un fianco. – Sss... –, gli ho sussurrato. Lui non ha detto una parola ma senti-vo che sotto la mia mano si arrendeva. Ha alzato la testa e mi ha guardato con occhi grandi. Si è fatto da parte e ho potuto spiare il foglio, quello che c'era scritto.

E si avvolge il drammadi una prostituta chemi tira giù i pantalonie le mutande...Poi?Il vento si è scarnito e Lei mi ha chiamato amore.

L'inchiostro penetrando la pagina,si era slabbrato in una calligrafia infantile. Mentre leggevo a voce alta lui si tor-

mentava le dita, torceva e svitava come per staccarsele dalle mani. Mi sono venuti gli occhi lucidi: non era un paziente pericoloso, né un ani-male selvatico, né un bambino spa-ventato.– È bella –, ho detto.

Camminare sapeva camminare, aveva imparato a dieci anni. Gliel'avevano insegnato a forza di spintoni, su e giù per il corridoio dove non c'erano sedie o corrimano a cui aggrapparsi se gli cedeva il passo. A raddrizzarlo, però, non ci sono riu-sciti. Il corpo non si è piegato alla disciplina della corda che gli legava le braccia ai fianchi e ha preso la direzione che ha voluto. Però di camminare non ne voleva sapere, non gli interessava.

La sua passione erano i libri di poesia, Dickinson, Poe, Baudelaire, Neruda, Goethe, Merini, li teneva sulla scriva-nia, sopra e sotto il letto in ordine sparso. Se gliene strappavo uno dalle mani e lo pregavo di fare almeno uno sforzo e alzarsi dalla carrozzina, lui s'incupiva e si ingobbiva e alla fine cedeva.

A sentirmi il suo fiato sul collo, mentre insistevo a farlo stare in piedi,

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mi tremavano le mani e il respiro.Lo sentivo nella testa, dentro lo sto-maco che lo volevo per me. Ma qualcosa doveva recuperare, se non l'articolazione delle parole, almeno quella delle gambe. Perciò gli ho detto seria: – Se non cammini, io con te mi arrendo. Da domani ti lascio a un altro –.

Lui ha fatto una faccia triste. Si è mosso a piccoli scatti come se qualcosa lo pungolasse, ha afferrato il sostegno della sedia con tutte e due le mani, ha sforzato il corpo. – Basta che non te ne vai –, e si è messo in piedi. Ogni giorno il suo odore aspro mi infiammava la testa, mi stregavano la curva del naso, il disegno delle labbra, la linea del mento. Se le mie dita lo sfioravano lui arrossi-va, mi guardava e allontanava gli occhi, poi mi guardava ancora e di nuovo allontanava gli occhi. Mi inteneriva vedere che, imbarazzato e sgomento, strusciava le cosce per na-scondere l'erezione. Una sera ha scoperto che frugarmi in bocca con la lingua gli veniva più facile che allacciarsi le scarpe o stringere le dita intorno a un bicchiere; sfregare la sua pelle contro la mia lo entusiasma-va più che lavorare il pongo e assem-blare automobiline.

Dopo sei mesi, coordinare mente e corpo non gli riusciva ancora ma che era più felice si vedeva dalla luce che gli accendeva lo sguardo.Si era fissato che fossi io a lavarlo, vestirlo, accompagnarlo in cortile o dovunque volesse andare. Ha cominciato a ribellarsi, la sua camera non gli bastava più; a ogni mo-mento, davanti a tutti e all'improvvi-so, mi sentivo la sua mano sopra la spalla o tra le cosce. Il braccio destro che non si tendeva del tutto, mi abbracciava, si sporgeva con le labbra e mi dava baci bagnati.– Esagera –, diceva una mia collega. – Non gli dici niente? –, faceva un'altra. – Se non gli dai un freno lo allontane-ranno –, mi minacciavano. Per paura che ci scoprissero gli ho tolto l'esclusiva. Lo abbandonavo in sala ricreazione o in cortile e correvo a pulire il vomito a questo, a commenta-re il disegno a quello, a leggere una favola a quell'altro. Lui mi seguiva con la faccia imbron-ciata e gli occhi pieni di odio.

E la sera era sempre una guerra. – Alice non vole bene a Fabizio! –– Lo sai che non è così, Fabrizio... –– Alice sta sempe con li altri! Non vole bene a Fabizio! –– Noooo Fabrizio! Perché non lo capi-sci? –

2828 Scintille

Lanciava per aria lenzuola e coperte, mi colpiva in faccia con il cuscino. Ma non era mai troppo violento. Solo una volta si è messo a picchiare pugni sul muro così forte che si è lesionato le nocche.

Ho lasciato che mi infilasse di nuovo la lingua in bocca perché ferirlo ancora mi faceva male; erano usciti tutti dal refettorio, non correvo rischi. Lui stava con la mano dentro la mia camicetta e io tenevo la mia sulla patta dei suoi calzoni quando ho alzato gli occhi e ho incontrato quelli strabuz-zati di Anna. L'amica intima di mia madre, quasi una zia. Cucinava per la comunità da diciasset-te anni, mi aveva raccomandato lei al direttore.

Da quanto stava lì a spiarci?– Alice! –, mi fissava con uno sguardo truce – E io che non ci credevo... Da quanto stava lì a spiarci?– Alice! –, mi fissava con uno sguardo truce – E io che non ci credevo... dicevo: no non può essere... ‘Malelin-gue’ ho pensato –, la faccia si era de-formata in un'espressione a metà tra il turbato e lo smarrito. – E sta fermo tu! –, ha afferrato la mano di Fabrizio, me l'ha strappata dal corpo.

– Io Alice me la sposo –, ha detto Fa-brizio.

Ha avvertito la minaccia nel tono aspro di Anna e si è slanciato come per toglierla di mezzo. L'ho trattenuto per il polso, l'ho guar-dato e si è calmato.Ho finto un atteggiamento oltraggiato e rassegnato – Lo vedi come fa, non si tiene – ho alzato le spalle, ma mi tradi-vano gli occhi. Lo vedevo attraverso lo sguardo di Anna che erano raggianti. L'aria ci colava addosso come miele. Vedevo anche che la nostra felicità la ripugna-va. I suoi occhi correvano da me a lui infa-stiditi, – Se combini qualche guaio, ci perdo la faccia io. Attenta a te, Alice –.

– Sei una grandissima stronza –, ho detto secca. Ma potevo credere alle minacce di una che profumava di vaniglia e rosso d'uovo?

Qualche giorno dopo, il direttore della cooperativa mi ha convocata nel suo ufficio. Mi ha detto di chiudere la porta, di mettermi seduta.

Mi ha chiesto: – Che succede con Fa-brizio, Alice? –, gli occhi mi fissavano come per scavarmi nella testa.– Fa progressi: va spedito senza inciampare e per mangiare non vuole essere più imboccato –, ho sorriso

ANTICIPAZIONICome, e se, andrà avanti la storia d’amore tra Alice e Fabrizio?Riuscirà l’infermiera innamorata del paziente a conservare il suo posto di lavoro?Scopritelo nella prossima puntata, sul prossimo numero de “LINKiostro”!

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orgogliosa. Lui ha corrugato la fronte, ha abbassa-to lo sguardo su certe carte che aveva sulla scrivania poi lo ha posato su di

me torcendo il collo per mettermi a fuoco sopra gli occhiali.Ha stretto gli occhi, – Nutrito e pulito, gli deve bastare – ha detto.

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