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1 LiberaMente N. 1 La voce di Lettere 31/03/2016 LiberaMente Un breve messaggio dalla redazione. LiberaMente è un progetto che nasce da un gruppo di ragazzi della facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata, con la voglia e la necessità di fornire agli studenti uno strumento di libera espressione e informazione. L’idea del giornale prende forma quando le strade di alcuni di noi confluiscono in un unico grande proposito: essere la voce degli studenti per gli studenti. Il nome LiberaMente, infatti, vuole rappresentare la possibilità di informare ed essere informati liberi da vincoli e preconcetti. Cerchiamo quindi di fornire un quadro di notizie ampio e varie gato, trattando delle tematiche più disparate: dall’attualità alla cultura, con un occhio di riguardo alla vita universitaria, senza escludere uno spazio aperto agli interventi di chi unque voglia condividere le proprie idee o esprimere la propria creativi Non abbiamo la presunzione di in fluenzare l’opinione pubblica, ma vogliamo far che i lettori di questo mensile si approccino con uno sguardo più critico nei con fronti di tutto ciò che li circonda. LiberaMente si ripropone di essere un momento di informazione bina ria, in cui noi forniremo degli ap profondimenti sui temi che i nostri lettori ci proporranno. Questo vuole essere dunque un punto di riferi mento all’interno della facoltà, forse oggi ancora inesistente, o al meno non in forma concreta. I giovani attendono 90 giorni per una “paghetta” mentre le agenzie si ar ricchiscono GARANZIA GIOVANI? L'Italia riceve 1.5 miliardi eppure i giovani sono pre cari Il progetto Garanzia Giovani è veramente una garanzia per i giovani? Ormai sembrerebbe asso dato il contrario. Questo piano europeo si pone come obbiettivo quello della lotta alla di soccupazione giovanile. A tale scopo sono stati previsti, per i Paesi Membri con tassi di disoccupazione superiori al 25%, dei finanziamenti che saranno investiti in politiche at tive di orientamento, istruzione, formazione e inserimento nel mondo del lavoro, a sostegno dei giovani senza impiego, né inseriti in un percorso scolastico o formati vo. In armonia con l’Unione Euro pea, l’Italia dovrà garantire ai giovani tra i quindici e i diciannove anni, residenti nel nostro Paese, cit tadini comunitari, o extracomuni tari con regolare permesso di sog giorno, una valida offerta di lavoro, il proseguimento degli studi, un ap prendistato o un tirocinio entro quattro mesi dall’inizio della disoc cupazione, o dall’uscita dal sistema di istruzione formale. Coloro che intendono usufruirne si rivolgono ai Centri per l’Impiego a livello pro vinciale, dove ricevono l’accoglien za e il primo orientamento. Qui in oltre, gli impiegati si occupano di “profilare” i soggetti, illustrando loro il funzionamento del progetto e cercando di capire quali sono le competenze dei candidati. Dopo queste operazioni preliminari, viene proposto loro un percorso di inseri mento personalizzato. Sem brerebbe un aiuto vantaggioso per coloro che stanno per affacciarsi sul mondo del lavoro, tuttavia non è così. Infatti, oltre alla paga mai su periore ai 500 euro (anche se le competenze di questi giovani con sentirebbero di ambire a qualcosa di ben più gratificante), i “garantiti” devono anche anticipare le varie spese di trasporto e vitto. I fortunati che hanno alle spalle una famiglia in... continua a pag. 3 DD DD 1

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La prima uscita del giornale nato dagli studenti per gli studenti, buona lettura!

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LiberaMenteN. 1 La voce di Lettere 31/03/2016

LiberaMenteUn breve messaggio dallaredazione.

LiberaMente è un progetto chenasce da un gruppo di ragazzi dellafacoltà di Lettere e Filosofia di TorVergata, con la voglia e la necessitàdi fornire agli studenti unostrumento di libera espressione einformazione. L’idea del giornaleprende forma quando le strade dialcuni di noi confluiscono in ununico grande proposito: essere lavoce degli studenti per gli studenti.Il nome LiberaMente, infatti, vuolerappresentare la possibilità diinformare ed essere informati liberida vincoli e preconcetti.Cerchiamo quindi di fornire unquadro di notizie ampio e varie­gato, trattando delle tematiche piùdisparate: dall’attualità alla cultura,con un occhio di riguardo alla vitauniversitaria, senza escludere unospazio aperto agli interventi di chi­unque voglia condividere le proprieidee o esprimere la propria creativi­tàNon abbiamo la presunzione di in­fluenzare l’opinione pubblica, mavogliamo far sì che i lettori diquesto mensile si approccino conuno sguardo più critico nei con­fronti di tutto ciò che li circonda.LiberaMente si ripropone di essereun momento di informazione bina­ria, in cui noi forniremo degli ap­profondimenti sui temi che i nostrilettori ci proporranno. Questo vuoleessere dunque un punto di riferi­mento all’interno della facoltà,forse oggi ancora inesistente, o al­meno non in forma concreta.

I giovani attendono 90giorni per una “paghetta”mentre le agenzie si ar­ricchisconoGARANZIAGIOVANI?L'Italia riceve 1.5 miliardieppure i giovani sono pre­cariIl progetto Garanzia Giovani èveramente una garanzia per igiovani? Ormai sembrerebbe asso­dato il contrario.Questo piano europeo si pone comeobbiettivo quello della lotta alla di­soccupazione giovanile. A talescopo sono stati previsti, per i PaesiMembri con tassi di disoccupazionesuperiori al 25%, dei finanziamentiche saranno investiti in politiche at­tive di orientamento, istruzione,formazione e inserimento nelmondo del lavoro, a sostegno deigiovani senza impiego, né inseritiin un percorso scolastico o formati­vo. In armonia con l’Unione Euro­pea, l’Italia dovrà garantire aigiovani tra i quindici e i diciannoveanni, residenti nel nostro Paese, cit­tadini comunitari, o extracomuni­

tari con regolare permesso di sog­giorno, una valida offerta di lavoro,il proseguimento degli studi, un ap­prendistato o un tirocinio entroquattro mesi dall’inizio della disoc­cupazione, o dall’uscita dal sistemadi istruzione formale. Coloro cheintendono usufruirne si rivolgono aiCentri per l’Impiego a livello pro­vinciale, dove ricevono l’accoglien­za e il primo orientamento. Qui in­oltre, gli impiegati si occupano di“profilare” i soggetti, illustrandoloro il funzionamento del progetto ecercando di capire quali sono lecompetenze dei candidati. Dopoqueste operazioni preliminari, vieneproposto loro un percorso di inseri­mento personalizzato. Sem­brerebbe un aiuto vantaggioso percoloro che stanno per affacciarsi sulmondo del lavoro, tuttavia non ècosì. Infatti, oltre alla paga mai su­periore ai 500 euro (anche se lecompetenze di questi giovani con­sentirebbero di ambire a qualcosadi ben più gratificante), i “garantiti”devono anche anticipare le variespese di trasporto e vitto. I fortunatiche hanno alle spalle una famigliain... continua a pag. 3

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INCIDENTE DITERRAGONAErasmus fatale per 13ragazze

La primavera comincia nel peg­giore dei modi: la morte delletredici ragazze in Erasmus tinge dirosso la nuova stagione. Sono le6:00 del mattino, un convoglio dicinque autobus, con a bordo circatrecento studenti e studentesse divarie nazionalità legati al progettoErasmus Studenti Network, viaggiasull’autostrada AP­7 nei pressi diTerragona. I ragazzi sono di ritornodalla notte dei fuochi nella Fiestade Las Fallas, evento da poco con­cluso nella città di Valencia. Duran­te il viaggio, uno degli autisti, com­plice probabilmente un colpo disonno, perde il controllo del proprio

veicolo, provocando un terribile in­cidente. Perdono la vita trediciragazze, di cui sette italiane, due te­desche, una romena, una prove­niente dall'Uzbekistan, una francesee una austriaca. Nonostante il con­ducente sia risultato negativo ai testrelativi all'uso di alcol e droghe, oraè indagato per omicidio colposoplurimo. Come se non bastasse giàl'accaduto a causare immensodolore a amici e familiari delle vit­time, secondo le clausole di garan­zia sembrerebbe che ogniresponsabilità verso gli studenti incaso di danni e lesioni non possaessere imputabile alla struttura or­ganizzativa di questo viaggio. Ilconvoglio, partito da Barcellonasabato 19 marzo alle ore 6:15 inPlaza Espanya, doveva condurre le

ragazze all’evento di Valencia.Trattandosi di un luogo di svago edivertimento, nessuno avrebbe maiimmaginato un simile finale. Settestudentesse italiane, ovvero France­sca Bonello, Elisa Valent, ValentinaGallo, Elena Maestrini, LucreziaBorghi, Serena Saracino ed ElisaScarascia Mugnozza, hanno tragi­camente perso la vita. Senza trala­sciare i trentaquattro ragazzi feriti,di cui quattro nostri connazionali, elo shock di coloro che hanno as­sistito e subito impotenti un inci­dente di questa portata. Nonvolendo in nessun modo addossarela colpa a alcuno, attendiamo che lagiustizia faccia il suo corso, perrispetto alla vita di persone, stu­denti come noi, che oggi non cisono più, e per i loro cari. Con unamaggiore attenzione alle condizionilogistiche, che non dovrebbero pre­vedere la guida per lunghi itinerarinotturni, assistiamo all'ennesimatragedia stradale che poteva essereevitata. Ma questo è un discorso giàsentito.

Luca Latini

grado di poter sostenere tali spesedovranno attendere novanta giorniprima di vedere l’arrivo del primostipendio, senza che vengano versa­ti loro i contributi. Quindi coloroche non posso usufruire dell’aiutodei genitori vengono tagliati fuoridal progetto. Tuttavia, i fondi stan­ziati per l’Italia sono circa 1,5 mi­liardo. Qualcosa non torna. Aquanto pare, agenzie del lavoro,Enti di formazione, agenzie interi­nali e aziende private hanno messosu un vero e proprio giro di affari aidanni dei giovani malcapitati. Almomento di accettare il percorso,l’utente firma un “ Patto di servi­zio” attraverso il quale entrano ingioco le società accreditate, leagenzie per il lavoro con relativibonus in caso di “raggiungimentodel risultato” e gli enti di formazio­ne. Per comprendere il funziona­mento di questo meccanismo pren­diamo ad esempio la situazione delLazio, dove sono previste duemisure: “orientamento specialisti­co” e “accompagnamento al la­voro”. Nel primo caso l’orienta­mento viene condotto da unoperatore che ha un compenso ditrentacinque euro l’ora con pro­grammi di circa otto ore.Poco più di un anno fa, i giovaniregistrati a Garanzia Giovani ri­sultavano 542.369, di cui quellipresi in carica sono stati circa279.53, i compensi vanno dunquecommisurati a questi numeri. Il ser­vizio di “accompagnamento al la­voro” prevede cifre ben diverse. Lesocietà vengono retribuite in duemodi: un rimborso elevato in casodi stipulazione di un contratto, euna quota fissa in caso di mancatocontratto. Il rimborso varia in baseal tipo di contratto che, se è atempo indeterminato o di appren­distato, va dai 1500 a 3000 euro autente, se il contratto invece è atempo determinato o di sommini­strazione, va dai 1000 a 2000 euro.La “quota fissa” equivale a una ci­fra tra i 130 e i 160 euro. Il per­corso formativo viene finanziatoinvece con 280 milioni di euro eprevede corsi tra le cinquanta e leduecento ore, mentre “l’accompa­gnamento al lavoro” riceve un fi­nanziamento di 205 milioni. Di­verso è il bonus occupazionale cheè di circa 190 milioni. Le aziendeche assumono

con contratti superiori a dodici mesio a tempo indeterminato ricevonodai 3000 ai 4000 euro a utente.Soldi che finiscono nelle cassedelle aziende e che sono cumulabilicon altre forme di incentivi pub­blici. Facendo un conto comples­sivo di come le Regioni hanno stan­ziato i fondi a disposizione, siscopre che la cifra è vicina ai 490milioni di euro.

Amir Bousrira

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con un'altra, la cui qualità ènettamente inferiore, si arriva a undrastico calo della fiducia del con­sumatore, sia in termini di qualitàche di salute. È in atto una vera epropria operazione di pirateriaagroalimentare, che frutta a questomercato indegno circa 52 miliardidi euro, a fronte dei 19,57 miliardiche l' Italia guadagna sull'exportproduttivo, quasi un terzo di meno.Come se non bastasse, i paesi in cuipullulano questi falsi d'autore nonsono certo nazioni del cosiddetto"Terzo Mondo". Le falsificazionicompiute a danno del settoreproduttivo­alimentare italiano, con­siderato il fiore all'occhiello delBelpaese, sono ormai presenti inogni continente del mondo. Olio,vino, pasta, pomodori, latticini, li­quori e salumi vengono fatti pas­sare per quello che non sono. Se per"tarocco" il rimando con la Cina è ilpiù scontato, è ora di

PRIMAVERA DIGIUSTIZIA

Lo scorso 21 marzo si è svolta aMessina la ventunesima Giornatadella Memoria e dell'Impegno in ri­cordo delle vittime innocenti dellemafie. L'evento organizzato da Li­bera prende vita nel 1996 a Roma eda allora ogni anno viene scelta unacittà diversa dove si possano incon­trare vedove, orfani e parenti dellepersone uccise dalla mafia. Lascelta della data non è casuale, conla primavera oltre al risveglio dellanatura, si auspica il risveglio dellagiustizia sociale e della voglia diverità. L'evento ha coinvolto con­temporaneamente il capoluogo si­ciliano, dove hanno partecipatooltre 30 mila persone, e l’Italia in­tera da nord a sud con la presenzadi circa 350 mila liberi cittadini chesi sono riuniti per ricordare lenovecento vittime della criminalitàorganizzata. Gli incontri si sonosvolti nelle parrocchie, fabbriche,scuole e al termine sono stati letti inomi, più o meno noti, di tutti co­loro che sono morti per mano di unassociazione che mira ad opprimereogni forma di espressione libera.Don Ciotti, fondatore dell’asso­ciazione orga­nizzatrice dell’evento, durante ilsuo intervento ha detto: "Abbiamovoluto chiamare questo momento'ponti di memoria e luoghi di im­pegno', perché per la prima volta aMessina e in altri 2mila luoghi incontemporanea in Italia il popolo diLibera è sceso in piazza. Il nostropaese ha bisogno di ponti che allar­gano le coscienze e traghettano lesperanze". Sulla questione dei beniconfiscati, Don Ciotti ha ricordatoche "nel 1996 abbiamo raccolto unmilione di firme per chiedere laconfisca e l'uso sociale di questibeni. Dei passi avanti si sono fatti.Il problema ancora una volta è l'ac­celerazione e le priorità che il par­lamento deve dare per permetterepiù chiarezza, più velocità e piùtrasparenza. C'è una grande riformada fare in Italia quella della nostracoscienza".

Amir Bousrira

GOODBYEMADE IN ITALY

C'era una volta il Made in Italy.Già, solo una volta, vista lasituazione, ormai precaria, in cui ilprodotto alimentare italiano si trovacoinvolto. Secondo dati della Col­diretti, all'estero tre prodotti suquattro spacciati per Made in Italyin realtà non sarebbero altro che unfalso, pessime opere di contraffa­zione. Sostituendo totalmente unasostanza alimentare

allargare un po' i confini.In Australia, Nuova Zelanda e StatiUniti, solo il 2% dei formaggi èrealmente importato dall'Italia,ilresto è lavorato e prodotto in casapropria. Grana Padano, ParmigianoReggiano, Asiago e Gorgonzolasono sostituiti da "celeberrime" pa­tacche in California e Wisconsin,con tanto di fenomeni analoghi estorpiature nominative anche inAmerica Latina. Se poi la morta­della bolognese negli USA è di tac­chino, il Barbèra negli scaffali dellaRomania è vino bianco, la polentain Montenegro è"Palenta", lafontina è svedese, il Chianti è Cali­forniano e i salumi vengonopietosamente scimmiottati... beh,forse la situazione non è propriodelle migliori. Durante l'ultimoEXPO, in un paese su quattro fra ipartecipanti, sono state vendutecopie imbarazzanti del Made inItaly. Viva la trasparenza in­ternazionale! Il regolamento CE510\2006 sull'obbligatorietà dellogo DOP­IGP per tutelarel'autenticità dei prodotti, fino a oranon ha raggiunto i risultati sperati.Siccome il problema non colpiscesoltanto la salute dei consumatori,scusate se è poco, ma è responsabi­le in negativo sul PIL e sul pianofiscale, la situazione deve essere af­frontata alla radice, vale a dire; san­zioni più severe, vista la violazionerecidiva degli articoli 473 e 474 ri­guardo le contraffazio­ni, maggiori controlli sulle doganee obbligo normativo sul luogod'origine e qualità del prodotto.

Luca Latini

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L'IDENTIKITDI BANKSYUno studio condotto dalla QueenMary University of Londonavrebbe rivelato la vera identità delnoto street artist Banksy. Secondotale studio, pubblicato dal Journalof Spatial Science titolato TaggingBanksy, l’anonimo writer sarebbeRobin Gunningham, quarantatre­enne di Bristol, confermando difatto la tesi pubblicata nel 2008 daltabloid Mail of Sunday. I ricercato­ri inglesi hanno studiato oltrecentoquaranta opere di Banksy e,tramite il geolocalizzatore, hannonotato una corrispondenza tra iluoghi frequentati da Gunningham,un pub,un campo da calcio, unacasa a Bristol e tre a Londra, equelli dove sono maggiormentepresenti i graffiti. Tuttavia, questatecnica di mappatura statistica,utilizzata dalle forze dell’ordine,per rintracciare i criminali ricercatinon è del tutto affidabile. Infatti,negli anni, in molti hanno tentato diemulare lo stile dell’anonimoartista, probabilmente infatti nelleopere esaminate dagli studiosi cene sono molte disegnate da altriwriters. Ci sono inoltre evidentiproblemi di privacy, tanto che gliavvocati del writer si sono in­teressati alle modalità con cui lostudio sarebbe stato presentato allastampa, ritardandone l'uscita diqualche giorno. Insomma, Banksyè stato usato come "pretesto" perprovare la validità di un modellostatistico che, se si rivelasse atten­dibile al 100%, sarebbe utilizzabileanche per “problemi reali”, come lacaccia a pericolosi ricercati o lalotta al terrorismo internazionale .

Amir Bousrira

TERRA ULTIMOAPPELLOComincia il countdown. Oggiviviamo in un pianeta dove quoti­dianamente il cambiamento cli­matico è sotto gli occhi di tutti,senza il bisogno della competenzadi qualche esperto della meteorolo­gia. L'aumento della temperaturamedia, lo scioglimento dei ghiac­ciai e lo sconvolgimento delle cor­renti marine, stanno portando laTerra ad un punto di non ritorno.Proprio per questo il 12 Dicembre2015 a Parigi, nell' ultima confe­renza sul clima, è stato trovato unaccordo tra le nazionipartecipanti interne all'ONU, perprovare un ultimo disperato tentati­vo prima dell'irreversibile. I dele­gati di 195 paesi hanno firmato unaccordo riguardo le prossime mosseda effettuare, per contrastare questasempre più rilevante minaccia. Lenazioni rappresentate hanno decisodi :ridurre le emissioni di gas, ac­cettare controlli quinquennali suglismaltimenti industriali, rimborsare ipaesi geograficamente più vulnera­bili alle furie climatiche e versare100 miliardi di dollari agli stati invia di sviluppo per diffonderetecnologie

sull'energia rinnovabile. Ma i dubbie le domande restano. L'ef­fettuazione di queste nuove normepartirà nel biennio 2018­2020, iprimi controlli avverranno nel 2023e i produttori di gas e petrolio han­no ottenuto che non ci sarà una datainiziale per la decarbonizzazionetotale energetica.Sull'accordo non sono inclusi i gasdi scarico di navi e aerei (forsesono poco inquinanti), e alcuni pae­si, come la Cina, hanno ottenutol'autocertificazione dei propri con­trolli. Tante perplessità, luci eombre su un'urgente situazione cherichiederebbe la massima tempesti­vità.Facciamo un passo indietro, l'emer­genza è stata seriamente conside­rata per la prima volta nella Confe­renza sul clima di Rio de Janeiro1992, madre dei Protocolli di Kyoto1997, in cui si è deciso di dare untaglio alle emissioni di biossido dicarbonio, metano e ossido di azotodel 15,8% nelle annualità 2013­2020, con tanto di collaborazionefinanziaria e di ricerca tra paesi in­dustrializzati e paesi in via di svi­luppo. Dal 1988 l' IPCC(Commissione interrogativa sulcambiamento climatico), internaall'ONU, cerca di trovare una stradache accontenti tutti. Ma forse èproprio questo il problema: nontutti remiamo dalla stessa parte. LaCina, che è il paese che emette lamaggior quantità di gas serranell'atmosfera (25%), ha ottenutol'autocertificazione dei controlli.Gli Stati Uniti d'America, che sonosecondi in questa “splendida” clas­sifica (17%), ancora non hanno rati­ficato e preso una nitida posizione afavore dei Protocolli di Kyoto. Pas­sare alle cosiddette "fonti verdi"(energia eolica, solare e idroe­lettrica) ridurrebbe solo dello0,06% il prodotto interno lordo glo­

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bale. I paesi che ancora non hannoaderito a Kyoto'97 sono responsa­bili del 40% della combustione deigas serra. Certo, India e Cina nonsono state obbligate a ridurre leemissioni di anidride carbonica, inquanto paesi in via di sviluppo, nonresponsabili della "precedente in­dustrializzazio­ne inquinante". Ragionamento piùautolesionista e incoerente non po­teva essere fatto.Sembra il teatro dell'assurdo.Mentre alcuni luminari della scien­za stanno pensando di cercare unnuovo pianeta e renderlo abitabile,– riuscendo a fare invidia persinoalla fantasia di Stanley Kubrick – ele delegazioni nazionali climatichecercano di non intaccare troppo gliinteressi economici, che un certotipo di energia barbara assicura,dobbiamo sapere che questa è ladimora che lasceremo alle prossimegenerazio­ni. Mentre continuiamoad ascolta­re chi declama che in unfuturo prossimo l'aria verrà com­pletamente pulita, e che tutto èsotto controllo, le malattieaumentano. Secondo l' OMS (Or­ganizzazione Mondiale della Sani­tà), l'inquinamento indoor e out­door è stato responsabile dellamorte di sette milioni di individui.La natura si ribella all'uomo e ilparticolato urbano, ovvero la con­centrazione di particelle solide e li­quide disperse sull'atmosfera,aumenta. Bene cosi.

Luca Latini

Oggi, affacciandoci sul litorale,possiamo rievocare la nascita delleculture mediterranee nate sullenostre coste, le tradizioni che hannotrovato nel Mediterraneo il loroluogo ideale, a partire dalla colturadel grano, della vite, degli agrumi edell’ulivo, per cui dovremmo lun­gamente ringraziarlo.Dobbiamo molto a queste acque, eil 17 aprile saremo chiamati a vo­tare per liberalo – in parte – dallaricognizione e dallo sfruttamentodegli idrocarburi nel mare.Si tratta del referendum abrogativoche chiede di cancellare la leggeche consente alle società petroliferedi cercare ed estrarre gas e petrolioentro le 12 miglia marine dallecoste italiane, “senza limiti ditempo”.La vittoria del Sì influirà quindisolo sulle concessioni che riguarda­no le piattaforme situate più vicinoalla terraferma, cioè quelle checoinvolgono maggiormente le noveregioni che hanno lottato perchéfosse indetto il referendum: Ba­silicata, Calabria, Campania, Ligu­ria, Marche, Molise, Puglia, Sarde­gna e Veneto. Se invece il risultatosarà una vittoria del No, non vi saràalcuna abrogazione riguardo allalegge in questione.Spetta a noi capire se vogliamo chesi trivelli di fronte alle spiagge chevivono di turismo, se valga la penamettere a repentaglio territori edecosistemi in cambio di unaricaduta occupazionale minima e atempo determinato.Legambiente attesta che “Attual­mente in Italia le fonti rinnovabiligarantiscono il 37% dei consumielettrici",e, visto che purtoppo negliultimi anni questi sani incentivisembrano essere in calo, un rinno­vato impegno a favore dell'ambien­te deve essere preso anche per laquestione degli idrocarburi, sia intermini ambien­tali che economici.Altri elementi, di cui bisognagiustamente tenere conto, sono leesorbitanti quote di gas naturale epetrolio greggio che l'Italia importada paesi esteri. Il 41,8% dell'"oronero" che l'Italia importa, viene dapaesi dell' ex URSS, il 23,6% dalmedioriente, ed il restante 24,3% dapaesi africani. Non meno rilevanteè l'importazio­ne di gas naturale,con Russia, Algeria e Libia comeprimi rifornitori. Se l'energia re­lativa agli

idrocarburi importata è superiore aquella prodotta in casa propria, igoverni di solito non tendono a ri­solvere la questione conservandoun occhio di riguardo per l'ambien­te, ma piuttosto promulga­no nor­me discutibili, responsabili di unpossibile pericolo ambientale. Lastrada intrapresa in precedenzaverso le energie rinnovabili deveessere continuata, ora più che mai,unendo così i vantaggi di unambiente più pulito e di una mag­giore indipendenza di produzioneenergetica.Non perdiamo occasione di rivendi­care la straordinaria democraticitàdi uno strumento come il referen­dum: il 17 possiamo prendere unaposizione attraverso il voto, o pas­sare una giornata spensierata,magari al mare.

Isabella Ducros

Tradizione e colture a ris­chioMEDITERRANEO SOTTO ILGIOGO DEIPETROLIFERIIl referendum del 17 apriledeciderà le sorti delBelpaese

Nel 1933 il poeta francese PaulValéry pubblicava l’opera Ispira­zioni Mediterranee e dichiaravaamore al suo – e nostro – mare:“Sono nato in uno di quei luoghi incui avrei desiderato nascere”.

TORNALAPAURA

Dopo gli attentati a Parigi delloscorso novembre, tornano a colpirei militanti dell’Isis. Ma soprattutto,torna il clima di tensione e pauranelle principali città europee. Dalweekend successivo agli attacchiterroristici, avvenuti nella capitalefrancese, si è registrato un calo ver­tiginoso dell’affluenza nei localipubblici, soprattutto in Italia.Nonostante i video intimidatori, ilnostro Paese non è mai stato attac­cato e, forse proprio per la paura diesserlo, più di otto milioni di per­sone hanno cambiato le proprieabitudini. Secondo una ricerca ef­fettuata dal Censis, circa il 64%della popolazione italiana ha modi­ficato il proprio stile di vita,evitando di frequentare luoghi af­follati e punti sensibili come musei,cinema, teatri, monumenti. Inoltre,si evita di prendere la metropolitanae i mezzi pubblici il cui tragitto in­crocia ambasciate e ministeri. Ildato più sconcertante riguarda igiovani: circa il 77% degli under 34ha smesso di prendere l’aereo, diandare ai concerti e di riunirsi nellegrandi piazze. Stando a questa stati­stica, gli attacchi di Parigi prima, equelli di Bruxelles poi, hanno in­sinuato

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nelle menti degli italiani la convin­zione che il pericolo possa esserescampato modificando la routine.In questo modo, però, si fa soltantoil gioco degli jihadisti che, tramitela strategia del terrore, cercano dicolpire psicologicamente tutticoloro che non riescono a colpirefisicamente. Costringere le personea cambiare abitudini e a rinunciareal divertimento è un vero e proprioattentato alla libertà. Sentirsi sicurisolo in presenza dell’esercito, cherappresenta una forma di pubblicitàprogresso, dal momento in cui imilitanti non possono fermare fisi­camente il kamikaze, non è il modogiusto per rapportarsi con questarealtà che cerca di sconvolgere lavita quotidiana. Forse questa è unanuova era, in cui l’allarmismo lafarà da padrone, ma bisognacomunque continuare a vivere inlibertà, anche se accompagnati daltimore. Come disse Paolo Borselli­no, infatti: “È normale che esista lapaura, in ogni uomo, l’importante èche sia accompagnata dal coraggio.Non bisogna lasciarsi sopraffaredalla paura, altrimenti diventa unostacolo che impedisce di andareavanti”.

Amir Bousrira

Stando ad un rapporto delmedesimo istituto, negli ultimi dueanni di corsi didattici, questogruppo umanistico non è mai scesodal podio (terzo posto nell' anno2013/14, mantenuto anche l'annosuccessivo). Ma in base a cosa – vichiederete giustamente! – vieneformulata questa classifica?Semplice. Viene realizzata una me­dia puramente matematica tra duepunteggi assegnati per altrettantidistinti settori: progressione di car­riera e rapporti internazionali. Ed èproprio quest'ultimo campo la verapunta di diamante dell'ateneocapitolino. Guadagnandosi un bel110 in rapporti Internazionali, TorVergata riesce a sopperire ad unpunteggio certamente non altissimoin progressione di carriera (95 pt,punteggio più basso nella top ten),raggiungendo nonostante questodato poco esaltante una media di102,5 pt. Segue l' Università di Bo­logna, staccata di un punto e mezzo(101 pt), a pari merito con Siena.Va riconosciuto che queste due uni­versità negli ultimi due anni si sonoentrambe susseguite al titolo di"Reginetta dei College" ( rispettiva­mente primato felsineo nell' anno2013­14 con 101 pt, primato senesenel 2014­15 con 105 pt.). Chapeau.Applausi anche alle venezianeIUAV (quarta posizione, 100 pt) eCa' Foscari (quinta posizione, 98,5pt), entrambe nella top five. SeguePisa con 96,5 pt, ex aequo tra Udi­ne, Torino e Trento con 95pt,decima posizione per Padova, fortedei suoi 94,5 pt. Fuori dalle primeventi le altre due statali della Capi­tale; ventunesimo posto per Roma3,con 88pt, e ventiquattresimo per LaSapienza, con 85,5pt.Ultimo posto di questa specialeclassifica d' Ateneo è occupatodall' Università dell' Aquila:

TOR VERGATA:LANUOVAFIRSTLADY

Ladies and gentleman, the winneris... Tor Vergata. Secondo un'ac­curata ricerca del CENSIS (CentroStudi Investimenti Sociali), ilGruppo degli studi letterario­umanistici della seconda Universitàdi Roma, si sarebbe aggiudicato ilprimato italiano nello specifico set­tore concernente le lauree triennali,nell'ambito delle università statali.Ogni anno, questo noto istituto diricerca socio­economica stila diver­se classifiche complete riguardo leuniversità italiane, distinguendone idifferenti settori e gruppi di forma­zione. E non è un caso che la nuovaFirst Lady 2015/16 sia proprio TorVergata, migliore del settoreumanistico fra le università statali

trentottesima posizione .Dopo dueterzi posti, Tor Vergata si guadagnacosì un meritatissimo primato,frutto di un'efficienza strutturale incostante crescita. Con buona pacedella "mamma delle università "edella" Città del Palio."

Luca Latini

L'ACCADEMIADELLA CRUSCARACCONTATADAL PROFESSORPIETRO

Nelle ultime settimane, la decisionedell’Accademia della Crusca di in­trodurre nel vocabolario della lin­gua italiana il neologismo‘petaloso‘ è diventata un fenomenovirale e fonte di accesi dibattiti.Ma cos'è l’Accademia dellaCrusca? Abbiamo posto la domandaal professor Pietro Trifone, membrodell’associazione.

Professore, ci parli dell'Acca­demia della Crusca: cos'è e dicosa si occupa?

È un’autorevole accademia sorta aFirenze tra il 1582 e il 1583 con loscopo principale di vigilare sulbuon uso della lingua. I socichiamarono le loro riunioni “crus­cate”, per attenuarne scherzosamen­

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che le accoglie. Quindi il ricorsoeccessivo ai forestierismi potrebbedipendere dal fatto che i cittadiniitaliani non hanno sviluppato unforte senso di appartenenza allacomunità nazionale. Talvolta lacosa mi infastidisce, ma non mipreoccupa più di tanto, perché forseha anche alcuni lati positivi.

Quale crede sia l’influsso di socialnetwork e instant messagingsull'evoluzione della lingua?

È troppo presto per dare un giudi­zio, e comunque non si può fare ditutta l’erba un fascio. La comu­nicazione istantanea è molto co­moda, ma a lungo andare la suatendenza a sostituire forme di scrit­tura più complesse ed elaborate po­trebbe rivelarsi un rischio per chi nefa un impiego quasi esclusivo omolto frequente.

Crede che la decisione dell'Acca­demia di inserire il termine"petaloso" nel vocabolario dellalingua italiana sia stata influen­zata dall'opinione comune?

Ma no, figuriamoci, in teoria si po­trebbe dire senza problemi anche“sepaloso”… Il suffisso ­oso èmolto produttivo nell’italiano dioggi, come risulta anche dalla notapubblicità televisiva di un biscotto“inzupposo”. Ma l’aggettivo “in­zupposo” non ha suscitato nessunclamore, forse perché la linguapubblicitaria ricorre spesso a neolo­gismi.

Eugenia Zazzetta

te il valore. Solo in un secondotempo il nome dell’Accademia fucollegato all’intenzione di separarela farina, cioè la lingua migliore,dalla crusca, cioè l’elemento menovalido. Tuttavia oggi, almeno incerti casi, si tende a rivalutare lacrusca, e non solo nell’alimenta­zione. L'opera principale dell'Acca­demia è il Vocabolario dellaCrusca, uscito nel 1612 e poiripubblicato più volte con amplia­menti. Si tratta di una grande im­presa lessicografica, che ha dato uncontributo decisivo all’af­fermazione e alla diffusione dell’i­taliano.

Quali sono i criteri di valutazioneadoperati per la ricerca e lo stu­dio della lingua italiana?

Sono certamente diversi e moltopiù aperti rispetto a quelli del pas­sato. Oggi l’Accademia dellaCrusca punta a diffondere la cono­scenza storica e l’uso consapevoledella lingua, senza atteggiamenti ditipo puristico, che del resto sareb­bero del tutto anacronistici in unmondo che cambia rapidamente ediventa sempre più globalizzato.

Qual è la posizione dell'Acca­demia della Crusca riguardoall'introduzione massiva di neo­logismi nella lingua italiana?

Nell’Accademia c’è grande atten­zione per questo attualissimo tema,anche se naturalmente le posizionisono abbastanza articolate. L’at­tuale Presidente, Claudio Maraz­zini, ha espresso un’opinione moltoequilibrata sulla controversa ques­tione: «Sarà il caso di usare glianglicismi con sobrietà, cercandodi discernere i casi in cui sono utili,in cui ci permettono di comunicaremeglio con il mondo, e i casi in cuise ne può fare a meno con vantag­gio per la chiarezza e semplicitàcomunicativa».

Qual è la sua?

Più o meno la stessa di Marazzini.Aggiungo che l’attrazione eserci­tata dalle parole di origine anglo­americana è connessa all'egemoniadella cultura che le irradia, maanche alla sudditanza della cultura

Torna la violenza nelleUniversità

UN PUGNO ALDIALOGO

Rappresentante deglistudenti aggredito da unmilitante di estrema de­stra.

“La più grande debolezza della vi­olenza è l'essere una spirale dis­cendente che dà vita proprio allecose che cerca di distruggere. In­vece di diminuire il male, lo molti­plica”. Questa celebre frase diMartin Luther King sembra inquad­rare perfettamente il fatto accadutoa Francesco Romito, studente dellafacoltà di Lettere e Filosofiadell’Università di Tor Vergata, ag­gredito a causa di divergenzepolitiche.

Raccontaci quello che è successo.

Il 19 febbraio, insieme ai rappre­sentanti degli organi centrali,avevamo una riunione con il Diret­tore Generale presso il suo ufficio,nella facoltà di Giurisprudenza. Altermine dell’incontro, ci siamorecati al bar. Mentre stavamo dialo­gando, si è avvicinato uno studenteche si è avventato su RoccoFrondizzi (reo di aver manifestato ilproprio appoggio all’Università, ri­guardo la decisione di impedire losvolgimento di una conferenza sulterrorismo islamico) e Lorenzo Ar­curi, prima aggredendoli verbal­mente e poi sputando loro contro.L’aggressore sosteneva di esserel’organizzatore della conferenza.

Perché vi siete opposti all’evento?

La conferenza era stata propostaseguendo l’iter classico. Sarebberointervenuti due professori di Giuris­prudenza, un magistrato e un taleAlberto Palladino, membrodell’ONG Solid, persona nota allacronaca per aggressioni, quindiritenuto poco qualificato per parlare

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nostante non ci volessero far en­trare, dopo una protesta ci hannoaccolto.

In quale misura è coinvolta lacomponente politica nell’ac­caduto?

La cosa importante da sottolineareè che non esiste una violenzaapolitica, ci sono dei contesti socio­culturali che hanno come modusoperandi la violenza. In passato, leaggressioni di questo tipo erano or­ganizzate, questa no. L’organizza­zione di estrema destra SempreDomani ( esterna a ll’Università)ha rivendicato in maniera distortal’accaduto, sostenendo che quattrostudenti di Altro Ateneo avesseroaggredito un loro militante, nono­stante le telecamere palesino il con­trario. Noi, come Altro Ateneo,siamo da sempre aperti al dialogopoiché in primis siamo studenti, ov­viamente dopo questi fatti la manoche abbiamo sempre teso si ritira,visto che non ci sono i margini diun confronto libero e civile.

E nell’ambito universitario?

Purtroppo da molti anni si è abituatiad avere militanti e rappresentantiche non hanno un contatto direttocon la vita degli studenti, è lì chebisogna agire. Noi, come AltroAteneo, cerchiamo di includere glistudenti e di renderli partecipi dellavita universitaria, con una comu­nicazione quasi “morbosa”.Secondo me, uno studente non devevedere l’università come un “esa­mificio”, ma deve rivendicare ilsuo diritto di voto, di critica e dipartecipazione decisionale. Quandosi votano gli Organi Centrali, leelezioni si svolgono in due turni ela maggior parte delle organizza­zioni fanno campagna elettoraledopo il primo turno, preventivandoil mancato raggiungimento delquorum. Una cosa sbagliata, inquesto modo non si mettono le per­sone al centro della comunicazione.

Quali sviluppi ci sono stati?

È stata richiesta una commissionedisciplinare poiché il fatto, giàgrave di per sé, è accaduto all'inter­no dell'Università, che deve tutelareil benessere fisico e psicologico ditutti coloro che la frequentano. Noi

non abbiamo chiesto scalpi, nonpochi anni fa queste situazioni si ri­solvevano con altra violenza, masiamo stanchi di questo, la nostraindole non è violenta. Non cer­chiamo inutili vendette; anchequando il dialogo è stato spezzatoci siamo sempre sforzati di ricostru­irlo. Tutto ciò è stato apprezzatodagli studenti.

Come si può evitare che questiepisodi accadano?

Innanzitutto, con le elezioni deirappresentanti degli studenti, cosìda impedire l’agibilità politica aqueste sfere, che fanno della violen­za un loro caposaldo. Cosa moltoimportante è parlare e reagire ognivolta che ci sono questi fatti, nonchiudersi nel silenzio perché la vio­lenza assume svariate forme. Laviolenza non è statica, è dinamica:si va dall’abuso di potere di un pro­fessore ad un pugno da parte di unragazzo.

Hai ricevuto supporto e solidarie­tà dagli studenti?

C’è stata molta vicinanza e solida­rietà, non solo da partiti ed or­ganizzazioni, ma anche da parte de­gli studenti che non risultanoimpegnati o schierati con gruppipolitici organizzati. Questo perchèsi sono sentiti coinvolti direttamen­te come liberi universitari. Anche iprofessori hanno espresso la lorosolidarietà nei miei confronti e inquelli degli altri ragazzi coinvolti inquesto episodio spiacevole.

Saresti disposto ad un confrontocon il tuo aggressore?

Certo che sono disposto a un con­fronto. Dal punto di vista umanovorrei chiedergli: “Ma mi hai vistoin faccia?”. Avrei più difficoltà, in­vece, a rapportarmi con la sferapolitica, visto il tentativo di misti­ficazione della realtà. Vorrei saperecosa porta loro a rispondere con laviolenza e, inoltre, vorrei ricordar­gli che, prima di ogni divisione,siamo studenti che devono agire erapportarsi con tutte le competenzee le conoscenze apprese. Gli direiinoltre che è stato un gesto com­pletamente fuori luogo, io non homai risposto con la violenza a pro­vocazioni avvenute in passato, nes­

in un contesto universitario, soprat­tutto riguardo temi così delicati.

Torniamo ai fatti.

Questo ragazzo ha iniziato asferrare colpi, e, mentre cercavo diplacare gli animi, ho ricevuto uncalcio alle spalle, poi un pugno infaccia. Il tutto davanti a molte per­sone. Dopo il colpo, l’aggressore siè allontanato, noi lo abbiamo se­guito incrociando la sicurezza allaquale abbiamo raccontato l'ac­caduto. Purtroppo però, hanno unpotere limitato, quindi non hannopotuto identificarlo. Io sapevo chiera, pur non avendolo mai incon­trato di persona.

Avete subito sporto denuncia?

No. Prima abbiamo incontrato ilProrettore Franchini e il RettoreNovelli, i quali hanno espressosolidarietà, prima a parole, poi conun comunicato ufficiale. Dopo,scortati dalla polizia del Posto diTor Vergata, ci siamo recati alpronto soccorso, dove mi hannomesso punti di sutura allo zigomo emi hanno dato dieci giorni di pro­gnosi. A Rocco, invece, ne hannodato uno. Una volta giunti in ques­tura per sporgere denuncia, ab­biamo saputo che erano stateraccolte già molte testimonianze dicoloro che si trovavano sul luogodello scontro. In seguito ci siamoriuniti in assemblea a Lettere, allaquale hanno preso parte studenti eorganizzazioni antifasciste. Abbia­mo lanciato un presidio per il mar­tedì successivo, quando si sarebberiunito il Consiglio di Ammini­strazione, per dare un nome allecose.

Cioè?

Dal momento che c’è stata una ri­vendicazione politica, volevamoche l’aggressione venisse identi­ficata di stampo fascista. E soprat­tutto, volevamo che l’università sidichiarasse parte lesa al processo,perché è compito della comunitàaccademica tutelare tutti. Poi non èmai un atto fine a se stesso, ma unosfregio all’Università. Il Senatoormai si era riunito, quindi ab­biamo pensato che non potendo piùpresentare una mozione, ci siamorecati alla riunione del C.D.A e no­

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suno merita questo. Sono semprestato aperto al dialogo anche conpersone lontanissime dal miomondo sociopolitico.

Amir Bousrira

misericordia. Alcune testimonianze,a cura di Fabio Pierangeli.Mercoledì 13 aprile, ore 17­18:30,aula t28

– Seminario Persona, limite emisericordia. A cura di FrancescoMiano.Mercoledì 20 aprile, ore 17­18:30,aula t28

– Seminario Ri­scritture di miseri­cordia. A cura di Claudio Cianfa­glioni.Mercoledì 27 aprile, ore 17­18:30,aula t28

– Seminario Il lessico biblico nellamisericordia. Riflessioni a margine,a cura di Debora Tonelli.Mercoledì 4 maggio, ore 17­18:30,aula t28

– Seminario Per l'amore e per lalibertà. La natura dell'educazionein Maria Zambrano, a cura diEmanuela Tangari.Mercoledì 11 maggio, ore 17­18:30, aula t28

Altre sedi:– XXX edizione corso di formazioneeditoriale, Lavorare in editoria. Ilconsulente letterario e il redattorenelle case editrici. Dal cartaceoall'ebook.21 marzo – 26 maggioLunedì e giovedì ore 18­20Sede: Centro Studi Manieri, Via Fa­leria 21

– XV edizione corso di specializza­zione, Il lavoro del traduttore let­terario (inglese, francese,spagnolo).6 aprile – 7 giugno6, 7, 13, 14 aprile ore 18­20Dal 19 aprile:Ogni martedì, laboratorio in linguafrancese, ore 18­20Ogni mercoledì, laboratorio in lin­gua inglese, ore 18­20Ogni giovedì, laboratorio in linguaspagnola, ore 18­20Sede: Centro Studi Manieri, Via Fa­leria 21

– XXIII edizione corso di formazio­ne, Lavorare nella comunicazione –L'addetto ufficio stampa.12 aprile – 18 giugnoMartedì e mercoledì ore 18­20

In più 3 sabati, ore 9:30­13Sede: Centro Studi Manieri, Via Fa­leria 21

– Seminario di formazione gratuito,Principi di Leadership (su pren­otazione).Mercoledì 13 aprile, ore 11­17Sede: Facoltà di Economia Tor Ver­gata, aula T7, piano terra, edificio A

– Corso Social Media Marketing(for arts). A cura di: Vito Lopriore,Francesco Lo Brutto, Nasmia Mal­lah.Prima edizione:sabato 2 aprile, sabato 9 aprile, ore10­14domenica 3 aprile, domenica 10aprile, ore 15­18Seconda edizione:sabato 7 maggio, sabato 14 maggio,ore 10­14domenica 8 maggio, domenica 15maggio, ore 15­18Sede: Martelive Factory, Via Picodella Mirandola 15

BACHECA UNI­VERSITARIA

Segnialiamo qui di seguito glieventi di interesse universitario,che si svolgeranno durante il mesedi marzo e seguenti:

Facoltà di Lettere e Filosofia TorVergata:– XII Seminario Annuale, Alla ra­dio si lavora così. A cura di MariaMaddalena Lepri e Francesca Van­nucchi.Lunedì 4 aprile, ore 13­15, aulaSabatino MoscatiMercoledì 13 aprile, tutto il giorno,Centro Rai di Saxa RubraMercoledì 20 aprile, ore 14­16,aula Sabatino MoscatiMercoledì 27 aprile, ore 14­16,aula Sabatino Moscati

– Seminario sull'arte dell'oratoriae della retorica, a cura di MattiaDella Rocca.Ogni mercoledì, ore 14­16, aula t29

– Seminario Walter Benjamin, Tesisul concetto di storia, gruppo dilettura e discussione collettiva, acura di Mattia Della Rocca.Ogni mercoledi, ore 17:30­19:30,atrio dell'auditorium

– Seminario Romano Guardini e lacarità dell'immagine, a cura diYvonne zu Dohna.Mercoledì 30 marzo, ore 17­18:30,aula t28

– Seminario Miserere! Tempodiabolico e tempo simbolico, a curadi Claudio Fiorillo.Mercoledì 6 aprile, ore 17­18:30,aula t28

– Seminario Carcere, letteratura,

a cura di Sarah Dari

CONOSCIAMOTOR VERGATARAINBOW

Il dibattito su unioni civili, adozionie parità di diritti ha infiammatol’opinione pubblica negli ultimimesi. Abbiamo contattato un’orga­nizzazione di studenti, che ha de­ciso di mettersi in gioco per riuscirea instaurare un ambiente più serenoe una rete di ragazzi dell’Universitàdi Tor Vergata che possa collabo­rare per superare le discriminazioneomofobiche.

Cos’è e quali obbiettivi si poneTor Vergata Rainbow?

TVR nasce dal desiderio di rendereil nostro ateneo un ambiente più ac­cogliente e gay friendly, dove l'o­rientamento sessuale e l'identità digenere non siano motivo di dis­criminazione, o qualcosa da teneresegretamente nascosto. Ci siamoresi conto che la realtà lgbt (les­biche, gay, bisex e trans) è spessoignorata, se non apertamente dis­criminata. Fà clamore, ad esempio,l'ultimo caso accaduto nel parcheg­

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gio della Facoltà di Lettere, doveun ragazzo ha trovato la sua autocon sopra impresso un insulto omo­fobo. Da segnalare anche il fattoche uno studente, o una stu­dentessa, transessuale non abbia di­ritto al doppio libretto. Per questole persone preferiscono mantenereun "profilo basso" ed evitare ilcoming out. Troviamo che questosilenzioso compromesso sia da su­perare e vorremmo costruire unarete solida a cui fare riferimento incaso di discriminazione, un puntodi ascolto per chi ne avessebisogno, o un semplice punto di rit­rovo.

Quali eventi pensate di organiz­zare per promuovere la vostraassociazione?

Tor Vergata Rainbow si pone l'ob­biettivo di sensibilizzare la facoltàdi Tor Vergata attraverso convegnie dibattiti sulle tematiche lgbt. Inpiù vorremmo organizzare degli in­contri più informali, dove con­frontarci e conoscerci.

La scorsa settimana è statatrovata una Smart, nel parcheg­gio tra le facoltà di Lettere edEconomia, con uno specchiettorotto e la scritta “frocio”. È statosolo uno stupido scherzo, o un at­tacco vero e proprio? Qual è lavostra posizione al riguardo?

Data la violenza del termine usato ela rottura dello specchietto, siamoportati a pensare che non si sia trat­tato di un semplice scherzo. Inoltreè evidente, considerata la portatadell'insulto, che Tor Vergata nonpuò ignorare un attacco vandalicoomofobo. Siamo venuti a sapere,inoltre, che questo non è neanche ilprimo episodio che accade nell'ate­neo. Ci piacerebbe che le notizievenissero alla luce, che gli studentidenunciassero, che l'Università siindignasse di fronte a certi gesti ig­nobili e che li scoraggiasse.Condanniamo fermamente l'ac­caduto e ci auguriamo che il colpe­vole venga individuato e punito.Vorremmo creare un ambiente incui siano le persone intolleranti atemere di compiere gesti vandalicidel genere, senza che possano con­tare sull'omertà di tutti. Per questostiamo cercando di rintracciare il

ragazzo vittima dell'episodio e of­frire sostegno legale per denunciarel'accaduto attraverso il servizio GayHelp Line ­ 800 713 713, con cuicollaboriamo.

Ci sono studenti che lasciano glistudi a causa delle discrimina­zioni subite?

Sicuramente. Una persona habisogno di un ambiente sereno incui sentirsi sicuro, per poter cres­cere nel proprio percorso universi­tario e portarlo a termine al pienodelle proprie potenzialità. Sapereche all'università devi osservareparticolari attenzioni per non avereproblemi, non contribuisce e siamocerti che spinga anche le persone alasciare gli studi.

Cosa si può fare per sensibiliz­zare gli studenti sul tema dei di­ritti civili?

Sicuramente il primo passo èrenderci visibili. Uscire alloscoperto, far vedere che esistiamo,che siamo studenti come ogni altro:è questo il primo passo per far ca­pire che l'orientamento sessuale nonpuò essere la base per una discri­minazione. Gli studenti devonoaprire gli occhi e rendersi conto chesiamo come chiunque altro, con glistessi sogni, le stesse aspettative, lestesse paure, le stesse ambizioni eche, pagando le stesse tasse, nondovremmo essere penalizzati innessun modo. Non è giusto chedobbiamo aver paura, che ciscrivano insulti sulla macchina oche ci rompano gli specchietti. Lastoria insegna e, per fortuna, è dallanostra parte.

Amir Bousrira

Suffragette ripercorre le gesta dellemilitanti britanniche che si battonoper affermare la figura femminile egarantirle pari diritti di voto. Questesono donne dell’alta società e la­voratrici, che si uniscono in riunio­ni clandestine per dar vita a som­mosse, al fine di sensibilizzarel’opinione pubblica riguardo la lorocausa.Questa battaglia, anche se violentain alcune circostanze, ma comun­que necessaria, rappresenta il gridodisperato delle ormai troppo nu­merose vittime di soprusi e sotto­missioni da parte degli uomini.La regia di Sarah Gavron dà vita aun realismo quasi angosciante nelfilm, percepibile grazie all’utilizzodella luce e dei colori caldi e freddi,che si mescolano e si alternano pro­gressivamente con il ritmo in­calzante della storia.Il cast vanta nomi di grandi person­aggi del cinema, quali MerylStreep, Carey Mulligan, HelenaBonham Carter, Anne­Marie Duff eRomola Garai, protagoniste indis­cusse della pellicola.La Gavron non ha voluto solo dareuna testimonianza della forza dipersone comuni, che si battono perriacquisire la propria umanità, maha anche voluto mostrare lo scon­forto e l’alienazione del generefemminile. Il sacrificio, la volontà eil coraggio delle donne dell’epocafungono ad oggi da esempio per lenuove generazioni.Una guerra, quella delle suffragette,contro un governo conservatore ecieco dinanzi a una realtà crudele esessista.

FILMCONSIGLIATISuffragette, le donne chehanno cambiato il mondo

a cura di Eugenia Zazzetta

“Che siano le finestre di questogoverno e non il volto di noi donnea rompersi!”Film ambientato nella grigia eindustriale Londra del 1912.

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loro presenza alle feste era imman­cabile. Sono da considerare tuttidegli abusivi? Assolutamente no.La prima forma di regola­mentazione degli artisti di strada latroviamo nel 462 a.C., nelle leggidelle 12 tavole: eseguire cantidiffamatori o parodie di personalitàdi spicco era vietato, pena la morte.In epoche più recenti, le esibizionierano regolamentate dall’art. 121del TULPS (Testo unico delleLeggi di Pubblica Sicurezza), cheprevedeva l’iscrizione dell’artista aun apposito albo presso il comunedi residenza. Dopo la sua abroga­zione, avvenuta nel 2001, si è cre­ato un vuoto legislativo che ogniamministrazione comunale riempienel modo che ritiene più consono:dall’adozione di una delibera, aldivieto assoluto. Il panorama giuri­dico non è, perciò, omogeneo. ARoma, con Deliberazione dell’As­semblea Capitolina n.24 del 12aprile 2012, è stato approvato il“Nuovo Regolamento dell’arte distrada”, che prevede la predisposiz­ione, a cura del Dipartimento Cul­tura di Roma Capitale, del Registrodegli artisti di strada. Milano, in­vece, è la terza miglior città almondo per arte di strada, grazie alregolamento su turnazioni in oltre250 luoghi tra piazze e strade,redatto da Luca Gibillini (con­sigliere comunale SEL) nel 2012.

Amir Bousrira

appartengono alla grande tradizionedella cultura illuministica europeadel XVIII secolo.L’ordine della rappresentazione edel discorso degli autori, nelle loroopere, segue fedelmente l’ordinedelle idee e delle cose? O non suss­iste piuttosto uno “scarto”, una ce­sura tra l’espressione del detto, diquanto Marivaux e Diderot es­sprimono apertamente nelle lorocommedie, e il non­detto che fa ca­polino tra le righe, da pochi cenni,un gesto, un atto improprio, un’al­lusione criptata di quel personaggioche strizza l’occhio a un pubblicoavvertito? Si dimentica troppospesso che l’età Moderna, fino allaRivoluzione francese, è l’etàdell’assolutismo. Gli individui sonosottoposti a un regime di censura edi controllo molto stretto che im­pedisce a priori la libera espres­sione del pensiero di un autore nellasua interezza. L’intentio auctoris ècriptata, sottoposta al vaglio dellacritica e persino dell’autocensura,per la quale non tutto può esseredetto, inoltre sussistono precisecondizioni storiche di possibilità diciò che si può pubblicamenteesprimere e di ciò che, invece, nonsi può esprimere.Gli uomini hanno paura, vivonosotto un costante regime di paura,di costrizione, di illibertà. Unalettre de cachet, cioè una missivadella polizia con il timbro (cachet)

l) dell’autorità reale, può spedire unindividuo in prigione a tempo inde­terminato, senza bisogno di altroche del volere del sovrano e con ilsolo motivo che la “sicurezza”dell’autorità costituita lo esige. Dis­corso antico, che riecheggia in certevicende della nostra recente con­temporaneità. Il teatro è il luogo incui si gioca una posta molto alta,nella modernità. Cosa è lecito dire ecosa, al contrario, è meglio o piùprudente tacere, non dire o a cuisemplicemente è solo possibile al­ludere? Lo spazio teatrale è il luogodi una lotta per l’affermazione dellalibertà d’espressione e di pensiero,attraverso tecniche di scrittura chefanno uso di marchi, segni, allu­sioni a un codice comune, che solopochi hanno la possibilità di com­prendere e decrittare. Tutti i grandiautori fanno uso di un’arte discrivere particolare, volta a farcomprendere solo alle persone piùsagaci e intelligenti il non­detto,contenuto tra le righe del detto delleopere rese infine pubbliche e rap­presentate.La domanda che ci siamo posti, eche ci poniamo tutt'ora, di fronte aitesti delle commedie di Marivaux edi Diderot, è la seguente: cosa equanto c’è di non­detto, tra le righedel testo, che rappresenta, in unacerta misura, la reale intentio aucto­ris, che l’opera rappresentata puòesprimere? Ad esempio, il finalefarsesco della commedia È buono?È malvagio? con il processo messoin scena contro il protagonistaHardouin, autore di una serie dimistificazioni a fin di bene, nonpuò forse essere interpretato comeun volontario nascondimentodell’intenzione critica e distruttivanei confronti dell’autorità e delpotere costituito di una società cor­rotta, che non poteva essere mani­festamente espressa in maniera piùdiretta? Il teatro della modernità fauso pertanto di una scritturaclandestina, per aggirare e eludere ivincoli imposti da una censura, cheè contemporaneamente interna e es­terna all’opera scrittoria stessa.

Paolo QuintiliProfessore di Storia dellaFilosofia dell'Illuminismo

CHI SONO GLIARTISTI DISTRADA?

Gli artisti di strada si esibiscono inpiazze, zone pedonali e strade conlo scopo di offrire un intratteni­mento del tutto gratuito, o richie­dendo un’offerta libera. Le loro esi­bizioni sono varie: giochi circensi,giocoleria, concerti, writing e statueviventi. Quando l’industria dell’in­trattenimento non era ancoraall’avanguardia, come ai giorninostri, gli artisti di strada eranoconsiderati delle vere attrazioni, la

TEATRO E SCRIT­TURA CLANDESTI­NA NELL'ILLUMINI­SMO EUROPEO.

a cura di Francesco Marini

Filosofia e censura

Le attività del Laboratorio di Filo­sofia e Teatro dell’Università diRoma “Tor Vergata”.

Punto di riferimento nella nostraindagine, come per lo stesso Labo­ratorio di Filosofia e Teatrodell'Univesità di Roma “Tor Ver­gata”, sono le commedie di P. Ch.De Marivaux. L’Isola degli schiavi(1725), e di D. Diderot, È buono?È malvagio? (1781). Due testi che

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ma Paradiso di Giuseppe Tor­natore.È poi Gabriele Salvatores, nel1992, a primeggiare con Mediter­raneo, mentre nel 1999 sarà Be­nigni a guadagnarsi il premio, conil capovolaro de La vita è bella, chegli consentirà di vincere contem­poraneamente due statuette: comemiglior film straniero e comemigliore attore protagonista.Chiude la serie di vittorie di filmitaliani l'elegante La grandeBellezza di Paolo Sorrentino, mer­itevole di aver saputo cogliere lesfumature di uno stile di vita tantosfarzoso quanto decadente. Il tuttocontornato dagli scenari di unaRoma suggestiva e coinvolgente.E se terminano qui i premi asseg­nati alle pellicole, non possiamonon citare alcuni tra i trentatrè tra­guardi ottenuti nei campi tecnici:partendo dalla categoria “migliorattrice protagonista”, in cuivediamo Anna Magnani nel '55,con La rosa tatuata, e la splendidaSophia Loren nel '62, con Laciociara, fino ad arrivare al recente"migliore colonna sonora", ottenutoproprio dal maestro Morricone.Ed è proprio la vittoria del nostrocompositore, a ricordarci di nondiffidare dalla qualità delle nostreproduzioni, che sanno regalareopere di grande versatilità, a partiredal cinema fino ad arrivare alleserie tv più moderne: famosi infattii lavori del regista Stefano Sollima,Romanzo Criminale e Gomorra,serie prodotte in Italia e vendute intutto il mondo. Per coloro che in­vece storcono ancora il naso condiffidenza, poiché vorrebbero deilavori più in stile holliwodiano,suggeriamo di non disperare.Infatti,viste le recenti apparizioni sulgrande schermo di un nuovo super­eroe romano, potremmo cominciarea chiederci se ci sarà la possibilà, infuturo, di vincere un Oscar propriocon un "colossal" made in Italy, eprolungare così, come ha fatto ilmaestro Morricone quest'anno, lapresenza dell’Italia e delle sueproduzioni artistiche nel cinemache conta.

RAYMONDCARVER

Raymond Carver è uno scrittore,poeta e saggista statunitense. Cono­sciuto da pochi – ma buoni – inItalia, ha ottenuto durante la suacarriera un successo eclatante negliStates, tanto da essere consideratouno dei più grandi scrittori deldopo­Hemingway dalla critica let­teraria newyorkese. Scoperto eformato da un grande editor eautore, Gordon Lish, inizialmenteCarver si impone sulla scena lette­raria con uno stile asciutto, freddo eminimale che tiene il lettore incol­lato ai suoi scritti, dalla primaall'ultima parola.Una delle prime raccolte di rac­conti, What we talk about when wetalk about love (1981, Knopf,Newyork), mostra la sua grandedote di saper tratteggiare in modopreciso, essenziale e accattivantegli eventi che caratterizzano la re­altà quotidiana.Nell'America dell'affluent societydegli anni '70, che cerca di di­pingersi come culla del benessere edella ricchezza, Carver mette inluce l'altro lato della medaglia: isuoi racconti denunciano il ma­lessere dell'individuo contempo­raneo che, tormentato dalla costantesensazione di perdita e desolazione,è perennemente sospeso nell'atto diattendere qualcosa che potrebbeanche non arrivare mai.Con Cattedrale, nel 1983, Carver si

88° EDIZIONE DELLANOTTE DEGLI OSCAR,VINCE MORRICONE: SIRINNOVA LA TRADIZIO­NE ITALIANA AGLI ACA­DEMYAWARDS.

Nell'edizione della notte degliOscar del 2016, arriva un'altragratificazione cinematografica peril nostro paese: Ennio Morricone,noto compositore musicale italiano,si aggiudica il secondo Oscar incarriera nella categoria migliorecolonna sonora, per il film direttoda Tarantino The Hateful Eight. Adistanza di nove anni dal suo primopremio, ricevuto ad honorem, ilmaestro italiano riesce a bissare ilsuccesso, riportando la nostranazione sul red carpet.Ma la tradizione che lega gliAcademy Award alla nostra peniso­la risale a più di sessant’anni fa:sono stati tantissimi gli artisti che,nel corso del tempo, sono riuscitiad affermarsi nella notte più im­portante del cinema. Ripercorriamobrevemente insieme tutti i nomi chehanno consolidato l'Italia sul grandeschermo mondiale.La prima pellicola a conquistarel'Oscar nel 1948 è Sciuscià di Vit­torio De Sica, che vincerà, due annidopo, un altro premio con l'iconicoLadri di biciclette.In seguito, inizierà un lungo peri­odo di vittorie per Federico Fellini,il quale,a partire dal 1957 con ilfilm La strada, si aggiudicherà suc­cessivamente altri 3 oscar, con Lenotti di Cabiria (1958), Otto emezzo (1963) e Amarcord (1974).Ancora, Vittorio De Sica tornerà alsuccesso con Ieri,oggi e domani nel'65, e con Il giardino dei Finzi Con­tini nel '71.A cavallo dei due lavori, spiccaun'altra produzione italiana sotto lacategoria migliore film straniero: sitratta di Indagine su un cittadino aldi sopra di ogni sospetto di ElioPetri. Successivamente, bisogneràaspettare qualche anno per rivedereun regista italiano vincere lastatuetta, che arriverà proprio nel1990, con il bellissimo Nuovo cine­

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distacca dall'influenza minimalistadi Lish, per approdare a una scrit­tura tutta sua. La forma e la tramadei suoi racconti si fanno piùcomplesse e ricercate, l'autorecomincia infatti a parlare di ar­chitettura della prosa: “La prosadeve reggersi in equilibrio, ben e­retta da capo a piè, come un murodecorato fin giù alla base, la prosaè architettura.” Parallelamente allasua carriera di narratore e poeta,Carver tiene delle lezioni di scrit­tura creativa presso il prestigiosoIowa Writers Workshop, corso bi­ennale dell'Università dell'Iowache, ad oggi, vanta fra i suoi alunniben diciassette premi Pulitzer. Èproprio da questa esperienza chenascerà una grande opera dal carat­tere didattico: Il mestiere discrivere – Esercizi, lezioni, saggi discrittura creativa, tramite la qualeCarver elargisce dei consiglipreziosi agli scrittori in erba:crearsi un bagaglio di esperienzesostanzioso, dare vita a uno stileautentico ed essere sempre in gradodi stupirsi.Ognuno di noi dovrebbe avere al­meno un volume di RaymondCarver nella propria libreria, nonsolo per il piacere della lettura, maanche per l'opportunità di carpirerari insegnamenti sull'arte dellanarrazione.Ecco perchè ci siamo riproposti,dal prossimo numero, di farvi daguida alla lettura de Il mestiere discrivere, nella speranza di influire,se pure in modo esiguo, sullaformazione dei grandi scrittori didomani.

Sarah Dari

no una passione, o meglio, per dirlocon le parole del poeta FedericoGarcia Lorca, un amore, per questaarte. Inviateci le vostre poesie e divolta in volta verranno pubblicatein questa sezione. La poesia adaprire le danze è di Paolo, che dedi­ca la sua composizione alle notti in­sonni, dense e solitarie.

INCUBOHo aperto gli occhiDi colpo, è notte.La stanza è pienaDi vuoto, soffocoIn questo NeroSempre menoDenso.

Paolo Morabito

Mandateci i vostri lavori condivi­dendoli con noi e con i nostri let­tori, all'indirizzo email:[email protected]

qualcosa di così stravolgente è ilfulcro tanto della pellicola, quantodella nostra indagine. Il film testi­monia infatti come possa esistereun amore più alto, e Gerda, chesenza riserve, non muta ciò cheprova anche dopo il cambio disesso del marito, certifica come ilsentimento più ricercato è altrorispetto ai corpi, perché non lega lamateria, ma lo spirito. Gerda ama lospirito. Gerda sente lo spirito.Gerda non sceglie, perchè Gerdaama. Chiaro ora come il cambia­mento del corpo non possa mai e inalcun modo spezzare la corda, chelega un'anima all'altra. L'uomo amala felicità, la ama. E nessuno,neanche il più pazzo, rinuncerebbemai all'euforica passionalità che i­nonda e pervade incontrollabil­mente ogni amante. Travolgente,annienta qualsiasi cosa gli si op­ponga, con la forza del più decisoma allo stesso tempo con la dol­cezza di un padre nei confronti delfiglio.Bussa alla nostra porta quandomeno lo si aspetta, con tocco dis­creto ma audace, quieto e risoluto,secco ma musicale, e siamochiamati a rispondergli, per il nos­tro essere, per la nostra vita, losiamo. A lui, all'Amore – quellovero – dobbiamo aprire la porta.

“L’uomo è legato alla carne, cono­sce in virtù della carne, e ama attra­verso di essa.”. E poi ancora“L’uomo ama la felicità, la ama.[…] siamo chiamati a rispondergli,per il nostro bene, per la nostra vita,lo siamo. A lui, all’amore – a quellovero – dobbiamo aprire la porta.”.Così conclude la sua riflessioneFrancesco, delineando l’amorecome essenza tanto necessariaquanto salvatrice dell’uomo.L’amore è salvezza, l’amore è feli­cità. Ma è davvero cosi? L’uomofelice è veramente un uomo cheprova amore? E ancora, l'amoredell'uomo è veramente legato allospirito? La felicità, dunque, è vin­colata dall’amore stesso? Condi­videte con noi le vostre riflessionisul pensiero di Francesco. Se voletefornire nuovi spunti, come anchenuove idee, sono più che graditi.Scrivete al seguente indirizzoemail: [email protected] contattateci sulla nostra paginaFacebook.

LE EMOZIONI CHENON TI ASPETTI

a cura di Luca Giammarioli

“La poesia non cerca seguaci, cercaamanti.”(Federico Garcia Lorca)

Perché la poesia non rivendicaseguaci, ma esige amanti. E allora,noi di LiberaMente vogliamo darela possibilità concreta a chi, almenouna volta, è stato colto da un’ispira­zione e ha cercato di esprimere aparole, sulla carta, quelle emozioniprovate. Questo spazio vienedunque offerto a coloro che nutro­

MOMENTOFILOSOFICO

a cura di Luca Giammarioli eFrancesco Marini

L'amore è morto?L'amore platonico, sublime,spirituale, trascendente rispetto allasensibilità della realtà, non esiste.L'uomo è legato alla carne, conoscein virtù della carne, e amaattraverso di essa. Ci nutriamo disensazioni, di stimoli e percezioniindissolubilmente incatenate alcontatto fisico e materiale.The Danish Girl, film tra i piùrecenti, ha la pretesa di confutaretutto ciò. L'Amore incondizionato edisincarnato dalla sensibilità èreale, non meno di quanto lo sia lanostra essenza pensante, che cidetermina e che troppo spesso ènegata in virtù della suaintangibilità. L'ambizioso progettodel film è senza dubbio quello difar arrivare questo messaggio efarlo attraverso la figura di Gerda,legata da un amore vero al maritoEinar, che sconvolge però laquotidianità assecondando la suanecessità di cambiare sesso emutando il nome in “Lili”, persentirsi finalmente se stessa. Comela moglie possa rapportarsi a un

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t realistica, le variazioni climatichesono eccelse e la mappa è curatanei minimi particolari, oltre a esseremolto vasta. Nonostante ciò, quelloche troviamo ad oggi non è, però, ilgioco nella sua interezza: verrannoaggiunti contenuti extra, gratuiti enon, a partire dal prossimo mese. Icontenuti dei DLC previsti per il2016 sono tre: nuove modalità,armi, costumi ed equipaggiamenti.Sono acquistabili singolarmente otramite season pass al prezzo di39,99 euro. Massive ha centrato apieno tutti i bersagli che si era pre­fissata con l'uscita di questo titolo:il gioco risulta molto godibileanche dopo parecchie ore e il lan­cio, senza alcun tipo di problemarelativo ai server, ci porta a diresenza dubbio che The Division saràuno dei titoli multipiattaforma piùgiocati dell'anno.

Alessio Di Venanzio

Top e flopParliamo adesso dei “top e flop”,dei giochi che ci hanno convinto edi quelli che, invece, ci hanno la­sciato un po’ perplessi.Top :Fallout 4 – Bello, bello, bello. L’ul­timo capitolo Bethesda ci è piaciutoveramente tanto. L’open worldpost­apocalittico ci immerge inpieno nel clima di sopravvivenzache conosciamo bene, con la tec­nica ormai consolidata riguardantele scelte del giocatore, che influis­cono nello sviluppo della storia.Buono anche il comparto tecnicoche, nonstante i grossi limiti graficiin campo free roam di questa casadi produzione, riesce a presentarsicome un lavoro fluido e gradevolealla vista. Buono anche l’aspettodelle numerose missioni secondariee dei vari dungeons sparsi per lamappa, che aggiungono varie ore dilongevità al titolo, senza maiscadere nel banale. Un gioco,questo, che consigliamo ovvia­mente agli amanti della saga, maanche a chi, stanco dei soliti giochibanali dalla breve durata, vorrebbecimentarsi in un’esperienza disopravvivenza futuristica.Far Cry: Primal – Se l’idea di unnuovo capitolo della saga di FarCry, ambientato nel paleolitico,inizialmente non ci convinceva

L'ANGOLO DELNERDa cura di Luca Giammarioli

Siete stanchi delle solite riviste cor­rotte, che recensiscono giochi chevendono loro stesse? Siete stanchidi leggere i soliti voti altissimi, agiochi che avreste bocciato, senzanemmeno rimandarli a settembre?Siete stufi di spendere i soliti mille­mila euro, per giochi che non nevarrebbero neanche mezzo? L’an­golo del nerd allora è l’angolo dimondo che fa al caso vostro, (sesiete qui per caso non fatevi proble­mi, va bene comunque). Mettetevicomodi e godetevi una bella recen­sione del gioco del mese, una “tope flop” dei giochi che ci sono e nonci sono piaciuti e un’altra intermi­nabile serie di cose “poco serie”(non perdonate il gioco di parole, èstato fatto volutamente).

Il gioco del mese: The divisionSono passati parecchi giornidall'arrivo sul mercato di TomClancy's The Division, e dopomolte ore di gioco possiamo final­mente dire la nostra. The Division èun gioco atipico, in quanto incrociaelementi MMO, del gioco di ruoloe di uno sparatutto in terza persona.Sviluppato da Massive Entertaine­ment e prodotto da Ubisoft, il giocosenza molte spiegazioni ci cata­pulta all'interno di una New Yorkdevastata da un virus, nel giornodel black friday, e caduta in manoai ribelli. Il nostro compito è quellodi riconquistare la città metro dopometro, attraverso

missioni principali e secondarie,che risultano divertentissime in co­operativa, ma che anche in singolonon deludono affatto. Ogni mis­sione ci da dei punti exp. che cipermettono di far salire di livello ilnostro personaggio, fino ad un levelcap. di 30, più il nostro livello èalto e più possiamo accedere adarmi di alta gamma, ovvero piùrare. Le missioni, oltre a punti exp.,ci danno del denaro, tramite il qualepossiamo acquistare dei potenzia­menti per le nostre armi, in mododa alzare vertiginosamente, con legiuste combinazioni, i punti ferita.Nel gioco però non c'è solo un live­llo, poiché, oltre a quello generalesopracitato, esiste anche il livelloDarkzone. Si tratta di una zonadella mappa dove si svolge il pvp(player versus player), entrando in­fatti troverete altri utenti online coni quali potrete scontrarvi per con­quistare armi, mod ed equipaggia­mento, da usare per superare lemissioni fuori da questa zona. Manmano che mieterete vittime nellaDarkzone, alzerete il vostro livello,fino ad un level cap. di 50. Questovi permetterà di accedere a zone piùinterne della mappa dove sì, ci sononemici più forti, ma è anche pos­sibile trovare armi molto più rarerispetto alle altre zone, cherichiedono un livello più basso perl'accesso. Il comparto grafico a no­stro parere è eccellente, la gestionedella luce e delle ombre rende laNew York del gioco estremamente

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poi cosi tanto, con l’uscita diquesto titolo abbandoniamo defini­tivamente, e con grande soddisfa­zione, ogni eventuale dubbio. FarCry: Primal è, a tutti gli effetti, ilpunto d’incontro tra coloro chevolevano un po’ di novità nellasaga, e coloro che tradizionalmenteaspettavano solo un semplice cam­bio nell’ambientazione. Tecnica­mente impeccabile nellarealizzazione dei personaggi e degliscenari, meno buona la parte deicombattimenti (su cui forse sisarebbe dovuto lavorare di più),tuttavia nell'insieme il gioco risultacurato in ogni aspetto e in ogniminimo dettaglio. La trama prin­cipale rischia di essere l'unicapecca: buona, ma poco coinvol­gente se paragonata ai capitoli pre­cedenti. Gioco comunqueconsigliato da noi de l’angolo delnerd che, per descrivere quest’ope­ra, prendiamo in prestito le paroledel rapper Ensi, che definisce FarCry: Primal un titolo “nuovo, mafatto bene come le cose di unavolta.”.Flop:Hatred – Ne avevamo sentito par­lare tanto, tantissimo. “Esci dacasa, vai in giro e ammazzi tutti!”.Idea interessante (sadica e un po’folle forse sì, ma comunque in­teressante). Peccato però che, a es­sere interessante, rimane solol’idea. Il nuovo titolo di Destruc­tive Creation, infatti, offre pochispunti a cui aggrapparsi per poterarrivare alla tanto sudata suffi­cienza. Un protagonista poco caris­matico, poca fantasia e tropparipetitività nelle missioni principalirendono questo titolo difficile dadigerire, persino per coloro che nonhanno il palato fine in campovideoludico. Se aggiungiamo poiun comparto tecnico inadeguato perle interazioni con l’ambiente, dovei palazzi crollano in maniera inna­turale e forzata, e contrasti di luceambientali chiaroscuro che rendonoingiocabili alcune missioni situatein spazi chiusi, possiamo, o forsedobbiamo, assegnare a Hatred iltitolo di flop del mese. E se non ab­biamo parlato delle scadentimovenze del personaggio o delpessimo sistema di guida, è soloperché siamo dei signori...

Caro Babbo Natale…

Parliamo adesso dei titoli in uscitasu cui non vediamo l’ora di metterele mani.Uncharted 4: la fine di un ladro(data di uscita: 27.04.16) – Nate!Nate! Nate! Presenti tutti i perso­naggi della saga, grafica next gen e,udite udite: possibilità di sceglierele risposte nei dialoghi! Serve al­tro?Quantum Break (data di uscita:05.04.2016) – Non sappiamo prati­camente nulla di questo titolo, ra­gione più che valida per non vederel’ora di provarlo.Dark Souls III (data di uscita:12.04.16) – Ammettiamolo, ognivolta che compriamo un titolo diquesta saga ci ripetiamo “basta,nonne posso più, questo è l’ultimo!”...ma poi ci ricadiamo sempre.Mirror’s edge catalyst (data di us­cita: 26.05.2016) – Ogni tanto unpo’ di esercizio fisico fa bene, nonpossiamo rimanere tutto il giornodavanti alla console.Homefront: the revolution (data diuscita: 20.05.16) – Armi, moto erivoluzioni: elementi essenziali perfarci dire “lo voglio!”

E per finire….

IL SONDAGGIONE!

Domanda: Qual è stato, nella vostracarriera da nerd professionisti, ilcattivone più cattivone di tutti itempi, quello che vi ha fatto passarenotti insonni, e perdere capelli eposto in paradiso? Sono tantissimi,forse troppi, lo sappiamo... maprovate a scriverci il vostro mosthated e vedremo, nel prossimo nu­mero, quale villain è il più odiatoda voi videogiocatori. Scrivete a:[email protected]

TANTO TEMPOFA, IN QUESTOMESE...

a cura di Luca Giammarioli

…nel 1896, grazie ad alcuni esperi­menti legati alla luminescenza deglioggetti, Henry Becquerel scoprivala radioattività.

…nasce un giornale in Italia, il 5Marzo del 1876: stiamo parlandodel Corriere della sera, giornale pi­lastro dell’editoria del paese.

…veniva alla luce, precisamente aBologna, il 5 Marzo del 1922, PierPaolo Pasolini; figura di spicco nelpanorama culturale italiano.

…A. Bell presentava, il 7 marzo del1876, il brevetto del telefono, idearivoluzionaria nel mondo dellacomunicazione.

…prendeva vita la “creatura” deldottor Frankestein, con la pub­blicazione dell’omonimo roma­nzo di Mary Shelley, l’11 Marzodel 1818.

…l’universo conosceva un nuovopianeta: stiamo parlando di Urano,scoperto da W. Herschel, il 13 Mar­zo del 1871.

…la mattina del 16 Marzo 1978,veniva intercettata e dirottata dallebrigate rosse l’auto che trasportavail presidente della DemocraziaCristiana Aldo Moro.

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…usciva, il 22 Marzo del ’63,Please Please Me dei Beatles,primo disco di una leggendaria car­riera.

…le truppe tedesche, in risposta aun attentato partigiano, fucilavano335 civili italiani presso le FosseArdeatine, il 24 Marzo del ’44.

…si costituiva ufficialmente, il 25marzo del 1585, l’istituzione cheraccoglie esperti e studiosi dellalingua italiana, meglio nota comeAccademia Della Crusca.

…lunedì 27 Marzo 1899, avevaluogo la prima comunicazione radi­otelegrafica internazionale.

…esplodevano tragicamente quat­tro incendi nella centrale nuclearedi Fukushima dai­ichi, provocandol’evacuazione delle città limitrofe.Questo accadeva l’11 Marzo del2011.

…veniva assassinato, precisamenteil 15 marzo del 44 a.C., Gaio Giu­lio Cesare, in una delle più celebricongiure di tutti i tempi, che vienericordata con il nome di Idi di Mar­zo.

…il 21 marzo 1931, nasceva AldaMerini, scrittrice e poetessa italianadi fama mondiale.

da dare a una stagione, quello diGenerale. Forse si chiama così per­ché, come un generale che guida lesue truppe verso l’annientamentodegli avversari, così anche l’in­verno muove le sue bufere per ster­minare chi non si fa trovare pronto.O magari, Generale perché, comeun generale, esige che la sua miliziasia sempre pronta al peggio e testaquelli che di noi possono farcela.Ma chi viene dalla campagna sacome farsi trovare pronto, sa comedeve comportarsi. Chi viene dallacampagna lo sa. Una volta ho sen­tito una storia sul Generale inverno:il nome deriva dalle parole di untale, un certo maresciallo franceseNey non so come, che, provando adentrare in Russia con il suobattaglione, si ritrovò nel giro dipochi giorni senza neppure un solouomo. Sul bollettino di guerra al­lora scrisse: “l’esercito francese èstato battuto non dalle armi madalla fame e dall’insostenibileclima”. Ah, che folle. Devi esserefolle se vuoi provare a calcare ilsuolo russo senza fare i conti colgenerale inverno. Folle, sì, o forsecoraggioso. È impressionantecome a volte queste due cose sianolegate l’una all’altra. Ehh, mio carogenerale, io invece so chi sei. So dicosa sei capace. Ricordo ancora laprima volta che feci la tua cono­scenza: una mattina, all’età di noveanni, ero fuori casa a passeggiarecon mio padre. A un certo puntoiniziò a ululare il vento, un ululatocome mai ne avevo sentiti. In pochiminuti cominciò a nevicare. Manon era una semplice nevicata. No,questa neve era tagliente, sembravapietrificare la mia pelle. Subito miopadre mi prese per mano e ci diri­gemmo di corsa verso casa. Ri­cordo ancora quel breve tratto, perme lungo, interminabile. Ero comebloccato, non riuscivo a muoverenessun muscolo. L’unica cosa chemuovevo con grande velocità su egiù erano i denti, che sbattevanoscandendo un ritmo frenetico. Miopadre allora, dopo essersi accortodella mia situazione, mi prese inbraccio e di corsa riuscimmo aritornare a casa. Fortunatamentenon ci eravamo ancora allontanatimolto, ma ricordo che, mentrestavo riprendendo il possesso delmio corpo, osservai mio padre. Nonuna piega, non una smorfia. Capiiche se avessi voluto sopravvivere in

in Russia sarei dovuto diventarecome lui, un uomo che sa comeprendere il Generale Inverno. Unuomo che sa come vivere in cam­pagna. Del resto, ho imparato quasitutto quello che so da questi due, damio padre e dal Generale. Il fottutofreddo gelido, penso, non è la cosapeggiore in questa dannata cella. Lacosa peggiore in questa dannatacella è la fame. Siamo chiusi qui daormai due o tre settimane, ho persoil conto. La prima settimana i pastiarrivavano, brodaglie disgustose,certo, ma almeno qualcosa di caldoda mettere in pancia. Dopo la primasettimana, però, niente piùbrodaglia. E quando la fame chiamae non hai la brodaglia, perfino i topiti sembrano ottimo cibo. E cosa c’èdi meglio della carne di topoquando non mangi da giorni? Chiha fatto la fame questo lo sa, chiviene dalla campagna questo lo sa.Non so perché non ci viene dato piùil cibo; evidentemente non vale lapena sfamare chi tanto è prossimoalla morte. Condanna a morte peroltraggio allo Zar. Che modo stu­pido di morire, condannato a morte.Ucciso da un boia qualsiasi. Nonmi ha ucciso la fame, non mi ha uc­ciso la guerra e non mi ha uccisonemmeno il Generale Inverno: as­surdo pensare che morirò fucilato.O impiccato. Morirò con il voltocoperto sotto una pioggia di proiet­tili, o una corda stringerà forte ilmio collo fino a che morte nonsopraggiunga? Chi lo sa. Ma delresto, cosa importa. Quando muori,il modo in cui te ne vai non im­porta. L’unica cosa che conta vera­mente, è la vita che perdi. Un russoquesto lo sa, chi vive in campagnalo sa.Mi guardo intorno in cerca diAleksandr, il mio compagno dicella. Non lo vedo. Cerco di giusti­ficare il fatto dando la colpa al buiofitto della stanza; ma, pensandocibene, sono giorni che non vedo laluce dell’esterno. Ormai i miei oc­chi si sono abituati a questa oscuri­tà. Chissà come reagiranno, quandovedranno la luce del sole. Chescemo, penso, quando i miei occhivedranno la luce del sole sarà solouna questione di minuti. Poi lasceròquesto mondo. Da condannato amorte. Che modo stupido di morire.Raccolgo tutte le poche forze chemi rimangono, poi lo chiamo.Chiamo Aleksandr. Una, due, tre

VENTO GELIDO(буран)

Russia,1917

Freddo.Fa un fottuto freddo qui dentro. Fatalmente freddo in questo schifo dicella, che quasi rimpiango la vita dicampagna. Certo, anche in cam­pagna fa freddo. Ma se vivi in cam­pagna lo sai, sei preparato. Saicome affrontare l’inverno. Saicome coprirti, sai cosa devi fare perproteggerti. Lo sai, sì, sai comedevi comportarti. Chi vive in cam­pagna lo sa. Se vivi là fuori, in unacampagna russa, sai anche che puoiprovarci, puoi provare a sfuggire alfreddo gelido del lungo inverno,ma sai anche che non ci riuscirai.Non si sfugge al freddo inverno. Danoi viene chiamato Generale In­verno. Che nome buffo

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volte, ma non ricevo risposta. Forsenon mi sente, forse sta dormendo, oforse ha solo anticipato di qualchegiorno la fine. Morto. Di freddo,chissà, o magari di fame. Qua den­tro non devi avere troppa fantasiaper trovare un modo di morire.Forse, se avessi ancora forze suffi­cienti e una buona corda, anche iomi porterei avanti col tempo, chis­sà. No, non lo farei, ma solo pernon facilitare il lavoro a queibastardi. Mi vogliono morto? Chemi uccidano loro. Che sprechinoqualche proiettile. La mia vita devevalere almeno qualche proiettile.Chiamo per la quarta voltaAleksandr, ma niente. Sono sedutocon la schiena al muro, e ho freddo.E fame. E sete. E da quanto in­tuisco, sono anche solo. Poggio latesta al muro, cerco di non pensarea tutto questo, e chiudo gli occhi.Tanto con questo buio, tenere gliocchi chiusi o aperti, non fa alcunadifferenza. Sento un rumoreprovenire dal fondo della stanza.Un grugnito, uno strano verso. Poilo vedo, delineo i contorni di quellafigura. È Aleksandr che, lenta­mente, cerca di girarsi verso di me.Le cose, penso, sembrano migliora­re. Non sono più solo; ora resta dafare i conti con la fame, il freddo ela sete. “Non sei morto”, gli dico,mentre lo vedo strisciare verso lalatrina. Non mi risponde, si limita agrugnire. Poco importa, non è maistato un tipo di compagnia. A dire ilvero, nemmeno io sono un tipo dicompagnia. Mi ricordo di unavolta, quando ero bambino, mentregli altri ragazzi stavano giocando apalla mi venne a chiamare Frank, ilfiglio della signora Gusev. Io nongiocavo, non giocavo mai, eneanche mi piaceva guardare gli al­tri giocare. Pensavo semplicementeai fatti miei. Venne allora Frank, emi invitò a partecipare. Io gli dissiche non avevo voglia. Lui, sottoli­neando il fatto che non giocavomai, mi disse che non se ne sarebbeandato finché io non avessi parte­cipato. Non mi piaceva lasituazione, e glielo dissi. Continuòsu quella strada, insistendo perfarmi giocare. Dopo avergli ribadi­to per l’ultima volta che non neavevo voglia e che non aver parte­cipato, e dopo aver ricevutol'ennesima risposta negativa, gli as­sestai un pugno sul naso. Lo colpiitalmente forte che lo ruppi al primo

tentativo; Frank svenne. Dal mo­mento in cui si riprese e guarì, nonmi rivolse più la parola. Avrebbedovuto saperlo, non sono un tipo dicompagnia. Il vecchio Frank. Chis­sà ora come se la passa, quella vec­chia femminuccia. Magari è partitoper la guerra, o magari è in unposto sicuro con un tetto sulla testae un buon pasto caldo. Immaginoche, in ogni caso, se la stia pas­sando meglio di me. Mi faccioforza, cerco di riattivare i muscoliatrofizzati e provo ad alzarmi. Cimetto un po’, non ci riesco subito.Con pazienza, dopo due o tre tenta­tivi, eccomi in piedi. Sono ob­bligato a trovare un buon modo diperdere tempo per deviare la miamente dalle fitte che mi arrivanoallo stomaco, per via della fame.Guardo Aleksandr vicino alla latri­na, e scopro che ha di nuovo persoconoscenza. Non mi avvicino a lui,non provo a rianimarlo, non loaiuto. O forse, in realtà, non lo sve­glio proprio per questo, peraiutarlo. Almeno, se non sei lucido,non devi fare i conti con questoschifo di realtà. Non devi fare iconti con la fame, il freddo, la sete.Con lo sguardo allora cerco laparete, che avevo tappezzato discritte quando ancora c’era lucesufficiente per poterlo fare. Quandosei in una cella e hai fame e sete,perfino un sasso, una parete e qual­che scritta antizarista possonoaiutarti. Che buffo, non sono maistato un tipo da addobbi. la cosache ho decorato di più nella miavita, forse, è proprio questa cella dimerda. “Nikolaj”, mi sentochiamare. “Nikolaj, sei sveglio?”. ÈIgòr, riconosco la voce. È nellacella di fronte, se la memoria nonmi ha ancora abbandonato. Era conil mio gruppo quando ci hanno ar­restati. “Nikolaj, mi senti?” Con­tinua a dire, ma non sono sicuro divoler rispondere. Poi cedo, decidodi ascoltare cosa ha da dire. “Parla”,gli dico, senza aggiungere altro.“Nikolaj, ascolta, ho una splendidanotizia. So come uscire da qui.”

Luca Giammarioli

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INDICEEditoriale P.1

Garanzia Giovani P.1

Incidente di Terragona P.3

Primavera di Giustizia P.4

Goodbye made in Italy P.4

L'identikit di Banksy P.5

Terra ultimo appello P.5

Mediterraneo sotto il gioco

dei petroliferi P.6

Torna la paura P.6

Tor Vergata: la nuova first

lady P.7

L'accademia della crusca

raccontata dal professor

Pietro Trifone P.7

Un pugno al dialogo P.8

Bacheca Universitaria P.10

Conosciamo Tor Vergata

Rainbow P.10

Film consigliati P.11

Chi sono gli artisti di

strada P.11

Teatro e scrittura

clandestina nell'illuminismo

europeo P.12

88°edizione della notte degli

Oscar, vince Morricone: si

rinnova la tradizione italiana

agli Academy awards P.13

Raymond Carver P.13

Le emozioni che non ti aspetti P.14

Momento Filosofico P.14

L'angolo del nerd P.15

Tanto tempo fa, in questo

mese P.16

Vento Gelido P.17

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REDAZIONE:

LiberaMente:"La voce degli studenti per gli studenti"

La redazione:Amir BousriraLuca GiammarioliSarah DariEugenia ZazzettaFrancesco MariniLuca Latini

Collaboratori:Isabella DucrosAlessio Di Venanzio

Paolo MorabitoPaolo Quintili

Impaginato da:Tiziano Gambone