Meditazioni spirituali meravigliose

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MEDITAZIONI SPIRITUALI

DAGLI SCRITTI DI SAN MICHELE GARICOITS Fra le possibili vie che conducono a Dio, Michele Garicots individu d'istinto la p i diretta, verso la quale convergono tutte le altre, quella cio dischiusa dal Verb o incarnato, quando Egli offr se stesso al Padre, dicendo: "Eccomi, o Dio, per fa re la tua volont" [Eb 10,7]. "Egli inizi la sua missione con questo grande atto, prolungandolo nel tempo. Da a llora si consider sempre in stato di vittima, annientato dinanzi a Dio, facendo n ulla in proprio, mosso sempre dallo spirito di Dio, costantemente sottomesso ai voleri del Padre, per fare e soffrire tutto ci che a Lui sarebbe piaciuto". Aderire, come il Cristo, alla volont del Padre, adeguandovisi senza ritardo, senz a riserva, senza rimpianto, unicamente per amore: questo l'ideale perseguito da sempre dal Santo di Btharram. Vi impegn tutta la sua vita e non si stanc di proporl o alle anime desiderose di fare un comune cammino sulle tracce del S. Cuore. 1 - LA RETTA VIA Qual' la strada pi sicura per raggiungere il cielo? La conformit alla volont di Dio. La conformit al divino volere una disposizione permanente della nostra anima a fa re e a soffrire tutto ci che Dio vuole che noi facciamo e soffriamo. Quanto essa sublime! Il pi grande prodigio (finora mai compiuto) stato l'unione d el Verbo con la natura umana, che noi adoriamo nell'Uomo-Dio; il secondo, l'unio ne della maternit con la pi illibata verginit. Dopo questi due prodigi, il pi rileva nte, il pi gradito a Dio e utile all'uomo, l'unione della nostra volont a quella d i Dio: 1 - il trionfo della grazia: per mezzo di essa, la nostra anima diventa (il) gia rdino, (il) tempio, (il) santuario dove la Santa Trinit fissa la sua dimora. 2 - Costituisce il sacrificio pi perfetto e il pi gradito a Dio. Negli altri, voi offrite i vostri beni; qui fate l'offerta di voi stessi. In quelli, noi offriamo ci che appartiene gi a Dio; qui, ci che nostro, il libero arbitrio. Tale conformit racchiude tutte le virt: tanto pi si santi, quanto pi si vicini, sim li, imitatori di Cristo. 2 - COME I SANTI Non potremmo avere migliore disposizione che quella di volere, come i santi, ci c he Dio vuole, perch lo vuole, come lo vuole. In cielo la volont dei santi non si limita che a conformarsi al divino beneplacit o e a volere tutto ci che finalizzato alla maggior gloria di Dio, oggetto di tutt i i loro desideri. I beati del cielo si rallegrano pi del compimento della volont di Dio che della gr andezza della sua gloria. La loro volont talmente uniformata a quella di Dio, ch' essa non costituisce, per cos dire, che una sola e medesima volont. Bisogna pervenire a tale adeguamento. tutto il vostro essere che il Signore vuol e in olocausto, e non ci che vostro senza essere voi stessi. 3 - IN CIELO COME IN TERRA (Quando formuliamo questa invocazione), non domandiamo solamente che la volont di Dio sia fatta. Sappiamo infatti che la volont di Dio attuata in tutto e dappertu tto: chi pu opporvisi? Ma noi domandiamo che la volont di Dio sia fatta in cielo c ome in terra. quello che bisogna aggiungere alle due invocazioni precedenti. S, d omandiamo al Padre, che nei cieli, che sia santificato il suo nome, che venga il suo regno, che sia fatta la sua volont, ma che tutto ci si compia, sia in cielo, come in terra. Qual , infatti, il luogo dove il nome di Dio non santificato? Qual il luogo dove non conosciuto il suo regno, poich ogni ginocchio si piega dinanzi al suo nome, s ia in cielo che in terra e negli inferi? Lo stesso demonio confessa: "Io so chi

Tu sei: il santo di Dio" [Mc 1,24]. Ma questo nome santificato in cielo in modo ben diverso l dove si canta con una g ioia inenarrabile: "Santo, santo, santo il Signore, Dio dell'universo!". Dio reg na non solo in terra, ma anche negli inferi, essendo Signore della vita e della morte. Ma regna in maniera assai differente in coloro che lo servono forzatament e e in quelli che lo servono spontaneamente e liberamente. - " ben difficile che questa preghiera sia esaudita; in cielo tutto si compie sec ondo quanto stabilito; quaggi, i mali si sospingono come flutti d'acqua infida... ". - Non importa! sempre la volont di Dio. Che sia fatta come in cielo cos in terr a! Con grande rettitudine d'intenzione: perch Dio lo vuole e come lo vuole. Con a more: non ricercando che il suo beneplacito, senz'altra ricompensa. Senza ritard o: l'obbedienza esercita il suo fascino nella misura che sollecita. Senza restri zioni e senza rimpianto: oggi e per l'eternit! 4 - LA LEGGE D' AMORE La perfezione religiosa fondata sulla carit. Qual' la prova inconfutabile, inequivocabile della carit? la conformit alla volont d i Dio in ogni cosa, tanto da costituire la finalit di ogni nostra azione: volere ci che Dio vuole, come lo vuole, perch lo vuole. Questa soprannaturale dignit c'induce a sconfessare la nostra biasimevole condott a, il nostro passato peccaminoso, a rinnegare la nostra vita insensata, piatta, a conformarci alla sublimit della nostra rigenerazione, della nostra adozione, ad imitare il Padre che nei cieli, ad amare ci ch'Egli ama, a non discostarci da Lu i in nulla, a condurre una vita degna di Lui. Qual il costitutivo di questa vita? Giungere a conoscere l'infinita grandezza e bont di Dio, la nostra meschinit e malvagit; ad amare Dio e odiare noi stessi; a so ttometterci non solo a Lui, ma ad ogni creatura per amore suo; a rinunciare del tutto alla nostra volont propria, per non seguire che la sua; e soprattutto ad im pegnarci solamente per rispetto e per amore di Lui, piuttosto che per qualsiasi altro motivo. perch'Egli lo vuole e merita l'amore delle sue creature. Si attua cos la legge d'amore che lo Spirito Santo imprime nell'anima dei giusti; si opera il rinnegamento di s, tanto raccomandato da Nostro Signore; si sperimen ta quanto il giogo soave e il carico leggero; si pratica la perfetta obbedienza che il Maestro ci ha sempre insegnato con le sue parole e i suoi esempi. 5 - SUBLIME OBIETTIVO Il migliore, il pi semplice e nel contempo il pi perfetto degli obiettivi, il qual e racchiude ogni altro, quello che si proposto Nostro Signore, dicendo: "Padre, eccomi per fare la tua volont" [Eb 10,7]. Sia pertanto il nostro stesso proposito di conformarci, in ogni nostra azione, al divino volere. Tale obiettivo ci farebbe evitare non poche colpe, ci arricchirebbe spiritualmen te, ci renderebbe cos utili a noi stessi e al prossimo! Ci disporrebbe a grandi c ose! Dio si degnato di amarci ed onorarci in mille modi! Il pensiero di tanto amore, di tanto onore, da Lui prodigatici, accender in noi il desiderio di contraccambia rlo. Tale obiettivo sublime, perfetto, meritevole e vantaggioso, poich raggiungiamo lo scopo della nostra creazione: compiendo il volere di Dio, Lo lodiamo, Lo ossequ iamo, Lo serviamo e, da ultimo, ci salviamo. tradurre in concreto quanto scrive S. Paolo: "Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra c osa, fate tutto per la gloria di Dio" [1 Cor 10,31]. bandire, in tutto quello ch e facciamo, la nostra volont propria, in contrasto con quanto Dio vuole [Is 58,3] . santificare ogni nostra azione, presentare al suo cospetto opere meritevoli. Q uale sventura, quale colpa, se, avendo potuto trarre grandi vantaggi nell'ambito della nostra posizione, null'altro facendo che il nostro dovere quotidiano, ci trovassimo con le mani vuote, comparendo davanti al tribunale di Dio! un obiettivo che racchiude tutti gli altri, poich l'adorabile volont divina richie de da noi, all'occorrenza, le altre particolari virt. Proponendoci come fine la v olont di Dio, il suo beneplacito, costituendo il pi perfetto degli obiettivi, noi miriamo al conseguimento degli altri fini che costituiscono l'oggetto della volo

nt di Dio. 6 - LA VERA PIET La pi nobile delle avventure quella di giungere all'apice della perfezione evange lica e di unirsi a Dio, cos da formare con Lui un solo spirito. Siamo tutti chiamati a realizzare tale ideale. un processo continuativo della no stra elevazione alla partecipazione della natura divina: "Glorificate Dio nel vo stro corpo" [1 Cor 6,20]. Occorre quindi sapere in che cosa consiste la vera vit a spirituale. Alcuni la fanno consistere nella molteplicit delle preghiere; altri in un numero considerevole di opere, finalizzate alla gloria di Dio o al sollievo del prossim o; altri ancora nell'impegno personale della propria salvezza; altri infine nel votarsi a grandi austerit. - "Si deve forse dire che tali visuali siano biasimevoli?". - Affatto. Sono buon e. Anzi, necessarie. Ma erroneo individuarvi l'essenza della vera piet. La vera piet che ci santifica, che ci consacra interamente a Dio, consiste nel fa re tutto quello che Dio desidera da noi. Donaci, o Dio, di capire e di assaporar e una verit tanto semplice (nello Spirito Santo). Diversamente commetteremmo un g rosso errore. La perfetta piet sta nel compiere quanto Dio vuole, n pi n meno com'Egli lo vuole, n ei tempi, nei luoghi e nel contesto in cui viviamo. Ci agitassimo comunque, real izzassimo le pi strepitose opere, saremmo unicamente premiati per avere fatto il divino volere. Dovesse un domestico o un operaio, in casa nostra, realizzare cos e meravigliose, non avendo egli attuato quanto era nei nostri desideri, non sare bbe meritevole del nostro plauso per il suo operato, ma solo, ovviamente, del no stro biasimo. La perfetta piet, inoltre, esige che si compia il divino volere con amore. Dio am a chi gli dona con gioia: in tutto ci che prescrive, il cuore ch'Egli vuole. Un simile Maestro ben merita che ci riteniamo felici di appartenerGli. Ma necess ario che questa consacrazione a Lui non venga meno e resti inalterata, sempre e dovunque, (anche) nella contraddizione e quando non sono assecondate le nostre v edute, le nostre inclinazioni, i nostri progetti, a tal punto da essere disposti a fare l'offerta di ogni nostro bene, fortuna, tempo, libert. Vivere in questa d isposizione, e in modo concreto, possedere la vera piet. Ma siccome spesso la volont di Dio non ci manifesta, occorre fare un altro passo nella rinuncia, adeguarci cio (a tale volont) per obbedienza, un'obbedienza cieca, ma saggia nella sua cecit. ( la) condizione richiesta a tutti gli uomini: il pi il luminato di essi, il pi qualificato a guidare le anime a Dio e a convertirle, dev e essere lui stesso guidato. 7 - SULL' ESEMPIO DI GES Uno dei principali frutti dell'amore costituito dal fatto che quelli che si aman o sono animati dallo stesso volere. Ne consegue perci che quanto pi si amer Dio, ta nto pi ci si conformer ai suoi voleri, e, vicendevolmente, quanto pi tale conformit sar intima, tanto pi l'amore sar perfetto. La prova dell'amore concretizzata dalle opere. Pi queste sono impegnative, pi sono espressione di amore. S. Giovanni, volendo dimostrare come Dio ha amato gli uom ini, asserisce ch'Egli ha dato il suo Figlio unigenito [Gv 10,1]; e Nostro Signo re, parlando del suo amore per il Padre, dice: "Perch il mondo sappia che io amo il Padre e che faccio il suo volere, alzatevi, andiamo via di qui... alla morte" [Gv 14,31]. S. Paolo, subito dopo la conversione, si mostra perfettamente disposto e sottome sso a tutto ci che Dio vorr: "Signore, che cosa vuoi che io faccia?" [At 9,6]. Con cise ma palpitanti parole, esplicite, efficaci e degne di ogni stima e merito! N on racchiudono che due concetti, ma esprimono tutto: "Ogni cosa ch'Egli vorr ch'i o faccia e soffra...", escono dal profondo del cuore e non saranno mai smentite dalla condotta di Paolo. Esse possono essere applicate ad ogni stato e condizion e, soprattutto alla vita religiosa. Racchiudono una perfetta forma di vita, tant o che, se dovessimo raggiungere un tale vertice di perfezione, non avremmo null' altro da desiderare.

Samuele ci offre un esempio analogo. Le sue parole ricordano quelle di Paolo: "E ccomi, parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta" [1 Sam 3,10]. Beata l'anim a che non desidera altro che conoscere e fare ci che Dio vuole. E a nessuno, megl io che a un'anima religiosa, ci dato. Alle anime religiose, infatti, la volont di Dio manifesta. Dio stesso parla ad esse attraverso i superiori e attraverso la r egola: le illumina e le muove interiormente, suggerendo, mediante tali ispirazio ni e locuzioni, ci che da esse vuole. "Beati noi, o Israele, perch ci che piace a D io ci stato rivelato" [Bar 4,4]. Altro non ci rimane che mettere mano all'opera, senza ritardo, e compiere perfettamente ci che sappiamo voluto da Dio. 8 - FIAT! Il punto di partenza della santificazione costituito dalla conformit al volere di Dio. La pi elevata santit () riposta nell'assoluto adeguamento alla sua volont: "Qu esta la volont di Dio, la vostra santificazione" [1 Ts 4,3]. La pienezza della fe de, infatti, la carit, e il principale frutto della carit l'uniformit della nostra volont con quella di Dio. Il grande motto dunque: FIAT VOLUNTAS DEI! il grido di pace lanciato dagli eroi cristiani, l'emblema delle anime giuste di ogni tempo. HYPERLINK "http://www.betharram.org/italiano/testi/padre_eccomi.htm" \l "TABLE DE S MATIERES#TABLE DES MATIERES" INCLUDEPICTURE "http://www.betharram.org/francais/ textes/TOP.GIF" \* MERGEFORMATINET II Il segreto della felicit L'adempimento del volere di Dio rende l'uomo perfetto. Lo rende felice, nei limi ti del possibile, anche quaggi. Non c' altra via per essere felici che quella dell 'abbandono alla divina rega della Provvidenza: questa una delle tematiche favorit e del nostro Santo: "L riposta la nostra felicit - diceva - ed solo l che dobbiamo cercarla". Se cos pochi la trovano, perch gli uomini presumono di se stessi, invece di affida rsi a Dio: "Fare dipendere la felicit dalle cose temporali un grave errore". Con Dio, invece, "si felici dovunque... anche in carcere, persino sul palco della gh igliottina". L si nasconde il grande segreto! Saggezza e felicit, dignit e nobilt. gioia e sicure zza: tutte queste componenti di una vita felice sono riposte nell'adeguamento de lla nostra volont all'adorabile e sapientissima volont di Dio. quanto scaturisce d alle seguenti pagine. 1 - LA VERA SAGGEZZA, LA VERA FELICIT Quale uomo, quaggi, saggio e felice? Colui che fruisce di un sufficiente autocont rollo per imbrigliare le proprie disordinate passioni, ed in grado di far fronte alle contigenze della vita, senza lasciarsi turbare e scoraggiare. Tutte le nostre afflizioni e defezioni sono imputabili al fatto che la nostra vo lont vittima delle passioni ed succube delle vicende umane. Noi siamo schiavi di noi stessi o di quanto ci circonda. Siamo avvinti dalle catene delle passioni. I contrattempi ci lasciano l'amaro in bocca. La saggezza umana consiste nella forza d'animo che ci permette di superare tali difficolt. Quale differenza passa tra la saggezza umana e quella cristiana? Il cristiano va oltre l'uomo saggio. La sua sottomissione a Dio pi agevole e pi perfetta, derivan do essa principalmente dal rispetto e dall'amore per il divino volere, di cui lo Spirito Santo gli compenetra il cuore. Il cristiano, invece di cercare la forza nel proprio carattere, nel profondo del suo io, e di riscontrare nelle disgrazie null'altro che delle inevitabili fatal it, riconosce la propria impotenza, tanto da poter soccombere. Indi, elevandosi t anto pi in alto quanto pi avverte la propria precariet, scopre Dio infinitamente sa ggio, infinitamente buono, che ha disposto ogni cosa per il nostro bene e che di

rige tutto. Sottomette la propria volont e la propria ragione alla volont e ragion e divina. Ne consegue che diventa un figlio docile agli ordini del padre, un sol dato che esegue fedelmente le disposizioni del capo e rimane al suo posto. Svani sce ogni scontento e recriminazione, e la pace si stabilisce nel cuore. Altri invece, attorno a lui, s'indignano e si disperano. Per lui, nulla accade c asualmente o inopportunamente: Dio ha tutto previsto e stabilito; non rimane che obbedirGli. Non solo egli si sottomette alla volont di Dio, ma la sua non differisce da quell a di Dio. Ed la carit, unita alla fede, che opera questa dolce conformit. Meglio ancora: non solo egli si adegua al divino volere, ma previene lo stesso v olere con l'ardore dei suoi desideri. Non accetta le prove come mali ineluttabil i; non chiama nulla con il nome di male, eccetto il peccato, poich vede in tutto solo Dio e il Figlio suo, la cui grazia non gli verr mai meno. 2 - SONO PI CHE RICCO La pi grande felicit dell'uomo, quaggi, riposta nella sua perfetta conformit alla vo lont di Dio. Averla raggiunta significa possedere il regno di Dio, cio la beatitud ine dei santi in questo mondo, la giustizia, la pace, la gioia nello Spirito San to. Ponendo tutta la nostra soddisfazione nel beneplacito divino, sorretti dalla convinzione che tutto viene da Dio e che la sua volont si compie in ogni evento che accade, pur doloroso, preferendo la sua volont alla nostra, trasformiamo in g ioia le nostre sofferenze e le nostre pene, e il nostro turbamento si tramuta in serenit. Ogni affanno si dissolve. N disprezzi, n umiliazioni, n contrattempi, n rov esci di fortuna potranno alterare la nostra pace, la nostra felicit. Vi troveremo una fonte di felicit e di gioia che trasparir dalla nostra condotta. A conferma c he tutto ridonda a vantaggio di coloro che amano Dio [Rm 8,28] e che il giusto n on subir alcun danno, qualsiasi cosa gli accada [Prov 12,21]. Beato colui che ric erca l'unico bene che comprende tutti gli altri, il sommo e universale bene! pi c he sufficiente! "Mi bastano, o Signore, la vostra grazia e il vostro amore! Sono ricco oltre misura" [S. Ignazio]. Voi mi bastate: il resto non che vanit e affan no [Qo 1,14]. "Il nostro cuore inquieto finch non riposa in Te" [S. Agostino]. Atteniamoci al principio di fare quello che nelle nostre possibilit, quello che d ipende da noi, e affidiamo il resto alla divina Provvidenza. Qualunque avversit s opraggiunga, il giusto non si sgomenter, mentre i perversi si rammaricheranno. So lo il peccato avvilisce l'uomo giusto. impossibile che l'uomo non avverta il dol ore, ma cosa indegna non sopportarlo. Il giusto intrepido come il leone e non te me nulla [Prov 28,1]. Egli sovrabbonda di gioia. Rinunciare ai propri beni, l'inizio della perfezione. Alcuni filosofi pagani ebb ero il coraggio di farlo. Ma rinunciare a se stessi e offrirsi a Dio, la vocazio ne del cristiano, e, in ultima analisi, Dio non chiede altro: "Figlio mio, dammi il tuo cuore" [Prov 23,26]. Volere quello che Dio vuole, in tutto e dappertutto, il grande segreto della fel icit. Nulla affidato al caso, ma tutto avviene come Dio ha programmato. La conformit alla volont divina genera quell'autentico e completo abbandono a Dio, cos ben testimoniato dai santi, tanto gradito a Dio nei suoi servitori, com' scri tto: "Il Signore si scelto un uomo secondo il suo cuore" [Sam 13,14]. Davide, in effetti, era cos sottomesso, che ripeteva incessantemente: "Pronto il mio cuore, Dio, pronto il mio cuore" [Sal 107,1]. 3 - I NOSTRI TITOLI DI NOBILT Ci sono tre beni che l'uomo pu acquistare e ai quali solitamente aspira: l'onore e la dignit, i piaceri e la felicit, l'utilit e il benessere. Ora il mezzo per otte nere questa triplice specie di beni fare in ogni cosa la volont di Dio. Per quanto riguarda l'onore e la dignit, lo afferma esplicitamente la Verit eterna : "Chi fa la volont del Padre mio che nei cieli, mi fratello, sorella e madre" [M t 12,50]. Parole che dovrebbero essere impresse nel profondo dell'anima di ciasc uno di noi, avendole pronunciate il Figlio di Dio, che non pu n ingannarsi n ingann arci. Mentre istruiva la folla, Ges fu sollecitato dai farisei con accento provocatorio : "Tua madre e i tuoi fratelli ti cercano". Ma Ges, volendo in quell'occasione mo

strare la dignit di coloro che obbediscono alla parola e alla volont di Dio, rispo se, stendendo la mano sui suoi discepoli: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi fa la volont del Padre mio che nei cieli, mi fratello, sorella e madre". Sublime efficacia del divino volere: ci eleva al trascendente onore d'essere fam iliari di Cristo! Essere un servitore fedele di Dio e passare per tale qualcosa di ben grande. Dio volle onorare Giobbe con questo titolo, quando disse: "Andate dal mio servo Gio bbe" [Gb 42,8], e Mos [Nm 12,8], e Davide [Ez 34,23]. facendo la volont di Dio che questi santi uomini meritarono d'ottenere tale titolo. Essere l'amico di Ges Cristo cosa grande e onorifica. Come pervenire a questa fam iliarit divina e diventare gli amici di Dio? Facendo la sua volont. Nostro Signore stesso lo afferma: "Sarete miei amici, se farete ci che vi comando" [Gv 15,14]. Essere sposa di Ges Cristo cosa ancor pi grande e pi gloriosa: Ora un'anima onorata di tale titolo, quando rinnega la sua volont e compie il divino volere. Servitore di Dio, amico di Dio, sposa di Dio, quale meravigliosa dignit! (Tuttavi a), pi qualificante ancora essere fratello e madre di Ges Cristo. Ed a tali onori che si elevati facendo la volont di Dio: "Chi fa la volont del Padre mio, mi frate llo, sorella e madre", assicura Ges Cristo. Queste parole non sono un'esagerazion e. Nostro Signore le ha pronunciate in tutta semplicit e verit..., e vuole che le accogliamo con lo stesso significato e che crediamo veramente che il Figlio di D io tiene realmente per fratello, sorella e madre colui che fa la volont del Padre suo. Lo tiene per fratello, e l'ama di un amore fraterno; lo tiene per madre, e l'ama d'un amore filiale... Essere, secondo la carne, fratello di Ges Cristo, quale dignit! Quale stima, inolt re, nutriamo giustamente per la Santa Vergine, poich ha generato Ges Cristo! Ebben e, noi possiamo facilmente pervenire a tale parentela, a tale consanguineit: facc iamo costantemente, in ogni momento, la volont di Dio. 4 - LA LEZIONE DEL CIELO Il secondo bene cui gli uomini aspirano costituito dal piacere, dalla felicit, da lla pace e dalla sicurezza. Ora tale bene viene conseguito dal compimento della volont di Dio. - "Come! (osserver qualcuno), rinunciare a se stessi, non assecondare in nulla il proprio volere, fare in ogni cosa l'altrui volont, cosa piacevole!" - Si direbbe , a prima vista, un paradosso, un'assurdit. Eppure, nulla di pi vero. L'esempio de i beati in cielo una chiara dimostrazione di questo. Chi, pi di essi, usufruisce di minore volont propria? Ci nonostante, chi pi felice di essi e assapora maggiori piaceri? Nulla ostacola, nulla turba la gloria degli angeli, perch fanno, a detta del profeta, "la parola di Dio", cio la volont di Dio. Infatti la compiono con un a gioia e un piacere indicibili, ardentemente desiderosi d'ascoltare la sua voce , e attenti a cogliere il primo cenno del suo volere. Non affatto vero, perci, che il rinnegare la propria volont e il compiere il divin o volere costituiscano motivo di disagio, di scontento e d'insoddisfazione. Anzi sono fonte della pi pura gioia, riempiendo di soddisfazione, non solo le anime c he sono gi in cielo, ma anche quelle che vivono in terra. quanto afferma il profe ta Davide, sulla sua esperienza: "Quanto Dio buono, o Israele, verso coloro che hanno il cuore retto!" [Sal 72,1]. "Quanto buono, dolce, amabile verso coloro i cui sentimenti sono retti e sinceri!" [Sal 96,11]. Chi sono costoro? Sono indubbiamente coloro che ricercano e fanno in tutto la vo lont di Dio, coloro, dice S. Agostino, che hanno il cuore sintonizzato col divino volere, coloro che vogliono ci che Dio vuole. Cos Dio aveva creato l'uomo retto: il cuore e la volont di Adamo, uscendo dalle mani di Dio, a null'altro mirava che alla volont di Dio; fin tanto ch'egli rimase in questo stato di rettitudine, qua le non fu la sua felicit, la sua pace, la sua gioia! Ma, come si distolse dal div ino volere, fu spogliato dei suoi doni e colmato d'angoscia e di dolore. 5 - PI DOLCE DEL MIELE Pi ci si avvicina al fuoco, pi se ne avverte il calore; pi ci si avvicina alla luce , pi si rischiarati. Se noi ci uniamo a Dio che la dolcezza e la soavit stessa, si amo colmati di gioia e di dolcezza. Ora, noi ci uniamo interamente a Dio e diven

tiamo uno stesso spirito con Lui, se facciamo la sua volont in ogni cosa: "Chi si unisce a Dio, uno stesso spirito con Lui" [1 Cor 6,17]. L'unit di spirito con Di o, nell'uomo che ha il cuore purificato, la perfezione stessa della volont, quand o vuole ci che Dio vuole. Ne consegue allora, tra Dio e l'uomo, quanto nella Scri ttura detto di Gionata e di Davide: "L'anima di Gionata una cosa sola con quella di Davide" [1 Sam 18,1]. Poich Dio la soavit stessa, bisogna dedurre che, unendoci a Lui, compiendo la sua volont, attiriamo sopra di noi l'abbondanza della gioia e della pace. Nostro Sign ore illustra questa gioia dello spirito con una similitudine calzante: "Il mio c ibo fare la volont del Padre mio" [Gv 4,34]. Fare la volont di Dio quindi un nutri mento, non comune, ma squisito, pieno di soavit. Tale soavit l'aveva assaporata un uomo secondo il cuore di Dio (Davide): aveva riportato tanta gioia, adempiendo il divino volere, da esclamare: "Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: pi del miele per la mia bocca" [Sal 118,103]. 6 - SULL' ESEMPIO DEI SANTI Se dolce uniformarci al divino volere che ci obbliga sotto pena di peccato, un v olere definito "cosa buona" [Rm 12,2], che cosa sar se vi aggiungiamo l'adempimen to di un volere di predilezione, tanto perfetto, e che le nostre regole e gli or dini dei superiori ci manifestano, o che ci suggeriscono le ispirazioni dello Sp irito Santo? Quale esempio d'incoraggiamento ci propongono quegli uomini che, non seguendo in nulla la loro volont, ma attenti solo al divino volere, vissero sempre soddisfat ti e felici! A S. Francesco Saverio non stava a cuore null'altro che il rinnegam ento del proprio "io" e l'adempimento della volont divina. Cos, egli terminava tut te le sue preghiere con le parole di S. Paolo: "Signore, cosa vuoi che io faccia ?". Egli era cos pervaso d'interiore gioia, sulla strada di Macao, che, camminand o con i piedi sanguinanti, per le spine e i sassi, non ne avvertiva il dolore. I noltre, riferisce il suo agiografo, era tale la felicit del suo cuore che, non po tendola contenere, esclamava:"Basta, Signore, basta!", chiedendo a Dio di temper are l'eccesso e l'ardore della sua gioia. Cos S. Maria Maddalena de' Pazzi, rivolgendosi alle sue suore, diceva: "Non avver tite la soavit racchiusa in queste sole parole: "la volont divina"?". Essa tale da non potere essere descritta. "L'adempimento del divino volere - afferma S. Efre m - quando l'uomo guidato esclusivamente da esso, fonte d'inenarrabile gioia". 7 - CONTROPROVA Senza l'adempimento del divino volere, non possibile sperare n la gioia, n la pace , n sicurezza alcuna. Se il nostro amore infatti si riversa sulle cose create, le quali, essendo precarie e provvisorie, non hanno durata, ne consegue che la nos tra gioia si tramuta in noia e tristezza, essendo tale la condizione delle realt non durevoli, destinate ad affliggerci, pi quando si dissolvono che quando sono p resenti. Solo colui che si uniforma al divino volere possiede una gioia che non si pu scal fire: "Colui che vuole avere una gioia imperitura - afferma S. Agostino - gioisc a in Colui che non pu perire". HYPERLINK "http://www.betharram.org/italiano/testi/padre_eccomi.htm" \l "TABLE DE S MATIERES#TABLE DES MATIERES" INCLUDEPICTURE "http://www.betharram.org/francais/ textes/TOP.GIF" \* MERGEFORMATINET III Le strade di Dio Il progetto divino si presenta a noi con dei chiaroscuri, atti a stimolare la no stra fede e il nostro amore. Dio si mimetizza sotto le pi modeste apparenze; non per questo Egli non merita la nostra sottomissione. Il credente, illuminato dal

Vangelo, non esita a riconoscerLo. Sa che la Provvidenza suole servirsi di mezzi umili, preferendoli a quelli eclatanti e, come accade ai re magi inginocchiati ai piedi di un Bambino, apparentemente un piccolo giudeo, egli scopre la volont d ivina anche nelle manifestazioni pi segrete. S. Michele nutr sempre una fede incondizionata nella Provvidenza: "Con Dio - dice va -, meno si vede chiaro, pi si cammina sicuri. Nulla di pi saggio, di pi rassicur ante che gettarsi a corpo morto in queste apparenti contraddizioni e queste tene bre divine". E citava volentieri l'esempio di Abramo. 1 - LUCE NELLE TENEBRE Abramo avrebbe potuto osservare: "Ecco un'illusione del demonio!". Invece credet te. Udita la voce di Dio, part. Forse ch'egli ne scapit per essersi abbandonato ci ecamente e incondizionatamente nelle mani del suo Creatore? Anzi, fu glorificato dinanzi al cielo e alla terra. Ma quale fu il movente che lo determin ad ubbidir e senza esitazione e con risolutezza, con tanta determinazione e sacrificio? La legge interiore d'amore, una semplicit di cuore che gli faceva scoprire la divina volont. Conosciutala, vi aderiva senza tentennamenti, senza ritardo, senza riser ve, ma anche senza ostinazione, disposto a tutto per piacere a Dio. Per strada, suo figlio lo interroga: "Ecco la legna e il fuoco, ma dov' la vittim a?". "Dio provveder, figlio mio!". E continuano il cammino. Poi, giunto il moment o dell'immolazione, un angelo ferma il patriarca. Questi obbedisce all'istante. Nessuna ostinazione, quindi. Oh, quale anima cristiana! Quale anima religiosa! E pertanto, non disponeva come noi di tante testimonianze infallibili della Scrit tura. 2 - DIO SI ABBASSA FINO A NOI Che cos' la Provvidenza, nelle cui mani cos vantaggioso abbandonarsi? la bont, la s apienza e la potenza di Dio, operanti allo scopo di permettere all'uomo di raggi ungere il destino felice cui era chiamato. La sua legge la pi ragionevole, la pi s aggia, la pi amabile, la pi soave, ben meritevole della nostra stima e del nostro amore. Dio ci ha colmati di beni e ne ha promessi di molto superiori. Quale amore ci ha dimostrato nella creazione e nella redenzione. In quanto alla legge naturale, impressa nei cuori, ma calpestata, Egli la fiss in delebilmente su tavole di pietra... E diede un capo al suo popolo, insofferente del suo diretto governo... Lo segu, si adegu alle sue debolezze; lo assecond, per c os dire, nelle sue stesse prevaricazioni, offrendogli cos la possibilit di riabilit arsi. quanto si rileva soprattutto quando Dio, simile ad una madre che si abbassa vers o il suo bambino, vedendo l'uomo, tutto l'uomo, divenuto carne, si umilia fino a sposare le sue condizioni, e si fa carne come lui per elevare l'uomo fino a Dio : "E il Verbo si fatto carne". Se Dio ha voluto comportarsi cos con noi, per effetto della sua ammirabile bont. Egli ha voluto essere servito, non da schiavi, ma da creature ossequienti, da fi gli di predilezione. Egli rivel a S. Caterina da Siena, come si legge nei suoi scritti, i quali, secon do l'espressione di un papa, "emanano il profumo di una dottrina divina": "Nulla avviene se non per volere di Dio. Dio opera sempre nel migliore dei modi, secon do le leggi della sua saggezza. Inoltre permette ci che pi giovevole per noi, seco ndo la sua bont e il suo amore nei nostri riguardi". Quale consolazione per l'anima, in ogni difficolt, se essa crede veramente e pu di re: "Il mio buon Pastore mi conosce. Colui che conosce tutto, mi conosce. Agisce con me, come sa di dovere agire, con tanta saggezza e previdenza, nel modo pi co nfacente. Mi abbandono quindi alla sua Provvidenza". Consideriamo Colui che ha s acrificato la propria vita per noi e, se non siamo di pietra, contraccambieremo amore per amore. 3 - IL SAGGIO E LO STOLTO Quando non si ha religione o si dimentica la propria religione, si sostituiscono

le visuali personali a quelle di Dio, offendendo la sua saggezza; si preferisce il proprio compiacimento a quello di Dio; si persegue una felicit diversa da que lla del suo ossequio e del suo beneplacito, provocando l'amore divino; si pone l a fiducia nelle proprie forze, nel proprio lavoro, nei propri mezzi, facendo a m eno del soccorso celeste, attentando cos alla sua onnipotenza. Quale distorsione! Con ci, Dio sar costretto ad arrendersi? No, indubbiamente! Mentre il vero fedele camminer tranquillo, felice, fiducioso, il nemico della Provvidenza non trover alt ro, nella propria sicurezza, che tenebre e cecit; nelle proprie soddisfazioni, af fanni; nei propri ben concertati progetti, smacchi. Temiamo tale sventura!... Viva dunque la Provvidenza, la sola in grado di non ingannarci nelle sue vedute e nei suoi progetti! Che essa allontani da noi tutto ci che ci pu essere dannoso, e ci guidi verso tutto ci che ci pu risultare vantaggioso. Lungi quindi da noi ogn i pensiero, ogni sentimento in contrasto con le vedute di quelli che costituisco no gli organi della Provvidenza e i primi interpreti dei disegni e della volont d i Dio! Bisogna assecondarli con una delicatezza verginale, senza ritardo, senza riserva e senza rimpianto! Mio Dio, perch gli uomini non si adeguano costantemente a tale regola di vita? Es sa garantirebbe loro un cammino pi sicuro, pi fruttuoso di quanto garantirebbe la pi oculata saggezza umana e la pi avveduta prudenza del mondo. Tra coloro che si lasciano guidare dalle proprie suggestioni, alcuni, forse, han no successo e, umanamente, si direbbero soddisfatti. Ma lo sono veramente, come sembra? Come un religioso pu sentirsi felice e realizzato, come pu ripromettersi d i riuscire davanti a Dio, allorch non pu dirsi: "Mi trovo dove Dio vuole, faccio c i ch'Egli vuole?". Si pu assaporare la pace dopo avere resistito alla sua grazia? No, Dio l'ha detto, questo oracolo deve realizzarsi [Gb 9,4]. L'infelicit che colpisce tali persone non deriva solo dal tormento della loro cos cienza. Esiste un'altra causa: la loro ambizione, la loro presunzione. Come li r ende insoddisfatti il loro orgoglio, che fa loro desiderare pi di quanto devono, e sognare assai pi di quanto possono! I loro mezzi non sono adeguati alla vastit d ei loro piani, delle loro iniziative. Sono cos costretti a non condurre nulla in porto. Quale lacerante delusione per tali uomini sognatori, i quali presumono di arrivare a tutto! Oppure, per ovviare alle immancabili difficolt, abbandonano Di o e i doveri che tengono uniti a Lui... Come trovarvi una vera felicit? 4 - SO A CHI HO CREDUTO La Provvidenza ama trarre l'obbediente dall'oscuro del suo annullamento e della sua obbedienza, in cui egli vive confinato. Se messa a dura prova la sua pazienz a, se il suo impegno inadeguato, egli pu sempre affermare:"Sono dove Dio vuole. S e soffro, perch Dio lo vuole. So chi ho fatto depositario dei miei piani, delle m ie fatiche, della mia fedelt" [2 Tm 1,12]. Io so per chi soffro [Sal 43,22]. Eccolo perci sempre contento, sempre soddisfatto, sempre da Dio benedetto! Mentre l'uomo autosufficiente vive in una continua agitazione e insofferenza, disdegna to da Dio [Ger 17,5]. La canna che gli serviva di sostegno si spezzata: le sue s chegge gli hanno provocato ferite mortali. Inoltre, quale squallore, quante cadute! Mio Dio, c' dunque da rallegrarsi, quand o si arriva all'accecamento per colpa delle proprie vedute cos distorte, al disor dine causato dalle proprie passioni e dal proprio orgoglio, al terribile giudizi o della divina giustizia, per avere presunto delle proprie forze? Viviamo e moriamo dove Dio vuole. l'unico modo per vivere sereni e morire rasseg nati. A giusta ragione. Ve lo auguro di cuore! Senza tale disposizione, dopo avere ben cominciato, si finisce miserevolmente. C ome fece Saul, che volle rendere a Dio un culto arbitrario, contro gli ordini di Samuele. Cos pure Achab quando, per esercitare la virt della misericordia, viol il comando di Dio, meritandosi la divina maledizione [1 Re 20,42]. Come inoltre qu ell'eremita che, dopo avere passato cinquant'anni nel deserto, si gett in un pozz o e, tratto in salvo, s'intestard nel suo proposito, incapace di discernere la vo lont di Dio dalle suggestioni di Satana trasfigurato in angelo di luce. 5 - DIO OPERA SCEGLIENDO MEZZI INADEGUATI L'azione della Provvidenza si manifesta nell'attuazione dei suoi disegni. Si pu i

ndividuarla nella bassezza e nella precariet, in contrasto con le umane logiche, scegliendo talora essa, come fondamento incrollabile delle sue opere, l'abiezion e e l'annientamento. La potenza della vera carit, che ha, per fine, Dio innanzitutto e poi il prossimo , chi la conosce? Coloro stessi che non la disdegnano e che vogliono praticarla, ignorano la sua natura e la sua forza. Talora ritengono utile mascherarla con " orpelli" suggeriti dalla moda, ostentarla e svisarla con umani accorgimenti che servono solo a snaturarla e ad indebolirla. Le grandi opere non hanno grandi inizi, n partenze sapientemente architettate. Ne ssuna eccezione si sottrae a tale legge. Non pensabile perci una grande e vera op era fondata a priori, attuata con mezzi precostituiti e programmati, poich gli uo mini stessi chiamati ad essere strumenti, in futuro, del progetto concepito o re alizzato, ne ignorano lo sviluppo, nonch la crescita silenziosa, segno probante d i durata (nelle opere di Dio). Quante vocazioni non corrisposte, quante apostasie, quante opere divine comprome sse, abbandonate, per avere ignorato tali verit! Quante realt respinte come menzog nere! Quante esistenze, quanti strumenti messi a disposizione della vanit! E ques to per saccenteria, per inganno, per zelo! "Quid meditati sunt inania?". Quale lezione, mio Dio, Tu mi dai! Non mancava nul la, nulla, tutto era stato programmato, discusso, tutto andato in fumo! Non dife ttava l'elemento umano, ma divino... Per riconoscere questo elemento divino, che la nostra anima abbia cura di conservare l'occhio puro e la volont sottomessa al le pi piccole indicazioni della grazia. A Dio, senza ritardo, senza riserva e sen za rimpianto, per amore suo! 6 - LE LEZIONI DEL VANGELO La Provvidenza non si manifesta con roboanti annunci, con esaltanti proclami: no n usa lo stile ciarlatanesco. Ma inizia con una piccola culla; un angusto sentie ro, senza sbocco alcuno; piccoli nulla che sembrano destinati a finire in niente . Poi, tutto si mette in moto, lentamente, silenziosamente, durante trent'anni a Nazaret. Finalmente il granellino di senapa diventa un grande albero. Inoltre, la Provvidenza fornisce indicazioni generiche, piuttosto vaghe, come ai magi. "Dove vi recate?". Non ne sanno nulla. Ci vanno ugualmente. "Vidimus stel lam": abbiamo visto la stella. indubbio: non bisogna eludere le indicazioni, anc he vaghe, della Provvidenza; occorre assecondarle con impegno e perseveranza, se guirle fino a quando la stella si fermer: "Invenimus Messiam", abbiamo trovato il Messia [Gv 1,41]. Lui la roccia. Chi dimora in Lui, non vacilla. Quale viva fede nei magi! S'imbat tono in un bimbo che versa nella pi estrema povert: non hanno la minima esitazione ad adorarlo... Tutto sembra cospirare contro la loro fede: il contesto di preca riet in cui vedono Ges, il timore che Erode ne sia informato, l'invito celeste di ripartire segretamente... Essi adorano i disegni di Dio, senza volerli sondare. Adoriamo, amiamo, obbediamo! Dio ha i suoi piani! Coraggio! (Poi), salvare Ges con la fuga! Dov' dunque la potenza di Dio? Oggi il cielo vuole confondere l'umana saggezza... Abbandonare la propria terra, chiedere asilo alt rove, senza aiuti, senza sostegno, emarginati da tutti; ignorare il tempo del fo rzato soggiorno, le vicissitudini e i pericoli di una cos lunga trasferta... Quan ti motivi di giustificata ripulsa e di fondata apprensione! Giuseppe non discute ; pensa solo ad obbedire: Dio ha i suoi progetti: accadr quello che avr stabilito! Coraggio! Senza indugio, la notte stessa, s'incammina con Ges e Maria alla volta dell'ignoto, additato dal cielo! Dio lo vuole! Ce n' abbastanza per obbedirGli c iecamente, per essere disposti ad accettare dalle sue mani le croci pi gravose! Ges, Maria e Giuseppe rimangono in Egitto fino a quando Dio ordina loro di partir e. E, pur trovandosi in un paese di abominazioni e d'idolatria, non per questo s ono meno ossequienti a Dio. Talvolta ci lamentiamo del nostro stato, del nostro impiego, pensando di non tro varci nelle condizioni ottimali per servire Dio. Pericolosa illusione! Il posto ideale per santificarci quello dove Egli ci vuole. la sua grazia che ci santific a: Egli sa elargirla equamente a seconda dei diversi stati e dei diversi impiegh i cui ci chiama. Uno si salva in mezzo alla corruzione del mondo, mentre si sare

bbe perduto in un monastero. HYPERLINK "http://www.betharram.org/italiano/testi/padre_eccomi.htm" \l "TABLE DE S MATIERES#TABLE DES MATIERES" INCLUDEPICTURE "http://www.betharram.org/francais/ textes/TOP.GIF" \* MERGEFORMATINET IV La pi grande sovranit "Dio tutto, io nulla!" amava ripetere S. Michele nelle sue conferenze e immediat amente ne faceva scaturire un corollario pratico: "Dio al suo posto, io al mio!" . L'assidua meditazione degli attributi di Dio lo manteneva in un costante sentime nto d'adorazione. Riconoscere la grandezza di Dio, sottomettersi alla sua potenz a, lodare la sua bont, discernere la sua mano sovrana, che dirige l'universo e di spone di tutte le creature e di tutti gli avvenimenti in conformit alle superiori vedute della sua saggezza, per il maggior bene dei suoi eletti: tali sono le co ndizioni per entrare nel piano della Provvidenza e realizzare la vera conformit d ella nostra volont a quella di Dio. 1 - I VERI ADORATORI (Dobbiamo) adorare Dio in verit, riconoscere in Lui la pi alta sovranit e in noi la pi radicale dipendenza. Il nostro Dio. - Occorre perci credere ci ch'Egli : perfetto, inafferrabile, e pi gr ande di quanto possiamo immaginare... un abisso insondabile! Perderci in esso, a zzerare ogni nostro pensiero, limitarci ad ammirare in lontananza una cos sovrana maest, lasciarci compenetrare dallo splendore della sua gloria: questo, in verit, adorare. Ecco l'errore: confessando l'incomprensibilit della sua natura, molti vorrebbero le divine vedute conformi alle proprie idee e progetti. Ne chiedono ragione, con testano, addirittura se ne risentono, se tali disegni non collimano con le propr ie visuali, i propri gusti, le proprie fantasie... Ci che ripugna alla nostra limitata ragione, s'accorda pertanto necessariamente c on una ragione superiore, che noi dobbiamo adorare, senza cercare di compenetrar la: la ragione esige, da parte nostra, la riverenza al mistero. Il nostro Maestro. - Dio sovrano assoluto: "Il mio progetto resta valido, Io com pir ogni mia volont!" [Is 46,10]. (Ora) come lo pregano gli uomini?... Forti delle loro vedute... Non per entrare umilmente nell'ordine dei suoi disegni, ma per f arlo entrare in quello dei propri piani, promettendoGli di servirLo con fedelt a tale condizione. misconoscere il divin Maestro! vero che si dice: "Sia fatta la tua volont!". Vana formula che corona le nostre p reghiere; come "suo devotissimo", le nostre lettere. Effettivamente, dopo avere pregato, ci sentiamo pi rasserenati, pi rassegnati, pi osservanti della legge di Di o? Anzi, pi solleciti verso i nostri interessi! E se le cose si mettono male, non reagiamo, invece che con rispettose lamentele nei riguardi di Dio, esprimendo i l nostro disappunto e la nostra protesta? Voi pregate un "idolo", con la pretesa di manipolarlo come volete, e non un Dio vero, che deve fare di voi ci che vuole . Pregate per domandare di volere il suo beneplacito e non per indurre Dio a vol ere ci che voi volete. Il Nostro Padre. - (Dio ) provvido: il suo potere supremo su di noi fondato sulla sua liberalit, che L'ha spinto a farci dono dell'essere, che Lo spinge a conserv arlo, che Lo spinger a perfezionarci, quindi a renderci felici. Bisogna considerarLo come infinitamente buono, benefico, desideroso di donarsi, evitando di lamentarci, se talora non esaudisce le nostre richieste. Quando non otteniamo (quello che domandiamo), dobbiamo persuaderci che non si tratta di un vero bene, o che non siamo disposti a riceverlo.

2 - SIGNORE, CHI SIMILE A TE? L'uomo creato per lodare, onorare e servire Dio. L'uomo: il solo essere razionale fra tutte le creature, il solo dotato d'intelli genza e di libert per scegliere e disporre di tutto come vuole; il pi nobile del c reato visibile, il capolavoro dell'onnipotenza, della sapienza, dell'amore infin ito di Dio... creato: tratto dal nulla. Non si fatto da se stesso; Dio che l'ha fatto. Quale d ipendenza: nulla da s! Ma ricca e felice dipendenza: tutto da Dio, "da cui proced e ogni bene"! L'uomo, ogni uomo, dunque io stesso... Eccomi, o sovrano Maestro! Eccomi, annien tato e divenuto obbediente, mio Dio e mio Signore! Per lodare, onorare e servire Dio. LodarLo: riconoscere e testimoniare le sue mi rabili perfezioni. Tutto c'invita a questo! OnorarLo, rendendoGli un culto esteriore e interiore; ricordandomi della sua pre senza, sempre e dovunque. TemendoLo: l'inizio della sapienza. RispettandoLo: il fondamento del culto e dell'onore che Gli si deve; nutrendo fiducia in Lui e ama ndoLo. Il timore e il rispetto rendono testimonianza alla sua grandezza; la fidu cia manifesta la sua potenza, e l'amore onora la sua bont. Il nostro rispetto verso Dio deve spingersi fino all'adorazione: vivo sentimento dell'anima, che si annienta davanti al suo "tutto"; culto silenzioso, ma signif icativo e gradito a Dio. Quando l'adorazione si esprime con parole di fuoco, ess a si trasforma in culto di lode. Se accompagnata dal culto dell'azione e del servizio, allora tutto in noi glorif ica il Maestro e dice: "Signore, chi simile a Te?". 3 - INSEGNAMI A FARE LA TUA VOLONT Dei tre doveri (lodare, onorare, servire), il primo il meno arduo; il secondo, p i agevole; il terzo, pi impegnativo, per via della nostra natura viziata dal pecca to. Indubbiamente, il servizio di Dio costituisce la gloria, la felicit dell'uomo. La volont divina sempre buona, sempre perfetta in se stessa e, per la creatura, sem pre desiderabile. Tuttavia, tale il nostro accecamento, che raramente la individ uiamo chiaramente; e tale la nostra malizia che, pur conoscendo l'adorabile divi no volere, ci rifiutiamo spesso di aderirvi... L'uomo non vuole dipendere che da se stesso. Ostenta una libert distorta, una bugiarda autonomia. Ecco la fonte d' ogni male! La felicit dell'uomo riposta infatti nel servizio di Dio e nell'adempi mento del suo volere. Ripetiamo quindi senza stancarci: "Signore, che cosa vuoi che io faccia? Insegnami a fare il tuo volere!". Dei tre suddetti doveri, merita la nostra pi attenta riflessione quello del servi zio di Dio, dell'adempimento del suo volere. Dapprima, perch incontra non pochi o stacoli; secondariamente, perch il servizio di Dio non ha tregua, non ha scadenze . Se non sono possibili atti di lode e di ossequio in continuazione, possiamo e dobbiamo ininterrottamente praticare il servizio di Dio. Un dovere che abbraccia tutti gli istanti della nostra vita, quelli stessi del nostro sonno, non esclus o quello della nostra morte. 4 - CON ANIMO GENEROSO Servire Dio mantenersi in un'assoluta dipendenza dalla sua volont in tutto, cerca ndo sempre e dovunque ci che Dio vuole, come lo vuole, perch lo vuole. Conseguentemente, osservando i suoi comandamenti, i doveri di stato, del proprio impiego... Quando non si ancora operata una scelta vocazionale e si pu abbraccia rla liberamente, (occorre): intensificare l'impegno nell'adempimento dei propri doveri; spegnere ogni affetto disordinato; disporsi alla pi perfetta imitazione d i Nostro Signore; pregare, riflettere, sottoporre; (infine), obbedienza senza ri tardo, senza riserva, senza rimpianto, per amore, "con animo generoso, determina to, sollecito". Chi si pone seriamente il problema della volont di Dio? Invano ci viene spesso pr edicato... che ci che conta quaggi conoscere il divino volere, adempierlo, garante ndo, ci facendo, l'eterna salvezza. Abbiamo meditato questa fondamentale verit? Ve

ri pellegrini sulla terra, siamo noi a conoscenza della meta del nostro viaggio e della strada da percorrere per giungervi?... Fratelli miei, s, lo dico con rammarico, quasi con angoscia: la grande maggioranz a degli uomini vive nella pi assoluta ignoranza della volont di Dio... 5 - O PROFONDIT "O profondit della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" [Rm 11,33]. La mente dell'Apostolo era colpita dall'atteggiamento misericordioso ed equanime usato d a Dio verso i Giudei e i Gentili, facendo servire l'incredulit degli uni a vantag gio del ravvedimento degli altri, e la vocazione dei primi alla chiamata e alla conversione dei secondi; non chiamando e non salvando nessuno se non per miseric ordia; non respingendo e non condannando nessuno se non con giustizia; disponend o talmente le cose, che tutto concorre all'attuazione dei suoi disegni e alla ma nifestazione dei suoi attributi. Se tale profondit ci umilia, tuttavia per noi consolante sapere che si tratta di una profondit di ricchezza, di un tesoro di grazie. Dio mi nasconde le motivazion i del suo operato; ma, sapendo che agisce con misericordia e adeguatamente ai mi ei bisogni, non avrei torto se volessi che operasse conformemente alla mia debol ezza e alle distorsioni delle mie idee e dei miei sentimenti? Non sono a conoscenza dei pensieri di Dio, ma so ch'essi non potrebbero essere c he saggi, giusti, santi e vantaggiosi per me. Questo mi basta. Da biasimare l'er esia e l'empiet che mistificano la giustizia e la bont di Dio e che vorrebbero ind urmi a scambiare le tenebre dell'errore per l'oscurit del mistero! 6 - L' UOMO DIMENTICA "L'uomo - afferma M. de Maistre - dimentica che dipendente; ricorda solo la sua libert. Scorda che, nell'ambito morale, non pu fare a meno di Dio, di cui, in ogni istante, avverte il bisogno che si ha di Lui nel mondo fisico". "L'uomo - a detta di S. Agostino - sedotto dalla suggestione della libert, volle usarne da padrone assoluto e indipendentemente da Dio". Cos, grazie a queste due eccelse menti, la filosofia e la teologia s'incontrano.. . Satana ebbe un atteggiamento analogo: suggestionato da tale libert senza concupis cenza e ornata di tutti i doni della grazia, presunse di servirsene contro Dio: cadde e, cadendo, trascin l'uomo nella caduta: "cecidit et, unde cecidit inde dej ecit". 7 - IL SEGRETO DEL PADRE Quanto la logica di Dio differisce dalla logica degli uomini! Ges sale al cielo, non agli occhi di tutti, ma agli occhi solamente di cinquecento discepoli. Egli vuole che gli altri credano sulla parola di questi discepoli, che essi disprezza no profondamente. Conferisce a tali discepoli tutti i carismi necessari per conv incere ascoltatori sinceri e non prevenuti, nessuno di quelli che ricercano il p lauso della gente di mondo. L'umilt e la sincerit sono la via della fede. (Dobbiam o) credere, adorare, preferire le vedute di Dio alle nostre, mortificare il nost ro desiderio di sapere, attendere fiduciosi l'attuazione dei disegni divini: "No n spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta" [At 1,7]. Ma la nostra mente ottusa e sconsiderata: di conseguenza l'osc urit. 8 - DIO PENSA A ME doveroso e ragionevole sottometterci alle disposizioni della Provvidenza, lascia rci condurre da essa in tutto... I nostri superiori, nel rapporto con noi, sono indubbiamente gli strumenti della Provvidenza. Occorre essere fortemente convinti che dobbiamo essere guidati dal la Provvidenza, sottostando agli ordini dei superiori. forse permesso all'uomo o rientarsi come gli pare e impancarsi ad arbitro del proprio destino? Di che si t ratta? Di dipendere da Dio o meno! Rifiutare di adeguarci al divino volere, dist orcere i piani della Provvidenza nei nostri riguardi.

indubbio: Dio mi affianca nel cammino che mi ha indicato. Egli mi vuole salvo. s aggio. Mi ama. S' impegnato, con la sua parola, la sua promessa, i suoi giurament i reiterati, a volerci e a farci del bene. L'onore d'essere associati al Verbo I ncarnato e il titolo della nostra adozione costituiscono delle credenziali per n oi ai suoi occhi! La nostra sola fiducia nella sua misericordia basterebbe per i spirarGli i pi teneri sentimenti, secondo l'invocazione: "Signore, sia su di noi la tua grazia, perch in Te speriamo" [Sal 32,22]. - "Ma i miei peccati non la meriterebbero!" - Dio forse ci punir, ma sempre da pa dre: "Ritornate a me - dice il Signore - e io vi accoglier!" [Ger 3,14]. Nessuna meraviglia quindi che, compreso di tali sublimi verit sulla misericordia di un Dio in cui riposta ogni fiducia, Francesco Saverio non esit a partire per l e Indie al primo cenno del suo superiore, e a farne ugualmente ritorno, nonostan te il bene che vi operava e la difficolt di trovare chi degnamente lo rimpiazzass e. Nessuna meraviglia neppure che dei predicatori abbiano scelto la via dell'esi lio per diventare economi; dei dottori, per catechizzare i fanciulli; degli ex s uperiori, per svolgere, abbisognando, il ruolo di domestici... Sono forse unicamente colpito dal fatto che questi esempi ci sorprendono, costit uendo essi il minimo risultato derivante dall'accettazione e dalla sottomissione alla Provvidenza? Donde vengono infatti le nostre inquietudini, le nostre perpl essit, talora le nostre ingiustificate apprensioni, se non forse dal fatto che no n siamo mai stati compenetrati da tale elevante motivo? Infatti, davanti ad una vera sottomissione alla Provvidenza, quale significato assumono le obiezioni del l'amor proprio e della logica umana, causa di non poche deviazioni? 9 - LE ASINE DI SAUL Grande il numero degli esempi biblici riguardanti la presenza visibile della Pro vvidenza. Le asine di Kis, padre di Saul, si smarriscono. Kis ingiunge al figlio di rintracciarle. Saul, con un servo, s'impegna nella loro ricerca. Ma invano. Temendo di lasciare il padre nell'apprensione, Saul decide di tornare sui suoi p assi. Il servo lo dissuade: "C' in questa citt un uomo di Dio, da tutti stimato. A ndiamo da lui: egli potrebbe darci delle indicazioni". Arrivati da quell'uomo, i l Signore dice a Samuele: "Ecco colui di cui ti avevo parlato: sar lui a regnare sul mio popolo" [cfr. 1 Sam 9,3-18]. Quanto divergono le vedute di Dio da quelle degli uomini! Kis ordina a Saul di r intracciare degli animali che si erano smarriti. Dio lo fa incontrare con Samuel e per essere consacrato re. Quanti progetti spesso contrastano con quelli di Dio ! Ma Dio dirige talmente gli avvenimenti nella loro attuazione, da servirsi di c i che apparentemente non finalizzato a tale scopo, trasformando in strumenti effi caci gli stessi ostacoli. Tale Provvidenza particolare appare, nella vicenda di Ester, nei minimi risvolti : nell'uso dei mezzi per affrancare il popolo giudaico dall'efferato decreto di Assuero; nell'agevolazione della salita al trono di Ester al posto di Vasti, poi ch, essendo giudea, avrebbe interceduto per il suo popolo, destinato a perire su ordine di Aman; nella denuncia di una congiura per merito di Mardocheo; nell'ins onnia del re,... Giobbe vedeva cos, in Dio, gli avvenimenti e le persone. I suoi amici lo insultan o nella maniera pi vergognosa. Dal canto suo, dopo avere fatto tutto per istruirl i, prende tempo, non commette peccati. Vedeva in tutto la volont di Dio. In compe nso, Dio, per le sue preghiere, gli tempera l'ira che nutriva contro i suoi amic i. Giuseppe non soffre nessun discapito n da parte dei fratelli, n da parte della mog lie di Putifarre, essendo intenzionato a non cercare la propria rovina. Anzi, tu tto servir per esaltarlo. Padre De Place diceva, parlando dell'esilio e della persecuzione dei Gesuiti, qu este sole parole: "Dio ha le sue vedute". Ebbene, in questo stato d'amore e di s ottomissione al divino volere, celato sotto mortali apparenze, che noi dobbiamo cercare la gioia, la pace, il bene e la riuscita. La pratica di tale regola recherebbe beneficio alla Congregazione. Si ubbidirebb e perch si vedrebbe la volont di Dio; si ubbidirebbe con rispetto e amore. I figli sarebbero sottomessi ai genitori, i vicari ai loro parroci, i preti ai loro ves

covi, tutti al Sommo Pontefice, alla Chiesa, alle autorit. Purtroppo non si ama Dio come si deve. Per scoprire la volont di Dio, bisogna ama re. L'amore chiaroveggente; vede tutto, comprende tutto, previene, indovina. S. Francesco Saverio, dalle lontane Indie, intuisce la volont di S. Ignazio, le sue vedute, i suoi progetti... "Non capisco nulla dell'operato dei miei superiori!". Forse che Abramo capiva ch e, sacrificando il proprio figlio, sarebbe potuto diventare il padre di tutte le nazioni? E Giuseppe, che la persecuzione, l'esilio, la prigione, l'avrebbero fa tto diventare primo ministro d'Egitto? E Saul, che nella ricerca delle proprie a sine avrebbe trovato una corona? E Mardocheo, che il furore di Aman sarebbe rica duto sul capo dello stesso favorito e avrebbe determinato la liberazione del pop olo giudaico?... HYPERLINK "http://www.betharram.org/italiano/testi/padre_eccomi.htm" \l "TABLE DE S MATIERES#TABLE DES MATIERES" INCLUDEPICTURE "http://www.betharram.org/francais/ textes/TOP.GIF" \* MERGEFORMATINET V La somma sventura degli uomini Un vagone deragliato che corre all'impazzata, un veliero senza timone che si sfa scia sugli scogli. Cos l'uomo, secondo S. Michele, quando spezza il legame della sottomissione alla volont di Dio. il peccato che opera tale scissione. Se abbiamo il senso della maest infinita di Dio, il peccato assume ai nostri occh i tutte le sue vere dimensioni: esso costituisce una scelta della volont che s'in albera contro il piano divino, ovvero una preferenza mostruosa all'uomo su Dio, al nulla sull'essere, a Barabba su Ges Cristo. una ribellione, la pi odiosa delle ribellioni, e, per l'uomo, l'unica sventura da paventare. 1 - MISEREVOLE NAUFRAGIO La prova pi convincente e tangibile che Dio costituisce il nostro ultimo fine e l a nostra suprema felicit, che, allontanandoci da Lui col peccato, diventiamo infe lici. Signore, cos l'hai stabilito Tu, e quotidianamente viene sperimentato: ogni spirito che si allontana da Te, peccando, assapora in s la felicit. La pi grande sventura dell'uomo di separarsi da Dio e di volere sottrarsi alle le ggi della Provvidenza, poich, rinunciando a tale Provvidenza adorabile, egli vive in modo sregolato e succube delle proprie inclinazioni, fonte fatale di tutti i mali. Ne consegue che, abbandonando Dio, Lo obbliga nel contempo ad allontanars i e a negargli quella protezione paterna, che costituisce la felicit dei giusti s ulla terra; cos facendo, si priva della pi dolce, anzi, dell'unica consolazione di cui potrebbe godere in alcune avversit, quando solo la fede nella Provvidenza po trebbe essere di sostegno. Da rilevare che, non volendo dipendere da Dio con una sottomissione libera e volontaria, la sottomissione sar forzata, e che, rifiutan do di porsi sotto una legge d'amore, non si pu esentarsi dall'essere assoggettati alle leggi pi severe di una rigorosa giustizia. Simile a un veliero in balia dei venti e delle tempeste, bene equipaggiato e for nito di tutto, ma senza timone, cos l'uomo nel suo esistenziale percorso, quando non ha Dio come regola di vita... Signore, Tu sei il mio Maestro, io rimetto tutto nelle tue mani. 2 - LA GRAVIT DEL PECCATO Quando pecchiamo, anteponiamo la nostra volont a quella di Dio; priviamo Dio di u n suo diritto. Il diritto di Dio che noi facciamo la sua volont, preferendola all a nostra. Noi deroghiamo dunque al diritto di Dio, quando sostituiamo la nostra alla sua volont, ed l il peccato. Il peccato una rivolta della volont umana contro la volont divina. Ma la malizia d el peccato, non potendo fare presa su Dio, fa necessariamente ricadere il suo ve

leno su chi lo commette. Come la terra che, sospingendo le nubi contro il sole, non appanna minimamente la sua luce e si copre di tenebre, cos il peccatore, oppo nendosi follemente a Dio, non agisce che contro se stesso, autodistruggendosi. Il peccatore si fa nemico di se stesso e diventa corruttore del pi grande bene de lla natura razionale: l'innocenza. Ne consegue che il peccato in se stesso il ma ggiore e il peggiore di tutti i mali; pi grave di qualsiasi malattia corporale, e ssendo un veleno mortale per l'anima; pi letale di qualsiasi malattia dello spiri to, poich corrompe la nostra coscienza ed in grado di alterare il buon uso della ragione, quello legittimo della libert e la rettitudine della coscienza stessa. Ci che nel peccato degno di odio, non n la fragilit che lo fa commettere, n la verg gna che l'accompagna, n l'amarezza che ne scaturisce, ma ci che causa questa amare zza, cio il disordine, l'iniquit, la laidezza, la malizia insita nel peccato. Tale malizia, che rende il peccato degno d'esecrazione, deriva dal fatto che l'u omo, sottomesso nell'ordine della natura, pu sottomettersi o meno alla volont divi na. Quando di cuore vi si sottomette, allora egli diventa uomo giusto, retto, vi rtuoso. Quando pecca, si ribella contro Dio e odia se stesso. Il peccato, nel cu ore dell'uomo, un "virus" pestilenziale che lo divora, una piaga infetta che lo sfigura. uno spettacolo ripugnante agli occhi di Dio; costituisce un grido terri bile al suo cospetto. E tale spettacolo produce l'allontanamento di Dio, e tale grido domanda vendetta. Ma il grido del Sangue di Cristo produce la misericordia. 3 - USURPAZIONE SACRILEGA Nulla v' oggi di pi ignorato, nel mondo, del regno di Dio. Sono profondamente impr essionato nel constatare come, quasi dovunque, esso sia scalzato formalmente e u fficialmente dal regno dell'uomo. Se si eccettua l'esiguo numero di quelli di cui parla l'Apostolo: "Il mio giusto vivr mediante la fede" [Eb 10,38], i pi onesti vedono nell'umanit il termine ultim o di ogni cosa: per cui, vale ci che ad essa si riferisce; diversamente, la defin izione che Dio d di se stesso: "Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine" [Ap 1,8], in realt, l'umanit che indebitamente se l'appropria. Si tratta di una grave usurpazione. Non solo. Direi, di un sacrilego misfatto, p oich tale colpevole appropriazione, di cui non ci si rende conto, causa oggi del ribaltamento dei valori, dell'abbrutimento dei sentimenti, della mirata finalizz azione al sensualismo, dello sfruttamento dei talenti nell'ambito del puro inter esse, e dell'esclusiva preoccupazione del benessere. Com' possibile che degli uomini, incapaci di avvertire l'azione divina in tutto c i che passa sotto i loro occhi, siano in grado di discernere il passato? Coloro c he disconoscono la mano della Provvidenza, in cui e per cui vivono, come potrebb ero leggerla tra le righe della storia? Abituati come sono a non vedere attorno ad essi null'altro che lo sforzo a ricondurre tutto al genio umano, riuscirebber o a scorgere, nella vita dei popoli, qualcosa di diverso dal gioco naturale e da lle casualit inevitabili delle passioni e dei calcoli umani? 4 - RIBELLIONE DEL NULLA Ci che deve maggiormente attirare l'attenzione del nostro spirito, la conoscenza di noi stessi. Conoscersi rendersi giustizia; valutarsi per quello che veramente si ; vedersi come Dio ci vede. Che cosa vede Dio in noi? Nulla, e nulla pi! Solo ci ci appartiene. Il resto di Di o, e a Lui solo va attribuito. E ancora, il nostro grande, immenso torto, di alt erare, deturpare i beni datici da Dio, costituiti dall'anima e dal corpo. Quell'anima, creata per conoscere e amare Dio, destinata, ci facendo, a trovare l a sua vera felicit, disponendo di tutti i mezzi per raggiungerla, ha ancora i suo i connotati, alterata e sfigurata com'? E quel corpo, che avrebbe dovuto essere u n compagno fedele e docile dell'anima, cos' diventato? Un infedele, un perfido, u n ribelle! Dio mio, cosa sono? Nulla, da me stesso. Ma, uscito dalle tue mani coronato d'am ore e di gloria, ho un'anima capace di conoscerTi, amarTi, servirTi e, con ci, di giungere a vederTi, amarTi e possederTi un giorno per l'eternit; un'anima fatta a tua immagine e somiglianza; un'anima unita a questo corpo immortale e incorrut

tibile, suo compagno fedele e docile... Ecco ci che ero, spirituale persino nella carne, sovrano della creazione visibile, che hai sottomesso al mio dominio e le cui ricchezze hai posto a mia disposizione, per aiutarmi a servirTi e a salvarm i... Cosa sono diventato col peccato? 5 - DOVE S' ANNIDA IL MALE nella volont dell'uomo che riposto il vero ostacolo alla sua perfezione. la volon t che mette un velo sugli occhi dell'anima e le impedisce di vedere. L'occhio dev e essere libero da ogni colore per vedere tutti i colori. Cos l'occhio interiore deve essere libero da ogni volont, come da ogni avversione, se vuole contemplare in modo limpido e con frutto le cose eterne e divine. Ci sono pi volont nell'uomo, e ognuna ha la sua peculiarit. Bisogna rinunciare del tutto alla propria volont, come dice Nostro Signore: "Non sono venuto per fare la mia volont, ma quella del Padre celeste" [Gv 6,38]. Fintanto che saremo legati a lla nostra volont propria, non assaporeremo la vera felicit, poich essa frutto di u n completo abbandono e di una perfetta rassegnazione. nella consapevolezza della sua meschinit che l'uomo deprezza la propria volont. La volont il supporto di tutti i nostri disordini. Se si riuscisse ad abbatterla, c adrebbero con essa tutti i muri. Meno l'uomo si apprezza, pi sminuisce la sua vol ont propria; alla luce di tale valutazione, egli vive sempre nell'umilt. 6 - QUELLO CHE C' DI PEGGIO (L'uomo deve) offrire tutta la sua volont e tutta la sua libert, perch Dio disponga di lui e di quanto ha, secondo la sua santissima volont. ( la) disposizione assol utamente richiesta per realizzare tutto ci che in linea con la Provvidenza e nell 'ambito dell'ubbidienza. Da soli non si opera nessun progresso. Ma, una volta iniziata l'opera di Dio, un a volta abbracciata la missione additata e coadiuvata dall'aiuto divino, si cont inui "con dedizione e decisione"! Che cosa si deve temere? Il Signore con noi, c ome un valido guerriero [Ger 20,11]. Mancando tale coraggiosa determinazione, non c' che sterilit e rovina: "I figli di Efraim, valenti tiratori d'arco, voltarono le spalle nel giorno della lotta" [S al 77,9]. ci che avviene non solo tra i fedeli, ma tra i preti stessi. Quello che peggio, non che s'indietreggia, o si hanno disposizioni contrarie; ma si giusti ficano le proprie azioni e disposizioni, si vuole avere ragione contro il Vangel o: Non c' nessun rimedio contro tali tenebre! 7 - IL PROBLEMA ALIMENTARE Il pi grande problema della sovrappopolazione terrestre indubbiamente quello alim entare ed esistenziale in genere. Ci spiega il lavoro quotidiano, la politica del mercato, le industrie, gli studi professionali, la fatica dei lavoratori, i rischi della guerra, le istanze dei p overi. L'obiettivo di tutti la personale sussistenza, la salvaguardia della fami glia, la garanzia del pane quotidiano. Gli stessi consacrati alla vita religiosa, pur avendo rinunciato volontariamente ai beni temporali e abbracciato la povert evangelica, non sono anch'essi sovente indotti, loro malgrado, a procacciarsi i mezzi di sussistenza con pi sollecitudi ne di quanto consente il loro stato di perfezione? Quante premure e insonnie da parte soprattutto di certi superiori, per procurarsi il necessario negli anni di carestia! Poveri religiosi! Ascoltate dunque il Signore: "Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti dar sostegno, mai permetter che il giusto vacilli" [Sal 54, 23]; "Non saranno confusi nel tempo della sventura e nei giorni della fame saran no saziati" [Sal 36,19]. - "Cercate dapprima il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sar dato per sovrappi" [Mt 6,33]. ci che S. Bernardo rammentava ai suoi religiosi, ricordando loro l'esempio degli antichi monaci, e rimproverando alcuni, in esiguo numero, di essere cos lontani d a quei modelli: "Siete cos dissimili dalle vostre radici, alberi piccoli, rinsecc hiti e nodosi! Com' santa la radice! Che cosa si vede di degno d'essa nei vostri rami?". A che serve avere le pareti delle chiese e delle case ricoperte di immag ini di santi, e le nostre chiese popolate di statue se, nel nostro lavoro, nella

nostra sofferenza, nella nostra vita, non c' nulla che assomiglia ad essi, se ev itiamo la fatica, se odiamo la sofferenza, se amiamo le comodit?... HYPERLINK "http://www.betharram.org/italiano/testi/padre_eccomi.htm" \l "TABLE DE S MATIERES#TABLE DES MATIERES" INCLUDEPICTURE "http://www.betharram.org/francais/ textes/TOP.GIF" \* MERGEFORMATINET VI Luci ed ombre Tutto, quaggi, un impasto di bene e di male. Il cuore dell'uomo un abisso, la sua volont un ambito inviolabile, in cui vizio e virt si fronteggiano in una lotta se nza tregua. Nella societ, santi e criminali convivono, pi o meno individuabili nel la massa anonima. Come pu la Provvidenza ritrovarvisi? Come soprattutto riconoscerla? S. Michele ci pone in mano il filo di Arianna per non smarrirci in tale dedalo: Ne consegue c he, l dove molti spiriti inciampano, si scandalizzano e non sanno vedere nel mond o null'altro che assurdit, il nostro giudizio pu rimanere retto, la nostra fiducia inalterata e la nostra volont filialmente sottomessa al Padre, la cui saggezza g overna tutto. 1 - IL MEZZO INFALLIBILE Il primo motivo della nostra sottomissione a Dio l'eccellenza della sua natura. Dio infinitamente superiore all'uomo, ed il suo sovrano Signore. Il Profeta, ric onoscendo questa ragione della sua profonda sottomissione a Dio, e preso dall'am mirazione, esclama: "Non sar la mia anima sottomessa al suo Dio? Egli infatti il mio Signore" [Sal 61,2]. Come se dicesse: "Poich Dio sorpassa, in modo infinito, tutta la perfezione della natura, com' possibile che non sia il mio Signore, ment re io, di poco superiore agli animali, sono, nonostante tutto, il loro padrone? Egli, infatti, il mio Dio". "La benedizione del Signore arricchisce, non le aggiunge nulla la fatica" [Prov 10,22]. Solo i beni che Dio accorda nelle sue benedizioni, i frutti di giustizia , il frutto degli sforzi sorretti dalla piet, procurano una soddisfazione autenti ca. Tutte le altre ricchezze, che non possono essere considerate come delle bene dizioni divine, sono colme d'amarezza, che costituisce il tormento di chi le pos siede. Ogni bene, ogni prosperit, ogni progresso dipende dalla benedizione divina. Ne co nferma l'inutilit degli sforzi di Pietro e dei suoi compagni durante tutta la not te, e la grande quantit di pesci che catturarono quando, sulla parola del Signore , ebbero gettato le reti. Quanti lavorano giorno e notte, e a stento riescono a guadagnare il pane quotidi ano! Perch? Manca loro la benedizione di Dio. Quante comunit, quante famiglie bene stanti e illustri, quante citt opulente si sono ridotte all'indigenza! mancata ad esse la benedizione di Dio. Noi stessi ci affatichiamo dal mattino alla sera, ci logoriamo, ci esauriamo, i missionari con la predicazione, i professori con l'insegnamento, i fratelli col lavoro manuale, tutti con l'adempimento del loro dovere. E, mio Dio, spesso senz a positivi risultati per le anime, per gli scolari, senza adeguati profitti mate riali! Volete sapere perch? Manca la benedizione di Dio. la sola che arricchisce sotto ogni aspetto. 2 - DIO, FEDELE ALLE SUE PROMESSE Ges Cristo ha insegnato tale segreto dall'inizio ai suoi discepoli e ai primi cri stiani [Mt 6,23]. Se cerchiamo il regno di Dio e la sua giustizia, anteponendoli a tutti i beni del mondo, con sollecitudine e assiduit, infallibilmente la bened izione di Dio sar sopra di noi; e tutto ci che ci necessario per la sopravvivenza sar aggiunto, non come ricompensa, poich la ricompensa, in modo adeguato, ci aspet ta in cielo, ma come sovrappi. Dio misericordiosissimo, infatti, s' in qualche mod o vincolato e fatto garante con noi mediante una promessa.

Egli vuole ed esige che in modo prioritario noi Gli siamo sottomessi e che Lo se rviamo; che a Lui solo affidiamo l'assillo delle nostre necessit materiali, sicur i che Egli provveder con paterna sollecitudine e liberalit al nostro fabbisogno es istenziale. Il buon Dio si sempre dimostrato fedele a tale promessa, forti della quale, gi i Patriarchi e i Padri dell'Antico Testamento, Abramo, Isacco e gli altri, cercaro no innanzitutto il regno di Dio, ottenendo cos la benedizione dal cielo. In egual maniera gli apostoli e i discepoli di Nostro Signore si occuparono del regno di Dio e, pur non preoccupandosi delle realt temporali, di nulla vennero a mancare. Cos facendo, i Fondatori degli Ordini ottennero la benedizione divina. Q uali vastit di terre, quali abbondanti benefici non accord il Signore, per esempio all'Ordine di S. Benedetto! Un monarca francese diceva di S. Mauro: "Questo mon aco ha realizzato, col suo breviario, pi acquisti di quanto i miei antenati non c onseguirono conquiste con la spada". 3 - DIVINI ORDITI La Provvidenza governa tutto nel mondo. Essa si serve di mezzi umanamente contra ddittori. Gli empi stessi, negatori di essa, la servono loro malgrado. Spesso ci lamentiamo di ci ch'essa opera per il nostro bene, e contestiamo ci che per noi p i vantaggioso. Dio intreccia sopra i nostri capi un ordito meraviglioso. Alzando gli occhi, voi non scorgete che il rovescio della trama, e non ne cogliete che la confusa comp osizione dei fili. Ma quando vi sar dato di ammirare il lavoro da una visuale sup eriore, voi lo vedrete effettivamente com', e sarete estasiati davanti a ci che, o ggi, osate censurare. Nell'attesa, adoriamo questa Provvidenza sovrana; benediciamola per quanto si de gna di manifestarci, rispettiamola per quanto non intende rivelarci... Il dovere della nostra conservazione d'obbligo. L'inquietudine biasimevole. Opponiamo a t ale antievangelico atteggiamento la fiducia nella Provvidenza che veglia sopra d i noi. I doveri inclusi in quest'abbandono sono: riconoscere che da Dio solo viene ogni bene, sia spirituale che temporale; dunque, non rivendichiamolo, come se non l' avessimo ricevuto da Dio; serviamocene conformemente al divino volere; non lamen tiamoci di ci che ci manca; non lasciamoci prendere dall'assillo dei mezzi di sus sistenza; adoperiamoci per sopravvivere, abbandoniamoci alla Provvidenza. 4 - PROCESSO ALLA PROVVIDENZA - "Perch - si dice - se la Provvidenza esiste, il giusto infelice e il cattivo fe lice?" - Il giusto non pi infelice, in generale, del cattivo. Il giusto e il catt ivo sono ugualmente soggetti, come uomini a tutti i mali dell'umanit. E il giusto non infelice perch giusto, come il cattivo non felice perch cattivo. - "Ma questa uguaglianza - si ribatte - non un'ingiuria alla Provvidenza?". - Af fatto! Essendo il mondo retto da leggi generali, Dio non obbligato a sospenderle in favore del giusto e contro il cattivo. Avete mai sentito un soldato lamentar si che in guerra sono colpiti solo i giusti? Le pallottole non risparmiano nessu no. Cos ne dei mali della vita in generale, come dei mali della guerra nei confro nti dei militari. Se ogni atto virtuoso fosse ripagato con qualche vantaggio temporale, l'atto, pr ivo di ogni trascendenza, non potrebbe pi essere meritevole di ricompensa (presso Dio). Supposto, d'altra parte, che in virt d'una legge divina, la mano del ladro debba essere amputata nel momento stesso del furto, ci s'asterrebbe dal rubare, come ci s'astiene dal mettere la mano sotto la mannaia del macellaio. L'ordine morale sarebbe vanificato. Per accordare questo ordine con le leggi della giustizia, bisognerebbe e bastere bbe che la virt fosse premiata e il delitto punito, anche temporaneamente, ma non sempre all'istante. Occorrerebbe che la pi grande porzione di felicit fosse riser vata alla virt, e quella dell'infelicit al crimine, ma che l'interessato non ne ab bia nessuna certezza. In base a quanto stabilito. La giustizia umana punisce ordinariamente il reo. Essa scopre e arresta il pi del le volte il colpevole... Sotto questo aspetto il giusto, in via ordinaria, pi fel

ice del cattivo. - "Ma i tribunali sbagliano!". - Le eccezioni non annullano la regola. raro un v erdetto omicida, decretato per passione e interesse. Che un innocente sia condan nato costituisce una disgrazia come un'altra. Che un incriminato sfugga alla giu stizia un'eccezione di ugual genere. Il fatto che i colpevoli riescono difficilm ente ad eludere il corso della giustizia, se processati, viste le precauzioni ch e prendono per non sedere sul banco degli imputati. Inoltre, colui che giudichiamo reo, forse innocente. Cos pu capitare che uno sia c ondannato per un crimine non commesso e meriti di esserlo per un altro non conos ciuto. E ci riduce ancora di pi il numero delle eccezioni... Passiamo alle malattie. Se si eliminasse dal mondo l'intemperanza in tutte le su e forme: gola, lussuria, ira, accidia..., si estirperebbe gran parte delle malat tie. A detta di un apologista, tutte le malattie hanno la loro radice indiretta o diretta in qualche vizio proscritto dal Vangelo, mentre in questo codice santo sono contenute tutte le medicine per l'anima e per il corpo. Pi l'uomo virtuoso, pi al riparo dalle malattie. Bacone, da attento osservatore, ha opportunamente rilevato, come una costante, l a longevit tra i santi, i monaci e i solitari. Il rilievo opposto non meno sorpre ndente. indubbio: i vizi morali possono incrementare il numero e la gravit delle malattie , tanto da risultare difficile il loro computo; per contrapposizione, il dominio del male fisico pu essere circoscritto dalla virt, entro limiti impossibili da de finire. Non sufficiente questo, per giustificare la Provvidenza anche nell'ambito tempor ale? 5 - RUOLO DEL GIUSTO E DELL' INGIUSTO L'uomo sapiente esalta i vantaggi della virt, e l'uomo insipiente quelli del male . Ci non costituisce una contraddizione. "Quanto buono il Dio d'Israele!" [Sal 72 ,1]. Davide in questo salmo inizia col condannare, in un accorato slancio, i dub bi e le tentazioni dell'uomo insicuro contro la Provvidenza. Dopo questa introdu zione, egli confessa apertamente simili tentazioni. Condanna in seguito tutti i sofismi dello spirito. Da ultimo, non gli resta che amare: "Chi altri avr per me in cielo?". Ecco per noi un insegnamento e un esempio da imitare. - "Ma il male - si obietta - consegue dei risultati come la ricchezza, gli onori ,...". - Innanzitutto, si tratta veramente di beni reali? E poi, non si pu forse provare l'innocenza dormendo sonni tranquilli, mentre lo scellerato logorato dal tormento? D'altra parte, che cosa si vorrebbe? Che l'innocente rimanga impassibile? Che la pioggia lo risparmi? Che, dopo avere dimenticato di chiudere la porta, un angel o blocchi il ladro e gli impedisca di rubare? Si insiste tanto sulle recriminazi oni del giusto contro la Provvidenza. Dov' l'innocenza? Chi pu vantarsi d'essere g iusto? Esaminiamo il male che in noi; quale sorpresa se affondiamo coraggiosamente lo s guardo in quest'abisso; vi scorgiamo innumerevoli trasgressioni, la loro malizia , la complicit attraverso consigli, esempio, approvazione... Terribili realt! Passiamo all'esame delle nostre presunte virt: la loro esiguit, la loro falsit, la loro discontinuit... Analizziamo il fondamento di tali virt: sono esse determinate dalla volont divina o da qualche umano movente? Un'azione riprovevole ai nostri occhi, meno per la sua malizia che per la sua turpitudine... Senza vittoria su n oi stessi, non concepibile nessuna virt! Non vale nulla ci che non costa nulla! Togliamo dalle nostre miserevoli virt ci che dovuto al temperamento, alla vanit al giudizio, all'orgoglio, all'impotenza e alle circostanze. Cosa ne rimane? "Non c ' sulla terra un uomo cos giusto che faccia solo il bene e non pecchi" [Qo 7,20]. Immaginiamo un vero giusto, pieno di mali. Chi avrebbe diritto di lamentarsi se non lui che soffre? Ma non lo far mai. Pensate a S. Perpetua, a S. Ignazio martir e, a S. Andrea... Paradossalmente, l'empio a lamentarsi delle sofferenze del giu sto! Preghiere, offerte, sacrifici volontari, perch svalutarvi a causa d'insolent i bestemmie? Ogni male un castigo. Dunque, nessun male fatale, potendo essere prevenuto. Ma,

dopo essere stato commesso, anche la stessa pena pu essere prevenuta: prima con l 'espiazione del colpevole, poi con le preghiere, sue o degli amici. bene ramment are, sia nell'ordine trascendente che temporale, il potere d'ottenere grazie e d i prevenire i mali. - "Si possono allora giustificare le preghiere contro il fulmine, la grandine, l e cavallette?". - Perch no? Forse che le leggi della natura contrastano la forza della preghiera? Il fatalista afferma: "Nulla deve arrivare all'infuori di ci che arriva, e nulla arriva all'infuori di ci che deve arrivare". Ma il buon senso di ce:"Se pregate, una cosa che dovrebbe arrivare, non arriver". L'azione degli esse ri liberi si combina spesso sulla terra con le leggi fisiche della natura. Cos, i n quante maniere noi influiamo sulla riproduzione degli animali e delle piante. Per esempio, l'innesto o non una legge della natura, secondo che l'uomo esiste o non esiste. Soffriamo perch lo meritiamo. I mali di questa vita sono espiazioni delle nostre fragilit, mettono a prova la nostra virt, costituiscono oggetto di trionfo. A poch i giorni di sofferenza, seguir la felicit eterna. HYPERLINK "http://www.betharram.org/italiano/testi/padre_eccomi.htm" \l "TABLE DE S MATIERES#TABLE DES MATIERES" INCLUDEPICTURE "http://www.betharram.org/francais/ textes/TOP.GIF" \* MERGEFORMATINET VII L'uniformit al volere divino La volont di Dio si manifesta a noi in due modi: attraverso quella che si attua i ndipendentemente da noi, e quella ch'Egli vuole realizzare mediante il nostro co ncorso. La prima si presenta gi "tutta fatta", sia direttamente da Dio, sia con la concau sa di agenti esterni: essa postula la nostra accettazione, che si esprime in gen erale pronunciando il "Fiat voluntas Dei". La seconda ci viene proposta "da fare". Dio ce la rivela e c'invita ad asseconda rla; noi siamo gli agenti chiamati ad attuarla. Ad essa si richiama una formula cara al nostro Santo, la formula del S. Cuore che entra nel mondo: "Eccomi, o Di o, per fare la tua volont!" [Eb 10,7]. Questo "Ecce venio", Michele Garicots l'ha incessantemente ripetuto lungo tutto la sua vita. Egli distingue nettamente queste due volont, che reputa ugualmente necessarie, ed esalta l'intimo legame del "fiat" ("sia fatta") e del "faciam" ("io far"): la pr ima implica l'abbandono; la seconda, l'obbedienza. Nelle pagine precedenti, le d ue volont erano strettamente connesse. Ora il Santo pone maggiormente l'accento s ul "fiat", ovvero sull'abbandono al divino beneplacito. 1 - LA DUPLICE VOLONT DI DIO Secondo i teologi, bisogna distinguere in Dio due volont: l'una "di segno", per c ui Dio ordina, protegge, permette, consiglia, opera. Questa volont egli la manife sta con le sue leggi, i suoi precetti, i suoi consigli. L'altra chiamata volont del "divin beneplacito": quella per cui Egli vuole che un a cosa accada "di tal maniera", sia ch'Egli vi ponga una condizione: cos vuole la salvezza dell'uomo, se questi non vi frappone ostacoli; sia senza condizione: c os vuole che l'ordine sussista nell'universo, come l'ha stabilito nella sua infin ita saggezza. Nessuno pu ostacolare questa (seconda) volont di Dio; essa non soffre n opposizione , n controllo, com' affermato in Isaia [Is 46,10-11]: "Il mio progetto resta valid o, io compir ogni mia volont... Cos ho parlato e cos avverr". Considerata in generale, (la conformit alla volont di Dio) consiste nel seguire la volont divina in ci ch'essa prescrive e nell'uniformarsi a ci che stabilisce. La p rima si chiama conformit attiva; la seconda, conformit passiva. L'una e l'altra po rtano a volere tutto ci che Dio vuole, come lo vuole, e soprattutto perch lo vuole .

1 - La conformit attiva si esercita nelle cose che dipendono da noi, che sono sot tomesse alla nostra libert e alla nostra disposizione. Essa si attua con l'obbedi enza generale alla volont divina, sia positiva che negativa. In quanto alla volont positiva, bisogna sempre volere e fare tutto ci che Dio vuol e, sia prescrivendo, sia consigliando; e bisogna volerlo come Dio lo vuole, e al lo stesso modo che Egli lo vuole, e soprattutto perch'Egli lo vuole, unicamente per il motivo del suo beneplacito. In quanto alla volont negativa, bisogna non volere e non fare mai nulla di ci che Dio non vuole, sia proibendo, sia dissuadendo; in modo che non si voglia mai nes sun peccato veniale deliberato, n l'infrazione di nessuna norma, n nessuna imperfe zione volontaria, n nessuna resistenza alla grazia. 2 - La conformit passiva alla volont di Dio che permette od opera, si esercita in ci che non dipende dalla nostra volont. Essa (si pratica) in generale con la rasse gnazione, e in particolare con l'accettazione e la sottomissione. La rassegnazione concerne propriamente le cose future, incerte, o, almeno sconos ciute. Essa fa che noi ci abbandoniamo interamente a Dio e ai superiori - che ne fanno le veci - in ogni cosa, totalmente, prontamente e costantemente, escluden do assolutamente ogni azione, ogni desiderio, ogni pensiero contrari alla volont di Dio. L'accettazione o sottomissione riguarda le cose presenti o passate, determinate e conosciute. Ci uniformiamo a questa volont di Dio pienamente, prontamente e cos tantemente, accettandole e sopportandole con pazienza, con imperturbabilit e con gioia, mostrando questa (disposizione) col silenzio, con un consenso esplicito, o anche con la lode e la gratitudine, sull'esempio edificante di Giobbe. 2 - IL MIO CUORE PRONTO "Il mio cuore pronto, o Dio, il mio cuore pronto!" [Sal 107,2]. Perch questa ripe tizione? Il Profeta ha voluto mostrarci: 1 - La sua piena disponibilit a sottomettersi alla volont divina. 2 - La fedelt e la fermezza della sua decisione di fare in tutto la volont di Dio. Come se dicesse: "Il mio cuore pronto, o Dio, e disposto di tal maniera a seguir e la tua volont, ad obbedire in ogni cosa al minimo cenno di tale volont, al punto da non esserne distolto da nessun rispetto umano, da nessuna difficolt, da nessu na contrariet". Questa completa disponibilit richiede due condizioni; fare ci che Dio vuole, soffr ire ci che Dio vuole. Tali furono effettivamente lo spirito e l'intenzione del Pr ofeta cos sottomesso a Dio: "Il mio cuore pronto, o Dio, a fare tutto ci che vuoi che io faccia; il mio cuore pronto a soffrire tutto ci che vuoi che io soffra". 3 - NELLA LEGGE, NON SOTTO LA LEGGE Perch l'uomo deve sottomettersi a questa volont divina? A causa del sovrano domini o di Dio su di noi; a causa degli ineffabili benefici della redenzione; a causa del nostro interesse, poich nulla v' in terra di pi vantaggioso del compiere il div ino volere. Ges afferma: "Chiunque fa la volont del Padre mio che nei cieli, questi per me fra tello, sorella e madre" [Mt 12,50]. Egli vuole (con ci) stimolarci a portare di b uon animo un giogo, di cui non sapremmo liberarci, ad amare le nostre catene, pe rch ci siano pi lievi e perch avessimo la possibilit di un'ubbidienza meritoria. Il vero problema di sapere se meglio guadagnare meriti, rimanendoGli fedele con l'obbedienza, o essere oggetto della sua collera con una resistenza inutile; se meglio che il nostro cuore sia nella legge o sotto la legge; se meglio aderirvi come dei servitori zelanti, o esservi legati come degli schiavi; in una parola, se meglio fare la volont di Dio come in cielo o come nell' inferno. Bisogna forse rimanere in forse? No! Per cui si tratta di confermarci nei nostri sentimenti, piuttosto che ispirarcene dei nuovi. L'uomo deve obbedire a Dio: nessuno lo contesta. Perch dunque opporre dei dubbi? il cuore che recalcitra, non la ragione: potremmo affermare che il volere divino non ci vantaggioso, anche se siamo persuasi che giusto. Colui che si rammarica e si lamenta forse meno obbligato, pur agendo controvogli a, a sottomettersi agli ordini dei responsabili? Perci, quale stoltezza adempiere

di malanimo il dovere, invece che assolverlo di buon grado! Quale errore, quale assurdit biasimare la propria condizione, quando ci capita qualcosa di sfavorevo le! Accettiamo ci che dell'umana natura; non esasperiamoci davanti a ci che inevit abile; obbedire a Dio per noi la libert. 4 - CI CHE BISOGNA VOLERE La nostra volont deve mirare a ci che Dio vuole ch'essa compia. Non deve (necessar iamente) conformarsi all'oggetto materiale della divina volont. Cos, Dio voleva di struggere Sodoma; Abramo non lo voleva. Dio voleva che il figlio illegittimo di Davide morisse; Davide vi si opponeva. Dio non era per la venuta anticipata del Figlio; i profeti ne sollecitavano la venuta anzitempo. Dio si proponeva l'abban dono dei Giudei e la concessione dei suoi favori ai Gentili, ma S. Paolo se ne a ddolorava a tal punto da augurarsi l'anatema. Da ultimo, cos vero che Dio pu coman darmi ci che non vuole Lui stesso, ch'Egli (impose) ad Abramo d'immolare il propr io figlio... Noi non siamo obbligati a volere ci che non accade che per un permesso divino; a maggior ragione, siamo obbligati a non volere simili cose, per esempio i peccati . Ci che non peccato (per noi, ma viene dal peccato degli altri), siamo obbligati : a) a volerlo, cos (tuttavia) da poter desiderare che non arrivi; b) a distoglierlo, per quanto dipende da noi, come i massacri e i saccheggi dell e citt... meglio tuttavia, in tali circostanze, esclamare: "Sei giusto, o Signore, e il tu o giudizio equanime" [Sal 118,137]. 4 - DIO AUTORE DEL MALE? Per sottometterci alla volont di Dio, (bisogna) convincerci fortemente di due ver it: 1 - che la volont di Dio non tende altro che a renderci eternamente felici, e che l'adeguarci a questa volont ci rende felici gi su questa terra; 2 - che, tranne il peccato, nulla ci succede quaggi che non sia voluto da Dio. - "E le ingiustizie?". - Anch'esse. "Tu non avresti nessun potere su di me, se n on ti fosse stato donato dall'alto" [Gv 19,11]. verit di fede che Dio guida gli a vvenimenti