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MAA MAGAZINE - Anno I - Numero 0 - Ottobre 2010 - Registrazione in corso presso il tribunale di Napoli speciale : pinkafield 2010 inserto : maa in the world evento : keiko-ryu 2010

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speciale :

pinkafield 2010

inserto :

maa in the world

evento :

keiko-ryu 2010

AAMAGAZINEANNO I - NUMERO 0

Ottobre - Novembre 2010

Direttore Responsabile

Vittorio Falco

DirettoreEditoriale

Francesco Malvano

Editorialista

Massimo Curti Giardina

Art Director Francesco Malvano

Redazione e Amministrazione

- Sede Centrale MAA - Via Epomeo 523 - 80126 Napoli

cell:. (+39) 333/1432283mail: [email protected]

comitato di

redazione

Ornella MallardoCristiano Curti Giardina

Luca Raucci

Stampa

[email protected]

Registrazione

In corso presso il Tribunale di Napoli

SOMMARIO

EDITORIALEL’alleanza delle arti marziali 1

SPECIALEPinkafield 2010 2

SEDE CENTRALEArea S.R.F. 4MAA Magazine 4Comitati Regionali 5

M.A.A. IN THE WORLD- GERMANY -

Liebe Sportfreunde und Mitglieder 9Samurai go non dojo in Haar 10Shihan Michael Stape1 11Franz Strauss: eine wahre legende 12Die Geschichte des Nippon Jiu-Jitsu 13

AIKIDOIl Segreto del triangolo nel cerchio 17

JU JITSULa kashin ryu del maestro comotto 18

KARATELo shotokan in Campania 19Tutto il mondo manifestato... 19

KARATE KENPOvecchie strade per una nuova via 20

TAEKWONDOL’arte dei pugni e dei calcio in volo 21Il taekwondo come compagno di vita 21

KRAV MAGACombattimento con contatto 22

KUNG FUL’arte dei pugni del drago 23Chuan Kan Wu Kung 24

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MAA MAGAZINE - LA RIVISTA UFFICIALE DELLA MARTIAL ARTS ALLIANCE

EDITORIALE

C ari Amici, se ripenso al giorno della fondazione della Martial Arts Alliance, il 27 gennaio di un 2010 carico di speranze e aspettative, mi coglie

un lieve senso di vertigine. In quel freddo mercoledì in-vernale, poco più di 50 società tra Italia, Germania, Fran-cia, Austria e Svizzera, decisero di riunirsi sotto un’unica sigla, che non comprendesse nel suo statuto una parole come “discipline associate” o simili, ma un unico grande concetto che il Budo ha tramandato fino a noi, attraverso i secoli e i continenti: L’alleanza delle arti marziali. Erava-mo ancora in pochi, ma potevamo contare sull’appoggio di grandissimi maestri di fama internazionale che hanno voluto seguirmi in questo progetto, in questo sogno: in primis, per l’Austria, Soke Franz Strauss, leggenda vi-vente delle arti marziali e modello per tutti noi maestri europei; insieme a lui, per la Germania, il piccolo gran-de uomo, Antonino Marchese, al quale già mi legavano anni di amicizia e collaborazione, sia dentro che fuori dal tatami; Francia e Svizzera, infine, erano rappresentate rispettivamente da due grandi docenti: Laurent Haag e Marcus Campana, i quali, durante il pur breve perio-do nel quale hanno collaborato con noi, hanno saputo costruire ottime basi che hanno agevolato il lavoro dei loro successori. Da quel freddo mercoledì sono passa-ti ormai nove mesi, o forse solo nove mesi, non saprei ben dirlo: pochissimo tempo per un osservatore esterno, un’eternità per noi che, giorno dopo giorno, tra contatti, riunioni, accordi, stage e manifestazioni abbiamo posto le fondamenta del nostro ambizioso progetto. In nove mesi un minuscolo gruppo di cellule si sviluppa in una meravigliosa evoluzione fino a diventare un essere uma-no completo; in nove mesi siamo passati da 50 società in 6 nazioni europee ad oltre 100 team in oltre 30 nazioni in tutto il mondo. Sicuramente fieri, forse anche un po’ stupiti, ma decisamente non paghi per questo risultato continuiamo a lavorare, giorno dopo giorno, per lo svi-luppo della Nostra federazione, attraverso tutti i canali possibili: il nostro sito internet (www.martialartsalliance.org), i principali social network (su facebook: Maa sede centrale), e soprattutto su marziality, la community delle arti marziali in Italia, sviluppata in partnership con la MAA (www.marziality.it). La MAA è nata con questi ideali: uno sviluppo libero e democratico delle arti marziali, lonta-no dalle logiche di marketing che costringono i docenti e i loro allievi a sentirsi poco più che numeri nell’ambito di mastodontiche organizzazioni; una reale apertura a 360°, che permette l’adesione di chiunque voglia seguire il nostro progetto, proveniente da qualsiasi Federazione, Organizzazione o Ente, con la totale libertà di rimanere al contempo legato all’associazione di appartenenza; ma soprattutto un serio programma di assistenza e sviluppo, che permette ad ogni docente di far conoscere la propria

disciplina a gli metta a disposizione gli strumenti adatti per divulgare il suo insegnamento a livello internazionale. Nella Nostra grande alleanza, nel pieno rispetto dello spi-rito di fratellanza del Budo, non esiste e mai esisterà un gruppo o una disciplina “principale” che costringerà tutti gli altri al ruolo di “associati”. Poteva sicuramente basta-re: le migliori logiche aziendali impongono di non partire con un eccessivo spiegamento di forze, per non rischia-re di “bruciare” anzitempo risorse ed idee preziose... Ma quando entra in gioco la passione, l’amore smodato che ognuno di noi prova nei confronti della sua disciplina, calcoli e strategie passano in secondo piano, e la voglia di buttarsi a capofitto in un nuovo progetto prende il so-pravvento. E allora eccoci qui, dopo questi nove mesi di gestazione, a dare alla luce questa nuova creatura: MAA MAGAZINE. Questa rivista, la Nostra rivista, si presen-ta nel panorama dell’editoria delle arti marziali non solo come essenziale strumento di divulgazione e promozio-ne dell’attività federale e sportiva della MAA, ma come un progetto culturale vivo e pulsante, che per crescere e svilupparsi avrà bisogno dell’aiuto di tutti Voi, cari affiliati: i Centri Sportivi, i Tecnici e tutti i Praticanti sono invitati a mandare, attraverso i loro Comitati Regionali o il loro Re-ferenti di zona, articoli, foto e recensioni: tutto il materiale raccolto sarà inviato alla redazione centrale che lo valu-terà e predisporrà per la pubblicazione, garantendo pro-fessionalità e imparzialità nella scelta e nell’adattamento degli articoli. La pubblicazione sarà distribuita GRATUI-TAMENTE, a cadenza bimestrale, a tutti i gli affiliati alla MAA presenti sul territorio nazionale. In ossequio alla nostra filosofia, mettiamo nelle mani tutti questo nuovo strumento, che contribuirà a costruire insieme quell’oriz-zonte comune del quale già abbiamo tracciato i contor-ni. Nel salutarvi affettuosamente, vi do appuntamento a Napoli il 27 e 28 novembre, in occasione del Keiko Ryu In-vernale 2010, alla presenza di tantissimi maestri di fama inter-nazionale per festeggiare, con ben 12 ore di stage interdiscipli-nare, il nostro primo anno di at-tività. Ospite d’onore per questa edizione Shihan Michael Stapel, il nostro Responsabile Europeo per il Ken Jutsu, che terrà un imperdibile seminario sull’ar-te della Spada Giapponese.

So-Shi SokeMassimo Curti GiardinaPresidente InternazionaleMartial Arts Alliance

l’alleanza delle arti marziali

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diversi da quanto presentato in modo legale. Anche nel nostro mondo esistono, e devono essere rispettati, con-cetti quali la libertà e la democrazia. All’Aeroporto di Mo-naco di Baviera, trovo ad accogliermi, in perfetto orario, Antonino Marchese, un italiano (di origini siciliane, NDR) che da decenni opera in Germania nel mondo delle Arti Marziali, mio allievo di Ju-Jitsu e Caposcuola di un suo metodo di Karate denominato Yawara Goshin Ryu. Con grande entusiasmo dal 27 gennaio di quest’anno è entra-to a far parte del nostro Team Internazionale con la no-mina di Segretario Nazionale MAA per la Germania e la carica di Consigliere Federale. Dopo aver trascorso una giornata intera tra l‘abitazione ed i due Dojo del M° Mar-chese, (apprezzando la calorosa ospitalità da parte della sua famiglia) è giunta l’ora di partire alla volta di Vienna. Durante il lungo viaggio in auto (più di 400 Km tra Ger-mania e Austria, NDR) facciamo tappa a casa del Soke Franz Strauss, grande amico e nostro impagabile Coor-dinatore per il Ju-Jitsu dell’Austria. Dopo esserci rifocillati ci aspetta un’altra ora di viaggio per giungere finalmente a Pinkafeld. Il piccolo borgo situato nel Burghenland ap-partenente al distretto di Oberwart, che conta circa 5500 abitanti, è una splendida località turistica, con tanto ver-de e numerosi laghi situati a pochi chilometri di distanza.

S i respira un’aria tranquilla e pacifica: le ampie strade, le piazze e gli arbusti, iluminati dal fresco sereno di questa stagione, assumono tinte pastello in grade-

vole accordo con i colori delle case e dei palazzi del luogo.

Dopo tantissimo lavoro per organizzare sul terri-torio Italiano la nostra Federazione, in qualità di presidente Internazionale corre l’obbligo di occu-

parmi anche delle altre nazioni che hanno aderito alla MAA. Attualmente la nostra sigla è presente in ben 33 Nazioni con tantissimi marzialisti che hanno sposato la nostra idea, quella di riunire le arti marziali in una gran-de Alleanza. Eccomi allora in viaggio per Monaco di Ba-viera! Conosco benissimo la Bavaria in quanto, periodi-camente, mi reco a Monaco per allenare ed esaminare le mie cinture nere di Ju-Jitsu (metodo Sankaku-Ryu, NDR). Una regione ricca di fascino e tradizioni che vi-sito questa volta anche come presidente Federale. Du-rante il viaggio ripenso allo scopo della Martial Arts Al-liance: dare la possibilità a tutti i praticanti di arti marziali di poter lavorare liberamente senza costrizioni nè impo-sizioni, che molto spesso non permettono di effettua-re aggiornamenti fuori dalle proprie sigle, annullando in questo modo ogni possibilità di confrontarsi e quindi trasmettere il proprio sapere ad altri, e nel contempopoter arricchire il proprio bagaglio culturale e tecnico. Il libero sviluppo delle Arti Marziali non può essere ge-stito ed etichettato da Organizzazioni o Federazioni.La cultura Marziale, in questi secoli di storia, ha dato indirizzi filosofici, culturali e storici a milioni e milioni di

persone e non può essere gestita, per un fattore prin-cipalmente economico, da sigle che dietro parvenze sportive seguono interessi

Pinkafeld 2010

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Le costruzioni, caratterizzate dai loro tetti spioventi, sono solo il biglietto da visita di una cittadina famo-sa per la sua ospitalità e il confort che gli abitanti

offrono a chi intende trascorrere un periodo di vacanze lontano dal caos delle città e dallo smog delle auto. Tutte le strade sono piene di fiori,ordinate e pulite. Pensate che i fumatori per buttare le cicche si spostano tranquil-lamente anche per centinaia di metri per raggiungere gli appositi contenitori. Possiamo senza ombra di dub-bio definirla “ un altro pianeta “ che a mio parere resterà sempre intatto grazie alla mentalità dei suoi abitanti. Fino al 1920 il Burgenland, pur essendo prevalentemente di lingua tedesca, faceva parte dell’Ungheria. Dopo la fine della prima guerra mondiale la regione fu assegnata ad un corpo di occupazione italiano. Dopo anni di lotte e trat-tative il Trattato di Saint-Germain la assegnò all’Austria. Giungiamo presso la sede dello stage, uno dei tantissi-mi Istituti presenti ai confini della cittadina dove vengono ospitati durante il periodo scolastico migliaia di studenti.L’evento Internazionale, organizzato dal Soke Franz Strauss, una vera e propria istituzione per il Ju-Jitsu europeo, è giunto al suo 35° anno.Oltre cento camere, arredate in modo semplice ma do-tate di ogni confort, una distesa di giardini con campi da tennis e due campi regolamentari di calcio con pra-

to all’ inglese: una struttura veramente imponente. Una grandissima mensa accoglie noi tutti, oltre 300 marzia-listi, per un’intera settimana, ma la ciliegina sulla torta è certamente la sala basket, dove sono posizionati cir-ca 400 tatami! Il Maestro Strauss ci consegna le chiavi delle camere e ci congediamo, per ritrovarci dopo cena in divisa per la presentazione ufficiale del team dei do-centi. Siamo 10 Maestri che ci alterneremo con 2 ore di lezione ciascuno su 4 postazioni per 5 giorni, iniziando alle ore 8,45 (ah, le inflessibili abitudini tedesche!). Il po-meriggio trovano spazio gli altri docenti, ospiti di lustro in rappresentanza delle altre Arti Marziali, dal Karate Kenpo all’Aikido, dal Ken Jutsu al Judo etc… I Maestri che sono stati convocati per questo 35° anno sono: Vlado Sch-midt 10° Dan (Ungheria); Josef Linder 10° Dan (Russia); Franz Strauss 10° Dan (Austria); G. Spartaco Bertoletti e Massimo Curti Giardina 9° Dan (Italia); Jurgen Kippel 8° Dan (Germania); Nico Romano 8° Dan (Spagna); Mi-chael Stapel 7° Dan (Germania); Gunter Painter 6° Dan (Austria); Wolfgang Linert 5° Dan (Austria). Sono più che certo che al 36° Raduno Internazionale, sarà presente anche un nutrito numero di marzialisti Italiani.

Massimo Curti Giardina

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La M.A.A. intende avviare già dal suo primo anno

di vita il settore SRF (STUDIO – RICERCA E FORMAZIONE), con lo scopo primario di svilup-

pare in maniera mirata le metodologie di preparazione fisica per le discipline da combattimento, oltre a forma-re, aggiornare e fornire assistenza, a tutti i membri che operano a favore della Federazione, sia sotto l’aspet-to educativo/Formativo sia sotto quello Economico/Gestionale. La didattica sviluppata dall’ area SRF, co-stituita da un mix di strumenti didattici, prevederà un percorso di apprendimento a distanza e dei semina-ri Federali, finalizzati a creare degli staff Regionali che potranno apportare una prima assistenza specifica presso i Comitati d’appartenenza. Al termine del percor-so i tecnici idonei otterranno all’insegnamento S.R.F. . I seminari saranno effettuati da docenti Internazionali, accuratamente selezionati dalla MAA, i quali effettue-ranno vari step formativi di verifica dell’acquisizione dei strumenti formativi territoriali e di specializzazione per lo svolgimento dell’ attività sportiva in piena autonomia.Trattandosi di Materie estremamente complesse, tut-tora in continua evoluzione, non si avrà la pretesa di esaurire i vari argomenti, alcuni dei quali necessita-no di ulteriori supporti derivati della ricerca scientifica.L’intenzione del settore SRF sarà quella di fornire degli spunti, che possano stimolare una

visione globale del processo sportivo/educa-tivo, non attraverso proposte astratte o empiri-che, ma basandosi su rigorosi principi scientifici.

Prof. Giuseppe Ranieri

sede centrale

area s.r.f. studio - ricerca - formazione

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sede centraleVia dell’Epomeo 523 - Isolato E Scala C

- 80126 Napoli - Italy - Tel/Fax: (+39)081/3655310

Cell: (+39)3331432283Mail: [email protected]

web: www.martialartsalliance.org

CAMPANIA EMILIA ROMAGNASede Centrale MAA Pastore Giuseppe

Via Epomeo 52380126 NAPOLI

Via F. Schiassi 6400062 Molinella ( BO)

Cell: (+39)3331432283 Cell: (+39) 06/71587278

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LAZIO PIEMONTEPoderico Vito Comotto Claudio

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SICILIA VENETOPace Giuseppe Spillere Mario

Contrada Pastorella 396 Marsala (TP)

Via Argine sinistro, 87 0031 Dolo (VE)

Cell: (+39) 348/3572508 Cell: (+39) 06/[email protected] [email protected]

Presidente

Massimo Curti Giardina

Vice Presidente Segretario Tesoriere

Giuseppe Ranieri Cristiano Curti Giardina Raffaele Tarantino

Consiglieri

Francesco Malvano Antonino Marchese Giulio Penna Luca Raucci

comitati

DiRETTIVO

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s.j.j.A.corsi

formativiAperti alle cinture Marroni e Nere di

tutte le arti marzialiVuoi approfondire lo studio delle arti marziali tradizionali giapponesi? Vuoi insegnare il Ju-Jitsu nel tuo Dojo? Basta essere in possesso della cintura marrone o nera di qualsiasi arte marziale e potrai richiedere di partecipare o di organiz-

zare direttamente nel tuo Dojo o nella tua regione d’appartenenza, uno dei tantissimi corsi per la for-mazione di nuovi Allenatori ed Allenatrici di Ju-Jitsu “ Sankaku-Ryu ”. Quest’iniziativa sarà possibile grazie al Team tecnico della Sankaku-Ryu Ju-Jitsu Academy diretta dal So-Shi Soke Massimo Curti Giardina (9° Dan Hanshi), uno dei pochissimi maestri europei che con la sua scuola, è stato ricono-sciuto a pieno titolo dalla Nippon Koden Kobudo diretta dal Soke Fumon Tanaka.

Possiamo organizzare un corso direttamente nel tuo Dojo. La preparazione sarà effettuata in base alle tue esigenze, per darti la possibilità di poter assimilare i rudimenti fondamentali e le tecniche di base del Ju-Jitsu Sankaku-Ryu al fine di metterti nelle condizioni di poter ottenere l’abilitazione all’insegna-mento e poter trasmettere quanto assimilato ad altri marzialisti interessati.

Potrai insegnare nell’ambito della tua Regione d’appartenenza ed essere iscritto all’Albo Internazio-nale SJJA con la qualifica di Allenatore di 1° Livello. Per maggiori informazioni puoi rivolgerti presso la Sede Centrale

Info: [email protected] - cell. 333/1432283

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Liebe Sportfreunde und Mitglieder

germany

m.a.a.in the world

Im Jahr 2001 trat ich der Sankaku-Ryu Ju-Jitsu Aca-demy (kurz: SJJA) unter der Leitung von Soshi Soke Massimo Curti Giardina bei, um in enger Zusamme-

narbeit mit Italien die Verbreitung dieses Kampfkunst-Stils in Deutschland zu erleichtern. Gleichzeitig wurde auf diesem Weg das damalige ASD in Italien bekannt ge-macht. Entsprechend freute es mich, als im Jahr darauf bei dem von mir organisierten 2. Fair Play in Großhelfen-dorf bei München die Gründung eines Weltverbandes unter dem Namen SJJA & MAA bekannt gegeben wurde. Die Idee dieser Organisation (mit Hauptsitz in Neapel) war es, all die unterschiedlichen Kampfsport-Stile und Arten unter einem großen Schirm zu vereinigen. Heute zählt die ehemals SJJA & MAA mit 32 angeschlossenen Ländern und unzähligen Schulen, Verbänden und Orga-nisationen im In- und Ausland zu einem unverzichtbaren weltweiten Dachverband.Durch die Zusammenarbeit mit dem italienischen Sportbund wird die ehemals SJJA & MAA seit 2010 unter dem alleinigen Namen MAA

The Internationale Martial Arts Federation als Dach-verband für asiatische Kampfkünste geführt. Heute als Vorstandsmitglied und verantwortlicher Berater der deutschsprachigen Länder der Hombu Ha -The Interna-tional-Martial-Arts-Federation freut es mich, die enorme Entwicklung dieser Federation der letzten Jahre zu se-hen. Vor allem aber freut es mich zu sehen, wie sich Budokas der unterschiedlichsten Stilrichtungen in dieser Federation durch den gemeinsamen Budo-Gedanken verbunden fühlen. Mein Wunsch für die kommenden Jahre ist es, dass mit Hilfe der angeschlossenen Schu-len diese Federation vor allem in den deutschsprachigen Ländern weiter wächst und die Begeisterung für diese Idee mit noch mehr Erfolg fortgeführt wird.

Antonino Marchese

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germany

m.a.a.in the world

samurai go nin dojo in haar

Das Kampfsport-Angebot zahlreicher Vereine im Osten Münchens und in Haar wurde vor 3 Jahren durch die private Kampfkunstakademie Samurai-

Go-Nin-Dojo in der Hans-Pinsel-Straße in Haar ergänzt.Das bis dahin bestehende Angebot bot die Wahlmögli-chkeit zwischen einem Kräftemessen sowie sportlichem Wettkampf und Training für Meisterschaften. Durch die private Kampfkunstakademie wurde ein Ausbildungs-zentrum geschaffen, bei dem nicht das Besiegen des Gegners, sondern der „Sieg über das eigene Ich“ im Vor-dergrund steht. Es werden nicht nur Körper und Geist geschult, sondern Körper und Geist werden in Einklang gebracht. Nicht die physische Kraft, sondern die mentale Kraft steht im Mittelpunkt des Trainings. Dies beweisen die Kinder, Jugendlichen und Erwachsenen, die teilwei-se schon 3 Jahre mit vollem Herzen dabei sind. Immer wieder äußern die Eltern der Karate-Minis, dass sie ganz erstaunt sind, welche Fortschritte ihre 4- und 5-jährigen im motorischen Bereich gemacht haben – und wie aus sehr schüchternen und in sich zurückgezogenen sel

der anatomischen Gegebenheiten (weiche Gelenke) ausschließlich im Yawara-Goshin-Ryu-Karate trainiert werden, umfasst das Angebot für die etwas älteren Kin-der zusätzlich auch Sankaku-Ryu Ju-Jitsu. Jugendlichen und Erwachsenen wird neben diesen beiden Kampfkün-sten auch die Möglichkeit geboten, die Schwertkunst der Samurai (Ken-Ryu) zu erlernen. Nicht zuletzt die-sem Erfolg der letzten Jahre ist es zu verdanken, dass „Die Kampfkunstakademie - Samurai-Go-Nin-Dojo“ das Angebot derzeit ausweitet und der Verwirklichung des schon lange bestehenden Traums ihres Gründers näher kommt, „alle“ Kampfkunstarten unter einem Dach zu ve-reinen. Ab September wird das Angebot um Taekowondo und Nippon Jiu-Jitsu ergänzt. Eine Ausweitung auf wei-tere Kampfkunstarten ist für den Beginn des nächsten Jahres zusammen mit der Einrichtung einer eigenen Physio-Abteilung und Vergrößerung der Räumlichkeiten geplant. Selbstverständlich findet dann auch eine große Einweihungsparty mit Sonderlehrgang statt.

AntoninoMarchese

Kindern bstbewus-ste charakterstarke kleine Menschen geworden sind. Während die ganz Kleinen aufgrund

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germany

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shihan michael stapel

M ichael Sta-pel, gebo-

ren 1958, betreibt seit seinem 10 Le-bensjahr Kampf-kunst. 7. Dan Ju-jutsû, 6. Dan Nihon Jujutsû, 4. Dan Ia-ijutsû und Kobudo 13 Jahre lang, war er als Polizeibeam-ter in Deutschland tätig und innerhalb

der Polizei als Ausbilder für Selbstverteidigung veran-twortlich. In späteren Jahren ließ er sich weiter zum pharmazeutischen Assistenten ausbilden. Beide Berufe verhalfen ihm seine Idee für eine Kampfkunstschule in eine andere Dimension zu lenken. In seiner Schule, dem Sui-Getsu-Dojo® integriert er sein erlangtes Wissen in eine umfangreiche Ausbildung seiner Schüler. Privatper-sonen und Mitarbeiter von Schulen und Firmen, werden in seinen Kursen individuell betreut. Die wichtigste seiner Vorgaben ist es, an seine Schüler die Kombination aus sozialer Intelligenz und fachlicher Kompetenz zu vermit-teln. Wissen ist ein wichtiger Faktor für jede Form der Selbstverteidigung, aber Wissen vermehrt sich unen-dlich mit sozialen Komponenten und körperlichen Fähi-gkeiten. Das innere „Wohlfühlen“ und die „Neugierde“ aufleben zu lassen, ist für ihn das höchste Ziel um es an jeden seiner Schüler weiterzugeben. Denn damit be-ginnt der erste Schritt der Selbstverteidigung. Und über diesen Weg lassen sich weitaus höhere psychische und physische Trainingsreize in ein seriöses Selbstverteidi-gungs- und Kampfkunsttraining aufbauen.Seit fast 30 Jahren besucht Michael Stapel Japan und begann dort unter Großmeister Jun Osano die traditio-nellen Kampfkünste Japans zu lernen. Iaijutsû, Kobudo und Nihonjujutsû in vielerlei Formen werden ihm bis heute vermittelt und auf die Frage was klassische Kam-pfkunst bedeutet, antwortet er: „Dynamische Meditation und Geschichte spüren mit dem eigenen Körper“! Alle seine Unterrichtseinheiten werden mit Spaß, dynami-

schster Körperarbeit und unendlich viel Information ver-knüpft. Michael Stapel ist der festen Überzeugung, daß weltweite verbundene Kampfkunst der allerbeste Weg ist, Menschen aus allen Kulturen auf friedliche Wei-se zu verbinden und damit eine universelle Sprache geworden ist. Seine vielen internationalen Besuche im Rahmen seiner Ausbildertätigkeit haben den mehrspra-chigen Kampfsportler zum überzeugten Kosmopoliten werden lassen. Auf die Frage wo seine Heimat sei, an-twortet er: „Mein Herz ist meine Heimat und mein Ta-schentuch ist meine Flagge. Alles andere ist Kampfkunst und wo sie etabliert ist, ist meine Heimat“

MAA Germany

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franz strauss: eine wahre Legende

Am Wochenende 13./14. März 2010 trafen sich in Haar bei München ca. 180 Großmeister, Meister und Trainierende, um den Großmeister Shihan

Franz Strauß (10. Dan Judo-Do und 10. Dan Ju-Jitsu) zu ehren. Am Geburtstag des Kampfsportlers organi-sierte Antonino Marchese (7. Dan Yawara-Goshin-Ryu-Karate) anlässlich dessen 60-jährigen Mattenjubiläums in der Kampfkunstakademie einen Mega-Lehrgang zu Ehren von Franz Strauß. Es war ein Moment des Wie-dersehens nach teilweise mehr als 20 Jahren! Aus ganz Europa kamen die Großmeister, Meister und Schüler – unter anderem aus Ungarn, Tschechien, Belgien, Frank-reich, Schweiz, Österreich, Deutschland und Italien. Die Italiener scheuten weder Kosten noch Strapazen und reisten mit ca. 60 Personen mit dem Reisebus sogar aus Sizilien an, um diese Budo-Legende zu feiern. Nach der großen Zeremonie und Begrüßung durch den Re-präsentanten der MAA Deutschland (The International Martial Arts Federation - Deutschland) Antonino Marche-se wurde auf insgesamt 600 m² Trainingsfläche in der Trainingshalle auf 4 Tatami und in einem Extradojo für die Kinder Kampfkunst der unterschiedlichsten Stile (wie Arnis, Ju-Jitsu, Kung Fu, Karate und Kobudo) auf höch-stem Niveau von dem jeweiligen eingesetzten Referent gelehrt. Die Feierlichkeiten begannen am Freitag zwan-glos mit einem zünftigen bayerischen Abend. Den fest-lichen Höhepunkt stellte jedoch am Samstag-Abend die große Gala dar. Antonio Marchese führte die Festgäste bei einem 5-Gänge-Menüe durch das Abendprogramm. Einige der Karate-Kinder der Kampfkunstakademie Sa-murai-Go-Nin-Dojo eröffneten den Abend mit einem sel-bst verfassten Gedicht, das sowohl Tradition als auch Moderne, weltbewegendes und Bagatellen umfasste. Den Höhepunkt des Abends stellte mit Sicherheit die orgianal japanische Teezeremonie zu Ehren des Groß-meisters dar. 68 Gäste, Ehrengäste und Freunde von Franz Strauß feierten diesen, nachdem er am Eingang von 2 Japanerinnen im traditionellen Kimono empfangen

ehemaligen Schülern und Ehrengästen - darunter auch der Präsident des ÖJJV (Österreichischer Ju-Jitsu Ver-band) - vorgebrachten, teils lustigen, stets aber sehr emotionalen Laudationes, in drei Sprachen übersetzt. Vortrefflich meisterte der Gastgeber den Balance-Akt, allen die Chance zu geben, dem Großmeister für die ver-breiteten Lehren und das unermessliche Engagement der letzten 60 Jahre zu danken, gleichzeitig aber den Zeitrahmen nicht zu sprengen.

Antonino Marchese

und zu seinem Platz geleitet wurde. Unter der Regie von Anto-nino Marchese wur-den die von Freunden,

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Die Geschichte des Nippon Jiu-Jitsu

Selbstverteidigungs- und Kampfsysteme gibt es wohl schon so lange, wie es Menschen gibt. Schon immer griffen sich die Menschen untereinander an oder gerieten in bedrohliche Situationen. Um bei diesen Aus-einandersetzungen oder Übergriffen zu überleben entwickelten die verschiedenen

Völker der Erde die unterschiedlichsten Kämpfkünste, die sich doch alle ähneln. Die Menschen benutzten dafür ihre angeborenen, instinktiven Abwehrreaktionen, beobachteten Tiere und entwickelten daraus teils durch Zufall, effektive Abwehrtechniken. Nicht funktionierende Techniken blieben meist mit dem Ausführen-den auf der Strecke. Nippon Jiu-Jitsu ist eine Nahkampf- und Selbstverteidigungskunst, die hauptsächlich unbewaffnet, aber im historischen Stil des feudalen Japan auch unter Einbeziehung von Waffen (Katana, Bo, Tanto, Yawara oder Shinbo) und Gegenstände des täglichen Lebens (Gürtel, Essstäbchen oder Schär-pe) ausgeübt wurde. Nippon Jiu-Jitsu ist bzw. war keineswegs die einzige (unbewaffnete) Kampfkunst Japans, viele Kampfschulen (Ryu) gaben ihren Kampfstilen, die sich oft nur wenig voneinander unterschei-den eigene Namen (z.B. Kuguseku, Kempo, Kumi-uchi, Tai-Jitsu). Über die Geschichte der Entstehung des Jiu-Jitsu gibt es verschiedene Versionen. In der Kojiki, der Chronik Japans, wird von dem besten Rin-ger der damaligen Zeit – Tomaketsu Hayato – berichtet. Um 23 v. Chr. hat Tomaketsu Hayato auf Befehl des Herrschers Shinin eine Herausforderung des Kämpfers Nomi no Sukune angenommen. Bei diesem Kampf unterlag Tomaketsu Hayato. Nomi no Sukune, der viele geheime Griff- und Wurftechniken beher-rscht haben soll, gilt als eine Art Urvater des antiken Jiu-Jitsu. Im 3. Jahrhundert v. Chr. entwickelten sich aus den Urtechniken des Ringens das Chikara Kurabe (Kräftemessen). Daraus bildete sich der waffenlose Zweikampf Sumai, welches später zu Sumo wurde. Zwischen dem 5. und 8. Jahrhundert n. Chr. gabelte sich das Sumo- Ringen in 3 Richtungen auf: • Sechi Sumo: stark religiös geprägt und diente dem zeremoniellen Charakter.

• Berufs-Sumo: welches noch heute bekannt ist und praktiziert wird,um den Lebensunterhalt zu bestreiten.

• Joran-Sumo: ein kriegerisches System für die unbewaffnete Auseinandersetzung

In den bisher aufgeführten waffenlosen Kampfkünsten wurden hauptsächlich Haltegriffe angewendet, bei denen der Gegner an seiner Rüstung gepackt wurde. Im Laufe der Zeit wurden die Rüstungen verändert und die Kampfkün-ste veränderten sich mit ihnen. So kamen, durch chinesische Kampfsysteme angeregt, Tritte und Schlagtechniken hinzu. Dieses um Schläge und Tritte ergänzte System wurde Kumi-Uchi (Kumi: nehmen, ergreifen, festhalten, Griff; Uchi: schlagen, aber auch das Innere) genannt. In der Literatur wird dieses Kumi-Uchi als das erste Jiu-Jitsu System zur Zeit des historischen Japans bezeichnet. Im Kumi-Uchi wurden erstmals die Festhalte- Ringertechniken mit Schlag- und Tritttechniken kombiniert, welches aber nicht als eigenständiges Jiu-Jitsu bezeichnet werden konnte. Der Begriff Jiu-Jitsu wurde übergreifend für sämtliche waffenlose Nahkampftechniken gebraucht, welche aus dem Kumi-Uchi entstanden sind. Im 17. Jahrhundert wurde dann das Kumi-Uchi/Jiu-Jitsu vielmals mit Yawara (Jawara) gleichgesetzt. So stellt der Begriff Yawara eine andere Leseart für die japanischen Schriftzeichen dar, die man heute auch für Jiu-Jitsu gebraucht, so dass schließlich aus Yawara die Bezeichnung Jiu-Jitsu wurde. In dieser Zeit floss wiederum das Wissen der indischen Massagekunst in das japanische Yawara/Jiu-Jitsu ein und wurde fester Bestandteil. Die indische Massagekunst kannte über 100schmerzempfindliche Punkte am menschl. Körper, deren Stimulierung heilen,verletzen oder gar töten konnte.

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Im Jahre 1638 floh der chinesische Mönch Chen Juan-Bin aus China. Dort herrschten politische Intrigen und Streit. Chen Juan-Bin (im Japan wird der Name Chin Gempin ausgesprochen) kam nach Japan und ließ sich im Skokokuji-Kloster in der Nähe vom damaligen Edo (heute Tokyo) nieder. Dort eröffnete er eine Schule und gab Kampfunterricht im Shuai-Jiao (eine sehr alte Form des chin. Ringens dessen Wurzeln bis etwa 2000 v. Chr. zurückreichen).Drei seiner Schüler waren Ronin, welche als Meister bereits eigene Kampfschulen leiteten. Chin Gempin beeinflus-ste somit die weitere Kampfkunst nachhaltig. Die drei Schüler gründeten nun einen eigenen, nach dem jeweiligen Namen benannten, Stil:Fukuno-Ryu, Miura-Ryu und Isogai-Ryu.Diese neue Prägung des unbewaffneten Nahkampfes wurde mit dem nun eigenständigen Begriff Jiu-Jitsu bezeich-net. Jiu-Jitsu fand unter den Samurai rasche Verbreitung und wurde im 17. Jhd. als eine der ersten Samurai-Pflichten im Bushido (Ehrenkodex der Samurai) festgelegt. Die verschiedenen Schulen, die z.T. heute noch bestehen, spezialisierten sich auf einzelne Teilbereiche; dem Volke gegenüber wurden diese Techniken, die allgemein sehr gefürchtet waren, streng geheim gehalten.Selbst bewaffnete und gut durchtrainierte Kämpfer wurden nicht selten von Adligen oder Ninja unter der Anwendung der sanften Kunst mit bloßen Händen oder der eigenen Waffe überwältigt und getötet. Die Fähigkeit, einen Gegner mit wenigen Körperbewegungen scheinbar mühelos kontrollieren zu können, war dem Uneingeweihten unerklärlich und Anlass zahlreicher Legenden.Jiu-Jitsu wurde in unzähligen Kämpfen der japanischen Feudalzeit perfektioniert, untaugliche Techniken blieben meist mit ihrem Anwender auf der Strecke.In der zweiten Hälfte der Togugawa-Epoche (1603 bis 1868) nahmen die Samurai aufgrund der Öffnung zur westli-chen Welt an Bedeutung ab, die Zivilpersonen prägten das Bild und die unbewaffnete Selbstverteidigung im Alltag trat in den Vordergrund. Die auf Kraft basierende Grundlage des Kumi-Uchi wurde von den weichen Ansätzen und wenige kraftaufwendigen Techniken des Jiu-Jitsu abgelöst. Daher konnte sich das neue System Jiu-Jitsu schnell verbreiten.Diese geschichtliche Entwicklung beruht auf Geschichten, Chroniken, Erzählungen und Legenden. Letztlich bleibt die Gewissheit, dass das Jiu-Jitsu in seiner Entstehung nicht nur einer einzigen Person allein zu Verdanken ist. Die Entwicklung zog sich über einen langen Zeitraum hinweg und unterlag unzähligen Einflüssen von bedeutenden Ein-zelpersonen sowie diversen Stilrichtungen bis es zu dem wurde, was es heute ist.In der Meji-Epoche (1868 bis 1912) verloren die Samurai alle ihre Privilegien und der Stand des Kriegers wurde aufgehoben. Japan öffnete sich der westlichen Welt und den Japanern wurde nahe gelegt die alten Künste und Gebräuche zu vergessen und sich für ihre alten Traditionen, die als unwichtig galten, zu schämen. Viele Traditionen und auch Kampfkünste und –systeme gerieten immer mehr in Vergessenheit. In der Zeit von 1876 bis 1905 lehrte der deutsche Prof. Dr. von Bälz an der kaiserlichen Universität Tokyo. Er sorgte sich um den schlechten körperlichen Zustand seiner Studenten. Auf der Suche nach einer ge-eigneten körperlichen Ertüchtigung seiner Studenten wohnte Prof.Dr. von Bälz einer Jiu-Jitsu Vorführung des über 70-jährigen Totsuka bei. Prof.Dr. von Bälz war so begeistert, dass er selbst bei Totsuka Unter-richt nahm und nach einigen Schwierigkeiten wurde Jiu-Jitsu auch an der Universität in Tokyo gelehrt. Einer seiner Studenten war Kano Jigoro, der durch den Kontakt (1876) mit Jiu-Jitsu im Jahre 1882 daraus das Judo entwickelte.

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Durch verschiedenen militärische Ereignissen in Asien tauchten in der europäi-schen Presse um 1900 erstmals Berichte über „gefährliche asiatische Nahkampf-techniken“ auf, die dort als Sportart gelehrt wurden. Im Jahre 1906 kamen zwei jap. Kreuzer zu einem Freundschaftsbesuch nach Kiel und führten dem dt. Kaiser Wilhelm II. Jiu-Jitsu Techniken vor. Dies begeisterte den Regenten derart, dass er einige von ihnen für Jiu-Jitsu Seminare engagierte.An der Militärturnanstalt Berlin und an der Hauptkadettenanstalt Lichterfeld lehrte Agitaro Ono. Etwa zur selben Zeit kamen die Japaner Katsugama Higashi (er war direkter Schüler von Jigoro Kano), Yukio Tani, Raku Uyenishi und Taro Miyaki aus England nach Deutschland und lehrten hier Jiu-Jitsu. Einer der besten Schüler von Higashi war Erich Rahn, der noch im selben Jahr (10. Juni) das erste Jiu-Jitsu Dojo in Berlin eröffnete, welches heute noch existiert. Er gibt selbst Vorführungen und nimmt Heraus-forderungskämpfe gegen Boxer und Ringer an, wobei er sich einen Namen als „Meister der 1000 Griffe“ macht. 1910 wurde Jiu-Jitsu bei der Berliner Kriminalpolizei durch Erich Rahn eingeführt. Im Jahre 1912 besucht Jigoro Kano die Schule von Erich Rahn. 1913 wurde Jiu-Jitsu beim Berliner Militär eingeführt. Der erste Weltkrieg (1914 bis 1918) legte alle sportlichen Aktivitäten still. Nach dem Krieg (1919) sorgte Erich Rahn weiterhin dafür Jiu-Jitsu zu verbreiten.

Einer seiner Schüler ist Alfred Rhode. 1922 gründet Erich Rahn den „Ersten Berliner Jiu-Jitsu-Club“ und Alfred Rho-de den „Ersten deutschen Jiu-Jitsu-Club, der später in den „Ersten deutschen Judo-Club“ umbenannt wurde. Bisher trugen die Kämpfer zu Training, was sie wollten. Das änderte sich im Jahre 1929. Die deutschen Jiu-Ka ler-nten die Gürtelfarben und Rangstufen des Kyu- und Dan-Systems kennen und Alfred Rhode versorgte sie mit Gi´s.Im selben Jahr wurde der erste Schweizer Jiu-Jitsu Club in Zürich von u.a. Dr. Hanho Rhi gegründet. Adolf und Ro-bert Tobler waren seine Schüler. Nach dem zweiten Weltkrieg (1939 bis 1945) verboten die Alliierten durch das Kon-trollratsgesetz die Ausübung des Jiu-Jitsu. Erst in den 50er Jahren gelang es, dieses Gesetz wieder aufzuheben.Jedoch wurde ab diesem Zeitpunkt von den meisten Vereinen Judo praktiziert.Jiu-Jitsu wird heute in mehreren Verbänden (oft in Verbindung mit Judo) gelehrt, meist fehlen jedoch die Elemente des klassischen Jiu-Jitsu der ja-panischen Feudalzeit, vor allem seit unter dem Namen „Ju Jutsu“ eine Zu-sammenstellung von den modernen Kampfkünsten Judo, Karate und Aikido Verbreitung gefunden hat.Um 1980 entwickelte Alfred Gugel (Schüler von u.a. Robert Tobler) aus dem hier verbreiteten Jiu-Jitsu und den Techniken und Griffen von R. Tobler und Dr. Hanho Rhi das effektive Selbst-verteidigungssystem, auf dessen Grundlage wir heute trainieren. Auf den Vorschlag von Jürgen Kippel und Markus Mütze (Marburg) hin, wurde dieses System ab etwa 1990 Nippon Jiu-Jitsu genannt. Man wollte sich mit der Umbenennung von den anderen, meist sportlich au-sgerichteten, Stilen des Jiu-Jitsu/Ju-Jutsu deutlich abgrenzen.

Zu seinen Schülern zählten u.a. Jürgen Kippel, Karl Hirschle, sein Neffe Oliver Gugel und Sonja & Thomas Michels, die auch heute noch das Nippon Jiu-Jitsu lehren. 15

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Im Jahre 1997 gründeten Karl Hirschle und Jürgen Kippel auf den Nippon Jiu-Jitsu Sommerlager in Füssen den „Europäischen Nippon Jiu-Jitsu Verband“. Zur Zeit (Stand 2008) besteht der Verband aus über 20 Vereinen in Deutschland, Schweiz und Österreich.

Die Entwicklung des Nippon Jiu-Jitsu ist ganz sicher noch nicht abgeschlossen und unterliegt auch weiterhin durch Einflüsse von verschiedenen Meistern und ihren unterschiedlichen Auffassungen und Deutungen nach wie vor Veränderungen. Vor allem die verschiedenen Interpretationen und abweichende Gewichtungen von Techniken halten die Kampfkunst damit lebendig.Die genannten Personen, Daten und geschilderten Ereignisse entsprechen historischen Schilderungen und Quellen, wobei die genannten Informationen von Buch zu Buch und selbst innerhalb eines Textes variieren/von einander abweichen. Ob sich all das auch genauso wie jeweils geschildert zugetragen hat, ist ein ganz andere Frage und lässt sich nicht mit Bestimmtheit beantworten. Je nach dem wen man fragt, je nach dem wo man nachschlägt, fallen die Antworten unterschiedlich aus.

Jurgen Kippel

Info:Shihan Jürgen KippelGiessener Str. 119 D-35396 Giessen

Tel.: 0049641-5599700mail: [email protected] www.nippon-jiu-jitsu.de www.enjjv.de

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M orihei Ueshiba, O’Sensei, soleva dire che l’Aiki-do è l’estrema essenza del Bushido. Di quest’ar-te, che ha molto di esoterico, tutti i più grandi

esponenti del mondo marziale, passati ed attuali, hanno lasciato testimonianze di ammirazione. Un’arte marzia-le che non combatte, almeno nel senso fisico del termi-ne, può sembrare un controsenso, ma non lo è. Le arti marziali, indipendente dalla provenienza e dal nome che portano, furono ideate e codificate per la difesa persona-le, una difesa da applicare solo in casi estremi, quando proprio non si sarebbe potuto evitare lo scontro. Per ide-arle e codificarle occorsero molti anni di studio ed una profonda conoscenza del corpo umano. I grandi maestri del passato non erano certo dei medici specializzati, ma le conoscenze anatomiche tramandate nel corso delle generazione, unite ad una pratica costante, permisero loro di creare delle ryu (scuole, NDR) specifiche. Queste consolidarono nel corso dei secoli i loro metodi e le loro tecniche affinandole sempre più e rendendole sempre più efficaci. Fu nel secolo scorso che Ueshiba O’Sen-sei codificò la sua creatura: inizialmente la chiamarono Aiki-Jitsu, poi Ueshiba Ryu ed infine Aikido. Per fare ciò O’Sensei partì dal Ju-Jitsu (la vera arte marziale giappo-nese) e dal Ken-Jitsu; ad essa tolse tutte le tecniche che potevano causare lesioni irreparabili e rotture, svilup-pando tecniche di proiezione, di leva e successivo bloc-caggio che avevano il solo scopo difensivo. Oggi sono in molti a definire l’Aikido “l’arte marziale genitle”: questa impropria libertà di interpretazione deriva probabilmente dal fatto che sono molte le donne che praticano que-sta disciplina, che alla forza contrappone l’armonia della non-violenza. E’ per questo che nella pratica dell’Aikido non ci esiste l’agonismo: l’unica competizione è contro noi stessi, che ripetendo le stesse tecniche molte volte, ricerchiamo la perfezione delle stesse e di noi stessi. La perfezione… quando si parla di perfezione si pensa alla sfera. La sfera è quanto di più perfetto esista: non ha spigoli e da qualunque parte la si guardi, è rappresen-tata da un cerchio. Il “Cerchio dell’aikido”: un infinito nu-mero di cerchi con ugual diametro, che ruotando intorno ad un fulcro formano una sfera. All’interno della sfera si trova l’aikidoka e all’interno della stessa si sviluppano le tecniche di difesa tipiche di quest’arte. Non si può pene-trare una sfera quando questa si muove velocemente girando attorno al proprio centro e cambiando continua-mente senso di rotazione. Al di là dell’eredità spirituale di O’Sensei, questo è il vero segreto dell’Aikido: essere sferici ed avere il centro carico di energia da utilizzare in caso di necessità, e per necessità non si intende per for-za di cose un attacco fisico. L’Aikido diventa quindi anche uno stile di vita, un modo di essere, di interfacciarsi con il prossimo e così via. Resta il fatto che, per misurarsi in un contesto reale, le sole tecniche dell’Aikido potrebbero

non bastare. Il metodo Mamushi Ryu, La Scuola della Vi-pera, ha ricercato, negli albori della disciplina, tutte quel-le cose che oggi non sono più praticate. La scuola pre-vede infatti lo studio dei colpi, dando così l’opportunità a tutti gli allievi di praticare l’Aikido in condizioni di contatto pieno, con tutte le conseguenze del caso. La Mamushi Ryu si sviluppa su un concetto di triangolarità equilate-ra (SANKAKU) che ruota all’interno della sfera dell’Ai-kido. I tre vertici sono le direzioni attraverso le quali la tecnica si sviluppa: frontale, laterale destro e laterale, esattamente come gli attacchi della vipera (mamushi). Il triangolo sviluppa, lungo le tre direttive d’attacco, un nu-mero elevatissimo di reazioni di percussione a cui pos-sono seguire le tecniche dell’Aikido tradizionale. Il credo della scuola : “Vivo in pace. Dono amicizia ad armonia. Non ho armi, nè cattive intenzioni, ma se le condizioni lo richiederanno, se mi sarete nemici, se non potrò farne a meno, allora mi troverete di fronte, con il mio aikido!” vuole sensibilizzare gli allievi tutti sul fatto che non si pra-tica per combattere, ma si pratica per non combattere!

Ernesto Cecere

aikidoil segreto del triangolo nel cerchio

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ju jitsula kashin ryu del maestro comotto

L’anno sportivo in corso è stato decisamente profi-cuo per la nostra scuola: due nuovi 1°dan, docen-ze in diverse classi, dalle seconde alle quinte, in

un Istituto Superiore, un gran numero di giovanissimi dai cinque a dieci anni che hanno frequentato i corsi. Anche i corsi degli adulti sono sempre pieni. Senza dimentica-re l’organizzazione dell’annuale Keiko Ryu nazionale e la mia partecipazione ad eventi delle altre discipline in qualità di rappresentante del Comitato Regione Piemon-te MAA, insomma una faticaccia, ma che soddisfazioni. Per fortuna che ho degli ottimi collaboratori che hanno contribuito al buon funzionamento degli eventi. L’orga-nizzazione del viaggio a Monaco di Baviera, con La US Trecate (Novara) e Il Dojo di Cuneo, in occasione del-la festa dei sessant’anni di tatami del maestro Strauss ha comportato una ulteriore “fatica” che però è svanita quando sia il soshi soke Massimo Curti Giardina che il sottoscritto, unici docenti italiani, hanno ricevuto i com-plimenti dai maestri tedeschi per la qualità e la tecnica del ju jitsu presentato. Ricordo che in tale occasione al soshi soke MCG è stata consegnata la cintura rossa ed il 9° dan per cui la mia partecipazione allo stage era le-gata al fatto che avesse al suo fianco oltre ai suoi allie-vi anche un amico di vecchia data. Sabato 29 maggio 2010 per terminare l’anno, come Comitato Maa, abbia-mo organizzato, in collaborazione con la Asd Saturnio di Moncalieri una “gara dimostrativa interdisciplinare di di-

fesa personale” riservata ai bambini, che in realtà è una festa e tale deve essere. Nonostante le perplessità di qualche insegnante di karate, che non farà partecipare i propri atleti (e questo è un vero peccato) e i ripensa-menti tardivi del Presidente, sono circa centocinquanta i giovani di ju jitsu e judo che hanno aderito con entu-siasmo a questa “gara”. L’obiettivo dell’anno prossimo sarà quello, come già fatto in passato, di allargarla a tutte le discipline Maa onde aver una presenza anco-ra più folta. Naturalmente occorre guardare avanti e noi siamo già proiettati verso il nuovo anno che speriamo risulti ancora più ricco di soddisfazioni. Il nostro prima-rio obiettivo come Comitato sarà quello di incrementare ulteriormente il numero delle società in Piemonte e le attuali informazioni ci confortano in questo senso. Per ottobre stiamo organizzando un stage multidisciplinare con altre organizzazioni. Per fine gennaio 2011 è pre-visto lo stage nazionale. Naturalmente saranno orga-nizzati stage di aikido e interdisciplinari, gare di karate Per quanto riguarda la nostra scuola l’obiettivo prima-rio sarà quello di creare nuove succursali, di proporre corsi di aggiornamento per cinture marroni e nere, pro-porre corsi del nostro metodo anche ad atleti di altre discipline al fine di divulgarlo maggiormente, d’orga-nizzare una gara di kata interstile fra le varie discipline.

Claudio Comotto

Il Maestro Claudio Comotto con Soke Renato Bosich18

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Giuseppe Chianese, per gli amici Peppe - Nato a na-poli nel 1962 vanta oltre 30 anni di esperienza marzia-le. Ha recentemento otte-nuto il 5° Dan CSEN, che gli è stato successivamento ri-conosciuto dalla MAA. Tale grado va ad aggiungersi al suo già vasto curriculum: egli è anche 2°Dan di Ju Jitsu (SJJA), specialista in Attivi-

tà Motoria e Istruttore di Difesa Personale.

karatelo shotokan in campania

N ell’ambito del settore Karate la M.A.A. anno-vera il Goju-Ryu, stile codificato dal maestro Miyagi. Questo stile deriva dallo Shorei - ryu

(Stile dello spirito illuminato) del maestro Higahonna, di cui Miyagi era allievo, che fondeva gli stili Ti e il Tode che si praticavano sull’isola da tempi immemorabili, con lo Shaolin di Fukien e il Pa-Kua della Cina meridionale.Il Goju-ryu consiste nell’uso combinato della du-rezza (Go) e della cedevolezza (Ju), e si concretiz-za in una corretta e completa attività psicomotoria.Nell’analisi di questo stile mi sono soffermato molto su questo concetto dualistico e apparentemente con-trastante della definizione data dal maestro Miyagi. Il significato di Goju indica l’interezza dell’uomo come persona Go indica la parte fisica, dura reale e visibile, e Ju la parte spirituale, cedevole, nascosta, invisibile.Questo si adatterebbe anche ad una lettura coerente del simbolo cosmologico per eccellenza del Taijitu che ha accompagnato i monaci cinesi che si trasferivano ad Okinawa al seguito delle delegazioni cinesi; non solo, ma i maestri okinawesi che si sono recati a loro volta in Cina hanno fatto esperienza di questa realtà presente nelle due religioni propriamente cinesi: Taoismo e Confucianesimo.Il Taijitu ha provocato la creazione dell’universo, dan-

F in dagli Anni ‘60 moltissimi Grandi Maestri si sono soffermati in Campania per anni, dando notevole lustro al panorama marziale della re-

gione, specialmente per quanto riguardo il Judo, il Tae-Kwondo, e il Karate. Proprio a quest’ultima disciplina la nostra federazione ha dedicato in questi mesi un note-vole impegno, adoperandosi per lo sviluppo del settore Shotokan, al fine di conciliare le esigenze e le necessità di tanti maestri provenienti da diversi stili, metodi e fe-derazioni, decisi a condividere lo spirito di fratellanza presentato dalla MAA. Dopo più di sei mesi di incontri, riflessioni e contatti è stata individuata nel M° Giuseppe Chianese (5° Dan CSEN, già allievo del M° Curti Giar-

do origine ai due principi cosmici yin e yang, la natu-ra dualistica di tutte le manifestazioni del Taijitu stesso. Il mutare delle cose è un continuo compenetrarsi e vi-cendevole rigenerarsi di questo dualismo illusorio; il simbolo del Taijitu illustra queste situazioni con i semi di ciascun opposto piantati nell’altro, suggerendo di os-servare le apparenti opposizioni da un livello superiore, il rapporto tra yin e yang non è il “compromesso”, ma il suo superamento. Nessun principio può uscire dai pro-pri domini e surclassare il suo opposto. Infatti, niente potrebbe esistere se non esistesse la sua controparte complementare, essi rispettano, insieme, l’equilibrio degli aspetti duplici del tutto. Le loro rappresentazio-ni, infine, sono solo frutto delle percezioni umane; è la percezione che fa apparire le cose come una diversa dall’altra: tutte le cose sono un’unica realtà, ogni cosa è parte dell’energia universale e l’energia universale è Dio.Il Tao è dunque l’essenza che fluisce attraverso tutte le cose, tutta l’esistenza, poiché la materia stessa - ovvero ogni cosa presente nell’universo - è costituita da esso.Nasce così la Kyushin-ryu, prodotto di uno sviluppo tec-nico–formativo in quel grandelaboratorio che è laKyushinkan.

Luca Raucci

Tutto il mondo manifestato si regge sui due principi

yin e yang

dina per il Ju-Jitsu), il personaggio adatto al completamento di tale scopo. A lui il presidente assegna l’arduo compito di coordinare in ambito regionale il settore Karate Shotokan, sicuro di aver ben riposto la sua fiducia.

Francesco Malvano

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La storia del karate kenpo non è di facile ricostruzio-ne, in quanto la disciplina è stata al centro di dure lotte tra scuole non facilmente ricostruibili, avveni-

menti politici e contrasti con l’impero, pressioni da parte dello stato, fusioni e scissioni da cui, pare, derivino una larga parte delle arti marziali attualmente codificate. Vie-ne tramandato che il karate kenpo, importato dall’India, in cui pitture rupestri ne danno notizie a partire da cin-quemila anni fa, si afferma nel tempio cinese di Shaolin-ssu ad opera del patriarca Bodhidarma. La gelosia con la quale è stato poi tramandato dai monaci, consapevoli che la scissione tra la disciplina marziale e la pratica del-la meditazione avrebbe reso il kenpo arma micidiale in mano a uomini malvagi, ci rende difficile la ricostruzio-ne delle tappe seguenti che lo hanno portato fino a noi. Pare comunque che, a seguito della distruzione del tem-pio ad opera dell’imperatore Wu Ti (574 d.C.) i monaci superstiti si siano dispersi e abbiano insegnato tale arte ai contadini. Se ne hanno notizie fino al 1730 quando,a seguito dell’editto Ch’ing, viene proibito, sopravvivendo come ginnastica e, pare, nel segreto di alcune società segrete. E’ storicamente accertato che all’interno della Società della Lancia Rossa e della Grande Spada, fau-trici insieme ad altre della rivolta dei Boxers nel 1900,si praticasse segretamente il karate kenpo. Nel contempo un nuovo filone di karate kenpo, introdotto in Giappone durante il periodo Kamakura (1192-1333) si sviluppava e andava differenziandosi. Il karate kenpo moderno con-serva la caratteristica principale di dinamismo e contatto, attraverso un numero piuttosto ampio di tecniche di difesa personale e un numero rilevante di forme. Ha conosciuto larga espansione in America, anche grazie alla serratis-sima pubblicità ad opera dell’americano Ed Parker, codi-ficatore e promotore primo dell’American Kenpo Karate. Questa è la nostra proposta: attraverso un impegnativo studio filologico sulle tecniche tradizionali atto a ricostrui-re lo studio sulle leve, proiezioni e studio delle armi tradi-zionali, avvalendoci dello studio di arti marziali più cono-sciute (ju jitsu - judo - kali) derivanti dalla forma primitiva del kenpo, abbiamo tentato un recupero dello studio di tutte le tecniche e le distanze, oggi solo accennate nelle tecniche e mai approfondite. Infatti allo stato attuale il kenpo, nella forma presentata da molte scuole (una per tutti quella americana), prevede l’utilizzo nelle tecniche di leve, proiezioni, armi che, non venendo affatto stu-diate, diventano accessori incomprensibili e inutilizzabili.

Inoltre, utilizzando conoscenze pregresse circa lo stu-dio delle armi tradizionali filippine, abbiamo integrato le conoscenze perdute circa le armi tradizionali del kenpo, che attualmente in altre scuole resta un’arte marziale per lo più a mani nude, con lo studio del bastone lun-go, bastone corto, coltello e spada e daga, attinte dal kali filippino nella versione tradizionale e più conge-niale alla dinamicità del karate kenpo del doce pares. Ammiccando anche a chi, acuto osservatore, finirà per definire questo nuovo Kenpo Karate Yamaryu un inter-stile, speriamo di poter così riproporre l’arte marziale nella sua originale completezza, senza mai dimentica-re il rispetto di qualcosa che resta, pur nelle sue ver-sione spurie, prodotto di una civiltà antichissima. Una nuova via che proviene da molto lontano ma che, come ogni grande opera d’arte, resta attuale soprattut-to oggi laddove la globalizzazione rende tutto già visto.

Annapaola Raiola

karate kenpoVecchie strade per una nuova via

Monaco di Baviera:Francesco Castiglione e Annapaola Raiola

con Soke Franz Strauss

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taekwondol’arte dei pugni e calci in volo

N ato come moderna versione delle antiche disci-plinde coreane, il Takekwonodo, tradotto lette-ralmente “TAE” = “saltare e dare calci”; “KWON”

= “pugno”; e “DO” = “arte”. Nell’insieme significa quindi “arte del combattimento con l’uso di pugni e di calci in volo”. Quest’arte marziale coreana si differenzia dalle altre praticate in estremo oriente per la predominanza delle tecniche di gamba. La gamba, essendo più lun-ga e quasi tre volte più potente del braccio, offre le più svariate tecniche di difesa e di attacco senza esporre gli organi vitali all’avversario. I calci in volo, poi, oltre ad essere una mossa di estrema sorpresa, sono indicati in modo particolare nella difesa contro uno o più avversari. I risultati tecnici che si possono ottenere dal-la pratica del Taekwon-do sono innumerevoli:è possibile, ad esempio, rompere delle tegole all’altez-za di tre metri dal suolo con un calcio frontale in volo;si può rompere una tavola dello spessore di 5 cm con un calcio laterale in volo, dopo aver saltato sopra 7 persone; questi esempi non sono altro che alcuni aspetti visibili della pratica della disciplina. Naturalmen-

te, per arrivare a tale stato di potenza e di perfezione occorre un allenamento lungo e continuo, ma questi obiettivi (che comunque non sono lo scopo, ma la di-mostrazione della tecnica raggiunta) sono accessi-bili a tutti. Va chiarito, per altro, che questi risultati.Il Taekwon-do, tale disciplina non è solo esercizio fi-sico: implica un preciso modo di pensare e, di conse-guenza, un preciso modo di vivere. Attraverso il Ta-ekwon-do si forma una di-sciplina fisica e mentale e, nello stesso tempo, si alle-nano la pazienza e la tena-cia, mirando ad uno stato di assoluto autocontrollo.

Giuseppe Pastore

Insegnare un’arte marziale a un bambino è un com-pito tanto arduo quanto gratificante: tante sono le difficoltà ad entrare in sintonia con il piccolo marzia-

lista, quanta è la soddisfazione di veder crescere tra le propria mani il carattere, il temperamento e la per-sonalità dell’allievo. All’inizio ed alla fine di ogni lezio-ne di ogni arte marziale si esegue il saluto tradizionale che esprime il rispetto di tutti (Maestro e allievi) verso la pratica marziale. Le tecniche marziali sono insegna-te al solo scopo difensivo, pertanto i piccoli allievi de-vono impegnarsi a non utilizzare mai quanto imparatoal di fuori del luogo di allenamento, nemmeno per gioco.

Ogni tecnica dovrà essere eseguita con controllo e nella massima consapevolezza di danni che questa potrebbe recare al prossimo, sia questo compagno di allenamento, amico di giochi o avversario. L’uso impro-prio delle tecniche rappresenta la paura principale dei genitori, nonché il principale pericolo da scongiurare.Così come in natura tutti i cuccioli di mammifero utilizza-no il gioco della lotta per imparare a sopravvivere, anche i bambini la usano istintivamente per prendere coscienza delle loro potenzialità e dei loro limiti. La lotta tra bambini è poco costruttiva e potenzialmente pericolosa; spesso i genitori non hanno abbastanza tempo ed energie per soddisfare questa esigenza. Quindi, piuttosto che sof-focarla (col rischio che tramuti in aggressività), meglio incanalarla e lasciarla sfogare nel modo giusto. I geni-tori che affidano i loro figli al Maestro gli offrono insie-me una buona occasione ed una grande responsabilità. L’occasione di trasmettere ai piccoli, che costituiscono la società di domani, i sani principi sui quali si basa il Tae Kwon Do: cortesia, integrita’, perseveranza, autocontrol-lol spirito indomito; la responsabilità di accompagnarli e sostenerlinel loro processo di crescita psicofisica, tra-smettendo loro il rispetto, l’onestà, la fiducia in se stessi ed il coraggio, miscelando le giuste dosi di disciplina e divertimento.

Massimiliano Palmieri

il taekwondo come compagno di vita

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krav magacombattimento con contatto

Sensei maestro Mario Spillere, coordinatore nazio-nale Krav Maga M.A.A. introduce nella federazio-ne il suo gruppo: la Self Defence Techniques &

Tactics (SDTT). I suoi fondatori e gli attuali componenti del consiglio direttivo sono stati tutti formati da Philip-pe Kaddouch, primo istruttore israeliano che venne in Italia nel 1998, sotto la direzione del responsabile della IMKF Eyal Yanilov. Krav Maga è il termine ebraico che sta per “combattimento con contatto”: è un sistema di di-fesa personale nato recentemente in Israele, in costante evoluzione, la sua codifica, o meglio la codifica dei suoi principi di base si deve a Imi Lichetenfeld su indicazio-ne dell’esercito Israeliano agli inizi degli anni ‘50. Il Krav Maga a differenza di quanto si possa pensare non é un insieme di altre arti marziali, ma un metodo di difesa personale che tiene conto di quelle che sono le reazioni istintiva del corpo sottoposto ad aggressione e ne studia le componenti sia emozionali che fisiche dando forma a delle risposte semplici e dirette. Il Krav Maga tiene conto della biomeccanica, della fisiologia, della preparazione e dell’emotività di qualsiasi soggetto, presentandosi come una forma di difesa personale idonea a tutti e che si pos-sa sposare con i più vasti contesti operativi. I suoi princi-pi si adattano agevolmente anche al di fuori del contesto dell’aggressione facendo si che il Krav Maga divenga una vera e propria scuola di pensiero. La SDTT ha un programma che si divide in quattro moduli (Principianti, Graduati, Esperti Maestri) formati da cinque livelli cia-scuno, oltre naturalmente ai livelli riservati ai direttori tec-nici (Allenatore,Assistente istruttore,Istruttore,Maestro). Inoltre vi sono anche delle specializzazioni: formatore per corsi anti violenza femminile, formatore per difesa operativa ecc. La necessità di creare delle specializ-zazioni è dovuta all’importanza delle particolari nozioni necessari ad affrontare la progettazione e realizzazio-ne di tali percorsi formativi. La SDTT è sempre molto attenta al panorami nazionale ed internazionale: or-ganizza nel corso dell’anno vari stage con espertiinternazionali del che garantiscono un valido contributo alla formazione dei propri tecnici. L’obbiettivo della SDTT è di lavorare attingendo da fonti varie e valide, per offri-re ai propri associati un livello tecnico sempre migliore.

Mario Spillere

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kung ful’arte dei pugni del drago

La MAA accoglie calorosamente nella sua allean-za il maestro Taramanni, il quale si presenta nel-la con la sua “Taramanni Kung Fu school”. L’arte

dei pugni del drago: un nome con una forte componen-te simbolica: l’arte, i pugni ed il drago sono l’essenza stessa delle arti marziali, la perfezione delle tecniche, e le sue innumerevoli applicazioni. Ora l’esperienza del Maestro Taramanni durante i primi 20 anni di appren-distato si basa su tre diverse arti del combattimento: il karate , il pugilato, il kung fu della mantide religiosa.Il karate usa il rigore tecnico e la potenza del corpo ri-solutore, il pugilato abitua il corpo a ricevere colpi nella scherma ravvicinata, il kung fu usa tutti quei bloccaggi e contrattacchi tipici del sistema cinese. Il chuan shu long si presenta come una sintesi queste discipline, comple-tate dalla vasta esperienza del Maestro Taramanni, che spazia dall’aikido, alla capoeira brasiliana, dal jeet kune do al kali. I punti chiave del sistema sono essenzialmen-te indirizzati alla corta distanza e vengono rappresentati dalla tecnica chiamata “chiusura a 5” che con tutte le sue varianti, permette di proiettare o atterrare l’avversa-rio nelle 4 direzioni cardinali , sia come attaccante sia come difensore. L’arte del pugno del drago si concre-tizza infine nello stile personale del singolo praticante

Vito Poderico

Il maestro Taramanni

Esecuzione di una forma conl’istruttore Vito Poderico

MAA MAGAZINE - LA RIVISTA UFFICIALE DELLA MARTIAL ARTS ALLIANCE

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kung fuChuan Kan Wu Kung

I.l Kung Fu è un antico programma di salute fisica attraverso cui l’uomo realizza pienamente il suo po-tenziale per mezzo di una migliore comprensione

della natura, del corpo e dei suoi equilibri, superando i valori falsi e rigidi della società umana e raggiungen-do l’armonia con le leggi della natura e dell’universo. Il Kung fu è un addestramento con uno scopo preciso che conduce all’apprendimento di capacità fisiche e menta-li selezionate che rimarranno nello studente per tutta la vita. Nello studio del Kung Fu ogni movimento nasconde una funzione precisa e ha una ben precisa corrispon-denza nella vita reale di tutti i giorni. Ogni movimento nasconde una metafora che conduce il discepolo verso la comprensione della saggezza di secoli. L’arte di utiliz-zare le differenti parti del corpo come mezzo di attacco e di difesa da fiducia in se stessi e in seguito una più grande padronanza del proprio corpo. Gli choc emotivi, psicologici cui noi siamo sottoposti per il nostro modo di vivere incoerente, possono favorire l’insorgere di ulcere, di ipertensione, di angosce: l’allenamento permette di smorzare con facilità queste tensioni e riportare il corpo al proprio equilibrio. Per il raggiungimento dei vari ob-biettivi occorre tempo, pazienza e perseveranza, poiché con la fretta si rischia solo di fare confusione e di non ottenere i risultati desiderati. La pratica di questo stile permette di acquisire delle qualità fisiche e mentali indi-pendenti da sesso, forza, taglia ed età di chi lo apprende. Il Chuan Kan Wu Kung è uno stile di Kung Fu tradizio-nale, nato in una delle zone vicine ai monti Wudang nel sud della Cina; le sue origini sono difatti molto antiche. Il promotore in Italia è stato il (fù) Gran Maestro Edmon-do Capecelatro, il quale ha appreso lo stile durante i suoi numerosi viaggi in Cina. Questo stile predilige pre-valentemente posizioni statiche, molto solide soprattut-to nella parte bassa del corpo, in prevalenza esterno, ciò che lo caratterizza sono, oltre a posizioni basse e colpi rigidi, una grande fermezza, energia, forza e re-sistenza. L’addestramento costante mette a dura prova il fisico aumentando d’intensità in proporzione alla pre-parazione del praticante. Con l’avanzare delle capaci-tà si passa allo studio delle tecniche meno statiche e via via all’uso delle armi quali (bastone lungo, basto-ne corto, escrima, sciabola singola e sciabola doppia, lancia), i movimenti più potenti da stampati diventano fluidi e viceversa in una continua alternanza seguendo in questa maniera la via del Tao, con l’incessante avvi-cendamento degli opposti (duro-morbido) caratteristica

nell’apprendimento di movimenti e tecniche base da eseguire consecutivamente simulando un combattimen-to contro degli avversari. Le forme avanzate prevedono sia tecniche di combattimento estremo contro uno o più avversari immaginari, sia movimenti che imitano le pe-culiarità delle movenze di alcuni animali, in particolare scimmia, serpente, aquila, tigre e drago. Si approfondi-scono inoltre delle tecniche di respirazione, concentra-zione e circolo dell’energia oggi note come “chi-gong”. L’addestramento dei partecipanti non prevede tempi pre-definiti, poiché ogni individuo ha tempi di apprendimento e struttura fisica diverse dagli altri. Oggi, a continuare il percorso cominciato dal Gran Maestro Capecelatro c’è il Maestro Balzano, che dopo vent’anni di pratica met-te a disposizione degli appassionati le sue conoscenze.

Raffaele Balzano

del taoismo , filosofia alla quale lo stile si ispi-ra. Il Chuan kan wu kung prevede lo studio del-le forme che consistono

Sponsor Ufficialeper l’Italia

Martial Arts Alliance

KEIKO - RYU M.A.A.Tutti i marzialisti provenienti da qualsiasi federazione, ente od organizzazio-ne sono invitati a partecipare al Keiko-Ryu (Allenamento delle Scuole) che si ter-rà il prossimo 27 e 28 Novembre 2010 presso il Tennis Hotel di Napoli (zona Agna-no - Pozzuoli). Un grandissimo momento di aggregazione e di studio con Maestri provenienti da diversi paesi Europei e naturalmente da tantissime regioni d’Italia. Ogni partecipante potrà effettuare ben 12 ore di lezioni, scegliendo di ora in ora la disci-plina preferita. In tale occasione sarà presente (oltre ai vari Docenti di tutte le nostre di-scipline) il nostro Responsabile Europeo di KEN-JUTSU Shihan Michael Stapel il quale darà la possibilità a tutti i partecipanti di poter studiare i rudimenti e le prime impostazio-ni di questa antichissima disciplina. Tutti i presenti riceveranno oltre all’attestato di par-tecipazione dei Gadget offerti da Elefantino Sport (Sponsor ufficiale della MAA in Italia).

costi ORARIOStage sabato e domenica €.30,00 mattina 9,30 - 13,30 / pomeriggio 16,00 - 20,00Stage solo domenica €.20,00 domenica mattina 9,30 -13,30

Pernottare al Tennis Hotel:§ Pacchetto A: €120,00Pensione completa dalla cena del venerdì al pranzo della domenicacon cena di gala del sabato§ Pacchetto b: €.60,00Pensione completa dalla cena del venerdì al pranzo del sabato§ Partecipazione alla sola cena di gala del sabato: € 20,00Saranno presenti il Team del Direttivo MAA e il team dei Docenti Federali

Via Campana, 233 - Pozzuoli (NA) Tel.: 081/8530758 Fax: 081/8530758