Upload
vankiet
View
215
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Modica: La Caritas per l’immigrazione. Presente il Coordinamento nazionale Il Comune darà il suo contributo ad un tema di grande attualità
Ottanta delegati da tutte le Caritas d’Italia, più una ventina di ospiti, per il Coordinamento nazionale immigrazione 2011, saranno presenti a Modica mercoledì 11 maggio alle 15,30 alla Domus S. Petri con una sessione dedicata al Mediterraneo, coordinata dal giornalista di “Avvenire” Paolo Lambruschi. L’evento è promosso da Caritas italiana insieme alle Caritas diocesane di Noto e di Ragusa. Sono previsti gli interventi di Fabrizio Maronta di LIMES, di Barbara Molinario dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, dal comandante della Capitaneria di Porto di Pozzallo Raffaele Giardina, e la testimonianza di Gabriele Del Grande, di Fortress Europe. Sempre mercoledì 11 maggio alle 21,30 nell’Atrio di Palazzo San Domenico ci sarà un momento pubblico di benvenuto promosso dall’Amministrazione comunale, con momenti artistici e musicali curati dal gruppo musicale “I malacu scenza” e dalla “Compagnia de Piccolo Teatro”. Il coordinamento proseguirà giovedì – con ospite il parroco di Lampedusa – e venerdì. Il coordinamento sarà concluso venerdì 13 alle 12 con la concelebrazione eucaristica, nella chiesa di San Pietro, presieduta dal Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò. Ai lavori parteciperà anche il direttore nazionale della Caritas, Mons. Vittorio Nozza.
Sullo sfondo sarà tenuta presente la testimonianza di Giorgio La Pira, figlio di questa terra, che invitava a guardare al Mediterraneo come luogo di incontro tra le civiltà per costruire un mondo pacificato.
“Si tratta di un evento eccezionale per Modica e per il territorio ibleo tutto,commentano il Sindaco e l’assessore ai Servizi Sociali Paolo Garofalo, quello di ospitare il Coordinamento nazionale della Caritas sull’immigrazione 2011 su un tema di drammatica attualità e sulla quale noi tutti avremo la ossibilità di poter riflettere e capire” p
09 maggio 2011
Fonte: Radio RTM http://www.radiortm.it/2011/05/13/modicacoordinamentonazionaleimmigrazionecaritas2011congliimmigratilapossibilitadiripensarcipiuumani/
I lavori cominceranno alle 15.30. Saranno presenti 80 delegati delle Caritas di tutta Italia
Cdoordinamento immi Stefania Zaccaria
igrazione, al via oggi a Modica
11 maggio 2011 ‐ Prende il via oggi, a Modica, il Coordinamento nazionale immigrazione 2011. Organizzata dalle Caritas diocesane di Noto e Ragusa, l’iniziativa riunirà ottanta delegati da tutte le Caritas d’Italia.
L’apertura dei lavori è prevista quindi oggi per le ore 15.30 con la conferenza “Il Mediterraneo tra presente e futuro”: sarà presente il giornalista dell’Avvenire Paolo Lambruschi, Fabrizio Maronta di Limes, Barbara Molinario dell’Unhcr, Raffaele Giardina della Capitaneria di Porto di Pozzallo e Gabriele del Grande di Fortress urope. E
Fonte: Ragusa blogSicilia http://ragusa.blogsicilia.it/coordinamento-immigrazione-al-via-oggi-a-modica/42645/
Valentina Raffa
"Un mare di sbarchi, un paese che accoglie" è il tema cui è chiamato a riflettere alla Domus ancti Petri di Modica il coordinamento nazionale immigrazione 2011 S Valentina Raffa "Un mare di sbarchi, un paese che accoglie" è il tema cui è chiamato a riflettere alla Domus Sancti Petri di Modica il coordinamento nazionale immigrazione 2011. Ieri pomeriggio l'avvio dei lavori della tre‐giorni convegnisti! ca, organizzata dalla Caritas italiana in collaborazione con la Caritas diocesana di Noto e di Ragusa, per fare il punto della situazione sul fenomeno immigrazione e sull'accoglienza, sugli
f o aspetti geopolitici e le prospettive future, sulla crisi a ricana che ha messo in ginocchi la popolazione e sull'attività delle Capitanerie di Porto connesse al fenomeno immigratorio. Ammontano ad oltre 5000 gli immigrati che hanno cercato salvezza in questi anni sui litorali iblei, specie tra il 2007 e il 2009, gli anni "caldi" del fenomeno. Di questi, il 15% sono donne, bambini e neonati. Si tratta in particolare di eritrei e somali, come sottolineato dal Tenente di Vascello Raffaele Giardina, capo servizio operativo e mezzi navali della Capitaneria di Porto di Pozzallo, che ha messo in rilievo le due tipologie di approccio durante uno sbarco che procedono contestualmente: quello professionale e quello umano. E di "umanità" in termini di accoglienza e comprensione ha parlato Maurilio Assenza, direttore della Caritas cittadina. "Sbarco non vuole dire solo emergenza ‐ ha detto ‐ quanto fatica dell'accoglienza che conduce, però, ad un arricchimento culturale e umano per tutti. Da docente ‐ ha concluso ‐ la speranza è di tornare ad educare bambini immigrati, che sanno cos'è la fame, mentre i nostri sono fin troppo sazi". È lui a spiegare il perché della scelta della location: Modica come città media, ossia interessata non direttamente al flusso immigratorio, ma di riflesso. Comprensione del fenomeno, relazione tra gli extracomunitari e gli autoctoni, non certo senza difficoltà da superare, rapporto tra legalità/giustizia da ambo i lati, ossia ossequio delle leggi da parte degli immigrati e accoglienza e disponibilità verso il rispetto della dignità di ciascun uomo da parte dei locali, sono i punti cardine secondo il direttore nazionale della Caritas italiana, sac. Vittorio Nozza, per instaurare percorsi di arricchimento culturale e umano a rafforzo dell'identità di ciascuno. “Gli sbarchi che hanno interessato di recente la Sicilia riguardano persone bisognose, che fuggono dalla guerra ‐ ha detto Barbara Molinaro, Unhcr ‐". "Questa gente ‐ ha proseguito il giornalista Gabriele Del Grande, di Fortress Europe, reduce da un viaggio in Libia, Egitto e Tunisia ‐ si trova nel mezzo di una guerra che sfocerà in strage nel momento in cui i ribelli entreranno a Tripoli. Se prima cercavano salvezza in Tunisia e in Egitto, attraversando il deserto, oggi l'unica via di fuga è via mare". "È per questo ‐ ha detto Oliviero Forti, responsabile area immigrazione della Caritas italiana ‐ che si rende necessaria la conoscenza del fenomeno, specie in una Sicilia prima tra le regioni interessate dal flusso immigratorio". L'obiettivo della tre‐giorni è confrontarsi sul tema da diversi punti di vista, con l'augurio che si possa intervenire ciascuno (popolazione locale, istituzioni, associazioni, chiesa, forze dell'ordine, ecc.) secondo ! le proprie competenze, per la realizzazione di un "Mediterraneo di! pace", ome auspicato a suo tempo da Giorgio La Pira. c
Giovedì 12 Maggio 2011
Fonte: La Sicilia
MODICA ‐ 12/05/2011 Il convegno nazionale Immigrazione 2011 si è chiuso con la celebrazione eucaristica a S. Pietro
La Caritas conferma il suo impegno in prima linea sul fronte accoglienza
Tante le testimonianze autorevoli che hanno arricchito i lavori
La cerimonia religiosa tenutasi nella chiesa di S. Pietro ,presieduta dal vescovo di Noto,ha concluso i lavori del Coordinamento nazionale Caritas 2011, promosso dalla Caritas Italiana insieme alle Caritas diocesane di Noto e di Ragusa. «Saremo giudicati sull’amore» – ha ricordato Mons. Antonio Staglianò ‐ «Abbiamo bisogno di un cristianesimo vero, di carne e di sangue. Un cristianesimo che ha al centro il donarsi di Cristo, il suo farsi pane. Per questo ci vogliono occhi capaci di vedere». Le parole del vescovo hanno sigillato con autorevolezza, come già la sera precedente aveva fatto il vescovo di Ragusa Mons. Paolo Urso, il percorso di questi giorni. Ricordando che l’immigrazione è una sfida che chiede a tutti di essere veramente uomini. Accogliere, infatti, non è anzitutto un’opera caritativa da delegare ad alcuni, ma un’opera di verità per tutti: la sfida dello straniero, come quella del povero, ci ricorda che l’uomo conta più di tutto, che la chiamata originaria è quella dell’unica famiglia umana, che alla chiamata si risponde in una libertà vera che nasce dall’obbedienza al Padre rivelato da Cristo e alla conseguente, oncreta e generosa, fraternità. c
D’altronde le testimonianze da Lampedusa, dal parroco don Stefano Nastasi agli operatori della Caritas o delle organizzazioni umanitarie che operano nell’isola, rivelano come l’emergenza nasce dalla disperazione ovvia di chi viene lasciato senza accoglienza. Anche i numeri lo dimostrano: quelli dei primi mesi del 2011 (31.000 persone sbarcate) sono inferiori di quelli del 2008 (36.000). Solo che allora c’era un preciso sistema di informazione che permetteva di distinguere rifugiati in cerca di salvezza da persone in cerca di lavoro e costruire precisi cammini di accoglienza. Come ricordato al Coordinamento di Modica dal direttore della Caritas di Agrigento, Valerio Landri, occorre lasciarsi educare, lasciarsi interrogare per ripensare una vita più aperta, perché meno dipendente da beni e alcoli e più attenta all’altro perché attenta a Dio. c
Entro questo sfondo, nella mattinata conclusiva sono stati anche affrontati i nodi giuridici e sanitari dell’immigrazione, si sono ascoltate esperienze di accoglienza accadute e progettate in tutte regioni d’Italia, ci si è dati appuntamento al prossimo coordinamento nel mese di settembre. Non senza esprimere soddisfazione per la qualità dei lavori e per il calore dell’accoglienza, con vivo apprezzamento di questa terra e con l’appendice di una sosta nel fine settimana tra monumenti e mare, per riprendere quindi a partire da lunedì ad accogliere con percorsi quotidiani di inclusione, mentre – arrivata la notizia dei nuovi sbarchi – prontamente il responsabile emergenze della Caritas ipartiva per essere accanto ed organizzare i primi aiuti. r
L CONVEGNO I
Il coordinamento nazionale delle Caritas italiane si è ritrovato per affrontare i temi dell’accoglienza, del trattamento dei minori, delle prospettive future dei Pesi che affacciano sul Mediterraneo. E’ stato un convegno arricchito dalla presenza di ben ottanta rappresentanti provenienti da varie province italiane che ha premiato lo sforzo organizzativo ma anche il ruolo che le Caritas della diocesi
di Noto e Ragusa hanno avuto in questi ultimi anni rispetto all’impegno per favorire l’inclusione dei igranti. m
Alla Domus Petri non sono mancate testimonianze di chi è impegnato in prima fila nell’accoglienza come Don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa. Il parroco ha parlato dei residenti nell’isola e del loro impegno e della loro umanità spontanea nel sostenere e dare aiuto ai migranti mentre dall’altra parte la deficienza dei servizi offerti dalle istituzioni è emersa in tutta la sua drammaticità. Fabrizio Marota della rivista Limes ha offerto in apertura di convegno spunti di riflessione sugli aspetti geopolitici in via di strutturazione sulle due sponde del Mediterraneo. Marota ha rilevato come in questo bacino passa un terzo del traffico per mare ma nonostante questo l’Unione Europea non si è ancora dotata di una politica per affrontare i problemi di 280 milioni di persone che premono dal Nordafrica in giù. Il Mediterraneo insomma è terra di scambio, di traffico, di passaggio ma tutto è lasciato alle politiche dei singoli stati che non sanno affrontare emergenze e nodi strutturali. Ieri pomeriggio il convegno si è trasferito a Ragusa ed i partecipanti sono stati accolti dal vescovo Mons. Paolo Urso. Venerdì la onclusione dei lavori con le relazioni finali che sono incentrate sulle accoglienze del post emergenza. c
(Nella foto: da dx. Oliviero Forti, responsabile nazionale dell’ufficio immigrazione, Debora volio, Anci, Giovanni Tarzia, giudice onorario presso il tribunale dei minori di Milano) A
Fonte: Corriere di Ragusa online http://www.corrierediragusa.it/articoli/attualit%C3%A0/modica/13449accoglienzaedinclusionesonogliobiettividellacaritas.html
12/05/2011 14:15 IMMIGRAZIONE, BAGNASCO VISITERA' LAMPEDUSA; FORTI (CARITAS): CONTENTI PER ATTENZIONE CHIESA ITALIANA “Siamo contenti della visita del card. Bagnasco a Lampedusa perché dimostra una attenzione sempre più qualificata della Chiesa italiana su queste vicende”. Così commenta al SIR Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas italiana, la notizia della visita del presidente della Cei card. Angelo Bagnasco a Lampedusa, il prossimo 18 maggio. Forti è in questi giorni a Modica (fino a domani), per l’incontro del Coordinamento nazionale immigrazione che riunisce le Caritas diocesane di tutta Italia coinvolte nell’accoglienza degli immigrati. “La presenza del card. Bagnasco – prosegue Forti – sarà particolarmente apprezzata dai lampedusani, che hanno dimostrato grande generosità nell’accoglienza, in collaborazione con la rete Caritas, in particolare con la Caritas di Agrigento. La possibilità di avere il nostro presidente a Lampedusa è il coronamento di un lavoro fatto in questi anni e ci riempie di orgoglio e di soddisfazione”. Al convegno di Modica, al quale partecipano 80 rappresentanti di 50 diocesi, ieri è stato fatto il punto sulla dimensione geopolitica nel Mediterraneo, con considerazioni sugli scenari futuri, a livello economico e sul fronte migrazioni da parte di Fabrizio Maronta, di Limes. “Dalla tavola rotonda – racconta Forti – è emerso che la macchina degli aiuti internazionali in Nord Africa, soprattutto in Libia, sconta il fatto che lì ci sono dei forti interessi (idrocarburi, petrolio, ecc.)”. “Oltre alle rivolte e ai profughi – prosegue Forti ‐, nei prossimi anni dovremo aspettarci maggiori cambiamenti, perché il Mediterraneo è diventato nuovamente protagonista, dopo qualche decennio in cui aveva perso il suo ruolo. Ora sta riacquistando il suo spazio attraverso i traffici che passano per il canale di Suez e vanno verso le economie forti dell’Europa”. Sul fronte sbarchi tutti concordano sul fatto che, esauriti gli eritrei che hanno già lasciato la Libia, ora arrivino soprattutto africani sub‐sahariani, imbarcati dai trafficanti senza nessun controllo da parte della polizia libica. “Sta avvenendo
llo che Gheddafi avev– osserva Forti ‐ que a minacciato: ‘Voi ci mandate le bombe, noi vi mandiamo le barche’, che partono però in condizioni molto precarie e pericolose”. Anche il giornalista Gabriele Del Grande, di Fortress Europe, di ritorno da Misurata, ha portato ieri una testimonianza. A suo avviso “la ribellione libica non nasce da conflitti tribali ma da un sentimento di libertà che sta spingendo persone molto giovani ed istruite a imbracciare le armi, perché vogliono recuperare tanti anni di oppressione”. Secondo Del Grande c’è però il “pericolo di un prolungamento del conflitto, che potrebbe portare questi giovani verso le dinamiche più crudeli e cruente delle guerre troppo lunghe”. Raffaele Giardina, della Capitaneria di Porto di Pozzallo, ha ricordato che negli ultimi anni hanno salvato 5.000 persone, ma rimane “difficile individuare chi sono i trafficanti, solo in pochi casi ci siamo riusciti”. Barbara Molinario, dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i ifugiati) è tornata a chiedere “maggiore chiarezza sull’accoglienza. E’ vero che gli sbarchi sono tanti a sono più centellinati, per cui c’è bisogno di una accoglienza più strutturata”. (Sir)
rm Fonte: http://www.toscanaoggi.it/news.php?IDNews=22869
Immigrati: Caritas, serve cabina di regia centrale per gestire flussi ultimo aggiornamento: 13 maggio, ore 13:57 Roma, 13 mag. (Adnkronos) ‐ "Serve ormai una cabina di regia centrale per gestire i nuovi flussi di immigrati, secondo noi questa puo' essere costituita dallo Sprar dell'Anci, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati dell'Associazione comuni italiani''. E' quanto ha detto all'ADNKRONOS Oliviero Forti, responsabile nazionale immigrazione della Caritas italiana in merito alla ripresa fortge ei flussi migratori che ha investito Lampedusa. d
Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/ImmigratiCaritasservecabinadiregiacentralepergestireflussi_312010703356.html
Gabriele Del Grande: L'immigrazione e le nuove frontiere fra i popoli
I ntervista al giornalista free lance
Modica ‐ È entrato nel vivo il Coordinamento nazionale sull’immigrazione organizzato dalla Caritas Italiana in collaborazione con le Caritas diocesane di Noto e di Ragusa.
Nella giornata inaugurale hanno portato il loro contributo Fabrizio Maronta (Limes), Barbara Molinario (UNHCR) e il Tenente di Vascello Raffaele Giardina (Capitaneria di Porto di Pozzallo).
Intensa la testimonianza di Gabriele Del Grande, classe 1982, giornalista free lance fondatore di Fortress Europe,
sito di riferimento a livello internazionale.
Quando hai iniziato a occuparti di immigrazione?
Nel 2005, quasi per caso. Lavoravo con un’agenzia di stampa e mi venne dato questo incarico. Inizialmente era un lavoro di ricerca in archivio, anche noioso. Alla fine mi ha coinvolto.
Hai declinato l’invito alla serata di consegna del Premio Saint Vincent scrivendo una lettera al Presidente Napolitano in cui sottolineavi di non avere un contratto. È arrivato?
Ovviamente no. Ma il sito è ormai un punto di riferimento e lavoro molto con l’estero. Dovessi stare in speranza dell’Italia…
Ma i reportage richiedono tempo e risorse. Come fai?
Anticipo io. C’è la volta che va bene, c’è la volta che va male. Fortunatamente le somme si tirano a fine anno e vado in luoghi in cui la vita non costa niente. Dovessi girare l’Europa sarebbe peggio.
Prossima meta?
ccade in queste ore a Tripoli. Vediamo cosa a
tefania Pilato S
13/05/2011
Fonte: Ragusanews.com http://www.ragusanews.com/articolo/21380/gabrieledelgrandelimmigrazioneelenuovefrontierefraipopoli
Modica: Coordinamento nazionale immigrazione Caritas 2011 Con gli immigrati la possibilità di ripensar pci iù umani
scritto il 13 mag 2011 nella categoria: Attualità
Con la Messa in San Pietro presieduta dal vescovo di Noto si sono conclusi i lavori del Coordinamento nazionale Caritas 2011, tenuto eccezionalmente a Modica e promosso dalla Caritas Italiana insieme alle Caritas diocesane di Noto e di Ragusa. “Saremo giudicati sull’amore” – ha ricordato Mons. Antonio Staglianò. “Abbiamo bisogno di un cristianesimo vero, di carne e di sangue. Un cristianesimo che ha al centro il donarsi di Cristo, il suo farsi pane. Per questo ci vogliono occhi capaci di vedere”. Le parole del vescovo hanno sigillato con autorevolezza, come già la sera precedente aveva fatto il vescovo di Ragusa Mons. Paolo Urso, il percorso di questi giorni. Ricordando che l’immigrazione è una sfida che chiede a tutti di essere veramente uomini. Accogliere, infatti, non è anzitutto un’opera caritativa da delegare ad alcuni, ma un’opera di verità per tutti: la sfida dello straniero, come quella del povero, ci ricorda che l’uomo conta più di tutto, che la chiamata originaria è quella dell’unica famiglia
umana, che alla chiamata si risponde in una libertà vera che nasce dall’obbedienza al Padre rivelato da Cristo e alla conseguente, concreta e generosa, fraternità. D’altronde le testimonianze da Lampedusa, dal parroco don Stefano Nastasi agli operatori della Caritas o delle organizzazioni umanitarie che operano nell’isola, rivelano come l’emergenza nasce dalla disperazione ovvia di chi viene lasciato senza accoglienza. Anche i numeri lo dimostrano: quelli dei primi mesi del 2011 (31.000 persone sbarcate) sono inferiori di quelli del 2008 (36.000). Solo che allora c’era un preciso sistema di informazione che permetteva di distinguere rifugiati in cerca di salvezza da persone in cerca di lavoro e costruire precisi cammini di accoglienza. La questione vera è non lasciare sola Lampedusa, mentre intanto – come ha sottolineato l’Arcivescovo di Agrigento Mons. Franco Montenegro celebrando la notte di Pasqua nell’isola – l’accoglienza spontanea dei lampedusani rappresenta già pezzi di umanità nuova. Come ricordato al Coordinamento di Modica dal direttore della Caritas di Agrigento, Valerio Landri, occorre lasciarsi educare, lasciarsi interrogare per ripensare una vita più aperta, perché meno dipendente da beni e calcoli e più attenta all’altro perché attenta a Dio. Entro questo sfondo, nella mattinata conclusiva sono stati anche affrontati i nodi giuridici e sanitari dell’immigrazione, si sono ascoltate esperienze di accoglienza accadute e progettate in tutte regioni d’Italia, ci si è dati appuntamento al prossimo coordinamento nel mese di settembre. Non senza esprimere soddisfazione per la qualità dei lavori e per il calore dell’accoglienza, con vivo apprezzamento di questa terra e con l’appendice di una sosta nel fine settimana tra monumenti e mare, per riprendere quindi a partire da lunedì ad accogliere con percorsi quotidiani di inclusione, mentre – arrivata la notizia dei nuovi sbarchi – prontamente il responsabile emergenze della Caritas ripartiva per essere accanto ed organizzare i primi aiuti. Tra i molti approfondimenti che hanno caratterizzato questo Coordinamento, uno in particolare sarà importante riprendere anche nel nostro territorio: l’attuale transizione storica, che vede ritornare centrale il “Mare nostrum” per popolazione (raddoppiata nel NordAfrica negli ultimi vent’anni, passando dal 140.000.000 a 280.000.000), per risorse e per commercio (un terzo dei traffici marittimi di tutto il mondo), impegnando tutti ad una maggiore consapevolezza e i governi ad un’adeguata politica corrispondente alla primavera dei popoli arabi. Senza dimenticare l’antica vocazione del Mediterraneo ad essere mare di pace, tanto cara a Giorgio La Pira, grazie ai valori della
o, dell’arte, delle fedi ebraica, cristiana, musulmana. filosofia, del diritt
Maurilio Assenza
Fonte: http://www.radiortm.it/2011/05/09/modica‐la‐caritas‐per‐l%E2%80%99immigrazione‐presente‐il‐coordinamento‐nazionale‐il‐comune‐dara‐il‐suo‐contributo‐ad‐un‐tema‐di‐grande‐attualita/
Come aiutare i minori non accompagnati Caritas.
mento è stato trattato dal Coordinamento nazionale per l'immigrazione Lo spinoso argo Valentina Raffa L'emergenza umanitaria degli sbarchi, che coinvolge a vario titolo diversi soggetti, ciascuno operativo secondo le proprie competenze (Capitaneria di Porto, forze dell'ordine, comuni, sanità, associazioni, chiese, popolazione, ecc.) presenta un aspetto delicato di particolare difficoltà gestionale. Cosa fare con i minori stranieri non accompagnati? Se n'è parlato ieri, al coordinamento nazionale immigrazione 2011, organizzato dalla Caritas italiana in collaborazione con la Caritas diocesana di Noto e di Ragusa, che si sta svolgendo alla Domus Sancti Petri di Modica. In quasi tutti gli sbarchi sono presenti diverse unità di minori che viaggiano soli e che secondo alcuni Tribunali per i minorenni vanno tutelati ritenendoli adottabili, ma non ci sono precise indicazioni in questo come in altri casi. Un aspetto interessante, ad esempio, è quello che può considerarsi un conflitto d'interesse da parte dei Comuni. È stato Giovanni Tarzia, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano, ad illustrarlo parlando delle "Tutele per i minori stranieri non accompagnati" e facendo rilevare come la figura del tutore sia spesso testimonianza tangibile di questo conflitto, dal momento che il tutore è assegnato dal comune, che è obbligato a pagare la! retta per 100 giorni di permanenza del soggetto sul territori! o. Quando il minore viene rimpatriato il comune cessa il pagamento, per cui "sarebbe indicato ‐ ha proseguito Debora Avolio, referente provinciale del programma nazionale di protezione dei Msna, Minori stranieri non accompagnati, dell'Anci ‐ che il tutore sia un volontario, che ha tutto l'interesse‐disinteressato per il benessere del proprio assistito. È necessario ‐ ha detto ‐ mettere a sistema le risorse e le procedure di accoglienza, obiettivo del progetto di rete nazionale dell'Anci, che interloquisce in maniera particolare con i comuni, occupandosi tra l'altro di una verifica capillare dei minori presenti sul territorio, in modo da avere un elenco completo rispetto ad un passato in cui il minore che cambiava nome italianizzandolo o che si allontanava dal territorio era ancora censito in quel territorio. Bisogna in primis comprendere il percorso migratorio di ogni singolo sbarco, in quanto, cambiando i paesi di provenienza e le motivazioni del flusso immigratorio (! ad es. c'è chi vede l'Italia come territorio di transito per raggiungere i parenti all'estero, chi come luogo di salvezza dove iniziare una nuova vita, ecc.) si potranno stilare delle linee guida che i comuni che fanno parte della rete potranno seguire per relazionarsi con questa gente". Il coordinamento nazionale immigrazione 2011 si onclude oggi con un focus sulle accoglienze post emergenza e spunti per la programmazione ell'anno pastorale 2011‐12. cd
ì 13 Maggio 2011 Venerd onte: La Sicilia F
Don Stefano Nastasi i l prete dell'immigrazione
Marco Sammito Cura le anime dell'avamposto più a Sud d'Italia e non sono solo quelle dei lampedusani, dall'inizio dell'anno anche quelle di migliaia di migranti, che si raccolgono intorno all'unica chiesa del paese che è devoto a San Gerlando. Il parroco è Don Stefano Nastasi, quarant'anni appena compiuti. Da tre lo hanno mandato su quell'isola notoriamente l'approdo più agognato per libic! i, tunisini e disperati dell'Africa sub saharana in cerca di pane, lavoro e libertà. Si trova a Modica dove il coordinamento nazionale della Caritas si confronta sui temi dell'immigrazione. "Sono un prete normalissimo, dichiara Don Stefano Nastasi, e non vivo il senso della frontiera. E' solo il luogo che è un avamposto naturale e lo è nella vita di ogni giorno. Siamo i primi testimoni di un immane dramma umano dove cogliamo i primi tragici sentori. Qui il problema urgente non è l'integrazione, ma l'accoglienza, anche perché chi arriva sull'isola non ha la consapevolezza di puntare su questa meta. Lampedusa, al massimo, è solo una tappa di passaggio. Li ho ascoltati e non conoscono neanche il nome della terra dove sono pprodati. Cosa è Lampedusa, mi chiedono, e poi se si trovano in Italia. Rispondo di sì e allora dicono aOK!" Il fenomeno immigrazione è diventato un fenomeno sociale drammatico che investe il Sud della Sicilia senza distinzioni di latitudini e ! sul quale la Chiesa e istituzioni stanno prendendo l'abitudine! di convivere. Nel centro di accoglienza di Pozzallo ne sono rimasti, oggi, in centottanta ‐ tutti uomini identificati, sbarcati e provenienti da Lampedusa ‐ che aspettano l'esito della istanza inviata alla commissione che riconosce lo status di asilo politico che consentirà loro di alloggiare nei centri preposti a chi è riconosciuta tale condizione. L'opera della Chiesa non può tenere conto dei luoghi di approdo atteso che l'accoglienza è un valore assoluto che va adempiuto, comunque, con le istituzioni o senza di esse. "L'ideale sarebbe quello di agire in sinergia; nessuno, oggi, ha una ricetta pronta per dare risposte adeguate al fenomeno. Penso che lo Stato ha il compito di coordinare il tutto. La Chiesa non deve fare mancare il suo sostegno. Deve ascoltare il grido del bisogno che sale da questa gente e che l'accompagni passo dopo passo. Sua Santità, con il quale ci siamo incontrati, ci ha incoraggiato in questo senso. Anzi ci ha detto che la nostra è una comuni! tà viva." Come giudica l'azione del Governo rispetto a questo fenomeno che è esploso improvvisamente nella sua drammaticità? "Per quello che ho vissuto credo che in un primo momento non ha percepito quello che stava accadendo. Si è cercato di inimizzare, di esorcizzare quasi. Dopo si è gestita questa immane emergenza e non sempre all'altezza ella situazione". md Sabato 14 Maggio 2011 F
onte: La Sicilia
C
ccoglienza con calore e intelligenza
oordinamento caritas alla domus sancti petri
A Valentina Raffa Calore e intelligenza. Sono i due cardini, secondo Maurilio Assenza, direttore della Caritas cittadina, da rinsaldare per porre le basi di una fratellanza secondo i principi del Vangelo, senza tenere conto di alcuna distinzione, religiosa, politica, etnica che sia. Accoglienza e integrazione sono le parole chiave del Coordinamento nazionale immigrazione 2011, organizzato dalla Caritas italiana, in collaborazione con la Caritas diocesana di Noto e di Ragusa, svoltosi alla Domus Sancti Petri di Modica, parole chiave che non possono prescindere dalla necessità di una rete tra i vari soggetti coinvolti nelle diverse fasi dell'immigrazione: dallo sbarco e dunque il primo soccorso alla sistemazione provvisoria e poi definitiva, eventuale rimpatrio, ecc. "Il coordinamento nazionale immigrazione, che ha scelto Modica come città "media", vale a dire non interessata direttamente dagli sbarchi, ma sicuramente coinvolta in modo indiretto ‐ ha detto Assenza ‐ è servito a fare il punto della situazione sul fenomeno sbarchi, avendo chiara la collocazione della nostra terra nel Mediterraneo e nella storia. Gli immigrati sono uomini, ma spesso lo si dimentica. Bisogna lavorare affinché si creino le condizioni per poterli accogliere e integrare". "In questa tre‐giorni ‐ ha tirato le somme Oliviero Forti, responsabile dell'area immigrazione per la Caritas italiana ‐ è emersa la necessità di pervenire ad una definizione chiara di un piano accoglienza che possa essere sottoposto a tutti gli attori di volta in volta coinvolti. È auspicabile un tavolo congiunto con essi, in modo da confrontarsi e raggiungere lo scopo". La mancanza di regole precise era stata sottolineata anche durante i giorni precedenti, mettendo in risalto la confusione in cui spesso si incorre e l'emergere di conflitti di interesse, come quello rappresentato dalla figura del tutore del minore straniero non accompagnato, assegnata dal comune, ente che è obbligato a sborsare la retta per 100 giorni di permanenza dell'immigrato sul territorio e che quindi non ha alcun interesse a mantenere il minore sul territorio. Realtà regionali diverse a confronto, rappresentate dai delegati delle Caritas, che hanno mostrato in maniera tangibile come il modus operandi non sia unificato nello Stivale, così come anche l'intervento di tipo sanitario. "È necessario! adoperarsi affinché siano garantiti a tutti i diritti fondamentali dell'individuo ‐ ha detto Salvatore Geraci, coordinatore del gruppo sanitario della Caritas italiana ‐. Dal confronto è emerso il differente approccio, nelle Regioni, al servizio sanitario nazionale da parte dell'immigrato. L'impegno della Caritas sta nell'attivarsi perché si possano mettere in rete le esperienze che serviranno a elazionarsi con l'immigrato. Innanzitutto viene la dignità della persona, quindi il rispetto dei suoi iritti, e ciò scaturisce solo dalla competenza con cui questa gente viene accolta e integrata". rd Sabato 14 MaggFonte: La Sicilia
io 2011
Immigrazione, la lezione della Caritas, a Modica
L
a giornata conclusiva ha visto un confronto su temi legati all’accoglienza dei migranti
Modica ‐ Con una carrellata di testimonianze dei delegati Caritas provenienti da ogni parte d’Italia, si sono chiusi i lavori del Coordinamento Nazionale Immigrazione della Caritas Italiana organizzato in collaborazione con le Caritas diocesane di Noto e Ragusa.
La giornata conclusiva ha visto un confronto su temi legati d tall’accoglienza ei migran i.
Dal dibattito moderato da Oliviero Forti, responsabile nazionale dell’Ufficio immigrazione Caritas Italiana, è emerso come dato comune, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dalla Puglia alle Marche, da Treviso a Potenza, da Milano a Padova, il rapporto difficile ‐ quando non conflittuale ‐ con le istituzioni che troppo spesso non riescono a fornire un adeguato supporto o “semplicemente” delle risposte
chiare.
Data la centralità di Lampedusa nella geografia dell’accoglienza e dei lavori del Coordinamento, è toccato a Valerio Landri, direttore della Caritas diocesana di Agrigento, portare l’ultima testimonianza.
Landri ha evidenziato come l’emergenza abbia valenza multipla: “È emergenza per i migranti, ma lo è anche per i cittadini che si trovano disorientati tra il desiderio di normalità e il desiderio di essere buoni cristiani. Una volta superata, l’emergenza deve essere rielaborata per affrontare meglio il quotidiano, mettendo a frutto l’esperienza. Noi Caritas abbiamo un ruolo pedagogico nell’aiutare a capire non solo nel momento degli sbarchi, ma anche in quello successivo, delle partenze, che può diventare una elaborazione del lutto”.
Landri ha poi replicato a quanto affermato il giorno prima da Don Stefano, parroco dell’isola, che aveva sottolineato il silenzio della Chiesa: “Voglio bene a Don Stefano che svolge un lavoro eccellente, ma si porta dietro la sindrome dell’isolano, isolato ed emarginato. Non è vero che la Chiesa ha taciuto su Lampedusa. Io stesso infatti ho ricevuto telefonate, testimonianze di solidarietà e proposte di aiuto da tante delegazioni Caritas”.
E mente Landri chiudeva il suo intervento, Oliviero Forti ha ricevuto un sms che lo aggiornava sulla situazione lampedusana, annunciando l’ennesimo sbarco.
Il saluto finale è stato affidato a Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto che ha ringraziato i partecipanti definendo il lavoro svolto in questi tre giorni dal Coordinamento “sintesi tra
enza”. calore e intellig
Stefania Pilato
14/05/2011 Fonte: Ragusanews.com http://www.ragusanews.com/articolo/21405/Immigrazione,lalezionedellaCaritas,aModica
Il parroco di Lampedusa a Modica: preti di frontiera
C oordinamento Nazionale Immigrazione della Caritas Italiana
Modica ‐ Alla Domus Sancti Petri, i lavori del Coordinamento Nazionale Immigrazione della Caritas Italiana organizzato in collaborazione con le Caritas diocesane di Noto e Ragusa si sono aperti, nella seconda giornata con le immagini delle celebrazioni pasquali dell’Arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro a Lampedusa. E ancora dell’isola, e delle emergenze che si trova ad affrontare, ha parlato Don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, che ha subito puntualizzato: “Forse dai media non è stato ben interpretato, ma la protesta di febbraio dei lampedusani non era contro gli immigrati, bensì nei confronti del Governo che ci ha lasciati soli a
gestire una emergenza fuori dal consueto”.
Don Stefano ha raccontato di dialoghi silenziosi attraverso occhi in cui si leggono disperazione e speranza e della frustrazione dei giovani dell’isola che vedono disattese le promesse di uno Stato nel quale fanno fatica a riconoscersi: “Quando viene detto che per questioni di sicurezza i migranti non possono circolare sul suolo italiano, e intanto Lampedusa ne è piena, viene spontaneo chiedersi se
Lampedusa sia ancora Italia”.
Don Stefano ha poi evidenziato come l’unica via, per la corretta gestione di una realtà della quale non si può non prendere atto, sia la condivisione dei pesi e, in chiusura di intervento, non ha risparmiato una sottolineatura critica al silenzio della Chiesa: “Si sono spese tante parole sia in Italia che a livello europeo sui crocifissi rimossi dalle aule scolastiche, ma non una parola è stata detta su questi crocifissi
viventi che vengono dal mare”.
La mattinata ha visto anche gli interventi di Roberto Cherchi, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Cagliari, Claudio Donadel, responsabile degli interventi sulla tratta per il Comune di Venezia, e Pietro Cavaleri, psicologo e scrittore dell’Istituto di Gestalt Therapy Kairòs di Ragusa.
Nel pomeriggio la riflessione del Coordinamento è stata dedicata ai più giovani. Sul tema “I Minori Stranieri Non Accompagnati” (MSNA) sono intervenuti Giovanni Tarzia, Giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Milano, Debora Avolio, consulente del Programma nazionale di protezione dei MSNA e Patrizia Buonamici, consulente legale del Progetto Paesidium di Save the Children Italia.
Stefania Pilato
14/05/2011
Fonte: Ragusanews.com http://www.ragusanews.com/articolo/21399/ilparrocodilampedusaamodicapretidifrontiera
Un mare di sbarchi
l 18 maggio il card. Bagnasco a Lampedusa I Il 18 maggio il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco, sarà a Lampedusa per portare la solidarietà della Chiesa italiana. L’annuncio è arrivato nei giorni in cui le Caritas diocesane di tutta Italia partecipano a Modica (Ragusa), all’incontro del Coordinamento nazionale immigrazione di Caritas italiana, intitolato “Un mare di sbarchi, un paese che accoglie” (fino al 13 maggio). Sono presenti 80 rappresentanti, da circa 50 Caritas diocesane. Sono infatti decine le diocesi che stanno accogliendo nelle ultime settimane oltre 1.000 profughi dalla Libia, sui circa 30.000 sbarcati in questi quattro mesi. I posti messi a disposizione in 107 diocesi sono 3.117, già segnalati al ministero. La prima regione ad accogliere è stata la Toscana (circa 170 posti). Sono seguite Abruzzo‐Molise (50 posti), Campania (82), Emilia Romagna, Lombardia (circa 100), Marche (circa 50), Piemonte e Valle d’Aosta (60), Umbria (circa 200). Intanto una ottantina di profughi sono appena arrivati a Cagliari, altre decine ad Aversa e a Teggiano‐Policastro, ma l’accoglienza proseguirà anche in ltre diocesi e regioni. Al momento, nelle strutture Caritas vi sono somali, eritrei, etiopi, nigeriani, aivoriani, tutti richiedenti asilo provenienti dalla Libia. “Una attenzione sempre più qualificata”. “Siamo contenti della visita del card. Bagnasco a Lampedusa perché dimostra una attenzione sempre più qualificata della Chiesa italiana su queste vicende”. Così commenta al SIR Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas italiana. Forti è in questi giorni a Modica, per l’incontro del Coordinamento nazionale immigrazione che riunisce le Caritas diocesane di tutta Italia coinvolte nell’accoglienza degli immigrati. “La presenza del card. Bagnasco – prosegue Forti – sarà particolarmente apprezzata dai lampedusani, che hanno dimostrato grande generosità nell’accoglienza, in collaborazione con la rete Caritas, in particolare con la Caritas di Agrigento. La possibilità di avere il nostro presidente a Lampedusa è il coronamento di un lavoro fatto in questi anni e ci riempie di orgoglio e di soddisfazione”. A Lampedusa, dopo lo sbarco drammatico di 500 persone nei giorni scorsi, “ora la situazione è tranquilla – racconta il responsabile della Caritas –. La disorganizzazione ha regnato fino a qualche giorno fa, vediamo se si riesce ora a lavorare in maniera più chiara e organizzata. C’è ancora confusione su chi deve fare cosa, lo standard di accoglienza è abbastanza basso. Ma abbiamo avuto rassicurazioni che quanto prima migliorerà. Dobbiamo raggiungere un sistema di accoglienza che veda tutti protagonisti, dalle forze dell’ordine alla protezione civile alle organizzazioni umanitarie, ciascuno con un ruolo ben determinato”. Durante gli ultimi sbarchi la Caritas ha distribuito coperte, cibo e beni di prima necessità. Ora sta cercando di fare in modo che la parrocchia di Lampedusa diventi uno “snodo” per tutte le esigenze “a cui le istituzioni non riescono a far fronte”. Inoltre, aggiunge, “stiamo cercando di ridefinire l’utilizzo della asa della fraternità, che era stata danneggiata, costruendo un piccolo centro di accoglienza per i
tCmigranti più vulnerabili, tra i quali minori e madri in difficol à”. “Inviteremo anche il Papa”. Il parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi, è molto contento dell’imminente visita del card. Bagnasco. “È la prima volta che un presidente Cei viene a Lampedusa – dice al SIR –, anche se il card. Bagnasco vi aveva già fatto visita in qualità di ordinario militare. Siamo contenti perché rappresenta la vicinanza della Cei alla popolazione lampedusana. Gli chiederemo ufficialmente di far venire il Papa, anche perché l’idea ci piace molto”. Don Nastasi, in questi giorni a Modica per partecipare all’incontro del Coordinamento nazionale immigrazione di Caritas italiana, ha saputo solo in queste ore della visita. “Attendiamo notizie più precise – spiega –, perché non sappiamo ancora che tipo di visita sarà. Presumo che venga per incontrare la comunità ed esprimere la gratitudine della Cei rispetto alla situazione che stiamo vivendo, che certamente non è finita. Avremo bisogno di ulteriori risposte, anche rispetto ai bisogni nuovi che stanno emergendo, considerando che la stagione estiva probabilmente non andrà a gonfie vele. Abbiamo bisogno di supporto tangibile, ma più da parte del governo che della Chiesa”. Il parroco di Lampedusa ricorda che i lampedusani “si erano molto commossi quando il card. Bagnasco disse, durante un convegno: ‘L’Italia prenda esempio dai lampedusani riguardo ad umanità’”. Don Nastasi informa, inoltre, che il 13 maggio alle 17 si svolgeranno, nel cimitero di Lampedusa, i funerali dei tre uomini, probabilmente nigeriani, annegati
durante il naufragio di sabato scorso (8 maggio). Saranno sepolti a Lampedusa perché non sono stati identificati e nessuno ha reclamato i corpi. Alle diocesi che stanno accogliendo in questi giorni i profughi, don Nastasi consiglia “di dare la propria solidarietà fattiva, non solo verbale. Serve una vicinanza concreta che accompagni sia i popoli che arrivano, sia i popoli che accolgono. Questo non vale solo per Lampedusa, ma per qualsiasi luogo preposto all’accoglienza. La Chiesa non si deve ostituire a nessuno ma deve avere un ruolo di accompagnamento, dando il proprio contributo in manità e carità cristiana”. su 12/05/2011 –
Fonte: http://palm.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_text.scheda?target=2¯otema=3&tema=3&argomento=300&sottoargomento=0&id_doc=216716&lingua=3&id_sessione=251148&pwd_sessione=ssttzzuuvvGHijuvtujkCEstklpq44
C
on gli immigrati la possibilità di ripensarci più umani
Con la Messa in San Pietro presieduta dal vescovo di Noto si sono conclusi i lavori del Coordinamento nazionale Caritas 2011, tenuto eccezionalmente a Modica e promosso dalla Caritas Italiana insieme alle Caritas diocesane di Noto e di Ragusa. “Saremo giudicati sull’amore” – ha ricordato Mons. Antonio Staglianò. “Abbiamo bisogno di un cristianesimo vero, di carne e di sangue. Un cristianesimo che ha al centro il donarsi di Cristo, il suo farsi pane. Per questo ci vogliono occhi capaci di vedere”. Le parole del vescovo hanno sigillato con autorevolezza, come già la sera precedente aveva fatto il vescovo di Ragusa Mons. Paolo Urso, il percorso di questi giorni. Ricordando che l’immigrazione è una sfida che chiede a tutti di essere veramente uomini. Accogliere, infatti, non è anzitutto un’opera caritativa da delegare ad alcuni, ma un’opera di verità per tutti: la sfida dello straniero, come quella del povero, ci ricorda che l’uomo
conta più di tutto, che la chiamata originaria è quella dell’unica famiglia umana, che alla chiamata si risponde in una libertà vera che nasce dall’obbedienza al Padre rivelato da Cristo e alla conseguente, concreta e generosa, fraternità. D’altronde le testimonianze da Lampedusa, dal parroco don Stefano Nastasi agli operatori della Caritas o delle organizzazioni umanitarie che operano nell’isola, rivelano come l’emergenza nasce dalla disperazione ovvia di chi viene lasciato senza accoglienza. Anche i numeri lo dimostrano: quelli dei primi mesi del 2011 (31.000 persone sbarcate) sono inferiori di quelli del 2008 (36.000). Solo che allora c’era un preciso sistema di informazione che permetteva di distinguere rifugiati in cerca di salvezza da persone in cerca di lavoro e costruire precisi cammini di accoglienza. La questione vera è non lasciare sola Lampedusa, mentre intanto – come ha sottolineato l’Arcivescovo di Agrigento Mons. Franco Montenegro celebrando la notte di Pasqua nell’isola – l’accoglienza spontanea dei lampedusani rappresenta già pezzi di umanità nuova. Come ricordato al Coordinamento di Modica dal direttore della Caritas di Agrigento, Valerio Landri, occorre lasciarsi educare, lasciarsi interrogare per ripensare una vita più aperta, perché meno dipendente da beni e calcoli e più attenta all’altro perché attenta a Dio. Entro questo sfondo, nella mattinata conclusiva sono stati anche affrontati i nodi giuridici e sanitari dell’immigrazione, si sono ascoltate esperienze di accoglienza accadute e progettate in tutte regioni d’Italia, ci si è dati appuntamento al prossimo coordinamento nel mese di settembre. Non senza esprimere soddisfazione per la qualità dei lavori e per il calore dell’accoglienza, con vivo apprezzamento di questa terra e con l’appendice di una sosta nel fine settimana tra monumenti e mare, per riprendere quindi a partire da lunedì ad accogliere con percorsi quotidiani di inclusione, mentre – arrivata la notizia dei nuovi sbarchi – prontamente il responsabile emergenze della Caritas ripartiva per essere accanto ed organizzare i primi aiuti. Tra i molti approfondimenti che hanno caratterizzato questo Coordinamento, uno in particolare sarà importante riprendere anche nel nostro territorio: l’attuale transizione storica, che vede ritornare centrale il “Mare nostrum” per popolazione (raddoppiata nel NordAfrica negli ultimi vent’anni, passando dal 140.000.000 a 280.000.000), per risorse e per commercio (un terzo dei traffici marittimi di tutto il mondo), impegnando tutti ad una maggiore consapevolezza e i governi ad un’adeguata politica corrispondente alla primavera dei popoli arabi. Senza dimenticare l’antica vocazione del Mediterraneo ad essere mare di pace, tanto cara a Giorgio La Pira, grazie ai valori della filosofia, del diritto, dell’arte, delle fedi ebraica, cristiana, musulmana.
Fonte: Il Giornale di Pozzallo
http://www.ilgiornaledipozzallo.net/76592/congliimmigratilapossibilitadiripensarcipiuumani/