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EDITORIALE di Lino Zanichelli Assessore all’Ambiente e Sviluppo Sostenibile, Regione Emilia-Romagna Cosa tiene insieme l'educatore ambien- tale con il certificatore EMAS? E l'imprenditore di impianti a energia rinnovabile con il facilitatore dei pro- cessi partecipativi di Agenda 21 locale? E tutti e quattro con chi amministra i beni comuni delle presenti e future generazioni? Può farlo anche una Ri- vista come Centocieli, che compie dieci anni e raggiunge oggi il ventesimo numero, con una diffusione mirata complessiva di oltre 100.000 copie, a cui si aggiunge la fruizione on line. In questo arco temporale la nostra Ri- vista ha accompagnato l'elaborazione e la riflessione sui temi dell'ambiente e della sostenibilità, della comunica- zione e dell'educazione, della cittadi- nanza attiva, dell'innovazione di pro- cesso e di prodotto, di nuovi consumi e stili di vita. Dieci anni nei quali ha raccontato con la voce dei protagonisti - ricercatori e docenti, educatori e co- municatori, amministratori e volontari - la sostenibilità necessaria e possibile, praticata nel nostro territorio. Dieci anni nei quali ha sostenuto e seguito il lavoro in rete del sistema INFEA, delle Agende 21 locali e dei tanti che hanno contribuito a costruirlo. Centocieli ha cercato di essere, senza pretese di ufficialità ed esaustività, la voce di un progetto prima di tutto cul- turale. Un luogo di incontro di profes- sioni, discipline, ambiti di intervento pubblici, privati e associativi tra loro diversi, ma stimolati a lavorare insieme per il comune obiettivo della qualità ambientale e dello sviluppo sostenibile. L'integrazione tra gli strumenti educa- tivi e comunicativi con l’insieme delle politiche e degli atti di programmazione accomuna peraltro questa Rivista agli altri progetti che abbiamo sostenuto negli anni. Voglio citare il portale Er- mesAmbiente, le campagne di comu- nicazione e sensibilizzazione Liberia- mo l’Aria, Acqua risparmio vitale, ConsumAbile, così come la Vetrina della sostenibilità e L’Ambiente si Laurea, lo stesso sistema INFEA con i suoi 69 Centri di Educazione Ambien- tale e centinaia di Scuole laboratorio. In queste stesse settimane, infine, la Regione Emilia-Romagna approva il suo terzo Piano di Azione Ambientale 2008-2010, il principale programma di intervento nel settore. Lo caratterizza un’ottica trasversale e sistemica ancora più spinta e la volontà concreta di pro- muovere le idee ed innovazioni sui territori. Ritengo che nell’attuale quadro di crisi economica a livello internazionale e locale, di gravi difficoltà a sviluppare in Italia una seria politica ambientale, il nuovo Piano di Azione regionale rappresenti un importante elemento di sicurezza e di evoluzione dinamica della nostra strategia. Già dieci anni fa abbiamo scelto - come l’Europa - di scommettere su un futuro sostenibile. Oggi - come l’Europa - ribadiamo le ragioni di quella scelta. il portale web per un futuro sostenibile WWW.ERMESAMBIENTE.IT

Lino Zanichelli Assessore all’Ambiente e Sviluppo · 2020. 11. 27. · della sostenibilità e L’Ambiente si Laurea, lo stesso sistema INFEA con i suoi 69 Centri di Educazione

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Page 1: Lino Zanichelli Assessore all’Ambiente e Sviluppo · 2020. 11. 27. · della sostenibilità e L’Ambiente si Laurea, lo stesso sistema INFEA con i suoi 69 Centri di Educazione

EDITORIALE

di Lino ZanichelliAssessore all’Ambiente e SviluppoSostenibile, Regione Emilia-Romagna

Cosa tiene insieme l'educatore ambien-tale con il certificatore EMAS? El'imprenditore di impianti a energiarinnovabile con il facilitatore dei pro-cessi partecipativi di Agenda 21 locale?E tutti e quattro con chi amministra ibeni comuni delle presenti e futuregenerazioni? Può farlo anche una Ri-vista come Centocieli, che compie diecianni e raggiunge oggi il ventesimonumero, con una diffusione miratacomplessiva di oltre 100.000 copie, acui si aggiunge la fruizione on line.

In questo arco temporale la nostra Ri-vista ha accompagnato l'elaborazionee la riflessione sui temi dell'ambientee della sostenibilità, della comunica-zione e dell'educazione, della cittadi-nanza attiva, dell'innovazione di pro-cesso e di prodotto, di nuovi consumie stili di vita. Dieci anni nei quali haraccontato con la voce dei protagonisti- ricercatori e docenti, educatori e co-municatori, amministratori e volontari- la sostenibilità necessaria e possibile,praticata nel nostro territorio. Diecianni nei quali ha sostenuto e seguitoil lavoro in rete del sistema INFEA,delle Agende 21 locali e dei tanti chehanno contribuito a costruirlo.

Centocieli ha cercato di essere, senzapretese di ufficialità ed esaustività, lavoce di un progetto prima di tutto cul-turale. Un luogo di incontro di profes-sioni, discipline, ambiti di interventopubblici, privati e associativi tra lorodiversi, ma stimolati a lavorare insiemeper il comune obiettivo della qualitàambientale e dello sviluppo sostenibile.

L'integrazione tra gli strumenti educa-tivi e comunicativi con l’insieme dellepolitiche e degli atti di programmazioneaccomuna peraltro questa Rivista aglialtri progetti che abbiamo sostenutonegli anni. Voglio citare il portale Er-mesAmbiente, le campagne di comu-nicazione e sensibilizzazione Liberia-

mo l’Aria, Acqua risparmio vitale,ConsumAbile, così come la Vetrinadella sostenibilità e L’Ambiente siLaurea, lo stesso sistema INFEA coni suoi 69 Centri di Educazione Ambien-tale e centinaia di Scuole laboratorio.

In queste stesse settimane, infine, laRegione Emilia-Romagna approva ilsuo terzo Piano di Azione Ambientale2008-2010, il principale programmadi intervento nel settore. Lo caratterizzaun’ottica trasversale e sistemica ancorapiù spinta e la volontà concreta di pro-muovere le idee ed innovazioni suiterritori.

Ritengo che nell’attuale quadro di crisieconomica a livello internazionale elocale, di gravi difficoltà a svilupparein Italia una seria politica ambientale,il nuovo Piano di Azione regionalerappresenti un importante elemento disicurezza e di evoluzione dinamicadella nostra strategia. Già dieci anni faabbiamo scelto - come l’Europa - discommettere su un futuro sostenibile.Oggi - come l’Europa - ribadiamo leragioni di quella scelta.

il portale web per un

futuro sostenibile

WWW.ERMESAMBIENTE.IT

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Se oggi prestiamo attenzione ai beni co-muni, è perché cominciamo a percepirnela mancanza, il loro possibile venir meno.Stiamo parlando in primo luogo di beni“naturali” (acqua, aria, terra, territorio,mare…), ovvero le risorse di cui hannogoduto le generazioni che ci hanno prece-duto e di cui dovrebbero poter usufruirequelle che verranno dopo di noi. Ma anchedi beni relazionali e immateriali quali illinguaggio e i saperi, la salute e l’accessoalle tecnologie, ecc..Dunque beni essenziali alla sussistenza ealla convivenza. Che i beni comuni nonsiano dati una volta per tutte, ce lo mostral'aria che respiriamo, dal momento che èdivenuta sempre più inquinata. Oggi, nellegrandi concentrazioni urbane non siamopiù liberi di respirare, la nostra salute è inpericolo. Ma non è solo l’ambiente“materiale” in causa.Oggi sentiamo parlare di “brevetto deglialfabeti”: dal codice genetico di pianteanimali ai codici sorgente dei software cheutilizziamo nei nostri pc. Si confronta-no/scontrano due logiche: da un lato logi-che monopolistiche e verticali, dall’altrole logiche open source, orizzontali e inte-rattive. Ad essere in gioco sembra esserelo statuto della conoscenza: bene comuneuniversale per le attuali e future generazionio qualcosa da mettere sotto chiave a finicommerciali?I beni comuni sono dunque la base su cuisi costituisce e può o meno svilupparsiqualsiasi società, economia e cultura.Nell’epoca storica in cui viviamo, e nellaaccezione con cui stiamo considerando ibeni comuni, i tradizionali concetti di“pubblico” e “privato” appaiono peraltrosuperati. L’aspetto centrale è oggi rappre-sentato dalla necessità di preservare, rige-nerare, creare, gestire i beni comuni. Farequesto non è compito solo del “pubblico”ma di ciascuno, singolo o organizzazionedi qualsiasi natura.Potremmo anche domandarci: non è unabattaglia persa quella dei beni comuni,nell’attuale contesto economico, culturale,sociale, istituzionale? L’attuale modellodi produzione e di consumo è qualcosa didefinito una volta per tutte? C’è chi loteme e vede i consumatori come prigionieridi una coazione a ripetere, prigionieri dellalogica del mercato che produce per distrug-gere e buttare via sempre più velocemente.E’ una logica come sappiamo potente epredominante, ma è la sola logica possibi-le? In realtà ci sono anche tendenze con-temporanee (nell’economia, nella cultura,nella società, nella tecnologia) che fannointravedere diversi possibili futuri.Un primo esempio viene dal campo dellaproduzione e consumo culturale, dalleopportunità che si presentano ai consuma-tori con le nuove tecnologie informative.Con la attuale e sempre più accentuatadiversificazione dei canali comunicativi,attraverso i quali fluiscono i contenuti, siamplia la varietà di voci che possono pren-dere la parola ed essere ascoltate. Appaionoquindi non più attuali in questo contestole categorie di “consumatore passivo” einerte e di “produttore onnipotente” ancoraoggi descritti dai critici e dagli apologeti.Oggi è possibile, e già in atto in importantiesemplificazioni (le applicazioni del web2.0 in social networ quali youTube, may-Space, secondLife, current tv…) un nuovorapporto tra produttori e fruitori di conte-nuti mediatici…C’è chi sostiene sia in attola creazione di una nuova cultura popolaree di un nuovo mercato dei media (H.Jenkins).

Non avvengono però spontaneamente,devono essere organizzati e agevolati equesto, oltre a essere responsabilità ditutti, è un compito primario della pubblicaamministrazione. Da qui anche la propo-sta lanciata a Forum PA da GregorioArena e Carlo Donolo di un piano nazio-nale per la manutenzione civica dei benicomuni.Come farlo, con quali strategie e strumen-ti? L’Autorità pubblica può svolgere ilruolo di facilitatore di relazioni, custodedelle regole del gioco e presidio del benecomune, animatore di processi di costru-zione collettiva, arbitro e valutatore nellanegoziazione e nella gestione dei conflittidi interesse, garante degli impegni diazione assunti tra i diversi attori.Occorre creare un contesto favorevolenel quale i comportamenti che preservanoe valorizzano i beni comuni si mostranonella loro fattibilità, desiderabilità, accet-tabilità, convenienza ……e quindi ado-perarsi anche per rimuovere quanto osta-cola o altera il valore dei beni comuni,ad esempio adeguando i prezzi dei pro-dotti e servizi affinchè tengano conto delcarico ambientale che comporta la loroproduzione.In definitiva, governare e gestire i benicomuni ha come presupposti una educa-zione ai beni comuni (per riconoscerli eattribuire loro valore) e sviluppare legamidi fiducia, reciprocità tra cittadini e Pub-blica Amministrazione, in altre parolecittadinanza attiva. Oltre che di autoritàdi controllo abbiamo bisogno di Autoritàdella partecipazione, del coordinamentodelle forze che nei territorio cooperanoper una politica di mantenimento, di pre-servazione e sviluppo dei beni comuni.Come passare dalle strategie alle iniziativee agli strumenti?Gli scenari e gli obiettivi sopra delineatihanno trovato negli ultimi venti anni nelnostro paese alleati preziosi in alcunestrutture e figure professionali, nuove o

in costante evoluzione: dai comunicatoripubblici agli educatori ambientali, daimediatori e facilitatori ai certificatori deiprocessi di qualità….Parliamo quindi di una comunicazionepubblica che non vuole essere solo“istituzionale” o “informativa” o “diservizio”, ma anche “partecipativa ededucativa”.Un approccio educativo è fondamentale,propedeutico, poiché non basta trasmettereinformazioni, occorre che la PA sia da unlato “esempio” coerente degli obiettiviche propone ai cittadini (acquisti verdi,mobilità sostenibile, energie rinnovabili…) dall’altro che si faccia promotrice dipercorsi di coinvolgimento diretto deicittadini che ne aumentano l’enpowermente la capacity building (Agende 21 locali,educazione alla sostenibilità, progettazionepartecipata, e-democracy, ecc. ). Altrettantoimportante promuovere una Alleanza degliinnovatori affinché le buone pratiche nonrestino tali, esercizio virtuoso a lato deimodelli tradizionali, ma attecchiscano, siconsolidino, diventino nuovo standard,modo di fare Pubblica Amministrazione.Anche perché, e lo vediamo oggi, la pos-sibilità di tornare indietro – alla comuni-cazione come propaganda, alle decisionitop down sul modello DAD “decido-annuncio-difendo”– o di regredire allesindromi di nimby diffuse, è in agguato esempre possibile.Tra le prime azioni per un Piano per lamanutenzione civica dei beni comuni ve-drei come propedeutiche le tre seguenti.Occorre anzitutto facilitare il riconosci-mento dei beni comuni (proporre corniciinterpretative che consentano di ricono-scerli e attribuirgli valore, poiché soltantoquando viene percepito come essenzialee importante il bene comune viene valo-rizzato - gli viene dato un valore non dimero uso – e rappresentato e sentito comepatrimonio).In secondo luogo, farei il censimento dellebuone pratiche già attivate (dai processipartecipativi ai sistemi di gestione ambien-tale e di responsabilità sociale) per agevo-lare il loro riconoscimento reciproco ecostruire - livello nazionale e nei territori- l’alleanza degli innovatori.Ultima indicazione propedeutica, iniziereia concepire e strutturare le azioni di caringdei beni comuni come veri e propri settingeducativi nei quali si impara facendo reci-procamente. Avvalendosi di tutte le risorsepresenti sul territorio per l’informazionee l’educazione alla sostenibilità (Centri diEducazione Ambientale, Associazioni deiconsumatori e ambientaliste, reti di buonepratiche di imprese e organizzazioni, ecc).

Dai media verticali “uno a molti”, cheinviano messaggi al pubblico e che hannocaratterizzato il XX secolo (“attraversandocome bisonti una prateria” dice BruceSterling) alla comunicazione e ai mediaorizzontali “punto a punto”, che si caratte-rizzano per accessibilità, partecipazione,reciprocità. Se i vecchi consumatori – diceHenry Jenkins - erano passivi, isolati, stan-ziali, individuali, i nuovi consumatori sonoe possono essere media-attivi, connessisocialmente, mobili, ispiranti. Se in passatoil consumo era considerato come l’oppostodella partecipazione civica….oggi puòessere vero il contrario.Il secondo esempio ci viene dai temi eproblemi ambientali.I principi della sostenibilità sanciti dallecarte ONU e dai programmi comunitari,per quanto facciano fatica ad affermarsinelle politiche pubbliche (in particolarenel nostro paese), trovano altresì applica-zione in un nuovo modo di produrre cheassume i criteri della ecoefficienza e quindila sua possibilità tecnica e organizzativa(adozione di sistemi di gestione ambientale,bilanci responsabilità sociale, analisi eprogetto del ciclo di vita dei prodotti,contabilità ambientale, cleaner production,ecc.). Anche nel nostro paese, seppureancora minoritaria, c’è una parte di impresee organizzazioni, quelle più europee einnovative, che hanno scommessosull’ambiente e sulla sostenibilità anchecome fattore di vantaggio competitivo. Unfenomeno che trova una corrispondenzain una sempre più diffusa domanda socialedi nuovo benessere, quindi consumo diprodotti di qualità, durevoli, immateriali.I potenziali nuovi consumatori e nuoviproduttori hanno negli ultimi anni comin-ciato a incontrarsi. Le nuove produzioni enuovi processi produttivi della cosiddetta“soft economy” con gli stili di vita e leabitudini al consumo dei cittadini.Sono scenari, quelli sopra richiamati, chepossono innescare grandi cambiamenti.

Paolo TamburiniResponsabile Comunicazione ed Educazione

alla sostenibilità Regione Emilia-Romagna

Foto: L

uca Pareschi

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ziale, ponendoci dal punto di vista delleconoscenze e abilità necessarie all’eserciziodel la c i t tadinanza democrat ica .L’esercizio consapevole e competente dellacittadinanza democratica presuppone unacerta quantità di conoscenze politicamenterilevanti, che non comprendono solo lapolitica e gli ambiti più prossimi (comel’economia), ma anche la fisica (concer-nente scelte in campo energetico) o labiologia (si pensi alle attuali prospettivedella genetica) e altri ambiti.La partecipazione a una società democra-tica richiede anche “conoscenzeprocedurali”, cioè capacità e abilità che siacquisiscono attraverso l’esperienza. Perpartecipare in prima persona alle istituzioniin cui si articola la vita democratica (Con-sigli di classe o di istituto, partiti politici,sindacati, associazioni ecc.) e non esserevittime della demagogia, è necessario saperascoltare, presentare il proprio punto divista, valutare fonti diverse di informazio-ne, soppesare le diverse interpretazioni difatti ed eventi, distinguere una argomenta-zione correttamente condotta e solidamenteancorata a premesse fondate, da espedientiretorici volti a evocare sentimenti o pas-sioni, o da stratagemmi usati per screditaree confondere gli avversari e accattivarsi ilpubblico, in modo da ottener ragione anchequando non la si ha; assumersi diversigradi di responsabilità di gestione. Leabilità e le conoscenze, inoltre, richiedonodi essere affiancate da atteggiamenti qualil’apprezzamento di valori tra loro in con-flitto, alcuni dei quali (l’uniformità, lalealtà verso le istituzioni, l’adesione aprincipi) sono volti ad assicurare unità,stabilità, consenso, mentre altri (la diversità,il pragmatismo, l’atteggiamento critico)sono volti a consentire il pluralismo,l’instabilità, il cambiamento.Questi due punti di vista, il primo chemuove dalla considerazione sui diritti irri-nunciabili dell’infanzia e il secondo chedescrive le competenze ottimali che con-sentono l’esercizio della cittadinanza de-mocratica, offrono un quadro articolato ecomplesso dove si staglia con una certaevidenza il tema dell’ascolto, inteso siacome dirit to sia come capacità.Se dovessimo stabilire una graduatoria perindicare le priorità, diremmo che per esserein grado di partecipare efficacemente allavita democratica, occorre innanzitutto che

Come si impara ad esercitare il ruolo dicittadini democratici? E’ una domandaquanto mai pertinente in una stagione po-litica che mostra i cittadini italiani piuttostoindifferenti nei confronti di ciò che accadealla comunità nazionale e al bene comune.E’ una domanda che riguarda tutti i cittadinie gli amministratori pubblici in primo luo-go, ma che ci chiama in causa anche comeeducatori.Per rispondere, poiché quest’anno ricorreil ventesimo anniversario della Convenzio-ne internazionale sui diritti dell’infanzia,cominciamo facendo riferimento ai dirittidi cittadinanza di bambini e ragazzi. E lofacciamo ripensando ad Alfredo Carlo Mo-ro, il quale affermava che le persone diminore età sono oggetto di diritti, ma ancheattori partecipi della vita della comunità(dunque soggetti). Di quali diritti parlava?Egli riteneva che i diritti «irrinunciabili»per consentire lo sviluppo equilibrato dibambini e ragazzi fossero:– il diritto all’appartenenza piena alla co-munità (a non essere emarginati, rifiutati,lasciati soli, sfruttati);– il diritto a una partecipazione consapevolee responsabile alla complessiva vita dellacomunità cui si appartiene (alle manifesta-zioni della vita collettiva, alla condivisionedi esperienze e prospettive, al contribuirealla realizzazione dei legami sociali);– il diritto di acquisire adeguati strumentidi conoscenza della realtà, attraverso ilpossesso di adeguate chiavi di lettura diessa (si fa qui riferimento alla funzionefondamentale della scuola, nell’ambito diun “sistema formativo integrato” di terri-torio);– il diritto a un uso adeguato ed equilibratodel tempo libero e a esprimere liberamentela propria individualità;– il diritto a un ambiente vivibile, condi-zione per il suo regolare sviluppo fisico epsichico;– il diritto ad essere ascoltati: l’ascoltoreale implica un’attenzione duratura e nonepisodica.Ripensiamo ora alla nostra domanda ini-

una ragazza o un ragazzo sentano di farparte di una comunità che li ha accolti eli accoglie, dove ci sono adulti capaci diascoltarli e di dialogare con loro, unacomunità il cui destino importa e quindisi desidera contribuire a determinarlo in-sieme agli altri, una comunità dove insiemeagli altri si impara a guardare dentro di sée oltre i confini della comunità stessa, perscoprire gli altri, il mondo e la dimensionedella cittadinanza terrestre.Il viaggio verso la cittadinanza democraticaporta lontano e lungo il cammino occorrearricchire il bagaglio personale di compe-tenze e strumenti culturali, ma noi pensia-mo che il primo passo di questo viaggiosia l’esperienza di essere ascoltati;un’esperienza che riteniamo essenziale eche riteniamo punto di partenza, prerequi-sito, per divenire capaci di ascoltare edialogare, verso la capacità di stare incontatto con se stessi, di pensare, di riflet-tere insieme e, progressivamente, di matu-rare opinioni sempre più articolate e dileggere l’ambiente in cui si è immersi, dicoglierne gli aspetti problematici e di im-maginare il nuovo, di progettare e organiz-zare insieme ai compagni di viaggio leazioni possibili, di intraprenderle incon-trando successi e sconfitte, di riformularele idee alla luce dei fatti...L’ascolto, considerato nell’ampio ventagliodi significati che possiede, è il primo passo,ma anche la pietra di volta della parabolaesperienziale che conduce all’eserciziodella cittadinanza attiva.«La politica» ha scritto Enrico Bottero inoccasione del convegno Educazione ePolitica (Bologna, 7-9 novembre 2002)«nasce quando gli uomini non scambianosolo le cose, ma soprattutto le parole, chesono per essenza relazione». È conl’educazione alla parola e attraverso laparola che uomini e donne riescono aelaborare la loro aggressività e imparanoa scegliere un comportamento responsabi-le. La parola rappresenta l’elemento fon-dante di un processo di educazione alla

democrazia che comincia già in famiglia, sisviluppa poi a scuola e viene orientato dalleesperienze di contatto con la comunità diquartiere, con la città e, via via, dall’incontrocon le articolazioni più complesse della vitasociale. Ciò, come già abbiamo detto, in unaprospettiva di crescita personale, di com-prensione di sé, degli altri e del mondo, maanche di desiderio di “cambiamento dellarealtà”, come suggerisce Jerome Brunerquando afferma che l’educazione deve aiu-tare i giovani a usare gli strumenti del faresignificato e della costruzione della realtà,in modo che possano adattarsi meglio almondo e, se è necessario, cambiarlo.

Valter BaruzziDirettore scientifico Camina

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I l r e t a g g i o s t o r i c o c u l t u r a l edell’ambientalismo anni ’70-’80 – a cuinon sono estranei i drammi di Seveso eChernobyl - ci ha lasciato in doteun’immagine dell’impresa come luogodal forte impatto negativo sul territorio,sia in termini di inquinamento e depaupe-ramento delle risorse che in termini socialidi rapporto con il lavoratore e con la po-polazione locale.Oggi, a più di 20 anni dal Rapporto Brun-dtland e dalla diffusione del concetto di“sviluppo sostenibile”, quantomeno sulpiano teorico può dirsi acquisita la possi-bilità di coniugare le ragioni dell’economiacon il rispetto dell’ambiente e con com-portamenti socialmente responsabili. Edin buona parte ciò è vero anche all’attopratico! Sono tante le esperienze nate ecresciute in questi anni di imprese chehanno fatto propria la filosofia dello svi-luppo sostenibile e che hanno cercato unequilibrio tra le tensioni economiche,ambientali e sociali: certificazioni ambien-tali di prodotto e processo, responsabilitàsociale d’impresa, pratiche quotidiane perminimizzare l’impatto ma anche vero eproprio business “verde”.È però innegabile che, se queste esperienzeesistono ed in contesti di economia avan-zata quali quello emiliano-romagnolo sonopiuttosto frequenti, l’opera di diffusioneed emulazione è ben lontana dall’esserecompleta. E questo si specchia nella diffi-

coltà di modificare la percezione che ilcittadino ha dell’attività industriale.A conferma di ciò, durante l’ultima edi-zione di Ecomondo, la fiera dello svilupposostenibile tenutasi a Rimini nel novembrescorso, coloro che hanno visitato lo standdella Regione Emilia-Romagna hannoavuto la possibilità di compilare un brevequestionario legato ai temi dell’ambiente.Alla domanda su quale sia il settore pri-mario sul quale intervenire per aiutarel’ambiente, ben 505 rispondenti, su untotale di 1.353, hanno risposto“l’industria”.Educare all’impresa sostenibile èun’attività da leggersi dunque in unaduplice accezione: da un lato, rivolgersialle imprese, per far sì che le esperienzepositive maturate in questi anni venganoestese ad altri contesti un po’ meno pio-nieristici e portino alla reale riduzionedell’impatto ambientale del settore e aduna vera e propria rete di imprese “verdi”che lavorino in una logica sistemica;dall’altro, educazione alle imprese cometematica sulla quale rendere consapevoleil cittadino, affinché apprezzi gli sforzifatti, i risultati ottenuti e l’intero percorsointrapreso verso la sostenibilità delleimprese.All’interno del Programma INFEA 2008-2010 la Regione Emilia-Romagna si im-pegna in tal senso ad educare all’impresasostenibile sia attraverso i canali classicidell’informazione e sensibilizzazione deicittadini, con un occhio di riguardo pergli studenti delle scuole superiori in quan-to adulti di domani, sia attraverso una

progettualità incentrata sull’impresa comeluogo in cui si impara facendo e conse-guentemente si innova, anche in ottica disostenibilità.In realtà la Regione è già da tempo impe-gnata su questi fronti, in particolare attra-verso due progetti quali “L’ambiente silaurea”(www.ermesambiente.it/ambientesilaurea)e “La Vetrina della Sostenibilità”(www.ermesambiente.it/vetrinasostenibilita).Il primo è una raccolta delle migliori tesidi laurea, di dottorato, di master e di spe-cializzazione in campo ambientale prodottedagli studenti degli atenei emiliano-romagnoli. Lo scopo del progetto è quellodi favorire la circolazione di saperi e piùancora di idee brillanti, idee che possanoportare reale innovazione nelle attivitàlegate all’ambiente, qualora trovasseroqualcuno interessato a contribuire alla loroconcreta realizzazione.La Vetrina della Sostenibilità è appunto ilbacino a cui queste tesi possono essererivolte: raccolta di buone pratiche di so-stenibilità afferenti per lo più a soggettidel mondo imprenditoriale, i suddetti pio-nieri insomma. Coloro la cui esperienzapuò fare da traino verso la sostenibilità atutto il sistema imprenditoriale regionalee contemporaneamente coloro i quali han-no energia e lungimiranza per raccoglierele buone idee provenienti da studenti ericercatori, al fine di valorizzare allo stessotempo il nostro territorio e le menti brillantiche vi operano. Ma anche coloro che, vistol’impegno profuso, meritano un riconosci-mento da parte del cittadino, a sua voltada educarsi all’impresa sostenibile.Da questi progetti emerge con chiarezzail ruolo di “mediatore” svolto fin quidall’amministrazione regionale, un ruolofinalizzato a mettere in contatto realtàdiverse ma che, spesso senza nemmenorendersene conto, stanno tirando tutteverso una stessa direzione e che pertantose riusciranno ad unire gli sforzi moltipli-

cheranno sicuramente i guadagni, sia am-bientali che economici.Ed è chiaro anche che, proprio perché questisforzi vengano premiati dal successo eco-nomico, è necessaria un’opera di forte sen-sibilizzazione del cittadino; anche qui laRegione già da tempo sta attuando diversepolitiche, tra le quali la campagna di comu-nicazione “ConsumAbile” (www.er-consumabile.it), un primo e significativostimolo all’impegno diretto della cittadinan-za, attraverso comportamenti quotidianiresponsabili.Il fatto che queste esperienze già avviatesiano state in grado di tracciare una lineache la Regione ha ribadito di voler seguirenel biennio 2008-2010 dimostra la fermaconsapevolezza della necessità di incideresul comparto industriale per raggiungereobiettivi di sostenibilità, ma anche la con-sapevolezza della necessità di porsi ad unostesso livello per lavorare insieme ed ap-prendere dall’esperienza dei tanti soggettiche da anni agiscono nell’intento di pro-muovere lo sviluppo sostenibile. Possiamodire, in definitiva, che educare all’impresasostenibile è un percorso da farsi necessa-riamente in due sensi.

Foto: A

rchivio Fondazione V

illa Ghigi

Secondo il Rapporto Brundtland, si intende per sviluppo sostenibile lo “(…) sviluppocapace di soddisfare i bisogni della attuale generazione senza compromettere ilsoddisfacimento dei bisogni delle future generazioni”. Fin dal principio, è evidente inquesta definizione di sviluppo sostenibile una dimensione “economica”, legata allasoddisfazione dei bisogni materiali; una lettura più attenta di essa, tuttavia, consente diindividuare al suo interno anche una dimensione ecologica ed una culturale-sociale.La componente economica è data dalla capacità di generare reddito ed occupazione inmodo duraturo e soddisfacente per la popolazione. La componente ecologica consistenella necessità di mantenere integro l’ecosistema, la sua capacità di fornire risorseutilizzabili e fruibili e di esercitare la propria funzione di sostegno alla vita, anche perle generazioni future. La sostenibilità culturale e sociale, infine, riguarda aspetti diversi:le pari opportunità tra generazioni differenti, ma anche all’interno della stessa generazione;la garanzia per ogni cittadino delle stesse condizioni di sicurezza, salute ed istruzione;il rispetto e la pari dignità di ogni cultura.

Luna BeggiEco&Eco

Francesco Silvestri,Eco&Eco

Sviluppo sostenibileIl concetto di sviluppo sostenibile è molto ambiguo e sfuggente; Pearce ed i suoi colleghidella scuola di Londra, nel loro Blueprint, si sono divertiti a censire le definizioni notedi sviluppo sostenibile, arrivando a 25 formule. Questa difficoltà di definizione èsintomatica non solo della complessità dell’argomento, ma anche della sua contraddittorietà,nel tentativo di comprendere in uno stesso concetto elementi eterogenei, se non addiritturacontrapposti: lo sviluppo, che connota il cambiamento, la situazione in divenire, lamodifica dello status quo, e la sostenibilità, che rimanda alla conservazione, alla difesadelle condizioni iniziali, al mantenimento dell’integrità.Una delle espressioni più note ed utilizzate di sviluppo sostenibile è quella fatta proprianel 1987 da Our Common Future, il lavoro della World Commission on on Environmentaland Development (WCED) - la commissione dell’ONU incaricata di studiare lacompatibilità tra tutela ambientale ed esigenze dello sviluppo economico presiedutadalla ex-premier norvegese Gro Harnem Brundtland (da cui il nome di “RapportoBrundtland”) - ed adottata cinque anni dopo dai documenti ufficiali della Conferenzadi Rio de Janeiro.

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con approcci ambientali sostenibili.Per la cooperazione questi sono due temidi discussione e approfondimento daalcuni anni, che hanno portato alcuneimprese a distinguersi per innovazione.Si pensi ad alcuni importanti progetti diriconversione produttiva in logica am-bientale dal caso di Distercoop a Faenza,che ha trasformato la sua attività daproduzione di grappa a produzione dienergia da biomassa, alla cooperativaDico, che ha fatto del packaging a bassoimpatto ambientale una caratteristicadistintiva dei prodotti offerti. Si ricordainfine per l’attenzione alla sostenibilitàdei prodotti e per l’impegno nella re-sponsabilità sociale il percorso fatto daCoop negli ultimi dieci anni, e la diffu-sione dell’installazione dei pannelli fo-tovoltaici presso le strutture delle impresecooperative.

Tutte esperienze, insieme alle certifica-zioni ISO14000 ed SA8000, alla reda-zione periodica di rendiconti ambientalie sociali, che hanno concorso a consoli-dare nei cooperatori la cultura dellasostenibilità. Cultura da far condivideredal maggior numero di imprese, attorisociali e persone possibili, con partico-lare attenzione alle nuove generazioni,per poter tradurre un ideale modello disviluppo in concreto e quotidiano mododi essere del nostro paese.

Bellacopia è uno dei progetti strategicidi Legacoop Emilia Romagna per ladiffusione della cultura cooperativa.Infatti l’obiettivo è proprio comunicarealle giovani generazioni i valori di mu-tualità e solidarietà, così caratteristici diquesto territorio e del suo modello disviluppo, ma in parte messi in ombra dauna società che pare schiacciata tra unaglobalizzazione estranea alla capacità dicondizionamento dei cittadini e una di-mensione sociale in cui si guarda soloal proprio particolare, dimenticando iconcetti di “bene comune” e di “fareinsieme”. Promuovere cittadinanza attivasignifica invece opporsi a questa dicoto-mia, recuperando il valore del mutuoaiuto proprio dei primi cooperatori e dinuovo attualissimo in questa difficilesituazione.

Il progetto nasce autonomamente in al-cune province, negli anni si diffondefino a coinvolgere Parma, Reggio Emilia,Modena, Bologna, Imola, Forlì Cesena,Ravenna e da quest’anno Rimini.Si sviluppa con metodologie d’interventonelle scuole e sulle classi nonché criteridi valutazione declinati territorialmente,ma tutte le esperienze sono caratterizzateda un percorso di supporto ai ragazzi eai loro insegnanti per incrementare leloro capacità imprenditoriali e per impa-rare a gestire strumenti di progettazioned’impresa nel rispetto dei valori coope-rativi.

Questo percorso si concretizza nelladefinizione di una cooperativa virtuale,che consente agli studenti di sperimentarecome si fa impresa e presenta evidentiutilità a favore di uno scambio fruttuosotra lezioni scolastiche e esperienze lavo-rative.Dal 2008 Legacoop Emilia Romagna hadeciso di costituire La Rete RegionaleBellacopia alle quale partecipano le strut-ture territoriali per incrementare il livellodi scambio tra i ragazzi, diffondere leesperienze, rafforzare nei percorsi i prin-cipali valori cooperativi.Nell’edizione trascorsa sono così statecoinvolte 62 scuole dell’Emilia Roma-

gna, 1950 studenti per 88 classi. Ne èrisultato un ricco patrimonio di ideeimprenditoriali inerenti tutti i settoridell’economia, da quello della culturaal terziario, al sociale, ecc. Sono staticirca cento i progetti elaborati dai ragazzidelle classi coinvolte, spesso affiancatida manager cooperativi e sostenutidall’impegno dei propri insegnanti; traquesti ventiquattro sono stati selezionatiper innovatività, completezza, capacitàdi esposizione, fattibilità, struttura dellacooperativa, rilevanza rispetto ai principicooperativi, sostenibilità ambientale.

L’elaborazione dei progetti ha seguitouna metodologia accurata e professionaleche dall’idea originaria ha portato alladefinizione di veri e propri piani indu-striali.Le Autorità Scolastiche, ai vari livellidella struttura dell’istruzione, hanno viavia espresso gradimento e collaborazioneall’iniziativa di Legacoop. Sono statiinfatti numerosi gli insegnanti che nelcorso del tempo hanno affiancato leproprie scolaresche nelle iniziative diideazione d’impresa proposte da Bella-coopia.Per essere realmente opportunità anchedi sviluppo del modello cooperativo laLegacoop regionale ha introdotto un“premio aggiuntivo” al concorso chevalorizzerà coloro che avranno definitoprogetti d’impresa che concorrano allosviluppo sostenibile.

Il modello di sviluppo sostenibile è infattiper la cooperazione connaturato allanatura d’impresa stessa e alla sua Mis-sione principale: la cooperazione è inter-generazionale. La cooperativa è quindidi proprietà delle generazioni future allequali va trasmessa. Perché i cooperatoridi domani possano beneficiare dellacooperativa si devono non solo trasmet-tere patrimonio, prodotti/servizi e mer-cato, ma anche risorse ambientali, pae-saggi e contesti abitativi, valori sociali,comunità coese nei quali e con i qualila cooperativa possa continuare ad ope-rare.La Legacoop regionale premia quindi i

progetti nei quali in modo efficace sifaccia sintesi tra impresa cooperativa,responsabilità sociale della gestione esostenibilità dello sviluppo, affinché iragazzi nel corso della partecipazionecomprendano che il fare impresa e com-petere sul mercato avverrà sempre piùtra imprese socialmente responsabili e

Marisa Parmigianiresponsabile politiche sociali, AssociazioneCooperative di Consumatori del Distretto

Adriatico (ACCDA)

Incontro di premiazione con Patrizio RoversiIncontro di premiazione con Patrizio Roversi

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Si stanno concludendo gli anni zero del21° secolo. Forse si potrebbe fare lamappa delle questioni formative ed edu-cative in campo ambientale (e doman-darsi: esiste ancora un’Educazione Am-bientale e quali forme plausibili puòavere?).

I nodi essenzialiInnanzitutto nella mappa è necessarioindicare i nodi essenziali, trascurati iquali gli itinerari diventano divagazioniinutili.1 ) Mi pare che il punto primo riguardiil glocalismo e l’economia globalizzata.Negli anni 80 e 90 avremmo messoall’apice il problema della salute delpianeta e gli stili di vita correlati. Oggiè diventato primario chiedersi come sicollocano gli umana nel pianeta e seabbiano le risorse per farlo.Due eventi hanno inciso sulla dinamicaambientale degli anni 90:- l’esplosione di internet (e delle proce-dure web in genere)- e il notevole incremento dei trasportiaerei di persone e di merci con l’aumentodi portata degli aeromobili e dei jet dilinea. Anche il trasporto di merci viamare ha conosciuto incrementi moltosignificativi.La mobilità ad area vasta avviene ingenere all’interno di un incredibile balzo.

Le operazioni finanziarie, in tale scena-rio, esprimono un capovolgimento di

gestione con l’accelerazione delle opera-zioni in rete. Mondializzazione dei tra-sporti e connessioni digitali web sonostati i grandi supporti per la globalizza-zione dell’economia, ma anche induttoridi perdita progressiva dei ruoli regolatoridegli Stati, per cui la finanza è divenutauna variabile indipendente e per moltiaspetti impazzita, con conseguenze fral’altro sul progressivo divorzio attivatotra economia finanziaria ed economiareale. Quasi l’economia delle cose potesseregredire rispetto alla sola economia deisimboli e delle transazioni virtuali.Tutto ciò ha causato conseguenze sullaquestione ambientale.- Gli accordi internazionali sulle temati-che del pianeta si sono resi sempre piùdifficili, perché imprescindibili dal ruolodegli Stati d’intesa con le imprese e gliabitanti,- le risorse in molti casi si sono resesubalterne alla volatilità finanziaria (prez-zi alimentari e materie prime in genere),- alcuni paesi si sono gravemente impo-veriti, per cui la questione ambientale hacorso e corre il rischio di configurarsicome questione di lusso e strutturarsiprevalentemente come problema di con-tenimento della spesa e strategie di so-pravvivenza.Fare educazione ambientale oggi com-porta una forte attenzione alle due matrici“eco” in comune: eco-nomia ed eco-logia. L’approccio esclusivamente natu-ral is t ico era ed è inadeguato.

L’educazione di base va rivolta alla ge-stione dell’impronta ecologica dei terri-tori; essa riguarda la gestione delle com-petenze tecnologiche susseguenti allarivoluzione digitale, la promozione delpiù alto livello di autosostenibilità locale,la promozione di intese intranazionali ei n t e rnaz iona l i pe r gove rna rel’interdipendenza.

Didattica della web community1a - sul piano formativo e scolastico èfondamentale sviluppare la didatticadella web community: ogni gruppo for-mativo appartiene ad un preciso territoriodi cui è opportuno abbia una conoscenzasocioambientale accurata, ma appartieneanche ad una rete di relazioni telematicheche consentono di stabilire contatti, in-tese, collaborazioni a distanza. La scuoladel 21 secolo è socioambientalmentecorretta1b - se sviluppa una coscienza di abitanzaattiva del proprio territorio senza errori,approcciando i luoghi anche nelle lorovalenze di tecnoterritorio dotato dellereti pertinenti in grado di gestire acqua,aria, suolo, energia, informazione. Lepratiche di gestione territoriale passanoper un diffuso esercizio di progettazionepartecipata con coinvolgimento mirato

degli stakeholders;1 c - ma la scuola glocale anche educa,mediante i mezzi telematici, a contattiquotidiani ed efficaci con persone egruppi che stanno in altre parti d’Europae del mondo.L’educazione telematica è fondamentaleper sostenere una mentalità glocale, ossiamolto consapevole e responsabile delproprio qui, ma concretamente in con-tatto con altre persone che vivono eagiscono in contesti diversi e lontaninell’altrove. Locale e globale non devonocostituire termini antitetici, piuttostofattori integrati per una comune praticaglocale. L’educazione ambientale tele-matica va inoltre a sostenere nuove formedi vicinato e di teleoperatività, con bam-bini e giovani, conosciuti in tempo realein rete, assieme ai quali si ha la consue-tudine di lavorare e interagire nell’aulatelematica, ossia esistente congiuntamen-te nei luoghi fisici e nella rete connessa.

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Tale coscienza glocale conduce a metterein discussione le modalità astratte dicultura, facendo dei territori edell’ambiente i campi applicativi delleconoscenze e competenze, campi chenon riguardano solo il proprio contestovicino, ma anche quello attivato median-te relazioni telematiche. Un approccioeducativo siffatto tende ad attivareun’etica della responsabilità e del caringnon solo locale, anzi condiviso in comu-nità continentali.Questa è una fondamentale precondizio-ne cognitiva ed operativa.

2 - La questione energetica postpetro-l i fera, anzi energet ico- localeUn secondo nodo irrinunciabile è laquestione energetica con la consapevo-lezza (da dare in modo esplicito anchealle generazioni in crescita) che siamodentro una società postpetrolifera carat-terizzata da forte centralità della questio-ne energetica.Mentre la società petrolifera apparivatendenzialmente monoenergetica, la postè plurienergetica e, se non vuole collas-sare, deve aumentare al massimo le for-me energetiche locali, considerando isingoli territori come dotazione energe-tica, ossia luoghi di flussi di acque,luoghi di vento, luoghi geotermici, luo-ghi di radiazione solare specifica, luoghidi mare e maree, luoghi di gradientitermici, luoghi di produzione agricolae biologica da riorientare in prospettivaagroenergetica, luoghi di utilizzo degliscarti e rifiuti come campo energeticodi primaria importanza, comprese le retifognarie da interpretare in funzione dibiogas.L’educazione di base può far cogliereche ogni presenza e materia locale sonoconoscibili e utilizzabili sotto la logicadi energia. In una visione così configu-rata anche le abitazioni e gli edifici conapproccio bioclimatico, vanno intesi inquanto macchine energetiche. Sintetiz-zando al massimo, ogni paesaggio èaffrontabile come filiera del sole ossiaenergia radiante oppure energia incame-rata.Le generazioni in crescita risultano bi-sognose di una nuova mappa cognitivae performativa mediante la quale orga-nizzare le pratiche di vita nel loro terri-torio concepito come campo energeticoda non attingere altrove.Il modo migliore per tutelare la terra èche ogni porzione di terra basti energe-ticamente agli abitanti del luogo e questinon propendano ad attingere eccessiverisorse energetiche da altri luoghi lontanie diversi. Lo scambio sia piuttosto cul-turale e produttivo, ma non di mobilitàe accaparramento energetico. Anchequesto aspetto va pertanto letto in chiaveglocale.

3 - Il paesaggioUn terzo nodo riguarda la promozionedel paesaggio.Il paesaggio non rappresenta un fattoestetico o per lo meno si estende moltodi più dell’approccio estetico. Un pae-saggio è la risultante di una lunga alle-anza tra umana, vegetali, animali e ifattori sostanziali di quella terra (le di-namiche dell’aria, del suolo, dell’acquae la specifica incidenza del sole secondoi caratteri propri di ogni luogo determi-nato dalle coordinate di latitudine elongitudine). La storia di questa grandealleanza ha visto plasmare il paesaggioe ha prodotto la convivenza di idrogeo-logia, umana, animali e vegetali. Lacattiva gestione ha immesso la scompar-sa o il declino o il disagio di alcuni omolti fattori dell’alleanza.

Vi sono due componenti che hanno ca-rattere strutturale e sono l’ambiente co-struito e il territorio aperto.L ’ a m b i e n t e c o s t r u i t o p o g g i asull’evoluzione di alcuni dinamismi cul-turali che si incentrano fortemente suarchitettura, urbanistica, tecnologie, pen-siero e pratiche artistiche, regole dellostare assieme, pratiche di forestazione egestione degli spazi agricoli.Le componenti di ogni singolo paesaggioappaiono in genere specifiche e una edu-cazione al caring locale, ossia all’avercura e partecipazione al sostentamentoe qualificazione del proprio territorio,dovrebbe sostenere una progettazioneformativa che attivi palesementeun’educazione al paesaggismo locale.Solo dalla conoscenza del proprio terri-torio in quanto esito di una progettualitàsociale storica e contemporanea, puòscaturire una crescita verso una abitanzaevoluta e attiva.Ovviamente l’educazione al paesaggismonon può prescindere dalla fondamentalequestione del territorio aperto, in cuirisultano fondamentali i capitoli dellaforestazione, della coltivazione e alleva-mento, del mantenimento delle nicchiee c o l o g i c h e f l o r o f a u n i s t i c h e ,dell’attenzione e qualificazione delle astefluviali, dei bacini imbriferi e delle coste.Ogni abitante, e ancor più ogni abitantein crescita, ha bisogno di contare sullaconoscenza e sull’apprezzamento perl’arte locale, le tecniche costruttive delproprio contesto, le tradizioni forestali edi giardinaggio, la qualità e tipicità deiprodotti agricoli, le consonanze dellacomunità di appartenenza per le regoledel vivere assieme, tradizionali ed inno-vative.Dentro la strategia della promozione delpaesaggio un posto di privilegio è daassegnare all’acqua. Essa è uno dei fattoriprimari di modellazione del paesaggio edella qualità del paesaggio, è una dellefonti irrinunciabili della vitalità dei vi-venti. Educare al paesaggismo idricosignifica fornire elementi chiari di cono-scenza dei ghiacciai, dei corsi d‘acqua,

delle risorgive, delle falde freatiche, dellelagune e delle coste, ma anche degliacquedotti e delle reti fognarie e deisistemi di depurazione e lagunaggio.L’acqua sta divenendo bene raro, anchequi è indispensabile una strategia glocale.Il problema ha dimensioni planetarie,ma le risposte non sono astratte, semmaisi concretizzano dentro i singoli paesaggipuntuali. Pertanto ogni abitanza gestiscain modo consapevole e informato la curadelle sue acque e partecipi all’evoluzionedella conoscenza e competenza globalein grado di sviluppare fronti d’interventofortemente migliorativi.

4 - Innovazione e ambiente tecnologico-scientifico (satellitare e nanoambiente)Faccio cenno ad un ultimo nodo irrinun-ciabile, anche se le questioni ambientalicostituiscono una rete intricata e molte-plice con la procedura veramente irri-n u n c i a b i l e r i c o n o s c i b i l enell’interdipendenza. Eppure qui bastaindicare quei gradienti di svolta chesono specifici del presente momentodella contemporaneità.Il nodo da sottolineare è la gestionedell’ambiente tecnologico-scientificocon gli stili di vita conseguenti. Noisiamo, fra l’altro, anche esito del grandecambiamento spaziale susseguente aglianni 60: da allora siamo divenuti, più omeno consapevolmente, abitantidell’eliospazio e utilizzatori sempre piùin incremento di satelliti e telecomuni-cazioni. Il nostro banale cellulare, letrasmissioni telematiche e radiotelevisiveavvengono mediante carambole terra-satellite-terra. Tale aspetto è assai tra-scurato nella coscienza comune e nonvi è una esplicita educazione ad essereambientalmente satellitari che comporta(mi limito ad uno stringato elenco) svi-luppare sempre più capacità di telelavoro,telerilevazione, teleoperatività, sentirsiabitanti di reti, evolvere linguaggi sin-cretici e multimediali in forme non soloconsumistiche, dotarsi di mezzi lingui-stici veicolari glocali, mettere ordine nelreperimento, produzione e uso delle im-

magini digitali e dei prodotti sonori di-gitali, navigare serendipicamente con imotori di ricerca, sviluppare abilità neo-sociali di internauti, portare il costumedigitale dentro i sistemi formativi e lescuole, sentirsi interessati a quello cheaccade negli strati extratmosferici nonsolo in termini di telecomunicazioni, maanche in termini di sicurezza e manovremilitari, perché un diverso concetto dipace planetaria va promossa.Questi ed altri aspetti riguardanol’educazione ambientale all’innovazione.Non esiste però solo la frontiera satelli-tare e digitale, sta assumendo una confi-gurazione determinante l’apertura delnanoambiente, fatto di stringhe atomichee molecolari, traducibili anche in nano-tecnologie e nanomanufatti e riversabilein ricerche incentrate sul Dna e i geni,con esplicita rilevanza sulla progettazionedi fattori biologici.Su questioni di questo tipo si giocanoorizzonti importanti e decisivi di cono-scenza e competenza, ma anche frontiche domandano nuove consapevolezzee nuove decisioni in campo etico, perchéla tradizione risulta inerme e inadeguataa contesti del tutto inaspettati e appenaemergenti. La vecchia umanità, anchenella versione industriale, appare goffaed impacciata, rispetto alla nuova do-manda di società biodigitale.Non educare al nanoambiente e alla con-formazione dei paesaggi miniaturizzati,significa allevare stormi di ignoranze epertanto di irresponsabilità ed emargina-zione.

Tutelare l’ambiente non può prescinderedal tutelare noi stessi come umana, am-biente esterno e ambiente delle vite inte-riori: anche questi richiedono interdipen-denza e se avvengono innovazionicospicue l’interdipendenza stessa vagestita in modo innovativo.

Gabriele RighettoUniversità di Padova

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Stili di vita e ambiente: sono questi iprincipali determinanti dello stato di salutedel singolo e della comunità in cui vive,così come ampiamente documentato nellaletteratura scientifica, tanto chel’UNESCO per il decennio 2005/2014sostiene la transizione dall’educazioneambientale all’educazione alla sostenibilità(intesa nel significato più ampio del ter-mine) da raggiungere attraverso interventicondivisi e multisettoriali.In coerenza con tali presupposti, un inno-vativo percorso di integrazione ambien-te/salute è stato avviato in provincia diModena, con lo scopo di creare sinergietra le attività di promozione della salute,di tutela dell’ambiente e per la sostenibi-lità. Le iniziative nascono dalla collabo-razione tra le Aziende Sanitarie modenesi,nell’ambito del Programma Interaziendale“Comunicazione e Promozione dellasalute”, la Rete dei Centri di EducazioneAmbientale della Provincia di Modena,il Coordinamento delle Agende 21 LocaliItaliane, l’ARPA Emilia-Romagna e ilCoordinamento Nazionale Marketing So-ciale, insieme ad altri partner della comu-nità locale, quali il Volontariato, disponibiliad impegnarsi per favorire l’adozione distili di vita sani, responsabili e sostenibili.Le tappe di questo percorso coinvolgonocontesti di vita e di lavoro con contenutie iniziative mirate in rapporto ai settinge ai destinatari che di volta in volta siintendono raggiungere.Per le scuole, nell’ambito del catalogoformativo “Sapere&Salute 2008-2009”realizzato con l’Ufficio Scolastico Provin-ciale, è stata inserita l’area “Ambiente eSalute” che offre agli istituti la possibilitàdi sviluppare progetti educativi per appro-fondire il rapporto tra salute e ambienteo tematiche più specifiche, comel’inquinamento atmosferico, il clima e lamobilità sostenibile.Si tratta di incontri con esperti o di altreattività da condividere con gli insegnantidelle classi interessate, al fine di rispondereal meglio ai bisogni formativi di alunni edocenti. A questi si aggiungono le inizia-tive per la riscoperta del territorio edell’ecosistema dei boschi fino alle cono-scenze su raccolta, conservazione, prepa-razione e consumo dei funghi.All’interno della manifestazione fieristicaChildren’s Tour 2008, il salone delle va-canze per giovani da 0-14 anni, si è datovita ad iniziative per la promozione distili di vita sani, dello sviluppo sostenibilee della solidarietà rivolte ai bambini e alle

loro famiglie. Gli oltre 23.000 visitatori,presso un’area appositamente allestita,hanno infatti avuto l’opportunità di riceveremateriali informativi e di confrontarsi conpediatri, operatori sanitari, educatori am-bientali e volontari che, rispondendo adomande e curiosità, hanno contribuito afar riflettere sulla salute e sull’insieme deifattori che la influenzano.Principale peculiarità delle attività proposteè stata la ricerca di contenuti e linguaggiappropriati ai frequentatori di un contestocosì allegro e movimentato.Da qui, la scelta di dar vita a laboratori,giochi e spettacoli di burattini per coinvol-gere i bambini in modo ludico e interattivo.Presso il Festival della Filosofia 2008, afianco delle lezioni magistrali di grandifilosofi contemporanei, “Esercizi virtuosiper ambiente, salute e donazione” hannocoinvolto i visitatori con diverse attività:dalla pedalata su una bicicletta che trasfor-ma l’energia cinetica in elettrica per illu-minare il “pannello della ragione” (è labicicletta della campagna “ConsumAbile”della Regione Emilia-Romagna), ai consi-gli su come risparmiare acqua, riciclarerifiuti, consumare in modo responsabile;dalla misurazione del monossido di carbo-nio nel respiro ai consigli su come smetteredi fumare, fino alla raccolta delle dichia-razione di volontà per la donazione diorgani.

Sulla stampa locale, un progetto condottoin collaborazione con “La Gazzetta diModena” consente di dedicare ogni setti-mana un’intera pagina alla salute conarticoli, interviste, quiz e immagini acolori. Tra i tanti temi affrontati, ampiospazio è dedicato al rapporto conl’ambiente, con interventi mirati ancherispetto alle stagioni, quali ad esempio laguida per conoscere il mare o i consiglisu come evitare i colpi di calore.L’integrazione salute/ambiente si concre-tizza inoltre nella realizzazione di attivitàdi informazione e sensibilizzazione pressola grande distribuzione, con cicli di ap-puntamenti in alcuni grandi centri com-merciali, dove i visitatori vengono coin-volti in incontri con esperti, test, giochi edimostrazioni al microscopio.La collaborazione con Confida (Associa-zione Italiana Vending) e con BuonristoroVending Group (ditte di gestione dei di-stributori automatici) ha consentito diportare la promozione di stili di vita sanie responsabili anche all’interno delle areedi ristoro di scuole, università e imprese,con video trasmessi da monitor collocatinei distributori, locandine a fianco deglierogatori e messaggi sui bicchieri per lebevande calde. Sono inoltre state prodottee diffuse linee di indirizzo per i capitolatid’appalto nel settore del vending volte aintrodurre, tra i criteri per l’aggiudicazionedelle gare, i principi della promozionedella salute (con particolare attenzionealla qualità degli alimenti) e della tuteladell’ambiente (es. favorire la filiera corta).Il mondo dell’ambiente è inoltre un pre-zioso alleato per la realizzazione del con-corso “Scommetti che smetti?”, iniziativache ogni anno in provincia di Modenamette in palio premi per i fumatori che siimpegnano a smettere per almeno quattrosett imane nel mese di maggio.Per sostenere e valorizzare tutto questopercorso, periodicamente sono condotteiniziative di formazione per gli operatori,volte alla condivisione di strategie efficaciper la promozione della salute el’educazione alla sostenibilità. Si aggiungeche il progetto “Ambiente è Salute: unmodello, mille pratiche” – articolato indiverse attività rivolte a cittadini, scuole,volontariato, professionisti dell’ambiente,della prevenzione e della promozione dellasalute e in corso di realizzazione nelleprovince di Modena, Bologna, Forlì Ce-

sena, Reggio Emilia e Piacenza nell’ambitodel Programma regionale INFEA2008/2010 – costituisce un’ulteriore spintaverso il consolidamento del sistema dialleanze attivo sul territorio locale.Per favorire l’integrazione ambiente/salutee approfondire il ruolo strategico dellacomunicazione in tale settore, il gruppodi lavoro nazionale “Ambiente/Salute eAgenda 21” del Coordinamento Agende21 Locali Italiane ha attivato il tavolo didiscussione “Comunicazione, Ambientee Salute” con il compito di approfondirei seguenti ambiti:- integrazione tra livelli di PROGRAM-MAZIONE, nell’ottica dello sviluppo diun approccio multisettoriale per la salutee la sostenibilità;- integrazione nella COMUNICAZIONE,in merito sia alle strategie sia ai materialiinformativi;- integrazione nella FORMAZIONE, perquanto riguarda sia l’aggiornamento pro-fessionale degli operatori coinvolti nellapromozione della salute e dello svilupposostenibile, sia le attività di educazionealla salute/sostenibilità che coinvolgonosoprattutto il mondo della scuola;- integrazione nel MARKETING SO-CIALE (ricerca), per la sperimentazionedi nuove strategie finalizzate ad una piùefficace promozione della sostenibilità edella salute;- integrazione delle ATTIVITÀ, per larealizzazione di iniziative condivise dalsettore ambientale e da quello sanita-rio/della salute e per la sperimentazionedi nuovi contesti idonei a raggiungereefficacemente i cittadini.

P e r m a g g i o r i i n f o r m a z i o n i :www.marketingsociale.net/aree/a21.htm

Giuseppe FattoriResponsabile Programma Interaziendale

“Comunicazione e Promozione della salute”Aziende Sanitarie modenesi

Responsabile Coordinamento NazionaleMarketing Sociale

Eriuccio NoraDirettore Coordinamento

Agende 21 Locali Italiane

Giovanna ZacchiCoordinatrice Rete Centri di Educazione

Ambientale Provincia di Modena

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"Striscia la notizia" è una delle trasmis-sioni tv più seguite e popolari. Si saràcertamente posta il problema di qualelinguaggio utilizzare per raggiungere econvincere con la sua rubrica il maggiornumero di ascoltatori. Quali sono lecaratteristiche comunicative che ha scel-to?Potrà sembrare strano ma il linguaggiodella mia rubrica a Striscia non è statopensato prima, è un modo spontaneo difare comunicazione da parte di una per-sona che ci mette il cuore. Forse piaceproprio per la sua semplicità. Individuiamoun problema, lo spieghiamo e offriamosoluzioni. Insomma, si va direttamente alpunto. E non è frequente per i media, chedi solito preferiscono limitarsi a denun-ciare senza poi presentare delle soluzioni.

Riesce a creare un dialogo con i suoilettori o i suoi telespettatori?C’è moltissimo interesse. Tante personemi scrivono dal sito di “Striscia la notizia”chiedendo ulteriori approfondimenti sullecose raccontate, mi chiedono consigli evogliono confrontare esperienze. Anchesu Facebook passo delle ore a tenere icontatti con chi mi scrive. Presto avrò unsito. Solo questione di tempo per metterlosu!

Abbiamo intervistato Cristina Gabetti,autrice del volume “Tentativi di eco-condotta. Per nuovi stili di vita” e condut-trice della rubrica “Occhio allo spreco”in onda all’interno di “Striscia la notizia”che propone a milioni di italiani azionisostenibili alla portata di tutti. Un ulterioresegno di come le tematiche ambientalitrovino sempre più riscontro nell’opinionepubblica più vasta.Da cosa nasce la decisione di dedicaregran parte della sua attività giornalisticaalle tematiche ambientali?Nasce dal fatto che, in parallelo al miolavoro di giornalista, ne svolgo anche unaltro molto impegnativo: il lavoro di ma-dre. Mi è servito non solo per avere unaparticolare attenzione al futuro e al benes-sere delle giovani generazioni, oltre cheal nostro, ma mi ha anche allenata alragionamento semplice e al tentativo diconvincere ed essere efficace. In passato,quando mi occupavo di spettacoli e altritemi, mi hanno sempre incuriosito gli stilidi vita e, quando ho potuto, li ho indagati.Io stessa ho dovuto cambiare il mio stiledi vita per fare la madre. Poi soprattuttograzie a internet, nel corso degli anni, horaccolto montagne di dati e informazionie ho letto sempre più libri sui temidell’ambiente. Però mi rendevo conto chequesta mia attenzione rimaneva moltosterile se non si trasformava in azione. Ecosì ho cominciato a scriverne e a occu-parmene direttamente.

Nel titolo del suo libro usa il termine"tentativi". Una scelta sicuramente noncasuale e ben ponderata: pensa sia dif-ficile riuscire a tenere una condotta eco-logica nella vita di tutti i giorni?Anche io, nel mio avvicinarmi alle prati-che della sostenibilità, sono andata pertentativi. Mi sono così resa conto chel’idea di sacrificio che sta dietro al viveresostenibile è soprattutto un mito, nonrispecchia la realtà. Probabile che in questapresa di coscienza il mio venire anche dauna cultura anglosassone mi abbia aiutato.C’è infatti una differenza di base tra comeInghilterra e Stati Uniti vedono le pratichequotidiane della sostenibilità e come lavediamo, o forse la vedevamo, qui inItalia: nei paesi anglosassoni il viveresostenibile è molto cool, cioè, potremmodire in italiano, è molto figo. In quei Paesisi sono molto preoccupati di rendere ac-quisti, azioni, scelte della vita quotidianache potremmo definire “verde” moltoattrattivi e vincenti, e quindi per nullaconsiderati dei sacrifici. Per gli inglesi eper gli americani, e forse non solo perloro, si tratta di un processo creativo epiacevole. In Inghilterra, per fare alcuniesempi, è molto cool lavorare a maglia ocoltivare l’orto. E per avere un orto, comeci insegnano anche felici esperienze ita-liane (che in Emilia-Romagna conoscetebene) non è certo indispensabile possedereil back yard, il giardinetto sul retro dellacasa tipico delle case a schiera inglesi.

Cosa crede che abbia determinato unapproccio meno cool in Italia?Penso che non abbia certo aiutato il fattoche in Italia molte associazioni per latutela dell’ambiente o che si impegnanoper portare avanti i valori della sostenibilitàsiano politicizzate. Il prendersi curadell’ambiente non dovrebbe avere nessuncolore politico. Le soluzioni che esistonosono alla portata di tutti, basterebbe anchesemplicemente tornare al sano buonsensodelle generazioni che hanno vissuto laseconda guerra mondiale, cioè personeche non facevano sprechi ed erano accortenelle loro scelte. Sono convinta che noi

italiani siamo altamente predisposti allasostenibilità Tra le altre cose abbiamo unanatura splendida e una varietà di cibi localiottimi che dovrebbero spingerci più facil-mente alla tutela dell’ambiente o a sceltealimentari che non contemplino il farviaggiare il cibo per migliaia di chilometriin aereo o per nave.

Negli ultimi anni sono sempre di più ilibri sul tema del "vivere ecologico", sulconsumo sostenibile e sui temi ambientaliin genere. Che cosa pensa contraddistin-gua il suo libro?Il mio libro è un manuale travestito. Mispiego meglio: del manuale possiede lacaratteristica di portarti direttamente giàdentro all’argomento che ti interessa. Peròin genere i manuali sono letture sterili efredde, perché di per sé un semplice dato,quando viene presentato, è freddo. Io hocercato perciò un linguaggio e una formache avvicinino un pubblico più vasto diquello di un manuale. L’idea è stata quelladi metterci un po’ di humour e personaggiche possiedono un po’ le caratteristicheche ognuno di noi può avere dentro di sé.Attraverso poi la dimensione del senti-mento e la voce motivazionale offro datie possibili soluzioni. Insomma, ho cercatodi affrontare un argomento impegnativoin forma giocosa. E credo sia stata lastessa caratteristica che ha individuatoanche Antonio Ricci quando l’ha letto emi ha chiesto di dare vita alla rubrica“Occhio allo spreco” per “Striscia lanotizia”.

"Green economy", "green life"... so-no concetti e temi che stanno entrandosempre di più nell'agenda dei media edella politica. Pensa che i modi e i tempisiano quelli giusti per un'affermazioneduratura di una vera e propria "ecologiadi massa" e di nuovi stili di vita, o c'èinvece il rischio che finisca per essereuna moda passeggera?Certo sarebbe stato meglio se questo mo-vimento, e con queste dimensioni, si fossesviluppato già 30 anni fa piuttosto chesoltanto adesso. L’importante, comunque,è che ora ci si sia resi conto che o sicambia adesso o non lo si farà mai più.Perché questo fenomeno si consolidi saràperò necessario che ci sia una domandadi sostenibilità da parte dei consumatorie una conseguente capacità dei produttoridi rispondere alle nuove esigenze e richie-ste. Io, ad ogni modo, credo nel poteredella massa critica. E i tempi sono maturi.

Sempre più analisti economici e politicisostengono che, per uscire dall'attualecrisi, l'economia capitalista dovrà svol-tare decisamente verso la sostenibilità everso scelte energetiche più rispettosedell'ambiente. Anche lei pensa che dallacrisi si esca grazie alla “green economy”?La svolta “verde” promessa dal presidenteObama arriva in un momento perfetto. Cisi sta forse rendendo conto definitivamen-te, nella società occidentale, che siamo al“troppo pieno” e che la risposta deveessere la “green economy”. Altre soluzionicredo che ci portino su un binario morto.Non credo che dalla crisi si possa usciresolo comprando e alimentando in questomodo la domanda e la produzione: c’èbisogno di un modo nuovo di consumare.In fondo Obama ha rilanciato un discorsosemplice, che tantissime persone sentonoda anni, ma il fatto che sia il presidentedegli Stati Uniti a farlo suo è ciò che lorende straordinario.

A chi pensa spetti, prima di altri, il com-pito di convincere le persone ad adottare

stili di vita più ecologici?Bisogna innanzitutto maturare meglio laconsapevolezza che ciascuno di noi rivesteun ruolo nella società. Per questo ognuno,nel suo ruolo, può fare qualcosa per séstesso e per convincere gli altri. Questasarebbe le situazione ideale, quella dovela famiglia, la scuola, la pubblica ammini-strazione, i colleghi di lavoro, i mediafanno tutti qualcosa assumendosi la propriaresponsabilità. Anche in questo caso lasoluzione, infatti, non è fuori da noi masta in noi.

Molti dei prodotti “bio” o prodotti inmaniera sostenibile costano un po' di piùdi quelli "normali". Non sarebbe forseinvece il caso di promuovere incentiviper l'acquisto di prodotti “verdi” anchedi larghissimo consumo?In generale se si preferisce la qualità allaquantità bisogna essere pronti a pagarlaun po’ di più. Ma i prodotti verdi costanodi più perché ora c’è meno domanda. Pensoche, con il concorso di consumatori eproduttori, si possa arrivare a un equilibrioe ad una riduzione dei costi. La distribu-zione dei prodotti verdi può poi diventarepiù capillare, come possono anche aumen-tare le aziende, che già esistono, che inve-stono di più nella manutenzione dei loroprodotti. Perché, in fondo, dobbiamo cam-biare in continuazione le nostre cose? Sipossono anche aggiustare, o comprarequelle fatte meglio, che magari costano dipiù ma durano anche molto di più.

Cristina Gabetti è nata a New York ed è cresciuta a Torino. Perciò, comelei stessa tiene a sottolineare, “vive a cavallo di due culture”. Nel 1984 siè laureata all’Università di Yale. Negli Usa ha pubblicato Packaging Design3 (PBC Int. NY) e nel 1987 è diventata giornalista. Negli anni seguenti èstata inviata dei TG Mediaset e curatrice di Abitare TV. Nel 2008 inizia lacollaborazione con la trasmissione tv “Striscia la notizia”, per cui cura larubrica settimanale “Occhio allo spreco”. Ogni sabato sera Cristina Gabettispiega ai telespettatori come “diventare tutti più leggeri, vivere meglio elasciare alle prossime generazioni un mondo piacevole e sostenibile”.Sposata con 3 figli, vive a Milano e scrive di società e costume. Dopo lanascita dei figli – come fa sapere sulla sua scheda sul sito web di “Strisciala notizia” ha “viaggiato sempre meno fuori e sempre più dentro” a sestessa, ha “frequentato meno il mondo e più la famiglia, appagando suinternet il desiderio di tentare nuovi percorsi”. Uno di questi nuovi percorsiè proprio il manuale Tentativi di Eco Condotta, uscito in libreria perRizzoli nell’estate del 2008. Vengono presentate nove tipologie di personeche incarnano altrettanti diversi stili di vita che con i comportamentiecologicamente responsabili faticano ad andare d’accordo. Ci sono i distratti,gli ingordi, i viziati, i gasati, i pessimisti, gli indifferenti, le saputelle, irampanti, i pigri. Da questa classificazione di tipi umani, in cui tutti cipossiamo identificare, si muove la descrizione delle azioni che hannoconseguenze negative sull’ambiente. Con la giusta dose di humour e unlinguaggio semplice e diretto, che tocca anche corde che in apparenzaavrebbero poco a che fare con l’ecologia, Cristina Gabetti ci presentasoluzioni e proposte per poter cambiare il nostro stile di vita verso uncomportamento che fa bene non solo all’ambiente ma anche a noi stessi.

Marco FalangiCentro Antartide

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Il progetto “Ambiente è salute” nasceall'interno della cornice GRASS (GruppoRegionale Ambiente Salute) ed è stato co-finanziato dal Bando INFEA 2005.L’obiettivo è costruire un’alleanza operativadel sistema regionale dell’Educazione am-bientale con le politiche di prevenzionesanitaria e di miglioramento della salute,attivando azioni di sensibilizzazione ededucazione proprio sullo stretto legameesistente tra ambiente e salute.

I promotori e i partners del progetto sono:coop Anima Mundi, Associazione Terraco-lori, CEASS L’Olmo (Mo), Centro Idea(Fe), LEA Scandellara (Bo), OsservatorioAgroambientale (Cesena), ARPA EmiliaRomagna sez. Modena, Istituto OncologicoRomagnolo (Faenza), Lega Tumori (Re),Associazione Ambiente e Lavoro (Pc).

“Ambiente è salute” si è articolato in unprimo momento di ricognizione in ambitoregionale ed extra regionale dei progetti edelle azioni che vedono la convergenzedelle due tematiche ambiente e salute svi-luppate da una pluralità di soggetti comeCEA, Scuole, ASL, etc. Sulla base ti talericognizione si è fondato il secondo momen-to che ha fornito al sistema educativo regio-nale stimoli, approcci e strumenti per svi-luppare nuovi progetti integrati e nuoveazioni di sistema.

Più nel dettaglio il progetto si è sviluppatoin 4 fasi:

• Prima fase – Ricognizione glocaleSi è trattato di un percorso teso a far emer-gere e valorizzazione dei progetti già rea-lizzati dai CEA, dalle scuole o da altreorganizzazioni, che potevano essere ricon-dotti al paradigma culturale su cui si basail documento GRASS. Si sono realizzati in7 province della Regione degli incontri dipresentazione del progetto rivolto ai CEA,alle scuole, alle ASL e a tutti gli stakeholderdel territorio allo scopo di presentare ilprogetto e stimolare la nascita di un sistema.Agli incontri di presentazione hanno fattoseguito delle serie di interviste volte a cen-sire tutti i progetti realizzati o in corso direalizzazione nei vari territori che trattasseroil tema della relazione tra ambiente e salute.

• Seconda Fase - Restituzione e rilancioI risultati della ricognizione effettuata nelle7 province e fuori dai confini regionali sonostati presentati nel corso di una due giorniregionale tenutasi presso il LEA di Marza-glia a Modena. Per suggerire sviluppi pos-sibili, stimolare progettualità convergentie favorire nuovi approcci alla presentazionedei risultati della ricognizione sono seguitiinterventi mirati di formazione e si sonotenuti dei workshop su base provincialevolti alla realizzazione di azioni e progettidi sistema sull'ambiente e la salute.

• Terza fase - formazioneSulla base dei fabbisogni formativi emersinelle prime due fasi sono stati realizzati deipercorsi formativi su base locale per soste-nere la progettualità espressa dai territorie aumentare l’efficacia alle azioni educativee di sensibilizzazione ideate.

• Quarta fase - Comunicazione e diffusio-ne dei risultatiL’attenzione alla comunicazione ha accom-pagnato tutto lo sviluppo del progetto attra-verso una newsletter mensile e il sito webwww.ambientesalute.net.

La cornice comune costruita da “Ambientee salute” ha consentito di allargare la retedei soggetti coinvolti e di attivare 3 speri-mentazioni a livello regionale:• La sperimentazione “Infanzia a colori”.Ha visto l'attivazione di corsi di formazioneper genitori ed insegnanti in varie provincedella Regione per sviluppare nei bambinila simbologia e l'immaginario idonei acostruire comportamenti (anche istintivi edemozionali) di scelta del non fumo. Capo-fila: Lega Contro i Tumori e Istituto Onco-logico Romagnolo.· La sperimentazione “Dalla testa allapancia e ritorno”. Un viaggio alla scopertadelle relazioni tra le diverse tematicheambientali: ecologia, globalizzazione, ali-mentazione, agricoltura e salute. Capofila:Osservatorio Agroambientale di Cesena eCEA Anima Mundi.· La sperimentazione “Far fruttare il ca-pitale...sociale”. Laboratori di formazionerivolti ai cittadini modenesi che hannomesso in connessione i temi dell'ambiente,

della salute e della qualità della vita attra-verso vari percorsi, focalizzandosi conparticolare attenzione sulle interazioni trale dimensione individuale, sociale, ambien-tale. Si è trattato di un percorso di crescitapersonale che ha consentito di riconsiderarela propria identità in termini più vasti apartire dal dialogo con gli aspetti più pro-fondi e autentici di sé e con il territorio diappartenenza. Capofila: CEASS l’Olmodel Comune di Modena.

“Ambiente è salute” ha promosso quindiun lavoro sinergico fra i diversi CEA re-gionali, così come indicato dal “ProgrammaINFEA 2005/2007 della Regione Emilia-Romagna” nell’area di intervento n.4“Potenziamento attività Centri EducazioneAmbientale” e dal “Programma regionaledi informazione ed educazione ambientale(INFEA) 2008-2010”. Il progetto ha trovatoinoltre una sua specifica collocazione cul-turale all'interno del Piano di Azione Am-bientale dell’Assessorato Regionale Am-biente e Sviluppo Sostenibile e del PianoR e g i o n a l e d e l l a P r e v e n z i o n edell’Assessorato alla Sanità.

Le azioni intraprese hanno consentito di

rafforzare e sviluppare le competenze, leconoscenze e le capacità specifiche deglioperatori coinvolti secondo un’ottica inter-disciplinare e promuovendo una visionesistemica dei fenomeni. Hanno permessodi sviluppare pratiche educative e favorirel’apprendimento creativo e l’assunzione dinuove consapevolezze progettuali.

La validità di “Ambiente è salute” è allabase dalla volontà di proseguire le attivitàattraverso il nuovo progetto “Ambiente èsalute: un modello, mille pratiche”. Laproposta progettuale (bando INFEA 2008)vede come capofila il CEA di Carpi e am-plia ulteriormente la rete dei partner inclu-dendo il Coordinamento Nazionale Marke-ting Sociale, il Programma Interaziendale“Comunicazione e Promozione dellaSalute” delle Aziende Sanitarie di Modena,il Coordinamento A21 nazionale, la Pro-vincia di Modena, con i servizi dedicati adA21 e al coordinamento della rete Ceaprovinciale e altri CEA.

Ana Maria SolisAgenda 21, CEASS L’OLMO,

Comune di Modena

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spesso le autorità sono latitanti. Ma vor-remmo veramente vivere in un mondodove ad ogni incrocio c’è un vigile o unpoliziotto? O non sarebbe meglio cheimparassimo noi stessi, e insegnassimoai nostri simili, a rispettare l’ambiente ditutti? Forse anche le autorità funzionereb-bero meglio se, almeno nelle piccole cose,i cittadini fossero in grado di autodisci-plinarsi. Virtù civiche diffuse e correttezzaed efficacia dell’azione pubblica intera-giscono positivamente e si rafforzanoreciprocamente”.Ma per fortuna Bologna non è perduta.Esiste anche una Bologna virtuosa, chequotidianamente testimonia il rispettodella città e degli altri, si impegna a favoredella comunità. Un rispetto fatto di sem-plici gesti quotidiani, piccole ma prezioseattenzioni agli altri e ai beni comuni.Esiste una Bologna civile da indicare atutti i cittadini quale esempio da seguire.Bologna - direbbe Robert Putnam, lostudioso di quella straordinaria risorsacoesiva che sono la fiducia negli altri ei rapporti di reciprocità generalizzata - èancora abitata da tanti “giardinieri civici”.Su questa Bologna bisogna far leva pertornare ad essere una città in cui per tuttisia un piacere vivere. Una città capacedi sorridere e di far sorridere. Una Bolo-gna che “abita” parole gentili come buon-giorno, che dice grazie o chiede scusa,che aiuta chi ha bisogno, che spegne ilcellulare a teatro, che non imbratta i muri,che differenzia i rifiuti domestici e liconferisce in modo corretto nei diversicassonetti, che evita di lasciare traccesgradevoli del proprio cane sui marcia-piedi e nei giardini, che cede il posto asedere sugli autobus, che non parcheggiasugli spazi riservati ai portatori di handi-cap, che non invade le corsie preferenzialidei bus, che fuma senza dare fastidio aglialtri.A questa Bologna, a una città troppospesso trascurata dalla cronaca quotidiana,vuol dar voce e visibilità il progetto “Lacittà civile” attraverso una molteplicitàdi attività educative che partendo dalvissuto quotidiano dei ragazzi hannol’obiettivo di avviare un percorso forma-tivo sulle regole, le comunità e il rispettodegli altri.Ma il terreno d’azione del progetto nonsi ferma alle scuole. Al contrario è co-stante l’attenzione a fare in modo che illavoro svolto con i più giovani possaessere comunicato a tutta la città, nellaconvinzione che un’azione incisiva suquesti temi non possa procedere per com-partimenti stagni, ma debba sforzarsi ilpiù possibile di coinvolgere tutti, al di là

Un progetto dedicato all’educazione ci-vica sta coinvolgendo le scuole bolognesi.Un’idea che ha convinto anche il poetaRoberto Roversi che vi ha percepito“l'aria, il vento delle emozioni e delleoccasioni non deluse di un tempo”. Hascelto come immagine simbolica un car-tello stradale che oggi non esiste ma cheè il suo obiettivo ideale. Un cartello dovesi legge “Bologna, città civile”, un titoloche dà nome anche al progetto che coin-volge 21 istituti scolastici della città el’Istituto Penale Minorenni Pietro Sici-liani per un totale di 700 ragazzi e ragazzecoinvolti.Il progetto nasce da una constatazioneelementare: l’incontro con gli altri e loscenario fisico che fa da sfondo alla nostravita quotidiana non lasciano indifferenti.In strada, negli uffici, in autobus, neigiardini, mentre si attende in fila: millesono le occasioni di incontro con la cor-tesia o la maleducazione, con la bruttezzae la bellezza, con l’armonia e il disordinedella città. Mille occasioni che, anchenella loro fuggevolezza, incidono sulnostro stato d’animo e rendono più pia-cevole o più stressante la vita quotidiana.Tra i riferimenti ideali del progetto ilfilosofo Norberto Bobbio, che sosteneva,citando Montesquieu, che “il fondamentodi una buona repubblica, prima ancoradelle buone leggi, è la virtù dei cittadini”.Vale anche per le città che sono lo spec-chio di chi le abita. Bologna, un temponota per l’alto senso civico dei suoi cit-tadini, mostra oggi un’immagine segnatada ferite profonde. In tanti più che abitarela città la consumano ed hanno fatto dellamaleducazione e della trasgressione delleregole uno stile di vita. Appare evidenteche il senso di appartenenza è in cadutalibera non solo in pezzi marginali dellacittà.E’ lungo l’elenco dei “punti dolenti” diBologna. Rifiuti abbandonati fuori daicassonetti, affissioni selvagge, vandali-smo, volgarità, ostilità diffusa, guidaaggressiva, invasività dei cellulari, bicisotto i portici, cani senza guinzaglio,schiamazzi notturni, parcheggio abusivofanno ormai parte stabilmente del pae-saggio umano e fisico bolognese. Unpaesaggio sempre più insostenibile. In-sostenibile anche perché spesso la lineadi demarcazione tra vittima e persecutorenon è netta. Cambiando i ruoli spesso ilrisultato non cambia. Il pedone, per esem-pio, subisce i comportamenti rischiosidell’automobilista ma da automobilistainfierisce sui pedoni. Si chiede agli altridi rispettare le regole nel mentre si chiu-dono gli occhi per se stessi.Di fronte a questo scenario – scrive ilsociologo Alessandro Cavalli - “c’è chilamenta la latitanza delle autorità chenon vigilano abbastanza. E’ vero, troppo

delle varie appartenenze. Per questo gliinterventi educativi sono accompagnatida laboratori che sfoceranno la prossimaprimavera in una serie di iniziative fina-lizzate a far riflettere tutta la città in tantimodi diversi.In una piazza e in tutte le scuole elemen-tari verranno distribuiti 20.000 bulbi digladiolo, che nel linguaggio dei fiorirappresenta il rispetto, con l’invito aibolognesi a coltivare la civiltà el’educazione nei propri cuori. Sempre inpiazza verrà costruito un muro su un(finto) parcheggio per portatori di handi-cap per simboleggiare le difficoltà chehanno a muoversi in città non solo i disa-bili, ma anche gli anziani, i bambini e igenitori con passeggino a causa dellebarriere architettoniche, del parcheggioselvaggio e di altre pessime abitudini.L’abbattimento successivo del muro invi-terà proprio a far cadere le barriere «primadi tutto nella nostra mente”.Per denunciare la maleducazione di get-tare i rifiuti per strada una classe realizzeràun’azione simbolica sulla scalinata checonduce alla Sala Borsa dove disegneran-no un cerchio colorato intorno alle tantemacchie nere appiccicate alle pietre, restidelle gomme masticate e gettate a terra.Il progetto prevede anche gesti concretidi amore per la città, come il restauro diun luogo degradato. Un gruppo di ragazzicollaborerà con una giovane artista, SaraCaliumi, per restituire bellezza all’opera"Il mare sotto la ferrovia" che per anniha abbellito un sottopasso ciclopedonalee deturpatosi nel tempo a causa di incuriae scritte selvagge.

Pensieri gentili voleranno nel cielo diBologna grazie alle macchine volantiche verranno costruite da un altro gruppodi ragazzi. La leggerezza della cortesiasi ritroverà anche nel “grazie” che altriragazzi rivolgeranno alla città virtuosache differenzia i rifiuti permettendo ilrecupero di risorse preziose.Infine, a conclusione dei percorsi didatticie delle azioni comunicative, verrà allestitaall’Archiginnasio una grande mostrariassuntiva di tutte le attività realizzate.Le scuole che partecipano al progettosono: Cesana, Giovanni XXIII, Morandi,Dozza, Ercolani, Padre Marella, Viscardi,Farini, Mazzini, Volta, Armandi Avogli,Bombicci, Manzolini, Don Milani, isArt,Istituto Aldrovandi-Rubbiani, IstitutoBelluzzi, Istituto Manfredi-Tanari, LiceoLaura Bassi, Liceo Sabin.Il Progetto “La città civile” è promossodal Centro Antartide con il sostegno dellaFondazione del Monte di Bologna e Ra-venna e la collaborazione di: Comunedi Bologna, Azienda Usl di Bologna,Legacoop, Manutencoop, Coop Adriati-ca, Avola coop, Quartiere Savena, Quar-t i e r e S a r a g o z z a , B i b l i o t e c adell’Archiginnasio, Istituto Penale Mi-norenni Pietro Siciliani, Infea RegioneEmilia-Romagna, Ancescao, Cgil, Cisl,Uil. L’Assessorato alla Scuola della Re-gione Emilia-Romagna ha dato il propriopatrocinio.

Foto: C

entro Antartide

Giampiero MucciaccioCentro Antartide

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“Mai dubitare che un piccolo gruppo dicittadini consapevoli e attenti possa cam-biare il mondo: è sempre stato l’unicomodo per farlo”. Sono le paroledell’antropologa Margaret Mead il riferi-mento ideale di un progetto in corso aCasalecchio di Reno che ha come titolouna domanda “Cambieresti?”, un liberoacronimo di consumi, ambiente, risparmioenergetico, stili di vita. Il progetto hal’obiettivo di intervenire sulle abitudini egli stili di vita consolidati dei cittadiniavviando un percorso di consapevolezzache porti ad una riduzione della propriaimpronta ecologica.La forma è quella di un grande “giocosociale” che focalizza l’attenzione sugliimpatti globali delle scelte di ciascuno eattraverso la proposizione di esperienzedi autoproduzione e di risparmio dellerisorse naturali stimola l’adozione dinuove pratiche e modi diversi di consu-mare, alla ricerca di un nuovo significatodi “benessere”, definito da parametri qua-litativi, piuttosto che quantitativi.“Cambieresti?” è iniziato a Casalecchiodi Reno nel novembre 2006 con il coin-volgimento di 125 famiglie in un percorsodurato 18 mesi. I temi affrontati sono statisei: rifiuti, acqua, consumo critico, energiatermica, energia elettrica, mobilità. Paral-lelamente al lavoro con le famiglie sonostate coinvolte nel percorso anche le scuo-le, le associazioni, numerosi partner privatie la stessa Amministrazione Comunale.Attualmente è in corso una seconda edi-zione del progetto e una terza è già pro-grammata.La prima edizione di “Cambieresti” si èarticolata in tre fasi. La prima, di circa 6mesi, di co-progettazione con tutti i partneristituzionali e associativi. Ispirandosi aiprincipi di Agenda 21 la progettazionepartecipata è stata aperta a tutti coloro chevolevano dare il proprio contributo. Apartire dalle associazioni locali, partnerdel progetto, è stato infatti creato un tavolodi progettazione allargato, durante il qualesono state condivise tutte le fasi dellasperimentazione.Successivamente, in parallelo alla proget-tazione partecipata, si è sviluppata la se-conda fase costituita dalla campagna in-formativa per raccogliere le adesioni. Siè trattato di una chiamata aperta realizzatamediante strumenti come locandine, in-formazione sui notiziari e sul sito internetdell’Amministrazione Comunale, oltre agiornali e radio locali. A conclusone diquesta fase si è tenuta, nel maggio 2007,la festa di presentazione del progetto,

una guida, preparata nell’ambito del pro-getto, che raccoglie un elenco dei miglioriconsigli e delle buone pratiche, oltre ariferimenti locali, bibliografici e telematicisui temi trattati.Al di là del progetto specifico la rete direlazioni così costituita è una risorsa stra-tegica per l’amministrazione comunaleperché i cittadini coinvolti rappresentanooggi e per il futuro uno stimolo e un inter-locutore importante per lo sviluppo dipolitiche a favore della riduzionedell’impronta ecologica.“Cambieresti?” ha inoltre avuto importantir i c a d u t e a n c h e a l l ’ i n t e r n odell’amministrazione comunale. Ha con-sentito infatti di fare una ricognizione dellebuone pratiche già messe in atto dai varisettori e quindi di consolidare le azioni incorso (ad esempio gli acquisti verdi) e distimolare la nascita di nuove azioni comela costituzione di un gruppo di acquistosolidale tra i dipendenti comunali.Nelle scuole, infine, il progetto ha portatoalla diffusione della raccolta differenziata,alla riscoperta dell’uso della manualità edel valore del recupero della materia, allariduzione dei consumi energetici edel l ’acqua e i l consol idamentodell’esperienza del pedobus.Ai partecipanti sono stati distribuiti duequestionari per monitorare i loro consumi,uno all’inizio e uno alla fine del progetto.Il metodo scelto è stato quindi quellodell’autolettura e dell’autocertificazionedei dati. L’obiettivo era evidenziare lericadute quantitative e qualitative del pro-getto sullo stile di vita di ogni famiglia.Molti iscritti hanno sottolineato che propriol’acquisizione di un metodo di autocontrol-lo ha rappresentato una molla significativaper poter consolidare nella pratica un usopiù intelligente delle risorse e dell’energiacon conseguente riduzione dei costi delle

bollette.Sul piano quantitativo, il progetto ha pro-dotto interessanti risultati: si è registratoun aumento della raccolta differenziata(l’87% alla fine del progetto dichiara difarla sempre, mentre era l’81% all’inizio)e una riduzione dei consumi. Il 70% di-chiara di utilizzare oggi i riduttori di flusso(59% all’inizio), il 67% beve acqua delrubinetto anziché minerale (all’inizio delprogetto la percentuale era il 46%), il 60%ha dichiarato di scegliere i prodotti in baseal loro impatto ambientale contro il 51%iniziale. Sul piano del risparmio energeticoil 53% adesso disattiva lo stand-by deglielettrodomestici rispetto al 31% all’iniziodel progetto.Importanti sono state inoltre le ricadute alivello relazionale. I partecipanti hannodichiarato di aver trovato nell’ambito di“Cambieresti?” un luogo di incontro e diconfronto importante nel quale condividereuna “visione di mondo” alternativa, piùsolidale e consapevole del proprio ruoloa livello sociale. Nell’ambito del progettoè nato anche un gruppo di acquisto solidaleauto organizzato e numerosi sono stati imomenti di auto formazione gestiti daipartecipanti.Il costo totale della prima tornata delprogetto è stato di 25.000 euro di cui20.000 a carico dall’Assessoratoall’Ambiente del Comune di Casalecchiodi Reno e 5000 euro erogati dai partnerprivati che hanno inoltre offerto numerosibenefit in natura: dalle compostiere, airiduttori di flusso, alle lampadine a bassoconsumo, alle borse di stoffa.

aperta a tutti i cittadini e in particolare alle125 famiglie che avevano aderitoall’iniziativa. A metà giugno il progetto èquindi entrato nella terza fase, quella ope-rativa, durata 9 mesi.Tra i partecipanti la maggioranza era dimezza età, con un’occupazione stabile eun buon livello d’istruzione. Pochi gliiscritti con lavoro precario (2,5%) e i gio-vani nella fascia tra i 14 e i 24 anni ( 9%).Circa il 50% ha dichiarato di aver parteci-pato al progetto per curiosità, sostenendodi non avere particolari conoscenze inmerito ai temi della sostenibilità edell’ambiente.I partecipanti sono stati suddivisi in quattrogruppi che si sono riuniti, con la guida diun facilitatore una volta al mese per settemesi. Gli incontri hanno rappresentato illuogo di formazione ed educazione am-bientale, ma anche un importante ambitodi relazione. Vi sono stati scambi di ideee di esperienze, proposte e chiarimenti. Siè trattato di momenti in cui si sono con-frontate persone diverse fra loro che hannoscoperto di avere interessi e obiettivi ana-loghi, che in quel contesto si sono sentitemeno sole e più forti nella scelta di modi-ficare il proprio stile di vita.Parallelamente agli incontri con i facilita-tori si sono tenuti oltre una cinquantina diincontri tematici, sia con rappresentantidelle associazioni locali sia con esperti,che hanno approfondito i vari temi affron-tati da “Cambieresti” e fornito informazionipratiche necessarie per mettere in attoazioni concrete di cambiamento.Questo insieme di esperienze, che rappre-senta l’aspetto più innovativo e caratteriz-zante del progetto: “Cambieresti?”, haconsentito di costituire una concreta retesociale e culturale che ha coinvolto tantiattori diversi: i cittadini, le scuole, le asso-ciazioni di volontariato, le associazioni dicategoria degli artigiani, il mondo delcredito e del commercio (piccola e grandedistribuzione), l’utility che gestisce i rifiuti,e la stessa amministrazione comunale.Ciascuno di questi soggetti si è impegnatonel progetto portando un proprio contribu-to, dall’organizzazione di appuntamentidi formazione su prodotti e servizi acces-sibili sul territorio alla fornitura di lampa-dine a basso consumo, temporizzatori,riduttori di flusso per l’acqua, raccoglitoriper oli esausti, compostiere, borse in telaper fare la spesa, cd-rom per il calcolode l l ’ impron ta eco log ica e pe rl’autovalutazione delle prestazioni energe-tiche della propria abitazione.Ai partecipanti è stata inoltre distribuita

Beatrice GrasselliAssessore all’Ambiente, Comune di

Casalecchio di Reno

Foto: Archivio F

ondazione Villa G

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