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Corso di Strumentazione e Automazione Industriale Modulo 1.1 Richiami e introduzione Prof. Ing. Cesare Saccani Prof. Ing. Augusto Bianchini Ing. Marco Pellegrini, PhD Ing. Alessandro Guzzini Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna

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  • Corso di Strumentazione e Automazione Industriale

    Modulo 1.1

    Richiami e introduzione

    Prof. Ing. Cesare Saccani

    Prof. Ing. Augusto Bianchini

    Ing. Marco Pellegrini, PhD

    Ing. Alessandro Guzzini

    Department of Industrial Engineering (DIN) - University of Bologna

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

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  • Equazione energetica del moto dei fluidi

    Con riferimento alla figura sottostante, si consideri un condotto fisso in cui un fluido sia in moto

    stazionario e siano C1 e C2 le velocità medie nelle due sezioni, z1 e z2 le quote dei baricentri

    delle sezioni stesse.

    Con riferimento all’unità di massa del fluido, l’equazione energetica del moto dei fluidi in forma

    meccanica si scrive:

    In forma differenziale:

    R rappresenta l’energia specifica dissipata a

    causa delle resistenze interne al fluido nel

    tratto di condotto considerato.

    L rappresenta il lavoro specifico scambiato tra

    il fluido e gli elementi meccanici in moto

    presenti nel condotto (ad L è attribuito il segno

    positivo quando risulta ottenuto dal fluido,

    uscente).

    𝒄𝟐𝟐

    𝟐−𝒄𝟏

    𝟐

    𝟐+ 𝐠 𝐳𝟐 − 𝐳𝟏 +න

    𝟏

    𝟐

    𝐯 𝐝𝐩 + 𝐑 + 𝛅𝐋 = 𝟎 [J/kg]

    𝐜 𝐝𝐜 + 𝐠 𝐝𝐳 + 𝐯 𝐝𝐩 + 𝐑 + 𝐝𝐋 = 𝟎 [J/kg]

    3/121

  • Nell’equazione energetica del moto dei fluidi in forma meccanica sono presenti più termini:

    𝒄𝟐𝟐

    𝟐−𝒄𝟏

    𝟐

    𝟐+ 𝐠 𝐳𝟐 − 𝐳𝟏 +න

    𝟏

    𝟐

    𝐯(𝐩) 𝐝𝐩 + 𝐑 + 𝛅𝐋 = 𝟎 [J/kg]

    In particolare, oltre alle perdite di carico ed al lavoro sono presenti:

    • Termine energia cinetica 𝑐2/2;• Termine energia potenziale gz;

    Attenzione: il termine integrale si sviluppa in maniera differente in funzione della natura del

    fluido e della trasformazione termodinamica; infatti vale:

    • Fluido incomprimibile: v = 1/ρ = cost, dove ρ è la densità del fluido [kg/m3]

    𝟏

    𝟐

    𝐯(𝐩) 𝐝𝐩 = v(𝑝2 − 𝑝1)

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    4/121

  • Nell’equazione energetica del moto dei fluidi in forma meccanica sono presenti più termini:

    𝒄𝟐𝟐

    𝟐−𝒄𝟏

    𝟐

    𝟐+ 𝐠 𝐳𝟐 − 𝐳𝟏 +න

    𝟏

    𝟐

    𝐯(𝐩) 𝐝𝐩 + 𝐑 + 𝐋 = 𝟎 [J/kg]

    • Fluido comprimibile: v = v(p), ossia il volume specifico del fluido è funzione della pressione

    secondo una legge che dipende dalla trasformazione del processo termodinamico. In

    particolare si può avere:

    • Trasformazione isoterma: 𝑝𝑣 = 𝑐𝑜𝑠𝑡;• Trasformazione isoentropica: 𝑝𝑣𝑘 = 𝑐𝑜𝑠𝑡;• Trasformazione politropica: 𝑝𝑣𝑛 = 𝑐𝑜𝑠𝑡.

    Dove k (=cp/cv) e n sono rispettivamente gli indici della trasformazione isoentropica e

    politropica.

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    5/121

  • Dalla forma meccanica alla forma termica:

    definizione di entalpia) h = u + p v → dh = du + p dv + v dp1° principio termodinamica) 𝑑q = du + p dv

    𝐝𝐡 = 𝐝𝐪 + 𝐯 𝐝𝐩 (𝟏)

    Inoltre:

    𝐪 = 𝐐𝐞 + 𝐑 (𝟐)

    Mentre Qe rappresenta l’energia termica specifica, scambiata dal sistema solo con l’esterno

    (irraggiamento, convezione ,…), q rappresenta l’energia termica specifica totale ricevuta o

    ceduta dall’intero sistema, ovvero data dalla somma algebrica del calore scambiato con

    l’esterno Qe e dalle dissipazioni in calore R dovute alle trasformazioni interne.

    Dalla (1) e dalla (2) si ottiene l’espressione: 𝐯 𝐝𝐩 = 𝐝𝐡 − 𝐝𝐐𝐞 − 𝐑.

    Introducendo tale relazione nell’equazione energetica del moto dei fluidi in forma meccanica, si

    ottiene la forma termica di tale equazione.

    c dc + g dz + v dp + R + dL = 0 → 𝐜 𝐝𝐜 + 𝐠 𝐝𝐳 + 𝐝𝐡 = 𝐝𝐐𝐞 − 𝐝𝐋 [J/kg]

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    6/121

  • Esercitazione: attraversamento di acqua in un diaframma

    Si consideri un diaframma attraversato da acqua come quello riportato

    nella figura a fianco.

    Assumendo le sezioni 1 e 2 di ingresso e di uscita dal diaframma è

    possibile calcolare le perdite di carico applicando l’equazione

    energetica del moto dei fluidi in forma meccanica.

    𝒄𝟐𝟐

    𝟐−𝒄𝟏

    𝟐

    𝟐+ 𝐠 𝐳𝟐 − 𝐳𝟏 +න

    𝟏

    𝟐

    𝐯(𝐩) 𝐝𝐩 + 𝐑 + 𝐋 = 𝟎 [J/kg]

    Trattandosi di fluido incomprimibile, non essendo presente lavoro né variazioni di quota e

    moltiplicando per la densità del fluido si può scrivere:

    𝝆𝑹 = 𝒑𝟏 + 𝝆𝒄𝟏

    𝟐

    𝟐− 𝒑𝟐 + 𝝆

    𝒄𝟐𝟐

    𝟐[Pa]

    Dove:

    • p è la pressione statica del fluido, [Pa]

    • 𝝆𝒄𝟐

    𝟐è la pressione dinamica del fluido, [Pa]

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    7/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    8/121

  • Perdite di carico

    Equazione di Darcy-Weisbach per il calcolo delle perdite distribuite lungo un condotto:

    Δp = perdita di carico lungo il condotto [Pa]

    ρ = densità del fluido all’interno del condotto [kg/m3]

    λ = fattore d’attrito

    l = lunghezza del condotto [m]d = diametro equivalente del condotto [m]

    v = velocità del fluido all’interno del condotto [m/s]

    𝚫𝐩

    𝝆= 𝛌

    𝐥

    𝐝

    𝐯𝟐

    𝟐

    Il fattore d’attrito λ è ricavabile dal diagramma riportato nella slide seguente, realizzato grazie alle

    esperienze di Nikuradse e di altri:

    λ viene fornito in funzione del numero di Reynolds :

    Re =𝜌 v d

    μ, μ = viscosità dinamica del fluido [Pa s]

    Sul diagramma si distinguono tre diversi regimi di moto:

    1) Regime di moto laminare dove vale la relazione λ =64

    Re

    2) Regime di transizione

    3) Regime di moto turbolento dove il fattore λ risulta costante e viene fornito in funzione della scabrezza

    relativa del tubo ε/D

    9/121

  • Perdite di carico

    Arpa di Nikuradse

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  • Perdite di carico

    Diagramma per il calcolo della scabrezza

    relativa media dei seguenti materiali:

    da1 a 3: acciaio variamente lavorato;

    da 2 a 4: calcestruzzo variamente lavorato;

    da 3 a 6: legno più o meno grezzo;

    5: ghisa;

    7: ferro galvanizzato;

    8: ghisa bitumata;

    9: tubo in ferro saldato;

    10: tubo in ferro trafilato.

    Tratto da:

    A. Cocchi, ‘‘ Termofisica per ingegneri’’,

    Ed. Libreria Editoriale Petroni 1974, pag. 375-376

    11/121

  • Perdite di carico

    Scabrezza relativa media ε [mm] per alcuni materiali

    12/121

  • Perdite di carico

    Calcolo delle perdite di carico concentrate lungo un condotto

    Δp = perdita di carico concentrata [Pa]

    ρ = densità del fluido [kg/m3]

    v = velocità del fluido [m/s]

    ξ = coefficiente di perdita

    𝚫𝐩

    𝝆= ξ

    𝐯𝟐

    𝟐

    Valori indicativi per il coefficiente ξ:

    In questo caso, per analogia a quello delle

    perdite distribuite, si utilizza un coefficiente di

    perdita di carico ξ che lega la caduta di

    pressione al quadrato della velocità del fluido.

    13/121

  • Δp = perdita di carico concentrata [Pa]

    ρ = densità del fluido [kg/m3]

    v = velocità del fluido [m/s]

    ξ = coefficiente di perdita

    λ = fattore d’attrito

    leq = lunghezza equivalente dell’accidentalità [m]d = diametro equivalente [m]

    Perdite di carico

    Lunghezza equivalente

    In alternativa al coefficiente di perdita ξ, si può associare ad ogni accidentalità una

    lunghezza di condotto equivalente.

    𝚫𝐩

    𝝆= ξ

    𝐯𝟐

    𝟐

    𝚫𝐩

    𝝆= 𝛌

    𝐥𝐞𝐪𝐝

    𝐯𝟐

    𝟐oppure

    ξ = 𝛌𝐥𝐞𝐪𝐝

    Dove ξ è proporzionale a λ ed alla lunghezza del condotto, espressa in numero di diametri.

    14/121

  • Perdite di carico

    15/121

  • Esercitazione: perdite di carico dovute all’attraversamento di acqua in un diaframma

    Per le misure di portata possono essere scelti numerosi dispositivi fra cui i diaframmi calibrati che

    permettono la misura della portata in funzione della perdita di carico nell’attraversamento.

    La differenza di pressione fra monte e valle del diaframma da considerare è quella totale.

    La pressione totale del fluido (pTOT) è definita come la somma fra la pressione statica (pstatica) e la

    pressione dinamica (pdinamica = ρ v2/2) :

    𝑝𝑇𝑂𝑇 = 𝑝𝑠𝑡𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎 + 𝑝𝑑𝑖𝑛𝑎𝑚𝑖𝑐𝑎

    Perdite di carico

    Caso 1: vettore velocità con solo

    componente orizzontale parallela all’asse

    (se fluido incomprimibile v1=v2=v)

    Caso 2: vettore velocità con componente

    ortogonale rispetto all’asse

    𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟏 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆𝒗𝟏

    𝟐

    𝟐𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟐 = 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟏 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆

    𝒗𝝉𝟐

    𝟐+ 𝝆

    𝒗𝒂𝒔𝒔𝒊𝒂𝒍𝒆𝟐

    𝟐𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟐 = 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐

    v1 v2

    𝒗𝝉

    vassiale

    v1v2

    16/121

  • Esercitazione: perdite di carico dovute all’attraversamento di acqua in un diaframma

    Perdite di carico

    ∆𝒑𝒕𝒐𝒕 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆𝒗𝟏

    𝟐

    𝟐− 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐∆𝒑𝒕𝒐𝒕 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆

    𝒗𝝉𝟐

    𝟐+ 𝝆

    𝒗𝒂𝒔𝒔𝒊𝒂𝒍𝒆𝟐

    𝟐− 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐

    Caso 1: vettore velocità con solo

    componente orizzontale parallela all’asse

    (v1=v2=v)

    Caso 2: vettore velocità con componente

    ortogonale rispetto all’asse

    𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟏 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆𝒗𝟏

    𝟐

    𝟐𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟐 = 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟏 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆

    𝒗𝝉𝟐

    𝟐+ 𝝆

    𝒗𝒂𝒔𝒔𝒊𝒂𝒍𝒆𝟐

    𝟐𝒑𝑻𝑶𝑻,𝟐 = 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐

    v1 v2

    𝒗𝝉

    vassiale

    v1v2

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  • Esercitazione: perdite di carico dovute all’attraversamento di acqua in un diaframma

    Perdite di carico

    ∆𝒑𝒕𝒐𝒕 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆𝒗𝟏

    𝟐

    𝟐− 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐∆𝒑𝒕𝒐𝒕 = 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆

    𝒗𝝉𝟐

    𝟐+ 𝝆

    𝒗𝒂𝒔𝒔𝒊𝒂𝒍𝒆𝟐

    𝟐− 𝒑𝒔,𝟐 + 𝝆

    𝒗𝟐𝟐

    𝟐

    Nel caso 2, dunque, 𝒑𝒔,𝟏 + 𝝆𝒗𝝉𝟐

    𝟐corrisponde alla pressione statica misurata.

    Conseguentemente, nel secondo caso si commetterebbe un errore sistematico di misura, in quanto la

    pressione statica misurata includerebbe anche parte della dinamica. Il che risulta del tutto evidente nel caso

    di fluido incomprimibile, ovvero quando v1 = v2. In tale caso, infatti, ∆𝒑𝒕𝒐𝒕 = ∆𝒑𝒔𝒕𝒂𝒕𝒊𝒄𝒐, dove però il termine a monte dell’ostacolo, nel secondo caso, è falsato dalla componente vτ.

    Caso 1: vettore velocità con solo

    componente orizzontale parallela all’asse

    (v1=v2=v)

    Caso 2: vettore velocità con componente

    ortogonale rispetto all’asse

    v1 v2

    𝒗𝝉

    vassiale

    v1v2

    18/121

  • Conclusioni

    1. Per realizzare correttamente una misura di pressione statica in presenza di un diaframma,

    evitando dunque un errore sistematico di misura, occorre garantire la presenza di un tratto

    rettilineo di sufficiente lunghezza a monte e a valle del diaframma, affinché la componente

    radiale nel punto di misura della pressione statica sia nulla.

    Solitamente questa distanza viene definita in termini di diametri D a monte e valle

    dell’orifizio tarato.

    Perdite di carico

    A: Direzione del moto del fluido

    D: Diametro interno della condotta

    d: Diametro dell’orifizio

    l1 : distanza di installazione della sonda per la misura di

    pressione statica a monte dell’orifizio

    l2 : distanza di installazione della sonda per la misura di

    pressione statica a valle dell’orifizio

    β = d/D ∈ [0,10; 0,75]

    Norma: ISO 5167:2-2004.

    “Measurement of fluid flow by means of pressure differential

    devices inserted in circular cross-section conduits running full”

    19/121

  • Conclusioni

    In generale, dunque, ogni accidentalità (diaframmi, valvole, raccordi,

    etc.) comporta una deviazione del flusso dalla direzione assiale.

    Conseguentemente è necessario prestare particolare attenzione al

    posizionamento delle sonde (in particolare nel caso di misura della

    pressione statica o di differenze di pressione statica) per evitare un

    errore sistematico di misura con possibili conseguenze nel controllo e

    nella regolazione dell’impianto.

    Perdite di carico

    20/121

  • Esercitazione: perdite di carico dovute all’attraversamento di acqua in un diaframma

    Dati: diametro del tubo: D = 1 m

    densità dell’acqua: ρ = 1000 kg/m3

    velocità dell’acqua: v = 2 m/s

    Ipotesi: Si sceglie un diaframma tale da generare una perdita di carico

    localizzata Δp = 981 Pa (= 100 mmH20)

    Energia persa (equazione di Bernoulli per un fluido incomprimibile)

    c dc + g dz + v dp + R + L = 0 [J/kg]

    Le perdite di carico (R) e la portata (G) sono:

    R = න

    1

    2

    v dp = v ∆p =∆p

    𝜌=

    981

    1000≃ 1 J/kg

    G = 𝜌 v A = 𝜌 vπ D2

    4= 1000 ∙ 2 ∙

    π 1 2

    4= 1571 kg/s

    Perdite di carico

    La potenza elettrica Pe spesa per alimentare la pompa sconta dei seguenti rendimenti: rendimento

    meccanico (ηm = 0,90), rendimento idraulico (ηi = 0,90), rendimento volumetrico (ηv = 0,96), rendimento

    elettrico del motore (ηe = 0,95), rendimento di trasmissione della cabina elettrica alla pompa (ηt = 0,98)

    Pe =G × R

    ηm × ηi × ηv × ηe × ηt=

    1571 × 1

    0,90 × 0,90 × 0,96 × 0,95 × 0,98=1571

    0,72= 2,18 kW

    21/121

  • Esercitazione: perdite di carico dovute all’attraversamento di acqua in un diaframma

    La differenza di pressione deve essere acquisita da un trasmettitore di pressione

    differenziale (riportato a fianco).

    Dati:

    Tensione di alimentazione trasmettitore: 24 V

    Corrente di alimentazione: 4 mA

    Potenza elettrica: 96 mW (= 24 x 4 x 10-3)

    Range: [-10; 10] mbar

    Il consumo totale per effettuare la misura di portata è data dalla somma della potenza

    elettrica spesa per alimentare il trasmettitore (96 mW) e la potenza elettrica spesa sul

    diaframma (2,18 kW).

    Considerando un costo medio di acquisto dell’energia elettrica pari a 0,18 €/kWh,

    l’acquisto di energia elettrica comporta un costo operativo (assumendo 7500 h/anno):

    𝐶𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 = 2,18 + 0,096 × 10−3 𝑘𝑊 × 7500ℎ × 0,18

    𝑘𝑊ℎ= 𝟐𝟗𝟒𝟑

    𝒂𝒏𝒏𝒐

    In questo caso, dunque, occorre valutare l’installazione di un diaframma caratterizzato da

    una perdita di carico localizzata inferiore rispetto a quella proposta (981 Pa) analizzando

    la riduzione dei costi operativi annuali e l’aumento dell’investimento iniziale.

    Perdite di carico

    22/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    23/121

  • Il diametro di una tubazione: diametro nominale e pollici

    In idraulica il diametro nominale (simbolo DN) è un valore convenzionale con cui vengono

    individuati componenti idraulici quali tubazioni, flange, valvole.

    Tale diametro, a seconda del materiale, viene dimensionato in funzione del diametro interno od

    esterno.

    Se il componente idraulico è dimensionato in funzione del suo diametro interno standardizzato

    si fa riferimento alla serie DN/ID (standard dimensionali basati sui diametri interni). Se invece è

    dimensionato in funzione del suo diametro esterno standardizzato viene riferito alla

    serie DN/OD. Il costruttore deve indicare se il DN si riferisce alla serie DN/ID o DN/OD.

    In generale per le tubazioni vale la seguente convenzione:

    • ghisa sferoidale: DN/ID

    • gres: DN/ID

    • fibrocemento: DN/ID

    • plastiche (PVC, PEAD): DN/OD

    • acciaio: DN/ID

    Il pollice cui si fa riferimento nei diametri delle tubazioni («pollice gas»)non è lo stesso utilizzato

    nel sistema di misura anglosassone, ovvero non vale 25,4 mm.

    Diametro e spessore di una tubazione

    24/121

  • La designazione «pollice gas»

    La designazione «pollice gas» deriva dal passato ed in

    particolare dalle prime condotte per la distribuzione del gas.

    Le prime condotte da 1’’, infatti, presentavano effettivamente un

    diametro interno pari a 25,4 mm ed un diametro esterno pari a

    33,7 mm (spessore pari a 4,15 mm).

    Nel corso degli anni, tuttavia, lo sviluppo tecnico di materiali più

    prestazionali e di nuove tecniche di realizzazione hanno reso

    possibile la riduzione degli spessori, consentendo di:

    • Ridurre il diametro esterno a parità di diametro interno, o

    • Aumentare il diametro interno a parità di diametro esterno

    La scelta ricadde sull’aumento del diametro interno in quanto la

    scelta di ridurre il diametro esterno avrebbe comportato la

    necessità di modificare anche la raccorderia, essendo il

    collegamento tubo-raccordo del tipo maschio-femmina in cui il

    tubo si innesta all’interno del raccordo.

    Per questo motivo, per indicare le dimensione della tubatura si

    è introdotto il termine pollice gas.

    Tubo Raccordo

    Diametro e spessore di una tubazione

    25/121

  • Lo spessore della tubazione: il numero di schedula

    Anche i componenti non plastici possono essere dimensionati in funzione del diametro esterno.

    Per risalire al diametro interno si fa quindi riferimento allo spessore del tubo, progettato in

    funzione della pressione interna a cui è soggetto il componente meccanico in accordo alle

    normative tecniche di riferimento.

    Il numero di schedula, schedule number (sch) nella dizione anglosassone fornisce

    un'informazione sulla pressione interna che la tubazione può sostenere, secondo la normativa

    americana ANSI. (La normativa italiana UNI, fa riferimento invece alla pressione nominale).

    La dicitura Standard (Std), Extra Strong (XS) e Double Extra Strong (XXS) che troviamo nelle

    tabelle seguenti fa riferimento invece alla vecchia normativa (del 1927).

    (Valori degli spessori espressi in mm)

    Diametro e spessore di una tubazione

    26/121

  • Il numero di schedula

    Come riportato dall’ASME B36.10M-1996 ”Welded and Seamless Througth Steel Pipe”, nel marzo del

    1927, l'American Standards Association promosse l’organizzazione di un tavolo tecnico settoriale per

    uniformare le dimensioni e il materiale utilizzato nella produzione di tubi in acciaio e ghisa. In particolare il

    primo incontro si tenne a Pittsburgh (Pennsylvania) il 18 maggio 1928.

    L’intento all’origine della attività di standardizzazione era quello di stabilire una relazione fra diametro e

    spessore tale da garantire per ciascun numero di schedula (SCH) il soddisfacimento della relazione:

    𝑆𝐶𝐻 = 1000𝑝𝑖𝜏

    • pi è la pressione interna in [psi]

    • 𝜏 è la tensione massima ammissibile dal materiale alla temperatura operativa in [psi]

    Il numero di Schedula (SCH) è dunque un numero adimensionale.

    Diametro e spessore di una tubazione

    27/121

  • Il numero di schedula

    In particolare la volontà era quella di uniformare i valori di spessore e diametro in accordo alla formula di

    Barlow modificata:

    𝑠 =𝑝𝑖𝐷𝑖

    2τ+ 𝑐 × 1 + 𝑎

    • s è lo spessore del tubo, (in)

    • pi è la pressione interna, in (psi)

    • 𝜏 è la tensione massima ammissibile dal materiale a temperatura operativa, (psi)• s è lo spessore della tubazione, (in)

    • c è il sovraspessore di corrosione, (in)

    • Di il diametro interno della tubazione, (in)

    • a è il coefficiente di sicurezza per tener conto delle tolleranze di produzione, assunto pari a 12,5%

    Questo intento si scontrò tuttavia con i valori di spessore e diametro dei tubi presenti sul mercato che

    derivavano dall’esperienza dei singoli produttori.

    Modificare tali valori in accordo alle equazioni di cui sopra avrebbe dunque comportato un grandissimo

    sforzo da parte dell’industria del settore che non si ritenne sostenibile.

    Diametro e spessore di una tubazione

    28/121

  • Tubi di acciaio: diametri e spessori (schedule)

    (Valori espressi in mm)

    Diametro e spessore di una tubazione

    29/121

  • Il numero di schedula: la scelta

    Per scegliere il numero di schedula di una tubazione, occorre seguire il seguente procedimento:

    1. Identificazione delle condizioni operative:

    1. Tipo di fluido: in funzione della tipologia di fluido si dovranno effettuare considerazioni differenti

    relativamente per esempio a fenomeni di corrosione.

    2. Pressione operativa: lo stress meccanico della condotta è proporzionale alla pressione del fluido

    all’interno

    3. Temperatura operativa: Le caratteristiche prestazioni dei materiali quali per esempio la tensione

    massima ammissibile è funzione della temperatura operativa attesa.

    2. Caratteristiche della condotta:

    1. Diametro della condotta: dai calcoli fluidodinamici è possibile identificare il diametro minimo

    richiesto per trasportare una certa portata di fluido

    2. Materiale: in funzione del materiale si avrà una tensione massima ammissibile differente

    3. Metodo di realizzazione: la condotta può essere realizzata in diversi modi ed in funzione della

    tipologia applicata si dovranno applicare coefficienti di derating per tener conto, per esempio, di

    eventuali difetti di realizzazione.

    4. Tolleranze dimensionali: il produttore garantisce valori per le tolleranze dimensionali che devono

    essere tenuti in considerazione

    3. Identificazione della norma di riferimento per il calcolo dello spessore: in funzione della specifica

    applicazione, si adotterà la norma che meglio si adatta.

    Diametro e spessore di una tubazione

    30/121

  • Il numero di schedula: la scelta

    Esempio

    Si vuole calcolare lo spessore di una condotta da 3’’ per il trasporto di un fluido alla pressione nominale di

    13 bar e alla temperatura nominale di 180 °C. Per lo scopo si sceglie di utilizzare un acciaio del tipo ASTM

    A106 Grade B, Seamless (senza cordone di saldatura).

    Per il calcolo dello spessore minimo si adotta la formula di Barlow modificata:

    𝑠 =𝑝𝑖𝐷𝑖2τ

    + 𝑐 × 1 + 𝑎

    • s è lo spessore in (in)

    • pi è la pressione interna: 13 bar ≈ 188,5 psi

    • 𝜏 è la tensione massima ammissibile dal materiale alla temperatura operativa: 1034 bar ≈15000 psi• Di il diametro interno della tubazione: 3’’

    • c è il sovraspessore di corrosione: 0,062 in

    • a è il coefficiente di sicurezza per tener conto delle tolleranze di produzione: 12,5%.

    Con i dati a disposizione si calcola:

    𝑠 =188,5 × 3

    2 × 15000+ 0.062 × 1 + 12.5% = 0.091 𝑖𝑛

    Diametro e spessore di una tubazione

    31/121

  • Il numero di schedula: la scelta

    Esempio

    𝑠 =188,5 × 3

    2 × 15000+ 0.062 × 1 + 12.5% = 0.091 𝑖𝑛 = 2,31 𝑚𝑚

    Si sceglierà un tubo schedula 40 essendo la tipologia che presenta uno spessore immediatamente

    superiore a quanto calcolato.

    • Spessore calcolato (formula di Barlow modificata), s: 2,31 mm

    • Spessore tubo 3’’, schedula 40 (da tabella sotto): 5,49 mm

    Diametro e spessore di una tubazione

    32/121

  • Tabella comparativa diametri esterni delle tubazioni

    Diametro e spessore di una tubazione

    33/121

  • Tabella comparativa diametri interni delle tubazioni

    • Il valore dopo la sigla PE (polietilene) diviso per 10 rappresenta la massima pressione garantita alla quale la condotta resiste in esercizio per 50 anni alla

    temperature di 20 °C, (espressa in bar).

    • PFA è la Pressione di Funzionamento Ammissibile che la condotta può sostenere in esercizio in modo continuo (espressa in bar) .

    Diametro e spessore di una tubazione

    34/121

  • Tabella comparativa diametri interni delle tubazioni

    • SN (Nominal Stiffness) in [N/mm^2] rappresenta la resistenza allo schiacciamento della condotta: infatti in assenza di pressione all’interno la condotta può

    subire deformazioni a causa del peso del terreno sovrastante o della presenza di carichi stradali.

    𝑆𝑁 =𝐸 × 𝐼

    𝐷3

    Dove E è il modulo di Young del materiale (N/mm^2), I è il momento di inerzia (mm^4/mm) e D è il diametro della condotta (mm). Maggiore è dunque SN

    maggiore è il carico esterno che la condotta può sostenere.

    Diametro e spessore di una tubazione

    35/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    36/121

  • Generalità delle valvole

    Organi di intercettazione e regolazione (valvole)

    Col nome di organi di intercettazione e regolazione si intendono tutti quei

    dispositivi, detti comunemente valvole, che hanno la funzione di intercettare o

    regolare il flusso dei fluidi nelle tubazioni.

    Questi dispositivi sono realizzati nelle forme e nei materiali più svariati ed è quindi

    importante sceglierne il tipo più adatto in relazione alle caratteristiche d'impiego.

    Nello sviluppo di un progetto di impianto questa scelta occupa un posto quanto mai

    importante perché la conduzione dell'impianto, essendo effettuata in gran parte

    mediante manovre eseguite dalle valvole installate sul piping, dipende essenzialmente

    dalle loro prestazioni.

    37/121

  • Organi di intercettazione e regolazione (valvole)

    Le valvole possono essere classificate a seconda del tipo di attuatore:

    • Valvola manuale;

    • Valvola automatica: attuatore di tipo elettrico, pneumatico, idraulico,

    elettropneumatico, elettroidraulico, ad azione diretta del fluido (valvola di non

    ritorno a clapet);

    Le valvole possono essere classificate anche per il tipo di funzione:

    - Valvola di intercettazione: la funzione è quella di favorire il completo passaggio

    del fluido (valvola aperta) o l’arresto del fluido (valvola chiusa).

    - Valvola di regolazione: l’otturatore varia la propria posizione tra quelle di chiusura

    e apertura. Così facendo, è possibile variare pressione e portata del fluido.

    - Altre valvole: Valvola unidirezionale (valvola di non ritorno)

    Valvola di sicurezza

    Generalità delle valvole

    38/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    39/121

  • Valvole di intercettazione: valvole a saracinesca

    P&I

    Valvole di intercettazione

    Sono caratterizzate da:

    • Movimento dell’otturatore perpendicolare rispetto al passaggio del cuneo

    • L’otturatore può essere metallico o gommato in funzione dell’applicazione

    • modalità di regolazione

    Criteri di scelta:

    • Caratteristiche fluido elaborato (pressione, portata, temperatura, tipologia)

    • Perdite di carico generate dalla valvola

    • Spinta tra monte e valle della valvola (con relativi problemi di tenuta)

    https://www.youtube.com/watch?v=iu55OzM8rUU40/121

  • Valvole di intercettazione: valvole a sfera

    P&I

    Sono caratterizzate da:

    • Tenuta realizzata mediante una sfera che, ruotando, comprime le guarnizioni poste sul corpo

    valvola

    • Numerose tipologie in funzione della forma costruttiva e dei materiali impiegati

    • Perdite di carico contenute

    Criteri di scelta:

    • Caratteristiche fluido elaborato (pressione, portata, temperatura, tipologia)

    • Perdite di carico generate dalla valvola

    • Spinta tra monte e valle della valvola (con relativi problemi di tenuta)

    https://www.youtube.com/watch?v=mWXjvVMvz6Q

    Valvole di intercettazione

    41/121

  • Valvole di intercettazione: valvole a globo

    Sono caratterizzate da:

    • Corpo sferico con le due metà separate da un deflettore;

    • Tenuta elevata e duratura nel tempo

    Criteri di scelta:

    • Caratteristiche fluido elaborato (pressione, portata, temperatura, tipologia)

    • Perdite di carico generate dalla valvola

    • Spinta tra monte e valle della valvola (con relativi problemi di tenuta)

    https://www.youtube.com/watch?v=SkzzII-gzEk

    P&I

    Valvole di intercettazione

    42/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    43/121

  • 0

    20

    40

    60

    80

    100

    120

    0 0,2 0,4 0,6 0,8 1

    Co

    effi

    cien

    te d

    i p

    erd

    ita

    conce

    ntr

    ata ξ

    Rapporto x/d

    Coefficiente reale Coefficiente stimato

    Coefficiente di perdita concentrata: relazione con l’alzata dell’otturatore

    Valvole di regolazione

    Variando x si va a variare

    ξ: quindi, regolando x

    posso regolare la

    velocità V (e quindi la

    portata volumetrica) e/o

    la perdita di carico Δp (e

    quindi la pressione).

    ∆𝒑 = ξ𝝆𝑽𝟐

    𝟐

    x: alzata dell’otturatore

    d: diametro interno della tubazione

    ξ: coefficiente perdita concentrata

    Δp: perdita di carico sulla valvola

    V: velocità del fluido

    ρ: densità del fluido

    ξ = 1.55 x^(-2) + 4.7 x – 6

    R^2 = 0,997

    44/121

  • Valvola a flusso avviato

    In questo tipo di valvola il movimento dell'otturatore è

    perpendicolare alla direzione di passaggio convenzionale

    del fluido nella valvola.

    A tale scopo i condotti interni della valvola sono sagomati in

    modo da guidare il fluido verso la parte inferiore

    dell'otturatore, cioè con senso dal basso verso l'alto, oppure

    verso la parte superiore, cioè con senso dall’alto verso il

    basso, facendogli comunque compiere una curva di circa 120°

    ed inviarlo con un'altra curva di 120°, verso la sezione di

    uscita.

    Pertanto, le valvole a flusso avviato presentano un percorso

    del fluido sinuoso e con frequenti cambiamenti dell'area

    della sezione di passaggio. D’altro canto, la valvola risulta

    compatta ed ha ridotti ingombri in senso longitudinale alla

    tubazione.

    Valvole di regolazione

    45/121

  • Valvola a flusso libero

    In questo tipo di valvole il movimento dell'otturatore è

    inclinato a 45° rispetto al senso di passaggio

    convenzionale del fluido nella valvola.

    Questa soluzione, applicabile solo a valvole a via diritta,

    consente di ridurre in misura rilevante le perdite di

    carico, evitando totalmente i cambiamenti di direzione e

    riducendo le variazioni di sezione. A completa apertura,

    le valvole di questo tipo presentano un passaggio

    pressoché rettilineo.

    Ciò offre anche la possibilità di ispezionare la linea oltre

    la valvola senza doverla rimuovere e di poter introdurre

    sonde o altri attrezzi attraverso la valvola stessa.

    Di contro, la presenza dell’otturatore inclinato aumenta

    notevolmente l’ingombro della valvola in senso

    longitudinale alla tubazione.

    Valvole di regolazione

    46/121

  • Valvola a flusso avviato vs. Valvola a flusso libero

    Valvole di regolazione

    Valvola a flusso avviato

    ξ = 3-4

    Valvola a flusso libero

    ξ = 1-2

    Sezione passaggio: S=π*d*H

    47/121

  • Valvole di regolazione

    Architettura

    48/121

  • Valvole di regolazione

    Corpo valvola: è la struttura principale della valvola, in cui

    sono ricavati i passaggi destinati allo scorrimento del fluido.

    Cappello: chiude l'apertura attraverso la quale vengono

    introdotti nel corpo valvola gli organi interni della valvola

    (otturatore e sede di tenuta) e gli organi destinati al comando

    dell'otturatore.

    Stelo: è l’elemento di comando dell'otturatore. Passa

    attraverso il cappello e deve essere dotato di un sistema di

    tenuta (treccia e premistoppa).

    Otturatore: è il componente mobile, solidale allo stelo, che

    modifica la sezione di passaggio del fluido fino a

    chiuderla/aprirla totalmente.

    Sede di tenuta: componente solidale col corpo della valvola

    (al quale è collegato solitamente mediante filettatura). Al

    termine della sua corsa l'otturatore si appoggia sulla sede di

    tenuta, determinando l’intercettazione del flusso attraverso la

    valvola.

    Attuatore: dispositivo atto a generare il movimento dello

    stelo. In Figura è mostrato un attuatore penumatico ma

    potrebbe anche essere elettrico oppure di tipo manuale

    (volantino)

    49/121

  • Valvole di regolazione

    Il corpo valvola

    I tipi fondamentali dei corpi valvola sono due: i) a seggio singolo e ii) a doppio

    seggio.

    50/121

  • Valvole di regolazione

    Il corpo valvola

    Seggio singolo: Quando è richiesta una tenuta ottima è necessario impiegare valvole

    a seggio singolo, per le quali la perdita di fluido a valvola chiusa è inferiore allo

    0,01% della capacità nominale.

    Nelle valvole a seggio singolo sorge però il problema dello squilibrio provocato

    sull’otturatore dal differenziale di pressione fra monte e valle che normalmente viene

    calcolato moltiplicando l’area del seggio per la differenza massima di pressione tra

    l’ingresso e l’uscita della valvola.

    Per evitare il fenomeno del trascinamento ed urto in chiusura le valvole a seggio

    singolo vengono installate con flusso tendente ad aprire l’otturatore.

    A volte le spinte esercitate dalla differenza di pressione sull’otturatore sono di tale

    entità che il servomotore standard non può superarle. In alcuni casi, dunque, vengono

    previste delle molle di forza sufficiente a contrastare la spinta che la pressione

    d’ingresso esercita sull’otturatore. Si possono inoltre adottare valvole con trim

    bilanciato. Con il termine trim si fa riferimento a tutte le parti interne rimuovibile e

    rimpiazzabili della valvola che sono in contatto con il fluido di processo.

    51/121

  • Valvole di regolazione

    Il corpo valvola

    Seggio singolo – trim bilanciato

    Nel caso in cui si debba installare una valvola

    caratterizzata da un’elevata differenza di pressione

    fra monte e valle o da sedi di dimensione elevata,

    l’utilizzo di valvole a trim bilanciato consente di

    ridurre la spinta richiesta e dunque la taglia degli

    attuatori.

    Nel caso riportato a fianco, il bilanciamento

    avviene mediante fori di equalizzazione. Attraverso

    i fori si ha il passaggio del fluido di processo. La

    differenza di pressione che agisce sui due lati

    dell’otturatore è equilibrata. Come si osserva dalla

    figura a fianco il passaggio di fluido attorno

    all’otturatore è evitato grazie alla presenza di o-ring

    di tenuta.

    Il passaggio di fluido attraverso il foro

    consente il raggiungimento dell’equilibrio

    di pressione fra i due ambienti

    Foro di

    equilibramento

    p1

    p1

    p1

    p2

    p1 > p2

    Immagine tratta da Spirax Sarco 52/121

  • Valvole di regolazione

    Valvola a doppio seggio

    53/121

  • Valvole di regolazioneIl corpo valvola

    Doppio seggio: Nelle valvola a doppio seggio le spinte esercitate sui due funghi dalla

    differenza di pressione del fluido si annullano quasi totalmente per cui è richiesta una

    forza minima di comando. D’altro canto, a causa della differenza delle dilatazioni

    termiche tra corpo e otturatore nonché delle deformazioni elastiche dovute alla

    pressione, diventa difficile ottenere una tenuta perfetta su entrambi i funghi a

    valvola chiusa con normali superfici metalliche.

    Per le valvole a doppio seggio è ammesso un trafilamento dello 0,5% della portata

    di progetto.

    Poiché l’otturatore a doppio fungo bilancia quasi interamente gli squilibri dovuti al

    differenziale di pressione del fluido, le valvole a doppio seggio generalmente non

    richiedono servomotori maggiorati anche con alte pressioni differenziali.

    Pertanto, qualora venga richiesta la tenuta perfetta, e tuttavia, a causa del forte

    differenziale di pressione, i servomotori disponibili non hanno potenza sufficiente ad

    azionare valvole a seggio singolo, si dovranno impiegare valvole a doppio seggio nelle

    quali la tenuta viene migliorata con inserti di materiale atti a sigillare il contatto sede-

    otturatore, sempreché la temperatura e la pressione di esercizio lo permettano.

    54/121

  • Valvole di regolazione

    Il corpo valvola

    Dal punto di vista realizzativo, solitamente si cerca di costruire gli orifici interni di

    diametro uguale al diametro nominale della valvola (attacco flange) per poter

    elaborare la portata maggiore possibile.

    Si possono, tuttavia, trovare valvole con un corpo ed attacchi di diametro superiore a

    quello richiesto per la sede dell’otturatore: si tratta di valvole a passaggio ridotto.

    L’impiego di valvole a passaggio ridotto può essere determinato dall’esigenza di una

    maggiore resistenza meccanica alle sollecitazioni esterne (tubazioni, flange, ecc…),

    minore velocità del fluido in ingresso e uscita, nonché dalla previsione di aumentare la

    potenzialità dell’impianto, per il quale sarà sufficiente sostituire gli organi interni con

    altri di maggior diametro.

    Comunemente i minimi diametri di sede applicabili corrispondono al 50% del diametro

    nominale di valvola.

    55/121

  • Valvole di regolazioneTrafilamento di una valvola

    Le valvole sono classificate in funzione del minimo trafilamento ad otturatore chiuso.

    In particolare, in accordo alla normativa IEC 60534-4:2017 “Industrial-process control

    valves. Part 4: Inspection and routine testing”, le valvole devono essere classificate

    in accordo ad un codice a tre cifre (tabella).

    X X X

    Leakage class:

    I, II, III, IV, V o VI

    Fluido utilizzato

    per il test:

    G: aria o azoto

    L: acqua

    Procedura

    utilizzata per il

    test:

    1 o 2

    Il codice riporta i) la classificazione della valvola (codice da I a VI, crescente

    all’aumentare delle prestazioni in termini di tenuta), ii) il fluido utilizzato nel test di

    prova, iii) la procedura utilizzata per verificare la tenuta della valvola.

    56/118

  • Valvole di regolazioneTrafilamento di una valvola

    IEC 60534-4:2017 “Industrial-process control valves.

    Part 4: Inspection and routine testing”

    Sezione 5: Seat leak test

    Fluidi utilizzabili per i test:

    L: acqua

    G: aria o azoto

    Test procedure 1:

    • Verificare che il circuito a valle della valvola sia collegato all’atmosfera

    e/o ad uno strumento per la misura di portata che determini una ridotta

    contro-pressione allo scarico (low head-loss device)

    • Portare l’otturatore in posizione di chiusura

    • Applicare una pressione compresa fra 3 barg e 4 barg (o una pressione

    compresa fra ±5% della massima differenza di pressione fra monte e valle della valvola nel caso in cui questa sia inferiore a 3,5 bar)

    all’ingresso della valvola

    • Misurare la portata di trafilamento

    Test procedure 2:

    • Verificare che il circuito a valle della valvola sia collegato all’atmosfera

    e/o ad uno strumento per la misura di portata che determini una ridotta

    contro-pressione allo scarico (low head-loss device)

    • Portare l’otturatore in posizione di chiusura

    • Applicare una differenza di pressione fra monte e valle della valvola

    compresa fra ±5% della massima differenza di pressione operativa

    garantita dal costruttore della valvola

    • Misurare la portata di trafilamento

    Rated valve capacity (m3/h): è la portata della valvola nelle condizioni di ∆p e

    fluido utilizzate nella prova

    57/118

  • Valvole di regolazioneTrafilamento di una valvola: scelta del materiale di tenuta

    Uno degli elementi progettuali fondamentali per la tenuta della valvola è la scelta del

    materiale di tenuta. Da questo, oltre che dalle condizioni operative specifiche, dipenderà la vita

    operativa della valvola.

    In commercio, tuttavia, sono presenti numerosi materiali la cui scelta dipende dalle condizioni

    operative.

    Grafico tratto da catalogo Australian Pipeline Valve.

    https://www.australianpipelinevalve.com.au/lib/Pdf/ValveSeatSealMaterialsandService

    Types.pdf

    Conversioni:

    Pressione:

    14,5 psi ≈ 1 bar

    Temperatura:

    °C = (°F * 1,8) + 32

    Le linee indicate con Class 300 WCB (Wrought

    Carbon" with Grade B), Class 300 CF8M

    (C=Corrosion resistant, F=è la posizione

    approssimativa sul diagramma ternario ferro-

    cromo-nichel (FeCrNi) e indica il contenuto di

    ferro, cromo e nichel; 8=rappresenta il massimo

    contenuto di carbonio (i.e. 0,08%), M=indica la

    presenza di molibdeno), fanno riferimento al

    corpo valvola. Lo stesso vale per le Classi 150.

    È da sottolineare che il termine Class 300

    (definito nelle norme ANSI) non indica la

    pressione a cui può resistere la valvola.

    58/118

    https://www.australianpipelinevalve.com.au/lib/Pdf/ValveSeatSealMaterialsandServiceTypes.pdf

  • Valvole di regolazioneTrafilamento di una valvola: scelta del materiale di tenuta

    Di seguito si riporta una lista (non esaustiva) dei principali materiali:

    • BUNA-N. Si tratta di un materiale polimerico che presenta buone prestazione chimiche e meccaniche nel caso di

    utilizzo con oli, acqua, e fluidi idraulici. Non è consigliato in in presenza di idrocarburi clorurati e chetoni.

    • DELRIN. Si tratta di un materiale estremamente rigido che può resistere fino a pressioni di circa 400 bar (6000 psi) a

    meno di derating in funzione della temperatura di esercizio, compresa fra [-57; 82] °C. Non è consigliato il suo utilizzo in

    quelle applicazioni che prevedono un flusso di ossigeno o vapore.

    • EPDM. È un polimero ottenuto dalla copolimerizzazione di etilene, propilene e da un terzo monomero rappresentato da

    un diene. Questo materiale ha una buona resistenza all’abrasione e al taglio, offrendo al contempo una buona

    resistenza chimica rispetto ad un ampio range di fluidi acidi e basici. Tuttavia, non è suggerito in quelle applicazioni in

    cui il fluido operativo è costituito da idrocarburi, acidi o basi forti e negli impianti di aria compressa. Le temperature

    operative suggerite sono comprese fra [-29; 107] °C

    • METALLO SU METALLO. Le tenute di questo tipo sono raccomandate laddove sono presenti condizioni di lavoro

    estremamente gravose ed in presenza di fluidi altamente abrasivi.

    • NEOPRENE. Questo materiale è utilizzato principalmente nell’industria della carta e non è raccomandato in quelle

    applicazioni che prevedano l’utilizzo di acidi ossidanti, esteri, solventi clorurati, chetoni, idrocarburi aromatici e fluidi

    idraulici. Le temperature operative sono comprese fra [-29; 82] °C.

    • NYLON. Questo materiale viene solitamente utilizzato in impianti ad aria compressa e nel caso in cui il fluido operativo

    veda la presenza di idrocarburi. Non è utilizzabile in presenza di forti agenti ossidanti. L’intervallo di temperature

    operative è compreso fra [-34; 93] °C.

    • PEEK (Polietereterchetone). Si tratta di un materiale termoplastico che garantisce elevate prestazioni di tenuta in un

    ampio range di condizioni operative. Infatti gli unici fluidi che possono determinare una degradazione del materiale

    sono quelli ad alto contenuto di acido nitrico e solforico. Inoltre, offre un’elevata resistenza all’abrasione e alla

    corrosione e può essere utilizzato con vapore o acqua calda. Le temperature operative sono comprese nel range [-50;

    315] °C. 59/118

  • Valvole di regolazioneTrafilamento di una valvola: scelta del materiale di tenuta

    Di seguito si riporta una lista (non esaustiva) dei principali materiali:

    • PTFE (Politetrafluoroetilene – Teflon). È il materiale plastico che offre maggiore resistenza chimica e dunque è

    suggerito per applicazioni dove potrebbero esservi forti contaminazione (es. settore vernici e coloranti). Al contrario, le

    proprietà meccaniche offerte sono inferiori a quelle di altri materiali plastici. Le temperature operative ammesse sono

    comprese fra [-40; 204] °C.

    • REINFORCED TFE. Per migliorare le proprietà meccaniche del teflon, si interviene aggiungendo fibra di vetro.

    Ovviamente non indicato in tutte quelle applicazioni in cui il fluido operativo potrebbe deteriorare la fibra di vetro

    (presenza di acido fluoridrico, e soluzioni caustiche). L’intervallo di temperatura operativo è compreso fra [-40; 232] °C

    • METAL PTFE. Questo materiale combina le proprietà meccaniche del acciaio AISI 316 con il basso attrito della tenuta

    in PTFE. Conseguentemente, le prestazioni in termini di resistenza all’abrasione sono migliori rispetto al Reinforced

    TFE. I limiti operativi di temperatura sono compresi fra [-29; 288] °C

    • CARBON PTFE. Si ottiene grazie all’aggiunta di polvere di carbonio e grafite. Fra le sue caratteristiche peculiari vi è il

    ridotto coefficiente di dilatazione termica che lo rendono ideale per applicazioni con vapore e altri fluidi ad alta

    temperatura fino a 302 °C.

    60/118

  • Valvole di regolazione

    Il premistoppa

    Il premistoppa è il dispositivo che effettua la tenuta lungo lo stelo della valvola. Deve

    dunque garantire una tenuta perfetta nei confronti dei prodotti che percorrono una

    valvola.

    Il premistoppa di una valvola viene guarnito con materiali diversi in base alle condizioni di

    esercizio:

    • Anelli in Teflon (standard). Questa

    guarnitura non richiede il lubrificatore e

    può essere impiegata con fluidi alla

    temperatura massima di 230°C

    • Anello grafitato costituito da una serie

    di anelli impregnati di grafite, adatto per

    temperature fino a 280°C; è richiesto il

    lubrificatore.

    61/121

  • Valvole di regolazione

    Il premistoppa

    • Fibre per alta temperature (sostitutive

    dell’amianto).

    • La fibra di carbonio e la grafite espansa sono utilizzate

    nelle applicazioni dove si possono raggiungere alte

    temperature fino a 450 °C ed oltre.

    • Per basse temperature (inferiori a -5°C). Si usa una

    prolunga distanziatrice di lunghezza adeguata per

    permettere coibentazioni di grande spessore sulla

    tubazione e l’eventuale riscaldamento del premistoppa

    mediante appositi serpentini a vapore od altri elementi

    riscaldanti

    • Per fluidi pericolosi, tossici ed esplosivi e

    comunque quando si voglia garantire l’assenza di

    gocciolii anche in mancanza di manutenzione, si

    impiegano soffietti metallici di tenuta sullo stelo,

    onde evitare in modo assoluto perdite di fluido

    attraverso il premistoppa.

    62/121

  • Valvole di regolazione

    L’otturatore

    La valvola si può distinguere anche in base alla forma dell’otturatore. Le due principali

    tipologie di otturatore sono:

    Sagomando opportunamente la geometria dell’otturatore è infatti possibile

    determinare la caratteristica di regolazione della valvola che, ricordiamo, è

    determinata dalla variazione della portata (o della perdita di carico) in funzione della

    corsa dell’otturatore. Di seguito sarà illustrato come la geometria dell’otturatore vada

    ad influenzare la capacità di regolazione della valvola.

    - Otturatore a disco: rappresenta il tipo più diffuso, e consente

    una buona regolazione.

    - Otturatore a spillo (o ad ago): questa tipologia, largamente

    impiegata solo per piccoli diametri e per regolazioni precise, è

    caratterizzata dalla forma conica o tronco conica

    dell'otturatore. La forma dell'otturatore permette di ottenere

    piccole variazioni della sezione di strozzamento della valvola

    con grandi spostamenti dell'otturatore. Otturatore Sede di tenuta

    Sede di

    tenutaOtturatore

    63/121

  • Valvole di regolazione

    Otturatore a piattello – ad apertura rapida

    L’incremento della portata avviene quasi esclusivamente nella prima porzione di

    apertura dell’otturatore dopo di che ulteriori incrementi della corsa determinano

    aumenti di portata quasi trascurabili. Per questo motivo l’otturatore a piattello viene

    anche detto otturatore ad apertura rapida.

    Viene generalmente usato per controlli tutto-niente, in cui si desidera una portata

    più o meno costante oltre un certo grado di apertura della valvola.

    64/121

  • Valvole di regolazione

    Otturatore lineare

    Con questo otturatore si ottiene la linearità tra la corsa dell’otturatore e la portata

    che quindi risulta proporzionale al grado di apertura della valvola. Gli otturatori a

    caratteristica lineare si usano quando la pressione differenziale in esercizio non

    subisce apprezzabili variazioni oppure in processi con limitate variazioni di portata.

    Il profilo dell’otturatore è normalmente di tipo parabolico.

    65/121

  • Valvole di regolazione

    Otturatore equipercentuale

    Con questo otturatore ad uguali incrementi della corsa di apertura corrisponde una

    percentuale costante di aumento della portata a parità di pressione differenziale. Ad

    esempio, passando da 37,5 a 55% (+17,5% corsa valvola), si passa dal 10 al 20% (portata)

    cioè un incremento del 100%; da 55% a 72,5 % (ancora +17,5% corsa valvola) vado da 20 a

    40% (+100%).

    La valvola eroga così la maggior parte della portata nell’ultima frazione di apertura: gli

    otturatori equipercentuali vengono usati nelle applicazioni in cui si ritiene opportuno, per motivi

    di sicurezza, lasciare all’ultimo tratto di apertura della valvola gran parte dell’incremento di

    portata.

    66/121

  • Valvole di regolazione

    Caratteristiche tecniche – scelta dei materiali

    E’ necessario un accurato dimensionamento del corpo valvola e dei vari organi per

    prevenire dannose deformazioni causate dalla temperatura e dalla pressione del

    fluido oltreché dagli sforzi meccanici trasmessi alla valvola dalle tubazioni.

    Il dimensionamento delle parti viene effettuato anche in funzione delle dilatazioni

    termiche onde garantire esatti accoppiamenti degli organi in movimento alle diverse

    temperature di esercizio e compensare adeguatamente i diversi coefficienti di

    dilatazione del corpo rispetto all’otturatore.

    La resistenza all’usura nella sezione ristretta di passaggio tra otturatore e sede

    di tenuta, dove il fluido può raggiungere velocità soniche, si ottiene con la stellitatura

    (lega cobalto-cromo) delle superfici o con l’impiego di materiali di grande durezza

    come acciaio inossidabile AISI 440C, carburo di tungsteno e altre leghe speciali. Sono

    inoltre previste esecuzioni speciali utilizzabili in presenza di fenomeni di cavitazione o

    per funzionamento con gas e vapori umidi responsabili di una rapida erosione delle

    superfici.

    67/121

  • Valvole di regolazione

    Caratteristiche tecniche – il materiale

    68/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    69/121

  • Elementi costruttivi dei servomotori

    pneumatici

    Il servomotore o testata pneumatica ha la funzione di

    trasformare il segnale pneumatico in un movimento

    uniforme e lineare dell’otturatore della valvola; è costituito

    da:

    • Diaframma. In Perbuna internamente intessuta di

    nylon per garantire la massima flessibilità e resistenza

    anche a bassa temperatura

    • Coperchi superiore ed inferiore della camera del

    diaframma. In acciaio stampato con superfici interne

    ed esterne sottoposte a trattamento antiossidante

    prima della verniciatura.

    • Molle. In acciaio al silicio manganese, con colorazioni

    di identificazione secondo le caratteristiche ed i campi

    di lavoro. I campi normali delle molle sono 3-15 psi e 6-

    30 psi; sono inoltre disponibili campi ridotti per

    interventi sequenziali.

    • Castello. In ghisa ad alta resistenza (in acciaio fuso a

    richiesta), disponibile, in varie grandezze e predisposto

    per il montaggio degli accessori come posizionatore,

    filtroriduttore, relè di blocco

    psi è l'acronimo di pound-force per square inch,

    locuzione inglese che significa libbre per pollice

    quadrato, ed è l'unità di misura della pressione nel

    sistema anglosassone.

    1 psi = 68,95 mbar

    Attuatori

    Testata diretta Testata rovescia

    Immagine tratta da Valve Handbook (Emerson)

    70/121

  • Attuatori

    Testata diretta Testata rovescia

    • Collegamento tra stelo e asta del diaframma. Tale

    collegamento avviene mediante avvitamento diretto con

    dado di bloccaggio in modo da poter agevolmente variare

    la lunghezza dello stelo durante l’aggiustaggio della

    corsa. Lo stelo trasferisce il movimento del diaframma

    all’otturatore.

    • Asta del diaframma, vite di aggiustaggio della molla e

    vite di regolazione del premistoppa. Sono realizzati in

    acciaio sottoposto a trattamento galvanico antiossidante

    che conferisce all’acciaio una particolare colorazione

    simile all’ottone.

    • Disco indicatore della corsa. È realizzato in acciaio

    inossidabile.

    • Piastrina indicatrice della corsa. È realizzata in

    alluminio anodizzato antiacido con graduazioni

    millimetriche e con indicazione della posizione di apertura

    e chiusura della valvola.

    • Targhetta di identificazione. È realizzata in alluminio

    anodizzato con i dati caratteristici della valvola, le sigle di

    riferimento ed il numero di matricola.

    Elementi costruttivi dei servomotori pneumatici

    Immagine tratta da Valve Handbook (Emerson)

    71/121

  • Attuatori

    Servomotore a diaframma – azionamento pneumatico

    Il servomotore o testata pneumatica ha la funzione di trasformare il segnale

    pneumatico in un movimento uniforme e lineare dell’otturatore della valvola.

    Viene costruito in due versioni: testata diretta e testata rovescia.

    Testata diretta: l’aumento della pressione dell’aria sul

    diaframma provoca il movimento dello stelo verso il basso

    comprimendo la molla di contrasto. In mancanza di aria la molla

    spinge lo stelo verso l’alto.

    Testata inversa: la pressione dell’aria esercita una spinta al

    disotto del diaframma e solleva lo stelo vincendo l’azione della

    molla. Speciali guarnizioni “O-ring” che non richiedono

    lubrificazione, garantiscono la perfetta tenuta di aria in

    corrispondenza dell’asta di comando.

    72/121

  • Attuatori

    Servomotore a diaframma – azionamento pneumatico

    La scelta del servomotore a testata diretta o rovescia non

    vincola le condizioni normali della valvola.

    Infatti, per entrambe le tipologie di servomotore si può

    avere un otturatore che apre (Fig. 2A) o chiude (Fig. 1B e

    1A) abbassandosi.

    Nel caso di testata diretta, in mancanza di aria l’otturatore

    si alza trascinato dalla molla di contrasto. Nel caso,

    invece, di testata rovescia, in mancanza di aria l’otturatore

    si abbassa, sempre per effetto della presenza della molla

    di contrasto.

    La scelta della testata definisce il verso del

    movimento dell’otturatore all’interno della sede.

    Come opero la scelta? Dipende dalla applicazione!

    73/121

  • Attuatori

    Servomotore a diaframma – azionamento pneumatico

    Caso 1. Servomotore a testata diretta: otturatore che

    chiude abbassandosi

    La presenza di aria in pressione sul servomotore provoca

    il movimento dello stelo verso il basso: poiché l’otturatore

    chiude abbassandosi, in queste condizioni (servomotore

    in pressione) la valvola è chiusa.

    Invece, in assenza di aria (condizione normale) la molla

    di contrasto trascina verso l’alto l’otturatore, lasciando

    libera la sede al passaggio del fluido di processo.

    Di conseguenza, poiché in condizioni normali la valvola è

    aperta, questa è una valvola normalmente aperta (NA o

    NO).

    74/121

  • Attuatori

    Servomotore a diaframma – azionamento pneumatico

    Caso 2. Servomotore a testata rovescia: otturatore che

    chiude abbassandosi

    La presenza di aria in pressione sul servomotore provoca

    il movimento dello stelo verso l’alto. Poiché l’otturatore

    chiude abbassandosi, in queste condizioni la valvola è

    aperta.

    Invece, in assenza di aria (condizione normale) la molla

    di contrasto trascina verso il basso l’otturatore,

    intercettando il passaggio del fluido di processo attraverso

    la sede della valvola.

    Di conseguenza, poiché in condizioni normali la valvola è

    chiusa, questa è una valvola normalmente chiusa (NC).

    75/121

  • Attuatori

    Servomotore a diaframma – azionamento pneumatico

    Caso 3. Servomotore a testata diretta: otturatore che apre

    abbassandosi

    La presenza di aria in pressione sul servomotore provoca

    il movimento dello stelo verso il basso. Poiché l’otturatore

    apre abbassandosi, in queste condizioni la valvola è

    aperta.

    Invece, in assenza di aria (condizione normale) la molla

    di contrasto trascina verso l’alto l’otturatore, intercettando

    il passaggio del fluido di processo attraverso la sede della

    valvola.

    Di conseguenza, poiché in condizioni normali la valvola è

    chiusa, questa è una valvola normalmente chiusa (NC).

    76/121

  • Attuatori

    Servomotore a diaframma – azionamento pneumatico

    Caso 4. Servomotore a testata rovescia: otturatore che

    apre abbassandosi

    La presenza di aria in pressione sul servomotore provoca

    il movimento dello stelo verso l’alto. Poiché l’otturatore

    apre abbassandosi, in queste condizioni la valvola è

    chiusa.

    Invece, in assenza di aria (condizione normale) la molla

    di contrasto trascina verso il basso l’otturatore, lasciando

    libero il passaggio del fluido di processo attraverso la sede

    della valvola.

    Di conseguenza, poiché in condizioni normali la valvola è

    aperta, questa è una valvola normalmente aperta (NA o

    NO).

    Valvola a sede doppiaValvola a sede doppia

    77/121

  • Attuatori

    Valvola a tre vie: deviatrici e miscelatrici

    Testata diretta

    (Se manca l’aria apro

    la via diretta e chiudo

    la via squadra)

    Testata inversa

    (Se manca l’aria

    chiudo la via diretta e

    apro la via squadra)

    Testata diretta

    (Se manca l’aria

    chiudo la via diretta e

    apro la via squadra)

    Testata inversa

    (Se manca l’aria

    chiudo la via diretta e

    apro la via squadra)78/121

  • Attuatori

    Servomotore elettroidraulico

    (Testata diretta, Valvola normalmente chiusa => Valvola solenoide (5) normalmente aperta)79/121

  • Corpo valvola

    Mandrino valvola

    O-ring

    Corpo

    solenoide

    Molla

    Solenoide

    Piattello

    valvola

    Attuatori

    Corpo

    solenoide

    Solenoide

    Molla

    Corpo

    valvola

    Corpo

    valvola

    Membrana

    Corpo

    valvola

    Valvola a solenoide

    FLUIDO FLUIDO

    80/121

  • Attuatori

    Valvola a solenoide – meccanismo di comando

    Corpo

    valvola

    Mandrino

    valvola

    O-ring

    Molla

    Solenoide

    Piattello

    valvola

    Esempio: Valvola a

    due vie e due posizioni

    Indica la posizione in cui si trova

    la valvola: le porte A e B sono

    intercettate e non c’è passaggio

    di fluido

    81/121

  • Valvola a solenoide – meccanismo di comando

    Corpo

    valvola

    Mandrino

    valvola

    O-ring

    Molla

    Solenoide

    Piattello

    valvola

    A

    P

    Indica la posizione in cui si trova

    la valvola: le porte A e B sono

    collegate e c’è passaggio di fluido

    Esempio: Valvola a

    due vie e due posizioni

    Attuatori

    82/121

  • Esploso di elettrovalvola Elettrovalvola con servo comando

    a pistone

    VE3

    Attuatori

    83/121

  • Va

    ria

    zio

    ne

    pe

    rce

    ntu

    ale

    da

    lla p

    osiz

    ion

    e in

    izia

    le, [%

    ]

    A B

    63%

    100%

    Corsa di una valvolaIl concetto di corsa di una valvola

    La corsa di una valvola rappresenta lo spostamento dell’otturatore dalla posizione di

    chiusura. Associato al concetto di corsa della valvola, e di fondamentale importanza per

    garantire il controllo ottimale di un impianto vi è quello di tempo di risposta della valvola da

    cui è possibile derivare il concetto di velocità di intervento della valvola come rapporto fra

    corsa e tempo di risposta.

    Il tempo di risposta di una valvola, in gergo

    tecnico è indicato con T63. Tale sigla identifica

    l’intervallo di tempo misurato dal momento in

    cui è arrivato il segnale di variazione della

    corsa all’attuatore della valvola (A) al momento

    in cui la corsa ha raggiunto il 63% della

    variazione richiesta dal segnale (B).

    Con riferimento al grafico (asse dei tempi in

    ascissa) si ha:

    TA = t0 = 0 (arrivo del segnale di variazione della corsa)

    TB = Tr + Ts (la corsa ha raggiunto il 63% del valore richiesto dalla regolazione)

    Tr e Ts sono rispettivamente indicati con la terminologia di tempo morto (Tr) e costante di tempo della

    valvola (Ts) e sono valori caratteristici di ciascuna valvola. 84/112

  • Va

    ria

    zio

    ne

    pe

    rce

    ntu

    ale

    da

    lla p

    osiz

    ion

    e in

    izia

    le, [%

    ]

    A B

    63%

    100%

    Il concetto di tempo di risposta di una valvola: il tempo morto

    Il tempo morto di una valvola (Tr) è l’intervallo di

    tempo dopo il quale, ricevuto il segnale, la valvola

    inizia a modificare la propria corsa. Questo è

    principalmente dovuto agli attriti negli elementi

    interni della valvola

    La costante di tempo della valvola, invece,

    dipende dalla potenza erogata all’attuatore per

    la variazione della corsa.

    Consideriamo come caso di esempio un attuatore

    pneumatico che riceve un segnale (aria

    compressa) da un regolatore pneumatico.

    È chiaro che a parità del volume della camera

    dell’attuatore da riempire, la costante di tempo

    della valvola aumenta al diminuire della portata di

    aria compressa (e dunque della potenza) di

    attuazione.

    Tanto maggiore è la potenza erogata all’attuatore e tanto

    maggiore risulta la velocità di intervento della valvola

    Corsa di una valvola

    85/112

  • Il concetto di corsa di una valvola

    Per comprendere meglio il concetto si propone il seguente esempio per spiegarne il

    concetto:

    Assumiamo di dover regolare un processo

    andando a modificare il grado di apertura di

    una valvola V.

    Per lo scopo, un regolatore R invia un

    segnale regolante all’attuatore della valvola in

    funzione del segnale ricevuto dall’elemento di

    misura E. Il regolatore a sua volta è

    alimentato con un segnale di potenza.

    Assumiamo che il processo sia caratterizzato

    da un’elevata velocità di risposta.

    Per lo scopo si sceglie di adottare una

    regolazione che richieda un’elevata velocità di

    intervento della valvola. Per lo scopo il

    regolatore è predisposto per un controllo di

    tipo proporzionale-integrale-derivativa (PID).

    ProcessoValvola di regolazione

    Corsa di una valvola

    86/112

  • Il concetto di corsa di una valvola

    Sempre a titolo di esempio, ipotizziamo che il processo

    abbia un tempo di risposta pari 15 sec, ossia il tempo

    impiegato per reagire in conseguenza alla variazione di

    corsa della valvola (curva a grafico a fianco).

    Ipotizziamo inoltre che la valvola per modificare il

    proprio grado di apertura da una posizione inziale (0%)

    ad una posizione finale (100%) impieghi nel caso «b»

    10 sec (curva b), mentre nel caso «c» 2 sec (curva c).

    L’azione della valvola con tempo di risposta 10 sec

    dunque avrà un effetto diverso sul processo rispetto a

    quella da 2 secondi.

    L’azione combinata di valvola e processo (figura sotto),

    mostra l’importanza di una velocità di risposta della

    valvola elevata. Per esempio nel caso di utilizzo di una

    valvola con tempo di risposta da 2sec, l’azione

    combinata raggiunge il 63% della variazione rispetto

    alla condizione iniziale dopo 17 sec, mentre nel caso di

    valvola con tempo di risposta da 10 sec, si assiste alla

    stessa variazione dopo 25 sec.

    Dunque è così spiegata l’importanza della potenza

    erogata all’attuatore della valvola.

    0%

    10%

    20%

    30%

    40%

    50%

    60%

    70%

    80%

    90%

    100%

    0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

    Var

    iazi

    on

    e p

    erce

    ntu

    ale

    risp

    etto

    allo

    sta

    to

    iniz

    iale

    , [%

    ]

    Tempo, [s]

    Curva a - processo 15 sec. Curva b - Valve 10 sec Curva c - Valve 2 sec.

    63%

    0%

    10%

    20%

    30%

    40%

    50%

    60%

    70%

    80%

    90%

    100%

    0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30

    Var

    iazi

    on

    e p

    erce

    ntu

    ale

    risp

    etto

    allo

    sta

    to

    iniz

    iale

    , [%

    ]

    Tempo, [s]

    Risposta combinata processo + valvola da 10 sec

    Risposta combinata processo + valvola da 2 sec

    Curva a - processo 15 sec.

    63%

    Corsa di una valvola

    87/112

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    88/121

  • Dimensionamento della valvola di regolazione

    1) Scelta dell’otturatore

    89/121

  • 2) Scelta del corpo valvola

    La scelta viene effettuata usando il coefficiente di portata Kv, che nel caso dei liquidi

    si può scrivere:

    CV: in unità americane, rappresenta la quantità di acqua a 15 °C in galloni USA che

    passa in un minuto attraverso la valvola aperta con una pressione differenziale

    di 1 psi (1 gallone = 3,785 x10-3 m3, 1 psi = 703,1 mm c.a.).

    Kv: nel sistema di misura internazionale, definito come la portata di acqua a 15°C in

    metri cubi che passa in 1 ora attraverso la valvola aperta con una pressione

    differenziale di 1 bar.

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    𝐊𝐯 =𝐐 ρ

    ∆𝐩= 𝟎, 𝟖𝟓𝟓 × 𝐂𝐕

    Q: portata in m3/h;

    ρ: densità in kg/dm3;

    Δp: differenza di pressione tra monte e valle in bar.

    90/121

  • Determinazione del coefficiente Kv (per fluidi incomprimibili)

    Q: portata in m3/h;

    ρ: densità in kg/dm3;

    Δp: differenza di pressione in bar.

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    𝐊𝐯 =𝐐 ρ

    ∆𝐩

    Nel caso di utilizzo di liquidi viscosi

    occorre moltiplicare il CV ottenuto

    per un fattore correttivo che

    dipende dalla viscosità del fluido

    (gradi Engler).

    Viscosità, [°E] Fattore di correzione

    2 1,06

    5 1,18

    10 1,28

    15 1,32

    Viscosità, [°E] Fattore di correzione

    30 1,38

    50 1,47

    100 1,60

    150 1,68

    H,

    alte

    zza

    co

    lon

    na d

    ’acqu

    a, [m

    ]

    𝐻 =100000

    𝜌𝑔=

    100000

    9,8067 × 1000= 10,2 𝑚

    91/121

  • Determinazione del coefficiente Kv (fluidi comprimibili)

    Vapor d’acqua saturo, P2>58%P1m: portata in kg/h;

    Δp: differenza di pressione in bar;

    P1: pressione assoluta del vapore in ingresso in bar;

    P2: pressione assoluta del vapore in uscita in bar.

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    𝐊𝐯 =𝐦

    ∆𝐩 ∙ 𝐏𝟏∙

    𝟏

    𝟏𝟖, 𝟎𝟓

    Vapor d’acqua saturo, P255%P1m: portata in kg/h;

    FS: fattore di correzione;

    Δp: differenza di pressione in bar;

    P1: pressione assoluta del vapore in ingresso in bar;

    P2: pressione assoluta del vapore in uscita in bar.

    𝐊𝐯 =𝐦

    ∆𝐩 ∙ 𝐏𝟏∙

    𝐅𝐒𝟏𝟕, 𝟒𝟒

    92/121

  • Determinazione del coefficiente Kv (fluidi comprimibili)

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Vapor d’acqua surriscaldato, P253%P1Qn: portata in Nm

    3/h;

    Δp: differenza di pressione in bar;

    k: densità relativa all’aria (aria=1);

    T: temperatura assoluta del fluido in K;

    P1: pressione assoluta del gas in ingresso in bar;

    P2: pressione assoluta del gas in uscita in bar.

    𝐊𝐯 =𝐐𝐧

    ∆𝐩 ∙ 𝐏𝟐∙

    𝐓 ∙ 𝐤

    𝟒𝟖𝟎, 𝟒

    Aria e gas, P2

  • Lineare

    Piattello

    Il KV calcolato tramite l’equazione precedente viene confrontato con il valore riportato sul catalogo e che identifica

    ciascuna valvola. Qualora non si riesca a trovare un valore coincidente con il KV, bisogna selezionare la valvola

    con il KV il più possibile vicino (di solito superiore) al KV calcolato, detto KVs tenendo in considerazione le

    necessità dell’applicazione specifica.

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Scelta della valvola – esempio dati

    𝟏𝟎′′

    94/121

  • Dimensionamento della valvola di regolazione

    Dimensionamento seggio della valvola

    Una volta noti la caratteristica del corpo valvola (sede

    semplice, sede doppia, tre vie miscelatrici, etc.), il tipo di

    otturatore e il CV della valvola è possibile attraverso

    schede tecniche, come quella riportata in tabella,

    individuare il diametro nominale del seggio della

    valvola.

    Noto il diametro del seggio e nota la pressione

    differenziale sul seggio è possibile calcolare la spinta

    massima sullo stelo esercitata dal fluido e quindi

    dimensionare il servomotore a diaframma.

    Legenda:

    • EQP = equipercentuale profilato;

    • PL = parabolico lineare;

    • PT = piattello (apertura rapida);

    • MFP = microflussioprofilato;

    • MFS = microflusso a sgusci;

    • LV = otturatore parabolico lineare a V 95/121

  • Dimensionamento della valvola di regolazioneDimensionamento del servomotore a diaframma

    Le tabelle sotto riportate evidenziano le caratteristiche di nove servomotori. Nota la pressione

    differenziale sull’otturatore e l’area nominale del seggio è nota la forza che agisce sullo stelo.

    Occorrerà quindi effettuare una verifica relativa alla resistenza dello stelo.

    È così nota anche la forza necessaria per chiudere completamente la valvola, che serve per

    dimensionare il servomotore in funzione delle pressioni di comando, area utile del diaframma,

    forza della molla di contrasto, etc…

    96/121

  • Dimensionamento della valvola di regolazione

    Dimensionamento di una valvola a sede

    semplice, N.A. con otturatore P.L. che chiude

    abbassandosi

    (servomotore a testata diretta) per una condotta

    di acqua alle seguenti condizioni di progetto:

    1) Portata, Q: 100 m3/h.

    2) Densità (alla temperatura di progetto t = 15°C), ρ = 1

    kg/dm3.

    3) Pressione differenziale a valvola chiusa (fra monte e valle

    della valvola), Δp = 8 bar;

    4) Caduta di pressione attraverso la valvola aperta e portata

    pari al valore nominale pari a Δp = 1 bar.

    Essendo un liquido:

    𝑪𝑽 =𝟏

    𝟎, 𝟖𝟓𝟓× 𝑸

    𝝆

    ∆𝒑= 𝟏, 𝟏𝟕 ∗ 𝟏𝟎𝟎 ∗

    𝟏

    𝟏= 𝟏𝟏𝟕

    Dalla tabella a fianco si vede che non si trova

    esattamente il valore 117. Si sceglie allora il Cv

    immediatamente superiore

    Cv = 118.

    Il diametro nominale del seggio risulta essere

    quello da 3”, ossia circa 80 mm.

    Esempio: Dimensionamento di una valvola di regolazione

    97/121

  • Dimensionamento della valvola di regolazione

    Noto il diametro nominale del seggio è possibile calcolarne l’area:

    𝑨 =𝝅𝑫𝟐

    𝟒= 𝟓𝟎, 𝟐𝟔 𝒄𝒎𝟐

    La spinta massima sullo stelo esercitata dal fluido in condizioni di valvola chiusa,

    essendo presente una caduta di pressione di 8 bar vale 402 kg ( = 50,3 x 8).

    Dalla tabella 1 si evince che il servomotore più piccolo utilizzabile è quello 500/3,

    poiché la massima pressione differenziale ammissibile per un diametro di seggio

    pari a 3’’ è 9 bar, maggiore del ∆𝑝 di progetto.

    Esempio: Dimensionamento di una valvola di regolazione

    Occorre ricordare che la pressione di comando

    varia fra 3÷15 psi, ovvero fra 0,21÷1,05 bar

    Verifiche:

    1. Il carico ammissibile sullo stelo è 2525 kg > 402

    kg (dovuto al processo).

    2. La spinta massima del servomotore

    sull’otturatore è: 1,05 bar x 990 𝑐𝑚2 ≅ 1040 kg>402 kg (il servomotore vince la pressione di

    processo).

    3. Carico ammissibile sullo stelo è 2525 kg > 1040

    kg (dovuta all’azione del servomotore).

    98/121

  • Riassumendo

    Per la scelta della corretta valvola si adotta il seguente procedimento:

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    99/121

  • Perdite di carico

    Diametro e spessore di una tubazione

    Agenda

    Attuatori

    Dimensionamento della valvola di regolazione

    Valvole termostatiche

    Valvole di intercettazione

    Altre valvole

    Valvole di regolazione

    Generalità delle valvole

    Riferimenti

    Equazione energetica del moto dei fluidi

    100/121

  • Valvole termostatiche

    Le valvole termostatiche sono utilizzate per la regolazione

    proporzionale della portata in base alle impostazioni e alla

    temperatura rilevata del sensore.

    La gamma di valvole termostatiche comprende versioni per la

    regolazione sia nei sistemi di raffreddamento che in quelli di

    riscaldamento. La temperatura desiderata viene mantenuta

    costante senza spreco di: i) acqua di raffreddamento in sistemi

    di refrigerazione, ii) acqua calda o vapore in sistemi di

    riscaldamento. L'economia di esercizio e l'efficienza sono

    dunque ottimizzati.

    Il bulbo ha un volume V=V0*(1+αT), con α coefficiente di

    dilatazione termica. In caso di otturatore lineare, il coefficiente α

    deve essere costante nel range di temperatura del processo,

    per garantire tale linearità.

    Le valvole termostatiche funzionano senza bisogno di

    alimentazione ausiliare come elettricità o aria compressa.

    La valvola termostatica: un esempio di valvola di regolazione

    Immagine tratta da Danfoss

    101/121

  • Componenti principali

    Valvole termostatiche

    https://www.youtube.com/watch?v=4KlAeQ5euJs

    Immagine tratta da Danfoss102/121

    https://www.youtube.com/watch?v=4KlAeQ5euJs

  • Principio di funzionamento

    Valvole termostatiche

    Quindi il bulbo si comporta come un termometro. Ma se il liquido dovesse vaporizzare alle condizioni di esercizio, il

    bulbo si comporterebbe come un termostato, trasformando la valvola in una valvola a due posizioni

    Immagine tratta da Danfoss

    103/121

  • Elenco materiali

    Per fluidi aggressivi

    (SS: stainless steel)

    Valvole termostatiche

    Immagine tratta da Danfoss

    104/121

  • Esempi tipici di applicazione: impianto aria compressa

    Valvole termostatiche

    P&I impianto aria compressa

    # Descrizione

    SA Serbatoio di accumulo

    VT Valvola termostatica

    C Compressore a due stadi

    F Filtro

    SC Scaricatore di condensa

    S Separatore di condensa

    Pm Pressostato di minima

    PM Pressostato di massima

    PS Pressostato di sicurezza

    U Utenze

    PS (10 bar)

    VTF

    S

    F

    C

    S

    F

    SC

    VT

    F

    VT

    F

    SA

    PM (8 bar)

    Pm (5 bar)

    FSC

    F

    SC

    VS

    U

    VS Valvola di sicurezza

    Acqua di raffreddamentoAria compressa 105/121

  • In figura uno schema di raffreddamento delle

    camicie del compressore con circolazione a ciclo

    aperto su compressore a due stadi.

    In questo caso, lo scopo della regolazione

    automatica di temperatura è quello di evitare un

    eccessivo raffreddamento, che potrebbe causare

    condensazioni all’interno del cilindro e peggiorare le

    condizioni di lubrificazione, oltre a evitare un inutile

    spreco di acqua.

    E’ importante che il regolatore (valvola

    termostatica) non intercetti mai completamente il

    flusso dell’acqua di raffreddamento, onde evitare la

    formazione di una «sacca» di acqua stagnante

    intorno al bulbo (elemento termostatico), che

    quindi potrebbe raffreddarsi e non dare più luogo

    all’apertura della valvola. Alcune valvole

    termostatiche garantiscono un minimo di flusso; in

    alternativa, occorre realizzare un by-pass con

    valvola manuale.

    Esempi tipici di applicazione: impianto aria compressa

    Valvole termostatiche

    Raffreddamento camicie

    compressore

    Poiché avviene un innalzamento della temperatura dell’aria quando viene compressa, si rende necessario

    provvedere ad un raffreddamento, in modo che la temperatura risultante del compressore non sia tanto alta

    da impedire una soddisfacente lubrificazione.

    Valvola termostatica

    Elemento

    termostatico

    106/121

  • Esempi tipici di applicazione: impianto aria compressa

    Valvole termostatiche

    Raffreddamento aria compressa

    Valvola termostatica

    Elemento

    termostatico

    Un intercooler è applicato tra gli stadi in un compressore multistadio. Lo scopo è quello di raffreddare l’aria

    tra uno stadio ed il successivo, per ridurne il volume e limitare la temperatura dell’aria compressa. Inoltre, il

    raffreddamento favorisce la condensazione del vapor d’acqua contenuto nell’aria e che, se passasse al

    successivo stadio di compressione, potrebbe condensare sulle pareti del cilindro, con conseguenti danni al

    compressore.

    In figura uno schema di

    raffreddamento dell’aria tra due stadi di

    compressione, in cui la portata di fluido

    di raffreddamento viene regolata

    tramite una valvola termostatica,

    installata sul ramo caldo del fluido di

    raffreddamento.

    La condensa prodotta dal

    raffreddamento dell’aria viene

    allontanata dal circuito tramite un

    separatore con scaricatore di

    condensa.

    107/121

  • Dimensionamento e scelta

    Al momento della selezione della valvola, la cosa più importante è che questa sia in

    grado di fornire, in ogni momento, la quantità necessaria di fluido di

    raffreddamento, a prescindere dal carico.

    Per poter scegliere la valvola più idonea è essenziale conoscere l'esatta quantità di

    potenza di raffreddamento richiesta. Inoltre, per evitare regolazioni instabili

    (oscillazioni), le valvole non dovranno essere troppo grandi. Il tipo di carica dovrà

    essere scelto in base alla temperatura da mantenere e sulla valutazione delle

    caratteristiche di ciascun modello.

    L'obiettivo principale è quello di selezionare la valvola più piccola in grado di

    assicurare il flusso necessario. È inoltre opportuno che la temperatura richiesta per il

    sensore sia al centro del campo di temperatura prescelto. Si consiglia, inoltre, di

    collocare un termometro vicino al sensore per una regolazione precisa della valvola.

    Valvole termostatiche

    108/121

  • Esempio di dimensionamento

    Valvola di raffreddamento ad acqua per regolare la temperatura di una pompa per il

    vuoto.

    Dati di progetto:

    • Refrigerazione a piano carico: 10 kW;

    • Set point temperatura pompa: 45°C;

    • Scarico acqua (p3): 0 bar g;

    • Temperatura acqua raffr. (T1): 20°C;

    • Temperatura scarico (T2): 30°C.

    Obiettivo:

    • Calcolo portata;

    • Dimensionamento circuito;

    • Dimensionamento valvola di regolazione;

    • Dimensionamento della pompa.

    Valvole termostatiche

    109/121

  • Esempio di dimensionamento

    Differenza di temperatura:

    ∆T = T2 − T1 = 30 − 20 = 10 °C

    Potenza termica:

    Qth = 10 kW

    Portata richiesta:

    G =Qth

    cl∆T=

    10

    4,186×10= 0,24

    kg

    s→ 𝑄 = 0,86

    𝑚3

    Ho determinato la portata: occorre calcolare

    il Kv

    Nel diagramma è riportata in forma grafica

    l’equazione per il calcolo della potenza.

    Valvole termostatiche

    110/121

  • Esempio di dimensionamento

    Per calcolare il KV devo fare una valutazione della perdita di carico ammissibile sulla

    valvola. Solitamente, con la valvola completamente aperta, la perdita di carico

    deve essere circa il 50% della caduta di pressione totale in tutto l’impianto: in

    questa maniera è possibile, da un lato, consentire una regolazione efficace e,

    dall’altro, limitare le perdite di carico (costi di pompaggio).

    Valvole termostatiche

    p1-p3 [bar]

    Q [m3/h]

    Caratteristica pompa

    Resistenza impianto + valvola

    0,85 m3/h

    3 bar

    Resistenza impianto

    Resistenza valvola

    Il circuito (diametro tubazione,

    curve, riduzioni, scambiatore di

    calore, …) è dimensionato sulla

    base del valore di portata

    calcolato in precedenza: si

    ottiene, ad esempio, una perdita

    di carico pari a 1,5 bar.

    Pertanto, la valvola di regolazione

    deve produrre, in posizione

    aperta, una perdita di carico pari

    a 1,5 bar (eguale a quella del

    circuito). → p1 = 3 bar g111/121

  • Esempio di dimensionamento

    Perdita di carico sulla

    valvola aperta:

    ∆𝑝 = 𝑝1 − 𝑝2 = 1,5 𝑏𝑎