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LE CENTO CITTÀ D'ITALIA ILLUSTRATE . MONTEPULCIANO E LA VAL DI CHIANA Il Pozzo dei grifi e dei leoni in piazza del Duomo ( 1520) . CASA EDITRICE SONZOGNO-MILANO 1 Fascicolo 193° DELLA SOCIETÀ ANONIMA A LBERTO MATARELLI

Montepulciano e la Val di Chiana

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Serie "Le cento città d'Italia illustrate" edita dalla Casa Editrice Sonzogno di Milano nel corso degli anni '20.

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LE CENTO CITTÀ D'ITALIA ILLUSTRATE

. MONTEPULCIANO E LA VAL DI CHIANA

Il Pozzo dei grifi e dei leoni in piazza del Duomo ( 1520) .

CASA EDITRICE SONZOGNO-MILANO 1

Fascicolo 193° DELLA SOCIETÀ ANONIMA A LBERTO MATARELLI

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I p A L A Z Z I D E L R I N A S c I M E N T o

Fot . F.lli A linari , Fi renze.

A sinistra . In alto: Urne cenerarie e trusche, epigrafi e decorazioni .romane nella balza del .palazzo Bucel li. - In m ezzo: P a­lazzo Ciocchi Ida ! Monte. (Arch . S . Ga·llo e P eruzzi) . - In basso : Palazzo Tarugi . (A. da S . Gallo) . - A destra. In alto :

Il palazzo C erv ini. (A. da S . Ga!Jo). - In basso : La porta del pa lazzo Gagnoni. (V ignola) .

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LE CENTO CITTA D,ITALIA

MONTEPULCIANO E LA VAL DI CHIANA

SE Dante, il Boccaccio e Fazio, S·e il Landino e il Pulci che r icordano la Val di Chiana come infa­me palude ove son t•olti lividi e confusi, rive d t> s­

sero quest a ferace salubr·e e popola ta terra della T o­scana, che distende fra Siena, Ar·ezzo e Perugi·a la sua piana .ve rdeggiante, illuminata dal sorriso d i tre laghi , penserebbero meglio che a un ritorno felice d e i padri Etruschi . dai quali già bonificata, fu scelta da Cor­t ona a Chiusi a sede della loro ultima civiltà ; pen­s·erebbero a Rema potente del pari nell'opere di p ace e d i guerra , che tagliò con le sue v ie militari que i campi ubertosi , che seppero l'orma di Annibale, furono agone alla guerra civile, ma anche nascosero

p rogettato, quello cioè dell'inversione del corso d e ll a Chiana da mezzogiorno a s e tt entrione, facendola sfo­c iare nell' A rno anzichè ne) Tevere, con l'apertura del cosidetto Canal Maestro, fu deliberato dalla Re­pubblica fiorentina nel 1338 . E tale lavoro , ch' è mo­numento ·di sapi·enza e di tenacia, .venne eseguito con in int errotta fatica di o lt.r e quattro secoli, dando per il primo Leonardo co•l mult iforme suo genio il sugge­rimento e l'esempio di una bonifica per colmat·e con le torbide dei torrenti nelle sue mapp e dellu Chiana . Ma questa idea divinata dal sommo fra gli italiani e forse fra gli uomini , non dov·eva essere compresa e fatta r ealtà che molto p iù tardi, superati gli ostacol i

P a norama della città . f.'ot. F .lli A li na r i, Ji'i rcn;:e .

le delizie di quella villa di Plinio il giovane, descritta c on lusinghiero invito all'amico suo Apolli nare.

Al contra rio la b o ni.fica sapiente fu opera dell'in­gegno toscano e propriamente di Firenze repubbli­cana e lorenese, concorrendo al risanam·ento della plaga, inondata nell'età barbarica dalla Chiana sta­gné'.nte, i più valorosi maestri della scienza, dell'arte

·e dell' idraulica: fra i fisici Leonardo , T orricelli e Gali l.ei ; fr.a gli architetti il San gallo e il Peruzzi, fra gli idraulici i.J F ossombrcni e il Ma netti. Come già illustrò C. Pellegrini in una sua dotta memoria, ch e sintetizza e compl~ta ·i maggiori scritti del Posser,ti , del Marcucci e d~ G. B. Del Corto, il disegno audace e grandioso, v·eramente d egno di Roma, ch e lo ave.va

riOPRTET.\ J,&TT& RAUU E ARTI81'1Ca .

e le difficoltà gravi della natura, nonchè i poveri in ­teressi umàni, che traevano guadagno dalla. pesca in quell'acque palustri . .Spetta a Pietro Leopoldo di Lo­rena, il principe illuminato, anche questo mer ito della bonifica della V al di Chiana col metodo delle col­mate, iniziato dal grande idraulico aretino Vittorio F osscmhroni alla fine del Settecento e proseguita dal Manetti e dal Casei . Elevato il livello del piano . mentre s ' abbassava la Chiusa dei Monaci (sbarra­mento• .del secolo Xl) ed arginate le acque dei to·r­renti Salcheto ·e Salarco, ·della F oenna e della Muc­ch ia, queste affluirono nel gran canale collettore, che uscendo dal lago di Chiusi va a gettarsi in Arno , provo cando così il progressivo ,p.rosciugamento dei

Fascicolo 193.

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2 LE CENTO CITTA D'ITALIA --- --- --- - - - - - --- --- ---

imminen ti di Sina lunga e di T orr ita, m eglio daEe op­p os te alture d i Cor tona e di Monte pulciano, il pano­ra ma superb o ch e appare dono d i na tura, e che è p iuttos to miracolo compiu­to d a ll'uomo, e da esaltars i fr a le più generose e pro fi ­cue imprese de ll a civiltà .

CENNI STORICI

terreni e di consegue nza la sco m p a rsa dell ' aria mal­sana . In tal modo , dove una vo lta guazzavano ne l fan go le tinche, e puù no­bilmente n e i te mpi pre isto ­ri ci eme rgeva dall'imme n­.sa d iste sa d e lle a cque que l­la bale na, chiamata e tru­sc a d i cu i fu ri trova to· i: car~ame presso Ch iusi , a poco a poco a p rì il suo m a nto fecondo· la Val d i C hi a na , ben presto trasfo r­m ata in un giardin o d i b e l­lezza agreste d a quelrOr­di n e d i S. S tefano , ch e fo n d a to da Cosimo l, inve ­s tì le sue ricch ezz.e nell a bonifica a gra ria d i qu e ll a terra redenta . F oia no, Be t­toll e . Montecch io furo no le prime fatto rie d e:i Cavalie ­ri che respi nse ro· i Bal!'b are­schi dalle cos te d ella T c:­scana , cui seguiro no que lle d i S. C a terina , d el Pozzo e A b bad ia, ch'ebbero d a l 1784 a l 1789 un' e ntrata d i se i milioni e mezzo di li­re. Costituirono in seguito, cio·è fino al termine de l Gra n Ducato , lo Scrittoio dei PoS'segsi della Co ro nn che , d ivenuto poi patrimo­n io nazionale , fruttò n e lla vendita a i priv ati nel 1863 20 milion i, CITa rappresen-

A n ge lo C in i, de tto il Poliz ian o.

M o n tepu \ci.ano, la seren a c ittà d e l R in ascimento , la cull a donde spiccò i\' volo , gio vanette , il P o l iz i an o, p uò di rsi la reggia d ella V al di C hiana : alta , turri­ta , ape rta a l vento , e cava l­ca nte il c rin e del monte p e­troso in tutta la sua aspra lunghe zza. A ch i taglia la valle cpim a, risalendo per la v ia d i Si ena ve rso l' a l­tura sol itaria fra i feston i d e lle .v igne e gli ul iv i fo l­t i e gent ili , il mons politia­n.us a p parisce e d ispare co­m e una .v is io ne d:i sogno, segnata evanesc·ente n e l ci elo . Ma a m ano a m ano c he si procede J.a ci ttà si profila a tratti p iù for ti d i colore e di l: nee , fin ch è tutta si scopre nettamente

tati nei se ttec ento ettari di te rre no , ch e coprono la miglior parte della valle , una cifra fantast ica , grazie ai nuovi benefici della coltivazione e ai felici e sper:­menti delle p iantagioni del tabacco e della barbabie­tola da zucchero, e dell'allevamento del bestiame . Così chi guarçla oggi al piano ubertoso, solcato dall a spessa rete stradale, fra la miriade delle bianche case coloniche, e tra i grandi campi geometrici, ascendent i tutta la scala policroma con intensità d i toni, che variano dall ' aurora al tramonto come un'immensa ir id e scesa sulla terra , vede e d ammira dalle colline

marcata fra t e:rra e cielo , s imile a una gran nave ancorata• che sos.p ir i d i sal­pare verso l'infinito . Si concil ia quasi con tale imma­gine d'anel ito alla libe rtà , cercata sul monte p iù alto della valle . la leggend a di que ll a netta separazione fra nob ili e plebei , avvenuta a Chiusi, per fondar e quest'ultimi Città della Pieve (Civitas Plebis) ed i primi il Mons Politus che avre bbe dato il nome alla città , fondata dallo stesso Porsenna . Altre certo sono le origini ignote , da ricercarsi meglio in un genti liz io romano (Puticiano?) per cui h..rono colonizzate . le pe ndici del monte , r imasto sol itario a dominare la

L a Fortezza con la vedu ta di T o tona , a sin ist ra , e d e l monte Am 'a ta. a d est ra.

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valle malsana, quale un ben d ifeso rifugjo dalle in­s idie della natur·a e degli uomt n 1. Perciò s-orse e crebbe lassù , come la fie­ra alata d el la sua insegna, quel libero municipio che fu civitas griphata, ma dal ­le penre e dal rostro non così potenti quanto l' au­dace fantasia : perchè le convenne per tutto il cor­so de1 suo· volo orientarsi verso i comuni più forti , c he si disputarono l' ege­monia in Toscana , Si·ena e Firenze. Ambita dall'una e dall 'a ltra si schermisce con le alleanze di Perugia e di Or.vieto; è lacera ta da fa­zioni, commossa da tumul ­ti , trad·ita da congiure; fìn ­chè è di nuovo presa d a i Senesi il 28 ottobre 1232. messa a ferro e fuoco , e de­molita delle fortifi cazi·oni. Le qu.ali, dopo la vitto­ria di Mo·nteaperti, sono d i nuovo ricostruite da Sie­na st-ess·a, che manda nel

In gresso principale della Fort e zza.

ne . Conseguenza dell e cruente gMe civili fu la nuova e piJÙ dura domina ­zione senese, che impose nel 1378 a lla città soggetta l'offerta del palio, accom­pagna to da ottanta fiorini , per il ! 5 agosto; servitù cui si sottrassero i poliziani dieci anni dopo non resti­tuendosi a libertà, ma pas­sando a Firenze che li eb­be feddi fino a l 1495. Al grido di libe rtà e lupa lupa! rito.ma ai Senesi, finch è nel ! 511 Pandolrfo Petrucci nella vana speranza di con­solidare il suo p!Tincipato, cede la città a Fir·enze, so t­to il cui governo defin itiva­mente rimase. E fu quella ignobile cessione, seguita dall'atterramento della lu ­pa senese, e dalla sepoltu­ra della balzana nelle tom . be del Duomo per .dar luo­go al marzocco, la esàl­tata recuperatio ... fiberihtis , incisa sulle porte dell' au1a

1260 al governo della terra di conquista uno de i suoi migliori cittadini , Provenzano Salvani (celebrato da Dante) il quale con maestri di muro getta le fonda­menta della fortezza ancora superstit-e. Precipitata a Be nevento la fortuna ghibellina, giura fede ltà a Carlo d' Angiò; è disputata nuovamente fra Siena e Fi­renze e soffre per l-e rivalità esterne e le discordie intestine la tirannia cittadina dei Del Pecora, fatt i da mercanti signori. Periodo funesto di sangue ver­sato anche qui tra quei che un muro· e una /n ssa serra, e fuori contro le Compagnie -di ventura, infestant; la Val di Chiana, come quella dei Bretoni e del Cap­pello sconfitta dai Senesi nel 1363; poi contro l'Acuto e Alberigo da Barbiano. E il più triste episodio. se­gno dei ternpi , è l'orrenda fine di Bartolomeo di ]a co­mo del Pecora, che il 3 febbraio 1368 a furia di p o p o l o è tratto fuori dal carce­re e - come narra Neri di Donato -« lui tutto el tagliar-o a pezz1 e con gran­de scempio, che mai di bestia si facesse. mangiaro le sue car­ni H. <M1a a ,vi.vo con­trasto di simili erro­r.i. un suo congiunto. )acopo de' Cavalieri Del Pecora , si fa di­sceoolo e ·cantore dell a grande messag­gera di oace fra le discordi contrade:

, municipa.le! Così ; di.venuto !VIontepulciano feudo· dei Medici, anzi càpitanato della granduchessa Cristina di Lo.rena, servì· di stru­mento ·alla re pressione dell'ultima libertà repubbl i­cana di Siena e di Montalcino, alla quale sospiran­do pensava nell'esilio poli ziano Francesco Domenico Guerrazzi .

DA POGGIO FANTI A S. AGOSTINO

Il nome del 1V1 ediceo ladron , per ripetere la espres­si ne forte del Marradi, si legge in alto sui bastioni murati alla vecchia porta di Gracciano, in una breve lapide cui dà s,piccata apparenza funebre un vecchio cipreeso, nato e cresciuto per strano caso a quell'al ~

tezza fra i mattoni sconness1. .

Caterina Benincasa , che niù volte di pas­s':'ggio .da Montepul­Ciano ncompose , co­me scrisse. )e nemi­che famiglie polizia- Vestibolo della Fortezza .

Ai piè della forte cinta, alla sommità della quale s'affaccia l'hortus conclusus delle antiche oblate di S. Bernardo, s'ad­densa folto di ombre il giardino pubblico di Poggio Fan ti, così chiamato, come l'in ­compiuto palazzo della Fantina, dalle pwprietà .di France­sco Fan ti , ricco fa ­migliare di Gregorio XIII. Prospetta in fondo· la chi•esa · di Sant'Agnese, la m1.­s tica patrona dell a città, che edificò là il suo rifugio dome­nicano all'inizio del Trecento, e dove il gJorno della sag:ta.

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4 LE CENTO CITTA D'ITALIA

Il Pa lazzo Comuna•le, sede del Museo Civico.

ch'è il primo maggio, la sua salma coronata di rose ancora si profila nell'arca marmorea nell'atto di sol­levare il piede al bacio del,!' ospite -consor-ella Caterina da Siena . Il chiostro, aperto ad una Scuola Comple-1:1-entare, ostenta nelle lunette secent·esche, affrescate dal Ciocchi di Monte S. Savino, gli episodi maggiori della vita della Santa pastorella della fami glia Segni, fra i cui miracoli si ricorda anche quello della vista restituita presso la sua tomba all'imperatore Carlo IV. , P enetriamo in città dalla porta oggi detta al Prato . ·<l:isegnata come i bastioni medie-ci dal vecchio Sangal-16, e alla quale fa capo, al pari di fiume tortuoso. la via principale della città, lunga più d'un chilometro, precipitante dalla sommità del monte . Oltrepassata appena la soglia di questa porta, il palazzo Boddi (oggi Albergo della Campana) a destra richiama il Dome di S. Margherita da Cortona, che fu qui inna­morata ospite d'Jn giovane Del Pecora, ma la cui

. t ra gica fine le aprì la via del pentimento e della san­tità . In fondo alla brev-e piazza, che conduc-e a si­nistra alla rotonda chiesetta di S. Bernardo, disegnata dal P. Pozzi, si scorge la colonna sostenente il Mar­zocco. eretta nd 1511 in luogo della Lujpa. È note­vole il leone rifatto nel ·1856, ner essere iÌ primo la­voro del grande artista senese Tito Sarrocchi . Anche sorgeva qui presso il monumento innalzato nel 1520 al favoloso fondatore della città, il re Porsenna, che il Vasari attribuisce ad Andrea Contucci, il Sansovino; ma di cui non rimane che la testa salvata da un balì

della casa Avignonesi. La .dimora di qu e ­s ta illustre fami glia poliziana è una e le­gan te ed armonica costruzione in traver ­tino, disegnata da Jacopo Ba rozzi . il V i­gnola, la cui caratteristica è affe rmata dalle modanature più gentili che nelle opere del 5angallo e dalle doppie men· sole sotto il balcone nel seguito della fa c­ciata inf.ericre . Studiato ed illustr c_ to d a tutti i critici d'arte (il più recente il russo Lukonski) questo palazzo chiamato d e i leoni , dalle due fi elfe teste leonine ai lati del portone d'ingresso, è uno dei capda­.vo ri archit·ettonici d e l Rinascimento, che impresse p iù che altrove a Montepulciano un'orma gloriosa. Uscendo dall' A lbergo Marzocco per seguire il corso dell a via , che sale con lento declivio, si nota in vero r as­senza d'ogni e lemento gotico in questa cit­tà che ebbe pure sì spesse relazioni con Siena. dove predominano nel cotto l' arco acuto e nel marmo r ogiva . Il Medio EVO

qui è sc-omparso per cedere ai R in3sci ­men.to nella solenn e linea d el classicism ·::J . richiamato sulla fulva pietra del travertino dai maggiori nostri architetti, J.\ntonio d a Sangallo il vecchio , il Barozzi e lo Scalz:.1, quando non più Siena, ma la Firenze uma­nistica li mandava alla città del Poliziano. con il l\lliche lozzi, i Rabbia ed il Sign o­relli .

A pochi passi di di stanza, su questa via, che n on sappiamo perchè Garibaldi e Ca­vour debbano disputare al Poliziano, si elevano il palazzo Batignani, dalle porte e dall'e finestre d'ottimo disegno, quello d e i T arugi, alto e snello, attribuito aiJ1-ch'esso al Vignola, e l'altro ritenuto della fami a lia Del Pecora, ma forse Cocconi, che ~ebbene deturpato dalla soprastruttu-ra d'un piano, rivela tutta la sobria el <r ­ganza della maniera del Sangallo, cara t­terizzata nel partico lare della 1o.ggia con

le doppie co·lonne laterali. Ed al classicismo , non riflesso, ma vero, riconduce lo strano zoccolo d e l palazzo gi.à dell'antiquario e letterato conte Pietro Bucelli , formato di bassorili·evi e di epig1rafi etrusco­romane, di cui quel valentuomo aveva fatto una ricca raccolta, parte dispersa, e parte donata al Museo Ar­cheologico di Firenze.

Seguita l'altro palazzo Bucelli, che fu dei Masse i. dove nel 1831 il Guerrazzi trascorse il suo no:~ ne­naso ma iracondo esilio, consolato dalla visita di Giu­seppe Mazzini.

Siamo qui, nella piazzetta di S. Agostino, ribattez­zata .Manin , in un sugg·estivo centro dell'l cittadina poliziana; a piè della torre mozza di Pulci nella, l' au­toma di sorbo vestito di ferro , alto, bianco e ma·estoso. che sotto il suo cappello aila moschetti·era e dietro la maschera nera, fissa lo sguardo alla campana, da se­coli battendo le ore, sotto il sole o la neve, imper­territo ai venti e alle pioggie . È un parente super­s tite dello scomparso Mangia di Siena; ma figura p iù ilare e sana, gaia immagine d'un tempo per semore trascorso, e della vera letizia dei giocondi poliziani . e dei forestieri, fra i quali vi fu un ammiratore na­ooletano così entusiasta di lui , il vigile Pulcinella, d a lasciargli un vitalizio perpetuo .

Deve fa mostra fra le vecchie costruzioni la casa Cancrini, disegnata dall' architetto Paolini, sorgeva una volta l'antichissima chiesa di S. Mustiola, la pa­trona di Chiusi , di cui fu esteso qui il culto, e la cui

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MONTEPULCIANO

Nel Museo Civ ico. - A sinistra . In ah o: « L 'Incoronazione», di Bartolo !di f'r edi, già attribuita a Spinello aretino. - In basso : «La Madonna dei Piccolomini », di Benedetto da Maiano. - A destra. In alto: L'altare dei gigli in terracotta, di Andrea delb

Rabbia. - In 'basso: « L a San ta Fam iglia», tavo la di G . A . Bazzi, il S od-oma . Fot. F.lli ,n;ua,;, Fircnic .

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Facciata della chiesa di S. Agostino. (XV sec .).

parrocchia fu trasferita nel 1794 in S . Agostino. t il gran tempio iniziato ne) 1285, terminato nel 1509, c trasformato dal 1784 al 1791 su disegno dell'architetto Giuseppe Salvetti , ideatore anche del camiPanile, co­struito dai noti maestri muratori Barchi, venuti da l Canton Ticino fin dal sec . XV, auando il fasto po­tiziano richiamava per le sue costn:..zioni gli scalpellini di Settignano, i maestri e i muratori comacini. Ma l.a chiesa divenuta all'int·erno fredda e slavata nel candore degli stucchi - con una sola tavola degn a di nota, il S. Bemardin,o di Giovanni di Paolo; e con poche tele di pregio, fra cui la R esurrezione di Laz­zaro dell'Allori e Gesù in• Croce di Lorenzo di Czedi. rammentato dal Vasari - ha per fortuna conservato l'ampia pagina dell'ornatura d'una facciata di mas­simo valore per i problemi •ancora posti alla critica . che vi rico nosce con lo Schmarsow l'impronta del g·e­nio di Micheloz.zo, anzichè del Rossellino, come altri pretese . L'arduo quesito , se sia cioè da rit~ovare in questa singolare facciata il resto di altra preesistente con nicchie e frontone gotico•; oppure se un solo artista trasformasse ambedue i piani inferiori, sembra felicemente risolta in favore di quest'ultima ipotesi. che attribuisce a Michelozzo l'opera principale, c0-r,~nata poi dell'attico da un cinquecentista. Tale attri­buzione ha per;..·documento il carattere decorativo dell o stile del grande maestro del Rinascimento, qui es,pres­SJI in un tratto ar.monico con l' ornamentazione della porta e del timpano, dei pilastri e dei capitelli, nelle

stesse nicchie capaci, ma sp ec ia lme nte in quel capolavoro· di grazia ch' è la lune tta cuspidata di gusto puramente classi·co.

Questa lunetta sovrastante la p o rta, e che forma un nesso unico col motivo or ­namentale dell' intera facciata, conti e ne un gruppo in terra cotta effigiante a tutto rilievo la Vergirne col putto in braccio , in mezzo a S. G iovanni ed a S . Agostino .

Il sereno ovale del volto materno. iJiu . minato dagli occhi grandi e dolci , le lab ­bra atteggiate ad una espressione di ca l­ma melanconica, la ricca chioma ondu ­lata ed il manto , passato come un .ve lo sul capo, danno a questa effige una di­gnità di scultura romana.

il pargolo, in parte coperto dal manto materno, si affida sicuro e gaio sul tron o orediletto, mettendo con vezzo genti le l' indice destro fra le labbra dischiuse.

L' analogia di questo gruppo con un-:> degli specchi del monumento all' Aragaz­zi, poi la ev idente derivazione del S . Cio· vanni di questa lunetta con un simile la ­voro del Michelozzi, la predilezione del ­l' artista nel ritrarre i forti cordoni di seta. che qui stringono il manto sul petto d~ Sant' Aaostino, ed infine la rosetta su1 guanti de) medesimo, che potrebbe d irsi la firma di lui, hanno, senza più alcuna esitazione, fatto riconoscerre r opera del ­l' eccellente scultore , allievo di Donate llo

E cos.~ è caduta la dolce leggenda che Pasquino di Matteo da Montepulcia ­no altro no bile artista dd Rinascimento. autor~ del monument.o funebre a Pio Il. e dei lavor.i in legno nella Cattedrale di Pra­to a.vesse voluto eternare nelle sembian ­ze. della maestosa Madonna una sua di ­letta fanciulla. detta la zingarella, dell a contrada di Ciliano.

DALLA SALITA DI PIAZZA ALL' OPIO La piazzetta di S. Agostino, vi gi lata dall'insonne

masche ra di Pulcinella, apre a sinistra, dopo il p a­lazzo Buratti Bellarmino , il cammino per Borgo Buio all'antica porta Gavi n a ed all'aperta v isuale della Val di Chiana; mentre la via dritta ascende ripida sulla costa scoscesa -come dimostra il dislivello delle finestr e a l pr imo piano del palazzo Venturi, oggi Co­lonnesi - alla elegantissima lo ggia del mercato, già Pretor io della città . È ooera modello nell'equilibrio delle proporzioni, perciò- attribuita al Vignola, men ­tre più verosimilmente fu er·etta dallo Scalza. chia­mato a Montepulciano da Guido Nobili, avendo per­fetta corrispondenza stilistica con la chiesa delle Grazie .

Continuando a sinistra la strada , snodantesi a vo­lute pianeggianti, incontriamo l'imponente edificio. tut to a pietre bullnate, fatto innalzare sulle antiche case dei Cer.vini dal cardinale .Marcello , su disegno di Antonio di Sangallo. La morte. che spezzò dopo soli ventidue giorni di pontificato la sua .vita, inter­ruppe anche i lavori di questa fabbrica, che pure incompleta ha un carattere di solenne maestà, con­feritole dalle severe bugne rustiche sRpientemente ta ­gliate daile finestre e dal portale. Sulla gran mole . degna d'un paoa di n iù lungo pontificato, aleggian Q le note di quella Messa ·del Palestrina, unica voce che ricordi, ma per sempre, il nome di Marcello; ed

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MONTEPULCIANO 7

Nella Chiesa di S. Agostino. - "S. Bernardino» , tav0la di Giovann.i d·i P aolo. - La p or ta d el la chi esa , opera di M iche-lozzo. (XV .sec .). - La " R esurr ezion e di Lazzaro», di pi nto di A . Al lori. l''o/. /o' .IU Alinad, Firen ze

a nche altra diversa eco si ripercuote dalla facciata centrale : la profezia d i Garibaldi, che la sera del 24 agosto ! 867 di là proclamò : Roma· è nostra e l'avremo!

La casa di fronte ricorda il teologo Pietro Cinotti , e più avanti quella Cocconi il giureconsulto Niccolò Parri. Oltrepassato il palazzo Bracci, segue un altro ·imponente ed ificio vi.gnolesco: la bella costruzione della famiglia poliziana Gagnoni, oggi proprietà Gru­g ni, ri cca di decorazioni in travert ino . Le tre m·ensol·e sotto ;l balcone , tra cui corre un fregio con embl err. i gentilizi , sono della stessa forma di quelle del pal a zzc Avignonesi, ma di .disegno più fine. Ed eccoci al Seminario e Collegio, che è anche la sede odierna delle Scuole Elementari e Ginnasiali, e chè fu già re tto con saggezza par i aHa dottr ina dai Gesuit i, ve­n uti a Montepulciano ne l 1557 ad istanza del loro stesso santo fo ndato re, il Lojola, sol!.ecitato dai Car­d inali Cervini e N obili . Il vestibolo accoglie in una r,icchia un busto d el Poliziano ; e d a l terrazzo in fondo a mmirasi il panorama supe rbo de lla .valle specchiata

. dalla luce dei suoi la ghi, che sembrano lembi di cielo c aduti fra il verde de l piano e dei m enti, d.egradanti in giro come un immenso anfiteatro .

La ro:onda chiesa d eì Gesù, disegnata dalla f·er­vida fantasia del P. Pozzi, e compiuta dall'architetto Cipriani, adornata di stucchi dal Mazzuoli, ri chiama per la sua ori gin alità alle più eleganti stranezze del barocco, che non a torto fu detto lo stile della tanto discussa, eppur sempre benemerita ed illustre Com­pagnia.

Da questo singolare tempio, che per avere al suo fi anco anche le S cuo le Pie, fo il d a te da T arugi no ~ a­limbeni, può dirsi il centro della cultura po]iz i an ~. s' inizia la non meno caratteristica via dell'Opio, an­gusto corso cittad ino, denso nelle serotine passeggiate

domeni cali, e r icco anch'esso di palazzi e di memorie con i nomi dei Carletti, Crociani, Neri, Trecci, Muc­ciarelli , P orciani e Barchi.

Sulla facciata d e l palazzo Danesi , che fu poi dei Cavalieri di S. Stefano, quin·di Samuelli , era dipinta l'antica ins·egna d ell' O<pio, c he dette il nome a Ila contrada, ricercato da altri con poca verosimiglianza in una invocazion e o Pio! che sarebbe stata scritta wtto r effigie del Pontefice promotore d ella vittoria di L epanto .

LA CASA DEL POLIZIANO

Oltrepassato il quadrivio, donde la v ia preci pi ta fl

sinistra alla porta de lle farine, che fu l'ant ica di Ca­gnano, e sale faticosamente a destra :per quell a Van · nuzzi verso Piazza grande, incontriamo una costru · zio ne in mattoni, altera ta nel secolo XVI, che fu l'an ­gus to nido di An gelo Ci n i, il Poliziano. Poco vi abitò e ben raramente dovè farvi ritorno ; perchè natovi il 14 luglio 1454 . fa t to o rfano dai nemici che ~li E: pen ­f.ero il padre, riparava gi ovanetto nella Fi renze m e ­dicea, che gli fu madre di glor ia. Il rinnovella tore cl e lla toscana p oes ia - come ·esalta l'epigrafe di !si­doro Del Lvngo - l'umanista che quando è poeta di viene il più compito signore, il più sqlÙito cava­i:ere , il più prodi gioso suscitatore di bellezza ch e mai , uscì da terra italica - come scrisse il Novat i -poco dunque deve alla piccola patria, cui egli fu ge­nerosamente largo d'onore. La sua stessa gloria, come attesta un'antica iscrizione, apposta nel 1613 da un suo lontano neopote , tard i fu nella città nativa ricono­sciuta e tramandata . All'autore dell'Orfeo che fu. oom' è noto, la prima tragedia italiana composta per i Gonza ga di Mantova; al cantore della Giostra , com-

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8 LE CENTO CITTÀ D'ITALIA

• """ ' , !f'•I'C rl ZC .

Il D uomo . - A sinistra . In a lto: La facc iata inc:>mpiuta (con a tone d i epoca anter :ore) . - In mezzo : Interno d el Duomo . npera d el lo Scalza. - In basso: La Statua di Bartolomeo Aragazzi, di Miche lozzo. - A dest ra . In a lto: «Assunzione ed Incoronazion e

de lla Vergine», di T addeo di Bartolo da S iena . - In basso: Statua d i S . Bartolomeo apostolo, opera di Miche lozzo .

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MONTEPULCIANO 9

F ot . F.lli ~ll ltlari, Firenzt .

A sin istra . In a lto: Il P u lcinella che batte ~e or e. - In basso: Il cancell o •d el Camposanto vecchio, opera d i Maestro V incenzo da Mont epulciano. - A destra . In a lto: L a Porta d e i Grassi e le Mura Castellane. - In mezzo : Il Parco della Rimembranza,

con lo sfon.do dd la Mole San gallesca. - In basso: La Via Fiorenzuola con la casa del Bella rmino.

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LE CENTO CITTA D'ITALIA ·- --------

M a!do nn a · n ella chiesa di S. A gne·se , merav igl iosa o p era s en e3e, su tavo la a fondo d ' oro , del Gec . XIV.

battuta dal suo alunno Giuliano so t to gli occhi d e lla bella Simonetta ; al maestro di rime fr esche e son ore , -c he fornì alla perfezio ne l'otta va trovata dal Boccac­·c io è bene che nessun alt ro monumento- sia levato, s e non quello eretto dall'opere sue imper iture. Chi ar­.direbbe turbare l'austera sol itudine della sua .culla qui a Montepulciano, ed il sil e nzio religios·o della sua tomba in S . Marco, al fian co di quella d e l suo primo a mico , il m assimo inge gno del tempo , Pico della Mi­randola? La bella scuola umanistica di Marsili o Fi ­·cino, tra la quale s'affaccia col pr·ofi.lo grifagno il Po­liziano , solamente ouò aver luogo degno negli affre­s chi del Ghirlandaio.

DALLA FORTEZZA AL DUOMO

Riprendiamo il nostro fu gace ,pellegrinaggio, se­guendo la strada che sfocia all'aperto sulla lieta ve­duta dei campi ubertosi della Chiana, cui fanno da s cenario vicino i colli ombrosi di T atona e della Mad­dalena . lontano sfondo il dente di Radico.fani e il c ono dell' Amiata, con le nuvole pesanti accampate nel cielo . All'estremo limite del piazzale s'innalza la chiesa di S . Maria. che ha serbato la sua primitiva facciata in ,pietra di snella maniera gotico t-oscana :-;peci a l mente nel portdle; mentre l'interno ripete uno dei soliti rifacimenti di barocca eleganza di cui fu maestro il P. Pozzi; ma anche serba una soavissima

Madonna col b a mbino d ipi nta d a Du cc io su ta.vola amata . Set to il monte pr·ec ip ita per il c liv io ulivato . imminen te sul ca·p o lavoro d el vecch io Sangallo -ultima m e ta d -e ll a nostr a b ella git a p ol izi ana - e so­pra c i sovrasta la ciclopica costruz ione dell a fortezza di Provenzano Salvani, la q u a le corona il .ve rtice su­premo d e l monte, come una · ac ropoli di so lita rio ri ­fugio dello spi ri to dopo le for tunose vicende di ferro e di fu oco. Demolita e ried ifi. c~. t a più vo lte, d a teatro di lotte , di prepo te nze , di e fferatezze fu - come s! iegge in un'epigrafe del Fumi- r-edenta nel secolo scorso per le ga re dell'industr ia e per le lotte del lavoro dal calabrese F. S. Melissari, che seppe tra­do·rmarla in un grande stabiliment-o bacologico. La mort-e del generoso signore tolse alla città questa principa le e proficua industria, e oggi il silenzio e la solitudine gravano tutt'intorno alla chiusa mole, fatta villa pr ivata, estendendo un senso di vaga mestizia su quest'estremo lembo della città, che con i suo i monumenti più fastosi fu un giorno il cuore vibrant e della irrequieta rocca poliziana.

Lungo la strad? del Vescovato, assopito dalla lu­minosa visione dell'orizzonte sterminato, oppure per la via Firenzuola, ove sorgon la ·casa del beato An­gelino Dane si, ospite di S. Francesco d'Assisi, e l'a l­tra del più noto beato Roberto Bellarmino, si sbocca d'un tr a tto sulla Pi azza V ittor io Emanuele, meglio piazza grande, come è chiamata da secoli, e che po­trebbe intitolarsi al Rinascimento S·e un ohelisco con font ana morta di pessimo gusto moderno n-on detur­p asse l' a rmoniosa bellezza del recinto classico, ed il prospetto del piccolo Palazzo vecchio , qui riprodctto con geniale -~ !ibera audacia .

La guelfa torre merlata, -che scatta dal centro della Fulva mole. domina col suo grifo alato la vasta e d eserta piazza, nel cui gi ro si fondono armoniosa­mente in una tonalità calda di colore le pietre ed i mattoni degli ed ifici le.vati dal genio di tre secoli : il

F--- · l

Il Santuario A g nesiano .

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MONTEPULCIANO Il

A sinistra. !n alto: !l palazzo Bombagli Neri, costruzione d el XIV secolo. - ,[n basso: .[Il p ailazzo del P ecora, opera d i Antonio da Sa n Gallo. (XV secolo) . - A destra . In .alto: !.1 palazzo Ricci , d iseg>nato da Antonio Id a San ga!llo. (XV secolo). - !n basso: !l

pa la.zzo d e tto 'dei Leoni , di proprietà Avign onesi, opera d el V ignola. (XV secolo); c la co lonna del Merzocco.

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12 LE CENTO CITTA D'ITALIA

L ' interno de:! Teatro P oliziano ,

trecentcsco campanile maschio e sonoro, il quattro­centesco Palazzo dei Priori, ·e le sontuose dimore dei p a trizi poliziani del Cinquecento, quiete e ne ­glette in tanto oblio di bellezza. In un angolo di più suggestivo silenzio, di fronte alla sede del Caipi­tano (che invoca essere discoperta di sotto l' into­nac~ vile) si profila aereo il pozzo dei grifi e dei leom, che fanno da sopporto allo stemma mediceo. e che n;e lla tazza capace e nelle svelte colonne r:­chiama al pozzale bramantesco della badia cassinese.

A destra apre la sua loggia t err·ena il palazzo D c Nobili, poi Tarugi, elevato- dal San gallo c~l forte tra­vertino delle cav-e di S . .A.lbin o, costruzione di vaste ed eleganti proporzioni, ma d~turpata dalla chiusura dell'altana superiore . Le fa angolo l'altro palazzo Ta­rugi di più sobria arch itettura, cui è contiguo il aran­dioso edificio disegnato anch'esso da Antonio di "'san­falle, il veccbo. per il cardinale Ciocchi Dal Monte, che fu p oi Giulio III. Divenne proprietà dei Pucci, quindi del Gran Duca Ferdinando Il, ed oggi dei Ccn­tucci. L'ultimo piano a cortina di mattoni ed il cor­tile interno sono opera di Baldassare P.eruzzi. Il lato posteriore stra piomba a nicco da un'altezza vertiai-nosa sulla ripida discesa -della via di Cagnano . "

Completa la euritmia di questa silente piazza la fac­ciata roggi a del Duomo, vegliato dalla potente torre camnanaria, che sembra un maschio fortil izio di guer­ra. Appc.rteneva a ll' antica oi·eve, d emolita per dar luogo alle ri cche sagome delle nav~ d.isegna~·e da lp­polito Scalza, e non ·dali'Ammannati come fu scritto. Uue capolavori m irabili custodisce alla sua ombra sa­cra: il cenotafio scomposto di Bartolomeo Aragazzi, segretario di Martino V, commesso da lui stesso .vi­vente al Michelozzi; e il celebre dossale dell'Assunta , dipinto da T addeo di Bartolo nel 140 l. Ma mentre questa opera intatta rivela tra il ba gliore dell'oro la spiritualità delle fì.s;mre senesi, cons·er.vatesi arcaich ·~ nell'u.manesimo dell'arte; il monume nto sepolcrale ch'è il lavoro princioe del grande alli·evo di Dona­tello, cui furon già attribuite alcune parti, manca d ! p!U d'una scultura, emigra ta all'estero. Il pezzo che desta )a maggiore commozione estetica è la statua del d.efunto, giacente nel suo et~rno riposo come nel consapevol.e godimento d'un dolce sonno. Il forte

pro.fìlo sfugge dal cappuccio tirato sulla testa, le mani dai nobili tra tti s'i ncroc ia­no· sull' abito talare, e l' intera fì gwa si modella dignitosamente abbandonata sul cuscino all'orientale.

Vegliava quel suo .dolce son1~ o l' omo­nimo apostolo Bartolomeo, classica figura virile, dall'aspetto maestoso e in a tto di benedire, addossata oggi ad un pilastro pr«;:sso l' altare maggiore; come sopra le pi'le dell' acquasanta sono murati i clue specchi che superano, secondo il Gaye, qualunque ·altro lavoro che in bassorilievo scolpirono Donatello e Michelozzo. Rap­presentano· la famiglia Aragazzi presso il trono della Vergine ed il commiato della r:nadre che si distacca dai suoi per incam· minarsi a1l'eliso cristiano. Le figure viril i in toga, le donne velate , i giovani semi­nudi, ed i putti .vestiti solo della loro b el­lezza , ma soprattutto la di gnitosa serenità degli adulti, e la grazia infantile dànno l'illus.ione che auesti ril ievi siano stati ra­piti •ad un sarc~fago e1lenistico, c;ui certo, come già Nicola da Pisa, si dovè isp irar e l'artista. Compivano la veglia del mauso­leo le ~tatue della Fede e della Scienza.

ora ai lati dell' altare maggiore, la seconda delle q uali suggerì al Bourget una delle più eloquenti pa­g ine delle Sensations d' ltalie. t la Scienza che ha la ­sc iato cadere la penna, la Scienza presa da spa ve nto davanti l'invincibile enigma; l'enigma della morte ch e sola Ìa Fede puè e sa risolvere.

R icomporre il cenotafio dell' Aragazzi, sostitu·e ndo dei calchi alle parti mancanti, è un dovere , più ch e poliziano, naz ionale, come quello ormai adempiuto per il pergamo di Giovanni p isano .

L'ARCHIVIO,

LA BIBLIOTECA ED IL MUSEO

h La povera cattedrale leva sulla piazza una fac ­ciata dalla triste muraglia di mattoni rossi, che atten .. de il suo rivestimento di marmo n. Così il Bourget; ma per la verità crediamo che il fi ne esteta .volesse che questa attesa foss e perpetua: perchè nulla di più goffo e anacronistico sarebbe dare una facciata a l Duomo d i Mon tepulciano, come al S. Petronio di Bologna . All'incanto di questa piazza confe risce an­che l'opera incompiuta dal tempo e dall'uman e v i­cende, ch e noi ritroviamo aduna te nel doviz ioso ar­chivio civico, che con la Biblioteca ed il Mus·eo do­cumenta la storia e l'arte nella città del Poliziano .

L'Archivio , bene ordinato, in un'ampia sa la con b allatoio, contiene codici, pergamene e scritture illu ­stranti le istituzioni civili ed ecclesiastiche, come !!li Statuti cittadini del 1335, le deliberazioni del Consi­gl io dal sec. XV, e il Libro delle coppe, ove sono tra.ocritti gii atti più solenni del Comune . Notevole fra gli autografi una lettera di S. Ignazio di Lojola .

La Bibli oteca, fondata nel sec. XVII dall'erud ito Mario Vannuzzi, ed accresciuta da c osoicui lasciti di altri benemeriti, conta oltre l 0.000 v;lumi, ed una cospicua raccolta di edizioni delle opere del Polizia­no e di studi e commenti di queste.

Di singolare valore è la Pinacoteca, il cui fo ndo principale deriva dal lascito del primi cerio Francesco Crociani. Vi si conservano lavori di eccellenti mae­stri, fra cui quadri originali di Ba rtolomeo di Fr edi .

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MONTEPULCIANO 13

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l! panoram a intorno a S. Biag io .

di Be nve nuto di Giovanni, e del Sodoma ; buone co­p ie del Ghirlandaio, di Andrea del Sarto, della ma­n iera del Lippi e del Pinturicchio, una fi gura muliebre g ià attribuita a Raffaello. e ritratti della scuola d e l S ustermans. Un vero cimelio è la tela in tavola rap­presentante S. Francesco, firmata e datata da Mar­garitone d'Arezzo. Annessa alla pinacoteca è una col­-le zion-e di medaglie donata da1l ' incisore romano Cer­b ara , ed una ricca raccolta di graduali ed antifo ­nar! m em:branacei con m ini a ture . Ma i) tesoro p iù pre­

ALTRE OPERE D'ARTE Visitato ;presso il Duomo il carattenstico cc1 tile

della casa nativa d'un altro ins~gne poliziano, il mar­tello degli eretici cardinale Roberto Bellarmino, e sal­tato -oggi agli onori degli altari , possiamo ridiscendere il colle murato da due strade opposte, di -cui una è !a via Vannuzzi che riaccom.pagna all'Opio, pas.sando dinanzi •alla casa dell'illustre fa miglia Benci e al Regio Teatro, già sede dell' A ccademia degli Intrigati, d isc·

gnato dal Castagnoli alla fine del secolo XVIII, e resta urato dal Corbi nel secolo scorso.

zioso di questo Mu­s e-o sono le terrecot­te robbiane, ognuna d e ll-e quali è un pro­d igi o di grazia e di perfezione, una vi­s :o ne di cieli nella q uale si profilano an­geli , madonne e san­ti fr a lieti festoni di fiori e di frutta. ::le­no le più belle o pc ­J e di An-drea della Robbia, che impre ­zJosivano una volta c hiese ed oratori, cv-e noi vorremmo anco­ra ammirarle ne Ila luce e nel luogo vo­lu to d alla pietà dei committenti e dal ge­n io dell'artista sovra­no , come l'altare for­tunatamente super­stite nella chiesa del­le G razie . La chiesa Id i S . Biagi o vista da:ll'abside . (An tonào da S. Gallo, i l vecch io) .

L'altra via pre cipi­te è quella intitolata a i Ricci, l' i1lustre ca­~ ata onde uscirono Marcello Il e quel Pierantcnio, chiama­to giustamente ner le sue ben-emeren~e pa­dre della patria. Il maggiore dei suoi meriti è quello d' a­ver dato commissio­ne al Sangallo, du­rante il proprio gon­falonierato, di d ise­gnare il tempio di S. Biagio; e, come sembra , anche il suo palazzo. giacchè l'a ­ver trovato fra i dise­gni di Baldassare Pe-

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14 LE CENTO CITTA D'ITALIA

La V ald ich iana fino ai lon ta ni monti di Co rtona

ruzzi anche questa fabbrica, autorizza a credere che fosse copiata dall'artista senese per la bellezza della costruzione in travertino, illeggiadrita all' interno da un terrazzo con portici , da cui la vista corre fino al­l' Amiata. Di fronte è l' a ltro· originale palazzo Neri Or­selli, poi Bombagli, l'unico che <;tbbia conservato in Montepulciano l' impronta del gott~o senese n e lla sua rossa architettura in mattone, nell arco a sbarra col­legato con l'acuto , e con le bif'?re par_ti~e da snel l_e colonnin e , ,poggianti sul dorso d1 leoncm1 marmore1.

A metà della rip ida costa sorge la casa Negroni , già del beato Benincasa, adorna .d'un busto di Co­simo l .dei Medici; pnvi­legio concesso alle fam ;­glie senatoriali . Alla sini­stra di questa si scend e verso la porta del popola­re quartiere di Collazzi. mentre a destra si sale al­la piazza di S. Francesco . eh ! usa dall'antico tempio . che ha conser.vato all'ester­no un magnifico portale, il cornicione ornato di ar­chetti trilobati, e decora ­zioni arcaiche.

più placida e mistica quella scena di potente com .. moz ione . Che noi ritroviamo meglio che in questo· tempio, deturpato all' interno, e dal cui chiostro fu ­rono scacciate le ultime Clarisse, che .vi conser.vavano· accesa la lampada del Poverello, davanti ad un altro• capolavoro nascosto in una chiesetta del più vago barocco, in fondo a questa discesa chiamata d e l Po g-· gioìo.

Nella cappellina Ceppari in S . Lucia si svela in un tondo d'altare la soavissima Madonna di Luca Signo­relii, la quale reclinato il sereno sembiante sul par-­golo div!no è una delle più pure espressioni dell'amo-

re materno. In nessun aitro· lavoro l' artista Cortonese seppe infondere spiritualità più nobile ed alta come in questa dolce effigie che si· affissa tutta nel Figlio, non egual me n t .e conservato· nella primitiva grazia , ma che un sapiente restauro· potrà restituire raggiante· di bellezza alla Madre sua, e 11lla nostra adorazione.

IL TEMPIO

DI S. BIAGIO

Di fianco alla porta del­l'unico lato d'accesso (poi­chè le difficoltà del luogo e dello spazio hanno im­pedito una facciata) si sco­pre il resto d'un pergamo esterno, che m e riterebbe essere ripristinato per il soave ricordo che gli si ri­collega di una delle ultime prediche di S . Bernardino da Siena, fatta una s·era, mentre, d iretto ad Aquila, ove m o rì, fu obbligato a scendere dal suo· somarel­lo, e parlare di lassù con l'empito beato della sua parola improvvisa alla fol ­la che piangeva e si pen ­tiva. E la luna rendeva

L 'Al ta re maggiore d el la Chiesa d.i S. Biag io , op era di G io­vannozzo e Lisandro Albertin i.

Visitata a poco più d'un · chilometro dalla città la Madonna delle Grazie con la facciata vignolesca del ­lo Scalza, e con un altare di Luca della Robb ia, com­piamo il nostro celere pel ­legrinaggio con la passeg­giata alla mèta che riserba uno dei più elevati god i­menti spirituali , cioè all'a l­tro tempio dedicato alla l'vf:adonna di S. Biagio. Se­guendo la strada campe­stre che da Poggio Fan ti serpeggia lungo il clivo de l'

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MONTEPULCIANO J')

Il pubbhco passeggio di Poggiofa nti, le Mura Medicee e l'ex- convento di S . Be rnardo.

monte, a volute leggermente degradanti. si sc<>rge di un tratto, al bivio di Pienza e Chianciano, la mole maestosa del celebre capolavoro di Antonio di F ran­cesco Giamberto .da Sangallo, il vecchio, che torreg­gia in fondo al viale c<>nsacrato· oggi alla rimembran­za, mesta e gloriosa, dei poliziani caduti nell'ultima guerra.

Il tempio d i fulvo travertin<> fu principiato a co­strui re sul prato erboso, ove già sorgeva la cappel la di S. Biagio con un superstite affresco della Vergine , nel 15 18, avendo l'architetto so esso assente affida to l'esecuzione della magnifica opera a Tommaso Bo­scoli da 'Montepulciano . E così sorse con lavorio che si protrasse per oltre un secolo, la fabbrica saocra fors e p iù elegante e compl eta d'Italia, non trovando rivale se non in quel tempio della Consolazione di T odi, di­segnato da Bramante, ma che vince per l'agile snel­lezza della sua torre campanaria, comrpiuta non dal Sangallo , come fin o ggi fu creduto , ma da Baccio d'Agnolo, ch'eseguì pure la lanterna d ella cupola . La meravigliosa chiesa h a fo rma di croce greca p erfetta. c on tre facciate eguali, a quattro pi ani, nei quali trionfa no i diversi ordini a rchitettonici dal dori co al c omposi to, come n elle an tiche costruzioni romane. La parte posteriore sco;pr e l'abside girata su pilastri d oTici, alla auale fa corona la balaustra d'un terrazzo. L ' in terno ha- l'architettura d orica con mo tivi variati da qu ell i esterni, e d un altar maggi ore .di nobile ; trut­tura, disegnato anch' esso dal Sangallo, ma costruito

da Giannozzo e Lisandro Albertini. Nella sagrestia si vede la curiosa statua in legno di T otino, povero pastore di Terranova in Val d 'Arno, che con le ele­mosine. da lui dovunque raccolte , avrebl.:e promosso l'erezione del tempio : al quale fu data, sempre dal Sa.ngallo , una d 'egna can<>nica lì presso, snella, ele­gante, aneggiata , coi suoi archi voltati su pilastri a sorreggere una logr:ia aperta , che rivela la grande armonia delle nro.porzioni ra ggiunL con la sublime semplicità del d)segno. Questa costruzione ed il tem­pio che le scatta davanti , libe ro sul .verde smalto . s·embrano da.vvero opere di ge tto metallico, fuse ne ll a pi e tra come ne) bronzo, e realmente incarnano, se così può dirsi, nella nobile materia, sbalzata come marmo, il tipo della simmetria centrale vagheggiata dal Rinascimento; mentre la cupola, audacemente voltata , abbraccia i campi aere i, dominando quel ­l' orizzonte vasto e rid e nte, che secondo la felice espress10ne di Corrado Ricci, ha tre azzurri : a zzurro di cielo, di m<> nti e di lagh i.

I DINTORNI ED I PAESI DELLA VAL DI CHIANA Moltepulciano. che si eleva oltre i 600 metri, è nei

mesi estivi stazione climatica per .eccellenza; resa più attraente dai dintorni di suggestiva bellezza agreste , in mezzo alla nalubrità del clima, alla cortesia degli

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f6 LE CENTO CITTA D'ITALIA ---- -- - ----------- ------------- - ---------- ---------------

.abitant i, alla ricchezza delle acque ed alla bontà d ci prodotti, fra i quali celebre il vino fragrante della caratteristica grazia della viola mammc!a, c he lo fece . cantare dal C hiabrera e dal Redi come dì ogn i .vino il re.

Sulle pendici del monte, che degrada dolcemente a valle, lungo la stra-da che porta alla ferrovia, sono vicino termine di lusinghi ere passeggia te le chiese di A scianeìlo, de lle Caggiole, di Ciarliana c.cm la villa di Bcsso na; Nottola e Gracciano, il paesello di Sant'A­gnese, ove si a,ddita ancora, v icino· ad una cappella, la casa in cui nacqve , il suo campicello ed il pozzo, .donde e1a wiita a tti ngere acq ua. Di là si prosegue per l' Abbad:a raggiungendo il cuore del la Val di C hiana, che mos tra qui nella fattoria Bastogi il saggio più e loquente della feraci tà del suolo. bonificato dal­l' intelligenza e dal lavoro umano. Proseguendo, si a rriva al c astello di Valiano, già signoria dei Del Pecora, che ridisceso p orta al ·piccolo lago -di Mon­tepulciano (a 15 km_ dall a c ittà). specchio d e lla valle i rrigua, delizia dei pescator i di saporose tinche e delicate anguille, gradito ritro.vo dei cacciatori di ger­mani e di folaghe.

Sulla via del ritorno incontriamo, fra il Salarco e il Sa !cheto, l' a perta Acquaviva con un ' altra fa ttoria modello dei Bas to gi, oggi d e l ,çonte Sanse.verino, e a mezzogiorno Argiano, nascosto fra gli annosi bo­schi, popolato dalle 5ignorili ville Samuell i, Zamponi, A.ngelotti e Contucci (oggi Del Punta). le quali fanno corona alla Grazianella , una volta res idenza es tiva d e l Seminario.

R isalendo a ncora verso la città, trov iamo in pos i­zioni incantevoli la chiesa di Cervignano; il santuario della Madonna della Ouer-ce ; le chiesine d i S. Marti­no e di Martiena con le nrossime ville dei Mazzi e Bologna.

E oer la via di zoccoli, sotto - il co lle ombroso che ~ià na scose un convento di ;occolanti (Minori), e nel suo orecipite dirupo la cel­la di un eremita , torniHmo

{t'init o di r tampare il !J Ottobrt 19!7.

a llo sferro, s tazione d e l tr e n i no, e a l superiore giar ­dino di Poggio Fanti.

La Val d i Chiana è nuovame nte di stesa come un mare verde e calmo sotto l-e alture circostanti, cui sovras ta in fondo Cortona etrusca, alta e solenne . Il castello più .vicino a noi, vers<. ponente, annidato come un falc o· sul la cresta d e lla coll ina selvaggia, è Montefollonico, già feudo dei Coppoli di Perugia. ricco dei palazzi Bombagli e Ricci Paracciani. Sul ­l' anfit-eatro dei coll i ecco Sinalunga che conserva u n palazzo ,pretorio m erla to alla r.:hib eliina, una Colle­giata con quadri dei prim itivi -senesi, e vn ridente rifugi o d i anime ne l convento di S. Bernardino. Poco l ung i è T orr ita co n la sua chiesa di Santa Flora , le mura di Baldassare Peruzzi e l'oratorio di Santa Mr:­ria de lle Nevi, affrescato da Girolamo d i Benve nuto.

In fondo , a dominare la valle , ;::ampe g~riano !e torri d-e lla rocca di Lucign a n o, ult imo asilo d e ll' ar te senese nell'antica pieve, ne l monumentale tempio di S. F ran ­cesco e nelle chiese della Cuercia e dell'Annunzia ta. E giù nel piano folto di m~ssi, fra tanta pace Ji oli ­.vet i e di vigne festant i, s'apre fra Marciano e Foian o il campo della gloria e del dolore d i Pietro Strozzi disfatto non dalle forze del Marignano, ma dal tradi­m e nto della cavalleria francese.

Meglio d c' vili cavalli d i F ranza Le nos(re d on n e fecero prooa nza

Sul colle di Scannagallo, ove so rge ia Cappella commemorativa dell'Ammirato, la resistenza in vero fu sostenuta anche dalle fi.ere amazzoni senesi e l' eco• di quella battaglia di Marciano, cui pres~ro parte gli eserciti di Francia e di Spagna, e d;:,ve ~;

decisero le sorti oiù che d 1 Siena, d'Europa: si perpe­t,Ja nella mesta canzone della Val di Chiana:

. .. O Piero Strozz • Ferito nel fianco Da palla nemica , Fra gli urli e sin g.~io z zi D'amara fa tica Morire volevi E non il potevi .

Quc.sl:l monografia venne redatta d a l

Dott. EUGENIO LAZZARESC:-11

e dal Prof. AROLDO PERUZZ I

ll monumento al Pol·iz iano che s.i Ginnasio.

trova ne l corridoio d el

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C H l E S E ARTISTICHE D E I DINTORNI

A sinist ra. In alto: L a fa cc iata di S . Biagio . - In basso: L a faccia ta Vi gnolesca d eHe G razie. (Sca lza). - A destra. In a lto : L a ca n o n ica d ella C h iesa Id i S . Bragia . - In m ezzo : L ·; n te rno d e ll a C h iesa d i S . Biag.io . - In basso: Un al ta re ne•lla C hiesa

d el le Graz ie in te rracotta robbiana. - Part icoil are d e ll'inte rno d i S . Biag io .

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LE CENTO CITTÀ D'ITALIA ILLUSTRA TE Sono fascicoli di 20 pagine ( compre~e le copertine) che escono Rcttimanalmcnte , Ogni fa 3cicolo, con 50 e più illustrazioni, descrive uno

città o una regione. Gli italiani che vogliono ben conoscere il loro paese, la atoria delle città, /c mcrooig/ìosc bellezze naturali cd artis tiche hanno una guida sicuro, intcrc:ssantinima e dilettevole pcrchè eminentemente rappresentativa. La compilazione di ogni fascicolo è affidata ad apprez­zati c competenti scrittori. l fascicoli seguono in quest'ordine:

l. ROMA ANTICA 2. ROMA MODERNA 3. MILANO 4. NAPOLI 5. POMPEI 6. TORINO 7. PALERMO 8. FIRENZE 9. GENOVA

IO. BOLOGNA Il . VENEZIA 12. LAGUNA VENETA 13. PISA 14. SIENA 15. BRESCIA 16. VERONA 17. VICENZA 18. BASSANO 19. PADOVA 20. TREVISO 21. MESTRE 22. LIVORNO 23. ARCIPELAGO TOSC. 24. RAVENNA 25. AREZZO 26. LUCCA 27. PRATO 28. PERUGIA 29. FERRARA 30. PIACENZA 31. PARMA 32. REGGIO EMILIA 33. MODENA 34. PAVIA 35. LA CERTOSA (Pavia) 36. SAN MARINO (Rep.) 37. CATANIA 38. LA REGIONE ETNEA 39. MONZA 40 . LA BRIANZA 41. VIAREGGIO

42. FANO H . MONDOVI" 44. ESTE E ARQUA 45. LECCO 46. SALERNO 47. ROVIGO E ADRIA 48 . COMO 49. LAGO DI COMO 50. CREMA 51. PISTOIA 52. BRINDISI . OTRANTO 53. VOLTERRA 54. CALTANISSETTA 55. CUNEO 56 . PESARO 57. LECCE 58. EMPOLI 59. LUGO 60. CUBBIO 61. SPOLETO 62 . NOVARA 63. MONTE AMIATA 64. CREMONA 65. MONTECATINI 66. MONREALE 67. URBINO 68. AQUILA 69. SPEZIA 70 . TRIESTE 71. POLA 72. !STRIA 73. FIUME E LE ISOLE 74. LODI 75. UDINF. 76 . AQUILEIA 77. GROSSETO 78. SALSOMAGGIORE 79. FABRIANO 80. CAMPAGNA di SIENA 81. SALUZZO 82. MESSINA

83. CALTAGIRONE 84. VARESE 85 . ANCONA 86. SAN MINIATO 87. FOGGIA 88. MANTOVA 89. CITTA dei GONZAGA 90. GALLIPOLI 91. ROVERETO 92 . BAGNI DI LUCCA 93. CAGLIARI 94. ALTAMURA 95. SAN CIMIGNAN:::> 96. FAENZA 97 . AMALFI 98. FIESOLE 99. SIRACUSA

100. ORVIETO 101. TODI 102 . ASSISI 103. S. MARIA

DEGLI ANGELI 104. BARI 105. TERNI 106. CAPRI 107. FORLI" 108. SCHIO 109 . CORTONA IlO . MONSELICE 111. SARZANA 112. PONTREMOLI 11 3. IL LAGO DI NEMI 114 . BERGAMO 115. VAL DI FIEMME 11 6. SONDRIO 117. CHIAVENNA 118. MAROSTICA 119. VARALLO 120. DOMODOSSOLA 121. IMPERIA 122 . CASERTA

123. IVREA 124. PALESTRINA 125. MOLFETTA m. PIENZA 127. ANZIO E NETTUNO 128. VAL D"AOSTA 129 . VALLOMBROSA 130. TRENTO 131. TRAPANI 132. ALASSIO 133. CHIAVARI 134 . MIRANDOLA 135. SORRENTO 136. BORDIGHERA 137. SAN REMO 138. JESI 139. RIMINI 140 . BITONTO 141. POGGIBONSI 142. MONTEFALCO 143. BENEVENTO 144 . NONANTOLA 145. MORTARA 146. PORTOGRUARO 147. TARANTO 148. ASCOLI PICENO 149. ANAGNI 150. LAGO DI GARDA

(Riviera Bresciana) . 151. FOLIGNO 152. RARI .ETTA 153. LENDINARA 154. RIETI 155 . SIRMIONE 156. IL GARGANO 157. CAPUA 158. NOTO 159. CHIETI 160. GI~CENTI 161 . GIULIANOVA 162. SANSEPOLCRO

163. FRASCATI 164 . CEFALU" 165. LA VERNA 166. SPELLO 167. ORBETELLO 168. CASTELLAMMARE

DI STABIA 169. IMOLA 170. IL VESUVIO 171. ALESSANDRIA 172. TAORMINA 173. SAVONA 174 . ShSSARI 175. CARRARA 176. SUSA 177. FOSSOMBRONE 178. ALATRI E VEROLI 179. FIUGGI 180. CONCA D"ORO

TRENTINA 181 ALTO CADORE 182. DINTORNI FIRENZE

(Riva destra deii"Arno) 183. DINTORNI FIRENZE

(Riva sinistra dc1l'Arno) 184. ALBA 185. TINDARI 186. CERTALDO 187. LAGO DI GARDA

(Riviera Veronese) 188. FERMO 189. CATANZARO 190. VENTIMIGLIA 191. PINEROLO 192. VERCELLI 193. MONTEPULCIANO 194 . TOLENTINO 195. TERAMO 196. LAGO MAGGIORE 197. ZARA

'198. CACCAMO

Ogni fascicolo settimanale LIRE UNA In vendita presso tutte le Edicole

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La Ca~a Editrice Sonzo;:tno ha creato per gli acquirenti delle Cento Città d ' Italia illustrate 'Una elegante, pratica , solida, car­te lla-custodia in tela c oro. del preciso formato dci fascicoli e di esatta misura per contenerne cinquanta: si è scelta Questa proporzione, ritenendo si o pportuno suddividere la raccolta com­pleta in gruppi di SO fascicoli. Si rende così possibile ed agevole a tutti:

1.0 Di avere sempre sottomano, nelle ~igliori condizioni, tutti i fascicoli delle Cento Città, con la possibilità di consultarli scparatamcntc o di asportarne , come potrebbe essere consiglia. bile, per v:llcrsene di succinta guida viaggiando in regioni 0

visitando città alle quali siano dedicati uno o più fasci coli. 2. 0 Di conservare l'opera in una veste bellissima, poichè la

copertina-custodia - creata con vero senso d 'arte - ha este­riormente l'aspetto di un elegantissimo volume rilegato in tela e oro del formate delle Cento Città .

Sono in ,vendita la pnrna, seconda e terza Car- Sono pronte la prima, la seconda e la terza se­tella, per i fascicoli da l a 50, 51 a 100 e da rie di 50 fascicoli (dal l al 50. da! 51 a 100 e da 101 a ISO al prezzo di L. 12.- per ogni Cartella. 101 al ISO) raccolti in Cartelìa-custodia al prezzo L------~-----~-----------~------di L. 60.-- per ogni ser1e.--------~

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