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Speciale Inserto PON Nelle feste tradizionali, come Pasqua, Natale, Ferragosto e il Venerdì Santo, a Tramonti ci sono dei piatti che rispecchiano la tradizione. A Natale per e- sempio i piatti più mangiati sono: la pasta con le vongole, l’insalata mista (con carote, olive, foglie verdi e foglie rosse), baccalà, stoccafisso, il capito- ne, le alici fritte, le alici marinate, le lenticchie con lo zampone, la frittura di pesce, e per dessert le melanzane al cioccolato, le melanzane con le ama- rene e alla fine le zeppole. Le zeppole sono lavorate con: farina, uova ed acqua: bisogna prima versare in un contenitore la farina, si aggiunge l’uovo e si impasta, e alla fine l’acqua per ammorbidirlo e per far prendere la forma più facilmente. Fatta la forma della zeppola bisogna metterla in forno ed a- spettare che si cuoce, ed alla fine si aggiungono gli zuccherini per addolcirla. A carnevale si mangiano le chiacchiere, fatte con: farina, uova, acqua, zuc- chero e un po’ di sale. Appena cotte sono deliziose. Nel periodo di Febbraio c’è anche un altro piatto tradizionale che è la frittata di patate, che si prepa- ra sbucciando e tagliando a fette le patate con uno spessore di circa ½ cm. Quindi bisogna cuocerle e farle intiepidire. In una zuppiera aggiungere uova, formaggio, prezzemolo, pepe e sale. Aggiungere le patate mescolando an- cora un po’, per amalgamare il tutto. In una padella aggiungere l’olio a fiam- ma bassa far riscaldare per pochi secondi; aggiungere il composto livellan- do la superficie con un cucchiaio di legno. Friggere la frittata e quando si è imbiondita ai lati e si è asciugata nella parte centrale, girarla con l’aiuto di un coperchio o con un piatto di diametro maggiore di quello della padella. Servire la frittata calda o tiepida. La frittata è buona anche fredda. A Ferragosto il piatto tipico, che piace soprattutto ai bambini, sono le melan- zane al cioccolato. Si sbucciano le melanzane e si tagliano a fette, si mettono sotto sale e si lasciano così per un paio d’ore, poi si re- stringono, si friggono, si mettono sulla carta assorbente. Poi si im- mergono nella farina e poi nell’uovo. Si friggono per la secon- da volta. Si versa il cioccolato in un contenitore: una striscia di ciocco- lato, una di melanzane e così via fin quando si riempie il contenitore. Si la- scia riposare per un paio d’ore. Non si può resistere, sono “buonissime”! Modulo PON “Leggere, scrivere, comunicare” Speciale Inserto PON Modulo PON “Leggere, scrivere, comunicare” L'Ente Parco Regionale dei Monti Lattari è l’organismo di gestione del Par- co, istituito il 13 novembre del 2003, con Decreto del Presidente della Giun- ta Regionale della Campania n. 781, per tutelare il patrimonio dei Monti Lattari, cerniera tra i due versanti della Penisola sorrentino-amalfitana. I Monti Lattari sono il prolungamento occidentale dei Monti Picentini dell'Appennino Campano, costeggiando l'Agro Nocerino-sarnese, si proten- dono nel mar Tirreno formando la Penisola Sorrentina. Nel territorio ricado- no quattro siti naturalistici di interesse comunitario: la Dorsale dei Monti Lattari, la Costiera amalfitana, la Penisola Sorrentina, i fondali marini tra Punta Campanella e Capri, il suggestivo Scoglio del Vervéce. Gli abitanti dei comuni interessati sono circa 241mila, mentre i residenti sono 25.643. L’economia del posto si basa sull’agricoltura, che è molto sviluppata con colture a oliveti a sud e agrumeti a nord: presenti anche molti vigneti. Viene praticata la silvicoltura con conservazione di castagni a ceduo. Limitata ma presente la pastorizia. Buona parte dell'economia di alcune zone è basa- ta sul turismo, specialmente straniero.

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Nelle feste tradizionali, come Pasqua, Natale, Ferragosto e il Venerdì Santo, a Tramonti ci sono dei piatti che rispecchiano la tradizione. A Natale per e-sempio i piatti più mangiati sono: la pasta con le vongole, l’insalata mista (con carote, olive, foglie verdi e foglie rosse), baccalà, stoccafisso, il capito-ne, le alici fritte, le alici marinate, le lenticchie con lo zampone, la frittura di pesce, e per dessert le melanzane al cioccolato, le melanzane con le ama-rene e alla fine le zeppole. Le zeppole sono lavorate con: farina, uova ed acqua: bisogna prima versare in un contenitore la farina, si aggiunge l’uovo e si impasta, e alla fine l’acqua per ammorbidirlo e per far prendere la forma più facilmente. Fatta la forma della zeppola bisogna metterla in forno ed a-spettare che si cuoce, ed alla fine si aggiungono gli zuccherini per addolcirla. A carnevale si mangiano le chiacchiere, fatte con: farina, uova, acqua, zuc-chero e un po’ di sale. Appena cotte sono deliziose. Nel periodo di Febbraio c’è anche un altro piatto tradizionale che è la frittata di patate, che si prepa-ra sbucciando e tagliando a fette le patate con uno spessore di circa ½ cm. Quindi bisogna cuocerle e farle intiepidire. In una zuppiera aggiungere uova, formaggio, prezzemolo, pepe e sale. Aggiungere le patate mescolando an-cora un po’, per amalgamare il tutto. In una padella aggiungere l’olio a fiam-ma bassa far riscaldare per pochi secondi; aggiungere il composto livellan-do la superficie con un cucchiaio di legno. Friggere la frittata e quando si è imbiondita ai lati e si è asciugata nella parte centrale, girarla con l’aiuto di un coperchio o con un piatto di diametro maggiore di quello della padella. Servire la frittata calda o tiepida. La frittata è buona anche fredda. A Ferragosto il piatto tipico, che piace soprattutto ai bambini, sono le melan-

zane al cioccolato. Si sbucciano le melanzane e si tagliano a fette, si mettono sotto sale e si lasciano così per un paio d’ore, poi si re-stringono, si friggono, si mettono sulla carta assorbente. Poi si im-mergono nella farina e poi nell’uovo. Si friggono per la secon-da volta. Si versa il cioccolato in un contenitore: una striscia di ciocco-

lato, una di melanzane e così via fin quando si riempie il contenitore. Si la-scia riposare per un paio d’ore. Non si può resistere, sono “buonissime”!

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L'Ente Parco Regionale dei Monti Lattari è l’organismo di gestione del Par-

co, istituito il 13 novembre del 2003, con Decreto del Presidente della Giun-

ta Regionale della Campania n. 781, per tutelare il patrimonio dei Monti

Lattari, cerniera tra i due versanti della Penisola sorrentino-amalfitana.

I Monti Lattari sono il prolungamento occidentale dei Monti Picentini

dell'Appennino Campano, costeggiando l'Agro Nocerino-sarnese, si proten-

dono nel mar Tirreno formando la Penisola Sorrentina. Nel territorio ricado-

no quattro siti naturalistici di interesse comunitario: la Dorsale dei Monti

Lattari, la Costiera amalfitana, la Penisola Sorrentina, i fondali marini tra

Punta Campanella e Capri, il suggestivo Scoglio del Vervéce.

Gli abitanti dei comuni interessati sono circa 241mila, mentre i residenti sono

25.643. L’economia del posto si basa sull’agricoltura, che è molto sviluppata

con colture a oliveti a sud e agrumeti a nord: presenti anche molti vigneti.

Viene praticata la silvicoltura con conservazione di castagni a ceduo. Limitata

ma presente la pastorizia. Buona parte dell'economia di alcune zone è basa-

ta sul turismo, specialmente straniero.

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Gete è una delle tredici frazioni di Tramonti. Tra le manifestazioni più parte-cipate ricordiamo la sagra del vino. Il nostro è molto buono essendo paesa-no, però in questa sagra non si beve solo vino ma si mangiano anche tan-tissime delizie.

La chiesa di Gete è dedicata a San Michele ed è molto bella essendo piccola. Altro posto da visitare asso-lutamente è la famosa grotta, dove si racconta che secoli fa venivano de-posti i corpi delle persone morte. Tant’è vero che ancora oggi gli sche-letri costituiscono un’attrazione per i tanti turisti che si recano nella famo-sa “Cappella Rupestre”.

C’è poi la scuola dell’Infanzia “Raffaele Fierro”, che porta il nome di un ra-gazzo scomparso prematuramente perché rimasto vittima dell’incendio che alcuni anni fa distrusse a Nocera l’autobus di pellegrini diretti a Roma per ascoltare l’angelus del Papa. Poco dopo la partenza, sull'autostrada Saler-no-Napoli, dal cruscotto del pullman è venuto fuori un sottile filo di fumo. Il conducente ha continuato la corsa per quattro chilometri prima di rendersi conto della gravità del guasto. Allo svincolo di Nocera Inferiore ha lasciato l'autostrada; il tempo di raggiungere un piccolo spiazzo subito dopo il casel-lo e dal cruscotto si è sprigionata una fiammata alta che ha invaso l'auto-bus. Dei 54 viaggiatori riuscirono a guadagnare l'uscita anteriore del bus solo quarantasette. I sette occupanti i sedili in fondo al torpedone sono ri-masti bloccati. In pochi secondi le fiamme e il fumo provocato dalla moquet-te hanno provocato la strage. Tra questi c’era anche Raffaele Fierro, che all’epoca dei fatti aveva appena 22 anni. Gete è composta anche da un caseggiato secondario, una sorta di micro-borgo, quattro case attorno ad una piazzetta ed una chiesetta: Pendolo. Qui, restano soltanto i ruderi della chiesetta dedicata al culto di San Biagio, che alcuni decenni fa subì un crollo e venne quindi abbandonata.

A Carnevale Gete si mette in mostra grazie alla bravura di tanti giovani che

realizzano carri molto belli, mobili, artistici e variopinti, ottenendo spesso il

primo posto nella competizione tra i carri più belli.

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Una delle manifestazioni religiose nel tempo di Pasqua è stata la Via Crucis recitata a Figlino. Quella stessa mattina abbiamo messo dei sacchi sui lam-pioni per coprirne la luce. Le cose più complicate da fare sono state le croci e il sepolcro. Abbiamo preparato i costumi dei vari personaggi, posto i lumini e la sera li abbiamo accesi. Il sarcofago è stato posizionato sotto la chiesa: era scolpito in pietra con un velo bianco per simboleggiare la pace. Gesù durante la crocifissione era vestito con un velo che gli copriva la parte del bacino. A-veva una corona di spine ed era tutto sanguinante. Prima di essere crocifisso aveva una tunica rossa e un mantello blu che gli copriva solo un fianco. Il personaggio che interpretava Gesù portava la croce e prima ha subito tutte le disgrazie avvenute al vero Gesù e come in chiesa quando si fa la Via Cru-cis abbiamo terminato cantando ogni tappa. La cosa che più ci ha colpiti era stata la crocifissione di Gesù e i due malfattori. Questa è accaduta davanti alla chiesa. Poi c’era un uomo che interpretava Ponzio Pilato che prima di giudicare chi doveva essere condannato a morte tra Barabba e Gesù si lavò le mani, in segno che se poi si fossero pentiti lui non avrebbe avuto nessuna colpa. Dopo la processione siamo andati in chiesa dove il celebrante ha com-memorato la morte di Gesù.

Un’altra festa stupenda che piace sia ai bam-bini, sia agli adulti è il Borgo Da Favola. Que-sta festa viene festeggiata il 18-19 agosto. Gli organizzatori di questa festa sono Riccar-do e Gianni, in loro aiuto vengono Tino e To-nino. Questi per far divertire i bambini chia-mano alcuni intrattenitori come: l’incantatore di serpenti, i clown, i giocolieri, i trampolieri, gli acrobati, l’uomo nella bolla e alcune statue umane che se gli metti un soldi-no nel cappello loro cominciano a muoversi. Oltre ai giochi ci sono anche alcu-ni stand numerati dove alcuni ragazzi preparano panini, bibite, pasta e fagioli, frittelle, bomboloni con la cioccolata, carne e piselli ed infine l’anguria. Mentre la gente festeggia, Alberto e Giancarlo posizionano le casse nella piazza per la discoteca e alla fine dei festeggiamenti la gente va lì per ballare. Tutto lo staff si riunisce nella piazza e incominciano a ballare le canzoni di Carnevale e i tormentoni dell’estate. E la musica continua fino a mezzanotte.

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Figlino è una delle tredici frazioni di Tramonti. È situata a 400 m sul livello del mare, e si trova ai piedi di una collinetta. È caratterizzata da molti casta-gneti, vigneti e campi coltivabili e nella valle scorre un piccolo torrente. È un borgo medievale ed è costituito da alcuni archi e stradine che conducono alla piazza e ai giardini circostanti. Ci sono anche alcune cantine antiche col solaio a volta e dentro vi sono ancora antiche botti, tini, torchi, damigiane con rivestimenti di paglia, tante ceste per la raccolta dell’uva fatte con casta-gno ceduo. La caratteristica delle stradine è la pavimentazione fatta con la-stre di pietra ed anche la piazza è pavimentata da mattoni molto antichi.

La chiesa presenta sul pavimento un mosaico caratterizzato da al-cuni pavoni, i colori che li rappre-sentano sono: il blu, il rosso, il giallo, il verde ed infine il grigio. E’ costituita da tre navate di uguale lunghezza, la navata centrale è coperta da una volta a botte lunet-tata nella quale si aprono sei fine-stre. Al centro si apre l’affresco

che rappresenta la SS.Trinità. Le navate laterali sono più basse di quella centrale. All’interno della chiesa sul soffitto c’è un ornamento in stucco in-corniciata la pala d’altare al disopra della quale due angeli sorreggono un medaglione che incornicia l’affresco che rappresenta l’Eterno Padre. Questo piccolo borgo è costituito da molti bambini e ragazzi, per questo si organizzano alcune feste come: San Pietro e il Borgo Da Favola. San Pietro si festeggia il 29 Giugno, nell’arco del pomeriggio avviene la pro-cessione, il Santo viene portato in processione da 4 adulti, i più piccoli si divertono a buttare i fiori sul Santo, mentre le persone anziane e le altre fa-miglie seguono il Santo cantando e pregando. Arrivato il Santo davanti alle scale della chiesa i bambini corrono su per vedere la corsa del Santo. Alla fine della corsa la gente si reca in chiesa per ascoltare la messa e alla fine i bambini tirano i genitori alle bancarelle sperando che gli comprino qualcosa. Ci sono diverse bancarelle come quella delle caramelle, dei giocattoli, degli animali: criceti, topolini, pesciolini e coniglietti. Ce n’è una che piace soprat-tutto ai grandi, quella dei piatti, vasi e tazze di ceramica.

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I prodotti agricoli principali di Cesarano sono le castagne e il vino. C’è una casa molto antica che risale alla seconda guerra mondiale ed è ancora in-tatta e appesa (all’esterno) c’è una lastra fatta da un generale americano. C’è una casa con degli affreschi antichi però si stanno consumando. Ad ottobre si è svolta la sagra “arte e tradizioni” la prima sera ci sono persone che cantano e ballano e la cosa più importante è che si mangia e si beve, la seconda serata c’è il “palo della cuccagna” dove le persone si arrampica-

no e devono prendere i premi che si trovano in cima che sono: salsicce, provoloni e il prosciutto; è molto difficile arrivarci, ma quest’anno ci sono arrivate delle persone di Scala. La piazza è molto grande c’è una fontana scavata nella roccia, poi c’è un campetto dove in estate giochiamo. C’è la chiesa di S.Maria Assunta dove ogni domenica si svolge la messa ci sono diversi santi: S.Antonio, S.Maria Assunta, S.Trifone. C’è un liquorificio dove producono il limoncello con i limoni della Costiera Amalfitana. In estate c’è la processione della Madonna Assunta, si parte dalla piazza e si arriva al bivio di Cesarano. In estate un nostro caro amico, che si chiama Attilio fa dei buoni gelati al limone. Sempre in estate, tutti in gruppo ci riuniamo e andiamo sul monte Cerreto. C’è un signore di nome Riccardo che ha delle pecore da cui ricava il latte e produce formaggi molto buoni e sono conosciuti in tutto l’agro-nocerino-sarnese e anche in tutta la Costiera Amalfitana. Ci sono due ristoranti; c’è un bel parco giochi e dentro gabbie abbastanza grandi ci sono uccelli molto rari; c’è un signore che si chiama Antonio che produce il pane da parecchi anni e lo porta negli alber-ghi più importanti della Costiera Amalfitana, il pane è molto buono ed è molto apprezzato dalla gente di Cesarano. Ci sono Luigi e Raffaele molto bravi a fare i cesti di vimini, che si usavano parecchi anni fa. Poi in esta-te e a dicembre va in scena un teatro al circolo parrocchiale, e vi assicuro che è molto divertente ed è messo in scena da ragazzi dai 13 ai 20 anni e anche noi sottoscritti lo facciamo. C’è il caseificio che fa ottime mozza-relle, bocconcini e provole affumicate.

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Io non sono di Pietre e non so dire molto di questo paesino. Di certo non posso sbagliare nell’affermare che Pietre sia una delle tredici fra-zioni di Tramonti. Come tutte le altre, il piccolo borgo ha una chiesa, uno storico riferimento religioso cui l’intera cittadinanza si rivolge, all’interno della quale si venera un santo. Il patrono di Pietre è San Felice in onore del quale si celebra una im-portante festa, il 14 gennaio di ogni anno, con la tradizionale processio-ne. Sino a qualche tempo fa a guidare la parrocchia di Pietre era il più anziano fra i preti di Tramonti: don Carmine Mandara. Oggi, don Carmi-ne è ancora un punto di riferimento per la popolazione, anche se, stan-co e affaticato, viene aiutato da don Pietro, un religioso polacco più gio-vane. Una delle feste che si organizzano a Pietre è quella della pizza. La si or-ganizza, di solito, nei giorni che van-no dall’8 al 10 agosto. Non è solo un’occasione per “abbuffarsi” di piz-za, ma è anche un importante mo-mento artistico e sociale. Sono tanti i cittadini della frazione che si cimen-tano nel canto. Salgono sul palco, posizionato in fondo alla piazza, e senza paura interpretano le più famose canzoni del repertorio musicale italiano e internazionale. In occasione della festa arrivano anche le fa-mose “bancarelle”, che praticamente invadono la strada. A Pietre c’è poi un piccolo bar, conosciuto da tutti come il “chioschetto”. Tra i luoghi di interesse va segnalata la piccola scuola materna dove si svolgono recite e giochi didattici. Un’altra manifestazione molto partecipata è quella del tiro alla fune, una gara in cui si affrontano due squadre, for-mate sia da giovani che da adulti, in rappresentanza di altrettante fra-zioni. Ad esempio, Pietre contro Campinola, Figlino contro Cesarano. Una guerra “all’ultima fune”. Chi vince porta a casa non solo la coppa ma anche l’onore.

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L’anno scorso a Campinola è stato restaurato l’organo più antico della costiera amalfitana grazie ai fratelli Carrara, restauratori molto famosi in tutto il mondo, provenienti dal Val di Non (Trentino Alto Adige). I fratelli Carrara si sono interes-sati della manutenzione delle canne e dei registri. Infatti, nel tempo, lo strumento musicale ha subìto alcune gravi manomissioni che gli organari Fratelli Carrara hanno saputo riportare alla sua identità originale. Anche le decorazioni sulla cas-sa dell’organo e sulla balaustra della cantoria hanno subìto delle alterazioni cui ora la restauratrice Quirina Martone sta rimediando. Mano a mano che l’artista procede nel suo lavoro l’organo riconquista i bellissimi decori e colori settecente-schi. L’organo è situato nella navata della confraternita san Nicola nella chiesa san Giovanni Battista. Perciò per restaurarlo la confraternita ha dovuto fare un contratto con Carlo Rossi il costruttore, nel 1729. Per la ristrutturazione i paesani di Campinola hanno fatto delle offerte e il parroco per i soldi è dovuto andare an-che dai campinolesi del Nord. Le conoscenze artigianali-artistiche meritevoli di essere conservate e tramandate per le generazioni presenti e future. Proprio su questi fondamentali presupposti si poggia l’impegno coinvolgente del Parroco Arulap-pan Jarayaj (padre Giovanni), degli esperti collaboratori e del consiglio parroc-chiale, e con il sostegno della Curia e il controllo della Soprintendenza ai Beni Artistici, i protagonisti principali di quella “Festa di inaugurazione dell’organo” erano i componenti della comunità Campinolese per il generoso contributo offer-to con esemplare slancio e commovente dedizione. La Festa cominciò alla pre-senza del Vescovo di Amalfi e Cava de’ Tirreni Mons. Soricelli, con gli interventi di esperti e dei restauratori e con il concerto del maestro Sergio De Pieri che vive fra Italia (Treviso) e Melbourne in Australia. L’organo era coperto da un panno e appena abbiamo cominciato a cantare e il maestro ha incominciato a suonare, due persone lo hanno scoperto: tutti erano sorpresi dall’aspetto dell’organo. Era un gioiello, infatti tutt’ora la nostra suora “Suor Virgilia “ lo chia-ma proprio gioiello. Ora la nostra organista non suona più la tastiera ma l’organo ogni domenica. Infatti l’organo i canti li accompagna meglio di una semplice ta-stiera. Il nostro meraviglioso organo è composto da una tastiera di quattro ottave, nove undici registri e una meravigliosa balaustra. Il nostro organo è il più antico della costiera amalfitana e per me è anche il più bello.

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A Campinola, nel mese di agosto si organizza una festa chiamata “Fior di latte”; io mi sono divertito molto perché con i miei compagni vendevamo i biglietti per l’ingresso alla festa. E li vendevamo a tantissime persone che venivano alla festa per mangiare. Il secondo giorno della festa a Campinola aiutavo mio padre ad imbottire la

focaccia con il pomodoro e la mozza-rella, per poi metterla nel forno a cuo-cere. Io, per sbaglio, ho preso la fo-caccia dal forno e l’ho data ad un si-gnore. Dopo qualche minuto il signore, con una faccia arrabbiata, scuro in volto, si diresse verso la cassa dove vendevano i biglietti. Il signore si la-

mentò con la signora perché la focaccia era cruda. Il giorno successivo andammo a contare i soldi che avevamo incassato la

sera precedente e lo staff ha organizzato un cenone. Nell’agosto dell’anno scorso è stata organizzata una festa in onore dell’organo restaurato dai fratelli Carrara nella Val di Non, in Trentino, fa-mosi in tutto il mondo. Tutti aspettavano con ansia la festa sia per vedere l’organo che per mangiare al buffet. Il giorno della festa a suonare l’organo c’era un musicista italo-australiano e il coro che cantava: nel coro c’ero anch’io. Fu una festa grandiosa! Ora finalmente invece di suonare la pianola suoniamo l’organo che accom-pagna i canti meglio della pianola. Nelle domeniche quando c’e la messa io sto affianco dell’organista e l’aiuto. Poi c’è la festa della vendemmia che da due anni non si fa piu. Però era la piu bella perché al centro della piazza si metteva un recipiente pieno di grappoli d’uva. Appena iniziata la festa entravano tre ragazzi che dovevano pigiare l’uva a piedi nudi: però il succo (meno male!) non si beveva. A Campinola, caso strano, ci sono tre San Sebastiano, ma il piu antico e ricco di storia e tradizione è una statua che ha soltanto il busto. Si dice che tanto tempo fa portavano in processione proprio questa statua perché le altre due ancora non esistevano e veniva a piovere a dirotto quando usciva dalla chiesa. In processione quattro persone portavano il baldacchino e co-sì si è dato origine al detto: “o pantan e Sant Vastian “. Ora invece si porta in processione il Santo giovane.

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Paterno Sant’Arcangelo è una frazione di Tramonti. Ha un’antica festa che si

svolge con la frazione Paterno Sant’Elia: quella del limone. La sorgente è di

Paterno Sant’Elia. Ci si arriva passando su

un ponte di legno con un fiume che

l’attraversa. Ci sono molte rane e girini. Le

sue acque sono limpide e molte persone ci

vanno abitualmente per riempire le botti-

glie da mettere sulla tavola. La strada è ric-

ca di terrazzamenti di limoni e fiori di cam-

po. Questa frazione ha la famosa chiesa

dell’Ascensione che è stata sconsacrata e

poi riaperta molti secoli dopo. In questa frazione c’è un castello chiamato

Montalto; esso è alle spalle di Paterno Sant’Arcangelo. Questa frazione ha

piccole strade, vicoli e sentieri che portano ad altre frazioni. Negli anni scorsi

c’è stato un incendio che ha gravemente danneggiato una parte della monta-

gna cancellando tutta la flora e la fauna che vivevano in quel territorio. Le

persone non si sono intimidite davanti all’incendio e in poco tempo con tutti i

loro sforzi sono riuscite a far ritornare il verde in quel tratto di montagna.

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Novella non è un paese molto conosciuto. Come tutte le altre frazioni ha una chiesa dedicata a San Bartolomeo, ma all’interno della chiesa c’è la statua del patrono di Tramonti, cioè Sant’Antonio. Questa festa si festeggia il 13 giugno con la presenza delle autorità del paese. Per raggiungere Novella c’è una strada che da Gete arriva a Novella . è ricca di vigneti e agrumeti. Una delle feste che conosco è quella del 6 gennaio, giorno della Befana, quando tutti i bambini vanno a prende-re la calza, questo accade solo se prima vai a messa, la senti e poi puoi andarla a prendere. Io a volte faccio due o tre giri prendendomi tre o quattro calze. Le cose che ci sono all’interno sono molto buone!!!

La Befana a Novella

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Uno degli elementi più caratteristici del borgo di Capitignano è la Chiesa della Madonna della Neve che ha 300 anni e si festeggia il 5 e il 6 Agosto. Per l’occasione vengono tante “bancarelle” sulle quali è possibile acquistare giochi, vestiti, pannocchie, “o’ per e o’ muss”, attrezzi di lavorazione agricola,

tamburelli, occhiali da sole. Nei giorni della “Festa” arrivano a Capitignano tantissime persone, provenienti sia da Tramonti che dal Nord Italia. Questi ultimi sono gli emigranti, coloro che nei decenni passati fuggirono dalle nostre frazioni in cerca di lavoro. Infatti, le persone che vengono dal nord sono tutte familiari dei residenti di Capitignano. Un’altra tradizione del borgo è quella che si ripete ogni anno in occasione della commemorazione dei defunti. Il primo novembre si organizza la “fiaccolata” che parte dalla piazza di Capitignano. La processione si avvia verso il cimitero con le candele accese e all’interno del luogo di sepoltura si celebra la messa nella chiesa. Quando finisce la celebrazione eucaristica si procede ad una seconda processione, questa volta all’interno del cimitero, per la benedizione di tutte le tombe. Un’altra manifestazione religiosa molto importante che si svolge nella mia fra-zione è quella del Giovedì Santo quando i ragazzi del borgo si vestono da apostoli. Il parroco, durante la lavanda dei piedi, distribuisce il pane a forma di ciambella nel cui buco è posto un gran limone. Poi, si procede con la proces-sione verso la Chiesa di San Felice, a Pietre, durante la quale si recitano le preghiere. Il cammino si conclude nella chiesa dedicata al culto di San Pietro Apostolo a Figlino. Dopo aver recitato le preghiere si ritorna a Capitignano. A Capitignano, inoltre, c’è un circolo chiamato “San Vito”, dove è possibile trascorrere il tempo libero con videogiochi, biliardino, ping pong, biliardo e carambola. E’ stato fondato nel 2005. C’è anche un bar che fa da tabacchino, da pizzeria, da salumeria, da cartolibreria, detersivi e surgelati. Praticamente, fa tutto. C’è anche una falegnameria, la fioraia, il campo sportivo e stanno costruendo anche un campetto di calcio a cinque per i ragazzi della parrocchia. In estate, infine, c’è tanta gente che accorre per vedere lo Slalom 2013 Tra-monti Corse, una gara di rally che come tragitto utilizza le strade che vanno dal ristorante Infinito sino al Valico, lungo un tratto di 1500 metri che rientra nel territorio della nostra frazione. Insomma, a Capitignano non ci facciamo man-care proprio nulla.

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Corsano è una delle tante frazioni del comune di Tramonti. La sua fiera più famosa è quella di S.Vincenzo. E’ una fiera con molte bancarelle. Questa festa avviene il lunedì in albis, è una fiera che, oltre a tutti i cittadini di Tramonti, ospita anche molti turisti provenienti da

altre cittadine. Poi sparano dei bellissimi fuochi, tutti colorati che molta gente va a vedere e fotografare. A Corsano c’è un parco gio-chi dove mol-te persone si

vanno a rilassare e, talvolta, anche a far divertire bambini e ragazzi. S.Vincenzo non è il patrono di questa frazione, ma solo un ospite del Santissimo Salvatore. Infatti c’è una pensilina dove c’è la statua di S.Vincenzo. Questa frazione ospita il centro “Girasole”, cioè una casa per le perso-ne disabili di ogni età. In questo centro queste persone fanno attività educative e ricreative e producono lavoretti di tutti i tipi, con le persone che ci lavorano. Molte di queste persone lavorano nella cooperativa GEA,che ci prepa-rano il pranzo a mensa. Il sabato prima della domenica delle palme tutti i bambini del catechi-smo vanno a benedire le palme e alla fine della messa tutti i ragazzi, bambini e adulti, insieme ai collaboratori del centro del “Girasole” can-tano canzoni. Molti anni fa, c’era un vallone che si collegava, attraverso una tavola di legno (non quella che usiamo per mangiare), a Campinola.

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