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MODULO 02 BASI BIOLOGICHE DELLA DEPRESSIONE Riccardo Torta

MODULO 02 - FIMMG

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Page 1: MODULO 02 - FIMMG

MODULO 02 BASI BIOLOGICHE DELLA

DEPRESSIONE Riccardo Torta

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Introduzione

In questo modulo discuteremo quali sono le più recenti ipotesi patogenetiche che stanno alla base della biologia dei disturbi depressivi. Due sono i concetti fondamentali:

§  il primo è che la depressione non può essere considerata come una patologia correlata solamente al contesto psichico (mentale e/o cerebrale), ma, in realtà, deve essere considerata una malattia sistemica che coinvolge il soma nella sua interezza.

§  il secondo concetto è che la depressione non riconosce esclusivamente una patogenesi trasmettitoriale, ma, almeno in alcune patologie, è sottesa da disturbi ormonali, immunitari e neurotrofici.

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Modello bio-psico-sociale della malattia e dei trattamenti

§  In tutto questo corso faremo prevalentemente riferimento al modello bio-psico-sociale della malattia e dei trattamenti, per il quale le basi biologiche (patrimonio genetico, fattori somatici) non sono gli unici elementi coinvolti nella patogenesi di una malattia, ma sono correlati a fattori psicologici (ad esempio il temperamento o gli stili di coping) ed a fattori ambientali (fattori relazionali, culturali, contesto psicosociale, meccanismi epigenetici).

§ Allo stesso modo non solamente i farmaci e le terapie fisiche agiscono sul soma ma anche gli interventi psicologici e psicosociali.

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Modello bio-psico-sociale della malattia e dei trattamenti

BIO SOCIALE

PSICO

fattori psicologici aspetti temperamentali

fattori biologici patrimonio genetico

fattori psicosociali meccanismi epigenetici

fattori relazionali fattori culturali

Ambiente Corpo

Mente

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Altre ipotesi patogenetiche

§ Negli ultimi anni, alla tradizionale ipotesi che la depressione dell’umore potesse dipendere da un deficit trasmettitoriale (di serotonina, dopamina, noradrenalina), in particolare alla luce della depressione presente in comorbilità con malattie organiche, si sono aggiunte altre ipotesi patogenetiche, che non escludono quella neuro-trasmettitoriale, ma che ad esse si integrano, potendo, in alcune situazioni cliniche, assumere una prevalenza di importanza causale per la depressione.

§ Considereremo quindi una ipotesi ormonale della depressione, una immunologica ed una neurotrofica.

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Altre ipotesi patogenetiche

HP neurotrasmettitoriale

HP ormonale

HP neurotrofica

HP immunologica

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Ipotesi aminergica della depressione

§ Nell’ambito dell’ipotesi aminergica della depressione, il disturbo dell’umore sarebbe causato da una carenza di neurotrasmettitori a livello sinaptico, in particolare per quanto riguarda un deficit di serotonina (5HT), noradrenalina (NA) e dopamina (DA).

§ In tale ottica i sintomi della depressione possono essere migliorati da un recupero della funzionalità sinaptica, e quindi trasmettitoriale, attraverso l’impiego di farmaci antidepressivi (AD).

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…riassumendo…

La depressione sarebbe causata da una carenza di neurotrasmettitori a livello sinaptico. In particolare di:

§ Serotonina (5HT)

§ Noradrenalina (NA)

§ Dopamina (DA)

In tale ottica, i sintomi della depressione possono essere migliorati da un recupero della funzionalità sinaptica attraverso l’impiego di farmaci antidepressivi (AD)

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Principali meccanismi di azione degli antidepressivi

I principali meccanismi d’azione degli antidepressivi, secondo l’ipotesi neurotrasmettitoriale, sono:

1.   Inibizione del catabolismo dei neurotrasmettitori (non riportato nelle figure): riguarda l’inibizione di enzimi che distruggono serotonina, dopamina e noradrenalina (tale meccanismo è ad esempio quello degli I-MAO – inibitori delle Mono Amino Ossidasi – di cui in commercio ancora in Italia la tranilcipromina

“Parmodalin”)

2.   Inibizione della ricaptazione (reuptake inhibition). E’ il principale meccanismo d’ azione della maggior parte degli AD di ultima generazione (SSRI,NSRI,NARI etc.) e consiste nel bloccare il trasportare, situato sulla presinapsi, che ricattura il trasmettitore dallo spazio sinaptico per riportarlo all’interno del neurone. Di

conseguenza, a seconda delle classi di farmaci. aumenta la disponibilità sinaptica di 5HT, DA o NA.

3.   Blocco del recettore presinaptico. Il recettore presinaptico informa il neurone della presenza di trasmettitore in sinapsi e con meccanismo a feedback ne inibisce la ulteriore produzione. Un blocco di tale recettore quindi

induce il neurone a continuare a produrre trasmettitore. Tale meccanismo d’azione è presente solo in alcuni antidepressivi (ad esempio l’amisulpride a basso dosaggio e la mirtazapina).

4.   Down regulation dei recettori postsinaptici. Quando esiste poco trasmettitore in sinapsi, i recettori postsinaptici si “up regolano” per catturarne il più possibile. Tuttavia tale meccanismo è disfunzionale e si

normalizza (“down regulation”) a mano a mano che la disponibilità di trasmettitore aumenta. Il processo richiede alcune settimane, tempo che coincide con la latenza d’azione antidepressiva che caratterizza la maggior parte degli antidepressivi.

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Meccanismi d’azione trasmettitoriali degli antidepressivi

BLOCCO DEL REUPTAKE

Neurotrasmettitore

Recettore postsinaptico

Antidepressivo

Terminazione presinaptica

BLOCCO DEI RECETTORI

Recettore bloccato

Antidepressivo

Blocco del recettore presinaptico

Blocco del recettore postsinaptico

•  inibizione del metabolismo •  blocco della ricaptazione •  blocco del recettore presinaptico •  down regulation dei recettori

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Trasmettitori sistemici

§  Tuttavia anche nella cosiddetta HP neurotrasmettitoriale, 5HT, NA e DA non possono essere considerati semplicemente come neuro-trasmettitori, perché, in realtà, sono dei trasmettitori sistemici: la 5HT ad esempio non agisce solamente a livello cerebrale, modulando ansia e depressione, ma presenta importanti azioni su altri organi e sistemi, quali la motilità intestinale, la vasocostrizione e vasodilatazione, la regolazione dei tempi di raggiungimento dell’orgasmo, la modulazione dei sistemi discendenti del dolore. Lo stesso discorso vale per la NE, che non solamente modula umore, ansia, attentività ed energia ma esercita, come noto, una importante azione regolatoria sul sistema nervoso autonomo (e quindi su attivazione simpatica, pressione arteriosa, controllo sfinterico, etc.).

§  Quando quindi si utilizza un farmaco antidepressivo ad azione serotoninergica, noradrenergica o dopaminergica è importante essere consapevoli che le risposte extracerebrali non sono effetti collaterali indesiderati, ma, in realtà, rappresentano il profilo di risposta sistemico di tali farmaci.

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Trasmettitori sistemici

Locus coeruleus

Umore

Cognitività

Energia, agitazione,

emotività Motricità (tremori)

Tachicardia Ritenzione urinaria Pressione arteriosa

Corteccia frontale

Limbico

Tronco e vasi Vescica Cuore

Cervelletto

Nuclei cerebellari

Comportamento alimentare e sessuale

Sonno, nausea, vomito

Orgasmo, dolore

Vasocostrizione, vasodilatazione

Umore

Acatisia/agitazione compulsioni

Tronco cerebrale

Motilità

Intestino

Midollo spinale Vasi

Ipotalamo

Neocortex

Gangli della base

Nuclei rafe rostrale

Nuclei rafe caudale

Talamo

Corteccia olfattoria ed entorinale

Ippocampo-aree limbiche

Umore, ansia, panico

VIE SEROTONINERGICHE

VIE NORADRENERGICHE

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Ipotesi ormonale della depressione

L’ ipotesi ormonale della depressione coinvolge molteplici assi ormonali, tutti potenzialmente coinvolti nella regolazione del tono dell’umore.

§  L’asse HPG (ipotalamo-ipofisi-gonadi), nell’ambito del quale è opportuno considerare l’importanza dell’azione antidepressiva degli estrogeni e del testosterone.

§  L’asse HPT (ipotalamo-ipofisi-tiroide), nel quale è nota la valenza antidepressiva degli ormoni tri- e tetraiodotironina (T3 e T4).

§  L’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene), ampiamente correlato nella regolazione dei meccanismi dello stress ed i rapporti fra CRH, cortisolo, sistema immunitario, sistema neurovegetativo ed eccitossicità.

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Ipotesi ormonale della depressione

ORMONI ED UMORE

ASSE ipotalamo, ipofisi, gonadi

Azione antidepressiva degli estrogeni e del

testosterone

ASSE ipotalamo, ipofisi, tiroide

Azione antidepressiva del T3 e del T4

ASSE ipotalamo, ipofisi, surrene

Rapporti fra CRH, cortisolo, sistema

immunitario ed autonomo

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Azione degli estrogeni

§  Gli estrogeni, oltre all’azione squisitamente ormonale, sono in grado di modulare l’asse HPA, agire sulla spinogenesi e sulla neurogenesi (attraverso la sintesi di fattori di crescita neuronale, quali l’NGF (Nerve Growth Factor) ed il BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), esercitare un effetto attivante (sia a livello comportamentale che di epilettogenesi). Ne deriva una evidente azione antidepressiva degli estrogeni, ad esempio attraverso una modulazione positiva dei circuiti 5HT e di quella sul sistema degli endocannabinoidi. Controprova di tale spettro d’azione è che i progestinici esercitano un effetto inibente (sia sul comportamento che sull’epilettogenesi) e dimostrano inoltre una potenziale azione depressogena, verosimilmente dovuta ad un potenziamento delle mono-amino-ossidasi (MAO), quindi ad un maggiore catabolismo di 5HT e NE.

§  Proprio alla caduta dei livelli estrogenici sono imputabili alcune depressioni, anche gravi, correlate ad alterazioni di tale asse ormonale (depressione post-partum e depressione in menopausa).

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EPILETTOGENESI

INCREMENTO DI EPILETTOGENESI

EFFETTI DEGLI ESTROGENI

MODULAZIONE ORMONALE

NEUROGENESI

EFFETTO ATTIVANTE

Regolazione e feedback dell’asse HPA AZIONE

ANTIDEPRESSIVA

Modulazione circuiti 5HT Regolazione degli endocannabinoidi Torta, 2008

RIDUZIONE EPILETTOGENESI

EFFETTI PROGESTINICI

AZIONE DEPRESSOGENA

EFFETTO INIBENTE

Potenziamento MAO ?

Fattori di crescita (NGF, BDNF)

Spinogenesi

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Ormoni tiroidei

§ Anche l’asse HPT (ipotalamo-ipofisi-tiroide) è coinvolto nella regolazione dell’umore: basti considerare le diverse caratteristiche del tono dell’umore nei soggetti iper- ed ipo-tiroidei. Nello specifico gli ormoni tiroidei, per i quali sono presenti recettori cerebrali, esercitano una funzione modulatoria positiva sulla risposta neurotrasmettitoriale serotoninergica e noradrenergica. Tali dati neurofisiologici sono clinicamente confermati dal fatto che ormoni tiroidei (specie il T3) possono essere impiegati, come add-on agli antidepressivi, per controllare i sintomi di depressione resistente.

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ASSE HPT

ipot

ipof

TSH T3

T4

rT3 rT4

rT3 rT4

AUMENTATA RISPOSTA NE E 5HT

Funzioni extraipotalamiche: neurotrasmettitoriali e neuromodulatorie

TRH

tiroide 5 - deiodinasi

transtiretina

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Asse HPA

§ L’asse HPA (ipotalamo-iposifi-surrene) modula la risposta allo stress ed è iperfunzionante nella depressione ed ansia croniche.

§  Il circuito si attiva a seguito di una valutazione cognitiva dello stimolo, a cui consegue un aumentato rilascio di CRH (cortico-releasing hormone) a livello ipotalamico, che aumenta la liberazione di ACTH (adreno-corticotropic hormone) ipofisario, che, a cascata, stimola il surrene a rilasciare vasopressina (AVP) e cortisolo.

§ L’HPA esercita inoltre una complessa azione di modulazione sui circuiti autonomici, su quelli immunitari e neurotrasmettitoriali/eccitossici a livello del sistema nervoso centrale (SNC).

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Attivazione del circuito HPA

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Iperfunzione dell’Asse HPA

§  In particolare, l’incrementato rilascio di CRH attiva una cascata di risposte autonomiche e metaboliche che sono correlate clinicamente al quadro ansioso e depressivo: ad esempio una attivazione autonomica di tipo ipersimpaticotonico; l’aumento dei livelli di glicemia; la riduzione dell’appetito e della libido.

§ L’aumentato rilascio di vasopressina contribuisce al rinforzo della reazione da stress, e quindi dei sintomi ansiosi.

§ L’aumentato rilascio di cortisolo favorisce l’insorgenza di disturbi affettivi, disturbi cognitivi, riduce la neurogenesi e, in condizioni di stress cronico, si correla alla comparsa di una sindrome metabolica. Inoltre il cortisolo determina un aumentato rilascio di citochine pro-infiammatorie che entrano in gioco sia nel potenziare i meccanismi depressogeni, sia quelli algogeni.

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Iperfunzione dell’Asse HPA

IPOTALAMO

IPPOCAMPO AMIGDALA

CORTEX

IPOFISI

CORTECCIA SURRENALE

SISTEMA IMMUNITARIO

ACTH +

-

CRH

CORTISOLO

-

CORTISOLO

+

INCREMENTATO RILASCIO DI

CITOCHINE PRO-INFIAMMATORIE

AVP

INCREMENTATO RILASCIO DI CORTISOLO

disturbi affettivi disturbi cognitivi

ridotta neurogenesi sindrome metabolica

INCREMENTATO RILASCIO DI VASOPRESSINA

sintomi ansiosi rinforzo della reazione da stress

INCREMENTATO RILASCIO

DI CRH

sintomi ansiosi attivazione sist. autonomo

aumento pressione arteriosa aumento livelli glicemici

riduzione appetito e libido

+

Ridotto feedback Incrementato rilascio di cortisolo

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Citochine proinfiammatorie

§ Negli ultimi anni, anche a seguito dell’osservazione della comparsa di disturbi depressivi conseguenti all’impiego di interferon, è stata posta rilevante attenzione ai rapporti fra sistema immunitario e sistema nervoso. In particolare è stato dimostrato come le citochine proinfiammatorie possano esercitare un effetto negativo sul tono dell’umore, cosi come sul dolore, sulla cognitività e sulla fatigue.

§ Di significativo rilievo clinico è il fatto che un aumento delle citochine proinfiammatorie possa conseguire anche alla presenza di un protratto distress psicologico.

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Effetti delle Citochine

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Le citochine proinfiammatorie possono indurre depressione attraverso molteplici meccanismi…

§  Intanto agendo sull’asse HPA, favorendone l’iperattività, con una ipersecrezione di CRH e quindi un aumentato rilascio di cortisolo che, a sua volta, aumenta la resistenza ai glucocortocodi (determinando così un circolo vizioso che favorisce la persistenza di aumentato rilascio di ormoni dello stress).

§  Un secondo meccanismo è quello dell’induzione di un enzima, l’indolamina-2,3 diossigenasi (IDO), il quale, entrando in competizione con la triptofano idrosssilasi, che trasforma il triptofano in serotonina, sposta il triptofano su di un’altra via (quella delle chinurenine). In tal modo viene a crearsi un deficit di serotonina che causa depressione.

§  Un ulteriore fattore può essere quello di una riduzione, da parte delle citochine pro infiammatorie, del T3 e del T4, che, come precedentemente riferito, contribuiscono alla modulazione ormonale dell’umore.

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IPERFUNZIONE ASSE HPA

RIDOTTA DISPONIBILITÀ DI

5HT

RIDUZIONE T3

INDUZIONE IDO

Depressione causata dalle Citochine

CITOCHINE PRO.INF. E DEPRESSIONE

IPERSECRESIONE CRH

RESISTENZA AI GLUCOCORTICOIDI

DEPLEZIONE DEL TRIPTOFANO IPOTIROIDISMO

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Ipotesi neurotrofica della depressione

§  Una ulteriore ipotesi patogenetica della depressione è quella neurotrofica.

§  L’ipotrofia dell’ippocampo è presente in svariate patologie (ad es. in corso di malattia di Cushing, depressione maggiore, disturbo bipolare, disturbo post-traumatico da stress, schizofrenia, malattia di Alzheimer) che condividono una iperattività dell’asse HPA, e quindi una produzione aumentata e cronica di cortisolo.

§  Tali elementi (stress protratto ed aumentato rilascio cronico di cortisolo) determinano un aumento di citochine pro-infiammatorie e di un neurotrasmettire eccitatorio (il glutamato) che causano una eccessiva e prolungata neurotossicità. In tal modo, in alcune aree cerebrali come quella ippocampale, si genera una sofferenza neuronale (con retrazione dendritica, raggrinzimento cellulare ed apoptosi) che determina una progressiva perdita cellulare, non compensata da meccanismi gliogenetici e neurogenetici (a loro volta inibiti dall’iperfunzione HPA).

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Ipotesi neurotrofica

STRESS PROTRATTO

AUMENTO CORTISOLO

AUMENTO CITOCHINE

AUMENTO GLUTAMATO

ECCESSIVA E PROTRATTA NEUROTOSSICITÀ

RETRAZIONE DENDRITICA

RAGGRINZIMENTO CELLULARE

APOPTOSI

RIDUZIONE DEI FLUIDI EXTRACELLULARI

RIDUZIONE DELLA GLIOGENESI RIDUZIONE DELLA

NEUROGENESI

RIDUZIONE CELLULE GLIALI

IPOTROFIA IPPOCAMPO

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Considerazioni conclusive

§  La patogenesi biologica della depressione deve quindi essere intesa non solamente come risultante di un deficit trasmettitoriale, ma anche come conseguenza di coinvolgimenti di altri sistemi modulatori (ormonali, immunitari, neurotrofici) che coinvolgono l’organismo in toto e non risultano circoscritte a psiche e cervello.

§ Da tale considerazione deriva il fatto che i farmaci antidepressivi, se agiscono migliorando i disturbi dell’umore, debbono necessariamente essere in grado di agire non solamente sui circuiti neurotrasmettitoriali, ma anche correggere le disfunzioni sistemiche correlate alla depressione (ormonali, immunitarie, neurotrofiche).

§ Di tale argomento si tratterà specificamente nel modulo dedicato alla spettro d’azione dei farmaci antidepressivi.

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Considerazioni conclusive

HP neurotrasmettitoriale

HP ormonale

HP neurotrofica

HP immunologica

antidepressivi e patogenesi della

depressione

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CORSO FAD “DEPRESSIONE E COMPLIANCE ALLA TERAPIA”

RAZIONALE

Il primo referente delle persone che cercano aiuto perché si sentono stanche e depresse è disolito il loro medico di famiglia. E' stato valutato che un paziente ogni dieci che si presentano dalmedico ha problemi di umore depresso. In circa la metà dei casi, questo disturbo sarebbe tale daimpedire al paziente di rispettare i suoi impegni e le sue occupazioni. Esiste poi, d'altronde, unaspecifica mortalità legata al suicidio. Pertanto la depressione deve essere considerata dallaMedicina Generale come problema clinico alla stregua del diabete o dell'ipertensione, senzapreconcetti di "incompetenza" o di altrui pertinenza. La maggior parte dei pazienti inoltre, non hala consapevolezza di essere malato ma solo di star male, magari a causa di un “problema dicarattere” o di un generico "esaurimento".

Esistono molte varietà e tonalità di "umore grigio", il medico è abituato infatti a trovarsi di frontea stati misti ansioso-depressivi, così come a pazienti nei quali la depressione può assumere lecaratteristiche di un tratto dominante della personalità. E' all'interno di questo universo che sidifferenziano poi i disturbi "maggiori".

Si può stimare che più di 3 milioni di italiani soffrano di problemi di Depressione. Il 20-26% delledonne e l'8-12% degli uomini hanno sperimentato o sperimenteranno, nel corso della loro vita,questa condizione: una persona su 6. Una persona su 7 viceversa, è stimato che accusi ogni annoqualcuno dei sintomi della depressione. Secondo l'OMS, inoltre, circa il 60% dei casi non sonoriconosciuti come tali e di conseguenza non ricevono un trattamento adeguato, mentre nel 40-60% dei casi riconosciuti il dosaggio dei farmaci e la durata della terapia risultano insufficienti perottenere l'effetto terapeutico.