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MERCURIO E LE MUSE “Oggetti del ricordo” per le Case Museo milanesi Eleonora Lupo con Pierfrancesco Arnone Workshop progettuale Politecnico di Milano CdL Design del prodotto 3°anno sez. P4 4-8 maggio 2009

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MERCURIO E LE MUSE“Oggetti del ricordo” per le Case Museo milanesi

Eleonora Lupocon Pierfrancesco Arnone

Workshop progettuale Politecnico di MilanoCdL Design del prodotto3°anno sez. P44-8 maggio 2009

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“Agganciare i ricordi a un oggetto tangibile che al ritorno potrà rievocarli, è una piccola magia che ha una lunga storia…” (Duccio Canestrini, Trofei di viaggio, 2001)

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abstract

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Abstract

“Mercurio e le muse”: prodotti-comunicazione per il museo

“Il souvenir è un presente che giustifica l’assente” (Canestrini, 2001).

In questo intenso workshop, simulando i tempi densi e com-pressi di una commessa professionale, gli studenti sono invitatai a definire dei concept di oggetti di merchandising per alcuni musei milanesi. Tali oggetti sono un esempio paradigma-tico del concetto di prodotto-comunicazione, in quanto veicolo di identità e valori culturali, e soprattutto dell’esperienza sog-gettiva e del ricordo del visitatore, ma nello stesso tempo essi vanno a intercettare le dinamiche del consumo e della identità di marca di un museo e di una azienda.Il tema infatti investe gli ambiti antropologici del viaggio, della costruzione della memoria e dell’esperienza di fruizione e ap-propriazione di cultura, ma anche le traiettorie di innovazione di un sistema prodotto-culturale, attraverso la proposta di una nuova configurazione formale, tipologica e merceologica dell’ oggetto “souvenir”.

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note di contesto e background

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note di contesto e background

il concetto di memoria e ricordo di viaggio: il souvenir

L’ “oggetto ricordo” costituisce la materializzazione di un passato mitico attivato da oggetti/luoghi comuni, carico di suggestioni e di immaginario (La Cecla, 2001). Sono in questo senso, oggetti “semiofori”, destinati a evocare un significato, impressioni materiali di un luogo visitato, extra ordinario, rispetto al vissuto quotidiano, al cui grado zero sta la materia prima, l’elemento completamente naturale (pensiamo all’atto di raccogliere e collezionare la sabbia).

Tuttavia per essere obiettivamente tale, l’oggetto ricordo è “lavorato”: anche la materia naturale, sottratta alla sua natu-ralità, viene caricata di un valore aggiunto, operazione tipica dell’uomo sapiens. Per esempio, già nel paleolitico superiore si ritrovano fossili, conchiglie, portati intenzionalmente a grandi distanze dal mare e usati come suppellettili nelle grotte. E’ quindi l’intenzione che trasforma un oggetto in ricordo, sia esso naturale o un manufatto.

Il valore di cui tali oggetti vengono investiti ha una valenza rituale ostensiva, tipica “del mostrare”, per cui attraverso un processo di simbolizzazione si rimanda ad una esperienza vissuta in un determinato territorio, e con essa al genius loci, la creatività, le caratteristiche salienti del suo contesto di prove-nienza. Le wunderkammer, camere delle meraviglie, o meglio stranezze, che ben esemplificano il senso del “monstrum” latino, “da mostrare”, sono un esempio di quello che oggi può essere interpretato e ricompreso attraverso il termine “kitsch”, quel cattivo gusto di Dorfles che, negli oggetti ricordo, oltre al valore estetico in sé e dell’esperienza soggettiva, rimanda a una valenza di feticcio magico-religioso.

Le logiche di dell’oggetto ricordo possono essere quindi

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espresse attraverso alcune metafore costanti: - l’esclusività / il rimando alla soggettività dell’essere parte di una esperienza comunque irripetibile, per tempi e circostanze;- il collezionismo / la raccolta, rituale e simbolica, di “trofei di viaggio”, simulacri e feticci personali;- la ricerca dell’ autenticità / la tipicità, peculiarità ed original-ità non dell’esperienza soggettiva, ma dell’oggetto in sè, quale veicolo di un contesto culturale e materiale;- la rarità / le dinamiche di scarisità come fattore di genera-zione del valore di un oggetto che ne stimolano il desiderio di possesso;- la curiosità / la stranezza e l’esoticità, nei loro meccanismi di esibizione come appropriazione in grado di disinnescare il senso di estraneità.

L’oggetto ricordo è legato al viaggio e al viaggiatore, di qua-lunque specie esso sia. In una sintesi molto schematica pos-siamo ad esempio ricordare:1. Le esplorazioni del XV sec.: tra il medioevo e il rinascimento si intensificano i traffici mercantili e le nuove rotte per le indie, portando alla scoperta del nuovo mondo e alla collezione di “mirabilia” (Magellano, Colombo, Francis Drake);2. le conquiste coloniali e la successiva spoliazione e saccheg-gio del patrimonio culturale delle colonie da parte dei con-quistatori fondata su presupposti di tipo culturale e conserva-tivo;3. Il pellegrinaggio, antico e moderno: viaggio compiuto per devozione, ricerca spirituale o penitenza verso un luogo considerato sacro e nel cui percorso erano presenti luoghi di accoglienza caratterizzati dalla presenza di venditori di reliquie (il cui antesignano è la conchiglia pettine di San Giacomo e oggi, cautamente purgata da contaminazioni magiche e super-stiziose, l’iconografia di Padre Pio a Petralcina).

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Ma probabilmente il concetto moderno di “souvenir” nasce con il viaggio di formazione del XVIII secolo, il cosiddetto Gran tour, viaggio dalla durata di pochi mesi ad anni nell’ Europa continentale (spec. in Italia) effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia per perfezionare la loro educazione, che ripor-tavano in patria memorie insieme a diari di viaggio. Derivano ad esempio dal tema del “vedutismo” di questo periodo (dipinti e schizzi di contemplazione delle antiche rovine), il “modello cartolina” del sightseeing contemporaneo o la produzione di miniature dei monumenti.

Il “souvenir” in questa accezione, dal punto di vista di chi lo pro-duce è una espressione della cultura materiale che più o meno consapevolmente contribuisce alla definizione dell’identità e “tipicità” di un luogo o di una comunità; per il viaggiatore c’è il desiderio di familiarizzare con una realtà attraverso il possesso di un suo condensato immediatamente disponibile.Con questi presupposti il souvenir si carica immediatamente di un tema imbarazzante e spinoso: quello dell’autenticità. E’ evidente che in qualche modo il mito dell’autenticità è un falso: l’oggetto costituisce sempre una “rappresentazione” nel raffigurare un passato ideale o una tipicità che non esistono più se non nell’immaginario, sia esso nel souvenir di Tahiti ‘vas-soio-in-plastica stampato-in-Italia-raffigurante-due-ragazze-tratte-da-un-quadro-di-Gauguin, che in una “tipica” pagaia in miniatura intagliata nel legno di mangrovia che tuttavia, nelle barche tahitiane, è stata oggi sostituita da un motore: tutto ciò in una logica, secondo McCannell, di front stage (esperienza del turista) costruito per somigliare in tutto e per tutto a un back stage (realtà conoscibile).La Cecla parla a questo proposito di una sorta di jet-lag delle cose, che cambiano di statuto o importanza non appena ven-gono spostate da un luogo all’altro, poiché il viaggio provoca la sospensione di relazioni che essi avevano e la costruzione

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di nuove relazioni, o altera, nel tempo, l’esoticità o la memoria dell’oggetto stesso, in una sorta di delocalizzazione o deter-ritorializzazione culturale (Appandurai, 1996). Oggetti simbolo della diaspora sono quindi caricati della possibilità di “far luogo”, di attraversare le barriere dell’identità, in una logica colonizzatori/colonizzati che non è lineare, e che consente di appropriarsi dell’estraneo per poter “personalizzare” la sua pretesa di contaminazione.Il cambiamento di significato dell’oggetto ricordo si esprime anche, in alcuni casi, attraverso lo svuotamento della funzione e dell’uso dell’oggetto stesso, che diventa mero oggetto es-tetico, decorato e decorativo, come il piatto appeso alla parete, liberato dalla sua destinazione naturale.

La sintesi di “stereotipi da souvenir” contemporanei include: piatti e ventagli, palle di neve, magneti e monumenti in minia-tura, calendari e campanelle in ceramica, penne e tazze, porta-chiavi e accendini, borse e macchine fotografiche di plastica…

Cfr. progetto iconografico “souvenir d’italie”: http://www.petri-paselli.com/page/souvenir/lan/it/index.aspxOppure Rivetta Souvenirs: www.souvenirs.it

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possedere

mostrare

“oggetto del ricordo”

totem trofeo di viaggio

feticcio/ simulacro

esperienza soggettiva di un luogo

legittimazione di un evento

passato mitico

esperienza estetica

valenza magico - religiosa la wunderkammer

oggetto da collezione

il falso e l’autentico

oggetto del “non uso”rituale

il souvenir

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i temi del workshop

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i temi del workshop

Il tema della comunicazione e dell’esperienza museale

Nella generale e diffusa consapevolezza che il patrimonio culturale ha una posizione chiave nello sviluppo del paese, legata al turismo e all’indotto nonché agli introiti diretti da esso generati, ma più in profondità come dimensione sistemica di identificazione e appartenenza ad una storia, ad una comu-nità e a un territorio, che stimolano creatività e innovazione attraverso la memoria del passato, anche i luoghi della cultura, come i musei, simboli della memoria e delle conoscenza, diven-tano luoghi di consumo e condivisione (Fagnoni, 2006).In questa prospettiva si fà strada la consapevolezza che i beni culturali sono un patrimonio di valore per il territorio e anche il museo, come espressione di un territorio, può diventare leva per strategie di promozione e marketing territoriale.

Secondo Kotler e Kotler (1998) i musei sono luoghi di emozione e d esperienza: essi offrono esperienza ricreativa, socializzante, educativa, estetica, celebrativa ed emozionale, rispondendo contestualmente a tre tipi di bisogni, culturali, emozionali e simbolici (Valdani e Botti, 1999).Le fasi dell’esperienza museale si possono dividere schematica-mente in quattro momenti (Mauri, Cirrincione, 2006):1. ricerca e pianificazione2. scelta e acquisto3. consumo (la visita vera e propria)4. ricordo.In questa successione di fasi il museo può fungere contem-poraneamente come luogo di cultura, di eventi, di incontro, di rappresentazioni, dove beni e servizi “offerti” (dalle opere appartenenti alla collezione fino alle audio-guide per la visita e ai cosiddetti “servizi aggiuntivi”) si integrano in un’esperienza complessa e articolata in relazione alle aspettative e intenzioni del visitatore.

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La legge Ronchey del 1991 disciplina i servizi aggiuntivi e accessori all’interno dei musei e include attività come servizi di ristoro e museum shop, ossia luoghi di vendita e consumo dentro il museo.I museum shop si specializzano sostanzialmente in bookshop (libreria) e giftshop (articoli da regalo), che nella gran parte dei casi si ritrovano in un unico negozio, sebbene alcuni musei di maggiori dimensioni hanno articolato la loro offerta commer-ciale in spazi distinti a volte specializzati per temi, argomenti e merceologie (ad esempio il Museo del Prado a Madrid e il Moma a New York) veicolando il loro nome come una brand attraverso tali prodotti.

I museum shop, oltre a contribuire - anche se non in maniera preponderante- agli introiti del museo, possono essere deter-minanti nella creazione di una relazione diretta tra museo e visitatori, rispondendo in primis ad esigenze culturali (ap-profondimento e informazioni supplementari sulle collezioni e sulle opere) ma soprattutto emozionali e simboliche attraverso l’acquisto di “oggetti del ricordo” o di “oggetti feticcio” di rap-presentazione dell’esperienza appena vissuta o di esclusività.

Per questo essi si trovano spesso alla fine del percorso museale o ne costituiscono addirittura l’unica uscita (quindi passaggio obbligatorio), anche se in alcuni casi essi hanno un accesso separato ed indipendente che gli consente di diventare dei destination sites indipendentemente dalla visita del museo, at-traverso le logiche della fidelizzazione e del “ritorno”, grazie ad esempio alla specializzazione verticale dell’assortimento edito-riale che attira esperti, ma anche di attività di entertainment e fruizione del tempo libero come eventi e presentazioni (si pensi al museum shop della Triennale di Milano). Inoltre esistono casi in cui il museum shop si trova all’inizio del percorso, quindi come una forma di preludio rispetto alla visita e alla successiva

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memorizzazione del ricordo (è un caso frequente nelle pic-cole istituzioni museali in cui accanto alla biglietteria si trova in vendita il catalogo della mostra) o in differenti posizioni ( ad esempio disseminato in forma diffusa lungo il percorso esposi-tivo in funzione della vicinanza/analogia con le opere esposte, anche avvalendosi di distributori automatici): in entrambi i casi visibilità e riconoscibilità sono determinanti per la sua individu-azione.Una tendenza in atto è inoltre la vendita on line e l’apertura di museum shop slegati da un contenitore museale e da un contesto territoriale, per cui è possibile fare un esperienza “in differita” di musei anche molto distanti spazialmente attraverso l’acquisto di un gadget con la brand del museo (ad esempio, Linearia Art & Museum Store a Milano è concessionario esclu-sivo in Italia per la vendita dei prodotti del British Museum di Londra e del Moma di New York): molti sono infatti gli esempi in cui i musei hanno creato intere collezioni di oggetti con il proprio marchio.

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Il tema del merchandising museale

Il merchandising è per definizione un insieme di tecniche e metodi che concorrono a presentare, nelle migliori condizioni possibili, il prodotto o il servizio offerto al potenziale cliente: è una delle leve di marketing e appartiene al mix di strumenti di promozione, così come la pubblicità e le sponsorizzazioni; il merchandising museale ha un significato che si arricchisce di ulteriori valenze che non sono soltanto di tipo commer-ciale o di consumo ma di promozione e di conoscenza diretta dell’opera d’arte e dell’interesse a possederla attraverso una serie di prodotti legati al museo e realizzati appositamente.

Il merchandising nei musei apre la strada a un nuovo sistema di vendita, sia dei prodotti che dell’immagine stessa delle strutture museali: obiettivo principale è riprodurre e vendere cultura e beni culturali per generare una nuova opportunità di promozione.Per far questo la strategia si articola in un sistema complesso di retailing mix che include l’ambiente del negozio, l’offerta di servizi, il visual merchandising, il layout dello spazio ( a griglia, a isola…) e i display e gli espositori dei prodotti, della comuni-cazione e del packaging, nonché l’assortimento merceologico offerto.

In particolare l’assortimento, che sia di prodotti editoriali o di oggetti acquistati per collezionismo, ricordo o dono, si può classificare in base a diverse tipologie e fasce di prezzo (Cope-land, 1924): convenience goods, shopping goods, special goods. La diversificazione e l’eterogeneità dei prodotti corrispondono al livello di astrazione dell’immagine e dell’identità del mu-seo, capace quindi di essere interpretata e declinata in modo sempre nuovo ed originale; rappresenta sostanzialmente la “proposta culturale” del museum shop.

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La progettazione di oggetti destinati alla vendita nei musei deve tenere conto di una pluralità di elementi critici e, in sostanza, mediare tra diversi ordini di esigenze e di vincoli: tra gli interessi del museo - di identificazione, riconoscibil-ità, correttezza dei riferimenti culturali – la disponibilità di competenze (saperi artigianali, versatilità tecnica) e volontà imprenditoriali dal mondo produttivo, infine le esigenze di una domanda molto segmentata, che a seconda dei casi è sensibile alla qualità ma almeno altrettanto al prezzo.

Le tre dimensioni con cui può essere letto l’assortimento di un museum shop sono:1. ampiezza, che misura il numero di categorie merceologiche proposte, attraverso criteri di complementarietà funzionale (prodotti il cui uso è combinato, come album da disegno e pastelli) e semantica (di categorie molto diverse tra loro ma ac-comunate da uno stile di riferimento o ispirate ad esempio da una stessa opera del museo); 2. coerenza, che rappresenta la compatibilità delle categorie con la proposta culturale del museo;3. profondità, ovvero il numero di varianti e marche per cias-cuna tipologia merceologica.L’innovazione dell’assortimento è in genere associata a eventi come mostre temporanee che richiedono un merchandising progettato ad hoc.In sintesi il merchandising e i prodotti esposti nel museum shop devono essere in grado di comunicare (anche non in forma palese), linguaggi, identità e storia del museo.Come accennato, le tipologie si possono grossolanamente divi-dere in prodotti editoriali e in gift/gadgets. In questo secondo gruppo, escludendo i “prodotti di comunicazione” più conven-zionali come la classica t-shirt, tazza o shopping bag, e le ripro-duzioni fedeli delle opere (spesso in scala ridotta), rientrano esempi interessanti che generalmente oscillano tra due estremi

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opposti: dall’oggetto di artigianato tradizionale e artistico di qualità a quello di design, con o meno riferimenti al patrimonio culturale oggetto delle collezioni del museo.Nel primo caso il museum store diventa strumento di marke-ting territoriale e quindi di promozione dell’identità e cultura di una comunità attraverso la vendita prodotti artigianali tipici che, a volte, ma non necessariamente, possono riprendere tecniche di lavorazione e di produzione tradizionali e anche caratteristiche di opere esposte nel museo; nel secondo il museum shop si fa promotore di una cultura estetica e di una filosofia che lega la qualità associata al progetto di design, all’esperienza della visita e diviene un format (si pensi agli art &design shops) che usa l’arte e il design quale media per nuovi comportamenti d’uso e consumo. La messa a punto di riproduzioni filologiche, di raffinata fat-tura, dà vita a volte ad oggetti di fascia di prezzo alta, che coprono una parte minoritaria della domanda, laddove invece l’orientamento alla domanda, dove si tratti di musei o mostre che hanno un pubblico di massa, può tradursi in un ingresso nel museo di oggetti di qualità scadente, poco o nulla evocativi delle specificità formali, materiche e culturali degli oggetti in collezione.Per la creazione di marchi e produzioni esclusive con il brand del museo, esiste la possibilità di creare partnership con imprese esterne. In relazione alla collaborazione per cui una impresa produce/sponsorizza o distribuisce un suo prodotto come elemento di comunicazione museale, si verificano sostanzialmente due ipotesi: 1. oggetti di marchi “conosciuti” venduti nel museum shop, ma acquistabili anche al di fuori;2. oggetti di marchi “conosciuti” in co-branding esclusivo;Il merchandising museale, in entrambe le ipotesi, costituisce per le imprese uno strumento di promozione anche del proprio brand, di innovazione della sua comunicazione e posiziona-

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mento in termini culturali, in alcuni casi divenendo persino opportunità di brand extention o di innovazione tipologica e merceologica.Seppur all’interno di una serie di potenzialità della collabora-zione, uno dei fattori critici della partneship è la progettazione della sostenibilità economica della filiera della produzione e commercializzazione: “…le aziende infatti si confrontano con un mercato poco noto e poco prevedibile; gli oggetti sono appositamente prodotti per un dato museo e, talvolta, con progettazione a totale rischio d’impresa, cosa che implica l’acquisto dai fornitori di forti stock di oggetti, spesso apposita-mente realizzati in tiratura limitata e perciò ad alto costo di pro-duzione; infine il meccanismo delle royalty sulle vendite, che configura oneri più alti di quelli richiesti per la libera riproduzi-one di oggetti delle collezioni museali e, ovviamente, penalizza doppiamente i concessionari regolari rispetto aivenditori abusivi”(Gazzeri, 2006).

Per alcuni esempi si veda la sezione casi studio.

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il brief del workshop

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il brief del workshop

Merchandising museale per le Case Museo milanesi

Il tema del workshop è il merchandising museale legato alla valorizzazione del sistema delle Case Museo Milanesi attraverso la partneship e collaborazione con alcune aziende produttrici di oggettistica e complementi d’arredo e per la casa, per la realizzazione di “oggetti del ricordo” da commercializzare nei museum shop delle Case Museo.La simulazione dei concept si avvarrà quindi di un contesto re-ale caratterizzato dalle collezioni molto fortemente connotate delle Case Museo, con l’idea che anche un sistema di merchan-dising comune possa essere un modo per mettere in rete e a sistema queste realtà, anche in vista di un lancio in occasione del futuro expo 2015.L’esercizio di concept generation e sviluppo progetto farà “cortocircuitare” l’incontro tra alcune aziende produttrici di oggettistica, complementi, per la casa e il corpo, accessori con vocazione fortemente culturale (e quindi tipologie di prodotti, tecnologie, posizionamento, marchio, linguaggi e codici iden-titari ben precisi in termini di vincoli concreti ma flessibili), con le case museo milanesi in modo che i valori e le tipologie di prodotti dell’azienda possano declinarsi e mettersi al servizio per veicolare e innovare i valori e le collezioni del sistema complessivo o di una singola casa museo, in una sorta di win-win strategy.Si tratta cioè di interpretare i valori aziendali e declinarli in base ai valori e alle identità delle case museo, traducendoli in mer-chandising/souvenir/ricordi/memorie per il sistema museale-città, attraverso libere associazioni tra museo e azienda.L’obiettivo del workshop è, per le Case Museo, che il merchan-dising diventi elemento identitario e riconoscibile e strumento di conoscenza e comunicazione addirittura per la città, in vista anche dell’expo 2015; per le aziende, generare innovazione tipologica e merceologica dei loro prodotti ad attuare una

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efficace azione di promozione e comunicazione di posizion-amento culturale. In sostanza i musei in connessione si fanno promotori e veicolo di un’idea e di una promozione di cultura diffusa sul territorio e con il suo tessuto produttivo, che prende spunto dalle speci-fiche particolarità delle collezioni ma sa legarsi anche alla iden-tità complessiva di un marchio di successo e di un territorio.

La dimensione progettuale investe l’Innovazione nel merchan-dising a 360°: dalla dimensione formale dell’oggetto ricordo e la sua architettura di prodotto, ai suoi parametri immateriali come distribuzione e comunicazione, fino alle logiche di portfolio prodotto.In questo processo le risorse dell’impresa e le tipologie di prodotto divengono driver di progetto attraverso uno sradica-mento dal suo contesto e una sua ri-contestualizzazione dentro il contenitore museo, spazialmente e concettualemente, in grado di generare una brand extention del marchio.

Il tema della “casa” (che deriva dalla tipologia casa museo e dalla specializzazione merceologica delle aziende di comple-menti e accessori per la casa coinvolte)viene declinato in alcuni scenari entro cui contestualizzare l’azione progettuale e strate-gica delle proposte:/rituali domestici/mitologie del lavoro /amor di sé

Tali scenari vanno a intrecciarsi con alcune delle logiche dell’”oggetto ricordo” prima esposte:- l’esclusività della rarità - la collezione di curiosità- tipologie di autenticità

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Fasi ed ambiti di progettazione richiesti

0. ricerca metaprogettuale su museo e azienda prescelti

1. concept design e ideazione di prodotto, nelle sue compo-nenti materiali e immateriali (configurazione formale e valo-riale)

2. sviluppo prodotto (materiali e componenti, morfologia, modellazione, prototipazione)

3. concept sviluppo sistema-prodotto (servizio, comunicazione, retailing: visual merchandising, layout, display, ubicazione, momento/spazio di acquisto)L’attenzione ai particolari (espositori, confezioni, descrizioni, ecc…) e la componente di comunicazione/servizio saranno variabili fondamentali di progetto per la definizione e costruzi-one della qualità percepita dei prodotti, dando ad essi mag-giore impatto e valore.

4. presentazione del progetto e del processo progettuale

MUSEO/AZIENDA l’esclusività della rarità

la collezione di curiosità

tipologie di autenticità

rituali domestici

mitologie del lavoro

amor di sè

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l’ambito di applica-zione reale

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l’ambito di applicazione reale

il sistema delle Case Museo Milanesi

Il Museo Bagatti Valsecchi, Casa Boschi di Stefano, Villa Nec-chi Campiglio e il Museo Poldi Pezzoli dal 2 ottobre 2008 sono riuniti nel circuito delle case museo milanesi.Il circuito nasce con l’intento di far conoscere e promuovere il patrimonio culturale e artistico milanese, nel corso di quasi due secoli di storia, attraverso alcuni dei suoi protagonisti: i nobili Gian Giacomo Poldi Pezzoli e i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi nell’Ottocento, i coniugi Boschi di Stefano e gli indus-triali Necchi Campiglio nel Novecento.Le quattro case museo, tutte situate nel centro di Milano, sono accomunate dalla generosità dei loro fondatori, che hanno messo a disposizione della collettività le loro abitazioni e le loro collezioni d’arte, e sono oggi luoghi di grande fascino. Visitarle permette di conoscere storie personali e scelte di gusto che riflettono anche l’evoluzione e la trasformazione della società cittadina.La nuova rete museale, nata da un accordo di programma sot-toscritto nel 2004, è realizzata per volontà e in collaborazione con: Regione Lombardia e Comune di Milano e con il sostegno e il contributo di: Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano e Fondazione Cariplo.http://www.casemuseomilano.it/it/

Museo Bagatti ValsecchiIl piano nobile di Palazzo Bagatti Valsecchi, ristrutturato negli anni ottanta del XIX secolo in stile neorinascimentale, accoglie la fastosa dimora dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsec-chi; qui i due nobili milanesi allestirono le opere d’arte apposi-tamente raccolte, disponendole in sontuosi ambienti domestici ispirati al gusto del Rinascimento lombardo. Si saldavano così in un insieme di grande suggestione la ricca collezione di dipinti e manufatti quattro-cinquecenteschi e le sale destinate

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a contenerli. Tavole di antichi maestri quali Giovanni Bellini o il Giampietrino, maioliche, vetri rinascimentali, arredi quattrocen-teschi, avori, oreficerie, armi e armature compongono il ricchis-simo patrimonio della casa museo e ne arredano i suggestivi ambienti creati, verso la fine del XIX secolo, sotto l’attenta supervisione dei due fratelli Bagatti Valsecchi.www.museobagattivalsecchi.org

Casa Boschi Di StefanoLa Casa Museo Boschi Di Stefano nasce dalla munificenza di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano che nel 1973 donarono la loro collezione di arte contemporanea con la clausola che il Comune di Milano aprisse un museo nell’appartamento di famiglia nella palazzina di via Jan 15 progettata dall’architetto Portaluppi.La collezione spazia dal futurismo agli anni cinquanta con op-ere di Soffici, Boccioni, Sironi, Severini e Dottori, del “Novecento italiano”, di Mario Sironi, cui è dedicata una stanza monografica, di Morandi, De Pisis, “Corrente” e del chiarismo lombardo.Nella sala centrale, opere di de Chirico, Campigli, Savinio e Paresce ricostruiscono l’apporto italiano alla Parigi degli anni trenta mentre una stanza è interamente dedicata a Lucio Fon-tana. Nell’ultima sala gli acquisti più recenti, tra cui una serie di Achrome di Piero Manzoni.

Villa Necchi CampiglioCostruita tra il 1932 e il 1935 dall’architetto milanese Piero Portaluppi, Villa Necchi Campiglio è giunta a noi perfettamente intatta, sia nell’ampio giardino esterno - corredato da tennis e piscina -, sia nella ricca infilata di sale interne. Architettura, arti decorative, arredi e collezioni restituiscono, nel loro armonioso insieme, l’elevato standard di vita dei proprietari, esponenti dell’alta borghesia industriale lombarda. Nello stesso tempo il fervore delle quotidiane attività domestiche è adeguatamente

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testimoniato dalla sequenza delle sale di servizio, office, cucine e bagni, ancora dotati degli impianti tecnici originari.Due importanti donazioni arricchiscono inoltre la visita: la raccolta di opere d’arte del primo novecento di Claudia Gian Ferrari e la raccolta di dipinti e arti decorative del XVIII secolo di Alighiero De’ Micheli.http://www.fondoambiente.it/beni/casa-necchi-campiglio-beni-del-fai.asp

Museo Poldi PezzoliLa casa museo apre nel 1881, due anni dopo la morte del suo fondatore, il nobile Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879), uno dei più illuminati collezionisti dell’Ottocento. La sua casa museo è uno dei primi e più riusciti esempi di istorismo in Europa: ogni ambiente si ispira ad uno specifico stile del pas-sato e ospita un’eccezionale scelta di manufatti artistici antichi. Preziose raccolte di dipinti dal Trecento all’Ottocento, sculture, armi, vetri, orologi, porcellane, tappeti e arazzi, mobili ed orefi-cerie, si fondono in uno straordinario insieme, donato ad “uso e beneficio pubblico”.I bombardamenti del 1943 hanno distrutto la maggior parte dei decori fissi. Oggi accanto alle sale storiche, restaurate a evo-cazione della casa del collezionista, si affiancano molti nuovi ambienti, opere ed allestimenti, come la Sala d’Armi progettata da Arnaldo Pomodoro.http://www.museopoldipezzoli.it/

Lo stato dell’arte del merchandising delle case museo milanesi (ricerca metaprogettuale a cura degli studenti)

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le aziende

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le aziende

innovare il prodotto di merchandising

GT design- Bologna tessile http://www.gtdesign.it/index.asp

Nava design – Milano stationery/home-office/pellehttp://www.navadesign.com/08/

Progetti –Carate Brianza, Milano accessori, orologi, oggettisticahttp://www.progettishop.it/

Villa - Palazzolo Milanese, Milanolegno http://www.villahomecollection.it/

Industreal - Milanoceramica http://www.industreal.it/ http://www.industreal.it/research/

Profili aziendali(Ricerca meta progettuale a cura degli studenti)

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casi studio

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casi studio

merchandising: dall’artigianale al contemporaneo

Artigianato artistico per il merchandising di Associazione Civita, provincia di Romahttp://www.civita.it/studi_e_progetti/progetti/artigianato_ar-tistico_per_il_merchandisingRealizzazione di un progetto avente lo scopo di attivare una collaborazione tra i musei e gli artigiani della Provincia di Roma finalizzato alla produzione di Merchandising di qualità. Il progetto articolato in quattro fasi ha realizzato un’attività di studio e di ricerca, mediante la quale è stata redatta una carta dei principi e attivata una fase di sperimentazione attraverso la progettazione e il monitoraggio.Committente: Provincia di Roma

Oggetti del buon ricordodi Unione CNA Artigianato Artistico e Tradizionale (www.cnafc.it)http://www.artigianatodarte.com/it/buonricordo/Gli “ Oggetti del buon ricordo”, nascono come una piccola provocazione legata al fatto di individuare quel tipo partico-lare di produzioni che, vuoi perché legate alla tradizione , alla storia o alla cultura, potessero essere appetibili come souvenir di “qualità“ per i turisti o per chi ama la propria terra e crede nell’importanza di valorizzarla all’esterno, magari donando og-getti di artigianato artistico e tipico/tradizionale.Il progetto negli anni si è consolidato ed evoluto, fino a di-venire un filone di produzione specifica, che viene realizzato all’interno di vari laboratori della nostra provincia. Dalle prime immagini della Madonna del Fuoco, patrona di Forlì, si è giunti alle produzioni per i book-shop di importanti mostre , quali quella dedicata ai Malatesti alcuni anni fa a Cesena o la recente esposizione antologica “Marco Palmezzano ed il Rinascimento nelle Romagne” ( 2006 ) di Forlì. A ciò si aggiungono linee di

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prodotto studiate appositamente per il turismo della costa adriatica o per l’omaggistica istituzionale, come quella ispirata ai agli stemmi araldici o ai personaggi storici, molto gradita anche ai cittadini residenti e non solo ai turisti. Significativa è la capacità, espressa dai nostri artigiani, di non limitarsi alla riproduzione artistica di soggetti e particolari, ma di rivisitare l’opera individuando e cogliendo aspetti apparente-mente marginali, ma che divengono caratterizzanti e ben ricon-oscibili, non appena estrapolati fuori dal contesto complessivo.Perciò , per fare alcuni esempi, i decori raffigurati in pitture ed elementi architettonici di opere presenti nelle città della nostra provincia, hanno trovato nuova vita riportati sui materiali più vari, dalla carta al vetro, dalla tela stampata, alla ceramica ed ai gioielli in argento. Le immagini della iconografia tradizionale delle campagne romagnole, quali animali, frutti e fiori, si sono tradotti in altret-tante occasioni per realizzare prodotti di concezione nuova, ma al tempo stesso fortemente legati alla tradizione.

Eccellenza artigianale di regione umbria/camera di commercio perugia http://www.eccellenzaartigianale.itIl punto di forza del progetto sta certamente nel coniugare la grande tradizione artistica e storica umbra con l’elevata mae-stria e qualità della produzione artigianale artistica espressa dalle aziende della nostra regione.Tale connubio, arricchito da una appropriata strategia di presentazione e di immagine appositamente ideata per tale iniziativa, rappresenta sicuramente un’esperienza unica ed un momento di grande crescita e valorizzazione dei nostri valori artistici, storici e produttivi.Gli obiettivi operativi del progetto sono mirati alla promozione, diffusione e commercializzazione, in apposite aree allestite all’interno dei musei umbri, di quei prodotti dell’artigianato

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della nostra Regione che per qualità, senso artistico, cura dei particolari meglio rappresentano le fasi di continuità ed evoluzione dell’artigianato umbro e meglio corrispondono alla qualità dei musei umbri e delle loro strutture.Grazie a tale iniziativa è possibile, anche per le aziende di mi-nori dimensioni e con produzioni quantitativamente limitate, esporre e promuovere i propri prodotti nel prestigioso ambito rappresentato dal circuito museale umbro.Attraverso un accurato progetto di comunicazione “Eccellenza Artigianale” si presenta all’interno dei più importanti musei dell’Umbria con una elegante veste di esclusività.L’attenzione ai particolari (espositori, confezioni, descrizioni, ecc…) permette di elevare il livello della qualità percepita dei prodotti, dando ad essi maggiore impatto e valore.Il piano di comunicazione è stato studiato nella sua interezza includendo: marchio, materiale di immagine coordinata, vetrine da esposizione personalizzate, supporti per oggetti su misura, confezioni, etichette, cartellini prodotto, sito Internet, buste shopping.I prodotti oggetto di esposizione devono seguire alcuni criteri:- oggetti che hanno il loro evidente punto di riferimento in opere conservate nei musei locali dell’Umbria o mediante vere e proprie riproduzioni, possibilmente in scala diversa dall’originale, o mediante libere interpretazioni dell’oggetto d’arte;- repliche di oggetti, o serie di oggetti, prodotti da ditte um-bre nella prima metà di questo secolo, che hanno rappresen-tato un importante tentativo di innovazione tecnica e stilistica, in linea con le più avanzate tendenze dei movimenti moderni sia italiani che internazionali;- oggetti selezionati da produzioni correnti, anche di basso costo ma di elevata qualità, che si ispirino al concetto di uso quotidiano;Inoltre:

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1) L’ispirazione o riproduzione deve essere nei confronti di oggetti o di opere d’arte appartenenti al patrimonio storico ed artistico umbro;2) Ogni pezzo presentato deve essere accompagnato da una descrizione relativa a:- Breve descrizione del tipo di lavorazione e dei materiali utilizzati;- Indicazione, in caso di riproduzione o di ispirazione ad ogget-ti presenti all’interno di musei, della precisa collocazione del pezzo originale, riportando con esattezza il nome del museo ed i riferimenti al pezzo originale, sia di carattere storico sia in merito ai materiali utilizzati in origine.3) Tali oggetti, viste le finalità del progetto ed il contesto in cui verranno collocati, non dovranno appartenere alla produzione comunemente commercializzata e proposta attraverso i nor-mali canali di vendita (negozi, esposizioni, ecc.), bensì rappre-sentare tipologie di produzione per quanto possibile originali, pur ispirate ai criteri precedentemente esposti (per es. per la ceramica si possono suggerire albarelli, ex-voto, mattonelle con decori aventi dei precisi riferimenti storico-artistici).Tra le categorie (vedi catalogo/shop on line: http://www.eccel-lenzaartigianale.it/Index.aspx?idmenu=2270) Argenti ,Tessuti, Arredo, Ceramiche, Oro Uno degli aspetti organizzativi più importanti per l’intero progetto è relativo al rapporto con gli enti gestori delle aree museali regionali.

progetto “Capo d’opera” di direzione regionale beni culturali e paseggistici piemonte/confartigianato torinowww.confartigianatotorino.it/documenti/eventi/comunica-to%20stampa%202.pdf

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Appartengono al progetto “Capo d’Opera“, nato nel 2005 dal desiderio di promuovere l’artigianato regionale attraverso la valorizzazione del patrimonio artistico del Piemonte, i manufat-ti artigianali in vendita presso il Bookshoop di Palazzo Madama di Torino.Palazzo Madama, gioiello dell’architettura piemontese, è stato recentemente riportato agli antichi splendori grazie ad un ac-curato restauro frutto di anni di complessi restauri.L’attenzione per il territorio, con il suo patrimonio culturale e storico, è alla base del progetto che, attraverso la valorizzazione culturale di Torino e di promozione dell’unicità del prodotto ar-tigianale piemontese, rappresenta un supporto per approdare ad un nuovo percorso culturale, inedito a livello nazionale an-che sul piano produttivo. Si tratta di contribuire a dotare il terri-torio di un servizio al turista e, contestualmente, di sottolineare l’originalità e la bellezza dei contesti storici, artistici e culturali piemontesi attraverso una manifattura artigianale di alto livello. Presupposto di partenza per il progetto Capo d’Opera è l’idea è di associare gusto, design e “sapienze” artigianali d’eccellenza lanciando una “caccia ai tesori” di Torino, attraverso indizi, parti-colari d’affreschi, “segni e simboli” della storia del territorio.Il progetto nasce grazie alla collaborazione di: Confartigianato Torino, Camera di Commercio di Torino e Comune di Torino, in coordinamento con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e la Fondazione CRT.L’elaborazione progettuale, coordinata dallo Studio Vassallo e condotta dall’Arch. Paolo Bovo, ha coinvolto i principali musei di Torino e le dimore sabaude, grazie anche alla spinta propul-siva del Comune di Torino, cofinanziatore del progetto.L’operazione realizzata in collaborazione con Palazzo Madama unisce all’obiettivo interno di rendere “sensibile” e partecipe dei valori territoriali la popolazione residente quello “esterno” di promuovere, nei confronti degli utenti esteri, la varietà dell’offerta culturale e turistica piemontese, offrendo manufatti

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e oggetti di valore simbolico. In quest’ottica, ogni manufatto sarà accompagnato da una “certificazione d’appartenenza” o, se si preferisce, da una “mappa” di rintracciabilità turistica.I manufatti artigianali creati in esclusiva per Palazzo Madama sono:• cofanetto in cartone con la riproduzione delle sequenze foto-grafiche dello Scalone di Palazzo Madama, della Sala Guido-bono e della Camera di Madama Reale• Notes con riproduzione di particolari di quadri appartenenti alla collezione privata di Palazzo Madama.• Segnalibro – fermacarte in metallo con riproduzione di parti-colari del Ritratto Trivulzio di Antonello da Messina (1429-1479) e della Santa Caterina di Bartolomeo Bassante (1614-1656)• Candela in cera con riproduzione a decoro su due facce piane di particolare del Cofano di Guala BicchieriIn quest’ottica, ogni manufatto sarà accompagnato da una “cer-tificazione d’appartenenza” o, se si preferisce, da una “mappa” di rintracciabilità turistica.Non i soliti oggetti per turisti ma Souvenir di altissimo livello qualitativo, nati dal genio degli artigiani piemontesi. Un modo per rivendicare l’eccellenza dell’artigianato regionale e pro-muoverne la valorizzazione culturale nel mondo.http://www.palazzomadamatorino.it/home.php

progetto museomuseodi Artex, regione toscana http://www.museomuseo.itMuseomuseo è una collezione di 500 oggetti ispirati al patri-monio artistico fiorentino, realizzati da aziende artigiane toscane. La collezione è destinata alla commercializzazione nei punti vendita museali.L’iniziativa ha il duplice scopo di facilitare la fruizione del patri-monio dei musei e di valorizzare la produzione dell’artigianato artistico.

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La collezione vuole contribuire a valorizzare il ruolo dell’artigianato toscano, chiamandolo a confrontarsi con i maestri del passato. Gli artigiani hanno realizzato oggetti d’uso come quelli riprodotti dai grandi artisti nelle loro opere: gioielli o oggetti d’uso comune come bicchieri, alzate, piatti, tovagliette e scatole che venivano usati normalmente. Tutta la collezione è costituita da tre grandi categorie: Complementi di Arredo, Accessori Moda, Oggettistica. Ognuna di queste si articola nelle materie tipiche dell’artigianato toscano: legno, cristallo, vetro, ceramica, marmo, commesso di pietre dure, metallo, oro, argento, tessuto.Il caso del progetto Museomuseo offre uno dei pochi esempi italiani di negozi di oggettistica d’ispirazione museale esterni ai musei, nato peraltro con un brand distinto da quello dei musei di riferimento: l’Art Store “Mandragora Museomuseo”, nel centro di Firenze. I rischi di questa operazione sono, in parte, legati agli stessi fattori che condizionano gli andamenti del negozio mu-seale: ubicazione, visibilità, progettazione degli spazi. L’assenza di un brand museale indebolisce, d’altronde, il legame diretto con il museo e la sua aura, legame che nel negozio museale è dato dalla consequenzialità tra visita e acquisto.ArtStore mandragorahttp://www.artstoremandragora.com/index.php?&lang=enSituated in the very heart of Florence, ArtStore came into being in 2000. The shop is continually developing as the policy is to provide high visibility to the varied crafts sector, which all too often feels overshadowed by Florence’s wealth of historic arts.The gallery is arranged in various sections where small displays highlight not only the character, style and creativity of each craftsman, but also the range of materials (silver, silk, gold, ceramics, paper, glass, leather, alabaster) and the technique used. The items exhibited represent many different styles, but the underlying factor that provides a common theme is the retrieval of timeless techniques, often handled with the flair

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of a designer. The wide range of articles is constantly changed and renewed. Often entirely original and unique, the items recall classical models - both Etruscan and Roman - or are quite simply inspired by works of art which are rooted in the history and civilization which is our inheritance.Our staff is available to help you while browsing or to advise you in choosing a suitable present – and the gift wrapping will make it quite unforgettable.Art Store also intends to house thematic and temporary exhibi-tions providing an opportunity to view the wealth of Italian tal-ent. As part of this project, events will be organized to discuss writing, painting, book binding and sculpture, and meetings will be arranged for an exchange of ideas, passions, sugges-tions and requests.

Sistema museo bookshop http://www.sistemamuseo.it/pagine.php?uid=3Sistema Museo è un mondo di libri, oggetti e ricordi.Per arricchire il piacere della visita, per portare con sé un pezzo del tempo trascorso nel museo e delle emozioni vissute, per un regalo originale, gli spazi gestiti da Sistema Museo offrono ai visitatori una vasta scelta di pubblicazioni e oggetti d’arte.Non si tratta di semplici librerie dove acquistare pubblicazioni riguardanti la collezione del museo, ma di punti vendita che ar-ricchiscono la visita con l’esperienza dello shopping, attraverso un ampio assortimento di prodotti, con una specializzazione nei settori della storia dell’arte e del turismo, dell’editoria per bambini, della cartotecnica, della produzione artigianale ed artistica locale.Particolare spazio è dedicato ai prodotti collegati alla struttura museale ed alle sue collezioni, al contesto territoriale, alla storia locale e alle tradizioni che la contraddistinguono, comprenden-do anche oggetti realizzati “ad hoc”, per promuovere e valoriz-zare le ricchezze artistiche territoriali.

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Attività promozionali sono progettate periodicamente per i visitatori, per puntare l’attenzione su alcuni prodotti o offrire occasioni di acquisto particolarmente convenienti.Nei bookshop e artshop di Sistema Museo è possibile scegliere tra:Editoria- cataloghi scientifici dei musei civici e regionali- guide brevi appositamente redatte per i musei di nostra gestione- monografie tematiche di carattere storico e artistico- editoria turistica sulle città e sulle regioni in cui si trovano i musei- testi di storia, tradizioni e cultura locale- pubblicazioni per bambini e per il mondo della scuola- traduzioni e testi in lingua stranieraMerchandising museale- cartoline e poster- oggettistica- cartotecnica- prodotti di alto artigianato artistico- riproduzioni artistiche- gadget e oggetti ricordo dedicati- giochi educativi

Linearia store di gruppo LEM http://www.lemartgroup.it/linearia_ita.aspLEM Art Group ha licenza esclusiva in Italia per la vendita dei prodotti del British Museum di Londra e del Moma di New York. Presso i punti vendita Linearia è possibile trovare oggetti di de-sign e articoli da regalo di vario tipo: dall’arredamento al tempo libero e agli accessori.LEM Corporate è la divisione di LEM Art Group dedicata alle aziende: l’arte diventa elemento di comunicazione di impresa

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per la definizione di una precisa Corporate Identity.- Prodotti “ad hoc”Tutti i prodotti di catalogo LEM Art possono essere personaliz-zati abbinando il logo della propria azienda all’immagine d’arte, che attribuisce un valore aggiunto di qualità, stile e innovazi-one aumentando la visibilità del proprio brand.- Progetti di comunicazione tailor made”LEM Corporate fornisce una consulenza personalizzata per ogni tipo di progetto promozionale, attraverso la realizzazione di articoli di merchandising dedicato e regalistica aziendale esclusiva.- Progetti di allestimento di interniLEM Corporate propone un servizio di arredamento di ambienti attraverso la realizzazione di manifesti e stampe incorniciate di autori classici, moderni e contemporanei.

Art book concept store (via ventura milano) www.artbookmilano.it

Bookstore Triennale SkiràIl Bookstore Triennale, realizzato nell’antica sala dell’Impluvium, è una moderna libreria che offre una vasta selezione di volumi dedicati all’architettura, al design, all’arte moderna e contem-poranea, con un’attenzione particolare alle nuove correnti artistiche e alle ultime tendenze.Nel corso degli anni, il Bookstore è diventato un punto di riferimento per studenti, architetti, designer e chiunque voglia approfondire le tematiche della “cultura del progetto”.Gestito da Skira, marchio leader in Italia e all’estero nel campo dell’editoria artistica, il Bookstore offre inoltre un’ampia scelta di riviste di settore italiane e straniere, originali oggetti di mer-chandising e iniziative speciali per i titolari della carta T-friends.Il Bookstore è uno spazio informale, composto da esclusivi elementi d’arredo disegnati da Michele De Lucchi e caratteriz-

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zato da una serie di ampi tavoli su cui sono esposti i volumi. Un luogo aperto, dove il pubblico può liberamente entrare, leggere e conversare; un ambiente affascinante, dove perdersi tra migliaia di immagini e milioni di parole.

Concorso DABxGAI - Design per Artshop e Bookshop di Gio-vani artisti italiani di comune e galleria civica di Modena http://www.comune.modena.it/gioarte/concorsi/DAB/frame-set01.htm Un concorso che vuole promuovere la progettazione e produzi-one di oggetti di design e “d’artista”, da parte di giovani artisti edesigner italiani, da destinare alla commercializzazione negli artshop e bookshop dei musei del nostro paese.Si tratta di un settore poco “espolorato”, in grado di offrire op-portunità ai giovani che operano nel campo dell’arte, delde-sign, dell’artigianato artistico. DAB ha l’obiettivo di mettere in relazione queste due componenti; di creare cioè delle vetrine per la presentazione dei prototipirealizzati da giovani autori e di coinvolgere aziende attive nel settore del prodotto museale, oltre alle tre che già collaborano alprogetto: GiGi Medici di Sas-suolo e Missatake di Treviso, per la loro successiva produzione e commercializzazione.Il percorso del progetto prevede una prima selezione di proto-tipi che saranno oggetto di una mostra e della pubblicazione di uncatalogo, l’individuazione, tra questi, ad opera delle aziende, di un nucleo di progetti che saranno prodotti entrando a far parte della Linea per il merchandising museale DabxGAI, linea commercializzata presso i musei italiani.

Design museum shop http://designmuseumshop.com/catalogueThe Design Museum Shop offers exclusive items from all our exhibitions as well as a great range of design books, products

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and gifts. The Design Museum Shop’s mission: celebrate good and intelligent design.Over two decades, the Shop has evolved from a small outlet selling postcards and a handful of products into a destination store for design conscious visitors from all over the world. As you will see from our site, we sell a broad and inspired range of the latest design products and books.

musei: dall’italia all’estero

National Gallery on line shophttp://www.nationalgallery.co.uk/shop/default.asp

Moma on line shophttp://www.momastore.org

British museum on line gift shophttp://www.britishmuseumshoponline.org/icat/shoponline

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artigianato design

riferimento al patrimonio culturale

nessun riferimento al patrimonio culturale

buon ricordo

artigianato artistico civita

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l’agenda

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l’agenda

Lancio/27 aprileAvvio della ricerca meta progettuale (in gruppi) su:a. azienda / second hand sources (desk and web research): brand extention, brand value, target, tipologie merceologiche, tec-nologie produttive e materiali...b. museo/ first hand sources (visita): collezioni, spazi dell’esperienza di consumo culturale; strategie e assortimento di merchandising (ampiezza, coerenza, profondità )

1° g/4 maggiopresentazione meta design researchpresentazione brief e casi studiocollective brainstormingdivisione in gruppi di lavoro (max 4 p/gruppo)

2° g/5 maggioLavoro di gruppo/revisioni/1° step di consegnaOutput atteso: concepts design poster (mappa concettuale ipotesi progettuale con schizzi; selezione del concept definitivo)

3°g/6 maggiolavoro di gruppo/revisioniOutput atteso: definizione specifiche del concept: target, materiali, configurazione formale, componenti, sistema prodotto-comunica-zione correlato

4°g/7 maggiolavoro di gruppo revisioneOutput atteso: modellazione, prototipazione, sintesi, elaborazione presentazione

5°g/8 maggiopresentazione elaborati e valutazione (ore 14.00)saranno presenti i responsabili comunicazione delle case museo

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aspetti didattici

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aspetti didattici

Learning outcomes1. Capacità di ricerca, analisi e sintesi metaprogettuale in un contesto di simulazione di una compressa- in termini di tempo- commessa professionale; 2. Capacità retoriche e di rappresentazione e narrazione del proprio percorso progettuale e del proprio concept di progetto3. Capacità di contestualizzare la propria cultura progettuale di product designer in un contesto di innovazione d’impresa legata alla promozione e comunicazione museale4. Capacità di sviluppo concept e prodotto (merceologie, mate-riali e componenti)

Modalità di valutazioneFasi oggetto di valutazione e loro peso e criteri0. ricerca metaprogettuale: 20%(ricchezza e sintesi infomativa, capacità di organizzazione dei contenuti e uso strumentale) 1. concept design e ideazione di prodotto: 30%(originalità, sostenibilità, capacità di visualizzazione)2. sviluppo prodotto: 20%(qualità, estetica, innovazione tipologica e merceologica)3. concept sviluppo sistema-prodotto: 20%(coerenza, riconoscibilità, sostenibilità, implementabilità)4. presentazione del progetto e del processo progettuale: 10%(chiarezza e qualità della presentazione-dallo sketching alla eventuale prototipazione e modellazione 3D- con format 20x20 Pecha Kucha)

Output e risultati attesi1. ricerca metaprogettuale schede A4 azienda & museo (secondo format forniti)

2. Concept design posterVisualizzazione sottoforma di mappa concettuale-1 tavola A3-

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della metafora progettuale adottata dal progetto con primi schizzi di configurazione formale

3. modellazione e sviluppo della proposta progettualeReport sintetico A4 (in formato libero)Tavole A3 esplicative (in composizione grafica libera)

4. presentazione multimedialePecha Kucha format (20x20)

Format ricerca metaprogettualeOgni gruppo deve analizzare almeno 1 azienda e 1 museo. L’analisi deve concludersi con delle prime ipotesi di possibili traiettorie di innovazione.Questi materiali saranno poi condivisi in aula e resi disponibili e scaricabili per tutti gli studenti attraverso il sito del corso, at-tuando una modalità di knowledge sharing.

A. Scheda analisi aziendadescrizione, in formato A4 con schemi e immagini, compren-dente le seguenti voci:

CONTESTO1. identità e storia dell’azienda2. modello organizzativo e produttivo3. know-how, capacità tecnologiche4. risorse umane ed economiche

SISTEMA PRODOTTO5. tipologia di prodotto/materiali6. portfolio prodotti7. target8. sistema logistico-distributivo

1.Il Pecha Kucha è stato inventato a Tokyo nel 2003 da Astrid Klein e Mark Dytham della Klein-Dytham Architec-ture come serata evento nelle quali diversi de-signer presentano i pro-pri lavori usando il “for-mat 20x20”. Nella lingua giapponese Pecha Kucha è l’equivalente onomatopeico del ter-mine inglese chit-chat, ovvero chiacchiera. Il format 20x20 implica che i relatori hanno a disposizione 20 secondi per ognuna delle 20 slide che illustrano il progetto, con un tempo totale concesso quindi di 6 minuti e 40 secondi.

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TRAIETTORIE DI INNOVAZIONE9. orientamento strategico10. potenzialità di brand extention11. innovazione merceologica e tipologica

B. Scheda analisi museodescrizione, in formato A4 con schemi e immagini, compren-dente le seguenti voci:

CONTESTO1. identità e storia del museo2. patrimonio culturale e collezioni

SISTEMA DI COMUNICAZIONE E MERCHANDISING3. logo, immagine coordinata4. attività promozionali5. descrizione bookshop/giftshop (ubicazione, organizzazione e layout)6. tipologie di merchandising (ampiezza, coerenza, profondità)

TRAIETTORIE DI INNOVAZIONE7. strategie di identità del museo e valorizzazione delle colle-zioni8. potenzialità di rinnovamento e innovazione del merchandi-sing (tipologie, target)

tutte le info sul corso sono sulla bacheca del sito di facoltà www.design.polimi.it e su www.designview.wordpress.com

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cv dei docenti

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cv dei docenti

Eleonora LupoDesigner e dottore di ricerca in disegno industriale, dal 2008 è ricercatore presso il dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, dove si occupa di processi, strategie, metodologie e tecniche di design per la valorizzazione di beni e sistemi cul-turali, territoriali e ambientali e di beni e saperi immateriali. Su questi temi ha partecipato a diversi progetti di ricerca, nazionali ed internazionali, finanziati da enti pubblici e privati. E’ visiting lecturer presso la School of Design, Hong Kong Polytechnic University.

Pierfrancesco Arnone Si laurea in Architettura presso l’Università di Palermo.Dal 1998 si dedica quasi esclusivamente all’industrial design ed all’interior design ricercando un connubio tra materiali primari e lavorati, per dare armonia alle forme, identificandole in elementi d’uso quotidiano e ricercando nei metodi di riciclo, i materiali di scarto da applicare al design. Nel 2004 fonda il suo studio a Bagheria (PA), dove vive e dove progetta i suoi lavori, che vengono commissionati da aziende internazionali.La sua attività riguarda:-industrial design, progetta dal complemento d’arredo all’illuminazione, dalla pavimentazione al mobile e collabora con diverse aziende note a livello nazionale ed internazionale come Mandelli, Francolight, Fogazza, Waterjet G&G per la quale segue anche la direzione artistica. -interior design soprattutto nel settore retail e shopfitting, comprendente la progettazione e la ristrutturazione di locali pubblici e privati.Ha partecipato a numerose fiere e mostre in qualità di esposi-tore, fra tutte il Salone Satellite ed il Sasmil Satellite, presso il Salone del Mobile di Milano, lo spazio AMI presso lo SMI (Zu-rigo), e il Fair Tales di Kortrijk (Belgio).

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bibliografia

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bibliografia

Canestrini D., Trofei di viaggio: per un antrolopogia dei souvenir, Bollati Boringhieri, 2001Carmagnola F., Ferraresi M., Merci di culto. Ipermerce e società mediale, Castelvecchi, 1999Celaschi F., Deserti A., Design e innovazione. Strumenti e pratiche per la ricerca applicata, Carocci, 2007De Biase F., L’arte dello spettatore. Il pubblico della cultura tra bisogni, consumi e tendenze, FrancoAngeli, 2008 Dorfles G., Il feticcio quotidiano, Feltrinelli, 1988Dorfles G., Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto, Mazzotta, 1990 (1° edizione 1968)Fagnoni F., “La valorizzazione di beni culturali, pratiche opera-tive e campi d’azione del design. Brand, servizi aggiuntivi, merchandising, funzioni educazionali”, in Maffei S., Parente M., Villari B. (a cura di), SDI Design Review 03: Il design per la valo-rizzazione dei beni culturali. Le premesse fondative della ricerca d.Cult, 2006Gallucci F., Poponessi M., Il marketing dei luoghi e delle emozioni, Egea, 2008 Garcin J. (a cura di), Nuovi miti d’oggi. Da Barthes alla Smart, Isbn edizioni, 2008Gerosa G., “Merchandising Museale”, in Collina C., Colombi C., Tolino, U., Merchandesign. Il progetto di identità, Maggioli,2008La Cecla F., Jet lag. Antropologia e altri disturbi da viaggio, Bollati Boringhieri 2002Lupo E., Il design per i beni culturali. Pratiche e processi innovativi di valorizzazione, FrancoAngeli, 2009Mauri C., Cirrincione A., Shopping nei musei. Emozioni e acquisti nei museum shop, FrancoAngeli, 2006Pezzini I., Cervelli P. (a cura di), Scene del consumo: dallo shop-ping al museo, Meltemi, 2006Polveroni A., This is contemporary! Come cambiano i musei d’arte contemporanea, FrancoAngeli, 2007Severino F. (a cura di), Comunicare la cultura, FrancoAngeli, 2007

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gli studenti

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gli studenti

ALESSIO MONZANIPIERANGELO MORANDIMATTEO MORET BENEDETTA MORUCCICHIARA MOSERALMA MULLARAJROBERTO MUNERATIMARTA MUSITELLIALBERTO NEGRIRICCARDO NEGRISANDRA NEUBURGERFRANCESCOROMANO NIUTTAGENNARO NOBILEPAOLO LUIGI NOBILIVALENTINA NUCCIOMARIA OGGIONIMAURIZIO ORLANDOVALENTINA ORNAGHIMANUEL PATTARINILAURA PAVEGLIOLORENZO PAVESIFEDERICO PECORELLIEMANUELE PEREGOGIANCARLO PICCINNORICCARDO PICCOLOMARTINA PIGNATOMELIS PILAVCIGIACOMO PIOVANFEDERICO POGGIOLIRODOLFO POLENIANDREA PRENNAMATTEO PRINAANTONIO PUGLIESEMADDALENA QUARTA

MARCO RASOTTOALJOSHA RATTIGIOVANNI RECANATINICHIARA ELENA REDAELLIMARCO REDAELLIRICCARDO REFOLOSILVIA REMOTTIFRANCESCO RICCIEUGENIO RIGHINICOLA FABIO RIMOLDIANDREA RINALDIMARCO RIVANIKOLAI RIZOANDREA RIZZARDI

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“Il souvenir è un presente che giustifica l’assente” (Canestrini, 2001).

Dispensa ad uso esclusivo interno alla didattica del corso.