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LWA1 - lerma1896.com · Cap. VII. L'etimologia di Baia e il tradimen- to di Enea e di Antenore » 129 Cap. VIH. Le origini di Pisa » 137 Cap. IX. Eracle a Locri » 155 Cap. X. Oreste

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PROBLEMI E RICERCHE DI STORIA ANTICA

COLLANA DIRETI'A DA LORENZO BRACCESI

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PROBLEMI E RICERCHE DI STORIA ANTICA

COLLANA DIRETTA DA LORENZO BRACCESI 18

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PROBLEMI E RICERCHE DI STORIA ANTICA

18

ALESSANDRA COPPOLA

ARCHAIOLOGH!A E PROPAGANDA

I GRECI, ROMA E L'ITALIA

<<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER

PROBLEMI E RICERCHE DI STORIA ANTICA

18

ALESSANDRA COPPOLA

AR CHAIOL OGHIA

E PROPAGANDA

I GRECI, ROMA E L'ITALIA

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

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ALESSANIRA COPPOLA

Archaiologhia e propaganda

© Copyright 1995 <.L'ERMAx. di BRETSCHNEIDBR Via Cassiodoro, 19 - Roma

Tutti i diritti riservati. E vietata Ia riproduzione di testi e ifiustrazioni senza il permesso scritto delI'Editore.

ISBN 88-7062-925-2

11 volume 6 pubblicato col contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Alessandra Coppola Archaiologhia e propaganda

© Copyright 1995 «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 — Roma

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell'Editore.

ISBN 88-7062-925-2

Il volume è pubblicato col contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

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Al mio MaestroAl mio Maestro

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SOMMARIO

Introduzione . pag. 11

Cap. I. Aspetti della leggenda troiana in occidente ............................... 13

Cap. TI. I Pelasgi e gli Toni .................. >> 51 Cap. III. I Tespiadi e gli Aborigeni 69 Cap. IV. Eracle e i Siculi nel Lazio >> 101 Cap. V. I Teleboi e i Sarrastri .............. > 109 Cap. VI. I Campi Flegrei in Eschilo >> 121 Cap. VII. L'etimologia di Baja e ii tradimen-

to di Enea e di Antenore ......... >> 129 Cap. VIII. Le origini di Pisa ................... >> 137 Cap. IX. Eracle a Locri ........................ >> 155

Cap. X. Oreste in Italia e in Sicilia >> 161 Cap. XI. Ii Palladio ............................. >> 175

Bibliografia .......................................... >> 189 Indice analitico ...................................... >> 201

SOMMARIO

Introduzione pag. 11

Cap. I. Aspetti della leggenda troiana in occidente » 13

Cap. II. I Pelasgi e gli Ioni » 51

Cap. III. I Tespiadi e gli Aborigeni » 69

Cap. IV. Eracle e i Siculi nel Lazio » 101

Cap. V. I Teleboi e i Sarrastri » 109

Cap. VI. I Campi Flegrei in Eschilo » 121

Cap. VII. L'etimologia di Baia e il tradimen- to di Enea e di Antenore » 129

Cap. VIH. Le origini di Pisa » 137

Cap. IX. Eracle a Locri » 155

Cap. X. Oreste in Italia e in Sicilia » 161

Cap. XL II Palladio » 175

Bibliografia » 189

Indice analitico » 201

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INTRODUZIONE

Esigenze politiche e di immagine trasformano le leggen-de, le annullano, le amplificano. II mito ê piegato alla neces-sità di presentare, giustificare e nobilitare le scelte del mo-mento, le novità o la continuità della politica. Le leggende si stratificano, diventano patrimonio di nuove realtà; e pro-prio questo processo diacronico ci permette di superare la scar-sità dei dati di storia evenemenziale facendoci intuire contatti e conoscenze, rapporti e scontri. Ii mito mantiene dunque an-cora intatta la sua funzione.

Alcune leggende-campione ci condurranno, appunto, at-traverso vari livelli cronologici. Quelli piii arcaici sono i piii sfuggenti, anche perché risalgono a volte a situazioni pre-coloniali, poi rapidamente mutate. Nella consapevolezza di questo limite Si è cercato comunque di proporre un modello interpretativo coerente. In concreto, esiste un filo condutto-re che parte da tradizioni leggendarie riconducibili in parte agli Eubei, o a un patrimonio culturale di cui essi si fecero eredi e diffusori, arriva alle elaborazioni ateniesi, passa per Siracusa e approda a Roma in una sorta di ampia eredità del passato, reimpiegata e modificata a giustificazione del pre-sente: tentare di decodificare tale patrimonio è l'intento di queste pagine.

A. C.

INTRODUZIONE

Esigenze politiche e di immagine trasformano le leggen- de, le annullano, le amplificano. Il mito è piegato alla neces- sità di presentare, giustificare e nobilitare le scelte del mo- mento, le novità o la continuità della politica. Le leggende si stratificano, diventano patrimonio di nuove realtà; e pro- prio questo processo diacronico ci permette di superare la scar- sità dei dati di storia evenemenziale facendoci intuire contatti e conoscenze, rapporti e scontri. Il mito mantiene dunque an- cora intatta la sua funzione.

Alcune leggende-campione ci condurranno, appunto, at- traverso vari livelli cronologici. Quelli più arcaici sono i più sfuggenti, anche perché risalgono a volte a situazioni pre- coloniali, poi rapidamente mutate. Nella consapevolezza di questo limite si è cercato comunque di proporre un modello interpretativo coerente. In concreto, esiste un filo condutto- re che parte da tradizioni leggendarie riconducibili in parte agli Eubei, o a un patrimonio culturale di cui essi si fecero eredi e diffusori, arriva alle elaborazioni ateniesi, passa per Siracusa e approda a Roma in una sorta di ampia eredità del passato, reimpiegata e modificata a giustificazione del pre- sente: tentare di decodificare tale patrimonio è l'intento di queste pagine.

A. C.

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Cap. I

ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE

1.

La leggenda della fondazione di Roma da parte di Enea era sicuramente già nota nel V secolo. Anzi, molto probabil-mente lo era anche nel VI, come si puô ricavare dalla cosid-detta tabula iiaca Capitolina. Infatti ii bassorilievo marmoreo conservato presso i Musei Capitolini, raffigurante ii viaggio di Enea verso l'occidente, presenta delle didascalie che ci spie-gano come ii racconto sia basato su un testo di Stesicoro (xoct& EvIa(Xopov), autore, appunto, di VI secolo. Nella raffigura-zione uno dei compagni di Enea è Miseno, colui che nella tradizione seguente, quella che fa arrivare Enea a Roma, ri-sulta dare ii suo nome al promontorio campano: se questo implica che già in Stesicoro una tappa di Enea era capo Mi-seno, è allora molto probabile che da 11 l'eroe si spingesse verso Roma anche nel suo racconto 1

Comunque, che nel V secolo si sapesse dell'arrivo di Enea nel Lazio e a Roma è chiaro da una testimonianza di Dioni-sio di Alicarnasso, nella Storia di Roma arcaica. A proposi-to delle tradizioni sull'origine greca di Roma, egli cita due autori, Damaste del Sigeo ed Ellanico di Lesbo, i quali rac-contavano che, dopo la presa di Troia, Enea passô dalla ter-

1 Vd. G. K. GAulcsIcy, Aeneas, Sicily and Rome, Princeton 1969, 106-113.

Cap. I

ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE

1.

La leggenda della fondazione di Roma da parte di Enea era sicuramente già nota nel V secolo. Anzi, molto probabil- mente lo era anche nel VI, come si può ricavare dalla cosid- detta tabula Ilìaca Capitolina. Infatti il bassorilievo marmoreo conservato presso i Musei Capitolini, raffigurante il viaggio di Enea verso l'occidente, presenta delle didascalie che ci spie- gano come il racconto sia basato su un testo di Stesicoro (xa-rà S-nqtnxopov), autore, appunto, di VI secolo. Nella raffigura- zione uno dei compagni di Enea è Miseno, colui che nella tradizione seguente, quella che fa arrivare Enea a Roma, ri- sulta dare il suo nome al promontorio campano: se questo implica che già in Stesicoro una tappa di Enea era capo Mi- seno, è allora molto probabile che da lì l'eroe si spingesse verso Roma anche nel suo racconto '.

Comunque, che nel V secolo si sapesse dell'arrivo di Enea nel Lazio e a Roma è chiaro da una testimonianza di Dioni- sio di Alicarnasso, nella Storia dì Roma arcaica. A proposi- to delle tradizioni sull'origine greca di Roma, egli cita due autori, Damaste del Sigeo ed Ellanico di Lesbo, i quali rac- contavano che, dopo la presa di Troia, Enea passò dalla ter-

1 Vd. G. K. Galinsky, Aeneas, Sicily and Rome, Princeton 1969, 106-113.

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14 ALESSANDRA COPPOLA

ra dei Molossi in Italia con o dopo Ulisse; in Italia egli fon-do una città a cui diede nome Roma, nome che derivO da una delle donne troiane che avevano incendiato le navi per porre fine alle loro peregrinazioni 2 . Damaste ed Ellanico scrivo-no proprio nel V secolo: dunque, già in quest'età si sapeva che Enea e i Troiani fuggiti da Troia erano arrivati fino a Roma. La notizia ha una sua notevole rilevanza, indicando-ci che Roma era tenuta in tale considerazione da essere sito fondato dai Troiani, cioè da un popoio non esattamente greco, ma sicuramente molto simile: nel V secolo non vi era infatti alcuna contrapposizione fra Greci e Troiani, anzi, partico-larmente in occidente, come meglio vedremo, l'attribuzione di origini troiane implicava l'avvicinamento ideologico fra Greci e popolazioni locali. Questa operazione di assimilazione culturale Ira Greci e indigeni tramite la leggenda troiana fu condotta in Italia e in Sicilia dagli strumenti della propagan-da ateniese.

Per esempio i Veneti non sarebbero altri che i Veneti della Paflagonia giunti in occidente al seguito del troiano Ante-fore: tutto questo è appunto presente nelle pagine di un tra-gico ateniese, Sofocle, in un secolo in cui la presenza di Atene

2 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 72, 2 = Damaste FGrHist 5 F 3 = El-lanico FGrHist 4 F 84. Non è possibile chiarire se nel testo sia da preferire la va-riante .wc& '08imooc oppure la variante zsr& 'Oucç, presente nel codice pin antico, I'Urbinate 105 (X-XI see.): se pensiamo che Sincello riassunieva con dovrenuno proprio preferire il senso di <<con>>. Da ultimi vd. A. MoMIGuo, How to Reconcile Greeks and Romans, in Settimo con tributo alla storia degli studi clas-sici, Roma 1984, 437-459; F. SOLMSEN, Aeneas Founded Rome with Odysseus, <<HStCIPh>> 90, 1986, 93-110; AMpolo, Enea e Ulisse nel Lazio daEllanico (FGrHist 4F84) aFesto (432 L.), <<PP>> 47, 1992, 321-342. Quanto al rapporto fra Damaste ed Ellanico, un lemma della Suda (s.v. 6an) precisa che Damaste fu noc9cijc di Ellanico, mentre Porfirio (ap. Eusebio prep. ev. 10, 3, 466b =FGRHist 4 F 146) ci fa sapere che fra gli autori plagiati da Ellanico ci sarebbe stato anche Damaste: in base a quest'ultima notizia S. MAzznnro, Ilpensiero storico classico, 1, Bad 1983, 203-207, capovolge la notizia della Suda e fa di Damaste ii maestro di Ellani-co; ma, tutto sommato, non c'è ragione di dubitare della Suda, che non è necessa-riamente contraddetta da Porfirio.

14 ALESSANDRA COPPOLA

ra dei Molossi in Italia con o dopo Ulisse; in Italia egli fon- dò una città a cui diede nome Roma, nome che derivò da una delle donne troiane che avevano incendiato le navi per porre fine alle loro peregrinazioni2. Damaste ed Ellanico scrivo- no proprio nel V secolo: dunque, già in quest'età si sapeva che Enea e i Troiani fuggiti da Troia erano arrivati fino a Roma. La notizia ha una sua notevole rilevanza, indicando- ci che Roma era tenuta in tale considerazione da essere sito fondato dai Troiani, cioè da un popolo non esattamente greco, ma sicuramente molto simile: nel V secolo non vi era infatti alcuna contrapposizione fra Greci e Troiani, anzi, partico- larmente in occidente, come meglio vedremo, l'attribuzione di origini troiane implicava l'avvicinamento ideologico fra Greci e popolazioni locali. Questa operazione di assimilazione culturale fra Greci e indigeni tramite la leggenda troiana fu condotta in Italia e in Sicilia dagli strumenti della propagan- da ateniese.

Per esempio i Veneti non sarebbero altri che i Veneti della Paflagonia giunti in occidente al seguito del troiano Ante- nore: tutto questo è appunto presente nelle pagine di un tra- gico ateniese, Sofocle, in un secolo in cui la presenza di Atene

2 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 72, 2 = Damaste FGrHist 5 F 3 = E1- lanico FGrHist 4 F 84. Non è possibile chiarire se nel testo sia da preferire la va- riante [ts-cà 'OSuaaéa oppure la variante i-torà 'OSuaaétùç, presente nel codice più antico, l'Urbinate 105 (X-XI sec.): se pensiamo che Sincello riassumeva con auv dovremmo proprio preferire il senso di « con ». Da ultimi vd. A. Momigliano, How to Reconcile Greeks and Romans, in Settimo contributo alla storia degli studi clas- sici, Roma 1984, 437-459; F. Solmsen, Aeneas Founded Rome with Odysseus, « HStClPh » 90,1986, 93-110; Ampolo, Enea e Ulisse nel Lazio da Ellanico (FGrHist 4 F 84) a Festa (432 L.), «PP» 47, 1992, 321-342. Quanto al rapporto fra Damaste ed Ellanico, un lemma della Suda (s.v. Aajiáaxr]) precisa che Damaste fu |ra6r|xriç di Ellanico, mentre Porfirio (ap. Eusebioprep. ev. 10, 3, 466b=FGRHist 4 F 146) ci fa sapere che fra gli autori plagiati da Ellanico ci sarebbe stato anche Damaste: in base a quest'ultima notizia S. Mazzarino, Il pensiero storico classico, 1, Bari 1983,203-207, capovolge la notizia della Suda e fa di Damaste il maestro di Ellani- co; ma, tutto sommato, non c'è ragione di dubitare della Suda, che non è necessa- riamente contraddetta da Porfirio.

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ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE 15

in alto Adriatico è sovrabbondante. Ma anche una popola-zione di Sicilia, gli Elimi, alleati di Atene, sono già definiti troiani nella pagina di Tucidide. E lo stesso vale anche per i Sardi. Anche i Coni, che popolavano anche la Siritide, era-no definibili come troiani: e su Siri Atene rivendicava in V secolo ancestrali diritti 1 . Non ê poi da scartare l'ipOtesi che a quei popoli siano da aggiungere anche i Dauni del Garga-no, regione ricca di memorie troiane che non necessariamente risalgono solo all'età della romanizzazione. Per esempio, se a Siri una prova dell'antica presenza troiana era data dal si-mulacro di Atena Iliaca, non è forse da esciudere che tale prova valesse anche per Luceria, dove era custodita una si-mile statua, cos! come anche a Roma e a Lavinio 4. Per Ro-ma, Siri e Lavinio l'identificazione con un sito troiano era favorita anche da caratteristiche paesaggistiche, come bene e stato evidenziato 1 , cioè la presenza di alture e la prossimi-tà a regioni bagnate da fiumi e soprattutto lagunari o palu-dose: cia vale senz'altro anche per Luceria, per la presenza

In generale vd. J. PERRET, Athènes et les legendes troyennes d'occident, in Mélanges Heurgon 2, Paris 1976, 791-803. Per i Veneti documentazione in L. Bac-CESI, La leggenda di Antenore, Padova 1984, part. 45-67; per i Sardi vd. cap. I Tespiadi e gliAborigeni; per gil Elimi vd. Tucidide 6, 2, 3; per i Coni vd. Strabone 6, 1, 3. 6, 1, 14 (dove si parla solo di Coni giunti con Filottete dopo la presa di Troia); schol. Licofrone Alex. 978. 988. Sui diritti ateniesi su Siri vd. Erodoto 8, 62, 2. Per quel che riguarda i Coni, già a livello locale si giOCO l'attnibuzione dei Coni-Troiani ora a Crotone ora a Sin: sull'elemento troiano di Siri vd. L. RoNco-n, Sulle origini di Sin, <<AIV> 134, 1975/76, 155-178; L. MoscATICAsmLNuovo,

Sins. Tradizione stoniografica e momenti della storia di una città della Magna Gre-cia, Bruxelles 1989, 49-56; M. Nxi'isss, Le genti indigene: Enotri, Coni, Siculi e Morgeti, Ausoni, lapigi, Sanniti, in Magna Grecia, Milano 1985, 189-208, part. 203-204; M. L. NroLrro, <<Sybaris sal Traeis >> o <<Sybaris sul Teuthrasx'? Un bilancio e una conclusione, in Hesperia, 4, Studi sulla grecitâ di occidente, Roma 1994, 53-73.

Per Luceria, Sin, Lavinio e Roma vd. Strabone 6, 1, 14; per Lucenia vd. an-che Pseudo Aristotele miT. 109; Eliano hist. an. 11, 5.

D. MusTI, Strabone e la Magna Grecia. Cittd epopoli dell'Italia antica, Pa-dova 19942, 95-122.

ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE 15

in alto Adriatico è sovrabbondante. Ma anche una popola- zione di Sicilia, gli Elimi, alleati di Atene, sono già definiti troiani nella pagina di Tucidide. E lo stesso vale anche per i Sardi. Anche i Coni, che popolavano anche la Siritide, era- no definibili come troiani: e su Siri Atene rivendicava in Y secolo ancestrali diritti3. Non è poi da scartare l'ipotesi che a quei popoli siano da aggiungere anche i Dauni del Garga- no, regione ricca di memorie troiane che non necessariamente risalgono solo all'età della romanizzazione. Per esempio, se a Siri una prova dell'antica presenza troiana era data dal si- mulacro di Atena Ilìaca, non è forse da escludere che tale prova valesse anche per Lucerla, dove era custodita una si- mile statua, così come anche a Roma e a Lavinio4. Per Ro- ma, Siri e Lavinio l'identificazione con un sito troiano era favorita anche da caratteristiche paesaggistiche, come bene è stato evidenziato5, cioè la presenza di alture e la prossimi- tà a regioni bagnate da fiumi e soprattutto lagunari o palu- dose: ciò vale senz'altro anche per Luceria, per la presenza

3 In generale vd. J. Perret, Athènes et les legendes troyennes d'occident, in Mélanges Heurgon 2, Paris 1976,791-803. Per i Veneti documentazione in L. Brac- cesi. La leggenda di Antenore, Padova 1984, part. 45-67; per i Sardi vd. cap. I Tespiadi e gli Aborigeni-, per gli Elimi vd. Tucidide 6, 2, 3; per i Coni vd. Stradone 6, 1,3.6, 1, 14 (dove si parla solo di Coni giunti con Filottete dopo la presa di Troia); schol. Licofrone Alex. 978. 988. Sui diritti ateniesi su Siri vd. Erodoto 8, 62, 2. Per quel che riguarda i Coni, già a livello locale si giocò l'attribuzione dei Coni-Troiani ora a Crotone ora a Siri: sull'elemento troiano di Siri vd. L. Ronco- ni, Sulle origini di Siri, « AIV » 134, 1975/76, 155-178; L. Moscati Castelnuovo, Siris. Tradizione storiografica e momenti della storia di una città della Magna Gre- cia, Bruxelles 1989, 49-56; M. Napissi, Le genti indigene: Enotri, Coni, Siculi e Morgeti, Ausoni, Iapigi, Sanniti, in Magna Grecia, Milano 1985, 189-208, part. 203-204; M. L. Napolitano, «Sybaris sul Traéis » o «Sybaris sul Teuthras»! Un bilancio e una conclusione, in Hesperia, 4, Studi sulla grecità di occidente, Roma 1994, 53-73.

4 Per Luceria, Siri, Lavinio e Roma vd. Stradone 6, 1, 14; per Luceria vd. an- che Pseudo Aristotele mir. 109; Eliano hist. an. 11, 5.

5 D. Musti, Strabone e la Magna Grecia. Città e popoli dell'Italia antica, Pa- dova 19942, 95-122.

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16 ALESSANDRA COPPOLA

delle alture del Gargano (il cui nome era avvicinato a Garga-ra, altura e per la diramazione di piü corsi d' ac-qua sfocianti in zone acquitrinose. Oltretutto, lo stesso eroe Diomede, ampiamente attestato in Daunia, era collegato a memorie troiane. Per esempio le famose stele daunie erano raffigurate nel mito come pietre troiane usate da Diomede come zavorra 7. Proprio nel descrivere ii tempio di Atena Iliaca e le offerte lasciate da Diomede, un paradossografo ci parla della localizzazione daunia dell'incendio delle navi achee da parte delle donne troiane: essendo Diomede l'uni-Co eroe greco che si stanzia in Daunia è chiaro che le donne facevano parte del suo seguito 8

A questi siti connessi a memorie troiane anche per Carat-teristiche di paesaggio possiamo aggiungere la Città denomi-nata Troia, presso Padova, fondazione troiana, sicuramente vicina a colli e a corsi d'acqua in prossimità di lagune 9.

In sostanza, se la troianizzazione di popoli occidentali è riconducibile a interesse ateniese, possiamo forse estendere questa matrice anche a quelle popolazioni per cui non ab-biamo evidenti indicazioni di interventi ateniesi, ma dove ri-troviamo i medesirni temi e le medesime caratteristiche delle zone in cui è sicura questa assimilazione ateniese delle tradi-zioni locali tramite memorie troiane.

6 Servio auct. Aen. 11, 246. Licofrone Alex. 615-618 e schol. ad 1.

8 Pseudo Aristotele mir. 109: ii passo termina con I'attribuzione a queste don-ne di due aggettivi omerici, per esaltare la giusta definizione usata << dal poeta>> per le donne di Troia con ii concreto esempio delle prigioniere della Daunia; U. Fc-TASIA, Brindisi. Le leggende difondazione e alcuni aspetti della presenza greca in Adriatico, <<ASNSP>> 2, 1972, 115-139, invece, ritiene di scorgere qui I'accenno a un poema epico su queste vicende (ma quando si dice << ii poeta>, II riferimento uni-Co è a Omero). Vista dunque la 'troianizzazione' delle donne indigene, resta da chie-dersi se non si possa far rientrare anche I Dauni fra I popoli indigeni 'troianizzati' da Atene, pus in assenza di indizi pin concreti.

Livio 1, 1, 5. Sul sicuro intervento ateniese in relazione alle memorie troiane di area veneta vd. cap. VII, 134 ss.

16 ALESSANDRA COPPOLA

delle alture del Gargano (il cui nome era avvicinato a Garga- ra, altura troiana)6 e per la diramazione di più corsi d' ac- qua sfocianti in zone acquitrinose. Oltretutto, lo stesso eroe Diomede, ampiamente attestato in Daunia, era collegato a memorie troiane. Per esempio le famose stele daunie erano raffigurate nel mito come pietre troiane usate da Diomede come zavorra7. Proprio nel descrivere il tempio di Atena Iliaca e le offerte lasciate da Diomede, un paradossografo ci parla della localizzazione daunia dell'incendio delle navi achee da parte delle donne troiane: essendo Diomede l'uni- co eroe greco che si stanzia in Daunia è chiaro che le donne facevano parte del suo seguito8.

A questi siti connessi a memorie troiane anche per carat- teristiche di paesaggio possiamo aggiungere la città denomi- nata Troia, presso Padova, fondazione troiana, sicuramente vicina a colli e a corsi d'acqua in prossimità di lagune9.

In sostanza, se la troianizzazione di popoli occidentali è riconducibile a interesse ateniese, possiamo forse estendere questa matrice anche a quelle popolazioni per cui non ab- biamo evidenti indicazioni di interventi ateniesi, ma dove ri- troviamo i medesimi temi e le medesime caratteristiche delle zone in cui è sicura questa assimilazione ateniese delle tradi- zioni locali tramite memorie troiane.

6 Servio auct. Aen. 11, 246. 7 Licofrone Alex. 615-618 e schol. ad l. 8 Pseudo Aristotele mir. 109: il passo termina con l'attribuzione a queste don-

ne di due aggettivi omerici, per esaltare la giusta definizione usata «dal poeta» per le donne di Troia con il concreto esempio delle prigioniere della Daunia; U. Fan- tasia, Brindisi. Le leggende di fondazione e alcuni aspetti della presenza greca in Adriatico, «ASNSP» 2, 1972, 115-139, invece, ritiene di scorgere qui l'accenno a un poema epico su queste vicende (ma quando si dice « il poeta » il riferimento uni- co è a Omero). Vista dunque la 'troianizzazione' delle donne indigene, resta da chie- dersi se non si possa far rientrare anche i Dauni fra i popoli indigeni 'troianizzati' da Atene, pur in assenza di indizi più concreti.

9 Livio 1, 1, 5. Sul sicuro intervento ateniese in relazione alle memorie troiane di area veneta vd. cap. VII, 134 ss.

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ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE 17

Ma soffermiamoci su Roma. E molto probabile che an-che una delle voci del teatro ateniese, Sofocle, sapesse del-l'arrivo di Enea a Roma. Infatti, nel Laocoonte, citato da Dionisio di Alicarnasso, risulta che Enea, quando Troia sta-va per essere presa, si diresse verso ii monte Ida, presso Troia, ligio ai consigli del padre e ai vaticini sulla fine dei Troia-pj 10. In particolare, in un frammento riportato testualmen-te, si legge che Enea vi si diresse con ii padre sulle spalle e con <<coloro che desideravano fondare questa colonia di Fri-gi>>. Ii termine <<colonia>> non ci puà ingannare. Ma dove era ubicata la colonia? E possibile che Sofocle intendesse pro-prio ii monte Ida come fine ultimo della fuga dei Troiani? E già stato evidenziato come ii termine <<colonia>> difficil-mente possa riferirsi a un Sito molto vicino, e come quindi sia assai probabile che il poeta pensasse a Roma come meta ultima di Enea L'ipotesi puô forse essere corroborata da altre osservazioni. Lo stesso Dionisio, riportando la narra-zione di Ellanico sulla presa di Troia, precisa che Enea fece rifugiare la popolazione della città sul monte Ida, in attesa di tornare alle proprie case. Ma presto gli Achei attaccarono anche quello, finché non vennero a patti: gli Achei si sareb-bero presi le piazzeforti e avrebbero permesso a Enea e ai suoi di salvarsi prendendo la via del mare. E cos! fecero, di-rigendosi i Troiani, come prima tappa, verso la punta della penisola Calcidica chiamata Pallene, occupata da una popo-lazione tracia detta Crusea, loro fedele alleata nella guerra. Ma, per la precisione, Dionisio scrive, citando lo storico le-sbio, che I Troiani si diressero in Tracia e approdarono a Pal-lene 12 Come è stato notato, è evidente che la confusione tra la Calcidica e la Tracia sia da imputare allo stesso Dionisio,

10 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 48, 2 = Sofocle. fr. 344 Nauck. Bnaccsi, Appunti su Sofocle e la leggenda di Enea, in AA. VV. Lapolis

eilsuo teatro, Padova 1986, 103-110. 12 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 49, 4.

ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE 17

Ma soffermiamoci su Roma. È molto probabile che an- che una delle voci del teatro ateniese, Sofocle, sapesse del- l'arrivo di Enea a Roma. Infatti, nel Laocoonte, citato da Dionisio di Alicarnasso, risulta che Enea, quando Troia sta- va per essere presa, si diresse verso il monte Ida, presso Troia, ligio ai consigli del padre e ai vaticini sulla fine dei Troia- ni10. In particolare, in un frammento riportato testualmen- te, si legge che Enea vi si diresse con il padre sulle spalle e con «coloro che desideravano fondare questa colonia di Fri- gi». Il termine «colonia» non ci può ingannare. Ma dove era ubicata la colonia? È possibile che Sofocle intendesse pro- prio il monte Ida come fine ultimo della fuga dei Troiani? È già stato evidenziato come il termine «colonia» difficil- mente possa riferirsi a un sito molto vicino, e come quindi sia assai probabile che il poeta pensasse a Roma come meta ultima di Enea n. L'ipotesi può forse essere corroborata da altre osservazioni. Lo stesso Dionisio, riportando la narra- zione di Ellanico sulla presa di Troia, precisa che Enea fece rifugiare la popolazione della città sul monte Ida, in attesa di tornare alle proprie case. Ma presto gli Achei attaccarono anche quello, finché non vennero a patti: gli Achei si sareb- bero presi le piazzeforti e avrebbero permesso a Enea e ai suoi di salvarsi prendendo la via del mare. E così fecero, di- rigendosi i Troiani, come prima tappa, verso la punta della penisola Calcidica chiamata Pallene, occupata da una popo- lazione tracia detta Crusca, loro fedele alleata nella guerra. Ma, per la precisione, Dionisio scrive, citando lo storico le- sbio, che i Troiani si diressero in Tracia e approdarono a Pai- lene 12. Come è stato notato, è evidente che la confusione tra la Calcidica e la Tracia sia da imputare allo stesso Dionisio,

10 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 48, 2 = Sofocle, fr. 344 Nauck. 11 Braccesi, Appunti su Sofocle e la leggenda di Enea, in AA. VV. La polis

e il suo teatro, Padova 1986, 103-110. 12 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 49, 4.

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18 ALESSANDRA COPPOLA

mentre è difficile attribuirla alla sua fonte Ellanico 13

realtà Dionisio sovrappone due tappe: i commentatori di Vir-gilio (che fa andare Enea proprio in Tracia) ci parlano del sito di Amos, alle foci dell'Ebro, mentre per Licofrone Enea Si recô in Calcidica, precisamente ad Aineias, identificata con Recelo 14• E ad Amos in Tracia, evidentemente, che Enea sbarcô per Ellanico la prima volta, cioè non nel sito di Recelo-Aineias, in Calcidica, così legato a Pisistrato, al quale Ella-nico era fieramente avverso per la contesa della Troade fra Ateniesi e Lesbi E pin probabile, infatti, che Ellanico evi-tasse di menzionare la città. legata a Pisistrato e nominasse invece quella che era di fatto una colonia lesbio-cumana, cioè Amos: evidentemente ci fu un gioco di appropriazione della figura di Enea in relazione alla contesa per ii Sigeo fra Ate-niesi e Lesbi 16

Questo era dunque il racconto di Ellanico, corroborato da Dionisio proprio con la citazione del frammento di Sofocle sulla fuga sul monte Ida 17• Dunque, entrambi gli autori di

13 Vd. A. ALoM, Tradizioni arcaiche della Troade e composizione dell'Iliade, Milano 1986, 75.

14 Per Amos vd. Virgilio Aen. 3, 18 (cf. Plinio nat. 4, 11); origo 9, 4. Per Al-neias (Recelo): Licofrone Alex. 1236 e schol. ad 1. Stefano di Bisanzio s.v. Ailna precisa che Eneade identificava Questo sito con la città tracia di Eneade (sic) di cui parlava Licofrone. Lo stesso Stefano, s.v. Alvoc, citando Strabone, dice che questa città della Tracia fu fondata da Mitilenesi e da Cumani; la presenza dei Cumani, come vedremo, è particolarmente interessante.

15 Vd. le giuste osservazioni di ALoNI, Tradizioni arcaiche, 74-75. Sulla pre-senza di Pisistrato a Recelo vd. Aristotele At/i. resp. 15, 2. Da Aineias proviene la famosa moneta di VI secolo con l'immagine di Enea con il padre sulle spalle: vd. W. FUCHS, Die Bildgeschichte der Flucht des Aeneas, eANRW>> 1, 4, 1973, 615- 633, part. 617. Sulla contesa peril Sigeo, chiaro schema delle fonti e delle p0-sizioni critiche in L. PIcdilulLI, Gli arbitrati interstatali greci, 1, Pisa 1973, 28-35.

16 Vd. AloN1, Tradizioni arcaiche, 76ss. Per Amos fondazione di Lesbi e Cu-mani vd. Strabone 7, 51a; Eforo FGrHist 70 F39.

17 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 46-48, 1 =Ellarnco FGrHist 4 F 77, su cui vd. AMBAGLIO, L'opera storiografica, 124. Vd. anche G. Vozn, L'altro Enea, Roma 1995, ad 1.

18 ALESSANDRA COPPOLA

mentre è difficile attribuirla alla sua fonte Ellanico13. In realtà Dionisio sovrappone due tappe: i commentatori di Vir- gilio (che fa andare Enea proprio in Tracia) ci parlano del sito di Ainos, alle foci dell'Ebro, mentre per Licofrone Enea si recò in Calcidica, precisamente ad Aineias, identificata con Recelo14. È ad Ainos in Tracia, evidentemente, che Enea sbarcò per Ellanico la prima volta, cioè non nel sito di Recelo- Aineias, in Calcidica, così legato a Pisistrato, al quale Ella- nico era fieramente avverso per la contesa della Troade fra Ateniesi e Lesbi15. È più probabile, infatti, che Ellanico evi- tasse di menzionare la città legata a Pisistrato e nominasse invece quella che era di fatto una colonia lesbio-cumana, cioè Ainos: evidentemente ci fu un gioco di appropriazione della figura di Enea in relazione alla contesa per il Sigeo fra Ate- niesi e Lesbi16.

Questo era dunque il racconto di Ellanico, corroborato da Dionisio proprio con la citazione del frammento di Sofocle sulla fuga sul monte Ida11. Dunque, entrambi gli autori di

13 Vd. A. Aloni, Tradizioni arcaiche della Troade e composizione dell'Iliade, Milano 1986, 75.

14 Per Ainos vd. Virgilio Aen. 3, 18 (cf. Plinio nat. 4, 11); origo 9, 4. Per Ai- neias (Recelo): Licofrone Alex. 1236 e schol. ad l. Stefano di Bisanzio s.v. Alveioc precisa che Eneade identificava questo sito con la città tracia di Eneade (sic) di cui parlava Licofrone. Lo stesso Stefano, s.v. AIvoç, citando Strabone, dice che questa città della Tracia fu fondata da Mitilenesi e da Cumani; la presenza dei Cumani, come vedremo, è particolarmente interessante.

15 Vd. le giuste osservazioni di Aloni, Tradizioni arcaiche, 74-75. Sulla pre- senza di Pisistrato a Recelo vd. Aristotele Ath. resp. 15, 2. Da Aineias proviene la famosa moneta di VI secolo con l'immagine di Enea con il padre sulle spalle: vd. W. Fuchs, Die Bildgeschichte der Flucht des Aeneas, «ANRW» 1, 4, 1973, 615- 633, part. 617. Sulla contesa per il Sigeo, chiaro schema delle fonti e delle po- sizioni critiche in L. Piccirilli, Gli arbitrati interstatali greci, 1, Pisa 1973, 28-35.

16 Vd. Aloni, Tradizioni arcaiche, 76 ss. Per Ainos fondazione di Lesbi e Cu- mani vd. Strabone 7, 51 a; Eforo FGrHist 70 F39.

17 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 46-48, 1= Ellanico FGrHist 4 E 77, su cui vd. Ambaglio, L'opera storiografica, 124. Vd. anche G. Vanotti, L'altro Enea, Roma 1995, ad l.

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ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCC1DENTE 19

V gecolo - Ellanico e Sofocle - parlavano del monte Ida; in, sappiamo che Ellanico collocava una tappa di Enea in tn*'a regione della Tracia e che sicuramente, alla fine, fa-cea arrivare Enea a Roma. Se pensiamo ai legami die esi-stettero fra Sofocle e Cimone, la menzione della Tracia si fa allÔra particolarmente interessante. Sappiamo infatti che So-focle faceva sostare in Tracia un altro eroe troiano scampa-to :a11a distruzione della città e diretto verso l'occidente - cidè verso ii Veneto -, ossia Antenore 18• Come è stato giu-stamente affermato per Antenore 19, la sosta in Tracia si puà intendere alla luce dei legami della famiglia di Cimone con quella regione: ma allora, sarebbe difficile che Sofocle, che già aveva fermato Antenore in Tracia, non avesse fatto la stessa cosa per quel che riguarda Enea, quando sappiamo con sicurezza che, nella stessa eta, cos! faceva Ellanico, dopo la medesima tappa sofoclea sul monte Ida. E forse, allora, So-focle parlava anche della Calcidica, e infine anche di Roma.

Queste tappe si ritrovano in forma confusa in un raccon-to di Conone, di ignota derivazione, in cui si legge che Enea passO nel golfo Termaico, dove seppelil ii padre, poi Si dires-se presso la terra dei Crisei dove fondô Aineias, detta poi Ai-nos; a questo segue poi ii ricordo della fondazione di Alba Longa, ma non è chiaro, purtroppo, se questo facesse parte della narrazione della stessa fonte di Conone o se sia invece un'aggiunta 20

Un'altra tappa di Enea, prima dell'approdo a Roma, è per Ellanico ii paese dei Molossi 21 . E nel racconto ampio che fa

18 Sul frammento di Sofocle relativo al viaggio di Antenore vd. cap. VII. 19 Su Sofocle, Antenore e la Tracia vd. T. CERRATO, Sofocle, Cimone, Ante-

nore e i Veneti, <<Athenaeum>> 63, 1985, 167-174. 20 CoNom FGrHist 26 F 46: ii nome della terra dci Crisei è frutto di emenda-

mento (ii testo presenta l'espressione <<terra Brisiadaa). 21 Ellanico ap. Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 72, 2=FGrHist 4 F 84=fr.

160 Ambaglio.

ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA EST OCCIDENTE 19

V secolo — Ellanico e Sofocle — parlavano del monte Ida; in t)iù, sappiamo che Ellanico collocava una tappa di Enea in ima regione della Tracia e che sicuramente, alla fine, fa- ceva arrivare Enea a Roma. Se pensiamo ai legami che esi- stettero fra Sofocle e Cimone, la menzione della Tracia si fa allora particolarmente interessante. Sappiamo infatti che So- focle faceva sostare in Tracia un altro eroe troiano scampa- to alla distruzione della città e diretto verso l'occidente — cidè verso il Veneto —, ossia Antenore18. Come è stato giu- stamente affermato per Antenore19, la sosta in Tracia si può intendere alla luce dei legami della famiglia di Cimone con quella regione: ma allora, sarebbe difficile che Sofocle, che già aveva fermato Antenore in Tracia, non avesse fatto la stessa cosa per quel che riguarda Enea, quando sappiamo con sicurezza che, nella stessa età, così faceva Ellanico, dopo la medesima tappa sofoclea sul monte Ida. E forse, allora, So- focle parlava anche della Calcidica, e infine anche di Roma.

Queste tappe si ritrovano in forma confusa in un raccon- to di Conone, di ignota derivazione, in cui si legge che Enea passò nel golfo Termaico, dove seppellì il padre, poi si dires- se presso la terra dei Crisei dove fondò Aineias, detta poi Ai- nos; a questo segue poi il ricordo della fondazione di Alba Longa, ma non è chiaro, purtroppo, se questo facesse parte della narrazione della stessa fonte di Conone o se sia invece un'aggiunta20.

Un'altra tappa di Enea, prima dell'approdo a Roma, è per Ellanico il paese dei Molossi21. E nel racconto ampio che fa

18 Sul frammento di Sofocle relativo al viaggio di Antenore vd. cap. VII. 19 Su Sofocle, Antenore e la Tracia vd. T. Cerrato, Sofocle, Cimone, Ante-

nore e i Veneti, « Athenaeum» 63, 1985, 167-174. 20 Conone FGrHist 26 F 46: il nome della terra dei Crisei è frutto di emenda-

mento (il testo presenta l'espressione «terra Brisiada»), 21 Ellanico ap. Dionisio di Alicamasso ant. Rom. 1, 72, 2=FGrHist 4 F 84 = fr.

160 Ambaglio.

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20 ALESSANDRA COPPOLA

Dionisio di Alicarnasso rifacendosi a Ellanico, ma anche in Virgilio, risulta che Enea per la precisione si recô a Butroto e a Dodona, località d'Epiro, cioè dei Molossi, oltreché nel-le limitrofe zone cli Leucade e Zacinto 22 Ma anche in un al-tro autore di V secolo, e precisamente in Euripide, era presente ii tema di Troiani in Epiro, cioè Andromaca ed Eleno, pres-so cui - appunto - si recà Enea per Virgilio e Dionisio di Alicarnasso23

Un aggancio ateniese si puô trovare in un sito dell'Acar-nania, a proposito del pilota che aiutô Enea nella traversata del mare Ionio. Sappiamo da Virgilio che Enea fu guidato da un certo Patron, un acarnano; e da Dionisio di Alicar-nasso sappiamo con precisione la provenienza perché egli lo definisce <turio >>. Questo etnico, come è stato notato, pone volutamente un rapporto tra la città acarnana di Tirreo (Thyr-reon, etnico Thyrieus o Thyrius) e la città, colonia ateniese, di Turi (Thourioi, etnico latino Thurinus) : di qui infatti era originaria la famiglia di Augusto e da qui traeva spunto la propaganda avversa per sminuirne ii prestigio. L'intento di Dionisio puô dunque essere stato quello di nobilitare la 'patria' di Augusto sovrapponendola alla patria di un bene-fattore di Enea 25 Ma è probabile, anche in quest'ottica, che Dionisio abbia già trovato un nesso esplicito fra Tirreo e Turi nella sua documentazione, e precisamente nella propaganda di Atene, che fondO Turi e che ebbe ford interessi in area acarnana. Per esempio, ii passo di Dionisio nel suo insieme presenta una difficoltà interpretativa. Egli ricorda che in eta

22 Dionisio di Alicarnasso ant. Rom. 1, 50-51, su cui VoTn, L'altro Enea. 23 Euripide Androm. 1243-1251. Per la fondazione di Turi vd. Diodoro 12, 9-11, e E. Gnaco, Ippodamo e

Turi, in AttiCon Lapolitica ateniese in Magna Grecia net Vsecolo a. C., Acqua-sparta 1994, in corso di stampa. 25 P. M. MA1rn, La propagande augustéenne dans les Antiquités romaines de Denys d'Allcarnasse (Livre I), eREL>> 49,1971, 162-179, part. 169.

20 ALESSANDRA COPPOLA

Dionisio di Alicarnasso rifacendosi a Ellanico, ma anche in Virgilio, risulta che Enea per la precisione si recò a Butroto e a Dodona, località d'Epiro, cioè dei Molossi, oltreché nel- le limitrofe zone di Leucade e Zacinto 22. Ma anche in un al- tro autore di V secolo, e precisamente in Euripide, era presente il tema di Troiani in Epiro, cioè Andromaca ed Eleno, pres- so cui — appunto — si recò Enea per Virgilio e Dionisio di Alicarnasso 23.

Un aggancio ateniese si può trovare in un sito dell'Acar- nania, a proposito del pilota che aiutò Enea nella traversata del mare Ionio. Sappiamo da Virgilio che Enea fu guidato da un certo Patron, un acarnano; e da Dionisio di Alicar- nasso sappiamo con precisione la provenienza perché egli lo definisce «turio». Questo etnico, come è stato notato, pone volutamente un rapporto tra la città acarnana di Tirreo {Thyr- reon, etnico Thyrieus o Thyrius) e la città, colonia ateniese, di Turi (Thourioi, etnico latino Thurinus)24: di qui infatti era originaria la famiglia di Augusto e da qui traeva spunto la propaganda avversa per sminuirne il prestigio. L'intento di Dionisio può dunque essere stato quello di nobilitare la 'patria' di Augusto sovrapponendola alla patria di un bene- fattore di Enea25. Ma è probabile, anche in quest'ottica, che Dionisio abbia già trovato un nesso esplicito fra Tirreo e Turi nella sua documentazione, e precisamente nella propaganda di Atene, che fondò Turi e che ebbe forti interessi in area acarnana. Per esempio, il passo di Dionisio nel suo insieme presenta una difficoltà interpretativa. Egli ricorda che in età

22 Dionisio di Alicarnasso ani. Rom. 1, 50-51, su cui Vanotti, L'altro Enea. 23 Euripide Androm. 1243-1251. 24 Per la fondazione di Turi vd. Diodoro 12, 9-11, e E. Greco, Ippodamo e

Turi, in AttiCon La politica ateniese in Magna Grecia nel V secolo a. C., Acqua- sparta 1994, in corso di stampa.

25 P. M. Martin, La propagande augustéenne dans les Antiquités romaines de Denys d'Alicarnasse (Livre I), «REE» 49,1971, 162-179, part. 169.

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ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE 21

successiva gil Acarnani seppero sfruttare l'aiuto fornito a Enea ottenendo dai Romani - in cambio del favore fatto a! lo-ro 'antenato' - una serie di concessioni territoriali: essi ot-tennero cosI, fra l'altro, Leucade e Anattorio <<strappate ai Corinzi>>. Ebbene, né Roma né tantomeno gli Acarnani strapparono mai quei territori ai Corinzi; invece chi agl in Acarnania in funzione anticorinzia fu proprio Atene in V Se-cob, con vario esito 26 La maggior parte degli Acarnani si schierà infatti con Atene, e cos! fecero le isole prospicienti, come Zacinto e Cefallenia 27 . Dei rapporti fra Atene e Za-cinto proprio in rapporto con l'occidente parleremo pin avan-ti. Vediamo intanto ii caso di Cefallenia, a corroborare l'interesse ateniese per quest'area. Una tradizione consolidata voleva che l'isola fosse stata colonizzata da Cefalo, figlio di Deioneo - re dei Focidesi - qui giunto esule con ii beota Anfitrione 28• Le stesse tradizioni che parlano di questa co-lonizzazione non tralasciano di precisare che l'isola era allo-ra abitata da Tafi e Teleboi, a capo dei quali si pose appunto Cefalo: popolazioni ancorate non solo a Cefallenia ma a tutta quest'area ionica e in particolare anche all'Acarnania, una cui parte prendeva ii nome di Telebois 29• Anche Itaca era coinvolta in questo filone di leggende, tanto che da Cefalo, sarebbe nato Arcesio, padre di Laerte e quindi nonno di Ulis-se:in sostanza, secondo questa tradizione si stabiliva che Ulis-se era, in effetti, di origine ateniese, perché Cefalo, che diede

26 Leucade comunque non fu mai ateniese o schierata con Atene: vd. Co ppo-LA, Memorie t.roiane e ambascerie romane, in Hesperia, 4, Studi sulla grecitâ di occidente, 1994, 177-186.

27 Yd. per es. Tucidide 2, 68, 8. 28 Su Cefalo e sui suoi rapporti con l'area ionico-acarnana, vd. F. SCHWENN,

in RE 11, 1, 1921, s. v. Kephalos, coil. 217-221; in particolare Iginofab. 48; 125; 189; Strabone 10, 2, 8. 2, 10. 2, 24. Cefalo potrebbe essere legato anche ai Molossi: secondo una tradizione, infatti, egli, rapito da Aurora (o Emera), avrebbe genera-to Fetonte (Esiodo theog. 986-991; Pausania, 3, 1); e un personaggio con tale no-me è noto appunto come capo dei Molossi: vd. Plutarco Pyrrh. 1, 1.

29 Stefano di Bisanzio s. v. TX[36t5.

ASPETTI DELLA LEGGENDA TROIANA IN OCCIDENTE 21

successiva gli Acarnani seppero sfruttare l'aiuto fornito a Enea ottenendo dai Romani — in cambio del favore fatto al lo- ro 'antenato' — una serie di concessioni territoriali: essi ot- tennero così, fra l'altro, Leucade e Anattorio «strappate ai Corinzi». Ebbene, né Roma né tanto meno gli Acarnani strapparono mai quei territori ai Corinzi; invece chi agì in Acarnania in funzione anticorinzia fu proprio Atene in V se- colo, con vario esito26. La maggior parte degli Acarnani si schierò infatti con Atene, e così fecero le isole prospicienti, come Zacinto e Cefallenia27. Dei rapporti fra Atene e Za- cinto proprio in rapporto con l'occidente parleremo più avan- ti. Vediamo intanto il caso di Cefallenia, a corroborare l'interesse ateniese per quest'area. Una tradizione consolidata voleva che l'isola fosse stata colonizzata da Cefalo, figlio di Deioneo — re dei Focidesi — qui giunto esule con il beota Anfitrione28. Le stesse tradizioni che parlano di questa co- lonizzazione non tralasciano di precisare che l'isola era allo- ra abitata da Tafi e Teleboi, a capo dei quali si pose appunto Cefalo: popolazioni ancorate non solo a Cefallenia ma a tutta quest'area ionica e in particolare anche all'Acarnania, una cui parte prendeva il nome di Telebois29. Anche Itaca era coinvolta in questo filone di leggende, tanto che da Cefalo, sarebbe nato Arcesio, padre di Laerte e quindi nonno di Ulis- se: in sostanza, secondo questa tradizione si stabiliva che Ulis- se era, in effetti, di origine ateniese, perché Cefalo, che diede

26 Leucade comunque non fu mai ateniese o schierata con Atene: vd. Coppo- la, Memorie troiane e ambascerie romane, in Hesperia, 4, Studi sulla grecità di occidente, 1994, 177-186.

27 Vd. per es. Tucidide 2, 68, 8. 28 Su Cefalo e sui suoi rapporti con Tarea ionico-acarnana, vd. F. Schwenn,

in RE 11, 1, 1921, s. v. Kephalos, coli. 217-221; in particolare Igino fab. 48; 125; 189; Strabene 10,2, 8. 2, 10. 2, 24. Cefalo potrebbe essere legato anche ai Molossi: secondo una tradizione, infatti, egli, rapito da Aurora (o Emera), avrebbe genera- to Fetonte (Esiodo theog. 986-991; Pausania, 3, 1); e un personaggio con tale no- me è noto appunto come capo dei Molossi: vd. Plutarco Pyrrh. 1,1.

29 Stefano di Bisanzio s. v. TrjXeßot;.