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www.donorione.org RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA n. 8 Settembre/Ottobre 2021 Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, BERGAMO

n. 8 Settembre/Ottobre 2021

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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Direzione e amministrazioneVia Etruria, 6 - 00183 RomaTel.: 06 7726781Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Spedizione in abbonamentopostale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roman° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Direttore responsabileFlavio Peloso

RedazioneAngela CiaccariGianluca Scarnicci

Segreteria di redazioneEnza Falso

Progetto graficoAngela Ciaccari

Impianti stampaEditrice VELAR - Gorle (BG)www.velar.it

FotografieArchivio Opera Don Orione

Hanno collaborato:Flavio Peloso - Oreste FerrariPaolo Clerici - Matteo GuerriniEgidio Montanari - Maria Irene BizzottoPierangelo Ondei

Spedito nell’Ottobre 2021

La rivista è inviata in omaggio abenefattori, simpatizzanti e amici e aquanti ne facciano richiesta, a nomedi tutti i nostri poveri e assistiti

Sommario

15Fraternità apertaal mondo interoÈ fondamentale sentirsi ed essere fratelli non soltanto di chi èaccanto a noi, di chi condivide le nostre esperienze e il nostrovissuto, ma anche e soprattutto con chi viene da lontano, conchi è considerato “diverso”, perché può farci scoprire laricchezza che si trova oltre le differenze. Ne abbiamoparlato con il presidente del Centro Astalli, realtà dasempre impegnata nell’aiuto sul campo ai rifugiati.

19angOlO giOvani“Un anno per Dio”

26in breveNotizie flash dal mondo orionino

30“SPlenDerannO cOme Stelle”Don Fausto Capelli

8StUDi OriOniniAntonio Fogazzaro

6in camminO cOn PaPa franceScOUn’economia a misura d’uomo

Don Orione oggi

24PiccOle SUOre miSSiOnarie Della caritàMadre "a tuti gli effetti"

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DOSSierFraternità aperta ai popoli

Pagina miSSiOnariaUna nuova missione a Beroboka

5il DirettOre riSPOnDeAlla testa dei tempiL’elemosina oggi

25DiariO Di Un OriOninODonne, primedonne …e la Madonna

3eDitOrialeUno, nessuno, 750.000

12Dal mOnDO OriOninOLa professione dei voti religiosi

20 Dal mOnDO OriOninOSotto il manto di MariaIl passato, memoria viva nel presente

10cOn DOn OriOne OggiGiovani orionini alla riscoperta delle radici

31necrOlOgiORicordiamoli insieme

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In copertina:

Un gruppo di giovani orionine in Ucraina.

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Un professore di latino e greco sisuicidò quando Gaspare Goggi,

il Servo di Dio orionino, era studenteal Liceo “D’Oria” di Genova. L’episo-dio suscitò profonda emozione nel-l’ambiente studentesco. Gaspare, di18 anni, ne scrisse alla famiglia.“Mentre rimpiango debitamente lafine miseranda di questo mio profes-sore, non posso fare a meno di deplo-rare questi nostri tempi in cui,sostituita, nelle pubbliche scuole, lareligione dalla dea ragione, sostituiti,la verità e il buon costume, dall’erroree dalla corruzione generale, tanto difrequente si ripetono simili casi perparte specialmente di personeistruite, le quali dovrebbero essere diguida agli altri nel ben fare”. Gaspare colse la ragione scatenantedell’orrendo fatto indicando nella fedel’antidoto per evitare simili morti.“Il credente, avvezzo a considerare

questa vita come un passaggio, sop-porta con rassegnazione tutti i malidella vita, i quali vengono alleggeritidal dolce pensiero di una vita futura,premio alle nostre fatiche di quaggiù.Invece l’incredulo, per il quale non esi-ste vita futura, non potendo soddisfarecoi beni di quaggiù al proprio cuore,che non può trovar pace e soddisfa-zione se non in Dio, trova cosa lode-vole il suicidio, come ciò che lo liberada una vita odiosa, piena di disinganni.C’è chi vuol vedere nel suicidio forzad’animo: errore mostruosissimo.La forza d’animo sta nel sopportare leavversità della vita, non già nel farsisaltar per aria le cervella con una pi-stola [o con una siringa, possiamo direoggi], come insegnano i filosofanti delnostro secolo, perché questo è un fug-gire davanti alle sventure, un liberar-sene col modo più abbietto, ilsuicidio”.

cosa chiede il referendumHa fatto sensazione la notizia del rag-giungimento di 750.000 firme di ri-chiesta del referendum per lalegalizzazione dell’eutanasia già il 25agosto 2021. La rapidità con la qualeè stata raggiunta la quota di firme ne-cessarie ha sorpreso persino i promo-tori radicali. Lo slogan suadente delreferendum “Liberi fino alla fine” na-sconde il suo oggetto, la morte etutto ciò che significa quando si arrivaa chiederla: solitudine, indifferenza,abbandono, cure negate, tacito invitocollettivo a farsi da parte...Il referendum chiesto da 750.000 ita-liani chiede l’abrogazione parziale l’ar-ticolo 579 del Codice penale che oggisanziona con la reclusione «da 6 a 15anni» chiunque «cagiona la morte diun uomo, col consenso di lui».Con l’abrogazione diverrà possibile

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eDitOrialeFlavIo PeloSo

UnO, neSSUnO,750.000

raccolte le firme per il referendum che permetterà l’eutanasia.

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chiedere l’aiuto di qualcuno o del Si-stema sanitario (medici, infermieri, ri-sorse economiche) per porre fine allapropria vita. Si passerebbe da un qua-dro valoriale e giuridico “dell’indispo-nibilità della vita” al principio della“disponibilità della vita” all’autodeter-minazione individuale. E se la vita è di-sponibile, per legge, nelle manidell’individuo in vista del bene (lamorte!) privato, chi potrà impedire chesia disponibile, per legge, nelle manidello Stato in vista del bene comune?

eutanasia, bella parolaper un fatto orrendoLa richiesta di essere liberi di darsi lamorte è uno dei frutti della cultura dimorte che sta dominando la nostrasocietà. Don Orione, appassionato delbene delle Anime, come si diceva al-lora, osservava che l’umanesimo ateoe il materialismo “ci hanno regalatala morale del suicidio e la scienza chetrae alla disperazione”. Certo, nonpensava che si potesse arrivare afarne una legge. Ignazio Silone confidò in una lettera aDon Orione del 29 luglio 1918: “Ahpreferisco essere un materialista in-coerente, ché quando, giorni fa, miintrattenni sui fini ultimi dell’uomo edella società, sentii tanto gelo, tantadesolazione e con terrore m’accorsi(ah! che materialista!) che la mianuova fede mi avrebbe senz’altrocondotto al suicidio appena che undispiacere un po’ forte m’avesse per-cosso. Temevo il bivio ed ecco che visono sospeso ed ho paura. In certicasi della vita si salva soltanto chi haun figlio, chi ha un padre, o chi credein una vita ventura”.Quando parliamo di eutanasia, par-liamo di suicidio e non di altro. Mentre

la rinuncia all’accanimento terapeu-tico e la pratica di altre forme per ren-dere “dolce” la vita fino alla mortealleviandone le sofferenze con le tera-pie del dolore, con le cure palliative econ il sostegno affettivo e spiritualesono patrimonio della razionalitàumana e dell’insegnamento cristiano.Non sono forme di eutanasia.

la vita oltre la morte

Per contrastare il referendum e la vo-glia di eutanasia (suicidio assistito)non basteranno gli argomenti dellaragione o del diritto, ci vorrà la pro-fessione di fede: “Credo in Dio Padre,creatore del cielo e della terra… nelloSpirito Santo, che è Signore e dà lavita… in Gesù Cristo che si è incar-nato nel seno della Vergine Maria e siè fatto uomo, siede alla destra delPadre, il suo regno non avrà fine…Aspetto la risurrezione dei morti e lavita del mondo che verrà”.La morte è vista come l’ultima e defi-nitiva vincitrice della vita con cui ve-nire a patti, compreso quello dianticiparla con l’eutanasia. E questo èun atteggiamento largamente dif-fuso. L’eutanasia non è oggi una sfidacontrovento o una provocazione dipochi, perché sono largamente mag-gioritari “quelli che non hanno la spe-ranza” fondata in Dio o, almeno, nellepur labili ragioni e valori umani. Senzafiducia in Dio, a chi dire, nell’ora dellasofferenza o della frustrazione“Padre, nelle tue mani affido il miospirito”? E allora perché soffrire?“Piuttosto che continuare a fare que-sta vita, preferisco la morte”, si sfogòun giovane con Don Orione. Questoè l’argomento pratico, sottointeso avolte, di chi vuole la propria morte edi chi vuole la legge sull’eutanasia.

Anch’io, come San Paolo, scrivo a voi,cari lettori: “Non vogliamo lasciarvinell’ignoranza, fratelli, circa quelli chesono morti, perché non continuiatead affliggervi come quelli che nonhanno la speranza. Noi crediamo in-fatti che Gesù è morto e risuscitato;così anche quelli che sono morti, Dioli radunerà per mezzo di Gesù in-sieme con lui” (1Tes 4, 13-14).Con la resurrezione, la vita va verso laVita. Senza resurrezione, si vive permorire. Con la resurrezione, tutta lavita, e qualsiasi vita, diventa interes-sante; “gli anni della nostra vita, 70 o80 per i più robusti” sono un investi-mento per il futuro e non una “pas-sione inutile” (Sartre). Anche unbicchiere d’acqua o una generosità oun dolore, e persino la morte “avrà lasua ricompensa”, nel senso che fa-ranno parte della vita eterna con Dio.

ci vuole Dio

“Infelice chi non prega! Egli non ha Diocon sé. Nelle lotte della vita, nelle ama-rezze, nella povertà, nelle malattie,nell’abbandono degli amici e dei pa-renti, di fronte alla morte egli è solo...Ogni giorno le gazzette portano nomidi persone che, stanche della vita, vipongono fine coll’orribile delitto delsuicidio. In un momento di dolore, da-vanti ad una disdetta, trascinati da unapassione, non seppero far ricorso a Dio,che avrebbe dato loro aiuto e forza.E qual sarà la loro sorte nell’eternità?Beato chi prega! Egli è assistito conti-nuamente da Dio, e colla forza che gliviene dal cielo vince le tentazioni, su-pera le prove. Silvio Pellico, ancor nelfiore della gioventù, d’un tratto è toltoalla famiglia, agli amici, al mondotutto, a sé stesso, e per dieci lunghianni è costretto a vivere segregato inuna cella... Come poté egli reggere atanto e sì lungo martirio? Come potéconservarsi così buono e mite? SilvioPellico in carcere pregava, e la pre-ghiera fu la sua forza e la sua salvezza.Ardigò senza fede si chiede disperato:Cos’è la vita? E perché non gli apparveche un abisso senza salvezza e senzaconforto corre al suicidio. Togliete lafede, e sarà quasi tutta tenebra la vita.Non vi è dolore che la preghiera nonriesca a raddolcire” (Don Orione).

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Caro direttore, ci consenta questaconfidenza in quanto siamo devoti diDon Orione da oltre settant’anni.Non sappiamo se è di suo interessema ci terremo che ricordasse ai suoilettori che l’elemosina, sia all’esternoche all’interno della chiesa, è un pre-cetto divino.

Alfredo e Pier Carlo, Tortona(Alessandria)

l’elemosina non si può negare.È un atto dovuto di giustizia,

prima ancora che opera di carità cheinterpella sempre il cristiano. Il Catechi-smo della Chiesa Cattolica afferma che“quando doniamo ai poveri più checompiere un atto di carità, adempiamoun dovere di giustizia”. E poi aggiunge:“fare l’elemosina ai poveri è una delleprincipali testimonianze della carità fra-terna; e pure una pratica della giustiziache piace a Dio” (n.2447). Certo, il discorso è assai ampio, coin-volge aspetti sociali, economici, cul-turali. Va fatto un discernimentopersonale, ma quando diamo qual-cosa per un bene di sussistenza chesappiamo essere indispensabile aduna persona per vivere non occorrediscernimento: il bene fatto è sempre

ben fatto “e da Dio riceverà la sua ri-compensa”. Evidentemente, par-liamo del povero che non è chi nonvuole lavorare, ma chi non può lavo-rare per motivi reali (malattia, anzia-nità, disoccupazione…). L’aiuto nondeve favorire l’inerzia o il capricciodelle persone. Nella Caritas parroc-chiale si danno alimenti, vestiario ealtri aiuti concreti, ma si affiancaanche un’opera di ascolto e sostegnoper favorire la ripresa personale e l’au-tosostentamento.

E poi, ricordiamo che l’elemosinadeve avvenire con un minimo di rela-zione: guardare negli occhi il povero,dare il saluto, magari aggiungere ungesto della mano, come ricordaspesso Papa Francesco. Don Orione diceva ai suoi benefat-tori che l’aiutavano a fare il bene aipoveri nelle sue case: “Meglio uncandela davanti che quattro di die-tro”. Meglio la beneficienza da viviche… da morti.

Ci sono delle espressioni di DonOrione che tutti usiamo forse senzacomprenderne bene il significato. Peresempio, cosa intendeva Don Orionee cosa significa oggi “stare alla testadei tempi”.

Don Pietro Sacchi, Voghera

Don Orione stesso chiarì il sensodell’espressione. “I tempi corrono

velocemente, e sono alquanto cam-biati e noi, in tutto che non tocca lamorale, la dottrina e la vita cristiana edella Chiesa dobbiamo andare e cam-minare coi tempi e camminare allatesta dei tempi e dei popoli, e non

alla coda, e non farci trascinare; perpoter tirare i popoli e portare la gio-ventù e i popoli alla Chiesa e a Cristo,bisogna camminare alla testa. E alloratoglieremo l’abisso che si va facendotra Dio e il popolo” (Sui passi di DonOrione, 179).San Luigi Orione ha avuto semprevivo il senso del cambiamento, la per-cezione delle diversità, la necessità diduttilità ai tempi, ai luoghi e alle cul-ture. Lungi da noi farne un patronodel “relativismo” attuale, ma un mo-dello della “relazione” con i tempi, iluoghi e le culture sì. Una delle carat-teristiche sue più tipiche è proprio la

modernità, intesa non come adesioneingenua alla novità quanto piuttostocome atteggiamento spirituale e ope-rativo simpatico per “camminare allatesta dei tempi e dei popoli”, per “to-gliere l’abisso che si va facendo traDio e il popolo”.Con Giovanni Paolo II possiamo defi-nire questo atteggiamento di moder-nità “fedeltà creativa”, come egliscrisse agli Orionini nella Lettera del2004: “Fedeltà creativa in un mondoche cambia: sia questo orientamentoa guidarvi per camminare, comeamava ripetere Don Orione, ‘alla testadei tempi’”.

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il 14 giugno scorso Papa Francesco èvoluto intervenire con un messaggio

alla Conferenza internazionale dellaFAO che si è tenuta a Roma per discu-tere delle conseguenze della crisi cau-sata dal Covid-19 riguardo allasicurezza alimentare di tante popola-zioni. Ha colto l’occasione per toccarepunti a lui cari come l’eradicazionedella fame dal mondo, la giustizia so-ciale, la necessità di un uso equo e so-stenibile delle risorse del mondo, losconfiggere la cultura dello scarto at-traverso la cultura della cura. L’impe-gno sociale del Sommo pontefice èvolto a far sì che non ci si fermi a beiprogetti o discorsi ma si passi ad ope-rare attivamente perché tutti abbiano

accesso a quel minimo che possa ga-rantire una vita degna di tale nome.La fame nel mondo non sembra dimi-nuire nonostante i tanti sforzi fattinegli anni passati per eradicarla.Occorre lo sforzo di tutti.

Nonostante i risultati ottenuti nei de-cenni passati, molti nostri fratelli e so-relle ancora non hanno accesso, né inquantità né in qualità, all’alimenta-zione necessaria.

Lo scorso anno, il numero delle per-sone che erano esposte al rischio d’in-sicurezza alimentare acuta, e cheavevano bisogno di sostegno imme-diato per sopravvivere, ha raggiunto lacifra più alta dell’ultimo quinquennio.

Questa situazione potrebbe aggravarsiin futuro.I conflitti, i fenomeni meteorologiciestremi, le crisi economiche, unita-mente alla crisi sanitaria attuale, co-stituiscono una fonte di carestia e difame per milioni di persone. Pertanto,per affrontare queste crescenti vulne-rabilità, è fondamentale l’adozione dipolitiche capaci di far fronte allecause strutturali che le provocano.

Non si tratta di fare della benefi-

cienza, ma di cambiare i sistemi di

produzione e distribuzione dei pro-

dotti, o meglio trasformare l’econo-

mia stessa. L’attuale crisi ce ne offre

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Un’ecOnOmiaa miSUra D’UOmOPer combattere l’attuale crisi, ma soprattutto per garantireche non ne tornino più.

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Per offrire una soluzione a tali bisogniè importante, soprattutto, garantireche i sistemi alimentari siano resi-lienti, inclusivi, sostenibili e capaci difornire diete salutari e accessibili atutti. In questa prospettiva, è proficuolo sviluppo di un’economia circolare,che garantisca risorse per tutti, ancheper le generazioni future, e che pro-muova l’uso di energie rinnovabili. Ilfattore fondamentale per riprendersidalla crisi che ci flagella è un’econo-mia a misura d’uomo, non soggettasolo al profitto, ma ancorata al benecomune, amica dell’etica e rispettosadell’ambiente.

La ricostruzione delle economie post-pandemiche ci offre l’opportunitàd’invertire la rotta seguita finora ed’investire in un sistema alimentareglobale capace di resistere alle crisifuture. Di questo fa parte la promo-zione di un’agricoltura sostenibile ediversificata, che tenga presente ilprezioso ruolo dell’agricoltura fami-liare e quella delle comunità rurali.

Non è accettabile che a soffrire di piùsiano coloro che producono.

Di fatto, è paradossale constatare chela mancanza o la scarsità di alimentila subiscono proprio quanti li produ-cono. Tre quarti dei poveri del mondo

vivono nelle zone rurali e per guada-gnarsi da vivere dipendono principal-mente dall’agricoltura. Tuttavia, acausa della mancanza di accesso aimercati, al possesso della terra, alle ri-sorse finanziarie, alle infrastrutture ealle tecnologie, questi nostri fratelli esorelle sono i più esposti a subire l’in-sicurezza alimentare.Apprezzo e incoraggio gli sforzi dellacomunità internazionale tesi a far sìche ogni paese possa mettere in atto imeccanismi necessari a raggiungere lapropria autonomia alimentare, sia at-traverso nuovi modelli di sviluppo econsumo, sia attraverso forme di orga-nizzazione comunitaria che preservinogli ecosistemi locali e la biodiversità(cfr. Enciclica Laudato si’, nn. 129,180). Di grande aiuto potrebbe es-sere ricorrere al potenziale dell’inno-vazione per sostenere i piccoliproduttori e aiutarli a migliorare leloro capacità e la loro resilienza. Intale ottica, il lavoro che svolgete rive-ste particolare importanza nell’at-tuale epoca di crisi.

Agire contro l’individualismo e impa-rare a prendersi cura degli altri.

Nella presente congiuntura, per poteravviare la ripresa, il passo fondamen-tale è la promozione di una culturadella cura, disposta ad affrontare latendenza individualista e aggressivadello scarto, molto presente nelle no-stre società. Mentre pochi seminanotensioni, scontri e falsità, noi, invece,siamo invitati a costruire, con pa-zienza e decisione, una cultura dellapace che si orienti verso iniziative cheabbraccino tutti gli aspetti della vitaumana e ci aiutino a rifiutare il virusdell’indifferenza.

Non bisogna fermarsi a bei discorsima passare ai fatti concreti.

Cari amici, tracciare semplicementeprogrammi non basta a dare impulsoall’azione della comunità internazio-nale; occorrono gesti tangibili che ab-biano come punto di riferimento lacomune appartenenza alla famigliaumana e la promozione della fratel-lanza. Gesti che facilitino la creazionedi una società promotrice di educa-zione, dialogo ed equità.

La responsabilità individuale suscita laresponsabilità collettiva, che incorag-gia la famiglia delle nazioni ad assu-mere impegni concreti ed effettivi.È pertinente che «non pensiamo soloai nostri interessi, a interessi partico-lari. Prendiamo questo test comeun’occasione per preparare il domania tutti, senza escludere nessuno: tutti.Perché senza una visione d’insieme,nessuno avrà futuro».

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la ricostruzione delle economiepost-pandemiche ci offrel’opportunità d’invertire la rottaseguita finora e d’investire in unsistema alimentare globalecapace di resistere alle crisifuture.

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cronologicamente parlando il mo-dernismo italiano, emergeva nel

primo decennio del Novecento du-rante i governi giolittiani, quandosulla scena politica prendeva formal’alleanza clerico-moderata con l’ap-

poggio cattolico della borghesia pau-rosa dell’avanzata del socialismo.In parallelo, sul soglio pontificio, algrande Leone XIII succedeva Pio X, ilpapa veneto che quell’alleanza avevasegretamente favorito diffidando l’ala

democratica cattolica di matrice mur-riana che vi si opponeva rifacendosiad ideali cultural-riformatori e di sini-stra. Naturalmente di ben altra ten-denza era la gerarchia ecclesiastica,che in massima parte proveniva dauna formazione vetero-conservatrice,per cui tutti i mutamenti degli antichiassetti suonavano altrettanti attentatialla stabilità della Chiesa.Lo scrittore vicentino Fogazzaro, at-traverso il romanzo “Il Santo”, pubbli-cato nel 1905 in Italia e rapidamentetradotto in altre lingue, diventava delmodernismo italiano il protagonistapiù efficace. Quando il romanzovenne messo all’Indice nel 1906, sisottomise all’autorità ecclesiastica,certamente è da collocare in questocontesto di eventi una minuta senzadata di Don Orione nella quale loesortava:” Così non dovete morire:altro è scrivere romanzi, altro è pre-sentarsi al Tribunale di Dio.

La Chiesa Cattolica nostra Madre nonè quella che voi avete rappresentata;oh essa è ben diversa, ed io sentiisempre tanto dolore nel vedere chevoi la presentate ai vostri lettori cosìmale forse perché voi stesso nonl’avete conosciuta. Riparate almenoin parte con un grande passo verso laChiesa. Riparate le ingiuste avversioniche Avete indotte in tanti vostri lettoriverso la Chiesa nostra Madre: Essanon è quella che voi avete presentatané la vostra dottrina è sempre la sua.Con un atto di vera umiltà cristiana edi amore filiale, riparate per quantopotete, o mio caro fratello”.Pur riconoscendolo “maestro del mo-dernismo italiano”, Don Orione ri-servò grande ammirazione verso ilFogazzaro, stimandone l’alta ispira-zione spirituale e la dirittura morale.All’indomani della messa all’indice deIl Santo, nell’aprile 1906, ne additavail valore: “Fogazzaro e D’Annunziosono oggi i capiscuola del romanzoitaliano; essi seguono due vie diverse:l’una corre la terra e vuole tutto il pia-cere della terra, l’altra, non sempre

StUDi OriOniniPaolo CleRICI

antOniOfOgaZZarOScrittore e poeta, nominato Senatore del regnod’italia nel 1896, fu più volte candidato per il Premionobel per la letteratura, aderì al modernismo teologico.

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Don Orione riservò grandeammirazione verso il fogazzaro,stimandone l’alta ispirazionespirituale e la dirittura morale.

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bene, se volete, ma indica almenoun’elevazione dello spirito verso ilcielo”. Anche “Antonio Fogazzaro par-lava di Don Orione con rispetto, am-mirazione, devozione ed amicizia”,ricorda Paola Crateri Giacosa, il cuipadre era amico del grande scrittore.Don Orione ebbe modo di interessarsipiù direttamente di Antonio Fogaz-zaro a Messina, essendo egli uno deifondatori dell’“Associazione nazionaleper gli interessi morali ed economici

del mezzogiorno”, i cui membrierano scesi in Calabria e Sicilia persvolgere attività di assistenza alle po-polazioni colpite dal terremoto.A Tommaso Gallarati Scotti, che lo in-formava di Don Orione, il Fogazzaro

risponde il 3 agosto 1910: “Quandoscrivi di Don Orione mi consola finoalle viscere”.Don Orione era confidente della fami-glia Fogazzaro e, in particolare, dellafiglia Maria che prolungò l’amiciziadel padre, nel 1921 donò all’IstitutoSoranzo la bella statua dell’Immaco-lata. Questa ricorda che “il Fogazzaroinfermo chiamava al suo letto il servodi Dio Don Orione, che rispondeva:“Verrò passando per Roma”.

nasce a Vicenza il 25 marzo 1842 da un’agiata famiglia bor-ghese saldamente ancorata ai valori tradizionali, cattolica e

patriottica. Il padre Mariano, cattolico liberale, combatte controgli austriaci nel 1848, e poi, nel 1860, per sfuggire alla domina-zione austriaca esula a Torino.Trascorre a Vicenza gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, alter-nando lunghi periodi di vacanza nella Villa paterna di Oria, in Val-solda, sul lago di Lugano – terra di origine della madre TeresaBarrera. Durante gli studi liceali influisce notevolmente sulla suaformazione il professore Giacomo Zanella, abate e poeta di sin-cero spirito religioso e patriottico, cautamente aperto al pro-gresso scientifico. Conseguita nel 1858 la maturità classica,s’iscrive alla facoltà di giurisprudenza, prima all’Università di Pa-dova, poi di Torino, dove la famiglia è costretta a trasferirsi in at-tesa della liberazione del Veneto.Si laurea nel 1864. Fu avvocato prima a Torino e poi a Milanodove i contatti con gli ambienti della Scapigliatura e l’amiciziacon Arrigo Boito faranno maturare in lui la vocazione letteraria.Nel 1866, torna temporaneamente a Vicenza e qui sposa la con-tessa Margherita da Valmarana da cui avrà tre figli: la primogenitaTeresa (chiamata Gina), sposò giovanissima nel 1888 il marcheseGiuseppe Roi; il secondogenito Mariano, studente universitario aPadova, morì di tifo appena ventenne; la terzogenita Maria, adappena sette anni, nel 1888, venne colpita da una forma di co-xalgia che lasciò come residuo un difetto permanente nella de-

ambulazione. Si affermò negli ambienti letterari soprattutto peri suoi romanzi: Malombra (1881), Daniele Cortis (1885), Il mi-

stero del poeta (1888), Piccolo mondo antico (1895), Piccolo

mondo moderno (1900), Il Santo (1905), Leila (1910); nelle sueopere indagò il mondo sentimentale e religioso dei protagonisti.Ammiratore di Rosmini, amico di Mons. Bonomelli, frequentatoredei primi rappresentanti del “modernismo” italiano, si distaccòda un cattolicesimo tradizionale per accogliere le inquietudini dirinnovamento culturale e sociale.Fu membro di numerose Accademie, collaborò a molte riviste,tra le quali “Il Rinnovamento”. Nel contempo, si fanno semprepiù intensi e diretti i suoi rapporti con il modernismo, movimentocattolico riformatore che si propone di avvicinare la religione allepiù essenziali acquisizioni della cultura moderna.Attraverso i romanzi Piccolo mondo moderno (1901) e soprat-tutto il Santo (1905), Fogazzaro intraprende un’ambiziosa bat-taglia per un moderato rinnovamento della Chiesa. Il Santo vieneperò messo all’Indice. Fogazzaro è sospettato di sostenere le tesidel modernismo.Da buon cattolico fa atto di sottomissione.Non rinuncia però alle sue convinzioni e anche il suo ultimo ro-manzo Leila (1910) che pur doveva aver carattere di una ritrat-tazione, viene condannato dal Sant’Uffizio. Senza venir aconoscenza di quest’ultima condanna, il 7 marzo 1911, muoreall’Ospedale di Vicenza durante un’operazione chirurgica.

StUDi OriOnini

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“antonio fogazzaro parlava diDon Orione con rispetto,ammirazione, devozione edamicizia”.

ScrittOre e POeta

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in occasione dell’Anno VocazionaleOrionino, il Consiglio generale ha

programmato un itinerario carisma-tico per i giovani orionini. Questo per-corso sulle orme del Padre fondatoreè una riedizione di quello che, già treanni fa, fu realizzato per un buongruppo di sacerdoti provenienti datutto il mondo.All’edizione di quest’anno hanno par-tecipato 31 giovani tra chierici, novizie postulanti, che si trovano in Italia ein Polonia; ad accompagnarli e a gui-darli in questo cammino sono stati 9sacerdoti impegnati sia nella forma-zione sia nella Pastorale giovanile.Tenendo come base la storica Villa Lo-mellini, casa di accoglienza di Monte-bello della Battaglia (PV) che ospiteràanche il prossimo Capitolo Generale,i partecipanti hanno avuto l’occa-sione di essere guidati alla riscopertadi alcuni luoghi importanti della gio-ventù e delle vita di Don Orione, a co-minciare da Pontecurone, suo paesenatale, per poi passare a Tortona e aVoghera, ma in anche altri luoghi par-ticolari come l’Eremo di Sant’Albertodi Butrio, dove visse Frate Ave Maria,la Fogliata, Casei Gerola, il santuariodella Madonna della Guardia sul

Monte Figogna a Genova e la citta-della della carità di Genova Paveranoe Camaldoli. Le visite a questi luoghi,così come i giorni trascorsi a Monte-bello, sono state accompagnate dalleriflessioni dettate da persone espertenella storia e nella spiritualità del no-stro Padre fondatore.Don Arcangelo Campagna, ad esem-pio, ha presentato l’ambiente di Pon-tecurone e come in quei luoghi, tantodalla famiglia quanto dalla gente co-mune, il piccolo Luigi abbia appresol’austerità, il sacrificio, il lavoro. Don Flavio Peloso, ha presentato poile varie tappe del Luigi Orione semi-narista tra Voghera, Valdocco e il se-minario di Tortona (Francescani,Salesiani, Diocesani), sottolineando gliinflussi che ognuna di queste tappeha portato sul carisma del Fondatoree sul suo discernimento vocazionale. Nella tappa a Tortona con la la visitaal Duomo, al Paterno e al santuariodella Madonna della Guardia, DonFernando Fornerod ha invece deli-neato l’aspetto sociale, ecclesiale, po-litico nel quale visse il giovane Orione,mettendo in luce come esso abbia in-fluito a poco a poco, sulla nascita esullo sviluppo della Congregazione.

Il particolare legame del Fondatorecon alcuni luoghi ha quindi consen-tito ad altri relatori di introdurre edapprofondire altri aspetti particolaricome l’umanità di Don Orione (DonOreste Ferrari), la sua spiritualità pao-lina (Don Pietro Sacchi) e quella ma-riana (Don Renzo Vanoi), ma anche diparlare di Don Orione guida spiri-tuale, con le confessioni e l’aiuto aipreti in difficoltà (Don Paolo Clerici),della carità e dei benefattori (Don Do-rino Zordan), senza dimenticare, in-fine, le Piccole Suore Missionarie dellaCarità e il rapporto che il Fondatoreaveva con i laici (Suor Alicja Kedziora)e l’epopea missionaria (Don FernandoFornerod).L’intento del percorso è strutturato inmodo tale che i giovani orionini, at-traverso questa esperienza viva, pos-sano riflettere anche sugli aspettimeno conosciuti del nostro Fonda-tore e al tempo stesso vedere fisica-mente i luoghi in cui egli hasviluppato e vissuto tali aspetti. Que-sto dovrebbe permettere ai nostri gio-vani di sentire Don Orione più vicino,accessibile e suscitare il desiderio diseguire con più entusiasmo e deter-minazione i suoi passi.

la ReDaZIoNecOn DOn OriOne Oggi

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giOvani OriOnini allariScOPerta Delle raDiciSi è svolto dal 14 al 22 settembre 2021 il corso itinerante carismaticorivolto ai chierici e ai novizi orionini.

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nell’ultima lettera circolare “Urgepartire!”, il Direttore generale P.

Tarcisio Vieira preannunciava l’aper-tura di una nuova missione in Mada-gascar, nella diocesi di Morandava,precisamente a Beroboka, sulla costaovest dell’isola rossa.A richiedere la presenza orionina nelladiocesi era stato lo stesso vescovoMons. Marie Fabien Raharilambo-niaina, Carmelitano. «Il Vescovo vuoledonarci un distretto parrocchiale chedista 70 km da Morondava, sede delladiocesi - aveva scritto a P. Vieira il Su-periore Delegato Don Luciano Mariani- . C’è una chiesa centrale, che è luogodi culto già da 76 anni, con 19 quar-tieri sparsi su un territorio di 400km2,con circa 30.000 abitanti. Di questiquartieri solo sette hanno una piccolachiesa e tre scuole elementari. Il cen-tro del Distretto è Boroboka, con unapiccola chiesa e una scuola elemen-

tare con 200 alunni. Accanto allaChiesa principale il vescovo ha già co-struito la casa per i sacerdoti».L’incarico di aprire la nuova missione èstato affidato a Don Jean Clément Ra-fanomezantsoa, Consigliere delegato,arrivato a Beroboka agli inizi di settem-bre. Ad accompagnarlo nella nuovasede c’erano anche tre chierici, due deiquali hanno fatto ritorno ad Anatihazodopo l’apertura ufficiale della missionecelebrata il 19 settembre.«I religiosi malgasci - dice Don JeanClément -, per il momento, non vo-gliono andare fuori del Madagascar afare i missionari perché quasi tutto ilMadagascar ha bisogno dell’aiuto deisacerdoti orionini. Non c’è luogo delMadagascar che non abbia bisogno diaiuto, sostegno e preghiera. Bero-boka è un paese molto povero dovenon c’è ancora né luce né acqua. Use-remo i pannelli solari per la luce ed il

pozzo per l’acqua».«Ricordo che quando in gennaio sonovenuto a visitare questo luogo comeconsigliere della Delegazione malga-scia, ho pensato: “Ma come è possi-bile vivere in questo paese, in questomodo? Ma perché proprio a me laCongregazione chiede di andare adaprire questa nuova missione?”. Mal-grado le risposte siano difficili da tro-vare sono pronto ad aiutare questagente con l’aiuto dello Spirito Santo,con la preghiera di Don Orione e conil vostro aiuto».«A Beroboka - conclude il sacerdoteorionino -, per il momento c’è una ca-setta per accogliere noi preti, c’è unapiccola scuola elementare ed unachiesetta per potere celebrare laSanta Messa; penseremo a miglioraretutto un po’ per volta, piano piano,con l’aiuto degli amici orionini e dellaDivina Provvidenza».

Una nUOva miSSiOnea berObOKala congregazione orionina ha aperto una nuova missione a beroboka,sulla costa ovest madagascar, a circa 700 Km da anatihazo.

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Don Jean Clement Rafanomezantsoa

con i bambini della missione

di Beroboka.

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Provincia“maDre DellaDivina PrOvviDenZa”

La mattina di mercoledì 8 settembrea Tortona, presso la chiesa “S. Mi-chele”, adiacente al Paterno, casamadre della Congregazione, settegiovani che avevano espresso il desi-derio di far parte della Piccola Operadella Divina Provvidenza, hanno ini-ziato il loro percorso di noviziato. Laparticolare celebrazione è stata pre-sieduta da Don Filippo Benetazzo,Maestro dei Novizi. I sette ragazzi pro-vengono da Romania, Ucraina , Vene-zuela e Cile.Nel pomeriggio nel santuario della“Madonna della Guardia” il Direttoreprovinciale Don Giovanni Carollo ha

presieduto la concelebrazione du-rante la quale sei giovani - Braian, Cor-neliu, Mykhailo, Paul, Robert eSebastian - hanno emesso la primaprofessione, ovvero i voti temporanei,promettendo dinanzi a Dio e allaChiesa di seguire i consigli evangelici.Tanta la commozione che molti nonhanno saputo trattenere, nel sentire iragazzi pronunciare, con la voce rottadall’emozione, il loro “eccomi”, “sì,con la grazia di Dio lo voglio”, a cuisono seguite la vestizione dell’abitoreligioso, la consegna delle Costitu-zioni della Congregazione, l’abbrac-cio di pace e la firma del loroimpegno. Nell’omelia, prima di com-piere il rito, Don Giovanni Carollo hasottolineato l’importanza dell’obbe-dienza a Dio e il dono di sé. «Questoè il giorno che ha fatto il Signore per

l'8 settembre, festa della natività della beata vergine maria,è il giorno in cui nella congregazione dei figli della DivinaProvvidenza, si professano i voti religiosi. Qualcuno liprofessa per la prima volta, qualcuno li rinnova, mentrealtri li professano per tutta la vita.

la PrOfeSSiOneDei vOti religiOSi

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voi - ha detto Don Carollo -. Questaesclamazione vi fa assaporare la bel-lezza del sentirsi amati da Dio, fin dalgrembo materno». Ha poi conse-gnato ai professi la figura di San Giu-seppe ricordando loro che sono«chiamati a rispondere all’amore diDio che vi chiama a seguirlo più da vi-cino e quando nella vita vivrete mo-menti di difficoltà e di crisi, chiedetea Dio il dono della pazienza per pon-derare le vostre scelte e non prenderedecisioni affrettate.Affidatevi alla misericordia di Dio perricevere da Lui una fiducia rinnovataperché Lui ci ama di

amore eterno».

Nella stessa celebrazione anche altrigiovani e una suora hanno rinnovatoil loro “Sì” davanti a Dio nelle manidei loro rispetti superiori.

Provincia“nOtre Dame D’afriQUe”Sono stati 5 i giovani che nel giornodella Natività di Maria, con l’emis-sione dei primi voti hanno abbrac-ciato la vita religiosa nelle Congrega-zione di Don Orione. Sono: KodjoviNawulolo Basile Amlanou (Togo);Psem Jean Kanabia, (Togo); Ousséni

Daniel Nana

(Burkina Faso); Hervé Ziwend Taoré,Ouedraogo (Burkina Faso); Martial Sa-wadogo (Burkina Faso). Inoltre altri 5giovani hanno iniziato la loro espe-rienza, con il rito dell’ingresso al no-viziato di Bonoua.Hanno partecipato alla celebrazionenumerosi religiosi orionini provenientida diverse comunità. Erano presentianche parenti, amici e conoscenti deineo professi. Ha presieduto la celebra-zione P. Serge Meda, Vicario provin-ciale, che nell’omelia ha parlato deitre volti di Maria: il volto di pazienza,il volto della comunione e il volto delladeterminazione.

“Questi tre volti di Maria- ha dettoP. Meda - devono ispirare il nostrocammino nel seguire Cristo, soprat-tutto sulle orme di san Luigi Orione,nostro fondatore”.Infine a Lomé (Togo), Baga (Togo),Ouagadougou (Burkina Faso), Bo-noua al Noviziato (Costa D’avorio)e Nairobi (Kenya), il giorno 8 set-tembre hanno anche rinnovato ivoti i chierici Kombaté Laridja Oli-vier, Kalémao Dissirama Judicaël,Dabiré Yersogbè-Inonfô Victorien,Kanga Carvil Franck e Adegbité Ade-walé Georges, mentre il chierico Ko-

tomba Pierre che haprofessato in perpe-tuo a Nairobi.

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Delegazione“mOther Of the chUrch”È stata una festosa celebrazione nellacasa di formazione di Nairobi, inKenya, dove cinque religiosi hannoemesso la professione perpetua nelgiorno della festa della Natività dellaBeata Vergine Maria. I cinque hannocompiuto i loro studi teologici al Tan-gaza University College, Nairobi,Kenya e provengono da quattro na-zioni diverse: Kenya, Togo, India e Fi-lippine. La celebrazione è statapresieduta da Don Marcelo Boschi,Superiore Delegato, coadiuvato daDon Anthony Njenga, Superiore Re-gionale. Nella sua omelia don Mar-cello ha invitato i Fratelli a rifletteresulla consacrazione di sé a Dio. Sotto-lineando come tutta la vita sia degnadi essere vissuta per Dio, e la consa-crazione a Dio invita a mettersi al ser-vizio degli altri.

All’inizio della giornata, padre Mar-cello insieme al Superiore regionalepadre Anthony Njenga ha ricevuto ilrinnovo dei voti di due fratelli, PeterKaranja dal Kenya e George Adewaledella Costa d’Avorio. Padre Njenga hanotato la realizzazione del sogno didon Orione nel vedere persone ditutte le razze, questo perché i reli-giosi professanti provenivano dal-l’Africa e dall’Asia.

Delegazione“marie reine DUmaDagaScar”Già da tempo i religiosi malgasci desi-deravano che il noviziato fosse fattonel proprio paese. Così a causa delcovid e avendo un buon numero diconfratelli, la Delegazione malgascia èstata eroica e lo scorso 8 settembre hadato inizio al noviziato con 7 novizi,che dopo due anni di postulato hannochiesto di conoscere più da vicino laCongregazione con il Noviziato.Nella mattinata il Delegato don Lu-ciano Mariani ha fatto una medita-zione sul senso della vita religiosa.«Dio solo chiama, l’iniziativa è gra-tuita, viene da Dio - ha affermato DonMariani -. L’uomo risponde con la “se-quela Christi”. La sequela è un itine-rario impegnativo, che comporta unfaticoso esodo: occorre lasciare lereti, per seguire Gesù. Seguire è an-dare dietro a Qualcuno, a cui si vuolerestare vicini, facendo la sua stessastrada e condividendo lesue scelte». «SeguireGesù è “vivere comeLui”, assumere progres-sivamente il suo stile divita, adottare i suoi at-teggiamenti interiori -ha sottolineato il Supe-riore delegato -.È configurarsi con luinelle tre dimensionisostanziali della suavita: la verginità, l’ob-bedienza, e la po-

vertà. Seguire Gesù per la missione:ecco il terzo tratto della vita religiosa».Don Luciano ha affidato i novizi alMaestro don Thomas Randrianarima-nana, che con obbedienza ha accoltoquesta nuova e grande responsabilità.Ringraziamo il Signore di questanuova apertura, che il Signore aiuti laDelegazione a crescere secondo ilcuore di Gesù.Nello stesso giorno in 4 diverse comu-nità hanno rinnovato i voti religiosi 26chierici tra studenti di filosofia, teolo-gia e tirocinanti.

Provincia“matKi bOSKiejcZęStOchOwSKiej”Il 7 settembre 2021 a Izbica Kujawskaha avuto luogo l’inaugurazione delnoviziato canonico. La liturgia è statapresieduta dal Direttore provinciale,Don Krzysztof Miś. I novizi che comin-ciano l’anno di preparazione alla vitareligiosa sono Bartosz Kuras e ŁukaszWychowaniec. Ad accompagnarli nelloro cammino sarà Don Sylwester So-wizdrzał, Maestro dei novizi e Vicarioprovinciale. A completare la comu-nità formativa sono p. Władysław Ku-biak e il direttore della Casa di Cura,p. Tomasz Wnęk FDP, mentre il padrespirituale dei novizi sarà p. Józef Pi-lich, superiore della comunità reli-giosa di Włocławek.Il giorno seguente, 8 settembre2021, sempre presso il Noviziato diIzbica Kujawska durante una solenneSanta Messa presieduta Don KrzysztofMiś , tre giovani hanno rinnovato iloro voti. Alla cerimonia hanno parte-cipato le comunità formative del no-viziato e del seminario.nella sua omelia don marcello ha

invitato i fratelli a rifletteresulla consacrazione di sé a Dio.

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Fraternità apertaai popoliÈ fondamentale sentirsi ed essere fratelli non soltanto di chi èaccanto a noi, di chi condivide le nostre esperienze e il nostrovissuto, ma anche e soprattutto con chi viene da lontano, conchi è considerato “diverso”, perché può farci scoprire laricchezza che si trova oltre le differenze. Ne abbiamoparlato con il presidente del Centro Astalli, realtà dasempre impegnata nell’aiuto sul campo ai rifugiati.

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Nella sua enciclica “Fratelli tutti”, Papa Francesco so-stiene che «l’affermazione che come esseri umanisiamo tutti fratelli e sorelle, se non è solo un’astrazionema prende carne e diventa concreta, ci pone una seriedi sfide che ci smuovono, ci obbligano ad assumere

nuove prospettive e a sviluppare nuove risposte». IlServizio dei Gesuiti per i Rifugiati da sempre ha

cercato di rendere concreta questa fratel-lanza. Ci può raccontare quali sono le sfide

che sono state superate e che ancoraoggi rimangono da affron-

tare?

Non parlerei di sfide che si chiudono e altre che siaprono, ma il tema della fraternità e dell’essere fra-telli con chi proviene da altri paesi e altre culture èsempre aperto e ogni giorno ci interroga. Direiquindi che spesso, come dice anche Papa France-sco, è un processo che si costruisce a poco a poconel tempo. È perciò importante raccogliere dalmondo che ci circonda quelli che sono gli stimoliche servono per non chiuderci in noi stessi,ma anzi per

“DIVENTAREFRATELLI,UN PROCESSO CHE SICOSTRUISCE NEL TEMPO”Intervista a Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.

di Matteo GueRRINI

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tenere apertoquesto processo di

accoglienza che trasformapoi la stessa accoglienza in fra-

ternità. Nel caso specifico dei rifu-giati, poi, quando queste partenze e

questi viaggi sono forzati, quindi non sceltie non programmati ma costretti dalle situa-

zioni, il processo di creazione di fratellanza e ac-coglienza - che diventa accoglienza fraterna - è

ancora più necessario.

È davvero possibile, secondo lei, un approccio altema dell’immigrazione che vada “oltre le frontiere”?e in che modo?

Il Papa suggerisce una via che è quella della “cultura del-l’incontro”, per andare oltre alla “cultura dello scarto” a cuipurtroppo ci siamo un po’ abituati e che diviene poi indif-ferenza. Il pontefice nel suo primo viaggio a Lampedusa haparlato appunto di globalizzazione dell’indifferenza, indi-cando come via per contrastarla proprio la cultura dell’in-contro, che si costruisce non attraverso muri ma attraversoponti, che devono essere posti tra persone che sono sì didiverse culture e religioni, ma hanno il desiderio di incon-

trarsi. La differenza non diventa quindi motivo diostacolo, ma ricchezza della diversità che ci

permette di vivere in un mondo non fattodi eguali, bensì di diversi che si arricchi-

scono gli uni con gli altri.

Nel Rapporto annuale 2021, ilCentro astalli ha comunicatodi aver dato assistenza, solo inItalia, a oltre 17mila rifugiatie richiedenti asilo. tutto que-sto in un anno particolare, se-gnato dalla pandemia. Com’ècambiata in questo contestola situazione dei rifugiati e ilvostro approccio alle loroproblematiche?

Durante la pandemia abbiamotendenzialmente assistito a

due fenomeni: ilp r i m o

relativo a quelle personeche erano state escluse - proprio a causa della

cultura dello scarto - da quei diritti che devono essere ditutti e che noi abbiamo invece fatto diventare dei privilegi.Queste persone non avevano e non hanno accesso allacasa, alla salute, al lavoro, e la pandemia li ha trovati inuna condizione di esclusione che ha estremizzato questesituazioni. Chi viveva per strada allo slogan “stiamo tutti acasa” non sapeva come fare, oppure se una di queste per-sone diventava positiva al virus era difficile da inserire inun processo di cura, di accompagnamento. O ancora, chiaveva un lavoro irregolare e non poteva più portarlo avantisi è ritrovato escluso dagli ammortizzatori sociali che po-tevano in qualche modo permettere di sopravvivere.Quindi abbiamo cercato in tutti i modi di aiutare questepersone. Poi c’è stata un’altra fetta di persone rifugiate cheavevano invece cominciato cammini di integrazione, sierano inseriti nei nostri contesti, ma a causa per la condi-zione che è propria dei rifugiati avevano relazioni moltofragili o che mancavano proprio, e quindi siamo tornati aessere per loro un punto di riferimento, una sorta di“casa”, cercano un po’ di costruire il più possibile un le-game famigliare e fraterno sostenendoli in cose molto pra-tiche come l’affitto, la spesa, e altre situazioni di questotipo. Sono purtroppo difficoltà che colpiscono soprattuttochi ha poche relazioni nei contesti del nostro paese.

Sempre Papa Francesco nell’enciclica parla di «Gratuitàche accoglie», cioè «la capacità di fare alcune cose peril solo fatto che di per sé sono buone, senza sperare diricavarne alcun risultato, senza aspettarsi immediata-mente qualcosa in cambio». Quanto è importante que-sto tipo di approccio, che trova riscontro nell’impegnodel Centro astalli, ma anche, ad esempio, in quello deimissionari orionini in tutto il mondo?

La strada della gratuità è centrale, perché non restituiscealle persone in base al merito ma in base al fatto che si èappunto fratelli, che si è in cammino tutti insieme, e quindile possibilità che io ho a disposizione, così come il miotempo e la mia vita, le metto a disposizione anche di altrepersone, gratuitamente. È lo stile di tanti volontari che du-rante la pandemia non sono mai mancati, anche se sonomagari cambiati, perché prima erano un po’ di più i pen-sionati, poi durante la pandemia sono stati più i giovani afarsi avanti. Questa gratuità nel donare, che ha caratteriz-zato anche gran parte della società civile, è un elementoimportante e contribuisce a creare quella cultura dell’in-contro che non deve chiedere nulla in cambio, per con-trastare l’atteggiamento utilitarista (come: accolgo imigranti perché lavorano per noi e mi garantiscono le pen-sioni). Per scardinare questo modo di pensare è impor-tante la cultura della gratuità, che si dona, diventaaccoglienza e costruisce un mondo più fraterno. DO

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La parola“cultura”

indicaqualcosa che è

penetrato nelpopolo, nelle sue

convinzioni piùprofonde e nel suo stile

di vita. Se parliamo diuna “cultura” nel popolo,

ciò è più di un’idea o diun’astrazione. Comprende idesideri, l’entusiasmo e indefinitiva un modo di vivereche caratterizza quel gruppoumano. Dunque, parlare di“cultura dell’incontro”significa che come popolo ciappassiona il volerci incontrare,il cercare punti di contatto,gettare ponti, progettare qualcosache coinvolga tutti.Questo è diventato un’aspirazione euno stile di vita. Il soggetto di talecultura è il popolo, non un settore dellasocietà che mira a tenere in pace il resto conmezzi professionali e mediatici. (n.216)

Esiste la gratuità. È la capacitàdi fare alcune cose per il solo

fatto che di per sé sono buone,senza sperare di ricavarne

alcun risultato, senza aspettarsiimmediatamente qualcosa in

cambio. Ciò permette diaccogliere lo straniero, anche

se al momento non portaun beneficio tangibile.Eppure ci sono Paesi

che pretendono diaccogliere solo gli

scienziati e gliinvestitori. (n. 139)

Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non sisviluppa e non può trovare la propria pienezza «se non attraverso un

dono sincero di sé». E ugualmente non giunge ariconoscere a fondo la propria verità se non

nell’incontro con gli altri: «Non comunico effettivamentecon me stesso se non nella misura in cui comunico con

l’altro». Questo spiega perché nessuno può sperimentare ilvalore della vita senza volti concreti da amare.

Qui sta un segreto dell’autentica esistenza umana, perché «la vitasussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita piùforte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di

fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa diappartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi

atteggiamenti prevale la morte». (n. 87)

E come Maria, la Madre di Gesù, «vogliamo essere unaChiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi

templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita,sostenere la speranza, essere segno di unità […]per gettare ponti, abbattere muri, seminare

riconciliazione». (n.276)

Le parole diPapa Francesco

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le Comunità orionine di Leopoli edi Kiev (Ucraina), in occasione

dell’Anno Vocazionale Orionino e incontinuità con la pastorale vocazio-nale che da anni promuove, hannolanciato una nuova iniziativa, detta“un anno per Dio”. In un sondaggio che la ConferenzaEpiscopale Francese negli anni scorsiaveva commissionato sulla condi-zione giovanile in Francia era emersoche molte delle nuove vocazioni al sa-cerdozio e alla vita religiosa proveni-vano da giovani che avevanofrequentato la comunità di Taizè oavevano vissuto l’esperienza di “Unanno per Dio”, organizzata da alcunediocesi e istituti religiosi. (È possibiletrovare indicazioni più precise digi-tando sui motori di ricerca: Uneannée pour Dieu). Ci siamo detti: per-ché non proviamo anche noi?

Così abbiamo formulato un pro-gramma adattandolo alla situazioneucraina, aperto un sito internet colle-gato con i social, stampato dei de-pliants che abbiamo inviato a tutti iparroci delle eparchie greco-cattoli-che dell’Ucraina occidentale e distri-buito nelle varie realtà in contattocon i giovani come università, centrigiovanili, seminari ecc.

Il programma dice così: “Iniziativa ri-servata a giovani da 17 a 29 anni. Unanno di pausa per aiutarti a mettere afuoco le scelte fondamentali della tuavita e per capire qual è il tuo postonella società e nella Chiesa. Un tempoper scoprire le tue capacità e per si-tuarti in una prospettiva di riflessioneper il tuo futuro. 10 mesi di forma-zione, di approfondimento della fede,di vita fraterna, di servizio per altri gio-vani e per i disabili, di collaborazionecon la Comunità degli Orionini”.

I giovani saranno accolti nella Comu-nità di Leopoli e l’anno sarà basato suquattro pilastri:

1. Formazione, spirituale, umana, in-tellettuale con cinque corsi settima-nali tenuti nella nostra sede: Bibbiae Storia della Salvezza. Teologia spi-rituale. Catechismo della ChiesaCattolica. Psicologia. Lingua italianao inglese. Un corso di antropologiapresso l’Università Cattolica Ucraina.Un corso sulla Storia della Civilizza-zione Europea presso l’Istituto Teo-logico dei Padri Basiliani.

2. Servizio, presso la nostra parroc-chia, l’oratorio, la casa-famiglia deidisabili, i poveri che la Comunitàaiuta, lavori di mantenimento e di

manutenzione, aiuto a Kiev nellanuova attività.

3. Fede: esperienza di preghiera per-sonale e comunitaria; accompa-gnamento personale; apostolatoed evangelizzazione; percorso didiscernimento.

4. Preparare il tuo futuro: corsi egiornate di riflessione per cono-scersi meglio, riflettere sul proprioavvenire e orientare la propriascelta di vita tenuti da uno psico-logo e da un consigliere di orienta-mento; come cercare un lavoro,come presentarsi, preparare deiconcorsi, come scrivere una do-manda di lavoro, accompagnati daalcuni responsabili di impresa.

“Terminato l’anno ogni persona tornaa casa e alle sue normali attività. Ar-ricchita da questo periodo di discer-nimento e di riflessione, può seguireil proprio orientamento di vita ed en-trare nel mondo del lavoro e delleprofessionalità, o iniziare un percorsodi consacrazione a Dio, secondoquanto ciascuno ha scelto. Su richie-sta dell’interessato si può continuareper un altro anno”.

L’iniziativa è stata lanciata. Ora atten-diamo delle adesioni entro il prossimosettembre. Non sappiamo quali sa-ranno i risultati, perché è una cosa deltutto nuova, tuttavia abbiamo rite-nuto necessario provare: Don Orionecitando San Bernardo diceva che“non progredi, regredi est”; e PapaFrancesco, nella frase scelta come slo-gan per l’iniziativa, scrive: “Noi dob-biamo trovare nel Signore la forza diandare avanti, di fortificare la nostrafiducia nell’avvenire. E abbiamo biso-gno di osare sentieri nuovi. Non ab-biate paura: osate dei sentieri nuovi,anche se questo comporta dei ri-schi”. Vale per i giovani e vale per noi.

“Un annO Per DiO”

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angOlO giOvani

Una nuova iniziativa vocazionale lanciata dagli orionini in Ucraina.

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4tOrtOnamaria, iconaperfettissimadella chiesa

«Un bagno di grazia nelle acque delSantuario della Beata Vergine Ma-donna della Guardia. Saluto da SanLuigi Orione e dalle madri dei figli tor-

nati dalla guerra 1915-18.Lo stesso desiderio, lo stesso amore,la stessa vita, continui a sgorgare dalcuore della Famiglia orionina e dalpopolo riunito in questo Santuarioper la salvezza del mondo! Con grati-tudine e fraterno affetto».   Con questo messaggio lasciato nellibro firme del Santuario dal cardinaleMauro Gambetti, Arciprete della Basi-

lica Papale di San Pietro e Vicario delSanto Padre, che ha presieduto il Pon-tificale dell’Apparizione, si sintetizzala stupenda giornata di domenica 29agosto, solennità della Madonna dellaGuardia celebrata presso la BasilicaSantuario voluta e costruita da SanLuigi Orione. Sono tanti i sentimentidi gratitudine sgorgati dal cuore diognuno. Sotto lo sguardo della Ver-gine Maria, l’Arcivescovo Viola ha an-nunciato il suo successore nellapersona di Mons. Guido Marini, at-tuale Maestro delle Cerimonie delSanto Padre. Nel pomeriggio la so-lenne Processione ha visto numerosifedeli percorre le vie della Città con laStatua della Vergine La Festa è statapreceduta da un novenario predicatodal Vescovo emerito di VigevanoMons. Vincenzo Di Mauro.Anche se ancora segnati dall’emer-genza sanitaria, che ci costringe aqualche restrizione e rispetto dellenorme, la festa della Madonna dellaGuardia è stata celebrata con grandesolennità e concorso di popolo. Nu-merosi sono stati i fedeli che per novesere hanno riempito il tempio ma-riano, in ascolto delle riflessioni pro-poste da Mons. Vincenzo Di Mauroche da subito ha inviato tutti a percor-rere questo cammino di preparazionecome “esercizi spirituali”, commen-tando i Vangeli che parlano di Marianella vita del Figlio suo.La vigilia della festa, sabato 28 ago-sto, è stata celebrata nel pomeriggiopresso il cortile del Centro “MaterDei” la Messa del malato presiedutadal direttore del Piccolo Cottolengodi Milano Don Pierangelo Ondei, allasera la Messa “veglia dei giovani edegli uomini” presieduta dall’Arcive-scovo Viola, a cui è seguito il tradizio-nale “Caffè di Don Orione”.Il giorno della festa fin dalle prime oredel mattino i fedeli sono accorsi nu-merosi. Alle ore 6.30 la prima SantaMessa presieduta dall’Economo pro-vinciale Don Alessandro D’Acunto, acui sono seguite le celebrazioni delrettore del Santuario orionino dellaConsolazione di Paternò (CT) Don Mi-guel Sanchez e la Messa dei GiubileiSacerdotali e Religiosi presieduta dalDirettore generale P. Tarcisio Vieira. Alle ore 10.30 il cardinale Mauro

SOttO ilmantO Di mariagrande festa il 29 agosto a tortona e a bonouaper la solennità della madonna della guardia.

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Gambetti ha presieduto il Pontificaledell’Apparizione. Nell’omelia il porpo-rato ha sottolineato che “tutto derivasempre da un incontro, come quellodi Dio con gli uomini attraverso la SuaParola che dona la vita” ed ha termi-nato augurando a tutti che “Mariapossa abitare in ognuno e grazie a Leiil Figlio suo possa avere stabile di-mora in noi”. Nel pomeriggio dopo la CelebrazioneEucaristica del Direttore provincialeDon Giovanni Carollo, alle ore 17Mons. Viola ha presieduto la concele-brazione e dato avvio alla solenneProcessione giunta fino in piazzaDuomo davanti alla Cattedrale per larecita del Credo e il ritorno nel cortiledel Centro Mater Dei per la Benedi-zione Eucaristica ed il saluto del Diret-tore generale che ha voluto ancorauna volta ringraziare, a nome di tuttala Famiglia Carismatica orionina, l’Ar-civescovo Viola per i suoi anni di ser-vizio pastorale nella terra di DonOrione. Alla sera le ultime due Cele-brazioni Eucaristiche presiedute dalvicario episcopale per i religiosi e dia-coni,  Don Maurizio Ceriani e dal ret-tore della Basilica Don Renzo Vanoiha concluso quest’intesa giornata dipreghiera marina.

4bOnOUala collina dei sogni

Quella di domenica 29 agosto 2021rimane una data importante per lavita della Provincia “Notre Damed’Afrique”, che quest’anno ha festeg-giato 50 anni della presenza orioninain Africa. È stato quindi il momentoper ringraziare il Signore e per rior-dare tutte le meraviglie e lo sviluppodella tenda orionina nella parte ovestdell’Africa.La città di Bonoua, nel sud della Costad’Avorio, è il cuore della Provincia e,come affermava uno dei sacerdoti ita-liani missionari in questo paese, Bo-noua costituisce la culla dellaProvincia perché tutti nascono lì. Ilmotivo è che il noviziato e altre realtàdi grande importanza per la nostraCongregazione in Africa, si trovano lì,così come la sede della Provincia, si-tuata sulla collina di Bonoua, ancora

chiamata “collina dei sogni” come ri-cordava il vescovo Raymond. Per que-sti motivi la chiusura del giubileod’oro della presenza orionina in Africaè stata celebrata nel il santuario“Notre Dame de la Garde” di Bonoua.La diocesi di Grand-Bassam, che haaperto le braccia per accogliere ilprimo missionario orionino don Mu-gnai, ha trasmesso la sua ricono-scenza alla Congregazione per leopere realizzate.È stato il vescovo di questa diocesi,Mons. Raymond Ahoua, primo reli-gioso e vescovo orionino africano, apresiedere la celebrazione della chiu-sura del cinquantesimo nel giornodella solennità della Madonna dellaGuardia. Mons. Raymond Ahoua hacondiviso la sua esperienza personalecon la Congregazione che dura da 48anni, ringraziando prima di tutto rin-graziare a Dio per la presenza dei figlie delle figlie di Don Orione in Africa,

e per le loro numerose opere.La testimonianza di semplicità di vitae di prossimità, lo zelo missionarionella pastorale, la mano tesa che i figlidi don Orione sanno accogliere, sonogli elementi evidenziati dal Vescovoche ha sottolineato, inoltre, come es-sere missionario è qualcosa che ri-guarda tutti, uomini e donne, e nonsolo i consacrati, ed ha invitato tuttiad essere dei veri servitori che ser-vono i poveri e non sé stessi.Parlando della solennità della Guar-dia, il vescovo Raymond ha ricordato

di come il terreno che ospita oggi ilsantuario della Guardia e le altre re-altà è stato acquistato e dei primipassi sono stati effettuati. Il santuariosi trova infatti sulla “collina dei sogni”,così chiamata per quello che si preve-deva realizzare.Per quanto è stato fatto, il vescovo hasaputo vedere le opere della DivinaProvvidenza ed ha invitato i fedeli alodare Dio e a ringraziarlo per leopere e le meraviglie realizzate inCosta d’Avorio, in Togo, in BurkinaFaso, in Benin, in Capo Verde, in Mo-zambico, in Kenya e in Madagascar. È stata una liturgia bellissima e parte-cipata, dove i fedeli venuti da alcunezone della Costa d’Avorio, dal BurkinaFaso e dal Togo, attraverso canti edanze hanno manifestato la lorogioia. È stato bello vedere la ricono-scenza della diocesi verso i primi mis-sionari. Il Vicario diocesano haricordato i benefici e la provvidenza

che si fanno vedere a Bonoua, ed ri-volto a San Luigi Orione la supplica diproteggere la città di Bonoua e tuttala diocesi. Presente alla celebrazione anche P.Pierre Assamouan Kouassi, consiglieregenerale e nativo di Bonoua. Ha fattoascoltare un messaggio del Direttoregenerale P. Tarcisio Vieira ringraziavala città di Bonoua per la collabora-zione con i Figli della Divina Provvi-denza e soprattutto le persone chehanno collaborato e lavorato alla cre-scita della Congregazione in Africa. D

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Dal mOnDO OriOninOla ReDaZIoNe

le Province religiose del Brasilehanno celebrano nell’agosto

scorso il centenario del primo viaggiodi Don Luigi Orione in America Latina(4 agosto 1921- 4 luglio 1922).Ad iniziare i festeggiamenti è stata laProvincia “Nostra Signora dell’Annun-ciazione” (Brasile Sud-Mozambico)che per l’occasione ha programmatouna serie di eventi nella città di SanPaolo. A causa della pandemia e dellenorme sanitarie vigenti, non è statopossibile organizzare particolari cele-brazioni per 19 agosto, giorno effet-tivo dell’arrivo di Don Orione in Brasile.

il memoriale

Il primo appuntamento nella Provin-cia brasiliana è stato la sera del 13agosto, quando dopo la celebrazione

della Santa Messa il Gruppo StudiOrionini ha presentato il libro “Centoanni di carità”, dove a partire da quelprimo viaggio di Don Orione in SudAmerica, si ripercorrono gli sviluppidella Congregazione in Brasile.La Messa solenne nel ricordo del cen-tenario dell’arrivo di Don Orione, pre-sieduta dal Direttore generale P.Tarcisio Vieira, è stata celebrata il 15agosto nella Parrocchia di “Nostra Si-gnora Achiropita”. Dopo la celebrazione è stato inaugu-rato il ‘Memoriale Achiropita-Orione’,dove oltre a presentare la storia delquartiere Bixiga, sede dei religiosi edelle opere di carità orionine, sonoesposti tra l’altro, una serie di oggettiappartenuti a San Luigi Orione e suefotografie. Alcuni di questi oggettisono stati donati, con l’approvazione

del Consiglio generale, dalla Comu-nità del Santuario della Madonnadella Guardia di Tortona, dove eranoin precedenza custoditi. Tra questi ri-cordiamo la Pianeta e stola dorata delprimo ternario del Santuario (1931),il Piviale fatto su misura e indossato daDon Orione nelle funzioni più solenniin Santuario, nonché l’ultima veste diDon Orione che portò dall’Americanell’agosto del 1937. La indossò finoalla morte e con essa fu sepolto.Proprio il 12 marzo 1940 subì l’ul-timo rammendo che costrinse il caroPadre a chiudersi in camera perchénon aveva di che sostituirla. I devoti aSan Remo la sforbiciarono come ri-cordo. L’umidità del Sepolcro ha resopiù evidenti i rammendi.La Provvidenza ha predisposto chedopo 25 anni fosse ritrovata intatta,

il PaSSatO, memOriaviva nel PreSente

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perché perdurasse l’esempio di po-vertà e di distacco di Don Orione.“Questo è un Memoriale, non unmuseo - ha tenuto a precisare P. Vieira-. È, dunque, un luogo che deve tenerviva in noi la memoria, non solo dellanostra storia ma soprattutto della no-stra missione di carità, come ci ha in-segnato Don Orione, e del nostrocarisma”. “Anche questa, quindi, pro-prio come le altre opere orionine pre-senti a Bixiga, è un’opera di carità, icui beneficiari principali però nonsono i poveri o i bisognosi del quar-tiere, ma siamo prima di tutto noi, af-finché anche attraverso questo luogopossiamo continuare a seminare conpassione, gioia e creatività il semedella Carità, come ha fatto il nostroFondatore, per raccogliere in futurobuoni frutti e opere sane che collabo-rino per aiutare i più poveri”.

mar de espanha

Ripercorrendo i passi di quel primoviaggio di Don Orione in America La-tina i festeggiamenti sono proseguitidal 26 al 29 agosto, a Mar deEspanha -MG nella Provincia “NostraSignora di Fatima” (Brasile Nord),dove ebbe inizio l’attività missionariadella Congregazione in Brasile. Fuproprio qui infatti che Don Orioneinviò i suoi primi missionari nel 1913e qui si diresse qualche giorno dopoessere sbarcato a Rio de Janeiro nel-l’agosto del 1921.

Il culmine delle celebrazioni è stata laSanta Messa del 29 agosto, presie-duta dall’arcivescovo di Juiz de Fora,Mons. Gil Antônio Moreira e concele-brata dal Direttore provinciale, P. Jo-sumar dos Santos e da altri sacerdotipresenti. Merita una menzione spe-ciale la presenza delle Suore MichelinHelen, Amanda e della novizia Jessica,in rappresentanza dell’intera Congre-gazione delle Piccole Suore della Di-

vina Provvidenza (Madre Michel).A proposito della visita di Don Orionea Mar de Espanha, l’arcivescovo diJuiz de Fora ha ricordato che “è statoqui sei mesi, quindi non è stata una vi-sita, è stato un soggiorno […] unamissione della vera religione, che nonriguarda le cose esteriori, ma si trattadi cose del cuore, dell’educazione deibambini e dei giovani, della cura deipoveri”. Ha ricordato che Don Orioneha percorso a cavallo la vasta regionedi quella parrocchia “battezzando,celebrando, dando testimonianzadella vera religione che è prendersicura dei piccoli per amore di Dio”.

A Mar de Espanha, si sta costruendouna cappella dedicata a san LuigiOrione e a Madre Michel. Questa cap-pella è stata fortemente voluta dallacomunità “San Luigi Orione” nata agliinizi del 2000 “seguendo il filo dellamemoria - come ha spiegato uno deicoordinatori, il sig. Josemar-, con la

preghiera del rosario e le celebrazioniche si tenevano nelle verande dellecase”. Ora, il sogno di vedere una cap-pella costruita in onore di San LuigiOrione, sta gradualmente diventandouna realtà. L’opera, in via di completa-mento, è stata realizzata grazie allosforzo collettivo, attraverso il lavoro vo-lontario degli abitanti del quartiere,con le donazioni di amici e devoti econ i fondi raccolti con varie attività,non ultima la Giornata MissionariaOrionina.Il Direttore Provinciale, P. Josumar dosSantos ha ricordato alcune letterescritte da Don Orione ai suoi religiosi,durante il periodo in cui si trovava aMar de Espanha, in cui egli esaltava labellezza di quel piccolo paese, lesfide missionarie incontrate e assicu-rava che avrebbe pregato sempre perla prosperità di quel popolo.Il Padre Provinciale ha sottolineatocome più volte l’Apostolo della Carità“abbia manifestato il suo affetto perla città e per il popolo: «Dio vi bene-dica e benedica tutti, tutti, tutti, daquesta nostra prima casa e, da que-sta, a me così cara città. Pregheròsempre per Mar de Espanha …»”.

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“Questo è un memoriale, non unmuseo. È un luogo che devetener viva in noi la memoria,soprattutto della nostramissione di carità e del nostrocarisma”.

a mar de espanha, si stacostruendo una cappelladedicata a san luigi Orione e amadre michel.

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la vita in “famiglia” dellepersone con disabilità.

essere “famiglia” è sentire l’altrocome “Uno” che ti appartiene e Tu

gli appartieni. Se l’altro è il fratello indifficoltà, che non può bastare a séstesso, tu sei per lui padre e madre, fra-tello e sorella… sei la sua famiglia, acui si affida, confida e si abbandona.Così avviene nei confronti di tutti co-loro che gravitano intorno a lui e ope-rano nell’ambiente che lo circonda,siano essi: religiosi, professionisti, edu-catori, volontari … tutti formano la sua“grande famiglia” in cui si sente ac-colto e amato, stimato e coccolato,importante e unico.Accompagnando il percorso educativodi crescita umana e affettiva dei “no-stri ragazzi”, conversiamo con loro e lirendiamo partecipi in ciò che li chie-diamo di fare e facciamo con loro,anche se, a loro, non servono molto leparole quanto il tratto e le modalitàcon cui stiamo loro accanto e li coin-volgiamo, e nel bisogno siamo prontiad aiutarli con tanto affetto e moltapazienza. È questo che crea un climadi fiducia, di accoglienza reciproca, difamiglia e di empatia … che rende se-reno e gioioso il normale e a volte ste-rile quotidiano. Cresce, così, lo stile deldono e del servizio ed è questo che fala differenza e crea relazioni di coin-volgimento: dei familiari, dei vlontari,dei dipendenti che si sentono soste-

nuti e sorretti nella responsabilità delloro lavoro, e ripagati dal sorriso di chili fa sentire importanti e insostituibili.Come “Umanità” dovremmo impararea ricostruire la “nuova società” ricor-dando il monito di Gesù: “I poveri liavete sempre con voi” e imparare daipiccoli e dai poveri gli autentici valoridel nostro breve pellegrinaggio ter-reno: “Tutti fratelli gli uni con deglialtri, come un’unica e grande famigliadei figli di Dio”.

Ricevendo un giorno la visita di ungruppo di giovani in una comunità di“ragazze fragili”, il sacerdote che li ac-compagnava mi chiese: “Irene ti sentimadre?” La risposta da parte mia fuimmediata “a tutti gli effetti”, anchese non ho generato biologicamentemi sento madre, anzi vorrei dire di piùche madre, perché quando ci ven-gono affidate persone in uno stato di“grave fragilità” e molto piccole, ci siritrova ad imparare giorno dopogiorno “la vita” di quella persona.Vorrei condividere un’esperienza dacui ho imparato cos’è il “vero e auten-tico Amore”. È la storia di Daniela unabambina molto grave: idrocefala,cieca, con la spina dorsale bifida … seianni, che in realtà dimostrava pochimesi. Questa bambina ha scatenato

nella comunità e nel vicinato, la rivolu-zione dell’Amore ed è stata motivo diconversione per i giovani volontari e imedici con i quali è entrata in contattodurante i frequenti ricoveri in ospedale,senza parlare, comunicando unica-mente con il suo “gorgheggiare”,come l’ha definito una pediatra; io dicocon il suo sorriso… tanto che l’ab-biamo ribattezzata “il Sorriso di Dio”!Vorrei solo dirvi la mia emozione,quando un giorno trovandomi in ospe-dale con Daniela ricoverata, mi sentivomolto stanca fisicamente e mi è sgor-gata dal cuore questa preghiera:“Signore, mi sento così stanca ed avreivoluto riposare un poco in tua compa-gnia” … quel giorno accanto a Da-niela, ho sperimentato come se fossistata davanti a Gesù Eucaristia.Ecco, credo proprio che questo siastato un regalo del Signore, un regalodella comunione profonda che si spe-rimenta accanto ai “piccoli e poveri”che “sono Gesù” direbbe Don Orione!

PiccOle SUOre miSSiOnarie Della carità

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Suor MaRIa IReNe BIZZottoD

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maDre"a tUti gli effetti"

“irene ti senti madre?”la risposta da parte mia fuimmediata “a tutti gli effetti”.

Madre irene Bizzotto.

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e chiamano “first lady”, primadonna. Sono le donne dei “grandi” della terra.

Oggi se non ci metti qualche parola in inglese, fai la figura dell’ignorante! Anch’io, che detesto

questa insana mania, mi devo adeguare, … almeno per questa volta. Siamo passati dalla simpatica Mi-

chelle, moglie di Obama, alla bella e fredda Melania, coniuge del presidente degli Stati Uniti, Donald

Trump. Da poco i francesi si godono la loro first lady: si chiama Brigitte, moglie del capo di stato Macron.

Tre figli avuti da un precedente matrimonio, che hanno l’età del suo attuale marito.

Queste figure di alto lignaggio si contendono le copertine dei rotocalchi con una

moltitudine di altre donne: attrici, modelle, dive, ecc. La concorrenza è spietata e

senza esclusione di colpi. Sono loro, le primedonne e le dive, a spartirsi la scena

nell’era dell’immagine e della comunicazione globale. Il mondo non rinuncia a nu-

trirsi, compiaciuto, di ciò che è fugace e fatuo.

Le mie simpatie però continuano a privilegiare, controcorrente, un’altra donna.

Si chiama Maria, traduzione di Miriam, il nome ebraico che portava nel suo minuscolo

villaggio di Nazareth. Figura modesta questa Miriam! Poco appariscente, mai al centro

della scena, se non quando si tratta di aiutare qualcuno: la parente Elisabetta, an-

ziana ed incinta; i giovani sposi di Cana; e così via. Mai sul piedistallo. Sempre in

basso, a terra, umile: china sul neonato Gesù per fasciarlo; inginocchiata ai piedi

della croce; seduta sulla polvere ad accogliere il corpo del figlio deposto dal

patibolo. Anche dopo la sua vicenda terrena Maria continua ad essere la

madre di tutti, dei credenti che ne hanno piena coscienza e dei non cre-

denti, che ama allo stesso modo.

Da duemila anni il sentimento filiale verso di lei ha trovato espres-

sione nelle numerosissime immagini che la rappresentano: dentro le

chiese, nelle nicchie, nelle cappelle, nelle case di ogni paese e città.

Al Piccolo Cottolengo Milanese la statua dell’Immacolata, incasto-

nata nella grotta di Lourdes del giardino, ha fatto la sua apparizione fin

dall’inizio, quando sorgevano i primi padiglioni. Sfogliando l’album dei

ricordi, si vedono generazioni di ragazzi (mutilati di guerra, poliomieli-

tici, orfanelle) che hanno scelto di farsi immortalare proprio lì, ai piedi

della Madonna. Forse era il luogo ritenuto più rassicurante, più intimo.

Si ponevano sotto la protezione di Maria in quegli anni di studio e per

il resto della loro vita.

Ma il clima di Milano, si sa, non è dei migliori. Parlo del clima at-

mosferico, naturalmente. L’inquinamento finisce per danneggiare par-

chi e giardini, per minacciare la salute delle persone e intaccare edifici

e monumenti. Anche la statua in gesso del giardino, dopo sessanta-

quattro anni di esposizione alle intemperie, ha subito la stessa sorte.

Doveva essere sostituita da un’altra in vetroresina, donata da un caro

volontario e benefattore. È stata l’occasione propizia per procedere

anche al restauro della grotta, disegnata dal celebre scultore ebreo Ar-

rigo Minerbi, salvato dagli orionini nel periodo delle deportazioni.

Tra le opere dell’artista disseminate in varie località italiane, segnalo,

a beneficio dei milanesi, il portale di sinistra della facciata del Duomo.

Nelle case di Don Orione sono sempre poste in onore statue e im-

magini della Madonna, quasi a visibilizzare il fatto che, come Don Orione

affermava spesso, “la Congregazione è opera di Maria fin dall’inizio”.

Anche oggi continuiamo a percepire la sua mano provvidenziale che

ci accompagna e ci protegge.

La Madonna è stata, è, e sarà sempre la nostra unica e insostituibile

“Primadonna”. DO

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PIeRaNGelo oNDeIDiariO Di Un OriOninO al PiccOlO cOttOlengO

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mOZambicOInaugurato il centroortopedico dell’obraDom orione

Lo scorso 19 agosto, presso l’ObraDom Orione (Piccolo Cottolengo) diMaputo in Mozambico, è stato inaugu-rato il Centro di Ortopedia a confermadello sviluppo e della crescita della mis-sione orionina nel Paese africano.Beneficiari principali di questa nuovastruttura saranno i residenti di PiccoloCottolengo, ma i servizi saranno estesianche al territorio circostante.Presente all’inaugurazione anche il Su-periore provinciale P. P. Luiz AntônioMiotelli e i nuovi missionari arrivati dalBrasile qualche giorno fa. Per l’occa-sione era presente la tv locale, che hariportato l’evento. Significativa anchela presenza della Dott.ssa Tereza, re-sponsabile dell’area sanitaria dell’“Obra Dom Orione” e dell’intero re-parto di Ortopedia dell’Ospedale Cen-trale del Mozambico.

braSile SUDNuova unità ospedalieraa Curitiba

A Curitiba (Brasile), presso il PiccoloCottolengo del Paraná, verrà inaugu-rato un nuovo progetto: l’Unità Ospe-daliera “São Luís Orione”, rivolta aipazienti del Sistema Sanitario Unificato(SUS), che pur avendo una condizioneclinica stabile, necessitano di una riabi-litazione e/o di un adattamento anuove condizioni derivanti da processiclinici, chirurgici o traumatologici.L’Unità, che fornirà assistenza agliutenti SUS a Curitiba, dimessi dagliospedali, amplierà l’impatto sociale at-traverso cure umanizzate e inclusive,per un totale di 25 posti letto, offrendocure con team multidisciplinari.

maDagaScarInaugurata la “Maison dela Culture - Casa Don luigiPiotto”

Le comunità orionine malgasce, in par-ticolare quella di Antsofinondry del di-stretto pastorale di Namehana, loscorso 23 luglio hanno ricordato DonLuigi Piotto a un anno dalla sua nascitaal cielo. In questa circostanza è statainaugurata la «Maison de la Culture»,ultimo sogno e desiderio per il qualedon Luigi si era speso fino all’ultimo.La mattinata è iniziata con la SantaMessa nella chiesa «Santa Croce» diNamehana celebrata dall’arcivescovodi Antananarivo, monsignor OdonMarie Arsène Razanakolona e con lapresenza di tantissimi religiosi orionini,a partire dal Superiore delegato donLuciano Mariani con la comunità orio-nina di Antsofinondry, e tanti altri sa-cerdoti orionini.Erano presenti anche padre Guy Noel,Direttore della Scuola Cattolica di An-tananarivo, padre Franck, direttoredella Radio Don Bosco e gran partedegli insegnanti e dei ragazzi del Liceo.Al termine della celebrazione ci si è tra-sferiti presso il Liceo per la benedizionedella “Maison de la Culture” intitolataa Don Luigi Piotto. A beneficiare questanuova opera saranno quei ragazzi che,non avendo un diploma adeguato,hanno difficoltà ad inserirsi nel mondodel lavoro e corrono il rischio di esserecoinvolti in ambiti di delinquenza e cri-minalità sempre più diffusi nelle città.

italiauna targa per ricordare lamessa celebrata daDon orione sul monteGiarolo nel 1901

Il Monte Giarolo è una delle vette piùalte dell’Appennino ligure con i suoi1473 metri. Divide la Val Curone dallaVal Borbera, in provincia di Alessandria,non lontano da Tortona.Sulla sua sommità si trova una grandestatua dedicata al Redentore, posizio-nata nel 1901 per ricordare l’AnnoSanto del 1900. Da quell’anno, ogniprima domenica di agosto sulla cimadel monte si celebra la Festa del CristoRedentore. Quest’anno al terminedella celebrazione, per iniziativa del-l’Associazione nazionale Ex Allievi didon Orione e dell’Associazione cultu-rale “Il paese di don Orione” di Ponte-curone, è stata inaugurata una targaposta per ricordare l’11 agosto del1901, quando il giovane Don LuigiOrione salì all’alba sulla cima del Gia-rolo per celebrare la prima Messa almonumento del “Cristo Redentore”,prima che iniziassero le solenni cele-brazioni per l’inaugurazione del monu-mento, a cui presero parte migliaia dipersone salite in vetta, oltre che dallaVal Curone, anche dalla Valle Borberae dalla Valle Staffora con il Vescovo diBobbio allora sede vescovile.

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braSile SUDa São Paulo le olimpiadidel Centro educativoDon orione-achiropita

Dal 23 luglio al 2 agosto tanti bambinihanno preso parte, nel rispetto dellenorme sanitarie vigenti, ai ‘giochi olim-pici’ del Centro Educativo Don Orione(CEDO) - Achiropita di São Paulo.Così sulla base delle Olimpiadi di Tokyosi sono svolti diversi giochi e attività ingrado di trasmettere una serie di sen-sazioni positive e gioiose che hanno re-galato ai bambini momenti di grandedivertimento e di integrazione.Tanti gli sport praticati dai bambini:nuoto, pallamano, basket, scherma,equitazione, atletica leggera, canoa emolti altri ancora. I giochi sono statiaperti con una presentazione ufficiale,la spiegazione del significato dei cer-chi olimpici, l’ingresso della fiaccola edei partecipanti, la visita della ma-scotte “Massaroca”. Tutto l’evento èstato pensato ed elaborato dall’équipepedagogica dove gli educatori hannoavuto l’onore di partecipare alla prepa-razione delle prove e all’allestimentodegli ambienti per le varie gare. I bam-bini, sono stati spettacolari. Sono statinotati diversi talenti, le gare li hannoportati a superare sé stessi e hanno po-tuto esprimere le loro capacità nei di-versi contesti sportivi.

inDial’ordinazione Sacerdotale diDon Samir Michael Kumar Montry

Grande gioia della Famiglia orionina che in India ha celebrato loscorso 17 agosto l’ordinazione sacerdotale di Don Samir MichaelKumar Montry. La celebrazione si è svolta nella parrocchia“St. Teresa of Child Jesus Church” a Kattama, paese natale del neo sacerdote, nello Stato di Orissa, a nord-est dell’India.L’ordinazione sacerdotale è avvenuta per la mani di Mons. Niranjan Swalsingh, vescovo della diocesi di Sambalpur, anch’eglioriginario di Kattama. Erano presenti alla celebrazione il Superiore regionale Don Martin Savarimuthu con alcuni religiosiorionini, i familiari, gli amici di Don Samir e un buon numero di parrocchiani. Il neo sacerdote ha celebrato la sua prima messail giorno seguente, mercoledì 18 agosto, sempre nella parrocchia “St. Teresa of Child Jesus Church” a Kattama.

Kenyaa Nairobi ordinatitre sacerdoti

Venerdì 6 agosto 2021, giorno dellaTrasfigurazione del Signore, c’è statauna grande gioia nella Famiglia di DonOrione in Kenya per l’ordinazione sa-cerdotale di tre giovani religiosi.Quest’anno la Delegazione missionariadi lingua inglese “Mother of theChurch” festeggia i 25 anni dell’arrivodella Congregazione in Kenya.Tale ricorrenza è stata maggiormentevalorizzata lo scorso 6 agosto con l’or-dinazione sacerdotale di P. Denis, P.Augustus e P. Thomas, avvenuta per lemani di Mons. David Kamau, Ammini-stratore Apostolico dell’Arcidiocesi diNairobi. Il vescovo ha iniziato la suaomelia apprezzando i genitori degli or-dinandi per averli offerti alla Chiesa. Ha anche ringraziato i tre religiosi peraver accettato di consacrarsi nellaCongregazione e nella Chiesa. Su que-sto ha sottolineato la necessità di unavita di preghiera e di avere Cristocome modello. Questa è stata la primache tre sacerdoti orionini keniani sonostati ordinati insieme, durante la stessacelebrazione. Oggi il Kenya conta 13sacerdoti orionini, ciò dimostra la cre-scita della Congregazione nella Re-gione mentre si celebra il Giubileod’Argento dall’arrivo di P. Giuseppe Val-lauri, il primo missionario, nel 1996.

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rOmaniaCampo vocazionaleal Seminario di Iași

Nel Seminario di Iași in Romania, dal 9al 12 agosto - dopo l’esperienza deicampi estivi nelle varie parrocchie delladiocesi – alcuni adolescenti e preado-lescenti di età compresa tra i 12 e i 14anni, hanno scelto di trascorrere qual-che giorno di fraternità e formazione,desiderosi di conoscere meglio cosa si-gnifichi essere seminarista e avere lapossibilità di verificare cosa il Signore glista facendo intravedere.I ragazzi, assistiti dai sacerdoti delledue comunità di Iaşi insieme ai semi-naristi, hanno beneficiato di un pro-gramma equilibrato che alternavaalcuni momenti di preghiera, la messa,le lodi, il santo Rosario, e altre espe-rienze attraenti per la loro età, comela partita di calcio, giochi all’aperto,una scampagnata nella collina di Iaşi,oppure qualche visita nei vari museiche la città propone. I giovani sonorientrati a casa pieni di entusiasmo, af-fascinati dalla vita e dall’ambiente delseminario che, forse, non si aspetta-vano così accogliente e stimolante.

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inDiaa Gawribidanur la primaprofessione di 8 nivizi

In India, nella casa del Noviziato a Ga-wribidanur, villaggio a 90 km nord diBangalore, 8 giovani novizi hanno fattola loro prima professione religiosa.A ricevere i voti è stato P. Martin Savari-muthu, neo-eletto Superiore Regionaledell’Opera Don Orione. I giovani reli-giosi: Abhay, Albish, Bala Kranthi, Dhee-raj, Madhu, Manoj, Ranga e Sunil, sonoprovenienti da vari stati dell’India, spe-cialmente stati del nord dove la cristia-nità è ancora un’esigua minoranza edove spesso i fedeli sono fatti oggetto didiscriminazione se non addirittura perse-cuzione. Adesso saranno inviati in variecomunità dove inizieranno la loro espe-rienza di tirocinio per vivere nella praticaquell’ideale di consacrazione al Signoreper il quale si sono preparati con tantoimpegno durante l’ultimo anno. In India,il numero di religiosi orionini sta cre-scendo rapidamente.A meno di venti anni dall’arrivo dei primimissionari orionini, la congregazione haora 4 comunità in tre stati diversi, Karna-taka, Kerala e Telengana, con 9 sacerdotiautoctoni (di cui 2 all’estero), 4 diaconoin attesa di essere ordinati sacerdoti, 13religiosi in cammino nella formazione.Altri dieci giovani indiano stanno ora fa-cendo il noviziato.

veneZUelaIncontro vocazionalea Barquisimeto

Il 17 luglio scorso si è tenuto a Barqui-simeto in Venezuela, presso il Semina-rio “Don Orione”, un incontrovocazionale con alcuni giovani chehanno deciso di iniziare il loro cam-mino per incontrare Gesù. Ad accom-pagnare il gruppo di giovani in questoprimo incontro sono stati P. Carlos Li-scano e P. Wilfied Simfeya con la colla-borazione del seminarista Tomás Lois.Durante la mattinata si è discusso su “Ilsenso della vita” e “La vita come chia-mata”, focalizzando l’attenzione sucome Dio ci parli ogni giorno attra-verso la nostra famiglia, gli amici, ilcontesto sociale. È seguita poi l’adora-zione eucaristica dove «ci si confrontacon il Signore e ci si mette nelle suemani perché Egli ci formi e ci modellialla sua volontà». Infine, prima dipranzo è stata celebrata l’Eucaristia.

mOZambicOla Professione Perpetua didue chierici e l’arrivo dellePSMC a Maputo

Domenica 15 agosto presso la cap-pella del Piccolo Cottolengo DonOrione a Maputo, il Superiore della Pro-vincia “Nossa Senhora da Anunciação”(Brasile Sud-Mozambico), P. Luiz Antô-nio Miotelli, ha presieduto la SantaMessa e durante la quale ha ricevuto ivoti perpetui dei chierici João José Joa-quim Tomo de Oliveira e Rafael CarlitosCobre, che con grande gioia e disponi-bilità, hanno dato il loro “Sì ”definitivo.Sono i primi religiosi mozambicani divoti perpetui nella Congregazione.Presenti alla celebrazione anche duenuovi missionari provenienti dal Brasilee l’argentina Suor M. Claudia Rio,giunta in Mozambico per avviare, conaltre due consorelle, la prima comunitàdelle PSMC nel Piccolo Cottolengo enella Parrocchia orionina FDP. Attual-mente in Mozambico ci sono 8 sacer-doti orionini impegnati in varie attivitàe un buon numero di chierici mozam-bicani tra tirocinanti e studenti, duedei quali si trovano in Italia per studiareTeologia.

“nOtre Dame D’afriQUe”ordinati 4 nuovi sacerdotia Bonoua+Nel santuario “Notre Dame de laGarde” di Bonoua in Costa d’Avorio, il28 agosto 2021, sono stati ordinati

nove sacerdoti, tra questi anche quattro religiosi orionini. I neo sacerdoti ordinatida Mons. Raymond Ahoua, vescovo orionino della diocesi di Grand-Bassam, sono:KOUMAN Kouadio Fodio Peggy, N’CHO Aman Lambert Elvis, N’TA Able Paul e SIKAAbonou Franck Aristide, tutti della Costa d’Avorio. In totale sono otto i sacerdotiorionini ordinati nell’anno del cinquantesimo della presenza della Congregazionein Africa. Celebrando questo giubileo, la Provincia “Notre Dame d’Afrique” registra82 religiosi sacerdoti; e questo è motivo di ringraziamento a Dio per il dono dellevocazioni alla Congregazione e alla Chiesa universale.

albanial’oratorio estivo ad elbasan

Dal 5 al 16 luglio l’oratorio e il salonedella parrocchia san Pio X di Elbasan(Albania) hanno ripreso vita. 150 ra-gazzi e circa 30 tra animatori e colla-boratori hanno preso parte all’oratorioestivo. «Il grest ad Elbasan è molto in-clusivo, è la caratteristica che lo distin-gue - spiega Don Rolando Reda -.Vi partecipano ragazzi mussulmani, or-todossi, cattolici e betashjan riguardoalla religione, e ragazzi rom, egiziani ebianchi senza distinzione, riguardo allarazza e al colore della pelle.Tutti insieme si gioca, si balla, ci si di-verte e si collabora nei vari momentiformativi». Il tema scelto per que-st’anno era in riferimento al messaggiodel Papa per la giornata mondiale dellaPace 2021 “L’attenzione agli altricome via alla pace”, a cui è stato ag-giunto, inoltre, un impegno personale:“Io avrò attenzione”.

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braSile SUD/mOZambicOa Joinville le missionipopolari e l’incontro deigiovani orionini

Dal 17 al 25 luglio si sono svolte a Join-ville(SC - Brasile) le Missioni popolariorionine, organizzate dalla comunitàreligiosa insieme ai laici della parroc-chia “Nossa Senhora do Caravaggio”.Con queste missioni si è voluto raffor-zare ulteriormente lo spirito di famigliacome Famiglia Carismatica Orionina,animando non solo il territorio parroc-chiale ma anche la Diocesi di Joinvillee propagando carisma orionino grazieanche alla presenza della Reliquia delsangue di San Luigi Orione.I rappresentanti delle due Province bra-siliane hanno partecipato alle missionipopolari, insieme ai laici, aspiranti,chierici, sacerdoti e suore che hannopercorso, in modo nuovo a causa dellapandemia di Covid-19, il territorio par-rocchiale, la curia diocesana e anche ilterreno dove nascerà il Piccolo Cotto-lengo Joinvillense, portando con la Re-liquia la Parola di Dio, la misericordia diCristo, il Carisma orionino e, soprat-tutto, la testimonianza. Il 23, 24 e 25luglio, al termine delle sante Missioni,un piccolo numero di rappresentantidei giovani della Provincia “Nossa Sen-hora da Anunciação” (Brasile Sud/Mo-zambico) ha partecipato all’IncontroProvinciale della Gioventù Orionina.I giovani hanno avuto l’opportunità didanzare, pregare, riflettere e adorare ilSignore della vita che ci protegge, è inmezzo a noi e cammina con noi.

braSile nOrDordinazione Sacerdotalenella Provincia “NostraSignora di Fatima”

“Il buon pastore dona la vita per le suepecore”. È stato questo il tema dell’or-dinazione sacerdotale del diaconoPaulo Sergio Dos Santos Mendes, avve-nuta nella notte di sabato 14 agosto,presso la Parrocchia “Cristo Re” ad Ana-nindeua (Pará -Brasile). L’ordinazione èavvenuta per l’imposizione delle manidell’arcivescovo metropolita di Belém,Mons. Alberto Taveira Corrêa, e allapresenza del Direttore provinciale, P. Jo-sumar Dos Santos, insieme a tutto il suoconsiglio e a un gran numero di reli-giosi. Nell’omelia, l’arcivescovo Taveiraha esortato il diacono Paulo ad abbrac-ciare il ministero sacerdotale avendocome modello la Vergine Maria, do-nando a Dio la sua umanità e a viverela carità che è caratteristica del carismadella Congregazione orionina.La celebrazione che si è svolta in un’at-mosfera solenne ma sobria, è stata se-guita con entusiasmo e gioia daiparrocchiani. Anche a loro stati rivolti iringraziamenti sia di Padre Benedito,Vicario Parrocchiale, sia di P. Paulo Men-des, che ha voluto ringraziare affettuo-samente tutti coloro che hanno resoquel momento così sublime.Padre Paulo ha concluso il suo ringra-ziamento sottolineando che: “Un cam-mino non si può fare da soli e unavocazione non è mai per sé stessi. Deveessere donata a Dio e agli altri, nel ser-vizio”.

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PrOvincia nOtre DameD’afriQUela Professione Perpetuadi 6 religiosi

Nel giorno della solennità dell’ Assun-zione della Beata Vergine Maria seigiovani religiosi della Provincia “NotreDame d’Afrique” hanno pronunciato illoro ‘sì’ definitivo a Dio che li ha chia-mati nella Piccola Opera della DivinaProvvidenza.Commentando le letture della liturgiadel giorno il celebrante, P. Pierre Ko-uassi, Consigliere generale, ha invitatoi neo professi BORO Aradjouman Mo-deste, ZONGO Somaila Richard (Bur-kina Faso); DANAME YendoubeHonoré, OLLANLO Sena Joseph, SOU-LIBE Dankoule Joseph (Togo); DEGUIAnge Renaud (Costa d’Avorio) ad avereuna vita totalmente consacrata a Diocome quella della Beata VergineMaria, perché non c’è niente di piùbello che consacrare la vita a Diocome affermava don Orione. Lo stessocelebrante ha poi esortato i confratellia trasmettere l’immagine di una con-gregazione che è capace di risponderesempre alle sfide del tempo, dellaChiesa e della società dopo cinquantaanni di presenza orionina in Africa, ini-ziata in Costa d’Avorio per poi esten-dersi in Togo, Burkina Faso e Benin.È stato quindi ribadito ai neo professil’importanza di rinnovare ogni giornoil loro ‘sì’ a Dio come fece la Beata Ver-gine Maria, che ha saputo vivere sem-pre in presenza di Dio.

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Kenyal’ambasciatrice slovacca visita l’oCtC di Kandisi

La reciproca amicizia tra l’Orione Community Training Center (OCTC) A DI Kandisi e l’Ambasciata Slovacca in Kenya è stata raf-forzata dalla visita di dell’ambasciatrice Katarina Zuffa Leligdonova. In un’ora e mezza di visita è stato fatto tanto e l’incontro èculminato con la firma di un progetto di partenariato agricolo tra il Centro e l’Ambasciata. Il progetto agricolo, gestito dall’OCTC,è incentrato sulla coltivazione di fagioli gialli a Oloitoktok, nella contea di Kajiado, dove grazie dell’aiuto slovacco, la fattoriapotrà essere trasformata in una ‘fattoria dimostrativa’ della comunità locale in cui 15 famiglie Maasai verranno formate per col-tivare e produrre le proprie verdure. Questo progetto vuole aiutare la comunità locale Maasai a sviluppare competenze agricoleche a loro volta creeranno una situazione in cui donne e bambini saranno gratificati per ciò che saranno in grado di fare.

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ricordo di averlo visto solo alcunevolte. Don Fausto Capelli era pic-

colo di statura, dal volto mite e quasitimido, sguardi rapidi e attenti. Mi fa-ceva pensare a Don Sterpi. Ero aRoma, nel 1975, quando alla vigiliadell’inizio del VII Capitolo Generale, il28 febbraio, al termine della Messa,un malore improvviso arrestò la suacarità premurosa dopo che, in queigiorni, aveva già provveduto all’acco-glienza in curia generale di tanti con-fratelli giunti da tutto il mondo.Don Fausto Capelli nacque il 6 giugno1911 a Sant’Oreste (Roma), un paesetanto caro a Don Orione che quitrovò sempre accoglienza calorosa egenerosa. Qui gli fu offerto un anticomonastero ove le sue Piccole SuoreMissionarie della Carità vi aprironol’Istituto Bambino Gesù (15 ottobre1927) e poi l’Eremo della Madonnadelle Grazie, sul monte Soratte, cheriprese vita con gli Eremiti della DivinaProvvidenza (2 maggio 1931).

Ben 16 figli di Sant’Oreste entrarononella Congregazione, 7 religiosi e 9religiose. Fausto Capelli era un bam-bino di 11 anni quando lasciò San-t’Oreste per raggiungere Tortonadove, nell’ottobre del 1922, DonOrione, da poco ritornato dal viaggioin America Latina, lo accolse. Si inserì con naturalezza nel camminodi formazione essendo di indole mite,riflessiva e religiosa. Dopo il Noviziatoa Villa Moffa (CN), professò i voti nel1929. Don Orione notò le sue qualitàd’animo e l’intelligenza e lo indirizzòagli studi nell’università Gregoriana(1930-1935) ove si laureò in teologiadogmatica. Divenne sacerdote a Tor-tona, il 29 giugno 1935.Don Fausto Capelli fu subito destinatodal Fondatore stesso al nascente Pic-colo Cottolengo Milanese, al “Re-stocco”. Con la sua modestia e umiltà,la discrezione e la saggezza, con l’in-tegra testimonianza della sua vita reli-giosa riuscì a conquistarsi gli animi di

confratelli, assistiti, collaboratori di Mi-lano. Per quindici anni, fu un buonpadre di famiglia con squisite atten-zioni verso i più umili, le vecchierelledel Piccolo Cottolengo, le buone figlie,verso quanti lavoravano in cucina, inlavanderia e in guardaroba. Aveva la medesima attenzione versoi benefattori e i notabili della città chetanto si affezionarono al Piccolo Cot-tolengo. In lui e nelle buone Suore ve-devano il simbolo di una carità fattadi silenzio e di opere, di fiducia nellaDivina Provvidenza e di solerzia per ilconforto dei più poveri e bisognosi.Don Fausto Capelli visse una pagina dicarità e di sacrificio tutta speciale du-rante la seconda guerra mondiale(1940-1945) non solo per l’estremapenuria di risorse con cui doveva prov-vedere a tanti bisogni, ma anche perl’aiuto generoso e rischioso che egli,con suor Maria Croce Manetti, diede atante persone in pericolo di vita per leostilità razziali e le contrapposte

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Umile e solerte come Don Sterpi.

Don Orione a Tortona, il 30 agosto 1937,

con tre religiosi di Sant’Oreste Francesco Cenci,

Angelo Bartoli e Fausto Cappelli.

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ideologie. Le pagine del Diario del Pic-colo Cottolengo Milanese ci hanno la-sciato notizie discrete e precise. “2 maggio 1944. Vari partigiani, na-scosti nelle fogne dei dintorni, lanotte bussano nostra la porta perchiedere da mangiare e qualcosa c’èsempre anche per loro”. “Nei primi di luglio 1944 – scrive suorMaria Croce -, nella caccia che gliamici facevano agli ebrei siamo capi-tati dentro Don Capelli ed io e ancheil portinaio. Don Orione bisogna direche ci protegge continuamente…Don Capelli usciva dalla parte dellacucina in camioncino e dall’altro can-cello erano venuti per prenderlo. Deogratias!”.“8 Agosto 1944. Don Capelli deveabbandonare la sede di Milano per-ché ricercato dai tedeschi. Avevamoospitato al Piccolo Cottolengo dellepersone ebree perseguitate ed al-cune di esse molto ammalate. Si vedeche qualcuno è venuto a saperlo. For-tunatamente i tedeschi arrivarono quia ricercarlo quando il direttore era aInduno Olona, per il raduno amici mi-lanesi colà sfollati”.12 Agosto 1944. Il giornale “Avan-guardia” sotto il titolo “Giudei neiconventi di Milano” parla oggi del

Piccolo Cottolengo e del suo diret-tore Don Capelli, che viene additatocon altri religiosi al disprezzo dei let-tori, preconizzando, per questi “col-laboratori d’Israele”, il campo diconcentramento. Se chi ha scrittosull’ “Avanguardia” sapesse che il Pic-colo Cottolengo, come qualunquealtro Istituto Religioso di Milano, è di-sposto ad ospitare domani anche ipersecutori di oggi, crederebbe e in-neggerebbe con gratitudine alla ca-rità cristiana, che è superiore aqualsiasi spirito di parte”.“26 aprile 1945. La guerra è finita.Come prima l’Istituto aveva aperto laporta agli ebrei e agli antifascisti per-seguitati, oggi la va aprendo ai fasci-sti e ai tedeschi che si trovano nellemedesime necessità”.

“30 aprile 1945. Torna a Milano DonCapelli dopo circa un anno di lati-tanza. Ci racconta d’essere stato piùvolte protetto in maniera provviden-ziale. A Genova, ad esempio, ove èstata segnalata la sua presenza, lapersona che deve arrestarlo, gli tele-fona di allontanarsi subito dalla cittàprima che egli debba eseguire l’or-dine ricevuto”.“La Carità non serra porte”: il PiccoloCottolengo Milanese è nato in questoclima.Nel 1950, Don Fausto Capelli lasciòMilano per Roma, ove inizialmente fudirettore dell’Istituto San Filippo e poi,nel sessennio 1952-1958, fu segreta-rio generale, accanto a on CarloPensa. Dopo un altro mandato comedirettore a Milano (1958-1964),ritornò definitivamente alla Casa Ge-neralizia. Chiunque e a qualunque oragiungesse in curia lo trovava prontoall’accoglienza e premuroso negliaiuti necessari. Qui, il 28 febbraio1975, “Se n’è andato in silenzio pernon recar disturbo: all’ite missa est,posando il capo sul cuore del Maestroche l’attendeva sulla soglia del-l’eterno giorno, della suprema gioiainfinita”, come ha commentato PieroCompostela. 31

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Deceduta il 13 luglio 2021, all'età di102 anni. Nata a Fano (PU) il21/12/1918, aveva fatto la primaconsacrazione nell’Istituto SecolareOrionino il 6 agosto 1991 e la profes-sione perpetua il 6 agosto 1997, ap-pena fu approvato l'Istituto.

SuoR MaRIa letICIa

Deceduta il giorno 29 luglio 2021nella Clinica San Camillo di BuenosAires - Argentina. Nata il 1° giugno1929 a Ciudadela - Buenos Aires,aveva 92 anni di età e 64 di Profes-sione Religiosa. Apparteneva alla Pro-vincia “N.S. di Guadalupe” (Argentina,Cile, Uruguay, Paraguay, Perù).

IDa luPIDIConsacrata dell’ISO

CHI DeSIDeRaSSe FaR CeleBRaRe Delle SaNte MeSSeIN SuFFRaGIo PeR I PRoPRI DeFuNtI Può RIvolGeRSI a:

Don FAbio ANtoNelliDirezione Generale opera Don orione

Via etruria, 6- 00183 Romatel. 06 7726781

e-mail: [email protected]

richieSte Di Sante meSSe Di SUffragiOPer i DefUnti

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