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Manuale REFG
sulla metodologia della
formazione giudiziaria
in Europa
Con il sostegno dell'Unione europea
2016
2
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
PREFAZIONE
Il presente manuale costituisce uno sforzo congiunto volto a sintetizzare i risultati delle
migliori pratiche europee nell'ambito della metodologia della formazione giudiziaria; esso,
inoltre, mira ad aiutare i colleghi degli istituti nazionali di formazione nella loro opera di
pianificazione dei programmi di formazione dal punto di vista metodologico. Il manuale si
propone altresì di offrire consulenza ai formatori per la progettazione e lo svolgimento di
efficaci sessioni di formazione con un'ampia varietà di metodi di formazione, così da
raggiungere in modo efficace ed efficiente gli obiettivi fissati per la formazione stessa.
Non sono stati esaminati specifici aspetti interni (ai quali si accenna brevemente in alcune
note occasionali a piè di pagina), poiché si è ritenuto alquanto superfluo affrontare
questioni che non offrono alcun valore aggiunto alla grande maggioranza dei formatori
giudiziari e degli organizzatori di attività di formazione nei 35 istituti membri della REFG.
Le migliori pratiche descritte possono rappresentare una guida utile per altri soggetti solo
allorché un particolare problema metodologico si pone almeno in un numero rilevante di
Stati membri.
Sin dall'inizio delle sue attività, alla REFG è stato assegnato un ampio mandato per la
formazione dei formatori giudiziari. Nonostante le differenti culture giudiziarie che si
riscontrano nei vari Stati membri dell'Unione europea, si è convenuto di intendere per
"formazione giudiziaria" la formazione sia dei giudici che dei pubblici ministeri.
Si è deciso di comune accordo che la formazione giudiziaria comprenda la formazione
iniziale per i futuri giudici e pubblici ministeri, la formazione di base per i giudici e pubblici
ministeri appena nominati e la formazione continua durante il servizio per giudici e pubblici
ministeri in servizio (esperti).
Si è indicato infine come prerequisito il fatto che la "formazione giudiziaria" si estenda non
solo alla conoscenza giuridica e giudiziaria, ma anche a tutti i tipi di conoscenza
(multidisciplinare), capacità e competenze che un buon giudice o pubblico ministero deve
possedere per svolgere adeguatamente le proprie funzioni. Tale ampio approccio è stato
considerato una naturale conseguenza del fatto che la REFG mira a promuovere e
divulgare una moderna metodologia di formazione giudiziaria, e non solamente il
contenuto di programmi o eventi di formazione.
Per quanto riguarda i formatori, si è registrata la generale tendenza a concepire questa
categoria in senso lato. I "formatori" sono in primo luogo i conferenzieri, oratori, operatori,
esperti, docenti di discipline comportamentali, eccetera, che pianificano, progettano e
svolgono le sessioni di formazione.
Tuttavia, alla luce delle profonde differenze che si riscontrano nelle strutture organizzative
di formazione giudiziaria dei 35 istituti membri della REFG, non è stato possibile ignorare
l'importantissimo ruolo svolto - all'interno o all'esterno degli istituti nazionali di formazione
giudiziaria - dagli organizzatori/dirigenti della formazione. La responsabilità di questi
soggetti per l'adeguata pianificazione concettuale di un programma complessivo di
formazione in un determinato arco di tempo, nonché per l'organizzazione di singoli eventi
3
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
di formazione, implica necessariamente l'esigenza di un'approfondita conoscenza della
moderna metodologia della formazione giudiziaria. In realtà, spesso le due figure si
sovrappongono.
È stato rilevato che i problemi di applicazione della moderna metodologia della formazione
giudiziaria sono i medesimi ovunque, indipendentemente dalle diverse culture e strutture
giudiziarie e di formazione presenti negli istituti membri della REFG. È emerso, per
esempio, che tutti gli istituti nazionali di formazione giudiziaria devono affrontare la
difficoltà di abbandonare le consuete lezioni frontali, per promuovere invece una varietà di
metodi interattivi. Un valido formatore giudiziario dotato delle necessarie competenze
didattiche interpreterà il proprio ruolo soprattutto nel senso di incoraggiare scambi orientati
alla prassi tra i partecipanti, e di promuovere l'apprendimento basato sul trasferimento di
esperienze. In tal modo le persone in formazione apprenderanno a migliorare
autonomamente le proprie conoscenze, capacità e competenze professionali. Di
conseguenza, un valido formatore giudiziario deve possedere un ampio bagaglio di
conoscenze ed esperienze nell'applicazione delle svariate esigenze moderne di
formazione.
L'accorto utilizzo di adeguati strumenti di e-learning in opportune situazioni di
apprendimento rappresenta un'altra sfida rispetto alla quale l'Europa oggi si trova ancora
più o meno alla linea di partenza.
La REFG nutre il vivo desiderio e la ferma intenzione di continuare su questa strada con
impegno sempre più intenso, fino all'elaborazione di una strategia duratura e coerente,
elemento essenziale per sviluppare e perfezionare una formazione giudiziaria di alta
qualità in Europa.
Bruxelles, gennaio 2016
4
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
PREFAZIONE……………………………………………………………………………………………………………………………….2
Capitolo 1: RUOLO E COMPETENZE DEL FORMATORE NELLA MAGISTRATURA………………………….. 6
IL RUOLO DEL FORMATORE NELLA MAGISTRATURA……………………………………………………………………… 8
COMPETENZE ....................................................................................................................................................................................... 9
Capitolo 2: LA PIANIFICAZIONE DI UN PROGRAMMA DI FORMAZIONE…………………………………… 12
PRINCIPIO n. 1. Ogni programma di formazione deve essere orientato alle esigenze……………………… 14
I.1. Valutazione continua delle esigenze ................................................................................................................................ 14
I.2. Coinvolgimento dei soggetti interessati nell'individuazione delle esigenze ................................................. 15
I.3. Utilizzo dei dati della valutazione delle esigenze e pianificazione tempestiva ........................................... 16
I.4. Risposta alle esigenze di formazione urgenti .............................................................................................................. 17
PRINCIPIO n. 2: Ogni programma di formazione deve utilizzare una varietà di modelli di formazione.
L'approccio deve essere "personalizzato"…………………………………………………………………….17
II.1. Formazione di base per giudici o pubblici ministeri appena nominati ................................................... 18
II.2. Formazione attinente al diritto .................................................................................................................................. 19
II.3. Approccio multidisciplinare e interdisciplinare alla formazione ............................................................... 19
II.4. Formazione interattiva basata sulle competenze .............................................................................................. 20
II.5. Formazione in materia di diritto europeo ............................................................................................................. 21
II.6. Formazione in materia di gestione e di leadership ........................................................................................... 21
PRINCIPIO N. 3 Integrare la pianificazione orientata alle esigenze in un quadro concettuale generale. 22
Capitolo 3: PROGETTAZIONE E METODI MODERNI DELLA FORMAZIONE………………………………… 24
I. Una panoramica dei principi dell'apprendimento partecipativo, sui diversi stili di apprendimento
degli adulti, sui principi dell'andragogia………………………………………………………………………………………….26
I.1. Confronto tra l'approccio tradizionale alla formazione e quello partecipativo. ................................ 26
I.2. Il modello degli stili di apprendimento degli adulti di Kolb .......................................................................... 27
I.3. Principi dell'apprendimento degli adulti ............................................................................................................... 28
II. Un'approfondita analisi di una varietà di metodi di formazione particolarmente adatti alla
formazione giudiziaria…………………………………………………………………………………………………………………... 31
II.1. Brainstorming ..................................................................................................................................................................... 31
II.2. Snowballing (metodo a piramide) ............................................................................................................................ 32
II.3. Icebreaker (rompighiaccio) ......................................................................................................................................... 33
II.4 Presentazioni ....................................................................................................................................................................... 33
II.5. Alternanza di lezioni e lavoro di gruppo ................................................................................................................ 37
II.6. Dibattito ................................................................................................................................................................................. 38
II.7. Udienze simulate ed esercizi di giochi di ruolo.................................................................................................... 39
II.8. Dimostrazioni pratiche ................................................................................................................................................... 40
II.9. Soluzione dei problemi: le sette fasi dell'analisi dei problemi ...................................................................... 41
II.10. Studi di casi .......................................................................................................................................................................... 41
II.11. Esercizi esperienziali ....................................................................................................................................................... 42
II.12. Commenti .............................................................................................................................................................................. 43
II.13. Resoconti dopo le sessioni.............................................................................................................................................. 44
ESEMPIO: quadro per la progettazione di un corso in otto fasi ................................................................................. 45
III. Formazione sul luogo di lavoro………………………………………………………………………………………………… 47
III.1. Il moderno ambiente di lavoro di giudici e pubblici ministeri ..................................................................... 47
5
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
III.2. Tutoraggio o mentoring ................................................................................................................................................. 48
III.3. Supervisione ......................................................................................................................................................................... 48
III.4. Intervisione (supervisione tra pari) ................................................................................................................... 50
IV. Uso della tecnologia moderna…………………………………………………………………………………………………… 50
IV.1. Formazione basata sulla tecnologia e apprendimento misto ...................................................................... 51
IV.2. Metodo del caso studiato dal vivo ....................................................................................................................... 52
V. Progettazione moderna della formazione iniziale……………………………………………………………………….. 52
V.1. Apprendimento in gruppi .............................................................................................................................................. 52
V.2. Tutoraggio / mentoring ................................................................................................................................................. 53
V.3. E-learning e apprendimento misto ........................................................................................................................... 53
V.4. Tirocini esterni per scoprire il resto del mondo e i suoi legami con la magistratura ...................... 54
Conclusioni………………………………………………………………………………………………………………………………….. 55
Capitolo 4: ORGANIZZAZIONE DI UN EVENTO DI FORMAZIONE……………………………………………….. 56
Fasi che gli organizzatori della formazione devono seguire. ...................................................................................... 58
La preparazione di un evento di formazione ......................................................................................................................... 60
I.1. Selezione e preparazione dei formatori .................................................................................................................. 60
I.1.1. Studio di un caso ................................................................................................................................................................ 62
I.2. La preparazione e i materiali per la formazione ............................................................................................... 62
I.3. Selezione dei partecipanti ............................................................................................................................................. 66
La fase di attuazione di un programma di formazione .................................................................................................. 67
II.1. Le prime impressioni contano! .................................................................................................................................... 67
II.2. L'ambiente di apprendimento ..................................................................................................................................... 67
II.3. Attrezzature ......................................................................................................................................................................... 68
II.4. Eventi culturali ................................................................................................................................................................... 68
II.5. L'evento di formazione e il "mondo esterno"........................................................................................................ 69
II.6. Documenti ufficiali............................................................................................................................................................ 69
III. Dopo l'evento di formazione .................................................................................................................................................... 70
III.1. Compiti dell'organizzatore della formazione ...................................................................................................... 70
III.1.1. Resoconti finali ................................................................................................................................................................... 70
III.1.2. Il questionario di valutazione. ..................................................................................................................................... 71
III.1.3 La relazione. ......................................................................................................................................................................... 71
III.1.4. Diffusione dei risultati ..................................................................................................................................................... 71
III.1.5. Formazione di reti nella comunità professionale............................................................................................... 73
Capitolo 5: PARAMETRI DI VALUTAZIONE……………………………………………………………………………….. 74
PRIMA SEZIONE…………………………………………………………………………………………………………………………… 76
I.1. Elaborazione del concetto di valutazione per un ambiente incentrato sul partecipante ............... 77
I.2. Kit di valutazione .............................................................................................................................................................. 83
SECONDA SEZIONE………………………………………………………………………………………………………………………. 88
II.1. Aspetti specifici della valutazione della formazione iniziale. ....................................................................... 88
II.2. Tipi di valutazione. ........................................................................................................................................................... 89
RINGRAZIAMENTI……………………………………………………………………………………………………………………. 94
GLOSSARIO……………………………………………………………………………………………………………………………… 97
6
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Capitolo 1:
RUOLO E COMPETENZE
DEL FORMATORE NELLA MAGISTRATURA
La pratica è la parte più ardua dell'apprendimento,
e la formazione è l'essenza della trasformazione
Ann Voskamp
Questo capitolo è destinato a tutti coloro che sono interessati alla formazione e a
condividere pratiche di formazione, agli operatori nel campo della formazione, ai formatori,
agli organizzatori di attività di formazione e a tutti i decisori del settore.
Le domande cui questo capitolo cerca di rispondere sono le seguenti:
Qual è il ruolo della Rete europea di formazione giudiziaria nel promuovere la
cooperazione tra gli istituti nazionali di formazione nell'UE?
Qual è il ruolo del formatore nella magistratura?
Quali competenze deve possedere un operatore per fungere da formatore?
Nel manuale sono reperibili pratiche valide e promettenti?
Rete europea di formazione giudiziaria (REFG): promuovere la cooperazione tra gli istituti
nazionali di formazione dell'UE e condividere le pratiche di formazione
Sin dalla sua fondazione come persona giuridica di diritto privato (organizzazione senza
fini di lucro), avvenuta nel 2003 ai sensi del diritto belga, la Rete europea di formazione
giudiziaria (REFG) si è posta l'obiettivo di avviare una riflessione sugli standard e i curricoli
di formazione per i membri delle magistrature dei paesi dell'UE, di coordinare i programmi
comuni e gli scambi in materia di formazione giudiziaria, e infine di promuovere la
cooperazione tra gli istituti nazionali di formazione degli Stati membri della REFG. La
REFG opera in tre settori principali: le proprie attività di formazione e di scambio, le attività
nazionali coordinate dalla rete e infine le attività miranti a promuovere la cooperazione
nello sviluppo della metodologia della formazione.
A livello europeo, diversi istituti di formazione transfrontalieri gestiscono direttamente la
formazione giudiziaria e giuridica: per esempio l'Accademia di diritto europeo (ERA) a
Treviri, oppure il Centro europeo per la magistratura e le professioni giuridiche in
Lussemburgo, che dipende dall'Istituto europeo di amministrazione pubblica, l'EIPA. Tutto
questo costituisce però solo una piccola parte della formazione giudiziaria impartita
complessivamente in Europa. Nella maggior parte dei casi la formazione è svolta dagli
istituti interni di formazione giudiziaria dei 35 istituti membri della REFG (oltre che da
alcune università). Oltre alla REFG, anche la Commissione europea e il
Consiglio d'Europa (CdE)1 migliorano, promuovono e favoriscono la cooperazione e la
1 Per quanto riguarda le reti a livello giudiziario e giuridico, per esempio, il CdE opera tramite il
7
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
creazione di reti tra gli istituti nazionali di formazione giudiziaria.
Il Consiglio dell'UE ha rilevato che la REFG "è nella migliore posizione per coordinare,
attraverso i suoi membri, le attività di formazione nazionali e per sviluppare un'offerta di
formazione a livello transfrontaliero rivolta a giudici e pubblici ministeri" (2014/C 443/04).
Tradizionalmente, questo lavoro in rete a vari livelli si pone l'obiettivo di promuovere
sinergie tra attività che si svolgono in diversi paesi e di condividere pratiche di formazione,
in modo da offrire a giudici e pubblici ministeri - e ai loro formatori - un quadro entro il
quale avviare progetti congiunti. L'idea è quella di consentire a giudici e pubblici ministeri
di differente provenienza giuridica, linguistica e culturale di acquisire capacità, competenze
e conoscenze in un contesto formativo di elevata qualità.
La cooperazione presenta però anche un'altra dimensione, che negli ultimi due decenni è
diventata sempre più importante: gli strumenti giuridici dell'UE sul riconoscimento
reciproco delle decisioni giudiziarie in materia civile e commerciale, insieme alla decisione
quadro sul mandato d'arresto europeo, indicano chiaramente che il futuro delle
magistrature europee sta nella formazione di uno spazio europeo di libertà e giustizia
basato sulla fiducia reciproca. Tale approccio è stato esplicitamente formulato
dall'ambizioso Programma di Stoccolma su "Un'Europa aperta e sicura al servizio e a
tutela dei cittadini", che il Consiglio europeo ha varato nel 20102. Il Programma di
Stoccolma afferma chiaramente che la fiducia reciproca tra gli Stati membri è un
prerequisito indispensabile per la creazione di tale spazio aperto. La comunicazione sul
piano d'azione per l'attuazione del Programma di Stoccolma, emanata dalla Commissione
europea nel 20113, sottolinea in maniera inequivocabile che l'obiettivo di "alimentare la
fiducia in una giustizia europea" offre "una nuova dimensione per la formazione giudiziaria
europea". Infine, il parere formulato nel 2011 dal Parlamento europeo sulla "Formazione
giudiziaria negli Stati membri dell'Unione europea"4 ricalca esattamente le stesse linee.
Tra gli obiettivi, assai ambiziosi e concreti, del Programma di Stoccolma c'è quello di
impartire una formazione in diritto europeo alla metà di tutti gli operatori del diritto
(avvocati compresi) entro il 2020.
Se si accetta il presupposto che la formazione giudiziaria è un fattore cruciale per
Consiglio consultivo dei giudici europei (CCJE), il Consiglio consultivo dei pubblici ministeri
europei (CCPE), la rete di Lisbona - oggi integrata nella Commissione europea per l'efficacia
della giustizia (CEPEJ) - e tramite la rete Human Rights Education for Legal Professionals
(HELP).
2 Consiglio europeo (2010), Programma di Stoccolma: Un'Europa aperta e sicura al servizio e a
tutela dei cittadini, CE (2010/C 115/1), Bruxelles.
3 Commissione europea (2011), Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al
Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, "Alimentare la
fiducia in una giustizia europea: una nuova dimensione per la formazione giudiziaria europea",
COM (2011) 511 definitivo, Bruxelles.
4 Parlamento europeo – Direzione generale per gli Affari interni (2011), La formazione giudiziaria
negli Stati membri dell'Unione europea, PE 453.198, Bruxelles. Cfr. anche il parere del CCJE
n. 4, paragrafo 16, il quale afferma esplicitamente che la formazione giudiziaria è una "questione
di interesse pubblico".
8
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
l'attuazione di uno spazio comune europeo di libertà e giustizia basato sulla fiducia
reciproca, entra automaticamente in gioco la qualità del formatore giudiziario, poiché il
formatore è naturalmente uno dei principali responsabili della qualità della formazione
giudiziaria. Sembra tuttavia lecito esprimere forti dubbi sul fatto che i "tradizionali"
strumenti europei di cooperazione e lavoro in rete nel campo della formazione giudiziaria,
come le regolari conferenze intergovernative, la stesura di strumenti di e-learning attinenti
al diritto e basati esclusivamente sulle conoscenze (non semplici e-book), eccetera,
abbiano veramente migliorato su vasta scala la fiducia reciproca tra gli operatori del diritto
in Europa.
Di conseguenza, il maggior merito e la più importante realizzazione della REFG, dalla sua
fondazione nel 2000 a oggi, è forse l'aver sviluppato, grazie a un ventaglio di testi e attività
prodotti da gruppi di lavoro e gruppi di esperti ad hoc, una serie di attività che - pur
rispettando la "indipendenza" della formazione dagli schieramenti politici e il principio di
sussidiarietà delle istituzioni europee nei confronti di una rete auto-organizzata di soggetti
interessati nazionali pertinenti che operano sul campo - mirano esclusivamente a favorire
e a promuovere la fiducia reciproca tra gli operatori giudiziari degli Stati membri, formatori
compresi. I vari programmi di scambio, individuali e di gruppo, per giudici, pubblici
ministeri e formatori giudiziari, cui nel frattempo hanno preso parte migliaia di partecipanti
di tutti i 28 paesi, rappresentano la storia di un successo.
Sotto gli auspici del gruppo di lavoro "Programmi", numerosi sottogruppi di lavoro hanno
prodotto, e continuano a produrre, validissimi modelli di formazione interattiva su vari temi
concernenti la cooperazione giudiziaria transfrontaliera in questioni di diritto civile, penale
e amministrativo (compreso il diritto costituzionale).
In questo quadro citiamo il sottogruppo di lavoro "Formare i formatori", non più attivo, che
si è dedicato soprattutto ad approcci imperniati sulla figura del partecipante, esaminando il
ruolo e le competenze del formatore giudiziario in Europa. Attualmente il gruppo di lavoro
"Metodi di formazione giudiziaria", il cui mandato è iniziato nel 2015, conserva come
proprio principale obiettivo la metodologia della formazione. I membri del gruppo sono
convinti che una moderna concezione del ruolo e delle competenze del formatore nel
trattare le metodologie della formazione sia lo strumento più diretto per introdurre ulteriori
miglioramenti e alimentare la fiducia reciproca tra gli operatori giudiziari europei.
IL RUOLO DEL FORMATORE NELLA MAGISTRATURA
I principi, noti e generalmente accettati, dell'apprendimento degli adulti, costituiscono il
modo più adatto per concepire il ruolo del formatore giudiziario.
Anziché mettere partecipanti sostanzialmente passivi e reattivi di fronte a esorbitanti
quantità di conoscenze teoriche che rischiano di sommergerli, il formatore dovrebbe
agevolare lo sviluppo professionale dei (futuri) giudici e pubblici ministeri secondo un
criterio pratico e concreto che dimostri l'importanza degli argomenti trattati. Tale approccio
serve essenzialmente a individuare le esigenze dei discenti adulti per il miglioramento
sostenibile delle proprie conoscenze, competenze e capacità professionali. Tutto questo
dev'essere inteso in senso lato, poiché va ben al di là delle questioni giuridiche e
9
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
giudiziarie.
Il concetto ricorrente di "apprendimento permanente" impone a giudici e pubblici ministeri
di mettere costantemente in questione il proprio comportamento e le proprie competenze e
conoscenze professionali. Considerata la rapida evoluzione del mondo giudiziario, nulla
può essere dato per scontato. Una delle più importanti funzioni dei formatori giudiziari è
quindi quella di aiutare i partecipanti a "disimparare e poi a imparare" di nuovo, per usare
l'espressione di Alvin Toffler (cfr. la citazione completa all'inizio del capitolo 3).
È una naturale conseguenza delle idee e dei concetti appena esposti che, al momento di
selezionare i formatori, se ne valutino anche le capacità didattiche e non solo il profilo
professionale, l'anzianità, le pubblicazioni, eccetera. Un giudice o un pubblico ministero
dal solido profilo scientifico e professionale non è necessariamente un buon formatore.
Di conseguenza i formatori devono sottoporsi a una valutazione preliminare relativa alle
competenze richieste per l'effettiva formazione da svolgere nel campo di competenza
giudiziaria. Occorre ammettere che un'adeguata valutazione preliminare non può
escludere totalmente il rischio di individuare i formatori adatti tramite un processo di prova
ed errore; tuttavia, essa può ridurre al minimo l'elevato fattore di incertezza connesso a
una scelta casuale del formatore, basata su informazioni che rimangono soggettive.
Per quanto riguarda la posizione professionale e istituzionale dei formatori provenienti
dalla magistratura, è importante alleviare il normale carico di lavoro. La formazione è uno
strumento essenziale per l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Un ricco
bagaglio di competenze, capacità e conoscenze professionali è essenziale non solo per
formulare sentenze valide e corrette, ma anche per un'adeguata collocazione di giudici e
pubblici ministeri nella società.
COMPETENZE
Nell'analizzare la competenza di un formatore nella magistratura, occorre tener conto
del profilo di conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori promosso nella
magistratura. Un buon formatore giudiziario - che si tratti di un operatore proveniente
dalla magistratura oppure di una persona proveniente dal mondo accademico o da
altra disciplina o professione - deve certamente avere almeno una conoscenza di
base del modo in cui giudici e pubblici ministeri "funzionano e pensano", ossia deve
conoscerne gli standard e valori etici in ambito professionale.
Di conseguenza, un buon formatore giudiziario deve in primo luogo possedere
competenze metodologiche accanto a una solida conoscenza della materia e a un
atteggiamento equilibrato nei confronti della professione.
Se la sessione di formazione non viene adeguatamente integrata in tale specifica
impostazione giudiziaria - indipendenza, elevata professionalità, obbligo di discrezione e
riservatezza - il messaggio del formatore rischia di essere percepito come artificioso
suscitando quindi le critiche dei partecipanti. Tuttavia, a parte quest'importante
caratteristica particolare della magistratura, giudici e pubblici ministeri condividono le
10
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
esigenze specifiche che l'andragogia ha individuato per tutti i tipi di discenti adulti. Di
conseguenza, un buon formatore giudiziario deve possedere le competenze
metodologiche, sociali e psicologiche per:
interagire con i giudici e i pubblici ministeri in quanto persone capaci e
autonome;
creare un ambiente di apprendimento gradevole e positivo in cui le persone in
formazione si sentano protagoniste;
coinvolgere attivamente le persone in formazione nella massima misura
possibile, attirando anche nella discussione, in maniera discreta e intelligente, i
partecipanti più isolati o passivi;
elaborare strategie di insegnamento e apprendimento individuali, che
permettano di realizzare una formazione personalizzata per ciascun giudice;
impiegare un ampio ventaglio di tecniche e metodi esperienziali, interattivi e
orientati alla pratica (discussioni, gruppi ristretti, simulazioni, attività di
risoluzione dei problemi, studi di casi, eccetera);
promuovere e incoraggiare il lavoro di squadra;
consentire alle persone in formazione di affrontare efficacemente situazioni della
vita reale;
far emergere l'intero potenziale di ciascun partecipante5;
offrire commenti lucidi e costruttivi che consentano una reazione immediata; e
incoraggiare la motivazione delle persone in formazione per mezzo di stimoli
interni (per esempio il desiderio di una maggiore soddisfazione sul lavoro,
l'autostima).
Rimane però il problema di fondo. Come garantire, nell'impostazione specifica di un istituto
nazionale di formazione giudiziaria, l'attuazione adeguata e sostenibile dei criteri per
selezionare i formatori con le migliori competenze metodologiche, in modo da assicurare
alla formazione la qualità più elevata possibile? Probabilmente, le soluzioni a questo
problema sono collegate alla cultura giudiziaria interessata e quindi alla prospettiva
nazionale in materia di procedure di reclutamento e selezione.
Il presente manuale offre quindi un'opportunità per condividere più ampiamente le
esperienze tra formatori ed esperti provenienti da scuole e istituti diversi.
L'approccio del manuale è di natura empirica: esso riguarda essenzialmente le
pratiche europee in questo campo.
5 Seguendo in tal modo il metodo filosofico della maieutica, sviluppato da Socrate oltre 2 000 anni
or sono. Come avviene per la levatrice che aiuta il bambino a venire alla luce, così il compito del
formatore è quello di facilitare l'emergere di idee dalla mente della persona in formazione, con
una serie di domande pertinenti o di altri stimoli.
11
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Nell'ambito dello "Studio sulle migliori pratiche inerenti alla formazione di giudici e pubblici
ministeri" (LOT 1), progetto finanziato dall'Unione europea, un laboratorio di esperti della
REFG ha elaborato una definizione di migliori pratiche di formazione giudiziaria in Europa.
Anziché affrontare le migliori pratiche in senso stretto, il laboratorio di esperti propone di
utilizzare il concetto di "pratiche valide o promettenti", che ben si attaglia all'approccio
reperibile nel manuale.
La definizione di "pratica valida o promettente" nel campo della formazione giudiziaria
comprende:
1. la possibilità di trasferire efficacemente la pratica ad altre giurisdizioni;
2. la misura in cui essa innova o rinnova (o addirittura ispira) pratiche di formazione
esistenti e radicate, in modo da migliorare l'esperienza di apprendimento di
giudici e pubblici ministeri;
3. l'adattabilità della pratica ai differenti contesti culturali, sociali, economici e
religiosi in cui operano i vari sistemi giudiziari nell'ambito dell'UE; in armonia con
questa caratteristica, occorre concepire gli approcci e le soluzioni adottati in altri
paesi non come una minaccia al proprio sistema, bensì come un autentico
"valore aggiunto";
4. l'esistenza di chiare prove che la pratica soddisfi un'articolata esigenza di
formazione.
Tali caratteristiche sono utili ai fini del presente manuale, che intende offrire, in maniera
estremamente pratica e concreta, esempi pratici ai decisori, ai formatori, agli organizzatori
della formazione, ai direttori dei corsi, eccetera, metodi moderni per:
la pianificazione;
lo svolgimento della formazione;
l'organizzazione di un evento di formazione;
la valutazione degli eventi di formazione giudiziaria.
Si noti inoltre che un prerequisito per l'adeguata attuazione delle migliori pratiche di un
altro paese nel proprio sistema è costituito da discussioni interne preliminari e da una
formazione specificamente pensata per l'argomento in questione. Una trasposizione
meramente meccanica si rivela spesso inefficace.
Come spiega il grafico colorato all'inizio di ogni capitolo, a cominciare dal capitolo 1, ciò
comporta una cronologia, articolata sulla base del "ciclo di vita della formazione".
Il percorso è quindi il seguente:
pianificazione di un curriculum sulla base di una valutazione delle esigenze
(capitolo 2);
a partire dalla moderna progettazione di singoli eventi e sessioni di formazione
(capitolo 3);
attraverso la gestione organizzativa dell'evento (capitolo 4);
fino alla formulazione di una valutazione adeguata che dovrebbe anche fornire
idee per la formazione futura (capitolo 5).
Ecco il viaggio professionale che vi invitiamo a intraprendere.
12
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Capitolo 2:
LA PIANIFICAZIONE DI
UN PROGRAMMA DI FORMAZIONE6
"Datemi sei ore per abbattere un albero,
e passerò le prime quattro ad affilare l'ascia."
Abraham Lincoln
Questo capitolo è destinato a tutti i decisori che partecipano alla pianificazione nell'ambito
di un istituto, organizzazione o scuola di formazione. Gli autori fanno riferimento
soprattutto a dirigenti, amministratori e organizzatori della formazione. Anche i formatori e
gli operatori possono trarre vantaggio dalle informazioni di carattere generale, ma questo
capitolo non è orientato ai loro compiti specifici.
Le domande cui questo capitolo cerca di rispondere sono le seguenti:
perché la pianificazione è così strettamente legata alle esigenze dei beneficiari,
giudici e pubblici ministeri?
Un programma di formazione personalizzato (con la scelta di differenti modelli di
formazione) può presentare interesse nella fase di programmazione? Come
collegare le esigenze individuate al modello di formazione adeguato?
Quali sono i vantaggi dei modelli di formazione descritti?
Quali sono le principali variabili di cui tener conto nell'elaborazione di un
curriculum di formazione presso un istituto?
Lo svolgimento di programmi di formazione continua durante il servizio per gli oltre
150 000 giudici e pubblici ministeri attivi negli attuali 28 Stati membri dell'Unione e per i
giudici e pubblici ministeri futuri non è un obiettivo in sé. Il carico di lavoro sempre più
pressante, le frequenti riforme legislative e la crescente complessità delle procedure
giudiziarie, derivante dalle evoluzioni e rivoluzioni tecniche e dai più importanti mutamenti
sociali, rendono ovvia la parola d'ordine dell'"apprendimento permanente" per tutti i
membri della magistratura.
Gli istituti di formazione giudiziaria regionali, nazionali ed europei hanno l'importante
responsabilità di pianificare e organizzare una vasta gamma di attività di formazione, che
non devono solamente essere pianificate, ma devono anche corrispondere alle esigenze
dei giudici e pubblici ministeri futuri o attualmente in servizio. Per agevolare al meglio
l'apprendimento nell'istruzione degli adulti è opportuno fare affidamento soprattutto sulla
pianificazione e sulla progettazione della formazione.
6 L'espressione programma di formazione è usata anche in luogo di curriculum di formazione.
13
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
In un moderno istituto di formazione il processo di pianificazione deve seguire tre principi:
PRIMO PRINCIPIO: ogni programma di formazione deve essere orientato alle
esigenze;
SECONDO PRINCIPIO: ogni programma di formazione deve utilizzare una
varietà di modelli di formazione. L'approccio deve essere "personalizzato" 7
TERZO PRINCIPIO: una pianificazione orientata alle esigenze deve inserirsi in
un quadro concettuale generale, come nel diagramma8 seguente:
7 Un programma personalizzato si riferisce alla selezione di un modello di formazione
conformemente alle esigenze dei partecipanti. Analogamente, riguarda contenuto e metodo scelti
conformemente al profilo del gruppo di persone in formazione.
8 Il diagramma reca un codice colore differente in ogni capitolo. Il codice colore si riferisce agli
aspetti analizzati in ciascun capitolo. Il colore rosso segnala gli elementi analizzati e presentati
dettagliatamente per scopi specifici.
14
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Le dodici fasi presentate nel diagramma precedente si compongono di vari strati che
coinvolgono soggetti interessati differenti: amministratori della formazione, organizzatori,
formatori, o ancora i beneficiari del programma di formazione. Per tale motivo l'analisi
verrà condotta da prospettive differenti nel corso dei differenti capitoli.
PRINCIPIO N. 1.
OGNI PROGRAMMA DI FORMAZIONE DEVE ESSERE
ORIENTATO ALLE ESIGENZE.
È importante che gli organi di pianificazione elaborino migliori pratiche per i principali
problemi del processo di pianificazione, in relazione alla valutazione delle esigenze9. I
punti sono i seguenti:
1. valutazione continua delle esigenze;
2. consultazione dei soggetti interessati come la società civile, il mondo
accademico e particolari gruppi di interesse sui parametri di riferimento relativi ai
criteri per l'elaborazione del curriculum;
3. un processo di pianificazione efficiente deve rispettare le scadenze temporali;
4. necessità di una risposta rapida alle esigenze urgenti della formazione.
I.1. VALUTAZIONE CONTINUA DELLE ESIGENZE
Una funzione importante di qualsiasi istituto di formazione giudiziaria è quella di
individuare e soddisfare le reali esigenze di formazione dei giudici in servizio.
Come si illustra nel diagramma organizzativo che apre questo capitolo, nel "ciclo di vita
della formazione", la pianificazione di un programma di formazione legato agli obiettivi
esige necessariamente una valutazione preliminare e un'analisi condotte attentamente da
varie angolature. Questo aspetto è importante perché:
gli obiettivi concreti di un programma di formazione possono essere definiti solo
se vengono individuati preliminarmente la specifica impostazione giudiziaria e il
contesto del potenziale gruppo destinatario;
i criteri di valutazione di un programma di formazione - o di uno specifico evento
di formazione nell'ambito di quel programma - possono essere definiti
adeguatamente solo qualora vengano precisati in anticipo obiettivi di formazione
realistici, che riflettano le autentiche esigenze di giudici o pubblici ministeri;
9 Le questioni finanziarie/di bilancio (onorari degli oratori, rimborso delle spese di viaggio,
eccetera) sono state tralasciate intenzionalmente, anche se naturalmente sono di vitale
importanza per un'adeguata elaborazione del curriculum. In effetti, tali fattori dipendono tanto
strettamente dalla rispettiva situazione interna che sembra virtualmente impossibile stabilire
norme europee comuni. La sponsorizzazione da parte di donatori pubblici o privati - assai diffusa
in alcune parti d'Europa - e il suo potenziale impatto sui contenuti della formazione aggiungono
ulteriori elementi di complessità. Inoltre, le questioni finanziarie e di bilancio difficilmente
rientrano nella sfera d'influenza dei formatori o degli organizzatori della formazione e anche tale
considerazione giustifica il trasferimento di quest'argomento al manuale sulle migliori pratiche di
"Formazione dei formatori".
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
una valutazione adeguata (che non si limiti ai questionari più rudimentali, i
cosiddetti "happy sheets") consente di trarre conclusioni sulle reali esigenze di
formazione di coloro che hanno partecipato a un evento di formazione.
METODI DI VALUTAZIONE. Viene quindi raccomandata un'ampia gamma di metodi di
valutazione,
tra cui:
sondaggi effettuati negli organi giurisdizionali e nelle procure;
questionari distribuiti nel corso degli eventi di formazione;
osservazione e individuazione delle funzioni tipiche nell'ambito della
magistratura e successiva elaborazione di profili professionali;
periodiche discussioni sullo sviluppo della carriera con presidenti di organi
giurisdizionali/procuratori generali in interviste con giudici/pubblici ministeri.
Sondaggi e questionari sono strumenti utili per tracciare un'immagine preliminare delle
esigenze di formazione nell'ambito della magistratura, ma non offrono un quadro
completo. Un'analisi e valutazione delle esigenze esaustiva e affidabile dimostra la propria
qualità sulla base del coinvolgimento dei responsabili dello sviluppo del personale nelle
amministrazioni giudiziarie e/o negli istituti nazionali di formazione, nonché - aspetto ancor
più importante - nei tribunali e nelle procure.
In effetti, le amministrazioni giudiziarie e gli istituti di formazione che per primi individuano
le funzioni potenziali, assai diversificate, di giudici e pubblici ministeri di ogni tipo e poi
elaborano un modello di sviluppo professionale ("profilo professionale") per ciascuna di
queste funzioni (conoscenze, capacità e competenze richieste) recano un prezioso
contributo alla valutazione delle esigenze di formazione sia individuali che collettive.
I.2. COINVOLGIMENTO DEI SOGGETTI INTERESSATI NELL'INDIVIDUAZIONE DELLE ESIGENZE
Da un punto di vista formale, in quasi tutti gli istituti di formazione giudiziaria europei,
nazionali e regionali la pianificazione dei programmi rientra fra le competenze di un
comitato direttivo, un consiglio direttivo (di gestione), un consiglio di amministrazione, o di
organismi analoghi. Tali organismi decidono in merito a un curriculum che può essere:
semestrale,
annuale,
biennale.
Essi comprendono normalmente membri della magistratura interna di vario livello e di
diverse specializzazioni, nonché esponenti dei ministeri o dipartimenti di giustizia e - ove
tali istituzioni esistono - degli alti consigli autonominati della magistratura.
DIFFERENTI APPROCCI ALLA PIANIFICAZIONE. Nella fase della pianificazione
concreta, le diverse scuole adottano approcci differenti:
1. in alcuni casi l'organismo si limita a convalidare un complesso di misure di
formazione già preparate da un gruppo relativamente ristretto di formatori ed
esperti di organizzazione della formazione (se vi sono formatori a tempo pieno).
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
2. Può avvenire che anche i membri dell'organismo svolgano un ruolo notevole e
decisivo nella concreta pianificazione del contenuto e dei metodi del curriculum
in via di elaborazione.
3. In alcuni casi formatori a tempo pieno si occupano di progettare e pianificare la
formazione.
RACCOMANDAZIONI PER IL PROCESSO DECISIONALE. Indipendentemente dagli
effettivi processi di elaborazione e adozione delle decisioni, la stessa composizione
"centrata sulla giustizia" degli organismi partecipanti rischia di provocare una certa miopia
allorché si tratta di individuare le debolezze intrinseche del sistema giudiziario e le
corrispondenti esigenze di formazione. Quindi:
i contributi della società civile
e del mondo accademico
possono costituire una fonte di riflessione particolarmente proficua con il progredire
dell'elaborazione del programma di formazione.
Se, in una determinata situazione interna, diventa difficile istituzionalizzare tale dialogo,
allora lo svolgimento di inchieste o sondaggi d'opinione sulla qualità della giustizia e il
grado di fiducia nei confronti di giudici e pubblici ministeri può offrire una valida fonte
indiretta per la pianificazione del curriculum.
Inoltre, le organizzazioni professionali di giudici e pubblici ministeri (basate
sull'adesione volontaria) possono contribuire con idee importanti, specialmente
per quanto riguarda la formazione sui concetti di riforma (de lege ferenda) per la
magistratura. Il loro parere di esperti che conoscono il sistema dall'interno, ma
sono estranei agli equilibri e ai meccanismi politici delle amministrazioni
giudiziarie - su argomenti quali l'autogoverno dei giudici, l'etica giudiziaria o i
procedimenti disciplinari - può contribuire a un significativo arricchimento
dell'offerta di formazione.
I.3. UTILIZZO DEI DATI DELLA VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE E
PIANIFICAZIONE TEMPESTIVA
IL TEMPO COME RISORSA PER LA PIANIFICAZIONE. La pianificazione di un
programma di formazione coerente, esaustivo e articolato richiede necessariamente una
cospicua quantità di tempo. È necessario conciliare le esigenze di formazione individuate
con le realtà finanziarie e infrastrutturali; in altre parole occorre operare scelte, definire
argomenti specifici e gruppi destinatari degli eventi di formazione (corsi residenziali o
webinar o anche semplici sessioni individuali di e-learning), il citato organismo competente
deve adottare il contenuto del curriculum e si deve assegnare un orario a ciascun evento
di formazione.
Il curriculum deve essere completato con un ragionevole anticipo rispetto al primo evento
di formazione, poiché una dettagliata pianificazione di specifici eventi di formazione - che
si tratti di apprendimento residenziale o a distanza – richiede molto tempo. Gli strumenti di
formazione basati sul web devono essere progettati da esperti, e di solito per i corsi di
formazione residenziali è necessario reclutare oratori o formatori assai ricercati e oberati
da molti impegni. Inoltre, è opportuno lanciare l'invito a presentare domande di iscrizione,
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
rivolto all'opportuno gruppo destinatario, almeno quattro o cinque mesi prima della
sessione di formazione, in quanto giudici e pubblici ministeri hanno calendari strettissimi, e
le udienze sono fissate spesso con parecchi mesi di anticipo.
I.4. RISPOSTA ALLE ESIGENZE DI FORMAZIONE URGENTI
PERCHÈ SEI MESI DI ANTICIPO? Il nucleo essenziale di un curriculum deve essere definito con
almeno sei mesi di anticipo rispetto al primo evento di formazione da svolgere, per:
consentire di avviare con modalità adeguate l'invito a presentare domande di
iscrizione
reclutare i formatori per gli eventi di formazione.
Inoltre, importanti riforme legislative e grandi sviluppi sociali rendono assolutamente
necessario introdurre con urgenza eventi di formazione "personalizzati", tra cui anche
opportuni strumenti basati sul web. Tali esigenze sono spesso collegate alle nuove
conoscenze, ma possono anche riguardare lo sviluppo delle competenze.
RISORSE. Dalle osservazioni appena formulate si deduce che qualsiasi moderno istituto
di formazione giudiziaria deve dotarsi, con lungimiranza, di riserve sufficienti in termini di
fondi, necessarie risorse umane, periodi di tempo a disposizione nel corso di tutto l'anno e
capacità infrastrutturali per corsi di formazione residenziali ad hoc, eccetera, per essere in
grado di organizzare con breve preavviso eventi di formazione urgenti e dedicati. In alcuni
casi, anzi, la soluzione migliore potrebbe essere quella di inviare un gruppo di formatori
presso uno specifico organo giurisdizionale o una determinata procura per offrire una
formazione veramente concreta e personalizzata in merito alla gestione di un caso
particolarmente complesso o di un processo di cambiamento estremamente oneroso
nell'ambito di quell'istituzione.
PRINCIPIO N. 2: OGNI PROGRAMMA DI FORMAZIONE
DEVE UTILIZZARE UNA VARIETÀ DI MODELLI DI
FORMAZIONE.
L'APPROCCIO DEVE ESSERE "PERSONALIZZATO"
MODELLI DI FORMAZIONE. Un moderno istituto di formazione giudiziaria applica una
gamma di modelli di formazione in funzione della varietà delle esigenze. Questi modelli
possono comprendere:
1. un approccio misto tra apprendimento residenziale e a distanza;
2. un modello specifico per la formazione di base degli operatori appena nominati;
3. un modello che offra un insieme di sessioni di formazione basate sulla conoscenza,
multi- o interdisciplinari e orientate alle competenze;
4. un modello che inserisca eventi di formazione specifici, riguardanti metodi concreti
e orientati alla pratica nell'ambito del diritto europeo, come parte integrante nel
quadro del diritto interno;
5. un modello personalizzato per lo sviluppo delle competenze di gestione e
leadership.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
COMBINAZIONE DI METODI E PRINCIPI DI FORMAZIONE. Per quanto riguarda i metodi
di formazione impiegati dai formatori in tutti questi modelli, si nota una radicata tradizione
di lezioni frontali, mentre l'interattività è scarsa se non del tutto assente. Negli ultimi
venticinque anni tale approccio è però sostanzialmente mutato. Gli importanti risultati delle
ricerche compiute in materia di apprendimento degli adulti - l'andragogia - riguardo alle
modalità di apprendimento degli operatori adulti hanno messo in risalto la necessità di
progettare eventi e sessioni di formazione in modo nuovo, con un elevato grado di
interattività e varietà di metodi. Tale aspetto, che si basa sulle esigenze dei partecipanti e
sul loro modo di apprendere, deve riflettersi anche nella macropianificazione.
Conformemente alle esigenze di formazione individuate, che all'interno di una medesima
magistratura possono variare considerevolmente da un gruppo professionale all'altro,
l'istituto nazionale di formazione giudiziaria deve fornire - all'interno di un solo programma
- diversi modelli di eventi di formazione, come conferenze, convegni, seminari, laboratori,
webinar, strumenti di e-learning, scambi, eccetera.
Un esame più approfondito dei possibili modelli di formazione può giovare, in linea
generale, a ogni decisore/organizzatore/amministratore nel settore della formazione.
II.1. FORMAZIONE DI BASE PER GIUDICI O PUBBLICI MINISTERI
APPENA NOMINATI
Il programma di formazione deve riflettere la professione.
A seconda dei criteri di selezione per la posizione di giudice o pubblico ministero il
programma di formazione può essere modulare o di altro tipo.
Se fondiamo la nostra filosofia sulle conoscenze già disponibili e sul talento del
giudice in formazione, diventa possibile un programma di formazione modulare. In
tal modo, inoltre, le persone in formazione sono responsabili della stesura dei piani
di sviluppo del proprio talento.
I fattori fondamentali per l'esito positivo dell'istruzione sono i seguenti:
il modo in cui il programma riflette la professione;
il modo in cui il programma si adatta alle conoscenze che i partecipanti già
possiedono;
un ambiente di apprendimento stimolante nelle classi e sul luogo di lavoro.
Un ambiente di apprendimento stimolante serve soprattutto a far sì che le persone in
formazione concentrino l'attenzione e le energie sull'apprendimento e non sulla
"autoconservazione". Le persone in formazione devono sentirsi libere e incoraggiate a
indicare gli argomenti che trovano difficili e gli aspetti che desiderano migliorare. A tale
scopo, tra l'altro, è necessario che l'incaricato della supervisione non valuti
(continuamente) le persone in formazione.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
PUNTI FOCALI. Come avviene per giudici e pubblici ministeri in formazione, le esigenze di
formazione dei giudici e pubblici ministeri appena nominati differiscono in parte da quelle
dei loro colleghi più esperti. Quindi, la parte del programma di formazione dedicata alla
formazione di base orientata alle esigenze conterrà probabilmente aspetti particolari
riguardanti:
il contenuto– il programma di formazione deve trattare argomenti che rivestono
vitale importanza fin dall'inizio della pratica professionale; un certo tempo si può
dedicare alla capacità di stendere bozze e partecipare alle udienze del tribunale
(potenzialmente tramite simulazioni), al ruolo di giudice, (judgecraft) a etica e
integrità, eccetera.
i metodi scelti. Creare una rete in cui il giudice in formazione possa studiare,
riflettere e apprendere in cooperazione con altri. Un metodo di formazione
specificamente orientato alle esigenze a questo scopo prevede l'abbinamento di
un giudice o pubblico ministeroappena nominato a un tutor individuale oppure
l'inserimento in un gruppo di apprendimento tra pari.
II.2. FORMAZIONE ATTINENTE AL DIRITTO
La formazione sulle questioni attinenti al diritto è e rimarrà sempre importante per giudici e
pubblici ministeri. Le conoscenze giuridiche costituiscono in effetti il nucleo essenziale del
lavoro quotidiano di un giudice o di un pubblico ministero. Per giudici e pubblici ministeri,
comunque, tenersi aggiornati in campo giuridico è un compito essenzialmente personale.
Le riviste giuridiche a stampa, così come le banche dati online e gli strumenti di e-learning
consentono a giudici e pubblici ministeri di mantenersi informati grazie allo studio
autonomo. Di conseguenza la formazione attinente al diritto deve svolgere un ruolo
significativo nel programma di ogni istituto di formazione giudiziaria. Se svolta
adeguatamente, ossia in maniera interattiva (con studi di casi, processi simulati,
dibattimenti agevolati, sessioni di webinar), tale formazione da un lato consente a coloro
che muovono i primi passi in un campo specialistico e complesso di giungere a una prima
comprensione della pratica professionale nei propri rispettivi campi; dall'altro, la
formazione interattiva attinente al diritto offre a giudici e pubblici ministeri interessati
importanti informazioni di fondo sui nuovi statuti e contemporaneamente favorisce lo
scambio personale di esperienze professionali.
II.3. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE10 E INTERDISCIPLINARE11
ALLA FORMAZIONE
È sempre stato sbagliato pensare che giudici e pubblici ministeri adottino le loro decisioni
sulla base di ragionamenti esclusivamente giuridici. L'applicazione della legge è un
10 Un approccio multidisciplinare attinge opportunamente da molteplici discipline per ridefinire
problemi che esulano dai limiti consueti e formulare soluzioni basate su una nuova comprensione
di situazioni complesse.
11 L'approccio interdisciplinare combina tra loro o coinvolge due o più discipline accademiche o
ambiti di studio.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
problema centrale per la società, e deve costantemente misurarsi con questioni e sfide di
natura sociale, economica, politica e scientifica.
ESEMPI:
I giudici e pubblici ministeri e i giudici competenti per le misure restrittive della
libertà personale e per le questioni di sicurezza sociale necessitano di una
buona conoscenza di base in materia di medicina e psichiatria (forense).
La criminalità economica e finanziaria si può combattere efficacemente solo se il
giudice o il pubblico ministerointeressato è in grado di leggere un bilancio.
Un giudice civile può comprendere le complicate clausole dei contratti di eBay
solo se è ragionevolmente bene informato sul funzionamento di Internet.
Talvolta può profilarsi un apparente conflitto tra la solidità giuridica e l'equità
morale delle decisioni. Giudici e pubblici ministeri devono quindi acquisire una
formazione costante relativa alle norme di condotta etica.
Per realizzare una comunicazione valida e imparziale nelle aule giudiziarie delle
moderne società multiculturali, è necessario che giudici e pubblici ministeri
dispongano di una formazione sui contesti religiosi e culturali, nonché sui tipici
processi decisionali, al fine di evitare pregiudizi e malintesi.
Alla luce di tutto questo, diventa un prerequisito imprescindibile che il curriculum
comprenda un numero adeguato di eventi di formazione multidisciplinari e interdisciplinari.
La presenza di un gruppo differenziato di operatori giudiziari e professionisti esterni alla
magistratura, in qualità di formatori od oratori, si è dimostrata particolarmente proficua per
mettere in luce le interfacce tra il diritto e le altre discipline.
II.4. FORMAZIONE INTERATTIVA BASATA SULLE COMPETENZE
COMPETENZE EXTRAGIUDIZIARIE. Al di là delle conoscenze giuridiche ed
extragiuridiche, giudici e pubblici ministeriin servizio devono possedere un ampio ventaglio
di competenze psicologiche, sociali e metodologiche per svolgere adeguatamente la
propria funzione; l'insieme di tali competenze viene sinteticamente indicato con
l'espressione "ruolo di giudice" (judgecraft)12. Una formazione orientata alle competenze
deve essere organizzata per piccoli gruppi13 di partecipanti per consentire a giudici e
pubblici ministeri di:
comunicare meglio sul luogo di lavoro;
formulare valide dichiarazioni pubbliche nelle udienze;
pronunciare efficaci interventi orali in aula;
gestire il pesante carico di lavoro grazie al miglioramento delle capacità
mnemoniche e a tecniche di riduzione dello stress e di miglioramento della
salute;
affrontare senza timori i media e le loro esigenze di informazione;
12 In qualche caso si usa anche l'espressione "ruolo di pubblico ministero" (prosecutorial craft),
per indicare le specifiche competenze dei pubblici ministeri.
13 Dal punto di vista didattico, gruppi costituiti al massimo da 12-14 giudici e pubblici ministeri
sono l'ideale.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
valutare in maniera più precisa l'attendibilità dei testimoni;
assumere il ruolo di mediatore;
risolvere i conflitti nell'ambito del proprio ufficio, eccetera.
La formazione in materia di competenze interpersonali deve quindi collocarsi in posizione
preminente in ogni programma di formazione giudiziaria.
II.5. FORMAZIONE IN MATERIA DI DIRITTO EUROPEO
Il diritto europeo ha ormai sommerso i diritti nazionali. I regolamenti e l'applicazione delle
direttive o delle decisioni quadro costituiscono parte integrante del diritto nazionale,
praticamente in qualsiasi campo. Ogni giudice nazionale deve comprendere la procedura
per il pronunciamento in via pregiudiziale ai sensi dell'articolo 267 TFUE, nonché gli
specifici principi interpretativi del diritto dell'Unione europea. È altrettanto essenziale
applicare le norme dell'assistenza giuridica reciproca nelle questioni civili o penali
transfrontaliere e acquisire conoscenze relative agli altri sistemi, compreso il
linguaggio giuridico.
Recenti inchieste hanno però rivelato che giudici e pubblici ministeri sono ancora
relativamente riluttanti ad applicare adeguatamente il diritto europeo. Alla luce di tali
circostanze e del nesso inscindibile che lega diritto interno e diritto europeo, quest'ultimo
dovrebbe far parte di qualsiasi formazione basata sulla conoscenza per giudici e pubblici
ministeri.
Oltre a questo però il programma di formazione deve offrire una serie di misure di
formazione (residenziali o di altro tipo) dedicate specificamente alle interfacce tra
diritto interno e diritto europeo nei vari campi di specializzazione di giudici e pubblici
ministeri. In ogni evento di formazione di tal genere devono rientrare lezioni pratiche sulla
procedura per il pronunciamento in via pregiudiziale. Se del caso, la formazione offerta
può essere integrata da visite alla Corte di giustizia dell'Unione europea in Lussemburgo o
alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo, o da visite di studio in altri Stati
membri dell'UE nonché da scambi individuali o di gruppo.
II.6. FORMAZIONE IN MATERIA DI GESTIONE E DI LEADERSHIP
L'istruzione giuridica e la formazione iniziale di giudici e pubblici ministeri sono
specificamente connesse alla loro attività decisionale giuridica. Nella magistratura
moderna, tuttavia, i giudici e i pubblici ministeri che si trovano in posizioni direttive devono
assolvere un ampio ventaglio di funzioni dirigenziali. Indipendentemente dai dettagli, ciò
vale per tutti i 28 Stati membri dell'Unione europea.
Tra le funzioni dirigenziali possono rientrare, per esempio:
l'amministrazione di un bilancio, la promozione dello sviluppo professionale - la
"carriera" - di giudici, pubblici ministeri e personale (tramite colloqui strutturati
sullo sviluppo della carriera, periodici riesami del personale, eccetera);
l'attuazione di radicali modifiche nella struttura di un tribunale o di una procura, e
iniziative analoghe.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Funzioni di questo tipo possono essere assolte positivamente solo se alle competenze e
alle conoscenze dei responsabili del tribunale o della procura si uniscono qualità di
leadership. Il modo in cui un leader riesce a motivare i membri della propria
organizzazione per agire verso obiettivi comuni chiaramente individuati è di vitale
importanza. A questo scopo sono essenziali corsi di formazione dedicati alle "competenze
trasversali" relative alla gestione dei cambiamenti e dei progetti. Il responsabile di un
tribunale o di una procura deve acquisire anche una formazione adeguata riguardo ai
pertinenti strumenti di TI, nonché all'elaborazione di metodi di lavoro. Di conseguenza, un
valido programma di formazione giudiziaria comprende una serie di sessioni (modulari) di
formazione in materia di gestione e leadership.
PRINCIPIO N. 3 INTEGRARE LA PIANIFICAZIONE
ORIENTATA ALLE ESIGENZE IN UN QUADRO
CONCETTUALE GENERALE.
Ogni istituto di formazione deve aver chiaro il quadro concettuale di un programma di
formazione. La definizione degli obiettivi della formazione e dell'istruzione nella
magistratura è strettamente legata alla specifica cultura giudiziaria del paese interessato,
ma comprende allo stesso tempo gli sviluppi recenti registrati in tutta Europa. Studi recenti
rilevano14 che un buon giudice necessita di numerose competenze supplementari oltre alla
tradizionale padronanza del diritto sostanziale. Giudici e pubblici ministeri devono:
venire a contatto con più vaste conoscenze relative al contesto sociale del diritto
e dei procedimenti giudiziari;
acquisire competenze sull'attività in tribunale, per la gestione dei tribunali e del
personale;
interagire con il pubblico e con i media, utilizzando nuove tecnologie, ricorrendo
all'etica giudiziaria, eccetera.
Di conseguenza, la definizione dell'obiettivo dell'istruzione e della formazione di giudici e
pubblici ministeri deve costituire una preoccupazione costante a causa dei rapidi
mutamenti della società e del comportamento umano, e delle esigenze che ne
scaturiscono.
LA DEFINIZIONE DI OBIETTIVI COMPLESSIVI è una decisione istituzionale che influisce
sull'intera attività di formazione e sui risultati previsti, che verranno successivamente alla
luce nei tribunali e nelle procure. Il processo di job analysis contribuisce ulteriormente a
precisare, dal punto di vista pratico, i differenti obiettivi cui devono tendere corsi e
seminari.
SCELTA DELLA METODOLOGIA DI FORMAZIONE. Solo dopo questa fase, che
coinvolge i decisori istituzionali e i soggetti interessati già ricordati, entra in scena
l'operatore della formazione che elabora la sessione/il corso di formazione, fissa obiettivi
specifici, sceglie i metodi di formazione e gli opportuni strumenti di valutazione.
14 C. Thomas, Judicial Training and Education in Other Jurisdictions, London, Judicial Studies
Board 2006.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
LA METODOLOGIA DI VALUTAZIONE. A livello istituzionale occorre indicare chiaramente
il tipo di metodologia di valutazione che sarà applicato, affinché formatori e beneficiari
possano coordinarsi anche sotto questo aspetto.
Le analisi essenziali vanno comunque svolte conformemente alle esigenze individuate in
seno alla magistratura.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Capitolo 3:
PROGETTAZIONE E METODI MODERNI
DELLA FORMAZIONE
"L'analfabeta del ventunesimo secolo non sarà colui che non sa leggere e scrivere, bensì
colui che non sa imparare, disimparare e poi imparare di nuovo".
Alvin Toffler
Questo capitolo è destinato ai formatori e a coloro che progettano i corsi. Può comunque
servire anche a pianificatori e organizzatori per familiarizzarsi con il suo contenuto.
Le domande cui questo capitolo cerca di rispondere sono le seguenti:
Come imparano gli operatori adulti?
Quali metodi di formazione si raccomanda di usare con gli operatori adulti?
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di associare a lezioni tradizionali altri
metodi di formazione interattivi?
Quale procedura vale per ciascuno dei metodi descritti nel capitolo?
Vi sono criteri da adottare per la scelta di un metodo di formazione? Come
combinare i metodi di formazione?
Quale gamma di metodi viene usata per risolvere i problemi nella vita reale?
Di conseguenza, questo capitolo offre:
una panoramica dei principi dell'apprendimento partecipativo, dei diversi stili di
apprendimento degli adulti e dei principi dell'andragogia;
un'approfondita analisi di una varietà di metodi di formazione particolarmente
adatti alla formazione giudiziaria;
alcuni elementi di giudizio per la formazione sul luogo di lavoro;
un'introduzione all'apprendimento basato sulla tecnologia;
alcuni problemi specifici concernenti la formazione iniziale.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Come indica il codice colore, gli aspetti analizzati in questo capitolo sono quelli colorati in
rosso, ossia quelli specificamente connessi alla progettazione dei corsi.
Una volta fissati gli obiettivi generali della formazione e pianificato un
curriculum/programma di formazione orientato alle esigenze, i formatori/gli incaricati della
progettazione del corso hanno l'opportunità di pianificare di conseguenza le sessioni di
formazione.
È compito dei formatori e degli incaricati della progettazione del corso selezionare il
metodo o i metodi di formazione più adeguati per:
ciascun modello di formazione come conferenze, convegni, seminari, workshop,
webinar, eccetera,
ciascun contenuto della formazione con argomenti attinenti al diritto, etica,
giudici e pubblici ministeri nella società, capacità e competenze metodologiche e
comportamentali, eccetera,
ciascun gruppo destinatario nella formazione di base, la formazione alla
leadership, eccetera.
Un'adeguata progettazione del corso è possibile solo allorché l'incaricato della
progettazione conosce i requisiti teorici dell'apprendimento degli adulti.
I. UNA PANORAMICA DEI PRINCIPI
DELL'APPRENDIMENTO PARTECIPATIVO, SUI DIVERSI
STILI DI APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI, SUI PRINCIPI
DELL'ANDRAGOGIA.
I.1. CONFRONTO TRA L'APPROCCIO TRADIZIONALE ALLA FORMAZIONE E
QUELLO PARTECIPATIVO.
L'approccio tradizionale alla formazione si rifà al trasferimento di conoscenze ed
esperienza dal formatore al partecipante, quale avviene in un ambiente di
insegnamento classico. Qui spettava al formatore decidere quale particolare
insieme di conoscenze ed esperienze la persona in formazione avesse bisogno
di acquisire. Quest'approccio alla formazione assegnava al formatore un potere
di onniscienza, mentre la persona in formazione veniva considerata un
partecipante passivo, o metaforicamente un contenitore che il formatore doveva
riempire. Per molto tempo l'istruzione ha avuto luogo come se si trattasse di un
atto di deposito15, in cui le persone in formazione erano i depositari e
l'insegnante o il formatore il depositante.
Al contrario, progettare l'architettura della formazione intorno al discente
significa progettare le attività di formazione intorno alle esigenze e agli interessi
del discente stesso, e quindi affrontare la formazione tramite l'approccio
15 Il concetto bancario dell'istruzione è stato sviluppato da Paulo Freire.
27
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
dell'apprendimento partecipativo.
In che cosa consiste l'approccio partecipativo alla formazione? Un'architettura
partecipativa della formazione agevola la crescita e la scoperta individuale. Essa non mira
solamente ad "accrescere le conoscenze" ma piuttosto a rendere operative le conoscenze
giudiziarie. Un'architettura partecipativa della formazione si fonda:
sul proprio pensiero critico;
sull'esame dei propri valori, attitudini e orientamenti professionali;
sullo "scongelamento" di nozioni e modelli di comportamento cristallizzati.
Si tratta quindi di mettere in discussione, ripensare e reimparare.
L'utilizzo di metodi di formazione che prevedano la partecipazione attiva costituisce una
strategia di istruzione degli adulti nella quale i partecipanti, esponenti della magistratura,
vengono coinvolti sulla base delle proprie esigenze e domande, riflessioni e analisi, e
dell'interesse a portare avanti il proprio processo di sviluppo professionale.
Caratteristiche della metodologia partecipativa. Essa è:
1. centrata sul discente;
2. basata sull'esperienza;
3. e spesso aperta negli esiti.
Il luogo di lavoro è la sede in cui si prevede di osservare i risultati.
Questo tipo di architettura e concezione della formazione alimenta la fiducia negli
operatori, in quanto riconosce e mette a frutto le loro esperienze, conoscenze e
competenze. Crea opportunità indotte dall'esperienza per un apprendimento personale e
collettivo.
In tal modo i metodi partecipativi di formazione incoraggiano a:
mettere in discussione ciò che si è sempre accettato,
esaminare criticamente le proprie esperienze in tribunale e in procura, per trarne
un quadro approfondito tramite l'analisi giudiziaria.
Questo processo libera le facoltà critiche dei soggetti e permette loro di scoprire il proprio
potere latente di azione costruttiva e indipendente nell'ambito della magistratura.
Le buone pratiche sono localizzate. È importante comprendere che i metodi partecipativi di
formazione non costituiscono un semplice insieme di interventi standardizzati. Essi
funzionano invece in un determinato contesto storico e sociopolitico. Ecco perché in alcuni
paesi le buone pratiche si riferiscono a determinati metodi di formazione, mentre in altri
paesi si riferiscono ad altri metodi di formazione.
I.2. IL MODELLO DEGLI STILI DI APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI DI KOLB
Per un'applicazione efficace, è necessario comprendere a fondo i principi educativi sottesi
ai vari metodi di formazione che saranno ora illustrati. Una teoria che permette di
esaminare approfonditamente l'adeguatezza dei metodi di formazione è stata formulata da
David Kolb, il quale ha pubblicato il proprio modello degli stili di apprendimento degli adulti
28
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
nel 198416. Il messaggio essenziale di questa teoria è il seguente:
"L'apprendimento è il processo per cui la conoscenza è creata attraverso la
trasformazione dell'esperienza".
A parere di Kolb un apprendimento efficace si osserva quando una persona attraversa un
ciclo articolato in quattro fasi:
1) un'esperienza concreta seguita da 2) osservazione e riflessione su quell'esperienza in
modo da condurre a 3) la formazione di concetti astratti (analisi) e generalizzazioni
(conclusioni) che sono poi 4) utilizzate per mettere alla prova ipotesi in situazioni future,
risultanti in nuove esperienze.
Concettualizzazione
Riflessione
Esperienza
Prova
Kolb concepisce l'apprendimento come un processo integrato. Ciascuna fase si sostiene a
vicenda con quella seguente e ne attinge. È possibile entrare nel ciclo in una fase
qualsiasi e seguirlo nella sua sequenza logica, a seconda della professione. Un
apprendimento efficace si verifica però solo quando un discente è capace di eseguire tutte
le quattro fasi del modello. Quindi, nessuna fase del ciclo, presa isolatamente, può
costituire una procedura di apprendimento efficace.
I.3. PRINCIPI DELL'APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI
La teoria dell'apprendimento degli adulti offre ai formatori spunti fecondi, in quanto diversi
metodi di formazione possono favorire tipi di apprendimento differenti. Se l'architettura
della formazione è orientata alla persona in formazione, è preferibile riflettere sui metodi di
formazione da tale prospettiva.
Un orientamento minimo in materia potrebbe essere il seguente:
a. l'apprendimento dall'esperienza concreta può derivare dall'utilizzo di giochi di
ruolo, simulazioni o tribunali fittizi, esercizi esperienziali, esercizi di soluzione dei
problemi e studi di casi;
b. l'apprendimento tramite osservazione e riflessione si realizza facilmente tramite
16 Kolb, D. A. (1984) Experiential Learning, Englewood Cliffs, N.J.: Prentice Hall (1984). Cfr.
anche Kolb, D. A. e Fry, R., Towards an Applied Theory of Experiential Learning, in: Theories
of Group Process, C. Cooper (a cura di), London: John Wiley (1975).
29
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
osservazione strutturata, commenti, resoconti dopo le sessioni, discussioni
strutturate in gruppi piccoli o grandi dopo ciascuna attività interattiva;
c. l'apprendimento tramite la formazione di concetti astratti si può realizzare tramite
lezioni o presentazioni associate a un lavoro di gruppo articolato su attività di
brainstorming, snowballing (discussioni successive in gruppi sempre più
numerosi) o questioning, (domande sistematiche) dibattiti e altre forme di
interattività;
d. prove in nuove situazioni: in base alla teoria, le persone in formazione valutano
se sono state in grado di risolvere il problema, individuano le caratteristiche
principali nello studio di un caso, e così via.
Nel quadro di quest'approccio continuo ed evolutivo, ogni singola persona può trovare il
momento e le funzioni per una piena partecipazione. Ecco alcune raccomandazioni per far
corrispondere gli obiettivi dell'apprendimento alle tecniche e ai metodi di formazione
utilizzati17:
Numero OBIETTIVI DELL'APPRENDIMENTO
PROCESSI DI APPRENDIMENTO DEGLI ADULTI METODI DI FORMAZIONE
1. Conoscenza Prospettive multiple Brainstorming;
Lezione interattiva;
Studio individuale;
Lavoro di gruppo; piccoli
gruppi e coppie;
E-learning
2. Comprensione Utilizzo della conoscenza precedente per integrare la nuova conoscenza
Esercizi;
Snowballing;
Lavoro di gruppo; piccoli
gruppi e coppie;
Discussioni/dibattiti;
Questioning;
Apprendimento misto
3. Applicazione Soluzione dei problemi Studio di casi
Gioco di ruolo; tribunali fittizi;
Soluzione dei problemi
esercizi esperienziali
4. Analisi Organizzazione delle idee in nuovi contesti
Analisi di casi;
Simulazioni;
Dibattiti
5. Sintesi Riflessione critica per produrre nuove idee
Lavoro di gruppo;
Progetti individuali o di
gruppo
17 Le raccomandazioni contenute nella tabella sono state elaborate dalla prof. Otilia Pacurari,
formatrice, NIM, Bucarest.
30
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
6. Valutazione Auto-orientamento Auto-valutazione; lavoro;
Progetti di studio
indipendente
L'idea di fondo è che gli adulti apprendono nel modo migliore quando partecipano appieno
alla formazione. Ciò può sembrare ovvio, ma presenziare a un evento di formazione non
significa parteciparvi. Un progetto di formazione partecipativa comporta l'attiva
partecipazione di ciascuno. Allorché si offre una formazione agli adulti è utile ricordare i
seguenti principi:
Gli adulti hanno bisogno di sapere perché devono imparare una determinata cosa.
Cercate di conoscere il contesto in cui lavorano le persone in formazione di cui vi
occupate. Cercate di comprendere le difficoltà che incontrano nel loro lavoro
quotidiano. Collegate le nuove competenze a tali difficoltà. Se i partecipanti non
comprendono perché devono acquisire una determinata nuova competenza,
probabilmente non la utilizzeranno dopo la formazione.
Gli adulti hanno bisogno di imparare usando le proprie esperienze.
Incoraggiate ciascun partecipante a offrire le proprie esperienze nel corso della
formazione. Gli adulti hanno bisogno di constatare la rilevanza della formazione.
L'utilizzo di esperienze reali che potrebbero applicarsi a numerosi altri partecipanti
accresce la rilevanza dell'apprendimento.
Gli adulti affrontano l'apprendimento come soluzione di problemi.
Sottolineate l'importanza del mondo reale. Concentratevi sull'utilizzo del contenuto
del corso per contribuire alla soluzione di problemi reali che i partecipanti devono
affrontare.
Gli adulti imparano nel modo migliore quando l'argomento è di rilevanza immediata.
Anche questo punto si connette all'opportunità di rendere rilevante l'argomento. Se i
partecipanti, dopo l'evento di formazione, ritornano al luogo di lavoro e iniziano
immediatamente a usare la nuova competenza acquisita, probabilmente
continueranno a usarla. Se invece passa del tempo tra la conclusione del workshop
e la prima occasione di utilizzare la nuova competenza, essi forse ne avranno
dimenticato alcuni aspetti e troveranno più difficile continuare a impiegarla.
L'apprendimento degli adulti è un processo attivo di riflessione e discussione.
Concedete ai partecipanti del tempo per riflettere sui nuovi concetti e collegarli alla
loro esperienza. Il processo di discorrere e discutere sulle idee aiuta le persone a
chiarire i propri pensieri e sentimenti su un determinato argomento. Discutere le
idee in gruppo apre ciascun partecipante a nuovi modi di pensare.
31
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
II. UN'APPROFONDITA ANALISI DI UNA VARIETÀ DI
METODI DI FORMAZIONE PARTICOLARMENTE ADATTI
ALLA FORMAZIONE GIUDIZIARIA.
Come si comprende dal termine stesso, la formazione partecipativa prevede che le
persone partecipino attivamente all'evento di formazione.
Modello tradizionale di formazione Formazione partecipativa
L'architettura della formazione18 crea opportunità per scambiare esperienze, porre
domande e partecipare a fondo ad attività pratiche concepite a fini di apprendimento. Il
formatore agevola lo svolgimento degli eventi di formazione usando varie tecniche per
galvanizzare i partecipanti adulti.
Ogni formatore ha a disposizione una serie di metodi per motivare i singoli e i gruppi di
discenti nell'ambito della loro specifica cultura giudiziaria. Ciò spiega perché talvolta non
sia possibile importare le buone pratiche ed esse non siano necessariamente trasferibili. In
ogni caso, se la conoscenza e la comprensione dei metodi sono chiare, la progettazione
mentale dell'architettura della formazione può iniziare. È questo in effetti l'obiettivo
principale di questo capitolo: offrire un'ossatura a ogni pratica che abbia dimostrato di
produrre risultati positivi. In un certo senso, il capitolo può essere considerato un elenco di
controllo dei metodi di formazione.
I metodi di formazione più efficaci nell'ambito della magistratura sono i seguenti.
II.1. BRAINSTORMING
Si definisce brainstorming un metodo che può essere utilizzato allorché un gruppo di
operatori deve produrre idee su una specifica area di interesse. Il suo vantaggio principale
è che le persone in formazione sono attivamente coinvolte sin dall'inizio della sessione di
formazione. Grazie a norme che eliminano le inibizioni, i partecipanti sono in grado di
pensare liberamente e spaziare in nuove aree di pensiero.
18 Il concetto di architettura della formazione è usato dalla prof. Otilia Pacurari quando, nella
formazione, fa riferimento al modo in cui i partecipanti vengono organizzati in coppie e gruppi
per risolvere un problema specifico.
32
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Descrizione del metodo. I partecipanti sono invitati a produrre idee o soluzioni per i
problemi più ardui, ed esprimono le idee che si affacciano loro alla mente. Tutte le
idee vengono riportate su una lavagna a fogli mobili dal formatore e non sono criticate.
Solo quando tutte le risposte sono state registrate, si passa a un'analisi o a una
categorizzazione, e poi alla discussione sull'adeguatezza delle idee.
II.2. SNOWBALLING (METODO A PIRAMIDE)
Questo metodo è stato adottato come strumento per consolidare l'apprendimento o
incoraggiare la collaborazione nello sviluppo di nuove idee. Può essere impiegato per
incoraggiare la creatività, condividere l'apprendimento e galvanizzare i partecipanti. I
requisiti sono una sala di grandezza sufficiente per consentire a piccoli gruppi di lavorare
insieme e i materiali con cui fissare le proprie idee (lavagne a fogli mobili, lavagne
bianche, carta). Un buon facilitatore incoraggerà il gruppo a collaborare.
Descrizione del metodo. Lo snowballing o metodo a piramide coinvolge i partecipanti
nella seguente architettura di gruppo:
1. i partecipanti lavorano da soli;
2. poi in coppie;
3. poi in gruppi di quattro;
4. poi in gruppi di otto.
I compiti dei partecipanti potrebbero consistere nel:
rispondere a una domanda specifica;
stilare un elenco di parole chiave relative a un determinato argomento;
esprimere accordo o disaccordo rispetto a una certa idea.
Il formatore invita un rappresentante di ciascun gruppo a presentare l'esito delle
proprie discussioni agli altri gruppi, esponendo i risultati su una lavagna a fogli mobili.
I principali vantaggi di questo metodo sono i seguenti:
esso favorisce un buon livello comune nell'analisi di un problema, anche grazie
all'ascolto delle opinioni degli altri partecipanti e allo sviluppo della capacità di
sintetizzare le opinioni espresse per giungere a una visione comune;
invita i partecipanti a dar prova di creatività e immaginazione, istituendo un quadro
atto a stimolare una discussione dinamica.
Lo snowballing suddivide i grandi gruppi in gruppi più piccoli e tutte le persone in
formazione hanno l'occasione di parlare. La tecnica funziona con un pubblico compreso
fra le 4 e le 40 persone. Si organizza rapidamente, e si può applicare quasi a ogni
argomento. Le persone in formazione hanno però bisogno di istruzioni chiare. Questa
tecnica, inoltre, comporta una sessione plenaria di "feedback", ossia di commenti.
33
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
II.3. ICEBREAKER (ROMPIGHIACCIO)
Descrizione del metodo. Gli icebreaker sono brevi esercizi utilizzabili all'inizio di un
evento di formazione per consentire alle persone in formazione di conoscersi a
vicenda, prima che inizi il nucleo centrale dell'evento.
Consentono inoltre al formatore di valutare i membri del gruppo a livello
comportamentale. Alcuni icebreaker possono essere utilizzati per separare le persone
che già si conoscono e incoraggiare il gruppo a mescolarsi.
Caratteristiche. Gli icebreaker:
sfruttano il contesto personale o professionale dei partecipanti;
non sono collegati all'argomento;
sono collegati ai partecipanti.
Esempi.
Le domande frequenti puntano alla condivisione degli interessi professionali e personali,
degli hobby, eccetera.
Carta d'identità silenziosa. A ciascuna persona si consegna un foglio di carta,
con il compito di scrivere parole o tracciare disegni che la descrivano senza
parlare. Poi tutti si appuntano sul petto il foglio di carta, si mettono a girare per la
stanza e si osservano a vicenda. I fogli vengono raccolti e mescolati e i
partecipanti cercano di capire a chi appartiene ciascun foglio.
Paired Sharing (discussione comune in coppia). Si chiede ai partecipanti di
girare per la stanza e trovare una persona che non conoscono oppure quella
che, fra tutti, conoscono di meno. Quando tutti sono accoppiati, il facilitatore
annuncia l'argomento di cui i partner potranno discutere, e fissa un tempo
determinato per la discussione.
Chi è? I partecipanti annotano su un foglietto un particolare di se stessi che
credono nessuno conosca. Il leader legge i foglietti e gli altri devono indovinare
la persona cui le varie note si riferiscono. È sorprendente constatare i particolari
che alcuni rivelano su di sé.
Common Ground (terreno comune). Suddivisi in piccoli gruppi, i partecipanti
sono invitati a trovare sei aspetti che hanno in comune e a condividerli con il
gruppo allargato.
II.4 PRESENTAZIONI
Le presentazioni e il lavoro di gruppo costituiscono, insieme, due metodi di formazione per
l'istruzione giudiziaria che agevolano l'acquisizione di nuove conoscenze. Dal momento
che la partecipazione costituisce un importante fattore per il buon esito
dell'apprendimento, si raccomanda di riservare un congruo periodo di tempo alle
discussioni individuali o di gruppo immediatamente dopo le presentazioni, da un lato per
dissipare incertezze e confusioni, dall'altro per evitare che l'insegnamento assuma un
carattere meramente didattico (il cosiddetto "spoon-feeding", ossia "imboccare con il
34
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
cucchiaino").
Quando ricorrere alle presentazioni? Le presentazioni si possono impiegare in un'ampia
varietà di situazioni e per scopi molteplici:
contributo di un operatore esperto per approfondire problemi pratici;
contributo dei membri di un gruppo di esperti per avviare un'analisi comparativa
o interdisciplinare dell'argomento in discussione;
brevi presentazioni, da parte dei gruppi, su compiti assegnati, in modo da poter
individuare approcci nuovi o contrastanti a un argomento.
Lo scopo delle presentazioni non è il contenuto in sé bensì la definizione di una
piattaforma di discussione e scambio di opinioni su nuovi argomenti, per i quali è
necessario un contributo di informazioni.
I problemi principali sono i seguenti:
l'attenzione del pubblico si mantiene al massimo per 20-30 minuti;
i differenti stili di apprendimento del pubblico potrebbero incidere sul
trasferimento delle informazioni;
il rapporto con il pubblico esige un linguaggio e una gestualità appropriati;
la struttura della presentazione;
i materiali visivi, come le slide di PowerPoint, devono essere progettati secondo
standard adeguati.
Fase di preparazione: suggerimenti per il formatore
Anche se breve, la presentazione deve essere orientata al pubblico. È importante
individuare anzitutto i temi che interessano il pubblico e/o ciò che esso si attende dal
presentatore. La composizione del pubblico determinerà il carattere formale o informale
della presentazione.
Occorre elaborare una struttura chiara e logica, che deve comprendere:
1. un'introduzione, nella quale si espone al pubblico l'argomento di cui si intende
parlare; si può anche formulare una domanda cui si intende rispondere;
2. una parte centrale e principale, nella quale si amplia l'argomento, articolando la
discussione in una serie di punti minori logicamente concatenati tra loro;
3. una conclusione, il cui contenuto dipenderà dall'esatto obiettivo che ci si propone
di raggiungere. Se si tratta di una semplice descrizione, può bastare una sintesi
dei punti principali. Se invece si vuole propugnare una tesi, può essere più
opportuno ribadire la propria argomentazione principale, oppure rispondere alla
domanda che si era formulata all'inizio. La struttura va messa in rilievo in modo
che il pubblico la noti.
La scelta delle parole e dello stile del discorso garantisce il trasferimento del messaggio.
Si può dire, per esempio, "La mia prima osservazione è la seguente [...]", "In questa parte
vorrei illustrare [...]", "In conclusione [...]". Analogamente, pause tra un punto e l'altro, o
gesti come quello di mostrare un dito per indicare il primo punto, due dita per il secondo, e
così via, possono servire per porre in risalto i nessi più importanti.
35
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
È essenziale rispettare i tempi perché gli altri partecipanti possono aspettarsi un intervento
di una durata precisa - né più lungo, né più breve. In realtà, è probabilmente opportuno
preparare una presentazione lievemente più breve del tempo a disposizione, perché
all'atto pratico quasi sempre si amplia o si modifica l'intervento preparato in una certa
misura.
Fase dell'esecuzione: suggerimenti per il formatore
Occorre riflettere sulle modalità da adottare per eseguire la presentazione: quali
stratagemmi retorici intendete adottare? Quali ausili visivi potrebbero risultare utili?
Parlerete stando in piedi o seduti? Quale gestualità deve impiegare un formatore?
Considerate la velocità, il volume, la pronuncia e il tono di voce.
Adottare la velocità giusta non è importante solo per essere sicuri di rispettare i limiti di
tempo. Se parlate troppo velocemente, il pubblico non riuscirà a seguirvi; se sarete troppo
lenti, i partecipanti probabilmente si annoieranno. La velocità più adatta varia comunque in
funzione di molteplici fattori: per esempio, se si prevede che gli ascoltatori prendano
appunti; se state parlando nella loro madrelingua; e infine, in funzione della loro familiarità
con l'argomento trattato, e della complessità di quest'ultimo.
Il volume più indicato varia in funzione delle dimensioni e dell'acustica della sala destinata
all'intervento; è sempre opportuno chiedere al pubblico se riesce a sentirvi. Se non riuscite
a farvi sentire senza alzare la voce, chiedete un microfono, poiché altrimenti la vostra voce
risuonerà tesa e distorta.
Controllate il tono della voce. Chi sta effettuando una presentazione (soprattutto se legge
un testo) usa di solito un tono di voce molto più monotono (e quindi più noioso) rispetto a
quello impiegato per una conversazione normale. Per mantenere l'attenzione del pubblico
sono probabilmente necessarie un'animazione maggiore e una varietà vocale più ampia di
quelle consuete.
Elenco di controllo delle competenze necessarie a un buon presentatore
L'oratore si sentiva dal fondo della sala?
Usava costantemente il contatto visivo per coinvolgere il pubblico?
I supporti audiovisivi sono stati impiegati in modo adeguato?
Le eventuali scritte su lavagne, lavagne bianche o le immagini dei proiettori
erano visibili da ogni angolo della sala?
Il formatore ha utilizzato efficacemente le fotocopie distribuite?
Voce, sguardi, tecnologia e materiali formativi devono essere tutti preparati in anticipo; è
anzi opportuno esercitarsi prima dell'evento.
36
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Esempio
L'esercizio seguente può essere usato in un programma di "formazione dei formatori"
per diventare abili nella preparazione e nell'esecuzione di una presentazione valida,
oltre che per esercitarsi in materia.
Obiettivi:
esercitarsi nell'applicazione del modello di analisi didattica per
preparare e tenere una mini-lezione;
esercitarsi nelle capacità di presentazione, usare strumenti
didattici;
ricevere un commento strutturato sulle proprie capacità di
presentazione.
Istruzioni
per i
gruppi:
Vi chiederemo di preparare, con due o tre persone, una breve lezione
non più lunga di dieci minuti. Uno di voi esporrà la lezione ai colleghi,
ma potete anche decidere di effettuarla insieme e dividervi i compiti.
Per preparare la presentazione occorre scegliere un argomento da
affrontare. Dato il brevissimo tempo a disposizione (10 minuti), il tema
deve essere semplice, breve, ben strutturato, adatto a un'esposizione
di 10 minuti.
Si può scegliere un argomento tratto dalla propria pratica
professionale, per esempio la stesura di un verdetto scritto, la
sequenza della catena del diritto penale, eccetera.
Si può anche pensare a un argomento personale tale da
interessare i colleghi, come il proprio passatempo favorito o
la propria ricetta preferita.
In entrambi i casi è importante scegliere un argomento non troppo
complicato, che sia davvero possibile esporre chiaramente in 10 minuti.
La modalità didattica da adottare è quella della lezione.
Utilizzare almeno uno dei seguenti strumenti:
lavagna bianca;
lavagna a fogli mobili;
lavagna luminosa e lucidi;
fotocopie.
Tempo: per la preparazione avrete a disposizione 60 minuti
Commenti:
dopo aver completato la lezione riceverete commenti sulla vostra
capacità di:
37
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
corrispondere alle caratteristiche del pubblico;
strutturare la lezione;
usare gli strumenti mediatici.
II.5. ALTERNANZA DI LEZIONI E LAVORO DI GRUPPO
Le lezioni sono utili per presentare al pubblico nuove conoscenze, ma l'apprendimento si
verifica solo allorché i frequentanti partecipano attivamente al proprio processo di
apprendimento. Una tecnica che garantisce risultati è quella di alternare una lezione, con
o senza PowerPoint, al lavoro in coppie o di gruppo.
Lezioni
Descrizione del metodo. Le lezioni sono presentazioni strutturate, miranti al
trasferimento di conoscenze. Come metodo di formazione diretta, rappresentano uno
strumento prezioso ed efficace per illustrare rapidamente idee e teorie e costituiscono
il metodo di formazione più diretto. Devono essere associate a uno o più metodi di
formazione partecipativi.
Hanno il vantaggio di risultare utilissime nel contesto di gruppi numerosi e in combinazione
con altre tecniche più adatte alla formazione pratica. Per trasferire al pubblico conoscenze
specifiche l'oratore controlla l'intero processo, ma ciò non esclude un discorso persuasivo
che stimoli il coinvolgimento del pubblico.
Questo metodo può presentare anche taluni svantaggi ove non sia applicato
correttamente: per esempio la comunicazione unidirezionale, il ruolo passivo dei
partecipanti, un basso livello di assorbimento e, di conseguenza, l'assimilazione artificiale
della conoscenza. Le lezioni costituiscono il metodo di formazione più direttivo.
Lavoro di gruppo
Descrizione del metodo. Il lavoro di gruppo può essere organizzato in modo che due o
tre persone siano invitate a discutere insieme un argomento particolare per riferirne
poi al gruppo allargato. Di solito è sufficiente invitare i partecipanti a discutere
l'argomento proposto con il proprio vicino. Ai piccoli gruppi si deve assegnare un
argomento ben definito, da discutere in un tempo limitato. Il lavoro in piccoli gruppi è
efficace nelle prime fasi del corso di formazione quando i partecipanti possono avere
ancora difficoltà a comunicare con i propri pari.
Dopo la discussione, un numero selezionato di gruppi può essere invitato a formulare
commenti di fronte all'intero gruppo per condividere pareri e opinioni; se del caso, tali
38
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
pareri possono essere annotati su una lavagna a fogli mobili. Le istruzioni sono molto
importanti, poiché innescano discussioni. Se le istruzioni non sono chiare possono
generare confusione, imprecisione o disinteresse e infine annoiare.
Forse è più opportuno che le lezioni integrino un'attività di gruppo anziché il contrario.
Pertanto lo studio di un caso, una simulazione o un gioco di ruolo oppure discussioni su
diversi argomenti possono aver luogo in piccoli lavori di gruppo.
Vantaggi. Per i partecipanti le discussioni in piccoli gruppi sono proficue quando:
essi hanno la possibilità di contribuire alla discussione;
l'obiettivo della discussione è chiaro e i partecipanti sono preparati;
l'atmosfera è amichevole ed emotivamente distesa;
la leadership è valida;
l'apprendimento viene giudicato rilevante.
Si possono ricordare anche alcuni svantaggi:
i partecipanti sanno come parlare agli altri, ma non con gli altri - alcuni parlano
troppo, altri troppo poco; le persone in formazione dominano o sono dominate;
divagano dall'argomento; girano intorno al tema; si ripetono; eccetera;
è possibile che i gruppi scartino determinate idee e ne accettino altre senza
fornire motivazioni logiche;
è possibile che i gruppi finiscano per ruotare intorno ad alcune personalità
piuttosto che concentrarsi sul compito assegnato;
è possibile che ai gruppi venga assegnato un numero di compiti eccessivo
rispetto al tempo concesso;
il leader del gruppo non è sufficientemente preparato oppure fraintende la
funzione di leader e la sua autorità può diventare soffocante.
Suggerimenti per il formatore Una delle regole più importanti del lavoro di gruppo è
probabilmente quella di assegnare i posti in modo corretto. La sistemazione dei posti e
dell'attrezzatura deve avvenire in base alle esigenze della formazione che non sempre
corrispondono alle possibilità di sistemazione offerte dalla sede. La sistemazione dei posti
contribuisce a determinare i rapporti tra il formatore e le persone in formazione, nonché i
rapporti reciproci tra queste ultime.
II.6. DIBATTITO
Descrizione del metodo. Il dibattito è un metodo per presentare formalmente un
argomento in maniera disciplinata. Benché tra le caratteristiche del dibattito vi siano la
coerenza logica, la precisione fattuale e una certa dose di richiamo emotivo nei
confronti del pubblico, spesso una parte prevale sull'altra presentando il problema in
un "contesto" e/o in un quadro superiori. L'esito di un dibattito può dipendere dal
39
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
consenso oppure da alcune modalità formali per giungere a una risoluzione, piuttosto
che dai fatti oggettivi.
A differenza delle lezioni, il dibattito si serve di domande ipotetiche per chiedere ai
magistrati in formazione di trarre conclusioni tramite il proprio processo di ragionamento.
L'obiettivo è quello di stimolare pensiero e ragionamento. Dal punto di vista del formatore
non esiste una sola risposta corretta. La domanda ipotetica si limita a offrire alle persone
in formazione un meccanismo per elaborare le idee e giungere a una conclusione. Alla
fine di ogni sessione di dibattito con esito positivo, ciascun partecipante adotterà un punto
di vista sulla questione (volontariamente o secondo le istruzioni).
Esempio. I dibattiti si possono organizzare in vari modi.
I partecipanti al programma di formazione (iniziale o continua) sono invitati ad assumere il
ruolo di giudice, avvocato o pubblico ministero. Essi possono poi impegnarsi in una
sessione di dibattito su problemi particolarmente importanti, che saranno interpretati da
queste tre prospettive.
È anche possibile organizzare i dibattiti semplicemente per disciplinare le argomentazioni
e infondere nella formazione iniziale un corretto spirito di ragionamento. I partecipanti
vengono suddivisi in due gruppi che presenteranno argomentazioni favorevoli e contrarie,
contestualizzando infine un punto di vista tramite coerenza logica e precisione fattuale. Dal
punto di vista didattico il dibattito assume importanza se il formatore indirizza il processo di
ragionamento verso la contestualizzazione del concetto e la motivazione logica.
II.7. UDIENZE SIMULATE ED ESERCIZI DI GIOCHI DI RUOLO
Queste attività sono largamente utilizzate per la formazione di giudici e pubblici ministeri,
ricorrendo a una varietà di metodi per migliorare le competenze delle persone in
formazione partecipanti tramite "l'esperienza diretta" di una sentenza simulata.
Descrizione del metodo. Il gioco di ruolo prevede di assegnare un ruolo specifico a un
gruppo o sottogruppo (per esempio pubblico ministero, difesa e tribunale; oppure
funzionario di polizia, imputato, testimone e vittima). I partecipanti saranno poi invitati
a svolgere un compito (per esempio un problema fittizio) secondo prospettive diverse.
Il ricorso al gioco di ruolo e/o a fattori fittizi introduce nei corsi un elemento di
applicazione pratica. Questa tecnica di formazione dimostra la teoria oppure serve alle
persone in formazione per tradurre in pratica le nozioni apprese e trovare "prove": la
teoria funziona come previsto? Tecniche siffatte presentano molti vantaggi in quanto
questo tipo di lavoro di gruppo comporta cooperazione e formulazione collettiva delle
strategie, rappresenta situazioni realistiche e infonde vita nei concetti.
Esempio:
simulazione: il formatore sostituto
40
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
In un gruppo di formatori vengono assegnati i compiti per l'anno seguente. Purtroppo uno
dei formatori non potrà frequentare il centro di formazione per diversi mesi.
Fortunatamente si trova un nuovo collega, il quale dirigerà le sessioni in qualità di sostituto
ed è un esperto della materia ma è privo di qualsiasi esperienza di insegnamento o
formazione. Egli è disposto a tenere i corsi ma ha bisogno di consigli.
Compito:
domanda: quali consigli dareste al collega?
Modalità di formazione: gioco di ruolo con osservatori.
Segue una sessione dedicata ai commenti.
Suggerimenti per il formatore. Si devono tuttavia formulare alcune importanti osservazioni.
I formatori devono verificare di aver trattato i punti del seguente elenco di controllo:
i compiti individuali devono essere specifici;
è essenziale presentare scrupolosi resoconti dopo le sessioni;
è necessario prevedere limiti di tempo realistici;
i compiti devono essere progettati in modo tale da coinvolgere tutti i partecipanti,
anche come osservatori;
la suddivisione dei compiti deve essere equa;
il ruolo del formatore dev'essere precisato.
II.8. DIMOSTRAZIONI PRATICHE
Questo metodo è particolarmente adatto nella formazione multidisciplinare per ampliare in
maniera efficiente e sostenibile le conoscenze e le capacità dei giudici e/o pubblici
ministeri partecipanti, nelle questioni extragiuridiche o extragiudiziarie.
Descrizione del metodo. Quando viene utilizzato il metodo delle dimostrazioni nella
formazione basata sulle competenze, il formatore, svolgendo il compito, illustra le
diverse fasi delle procedure logiche, i principi che si applicano e qualsiasi altra
informazione correlata.
Sorgono problemi quando un oratore o formatore di estrazione non giuridica non si adatta
al pubblico destinatario poiché usa un proprio linguaggio tecnico senza fornire altre
spiegazioni. Al contrario, i partecipanti constateranno effetti duraturi allorché un architetto
illustri ai giudici civili le tipiche carenze tecniche di un edificio utilizzando il modello di una
casa, o uno psichiatra forense dimostri praticamente a pubblici ministeri e/o giudici penali
come svolge i test per accertare la potenziale incapacità mentale di un imputato, oppure
quando uno psicologo spieghi con esempi a giudici penali o esperti nel diritto di famiglia in
che modo valuti la credibilità di un minore chiamato a testimoniare.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
II.9. SOLUZIONE DEI PROBLEMI:
LE SETTE FASI DELL'ANALISI DEI PROBLEMI
La soluzione dei problemi può avvenire nell'ambito di un quadro pianificato oppure può
prendere la forma di un dibattito o di una reazione spontanea all'insorgere del problema
stesso.
Descrizione del metodo. Questo metodo di formazione viene utilizzato per individuare
i problemi, analizzarli e risolverli in modo appropriato. I possibili approcci alla
soluzione dei problemi variano in funzione del problema da risolvere. Il metodo può
essere applicato all'interno dei gruppi di lavoro o nel quadro di discussioni informali.
Il ricorso a un approccio organizzato in sette fasi nell'analisi di un problema o di un caso
agevolerà l'intero processo e può moltiplicare i benefici in termini di formazione.
1. Lettura meticolosa del caso. Per comprendere appieno gli eventi di un caso,
occorre una lettura attenta e meticolosa, che può essere integrata da appunti.
2. Definizione della questione centrale. Molti casi si compongono in realtà di
numerosi temi o problemi. Occorre individuare i problemi più importanti e
distinguerli da quelli secondari.
3. Aree funzionali. Dopo aver individuato quello che sembra costituire il problema di
fondo più importante, occorre esaminare i problemi connessi nelle aree
funzionali (per esempio il marketing, finanze, personale, eccetera). I problemi
relativi alle aree funzionali possono contribuire a individuare altri problemi più
radicati che rientrano fra le responsabilità dell'alta dirigenza.
4. Definire il contesto giudiziario: definire leggi e regolamenti pertinenti, eccetera.
5. Individuare le restrizioni relative al problema. Tali restrizioni possono limitare il
ventaglio delle soluzioni disponibili.
6. Individuare tutte le alternative possibili. L'elenco deve comprendere tutte le
possibili soluzioni alternative del problema/dei problemi, individuate nella fase 2.
7. Selezionare l'alternativa migliore. Valutare ciascuna alternativa alla luce delle
informazioni disponibili. Se le cinque fasi precedenti sono state seguite
scrupolosamente, a questo punto dovrebbe presentarsi una soluzione adeguata
del caso.
II.10. STUDI DI CASI
È facile confondere il metodo basato sullo studio di casi con il metodo casistico,
soprattutto per quanto riguarda l'istruzione giuridica. Il metodo casistico è stato introdotto
nell'istruzione giuridica da Christopher Columbus Langdell, decano della facoltà di
giurisprudenza di Harvard dal 1870 al 1895. Langdell concepì un sistema per
sistematizzare e semplificare l'istruzione giuridica, imperniato sulla giurisprudenza
precedente e teso ad approfondire i principi o le dottrine di sottoinsiemi del diritto. A tale
scopo Langdell pubblicò la prima raccolta di giurisprudenza, intitolata A Selection of Cases
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
on the Law of Contracts19, una serie di casi passati in giudizio che a suo avviso gettavano
luce sulla situazione corrente del diritto contrattuale. Gli studenti leggevano dapprima i
casi per poi presentarsi in classe preparati ad analizzarli nel corso di sessioni socratiche di
domande e risposte.
Descrizione del metodo. Gli studi di casi offrono ai lettori una panoramica del
problema principale, del contesto della situazione, delle persone coinvolte e degli
eventi che hanno condotto al problema o alla decisione analizzati. I casi sono usati
per illustrare una serie particolare di obiettivi di formazione, e (come nella vita reale)
raramente esistono risposte esatte al dilemma studiato. Attualmente il metodo dello
studio di casi consiste nella presentazione di un incidente o scenario specifico, con le
pertinenti informazioni contestuali, che viene analizzato dettagliatamente allo scopo di
individuare una soluzione. Ciò offre l'opportunità di comprendere e applicare principi,
regolamenti e norme a uno scenario reale o immaginario.
Gli studi di casi non forniscono di solito risposte nette. Intendono invece sollevare
domande e consentire ai partecipanti di percorrere il processo decisionale per giungere
alle proprie soluzioni preferite. Lo studio di un caso può occupare una sessione nell'ambito
di un evento di formazione, oppure può essere intrapreso con più ampio respiro ed essere
elaborato con il procedere della formazione.
Architettura dello studio di un caso. Gli studi di casi sono più efficaci se utilizzati all'interno
di piccoli gruppi, ove i partecipanti, che di solito siedono o lavorano isolatamente, o più
raramente insieme a un altro giudice, possono imparare ciascuno dalle esperienze e dagli
approcci analitici altrui, e riflettere di conseguenza sul proprio approccio. Si possono
impiegare anche in gruppi più vasti.
Argomenti cui il metodo è applicabile. Gli studi di casi possono riguardare un'ampia
gamma di argomenti: diritto sostanziale, questioni procedurali e probatorie, gestione dei
casi, gestione del comportamento, trattamento equo o una combinazione di questi temi.
Gli studi possono assumere la forma di un breve scenario ipotetico, di un problema o di un
gioco di ruolo, oppure usare materiali che normalmente costituiscono la documentazione
di un'udienza.
Suggerimenti per il formatore. Quando si propone l'utilizzo di studi di casi, è importante
che il contenuto sia concepito per realizzare obiettivi e risultati di apprendimento
chiaramente definiti. Occorre tener presente che un'atmosfera non realistica e la
mancanza di dettagli di fondo possono indurre a prendere decisioni impraticabili.
II.11. ESERCIZI ESPERIENZIALI
Questo metodo di formazione può risultare particolarmente proficuo negli eventi di
19 Langdell, C.C., A Selection of Cases on the Law of Contracts with References and
Citations...Prepared for Use as a Text-Book in Harvard Law School, Boston: Little Brown
(1870).
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
formazione incentrati su capacità e competenze metodologiche. Nella formazione in
materia di gestione e di leadership riguardante la gestione dei processi e dei cambiamenti,
per esempio, questo si è dimostrato il metodo di gran lunga più istruttivo per condurre i
partecipanti attraverso l'esperienza dello scenario di un caso reale, accompagnando cioè
un concreto processo di cambiamento in un determinato tribunale o in una determinata
procura.
Descrizione del metodo. L'apprendimento esperienziale è un apprendimento maturato
tramite la riflessione sull'agire, spesso contrapposto all'apprendimento didattico. Esso
si impernia sul processo di apprendimento di una persona che attraversa
un'esperienza assai simile a quella delle situazioni della vita reale.
Per questo tipo di approccio occorre tener conto di alcuni requisiti:
il discente deve essere disposto a farsi coinvolgere attivamente nell'esperienza;
il discente deve essere in grado di riflettere sull'esperienza;
il discente deve possedere e utilizzare competenze analitiche per
concettualizzare l'esperienza;
e il discente deve possedere competenze decisionali e di soluzione dei problemi
per utilizzare le nuove idee tratte dall'esperienza.
Questo metodo di formazione può risultare particolarmente proficuo negli eventi di
formazione incentrati su capacità e competenze metodologiche. Nella formazione in
materia di gestione e di leadership riguardante la gestione dei processi e dei cambiamenti,
per esempio, questo si è dimostrato il metodo di gran lunga più istruttivo per condurre i
partecipanti attraverso l'esperienza dello scenario di un caso reale, accompagnando cioè
un concreto processo di cambiamento in un determinato tribunale o in una determinata
procura.
II.12. COMMENTI
Quando si utilizzano determinati tipi di tecniche e metodi di formazione, in cui i partecipanti
sono attivamente coinvolti nel processo di apprendimento, i commenti sono un fattore
essenziale.
Definizione. I commenti sono un elemento cruciale dei programmi di istruzione e
formazione: aiutano i discenti a rendersi conto del proprio potenziale nelle diverse fasi
della formazione, li rendono più consapevoli dei propri punti di forza e dei settori in cui
migliorare, e servono infine a individuare le azioni da intraprendere per migliorare le
prestazioni.
I commenti possono essere informali, e aver luogo per esempio in incontri quotidiani
tra formatori e persone in formazione, tra pari o tra colleghi, oppure possono essere
formali e rientrare in una valutazione scritta.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Ogni commento deve essere:
costruttivo;
riguarda specificamente le informazioni, si concentra sui problemi e si basa su
osservazioni. Contiene sia elogi che critiche, in modo da fornire suggerimenti validi per
migliorare.
Obiettivo
si basa sui fatti, è misurabile e osservabile.
Concreto
si riferisce a un comportamento realmente esistente. Il formatore non fa riferimento
a un'astrazione. Il comportamento osservato non è questione di interpretazione.
Specifico
sottolinea punti di forza e di debolezza e offre spiegazioni o esempi specifici.
Tempestivo
deve essere formulato immediatamente oppure secondo un calendario concordato.
Il commento deve sempre costituire una comunicazione bidirezionale.
La persona in formazione è il principale soggetto interessato invitato a riferire dopo le
sessioni. Le persone in formazione devono avere la possibilità di dichiararsi soddisfatte o
insoddisfatte, di indicare gli aspetti che hanno giudicato significativi, gli ostacoli che a loro
giudizio si presentano quando sono pronte ad applicare ciò che hanno appreso, e infine le
sensazioni provate nel gioco di ruolo (tribunale fittizio). Occorre anche riservare del tempo
ai commenti dei formatori.
II.13. RESOCONTI DOPO LE SESSIONI
Qualsiasi procedura che comporti un lavoro di gruppo deve concludersi con un resoconto.
Il formatore offre ai gruppi la possibilità di riferire agli altri e poi formula un contributo
conclusivo.
Descrizione del metodo. Questo è un aspetto importante del lavoro di gruppo: i
resoconti dopo le sessioni consentono di riesaminare l'attività, di individuare i differenti
punti di vista e infine di condividere idee. È essenziale che tali resoconti riflettano le
opinioni del gruppo, anziché quella di un unico portavoce del gruppo stesso. Durante
le discussioni di gruppo si raccomanda di utilizzare una lavagna a fogli mobili.
Affinché i resoconti dopo le sessioni raggiungano l'obiettivo prefissato, occorre
intraprendere due fasi importanti:
i gruppi devono sapere in anticipo che si terrà una sessione plenaria di commento e che
ciascun gruppo deve nominare un "relatore", il quale avrà il compito di riferire le
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
conclusioni del gruppo entro un limite di tempo determinato.
Dopo tali resoconti, il formatore che dirige la sessione plenaria deve stimolare la
discussione e riflessioni critiche sulla coerenza delle opinioni espresse e sulla qualità delle
prove.
Un aspetto importante, tuttavia, è l'uso appropriato dei metodi di formazione
conformemente al profilo dei partecipanti e agli obiettivi perseguiti. Il diagramma seguente
illustra le caratteristiche principali del piano di formazione.
ESEMPIO:
QUADRO PER LA PROGETTAZIONE DI UN CORSO IN OTTO FASI
Definire gli obiettivi del corso.
Rispondere a domande quali:
"Quale dovrà essere il nuovo atteggiamento dei partecipanti alla fine del corso?"
(Atteggiamento);
"Quali dovranno essere le loro conoscenze o le loro capacità alla fine del
corso?" (Conoscenze e competenze, attitudini).
Scopi/ObiettiviCaratteristiche
dell'apprendimento per adulti
Progettazione del corsoContenuti Metodo di formazione Modalità didattica
Valutazione
Descrivere gli obiettivi in termini di comportamento (usare verbi!).
Considerare la situazione e le caratteristiche del discente:
Origini e conoscenze attuali in materia
Motivazioni che hanno indotto a frequentare il corso
Profilo del gruppo
Ubicazione
Attrezzature tecniche
Logistica
Selezionare il contenuto del corso
Assicurarsi che siano compresi gli argomenti più importanti. Trovare un punto di
equilibrio: il contenuto dev'essere abbastanza ricco da rendere il corso stimolante,
ma non tanto abbondante da imporre una trattazione troppo frettolosa degli
argomenti.
Scegliere un metodo e una tecnica per la formazione
L'utilizzo di un'ampia gamma di metodi di formazione dipende in larga misura dagli
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
obiettivi del corso e dal profilo dei discenti adulti.
Pianificare il corso secondo la seguente struttura: introduzione, nucleo centrale,
valutazione
Nella pianificazione del corso, occorre considerare i seguenti elementi.
INTRODUZIONE
Presentazione del formatore
Esigenze, obiettivi, aspettative
Tempo (pianificazione)
Reazioni alle domande dei partecipanti
Altro (aspetti logistici, telefoni, pause, eccetera)
Nucleo centrale
Presentare il contenuto del corso conformemente ai metodi di formazione scelti
Coinvolgere i partecipanti
Consentire loro di applicare le conoscenze
Controllo e valutazione del processo di apprendimento
Conclusioni
Possono risultare utili commenti, resoconti finali e sintesi
Piano di follow-up, nomine, eccetera
Selezionare e preparare letture e attività (media e attrezzature)
Per quanto riguarda il materiale di lettura pensare a una combinazione di libri di
testo, articoli e altri media.
Redigere il materiale del corso e preparare i compiti.
Preparare tutto il materiale necessario per il corso: schede, appunti, fotocopie,
abstract, compiti, risposte ai compiti, appendici, eccetera.
Prepararsi a ricevere i commenti dei partecipanti e preparare strumenti di valutazione.
È opportuno verificare se i partecipanti abbiano raggiunto gli obiettivi e quale sia la
loro impressione sul corso. Queste informazioni sono necessarie per la revisione.
Nella raccolta delle informazioni possono rivelarsi utili i seguenti indicatori:
esami o quiz;
osservare le espressioni facciali e il linguaggio del corpo dei partecipanti;
monitorare partecipazione e frequenza;
monitorare la frequenza alle discussioni extracurricolari o l'uso dell'orario di
ufficio;
monitorare lo svolgimento dei compiti;
Analizzare saggi e riviste dei discenti;
esaminare le valutazioni del corso;
chiedere direttamente ai frequentanti.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
III. FORMAZIONE SUL LUOGO DI LAVORO
III.1. IL MODERNO AMBIENTE DI LAVORO DI GIUDICI E PUBBLICI MINISTERI
Nei nostri paesi il compito del giudice o del pubblici ministeri è oggi più arduo che mai.
Non solo perché l'insieme delle norme di legge che gli organi giurisdizionali devono
applicare diviene tecnicamente sempre più complesso, e perché le relazioni sociali che si
sono radicate richiedono sempre più spesso l'intervento della giustizia, ma anche perché
nelle nostre società, democratiche e aperte, i diritti e le aspettative, molteplici e spesso
confliggenti, che chiedono riconoscimento e garanzie, la crescente influenza pubblica di
individui e gruppi sociali, l'esigenza di sicurezza e ordine sociale, le aspettative di non
discriminazione e minore disuguaglianza, di equità sociale e redistribuzione, e infine i limiti
delle risorse disponibili, possono provocare tensioni rendendo così più difficile e delicato il
compito di garantire in pratica l'equilibrio necessario.
Per tale motivo la formazione iniziale dei futuri giudici e pubblico ministero - così come la
formazione di base dei giudici e pubblici ministeri appena nominati - è, oggi più che mai,
un compito cruciale e arduo che non si può assolvere tramite la mera trasmissione di
concetti giuridici, né solo con la ripetizione meccanica di abitudini e pratiche nell'ambito
dell'apparato giudiziario. Richiede invece la capacità di comprendere l'ambiente in cui i
giudici e i pubblici ministeri operano. Competenza, condotta etica, rispetto per
l'indipendenza giudiziaria, imparzialità, riservatezza e lucida comprensione delle realtà
umane e sociali con cui il sistema giuridico interagisce: ecco tutti i requisiti di un buon
giudice o di un buon pubblico ministero.
Tutto ciò spiega il motivo per cui è preferibile che la formazione iniziale e di base di giudici
e pubblici ministeri non sia compito esclusivo delle strutture interne di quello stesso
sistema giudiziario, innescando così un processo completamente autoreferenziale. La
formazione iniziale e di base degli operatori appena nominati deve porsi, per così dire,
all'intersezione tra l'apparato giudiziario e la società "esterna".
È evidente che questa formazione, in tutti i suoi aspetti (e non soltanto in quello
strettamente giuridico che riguarda i settori del diritto internazionale ed europeo) può trarre
il massimo beneficio da confronti, scambi e cooperazione tra gli istituti di formazione dei
diversi paesi d'Europa e del resto del mondo. Le diverse culture giuridiche - e non solo i
diversi sistemi giuridici - possono e devono confrontarsi ed arricchirsi a vicenda.
In situazioni appropriate la formazione personalizzata sul luogo di lavoro può costituire un
metodo particolarmente concreto ed efficiente rispetto alle risorse per migliorare le
competenze e le capacità professionali di giudici e pubblici ministeri. Mentre il tutoraggio o
mentoring è un concetto ben noto ormai da tempo, la supervisione e l'intervisione sono
rimasti tradizionalmente, per decenni, confinate ad ambienti professionali socio-psicologici
e solo di recente sono state introdotte nella magistratura.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
III.2. TUTORAGGIO O MENTORING
Definizione. Questo metodo consiste nell'affiancare una singola persona in
formazione a un operatore esperto e didatticamente competente per apprendere i
requisiti professionali di uno specifico ambito di conoscenze, capacità e competenze
in modo estremamente concreto e in una situazione da pari a pari. Questo metodo di
formazione sul luogo di lavoro viene usato soprattutto per la formazione iniziale e di
base.
Al mentore spetta la responsabilità principale di assistere i nuovi giudici nel familiarizzarsi
con le tematiche pertinenti, tra cui i parametri del programma di mentoring giudiziario, i
dettagli del completamento di una pratica giuridica, le procedure e le politiche
occupazionali, considerazioni etiche e suggerimenti per l'integrazione nella comunità
giudiziaria. L'approccio del mentore deve adeguarsi alle diverse personalità e ai diversi stili
di apprendimento dei nuovi giudici.
Un programma di mentoring efficace promuove la fiducia dell'opinione pubblica
nell'integrità e nell'imparzialità della magistratura.
III.3. SUPERVISIONE
La supervisione è una forma specifica di consulenza professionale che assume la forma
dell'intervento sul luogo di lavoro. Riunisce tre soggetti:
il datore di lavoro;
il supervisore;
il supervisionato (o i supervisionati).
L'obiettivo è di migliorare in modo sostenibile le competenze e le capacità professionali dei
supervisionati - intere organizzazioni, gruppi o individui. Dal momento che può rivelarsi
piuttosto costosa - i supervisori solitamente sono professionisti che hanno ricevuto una
formazione specifica - la supervisione non può estendersi a tutti gli aspetti della
professione. È quindi fondamentale che i tre soggetti interessati individuino
adeguatamente e accuratamente le esigenze di formazione dei supervisionati, e poi
concludano un accordo concreto su portata, frequenza, prezzo e obiettivi dell'intervento.
Il compito del datore di lavoro solitamente si esaurisce con la conclusione dell'accordo.
Egli può partecipare successivamente alla valutazione della supervisione, ma ciò può
presentare qualche difficoltà nell'ambiente giudiziario ove, in primo luogo, la riservatezza è
una caratteristica essenziale di una valida supervisione e, in secondo luogo,
l'indipendenza giudiziaria dei supervisionati non dovrebbe mai essere messa in
discussione.
Quel è il compito del supervisore? Il supervisore accompagna i supervisionati nel
quotidiano lavoro professionale, per individuare le dinamiche del ruolo nonché le potenziali
disfunzioni tra i supervisionati, da un lato, e nei rapporti tra i supervisionati e terzi dall'altro.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Il punto di partenza è perciò una valutazione della situazione. Da parte del supervisore, un
approccio autentico, empatico e orientato alla fiducia contribuirà a rompere il ghiaccio.
Viene garantita la riservatezza e, in particolare, il supervisore non sostituirà mai i
supervisionati nei contatti con il mondo esterno (ossia al di fuori del sistema di
supervisione).
Dal punto di vista dei supervisionati, il supervisore ha l'obiettivo di aiutarli a scoprire
percorsi pratici per migliorare autonomamente le proprie capacità e competenze
professionali. Il successo viene verificato costantemente all'interno del sistema di
supervisione. Nel lungo periodo, l'obiettivo è quello di indurre cambiamenti
comportamentali duraturi nei supervisionati accrescendone così l'autonomia dal
supervisore.
Metodi tipici di supervisione sono la riflessione analitica, l'interattività orientata a temi
specifici tramite giochi di ruolo o strumenti analoghi, analisi video, compiti domestici,
eccetera.
Forme tipiche di supervisione nel contesto giudiziario sono le seguenti:
la supervisione di gruppo o di squadra: un certo numero di supervisionati,
provenienti da varie organizzazioni distinte (per esempio polizia, procura e tribunale
penale) oppure da diverse unità (nell'ambito del tribunale o della procura) o ancora
da una stessa unità (nell'ambito del tribunale o della procura), riflette sulle
esperienze e i problemi del proprio comune ambiente professionale.
In questo caso l'obiettivo è molto spesso quello di realizzare miglioramenti duraturi
nei processi di gestione dei cambiamenti e nella gestione della qualità
organizzativa.
La supervisione dei casi: questo metodo di formazione si dimostra particolarmente
utile sul luogo di lavoro allorché un caso specifico o una situazione insolita pongono
problemi eccezionali che impegnano un gran numero di addetti di un tribunale o di
una procura (giudici, pubblici ministeri e personale) per un certo periodo di tempo.
L'obiettivo è quello di aprire percorsi verso un'efficiente gestione della qualità nel
particolare contesto del caso, che potrebbe poi servire come modello per casi futuri
comparabili.
Supervisione individuale: questa specifica forma di supervisione faccia a faccia è
utile soprattutto quando l'obiettivo è quello di rimettere in pista un giudice o pubblici
ministeri in difficoltà (quali che siano le ragioni di tali difficoltà), inducendolo a
riscoprire competenze e capacità da lungo tempo sepolte sotto la routine
quotidiana. In queste situazioni la supervisione viene spesso definita "coaching",
ma poiché questo termine enigmatico non ha un significato scientifico chiaro e
uniforme, è preferibile usare il concetto di supervisione individuale.
Un vantaggio significativo di questa forma specifica di supervisione è il grado
particolarmente elevato di riservatezza. Un giudice o pubblico ministero può
scoprire il proprio animo più facilmente in un confronto individuale che nell'ambito di
un gruppo.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
III.4. INTERVISIONE (SUPERVISIONE TRA PARI)
L'intervisione, denominata anche supervisione tra pari, è essenzialmente una forma di
supervisione di gruppo senza supervisore. I "supervisionati" si supervisionano a vicenda.
Per questa forma di guida professionale sul luogo di lavoro l'accordo con il datore di lavoro
non costituisce un prerequisito; l'intervisione è quindi assai più informale e anche meno
costosa delle forme di supervisione descritte in precedenza. Un vantaggio tangibile per le
persone in formazione è il contesto particolarmente riservato. Il gruppo di intervisione è
strettamente limitato ai pari.
Un altro vantaggio dell'intervisione - almeno in un contesto giudiziario - è il carattere
assolutamente volontario della consulenza. Mentre nel settore privato esistono situazioni
in cui l'intervisione viene semplicemente richiesta dal datore di lavoro, il presidente di un
tribunale o un procuratore generale possono tutt'al più incoraggiare l'intervisione
illustrandone gli effetti benefici.
In pratica, forme di intervisione si registrano soprattutto fra i giudici o i pubblici ministeri più
giovani e appena nominati. Ove ciò sia applicabile, forme di intervisione fanno anche parte
dei meccanismi di valutazione tra pari usati per le relazioni sulle prestazioni. L'esperienza
dimostra però che anche giudici o pubblici ministeri esperti possono trarre ampio
vantaggio dalla supervisione tra pari. Osservare, per esempio, il modo in cui un collega
esperto conduce un'udienza potrebbe contribuire a eliminare le radicate idiosincrasie
personali di cui il giudice osservatore non era consapevole.
IV. USO DELLA TECNOLOGIA MODERNA
L'uso della tecnologia moderna dev'essere soggetto a un meticoloso processo
decisionale. L'adeguatezza dei metodi di e-learning dev'essere determinata tenendo conto
del profilo delle persone in formazione, degli obiettivi della formazione e del contenuto
stesso.
Vantaggi. La tecnologia moderna è uno strumento importante che è opportuno sfruttare
fino in fondo. Conoscenza, comprensione della conoscenza e applicazioni possono essere
proficuamente trasferite tramite metodi di e-learning. Un approccio diretto sarebbe
certamente efficace per lo sviluppo delle competenze e del comportamento, ma per il
trasferimento di nuove conoscenze è più efficiente, in rapporto ai costi, adottare moduli di
e-learning.
Svantaggi. Bisogna però notare che il potenziale didattico dell'e-learning in un contesto
giudiziario è limitato anche quando sia confinato al trasferimento di nuove conoscenze. Le
informazioni basate sul web possono fornire soprattutto notizie di base su un argomento
determinato. Tuttavia, per comprendere complessi concetti giuridici e la giurisprudenza
degli organi giurisdizionali di grado superiore su tali concetti, occorre un'interazione tra i
soggetti pertinenti. Non si deve dimenticare che l'e-learning, se viene effettuato in maniera
adeguata, è alquanto costoso. È necessario predisporre strumenti didattici e bisogna
anche organizzare un follow-up successivo alla fase di e-learning. Le conoscenze
trasferite saranno accurate solo se si provvederà, a livello istituzionale, ad aggiornare
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
periodicamente il contenuto degli strumenti basati sul web e la metodologia utilizzata.
IV.1. FORMAZIONE BASATA SULLA TECNOLOGIA E APPRENDIMENTO
MISTO
La formazione basata sulla tecnologia è emersa come alternativa alla formazione guidata
da un istruttore. Il vantaggio più rilevante offerto da questo approccio all'apprendimento è il
numero di persone che è possibile istruire. L'e-learning è anche più efficiente dal punto di
vista dei costi, poiché consente ai giudici di conciliare i propri compiti con il processo di
formazione continua.
Attualmente i benefici dell'e-learning sono assodati se si tiene presente l'aspetto delle
risorse. Resta il fatto che un approccio pratico alla formazione deve prevedere ben più che
interventi online nell'apprendimento a distanza.
Per tale motivo l'apprendimento misto costituisce una preziosa risorsa per la formazione.
Esistono molte definizioni di apprendimento misto, ma non una singola definizione
accettata universalmente. Una delle definizioni comuni di apprendimento misto fa
riferimento alle opportunità strutturate di apprendimento, che si avvalgono di più metodi di
formazione o apprendimento, in classe o fuori dalla classe. Questa definizione comprende:
diversi metodi per agevolare l'apprendimento (lezioni, discussioni, pratica guidata,
letture, giochi, studi di casi, simulazioni);
diversi metodi di svolgimento (dal vivo in classe oppure tramite computer);
diversi orari (sincroni o asincroni);
diversi livelli di guida (individuale, condotta da istruttori o esperti, oppure
apprendimento di gruppo o sociale).
L'apprendimento misto offre il potenziale per creare una formazione efficace, far
risparmiare tempo e denaro agli istituti di formazione, e rendere la formazione più invitante
e conveniente per i discenti; fornisce infine agli operatori didattici l'occasione di innovare. I
sostenitori dell'apprendimento misto ritengono che l'opportunità di raccogliere dati e
personalizzare l'istruzione e la valutazione siano i due principali vantaggi di
quest'approccio.
Non si deve però dimenticare che l'apprendimento misto dipende fortemente dalle risorse
tecniche tramite le quali viene effettuata l'esperienza di apprendimento misto. Per incidere
in maniera significativa sull'esperienza di apprendimento tali strumenti devono essere
affidabili, di facile utilizzo e aggiornati per l'impiego su Internet.
Rispetto alla magistratura i principali vantaggi di questa combinazione di metodi di
formazione sono i seguenti:
i facilitatori dei corsi di apprendimento a distanza possono far sì che i
partecipanti ricevano il medesimo livello di conoscenze giudiziarie, così da
essere più attivi nelle applicazioni pratiche e nello scambio di esperienze in
occasione degli incontri diretti;
i materiali e l'ambiente di apprendimento digitale rimangono accessibili per una
consultazione di lungo periodo;
il corso può svolgersi autonomamente per adattarsi agli orari individuali.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
IV.2. METODO DEL CASO STUDIATO DAL VIVO
L'uso di podcast e videoconferenze online può garantire a sua volta un'ampia diffusione
delle informazioni, se è disponibile l'attrezzatura tecnica adatta. Giudici e pubblici ministeri
di tutto il paese possono collegarsi e ottenere chiarimenti su problemi di estremo
interesse. Le videoconferenze riuniscono la comunità professionale. A parte questo
aspetto, tali metodi di formazione offrono anche altre possibilità: un formatore, operatore,
giudice o pubblico ministero può collegarsi da un istituto di formazione con un tribunale nel
corso di un'udienza. Si tratta del cosiddetto metodo del caso studiato dal vivo.
V. PROGETTAZIONE MODERNA DELLA FORMAZIONE
INIZIALE
Lezioni, lavoro di gruppo, seminari, processi simulati o fittizi, analisi della giurisprudenza,
interviste, e-learning, corsi, tirocini pratici con tutoraggio o mentoring diretto, eccetera,
costituiscono la metodologia più largamente usata nei programmi di formazione iniziale e
di base.
V.1. APPRENDIMENTO IN GRUPPI
Di norma, i principi esposti in questo capitolo in merito alla moderna progettazione
dell'apprendimento in gruppi si applicano anche all'apprendimento di gruppo nella
formazione iniziale. La forma assunta dall'apprendimento di gruppo nella formazione
iniziale mostra però alcune caratteristiche specifiche rispetto all'apprendimento di gruppo
nella formazione continua durante il servizio.
Dal momento che uno degli obiettivi principali della formazione iniziale è quello di
consentire alle persone in formazione di familiarizzarsi con la gestione dei fascicoli dei
casi, nella formazione iniziale l'apprendimento di gruppo dev'essere completamente
orientato alla pratica e di natura interattiva.
Suggerimenti per i formatori. In questo caso, quindi, i giochi di ruolo, i processi simulati e
gli studi di casi basati su casi "reali" si dimostrano strumenti di formazione particolarmente
adatti.
Inoltre può essere assai utile invitare le persone in formazione a preparare brevi
presentazioni destinate ai loro pari e riguardanti specialmente argomenti procedurali
selezionati. In uno scenario ideale, l'adeguata selezione degli argomenti avrà per
conseguenza l'attivo coinvolgimento nel processo di ciascun membro del gruppo di
apprendimento.
Dimensioni dei gruppi. Da questi rilievi emerge chiaramente che l'apprendimento di gruppo
nella formazione iniziale può risultare veramente efficace solo se il gruppo è di dimensioni
ridotte, ossia è composto al massimo da 20 persone in formazione. È preferibile che i
gruppi siano composti da 12-18 persone.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
V.2. TUTORAGGIO / MENTORING
Un futuro giudice o pubblico ministero che affronta il programma di formazione iniziale, al
pari del giudice o pubblico ministero appena nominato che si trova nella fase della
formazione di base, sarà particolarmente incline ad adottare le migliori pratiche degli
operatori più esperti, assorbendone valori e competenze che non potrebbe altrimenti
apprendere dalla letteratura.
Il tutoraggio o mentoring individuale da pari a pari è dunque un metodo estremamente
adatto alla formazione iniziale e di base. Tuttavia, se si desidera che questi tirocini
individuali abbiano esito positivo sia per il formatore pratico che per la persona in
formazione, occorre rispettare una serie di regole.
Non tutti gli operatori esperti sono anche tutor o mentori validi. È opportuno selezionare
solo quei giudici e pubblici ministeri che traggono un beneficio personale dall'intenso
contatto professionale con un collega giovane e necessariamente inesperto. Inoltre, il tutor
o mentore deve possedere le competenze didattiche per motivare e incoraggiare la
persona in formazione, ossia per far sì che questa lavori attivamente sui fascicoli senza
temere commenti personali negativi e demoralizzanti qualora si verifichino errori, come del
resto è inevitabile.
È ovvio poi che un giudice o pubblico ministero il quale già abbia difficoltà a tenere il passo
del proprio "normale" carico di lavoro non è adatto al ruolo di tutor o mentore. Guidare la
persona in formazione, nell'arco di parecchie settimane o addirittura parecchi mesi,
attraverso l'intricata selva delle norme procedurali e delle questioni di amministrazione
giudiziaria, è un compito che richiede sicuramente un notevole impegno in termini di
tempo e riflessione. La retribuzione per il tutoraggio o il mentoring non dovrebbe mai
costituire il principale incentivo a offrire questo tipo di formazione sul luogo di lavoro.
Infine, nella formazione iniziale e di base un buon tutor o mentore deve possedere valide
capacità e competenze per valutare obiettivamente le prestazioni della persona in
formazione con una relazione scritta al termine del tirocinio, poiché tali relazioni
costituiranno - se del caso - un elemento importante della valutazione complessiva delle
prestazioni del futuro giudice o pubblico ministero. Di conseguenza, la decisione definitiva
su una nomina a tempo indeterminato può dipendere, tra gli altri fattori, da un'adeguata
valutazione da parte dei tutor o mentori in sede di tirocinio (cfr. più avanti, al punto III, per
un esame approfondito dell'adeguata valutazione delle prestazioni durante la formazione
iniziale).
V.3. E-LEARNING E APPRENDIMENTO MISTO
L'esperienza maturata nel seminario REFG "Formazione dei formatori" dimostra che un e-
learning ben strutturato può costituire un utile strumento metodologico nella formazione
iniziale e recare quindi un autentico valore aggiunto. La formazione basata sul web, però,
non può e non deve mai sostituire l'apprendimento residenziale di gruppo e le costellazioni
tra pari nella formazione iniziale (o di base). Tuttavia, validi moduli introduttivi di e-learning
possono migliorare l'omogeneità di un gruppo di persone in formazione, prima dell'inizio
della vera e propria formazione di gruppo. In realtà, quindi, siamo di fronte a un concetto di
54
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
apprendimento misto, dato l'incrocio di apprendimento basato sul web e apprendimento
residenziale.
In pratica, le informazioni di base sulle norme procedurali sulla corretta gestione di un
fascicolo e sulle norme di condotta si possono comunicare efficacemente tramite strumenti
di e-learning, se il programma sfrutta adeguatamente i vantaggi dei moderni sistemi
tecnologici di gestione dei contenuti. Il quadro può essere completato da prove ed esercizi
(scelta multipla; track & drop; cloze) con meccanismi di autovalutazione. Se si ritiene che
ciò sia utile, certificati che attestino il positivo compimento di una fase del programma di
e-learning possono diventare un requisito perché la persona in formazione continui l'intero
curriculum di formazione.
V.4. TIROCINI ESTERNI PER SCOPRIRE IL RESTO DEL MONDO E I SUOI LEGAMI CON LA MAGISTRATURA
È ugualmente importante che un giudice o un pubblico ministero vengano a conoscere
l'organizzazione, l'ambiente giudiziario e il metodo di lavoro di altri operatori che
collaborano con le autorità giudiziarie. Sarebbe utilissimo che tutti i paesi europei
prevedessero periodi di formazione obbligatoria presso istituzioni esterne20.
La REFG ha adottato un'importante iniziativa per promuovere e favorire questo genere di
tirocini esterni nei paesi esteri tramite il suo programma AIAKOS per giovani giudici e
giovani pubblici ministeri. Nel 2013, per la prima volta (durante la fase pilota), un gran
numero di giudici e pubblici ministeri in formazione, nonché di giudici e pubblici ministeri
appena nominati, provenienti dagli Stati membri dell'UE, ha partecipato a scambi di gruppi
tesi a illustrare il sistema giudiziario di un altro paese. Una particolare caratteristica
metodologica consiste nel fatto che ogni partecipante al programma AIAKOS è obbligato a
partecipare a due sessioni di una settimana, una come padrone di casa nel proprio paese
e una all'estero.
20 In tale quadro potrebbero ad esempio rientrare il tirocinio esterno di un futuro giudice presso una
procura e viceversa. I tirocini esterni presso altri operatori del diritto (avvocati liberi
professionisti; notai; dipartimenti legali di imprese private; amministrazioni pubbliche o
governo) possono contribuire a completare il quadro. Un'esperienza attuata in alcuni paesi - il
tirocinio esterno negli istituti di pena - potrebbe essere proposta non solo ai giovani in
formazione ma anche all'intera magistratura. Si vuole così far conoscere l'ambiente carcerario,
invitando le persone in formazione a seguire il percorso dei detenuti dal momento in cui entrano
per la prima volta nel penitenziario alla loro reintegrazione nella società. Lo scopo è quello di
comprendere il ruolo dei diversi operatori nella fase esecutiva, ossia quella successiva alla
sentenza (rientrano in questo quadro il direttore dell'istituto di formazione, l'amministrazione
penitenziaria, gli educatori e il tribunale di sorveglianza). In questo modo inoltre i giovani
giudici e pubblici ministeri ricevono informazioni importanti per valutare l'impatto delle loro
decisioni future. Tutti i giovani giudici e pubblici ministeri europei devono essere consapevoli
dell'importanza della detenzione ai fini del reinserimento, conformemente alla giurisprudenza
della Corte europea di Strasburgo.
55
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
CONCLUSIONI
In conclusione, i formatori nell'ambito della magistratura devono possedere la completa
capacità di usare uno qualsiasi dei metodi di formazione presentati, e soprattutto devono
essere in grado di gestire in modo professionale l'architettura dei propri programmi di
formazione. Benché non esista un'unica formula che garantisca un sicuro successo,
l'istruzione e la formazione offrono molti ingredienti che possono combinarsi. Tuttavia, se
si vuole che la progettazione del corso di formazione risulti pratica e utile, ciascuna unità
del contenuto deve contribuire a soddisfare le esigenze dei partecipanti e ogni
combinazione di metodi deve corrispondere al profilo e alle dinamiche del gruppo. La
multimodalità21 è una strategia di formazione caldamente raccomandata. La combinazione
di vari metodi di formazione è un aspetto essenziale della progettazione della formazione.
Esempio:
brainstorming;
una breve lezione;
lavoro di gruppo per la soluzione di problemi;
commenti;
e una lezione per sintetizzare i risultati oppure resoconti finali dei partecipanti.
Questa sequenza è uno dei modi possibili per coordinare i metodi se il contenuto e le
dimensioni del gruppo lo consentono.
Il vantaggio di una tale strategia di formazione è che i giudici e i pubblici ministeri hanno la
possibilità di scambiare esperienze e offrire contributi in merito alle proprie competenze
professionali, e hanno anche il tempo di ottenere informazioni dal formatore esperto in
merito a nuovi fattori o aspetti dell'area studiata. Per dare luogo alla formazione occorre
trovare un punto di equilibrio.
21 Essenzialmente, la multimodalità è una teoria della comunicazione e della semiotica sociale. La
multimodalità descrive le pratiche di comunicazione in termini di risorse o modi testuali, aurali,
linguistici, spaziali e visivi usati per comporre messaggi. La prof. Otilia Pacurari utilizza questo
concetto nelle sue sessioni di formazione REFG per definire una strategia di formazione che
riunisce vari metodi in un'appropriata architettura di formazione per dare luogo
all'apprendimento individuale e di gruppo.
56
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Capitolo 4:
ORGANIZZAZIONE DI UN EVENTO DI
FORMAZIONE
"La cosa essenziale è non dare la priorità a ciò che sta nel programma,
ma mettere in programma le proprie priorità".
Stephen Covey
Questo capitolo è destinato agli organizzatori della formazione presso istituti,
organizzazioni e scuole di formazione. Amministratori, direttori dei corsi o formatori
potrebbero essere coinvolti in questa funzione.
Le domande cui questo capitolo cerca di rispondere sono quindi le seguenti:
quali sono i problemi specifici legati alla fase di preparazione di un evento di
formazione; per esempio:
o come selezionare e preparare i formatori?
o Come preparare i materiali formativi?
o Quando e come presentarsi al pubblico?
Quali sono le sfide poste dalla fase di attuazione di un evento di formazione?
Come affrontare le attività successive all'evento di formazione?
Come già esposto nell'introduzione al capitolo 3, i vari metodi di formazione esposti
dettagliatamente in quel capitolo possono risultare pienamente efficaci in determinati
scenari di formazione solo se:
la metodologia è applicata impiegando formatori adatti;
la metodologia soddisfa il modello di formazione scelto (conferenza, convegno,
seminario, workshop, webinar, eccetera) e vi corrisponde;
il contenuto della formazione è pratico (argomenti attinenti al diritto, etica, giudici e
pubblici ministeri nella società, capacità e competenze metodologiche e
comportamentali, eccetera);
e si tiene conto di aspettative e capacità del gruppo destinatario.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Il colore rosso nel grafico seguente indica gli aspetti analizzati in questo capitolo.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
FASI CHE GLI ORGANIZZATORI DELLA FORMAZIONE DEVONO SEGUIRE.
I compiti essenziali dell'organizzatore di un evento di formazione sono i seguenti:
definire adeguatamente gli obiettivi del corso conformemente al gruppo
destinatario;
scegliere una ubicazione adatta;
decidere la durata più opportuna del modello di formazione;
determinare poi la varietà di metodi appropriata per la situazione specifica. Nel
diagramma organizzativo questo processo è definito "messa a punto del corso".
I compiti dell'organizzatore della formazione non si esauriscono però qui. Si devono
prevedere numerose altre fasi.
Prima fase: l'organizzatore, che può essere un amministratore, il direttore di un corso o un
formatore, deve adottare decisioni comuni riguardanti:
la selezione;
la preparazione;
la divulgazione dei materiali del corso di formazione;
la scelta dei partecipanti adatti;
la scelta di un numero adatto al modello di formazione selezionato.
Al momento di organizzare un evento di formazione si possono prevedere almeno due
situazioni:
a. Se gli obiettivi sono fissati dai rappresentanti dell'istituto/organizzazione/scuola di
formazione, i formatori devono familiarizzarsi in anticipo con gli obiettivi concreti del
corso, con la metodologia e - se del caso - con i materiali.
Esempio: vi sono situazioni in cui è vantaggioso coinvolgere nella pianificazione
l'organizzatore della formazione, il formatore, gli esperti giudiziari, l'esperto di
metodi formativi, eccetera. L'esempio seguente illustra le quattro fasi di
pianificazione raccomandate per l'elaborazione di un programma di formazione
continua.
PRIMA FASE: formazione del gruppo di elaborazione
Il gruppo deve comprendere esperti giudiziari, formatori, un esperto di metodi
formativi e un coordinatore (organizzazione).
SECONDA FASE: lavoro collettivo per l'elaborazione del programma del corso
Temi di discussione:
contesto del corso;
obiettivo generale;
collegamenti con altri corsi;
gruppo destinatario specifico;
requisiti fondamentali dei partecipanti;
selezione del contenuto;
obiettivi specifici (conoscenze, competenze, atteggiamenti/valori);
definizione del programma;
investimento (tempo da destinare allo studio).
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
TERZA FASE: lavoro collettivo per l'elaborazione del materiale del corso
materiali per la formazione;
compiti (risposte corrette);
materiali di e-learning (se compresi);
moduli per i commenti, schede per le osservazioni;
moduli di valutazione.
QUARTA FASE: elaborazione del materiale per il corso
istruzioni per i formatori;
istruzioni per i partecipanti;
informazioni sul corso.
b. Se sono i formatori stessi a fissare per il corso specifici obiettivi, metodi e materiali
formativi, essi devono informare l'amministrazione e sottoporre tutti i materiali
formativi preparati per la messa a punto.
Esempio: quando il formatore è l'unico incaricato della preparazione di una sessione
di formazione, si devono seguire le seguenti fasi:
definizione dello scopo della sessione di formazione;
precisazione degli obiettivi specifici;
selezione del contenuto della formazione (gli elementi più importanti e quelli
che è possibile insegnare o sui quali è possibile impartire la formazione nel
tempo disponibile);
decisione sull'articolazione del contenuto conformemente al livello e alle
caratteristiche delle persone in formazione;
scelta dei metodi di formazione più adatti: quale modalità corrisponda meglio
agli obiettivi, quale garantisca l'apprendimento migliore per le persone,
eccetera;
elaborazione dei materiali formativi adatti;
riflessione sull'introduzione, il nucleo centrale e la valutazione della sessione
di formazione.
Seconda fase: la successiva fase importante è l'effettiva attuazione dell'evento di
formazione e la gestione dei problemi che si presentano "in tempo reale". Secondo i
principi dell'apprendimento degli adulti esposti nel capitolo 3, l'ambiente di apprendimento
deve essere:
amichevole;
gradevole;
positivo.
Queste caratteristiche sono importanti se si desidera che i frequentanti si sentano a loro
agio. In questo aspetto rientrano il tipo di sistemazione offerto nonché qualsiasi attività
culturale extracurricolare. È essenziale disporre di infrastrutture (tecniche) adeguate che
consentano il pieno funzionamento di tutti i metodi scelti. Inoltre l'organizzatore della
formazione (l'istituto ospitante) deve fornire una documentazione adeguata per l'evento di
formazione, e - in determinati casi - moderare i contatti del gruppo in formazione con il
"mondo esterno", per esempio con i media, eccetera.
60
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Terza fase: il problema organizzativo più importante nell'immediato e nel lungo periodo,
dopo un evento di formazione, è la valutazione.
È necessario valutare in maniera strutturata punti di forza e punti deboli del corso. Le
informazioni raccolte per mezzo di schede di valutazione sono poi centralizzate e
interpretate. Il capitolo 5 è dedicato interamente a questi problemi, poiché in assenza di
un'adeguata metodologia di valutazione i miglioramenti non sono possibili.
Una volta esaurita l'effettiva componente di formazione, l'organizzatore della formazione
deve avviare immediatamente una sessione di commenti con tutti i soggetti interessati per
evitare errori in futuro.
Quarta fase: il follow-up di un evento di formazione pone a sua volta alcuni problemi,
relativi alla pubblicazione dei risultati adatti (materiali formativi) scaturiti dal corso di
formazione, nonché, se del caso, al miglioramento e alla promozione delle reti di
partecipanti.
La seguente descrizione approfondita delle buone pratiche inerenti allo svolgimento di tutti
i compiti appena descritti, nell'organizzazione di un singolo evento di formazione, segue
un ordine cronologico che sarà ulteriormente analizzato da diverse prospettive:
la fase di preparazione di un evento di formazione;
la concreta attuazione dell'evento di formazione;
il seguito, nell'immediato e nel lungo periodo, dell'evento di formazione.
LA PREPARAZIONE DI UN EVENTO DI FORMAZIONE
I.1. SELEZIONE E PREPARAZIONE DEI FORMATORI22
Messa a punto: le approfondite spiegazioni offerte nel capitolo 3 sui metodi di formazione
più adatti alla formazione giudiziaria hanno anche citato, ove ciò fosse opportuno, i
contenuti della formazione più adeguati per utilizzare con successo un determinato
metodo. Alcuni metodi sono particolarmente efficaci per l'insegnamento di argomenti
attinenti al diritto, mentre altri metodi servono anzitutto a migliorare capacità e competenze
sociali, metodologiche o psicologiche dei partecipanti. Uno specifico strumento di
formazione può essersi dimostrato particolarmente positivo con i giovani giudici o pubblici
ministeri (in formazione o appena nominati), mentre un altro metodo può richiedere il
coinvolgimento attivo di giudici o di pubblici ministeri più esperti.
Una volta completata la messa a punto concettuale di un evento di formazione, la fase
successiva, ardua e cruciale, è quella di reperire i migliori formatori possibili in modo che
l'evento sia coronato dal successo. L'organizzatore della formazione cercherà ovviamente
di assicurarsi formatori, oratori e conferenzieri che diano le migliori garanzie dal punto di
vista didattico, cioè formatori che non solo conoscano approfonditamente il soggetto del
corso e siano esperti dei moderni requisiti dell'apprendimento degli adulti, ma cerchino
22 Quest'aspetto dipende dal modello di formazione. Possono partecipare anche oratori o
conferenzieri.
61
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
anche di raggiungere il più elevato grado possibile di interattività e varietà di metodi.
TROVARE IL FORMATORE: idealmente, l'organizzatore della formazione già conosce,
magari per esperienza diretta, uno specifico formatore che ha portato a termine con
successo un evento di formazione analogo. In questo caso un'adeguata valutazione di
precedenti eventi di formazione può risultare preziosa. Altrimenti è indispensabile una
meticolosa valutazione preliminare delle conoscenze e della competenza del formatore,
basata su standard obiettivi. Tale valutazione può comprendere la consultazione di
banche dati relative ai formatori, oppure l'utilizzo di contatti personali nell'ambito di reti di
organizzatori di formazione. Un processo di selezione guidato da opportuni criteri può
costituire anch'esso una procedura efficace se parecchi formatori sono in concorrenza per
una determinata materia.
LA REALTÀ DIMOSTRA: la realtà dimostra che, nonostante le migliori intenzioni, il
processo di selezione può comunque dimostrarsi casuale e basato sul principio della
"prova ed errore". In effetti non c'è garanzia che l'esperto pratico di un certo settore sia
anche un comunicatore e presentatore efficace dal punto di vista didattico. Ogni
organizzatore della formazione può citare situazioni in cui un formatore si è rivelato un
"mezzobusto immobile", assolutamente privo di interazioni con le persone in formazione e
quindi necessariamente incapace di adattarsi alla loro prospettiva, per cui tali persone
finivano per formare solo una sorta di "folla silenziosa".
PER SCONGIURARE QUESTO PERICOLO: per evitare, o almeno ridurre al minimo tali
errori, gli organizzatori della formazione giudiziaria devono:
progettare un'adeguata procedura di selezione sulla base di criteri specifici;
progettare e svolgere un corso di formazione dei formatori;
fissare incontri preparatori tra l'organizzatore, l'eventuale direttore del corso, il
formatore, eccetera.
IL COMPITO DELL'ORGANIZZATORE è quello di preparare adeguatamente formatori,
conferenzieri e facilitatori offrendo una guida metodologica. In uno scenario ideale
l'incontro preparatorio tra l'organizzatore della formazione, il direttore della sessione e il
formatore o i formatori avviene prima dell'evento. Serve a chiarire la struttura del
contenuto e la metodologia della formazione, nonché a determinare gli obiettivi generali
dell'intero evento di formazione. In tale quadro i formatori devono poi fissare gli obiettivi
della formazione per le loro sessioni specifiche. Se allo svolgimento di tale incontro si
frappongono ostacoli sistemici, ciascun formatore dovrebbe comunque essere invitato per
iscritto a fissare specifici obiettivi di formazione rispondendo a domande come le seguenti:
quali competenze dovrebbero risultare migliorate alla fine della sessione di formazione e in
che misura?
Come viene assicurato il trasferimento sul luogo di lavoro delle competenze appena
apprese? Eccetera.
La frequente tendenza a sovraccaricare di contenuti una singola sessione di formazione si
può contrastare se l'organizzatore della formazione fa rilevare l'importanza di concedere
pause sufficienti. Se tutti i soggetti interessati sono consapevoli dei risultati attesi
dall'apprendimento, è facile fissare gli obiettivi e selezionare i metodi.
62
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
I.1.1. STUDIO DI UN CASO
Generalmente, la persona che ha pianificato la sessione di formazione, gli obiettivi
specifici, il contenuto, i metodi adeguati e ha svolto la messa a punto con i rappresentanti
dell'istituto/scuola/organizzazione è il FORMATORE. Questo è lo scenario ideale. Tuttavia,
se questi fa parte di un istituto di formazione giudiziaria ed è quindi incaricato di pianificare
i dettagli di un gran numero di eventi di formazione, non sarà affatto presente durante lo
svolgimento dell'evento specifico.
CHE FARE ALLORA?
È compito dell'organizzatore della formazione selezionare uno o più rappresentanti della
sessione (direttori di corsi, membri del personale amministrativo, eccetera) che
fungeranno da collegamento tra il gruppo dei partecipanti da un lato, e i formatori,
l'organizzatore della formazione o l'istituto ospitante dall'altro. Non si tratta quindi di un
ruolo meramente "cerimoniale". Al contrario: oltre a presentare il formatore, a condurre le
discussioni e a far rispettare il calendario, questo rappresentante dovrà mettere a loro agio
nella struttura della formazione tutti i soggetti interessati che abbiamo citato - e in
particolare i formatori e le persone in formazione; egli costituirà inoltre il primo punto di
contatto per tutti, qualora si debbano affrontare problemi organizzativi o difficoltà
impreviste.
I.1.2. Il profilo di un organizzatore della formazione
L'organizzatore può essere il direttore di una sessione oppure un rappresentante della
scuola e svolge un ruolo importante nell'attuazione del processo di formazione. Egli quindi
deve:
essere un buon comunicatore;
avere un atteggiamento positivo;
avere esperienza/competenza;
essere un buon facilitatore;
conoscere gli strumenti di valutazione e la loro applicazione.
Idealmente, il direttore di sessione/rappresentante della scuola è un esperto o almeno un
conoscitore degli argomenti trattati nell'evento di formazione.
Rilievi fondamentali. Se del caso, il ruolo del direttore di sessione può trasformarsi in
quello di facilitatore vero e proprio, ossia di una persona che aiuta i frequentanti a definire i
propri obiettivi comuni e - senza assumere una posizione particolare nella discussione - li
aiuta a pianificare il modo per realizzare i loro obiettivi. In questo caso le distinzioni tra
direttore di sessione, facilitatore e formatore o conferenziere sono invero sfumate. In tale
scenario, sia i formatori che il direttore di sessione devono essere coinvolti nella selezione
e nella preparazione dei materiali per la formazione.
I.2. LA PREPARAZIONE E I MATERIALI PER LA FORMAZIONE
È essenziale per le attività interattive svolte dai formatori in base a metodi di formazione
partecipativi.
63
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
I.2.1. Tipi di materiali.
Alcuni metodi di formazione descritti al capitolo 3 esigono una fase di preparazione del
materiale per la formazione particolarmente attenta e meticolosa. Esempi:
fotocopie;
i PowerPoint;
il caso per i processi simulati (udienze simulate ed esercizi di giochi di ruolo);
studi di casi;
esercizi esperienziali (per esempio su uno specifico processo di cambiamento in
un tribunale).
schede di osservazione.
Rilievi fondamentali:
I formatori devono ideare scenari che siano didatticamente validi e istruttivi e riflettano la
vita reale. Qualsiasi situazione artificiale renderà più difficile raggiungere gli obiettivi fissati.
In alcune circostanze è possibile invitare i futuri partecipanti a proporre casi reali adatti.
In tutte le situazioni, il secondo problema importante nella preparazione dei materiali
formativi è quello di decidere in che misura le informazioni sul caso debbano essere
divulgate ai vari "attori". Divulgare solo informazioni "filtrate" può rivelarsi particolarmente
istruttivo.
I PowerPoint devono essere progettati per i partecipanti. Devono essere semplici, e ogni
slide non deve contenere più di 50 parole.
Le fotocopie devono essere tali da non confondere i partecipanti e deve esserne effettuato
il numero esatto.
Scopi: indipendentemente dai metodi specifici citati, si può affermare, in linea generale,
che la distribuzione dei materiali formativi può servire a differenti scopi, a seconda della
specifica impostazione della formazione e della metodologia scelta. Per esempio:
i materiali possono avere uno scopo puramente preparatorio, ossia quello di
portare tutte le persone in formazione approssimativamente allo stesso livello di
conoscenze o competenze all'inizio dell'evento di formazione, oppure di aiutarli a
familiarizzarsi con la specifica impostazione dell'evento di formazione, e in
entrambi i casi di rendere il gruppo più omogeneo;
altri materiali aiuteranno i frequentanti a scoprire e risolvere problemi nel corso
di una sessione di formazione;
un terzo tipo di materiali formativi sintetizza i risultati di una sessione di
formazione ed è quindi più opportuno distribuirlo solo alla fine.
Quindi, il momento scelto per distribuire i materiali formativi dipende in larga misura dagli
specifici obiettivi didattici. Inoltre, talune forme di apprendimento basato sul web come i
webinar richiedono un investimento di tempo preliminare da parte delle persone in
formazione, che devono familiarizzarsi con tecniche specifiche di comunicazione e
apprendimento.
Compiti dell'organizzatore della formazione
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
1. Nei casi in cui i materiali debbano essere distribuiti in anticipo, è compito
dell'organizzatore della formazione far sì che i partecipanti ricevano informazioni complete
in tempo utile, e che siano consapevoli dell'importanza dei materiali per un'adeguata
preparazione all'evento di formazione.
2. Una buona soluzione è spesso quella di rendere accessibili i materiali formativi sul sito
web dell'istituto ospitante.
3. In alcuni casi, si può allestire sul web un forum (o più di uno) per i partecipanti, prima
dello svolgimento dell'evento di formazione, per consentire la distribuzione dei materiali
formativi. Ciò deve naturalmente avvenire nel rispetto dei diritti d'autore. Spetta
all'organizzatore della formazione ottenere il debito consenso scritto per la pubblicazione
dei materiali.
I.2.2. Presentarsi al pubblico
Quando
gli obiettivi della formazione
il numero opportuno di partecipanti
la durata dell'evento di formazione
e la sua ubicazione
sono stati fissati, è giunto il momento di presentarsi al pubblico e lanciare l'invito a
presentare domanda d'iscrizione.
Rilievi fondamentali. Questa fase può svolgersi parallelamente alla messa a punto
concettuale del corso. Dal momento che giudici e pubblici ministeri sono di norma
occupatissimi e oberati di lavoro, è estremamente importante che l'invito a presentare
domanda d'iscrizione venga diffuso con debito preavviso.
Alcuni istituti preparano il loro programma annuale con un anno di anticipo e pubblicano il
loro programma nell'estate precedente. Se non come risposta a esigenze urgenti di
formazione, la tempistica migliore prevede un anticipo di almeno sei mesi rispetto
all'evento, e come minimo tre mesi, in modo che i richiedenti possano conciliare le date
dell'evento con il proprio calendario di lavoro.
Come progettare un buon invito a presentare domande di iscrizione?
Un valido invito a presentare domande di iscrizione indica:
1. il gruppo destinatario;
2. gli obiettivi della formazione;
3. i metodi della formazione;
4. il livello di apprendimento, per evitare la partecipazione di giudici o pubblici ministeri
eccessivamente o non abbastanza qualificati;
5. se la formazione è concepita sulla base di un livello particolarmente elevato di
interattività, che imponga ai partecipanti la disponibilità ad aprire l'animo e la mente,
l'invito a presentare domande di iscrizione deve segnalare esplicitamente
quest'aspetto;
6. una data limite opportuna;
65
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
7. tale data limite deve cadere almeno otto settimane prima dell'evento di formazione.
Suggerimenti per gli organizzatori
Se del caso, l'invito a presentare domande di iscrizione deve menzionare gli eventuali
investimenti personali preliminari richiesti al frequentante (per esempio la lettura o anche
la stesura di un testo), e per eventi di più lunga durata il tempo di lavoro stimato che
l'evento comporterà. In realtà la partecipazione di persone in formazione prive di
informazioni adeguate non è solo onerosa per gli interessati. L'esperienza dimostra che, in
casi estremi, un solo partecipante insoddisfatto può rovinare l'intero evento di
formazione23. Per evitare tali situazioni, si consiglia di invitare i richiedenti a scrivere una
breve lettera di motivazione relativa alla domanda.
Procedure di divulgazione
Tra le responsabilità dell'organizzatore della formazione c'è quella di garantire la
divulgazione gratuita e completa nei rami pertinenti della magistratura e di monitorare poi il
processo per prevenire o eliminare eventuali carenze24.
Tecnicamente, gli inviti a presentare domanda di iscrizione vengono emessi
elettronicamente, tramite e-mail o usando per la registrazione uno specifico strumento
basato sul web (intranet).
Rilievi fondamentali. In alcuni paesi l'organizzatore della formazione ha il compito di fornire
a procure e/o tribunali nazionali orientamenti e consulenza sui metodi più adatti per
selezionare i richiedenti. È un aspetto della corretta gestione delle competenze, in un
tribunale o in una procura, selezionare solo richiedenti motivati per i quali la formazione
pratica rappresenta una componente opportuna dello sviluppo della carriera25.
23 Diversi Stati membri dell'UE hanno introdotto la formazione obbligatoria per i giudici e i
pubblici ministeri in servizio. Altri Stati membri stanno attualmente discutendo l'opportunità di
introdurre tale misura. Un approccio diverso è quello di garantire il "diritto alla formazione". Il
presente manuale, destinato agli operatori della formazione, non è la sede adatta per una
discussione approfondita sui pro e i contro della formazione obbligatoria durante il servizio.
Tuttavia, pensando all'adeguatezza degli inviti a presentare domanda di iscrizione, non si può
totalmente ignorare il fatto che chiunque frequenti un evento di formazione contro la propria
volontà rischia concretamente di diventare un allievo problematico.
24 Un recente ed esaustivo studio sulla formazione giudiziaria condotto congiuntamente sul campo
dall'Accademia di diritto europeo (ERA) di Treviri e dalla REFG per conto del Parlamento
europeo (Parlamento europeo – Direzione generale per gli Affari interni [2011], La formazione
giudiziaria negli Stati membri dell'Unione europea, PE 453.198, Bruxelles) segnala che una
significativa percentuale di giudici e pubblici ministeri ritiene di non essere completamente e
costantemente informata sulle offerte di formazione esistenti. Dal momento che all'indagine
hanno partecipato oltre 6 000 giudici e pubblici ministeri provenienti da tutti i 27 Stati membri
che all'epoca componevano l'Unione europea, i risultati sembrano senz'altro rappresentativi. Tra i
motivi dell'insufficiente informazione possono rientrare ostacoli tecnici. Talvolta, però, tale
carenza di informazioni può dipendere anche dall'atteggiamento negativo dei presidenti di alcuni
organi giurisdizionali o procure nei confronti della formazione giudiziaria.
25 Per individuare le reali esigenze di formazione, possono dimostrarsi assai utili colloqui periodici
66
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
I.3. SELEZIONE DEI PARTECIPANTI
I.3.1. La selezione dei partecipanti deve basarsi su criteri precisi.
Due criteri e sotto-criteri sono elencati di seguito a guisa di esempi, ma
l'istituto/scuola/organizzazione ha la responsabilità di fissare i criteri più pertinenti per la
selezione dei partecipanti.
Esempi:
PRIMO CRITERIO. Occorre basarsi sul principio di selezionare giudici o pubblici ministeri
che corrispondono ai requisiti del corso. Anche qualora il numero dei richiedenti sia uguale
(o inferiore) al numero dei posti disponibili, è preferibile lasciare un posto vacante anziché
invitare un richiedente inadatto. È superfluo dire che, quanto più ristretto è il gruppo di
partecipanti, tanto meglio esso si adatta ad approcci personalizzati e al massimo grado di
interattività.
SECONDO CRITERIO. Il secondo criterio riguarda la misura in cui la partecipazione di un
richiedente è dettata da urgenti esigenze di servizio. Una corretta gestione delle
competenze da parte dei tribunali o procure da cui provengono i richiedenti contribuisce a
individuare le autentiche esigenze di formazione, per esempio l'esigenza di
specializzazione di un giudice. Inoltre, le motivazioni individuali dichiarate dai richiedenti
possono contribuire a una maggiore trasparenza del processo di selezione.
I.3.2. La lettera d'invito
Una volta effettuata la selezione e completato l'elenco dei partecipanti, l'organizzatore
della selezione dirama gli inviti. Gli inviti sono diramati per mezzo di e-mail o di uno
strumento intranet, preferibilmente almeno quattro-sei settimane prima dell'evento di
formazione.
La lettera d'invito deve contenere:
1. il programma dettagliato;
2. l'elenco dei partecipanti;
3. informazioni sul viaggio, l'alloggio, eccetera.
Suggerimenti per l'organizzatore della formazione. Coloro che annullano la propria
partecipazione all'ultimo minuto senza validi motivi, o non si presentano senza neppure
comunicare la rinuncia, rappresentano un grave problema sia per gli organizzatori della
formazione che per i richiedenti respinti.
L'esplicita segnalazione, nella lettera d'invito, dell'importanza di rispettare l'impegno preso
con la domanda, e meccanismi basati sul web per consentire la registrazione di candidati
di riserva con breve preavviso, possono contribuire ad alleviare, ma non a risolvere
e istituzionalizzati sullo sviluppo della carriera tra il presidente del tribunale/il procuratore
generale e ogni singolo giudice/pubblico ministero (questa pratica è già in uso in molti Stati
membri della REFG).
67
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
completamente questo problema. In alcuni casi può essere necessario inviare all'organo
giurisdizionale o alla procura di provenienza una lagnanza formale relativa al
comportamento scorretto del candidato.
LA FASE DI ATTUAZIONE DI UN PROGRAMMA DI
FORMAZIONE
II.1. LE PRIME IMPRESSIONI CONTANO!
Nella gestione di un evento di formazione occorre ricordare che "le prime impressioni
contano". Persino in un webinar, dove non c'è contatto personale diretto, le parole di
benvenuto dell'ospite rivestono importanza vitale. Anzitutto, l'organizzatore della
formazione deve creare fin dall'inizio un'atmosfera il più conviviale possibile all'interno del
gruppo.
L'organizzatore, per esempio, può:
organizzare, prima dell'inizio del programma vero e proprio, una riunione
informale (che preferibilmente preveda un rinfresco);
distribuire cartellini nominativi a ciascun partecipante;
propiziare un primo giro di presentazioni personali per aiutare a "rompere il
ghiaccio" in un gruppo di adulti di posizione professionale generalmente elevata
e prestigiosa, che ovviamente non si conoscevano di persona prima dell'evento
di formazione.
Naturalmente, inoltre, l'alloggio deve essere adeguato, indipendentemente dal fatto che
sia interno (in centri di formazione che offrono pensione completa) o esterno.
II.2. L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
Migliore pratica. In alcuni paesi la migliore pratica prevede che la fase iniziale, ossia la
creazione di un buon ambiente di apprendimento, sia affidata anch'essa al formatore.
Organizzatore della formazione e formatore condividono quindi l'obiettivo di aiutare i
partecipanti a superare le barriere poste da un'esperienza nuova e ignota.
68
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Sale di formazione di dimensioni spaziose, medie o ridotte, arredate in maniera
confortevole e tali da creare un'atmosfera aperta e invitante contribuiranno al buon esito di
sessioni di formazione di diverso tipo, e di diversa metodologia, dalle conferenze ai
workshop in piccoli gruppi.
È opportuno evitare i banchi scolastici, che possono incoraggiare la tendenza a tenere
semplici lezioni frontali.
La sistemazione dei tavoli nella tipica forma a ferro di cavallo (a "U") può invece favorire
efficacemente l'interazione. Se si preferiscono i tavoli di gruppo, sembra particolarmente
adatta la forma a plettro. Nella fase preliminare della pianificazione l'organizzatore della
formazione deve tener conto di tutte queste questioni infrastrutturali.
II.3. ATTREZZATURE
La moderna formazione interattiva, che utilizza l'ampio ventaglio di metodi illustrato nel
capitolo 3, esige evidentemente attrezzature tecniche moderne.
Per esempio:
proiettori LCD,
computer portatili con accesso a Internet,
video camere, lavagne interattive,
attrezzature Metaplan,
tecnologia audio,
tecnologia per interpretariato comprese cabine insonorizzate,
lavagne a fogli mobili, eccetera.
Suggerimenti per gli organizzatori:
1. Comunicazione: è compito dell'organizzatore conservare funzionante e aggiornata
l'attrezzatura tecnica. Inoltre, ove la formazione comprenda registrazioni e analisi
video, occorre mantenere un costante contatto tra il formatore, il direttore della
sessione o l'organizzatore della formazione e il personale tecnico per evitare, e se
necessario risolvere, situazioni problematiche.
2. Il webmaster: nel caso di una sessione di formazione virtuale o basata sul web, le
questioni infrastrutturali sono evidentemente di fondamentale importanza. Ogni
partecipante al webinar deve disporre di un'attrezzatura tecnica adeguata che gli
consenta non solo di ascoltare l'ospite e di ricevere (e in qualche caso di scaricare) in
tempo reale tutte le informazioni pertinenti, ma anche di recare in tempo reale
contributi attivi, oralmente o caricando il materiale adeguato.
Dal punto di vista organizzativo, questa particolare complessità tecnica rende
indispensabile il coinvolgimento di un webmaster permanente.
II.4. EVENTI CULTURALI
I discenti adulti cercano di operare nell'ambiente di apprendimento più confortevole
possibile. Giudici e pubblici ministeri sono abitualmente persone di successo, oberate da
molteplici impegni. Per rendere positivo e sostenibile il loro processo di apprendimento, in
69
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
modo che essi possano scambiarsi esperienze professionali e socializzare liberamente, è
opportuno collocarli in un ambiente ben organizzato. L'organizzatore della formazione, il
direttore della sessione e i formatori hanno la responsabilità di creare tra i partecipanti
un'"atmosfera" veramente adatta a questo scopo.
Inoltre, un programma culturale - se lo specifico quadro organizzativo lo consente - integra
nel migliore dei modi le fasi di apprendimento. L'esigenza di varietà non è quindi solo un
prerequisito dei metodi di formazione, ma anche dell'intera gestione dell'evento di
formazione. Tutte queste considerazioni acquistano un'importanza tanto maggiore, quanto
più lunga è la durata dell'evento di formazione.
II.5. L'EVENTO DI FORMAZIONE E IL "MONDO ESTERNO"
Si afferma talvolta che la magistratura è un mondo isolato. Questo non è mai stato vero e
nelle nostre società altamente mediatizzate una tale affermazione è oggi più errata che
mai. Giudici e pubblici ministeri devono spesso risolvere problemi controversi il cui impatto
si estende ben al di là delle questioni meramente giuridiche o giudiziarie. Per tale motivo
un buon organizzatore della formazione guarda in linea di principio con apertura mentale
al collegamento tra rappresentanti del mondo "esterno" e i frequentanti di uno specifico
evento di formazione.
Ciò è perfettamente fattibile per quanto riguarda il coinvolgimento di professionisti
strettamente legati a giudici e pubblici ministeri: avvocati liberi professionisti, funzionari
dell'amministrazione penitenziaria, funzionari ministeriali e figure analoghe26. In casi più
complessi, tuttavia, l'organizzatore della formazione ha pure l'importante compito di
proteggere il gruppo in formazione da eventuali interferenze esterne che potrebbero
mettere a repentaglio gli obiettivi della formazione.
II.6. DOCUMENTI UFFICIALI
La partecipazione a un evento di formazione in un ruolo qualsiasi:
formatore;
organizzatore della formazione;
direttore di sessione
o frequentante
deve essere adeguatamente documentata. È compito dell'organizzatore della formazione
emettere certificati di frequenza recanti tutti i dati rilevanti dell'evento di formazione.
L'organizzatore della formazione e il direttore della sessione devono verificare insieme se
ciascun frequentante sia stato effettivamente presente durante tutto l'evento di
formazione.
Certificati. A questo proposito, elenchi che certifichino la presenza ad ogni sessione
tramite un foglio firme possono costituire un utile strumento. Se necessario, si deve
26 In tal caso l'organizzatore della formazione dovrà semplicemente decidere, di volta in volta, se la
partecipazione di chi non è giudice o pubblico ministero sia vantaggiosa per l'evento di
formazione.
70
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
rifiutare la consegna del certificato di frequenza. Naturalmente, la partecipazione a un
evento di formazione è documentata in maniera duratura se copia del certificato di
frequenza è allegata al fascicolo personale dell'interessato. Idealmente, l'organizzatore
della formazione invierà copia del certificato agli organismi incaricati di conservare i
fascicoli personali27.
Se ciò si dimostrasse impossibile per motivi tecnici, in ogni caso l'organizzatore della
formazione deve ricordare alle persone in formazione che è importante far allegare, di
propria iniziativa, copia del certificato di frequenza al proprio fascicolo personale.
L'inserimento dei certificati di frequenza nei fascicoli personali serve a fini statistici, ma
riguarda soprattutto la corretta gestione delle competenze e dello sviluppo della carriera
nell'ambito delle amministrazioni giudiziarie interessate. In molti Stati membri della REFG,
la disponibilità di un giudice o di un pubblico ministero a svolgere attivamente la
formazione dei propri pari o a frequentare corsi di formazione costituisce oggi -
giustamente - un importante fattore per la valutazione degli avanzamenti di carriera.
III. DOPO L'EVENTO DI FORMAZIONE
III.1. COMPITI DELL'ORGANIZZATORE DELLA FORMAZIONE
La valutazione documenta di solito gli eventuali follow-up dell'evento di formazione. Il
capitolo 5 del presente manuale tratterà approfonditamente questo tema. A parte la
valutazione, tuttavia, i compiti che l'organizzatore di un evento di formazione deve
svolgere non si esauriscono con l'ultima sessione di formazione. Si devono prevedere:
1. una sessione di resoconti finali dei partecipanti, immediatamente successiva,
che servirà per tracciare un primo bilancio dei lati positivi e di quelli che si
sarebbero potuti migliorare nell'organizzazione dell'evento;
2. per garantire l'esito positivo nel lungo periodo della formazione impartita, una
documentazione accessibile dei materiali formativi e dei risultati dell'evento di
formazione (2);
3. la promozione delle reti di partecipanti (3) sembra un elemento prezioso.
III.1.1.RESOCONTI FINALI
Oltre alla valutazione scritta del contenuto e degli aspetti organizzativi, una sessione di
resoconti finali dei partecipanti, tenuta immediatamente dopo uno specifico evento di
formazione, può offrire importanti commenti sulle questioni organizzative.
27 A seconda delle particolari caratteristiche del sistema giudiziario di ciascuno Stato membro, i
fascicoli personali possono essere conservati presso il ministero della Giustizia, un organo
giurisdizionale (o una procura) di grado superiore, o un consiglio autonominato della
magistratura. Naturalmente, un software basato sul web per la gestione delle risorse umane
(attualmente molte amministrazioni giudiziarie degli Stati membri della REFG ne dispongono)
può agevolare sensibilmente la documentazione delle attività di formazione di un giudice o di un
pubblico ministero.
71
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Dovrebbero parteciparvi tutti i soggetti interessati, quando i ricordi sono ancor freschi.
In tutto l'arco di questo capitolo si è dimostrato che contenuto e metodologia della
formazione e le questioni di organizzazione della formazione legate all'attuazione sono
inestricabilmente connesse. In uno scenario ideale, quindi, i formatori, il direttore della
sessione e l'organizzatore della formazione si incontreranno per esaminare dal rispettivo
punto di vista, con spirito aperto, gli aspetti positivi dell'evento di formazione appena
concluso nonché il potenziale per ulteriori miglioramenti.
Aspetti da discutere:
Gli obiettivi dell'attività di formazione sono stati raggiunti?
I vari metodi di formazione si sono dimostrati appropriati?
Quale giudizio esprimere sui partecipanti? Corrispondevano al profilo
selezionato per le persone in formazione? (livello di apprendimento e
competenze e conoscenze anteriori)
Quale giudizio esprimere sulla gestione del tempo?
Quale andamento ha avuto il processo di apprendimento e in particolare il
rapporto tra il formatore e i partecipanti?
Come possiamo valutare l'organizzazione dell'evento per quanto riguarda
l'adeguatezza dell'aula, le attrezzature tecniche, eccetera.
III.1.2. IL QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE.
Oltre a tutto questo, è utile che l'organizzatore della formazione estenda i questionari di
valutazione ai temi organizzativi. Contenuto e temi organizzativi possono essere riuniti
nello stesso questionario. Potrebbe essere vantaggioso distribuire alle persone in
formazione questionari separati, affinché esse possano commentare liberamente -
indipendentemente dalla valutazione del contenuto dell'evento di formazione - gli aspetti
organizzativi e infrastrutturali.
III.1.3 LA RELAZIONE.
Una relazione scritta, redatta dal direttore della sessione/organizzatore della
formazione/formatore, sui punti di forza dell'evento di formazione, nonché sui punti deboli,
consentirà di apportare miglioramenti nella conduzione di eventi di formazione analoghi in
futuro.
Una relazione scritta ha il vantaggio di conferire una certa prospettiva ai commenti a causa
della distanza (spaziale e temporale).
III.1.4.DIFFUSIONE DEI RISULTATI
Un valido evento di formazione produce risultati che possono rivestire interesse
professionale non solo per i partecipanti, ma anche per un cerchio più ampio di giudici o
pubblici ministeri. I materiali raccolti possono essere documentati a stampa nella biblioteca
72
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
(accessibile al pubblico) dell'istituto di formazione interessato28. In alternativa si possono
masterizzare e poi distribuire (o vendere) CD o DVD.
La soluzione che, a quanto sembra, viene preferita sempre più spesso è però la
pubblicazione elettronica dei materiali formativi sul sito web dell'istituto di formazione.
La biblioteca elettronica
Per creare una biblioteca elettronica occorre risolvere importanti problemi di natura
giuridica e tecnica, alcuni dei quali sono elencati qui di seguito.
PRIMO PROBLEMA. Il primo problema è quello di selezionare i materiali adatti.
Sarebbe chiaramente eccessivo pubblicare tutti i materiali raccolti, e un notevole
numero non sarà in ogni caso di alcuna utilità o rilievo per i lettori esterni.
SECONDO PROBLEMA: in secondo luogo è importante garantire il rispetto dei
diritti d'autore29.
TERZO PROBLEMA: un terzo problema è quello di impedire l'accesso improprio ai
materiali elettronici da parte di non giuristi. Potrebbe dimostrarsi necessario
ricorrere a log-in e password.
QUARTO PROBLEMA: il quarto punto consiste nel compito, per l'organizzatore
della formazione, di aggiornare regolarmente la biblioteca elettronica, non solo
aggiungendo nuovo materiale, ma anche eliminando i documenti obsoleti.
QUINTO PROBLEMA: occorre infine un'approfondita riflessione sull'adeguata
promozione e divulgazione del materiale formativo più adatto negli organi
giurisdizionali e nelle procure, per rendere i materiali accessibili ai non
partecipanti30. In uno scenario ideale, i materiali del corso innescheranno
discussioni interne negli organi giurisdizionali o nelle procure in merito all'utilità dei
materiali stessi per l'organizzazione, e allo sviluppo di nuove pratiche stimolato dal
materiale.
28 A seconda della situazione dell'istituto di formazione in termini organizzativi, finanziari e di
risorse umane, i materiali raccolti potrebbero anche essere pubblicati in un vero e proprio
manuale con un layout uniforme. Alcuni Stati membri dell'UE conservano, nelle biblioteche dei
propri istituti nazionali di formazione, una documentazione estremamente cospicua ed esaustiva
dei precedenti eventi di formazione.
29 Dal punto di vista organizzativo, può essere utile chiedere il consenso scritto a
formatori/conferenzieri/oratori già in occasione del primo contatto, prima dell'evento di
formazione. Ciò non significa, naturalmente, che l'organizzatore della formazione contragga
l'obbligo di pubblicare successivamente il materiale.
30 Gli autori del presente manuale non sono però riusciti a individuare migliori pratiche per quanto
riguarda la sistematica promozione/divulgazione di materiali formativi adatti fra tutti gli
operatori giudiziari interessati. Naturalmente, le modalità di comunicazione mostrano notevoli
differenze nei vari Stati membri della REFG. Ciò rende alquanto difficile lo sviluppo di migliori
pratiche in questo campo.
73
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
III.1.5.FORMAZIONE DI RETI NELLA COMUNITÀ PROFESSIONALE
Scambio di indirizzi e-mail. In alcuni casi, i frequentanti di un evento di formazione singolo
o modulare saranno interessati a conservare una rete di più lungo periodo dopo l'ultima
sessione di formazione ufficiale. Ciò riveste particolare importanza, per esempio, quando i
partecipanti hanno lavorato a scenari di casi reali in duraturi processi di gestione del
cambiamento. In questi casi il naturale impulso dei partecipanti è di scambiarsi gli indirizzi
e-mail di lavoro, ma da questo potrebbero scaturire unicamente contatti sporadici e
irregolari tra i membri della rete.
Forum basati sul web. Se le condizioni tecniche sono soddisfatte, può essere molto utile
preparare dei forum basati sul web, in cui i partecipanti possano chattare in tempo reale e
caricare materiali pertinenti, a vantaggio degli altri membri della rete.
L'esperienza dimostra però che il giudice o il pubblico ministero medio è alquanto restio a
partecipare attivamente e regolarmente a tali forum. Dal punto di vista dell'organizzatore
della formazione, quindi, è necessario verificare preliminarmente se un determinato
gruppo di partecipanti giustifica il complesso sforzo richiesto dall'allestimento di un forum
elettronico.
Il ruolo del facilitatore. È opportuno scegliere un facilitatore per indirizzare gli scambi e
suggerire di chiudere il forum quando risulti che esso è rimasto inattivo per un periodo
sufficientemente lungo.
74
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Capitolo 5:
PARAMETRI DI VALUTAZIONE
"L'investimento nella conoscenza è quello che rende l'interesse migliore".
Benjamin Franklin
Questo capitolo si divide in due sezioni. La prima sezione illustra gli aspetti principali della
valutazione applicabili agli eventi di formazione sia iniziale che continua. La seconda
sezione tratta gli aspetti più specifici della valutazione della formazione iniziale.
Il capitolo è destinato a:
decisori nel settore della formazione;
esperti di metodi formativi;
formatori nel campo della formazione iniziale e continua;
facilitatori.
Le domande cui questo capitolo cerca di rispondere sono le seguenti:
Qual è lo scopo complessivo della valutazione?
Il modello Kirkpatrick può costituire uno strumento per migliorare la capacità di
formazione di un istituto?
Quali considerazioni si applicano specificamente a ciascun livello del modello,
per quanto riguarda la sua applicazione?
Quali strumenti di valutazione sono utilizzabili nella formazione iniziale e
continua?
Quali considerazioni si applicano specificamente alla valutazione nella
formazione iniziale?
Dobbiamo investire nella formazione oppure no? In modi differenti e in differenti momenti,
la valutazione può darci una risposta.
75
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Il colore rosso nel grafico seguente indica gli aspetti analizzati in questo capitolo.
76
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
PRIMA SEZIONE
Scopo complessivo della valutazione. La valutazione dei programmi e degli eventi di
formazione giudiziaria non è solo un noioso esercizio di compilazione. Al contrario: la
valutazione è un importantissimo elemento del ciclo della formazione, che serve a
verificare se gli obiettivi inizialmente fissati per la formazione (al livello macro del
curriculum e al livello micro del corso di formazione) sono stati realizzati, e in che misura:
completamente,
parzialmente,
per nulla.
Contemporaneamente, una valutazione adeguata che consideri sia l'impatto immediato
della formazione, sia gli effetti di lungo periodo, produce una benefica ricaduta e fornisce
informazioni sulle future esigenze di formazione.
Al di là della teoria. Negli ultimi decenni il settore della valutazione ha registrato sostanziali
progressi teorici e metodologici; allo stesso tempo, però sono emersi problemi
fondamentali in quanto la valutazione non è una disciplina che sia stata sviluppata dagli
operatori. Il concetto di valutazione conosce una vasta gamma di definizioni. Nella pratica
quotidiana, però, la teoria della valutazione acquista significato solo se i risultati ottenuti da
persone in formazione, formatori e istituto di formazione vengono in qualche modo
utilizzati. In mancanza di follow-up e miglioramenti, la valutazione resta un processo sterile
e futile.
Quando si elabora un processo di valutazione istituzionale, l'elemento propulsore non è il
concetto di valutazione, bensì gli operatori che progettano applicano e utilizzano i risultati
della valutazione. Al di là della teoria, quindi, è essenziale disporre di una serie di principi
da utilizzare come orientamenti per conciliare i diversi punti di vista nazionali, obiettivi
istituzionali ed esiti finali per i sistemi giudiziari. Dal momento che ogni istituto nazionale di
formazione offre corsi di formazione per giudici e/o pubblici ministeri, e quindi per laureati
in giurisprudenza preparati, le ipotesi di base devono derivare dai principi dell'istruzione
degli adulti. Allo stesso tempo, un approccio basato sulle esigenze consente ai nostri
istituti di formazione di avvicinarsi alla prassi e agli operatori nella magistratura.
La prospettiva personalizzata. Per tali motivi la prospettiva offerta nel presente capitolo
cerca di analizzare un processo di valutazione personalizzabile in base alle caratteristiche
delle diverse culture giudiziarie, dello specifico contesto di ciascun paese, delle esigenze
individuali e istituzionali, la cui base comune è costituita dall'operatore maturo nella
magistratura. In altre parole, questo capitolo intende offrire una guida sulle modalità per
elaborare una metodologia della valutazione.
La valutazione come processo intensivo dal punto di vista delle risorse. Secondo una delle
definizioni usate, la valutazione è l'applicazione sistematica, rigorosa e meticolosa di
metodi scientifici per giudicare la progettazione, l'attuazione, il miglioramento o i risultati di
un programma di formazione. Si tratta di un processo che richiede l'uso intensivo di risorse
specifiche come competenza, tempo, manodopera e un bilancio. Stime adeguate di tutti
questi fattori forniscono i dati grazie ai quali elaborare una particolare metodologia della
77
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
valutazione.
Di conseguenza, qualsiasi istituto che si occupi di formazione dei giudici o dei pubblici
ministeri, per la formazione iniziale o continua o per entrambe, deve comprendere in linea
generale perché il processo di valutazione è importante, come deve essere organizzato e
quali elementi devono essere valutati.
Rilievi fondamentali. Lo scambio di esperienze organizzato per i membri della REFG tra il
2011 e il 2013 ha portato alla luce differenze nelle procedure di reclutamento, nelle
strutture di formazione iniziale e continua e nelle organizzazioni istituzionali. Dietro a
queste differenze stanno però gli stessi problemi, visioni simili, valori comuni e un
eccellente capacità individuale di scambiare esperienze diverse. In questo spirito, tra altri
importanti problemi anche la valutazione è stata ampiamente discussa. Pur riconoscendo
il valore di ciascuna esperienza e delle buone pratiche esistenti nella magistratura, questo
capitolo intende suggerire alcuni parametri sulle modalità per elaborare una metodologia
istituzionale di valutazione fondata su un modello teorico.
I.1. ELABORAZIONE DEL CONCETTO DI VALUTAZIONE PER UN AMBIENTE INCENTRATO SUL PARTECIPANTE
La teoria dell'adeguata valutazione della formazione si basa ancora, in larga misura,
sull'esauriente ricerca svolta da Donald L. Kirkpatrick. Il suo modello, concepito nel 1959 e
riveduto per l'ultima volta nel 199431, propone un meccanismo di autoregolamentazione
fondato sui commenti dei diversi beneficiari della valutazione. Il suo pregio principale sta
nel fatto che esso non si ferma al semplice livello della (prima) reazione; il modello infatti
tiene conto di ulteriori livelli, importanti per valutare se gli obiettivi della formazione sono
stati raggiunti in maniera sostenibile.
Inoltre, il modello è abbastanza flessibile da poter essere deliberatamente usato ed
efficacemente adattato alla costruzione di una metodologia di valutazione in qualsiasi
istituto di formazione giudiziaria. Di conseguenza, serve a formatori e coordinatori della
formazione per misurare secondo criteri obiettivi l'efficacia della formazione svolta. Se le
esigenze specifiche di un determinato paese vengono individuate preliminarmente, si
possono prevedere risultati positivi.
Il modello di valutazione di Kirkpatrick si basa su quattro livelli.
I quattro livelli sono:
1. reazione,
2. apprendimento,
3. comportamento,
4. risultati.
L'analisi di ciascuno di questi quattro livelli permette di comprendere a fondo il grado di
31 Il modello è stato pubblicato per la prima volta in una serie di articoli apparsi nel 1959 nel
Journal of American Society of Training Directors. Le pluridecennali ricerche di Kirkpatrick
sono state pubblicate integralmente per la prima volta nel 1994 con il titolo Evaluating training
programs: The four levels, San Francisco: Berrett-Koehler.
78
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
efficacia della formazione - ossia se essa abbia raggiunto gli obiettivi fissati - nonché le
modalità per migliorarla in futuro.
Primo livello del modello di Kirkpatrick
Il primo livello esamina la reazione dei partecipanti al processo di formazione: giudici e
pubblici ministeri o laureati in giurisprudenza, futuri giudici e pubblici ministeri.
La valutazione della reazione riguarda la percezione che i partecipanti hanno
dell'esperienza di formazione, ossia il loro livello di soddisfazione.
Cosa dobbiamo misurare?
Misuriamo il modo in cui i partecipanti hanno reagito alla formazione. Ovviamente, come si
è illustrato nel capitolo 4, organizzatori della formazione e formatori cercano di:
pianificare un'esperienza di formazione valida;
agevolare la costituzione di un ambiente orientato all'apprendimento;
individuare opzioni efficaci per argomenti basati sulla conoscenza e attività
basate sulle competenze;
reperire materiali utili;
combinare presentazioni e approcci interattivi;
procurare una sede adeguata per la formazione.
Per misurare le reazioni dei partecipanti, si raccolgono dati orientati a tutti gli indicatori che
riflettono standard istituzionali di formazione in un determinato quadro nazionale.
Per quanto riguarda il concetto di standard, occorre tener conto delle fondamentali
caratteristiche qualitative della formazione:
adeguatezza,
efficacia,
utilità, eccetera.
Punto fondamentale. Tutto questo dimostra ancora una volta quanto sia importante
elaborare un chiaro concetto di valutazione fin dall'inizio della pianificazione di un
programma di formazione orientato alle esigenze.
Caratteristiche della valutazione incentrata sul partecipante
1. Benché il livello del processo di valutazione basato sulla reazione possa essere
definito soggettivo, le informazioni raccolte sono essenziali per un approccio alla
formazione incentrato sul partecipante.
2. Se il partecipante non viene collocato al centro del processo di formazione, la
naturale conseguenza è che il livello del processo di valutazione basato sulla
reazione non viene considerato nell'elaborazione della metodologia per un futuro
evento di formazione.
3. Il coinvolgimento dei partecipanti è tuttavia raccomandato, poiché il paradigma
della formazione è mutato, e nell'apprendimento degli adulti gli obiettivi sono
orientati al luogo di lavoro e basati sulla competenza.
Rilievi fondamentali. Se gli eventi di formazione non sono personalizzati sulla base di
esigenze e interessi delle persone in formazione, possono soffrirne il contenuto e lo
79
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
svolgimento della formazione.
Elaborazione di un questionario di valutazione basato sulla reazione
Se sorge la necessità di valutare il livello di partecipazione dei frequentanti si deve
progettare una serie di domande pertinenti, conformemente al tipo di informazioni
richieste.
Qui di seguito sono elencati alcuni esempi:
i frequentanti hanno avuto l'impressione che la formazione costituisse un
impiego proficuo del loro tempo?
A loro parere l'esito è stato positivo?
Quali sono stati i punti di forza della formazione? Quali le debolezze?
Hanno gradito la sede?
Hanno giudicato utili le attività pratiche?
Lo stile delle presentazioni è stato efficace?
La sessione di formazione corrispondeva al loro personale stile di
apprendimento?
La scelta del contenuto è stata adeguata?
Strumenti di valutazione. Successivamente occorre individuare le modalità per misurare le
reazioni e gli strumenti di valutazione più efficaci. A tale scopo si possono impiegare:
indagini sulla soddisfazione;
questionari;
osservazione del linguaggio del corpo dei frequentanti durante la formazione;
commenti verbali, ottenuti interrogando direttamente i frequentanti sulla loro
esperienza.
Una volta raccolte, le informazioni devono essere approfonditamente analizzate. Si
possono infine adottare decisioni sui cambiamenti da apportare, sulla base dei commenti
formulati dai frequentanti e dei suggerimenti avanzati. In caso contrario la valutazione
rimane inutile.
Secondo livello del modello di Kirkpatrick
Il secondo livello riguarda la valutazione del processo di apprendimento.
Questo tipo di misurazione si incontra soprattutto nelle organizzazioni nazionali di
formazione ove si svolge un programma di formazione iniziale, benché, naturalmente,
anche programmi ed eventi di formazione continua durante il servizio possano far valutare
i propri processi di apprendimento. Si possono valutare conoscenze, competenze e
comportamenti, a seconda della portata e degli scopi del progetto di insegnamento-
apprendimento.
QUAL È LA PRIMA FASE DELLA VALUTAZIONE?
La prima fase della valutazione è il processo di raccolta dei dati. Più specificamente tale
prima fase consiste nel modo in cui i formatori raccolgono i dati relativi alla formazione e
80
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
all'apprendimento dei partecipanti32. Tali dati tracciano il quadro di una gamma di attività
usando varie forme di valutazione come prove preliminari, osservazioni ed esami. Una
volta raccolti questi dati, è possibile valutare la prestazione dei partecipanti.
COS'È LA VALUTAZIONE?
La valutazione è un giudizio sul valore complessivo di un risultato, sulla base dei dati
raccolti nella prima fase. Essa si colloca perciò nel processo decisionale, in cui
progettiamo modi per rimediare a debolezze, lacune o carenze riconosciute.
Terzo livello del modello di Kirkpatrick
Il terzo livello esamina la valutazione del comportamento sul luogo di lavoro.
Dopo il completamento di un programma di formazione iniziale o di un curriculum o evento
di formazione continua, è utile per l'istituto di formazione verificare se il programma di
formazione ha soddisfatto le esigenze dei giudici e pubblici ministeri (appena nominati) e
degli stessi cittadini. Di conseguenza, in caso di necessità si può comparare il
trasferimento di competenze dall'istituto di formazione alle attività sul luogo di lavoro.
A questo livello, la valutazione riguarda la misura in cui le persone in formazione hanno
modificato il proprio comportamento, sulla base della formazione ricevuta. È importante
tener presente che il comportamento può modificarsi solo se le condizioni sono favorevoli.
Per esempio, se la metodologia di valutazione non analizza il livello di soddisfazione delle
persone in formazione, o il vero e proprio apprendimento, e l'obiettivo è quello di
esaminare il comportamento precedente dei laureati come gruppo, può sembrare che il
comportamento non sia cambiato.
In tal caso si potrebbe concludere che le persone in formazione non hanno imparato nulla
e che la formazione è stata inefficace. Tuttavia, il fatto che il comportamento non si sia
modificato fino a un certo momento non implica che le persone in formazione non abbiano
imparato nulla. È opportuno esaminare il primo e il secondo livello per determinare il punto
di partenza del processo di formazione e poi l'ambiente di lavoro, per verificare se
l'ambiente del luogo di lavoro è propizio all'applicazione del comportamento professionale
in oggetto. Il comportamento professionale e i valori applicati dipendono dalle condizioni
umane e professionali prevalenti negli organi giurisdizionali e nelle procure.
Gli strumenti migliori per misurare il comportamento sono:
1. effettuare osservazioni;
2. eseguire interviste nel corso del tempo.
Può essere arduo misurare il comportamento in maniera efficace. Si tratta infatti di
un'attività di più lungo periodo che dovrebbe aver luogo alcuni mesi dopo la formazione
iniziale. Grazie a questionari si potrebbero valutare punti quali: i frequentanti hanno fatto
uso di ciò che hanno appreso? Sono in grado di comunicare ad altri le proprie nuove
conoscenze, competenze o attitudini? Notano modifiche nel proprio comportamento? E
così via.
32 Cfr. Hanna, G., Dettmer, P., Assessment for Effective Teaching, Toronto, ON: Pearson
Education, Inc. (2004).
81
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Quarto livello del modello di Kirkpatrick
Il quarto livello riguarda la valutazione dei risultati ossia, nel contesto giudiziario, la
valutazione dell'effetto che il lavoro di giudici e pubblici ministeri ha sui cittadini e sul
funzionamento degli organi giurisdizionali e delle procure.
L'impatto di un programma, o di un singolo evento, di formazione continua durante il
servizio si può misurare anche rilevando i cambiamenti e le modifiche che hanno avuto
luogo in un determinato organo giurisdizionale o in una data procura dopo lo svolgimento
della formazione.
A questo livello si analizzano i risultati definitivi della formazione. Rientrano in questo
quadro i risultati che sono giudicati positivi per giudici e pubblici ministeri, o in generale. Le
informazioni raccolte riguardano l'effetto sull'operato nel luogo di lavoro di giudici e pubblici
ministeri (in formazione, appena nominati o esperti) che hanno affrontato la formazione.
Tale valutazione, se e quando risulta necessaria, è un processo piuttosto lungo.
Fra tutti i livelli, la misurazione dei risultati finali della formazione è probabilmente quello
più costoso in termini di tempo e denaro. I problemi più ardui consistono nell'individuare gli
esiti, i vantaggi o i risultati finali più strettamente legati al programma di formazione, e nel
proporre un metodo efficace per misurare questi esiti nel lungo periodo.
Esempio: ecco alcuni degli esiti che bisogna considerare, a seconda degli obiettivi della
formazione:
un miglior comportamento nei contatti con colleghi e terzi;
migliori strutture e metodi di comunicazione all'interno dell'organizzazione;
attività di qualità più elevata.
Nella formazione continua i risultati devono essere misurati solo se i vantaggi sono chiari
ed è importante conoscerli. Per esempio, in caso di importante modifica delle norme
giuridiche la valutazione dei risultati è importante come la valutazione del comportamento.
Vantaggi e svantaggi
Quando si tratta di applicare un modello concreto occorre considerare vantaggi e
svantaggi. Per quanto riguarda gli svantaggi, benché il modello a quattro livelli per la
valutazione della formazione proposto da Kirkpatrick sia popolare e ampiamente usato,
nell'utilizzarlo bisogna tener conto di una serie di considerazioni.
Può richiedere grande dispendio di tempo.
L'impiego del terzo o del quarto livello del modello può essere molto costoso.
Questo vale specialmente per le organizzazioni che non dispongono di un programma di
formazione dedicato e dunque mancano di una metodologia di valutazione per introdurre
questo tipo di procedure in modo organizzato.
Analogamente, può essere costoso, anche in termini di risorse, utilizzare le risorse stesse
per raccogliere dati all'unico scopo di valutare il comportamento e i risultati del
programma. Interventi di questo genere andrebbero utilizzati principalmente quando il
contesto giudiziario necessita di informazioni in vista di una modifica, oppure quando altri
tipi di valutazioni strategiche segnalano l'esigenza di valutare il comportamento per
82
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
verificare se i valori di giudici e pubblici ministeri, ed eventualmente i valori europei, si
riflettono nel comportamento professionale.
Per quanto riguarda i vantaggi, l'osservazione più importante è che scuole e istituti di
formazione sono soggetti a cambiamenti multiformi e rapidissimi. Comportamenti e risultati
mutano a loro volta, per effetto di tali cambiamenti e anche della formazione. Per esempio,
gli obiettivi comuni di giudici e pubblici ministeri in Europa, dal punto di vista dei valori
comuni, potrebbero produrre un mutamento che sarebbe possibile valutare in ciascun
paese.
Il modello di Kirkpatrick è un ottimo strumento per cercare di valutare la formazione in
modo "scientifico". Di conseguenza esso è utile solo se inteso come un modello per
elaborare una metodologia di valutazione che preveda obiettivi e risultati specifici.
La griglia seguente illustra in maniera sintetica la struttura fondamentale di Kirkpatrick33:
Livello COSA viene misurato? PERCHÈ? COME?
1
Reazione
La valutazione della reazione
riguarda la percezione che
giudici e pubblici ministeri
hanno del processo di
formazione.
Il grado di soddisfazione dei partecipanti fornisce
informazioni sul legame tra formatore e persona
in formazione, sulla gestione del contenuto,
sull'adeguatezza rispetto al livello di
preparazione della persona in formazione, e così
via.
Offre una cospicua quantità di informazioni in
merito alle persone in formazione, poiché le loro
reazioni indicano i loro valori individuali.
Usando:
Questionari.
Moduli per i commenti.
Reazioni verbali.
2
Apprendimento
La valutazione
dell'apprendimento è un
processo fondamentale della
formazione iniziale. Deve
essere validamente strutturata
per consentire una misurazione
adeguata delle attività svolte,
tenendo conto del contesto,
dall'inizio fino agli esiti finali.
Le informazioni ottenute mediante la valutazione
del comportamento professionale dovrebbero
essere utilizzate per risistemare il programma
iniziale di formazione e per adattare i corsi messi
a disposizione per la formazione continua di
giudici e pubblici ministeri. I risultati di questo
tipo di valutazione sono rilevanti solo nel caso in
cui siano in effetti utilizzati per modificare la
formazione necessaria per un miglior
comportamento professionale dei giudici e dei
pubblici ministeri sul posto di lavoro.
È opportuno controllare e verificare
l'apprendimento nella formazione iniziale per
accertare che la formazione si adatti alle esigenze
dei singoli e del sistema giudiziario.
Prove effettuate prima e
dopo la formazione.
Interviste.
Distribuzione di
fotocopie per
l'autovalutazione.
Schede di
osservazione.
3
Comportamento
La valutazione del
comportamento verifica il
trasferimento di competenze
dall'ambiente
dell'apprendimento all'ambiente
del luogo di lavoro.
Pur tenendo conto dei principi della formazione
diretta nell'istruzione degli adulti, è utile
verificare nuovamente il processo di formazione
(contenuto e metodo) nel momento in cui le
persone che hanno sostenuto la formazione sono
attive sul luogo di lavoro. Le informazioni così
ottenute potrebbero essere usate per riprogettare
l'iniziale programma di formazione e adattare i
corsi offerti per la formazione continua di giudici
e pubblici ministeri.
Per valutare i
cambiamenti, la loro
rilevanza e la loro
sostenibilità è
necessario effettuare,
nel corso del tempo,
osservazioni e
interviste.
33 Le informazioni contenute nella tabella sono state adattate e utilizzate a fini didattici da Otilia
Pacurari nelle sessioni di formazione REFG sulla valutazione.
83
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
4
Risultati
La valutazione dei risultati
misura l'effetto esercitato dalla
persona in formazione sulla
professione o sull'ambiente.
Il modo in cui il lavoro e l'attività di giudici e
pubblici ministeri sono percepiti presso il
tribunale e la procura, costituisce oggetto di una
valutazione che tiene conto dei diversi punti di
vista a livello della vita professionale quotidiana.
Relazioni sulla gestione
Valutazione di giudici e
pubblici ministeri (dopo
1/2/3 anni di attività
piena)
Questo quadro teorico può risultare utile per progettare una metodologia di valutazione, in
quanto ogni istituto di formazione deve rispettare una serie di standard ed è interessato
alla misurazione della qualità dei programmi di formazione.
La metodologia della valutazione può articolarsi su quattro fasi o semplicemente
esaminare il livello di soddisfazione di giudici o pubblici ministeri partecipanti. In ogni caso,
però, è decisivo il modo in cui gli strumenti di valutazione vengono congegnati e utilizzati.
I quattro livelli rappresentano una sequenza di modalità per valutare i programmi di
formazione. Passando da un livello a quello successivo, il processo diventa sempre più
arduo e dispendioso in termini di tempo, ma contemporaneamente fornisce informazioni
più preziose. Costruire questa catena di prove è importantissimo. Una catena di prove è
formata da dati e informazioni che costruiscono un nesso sequenziale fra i quattro livelli e
indicano il contributo recato dall'apprendimento34.
I.2. KIT DI VALUTAZIONE
Un valido kit di valutazione deve comprendere i seguenti strumenti:
34 Un nuovo modello, basato sul modello Kirkpatrick illustrato in precedenza, è la metodologia
Phillips* ROI. La metodologia Phillips ROI colloca la reazione al primo livello e
l'apprendimento al secondo. Il dott. Phillips definisce il terzo livello "Applicazione" (Kirkpatrick
lo chiama "Comportamento") mentre il quarto livello viene definito "Impatto sull'impresa" (per
Kirkpatrick "Risultati"). La metodologia Phillips ROI aggiunge un quinto livello: ROI
[Rendimento dell'investimento (Return on Investment)]. Il ROI è un parametro di prestazione
finanziaria, che offre la misura definitiva del successo del progetto. Il ROI confronta i benefici
monetari delle misure di impatto sull'impresa con i costi del progetto. Il progetto ha avuto un
rendimento positivo? ** Come nel modello di Kirkpatrick, l'elaborazione di obiettivi e di piani di
valutazione come la raccolta di dati è essenziale per la valutazione di un'attività. La differenza tra
i due modelli consiste nell'isolamento degli effetti del progetto, nella conversione dei dati in
valori monetari e nel calcolo del rendimento dell'investimento. Se da un lato tali informazioni
sono estremamente preziose per i soggetti interessati, dall'altro l'analisi dei dati comporta un
grave dispendio di tempo e per essere effettuata correttamente esige l'intervento di specialisti. Gli
studi ROI vengono condotti in maniera selettiva, coinvolgendo di solito il 5-10% del progetto.
Il dott. Jack Phillips, presidente dell'Istituto ROI. La sua competenza in materia di misurazioni e
valutazioni si fonda su oltre 27 anni di esperienza aziendale nei settori aerospaziale, tessile,
metallurgico, bancario e dei materiali da costruzione. Il dott. Phillips ha svolto le mansioni di
dirigente della formazione e sviluppo, direttore delle risorse umane, presidente di una
banca regionale e professore di management presso un'importante università statale. Sulla base di
tali esperienze ha elaborato la metodologia ROI fondata sull'originario modello Kirkpatrick su
quattro livelli.
* per ulteriori informazioni cfr. www.roiinstitute.net.
84
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
questionari (per valutare le esigenze di formazione, il processo di formazione, i
risultati della formazione e infine il formatore);
moduli per i commenti;
interviste;
schede di osservazione;
metodi di autovalutazione.
1. Questionari
È questo il metodo di valutazione usato più comunemente. Ogni istituto dispone di un
proprio "modulo di valutazione", usato generalmente per valutare immediatamente un
evento, di solito misurando il grado di soddisfazione relativo al raggiungimento di
obiettivi/aspettative individuali di apprendimento, a materiali, organizzazione, strutture,
direttore di sessione, competenze del conferenziere/facilitatore, tecniche di formazione,
punti di forza e di debolezza dell'evento e raccomandazioni.
I questionari sono utilizzati per raccogliere dati sul formatore, le persone in formazione, il
particolare evento di formazione e così via.
Per quanto riguarda il contenuto, il questionario può essere utilizzato per una valutazione
generale, controllando se gli obiettivi di formazione sono stati raggiunti, e misurando
(se del caso) l'apprendimento.
Il gruppo destinatario. I questionari possono essere destinati a:
persone in formazione;
conferenzieri/facilitatori;
direttore di sessione.
I questionari rivolti alla seconda e terza categoria di operatori dovrebbero imperniarsi
maggiormente su risultati specifici, piuttosto che utilizzare le domande generiche destinate
ai partecipanti.
Esempi
1. I conferenzieri/facilitatori devono essere invitati a rispondere a domande sui
rapporti con l'istituto di formazione (persona responsabile dell'evento, personale
amministrativo, dirigenti di livello medio e alto); attrezzature e risorse tecniche
disponibili (strutture, computer, e-mail, biblioteca); comunicazione tra i formatori;
metodi di formazione usati; materiali; realizzazione degli obiettivi di formazione;
realizzazione dell'apprendimento; qualità della partecipazione delle persone in
formazione (partecipazione attiva o passiva, livello iniziale di conoscenze,
interazione delle persone in formazione tra loro e con i formatori).
2. L'organizzatore della formazione e/o il direttore di sessione devono essere
invitati a segnalare se l'evento abbia realizzato i suoi obiettivi oppure no, se le
lezioni siano state apprese, e se siano state adottate eventuali azioni di
follow-up.
Struttura del questionario
Dal punto di vista strutturale un questionario può consistere di:
domande aperte;
85
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
domande a scelta multipla;
domande chiuse (la cui risposta può essere soltanto "sì" o "no").
Domande aperte. Tramite le domande aperte è possibile ottenere un maggior numero di
informazioni. Si tenga conto che le opinioni possono variare e che si possono ricevere
risposte inattese. Una proficua analisi delle risposte alle domande aperte richiede
dispendio di tempo, risorse e competenze. Le domande aperte dovrebbero essere
riservate ai questionari destinati a formatori e facilitatori e tendere a misurare
l'apprendimento (ossia l'efficacia della formazione nel migliorare le conoscenze dei
partecipanti).
Se è necessario effettuare una suddivisione in categorie, si introducano domande relative
a età, sesso, livello di preparazione, specializzazione.
Domande strutturate. Le domande strutturate verificano conoscenze o fatti, e misurano le
reazioni.
Per esempio: assegnare il valore di 1 alla più importante e 5 alla meno importante delle
seguenti affermazioni; le affermazioni sono concepite a fini di valutazione.
Se occorrono altri elementi, si utilizzino domande aperte. I partecipanti sono liberi di fornire
qualsiasi risposta.
Per esempio: quali informazioni devono essere incluse in...?
Scala. Per valutare competenze e comportamenti o misurare le reazioni si può utilizzare
una scala articolata in 7 o 9 punti.
Per esempio: valutare le competenze del formatore, cerchiando il punteggio appropriato:
Valido controllo delle dinamiche di gruppo 1 2 3 4 5 6 7.
Pronto all'ascolto 1 2 3 4 5 6 7 Nessuna disponibilità all'ascolto.
Ha dimostrato flessibilità durante il seminario 1 2 3 4 5 6 7 Non ha mostrato
alcuna flessibilità.
Domande tipo Likert. Per valutare competenze e attitudini, si possono utilizzare anche le
domande tipo Likert35.
Per esempio: indicare le proprie opinioni sulla nuova procedura disciplinare,
contrassegnando il riquadro appropriato: facile da capire: completamente
d'accordo/d'accordo/incerto/in disaccordo/in completo disaccordo
RACCOMANDAZIONI.
Per ottenere i risultati migliori, si raccomanda di:
1. proporre il più possibile questionari brevi;
2. usare un linguaggio semplice;
3. evitare domande basate sulla memoria;
4. evitare domande ambigue;
5. evitare termini che esprimano sensazioni (Qual è la Sua sensazione rispetto
35 Per il principio e l'utilità delle domande tipo Likert e delle relative scale, cfr. per esempio:
Malhotra, N.K., Marketing Research, Prentice-Hall: Upper Saddle River/NJ (1999).
86
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
a...?);
6. evitare domande multiple (Ritiene che i giudici abbiano bisogno di una
formazione migliore e più ampia?);
7. evitare le doppie negazioni (Indichi se è d'accordo o in disaccordo con la
seguente affermazione);
8. evitare domande che danno per scontato un presupposto (Quanti piani di
sessioni di formazione ha preparato?); questa domanda dovrebbe essere
preceduta da una domanda filtro: Ha mai preparato piani di sessioni di
formazione?;
9. le domande devono sempre essere tali da reggersi autonomamente;
10. evitare domande ipotetiche (accertare l'esperienza);
11. prestare attenzione ai dettagli (istruzioni per compilare il questionario).
2. Moduli per i commenti
Un commento efficace è solitamente verbale e viene formulato non appena l'evento di
formazione si è concluso, oppure non appena il processo di apprendimento individuale ne
ha bisogno per migliorare. Se vi sono limiti di tempo si può anche ricorrere a un modulo
per i commenti. Tali moduli si basano su determinati criteri, i quali sono fissati dall'istituto
di formazione o dallo stesso formatore per migliorare la formazione e soddisfare le
esigenze delle persone in formazione.
Alla fine di ogni giornata di formazione, si può utilizzare un semplice modulo per i
commenti usando formule come le seguenti: due temi su cui vorreste approfondire le
conoscenze; un tema su cui vorreste ulteriori chiarimenti; un tema che desiderate
applicare; un tema che non era importante; eccetera.
3. Interviste
Ci sono diversi tipi di interviste:
strutturate
semistrutturate
non strutturate.
Le interviste si possono effettuare dopo lo svolgimento della formazione, direttamente o al
telefono. Questo metodo si dimostra particolarmente utile se lo scopo è quello di
raccogliere informazioni dettagliate su argomenti nuovi o complessi.
Il valutatore. Il valutatore deve acquisire una formazione che lo metta in grado di effettuare
interviste. Il gruppo destinatario dev'essere ristretto (un sottogruppo che sia
rappresentativo di coloro che hanno frequentato l'evento di formazione). Occorre
un'attrezzatura di base (come un registratore). L'analisi delle risposte richiede tempo e
risorse. Le interviste sono utili per la valutazione nell'ambito di una procedura di
reclutamento. Il reclutamento di un candidato si basa soprattutto sulle interviste. In una
prima fase, l'intervistatore deve verificare quale sia l'obiettivo delle ricerche dell'istituto di
formazione, per il profilo del destinatario.
La struttura dell'intervista: Le interviste durano di solito dai 30 ai 60 minuti. È essenziale
che l'intervistatore controlli la conversazione. Una buona intervista deve svolgersi come
87
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
una conversazione (guidata); il candidato dev'essere comunque colui che parla più a
lungo. Le domande dell'intervista devono riferirsi specificamente al lavoro.
Un 'intervista può rivelarsi utile in ciascuno dei quattro livelli di una metodologia di
valutazione. I questionari sono però di impiego più facile poiché comportano un dispendio
di tempo inferiore.
4. Schede di osservazione
La scheda di osservazione è un documento utilizzato per registrare annotazioni a scopo di
analisi.
Tipi di schede di osservazione. Le schede di osservazione possono avere forma di:
questionario
elenco di controllo in cui si deve confermare la presenza o l'assenza di talune
caratteristiche.
Osservazioni tra pari. Le schede di osservazione si possono usare in modo efficace
durante il processo di apprendimento per la formazione sia iniziale che continua di giudici
e pubblici ministeri. La scheda dev'essere strutturata in funzione delle osservazioni tra
pari.
L'impatto della formazione sull'attività degli organi giurisdizionali e sulla qualità della
giustizia può essere valutato da persone di uguale stato e condizione. Lo "sguardo
esterno" è di estrema importanza per verificare i miglioramenti della pratica, i problemi
costanti, gli errori più gravi e ricorrenti, oltre a indicatori di qualità positiva e negativa.
Si può avviare un esercizio tra pari allorché in un determinato periodo di tempo (per
esempio un anno) si siano svolti ampi eventi di formazione, dedicati alle migliori pratiche,
al diritto processuale o a nuove leggi/procedure, cui abbia partecipato una larga parte
della magistratura.
La valutazione da parte di un gruppo di valutatori esperti deve concentrarsi sui principali
risultati della formazione in termini di apprendimento (ossia per quanto riguarda il processo
- procedimenti aperti e trasparenti, garanzia del diritto alla difesa, indipendenza e
imparzialità, adeguata organizzazione dei procedimenti, efficacia, tempestività, pubblicità,
flessibilità e trattamento delle parti e del pubblico). Le modalità di organizzazione devono
essere tali che la riflessione e l'autoriflessione rechino un valore aggiunto al processo di
apprendimento individuale.
5. Moduli di autovalutazione
L'autovalutazione può essere efficace o al contrario bloccare il processo di apprendimento
individuale.
COS'È L'AUTOVALUTAZIONE? Uno strumento utilizzato per valutare il processo di
formazione ed esaminare la valutazione fornita dal discente o dal formatore stesso.
Persone in formazione, rappresentative dell'intero gruppo dei partecipanti, possono
essere invitate a riflettere sull'esperienza di formazione, sul suo impatto sul lavoro
88
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
giudiziario e sui risultati dell'apprendimento, con particolare riferimento alla pratica
professionale.
IL DIARIO DELLA FORMAZIONE. Una speciale forma di autovalutazione è il "diario
della formazione". In situazioni di formazione prolungata (soprattutto nel corso della
formazione iniziale o di laboratori di autoformazione) si possono invitare le persone in
formazione a tenere un diario in cui annotare le esperienze di formazione, le nuove
conoscenze acquisite, i punti positivi e negativi nonché riflessioni e osservazioni
personali.
Occorre tener presente che l'analisi delle informazioni raccolte tramite diari e relazioni di
autovalutazione richiede tempo e risorse.
Raccomandazioni finali
1. L'elaborazione di una metodologia di valutazione richiede conoscenze e
larghezza di vedute; ottenere risultati chiari è invece questione di gestione e
risorse.
2. È possibile che gli organizzatori della formazione si trovino nella necessità di
coinvolgere nel processo di valutazione non solo formatori e persone in
formazione, ma anche esperti esterni all'organizzazione. Questa scelta ha
carattere strategico ed è collegata al tipo di informazioni da analizzare e
interpretare.
3. È importantissimo raccogliere e analizzare dati e informazioni in maniera
corretta, poiché su tale base si dovranno adottare determinate misure. Di
conseguenza, quali che siano le azioni da intraprendere, principi come la
trasparenza e le pari opportunità e valori come il rispetto reciproco dovranno
comunque guidare l'intero approccio metodologico alla valutazione.
4. I dirigenti di un istituto di formazione coordinano l'elaborazione degli obiettivi
della valutazione, dei livelli di intervento, dei metodi di valutazione, delle risorse
e delle misure da adottare.
5. Allo stesso tempo, a livello di istituto di formazione è necessario condividere una
concezione comune della metodologia di valutazione scelta, poiché la
valutazione deve collegarsi alla pratica e agli operatori.
SECONDA SEZIONE
II.1. ASPETTI SPECIFICI DELLA VALUTAZIONE DELLA FORMAZIONE INIZIALE.
Come già si è accennato nella prima sezione, il "secondo livello" del modello di
valutazione di Kirkpatrick sull'"Apprendimento" si presta particolarmente alla valutazione
89
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
della formazione iniziale. È certo importante misurare che cosa i futuri giudici e/o pubblici
ministeri abbiano appreso:
dal contatto con nuove conoscenze giudiziarie;
nel processo di sviluppo delle competenze, in campo giudiziario ed
extragiudiziario;
in interazioni organizzate per modellare il comportamento professionale.
La formazione iniziale ha perciò un'importante componente pratica per la valutazione di un
apprendimento basato sulla competenza.
In riferimento all'apprendimento basato sulla competenza intendiamo esaminare, nelle
persone in formazione:
LE CONOSCENZE LE COMPETENZE GLI ATTEGGIAMENTI E I VALORI
(IL COMPORTAMENTO)
Nella pianificazione di sessioni di formazione, o di un intero programma di formazione, il
formatore deve precisare chiaramente l'insieme degli specifici obiettivi di apprendimento, i
quali derivano dalla decisione adottata in merito alle conoscenze nuove o approfondite,
alle capacità professionali o ai comportamenti (valori e atteggiamenti) che si desidera
modellare.
Di conseguenza, per misurare l'apprendimento nei programmi di formazione iniziale:
occorre anzitutto individuare gli elementi da valutare: conoscenze, competenze
o atteggiamenti. È spesso utile misurare questi fattori sia prima che dopo la
formazione;
quindi, prima dell'inizio della formazione le persone in formazione devono
sottoporsi a un test iniziale per determinare le proprie conoscenze, livelli di
competenze e atteggiamenti;
alla fine della formazione è opportuno effettuare un test finale per misurare ciò
che i partecipanti hanno appreso, oppure misurare l'apprendimento tramite
interviste o valutazioni verbali.
II.2. TIPI DI VALUTAZIONE.
Tutto questo dimostra quanto sia importante introdurre adeguati tipi di valutazione nella
formazione iniziale. La valutazione delle persone in formazione deve essere
particolarmente efficace per poter escludere tutti coloro che sono stati giudicati non solo
impreparati e insensibili all'esigenza di aggiornare costantemente le proprie conoscenze
disciplinari, procedurali ed esperienziali, ma anche inadatti, dal punto di vista etico e per
temperamento, ad assolvere i delicati compiti che lo Stato affida loro, quali la
responsabilità di giudicare il comportamento di un altro essere umano, limitarne la libertà
personale o togliergli i diritti fondamentali.
È assai più difficile valutare la qualità e la condotta etica, nonché la conformità ai requisiti
che fanno di una persona un buon giudice o un buon pubblico ministero. Ai diversi
contenuti della formazione si possono adattare tipi di valutazione diversi.
90
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Ci sono due tipi di valutazione:
continua;
sommativa.
La valutazione continua è la prassi educativa in cui i partecipanti vengono esaminati
costantemente per quasi tutto l'arco della loro istruzione, e i cui risultati sono presi in
considerazione dopo che essi hanno lasciato l'istituto. Si svolge lungo un determinato
periodo di tempo. In altre parole, il discente viene valutato lungo tutto il processo di
apprendimento e non solo dopo esso. La valutazione continua può seguire il
miglioramento del discente; è così possibile offrire un'ulteriore opera di sostegno e guida. Il
discente avrà così nuove opportunità per migliorare.
Principali caratteristiche:
è completa;
è cumulativa;
è diagnostica;
è formativa;
è orientata alla guida;
è di natura sistematica.
La valutazione continua può coadiuvare il processo di apprendimento in cinque modi:
1. Un maggior senso di inclusività. La valutazione continua offre al discente un
flusso costante di opportunità per dimostrare la propria padronanza del
materiale e invia il messaggio che chiunque può giungere al successo, se
dispone di tempo e pratica sufficienti. Ciò riduce l'ansietà e la sensazione di
inesorabilità degli esami e pone un accento più deciso sull'apprendimento in sé.
2. Standard di apprendimento più elevati per tutti. In un sistema di valutazione
continua, i discenti più avanzati possono progredire nello studio al loro ritmo e
mantenere l'impegno intraprendendo compiti più ardui una volta acquisite le
conoscenze di base.
3. Lo scopo della valutazione viene precisato. Il problema delle valutazioni
effettuate a intervalli è che l'obiettivo principale è quello di confrontare i discenti
tra loro e ciò non innesca processi di sviluppo.
4. Incremento dell'autoconsapevolezza per i discenti che, grazie a una valutazione
continua, riescono a comprendere le proprie capacità e insieme le lacune delle
proprie conoscenze. Il tempo e l'autoconsapevolezza - ossia la comprensione
dei propri sentimenti, pensieri e del proprio modo di apprendere - costituiscono
uno dei fattori più significativi per il successo professionale e personale. Quanto
più costanti sono le nostre valutazioni dei discenti, tanto maggiori sono le
conoscenze che essi possono acquisire intorno a se stessi.
5. Capacità di scoprire rapporti interdisciplinari/multidisciplinari tra concetti e ambiti
tematici. La valutazione continua consente al formatore di affinare la
comprensione del contenuto inserendo riferimenti interdisciplinari o
multidisciplinari.
L'elenco delle pratiche di valutazione utilizzate nell'ambito della valutazione
continua comprende:
la valutazione diagnostica
91
Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
la valutazione formativa
l'autovalutazione
la valutazione tra pari
1) Valutazione diagnostica
La valutazione diagnostica può contribuire a individuare le conoscenze acquisite dai
partecipanti in una specifica materia nonché il loro ventaglio di competenze e a chiarire
concezioni errate prima dell'inizio della formazione. Conoscendo i punti di forza e di
debolezza dei partecipanti, i formatori sono in grado di pianificare meglio il contenuto e la
metodologia della formazione.
Tipologia di valutazione diagnostica:
prove preliminari su contenuti e capacità;
valutazione e autovalutazione per individuare competenze e comportamenti;
interviste per una comprensione personalizzata delle esigenze di formazione.
Da questi metodi possono scaturire approcci realmente basati sul processo.
2) Valutazione formativa
La valutazione formativa fornisce commenti e informazioni durante il processo di
formazione, ossia mentre l'apprendimento è in corso. La valutazione formativa misura i
progressi ma può anche servire per valutare i progressi del formatore. Uno dei punti
principali su cui si incentra la valutazione formativa è l'individuazione delle aree suscettibili
di miglioramenti. Tali valutazioni fungono da stimolo per il progresso di apprendimento dei
partecipanti e contribuiscono a determinare l'efficacia dei metodi di formazione.
Tipologie di valutazione formativa:
osservazioni durante l'attività didattica;
esercizi di revisione per esami e discussioni in classe;
diari di riflessione riesaminati periodicamente durante il semestre;
sessioni di domande e risposte pianificate e informali;
attività didattiche in cui i futuri giudici e pubblici ministeri presentano in maniera
informale i propri risultati;
commenti dei partecipanti raccolti grazie alle risposte periodiche a domande
specifiche sulla formazione e grazie all'autovalutazione su prestazioni e
progressi.
3) Autovalutazione36
L'autovalutazione invita i partecipanti al processo di apprendimento a riflettere sul proprio
lavoro e a giudicare la qualità delle proprie prestazioni rispetto ai criteri di valutazione.
Essa costituisce un'opportunità per distinguere un lavoro valido da uno insufficiente. Un
certo grado di coinvolgimento del discente nello sviluppo e nella comprensione dei criteri
di valutazione costituisce perciò un importante elemento dell'autovalutazione.
36 Boud, D. Enhancing Learning Through Self-Assessment. (1995). London. Routledge Falmer.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Qual è la chiave dell'autovalutazione?
Sviluppando competenze riflessive il discente acquisisce la capacità di giudicare la propria
prestazione e individuare punti di forza e debolezza nonché gli ambiti che richiedono un
miglioramento. Tale consapevolezza può essere utilizzata per incidere sul lavoro
successivo.
4) Valutazione tra pari
La valutazione tra pari invita il discente ad assumere la responsabilità di valutare il lavoro
dei propri pari sulla base di una serie di criteri di valutazione. In tal modo i discenti si
impegnano a fornire commenti ai propri pari. Il ruolo di valutatore è una buona occasione
per comprendere meglio i criteri di valutazione. In tal modo inoltre la titolarità del processo
di valutazione viene in qualche misura trasferita, aumentando potenzialmente motivazione
e impegno dei discenti. La valutazione tra pari diviene così una componente importante
del processo di apprendimento, e non un mero strumento per misurare le prestazioni.
La valutazione sommativa avviene dopo la conclusione dell'apprendimento e fornisce
informazioni che riassumono il processo di apprendimento. In questa fase non c'è più
apprendimento formale se non incidentalmente tramite il completamento dei compiti
assegnati. Per la valutazione sommativa si possono formulare indicazioni, spesso
articolate intorno a una serie di standard o aspettative. Tali indicazioni si possono
assegnare ai futuri giudici e pubblici ministeri, prima che inizino a lavorare a un particolare
progetto, in modo che essi sappiano quali sono le aspettative che devono soddisfare
rispetto a ogni criterio.
I voti sono un esito della valutazione sommativa. La valutazione formativa non è sempre
espressa in voti poiché esamina il progresso nell'apprendimento dei futuri giudici o pubblici
ministeri.
La valutazione sommativa è orientata al prodotto e valuta il prodotto finale, mentre la
valutazione formativa si incentra piuttosto sul processo che sfocia nel completamento del
prodotto. Dopo la conclusione dell'attività non si possono più effettuare ulteriori revisioni.
Se i partecipanti hanno la possibilità di effettuare revisioni, la valutazione diventa
formativa, poiché i partecipanti possono sfruttare l'occasione per migliorare.
La valutazione sommativa è più orientata al prodotto e valuta il prodotto finale, mentre la
valutazione formativa si incentra piuttosto sul processo che sfocia nel completamento del
prodotto.
Tipologie di valutazione sommativa:
esami;
progetti (le fasi di un progetto presentate a vari stadi di completamento possono
essere soggette a una valutazione formativa);
portafogli (una serie di attività svolte dai futuri giudici e pubblici ministeri che
possono essere valutate durante il loro sviluppo nel quadro di una valutazione
formativa);
valutazione del corso fornita dai partecipanti (efficacia della formazione);
autovalutazione del formatore.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Ciascuna tipologia di valutazione sommativa deve prevedere una cospicua preparazione
preliminare poiché nessun tipo di valutazione può funzionare se non è ben articolata e
accuratamente mirata. Le prove sommative devono essere estremamente attendibili e
valide, poiché in caso contrario gli effetti potrebbero ridurre l'interesse per lo sviluppo
professionale nel lungo periodo.
Pertanto la valutazione costituisce parte integrante del processo di formazione; infatti
determina se gli obiettivi dell'istruzione siano stati raggiunti o meno. La valutazione incide
su molte decisioni, tra cui gli interventi tesi a soddisfare le esigenze didattiche, la struttura
del curriculum e così via. Una valutazione ben strutturata può incoraggiare
l'apprendimento attivo, specie se lo svolgimento della valutazione è innovativo e
coinvolgente. L'autovalutazione e la valutazione tra pari, per esempio, favoriscono una
serie di competenze, come la riflessione, il pensiero critico e l'autoconsapevolezza - e
inoltre consentono agli studenti di osservare dall'interno il processo di valutazione.
In ultima analisi, fermarsi a riflettere sui motivi, l'oggetto e le modalità della valutazione dei
discenti adulti rappresenta un modo proficuo per investire il proprio tempo.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
RINGRAZIAMENTI
Tra il 2011 e il 2014, nell'ambito della Rete europea di formazione giudiziaria, il
sottogruppo di lavoro per la "Formazione dei formatori" ha assolto la funzione di
promuovere e divulgare una moderna metodologia di formazione giudiziaria nell'Unione
europea.
I rappresentanti del sottogruppo di lavoro provenivano dai seguenti istituti della REFG:
Italia (organizzatore),
Finlandia,
Germania,
Lettonia,
Paesi Bassi,
Romania.
Un RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE ai seguenti ESPERTI DI FORMAZIONE
GIUDIZIARIA i cui contributi individuali in qualità di rappresentanti dei loro paesi hanno
consentito di redigere il presente manuale di formazione.
Italia:
A partire dal 2011, il giudice Raffaele Sabato (poi membro del Comitato direttivo
della scuola superiore della magistratura [SSM]) e il giudice Gianluca Grasso
(entrambi membri dell'[allora operativa] IX Commissione del Consiglio superiore
della magistratura [CSM]);
A partire dal novembre 2012, anche il giudice Giovanna Ichino, e dal gennaio 2014
il giudice Giacomo Fumu, entrambi membri del Comitato direttivo della scuola
superiore della magistratura [SSM]);
Finlandia:
Jorma Hirvonen, capo della formazione del personale presso il ministero della
Giustizia finlandese;
Germania:
Pubblico ministeroRainer Hornung, direttore dell'Accademia giudiziaria tedesca
(DRA).
Lettonia:
Solvita Kalniņa-Caune, direttore esecutivo del Centro di formazione giudiziaria della
Lettonia (LTMC);
Paesi Bassi:
Nathalie Glime, dirigente responsabile della formazione presso il Dipartimento
internazionale del centro formazione e studi per la magistratura dei Paesi Bassi
(SSR);
Romania:
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Prof. Otilia Stefania Pacurari, esperta di apprendimento degli adulti presso l'Istituto
nazionale per la magistratura della Romania (NIM);
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
I PRINCIPALI AUTORI del manuale di formazione sono stati:
Pubblico ministeroRainer Hornung, direttore dell'Accademia giudiziaria tedesca (DRA).
Prof. Otilia Stefania Pacurari, esperta di apprendimento degli adulti presso l'Istituto
nazionale per la magistratura della Romania (NIM);
Il COMITATO DI REVISIONE era composto da:
Nathalie Glime, dirigente responsabile della formazione presso il Dipartimento
internazionale del centro formazione e studi per la magistratura dei Paesi Bassi (SSR);
Visnja Marinovic, capo del dipartimento per la valutazione e la formazione di formatori
e mentori dell'Accademia giudiziaria della Croazia.
COORDINATRICE DEL MANUALE DI FORMAZIONE
Prof. Otilia Stefania Pacurari, esperta di apprendimento degli adulti presso
l'Istituto nazionale per la magistratura della Romania (NIM);
Uno SPECIALE RINGRAZIAMENTO a tutti i rappresentanti degli Stati membri della REFG
che hanno fornito commenti scritti e a Benedetta Vermiglio, coordinatrice della formazione
presso la REFG.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
GLOSSARIO37
Mondo accademico In senso lato, la comunità degli studiosi e degli studenti
nell'ambito dell'istruzione superiore e della ricerca
Programma Il programma di un singolo evento/corso di formazione
Apprendimento misto Combinazione di eventi di formazione residenziali e basati
sul web nell'ambito di un programma di formazione
Formazione continua Formazione per giudici e pubblici ministeri in servizio
(= formazione durante il servizio)
Organo giurisdizionale Indipendentemente dalla denominazione (corte, consiglio,
tribunale, eccetera), autorità pubblica che decide sulle
controversie giudiziarie tra parti e amministra così la giustizia
nelle questioni di diritto civile, penale e pubblico, negli
Stati membri della REFG
Curriculum Serie di eventi di formazione tra loro collegati per (futuri)
giudici e/o pubblici ministeri (= programma di formazione)
Formazione iniziale Fase di formazione postuniversitaria per futuri giudici e/o
pubblici ministeri
Formazione durante il
servizio
Cfr. formazione continua
Giudice Indipendentemente dalla modalità di nomina/elezione e dalla
denominazione (giudice, giudice istruttore, magistrato,
eccetera), funzionario giudiziario che partecipa
all'amministrazione della giustizia in un organo
giurisdizionale
37 A causa delle diverse tradizioni e della differente terminologia usata nei 35 istituti membri della
REFG, queste definizioni non sono necessariamente cogenti. Sono state scelte - dando la
preferenza a descrizioni funzionali - per amore di uniformità e senza pregiudizio per alcun
sistema specifico e per le sue tradizioni.
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Magistratura A prescindere dalle diverse tradizioni vigenti nei paesi di
common law e in quelli di diritto romano, il sistema di organi
giurisdizionali e procure in un determinato Stato membro
della REFG.
Avvocato In senso stretto, professionista che opera quale consulente
legale (per esempio avvocato, pubblico difensore)
Istituto di
formazione nazionale
Indipendentemente dalla forma organizzativa (ministero,
autorità di diritto pubblico, fondazione, eccetera) e dalla
denominazione (scuola, accademia, istituto, collegio, centro),
ogni istituto di uno Stato membro destinato allo svolgimento
di formazione iniziale e/o continua per (futuri) giudici e/o
pubblici ministeri
Pubblico ministero Indipendentemente dallo status giuridico (funzionario
pubblico, avvocato, eccetera) e dall'esistenza di un sistema
processuale accusatorio o inquisitorio, rappresentante legale
dello Stato che indaga su casi penali insieme alla polizia,
decide tra rinvio a giudizio e proscioglimento e rappresenta
lo Stato nei processi penali
Procura Indipendentemente dalla denominazione e dalla forma
organizzativa, autorità pubblica nazionale incaricata di
indagare e perseguire nelle cause penali
Seminario Corso di formazione residenziale
Direttore di sessione Responsabile di un corso di formazione che costituisce
l'anello di congiunzione tra l'ospite/organizzatore e i
partecipanti
Corso di formazione Indipendentemente dal modello residenziale o di e-learning,
misura di formazione individuale destinata a uno specifico
gruppo di partecipanti formato da (futuri) giudici/pubblici
ministeri (= evento di formazione)
Evento di formazione Cfr. corso di formazione
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Manuale REFG sulla metodologia della formazione giudiziaria in Europa
Programma di formazione Cfr. curriculum
Sessione di formazione Parte in sé conchiusa di un corso/evento di formazione
Webinar Corso di formazione in un ambiente virtuale (online)