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metamorfosi Opere di Erminio Maffioletti

me amo foi - FONDAZIONE CREDITO BERGAMASCO · personalità le diverse stagioni del post-cubismo, ... Per chi ha l’opportunità e la fortuna di ... quattro lati del Salone e che

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metamorfosi

Opere di Erminio Maffioletti

Bergamo

5 – 25 ottobre 2013

P a l a z z o S t o r i c o

Credito Bergamasco

Curatori

Angelo Piazzoli

Anna Maria Spreafico

Saggio Cri t ico e Apparat i

Anna Maria Spreafico

Progetto grafico

Drive Promotion Design

Art Director

Eleonora Valtolina

metamorfosi

Opere di Erminio Maffioletti

metamorfosiOpere di Erminio Maffioletti

P R E F A Z I O N E E S A g g I O C R I T I C O

“Figura carismatica della cultura artisticabergamasca, pittore di notevole vena speri-mentale, Maffioletti, per molti anni Docentedi Pittura al Liceo Artistico e all’AccademiaCarrara di Bergamo (di cui è stato ancheDirettore) ha indagato le problematiche dellospazio pittorico coniugando la ricerca sullinguaggio e la composizione con quella suimateriali (olio, acrilico, carta, plastica, legno,polistirolo, cemento ecc.) segnalandosi perl’originalità delle invenzioni nei diversi ambitidella pittura, dell’incisione, dell’affresco, delmosaico, della modellazione. Artista colto epienamente inserito del dibattito artisticointernazionale (nel 1937 è a Parigi per ammi-rare Guernica), Maffioletti ha interpretato conpersonalità le diverse stagioni del post-cubismo,dell’espressionismo, della nuova figurazione,dell’informale e della post-astrazione, parteci-pando a numerose rassegne a livello nazionale einternazionale, realizzando anche numerosiinterventi di arte applicata in edifici pubblici aBergamo (tra cui le Piscine Italcementi, laBorsa Merci, la Banca Popolare di Bergamo,il Credito Bergamasco, il Seminario, il Grat-tacielo Boschetti, il Cinema Arlecchino, il Pa-lazzo dell’Anagrafe) e in varie città d’Italia”.

Nelle parole di Enrico De Pascale - raffi-nato storico dell’arte - si intuisce bene laportata dell’eredità artistica e intellettualedi Erminio Maffioletti (1913-2009).Un’eredità che riguarda anche il CreditoBergamasco, in forza di importanti “operepubbliche” che, come evidenziato dall’in-signe studioso, decorano la sede centraledella Banca.

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Per chi ha l’opportunità e la fortuna ditrascorrere la sua vita professionale nelPalazzo Storico della Banca, ErminioMaffioletti è “di famiglia”.

Entrando nel Salone principale, guardandoverso il loggiato (la c.d. balconata interna)si nota che l’elegante ballatoio - situato alprimo piano e affacciato sul Salone - è in-tercalato da pilastri marmorei, raccordatida parapetti in metallo e vetro sotto i qualicorre una larga fascia marcapiano. Si trattadi un elemento che si svolge su tutti iquattro lati del Salone e che presenta par-ticolare valore plastico, poiché è imprezio-sito da un fregio in cemento rivestito conlamine in alluminio argentato opera propriodi Maffioletti, il quale - secondo le ricerchecondotte da Tosca Rossi, per incarico dellaFondazione Creberg - fu assistito all’epocadagli allievi - divenuti poi artisti affermati -Adele Fumagalli (1941), Mino Marra(1938) e Cesare Rossi (1942-1988), figliodi quel Domenico Rossi (1911-1955) checollaborò con Maffioletti alla realizzazionedi importanti opere pubbliche (si pensi algrande mosaico presso la c.d. Borsa Mercidi Bergamo).

“Il fregio è costituito dalla rappresentazionestilizzata di monumenti e di architetture di

Il talento poliedrico

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Erminio Maffioletti, Edifici storici civili e religiosi diBergamo, Brescia e Milano, 1961, bassorilievo perimetralein cemento e lamine d’alluminio argentato (particolare),Palazzo Storico Credito Bergamasco

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destinazione civile e sacra: in sintesi sitratta dei siti più significativi delle città edelle località lombarde, che all’inizio deglianni sessanta vantavano una o più filialidell’istituto di credito. Sul lato di fronte al-l’ingresso sono riconoscibili edifici dellacittà di Bergamo, alta e bassa; dirimpetto,invece, siti della provincia di Bergamo.Sulla destra, lungo il lato corto, vi sono edi-fici ubicati nella città di Brescia e nella suaprovincia, mentre a sinistra altri ubicati aMilano e provincia. Sono tutti facilmentericonoscibili, vivacizzati da forme lineari egeometriche disposte con assoluta fantasiae libertà. Le forme degli edifici raffiguratiderivano da impronte eseguite dagli artistisu tavole, poi ricoperte da sabbia e calceper essere consolidate, e su cui, da asciutte,era stato fatto colare del cemento misto adun reticolo in filo di ferro”.

Il fregio è un’opera raffinata - elegante,colta, monumentale - che dimostra inequi-vocabilmente la versatilità di Maffioletti, ilquale seppe realizzare interventi di signi-ficativo rilievo e nel contempo formareallievi di grande qualità e temperamento,quali quelli precedentemente citati.

Di recente abbiamo recuperato, dal caveaudi una importante filiale, una tavola prepa-ratoria (bassorilievo ligneo dipinto d’ar-gento) - ora posizionata, a titolo di reperto

storico e artistico, nella galleria in balconata- che attesta la grande abilità del Nostronell’intaglio del legno; in questa l’artistapresenta una interessante illustrazione deiprincipali monumenti di Bergamo attra-verso una inconsueta e particolare visuale.Questa è probabilmente la prima opera rea-lizzata da Maffioletti su committenza dellaBanca, sulla quale presumibilmente venne“testato”, costituendo un bozzetto (o forseil supporto) di alcuni monumenti rappre-sentati nel fregio argentato.

Salendo al primo piano del Palazzo, si notal’opera più monumentale della balconata,costituita da un enorme mosaico eseguitoda Erminio Maffioletti, collocato nell’atriodi fronte a un bello slargo - quasi una “piaz-zetta” che fa pendant con la grande “piazza”al piano inferiore - e posizionato sulla paretetra gli uffici della Direzione. Esso occupauna superficie di 21 mq (cm 290 x cm 683)e rappresenta le attività artigianali e i pro-dotti tipici della nostra terra, commercia-lizzati durante la Fiera di Bergamo.

“La scena è impostata su tre diversi piani.Sullo sfondo appaiono nitidi e schierati gli edi-fici di Bergamo alta, che nell’ordine da sinistraa destra sono: la torre di Adalberto, oltre il teloappeso la torre del Gombito, la cappella diBartolomeo Colleoni, il campanone con ai suoipiedi la porta di San Giacomo, la basilica di

Erminio Maffioletti, Fiera di Sant’Alessandro, 1962, mosaico, Palazzo Storico Credito Bergamasco, atrio presidenza

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Santa Maria Maggiore, il Duomo con il suocampanile, le torri del Mercato del Fieno, lachiesa di Sant’Andrea, la torre di sub foppis e,oltre l’albero, la torretta del Galgario e il tor-rione cilindrico della Rocca. Ai piedi del colle- racchiuso da due dei quattro torrioni a basequadrata con pinnacoli, che erano posti lungoi lati della fiera di Bergamo e raccordato allacittà bassa dalle Muraine, che corrono sinuosea destra - si dispiegano in primo piano vendi-tori e artigiani”.

La tecnica utilizzata, che “per materiali espessori sta a metà tra le arti della pittura edella scultura”, conferisce alla scena untono fiero e allo stesso tempo nostalgico,per le dimensioni delle figure e per il coloreutilizzato che pare cristallizzarle e fissarlenel tempo. Si tratta di uno splendido mo-saico che attesta la versatilità nell’affron-tare - con poliedricità e risultati eccellenti- le varie tecniche; proprio per far cono-scere ai più gli esiti felici di tali rilevanti at-tività, ci è parso opportuno inserire, negliapparati al presente catalogo, le schede (re-datte con puntualità e precisione da AnnaMaria Spreafico) relative alle opere pubblicherealizzate dall’artista nella città di Bergamo.Le opere permanenti presenti nella nostrasede rappresentano il frutto di un innova-tivo e lungimirante intervento di ristruttu-razione e di rinnovamento architettonicodel Palazzo Storico - realizzato nella se-conda metà degli anni cinquanta del No-vecento - al termine del quale vennerocommissionate dalla Banca - a giovani e giàaffermati artisti bergamaschi del periodo(oltre alle citate opere di Maffioletti, sipensi all’affresco e alle tavole di TrentoLongaretti o alle decorazioni del timpanoesterno di Elia Ajolfi) - opere permanentiche costituiscono un importante patrimo-nio artistico per la banca e per la città.

I giovani artisti di allora appartengono oraalla storia dell’arte e le opere - da questirealizzate agli inizi degli anni sessanta -sono oggettivamente “pezzi pregiati” sia perepoca che per qualità.

Ispirandosi a tali lungimiranti orientamenti- che risalgono al passato, ma rappresentanoparte della nostra genetica - da tempo laFondazione ha avviato, fra le altre cose,un percorso di valorizzazione di artistimoderni e contemporanei, che - graziealle donazioni degli stessi o delle famigliedi appartenenza (ove scomparsi) - stadeterminando il progressivo e mirato ar-ricchimento di una collezione che, traqualche decennio, spero costituirà unasignificativa testimonianza artistica dellanostra epoca nonchè un importante patri-monio artistico e - perché no - economicoper la Fondazione Creberg.

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Come dicevo in premessa, ErminioMaffioletti è artista “di casa” al Creberg;in forza di tale storico legame non pote-vamo non cogliere l’occasione del cen-tenario della nascita per celebrarne lafigura e l’opera, con l’intento di farne ri-scoprire la figura e di approfondire al-cuni aspetti ancora poco noti della suamultiforme produzione. Per questo motivoabbiamo organizzato un’intensa mostra re-trospettiva presso il nostro Palazzo Storico- che aprirà al pubblico il 5 ottobre, dataesatta della ricorrenza centenaria - e ab-biamo sostenuto con determinazione lapressoché contestuale (e complementare)esposizione in Seriate, curata dal prof. DePascale con competenza e dedizione.

Il nostro impegno per la riscoperta e lavalorizzazione della figura di ErminioMaffioletti non ha solo una genesi cele-brativa, legata alla ricorrenza preceden-temente citata; rientra altresì in unpercorso espositivo e di approfondimentoteoretico che da tempo stiamo condu-cendo sul “Gruppo Bergamo” per offrireun’adeguata ribalta a un insieme digrandi artisti che Bergamo non sembravoler ricordare come meritano, evitandoaltresì, per taluni di loro, un ingiustooblio.

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La Fondazione Credito Bergamasco è pro-fondamente radicata nel suo territorio. Ciòsignifica che ha consapevolezza della storia,passata e recente, di una precisa geografia.Le istituzioni museali tendono, giusta-mente, a mettere sotto la lente d’ingran-dimento le vicende storiografiche piùlontane. Noi abbiamo scelto di indagare,fra l’altro, tempi più vicini a noi, ripercor-rendo larga parte del secolo appena passato.

Il Novecento ha segnato una frattura,anche a livello critico, ridisegnando unanuova gerarchia di valori, fatta di capitaliartistiche e movimenti d’avanguardia.In questa riscrittura della storia molti terri-tori e molte storie sono rimasti senza voce,ignorati o addirittura cancellati. Pazien-temente e caparbiamente abbiamo soste-nuto iniziative capaci di far rileggere conpassione episodi di storia figurativa che ri-schiavano di rimanere sepolti. Erano qui,vicino a noi, a portata di mano.

In tanti casi è proprio l’eccessiva vici-nanza a impedire una corretta lettura deifenomeni. Tuttavia non è neanche am-missibile continuare a fingere di non ve-dere, magari per eccesso di snobismo.Saper storicizzare anche i tempi più vicinia noi non è una cosa facile.

La Fondazione ci ha provato con un’ope-razione che ha un suo preciso disegno nelrecupero sistematico dei protagonisti del“Gruppo Bergamo” e degli artisti ad essovicini.

Trento Longaretti, Mario Cornali, Dome-nico Rossi, Franco Normanni e RinaldoPigola sono già stati oggetto dell’ade-guata attenzione, tramite mostre perso-nali o antologiche. A breve toccherà aRaffaello Locatelli (settembre/ottobre2013 presso il Centro Culturale SanBartolomeo in Bergamo) e Piero Cattaneo(ottobre/novembre 2013, al Palazzo dellaRagione e in altre sedi espositive); pressoil nostro Palazzo Storico è il turno diErminio Maffioletti, nel quale le qualitàdi ordine tecnico - certamente innate eaffinate alla grande scuola di Achille Funi- si sono coniugate con un instancabilelavoro “sul campo”, con esiti di elevatostanding, certamente affascinanti e di si-curo sorprendenti per chi non lo conosce.

Fra l’altro questa esposizione retrospettiva-cronologica non si limita a ricordarne il voltopiù noto, attraverso numerose e significa-tive testimonianze della sua ricerca arti-stica, nonchè della sua cifra stilistica moltoriconoscibile e declinata nei soggetti piùusuali, ma si arricchisce cogliendo uncorpus di opere conservate dalla famiglia,che ci presentano - in aggiunta ad operegià pubblicate - un artista inedito, quali-ficando ulteriormente la mostra e la pre-sente monografia.

Un’esposizione, dunque, ricca di fascinoe di suggestione; un doveroso tributo adun artista di eccellenza.

Bergamo, giugno 2013

Angelo PiazzoliSegretario Generale

Credito Bergamasco eFondazione CrebergCascina, (1953), 65x42 cm (particolare)

“Papà, esiste l’ispirazione per un artista?Si. Ma se non va tutti i giorni in atelier...non gli arriva!”

Questo è lo scambio di battute che Anna -figlia primogenita dell’artista - mi raccontò,quando le domandai come intendesse suopadre il ruolo dell’artista. Erminio non interpretò lo stereotipo ro-mantico del bohémien sregolato. Ebbe del “fare arte” un’idea da onesto“mestiere artigiano” da cui trasse la propriaesperienza; andando nel suo studio ognigiorno - spesso in giacca e cravatta ed allastessa ora - anche solo per meditare su unprogetto in corso; perché - come ricordòpoi - fu quasi una necessità spirituale, avendola fortuna di lavorare in un luogo moltospazioso e con una bella luce, in cui... venivavoglia di starci. Non a caso è in quell’am-biente creativo che - in un’intervista del2001 - sostenne convinto: io penso chel’arte sia ancora il “fare”; confermando ciòche già scrisse di lui nel 1997 il collegaAttilio Pizzigoni e svelando così una suamaggiore inclinazione a praticare l’arte- con perizia tecnica - più che a teorizzarla.Ed è quasi un paradosso che l’affermasse unartista ricordato da familiari, colleghi ed al-lievi come un fine ed aggiornato conoscitoredella storia dell’arte internazionale (su cuiallenò la sua mirabile memoria fotografica):un sapere che non impose, ma condivise -da professore liceale - negli abituali momentid’incontro e scambio non solo in aula, maproprio nel suo storico e frequentato atelierdi Città Alta, “laboratorio” e fucina di spe-rimentazioni per giovani futuri artisti.Studenti ai quali propose stimoli culturaliaggiornati, più che insegnare gli abitualimodelli precostituiti e - come intese proce-dere anche per sé - a cui suggerì modellitecnico stilistici che demolissero le “sicu-

rezze operative” più solide e radicate. Ildualismo suddetto, coabitò in lui senzaalcun intimo attrito: voler conoscere e farconoscere per ampliare gli orizzonti e poitornare sereno alle proprie abitudini dome-stiche; evocate anche quando - davanti alpubblico dell’inaugurazione della sua mono-grafica nel 1997 in GAMeC - ironizzò diver-tito: io sto bene in un guscio... sto bene isolato!Timido, riservato e gentile... eppure anchedeterminato, innovativo ed ironico.Quante “definizioni” mi sono state riferite. Mi piace ricordare altresì l’acuto compendioche Vittorio Fagone diede sul suo peculiaremodo di porsi: una modestia luciferina.

Pittore da cavalletto, ceramista, frescante,scultore e mosaicista per diversi incarichipubblici, civili e religiosi; incisore, fotografosperimentale, insegnante di decorazionepittorica e figura, oltre che coordinatoredell’attività didattica per l’Accademia diBelle Arti Carrara. Erminio fu professionalmente poliedrico;come era tipico per gli artisti che si for-marono nei primi decenni del Novecento,cresciuti a contatto con maestri comeAchille Funi e Mario Sironi, i quali mo-strarono l’importanza d’imparare ed av-valersi di tutte le competenze del “fareartistico” più orgogliosamente artigianale;con l’obiettivo di un’ideale “sintesi delleArti” - che già avvenne nel Rinascimento- e che teorizzò poi Giorgio de Chirico dal1918, quando diffuse il suo nuovo credostilistico definendo i buoni artisti come“artigiani dell’Arte” ed affermando la ne-cessità di un loro “ritorno al mestiere”.Se poi a questo primo orientamento dipensiero e di lavoro, si aggiunge la natu-rale e costante propensione di Erminioper la rivoluzionaria sperimentazione deimateriali, anche i più insoliti per l’epoca

“Una forma pittorica può avere anche il valoredi un’apparizione?” (Afro Basaldella, 1956)

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(come il cemento edilizio plasmatodall’espressione artistica), si comprendecome l’accettazione di questa originarialezione non fu passiva, ma germogliasse- in una mente acuta ed un animo appas-sionato - solo come un valido punto dipartenza per iniziare presto un autonomopercorso di rielaborazione stilistica.

Erminio fu promotore essenziale di quelvitale gruppo di artisti bergamaschi che -ancora in bilico tra l’influsso delle avan-guardie internazionali e la tradizione ac-cademica - da metà del Novecento siraccolse a discutere d’arte ed affiancò allafitta attività artistica anche l’insegna-mento scolastico; come due famosi colle-ghi: l’evocativo e misurato Mario Cornalie l’elegante e metafisico Trento Longaretti.Essi condivisero il proprio amore perl’arte con gli allievi, spesso a loro volta fu-turi artisti e fortunati depositari della sa-pienza artigianale di un “fare artistico”talvolta defilato, mai retorico e semprecoinvolgente.

Paesaggio, 1952, olio su tela, 65x75 cm

Nel presente catalogo una trattazione aparte è dedicata alla descrizione dei piùsignificativi incarichi pubblici realizzati inBergamo da Maffioletti. In queste pagine quindi si osserva il soloambito dei dipinti da cavalletto.Da un esordio figurativo più tradizionale -presto cézanniano - passò alla stesura di

corpose e filamentose pennellate espressio-niste (ispirato dal coevo stile del franceseGeorges Rouault, dalla Scuola Romana edal gruppo di Corrente, poi Fronte Nuovodelle Arti), interessandosi alle novità grafi-che e compositive picassiane post-cubiste etalvolta anche futuriste, vivacizzate datimbriche tonalità fauves, spesso giocatesul binomio “scarlatto-turchese”, più voltereiterato e declinato nei decenni successivi;fino anche a De Pisis ricordato tra i suoipreferiti per la semplice piacevolezza del toccoe per lo sfumato.

Ogni transito stilistico fu una tessera percomporre il puzzle del suo percorso arti-stico: esperienze creative coerenti e favo-revoli al traguardo successivo. Unaconcatenazione che condusse Erminio asvincolarsi dalla classica nozione di “formareale”, per aprirsi alle novità tecniche edaniconiche dell’informale americano edeuropeo, osservate in molte opere espostenelle contemporanee mostre e galleried’arte anche bergamasche e milanesi.

Pecore, 1955, olio su tela, 100x85 cm (particolare)

Infatti - precorrendo i tempi e già dalla finedegli anni cinquanta in poi - l’arte di Maf-fioletti è collocabile nel gruppo dello stileinformale, sperimentato nelle sue tre celebrideclinazioni: materico, segnico e gestuale; anchese non assimilò e non espresse i disagi esi-stenziali ed i tormenti psicologico ideologicipost-bellici dell’Action painting americana.

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E tra gli ulteriori influssi che sono riscon-trabili - pur rivisitati - nello stile maturodi Erminio si individuano altri artisti eu-ropei, alcuni del filone Art autre: dalla po-licromatica pastosità di Jean Fautrier airuvidi grovigli materici lacerati da graffidi Wols; dalla gestualità violenta ma geo-metrica di Emilio Vedova alle metamor-fosi calligrafiche ed i vermigli timbrici diEmilio Scanavino.

Questi pittori, ebbero in comune conErminio - al di là di ogni singola peculia-rità stilistica - la volontà di partire dal-l’analisi di un soggetto vero (spessoricordato nei titoli) trasfigurato ed evo-cato fino ad arrivare ad un effettoastratto, o del tutto surreale. Fu dunque l’esplorazione di un emozio-nante percorso di trascrizione interiore diframmentarie e molteplici realtà.

Si può citare ciò che disse il pittore infor-male Philippe Goldstein (detto Guston)in merito al “cosa” suscitasse il desiderio didipingere e quale esito si potesse ottenere:Forse sono i pensieri, i ricordi, le sensazioni[...]. Il dipinto [...] è il piano che si muovenella mente. Non esiste affatto fisicamente.è un’illusione, una magia: ciò che vedi nonè ciò che vedi.

Metamorfosi, anni settanta, olio su tela, 50x60 cm

Essenziale - per approcciarsi alle creazionidello stile più tardo e maturo di Erminio -

è non vedere il dipinto solo come una su-perficie, ma iniziare ad osservarlo nella sua“consistenza” compositiva. Esplorarlo -concedendosi del tempo - indugiando conl’occhio, prima sull’insieme ritmato (che cipuò trasmettere sensazioni del tutto per-sonali), poi addentrarsi curiosi nel nuovodedalo delle sue policromatiche dense pen-nellate sovrapposte ed incrociate. Lasciarsi coinvolgere dall’andamento ar-monico - ora ondivago, ora fulmineo egraffiante - subendo l’effetto ipnotico chesi prova quando si ascolta un brano mu-sicale polifonico, abilmente eseguito daun’orchestra ben affiatata. Un reciprocointeragire di “nuovi profili”, che Erminioaccorda come fossero una luminosa sin-fonia di linee e colori.

Si domandò il pittore Afro Basaldella nel1956: L’organismo rigorosamente formale diuna pittura può contenere la leggerezza, il re-spiro di una evocazione, l’improvviso sopras-salto della memoria? Questo è per me ilproblema; questa la ragione della costante in-quietudine che mi fa dipingere.

Un “dubbio” simile mosse anche il metodocreativo di Erminio; soprattutto se si men-ziona quanto lui stesso disse nel 1997 de-scrivendo i suoi dipinti dei decenni ottantae novanta, scaturiti dall’intima “trasfigura-zione” di percezioni vissute a Napoli: mi in-teressa che traspaia il mio senso di incertezza...vorrei che emergesse questa mia paura... è unospazio diverso... Io ho delle sensazioni, deimomenti di riflessione mentre guardo e conti-nuo a guardare... Poi gestisco questo insieme.

Proprio in tali dipinti - all’apparenza i piùastratti - ed in mezzo alla stratificazionemodulata di linee e colori, introdussequalche volta un “occhio” stilizzato:scherzando in famiglia lo motivò dicendoè la mia presenza nel dipinto; oppure è l’occhiodi Dio; più seriamente lo disegnò anche inun quadro dedicato all’Afghanistan perevocarne le donne velate, di cui si puòscrutare solo questa parte del corpo.

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Esso è inoltre un intuitivo espediente percoinvolgere l’osservatore, trascinandoloin un vortice di reciproche relazioni;dando l’impressione che il dipinto possascrutarci e ci inviti audace a percorrere isuoi meandri informali.

Storie napoletane, anni ottanta, olio su tela, 90x82 cm, (part.)

Maffioletti ricordò spesso come non riu-scisse a scegliere definitivamente tra il fi-gurativo e l’astratto. Forse non desideròmai davvero optare per uno solo dei dueopposti stili. Elaborò quindi un suo personale metodoper interpretare e rimescolare entrambele possibilità espressive; così anche nei di-pinti più “informali” ci fu sempre unabase di partenza iconica.

Arrivò infine a decidere che un quadro èdavvero riuscito se l’oggetto lo si intravedeappena, o se addirittura non se ne riconoscepiù la forma originaria.

A tal proposito va sottolineata l’impor-tanza che Erminio attribuì alla scelta deititoli: essi sono la prima chiave di letturaper avvicinarsi al soggetto del dipinto;una sequenza di “impronte” evocative diuna realtà - spesso ordinaria e quotidiana,periferica o di paesaggi estivi - suggeritasolo attraverso un oggetto scartato e tro-

vato, o un insieme brulicante di sagome. Così, dai più tangibili - Cascine, Oggetti,Melagrane, Figure - si arriva ai più sugge-stivi ed allusivi: Sintesi, Ombre, Metamor-fosi, Variazioni antropomorfe, Insediamentied Immagini.

Aquiloni, 2005, olio su tela, 88x100 cm

Dipinse fino a circa tre anni prima di mo-rire. Nella fase finale utilizzò nuancesmolto più luminose e rivisitò il giovanilee fresco binomio cromatico, spesso decli-nato: uno scarlatto quasi pompeiano edun turchese saturo.

Ciò si nota, ad esempio, nelle due ultimeopere nominate Aquiloni dipinte in stileinformale gestuale: a prima vista paionoeseguite di getto e con impulsività, in-vece - come lui stesso ricordò in un’in-tervista del 2006 - svelano d’essere fruttodi lunghe sedute in atelier, dove ognivolta aggiunse una zona di colore o unsegno.Azioni meditate e stratificate nel tempo,per quella titubanza che confessò lo af-fiancava ancora durante le fasi dell’ela-borazione, pur trattandosi - disse inoltre- di opere di materia [da eseguire] in unmodo così simultaneo che non si può gestirecon regolarità e continuità, perché va sentitoal momento.

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Ricordò, in merito, anche la sua inclina-zione a comporre numerosi bozzetti pre-paratori prima di giungere all’operacompiuta; come confermato dall’infinitasequenza di schizzi conservati in atelier.Sentì - pressoché decennio dopo decen-nio - la necessità di rimettere in discus-sione le ricerche ed i risultati raggiunti,per non limitare il suo stile ad una “for-mula” ripetitiva - in quanto - affermò an-cora nel 2001: io non voglio dipingere ilquadro di ieri!

Fu un severo giudice sul grado di com-piutezza delle sue opere, distinguendo leparti del quadro ancora non risolte.L’intenzione e l’obiettivo di questo arti-colato metodo operativo furono la con-quista di quell’equilibrio compositivofinale - otticamente bilanciato - che tra-smettesse una sensazione d’armonia vi-siva, pur nell’apparente “caos creativo”(inteso non come disordine, ma comeenergia primigenia).

Un allestimento, questo dedicato al Cen-tenario, che - grazie alla Sede in cui è col-locato - si confronta direttamente conalcune tipologie d’opere pubbliche com-piute dall’artista in città (poiché la Bancaè custode di tre di esse), mostrandone lerilevanti diversità di stile e finalità. L’esposizione dei dipinti infatti, segue -necessariamente in sintesi - il flusso dellepersonali tematiche e tecniche prediletteda Erminio, più volte rinnovate come fos-sero filoni espressivi mai esauriti.È un magma che ribolle dentro i suoiocchi e le sue mani ad ogni nuovo “viag-gio”; spesso reiterato negli stessi luoghi,ma sempre osservato da angolazioni deltutto insolite.

È utile sottolineare che, benché Maffio-letti fosse profondamente legato alla suaterra d’origine - come artista - provò finda giovane il bisogno “istruttivo” di viag-giare (Parigi, Roma, Londra, Volterra,Matera, Alghero, Napoli, Ischia).

In Bergamo - città d’elezione - insegnò edipinse per lungo tempo e seppe trarredall’ambiente numerosi spunti tematici(gli arbusti invernali della Maresana, glioggetti abbandonati ed i ruderi edilizi rin-venuti e fotografati in periferie solitarie),oltre che spunti stilistici (l’apprendistatofuniano e sironiano, declinato negli impe-gni pubblici) ed infine in Bergamo scelsedi vivere nonostante si fossero prospet-tate altre possibilità, anche estere.

Viaggiò dunque, pur soffrendo in gioventùla spiacevole condizione sociale di “stra-niero e povero”. In seguito - consolidatala sua professione - si mosse per visitaremusei e mostre al fine di mantenersi ag-giornato culturalmente sulle ultime ten-denze dell’arte e soprattutto per osservaree fotografare i paesaggi e le persone, chesarebbero divenuti lo spunto iniziale dellesue rielaborazioni mentali ed emotive.

Ed a un ideale “viaggio della memoria” èdedicata la parte finale di questa esposi-zione, per far intuire gli snodi e gli svi-luppi tecnico-concettuali ottenuti daErminio proprio a contatto con i fram-menti di realtà locali incontrati e per evi-denziare come di ogni “visione” facesseriemergere un flashback - un’evocazione- da far affiorare solo come un’ombra, ouna metamorfosi.

Crete (Volterra), anni settanta, olio su tela, 80x100 cm

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In conclusione, vorrei ricordare un episodioprivato accaduto quando ancora questamostra era solo una vaga idea tutta daimpostare: una sera mentre accennavo infamiglia alla vita e allo stile di questo eclet-tico pittore, fui interrotta da una domandaal contempo spiazzante e stimolante.

D’accordo… ma qual è il suo messaggio?Lì per lì risposi in modo evasivo che l’idealesarebbe stato poterlo chiedere ad Erminio…In realtà non avevo ancora elaborato unamia visione d’insieme.

Oggi - dopo aver osservato e compreso ilsuo mondo, attraverso le opere d’arte ed i

racconti di chi lo conobbe - rispondereiche il suo obiettivo fu esprimere un intimolegame alla “fisicità” dell’esistenza - fattadi oggetti consueti, memorie d’incontri eluoghi conosciuti - tradotta in strati didensa materia pittorica, calligrafici trattiincisori ed “impronte” scultoree; e innal-zandosi da tale quotidianità, sostenere connuove fisionomie artistiche che l’anima ela fantasia dell’uomo possono trovare unpunto di vista alternativo - una “metamor-fosi” - per scardinare le nostre convinzionipiù tradizionali e stereotipate.

Condivido infine l’incisiva descrizioneche Rossana Bossaglia diede nel 1996della città di Bergamo: non è una città diintellettualismi; è - a dispetto della sua riser-vatezza - città di passioni.

Ho la sensazione che tale definizionepossa ben delineare - per traslato - ancheil profilo umano ed artistico di Maffioletti.

Bergamo, giugno 2013

Anna Maria Spreafico

Immagine (Napoli), anni novanta, olio su tela, 50x100 cm

Nota bibliografica:

I concetti espressi dall’artista in merito al suo stile pittorico e le opinioni dei suoi colleghi sul suo operatoartistico - citati e trascritti nel presente saggio - sono estratti dai seguenti cataloghi e video conversazioni:

1997 Video filmato dal dott. Claudio Camozzo durante l’inaugurazione della Mostra personale presso ilMuseo GAMeC di Bergamo: Erminio Maffioletti. Opere dal 1962 al 1997. Curatela di Vittorio Fagone edEnrico De Pascale. Lubrina Editore, Bergamo, 1997. Si segnala quanto argomentato nel saggio scritto daAttilio Pizzigoni: Le forme che affiorano dalle cose, pp.149-152.

2001 Video intervista all’artista, registrata nell’atelier in Via Pradello a Bergamo, con Antonia AbbattistaFinocchiaro. Essa è parte di una serie di colloqui filmati con artisti partecipanti alla Mostra collettiva allestitain Palazzo della Ragione in Città Alta: Arte a Bergamo, 1945-59. Catalogo a cura di M. C. Rodeschini.Lubrina Editore, Bergamo, 2001.

2006 Video intervista all’artista, registrata in un’aula del Liceo Artistico e nel suo atelier di Via Zanica in Bergamo,in dialogo con le prof.sse Rosella Morri e Luisa Balicco. Essa è parte di una serie di 21 conversazioni con artistiex professori del Liceo Artistico Statale di Bergamo dal 1961 al 2006, nell’ambito delle celebrazioni per il 45°anniversario della sua fondazione in città. L’imponente progetto ha comportato l’ideazione e l’organizzazionedi: due mostre (collettiva e didattica), un convegno, un catalogo storico / biografico edito nel n. 46 monograficode “La Rivista di Bergamo”, oltre alla raccolta di n. 18 incisioni donate al Liceo da alcuni insegnanti artisti.

Nel saggio sono riportati anche stralci di colloqui avuti dalla scrivente con il prof. Giovanni Bosco, laprof.ssa Luisa Balicco e le figlie dell’artista, Anna ed Elena.

OPERE IN MOSTRA

Tutti i dipinti illustrati nella seguente sezione sono realizzati ad “olio su tela”

Variazione antropomorfa, anni ‘70, 80x95 cm

16

Quattro uomini, metà anni ‘40, 72x88 cm

17

La Chiromante, 1947, 120x90 cm

18

Cascina, 1953, 65x42 cm

19

Sintesi, seconda metà anni ‘50, 70x50 cm

20

Sintesi, seconda metà anni ‘50, 70x60 cm

21

Oggetti sulla spiaggia, anni ‘60, 70x90 cm

22

Ombre, 1961, 130x120 cm

23

Ombre, 1962, 90x100 cm

24

Ombre, 1962, 90x100 cm

25

Composizione, 1958-‘59, 80x100 cm

26

Oggetti su fondo rosa, 1961, 100x120 cm

27

Ombre, 1962, 90x100 cm

28

Personaggio solo, 1959-‘60, 115x81 cm

29

Figure - Défilé, 1968, 130x100 cm

30

Figure - Londra, 1966, 100x80 cm

31

Metamorfosi - Matera, 1968, 90x110 cm

32

Bergamo - Città Alta, 1974-‘75, 80x100 cm

33

Bimbi in corsa nel prato, 1980, 80x90 cm

34

Immagine - Napoli, prima metà anni ‘90, 79x105 cm

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Insediamenti - Sardegna, 1983, 120x120 cm

36

Immagine, 1962, 100x70 cm

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A P P A R A T I

1913 Erminio Maffioletti nasce il 5 ottobre,in una cascina del quartiere Malpensata diBergamo.

1927-‘34 A Bergamo, presso la Scuolad’Arte Applicata all’Industria AndreaFantoni, frequenta i corsi serali di Deco-razione Pittorica. Si iscrive poi all’Acca-demia Carrara e segue anche il corsoserale di Nudo, in cui conosce il caroamico e collega Domenico Rossi.

1935-‘36 Espone alla VI Mostra Sinda-cale Interprovinciale Fascista di BelleArti di Milano ed anche all’VIII MostraSindacale dell’Unione Provinciale Fasci-sta Professionisti ed Artisti di Bergamo.

1936-‘39 Si trasferisce a Parigi. Frequental’Accademia Comunale Petit Toit ed i corsiserali e domenicali di pittura della LiberaAccademia Gadin a Montmartre. Per man-tenersi fa l’imbianchino ed il decoratore.Visita musei e mostre tra cui la celebreEsposizione Universale del 1937 dovePicasso presenta Guernica. Nel 1938 è se-lezionato per il celebre Salon d’Automne.

1940-‘42 Vive per un paio d’anni a Roma.Lavora come disegnatore presso una dittadi costruzioni ed anche come decoratoreper gli alloggi e la sala mensa nella casermadi Tarquinia. Alla fine dell’anno torna aBergamo ed affitta il suo primo atelier, invia Pignolo.

1944 La sua prima effettiva mostra per-sonale è organizzata presso la GalleriaPermanente di Bergamo, in parallelo aquella dedicata al collega R. Locatelli,recensita da A. I. Pata su L’Eco di Bergamodel 10 dicembre 1944, il quale menzionaalmeno 20 dei 25 dipinti esposti tra paesaggi

(Brembo, Longuelo, Città Alta), ritratti (Miopadre, Carla, Giuseppina) e nature morte(Frutta, Pesci, Fiori). Partecipa ad una Mostra collettiva conLongaretti, Scarpanti e Vitali sempre allaGalleria Permanente di Bergamo. An-ch’essa è commentata da A. I. Pata suL’Eco di Bergamo del 26 gennaio 1945alla voce “Gallerie d’Arte”. È altresìcitato il dipinto Quartetto: un gruppo dimusicisti d’orchestra su sfondo bordeaux,è tra le sue più antiche opere ancora con-servate dalla famiglia.

1944-‘45 Nell’immediato dopoguerra è ilpromotore di un progetto, nato in col-laborazione con D. Rossi, M. Cornali e R.Algisi: un’attività di modellazione e de-corazione di ceramiche, detta originaria-mente Cooperativa Ceramiche, poi definitaCeramica Artistica Bergamasca ed infinepiù conosciuta come Arte Artigianato Oro-bico (grazie all’iniziale sostegno di N.Zucchelli e poi di L. Rumi). Maffioletti -pur essendo uno degli ideatori e fondatoridel progetto - vi partecipa solo per unbreve ed iniziale periodo. Il gruppo - neglianni - espone a Bergamo, Vicenza eMilano e poi si scioglie entro il 1953.

1945 Per la prima Mostra di Arte Sacraall’Angelicum di Milano, invia due operea tema religioso: Cristo deriso e Cena inEmmaus, dalla pennellata espressionista,alla maniera deformante e fortementecromatica dell’arte francese e spagnolacreata dal ‘600 all’800. È selezionato per il Premio Fra’ Galgariodel Ritratto e dell’Autoritratto, in Palazzodella Ragione: vince il secondo premioesponendo un coevo Autoritratto d’impo-stazione neocézanniana (ancora conser-vato dalla famiglia).

Nota Biografica

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1946 L’Industria Mineraria S.I.L.L.A.promuove, grazie all’ing. Placido Perani,un concorso denominato Premio dellaMiniera - a cui possono partecipare soloartisti bergamaschi - che ha l’intento di“glorificare gli eroi del lavoro”, in una fasestorica di diffuso interesse per questotema dagli intensi risvolti sociali e poli-tici. Si svolge presso la Galleria Tamanza(6-20 giugno) e nella Giuria è presente ilneodirettore dell’Accademia Carrara A.Funi. Maffioletti vince il 1° premio con ildipinto I Minatori. Tuttavia l’opera è giu-dicata, da una parte della critica, pocoincline ad esaltare le qualità edificantidel lavoro “forte, sano e attivo” e più im-pegnata ad evidenziarne il cupo senso didolorosa fatica ed oppressione. Partecipa anche alla prima edizione delPremio Nazionale d’Arte Sacra di Bergamo,inviando un’imponente Crocefissione (espo-sta dal 2007 - per donazione dell’artista -nella chiesa parrocchiale Santa Croce inMalpensata), che suscita un dibattito siadi tipo stilistico per i forti accenti espres-sionisti, sia in ambito ecclesiastico per lacupa interpretazione data alla scena sacra.Per una descrizione specifica della tela,si veda la Scheda ad essa dedicata negliApparati del presente catalogo. Partecipa poi presso la Galleria Tamanzadi Bergamo alla prima mostra collettivadi pittura e scultura del “primo nucleo”del futuro Gruppo Bergamo con - tra glialtri - M. Cornali, A. Vitali, D. Rossi, R.Locatelli, T. Poli e S. Angelini.

1946-‘59 È insegnante di DecorazionePittorica presso la Scuola d’Arte Appli-cata all’Industria Andrea Fantoni diBergamo.

1947 Nuovamente invitato al Premiod’Arte Sacra all’Angelicum di Milano,invia i precedenti dipinti Cristo deriso, Cenain Emmaus e Crocefissione, che gli sono tuttirifiutati per effetto dei pareri negativi d’am-bito clericale, ancora animati dalla pole-mica accesa a Bergamo l’anno precedente.

1948 Si trasferisce in un altro atelier - inVia Pradello - suo spazio creativo finoalla prima metà degli anni duemila,quando trasloca la sua sconfinata produ-zione artistica in un appartamento, si-tuato in Via Zanica, nel condominio incui è vissuto sino al 2009. Il 1948 è anche l’anno della partecipa-zione - per selezione - alla celebre XXIVBiennale di Venezia (insieme a D. Rossi,E. Ajolfi, T. Longaretti e altri bergama-schi), in cui espone La Chiromante del1947 (presente in mostra).

1949 A Milano presso la Galleria delNaviglio, è il vincitore del Premio “DiomiraBertolucci” per il migliore disegno. Il Premio è istituito dalla madre pittricedella giovane artista scomparsa nel 1945ed assegna una somma di L. 50.000. Lacommissione giudicatrice è composta, tragli altri, da G. Manzù.Da quest’anno fino al 1953 svolge l’inca-rico di assistente di Achille Funi per l’Ac-cademia Carrara di Belle Arti di Bergamo.Impegno che gli permette anche di colla-borare con il maestro per commissioni didecoro pubblico in città, prima che Funisi rechi ad insegnare a Milano in Brera. Si apre la Mostra d’Arte Bergamasca pressola Galleria della Rotonda di Bergamodiretta da Nino Zucchelli (che svolgel’incarico di segretario del Comitato or-ganizzatore) con Achille Funi in veste diPresidente di Giuria. Numerosi i Premio-ac-quisto e Premio-incoraggiamento (per un to-tale di un milione e mezzo di Lire conseguiti)a pittori e scultori partecipanti: D. Rossi, O.e R. Locatelli, T. Poli, G. Milesi, M. Cornali,U. Recchi, C. Coter ed E. Ajolfi. L’Ammi-nistrazione Provinciale di Bergamo acquistada Maffioletti il dipinto Piazza del Fieno,un paesaggio dipinto nel 1944.

1950 La Banca Popolare di Bergamo gliaffida - in collaborazione con D. Rossi eM. Cornali - l’incarico di eseguire unciclo di affreschi per decorare lo scalonedella Sede di Piazza Vittorio Veneto.

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Esegue anche - sempre con D. Rossi - l’in-novativo bassorilievo decorativo in stilegià pre-informale per il cosiddetto “grat-tacielo Boschetti” di Porta Nuova. Talescultura è collocata dal 1954 sul soffittodel Passaggio P. Cividini in Via Tiraboschin. 1, per volere di Serafino Boschetti egrazie all’architetto L. Galmozzi, progettistadel palazzo inaugurato nel 1953. Per una descrizione specifica dell’opera,si veda la Scheda ad essa dedicata negliApparati del presente catalogo.

1951 Invitato alla IX Triennale di Milano,partecipa al concorso indetto per deco-rare le vetrate del Duomo conseguendo ilSecondo premio per la tela - di stile gra-fico neocubista, ma in cromie fauve - raffi-gurante due episodi vetero testamentariGiuseppe venduto dai fratelli e Mosè fa sca-turire l’acqua dalla roccia (l’opera è ancoraconservata dalla famiglia). È tra i collaboratori che A. Funi chiamaper la decorazione parietale interna instucco, a soggetto teatrale, del vestibolodel nuovo Cinema San Marco di Bergamo- in Piazza della Repubblica n. 3 - inaugu-rato nel dicembre del 1952.

1952 Da quest’anno e per il triennio suc-cessivo avvia la collaborazione con il Tea-tro delle Novità (creato e diretto da BindoMissiroli) per il Donizetti di Bergamo, ini-ziando dall’ideazione ed allestimento dellescenografie per l’opera lirica Arlecchino Redi L. Benelli. L’Archivio della FondazioneDonizetti conserva un fascicolo di bozzettipreparatori dipinti dall’artista su carton-cino per l’esecuzione dei fondali ed anchele successive fotografie, scattate con gli at-tori in scena sul palcoscenico.

1953 È incaricato - insieme al collega D.Rossi - a decorare l’atrio, lo scalone e lasala di proiezione del Cinema Arlecchino,in Piazza della Repubblica n. 3. EseguonoFigure danzanti dipinte a tempera su gessoper il soffitto, un Arlecchino in ceramicaed i lampadari. Di tale produzione, di cui

la famiglia dell’artista non ha più notizia(non essendo più in loco, né ad oggi re-peribile in seguito alla chiusura del ci-nema alla fine degli anni novanta consuccessiva diversa destinazione d’usodopo le recenti ristrutturazioni dei localinegli anni duemila) si conservano ancora- in collezione privata e presso il PalazzoStorico del Credito Bergamasco - alcunivivaci bozzetti e variopinte prove in cera-mica del solo Domenico Rossi, in bilicotra le vivaci sperimentazioni grafichecubo-futuriste e l’influsso cromatico fauve.Il Teatro delle Novità del Donizetti diBergamo gli affida la realizzazione dellescenografie per l’opera lirica Il Trovatore diVerdi, di cui si conservano n. 8 bozzettiper il fondale e fotografie dell’allestimentoscenico. Collabora anche come scenografocon il Teatro dell’Opera di Roma.

Inizia a dipingere il ciclo delle Cascinebergamasche.Primo viaggio a Londra, di cui si conservail dipinto Barche sul Tamigi.Partecipa alla prima Edizione del PremioDalmine, organizzato dal CRAL dell’aziendaper esporre opere di soli artisti lombardi.

1954 La Camera di Commercio di Bergamo- Palazzo ex Borsa Merci - bandisce dueconcorsi per ornare il nuovo edificio. Maffioletti vince la gara per i seguenti in-terventi (eseguiti in collaborazione con D.Rossi): la Galleria degli Stemmi (decorazione

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Bozzetto per le scenografie dell’opera Don Giovanni diW. A. Mozart, Teatro delle Novità del Donizetti, 1954,tempera su carta, 28x47 cm

plastica a soffitto con le insegne dei Comunibergamaschi) e la decorazione musiva peruna parete della Sala Maggiore - oggidetta del Mosaico - adibita a conferenze. Per una descrizione specifica dell’operamusiva Il lavoro bergamasco attraverso leepoche e del soffitto della Galleria degliStemmi, si vedano le Schede ad essi dedi-cate negli Apparati del presente catalogo.Insieme a D. Rossi, propone l’idea perl’allestimento del Salone espositivo dellostorico negozio d’illuminazione Rinaldi inVia C. Correnti n. 33 a Bergamo. Il Teatro delle Novità del Donizetti diBergamo gli affida la realizzazione dellescenografie per l’opera lirica Don Giovannidi Mozart, di cui si conservano ancoran. 7 bozzetti d’allestimento e foto di scena.

1955 Nell’anno della VII Quadriennale diRoma è chiamato a parteciparvi e presentail dipinto Pecore in uno stile che denotal’influsso della grafica cubo-futurista ed ilcromatismo fauve.Il Teatro delle Novità del Donizetti diBergamo gli affida la realizzazione dellescenografie per l’opera lirica Otello di G.Verdi, di cui si conservano ancora n. 3 boz-zetti d’allestimento e le fotografie di scena.

1956-‘59 Nasce ufficialmente il GruppoBergamo (già ideato con un primo Statutonel 1952, rinnovato nel 1957): è un’as-sociazione di artisti bergamaschi che -

senza intenti di creare uno stile comune,ma anzi conservando ognuno le propriepeculiarità - si prefigge l’obiettivo di pro-muovere e coordinare attività artisticheper valorizzarne l’operato e per relazio-narsi al coevo e vivace ambiente culturalemilanese. Tra gli altri, ne fanno parte:E. Maffioletti, M. Cornali, R. Locatelli,A. Vitali, R. Pigola, T. Poli, E. Ajolfi, P.Cattaneo, B. Milesi, T. Longaretti. Lamostra inaugurale collettiva è nel 1957,presso la loro sede nella Galleria Bergamo,a cura di Tito Spini. Il gruppo si scioglieentro il 1959.

1958 Partecipa al X Premio NazionaleGolfo della Spezia, importante rassegnad’arte - a cui aveva già partecipato l’annoprecedente - esponendo due Composizionia soggetto ancora paesaggistico, ma giàorientato verso uno stile informale di tiposegnico. Progetta ed esegue il doppio mosaico po-sato nei frontoni curvilinei del prospettodell’Ufficio Anagrafe di Bergamo, affac-ciato su Via Tiraboschi. Il tema - tipica-mente didascalico e di funiana memoria -è dedicato alle Attività Educative e Profes-sionali. Per una descrizione specifica del-l’opera si veda la Scheda ad essa dedicatanegli Apparati del presente catalogo. Espone alla Mostra d’Arte Sacra di Bologna.È membro della Giuria nella IV ed ultimaedizione del Premio Dalmine. Inizia la fase artistica informale segnicadelle Impronte e delle Ombre.

1959 Partecipa con un dipinto definitoComposizione alla XXI Biennale d’Arte diMilano, presso il Palazzo della Perma-nente.

1960 Espone al Circolo della Stampa diTorino una tela dal titolo Oggetti sullastrada. Qui conosce il direttore dellaGalleria La Bussola - Giuseppe Bertasso- che l’anno dopo lo invita ad allestire lasua prima personale. Cinque suoi dipinti intitolati Immagine,

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Bozzetto per le scenografie dell’opera Otello di G. Verdi(1887), Teatro delle Novità del Donizetti, 1955, temperasu carta, 43x63 cm

sono esposti (a sua insaputa, probabilmentetramite galleristi, o collezionisti privati) allaInternational Abstract Painting Exhibition,svoltasi in Cina a Taipei (Taiwan) presso ilThe Shen Sheng Pao Press Building: 11-14novembre. L’esposizione conta anche lapresenza di altri artisti italiani di fama mon-diale: L. Fontana; E. Castellani; P. Man-zoni e stranieri come Tinguely e Malevič.Il catalogo redatto per l’occasione (di cui siconserva copia alla Biblioteca Braidensedi Milano) riporta un refuso nel nome,scritto Emilio Maffioletti - 1913 Bergamoe non riproduce le sue opere esposte(Si ringraziano per la segnalazione ilprof. Flaminio Gualdoni e Tiziano Finazzi).Ideazione e realizzazione del pannello inlegno intagliato e dipinto in argento intito-lato Monumenti di Bergamo, esposto sullabalconata del piano nobile del PalazzoStorico del Credito Bergamasco in Bergamo.Per una descrizione specifica dell’operasi veda la Scheda ad essa dedicata negliApparati del presente catalogo.

1961 Il 26 giugno inaugura presso laGalleria La Bussola di Torino, quellache è ricordata come la sua prima mo-stra personale, allestita esponendo 31tele tra i suoi soggetti più caratteristici:Cascine, Figure, Oggetti. Nel catalogo lapresentazione critica è di Dino Formaggio.Inizia inoltre la fase dei dipinti ispirati daisoggiorni estivi a Jesolo, intitolati Compo-sizioni Lagune. Ideazione e realizzazione del fregio a basso-rilievo per il cavedio del Palazzo Storico delCredito Bergamasco in Bergamo, dedicatoagli Edifici storici civili e religiosi di Bergamo,Brescia e Milano. In atelier si conserva ilbozzetto preparatorio del solo lato inerentea Brescia. Per una descrizione specificadell’opera si veda la Scheda ad essa dedi-cata negli Apparati del presente catalogo.

1962 Ideazione e realizzazione del mosaicosite specific, dedicato allo storico soggettoLa Fiera di Sant’Alessandro per l’atrio diPresidenza al piano nobile del Palazzo Sto-

rico del Credito Bergamasco in Bergamo.Per una descrizione specifica dell’opera siveda la Scheda ad essa dedicata negli Ap-parati del presente catalogo.Il 10 febbraio inaugura presso la GalleriaG. e B. Lorenzelli di Bergamo (PiazzettaSan Marco) un’altra celebre mostra per-sonale: espone 33 tele in stile informalematerico e segnico; nel catalogo la pre-sentazione critica è nuovamente di DinoFormaggio, che parla di “un mondo dimemoria e di tempo” e di una capacità di“esplorare il mondo materiale nella suapura presenza percettiva”. Realizza l’imponente dipinto Crocefissionee Papa Pio X dipinta per l’altare maggioredella chiesa parrocchiale San Pio X,ideata dall’architetto S. Angelini, nelquartiere Celadina di Bergamo. Per unadescrizione specifica dell’opera si veda laScheda ad essa dedicata negli Apparati delpresente catalogo.

1962-‘67 Progetta e realizza il monumen-tale altorilievo ligneo (con interventi pit-torici), intitolato Cristo Buon Pastore inCroce, concepito per la parete retrostantel’altare maggiore della chiesa ipogea delSeminario Vescovile Giovanni XXIII diBergamo. Per una descrizione specificadell’opera si veda la Scheda ad essa dedi-cata negli Apparati del presente catalogo.

1963-‘65 Il Centro Sportivo Italcementi diBergamo indice un concorso per la decora-zione dell’atrio. Maffioletti vince la gara epredispone un bassorilievo in cemento digrandi dimensioni - in stile informale - basatosu ‘impronte’ memori dell’antica palude diFontana Brolo. Per una descrizione speci-fica dell’opera si veda la Scheda ad essa de-dicata negli Apparati del presente catalogo.Da quest’anno fino al 1979 insegna alLiceo Artistico di Bergamo, in origineubicato in Città Alta, con la cattedra diFigura disegnata. Tra i suoi allievi ancheaffermati artisti ed insegnanti come M.Marra, M. Bonfanti, C. Rossi, G. Albrigonie L. Balicco.

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L’inizio degli anni sessanta segna altresìl’avvio della sperimentazione fotografica,con l’intento di indirizzare tale innovativaricerca artistica alla creazione di dipinti edincisioni d’intonazione surreale.Ulteriore viaggio a Londra.

1965-‘66 Inizia il ciclo pittorico delleCariatidi e delle Figure, generate inizial-mente dall’ispirazione avuta visitandoancora Londra ed osservando i cittadinilondinesi, in fila ordinata in attesa delbus.

1968-‘71 Inizia il ciclo pittorico definitoMetamorfosi, grazie alle sensazioni matu-rate osservando i paesaggi visti nei nume-rosi viaggi in Italia meridionale (Puglia,Basilicata, Campania). Viaggi estivi a Londra, a cadenza biennalefino al 1972.

1971-‘75 Viaggio in Toscana e nel Vol-terrano. Fotografa i paesaggi rocciosidalla particolare conformazione geolo-gica, che gli ispirano la creazione di operedenominate Crete, da cui in parallelo traeanche una serie di incisioni. Inizia il ciclo delle Variazioni antropo-morfe, rielaborazioni tormentate e inge-gnose di realtà incontrate nel quotidiano(Patate, Melagrane e Crete).

1973 Insieme ad Elia Ajolfi vince il con-corso - indetto a livello nazionale - dallaProvincia di Savona, per la decorazioneplastica della parete di fondo del Salonedel Consiglio nel palazzo ideato dall’arch.P. L. Nervi. Il soggetto del concorso vertesullo storico tema della “Resistenza”.L’ipotesi presentata da Maffioletti è unasoluzione in legno, mentre Ajolfi la pro-pone in marmo e bronzo. Il premio di unmilione di lire è ripartito tra i 2 vincitori.

1977 Progetta e crea (in collaborazionecon G. Leidi) la decorazione parietaleesterna per la chiesa parrocchiale SanMatteo A. E. di Villa d’Ogna. Si tratta diun bassorilievo in legno ‘bibolo’ ed in stileinformale, disposto ad alto zoccolo peri-metrale, messo in opera dalla locale fale-gnameria di Basilio Paccani.

1981-‘84 Assume l’incarico di Coordi-natore generale dell’attività didatticadell’Accademia di Belle Arti Carrara diBergamo. Sono anche gli anni di frequenti viaggiin Sardegna, ad Alghero - tra Capo Cacciae l’Argentiera - da cui trae numerosefotografie degli affollati litorali vacanzieri,che diventano lo spunto visivo per lacreazione di un nuovo ciclo pittoricoinformale nominato Insediamenti.

1986-‘89 Inizia il ciclo delle Storie napo-letane, cui si richiama negli anni novantaanche il ciclo definito Immagini: entrambiispirati dalle percezioni derivanti dai dueviaggi estivi sull’isola di Ischia e nellacittà di Napoli.

1992 Tra marzo e giugno, la Galleria LaDiade Centro Studi e Diffusione ArteContemporanea di Bergamo organizzauna mostra collettiva intitolata Profili.Aspetti della pittura a Bergamo 1945-‘60,che raggruppa tra gli altri artisti opere diM. Cornali, B. Milesi, R. Pigola, T. Poli,D. Rossi ed E. Maffioletti. Catalogo acura di E. De Pascale e M. L. Legrenzi.

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Crete (Volterra), acquaforte e acquatinta su zinco,cartoncino acquerellato, 1973, 44x50 cm

1996 Tra s e t t embre e d i cembre ,l’Accademia Carrara di Bergamo orga-nizza la mostra Maestri e Artisti. 200 annidell ’Accademia Carrara . Ex chiesa diSant’Agostino di Bergamo. Catalogo a cura di F. Rossi. Skira Editore.Maffioletti espone il dipinto informale:Ombre (1959).

1997 Tra ottobre e novembre, la GAMeCdi Bergamo - Galleria d’Arte Moderna eContemporanea - organizza ed ospita lamostra monografica Erminio Maffioletti -Opere dal 1962 al 1997. Curatela acura di V. Fagone ed E. De Pascale.Catalogo a cura di E. De Pascale conil coordinamento di M. C. Rodeschini.Progetto grafico di Mario Cresci. LubrinaEditore.

2001 Tra dicembre e marzo 2002, laGAMeC di Bergamo organizza la prima diuna trilogia di mostre dedicate ad Arte aBergamo, iniziando dal periodo: 1945-‘59.Catalogo a cura di M. C. Rodeschini.Palazzo del la Ragione, Città Alta .Maffioletti espone il dipinto informale:Ombre (1959).Nel mese di maggio, la Provincia di Bergamoorganizza il primo Premio Ulisse. Assegnatoda una Commissione di storici dell’arte(tra i quali F. Noris e M. C. Rodeschini),che spiega il suo tributo a Maffioletti per“la libertà di sperimentatore e la sapienzacreativa”. Tra gli altri artisti: Milesi, Normanni,Cornali, Ferroni, Donizetti, Longaretti.

2004 Tra maggio e luglio, la Provinciadi Bergamo organizza un’esposizionecollettiva intitolata: Mostra Artisti delPremio Ulisse - Acquisizioni e donazioni2004. Rassegna a cura di F. Noris. SalaCamozzi di Bergamo. Maffioletti donaalla Provincia il dipinto Immagini (anninovanta).

2006 Tra aprile e giugno - per celebrareil 45° anno dalla sua fondazione - il

Liceo Artistico di Bergamo pianificauna serie di eventi culturali e una mostraa cui partecipano artisti ex insegnanti.Organizzazione a cura di R. Morri e L.Balicco. Ex convento di San Francesco,Museo Storico di Piazza Mercato delFieno in Città Alta. Maffioletti esponeImmagine (1962, presente in mostra) eComposizione rossa (1964).In giugno si inaugura a Settimo Torinese- presso La Giardinera - una mostracollettiva intitolata: Pittori del GruppoBergamo 1940-‘60 . Si espongono 60dipinti di Cornali, Lazzarini, O. Locatelli,R. Locatelli, Longaretti, Maffioletti,Milesi, Normanni, Pigola, Poli, D. Rossi,Scarpanti e Vitali. Curatela di E. Bellini,E. Calcaterra e M. Trigona.

2009 Erminio Maffioletti muore il 6febbraio, all’età di 95 anni.Tra novembre e dicembre, il Comunedi Gorlago (Bg) organizza ed ospita unConcorso di calcografia con relativoPremio e Mostra della Giuria. Gli ar-tisti giurati sono: Cornali, C. Gritti,Visinoni, Cividini, A. Pizzigoni, Bonfantie Albrigoni; anche Maffioletti era unodei membri. Sala Civica Comunale diGorlago. Catalogo a cura del Comune.Di Erminio furono esposti due dipintiinformali: Immagini (1993) e Bimbi incorsa nel prato (1980, presente in mo-stra).

2013 Monografica per il Centenario:Metamorfosi. Opere di Erminio Maffioletti,organizzata dalla Fondazione CreditoBergamasco presso il Palazzo Storico(Largo Porta Nuova, 2). Bergamo, 5 - 25ottobre. Monografica De Rerum Natura a curadi E. De Pascale. Organizzata dal Co-mune di Seriate e dall’AssociazioneSeriatese Arti Visive (A.S.A.V.), conil sostegno della Fondazione CreditoBergamasco. Sala “Virgilio Carbonari”Municipio di Seriate (Bergamo), 6 - 26ottobre.

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P R EME S S A

È doverosa una premessa in considerazione del prolifico Maestro di cui siintende analizzare la produzione artistica d’ambito pubblico. Negli Apparati si è scelto di schedare le commissioni eseguite e ancoraconservate nella sola città di Bergamo.

Restano di conseguenza escluse opere realizzate in provincia di Bergamo(es. Parrocchiale di Villa d’Ogna, 1977), o commissionate da altre città(es. Palazzo della Provincia di Savona, 1973), oltre ad alcuni interventi ur-bani ad oggi non reperibili, né custoditi in loco (es. Cinema Arlecchinodi Bergamo, 1953).

Nondimeno, tutti i suddetti incarichi decorativi sono elencati e brevementedescritti nell’aggiornata Nota biografica del presente catalogo.

Schedatura delle Opere pubbliche in Bergamo

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Titolo: Crocefissione

Anno: 1946

Misure: h m 2,10 x 1,32

Tecnica: olio su tela

Ubicazione: Chiesa Parrocchiale ‘SantaCroce’ - ingresso, parete laterale destra -Via Ozanam, 2 - Bergamo

L’imponete dipinto visualizza con forza lostile che il trentatreenne artista sta matu-rando negli anni quaranta sia in termini ditradizione lombarda, grazie ad un impiantocompositivo ispirato al dipinto rinascimen-tale Crocefissione di V. Foppa, sia a contattocon le coeve esperienze avanguardisticheeuropee - in particolare tedesche e francesi -da cui deriva una pennellata larga e rapida,che deforma le figure con deciso effettoespressionista alla Rouault, fino a rievocareanche Goya e Daumier. Come è tipico per alcune raffigurazioni diMaffioletti di questo periodo, lo spazio ècompresso - quasi soffocato - del tuttocoerente alla tragedia umana e spiritualeche si sta consumando nella scena sacra.

Altrettanto necessari dunque lo sfondo li-vido ed il punto di vista ribassato, checollaborano a creare una visione dram-matica, volutamente non alleggerita, mase mai accentuata dalla scelta di intensecromie: rosse, gialle ed argentee. L’opera, partecipa alla prima edizione delPremio Nazionale di Arte Sacra di Bergamoin Palazzo Tre Passi di Via T. Tasso, su-scitando da subito un acceso scambiod’opinioni critiche1 - con pareri positivi enegativi - sui quotidiani locali e milanesi,sia per la scelta tecnica suddetta, sia - inambito ecclesiastico - per una presunta“deficienza del sentimento religioso”, chelo fa definire “stilisticamente violento” e“privo di spirituale sostegno”. Bisogna infatti ricordare che è la Demo-crazia Cristiana l’organizzatrice del Premioed il regolamento prevede che la Giuriad’ammissione sia composta “da cinquemembri eletti dagli artisti concorrenti euno dal Comitato promotore” - quindi siprecisa che - “Un teologo affiancherà laGiuria di accettazione per vagliare le operedal lato liturgico; egli potrà escluderequelle che fossero ritenute poco rispettoseper concezione e per contenuto spiritualee ciò prescindendo dal valore artistico”.Come si evince, il giudizio della Curia diBergamo - nella persona del teologo DonT. Dolci - è determinante. Tuttavia, avendo tra i selezionatori artistidi spicco come A. Funi e A. Carpi, il di-pinto è comunque accettato ed esposto2. È interessante notare come i pareriespressi si dividano tra chi lo definisce“inadeguato” e chi “dotatissimo”; la valu-tazione del Dolci si estende poi anche adaltre opere che giudica “prive di spiritua-lità genuinamente cristiana” fino a “pro-fanazioni non rispettose del Dogma”. Tale controversia, che dimostra connota-zioni e risvolti politico ideologici - comericorda anche Maffioletti in un’intervista3

del 2006 - è poi alla base del successivorifiuto della stessa opera, che egli ha in-viato a Milano nel 1947 - su invito dellaGiuria - per partecipare al Premio d’Arte

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Sacra all’Angelicum. Si segnala infinel’opinione positiva espressa dal Senatoree collezionista tedesco G. F. Reber, in unalettera del 1946 indirizzata all’artista incui, insieme ad altre affettuose valuta-zioni4, afferma che “il quadro è in ognisenso classico e non ha nel suo concettoniente che potrebbe offendere il verosenso religioso”. Nel 2007 - per volontàdel pittore - l’opera è donata alla ChiesaParrocchiale ‘Santa Croce’ nel quartiereMalpensata di Bergamo, dove è tuttoraesposta.

1 Per una minuziosa analisi della ‘polemica’ in cui sitrovò coinvolta l’opera e per la specifica degli stu-diosi che ne animarono il dibattito sui giornali - du-rante il primo Premio Nazionale d’Arte Sacra del1946 - si veda la ricostruzione compiuta da EnricoDe Pascale nel suo saggio Ricercare l’incognita inErminio Maffioletti. Opere dal 1962 al 1997. Cata-logo Mostra GAMeC, Lubrina Editore, Bergamo,1997. pp. 21-22 e Note n. 8-12 a pp. 52-53 e p.158. Tra gli intellettuali e i quotidiani coinvolti sonoindicati: G. C. Vigorelli - Il Tempo, Milano; (g.b.) -L’Eco di Bergamo; C. Baroni - Il Popolo, Milano;Don. T. Dolci - L’Eco di Bergamo. 2 Dalle cronache dell’epoca si evince che la Giuriaha visionato 704 opere pervenute (214 di sculturae 500 di pittura) e tra esse ha scelto 75 sculture e187 dipinti. Il soggetto biblico preferito dagli artistiè stato la figura di Cristo con scene della sua vita,in seconda opzione la raffigurazione della Pietà.3 La video intervista fa parte di una serie di 21 con-versazioni con artisti ex professori del Liceo ArtisticoStatale di Bergamo dal 1961 al 2006, nell’ambitodelle celebrazioni per il 45° anniversario della suafondazione in città. L’imponente progetto ha com-portato l’ideazione e l’organizzazione di: due mostre(collettiva e didattica), un convegno, un catalogostorico/biografico edito nel n. 46 monografico de“La Rivista di Bergamo”, oltre alla raccolta di n. 18incisioni donate al Liceo da alcuni insegnanti artisti.Si sottolinea l’impegno personale profuso dalleprof.sse Rosella Morri e Luisa Balicco.4 Lettera dattiloscritta inviata all’artista - da ComoCernobbio, Albergo Asnigo in data 1° ottobre 1946- firmata dal “Dr. G.F. Reber Senator e.h.”, tuttoraconservata dalla famiglia di Maffioletti. Tra le altre amichevoli opinioni, si leggono le se-guenti frasi: “la Sua grande Crocefissione mi hafatto una forte impressione”, “È un capolavoro”,“È uno scandalo o piuttosto un errore che Leinon abbia ricevuto il primo premio”.

Titolo: Composizione informale

Anno: 1950-‘54

Misure: parete a sviluppo perimetraleirregolare, m 3,60 x 4,80 ca.

Tecnica: bassorilievo in sabbia e cemento

Ubicazione: Condominio ‘Porta Nuova’- passaggio ‘P. Cividini’ - soffitto - ViaG. Tiraboschi, 1 - Bergamo

Questa decorazione plastica si colloca sulsoffitto di un corridoio di passaggio pub-blico sottostante il cosiddetto Condominio“Porta Nuova” (talvolta citato “Boschetti”),progetto architettonico degli architetti L.Galmozzi e M. Boschetti, su appalto dellaGloria Immobiliare S.p.A.; è l’edificio piùalto costruito in città, negli anni cinquanta,insieme alla “Casa Rinaldi” di Via G.Camozzi. L’opera ornamentale è parte - dalpunto di vista dell’AmministrazioneComunale - del nuovo Piano Regolatorepostbellico negli anni di maggiore sviluppoedilizio, grazie anche alla convenienteapplicazione della cosiddetta “Legge del2%” (n. 717 del 1949), di cui il Comune diBergamo sfrutta le risorse economichederivanti, per effettuare un restylingdecorativo di buona parte di immobilipubblici nel centro cittadino. Il passaggio èconosciuto anche come “galleria” ed è dedi-cata al professore Pierantonio Cividini(1919-1962), ospita negozi ed accessi abita-tivi, mettendo in comunicazione pedonaleVia G. Tiraboschi con Via A. Ghislanzoni.

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Il bassorilievo in cemento monocromo aprofilo irregolare è ideato ed eseguito daMaffioletti e Domenico Rossi. La sculturaè realizzata nel 1950, ma è applicata in locosuccessivamente - nel 1954 - “grazie algesto da mecenate di Serafino Boschetti”1

a decoro di una porzione del soffitto di que-sto spazio urbano, oggi bisognoso di un in-tervento di restauro. Il soggetto si presentaastratto nel suo gioco ritmico d’accumulodi sagome sporgenti, morbido nei passaggichiaroscurali e calligrafico in alcune sueparti - ove appaiono “impronte” impressein superficie - tali da condurlo di nuovo aduna reminiscenza pseudo-figurativa. Tut-tavia è uno stile già visibilmente indirizzatoverso la futura tipologia stilistica informalesegnica, in seguito tipica nell’arte di Erminio;soprattutto in ambito pittorico come ri-corda lui stesso nell’intervita rilasciata alLiceo Artistico nel 20062, in cui spiega diaver “precorso i tempi” realizzando - “pertentativi” - un’opera diversa e più liberadalle coeve tipologie di “gusto” novencentistafuniano e sironiano nelle arti applicate,diffuse all’epoca in Bergamo e con cuilui stesso si è dovuto confrontare in altriincarichi compiuti3.1 Si legga in proposito quanto già specificato a p. 75della Nota biografica a cura di Elisabetta Calcaterra,nel catalogo per la mostra dedicata a DomenicoRossi - nel 2010 - dalla Fondazione Creberg diBergamo. La stessa autrice nomina il condominiocome “Boschetti” - anziché “Porta Nuova” - comescrive invece M. C. Rodeschini nel suo saggio per ilcatalogo (op. cit.) della Mostra del 1997 in GAMeC.2 La video intervista fa parte di una serie di 21 con-versazioni con artisti ex professori del Liceo ArtisticoStatale di Bergamo dal 1961 al 2006, nell’ambitodelle celebrazioni per il 45° anniversario della suafondazione in città. L’imponente progetto ha com-portato l’ideazione e l’organizzazione di: due mostre(collettiva e didattica), un convegno, un catalogostorico/biografico edito nel n. 46 monografico de“La Rivista di Bergamo”, oltre alla Raccolta di n. 18incisioni donate al Liceo da alcuni insegnanti artisti.3 Ad esempio si ricordano nello stesso periodo: ildittico musivo - in frontoni - per la parete esternadell’Ufficio Anagrafe del Comune ed il mosaico perla Sala Maggiore della CCIAA di Bergamo (ex BorsaMerci): si vedano le Schede ad essi dedicati negliApparati del presente catalogo.

Titolo: Il Lavoro Bergamasco attraverso leepoche. Le attività artigiane Le antiche attività di armaioli, tessitori,fabbri e contadini bergamaschi

Anno: 1954

Misure: h m 2,50 x 7,90 x 18 cm

Tecnica: mosaico

Ubicazione: Camera di Commercio(ex Borsa Merci) - sala maggiore - ViaF. Petrarca, 10 - Bergamo

Il Palazzo dei Contratti e delle Manifesta-zioni (ex Borsa Merci) non è solo un mo-derno e funzionale edificio amministrativo- nato con peculiari intenti di rappresentanzae svolgimento di pratiche burocratiche -ma è anche un’interessante testimonianzapubblica dell’intensa cultura artistica berga-masca di metà Novecento. L’architetturaesterna è progettata nel 1953 da MarcelloPiacentini, mentre l’allestimento interno èaffidato a Sandro Angelini1. Nel 1954 - gra-zie all’applicazione della cosiddetta “Leggedel 2%” (n. 717/49) - sono indetti due con-corsi pubblici di pittura e scultura; essi au-torizzano le assegnazioni per la decorazionedel palazzo, tra cui anche l’ornamento perla Sala Maggiore e la Sala Minore, collo-cate al primo piano e pensate già all’epocaper essere dedicate a conferenze e ad atti-vità culturali. I temi sono dettati dall’archi-tetto Sandro Angelini e vertono sullacelebrazione delle “attività bergamascheattraverso le epoche”, quali ad esempio “lelanerie di Gandino, le ferriere della Val diScalve, i chiavaroli di Serina, le fonderie diGromo, i tornitori di legno della Valle

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Imagna, gli intarsiatori di Bergamo, i pastoried i bergamini, i viticultori Sebini e lefilande”2.Partecipano 24 pittori e 16 scultori, solo ber-gamaschi. La giuria è composta da: comm.G. Gambirasio, prof. arch. Giò Ponti, ing. L.Angelini, prof. T. Longaretti, avv. G. Tadinie arch. S. Angelini, i quali nel verbale con-clusivo si dichiarano soddisfatti delle propo-ste visionate. Tanto che sono acquistate - edistribuite nei diversi ambienti interni -opere pittoriche e scultoree di E. Lazzarini,M. Cornali, R. Pigola, O. Locatelli, P. Brolis,C. Coter, E. Ajolfi, A. Pinetti e C. Nani. Inun’intervista3 del 2006, Maffioletti ricordacome avesse pattuito con l’amico e collegaDomenico Rossi che chiunque dei due avessevinto il Concorso per la Sala Maggiore,avrebbe coinvolto l’altro nell’esecuzionedella commissione. È così quindi che - vinta la gara da Erminio -prosegue anche in questo incarico l’efficacecooperazione tra i due artisti. Il Maestroracconta inoltre come - in origine - il pro-getto ornamentale di Angelini4 prevedesseil compimento ad affresco per la decorazionedella parete nord della Sala Maggiore, per laquale Maffioletti propone un vivace boz-zetto5 a colori ad olio su tavola di 50x160cmconcepito rielaborando i moderni influssifrancesi derivanti dai geometrici volumi pi-cassiani post-cubisti, in abbinamento alle forticromie fauve. All’atto pratico però, Erminiofa notare ad Angelini che la posizione adaltezza d’uomo e il tipo di muro in cementonon avrebbe aiutato la sua conservazionenel tempo; così tali necessità contingentifanno propendere per la tecnica musiva, piùresistente. L’artista spiega anche che inizial-mente si rivolsero ad un artigiano venezianoper la messa in opera, che risultò peròtroppo costoso; per cui la realizzarono lui eRossi impiegando “materiali poveri e direcupero” (vetro, mattoni, Grès) frantumatied irregolari - con l’obiettivo unico di con-tenere i costi di esecuzione - ma ottenendoinfine (come ricorda ancora Maffioletti) -grazie al momento di difficoltà pratica - unostimolo alla creatività ed alla sperimenta-

zione artigianale. Come è già stato ben deli-neato6, il soggetto commissionato ha unatradizione in città che risale a M. Sironi edA. Funi (si ricordano, solo a titolo di esem-pio: i due teleri dipinti nel 1934 da M. Sironiper il Palazzo delle Poste: Il lavoro nei campied Il lavoro in città). Maffioletti si è già for-mato in gioventù studiando i precetti stili-stici applicati dai suoi maestri alle opered’arte pubbliche, ora - artista maturo - vuolerievocarne alcuni suggerimenti nell’uso dellacomposizione paratattica orizzontale e nellinearismo geometrizzante delle figure,isolate in pose plastiche. Ma vi amalgama lasua scaltra capacità negli accostamenticromatici, animando la scena con l’alter-nanza ritmica di zone intense a parti piùtenui. Infine, nessun intento ideologico-po-litico, nulla che possa indicare enfatici risvoltidi denuncia sociale. Semplicemente laserena presentazione delle possibilità la-vorative dell’uomo: un messaggio ancoraefficace e perfettamente coerente con lefunzioni dell’edificio che ospita il mosaico.1 Per una dettagliata ricostruzione delle vicendestorico-artistiche dell’edificio e la puntuale schedaturadelle opere d’arte in esso contenute si rimanda aFernando Noris (a cura di) Due secoli al fiancodell’arte. Il patrimonio della Camera di Commerciodi Bergamo, Bolis Edizioni, 2005. Schede delleopere e Bibliografia redatte da Antonia AbbattistaFinocchiaro e Silvia Carminati. 2 “La Rivista di Bergamo” n. 3 del marzo 1954 ap. 25 descrive le regole tecniche per partecipare aidue concorsi e segnala che l’ammontare del primopremio per il vincitore è pari ad un milione di Lire.3 La video intervista fa parte di una serie di 21 con-versazioni con artisti ex professori del Liceo ArtisticoStatale di Bergamo dal 1961 al 2006, nell’ambitodelle celebrazioni per il 45° anniversario della suafondazione in città. L’imponente progetto ha com-portato l’ideazione e l’organizzazione di: due mostre(collettiva e didattica), un convegno, un catalogostorico/biografico edito nel n. 46 monografico de“La Rivista di Bergamo”, oltre alla raccolta di n. 18incisioni donate al Liceo da alcuni insegnanti artisti.4 I due interventi artistici eseguiti da Maffioletti e Rossiper la Camera di Commercio sono citati da Tito Spinia pp. 86-87 e pp. 111-115 nel suo saggio La parte-cipazione degli artisti in AA.VV. Palazzo dei Contrattie delle Manifestazioni. Cerimonie inaugurali, 31ottobre 1954 pubblicato a cura della Borsa Mercidalla Stamperia Conti di Bergamo nel 1954.

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5 “La Rivista di Bergamo” n. 3 del marzo 1954 a pp.25-27 raffigura in bianco e nero il bozzetto ideatoda Maffioletti e pensato per l’esecuzione pittorica;tale progetto è stato esposto per qualche giorno -insieme agli altri premiati - presso la Galleria LaRotonda di Bergamo ed è denominato dal motto“UNUS”. Una riproduzione a colori del bozzetto èpubblicata in Due secoli al fianco dell’arte. Il patrimoniodella Camera di Commercio di Bergamo (op. cit.):p. 31 n. 17 Inv. 479 - scheda a cura di S. Carminati.La scheda per la Galleria degli Stemmi è la n. 26 app. 36-37, sempre a cura di S. Carminati. 6 Si veda il saggio di Maria Cristina Rodeschini GalatiLa sperimentazione sullo spazio in Erminio Maffioletti.Opere dal 1962 al 1997. Catalogo Mostra GAMeC,Lubrina Editore, Bergamo, 1997, p. 142.

Titolo: Stemmi dei Comuni BergamaschiEmblemi dei Comuni della Provincia

Anno: 1954

Misure: h m 1,80 x 10,20

Tecnica: bassorilievo in graniglia dimarmo e sabbia

Ubicazione: Camera di Commercio (exBorsa Merci) - galleria - Via F. Petrarca,10 - Bergamo

Ancora nel Palazzo dei Contratti e delleManifestazioni1 e sempre al primo piano, idue artisti Maffioletti e Rossi plasmanoanche la decorazione scultorea applicata alsoffitto di una Galleria di passaggio - atti-gua alla Sala Maggiore2 - detta “degliStemmi” poiché il bassorilievo monocromoin graniglia di marmo e sabbia raffigura -mescolandone gli emblemi - le insegne deiComuni della Provincia. Va subito ricor-data - per comprendere la carica innova-tiva di tale creazione - la perizia pratica

maturata da Erminio e Domenico in am-bito formativo ed applicata poi nell’attivitàprofessionale; essa li ha supportati nell’uti-lizzo spesso “sperimentale” di tradizionalitecniche artistiche con la volontà di ma-nipolare materiali come la ceramica, ilmosaico, l’affresco, l’intaglio ligneo ed ilcemento al fine di ottenere curiosi esitiespressivi. Nello specifico, l’effetto stili-stico conseguito dalla scultura è il per-fetto equilibrio tra una ritmata scansionegeometrica ed il morbido chiaroscuro as-sicurato dal delicato gioco di sporgenze erientranze; un risultato simile al coevobassorilievo per il soffitto del PassaggioCividini3, infatti in entrambi i casi le so-luzioni plastiche adottate si presentanocome “impronte” dall’irregolare profila-tura, la quale mira ad interrompere l’uni-formità rettangolare della porzione disoffitto utilizzabile nella Galleria. Si evi-denzia infine nei due artisti - aggiornatisulle novità che diffondono le neoavan-guardie postbelliche europee ed ameri-cane - anche l’intenzione di mettere daparte in questo intervento le tradizionaliregole del disegno didascalico e di un“fare artistico pubblico a scopo edificante”di derivazione funiana e sironiana - ormaicollaudati, accademici e già dimostrati daentrambi in altre commissioni pubbliche4 -a favore di una più libera ricerca creativa,sia nella scelta di una profilatura nonconforme allo spazio messo a disposizione,che nella disinvolta interpretazione graficadi un soggetto - gli Stemmi - tra i più antichi,classici ed ufficiali. Tale esito è possibilegrazie all’idea di intrecciare gli stilemibidimensionali cubisti e futuristi, con unapersonale rielaborazione dell’informale ditipo segnico, ottenendo un effetto d’insiemeinconsueto per l’epoca5.1 Per una dettagliata ricostruzione delle vicendestorico-artistiche dell’edificio e la puntuale schedaturadelle opere d’arte. in esso contenute si rimanda aFernando Noris (a cura di) Due secoli al fianco del-l’arte. Il patrimonio della Camera di Commercio diBergamo, Bolis Edizioni, 2005. Schede delle opere eBibliografia redatte da Antonia Abbattista Finocchiaroe Silvia Carminati.

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2 I due interventi artistici eseguiti da Maffioletti e Rossiper la Camera di Commercio sono citati da TitoSpini a pp. 86-87 e pp. 111-115 nel suo saggio Lapartecipazione degli artisti in AA.VV. Palazzo deiContratti e delle Manifestazioni. Cerimonie inaugurali,31 ottobre 1954 pubblicato a cura della BorsaMerci dalla Stamperia Conti di Bergamo nel 1954.3 Per un paragone stilistico con il coevo bassorilievocittadino - sito in Via Tiraboschi, 1 - si legga laScheda ad esso dedicata negli Apparati del presentecatalogo.4 Si ricordano a solo titolo di esempio: per DomenicoRossi le tempere su muro - in severo stile Novecentoe primo Rinascimento - con le Storie di BartolomeoColleoni dipinte nel 1942 per il Bar Savoia ubicatofino al 1956 sotto i portici del Sentierone, di cui siconserva nella Sala Consiliare della Banca CreditoBergamasco (in Largo Porta Nuova, 2) un ampiopannello del lato sinistro, recentemente restauratoper volontà del medesimo Istituto di Credito. PerMaffioletti si rimanda alla consultazione - per un con-fronto stilistico - delle altre Schede dedicate a coeveopere pubbliche (compreso il mosaico per la stessaCCIAA), negli Apparati del presente catalogo.5 Oltre all’approfondita conoscenza delle cosiddetteAvanguardie Storiche (Cubismo e Futurismo inprimis), i due artisti erano già ben consapevoli dellenovità tecnico-stilistiche europee (parigine e tedesche)ed americane, importate anche in Italia - a Milano eRoma soprattutto - dalle Neoavanguardie, natenella metà degli anni quaranta.

Titolo: Le attività educative e professionali

Anno: 1958

Misure: h m 1,32 x 10,15 h cm 33 x 75 ai bordi

Tecnica: mosaico

Ubicazione: Comune - Ufficio Anagrafe -prospetto su Via G. Tiraboschi - Bergamo

Il nuovo Palazzo degli Uffici Comunali èinaugurato il 7 maggio del 1959, dopo unlungo iter sia burocratico che operativo,iniziato con l’autorizzazione comunaledel 1953 e l’avvio della ristrutturazione nel1955 sotto la consulenza dell’arch. G.Muzio e la direzione lavori dell’ing.Piccinelli. Il “taglio del nastro” è un eventocelebrato anche dalla stampa locale1, cheelenca la presenza delle principali autoritàpubbliche ed ecclesiastiche cittadine edi rappresentanti del Governo di Roma,per sottolineare l’importanza civile diquesto moderno luogo amministrativo. In tale contesto di assoluto rilievo urbanoe sociale s’inserisce (sulla parete esternadel civico n. 3, nel lato che prospettaVia G. Tiraboschi2) la coppia di mosaici- recentemente restaurati3 - commis-sionata dal Comune e realizzata entrol’inizio del 1959 da Maffioletti.Le opere musive sono inserite in un’in-tercapedine del palazzo e si presentano informa di frontoni curvilinei raffiguranti- nell’ordine per l’osservatore - le seguenti“funzioni pubbliche comunali”: pannelloa sinistra: LAVORI PUBBLICI - URBANI-STICA - VIABILITÀ - GIARDINI; pannelloa destra: EDUCAZIONE FISICA - LICEI- SCUOLE ELEMENTARI - AVVIAMENTOPROFESSIONALE.Tali “uffici” - formativi e professionali -identificati perciò come “responsabilità”del Comune, sono segnalati a carattericubitali alla base delle due opere musivee sono illustrati in scansione paratatticadalle rispettive figurazioni allegoriche, di-stinte per ogni singola attività indicata:viadotti e ponti, acquedotti, strade, ma-nuali e strumenti di misurazione (com-passo), colonne ioniche, case ed alberi;attrezzi per l’allenamento in palestra, bi-lancia e microscopio, libri, maschera tea-trale e mappamondo, ruota dentata,incudine, martello e pietre.Per comprendere appieno un’opera così“settoriale”, essa va contestualizzata nelperiodo storico in cui è commissionata eprodotta.

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Bergamo, già dagli anni venti e trenta, maancora tra gli anni quaranta e cinquantaè profondamente influenzata da uno spe-cifico tipo di arte “tradizionale” che si svi-luppa in Milano grazie alla presenzaoperativa di Achille Funi e le teorie delcollega ed amico Mario Sironi4.Entrambi reduci dall’esperienza artisticadel cosiddetto gruppo Novecento: nato aMilano nel 1922 in un diffuso clima di“ritorno all’ordine”, contro ogni tipo diAvanguardia ed ispirato da esempi del-l’antichità, del Rinascimento quattrocen-tesco e del Neoclassicismo. I due famosi artisti - circondati da nume-rosi allievi - credono ancora e diffon-dono, attraverso la loro produzione,l’idea di un’arte pubblica monumentaledal significato ideologico e contenutoeducativo. Come già dichiarato nel 1933da Sironi nel suo celebre Manifesto dellapittura murale, firmato anche da A. Funi,C. Carrà e M. Campigli. In questo speciale background creativo sisviluppa una parte dell’arte “pubblica”proposta da Maffioletti, nell’ambito di al-cune peculiari commissioni cittadinedegli anni cinquanta (si ricordano i suoiinterventi per il decoro dell’atrio del Ci-nema San Marco come aiutante di A.Funi, di cui era assistente in AccademiaCarrara ed il mosaico per la Camera diCommercio di Bergamo)5: uno stile conno-tato da una grafica appuntita, regolare ebidimensionale che riprende anche qui,secondo il più classico insegnamento fu-niano e sironiano (si noti ad esempio il“volto di profilo” - evocante una ma-schera tragica dell’antico teatro greco/ro-mano - che spicca in linea con la scrittaLICEI). Tuttavia, come è tipico dell’autonomapersonalità artistica di Erminio, si puòanche notare un suo intenzionale accennoallo stilizzato e geometrico gioco ritmicopicassiano post-cubista, che sicuramente gliè utile a modernizzare il tono e rinfrescarnel’impostazione.Il tutto infine - soggetti e grafica - è sa-

pientemente armonizzato dal cromatismouniforme ed elegante declinato nelle tona-lità grigio-rosa e beige, in coerenza dialetticacon il modulare arredo architettonico delcontemporaneo contesto urbanisticolocale.

1 Molte informazioni in merito al giorno dell‘inau-gurazione ed anche un accenno alle funzioni delnuovo edificio e la sua storia passata si pos-sono reperire negli articoli pubblicati su l’Eco diBergamo del 7 maggio 1959 a p. 2 e dell’8maggio del 1959 pp. 2 e 6. Proprio il 7 maggioè pubblicata anche una fotografia del mosaico- frontone Attività Educative - eseguito da Maffioletti(Foto EXPRESS).2 In zona Porta Nuova, sempre in Via G. Tiraboschi- ma al civico n. 1 - il Condominio dell’architettoL. Galmozzi ospita il Passaggio P. Cividini, sulcui soffitto è conservato anche un’altra opera diE. Maffioletti: il bassorilievo in stile informale,realizzato con D. Rossi nel 1950 e collocato inloco nel 1954. Si legga in proposito la Schedaad esso dedicato negli Apparati del presentecatalogo.3 È possibile approfondire l’analisi tecnica delmosaico consultando la “Relazione di fine lavori”redatta per il recente restauro (eseguito nel 2011da Giovanna Gola) e conservata presso l’UfficioArea Lavori Pubblici del Comune di Bergamo; siringrazia nello specifico il geom. Biagio Trausiper le puntuali segnalazioni e tutte le ricerched’archiv io effettuate a l f ine di r icostru i re levicende dell’opera musiva; la quale non è stataeseguita subito nello spazio murario lasciato adisposizione, ma dopo un anno circa dalla finedei lavori di ristrutturazione edilizia. Va ancheevidenziato che il frontone dedicato alle AttivitàEducative presentava - ante restauro - un’ampialacuna centrale, integrata nel 2011 - basandosi sullefotografie dell’epoca dell’inaugurazione - ed evidentead occhio nudo. 4 Per una ricostruzione dell’attività di docente diAchille Funi nell’Accademia di Brera a Milano eper l’Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamosi consulti il catalogo della mostra La scuola di Funi,organizzata presso il Museo d’arte di Mendrisio(Svizzera) nel 1988, a cura di L. Somiani e L.Cavadini. Edizioni Mazzotta, Milano. pp. 39-42;pp. 133-135.5 Si pensi al mosaico eseguito nel 1954 per laSala Maggiore dell’ex Borsa Merci - attuale Palazzodei Contratti e Manifestazioni - della CCIAA diBergamo: si veda la Scheda ad esso dedicatonegli Apparati del presente catalogo.

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Titolo: Monumenti di Bergamo

Anno: 1960

Misure: h m 2,15 x 2,27

Tecnica: legno intagliato e dipinto inargento

Ubicazione: Palazzo Storico CreditoBergamasco - loggiato - Largo PortaNuova, 2 - Bergamo

L’inizio degli anni sessanta per Erminio - ar-tista ormai maturo ed affermato - è un pe-riodo d’intensa collaborazione artistica conla Sede dell’Istituto di Credito; edificio sto-rico a sua volta coinvolto dagli anni cin-quanta in un necessario ed articolato pianodi rinnovamento architettonico1, che ge-nera poi la volontà di far decorare le paretiinterne ed esterne con affreschi e scultureaffidate ad un gruppo di maestri bergama-schi stimati e già abituati a commissionipubbliche: Maffioletti, Trento Longarettied Elia Ajolfi2. A Maffioletti è assegnato -oltre alle successive creazioni del fregio ar-gentato collocato sulla fascia marcapianodel cavedio ed il mosaico per l’atrio dellaPresidenza situato al piano nobile (en-trambi3 dedicati alla celebrazione di storicieventi ed edifici civico-religiosi) - anche unbassorilievo ligneo dipinto in argento, at-tualmente ubicato su una parete del log-giato. L’artista tratteggia - con la tecnica adintaglio su legno - una raffinata ed ideale“mappa” dei principali monumenti storici

di Bergamo. Ordinati in una disposizioneparatattica intenzionalmente priva dellatradizionale profondità spaziale intesa insenso prospettico, con la finalità di privile-giare invece una visione “ad accumulo” so-vrapposto in verticale, utile a renderel’effetto panoramico abituale per chi osservalo skyline di Città Alta dal Viale Papa Gio-vanni XXIII. Tale ardita scelta compositivanon sovraccarica l’immagine d’insieme, gra-zie all’utilizzo di un marcato e stilizzato li-nearismo grafico che gioca proprio suiprofili geometrici delle architetture e anchegrazie ad una stesura pittorica finale argen-tata, la quale offre un ricercato effetto lu-cido ed elegante nel variare delicato deisolchi più o meno profondi, che riverberanoed assorbono luci ed ombre. Tale scultura èpresumibilmente la prima commissione ri-cevuta da Erminio per la Banca ed egli lasperimenta quasi a “saggio di prova” tec-nico-stilistica per eseguire in seguito gli altridue suddetti interventi ornamentali: si notiinfatti come il “panorama” ideato e dise-gnato per quest’opera sia poi riproposto si-milmente - per tipologia e composizionegrafica - anche nello sfondo paesaggisticodel mosaico della Fiera di Sant’Alessandrodel 1962 e nel susseguirsi ritmato e paratat-tico delle architetture profilate per il fregiodel cavedio del 1961, a cui si richiamal’identico effetto cromatico argenteo.1 Per un dettagliato riepilogo cronologico delle ristrut-turazioni architettoniche della Sede (Architetti GiovanniMuzio ed Enrico Sesti) e conseguenti commissioni diopere di decoro, scultoree e pittoriche - esterne ed in-terne - si consulti il testo redatto dalla dott.ssa ToscaRossi: La sede centrale del Credito Bergamasco. Guidaall’edifico ed alle sue opere: ricerca storico-artistica, fa-cente parte dei documenti conservati nell’Archivio sto-rico della Fondazione del medesimo Istituto di Credito.2 Si pensi - a solo titolo di esempio - ad alcune lorocreazioni artistiche prodotte negli anni cinquanta esessanta per la CCIAA (ex Borsa Merci), la chiesaparrocchiale della Celadina, o il Seminario Vescoviledi Bergamo. Si leggano in merito le Schede ad essededicate negli Apparati del presente catalogo.3 Per la descrizione degli altri due interventi artisticimenzionati (fregio argentato e mosaico) si legganole Schede ad essi dedicati negli Apparati del pre-sente catalogo.

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Titolo: Crocefissione e Papa Pio X

Anno: 1960-‘62

Misure: h m 10,00 x 2,80

Tecnica: olio su tela, incollata su telaioligneo fissato su cemento

Ubicazione: Chiesa Parrocchiale ‘SanPio X’ - altare maggiore - quartiereCeladina - Via Pizzo Redorta, 6 -Bergamo

La parrocchiale è considerata la primachiesa “moderna” di Bergamo; edificatanel 1958 ed inaugurata nel 1959 è proget-tata dall’architetto Sandro Angelini, chela elabora a navata unica in un’originaleforma a “tenda” con soffitto a vele (proto-tipo a cui poi sembra ispirarsi nei primianni 60 anche il collega arch. P. Pizzigoniper creare l’ipogea del Seminario) con l’in-tento di evidenziarne l’ideale funzione diraccolta ed incontro dei fedeli. Maffiolettiha già collaborato con Angelini in ambitopubblico (si ricordi nel 1954 il mosaicodella Sala Maggiore ed il bassorilievo dellaGalleria degli Stemmi per l’ex Borsa Merci)1.In quest’occasione è chiamato a pensare

alla decorazione parietale per l’altare mag-giore collocato nel presbiterio lievementesopraelevato. Nell’atelier dell’artista si con-servano ancora un bozzetto preparatoriodisegnato a tecnica mista (grafite, gessettobianco, tempere) su cartoncino (m h1,27x0,57) ed anche due prove dipinte adolio su tela (cm h 137x51 / 182,5x59). Inentrambi i casi si evince chiaramente chel’artista ipotizza inizialmente una compo-sizione più complessa con l’aggiunta nellaparte inferiore del disegno di una mensasacra arredata, che poi è stata eliminataevidentemente perché la collocazione delgrande dipinto - già prevista dietro al veroaltare della chiesa - ne avrebbe offuscatola visuale e reso superflua la presenza. Inoltre già dalle fasi ideative si intuisce lavolontà di Maffioletti d’incorniciare il di-pinto in una profilatura lignea di supporto,che è sostenuta sul retro da uno spessorein cemento ed ai lati da una lineare strut-tura verticale in ferro dipinto di nero, conzanche laterali per l’ancoraggio della tela.Il dipinto è realizzato con la tecnica dellaspatolatura; tipologia operativa che evi-denzia l’abilità e l’ampia gestualità dell’ar-tista propenso a lasciare densi grumi dimateria, soprattutto nella zona delle duefigure centrali. L’intensa tonalità rossadello sfondo - oltre ad essere una nuancericorrente nella produzione di Erminio - èun palese richiamo simbolico al sangueversato nella Passione di Cristo ed unnesso storico anche a Papa Pio X, dece-duto nel 1914 alle soglie della tragicaGrande Guerra. Maffioletti ha poi ag-giunto ai lati del muro due targhe in pietra,in cui sono incise due frasi pronunciatenella Messa - durante la Liturgia Eucari-stica - derivanti dal Profeta Isaia (Is 53,7Vg): “Si è offerto volontariamente allamorte per noi” - “E con la sua risurrezioneci ha donato la vita immortale”. La calli-grafia aguzza è la stessa utilizzata dall’arti-sta anche nelle sue incisioni lignee per lapala d’altare della coeva chiesa ipogea delSeminario2. La chiesa di Celadina è unoscrigno d’arte che ospita inoltre altri im-

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portanti interventi di colleghi ed amici: dal1959 - sulle sue pareti perimetrali interne -le quattordici Stazioni della Via Crucisaffrescate da Mario Cornali su grandi pan-nelli recentemente restaurati, che dipingea tempera su tela anche la coeva pala inti-tolata Crocifisso con i Santi Francesco, PioX e Maria Goretti in origine esposta sull’al-tare maggiore e poi - dopo la collocazionedella Crocefissione di Maffioletti - conser-vata in sagrestia. Nello stesso anno T.Longaretti dipinge ad olio su tavola la palaraffigurante San Giuseppe, Madonna e GesùBambino per il battistero, ove è espostoanche l’olio su tavola di G. L. Liziolidipinto nel 1961 dedicato a S. Alessandro,S. Lorenzo e S. Monica. Nel presbiterio ècollocato l’ambone (leggìo), in cemento egraniglia, scolpito nel 1960 c. da Elia Ajolfi.Le ampie vetrate perimetrali e policrome,eseguite tra il 1959-60, sono opera delloscultore F. Normanni su disegno di Angelini.All’esterno appaiono incassate in unmassiccio reticolo grafico realizzato incemento, mentre all’interno il luminosoeffetto policromo è ottenuto rielaborandol’antica tecnica vetraria medievale delcloisonnisme; raffigurano scene di vita delS. Patrono Papa San Pio X. Normanni èanche l’autore della colonna in polveredi marmo scanalata e predisposta ad acco-gliere sull’altare maggiore il tabernacoloin ferro battuto - a forma di arca - in cuiè incastonata una statua in bronzo doratoraffigurante Gesù, opera di Claudio Nani ePietro Cividini su disegno di S. Angelini3.

1 Attuale Palazzo dei Contratti e delle Manifesta-zioni della CCIAA - Via Petrarca, 10. In merito aidue interventi artistici si leggano le Schede ad essidedicate negli Apparati del presente catalogo.2 Per un confronto stilistico, si legga la Scheda adessa dedicata negli Apparati del presente Catalogo.3 Il riepilogo delineato in merito agli altri numerosiinterventi artistici presenti nella chiesa parrocchialedi Celadina, è tratto dalla pubblicazione a cura diDon Mario Carminati, intitolata La tenda... neldeserto, voluta per celebrare il 50° anniversariodalla fondazione. Libro stampato da NovecentoGrafico S.r.l. febbraio 2009.

Titolo: Edifici storici civili e religiosi di Bergamo, Brescia e Milano

Anno: 1961

Misure: h m 1 - sviluppo perimetralem 58,50 (m 11,65 x 17,60)

Tecnica: bassorilievo in cemento elamine d’alluminio argentato

Ubicazione: Palazzo Storico CreditoBergamasco - fregio per cavedio - LargoPorta Nuova, 2 - Bergamo

L’opera scultorea, a sviluppo orizzontalee modulare, è fissata alla fascia marca-piano che si affaccia sul Salone del pianoterra della Banca, situato dopo l’atriod’ingresso. È una zona definita “cavedio”,diffusamente illuminata dal sovrastantelucernario e dagli anni duemila abitualespazio espositivo per le iniziative culturalidella Fondazione Creberg. Il fregio, scolpito a bassorilievo, correlungo le quattro pareti scandite da pila-stri marmorei e congiunge idealmente ilpiano terra - che ospita gli sportelli ban-cari - con il loggiato del primo piano sucui si affacciano gli uffici amministrativie dirigenziali. È concepito dall’artista per questa esattacollocazione, anche se all’epoca la messa inopera della scultura non si avvantaggiavadell’attuale luminosità creata dal lucernario- modifica architettonica del 1982 - cheda questa data non solo contribuisce aduna maggiore illuminazione, ma valorizzaanche l’intervento artistico di Maffioletti,

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colmandolo di molteplici riflessi atmo-sferici e di un morbido chiaroscuro, grazieal fatto che il bassorilievo - eseguito incemento - è ricoperto di lucide lamined’alluminio argentato. Per l’esecuzione Maffioletti - già docentealla Scuola Fantoni e poi al Liceo Artistico- si avvale della collaborazione di tresuoi giovani allievi (Cesare Rossi, figliodi Domenico - Mino Marra e AdeleFumagalli).

Dal punto di vista tecnico la scultura èrealizzata attraverso la modellazione di“impronte eseguite dagli artisti su tavole,poi ricoperte da sabbia e calce per essereconsolidate e su cui - da asciutte - èstato fatto colare del cemento misto adun reticolo in filo di ferro”1. Il soggetto raffigura una serie di edificistorici e pubblici - sia civili che religiosi -celebri e d’immediata identificazione,situati in Lombardia nelle città e nelleprovince di Bergamo, Brescia e Milano.Capoluoghi scelti non solo per l’intrinsecovalore artistico, ma anche per ricordareil fatto che la Banca ha in tali luoghi leproprie filiali. Per cui, di fronte all’ingresso sono stilizzatele silhouette di edifici delle città di Bergamomentre sul lato antistante altri dellaprovincia; sui due lati corti: a destraMilano ed a sinistra Brescia.In atelier è conservato il bozzetto prepa-ratorio per la sola parete di Brescia: unlungo rotolo di cartoncino in precariostato conservativo (cm h 25) disegnatoa carboncino, gessetto bianco e dipintoa tempera monocroma, così impostatoper ottenere da subito l’effetto otticodell’allestimento finale.

1 Si ringrazia la dott.ssa Tosca Rossi per aver per-messo la consultazione del suo testo La sedecentrale del Credito Bergamasco. Guida all’edificioed alle sue opere: dettagliata ricerca storico-artistica,facente parte dei documenti conservati nell’Archiviostorico della Fondazione del medesimo Istituto diCredito.

Titolo: Fiera di Sant’Alessandro

Anno: 1962

Misure: h m 2,90 x 6,83

Tecnica: mosaico

Ubicazione: Palazzo Storico CreditoBergamasco - atrio presidenza - LargoPorta Nuova, 2 - Bergamo

Oltre al fregio argentato collocato sullafascia marcapiano del cavedio ed il basso-rilievo ligneo argentato del loggiato - en-trambi1 dedicati alla celebrazione di storiciedifici civili e religiosi - Erminio esegueanche la decorazione per l’atrio della Pre-sidenza, situato al piano nobile. Il soggettoscelto è un giusto omaggio ad uno storicoed antico momento di ritrovo cittadino, trai più conosciuti e frequentati di Bergamo.La Fiera di Sant’Alessandro ha origini al-tomedievali - risalenti al IX secolo - e dasubito si svela non solo centro propulsoredell’economia locale legata alla produzioneartigianale ed al commercio tessile (lana,cotone e seta) e di semilavorati (ferro e pie-tra), ma anche punto d’incontro estivo perla vita sociale e culturale che vi si organizzaintorno (feste religiose e spettacoli teatrali). La consapevolezza dell’originaria colloca-zione nel Prato di Sant’Alessandro - ampiazona che aveva il suo fulcro tra Via XX Set-tembre, il Sentierone e l’attuale Palazzo diGiustizia - permette a Maffioletti di offrireun secondo omaggio alla città, raffigurando- a sfondo della scena in primo piano - unapanoramica paratattica2 degli edifici piùimportanti che prospettano da Città Alta

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e facilmente riconoscibili3 (ad esempio: dasinistra si distinguono: la torre del Gombito,la Cappella di Bartolomeo Colleoni, ilcampanone e la Porta di San Giacomo,la basilica di Santa Maria Maggiore, ilDuomo). In primo piano invece si snoda- suddiviso in quattro gruppi di figure -l’attività di ogni tipologia di commercio4:“venditori di piatti, tegami... un uomo conal braccio e sulla testa una cesta piena diferro e chiodi; due persone che contrattanodavanti ad un telo spiegato, in prossimitàdi un arcolaio... un fabbro... un clientebenestante... un venditore di frutta...”. Dalpunto di vista stilistico, la scelta della praticamusiva avrebbe potuto causare una certarigidità grafica nella partitura geometricadei profili ed una severità dottrinale difuniana memoria nell’effetto d’insieme,oltre che un rimando - seppure libero - allesironiane pose plastiche dei corpi; invece lospirito innovativo e consapevole dell’artista- maturato in precedenti esperienze pubblichedi simile dimensione e tecnica5 - permettedi giocare con caldi e morbidi accostamenticromatici (quasi morandiani) e con l’intel-ligente fusione di linee verticali e diagonalidella composizione, ottenendo una scenaimponente per estensione, ma pacata nellemodulazioni.1 Si leggano in proposito le Schede dedicate anchea questi due interventi scultorei per la Banca, negliApparati del presente catalogo. 2 In merito si ricorda l’affinità tematica, compositivae grafica con il bassorilievo ligneo eseguito daMaffioletti nel 1960 ed attualmente collocato su unaparete della balconata dell’Istituto di Credito: siveda la Scheda ad esso dedicata negli Apparati delpresente catalogo.3 Si ringrazia la dott.ssa Tosca Rossi per aver per-messo la consultazione del suo testo La sede centraledel Credito Bergamasco. Guida all’edifico ed alle sueopere: una dettagliata ricerca storico-artistica, facenteparte dei documenti conservati nell’Archivio storicodella Fondazione del medesimo Istituto di Credito.4 Ibidem.5 Si ricorda il mosaico eseguito nel 1954 per la SalaMaggiore dell’ex Borsa Merci - attuale Palazzo deiContratti e Manifestazioni della CCIAA di Bergamo -si veda la Scheda ad esso dedicata negli Apparatidel presente catalogo.

Titolo: Cristo ‘Buon Pastore’ in Croce

Anno: 1962-‘67

Misure: sviluppo perimetrale a parete

Archivio fotografico Diocesi di Bergamo

Tecnica: altorilievo in legno di noce,con interventi pittorici ad olio

Ubicaz ione: Seminar io Vescovi l eGiovanni XXIII - chiesa ipogea -altare maggiore -Via Arena, 11 - Bergamo

La chiesa ipogea del collegio è un modernospazio liturgico di ampio respiro, progettatoentro il 1965 dagli arch. V. Sonzogni e P.Pizzigoni e costruita poi tra il 1966 ed il1967 sotto la Direzione lavori dell’arch.Enrico Sesti, in collaborazione con E.Agazzi e l’ing. A. Cortesi. È consacrata e dedicata a “Cristo Sommoed Eterno Pastore”. Maffioletti desidera rapportarsi all’ambienteperimetrale interno - già definito da pan-nelli lignei modulari ad andamento verti-cale - che lui prosegue, ma scompone nellaparete di fondo dietro l’altare maggioreinserendo un altorilievo convesso in stileinformale dagli intensi significati simbolici.

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Introdurre una decorazione plastica inquesta fascia murale è una sfida tecnico-artistica impegnativa ma, per un artistaabituato da anni ad operare in ambitopubblico ed allenato a creare effetti tea-trali nelle scenografie già ideate nei primianni cinquanta per il Donizetti, non èdifficile colmare il muro dietro gli stallidel coro con una composizione sporgentericca di sfaccettature e giochi di caldochiaroscuro, ottenuti con bruciature allafiamma e velature pittoriche. Tali risultatisono raggiunti inoltre con la dinamicamanipolazione plastica del legno, lasciatovolutamente irregolare nei profili dicontorno e sferzato da tagli e graffi nellarestante materia.

Per quanto riguarda il soggetto, esso nonè di immediata definizione, in quanto adun’attenta osservazione non si può parlarené di Deposizione (per la solitudine della fi-gura di Gesù) e né di Crocefissione (per laposizione abbassata delle braccia, presen-tate più in un gesto di pacata accoglienzaverso il fedele). È utile quindi ricorrere alla lettera1 con-servata in atelier, in cui l’artista stessospiega le proprie finalità in questi termini:“L’opera che intendo realizzare ha pertema il Buon Pastore, secondo il Vangelodi S. Giovanni, rapportato alle condizionidel nostro tempo”. In tal senso si osservi infatti l’aggiuntadella scritta latina incisa in alto, allasinistra del Cristo: “EGO SUM PASTORBONUS”. Maffioletti evoca l’effetto di una pseudo-crocefissione (come ricorda la presenzadella Croce e del ritorto rovo di spine allespalle del Figlio di Dio), ma ne alleggeriscela drammaticità del sacrificio celebrandoanche l’altro prezioso incarico di “BuonPastore di anime”: soggetto didatticamenteappropriato per la chiesa di un Seminariovescovile. Sempre nella lettera, l’artista spiega anchel’idea per la sua struttura compositiva:“formalmente si ispira al classico polittico

di altare in legno [...] Tuttavia, [...] ho in-teso far vivere il tema in uno spirito più at-tuale, sostituendo l’elemento narrativo...”;Erminio quindi rinuncia alla tradizionalesuddivisione in scene figurative, perciò losfondo non raffigura un paesaggio o scenesacre; esso è invece un susseguirsi mosso di“impronte” scandite verticalmente, con pre-ciso intento simbolico: “a significare l’incer-tezza e il disordine di un mondo privo diconvinzione spirituale”. E conclude: “suquesto sfondo informe sono disposte, comemanifesti collocati disordinatamente, dellefrasi dal Vangelo di S. Giovanni, intese asopperire al racconto figurativo ed a comu-nicare in forma diretta la parola evangelica”.Per l’esecuzione tecnica si fa aiutare dall’al-lora suo allievo Mino Marra, che ricordacome la messa in opera sia elaborata su un“bozzetto in cemento in scala naturale aterra, poi riportato e lavorato in legno dinoce intarsiato”2.Anche per quest’imponente realizzazione,che mescola sapientemente scultura e pit-tura (l’intervento ad olio su tavola è soloper dipingere il corpo di Gesù), è conser-vato in atelier un disegno preparatorio acolori, su cartoncino di grandi dimensioni(h 2,15 x 1,50 m) - eseguito a tecnicamista (grafite, gessetti e pastelli a cera) -d’interessante fattura stilistica. Il Seminario ospita anche interventi arti-stici di altri importanti colleghi, tra i qualisi ricordano: T. Longaretti; P. Brolis; C.Nani e S. Locatelli.

1 Lettera dattiloscritta, conservata dalla famigliadell’artista: è in due copie, lievemente differenti neicontenuti, ad indicare una prima stesura di bozzaed una seconda redazione definitiva da inviareal committente, come dettagliato “Commento”tecnico-artistico all’opera da realizzare.2 L’artista Mino Marra ricorda questa sua giovanilecollaborazione nell’articolo scritto da ElisabettaCalcaterra per L’Eco di Bergamo in data 7 febbraio2009. Sezione Cultura - Il LUTTO. Erminio Maffiolettipittore autentico, p. 41. Marra afferma inoltre:“suoi erano i bozzetti, la creatività e l’impostazionedel lavoro. Noi allievi eseguivamo...”.

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Titolo: Composizione informale ispirataalla palude di Fontana Brolo

Anno: 1963-‘65

Misure: h m 6,00 x 12,00 sviluppo su due pareti

Tecnica: bassorilievo in cemento bianco

Ubicazione: Centro Sportivo Italcementi- atrio ingresso - Via Statuto, 43 -Bergamo

Nel 1963 Maffioletti vince il Concorsoindetto per la decorazione interna delnuovo Centro Sportivo Italcementiprogettato dall’arch. C. Ravizza. Il compitoaffidatogli è ideare la decorazione dell’atriod’ingresso alle Piscine. L’artista pensa ad un esteso interventoscultoreo parietale - realizzato in cemento -materiale innovativo in ambito artistico(ma già da lui sperimentato nel 1954per il Passaggio P. Cividini), oltre chedirettamente fornito dal committente. È possibile delineare compiutamente sial’ispirazione originaria che le intenzionistilistiche e tecniche di Maffioletti, grazieal recente ritrovamento in atelier di tresuoi documenti dattiloscritti1 in cui Erminiodescrive da un lato il proprio progettocreativo e dall’altro le conseguenti necessità

pratiche in termini di materiali, misure,costi e collocazione dell’opera.Come consueto poi, è noto che per l’ese-cuzione pratica si avvale della collaborazionedi allievi, in questo caso di Mino Marra2. I contatti con la committenza si svilup-pano in tre tempi: si inizia da un primopreventivo presentato il 5 febbraio 1965a cui seguono modifiche pattuite verbal-mente; in data 2 aprile 1965 si delinea ilsecondo preventivo con la modellazionedi quattro bozzetti preparatori in gesso, dicui due ancora conservati in atelier edinfine il tutto è definito nella successivacopia Contratto datata 10 agosto 1965 inaccordo con il dott. Valvassori, per unvalore complessivo di dieci milioni di lire. Nella prima fase - del febbraio 1965 -Maffioletti descrive i suoi obiettiviin questi termini: “intendo realizzare lacomposizione a rapporti di chiaroscuro[...] come un quadro a rilievo, dando unritmo alle forme”, “il rilievo sarà eseguitoin cemento trattato in diverse tecniche[...] mediante il modellato e il trattamentolevigato o martellato della materia [...]inserendo inoltre scaglie di marmo o pietradi diversi colori [...] in maniera da ottenerecon l’accostamento di materiali diversi odiversamente trattati sulla superficie, uneffetto pittorico o musivo”.

Aggiunge inoltre un’altra affascinanteidea - purtroppo poi non attuata, proba-bilmente a causa dei diversi accordi ver-bali definiti con la committenza - chespiega così: “un altro elemento che in-tendo utilizzare sono le fonti d’acqua.L’acqua verrà fatta scorrere su certe zonedi superficie [...] aderirà visibilmente acerte forme, verrà raccolta da altre formesporgenti o sparirà, in modo da contri-buire a creare l’immagine di un grandepaesaggio”. Ciò che invece resta immu-tato fin dalla prima ideazione è il soggettoa cui l’artista si è riferito: “mi sono ispi-rato al vecchio paesaggio di FontanaBrolo coi suoi prati, le sue sorgenti, la suavegetazione e i suoi modesti rilievi ed è

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tale paesaggio che intendo idealmentericostruire, suscitando nello spettatore lastessa impressione di natura riportataall’interno come fatto emotivo”.E conclude evidenziando che: “L’Opera èintesa a suscitare un interesse [...] dalpunto di vista dello spettatore; questogiuoco permetterà il moltiplicarsi di sen-sazioni di luce, di atmosfera e di forme,come del resto avviene nell’osservazionedella natura”. Anche se Maffioletti non ha realizzatol’originaria idea polimaterica e bagnatadall’acqua (ispirata dal precedente terrenopaludoso, poi bonificato), è riuscitocomunque ad ottenere un “effetto pittoricovibrante” grazie al variare - talora sfumato,talora intenso - della luminosità stagionalee climatica dell’ambiente in cui è armo-niosamente inserito il bassorilievo. Non a caso tale decorazione plastica - mo-nocroma ed in stile informale - è acuta-mente descritta come: “forme naturali allostato larvale”, “affioramenti, affondamenti,increspature di piani, attraverso l’accosta-mento di forme organiche primordiali”3.

1 1° Dattiloscritto “Note” dell’artista, datato 5 feb-braio 1965, in cui spiega in dettaglio la sua ideacreativa, sia in termini tecnici che ideologici. 2°Dattiloscritto datato, 2 aprile 1965, con ulterioredescrizione del progetto, in cui nomina anche i 4bozzetti modellati a prova visiva dell’elaborato.3° Dattiloscritto per il “Contratto”, datato 10 agosto1965, indirizzato al dott. N. Valvassori dellaSocietà Italcementi di Bergamo, in cui si specificala tecnica, le misure, i materiali, i costi e le modalitàdi pagamento.2 L’artista Mino Marra ricorda questa sua giovanilecollaborazione nell’articolo scritto da ElisabettaCalcaterra per L’Eco di Bergamo in data 7 febbraio2009 - Sezione Cultura: Il LUTTO. Erminio Maffiolettipittore autentico, p. 41. Marra afferma inoltre:“suoi erano i bozzetti, la creatività e l’impostazionedel lavoro. Noi allievi eseguivamo...”.3 Per la descrizione stilistica del bassorilievo(oltre che delle altre decorazioni pubbliche) siveda il saggio di Maria Cristina Rodeschini GalatiLa sperimentazione sullo spazio in Erminio Maffioletti.Opere dal 1962 al 1997. Catalogo MostraGAMeC, Lubrina Editore, Bergamo, 1997, p. 143.

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Ringraziamenti

La Fondazione Credito Bergamasco e la Curatela ringraziano:

- per la disponibilità a condividere pensieri e ricordi sull’artista, Anna

ed Elena Maffioletti, Claudio Camozzo, Luisa Balicco, Giovanni Bosco

- per il fattivo apporto nelle ricerche d’archivio, Maria Cristina Rodeschini,

Sara Mazzocchi, Clara Manella, Rosella Morri, Biagio Trausi, Stefano

Togni, Clelia Epis.

La Fondazione Credito Bergamasco ringrazia per la preziosa collaborazionele seguenti Funzioni interne del Gruppo Banco Popolare:

- Corporate Affairs - Credito Bergamasco

- Segreteria Societaria - Credito Bergamasco

- Studi e Relazioni Esterne - Credito Bergamasco

- Security / Comparto di Bergamo - SGS BP

- Progettazione e Lavori Bergamo - BP Property Management

che hanno fattivamente collaborato per la buona riuscita della mostra.

Largo Porta Nuova, 2 – 24122 Bergamowww.fondazionecreberg.it – www.creberg.it

BLUC100 M80 Y20 K40

PANTONE 281R32 G45 B80

VERDEC100 M40 Y100PANTONE 349R39 G105 B59

ROSSOC40 M100 Y100PANTONE 187R123 G45 B41

Indicazioni cromatiche

Finito di stampare nel mese di settembre 2013da INTESE GRAFICHE SRL – Bresc ia

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