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nguyendieu
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1
DALLA SVASTICA AI RE
MAGI
In un incontro con la sua
nipotina, nel quale la ragazza mostrò
di non essere l’ultima della classe, il
nonno esclamai:
- Ma chi ti ha insegnato tante
cose!
- Nessuno. Io che sono svelta.
Così erano i romani: Sapevano
leggere e scrivere senza che nessuno
glielo avesse insegnato. Peccato che non fos-
sero così dolci! Per questo la Storia incominciò
proprio nel momento in cui loro iniziarono a
mostrare al mondo “i suoi documenti”.
E non sarebbe prima qualche documento
scritto?
Beh, il nonno non era così sciocco da
credere alla lettera tutto quello che diceva la
sua nipotina, la quale fece sparire dalla storia la
sua insegnante. Gli stupidi siamo noi che ci
bruciano o ci fanno sparire gli scritti e non
facciamo attenzione.
Ebbene, caro lettore, quello che successe
con i Romani quasi si è ripetuto alla metà del
secolo scorso, se non è a punto di ripetersi ogni
giorno in qualche luogo del mondo. E il fatto è
che, alla fine, si ripete.
Entriamo in materia con due
racconti complementari, uno sulla
svastica e un altro sui Re Magi:
Il 10 gennaio, 2016, dopo la
Santa Messa serale, il cui canto
accompagnato all'armonium, due giovani
uomini si avvicinarono a me un po’ allarmati.
Avevano scoperto una svastica nella cripta della
Basilica e si chiedevano se fosse cosa
dell'occupazione nazista di Roma.
Io li ringraziai per l'informazione e chiese
loro di accompagnarmi al luogo, perché anch’io
volevo sapere dove era la solita croce. Mentre
andavamo li parlai che questa croce non ha
nulla nazista, tranne il discredito caduto su di
essa a causa dell’ideologia razzista che informai
la risaputa setta. In realtà si tratta di un segno
quasi così antico come l'umanità.
DE LA ESVÁSTICA A LOS
REYES MAGOS
En un encuentro con su
nietecita, en el que ésta mostró no
ser la última de la clase, el abuelo
exclamó:
- ¡Pero quién te enseña tantas
cosas!
- Nadie. Yo que soy muy lista.
Así eran los romanos: Sabían
leer y escribir sin que nadie se lo
hubiera enseñado. ¡Lástima que no fueran tan
dulces! Por eso empezó la Historia justo en el
momento en que ellos iniciaron a mostrar al
mundo “sus documentos”.
¿Y no habría algún documento escrito
anteriormente?
Bueno, el abuelo no era tan tonto como
para creer al pie de la letra a su nietecita, la
cual hizo desaparecer a su profesora de la
historia. Los tontos somos nosotros que nos
queman o escamotean los escritos y ni nos
enteramos.
Pues, amigo lector, lo sucedido con los
romanos estuvo a punto de repetirse a
mediados del siglo pasado, si es que no está a
punto de repetirse cada día en algún lugar del
globo. Y el caso es que, al final, se repite.
Entremos en materia con dos relatos
que se complementan, uno sobre la esvástica
y otro sobre los Reyes Magos:
El 10 de enero del 2016, tras la misa de
la tarde, cuyo canto acompaño al armonio, se
me acercaron dos jóvenes un tanto alarmados.
Habían descubierto una cruz gamada en la
cripta de la Basílica y se preguntaban si era
cosa de la ocupación nazi de Roma.
Les agradecí la información y les pedí
que me acompañaran al lugar, pues a mí
también me interesaba saber dónde estaba la
cruz de marras. Mientras íbamos les comenté
que dicha cruz no tiene nada de nazi, salvo el
desprestigio que le cayó encima por culpa de la
ideología racista que informó a la consabida
secta. En realidad se trata de un signo casi tan
viejo como la humanidad.
2
Naturalmente, io
illustrai loro -come ho
fatto in qualche
racconto anteriore- sul
suo antico simbolismo
solare che, dalla
Spagna, glielo portarono
per tutto il mondo: Celti,
greci, romani, indù,
giapponesi, amerindi,
giudei… tutti certificano con essa la sua origine
ispanica, benché lo abbiano dimenticato.
- E questo? -domandò uno
dei giovani con la bocca aperta-.
Io sintetizzai:
- Per cominciare, nel suo
stesso nome, "svastica" porta con
sé il "made in Sapain". Perché è
una parola dalla stessa radice che
Spagna o Ezpania che, a sua
volta, è un derivato di Stella.
La croce gammata è la
Stella solare che fa il percorso
dall’Oriente verso l’Occidente.
A imitazione della Stella
solare, per decine di migliaia di anni venivano le
genti da tutte le parti dell'Eurasia in Spagna,
allo scopo di morire, quello che ogni giorno fa il
Sole, con la speranza di rinascere, perché era
tradizione che in essa c’era il luogo dove era
nata la vita.
L’attuale “Camino de Santiago” è una
replica o riedizione -convenevolmente
"battezzata"- dell'antico "Camino della Stella"
che portava gente da tutto il mondo conosciuto.
Per tutto questo la croce gammata è un
simbolo della Spagna prima
che dei buddisti -come mi
reclamava alcuni giorni fa un
frate coreano- o di qualcun
altro popolo o cultura.
Questa Stella sarebbe
stata poi identificata con
quella che guidò i “Magi” fino
al luogo dove San Matteo
colloca il presepio che accolse
il bambino Gesù, colui che ci
ha portato la "nuova vita".
Por supuesto, les
ilustré -como tengo hecho
en algún relato anterior-
sobre su antiquísimo
simbolismo solar que,
desde España, se lo
llevaron por todo el
mundo: Celtas, griegos,
romanos, hindúes,
japoneses, amerindios,
judíos… todos certifican con ella su origen
hispano, aunque lo tengan olvidado.
- ¿Y eso? -preguntó,
boquiabierto, uno de los jóvenes-.
Yo sinteticé:
- Pues, para empezar, en su
mismo nombre, “esvástica”, lleva
el “made in Sapain”. Porque es
una palabra de la misma raíz que
España o Ezpania que, a su vez,
es un derivado de Estrella.
La cruz gamada es la Estrella
Solar que hace el recorrido de
Oriente a Occidente.
A imitación de la Estrella
Solar, desde hace decenas de miles de años
venía gente de todas las partes de Eurasia a
España, con el objetivo de morir, lo mismo que
cada día hace el Sol, con la esperanza de
renacer, porque era tradición que en ella estaba
el lugar donde había nacido la vida.
El actual Camino de Santiago es una
réplica o reedición -convenientemente
“bautizada”- del antiquísimo “Camino de la
Estrella” que traía gente de todo el mundo
conocido. Por todo esto la cruz gamada es un
símbolo de España antes que
de los budistas -como me
reclamaba un fraile coreano
hace unos días- o de cualquier
otro pueblo o cultura.
Esta Estrella se
identificaría más tarde con la
que guio a los “Magos” hasta
el lugar donde San Mateo
colocó la escena del
nacimiento de Jesús, el que
nos trajo la “nueva vida”.
3
Incuriositi dall’importanza o il significato
del Sole, glielo presentai come quello che in
realtà era in quei tempi: La divinità primigenia
dell'umanità, qualcosa che noi attribuiamo
all’ignoranza dei nostri antenati; ma la verità è
che gli ignoranti siamo noi, per avere
dimenticato lo sfondo della mitologia e persino
la stessa mitologia.
Così, si dice dagli antichi che erano
idolatri perché adoravano creature, come ad
esempio il Sole, o un simbolo di ciò, come può
essere la svastica; ma lo stesso si potrebbe dire
di noi quando preghiamo davanti una
immagine, un ostensorio o un pezzo di pane
rotondo. Se noi siamo così intelligenti che
sappiamo distinguere il simbolo di quello
simbolizzato, non dobbiamo pensare che i
nostri antenati erano proprio stupidi, e anche se
fossero stati, li dobbiamo rispetto e
considerazione.
E veda il
lettore che, nel
caso del pane, non
lo consideriamo un
simbolo, ma lo
identifichiamo con
la divinità, con lo
quale, e per la
stessa logica con
cui giudichiamo gli
antichi, più ancora
noi dovremmo considerarci idolatri.
Sull’aspetto di rispettare le tradizioni,
consuetudini, segni, immagini antiche,
commentai ai giovani che la
Santa Madre Chiesa dovrà
incominciare qualche giorno a
domandare perdono poiché, per
attiva o per passiva, piuttosto di
rispettare, perseguitò quanto le
sembrava “pagano”. Così,
mentre predicava la carità, si
faceva complice, come
istituzione, dell’omicidio della
"Madre” che su tante cose
l’aveva ispirato. In altre parole:
fraintese, silenziò o ignorò la
più antica Tradizione
dell’umanità.
Intrigados por la importancia o el
significado del Sol, se le presenté como lo que
en realidad era: La divinidad primigenia de la
humanidad, algo que nosotros atribuimos a la
ignorancia de nuestros antepasados; pero la
verdad es que los ignorantes somos nosotros,
por haber olvidado el trasfondo de su mitología
e incluso la misma mitología.
Así, se dice de los antiguos que eran
idólatras porque adoraban a criaturas, como
por ejemplo el Sol, o a un símbolo del mismo,
como puede ser la esvástica; pero eso mismo
se podría decir de nosotros cuando rezamos
ante una imagen, una custodia o un trozo de
pan redondo. Si nosotros somos tan listos que
sabemos distinguir el símbolo de lo simbolizado,
no tenemos por qué suponer que nuestros
ancestros fueran precisamente tontos, y
aunque lo hubieran sido, les debemos un
respeto y consideración.
Y vea el
lector que, en el
caso del “pan
eucarístico”, no lo
consideramos un
símbolo, sino que
lo identificamos
con la divinidad,
con lo que, con la
misma lógica con
que juzgamos a
los antiguos, más nos tendríamos que
considerar idólatras a nosotros mismos.
En cuanto al respeto a las tradiciones,
costumbres, signos, imágenes
antiguas, comenté a los jóvenes
que la Santa Madre Iglesia
algún día deberá pedir perdón
porque, por activa o por pasiva,
más que respetar, persiguió
cuanto le sonaba a “pagano”.
Así, mientras predicaba la
caridad, era cómplice, como
institución, del asesinato de la
“Madre” que sobre tantas cosas
la inspiró. En otras palabras:
tergiversó, silenció o ignoró la
Tradición más antigua de la
humanidad.
4
In relazione al termine “svastica”, annoto
-sempre da parte di Jorge- che le lingua
baltiche designano alle stelle con una parola
molto simile a “Spagna”, poiché le chiamano
ZBAIGNE, termine così vicino allo SPAIN in-
glese, a all’EZPAIN basco che significa estremo,
finale, che tale era la Spagna come paese del
Tramonto o l’Occidente. Un altro dei nomi
della Stella è stata Real o Royal; per questo
si chiamano royal le mele di volto rosso,
come la barba di Gaspare. E anche la Spagna
è stata, da sempre, un paese identificato con
la Regalità, che non per niente Asturias (=
Astro = Stella), è la sede del “Principato de
Asturias” per la Spagna e, in altri tempi, lo fu
per l’Europa e per tutto il mondo conosciuto.
Anche disi loro che il Sole
era stato chiamato "Cristo", un
epiteto spagnolo piuttosto di
greco, che significa "Signore",
"Dio", "Eterno", "Spirito"… e che
è legato al colore rosso, in
riferimento al Sole quando arriva
al tramonto, con lo quale possiamo immaginare
che il tale "Signore” lo era “del Mare o Oceano",
vale a dire, il "Padre della vita". Ed è
interessante sapere che in spagnolo esiste
parola "cresta" -come il femminile di Cristo-,
quella "stella solare" che portano i galli sulla
testa. Che bel simbolo! Per la
stessa ragione diciamo "parlami in
cristiano" quando vogliamo che ci
parlino in spagnolo, che non in
greco, e meno latino, come qualche
frate vuole interpretare ogni volta
che uso questa espressione.
E di nuovo faccio notare per il lettore, che
può essere che ai cristiani incominciassero a
chiamarli con questo nome ad Antiochia, come
dicono gli Atti degli Apostoli (11, 26), ma tanto
"Cristo", come i suoi derivati erano d’importa-
zione. Così tutti i cristiani portano la “marca
ispanica”, anche se nessuno glielo abbia detto
finora. E a coloro che si meravigliano che una
volta si chiamasse Cristo al Sole, li consiglierei
si meraviglino anche che si chiami Sole a Cristo.
“Il Sole che nasce dall’alto”, secondo S. Sime-
one. Sta bene che a Simeone gli facciano misti-
co, ma non tanto che ad altri li facciano pazzi.
Relacionado con el término “esvástica”,
anoto -siempre de parte de Jorge- que las
lenguas bálticas designan a las estrellas con
una palabra muy parecida a “España”, pues las
llaman ZBAIGNE, término tan cercano al SPAIN
inglés, y al EZPAIN vasco que significa extremo,
final, que tal era España como país del
Ocaso u Occidente. Otro de los nombres
de la Estrella ha sido Real o Royal; por
eso llamamos royal a las manzanas de
cara roja, como la barba de Gaspar. Y
también España ha sido, desde siempre,
un país identificado con la Realeza, que
no por nada Asturias (= Astro = Estrella), es la
sede del “Principado de Asturias” para España
y, en otros tiempos, lo fue para Europa y para
todo mundo conocido.
También les dije que el Sol había
recibido el nombre de “Cristo”, un
epíteto español antes que griego, el
cual significa “Señor”, “Dios”, “Eterno”,
“Espíritu”… y que está relacionado con
el color rojo, por referirse al Sol cuando
llega a su ocaso, con lo que podemos intuir que
el tal “Señor” lo era “del Mar uOcéano”, o sea,
el “Padre de la vida”. Y es interesante saber
que español existe la palabra
“cresta” -como el femenino de
Cristo-, esa “estrella solar” que
lucen los gallos sobre su
cabeza. ¡Todo un símbolo! Por
lo mismo decimos “háblame en
cristiano” cuando queremos que nos hablen
en español, que no en griego, y menos en
latín como algún fraile me quiere interpretar
cada vez que yo empleo esta expresión.
Y vuelvo a anotar para el lector, que
puede que a los cristianos les empezaran a
llamar así en Antioquía, como dicen los Hechos
de los Apóstoles (11, 26), pero tanto “Cristo”
como sus derivados eran de importación. Así
pues todos los cristianos llevan la marca
hispana, aunque nadie se lo haya dicho hasta
ahora. Y, a quienes se extrañan de que antaño
en España se llamara Cristo al Sol, les
extráñense también de que se llame Sol a
Cristo. “El Sol que nace de lo alto”, según S.
Simeón. Bien está que a Simeón le hagan
místico, pero no que a otros les hagan locos.
5
I due giovani mi avevano ascoltato
attentissimi e, già eravamo di ritorno in Basilica
quando, uno saltò:
- Lei è un saggio.
- Grazie per la tua gentilezza, ma queste
cose che vi ho raccontato non sono io chi le ha
scoperte…
E qui ebbe l’occasione di parlarli di Jorge
e del suo lavoro investigatore.
Per certo, amico
lettore, che il mio Generale
mi diceva in altri tempi -
poiché abbiamo rotto
relazioni diplomatiche- che
sono “un genio”, soltanto
che lui mostrava un umore
un po’ diverso a quel dei
miei ascoltatori. Ebbene: A
disparte sia saggio o
genio, quello certo è che,
in questi assunti, io soltanto sono l’ombra di
Jorge, poiché da lui ho incominciato a imparare
quello che so; se per questo sono un saggio, un
motivo di più per ringraziarlo, che niente mi
chiede per esso. E un’altra cosa:
Jorge certamente potrebbe essere
rappresentato nell’ispirata frase della “acuta
nipotina”, perché nessuno gli ha insegnato
queste cose, sennonché è stato lui chi le ha
scoperte e dimostrato. Peccato che ci siano
così pochi i suoi discepoli, tra altro perché
non abbondano quelli che hanno abbastanza
umiltà per riconoscere la sua ignoranza, o la
necessaria libertà per dichiararla. Seguo:
In un altro momento, non so se lo
stesso o l’altro mi domandò:
- Lei crede che la Chiesa seguirà
avanti?
E questa certamente mi sembrò una
domanda degna di un saggio, di qualcuno che
capiva o intuiva le cose. Io risposi:
- Ebbene, io non sono profeta
ma, se la Chiesa fa come lo struzzo,
che preferisce ignorare certe evidenze,
presto tutto il mondo saprà queste cose
e la deriderà. A Dio non piace orgoglio
ne autosufficienza.
Los dos jóvenes me habían escuchado
atentísimos y, ya estábamos de vuelta en la
basílica cuando, de pronto uno saltó:
- Ud. es un sabio.
- Gracias por tu gentileza, pero estas
cosas que os he contado no soy yo quien las ha
descubierto….
Y aquí tuve ocasión de hablarles de Jorge
y de su labor investigadora.
Por cierto, amigo lector, que mi
General me decía en otros tiempos -
pues hemos roto relaciones
diplomáticas- que soy “un genio”, solo
que él exhibía un temple algo distinto al
de mis dos oyentes. Pues bien: Aparte
sea sabio o genio, lo cierto es que, en
estos asuntos, yo sólo soy la sombra de
Jorge, que de él voy aprendiendo lo
que sé y, si por eso soy sabio, un
motivo más para darle las gracias, que
nada me cobra por ello. Y otra cosa:
Jorge sí podría estar representado en la
inspirada frase de la “aguda nietecita”, porque
nadie le ha enseñado estas cosas, sino que ha
sido él quien las ha descubierto y demostrado.
La pena es que tenga tan pocos discípulos,
entre otras cosas porque no abundan los que
tienen suficiente humildad para reconocer su
ignorancia, o la
necesaria libertad
para declararla. Sigo:
En otro
momento, no sé si el
mismo o el otro me
preguntó:
- ¿Ud. cree que
la iglesia seguirá
adelante?
Y ésta sí que me pareció una pregunta
digna de un sabio, de alguien que entendía o
intuía las cosas. Yo respondí:
- Pues mira, yo no soy profeta,
pero si la Iglesia hace como el avestruz,
que prefiere ignorar ciertas evidencias,
pronto todo el mundo sabrá estas cosas
y se reiré de ella. A Dios le sobran el
orgullo y la autosuficiencia.
6
Un po’ dopo ci salutiamo con un reciproco
ringraziamento, loro per avere ascoltato me ed
io per la sua attenzione.
Nella cripta già avevamo
lasciato la “svastica”, dalla quale
mostro delle fotografie fatte
nella penombra del luogo, la
cappella a destra dov’è
intronizzata la “Virgen de los
Treinta y Tres”, un’Immacolata
spagnola di fattura guaranì. Là
c’è un insieme di quattro lapide
su una delle quali appare questa
“croce del diabolo”, accanto
un’iscrizione per niente diabolica:
"SPIRITUS TUUS INTER SANCTOS"
Che in italiano significa:
"IL TUO SPIRITU TRA I SANTI"
Queste lapide, anche
con quelle dalla cappella a
sinistra, sono imitazione di
altre più antiche, come si
legge in una insegna sopra
di esse, una cosa che
certificano pure i testi e i simboli paleocristiani
in esse incisi, dai quali mostro un elenco nelle
pagine seguenti.
Per certo che, saputo che in spagnolo non
esiste il suono "V" e che questa lettera si
pronuncia come la "B", qualcuno ha avvertito in
queste iscrizioni, tutte latine, delle tracce di un
autore spagnolo, per quanto ci sono parole che
si scrivono con "V" e sono scritte con "B". Ad
esempio, quel SEVERINE, "BIBAS" IN
DOMINO…, con
un “BIBAS” che
dovrebbe
essere “VIVAS”,
con due vi.
Poco después me despedía de ellos con
un recíproco agradecimiento, ellos por haberme
oído y yo por su atención.
En la cripta ya habíamos
dejado la “esvástica”, de la que
voy mostrando fotos hechas en
la penumbra del lugar, la capilla
a la derecha de donde está
entronizada la “Virgen de los
Treinta y Tres”, una Inmaculada
española de factura guaraní. Allí
hay un conjunto de cuatro
lápidas en una de las cuales
aparece esta “cruz del diablo”, al
lado de una inscripción para nada diabólica:
"SPIRITUS TUUS INTER SANCTOS"
Que “en cristiano” significa:
“TU ESPÍRITU ENTRE LOS SANTOS”.
Estas lápidas, junto las
que hay en la capilla de la
izquierda, son imitación de
otras más antiguas, según
reza un letrero sobre ellas,
algo que también certifican
los textos y los símbolos paleocristianos en ellas
grabados, de los que muestro un elenco en las
páginas siguientes.
Por cierto que, sabido que en español no
existe el sonido “V” y que esta letra se
pronuncia igual que la “B”, alguien ha advertido
en estas inscripciones, todas latinas, rastros de
un autor español, porque hay palabras que se
escriben con “V” y están escritas con “B”. Ahí
está, por ejemplo, ese SEVERINE, “BIBAS” IN
DOMINO…, con
un “BIBAS” que
debería ser
“VIVAS”, con
dos uves.
7
E stiamo parlando dal I
al IV secolo della nostra era,
quando teoricamente non era
nata la lingua spagnola.
Dunque, gli errori
grammaticali di queste lapidi
latine provano che la lingua
di Cervantes è più vecchia di
quella di Cicerone.
Anche se analizziamo i simboli, potremmo
distinguere il faro del "Fine del Mondo", con
una nave accanto (vedere l’immagine nº 7),
benché non punteremo
così lontano, perché fari
ci sono stati in tutto il
mondo fin dai tempi
antichi, il più famoso di
loro, se non il più
grande, quel
d’Alessandria.
Detto questo, ed
esposto quello già
esposto, quattro note:
1. Nonostante la
sua ostinazione in farlo
tutto “latino”, mi
piacerebbe dire agli italiani
che la cosa è piuttosto al
rovescio: Anche loro sono
spagnoli!
"Qui fu Troia!", dirà
qualcuno.
Ma, se l’invito venire in cripta dei Ss. XII
Apostoli?
Perché, salvo che vogliano attribuirla a
qualche spagnolo che, passando per Roma, lo
avrebbero fatto martire, la "svastica" della
quale abbiamo parlato, ben li potrebbe aprire
gli occhi... e la porta all’ispanità.
Allora, a tutti coloro che volessero
trapassarle, "Benvenuti a casa, figli della
Spagna".
2. Ai Tedeschi, che difficilmente
potranno cancellare l’offesa che sulla
svastica e su di se stessi gettarono, a
causa di una ideologia nefasta, mi
piacerebbe invitarli a studiare sia l'origine
della solita croce come proprio il suo.
Y estamos hablando de
los siglos I al IV de nuestra
era, cuando teóricamente no
había nacido el español. Pues
bien, los fallos gramaticales de
estas lápidas latinas acreditan
que la lengua de Cervantes es
más antigua que la de Cicerón.
También, si analizamos
los símbolos podríamos
distinguir el faro del “Final del Mundo” con una
nave al lado (ver imagen nº 7), aunque no
apuntaremos tan lejos
porque faros ha habido
desde muy anti-guo por
todo el mundo, el más
famoso de ellos, que no
sé si el más grande, el
de Alejandría.
Dicho lo dicho, y
expuesto lo expuesto,
cuatro cosillas:
1. Que pese a su
emperramiento en
hacerlo todo “latino”,
me gustaría decir a los
italianos que la cosa
es al revés: ¡También
ellos son españoles!
“¡Aquí fue
Troya!”, dirá alguno.
Pero, ¿y si les
invito a venir a la cripta de Ss. XII Apostoli?
Porque, salvo que se la quieran atribuir a
algún español que, de paso por Roma, le
hubieran hecho mártir, la “esvástica” de la que
damos cuenta, bien les puede abrir los ojos… y
las puertas a la hispanidad.
Pues a cuantos quisieran traspasarlas,
“bienvenidos a casa, hijos de España”.
2. A los alemanes, que
difícilmente podrán borrar el
baldón que sobre la esvástica y
sobre sí mismos echaron, por
culpa de una ideología nefanda,
me gustaría invitarles a estudiar
tanto el origen de la cruz de
marras como el suyo propio.
8
Sicuramente non li costerebbe tanto
riconoscere che loro non sono più belli degli
altri e che di tutto ci sarà tra di loro
perché, dopo tutto, tutti siamo figli di
quella croce, tutti veniamo dall'India.
Soltanto ci manca riconoscere che
l’India originale, come alcuni
incominciamo ad imparare, c’era in
Spagna. Quindi, a quanti arrivassero a
riconoscere il singolare utero che a
tutti ci ha generato, "Benvenuti a casa"
ugualmente. E che non fugga Max, lo svizzero,
perché con sé porterà sempre la svastica, come
anche gli svedesi della Svezia. Meglio che
incominci preparare “un altro sermone”.
3. A chi da qualsiasi parte del mondo
venga alla cripta dei Ss. XII Apostoli e si trovi
con la svastica della nostra fiaba, dirgli di non
farsi prendere dal panico. Meglio ascoltare
attento per alcuni secondi, perché non si tarda
tanto in sentire, soave, una bella canzone che
io ho già ascoltato e imparato. Dice così:
Da Spagna vengo, sono Spagnola,
le mie braccia son raggi, luce del cielo,
sono il Sol d’Occidente sopra le onde.
Da Spagna vengo, sono Spagnola,
i miei tratti, girando, dicono al vento:
"Sono nata in Spagna", dove io vengo.
Da parte mia, neanche mi
meraviglierò se, all’entrare o
uscire in basilica, un giorno trovo
qualche turista o visitatore che
anche canta:
È il Sol spagnol che mi porta fin qui
è il sol spagnol.
Allora, siate tutti “benvenuti
alla Casa del Padre”. O diciamo
meglio “alla Casa della Madre”…
“E vi… va Spagna” …La gente canta qui e là:
“E vi… va Spagna”. La vita ha un altro color, e Spagna e la meglior.
Seguramente no les costaría tanto
reconocer que no son más guapos que los
demás y que de todo habrá entre ellos
porque, a fin de cuentas, todos somos
hijos de tal cruz, todos venimos de la
India. Tan sólo nos falta reconocer que la
India original, como vamos aprendiendo,
estaba en España. Así pues, a cuantos
llegaran a reconocer el singular útero que
a todos nos gestó, “bienvenidos a casa”,
igualmente. Y que no huya Max, el suizo,
que consigo llevará siempre la esvástica, lo
mismo que los suecos de Svezia = Suecia.
Mejor que empiece a preparar “otro sermón”.
3. A quien desde cualquier parte del
mundo venga a la cripta de los Ss. XII
apóstoles y se tope con la esvástica de nuestro
cuento, decirle que no se asuste. Mejor que
escuche atento por unos segundos, porque no
se tarda tanto en oír, suavecita, una hermosa
canción que yo ya me tengo escuchada y
aprendida. Dice así:
De España vengo, soy española
y mis brazos son rayos, luz de su cielo,
soy el Sol de Occidente sobre las olas.
De España vengo, soy española
y mis trazos, girando, lo van diciendo:
“He nacido en España”, a donde voy.
Por mi parte, tampoco me
extrañaré si, al entrar o salir de
la basílica, un día me topo con
algún turista o visitante que vaya
cantando:
Es el Sol español quien me trajo hasta aquí
es el sol español.
Pues bienvenidos todos “a
la Casa del Padre”. O digamos
mejor “a la casa de la Madre”…
“¡Y vi… va España!” …La gente canta por doquier:
“¡Y vi… va España!” La vida tiene otro sabor,
y España es la mejor.
10
4. E a quanti sparsi per il
mondo, senza lasciare i loro lari
avessero la possibilità di iniziare
riconoscersi come figli della stessa
madre, invitarli ad ascoltare la voce
di un anziano, che segnalando alla
stessa croce, o prendendola in mano,
invita ugualmente al canto:
"Lodate Dio tutte le nazioni: Egli vi ha dispersi per tutto il Pianeta
per annunciare al mondo la sua altezza. Esaltatelo davanti tutti i viventi, egli è il nostro Dio e Signore,
nostro Dio e Padre per sempre".
(Cfr Tob. 13: 2-10).
E passiamo a un'altra storia, in questo
caso quella dei genuini Re Magi, che già li è
arrivato il loro turno:
Pare di essere la tradizione che il presepio
dei Ss. XII Apostoli lo facciano dei frati
spagnoli. Così, come anche il mio predecessore,
fr. Tomás Gálvez, da quando sono arrivato a
Roma, mi è stata assegnata questa
responsabilità, che ho portato a termine al 50%
con Sergio, il cuoco. E devo riconoscere che
ambedue ci complementiamo abbastanza bene:
Sergio è l'ingegnere in grado di amministrare
materiali e pianificare spazi, ed io l’aiuto con le
mie mani e dei suggerimenti occasionali che lui
accetta gradevole. Quest'anno l’abbiamo fatto
nel portico della Basilica.
Ebbene: Al
momento in cui, da
buon mattino, vado dare
un po’ di cibo ai
pesciolini della
“cascata”, trovai un
giorno una monaca che
guardava e ammirava. Io cantavo:
"Guarda come i pesci bevono
nel fiume..."
Lei mi guardò con
curiosità e, dopo aver salutato,
gli dissi:
- Qui il bambino non ha
bisogno di latte, ma per i pesci
non va male un po’ di cibo.
4. Y a cuantos dispersos por
el mundo, sin salir de sus lares
tuvieran la ocasión de empezar a
reconocerse como hijos de la misma
madre, invitarles a escuchar la voz
de un anciano que, señalando la
misma cruz, o tomándola en su
mano, igualmente invita al canto:
“Alabad a Dios todas las gentes: Él os dispersó por el Planeta
para proclamar al mundo su grandeza. Ensalzadlo ante todo viviente,
que él es nuestro Dios y Señor, nuestro Dios y Padre para siempre”.
(Cfr. Tob. 13, 2-10):
Y pasamos a otro cuento, en este caso el
de los auténticos Reyes Magos, que ya les llegó
el turno:
Parece ser tradición que el belén de Ss.
XII Apostoli lo monten frailes españoles. Así, lo
mismo que mi predecesor, fr. Tomás Gálvez,
desde que llegué a Roma, yo cargué con tal
responsabilidad, que he llevado a cabo al 50%
junto con Sergio, el cocinero. Y debo reconocer
que ambos nos complementamos bastante
bien: Sergio es el ingeniero, capaz de
administrar materiales y planificar espacios, y
yo le secundo con mis manos y alguna que otra
sugerencia ocasional que él acepta de mil
amores. Este año le hemos montado en el
pórtico de la Basílica.
Pues bien: Al
momento en que,
temprano voy a dar
de comer a los
pececillos de “la
cascada”, encontré
un día a una monja
que miraba y admiraba. Yo canturreé:
“Pero mira como beben los
peces en el río…”
Ella me miró curiosa y,
tras saludarla, le dije:
- Ahí el niño no
necesita leche, pero a los
peces no les vienen mal un
poco de comida.
11
- E non sentiranno il freddo?
Io intuì che la suora
parlava più con il suo cuore di
madre che con la testa.
- Oh, no. Questi sono di
sangue freddo. Non come noi
che abbiamo bisogno di coprici.
Il sembiante della suora
era orientale. Gli chiesi da dove
era:
- Dalla Cina, rispose.
- Ecco, di là venivano i Re Magi.
- Dalla Cina?
- Più o meno. Ma andare, andavano verso
il mio paese.
Allora mi presentai come spa-
gnolo e mi raffermai in quello detto:
- È certo: I Re Magi
camminavano verso la Spagna.
- Davvero?
- Senza nessun dubbio. Addirittura i suoi
nomi sono spagnoli e significano proprio
“Spagna”.
Meravigliata dalla novità, non lasciava di
sorridere, che non sempre ridere è un modo di
esprimere scetticismo. In questo caso lasciava
trasparire un’invincibile curiosità per sapere in
che finirebbe il mio discorso.
Rapidamente spiegai
che "Melchior" è il nome dato
nell’antichità all’Oceano, al
Nord della Spagna (Amaliach
in concreto, o Amallakia),
che, per la sua schiuma è
bianco come il latte; per
questo la barba di questo re è
bianca, come il “milk” inglese
Lei guardò il primo dei re e vide che la
sua barba non era di questo colore. Io mi
anticipai:
- Beh, è bianca in Spagna, qui, in Italia la
dipingono di qualsiasi colore. Ma, in breve: Il re
Melchior è figura del Sole, della Stella Solare.
E lei:
- Addirittura?
- ¿Y no pasarán frío?
Intuí que la monja hablaba
más con su corazón de madre que
con la cabeza.
- Ah, no. Éstos son de sangre
fría. No son como nosotros que
necesitamos abrigarnos.
Los rasgos de la monja eran
orientales y le pregunté que de
donde era:
- De la China, respondió.
- Hombre. De allí venían los Reyes Magos.
- ¿De la China?
- Bueno, poco más o menos. Pero de lo
que no hay duda es que iban, a mi país.
Entonces me presenté como
español y me reafirmé en lo dicho:
- Sí, sí: Los Reyes Magos iban a
España.
- ¿De verdad?
- Sin ninguna duda. Además, sus nombres
son españoles y significan exactamente
“España”.
Sorprendida por la novedad, no dejaba de
reír, que no siempre la risa es una manera de
mostrar escepticismo. En este caso traslucía
una invencible curiosidad por saber en que
acabaría mi discurso.
Rápidamente explique que
“Melchor” es el nombre que
antiguamente recibió el Océano,
al norte de España (Amaliach en
concreto, o Amallakia), que, por
su espuma, es blanco como la
leche; por eso la barba del este
rey es blanca, como el “milk”
inglés.
Ella miró al primero de los reyes y vio que
su barba no era te tal color. Yo me adelanté:
- Bueno es blanca en España, que en
Italia la pintan de cualquier color. Pero, en
definitiva: El rey Melchor es figura del Sol, de la
Estrella Solar.
Y ella:
- ¿También del Sol?
12
- Certo, perché dalla Stella Solare,
secondo la mitologia spagnola, veniva l’acqua, o
il latte, che riempì l’Oceano, dove sorgerebbe la
vita. E pure Spagna significa Stella.
La monaca ascoltava con la bocca
aperta. Io seguì:
- Anche il re Gaspare è un
simbolo del Sole al momento del
tramonto, per questo la sua barba è
rossa; addirittura il suo nome significa,
letteralmente, "Spagna", perché derivato da
"Gasperia" o "Hesperia", che significa Spagna;
di qua il "Giardino delle Esperidi".
La suora non sapeva che cosa fosse il
"Giardino delle Esperidi", lo quale non mi
sorprese, poiché era cinese. Io sintetizzai:
- Ebbene: Così chiamavano i
greci il "Giardino delle Spagne", che
è lo stesso "Paradiso Terracqueo” o
"Giardino dell'Eden", il luogo dove
la vita è emersa.
- Davvero?
- Senza dubbio. E il “Belen”
o Presepio che contempli è una
ricreazione del Paradiso Terracqueo, poiché è il
marco scenico dove l’evangelista San Matteo fa
nascere Gesù, chi ci porta la “Vita Nuova”.
- Com’è bello!
- E il re Baltasar è anche lo stesso Sole,
ma quando si è già tramontato; per questo è
nero. Infatti, in molte lingue il colore nero si
esprime in parole dalla stessa radice di Baltasar
come il “black" inglese.
- Quindi i Re Magi sono il Sole.
- Esattamente. Sono la Trinidad solare.
- E anche la Spagna?
- Certo. Perché il Sole è la
Stella per eccellenza e, come ho
detto, Spagna significa Stella:
Gasperira> Asteria > Stella.
- Lei è Insegnante?
- Sono stato Insegnante ma,
adesso, il mio insegnamento è
eterodosso. Se io insegnasse queste cose sarei
dichiarato eretico.
La monaca rise.
- Sí, porque de la Estrella Solar, según la
mitología española, venía el agua, o la leche,
que llenó el Océano, donde surgiría la vida.
Además, España, significa Estrella.
La monja escuchaba boquiabierta.
Yo seguí:
- También el rey Gaspar es un
símbolo del Sol en el momento del
ocaso, por eso su barba es roja;
además, su nombre significa, textualmente
“España”, porque es un derivado de “Gasperia”
o “Hesperia”, que significa España; de ahí el
“Jardín de las Hespérides”.
La monja no tenía ni idea del “Jardín de
las Hespérides”, cosa que no me sorprendió,
máxime que era china. Sinteticé:
- Pues así llamaban los griegos al “Jardín
de las Españas”, que es lo mismo
que el “Paraíso Terrenal o Edén”,
el lugar donde surgió la vida.
- ¿De verdad?
- Sin ninguna duda. Y el
Belén que contemplas es una
recreación del Paraíso Terrenal,
porque es el marco escénico donde el
evangelista San Mateo coloca el nacimiento de
Jesús, que nos trae la “Vida Nueva”.
- ¡Qué bonito!
- Y el rey Baltasar también es el mismo
Sol, pero cuando ya se ha puesto; por eso es
negro. De hecho, en muchos idiomas el color
negro se expresa con palabras de la misma raíz
que Baltasar, como el “black” inglés.
- Entonces los Reyes Magos son el Sol.
- Exactamente. Son la Trinidad solar.
- ¿Y también España?
- Pues claro: El Sol es la
Estrella por antonomasia y,
como te he dicho, España
significa Estrella: Gasperira >
Asteria > Estrella
- ¿Ud. es Maestro?
- He sido Maestro. Pero ahora mi
enseñanza es heterodoxa. Si enseñara estas
cosas me declararían hereje.
La monja rio.
13
- Ma questo non
significa che non sia vero ciò
che ti ho detto. Copernico nel
suo tempo era eterodosso,
ma questo non significa che
non fosse la terra quella che
girava intorno al sole, che
questo è quello che lui scoprì.
In questo caso, lo scoprimen-
to è che il Centro Solare è la Spagna, anche se
ci sono soltanto due o tre quelli che lo
conosciamo. Beh, adesso tre o quattro.
E lei rideva.
- Da quale parte
della Spagna è Lei?
- Da Castiglia.
E approfittai
l’occasione per dire che
Castiglia e la Cina sono
termini sinonimi, perché i
due provengono, come il
lettore già sa, dal
"Cachucho", cosa docu-
mentata dalla cartografia,
come questa mappa
accanto dal 1570. Osservare che Cina risponde
al rilevante nome di “CACHUCHINA”, calco di
CACHUCHO. Continuai:
- E non ti dico più cose, perché
incominceresti a pensare che sono un pazzo...
proprio quello che pensano i miei fratelli
quando cerco di raccontare queste cose.
"Pazzo…, certo, ma non tanto".
- Oh, la Messa!
- Vai, vai. E benvenuta alla casa del
Padre... Dico della Madre, cioè, alla Spagna.
E la suora entrò i Basilica che non poteva
contener le risa.
Ecco la prova che i cinesi sono anche
sapiens! Sanno ridere... ergo sono spagnoli.
Speriamo che non si lascino ingannare come
altri che permettono di essere insultati dai
pinocchi che tutto vogliono farlo "latino”, quei
che non vogliono sapere che i pianeti non
girano intorno a Roma, ma intorno al Sole, al
Sole che è la Spagna, come qualunque lo può
scoprire. E nessuno lo può rimediare!
- Pero eso no quiere decir que no sea
cierto lo que te he dicho. Copérnico en su
momento era heterodoxo, pero eso no
quiere decir que no fuera la tierra la que
giraba en torno al Sol, que eso era lo que él
descubrió. En este caso es descubrimiento
es que el Centro solar es España, aunque
sólo seamos dos o tres los que lo sabemos.
Bueno, ahora tres o cuatro.
Y ella reía.
- ¿De qué parte de España es Ud.?
- De Catilla.
Y aproveché la
ocasión para decir que
Castilla y China son
términos sinónimos,
porque ambos proceden
del “Cachucho”, como ya
sabe el lector, algo
documentado por la
cartografía, como el
mapa de al lado, de
1570. Observar que
China responde al
revelador nombre de “CACHUCHINA”, calco de
CACHUCHO. Seguí:
- Y no te digo más cosas porque
empezarías a pensar que estoy loco… que eso
es lo que piensan mis hermanos cuando trato
de decirles estas cosas. La verdad es que “loco
sí, pero no tanto”.
- ¡Ay, la misa!
- Sí, sí. Vete a misa. Y bienvenida a la
casa del Padre… Bueno, de la Madre, o sea, a
España.
Y la monja entró desternillada de risa en
la basílica.
¡He ahí la prueba de que los chinos
también son sapiens! Saben reír… ergo son
españoles. Esperemos que no se dejen
embaucar como otros que permiten ser
insultados por los pinochos que todo lo quieren
convertir en “latino”, esos que non quieren
enterarse de que los planetas no giran entorno
a Roma, sino en torno al Sol, al Sol que es
España, como cualquiera lo puede ir
descubriendo. ¡Y nadie lo puede remediar!
14
E poiché sei arrivato fino qui,
paziente lettore, t’invito a prendere in
considerazione la svastica, proprio
come il segno che i Magi potrebbero
portare sulla mantellina o la cappa, così
come San Giacomo porta la croce di
Sant'Andrea e la conchiglia, ambedue
segni, anche "made in Spain".
Ci sarà qualche croce che
non porti marca e nome spagnoli?
Se il diabolo avesse una
croce, anche essa sarebbe
spagnola. Ma, attenzione, questa
non è la svastica.
Potremmo perdonare ai nazi
che con le sue “crocifissioni”
adulterassero il significativo nome
di questa Croce? Perché svastica
porta il nome della Spagna, è
l’originale nome di Dio: “Stella
Solare”.
Alla fine, sempre ci vuole dire: “Perdona
poiché non sanno quello che fanno”. E non
diciamo “sono stupidi”, perché allora può essere
che nemmeno li perdonassimo.
La svastica era proprio la Stella
che veniva -e continua a venire-
dall’Oriente, che non per niente si
dice “dall’Oriente viene la salvezza”, il
dono che gli autentici Re Magi
regalano ogni giorno al mondo e a
tutti gli uomini senza distinzione. La
svastica è il Sole che, come un
Gerione tricefalo è rappresentato dai
tre Magi, Melchior, Gaspare e
Baldassare.
Dopo s’incominciò a
parlare di “Padre, Figlio e
Spirito Santo”, benché
nessuno sappia proprio
perché. Certo, non parlo dei
grandi teologi, che questi…,
sicuramente neanche, perché
se lo sapessero, com’è che
non sono capaci di spiegarlo
in modo semplice perché
tutti possano capirlo? Ecco
perché.
Y, ya que has
llegado hasta aquí,
lector paciente, te
invito a que consideres
la esvástica justo como
el signo que podrían
llevar los Magos sobre
la esclavina o la capa,
lo mismo que Santiago lleva la
cruz en aspa y la vieira, signos,
ambos, también “made in Spain”.
¿Habrá alguna cruz que no
lleve marca y nombre españoles?
Si el diablo tuviera una
cruz, también ésta sería
española. Pero, ojo, que ésta no
es la esvástica.
¿Podremos perdonar a los
nazis que con sus “crucifixiones”
adulteraran el significativo
nombre de esta cruz? Porque la
esvástica lleva el nombre de España, es el
original nombre de Dios: “Estrella Solar”.
Al final, siempre hay que decir:
“Perdónales porque no saben lo que hacen”. Y
no digamos “son tontos”, porque
entonces puede que ni los perdonemos.
La esvástica era precisamente la
Estrella que venía -y sigue viniendo- de
Oriente, que por algo dicen que “de
Oriente viene la salvación”, el don que
los auténticos Reyes Magos regalan
cada día al mundo y a todos los
hombres sin distinción. La esvástica es
el Sol que, como un Gerión tricéfalo es
representado por los tres Magos,
Melchor, Gaspar y Baltasar.
Luego dio por hablar de
“Padre, Hijo y Espíritu Santo”,
aunque nadie sepa exactamente
por qué. Bueno, no hablo de los
grandes teólogos, que éstos…,
seguramente tampoco lo saben,
porque si lo supieran, ¿cómo es
que no son capaces de
explicarlo de manera sencilla
para que todos lo entiendan?
Pues eso.
15
In ogni modo, è chiaro che la Trinità non
è un invento della Chiesa. La Trinità è stata
inventata dagli spagnoli, e abbiamo avuto
qualcuno più significativo che
il solito trifoglio di San
Patricio: L’originale Gerión
Tricéfalo che, come i nazi alla
esvástica, no mancarono quelli
che gettarono su di lui l’ombra
del discredito. Là c’è pero,
come immagine ricuperata
delle tre Persone diverse e un
solo Sole vero, il Dio che ogni
giorno viene dall’Oriente, non
già per generare la vita nel
primo e originale “Belén”, in Spagna, com’è
d’obbligo, ma per salutarla, e conservarla, e
generarla, che tutto è creazione.
Di questo primo “Belén” Occidentale, o
Spagnolo, danno fede “l’albero di Natale”, e gli
alberi del Paradiso, e l’albero della Croce, che
non c’è albero ne croce -non dimenticarlo,
lettore- che non siano spagnoli. E ancora si
conserva in Spagna, a dispetto le opposizioni
attive o passive della Chiesa, la “pagana” festa
de “las Marzas”, e “los Mayos” e “el Mayo”, il
cui centro di gravità è la nascita -o rinascita-
della vita, e l’albero come primordiale anello
della stessa.
“Ma com’era svelto Cristo”, diceva certo
frate come preambolo alle scene evangeliche
delle sue catechesi. E vediamo che la Chiesa
celebra la “Domenica delle palme”. Nessuno
però pensi che sia essa “la svelta”, perche
niente capisce; è che la dirige lo Spirito Santo
che, naturalmente, anche è spagnolo, benché
nessuno lo sappia. E menomale, perché se tutto
in essa fosse romano, poveretti di noi.
De cualquier modo, está claro que la
Trinidad no la inventó la Iglesia. La Trinidad la
inventamos los españoles, y
tuvimos a alguien más
significativo que el recurrido
trébol de San Patricio: El original
Gerión Tricéfalo que, como los
nazis a la esvástica, no faltaron
los que lanzaron sobre él la
sombra del desprestigio. Pero ahí
está como imagen recuperada
de las tres Personas distintas y
un solo Sol verdadero, el Dios
que cada día viene de Oriente,
no ya para generar la vida en el
primer Belén, en España, como es de rigor, sino
para saludarla, y conservarla, y regenerarla,
que todo es creación.
De este primer Belén Occidental, o
español, dan fe “el árbol de Navidad”, y los
árboles del Paraíso, y el árbol de la Cruz, que
no hay árbol ni cruz -no lo olvides, lector- que
no sean españoles. Y aún se conserva en
España, a pesar de oposiciones activas y
pasivas de la Iglesia, la “pagana” fiesta de las
Marzas, y los Mayos y el Mayo, cuyo centro de
gravedad es el nacimiento -o renacimiento- de
la vida, y el árbol como primordial eslabón de la
misma.
“Pero qué listo que era Cristo”, decía un
fraile como preámbulo a las escenas
evangélicas de sus catequesis. Y vemos que la
Iglesia celebra el “Domingo de Ramos”. Pero
nadie piense que sea ella “la lista”, que ni se
entera; es que la dirige el Espíritu Santo que,
por supuesto, también es español, aunque
nadie lo sepa. Y menos mal, porque, si todo en
ella fuera romano, “apañadítos estábamos”.
16
Abbondando nell'albero:
Impregnati del darwinismo come
siamo, ci sono, grazie a Dio, quelli che lo
deridono dicendo come può un uomo
discendere dalla scimmia. Semmai
dall'albero, che anche da lui discendono
le scimmie. E così quasi lo avevo creduto
io, salvo che anche per le scimmie, la
prima cosa che è stata piantata
nell’Eden, o giardino originale, è stato
“l'albero della vita", ma non per discen-
dere da lui, ma che potrebbero salire.
Dal resto, i nostri antenati, che non erano
più stupidi delle scimmie, sapevano alla
perfezione che prima di apparire loro sulla
terra, avevano bisogno degli alberi per
raccogliere i beni più elementali alla sua
sussistenza: ¡L’albero della vita!
Quel della “Scienza del bene e del male”,
io immagino che era -ed è-, un albero di ombra.
Perché, immagini, lettore, un altro Hitler, così
audace che invece di accogliersi all'ombra di
quest’albero, decidesse di mangiare da lui e
saltasse dicendo che 2 x 2 sono 14? "Poveretti
di noi".
Questi alberi del Paradiso,
o "Giardino delle Esperidi",
anche sono stati rappresentati
dalle "Colonne d'Ercole". Si
tratta dunque di denominazioni
sinonime che danno ragione
dell'originale “Belén”.
E notare che non soltanto
San Matteo si ricordò di tale
“Belén”, nel suo singolare
racconto, perché anche i greci
conservavano nella sua
mitologia la storia di Venere
nata all'interno di una conchiglia
nelle acque dell’Oceano,
“Amaliach o amallaki”, frutto della "schiuma
delle onde", dello sperma o latte solare.
L'aspetto negativo di San Matteo -che non so se
possiamo perdonargli- è che dimenticò di
segnalare la Spagna, o almeno l'Oceano, come
il luogo dove è nata la vita, come fecero i greci.
Così, alla fine, colui dal quale più ci affidavamo
fu chi tutti ingannò.
Abundando en el árbol:
Imbuidos como estamos de
darwinismo, no faltan a Dios gracias, los
que lo ridiculizan diciendo que cómo
puede el hombre descender del mono. Si
acaso del árbol, que también de él
descienden los simios. Y así casi me lo
llego a creer yo, salvo que, también para
los monos, lo primero que se plantó en
el Edén, o jardín original, fue el “árbol
de la vida”, pero no para bajarse de él,
sino para que pudieran subir.
Por lo demás, nuestros ancestros, que no
eran más tontos que los simios, bien sabían
que antes de aparecer ellos sobre la tierra,
necesitaban árboles de los que recoger lo más
elemental para la subsistencia: ¡El árbol de la
vida!
El de la “Ciencia del bien y del mal”,
imagino yo que más bien era -es- un árbol de
sombra. Porque, ¿te imaginas, lector, a otro
Hitler, tan osado que en vez de acogerse a la
sombra de este árbol, decidiera comer de él y
saltara diciendo que 2 x 2 son 14? “Apañaditos
estábamos”.
Estos árboles del Paraíso,
o “Jardín de las Hespérides”,
también han estado
representados por las
“Columnas de Hércules”. Se
trata pues de denominaciones
sinónimos que dan razón del
Belén original.
Y nótese que no sólo San
Mateo se recordó de tal Belén,
en su singular relato, porque
también los griegos guardaban
en su mitología la historia de
Venus nacida dentro de una
concha, en las aguas del Océano
“Amaliach o Amallaki”, fruto de la “espuma de
las olas”, del esperma solar o de la leche. Lo
malo de San Mateo -y no sé si se lo podremos
perdonar- es que olvidó señalar a España, o al
menos al Océano, como el lugar donde nació la
vida, tal cual hicieron los griegos. O sea, que al
final, aquel de quien más nos fiábamos fue
quien más nos engañó.
17
Della stessa “Belén”, come
abbiamo detto in precedenti racconti,
continua a dare notizia “El Camino de
Santiago”, che piuttosto di risalire al XII
s., trasmette la tradizione millenaria -se
non milionaria- del più antico
pellegrinaggio dell'umanità verso il
luogo delle loro origini, da dove
sapevano che erano i suoi nonni più
lontani, al luogo dove è stato il Paradiso
Terracqueo, il Giardino dell’Eden o dell’Esperidi,
in Spagna, con la speranza e il desiderio
d’integrarsi nel "Cielo" o "Paradiso Celeste".
Tale Cammino non era altro se non quel del
Sole dall’Oriente verso l’Occidente, quel dei tre
Re Magi, così “consustanziali” tra di loro.
E qui ricordo il mio amico Max cercando di
spiegare nella sua omelia del giorno della
"Befana" -in Spagna il "Giorno dei Re Magi"-,
che cosa potrebbe essere quella stella che
videro tre "astrologi" e che li fece sellare i loro
“cammelli” e seguirla. Per certo, in Spagna,
quello tradizionale sono i cavalli.
Arrivato in Curia di recente, Roberto, un
frate polacco che mi conosce da Madrid, per
discolpare le mie “estravaganze” di fronte agli
altri dice, pietoso, che sono molto creativo. Oh,
amico mio, per creativo, Max! Che cosa fosse
esattamente la stella, e da dove uscì, e perché
in quel momento, e che cosa videro in essa, e
bla, bla, bla... e, alla fine…, Il Mistero!
E perché ogni anno Max continui a essere
più creativo eviterò dirgli che l’unico che ha
fatto San Matteo è stato plagiare la mitologia
spagnola nella sua finzione sui "Magi d'Oriente”
che videro e seguirono una supposta stella che
apparve al improvviso e li guidava verso non
sapevano dove.
Del mismo Belén, como
tenemos dicho en relatos anteriores,
sigue dando razón El Camino de
Santiago, que más que datar del s.
XII, nos transmite la tradición
milenaria -si no millonaria- de la más
antigua peregrinación de la humanidad
hacia el lugar de sus orígenes, de
donde sabían que eran sus abuelos
más lejanos, al lugar donde estuvo el
Paraíso Terrenal, el Jardín del Edén o de las
Hespérides, en España, con la esperanza y el
deseo de integrarse en el “Cielo” o al “Paraíso
celestial”. Tal Camino no era sino el del Sol del
Oriente hacia el Occidente, el de los tres Reyes
Magos tan “consustanciales” entre sí.
Y aquí recuerdo a mi amigo Max tratando
de explicar en su homilía del día de la “Epifanía”
-en España “Día de Los Reyes Magos”- qué
pudo ser aquella estrella que vieron tres
“astrólogos” y que les hizo levantarse y ensillar
sus “camellos” para seguirla. Por cierto, el
España, lo tradicional son los caballos.
Recién llegado a la Curia, Roberto, un
fraile polaco que me conoce de Madrid, para
disculpar mis “extravagancias” ante los demás,
dice, piadoso, que soy muy creativo. ¡Pues
anda que Max…!” Y que qué era exactamente
la estrella, y que de dónde salió, y por qué en
aquel momento, y que qué verían en ella, y bla,
bla, bla… y, al fin, ¡Misterio!
Y para que Max siga siendo cada año más
creativo evitaré decirle que lo único que hizo
San Mateo fue plagiar la mitología española en
su ficción sobre los “Magos de Oriente” que
vieron y siguieron una supuesta estrella que de
pronto apareció y que los guiaba hacia no
sabían dónde.
18
Poi la Santa Madre Chiesa consacrò il tale
racconto, ma -e questo è il suo grande peccato-
cancellò il nome dell'autore originale in cui la
fiaba è stata ispirata e si rubò la paternità.
Bene possiamo dire che, se a Cristo lo
crocifissero tra gli ebrei e i Romani, nel nostro
caso la crocefissa, con l'adesione della Chiesa,
fu la Spagna. Ma non c'è nulla di nascosto che
non sarà svelato. Inoltre, "il terzo giorno
risusciterà". Se per Dio mille
anni sono come un giorno,
fare il calcolo, perché siamo
già nel terzo millennio. Inizino
dunque i complici della tale
crocifissione a pagare chi
devano certificare che sempre
è stata un cadavere.
Caro lettore, questo avrebbe potuto
essere la fine della mia storia, che sembrava
così luminosa come hai potuto costatare ma,
pur essendo troppo penoso per il Natale, devo
raccontare un altro aneddoto. Eccolo:
Mentre i due aspettavano per un incontro
posteriore, ho voluto esporre a un frate
Soriano, professore di Bibbia presso la nostra
"Pontificia Facoltà Teologica di San
Bonaventura, il Seraphicum" -appunta, lettore,
questo nome-qualche idea sui suoi antenati gli
Arevaci in relazione con le antiche Americhe.
Non avevo quasi cominciato a parlare
quando mi lanciò:
- E come furono là, a nuoto.
- Sicuramente sapevano
nuotare -rispose-, ma io credo che
anche sapevano navigare.
Comunque, devo ammettere che
era "più facile" raggiungere
l'America a piedi attraverso un
blocco di ghiaccio per migliaia di km., con
temperature di 60 o 80 gradi sotto zero, che
questo era il Nord dell’Europa unito alla Siberia
fino non tanto tempo fa. Anche avrebbero
potuto essere gli americani chi venissero da lì
per colonizzare la Siberia. Chi lo sa? Ma tu,
prima di rispondere così, potresti, informarti un
po'; io stesso potrei darti a leggere qualcosa.
Luego la Santa Madre Iglesia consagró tal
relato, pero -y éste es su gran pecado- borró el
nombre del autor original en el que inspiró el
cuento y se apropió la autoría.
Bien podemos decir que, si a Cristo lo
crucificaron entre judíos y romanos, en nuestro
caso la crucificada, con la adhesión de la
Iglesia, fue España. Pero nada hay escondido
que no haya de descubrirse. Además, “al tercer
día resucitará”. Si para Dios
mil años son como un día,
hágase el cálculo, que ya
estamos en el tercer milenio.
Empiecen pues los cómplices
de tal crucifixión a pagar a
quienes deban certificar que
siempre fue un cadáver.
Amigo lector, éste podría haber sido el fin
de mi relato, que se las prometía tan luminoso
como has podido constatar pero, pese a ser
demasiado lastimosa para las Navidades, tengo
que contar otra anécdota. Hela aquí:
Mientras los dos esperábamos para un
posterior encuentro, quise exponer a un fraile
soriano, profesor de Biblia en nuestra “Pontificia
Facultad Teológica de San Buenaventura, el
Seraphicum” -apunta, lector, este nombre-,
alguna idea sobre sus antepasados los arévacos
en relación con las antiguas Américas.
No había casi empezado a hablar cuando
me lanzó:
- Y como fueron allí, a nado.
- Pues, hombre, seguramente
sabrían nadar -respondí-, pero yo
creo que también sabrían navegar.
Bueno, tengo que reconocer que
era “más fácil” llegar a América
caminando a través de un bloque de hielo
de miles de km., con temperaturas de 60 u 80º
bajo cero, que tal era el norte de Europa unido
a la Siberia hasta no hace tanto. También
podrían haber sido los americanos quienes
hubieran venido desde allí a colonizar la Siberia,
que quién sabe… Pero tú, antes de responder
así, podías escuchar, informarte un poco; yo
mismo te podría dar a leer algo.
19
- Io mai perderò il tempo a leggere teorie
“stravaganti".
E qui finisse il nostro duale
incontro: Io me ne andai in una
direzione e lui in un’altra.
Come per raccontare a
quest’Insegnante di Bibbia nella
nostra "Pontificia Facoltà
Teologica di San Bonaventura, il
Seraphicum" -non dimenticare,
lettore, questo nome- quello che
raccontai alla suora cinese.
Perdonatemi gli Arevaci, ma io credo che
qui ci sia uno che avrebbe deluso le vostre
aspettative. Un signor che ha mostrato di
essere un asino diplomato. Perché anche se
non fosse vero quello che stavo dicendo,
almeno avrebbe meritato il beneficio di una
minima attenzione. E benché in questi discorsi
tutto fosse bugia, un accademico dovrebbe
interessarsi in essi, almeno per garantire
l'ortodossia della scienza che presumibilmente
insegna in una così segnalata facoltà.
"Com’è bello", saltai la monaca cinese in
un momento della mia esposizione, e
qui c’è la prova che ci vuole un cuore
pulito per "vedere Dio". Perché gli
accademici, piuttosto di pulito,
tendono ad averlo abbastanza
fornito di pregiudizi, i sufficienti per
prescindere di tutto il resto prima
che oscille minimamente la sedia
sulla quale sono seduti… Come
somari!
Confrontare anche l'atteggiamento del
Soriano con i due giovani che mi
domandarono per la svastica.
Sai, lettore? C’è chi
sussurra per la mia penna il
premio Nobel di letteratura.
Com’è tagliente! Ma non ci
vogliono i premi per segnalare
con essa ai "Neanderthal".
E ora mi ricordo, che lo stesso Soriano,
già mi aveva guardato un tanto scontroso in un
altro momento in cui io difendevo “L’Ispanità
d’Ispanoamerica”, cosa dalla quale già lasciai
notizia nella pag. 200 dello scritto omonimo.
- Yo nunca perderé el tiempo en leer
teorías “extravagantes”.
Y aquí terminó nuestro dual
encuentro: Yo salí en una
dirección y él en otra.
Como para contar a este
Profesor de Biblia en nuestra
“Pontificia Facultad Teológica de
San Buenaventura, el
Seraphicum” -no olvides, lector,
apuntar este nombre-, lo que le
conté a la monja china.
Pues que me perdonen sus antepasados
los arévacos, pero yo creo que aquí hay uno
que les salió rana. Un señor que mostró que es
un asno diplomado. Porque aunque no fuera
cierto lo que yo le estaba diciendo, al menos
debería haber merecido el beneficio de una
mínima atención. Y, aunque en estos discursos
todo fuera mentira, un académico debería
interesarse por ellos, al menos para velar por la
ortodoxia de la ciencia que presumiblemente
enseña en tan destacada facultad.
“Qué bonito”, saltó la monja china en un
momento de mi exposición, y aquí está
la prueba de que es necesario un
corazón limpio para “ver a Dios”.
Porque los académicos, más que limpio,
suelen tenerlo amueblado con
suficientes prejuicios como para
prescindir de todo lo demás antes de
que se tambalee la cátedra en la que
están instalados… ¡Como asnos!
Comparar también la actitud del soriano
con la de los jóvenes que me preguntaron por
la esvástica.
¿Sabes, lector? Hay
quien susurra para mi pluma
el Premio Nobel de literatura.
¡Qué agudo! Pero no hacen
falta premios para señalar
con ella a los
“neandertales”.
Y ahora recuerdo que, el mismo soriano,
ya me había mirado displicente en otra ocasión
en la que yo defendía “La Hispanidad de
Hispanoamérica”, algo de lo que di noticia en la
pág. 200 del escrito homónimo.
20
Svegliati dunque, nazioni, e pensate a chi
date i vostri figli perché siano educati. Poiché
questo non è il caso che lui sia da Soria ed io
da Burgos. Se io fossi venuto a Roma all'età del
Soriano, invece di quasi con sessanta anni, e
non proprio per andare in università, oggi sarei
una copia lui.
Dai bambini rapiti ai cristiani facevano i
musulmani la sua forza d'élite, quella dei
giannizzeri, i nemici più diabolici proprio di
coloro che li avevano generato. Oggi non sono
più rapiti i bambini, né si fanno martiri per
potere dopo alzarli monumenti e appropriarsi di
loro per l'eternità. Ma c'è ancora
una città che non si vergogna di
portare per emblema una lupa
che alimenta, alle sue mammelle,
ai figli di una madre alla quale
certamente ha prima assassi-
nato. E, benché sia di lupa,
com’è dolce il latte per gli affamati! Ma alla lupa
ogni tanto anche gliele vede la gamba.
A chi dica che esagero, prima dovrebbe
spiegarmi la reazione del Soriano. E potrei
mettere altri esempi. Ma è meglio che sia uno
stravagante che mandare tutti al manicomio. E
menomale che uno è astemio.
Tutti sappiamo che l’attuale Papa
non lascia di chiedere delle preghiere per
lui. Allora, a me piacerebbe sapere la
ragione profonda di questa sua
insistenza, che può essere che nemmeno
lui la sappia.
- Il nome degli indigeni colombiani è
“Arawacos”. Grazie per la fiducia di condividere
le tue scoperte accademiche".
Ecco quello che mi disse John Jairo, un
frate colombiano venuto a Roma per alcuni
giorni, a chi parlai degli antichi “arevaci” spa-
gnoli, che non tutti sono come "il Soriano". Cer-
tamente riconobbe il suo complimento, ma gli
fecce sapere che "le mie scoperte" non sono
mie e, soprattutto, neanche sono accademico.
"Quello mio –gli dissi- è tutto paraacademico".
Peccato che uno passi per Roma e,
incluso senza ricevere berretto né capello, così
presto lo innalzino o lo guardino come a un
santo, se non come a un extraterrestre. Finisco:
Pues espabilad, naciones, y pensad a
quien dais vuestros hijos para que os les
eduquen. Porque no es el caso de que él sea de
Soria y yo sea de Burgos. Si yo hubiera venido
a Roma a la edad del soriano, en vez de con
casi sesenta años, y no precisamente para ir a
la universidad, hoy sería un calco del mismo.
De los hijos secuestrados a los cristianos
hacían los mahometanos su fuerza de élite, la
de los jenízaros, los más endiablados enemigos
justo de quienes los habían generado. Hoy ya
no se secuestran niños, ni se hacen mártires
para poder después levantarles monumentos y
apropiarse de ellos por la
eternidad. Pero aún hay una
ciudad que no se avergüenza de
tener por emblema una loba que
alimenta a sus ubres a los hijos
de una madre a la que sin duda
asesinó. Y, aunque sea de loba,
dulce es la leche para el hambriento. Pero, a
veces, a la lobita también se le ve la patita.
A quien diga que exagero, que me
explique antes la reacción del soriano. Y podría
poner otros ejemplos. Pero es mejor que sea
uno el extravagante que no mandar a todos al
manicomio. Y menos mal que uno es abstemio.
Todos sabemos que el actual
Papa no deja de pedir que se rece por
él. Pues a mí me gustaría saber la razón
profunda de tanta insistencia, que puede
que ni siquiera él la sepa.
- “El nombre de los indígenas
colombianos es “Arawacos”. Gracias por
la confianza de compartir tus descubrimientos
académicos.”
Es lo que me dijo John Jairo, un fraile
colombiano venido por unos días a Roma a
quien hablé de los antiguos “arévacos”
españoles. No todos son como “el soriano”. Por
supuesto, reconocí su cumplido, pero le hice
saber que “mis descubrimientos” no son míos
ni, por supuesto, son académicos. “Lo mío -le
dije- es todo paraacadémico”.
Lástima que uno pase por Roma y, aun
sin recibir birrete ni capelo, tan pronto le
encumbren o le miren como a un santo, si no
como a un extraterrestre. Termino:
21
Il 19, giorno di San Mario, che non si sa
se abbia esistito, un frate disse: "Più
leggendario è un santo, più è popolare".
Perché sarà così?
La mia risposta non sarebbe
così ortodossa, ma legati
all’affermazione del frate e alla mia
insinuazione, ecco due regali se per
caso tu, lettore, intuisci quale sia il
mio scopo che, ti anticipo, in
ambedue casi fanno riferimento alla
Spagna. Anche tu potresti decidere di
rispondere da te stesso. Qui ci sono i regali:
1. La lapide.
Nella Basilica dei Ss. XII Apostoli c’è una
lapide in caratteri gotici che “certifica” che in
essa è stata un giorno, come una reliquia, il
"Colobium", che non è altro che il mantello
rosso di San Tommaso.
Rosso! Il colore del Sole al tramonto, quel
della barba di Gaspare. Lo stesso colore che
impiega la pittura nell'iconografia di due santi
popolari in Spagna: San Cristobal e San
Girolamo. A quest'ultimo è anche associato il
leone Ercole.
Ecco la foto della lapide.
El 19, día de San Mario, que no se sabe
si existió, cierto fraile declaró: “Cuanto más
legendario, más popular es el santo”.
¿Por qué será así?
Mi respuesta no sería tan
ortodoxa, pero relacionados con la
afirmación del fraile y con mi
insinuación, vayan dos regalos por si
tú, lector, intuyeras por dónde irían
los tiros que, te anticipo, en ambos
casos hay referencias a España.
También podrías decidirte a responder
por ti mismo. He aquí los regalos:
1. La lápida.
En la Basílica de los Ss. XII Apóstoles hay
una lápida en escritura gótica que “certifica”
que en ella se encontró un día, como reliquia,
el “Colóbium”, que no es otra cosa que el
manto rojo de Santo Tomás.
¡Rojo! El color del Sol del ocaso, el de la
barba de Gaspar. El mismo color que derrocha
la iconografía al pintar a dos populares santos
en España: San Cristóbal y San Jerónimo. A
este último también se le asocia el león de
Hércules.
He aquí la foto de la lápida.
22
2. Il toro!
Animale bravo da risonanze mitiche
universali, è rappresentato nella stessa basilica
per due pitture, le cui foto mostro accanto.
È interessante notare che
entrambi i tori rappresentano
l'Arcangelo Michele, a chi anche
presentiamo in un modo più
convenzionale.
Circa il contenuto del
primo regalo -la lapide- parlavo
io con un giovane frate francese
e mi congedò con un educato
"Buona sera".
Non dubito, ma anche
senza dare Jorge segni di così
sottile educazione, certamente
intuirà il valore dei miei regali e
saprà cosa fare di loro, e anche
qualcun altro lettore.
Grazie.
P.S.: Finisco di correggere questo
racconto con data 22 gennaio 2016, giorno di
San Vicenzo Martire, il Santo del mio nonno
paterno. Anche San Vincenzo risponde principio
"Più leggendario è un santo, più è popolare".
2. ¡El toro!
Animal bravo de resonancias míticas
universales, está representado en la misma
basílica por dos pinturas cuyas fotos muestro.
Curiosamente, ambos
toros representan al Arcángel
San Miguel, a quien también
presentamos de un modo más
convencional.
Sobre el contenido del
primer regalo -la placa-
hablaba yo con un joven fraile
francés y él me despidió con un
educado “Buenas tardes”.
No lo dudo, pero aun sin
dar Jorge tan sutiles muestras
de educación, bien que intuirá
el valor de mis regalos y sabrá
ponerlos a buen recaudo, y
también algún otro lector.
Gracias.
P.S.: Termino de corregir este relato con
fecha 22 de enero del 2016, día de San Vicente
Mártir, el Santo de mi abuelo paterno. También
San Vicente responde al principio “Cuanto más
legendario, más popular es el santo”.