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. RicardoValentini ProfessorediEcologiaall8UniversitàdellaTuscia ;Ognicittadinofaccialasu eattenzioneallaspesasetti M enocarneefor- maggi,piùfrut- taeverdura.Ec- coladietache fabeneaglies- seri umani e all8ambiente. A spiegarlo è RiccardoValentini,professo- rediEcologiaall8Università della Tuscia, coordinatore delprogettoeuropeo«Su-Ea- table Life» e membro del boarddelBarillaCenterfor FoodandNutrition(Bcfn). ProfessorValentini,cos8èla doppiapiramidealimentare? «Sono due piramidi a confron- to. La prima, sul modello della dieta mediterranea, fa bene al- la salute e all8ambiente, la se- conda fa male a entrambi. So- no divise in fasce a seconda del- la quantità dei cibi inseriti nei nostri piatti. Quanto più si ec- cede in carne/pesce/formaggi e si riducono frutta/verdu- ra/cereali tanto più si danneg- giano il pianeta e il nostro orga- nismo. Se si invertono le quan- tità si tutelano entrambi per- ché diminuiscono le emissioni di gas serra che producono il ri- scaldamento globale». Qualisonolefascepiùatten- tedellapopolazione? «I dati europei mostrano che l8i- taliano adulto è meno obeso ri- spetto alla media europea. Un confronto virtuoso che pur- troppo si inverte se guardiamo ai nostri giovani. In generale, però, più che una questione anagrafica è una questione di educazione alimentare». Comebisognaintervenire? «Servono azioni concrete. Con il progetto Su-Eatable Life pun- tiamo a cambiare le abitudini alimentari della popolazione in luoghi nevralgici, e cioè mense scolastiche e di lavoro. L8importante è costruire menu sostenibili e non criminalizza- re il singolo piatto. Non c8è bi- sogno di eliminare la carne ros- sa, per capirci, basta passare da un menu carnivoro 7 giorni su 7 a uno che la preveda solo 2 giorni per ridurre del 30% le emissioni di gas serra». Chiècoinvoltonelprogetto? «Tutti. I dati dicono che nel 2050 l880% della popolazione mondiale vivrà nelle città. E al- lora bisogna intanto agire con gli enti locali, perché abbiano delle food policy sostenibili. Come Milano, un esempio a li- vello europeo: premia le men- se che offrono cibo che fa bene a noi e all8ambiente. E poi gli chef, perché rendano appetibi- le il cibo sostenibile». Poic8èiltemadellospreco. «Assolutamente sì. Qui ogni cittadino è chiamato a fare la sua parte. Nel mond enorme spreco di cibo si di materie prime, man la catena del fredd viene raccolto in pa riora. Nei Paesi più sv invece viene buttat spesa settimanale e ciò che eccede. È un t oltre che ambienta può buttare il cibo q gente che muore di fa ti mostrano che il Pa spreco, se esistesse terzo in termini di emi gas serra dopo Usa e C Il cibo sostenibil più? «In parte sì. È ovvio modoro della piccol locale costi di più di tivato lontano con di pesticidi. Ma quant quel pomodoro in ter bientali? Molto di più costo che ricade su non dimentichiamoce ©RIPRODUZIONERISERVATA «N on ab- bia- mo più mol- totempo.L8umanitàhacolti- vato per decenni un8idea di sviluppo e progresso basata sullaconvinzionechelerisor- sedelpianetasianoillimitate, maesistonoampieevidenze scientifiche che dimostrano che non è così. Dobbiamo cambiare prospettiva, ragio- nareinterminiglobalieagire alivellolocale.Edobbiamo farloora.Quest8anno,allaX edizionedelForumInterna- zionale su Alimentazione e Nutrizione, abbiamo deciso dicompiereunulteriorepas- soinquestadirezione,coin- volgendotutti,dalsettorepri- vatoaicittadini,pergettarele basiversounfuturoinclusi- vo,resil ienteeprospero,che mettailcibo-nellasuadi- mensioneeconomica,socia- leeambientale-alcentro dell8agendadisviluppo».Co- sìAnnaRuggerini,direttore operativo della Fondazione Barilla,sintetizzagliobietti- videlladecimaedizionedel ForumorganizzatodallaFon- dazioneBarillaeinprogram- maoggiaMilano. Illavoroèstatoorganizzato suddividendoloinquattroses- sionitematichededicateagli strettirapportichecisonotra alimentazione,climaesalu- te;alruologiocatodall8intero settorealimentareperilrag- giungimento degli SDGs; al ruolodellenuovetecnologie digitalinelfuturodellasoste- nibilitàeall8importanzadelle comunitàindigenenelcusto- diretradizioneebiodiversità. Iprotagonisti Sulpalcosialternerannoper- sonalità della società civile, delsettoreprivato,dellaricer- caedellascienza-daErtharin CousinaHilalElver,relatore specialedelleNazioniUnite suldirittoalcibo,aDonatella Bianchi,presidenteWwfIta- liaeaJessicaFanzo,docente allaJohnsHopkinsUniversi- ty,impegnateinprimaperso- nanelraggiungimentodei17 ObiettividiSviluppoSosteni- biledell8Agenda2030. NelcorsodelForumsarà presentatolostudiodiFonda- zioneBarilla, FixingtheBusi- nessofFood:ilsettorealimen tareegliobiettividisvilupp stenibile, chelanciauna«call toaction»aileaderdelsettore alimentareindicandolepri- mequattroareediintervento, peraccelerareilprocessodi trasformazione e arrivare a unagestionesostenibiledelci- bo,dellaterra,dell8acquaede- glioceani.Laprima: vereesviluppared sostenibili.Laseco ficareprocessidip sostenibili.Laterz refilierealimenta li. La quarta: oper «goodcorporatecit IlForumsaràl8o ancheperpresent giornamento di Su-E Life,ilprogettoper emissionidicarboni pronta idrica nell versodietesosten stoprogettopart La domanda di cibo rappresenta il 26% dell'impronta ecologica globale* * Indicatore che misura il consumo di risorse naturali rispetto alla capacità della terra di rigenerarle Ogni anno sprechiamo 1/3 del cibo prodotto 1,3 miliardi di tonnellate E scegliamo troppi alimenti con una Elevata impronta ecologica Ogni anno l’Overshoot Day arriva prima NON PERDIAMO TEMPO SCEGLIAMO UNA ALIMENTAZIONE PIÙ SOSTENIBILE È il giorno in cui si esauriscono le risorse che la Terra genera in un anno 1999 2009 18/08 29/09 2019 29/07 1989 11/10 #MOVETHEDATE lo spreco di cibo +11 giorni guadagnati il consumo di carne +15 giorni guadagnati SE DIMEZZIAMO OGNI ANNO I numeri del fenomeno 90% Le persone che vivono in luoghi dove la qualità dell’aria è inferiore ai limiti fissati dall’OMS 7 milioni i morti causati da problematiche riconducibili all’inquinamento atmosferico ogni anno 24% Le emissioni di gas serra globali causate dalla produzione agricola. Più di industria (21%) e trasporti (14%) RICCARDOVALENTINI PROFESSOREDIECOLOGIA UNIVERSITÀDELLATUSCIA @123RF OGGIALFORUMORGANIZZATODAFONDAZIONEBARILLAL8APELLOAILEADERDELSETTOREALIMENTARE Pianod8azioneperi ;Digitale,comunit Cosìsicreaun8 SPECIALE CIBOENUTRIZIONE INTERVISTA/1 IlPaesedellospreco, seesistesse,sarebbe ilterzointermini diemissionidigas serradopoUsaeCina 22 SPECIALE LA STAMPA MARTEDÌ 3 DICEMBRE 2019

miliardi di tonnellate di alimenti in tutto il mondo ......attivamente i cittadini europei ad adottare un alimentazione sana e sostenibile. «L obiettivo - conclude Ruggerini - è

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Page 1: miliardi di tonnellate di alimenti in tutto il mondo ......attivamente i cittadini europei ad adottare un alimentazione sana e sostenibile. «L obiettivo - conclude Ruggerini - è

.

Riccardo Valentini Professore di Ecologia all’Università della Tuscia

“Ogni cittadino faccia la sua partee attenzione alla spesa settimanale”

Donatella Bianchi Presidente di Wwf Italia

“In agricoltura serve una rivoluzioneA farla saranno i giovani imprenditori”

Meno carne e for-maggi, più frut-ta e verdura. Ec-co la dieta che fa bene agli es-seri umani e

all’ambiente. A spiegarlo è Riccardo Valentini, professo-re di Ecologia all’Università della Tuscia, coordinatore del progetto europeo «Su-Ea-table Life» e membro del board del Barilla Center for Food and Nutrition (Bcfn).

Professor Valentini, cos’è la doppia piramide alimentare?«Sono due piramidi a confron-to. La prima, sul modello delladietamediterranea,fa bene al-la salute e all’ambiente, la se-conda fa male a entrambi. So-nodiviseinfasceasecondadel-la quantità dei cibi inseriti neinostri piatti. Quanto più si ec-cedein carne/pesce/formaggie si riducono frutta/verdu-ra/cereali tanto più si danneg-gianoilpianetaeilnostroorga-nismo. Se si invertono le quan-tità si tutelano entrambi per-ché diminuiscono le emissioni

digas serracheproduconoilri-scaldamentoglobale».Quali sono le fasce più atten-te della popolazione?«Idatieuropeimostranochel’i-talianoadultoèmenoobesori-spetto alla media europea. Unconfronto virtuoso che pur-troppo si inverte se guardiamoai nostri giovani. In generale,però, più che una questioneanagrafica è una questione dieducazionealimentare».Come bisogna intervenire?«Servono azioni concrete. ConilprogettoSu-EatableLifepun-tiamo a cambiare le abitudini

alimentari della popolazionein luoghi nevralgici, e cioèmense scolastiche e di lavoro.L’importante è costruire menusostenibili e non criminalizza-re il singolo piatto. Non c’è bi-sognodieliminarelacarneros-sa, per capirci, basta passareda un menu carnivoro 7 giornisu 7 a uno che la preveda solo2 giorni per ridurre del 30% leemissionidi gas serra».Chi è coinvolto nel progetto?«Tutti. I dati dicono che nel2050 l’80% della popolazionemondialevivrànellecittà.E al-lora bisogna intanto agire congli enti locali, perché abbianodelle food policy sostenibili.Come Milano, un esempio a li-vello europeo: premia le men-se che offrono cibo che fa benea noi e all’ambiente. E poi glichef,perché rendanoappetibi-leil cibo sostenibile».Poi c’è il tema dello spreco.«Assolutamente sì. Qui ognicittadino è chiamato a fare la

sua parte. Nel mondo c’è unenormesprecodicibo:neiPae-si di materie prime, mancandola catena del freddo, ciò cheviene raccolto in parte si dete-riora. Nei Paesi più sviluppatiinvece viene buttato. Si fa laspesasettimanale e poi si gettaciò che eccede. È un tema eticooltre che ambientale: non sipuò buttare il cibo quando c’ègente che muore di fame. I da-ti mostrano che il Paese dellospreco, se esistesse, sarebbe ilterzo in termini di emissioni digasserradopo UsaeCina».Il cibo sostenibile costa di più?«In parte sì. È ovvio che il po-modoro della piccola aziendalocale costi di più di quello col-tivato lontano con tonnellatedi pesticidi. Ma quanto costaquel pomodoro in termini am-bientali? Molto di più. Ed è uncosto che ricade su tutti noi,nondimentichiamocelo». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Il legame tra agricoltura e zootecnica, con tutte le componenti della biodiver-

sità che possiamo riassumere con il termine di “natura”, è più strategico di quanto possia-mo pensare» spiega Donatella Bianchi, presidente di Wwf Ita-lia.Perché la biodiversità è così importante per le filiere

agro-alimentari?«Tutto il settore primario dellanostra economia dipende dal-la natura e dai molti serviziecosistemici che ci garantisce.Troppo spesso ad esempio di-mentichiamo che oltre l’80%dei prodotti agricoli vegetalifondamentali per la nostra si-curezza alimentare dipendedal servizio d’impollinazionedelleapi edi altri insetti».Agricoltura e allevamento so-no però sotto accusa per esse-re tra le principali cause della perdita della biodiversità a li-vello globale. Perché?

«L’attuale modello di agricol-tura, frutto dell’ambigua “Ri-voluzione verde” basata sullachimica di sintesi e sulla mec-canizzazione spinta, ha tra-sformato i nostri campi in au-tentichefabbrichediciboema-terie prime, con effetti negati-vi sull’agroecosistema, sullaqualità delle acque superficia-li e sotterranee e, soprattutto,sullasalutedeicittadini.L’agri-coltura, attraverso l’utilizzoelevato di pesticidi e la sempli-ficazione degli agroecosiste-mi, costituisce oggi in Europail principale fattore di minac-

cia alla biodiversità. Molte ri-cerche lo confermano: questomodello non è più sostenibiledal punto di vista ambientale,socialeedeconomico».Perché ultimamente si parla di Green New Deal?«Si parla di un Green NewDeal perché è necessaria unarivoluzione copernicana neglistili di vita, nei modelli di con-sumo e nei modelli produttivichenonconsumi ilcapitalena-turale che è alla base del no-stro benessere. Sia la Commis-sione europea che il Governoitalianohannomesso alcentrodei loro programmi il GreenNew Deal per l’economia. NoidelWwfalivello internaziona-le abbiamo lanciato la sfidadel «New Deal for Nature andPeople» che chiede agli Statiun accordo vincolante, conobiettivi concreti, per salvarela biodiversità sul modello diquellosottoscrittoaParigicon-troicambiamenti climatici».

La cultura rurale millenaria che ruolo ha in questa «transi-zione ecologica»?«L’agricoltura italiana, daitempi dei Romani, è rimastasostanzialmente inalterata fi-noallametàdell’800.Conlari-voluzione industriale e l’intro-duzione della chimica di sinte-si,ha poisubito una trasforma-zione radicale. Oggi la culturacontadina ha riconquistatounasua dignitàe molti giovaniche diventano imprenditoriagricolisono dei“nativi digita-li”, spesso laureati e apertiall’innovazione. Questi giova-nihannolasensibilitànecessa-ria per recuperare i valori anti-chi e le buone pratiche per lacura del suolo e la gestione delpaesaggio, ma, al contempo,sanno coniugare tutto ciò conla modernità delle nuove tec-nologiee dellaricerca scientifi-ca in una sintesi perfetta che sichiama“agroecologia”». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Si parla molto di so-stenibi-lità e di tutela

dell’ambiente a livello globale, eppure non sempre questi con-cetti vengono associati all’ali-mentazione. Invece, la doman-da di cibo rappresenta il 26% dell’impronta ecologica globa-le, come a dire 1/4 delle risor-se naturali che la terra è in gra-do di rigenerare ogni anno.

Nonostante questo grande sacrificio che chiediamo al pia-neta, ogni anno 1/3 del cibo che produciamo, pari a 1,3 mi-

liardi di tonnellate di alimenti, finisce sprecato o gettato. Solo in Italia, ognuno di noi butta via 65 kg/anno di alimenti: un’enormità. Parliamo di una situazione che sta mettendo a rischio la vita del pianeta e che richiede, da parte di tutti, un intervento urgente per inverti-re questo trend. Dobbiamo adottare un approccio più so-stenibile nei fatti, non solo nel-le parole». Marta Antonelli, re-sponsabile del programma di ricerca di Fondazione Barilla, inquadra così il costante supe-ramento della capacità del no-stro pianeta di rigenerare le sue risorse naturali.

La data in cui questo limite immaginario viene superato si chiama Overshoot Day. A livel-lo globale è scattato il 29 luglio scorso, mentre in Europa il 10 di maggio e cinque giorni do-po in Italia. Che cosa sta succe-dendo? Come evidenziato dal Global Footprint Network - Istituto internazionale di ricer-ca, che ha ideato il metodo per calcolare il consumo delle ri-sorse attraverso l’Impronta Ecologica - attualmente utiliz-ziamo le risorse naturali ad un ritmo 1,75 volte più veloce ri-spetto alla capacità di rigenera-zione degli ecosistemi, il che equivale a dire che usiamo 1,75 pianeti Terra.

Le risorseCome se questo non bastasse, il modo in cui coltiviamo, pro-duciamo e consumiamo il ci-bo non erode solo le risorse na-turali, ma ha anche un effetto diretto sui cambiamenti cli-matici. Questo accade perché la produzione agricola impat-ta sull’ambiente, in termini di emissioni di gas serra, più dell’industria e del settore dei trasporti. E in una pericolosa concatenazione di eventi, l’in-quinamento atmosferico inci-de a sua volta sull’agricoltura,

contribuendo all’insicurezza alimentare. Se riuscissimo a interrompere questa spirale si otterrebbero benefici con-creti per tutti.

Le stime mostrano che una riduzione del 50% delle emis-sioni, in agricoltura, potrebbe-ro evitare oltre 200 mila morti all’anno in Europa, Russia, Turchia, Usa, Canada e Cina. Le soluzioni a questo parados-so passano sia da cambiamen-ti radicali nel settore agroali-mentare, ad esempio sceglien-do pratiche agricole più soste-nibili, sia su quello del consu-matore, chiamato a scegliere diete in grado di far bene sia al-la nostra salute che a quella del Pianeta. «Si parla molto di sostenibilità a livello globale, anche se purtroppo non sem-pre il concetto viene associato all’alimentazione - sottolinea Antonelli -. Invece la doman-da di cibo rappresenta il 26% dell’impronta ecologica glo-bale, questo nonostante poi ogni anno 1/3 di quel cibo fini-sca sprecata. Una situazione che sta mettendo a rischio la vita del nostro pianeta. È ur-gente adottare un approccio più sostenibile nei fatti, non solo nelle parole». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Non ab-bia-mo più mol-

to tempo. L’umanità ha colti-vato per decenni un’idea di sviluppo e progresso basata sulla convinzione che le risor-se del pianeta siano illimitate, ma esistono ampie evidenze scientifiche che dimostrano che non è così. Dobbiamo cambiare prospettiva, ragio-nare in termini globali e agire

a livello locale. E dobbiamo farlo ora. Quest’anno, alla X edizione del Forum Interna-zionale su Alimentazione e Nutrizione, abbiamo deciso di compiere un ulteriore pas-so in questa direzione, coin-volgendo tutti, dal settore pri-vato ai cittadini, per gettare le basi verso un futuro inclusi-vo, resiliente e prospero, che metta il cibo - nella sua di-mensione economica, socia-le e ambientale - al centro dell’agenda di sviluppo». Co-sì Anna Ruggerini, direttore

operativo della Fondazione Barilla, sintetizza gli obietti-vi della decima edizione del Forum organizzato dalla Fon-dazione Barilla e in program-ma oggi a Milano.

Il lavoro è stato organizzato suddividendolo in quattro ses-sioni tematiche dedicate agli stretti rapporti che ci sono tra alimentazione, clima e salu-te; al ruolo giocato dall’intero settore alimentare per il rag-giungimento degli SDGs; al ruolo delle nuove tecnologie digitali nel futuro della soste-

nibilità e all’importanza delle comunità indigene nel custo-dire tradizione e biodiversità.

I protagonistiSul palco si alterneranno per-sonalità della società civile, del settore privato, della ricer-ca e della scienza - da Ertharin Cousin a Hilal Elver, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, a Donatella Bianchi, presidente Wwf Ita-lia e a Jessica Fanzo, docente alla Johns Hopkins Universi-ty, impegnate in prima perso-

na nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sosteni-bile dell’Agenda 2030.

Nel corso del Forum sarà presentato lo studio di Fonda-zione Barilla, Fixing the Busi-ness of Food: il settore alimen-tare e gli obiettivi di sviluppo so-stenibile, che lancia una «call to action» ai leader del settore alimentare indicando le pri-me quattro aree di intervento, per accelerare il processo di trasformazione e arrivare a una gestione sostenibile del ci-bo, della terra, dell’acqua e de-

gli oceani. La prima: promuo-vere e sviluppare diete sane e sostenibili. La seconda: identi-ficare processi di produzione sostenibili. La terza: sviluppa-re filiere alimentari sostenibi-li. La quarta: operare come «good corporate citizen».

Il Forum sarà l’occasione anche per presentare un ag-giornamento di Su-Eatable Life, il progetto per ridurre le emissioni di carbonio e l’im-pronta idrica nell’Ue attra-verso diete sostenibili. Que-sto progetto parte da un dato

concreto: oggi, in Europa, il sistema alimentare è respon-sabile del 30% circa delle emissioni di gas serra e del 44% di consumo di acqua.

Cosa possiamo fare per in-vertire la rotta? Possiamo cam-biare partendo da quello che mettiamo ogni giorno nel piat-to. Il progetto, partito a settem-bre, coinvolge mense universi-tarie e aziendali in Italia e nel Regno Unito, combinando atti-vità educative e informative con l’offerta di piatti sostenibili e l’uso di una piattaforma digi-tale dedicata, per coinvolgere attivamente i cittadini europei ad adottare un’alimentazione sana e sostenibile. «L’obiettivo - conclude Ruggerini - è dimo-strare che l’adozione di queste diete può ridurre i consumi idri-ci (2 milioni di metri cubi d’ac-qua) e le emissioni di anidride carbonica (5300 tonnellate). Parleremo, inoltre, di “Digiti-sing Agrifood”, un report che mette in luce le prospettive fu-ture e le sfide insite nell’utiliz-zo dell’innovazione digitale nel settore agroalimentare e di “Italia e il Cibo” che propone un’analisi del sistema agroali-mentare italiano rispetto al rag-giungimento degli SDGs».—

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1,3miliardi di tonnellate

di alimenti in tuttoil mondo vengono

sprecati o gettati via

IN ITALIA BUTTIAMO 65 CHILI DI CIBO A TESTA

Una dieta sanasalva l’ambienteMa l’agricolturariduca le emissioni

- LA STAMPA

3 CONSIGLI DI FONDAZIONE BARILLA per salvare il pianeta quando scegliamo cosa mettere nel piatto

1

3

ACQUISTIAMO il cibo in modo intelligente, decidendo primacosa vogliamo mangiare: eviteremo lo spreco.

AUMENTIAMO il consumo di alimenti vegetali : frutta, verdura, cereali (specie integrali), frutta secca e legumi.

CONSUMIAMO con moderazione proteine animali

2

La domanda di cibo rappresentail 26%

dell'impronta ecologica globale** Indicatore che misura il consumo

di risorse naturali rispettoalla capacità della terra di rigenerarle

Ogni anno sprechiamo1/3 del cibo prodotto

1,3 miliardidi tonnellateE scegliamo troppialimenti con una

Elevata improntaecologica

Ogni anno l’Overshoot Day arriva prima

NON PERDIAMO TEMPOSCEGLIAMO UNA ALIMENTAZIONE PIÙ SOSTENIBILE

È il giorno in cui si esauriscono le risorseche la Terra genera in un anno

1999

2009

18/08

29/09

201929/07

1989

11/10 #MOVETHEDATE

lo spreco di cibo

+11giorni guadagnati

il consumo di carne

+15giorni guadagnati

SE DIMEZZIAMO

OGNI ANNO

RICORDA:I CIBI CHE FANNO BENE AL PIANETA SONO GLI STESSI CHE FANNO BENE ALLA NOSTRA SALUTE

CONSU

MO SU

GGER

ITO

IMPA

TTO

AMBIE

NTALE

Dolci

Dolci

Carne bovina

Carne bovina

Carne suinaFormaggioFormaggio

Uova

Uova

Carne avicola Carne avicolaPesce

Pesce

Biscotti

Biscotti

Latte

Latte

YogurtYogurt

Olio

Olio

Frutta secca

Frutta

Frutta secca

Pane, pasta,patate,

riso, legumiPatate

Riso

Pane

Pasta

Legumi

FruttaOrtaggi Ortaggi

ALTO

BASSO ALTO

BASSO

PIRAMIDE AMBIENTALE

PIRAMIDE ALIMENTARE

I numeri del fenomeno

Global Footprint Network,BCFN Foundation

Fonti:

90%Le persone che vivono in luoghi dovela qualità dell’aria è inferioreai limiti fissati dall’OMS

-50%Questa riduzione delle emissioni in agricoltura potrebbe evitare oltre 200 mila morti all’annoin Europa, Russia, Turchia,Stati Uniti, Canada e Cina

7 milionii morti causati da problematichericonducibili all’inquinamento atmosferico ogni anno

24%Le emissioni di gas serra globali causate dalla produzione agricola.Più di industria (21%) e trasporti (14%)

89 miliardi di dollariil beneficio economico chene trarrebbero i Paesi dell’Uese la mortalità da inquinamento atmosferico si riducesse del 18%

26%dell’impronta ecologica

globale è legata alla necessità di soddisfare

la domanda di cibo

Appuntamento a Milano

RICCARDO VALENTINIPROFESSORE DI ECOLOGIA UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA

DONATELLA BIANCHI PRESIDENTEWWF ITALIA

@123RF

OGGI AL FORUM ORGANIZZATO DA FONDAZIONE BARILLA L’APPELLO AI LEADER DEL SETTORE ALIMENTARE

Piano d’azione per il cibo sostenibile“Digitale, comunità indigene e aziendeCosì si crea un’agenda per lo sviluppo”

200.000le persone che

potrebbero essere salvate riducendo

le emissioni nei campi

SPECIALE CIBO E NUTRIZIONE SPECIALE CIBO E NUTRIZIONE

Portare il dibattito sulla sostenibi-lità alimentare e ambientale su un piano concreto con l’individuazio-ne di soluzioni alla portata di tutti: questo è l’obiettivo che si è posta la Fondazione Barilla organizzan-do la X edizione del Forum interna-zionale su alimentazione e nutri-zione, che si terrà oggi al The Mall di Milano (piazza Lina Bo Bardi). Organizzato in collaborazione con National Geographic Italia, United Nations Sustainable Develop-ment Solutions Network, Center for European Policy Studies, Co-lumbia Center for Sustainable In-vestment, Santa Chiara Lab - Uni-versity of Siena e Global Alliance for the Future of Food, il forum ve-drà la presenza di alcune delle più importanti personalità al mondo della società civile, del settore pri-vato, della ricerca e della scienza. Sul palco si alterneranno Ertharin Cousin, Hilal Elver Donatella Bian-chi e Jessica Fanzo. Per partecipare è possibile regi-strarsi al sito www.baril-lacfn.com. Si potrà anche assi-stere al forum in diretta sul sito della fondazione, su Youtube e su Twitter seguendo l’hashtag #BCFNforum o l’account ufficia-le @BarillaCFN

INTERVISTA/1

Il Paese dello spreco, se esistesse, sarebbe il terzo in termini di emissioni di gas serra dopo Usa e Cina

INTERVISTA/2

L’attuale modello non è più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico

22 SPECIALELASTAMPA MARTEDÌ 3 DICEMBRE 2019

Page 2: miliardi di tonnellate di alimenti in tutto il mondo ......attivamente i cittadini europei ad adottare un alimentazione sana e sostenibile. «L obiettivo - conclude Ruggerini - è

.

Riccardo Valentini Professore di Ecologia all’Università della Tuscia

“Ogni cittadino faccia la sua partee attenzione alla spesa settimanale”

Donatella Bianchi Presidente di Wwf Italia

“In agricoltura serve una rivoluzioneA farla saranno i giovani imprenditori”

Meno carne e for-maggi, più frut-ta e verdura. Ec-co la dieta che fa bene agli es-seri umani e

all’ambiente. A spiegarlo è Riccardo Valentini, professo-re di Ecologia all’Università della Tuscia, coordinatore del progetto europeo «Su-Ea-table Life» e membro del board del Barilla Center for Food and Nutrition (Bcfn).

Professor Valentini, cos’è la doppia piramide alimentare?«Sono due piramidi a confron-to. La prima, sul modello delladietamediterranea,fa bene al-la salute e all’ambiente, la se-conda fa male a entrambi. So-nodiviseinfasceasecondadel-la quantità dei cibi inseriti neinostri piatti. Quanto più si ec-cedein carne/pesce/formaggie si riducono frutta/verdu-ra/cereali tanto più si danneg-gianoilpianetaeilnostroorga-nismo. Se si invertono le quan-tità si tutelano entrambi per-ché diminuiscono le emissioni

digas serracheproduconoilri-scaldamentoglobale».Quali sono le fasce più atten-te della popolazione?«Idatieuropeimostranochel’i-talianoadultoèmenoobesori-spetto alla media europea. Unconfronto virtuoso che pur-troppo si inverte se guardiamoai nostri giovani. In generale,però, più che una questioneanagrafica è una questione dieducazionealimentare».Come bisogna intervenire?«Servono azioni concrete. ConilprogettoSu-EatableLifepun-tiamo a cambiare le abitudini

alimentari della popolazionein luoghi nevralgici, e cioèmense scolastiche e di lavoro.L’importante è costruire menusostenibili e non criminalizza-re il singolo piatto. Non c’è bi-sognodieliminarelacarneros-sa, per capirci, basta passareda un menu carnivoro 7 giornisu 7 a uno che la preveda solo2 giorni per ridurre del 30% leemissionidi gas serra».Chi è coinvolto nel progetto?«Tutti. I dati dicono che nel2050 l’80% della popolazionemondialevivrànellecittà.E al-lora bisogna intanto agire congli enti locali, perché abbianodelle food policy sostenibili.Come Milano, un esempio a li-vello europeo: premia le men-se che offrono cibo che fa benea noi e all’ambiente. E poi glichef,perché rendanoappetibi-leil cibo sostenibile».Poi c’è il tema dello spreco.«Assolutamente sì. Qui ognicittadino è chiamato a fare la

sua parte. Nel mondo c’è unenormesprecodicibo:neiPae-si di materie prime, mancandola catena del freddo, ciò cheviene raccolto in parte si dete-riora. Nei Paesi più sviluppatiinvece viene buttato. Si fa laspesasettimanale e poi si gettaciò che eccede. È un tema eticooltre che ambientale: non sipuò buttare il cibo quando c’ègente che muore di fame. I da-ti mostrano che il Paese dellospreco, se esistesse, sarebbe ilterzo in termini di emissioni digasserradopo UsaeCina».Il cibo sostenibile costa di più?«In parte sì. È ovvio che il po-modoro della piccola aziendalocale costi di più di quello col-tivato lontano con tonnellatedi pesticidi. Ma quanto costaquel pomodoro in termini am-bientali? Molto di più. Ed è uncosto che ricade su tutti noi,nondimentichiamocelo». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Il legame tra agricoltura e zootecnica, con tutte le componenti della biodiver-

sità che possiamo riassumere con il termine di “natura”, è più strategico di quanto possia-mo pensare» spiega Donatella Bianchi, presidente di Wwf Ita-lia.Perché la biodiversità è così importante per le filiere

agro-alimentari?«Tutto il settore primario dellanostra economia dipende dal-la natura e dai molti serviziecosistemici che ci garantisce.Troppo spesso ad esempio di-mentichiamo che oltre l’80%dei prodotti agricoli vegetalifondamentali per la nostra si-curezza alimentare dipendedal servizio d’impollinazionedelleapi edi altri insetti».Agricoltura e allevamento so-no però sotto accusa per esse-re tra le principali cause della perdita della biodiversità a li-vello globale. Perché?

«L’attuale modello di agricol-tura, frutto dell’ambigua “Ri-voluzione verde” basata sullachimica di sintesi e sulla mec-canizzazione spinta, ha tra-sformato i nostri campi in au-tentichefabbrichediciboema-terie prime, con effetti negati-vi sull’agroecosistema, sullaqualità delle acque superficia-li e sotterranee e, soprattutto,sullasalutedeicittadini.L’agri-coltura, attraverso l’utilizzoelevato di pesticidi e la sempli-ficazione degli agroecosiste-mi, costituisce oggi in Europail principale fattore di minac-

cia alla biodiversità. Molte ri-cerche lo confermano: questomodello non è più sostenibiledal punto di vista ambientale,socialeedeconomico».Perché ultimamente si parla di Green New Deal?«Si parla di un Green NewDeal perché è necessaria unarivoluzione copernicana neglistili di vita, nei modelli di con-sumo e nei modelli produttivichenonconsumi ilcapitalena-turale che è alla base del no-stro benessere. Sia la Commis-sione europea che il Governoitalianohannomesso alcentrodei loro programmi il GreenNew Deal per l’economia. NoidelWwfalivello internaziona-le abbiamo lanciato la sfidadel «New Deal for Nature andPeople» che chiede agli Statiun accordo vincolante, conobiettivi concreti, per salvarela biodiversità sul modello diquellosottoscrittoaParigicon-troicambiamenti climatici».

La cultura rurale millenaria che ruolo ha in questa «transi-zione ecologica»?«L’agricoltura italiana, daitempi dei Romani, è rimastasostanzialmente inalterata fi-noallametàdell’800.Conlari-voluzione industriale e l’intro-duzione della chimica di sinte-si,ha poisubito una trasforma-zione radicale. Oggi la culturacontadina ha riconquistatounasua dignitàe molti giovaniche diventano imprenditoriagricolisono dei“nativi digita-li”, spesso laureati e apertiall’innovazione. Questi giova-nihannolasensibilitànecessa-ria per recuperare i valori anti-chi e le buone pratiche per lacura del suolo e la gestione delpaesaggio, ma, al contempo,sanno coniugare tutto ciò conla modernità delle nuove tec-nologiee dellaricerca scientifi-ca in una sintesi perfetta che sichiama“agroecologia”». —

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«Si parla molto di so-stenibi-lità e di tutela

dell’ambiente a livello globale, eppure non sempre questi con-cetti vengono associati all’ali-mentazione. Invece, la doman-da di cibo rappresenta il 26% dell’impronta ecologica globa-le, come a dire 1/4 delle risor-se naturali che la terra è in gra-do di rigenerare ogni anno.

Nonostante questo grande sacrificio che chiediamo al pia-neta, ogni anno 1/3 del cibo che produciamo, pari a 1,3 mi-

liardi di tonnellate di alimenti, finisce sprecato o gettato. Solo in Italia, ognuno di noi butta via 65 kg/anno di alimenti: un’enormità. Parliamo di una situazione che sta mettendo a rischio la vita del pianeta e che richiede, da parte di tutti, un intervento urgente per inverti-re questo trend. Dobbiamo adottare un approccio più so-stenibile nei fatti, non solo nel-le parole». Marta Antonelli, re-sponsabile del programma di ricerca di Fondazione Barilla, inquadra così il costante supe-ramento della capacità del no-stro pianeta di rigenerare le sue risorse naturali.

La data in cui questo limite immaginario viene superato si chiama Overshoot Day. A livel-lo globale è scattato il 29 luglio scorso, mentre in Europa il 10 di maggio e cinque giorni do-po in Italia. Che cosa sta succe-dendo? Come evidenziato dal Global Footprint Network - Istituto internazionale di ricer-ca, che ha ideato il metodo per calcolare il consumo delle ri-sorse attraverso l’Impronta Ecologica - attualmente utiliz-ziamo le risorse naturali ad un ritmo 1,75 volte più veloce ri-spetto alla capacità di rigenera-zione degli ecosistemi, il che equivale a dire che usiamo 1,75 pianeti Terra.

Le risorseCome se questo non bastasse, il modo in cui coltiviamo, pro-duciamo e consumiamo il ci-bo non erode solo le risorse na-turali, ma ha anche un effetto diretto sui cambiamenti cli-matici. Questo accade perché la produzione agricola impat-ta sull’ambiente, in termini di emissioni di gas serra, più dell’industria e del settore dei trasporti. E in una pericolosa concatenazione di eventi, l’in-quinamento atmosferico inci-de a sua volta sull’agricoltura,

contribuendo all’insicurezza alimentare. Se riuscissimo a interrompere questa spirale si otterrebbero benefici con-creti per tutti.

Le stime mostrano che una riduzione del 50% delle emis-sioni, in agricoltura, potrebbe-ro evitare oltre 200 mila morti all’anno in Europa, Russia, Turchia, Usa, Canada e Cina. Le soluzioni a questo parados-so passano sia da cambiamen-ti radicali nel settore agroali-mentare, ad esempio sceglien-do pratiche agricole più soste-nibili, sia su quello del consu-matore, chiamato a scegliere diete in grado di far bene sia al-la nostra salute che a quella del Pianeta. «Si parla molto di sostenibilità a livello globale, anche se purtroppo non sem-pre il concetto viene associato all’alimentazione - sottolinea Antonelli -. Invece la doman-da di cibo rappresenta il 26% dell’impronta ecologica glo-bale, questo nonostante poi ogni anno 1/3 di quel cibo fini-sca sprecata. Una situazione che sta mettendo a rischio la vita del nostro pianeta. È ur-gente adottare un approccio più sostenibile nei fatti, non solo nelle parole». —

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«Non ab-bia-mo più mol-

to tempo. L’umanità ha colti-vato per decenni un’idea di sviluppo e progresso basata sulla convinzione che le risor-se del pianeta siano illimitate, ma esistono ampie evidenze scientifiche che dimostrano che non è così. Dobbiamo cambiare prospettiva, ragio-nare in termini globali e agire

a livello locale. E dobbiamo farlo ora. Quest’anno, alla X edizione del Forum Interna-zionale su Alimentazione e Nutrizione, abbiamo deciso di compiere un ulteriore pas-so in questa direzione, coin-volgendo tutti, dal settore pri-vato ai cittadini, per gettare le basi verso un futuro inclusi-vo, resiliente e prospero, che metta il cibo - nella sua di-mensione economica, socia-le e ambientale - al centro dell’agenda di sviluppo». Co-sì Anna Ruggerini, direttore

operativo della Fondazione Barilla, sintetizza gli obietti-vi della decima edizione del Forum organizzato dalla Fon-dazione Barilla e in program-ma oggi a Milano.

Il lavoro è stato organizzato suddividendolo in quattro ses-sioni tematiche dedicate agli stretti rapporti che ci sono tra alimentazione, clima e salu-te; al ruolo giocato dall’intero settore alimentare per il rag-giungimento degli SDGs; al ruolo delle nuove tecnologie digitali nel futuro della soste-

nibilità e all’importanza delle comunità indigene nel custo-dire tradizione e biodiversità.

I protagonistiSul palco si alterneranno per-sonalità della società civile, del settore privato, della ricer-ca e della scienza - da Ertharin Cousin a Hilal Elver, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, a Donatella Bianchi, presidente Wwf Ita-lia e a Jessica Fanzo, docente alla Johns Hopkins Universi-ty, impegnate in prima perso-

na nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sosteni-bile dell’Agenda 2030.

Nel corso del Forum sarà presentato lo studio di Fonda-zione Barilla, Fixing the Busi-ness of Food: il settore alimen-tare e gli obiettivi di sviluppo so-stenibile, che lancia una «call to action» ai leader del settore alimentare indicando le pri-me quattro aree di intervento, per accelerare il processo di trasformazione e arrivare a una gestione sostenibile del ci-bo, della terra, dell’acqua e de-

gli oceani. La prima: promuo-vere e sviluppare diete sane e sostenibili. La seconda: identi-ficare processi di produzione sostenibili. La terza: sviluppa-re filiere alimentari sostenibi-li. La quarta: operare come «good corporate citizen».

Il Forum sarà l’occasione anche per presentare un ag-giornamento di Su-Eatable Life, il progetto per ridurre le emissioni di carbonio e l’im-pronta idrica nell’Ue attra-verso diete sostenibili. Que-sto progetto parte da un dato

concreto: oggi, in Europa, il sistema alimentare è respon-sabile del 30% circa delle emissioni di gas serra e del 44% di consumo di acqua.

Cosa possiamo fare per in-vertire la rotta? Possiamo cam-biare partendo da quello che mettiamo ogni giorno nel piat-to. Il progetto, partito a settem-bre, coinvolge mense universi-tarie e aziendali in Italia e nel Regno Unito, combinando atti-vità educative e informative con l’offerta di piatti sostenibili e l’uso di una piattaforma digi-tale dedicata, per coinvolgere attivamente i cittadini europei ad adottare un’alimentazione sana e sostenibile. «L’obiettivo - conclude Ruggerini - è dimo-strare che l’adozione di queste diete può ridurre i consumi idri-ci (2 milioni di metri cubi d’ac-qua) e le emissioni di anidride carbonica (5300 tonnellate). Parleremo, inoltre, di “Digiti-sing Agrifood”, un report che mette in luce le prospettive fu-ture e le sfide insite nell’utiliz-zo dell’innovazione digitale nel settore agroalimentare e di “Italia e il Cibo” che propone un’analisi del sistema agroali-mentare italiano rispetto al rag-giungimento degli SDGs».—

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1,3miliardi di tonnellate

di alimenti in tuttoil mondo vengono

sprecati o gettati via

IN ITALIA BUTTIAMO 65 CHILI DI CIBO A TESTA

Una dieta sanasalva l’ambienteMa l’agricolturariduca le emissioni

- LA STAMPA

3 CONSIGLI DI FONDAZIONE BARILLA per salvare il pianeta quando scegliamo cosa mettere nel piatto

1

3

ACQUISTIAMO il cibo in modo intelligente, decidendo primacosa vogliamo mangiare: eviteremo lo spreco.

AUMENTIAMO il consumo di alimenti vegetali : frutta, verdura, cereali (specie integrali), frutta secca e legumi.

CONSUMIAMO con moderazione proteine animali

2

La domanda di cibo rappresentail 26%

dell'impronta ecologica globale** Indicatore che misura il consumo

di risorse naturali rispettoalla capacità della terra di rigenerarle

Ogni anno sprechiamo1/3 del cibo prodotto

1,3 miliardidi tonnellateE scegliamo troppialimenti con una

Elevata improntaecologica

Ogni anno l’Overshoot Day arriva prima

NON PERDIAMO TEMPOSCEGLIAMO UNA ALIMENTAZIONE PIÙ SOSTENIBILE

È il giorno in cui si esauriscono le risorseche la Terra genera in un anno

1999

2009

18/08

29/09

201929/07

1989

11/10 #MOVETHEDATE

lo spreco di cibo

+11giorni guadagnati

il consumo di carne

+15giorni guadagnati

SE DIMEZZIAMO

OGNI ANNO

RICORDA:I CIBI CHE FANNO BENE AL PIANETA SONO GLI STESSI CHE FANNO BENE ALLA NOSTRA SALUTE

CONSU

MO SU

GGER

ITO

IMPA

TTO

AMBIE

NTALE

Dolci

Dolci

Carne bovina

Carne bovina

Carne suinaFormaggioFormaggio

Uova

Uova

Carne avicola Carne avicolaPesce

Pesce

Biscotti

Biscotti

Latte

Latte

YogurtYogurt

Olio

Olio

Frutta secca

Frutta

Frutta secca

Pane, pasta,patate,

riso, legumiPatate

Riso

Pane

Pasta

Legumi

FruttaOrtaggi Ortaggi

ALTO

BASSO ALTO

BASSO

PIRAMIDE AMBIENTALE

PIRAMIDE ALIMENTARE

I numeri del fenomeno

Global Footprint Network,BCFN Foundation

Fonti:

90%Le persone che vivono in luoghi dovela qualità dell’aria è inferioreai limiti fissati dall’OMS

-50%Questa riduzione delle emissioni in agricoltura potrebbe evitare oltre 200 mila morti all’annoin Europa, Russia, Turchia,Stati Uniti, Canada e Cina

7 milionii morti causati da problematichericonducibili all’inquinamento atmosferico ogni anno

24%Le emissioni di gas serra globali causate dalla produzione agricola.Più di industria (21%) e trasporti (14%)

89 miliardi di dollariil beneficio economico chene trarrebbero i Paesi dell’Uese la mortalità da inquinamento atmosferico si riducesse del 18%

26%dell’impronta ecologica

globale è legata alla necessità di soddisfare

la domanda di cibo

Appuntamento a Milano

RICCARDO VALENTINIPROFESSORE DI ECOLOGIA UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA

DONATELLA BIANCHI PRESIDENTEWWF ITALIA

@123RF

OGGI AL FORUM ORGANIZZATO DA FONDAZIONE BARILLA L’APPELLO AI LEADER DEL SETTORE ALIMENTARE

Piano d’azione per il cibo sostenibile“Digitale, comunità indigene e aziendeCosì si crea un’agenda per lo sviluppo”

200.000le persone che

potrebbero essere salvate riducendo

le emissioni nei campi

SPECIALE CIBO E NUTRIZIONE SPECIALE CIBO E NUTRIZIONE

Portare il dibattito sulla sostenibi-lità alimentare e ambientale su un piano concreto con l’individuazio-ne di soluzioni alla portata di tutti: questo è l’obiettivo che si è posta la Fondazione Barilla organizzan-do la X edizione del Forum interna-zionale su alimentazione e nutri-zione, che si terrà oggi al The Mall di Milano (piazza Lina Bo Bardi). Organizzato in collaborazione con National Geographic Italia, United Nations Sustainable Develop-ment Solutions Network, Center for European Policy Studies, Co-lumbia Center for Sustainable In-vestment, Santa Chiara Lab - Uni-versity of Siena e Global Alliance for the Future of Food, il forum ve-drà la presenza di alcune delle più importanti personalità al mondo della società civile, del settore pri-vato, della ricerca e della scienza. Sul palco si alterneranno Ertharin Cousin, Hilal Elver Donatella Bian-chi e Jessica Fanzo. Per partecipare è possibile regi-strarsi al sito www.baril-lacfn.com. Si potrà anche assi-stere al forum in diretta sul sito della fondazione, su Youtube e su Twitter seguendo l’hashtag #BCFNforum o l’account ufficia-le @BarillaCFN

INTERVISTA/1

Il Paese dello spreco, se esistesse, sarebbe il terzo in termini di emissioni di gas serra dopo Usa e Cina

INTERVISTA/2

L’attuale modello non è più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico

MARTEDÌ 3 DICEMBRE 2019 SPECIALELASTAMPA 23